29 - Luigi Manfredini- Quattro vasi in bronzo dorato e laccato
Manifattura Manfredini, coppia di candelabri in bronzo dorato e patinato, collezione privata 2 Si veda ad esempio un grande vaso in porcellana blu di Jacob Petit montato in bronzo, oggi al Louvre illustrato in Un âge d’or des arts décoratifs, catalogo della mostra, Parigi Grand Palais 1991, n. 208, p.373
zione che pur mantenendo saldo il lessico classicista ne rivede impiego e proporzioni; stesso può dirsi per la struttura generale connotata da una sagoma pura su cui risalta enfaticamente il labbro: un risalto simile è dato, per fare un solo esempio, in esemplari del 1830 circa di bronzisti e ceramisti francesi2. L’ipotesi attributiva che può essere tracciata per questi eleganti e solenni lavori conduce in ambito italiano, più specificamente nelle manifatture attive a Milano che operarono nei primi decenni del XIX secolo. Fra queste la più celebre fu quella di Francesco Manfredini (già attivo a Parigi da dove fu chiamato nel 1806 da Eugenio de Beauharnais) diretta poi da Luigi e Antonio Manfredini a partire dal 1811. Già nei primi lavori di questi fonditori si assiste ad una rimeditazione di caratteri neoclassici nella linea degli ornatisti e architetti attivi ai primi del secolo. Ancor più calzante appare il confronto fra i nostri vasi e alcuni manufatti usciti da un’altra grande firma milanese, quella di Strazza e Thomas che dal 1815 fu presente con regolarità alle esposizioni di Milano e Venezia3 e collaborò saltuariamente coi Manfredini. Un vaso da loro approntato, custodito nella Pinacoteca Ambrosiana e databile intorno al 18254 trova consonanze sia stilistiche, sia tecniche con i nostri esemplari; si confronti, ad esempio, l’analogo motivo sul labbro estroverso. Lo spirito decorativo della Restau3 E. Colle, A. Griseri, R. Valeriani, Bronzi decorativi in Italia, Milano, 2001, pp. 306-307, 330-337 (E. Colle)