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Andrea Ronconi
SULLE ORME del MAESTRO Testimonianze dei suoi discepoli fragili e santi
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© Il Segno dei Gabrielli editori, 2017 Via Cengia 67 − 37029 San Pietro in Cariano (Verona) Tel. 045 7725543 − fax 045 6858595 mail info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it ISBN 978-88-6099-338-0 Stampa Il Segno dei Gabrielli editori, Settembre 2017
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INDICE
PREFAZIONE 9 1. il custode del mistero
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2. VI ANNUNZIO UNA GRANDE GIOIA Il racconto di un angelo
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3. Un albergatore di Betlemme 4. I Bambini della città di davide
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5. PERSONAGGI VENUTI DA LONTANO
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6. Pianto antico
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7. La strada non presa Diario di un ribelle In cammino seguendo la stella I motivi della ribellione Direzione Nord Verso Ovest Il grande Sud Dove sorge il sole La via del ritorno
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8. MARIA, UNA STORIA DI FEDE La storia della salvezza Un Dio alleato dell’uomo
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Le profezie si compiono 54 Giuseppe, il mio sposo 56 In attesa, in cammino 58 Notte di luce 60 Esuli in Egitto 60 Nazareth 62 Il tempo dell’annuncio e della passione 63 Questa è la notte 64 9. HO ESULTATO DI GIOIA L’avventura del Battista Dio visita il suo popolo Nel deserto preparate una via Seguite Lui! Sei tu colui che dobbiamo attendere? Tutto per Te, maestro mio!
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10. TANTI AMICI, UNA SOLA STRADA I servi di Cana Un barelliere improvvisato Un piccolo grande uomo Semplicemente grazie Dalla morte alla vita Sono un samaritano La polvere della strada Due madri, un solo dolore
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11. DOMINUS MEUS ET DEUS MEUS Storia di un non credente diventato apostolo Una sera straordinaria Torniamo agli inizi… Ho scelto te! Quel giorno a Cana… Interesse e sorpresa
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Il tempo della prova Tanti saluti! Il primo giorno della settimana “Abbiamo visto il Signore!” Dove sei Signore? Bentornato Tommaso! Dominus meus et Deus meus !
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12. Diario di un pescatore di Galilea L’avventura umana e spirituale dell’apostolo Pietro Sempre un nuovo inizio Sarai pescatore di uomini! Vai dietro a me! Tu seguimi! Le tre chiamate Segui me e sarai pescatore Professa la fede e segui me sulla via della croce Segui me ed ama! Ti seguirò!
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13. SULLA STRADA DELLA CROCE 111 Il Governatore di Palestina 111 Un Soldato racconta… 112 Simone di Cirene 113 Un bambino 114 Veronica 114 Memorie di un traditore 115 Il Centurione 118 Nicodemo 118 14. TESTIMONI DELLA RISURREZIONE Matteo Levi, il pubblicano Il Discepolo prediletto Protokletòs, il primo chiamato 7
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15. FRAGILI, EPPURE AMATI DA DIO
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Storie di “Pastorelli Fragili”
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I giocattoli di Michele Fabio, l’uomo del male Rimetti a noi i nostri debiti! Il segreto di Lucia Il Bambinello in una metropoli Beatrice e gli occhi di Maria Aziz, dal carcere alla vita Riccardo, il non credente “In carcere ho incontrato Dio” La Pentecoste di Mirko Più che il dolore poté… il coraggio! Franz, il bullo Martina e un figlio nato tre volte Gesù mi dà forza PREGHIERA A MARIA
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PREFAZIONE
“Venite dietro a me” Quante volte, nel Vangelo, ricorre questo invito del Signore! Tanti personaggi, che hanno incrociato il cammino del Maestro, hanno avvertito queste parole, sono stati provocati ad un’esperienza di sequela. Ho provato ad interpellare idealmente uomini e donne, bambini e angeli, santi e peccatori, citati nel racconto degli evangelisti: alcuni divenuti discepoli, altri rimasti semplicemente spettatori, eppure accomunati da un’esperienza unica: il Salvatore ha lasciato un segno indelebile nella loro vita. Saranno essi stessi a raccontare il grande evento della salvezza: ciascuno di loro, dal proprio punto di osservazione, ci aiuterà ad entrare nel mistero di Cristo. Il racconto si divide in tre parti: - i personaggi legati alla nascita di Cristo (1-8); - gli incontri nella vita attiva e sulla via della Croce (9-14); - alcuni uomini e donne di oggi, che hanno fatto esperienza di Dio (15). Ognuno di noi può identificarsi con qualcuno dei narratori e ritrovare, nelle loro vicende, le proprie storie quotidiane, le proprie gioie e contraddizioni. E anche oggi l’esperienza dell’incontro con il Maestro può diventare occasione di salvezza.
