Testimonianza e desiderio

Page 1

1


2


Marco e Tobia Dal Corso

testimonianza e desiderio dialogo sulla fede tra un padre e un figlio prefazione di Marco Campedelli

3


© Il Segno dei Gabrielli editori, 2017 Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 – fax 045 6858595 mail info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it ISBN 978-88-6099-352-6 Stampa Mediagraf (Padova), Novembre 2017

4


INDICE

Prefazione di Marco Campedelli 9 Introduzione Come è nato questo libro

13

Prologo La voce del padre: educare alla fede 17 Prima parte LA RELIGIONE PRIMA E DOPO

23

Dalla parte del padre la religione “dietro” 23 Fede ed autobiografia Fede adulta Teopoetica Testimoniare il desiderio

23 24 25 25

Intermezzo biblico Il gesto del padre Abramo

26

Dalla parte del figlio la religione “davanti” 30 Inconfutabilità della religione 31 Il mutamento della religione 31 Nuove domande in cerca di risposte 33 Intermezzo biblico Il coraggio del figliol prodigo 36 5


Seconda parte PASSIONE E DISINCANTO

41

Dalla parte del padre La passione religiosa 41 Credere nell’ecumene 41 L’utopia della fraternità 43 Intermezzo biblico L’esperienza della differenza

44

Dalla parte del figlio Il disincanto religioso (senza smettere di essere umani)

47

Giustizia senza pathos La giustizia passionale La giustizia apatica La giustizia “religiosa”

47 50 50 51

Intermezzo biblico Tra vincoli e libertà 54 Terza parte oltre il rancore e l’invidia 57 Dalla parte del padre Superare il rancore (anche in famiglia) 57 Il perdono come rifondazione 57 La libertà dalla rabbia 58 Imparare l’amore 59 Intermezzo biblico l’amore resiste 60 Dalla parte del figlio Relazione fraterna ed invidia 63 6


Il mito di Caino ed Abele Storie di gelosie tra fratelli Tra torti e rancori

66 66 67

Intermezzo biblico impossibilità ad accogliere veramente l’alterità 69 Quarte parte SUL FUTURO

73

Dalla parte del padre credere nel futuro

73

Consolare il presente Onestà con la vita Liberare il futuro

73 74 75

Intermezzo biblico Per un’esistenza felice 76 Dalla parte del figlio vedere una realtà diversa 80 Oltre la certezza e il consenso Verità oltre le regole Sostenere le proprie idee

80 81 82

Intermezzo filosofico Il potere dell’immaginazione e del desiderio

84

EPILOGO Dalla parte del figlio Riprendere le domande dei padri

89

Invito alla discussione 94 7


8


Prefazione

Questo intreccio di scrittura racconta la storia di una relazione. Tra un padre e un figlio. E tra un figlio e un padre. In un tempo in cui tutto scorre sulle nuvole mediatiche, questo incontro decide di narrarsi nella scrittura. La scrittura possiede la capacità di entrare nell’introspezione di ciascuno degli autori. C’è, dentro il testo scritto, il disegno pensato del proprio pensiero. La misura. La scrittura sembra restituire ai lettori il volume del corpo del padre e del figlio. Lo spazio che occupano entrambi nella relazione. È una scrittura che rispetta la distanza. Le due grafie/biografie si snodano su paralleli differenti. Non si confondono, si incontrano. Non si mescolano, si intrecciano. Il viaggio di scrittura compiuto sembra inevitabilmente allontanare le due prospettive. Mentre, sorprendentemente, il gioco delle scritture, come un possibile gioco delle “perle di vetro” di cui parla Hesse, porta ad un vero incontro. Dice un processo, presuppone, al limite della scrittura, parole dette, sguardi, allontanamenti e riavvicinamenti. Le scritture si misurano con scritture altre di poeti, filosofi e autori (tra gli autori in modo costante con Recalcati), che tessono una sotto-trama del dialogo tra padre e figlio. Una sorta di bagaglio culturale, o meglio, di un pozzo da cui ciascuno trae energia per i propri pensieri. Tale pozzo però disseta anche la sete dell’altro, 9


oltre che la propria. È un’acqua che “canta” come quella di cui parla il Piccolo Principe. La terra della “Scrittura”, intesa come Bibbia, è la “terra di mezzo” anche materialmente nel libro, che costituisce una sorta di “inedita tradizione” in cui la consegna ha il gusto della restituzione. In questo la Scrittura si pone come elemento “originario” e “originante”. Originario, perché nel percorso e nella ricerca di fede che il dialogo racconta, costituisce la radice della relazione. Originante perché tale racconto continua a originare la relazione stessa, rinnovandola. Le due prospettive, quella paterna e quella filiale, si incontrano nella de-idealizzazione delle proprie figure, là dove il limite, la fragilità e la debolezza, sembrano costituire la risorsa di un dialogo tra “pari”. Nella lettura emerge quanto del padre ci sia nel figlio e quanto del figlio ci sia nel padre. Come questo figlio, emancipato dall’ombra del padre, si sia nutrito dei frutti del suo albero, e quanto questo padre, preoccupato di non “legare” il figlio, abbia trovato in lui il senso del suo fiorire. Un racconto che si propone come un piccolo paradigma del dialogo inter-generazionale, ma anche come una possibile redditio fidei. La fede che il padre consegna al figlio gli viene restituita come misura della sua stessa fede. Il figlio restituisce cioè al padre l’edizione del suo viaggio di fede e di quanto in questo viaggio il padre abbia continuato segretamente a camminare. La passione rivoluzionaria del padre è per certi aspetti la stessa passione rivoluzionaria del figlio. Ma sono diversi i protagonisti di queste due storie che tuttavia non potrebbero sussistere uno senza l’altro. Perfino la fragilità del padre trova casa nella forza immaginaria del figlio, ritrovando non solo il padre 10


