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Gaia Fiorina Carraro

Digital Pet Keychain di Flying Tiger

Il progetto 0 Player ha previsto una serie di fasi tecniche finalizzate alla trasformazione di un digital pet tradizionale in un sistema autonomo basato sul Game of Life di Conway, e si concluderà con una installazione montata in sede di discussione.

In primo luogo, ho collegato Arduino, il display OLED e la batteria, ottimizzando lo spazio disponibile per garantire un design compatto. Il contenuto originale del digital pet è stato rimosso e il guscio in plastica è stato fresato per creare spazio sufficiente per il nuovo hardware. Ho realizzato aperture per consentire l’accensione, la connessione USB e l’accesso al vano batterie. Le batterie originali da 3V sono state sostituite con una soluzione a 6V, necessaria per alimentare Arduino e lo schermo OLED in modo efficace. Successivamente, ho sviluppato il codice per implementare sul display OLED i pattern del Game of Life, trasformando il dispositivo in un ecosistema visivo in continua evoluzione. Parallelamente, ho modificato esteticamente il guscio, mantenendo la forma riconoscibile di un digital pet ma alterandola con elementi organici. Queste nuove forme, ispirate agli invertebrati, sono state realizzate con UV builder gel per la ricostruzione delle unghie, colorate con smalto UV cromatico e adornate con charms per unghie.

Il progetto nasce da una riflessione sul digital pet, un dispositivo che stabilisce un’interazione affettiva tra l’utente e un’entità virtuale, basata su un modello di vita dipendente dal controllo umano e sulla somiglianza con animali familiari. Con 0 Player, ho sovvertito questa dinamica, sostituendo la risposta affettiva e interattiva con un sistema che simula processi biologici autonomi. Il titolo fa riferimento alla natura del Game of Life, nel quale una volta programmate le condizioni di base i pattern delle celle si sviluppano automaticamente, venendo per questo definito come zero-player game. Non si tratta più di un cucciolo digitale che risponde ai comandi dell’utente, ma di un organismo virtuale che evolve secondo regole matematiche, indipendente da bisogni o desideri umani. Alla rappresentazione tradizionale del digital pet, costruita per suscitare un legame empatico attraverso un immaginario antropocentrico, si contrappone qui un zero-player game che invita a una riflessione sulla simulazione della vita. La vita, in questo caso, non viene rappresentata

attraverso la riproduzione di un essere riconoscibile, ma attraverso un sistema rizomatico e frammentato.

L’uso di materiali usati per la rimodellazione del guscio esterno del digital pet non sono una scelta casuale, ma un elemento chiave del progetto. Questi materiali, associati alla performatività della femminilità—come il UV builder gel e gli smalti cromatici— vengono comunemente legati all’estetica kitsch e queer e lo stesso digital pet può essere percepito come simbolo di un’infanzia nostalgica e quasi vaporwave. Questa combinazione non vuole contrapporre la tecnologia alle pratiche culturalmente femminili e attenzione verso gli affetti, ma piuttosto superare questa dicotomia, dimostrando come una dimensione più malinconica ed emotiva e l’iperfemminilità possano coesistere con il discorso tecnologico e filosofico. Nel contesto di 0 Player, la tecnologia non è in opposizione alla sfera emotiva e intima, ma la arricchisce e si intreccia con essa. Il progetto suggerisce che il legame affettivo può esistere anche con un’entità che sfugge alle convenzioni dell’interazione umana, sia riferendosi all’immagine del pet che alle dinamiche di relazione con esso, ribaltando il bisogno di controllo e riconoscibilità che normalmente caratterizza i dispositivi pet-like.

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