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1. il custode del mistero
Caro Giuseppe È passato parecchio tempo da quel giorno, nel quale la tua vita fu sconvolta. Eri un giovane pieno di speranze, affermato carpentiere e stimato lavoratore, fidanzato con la più bella di tutte le ragazze della Galilea. Sei venuto a sapere, e solo Dio sa come, che la tua amata Maria, quella ragazza dolcissima che tutta Nazareth ti invidiava, era incinta. La tua promessa sposa, che tu hai sempre rispettato, che ai tuoi occhi appariva forse più angelica che terrestre, quella ragazza che ti faceva sognare e battere il cuore… lei aspettava un bambino. E non era figlio tuo. Quanti pensieri hanno animato le tue notti insonni! Quanti dubbi… Forse una notte, in preda ad una certa forma di delirio, hai pensato a cosa avrebbe potuto succedere se tu l’avessi ripudiata pubblicamente, come la legge di Mosè ti offriva la possibilità di fare… Nella tua immaginazione l’hai vista colpita dalle violente percosse di una legale lapidazione. No! Tu non avresti mai potuto accettare questo. C’è una legge che va oltre la legge umana. Anche oltre la legge di Mosè… È la legge del cuore, quella che Dio ispira nel cuore di ogni uomo, e tu l’hai saputa ascoltare: per questo hai deciso di concludere segretamente il fidanzamento, in modo da non far del male a quella tua giovane promessa sposa. Finalmente sei riuscito a prendere sonno, sfinito dai pensieri che ti assillavano e forse in parte rasserenato dalla decisione che sentivi avanzare nel tuo cuore. Ma durante quel sonno Dio ti ha parlato, ti ha fatto conoscere il mistero immenso che era racchiuso nel grembo di Maria. “Non temere Giuseppe di prendere con te Maria, tua sposa… Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. 11
Davvero è una parola nuova. Anche il più fantasioso sognatore di questo mondo faticherebbe a raccapezzarsi in una contingenza simile. Come si fa a non temere? Come si può stare tranquilli? Cosa vuole Dio da me? “Dio, Dio, Dio, se lo vedessi, se lo sentissi… Chi è questo Dio del quale parlano…” Sono le parole disordinate e confuse di un altro grande personaggio, rimasto innominato, eppure celeberrimo in tutta la storia della letteratura. Emblema dell’uomo ferito, segnato dal male, eppure amato e salvato da Dio. Giuseppe: guardi il cielo, silente, trattenendo quasi il respiro, riandando con la memoria a quegli attimi memorabili in cui ti chiedesti se era pura fantasia o realtà quanto nel cuore ti era suggerito dal celeste messaggero. Il tuo silenzio, caro falegname di Nazareth, vela di riserbo e candido pudore la tua vicenda soprannaturale eppure umanissima. Sollevato da un lato, perché la voce nel cuore ti rassicurava della rettitudine morale di Maria (e come si poteva dubitare di lei?), attanagliato da nuove incertezze dall’altro, poiché a questo punto non potevi immaginare cosa avrebbe voluto l’Onnipotente da te, avvertisti un fuoco, che arse nel tuo petto in quei momenti irripetibili nella storia del mondo. Un fuoco che ti spinse a dire il tuo sì: trepido eppure gioioso, inconsapevole eppure fiducioso, disorientato eppure contento. Giuseppe, cuore impavido, sono qui a dirti grazie per questo assenso. Grazie perché hai accolto un progetto che ha superato grandemente tutte le tue attese e i tuoi ideali. Dio ha sconvolto la tua vita, ha sconquassato i tuoi affetti, ha turbato violentemente i tuoi sonni. Come risposta tu gli hai dato un nome, una casa, un futuro. C’è stato poi l’incontro con Maria, quella dolce e tenera creatura, che portava in grembo il Dominatore del secoli, il Signore del mondo. Dai Vangeli nulla sappiamo di cosa sia avvenuto e di come abbiate insieme affrontato la questione. Non voglio avventurarmi a scandagliare le profondità del tuo cuore: accetto di sostare sull’argine di quel torrente impetuoso che è il cuore umano, il vostro cuore! Hai preso nella tua casa Maria. Hai subito accolto come 12
occasione enormemente favorevole il censimento, voluto dall’Imperatore Ottaviano Augusto. Lontano da Nazareth si sarebbe compiuto il tempo del parto. Forse in tal modo ai più sarebbe sfuggito il conto dei giorni della gravidanza, e così le pettegole del paese avrebbero evitato di verificare che i conti non tornavano… Sei quindi partito alla volta di Betlemme, quel piccolo capoluogo di Giuda, della cui tribù anche tu sei parte. È la città del grande re Davide. E mentre cammini, sorreggendo al tuo fianco la sposa, ormai prossima al lieto evento, chissà se ti sono ritornate alla mente le parole profetiche di Michea: “E tu, Betlemme di Efrata, non sei forse il più piccolo dei capoluoghi di Giuda? Da te mi uscirà il dominatore dei secoli…”! Certamente percepivi che qualcosa di grande era in atto. L’aria era strana, l’atmosfera quasi incandescente, una particolarissima agitazione ti avvolgeva. Sembrava quasi palpabile la presenza di Dio nella tua famiglia. Ma nonostante questo, quanti dubbi! Chi sarà mai questo bambino? Che volto avrà? Cosa succederà poi? Se davvero è figlio di Dio, come potrò io, semplice falegname, educarlo, istruirlo, fargli da padre? Nel silenzio cammini, rifletti, scruti il cielo, cerchi di capire ma la testa ti scoppia. Ed allora guardi Maria, e nell’incrocio degli sguardi affiora ancora una volta una sola certezza: “Dio è fedele. Dio salva. Amen! Fidiamoci di lui!”. Poi si arriva a Betlemme. Si avvicina il momento del parto. Bussi a tutte le porte possibili: non c’è posto. O forse c’è, ma non per voi. Non per una donna incinta, non per una povera coppia di sposi. Quel Dio che sta per nascere non trova posto. È pazzesco a pensarci! Tu Giuseppe ti attivi in una frenetica ricerca, per offrire dignità a quel bambino divino che sta nascendo. Ti è stato affidato. Ma non riesci a trovare nulla di meglio che una grotta di pastori ed una mangiatoia. Il cuore ti si spezza, credi di non aver fatto abbastanza. E poi forse ti balena nella mente un pensiero: il Padre del cielo avrebbe potuto provvedere un po’ di più al suo Figlio. Ma allontani subito questo pensiero e adori il mistero che sta per compiersi. 13
Quel momento è come il crinale della storia degli uomini. Da ora in poi ci sarà solo un conteggio del tempo: prima o dopo quella nascita, che tu, nel silenzio di quella grotta hai contemplato. Nel cuore della notte appare la luce. Tu solo, con Maria tua sposa, sei stato testimone di questo evento straordinario. Ecco il vagito, ecco la vita, ecco il neonato atteso dalle genti. È lì, avvolto in quelle povere fasce che la tua amata sposa è riuscita a recuperare ed adattare alla meglio. Se ne sta deposto su un po’ di paglia Colui che salverà il mondo, ma che ora è piccolo e indifeso come ogni altro bambino di questa terra. È un bambino bellissimo. Ma in fondo è come tutti gli altri bambini. Piange, ha bisogno di attenzione. Ha fame e sente il freddo. Eppure è il Dio eterno, il Creatore del mondo. Eviti di pensare perché abbia scelto proprio te, accetti ancora una volta di lasciarti condurre dalla mano provvidente di Dio, che ti ha condotto ad un così memorabile convito di grazia, e già corri con la mente a quel giorno in cui il divino neonato inizierà a balbettare, e per la prima volta lui, il Creatore dell’universo, ti guarderà e ti dirà: “Abbà, Papà…”. Arrivano i pastori. Raccontano di visioni celestiali, di canti angelici, di una stella sorta ad oriente. Entrano nella grotta, contemplano la divina nascita, in silenzio adorano il mistero. Quanta commozione nei tuoi occhi, nel vedere quei rozzi pastori intenerirsi davanti a quell’infante. Ma quale stretta al cuore, al tuo povero cuore, quando allontanandosi li sentivi sussurrare: “Proprio un bel bambino, tutto sua madre…”! E come puoi immaginare, Giuseppe, la storia non finisce qui. La tua storia ci parla ancora di magi venuti da Oriente, con doni per il nuovo Re. Ma ci parla anche di persecuzione e di esilio in terra d’Egitto. Ancora una volta il Figlio di Dio non è accolto, anzi palesemente rifiutato. Ed a te è affidato il compito di prenderti cura di lui, di assicurargli una dimora, una possibilità di crescere e diventare uomo. La storia ci racconta poi di un ritorno a Nazareth. Quindi di un viaggio a Gerusalemme, dove si è consumato il dramma dello smarrimento di quel dolcissimo e misterioso bam14
bino. Pensiamo al tuo cuore di padre in quel momento. Consideriamo il tuo affanno. “Cosa penserà il Dio eterno di me, povero falegname! Mi ha affidato il suo Figlio ed io l’ho smarrito!”. Infine il ritrovamento e quella espressione lapidaria di quel bambino ormai cresciuto: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Una frase che ti ha spezzato il cuore, ma che tu con umiltà ed in silenzio hai custodito nel tuo intimo, senza mai smettere di amare come vero padre quel ragazzo. Ancora, la storia ci lascia intravvedere lunghi giorni di lavoro onesto nell’officina di Nazareth, mentre con pazienza e grande competenza, addestri all’umile arte del falegname il Figlio dell’Altissimo e ammiri la sua abilità divina nel creare cose sempre nuove: davvero questo ragazzo ha un tocco soprannaturale! E poi quante sere attorno al desco familiare, mentre la tua sposa, la Madre di Dio, imbandisce una mensa sobria e dignitosa, rischiara la casa con il suo casto sorriso, rinvigorisce gli animi con una incessante preghiera! Ma quante volte ti sarai chiesto: “Quando si decide a fare qualcosa? Non potrà certo salvare il mondo facendo il falegname!”. E poi ogni volta tra te e te concludevi: “Lasciamo fare a Dio. I suoi tempi non sono i nostri…”. Ed infine ecco il giorno del congedo. Dai Vangeli comprendiamo che prima dell’inizio del ministero pubblico di Gesù, i tuoi giorni sulla terra si erano conclusi, e tu eri tornato nel seno di Abramo. Molte raffigurazioni artistiche ci descrivono il momento del tuo ultimo respiro. Assistito dalla tua sposa, confortato dalla mano benedicente del Figlio di Dio, che tu hai accolto ed amato come figlio tuo, hai chiuso gli occhi a questo mondo. Non hai visto il compiersi del Regno di Dio. Non sei stato spettatore di miracoli, non hai ascoltato parabole o insegnamenti particolari. Hai concluso il tuo cammino terreno prima di tutto questo. E forse in cuor tuo fino all’ultimo ti sarai chiesto: “Ma chi sarà mai questo figlio? Se davvero è il figlio di Dio, come libererà il mondo dal male?”. Eppure nonostante tutte queste domande, hai continuato a credere, 15
a sperare, ad affidarti a Dio. Hai rinunciato a capire tutto, hai lasciato fare a Lui, hai sperato contro ogni speranza. Giuseppe, nel tuo dire sì al progetto di Dio ci insegni che la vita è vocazione. Non nel fare ciò che piace c’è la vera felicità o la libertà più grande, ma solo nel compiere fino in fondo, gioiosamente e con impegno la volontà di Dio. Egli talvolta sconvolge le nostre esistenze, come ha sconvolto la tua. Ma i suoi sono sempre progetti di pace e di speranza. Egli chiede la nostra piena collaborazione. Essere credenti non significa solo obbedire formalmente a Dio, professare la fede con le labbra. Credente è colui che come te si compromette per Dio, gli fa spazio, si rimbocca le maniche e lavora per la costruzione del suo Regno. Nel tuo assistere Maria, al momento della nascita a Betlemme, dopo i vari rifiuti degli albergatori, nella povertà di una grotta di pastori, ci insegni che la vera ricchezza non sta nelle cose ma nella vita nostra e di chi è attorno a noi. Il sorriso di quel neonato vale più della ricchezza del mondo intero. È lui il vero tesoro da non perdere. Ed in ogni vita che viene al mondo c’è un riflesso di questo tesoro. Per questo ogni esistenza umana va accolta, amata, assistita; ogni vita ci chiede disponibilità fattiva. Nessuno è di troppo in questo mondo. Nel tuo cammino verso l’Egitto ci insegni ad avere fede anche nel tempo della prova. Per quel bambino, per la sua incolumità, hai accettato l’esilio. Dio ti ha chiesto anche questa umiliazione e tu l’hai accettata. Per amore suo. Ci insegni che la croce fa parte della vita: non va sfuggita ma accolta, amata. Dio non è lontano da noi, nel momento del dolore: insieme con te e la tua sposa lo stesso Figlio di Dio era esule. E proprio attraverso l’esperienza di quell’esilio ci aiuti ad allargare il cuore verso i forestieri e gli esuli di ieri e di oggi. In ogni fratello esule o lontano da casa è oggi presente lo stesso Figlio di Dio, che per primo fu ospite in terra straniera. La tua ansia nel cercare quel ragazzo dodicenne, smarrito a Gerusalemme, ti rende solidale con tutti i genitori, tante volte tentati di sfiducia e scoraggiamento di fronte agli insuccessi educativi. Quel figlio smarrito ricorda tutti i figli smar16
riti sulle strade del mondo. Ed il tuo affanno è la pena di ogni genitore. Giuseppe, ci insegni a guardare avanti sempre, con fiducia e speranza. E a tutti i falliti, agli sfiduciati, a coloro che non sanno più sperare insegni che gli errori della vita, gli insuccessi, le esperienze di limite e fallimento non ci devono mai deprimere, ma riaccendere la confidenza in quel Dio che può tutto. Basta solo fidarsi di lui… Infine nel tuo chiudere gli occhi al mondo, rimanendo ostinatamente fiducioso in Dio, ci insegni ad avere fede sempre e comunque. Ci insegni che per credere non sono necessari i segni: è sufficiente un cuore che sappia tuffarsi nelle braccia di Dio. Beato te, Giuseppe, che non hai veduto prodigi, non sei stato testimone di fatti grandiosi o di manifestazioni della potenza di Dio, eppure hai creduto. Aiutaci ad avere fede come te, aiutaci a camminare in questo mondo portando nel cuore la speranza. E fa’ che un giorno possiamo con te contemplare il volto glorioso di quel Dio, che sulla terra ha voluto essere considerato figlio tuo.
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