vero al posto del padre ideale, ma la segreta convinzione del padre in fieri che c’è nel figlio. È una raccolta di pensieri, di ragionamenti. Ma anche una raccolta di sentimenti. In questo credo stia il valore aggiunto di questo libro: qui «il sentimento è un documento» per dirlo con le parole di Svetlana Aleksievic, Premio Nobel della Letteratura 2015. Padre e figlio si stanno di fronte nella loro vulnerabilità, si interrogano e si imparentano di nuovo dentro le domande e le inquietudini. Stanno con lo stesso stupore davanti ad un campo di grano dove nascerà il pane che altri mangeranno nelle generazioni. C’è in quel pane del futuro il gusto della gratitudine. Il padre per aver trovato nel figlio il figlio che è stato o avrebbe voluto essere, il figlio per leggere nel padre il padre che ancora non è. E forse questa è infine la vera scrittura. Non solo quella impressa su questi fogli, ma quella scritta nei corpi pensanti del padre e del figlio. La scrittura che ha fatto di questo racconto un libro che arriva a noi. Leggere questo libro tra padri e figli, leggerlo nelle piccole comunità narranti, significa aiutare a far nascere altre storie, altri dialoghi tra generazioni, far germogliare insomma, senza paura, nuovi campi di grano. Marco Campedelli

11


12


Introduzione

A Simona, senza la quale non saremmo né padre né figlio.

Come è nato questo libro Se, come dicono gli analisti, questa è l’epoca della “evaporazione” del padre, cioè della crisi della figura paterna, il problema evidentemente si pone anche per il figlio. A partire da questa constatazione, allora, il testo, nato dalla voglia di tornare a parlarsi e a confrontarsi tra padre e figlio, si presenta come una scommessa. Quella che la crisi, soprattutto del padre, possa essere un’occasione di crescita anche per il figlio. E una scommessa oltremodo impegnativa se poi il tema del dialogo è attorno alla fede. Parola grossa per il padre e le sue incoerenze di adulto, parola lontana per il figlio e le sue ricerche di senso. Eppure, paradossalmente, la fede più ancora di altri temi può essere terreno e motivo di dialogo. Se in gioco tra padre e figlio non c’è una domanda di potere e di disciplina, ma di testimonianza e di senso, allora risulta possibile dialogare. Anche sulla fede. Come abbiamo provato a fare noi: Marco, padre ultracinquantenne e Tobia, vent’anni appena. Perché la crisi di cui si parla investe direttamente la trasmissione della fede. Che, anche per come l’abbiamo intesa noi, non potrà mai più essere quella descritta da modelli ideali, da dogmi, da “valori irrinunciabili”, da certezze indiscutibili. Forse il testo 13


non presenta un vero e proprio dialogo sulla fede, come tradizionalmente intesa. Esso, invece, vuole essere un dialogo su come si possa stare con senso in questo mondo, su come continuare a desiderare di starci, su come assumersi la propria, di padre soprattutto, responsabilità. Se la fede è intesa come la parola sul senso ultimo della vita, qui non abbiamo trattato di fede. Se invece essa è un’esperienza dove sperimentare che la vita ha un senso, allora di essa è possibile parlare e soprattutto è possibile “trasmetterla”. Dove, ancora una volta, trasmissione non può essere uno sguardo al passato, ma una storia con molto futuro: quello del figlio in ascolto, in dialogo, anche critico e disincantato, nei confronti della storia del padre. Se il padre oggi è chiamato ad esercitare una responsabilità che non rivendica nessuna proprietà, tanto meno nei confronti della vita del figlio, il dialogo sulla fede ne esce liberato. Esso, infatti, è costruito sul registro della testimonianza, della passione che anima la vita, del desiderio che la rende sensata. Trasmettere la fede, allora, diventa un “esercizio” di umanità e non la fuga da essa. Forse questo può aiutare tutti coloro che sono o si sentono “padri nella fede”: molto oltre le attuali forme storiche dell’esperienza religiosa, la fede è presente in tutte le ricerche di senso. E, prima che gli ortodossi di turno reclamino la loro verità, diciamo la nostra, di verità: trasmettere la fede è donare la possibilità del desiderio da una generazione all’altra. Parafrasando le parole di Recalcati rivolte al padre, noi possiamo dire che c’è fede solo dove c’è la trasmissione di una eredità capace di umanizzare la legge; c’è fede solo dove c’è testimonianza che la vita può essere desiderata sino alla fine, c’è fede quando si offre al figlio una versione singolare della forza del desiderio, 14


c’è fede quando la Legge sa incarnarsi nel desiderio. 1 E proprio il riferimento al pensiero della psicanalisi ci riporta al nostro testo e a come si propone. Esso nasce da un linguaggio libero: ci siamo incontrati più volte, padre e figlio, facendoci regalo di brevi brani e citazioni che appaiono in apertura delle singole parti. Ognuno di noi due ha fatto dono all’altro di un brano o di una citazione che ritiene importante per sé e ha provato a dare ragione di tale importanza. Questo è stato un primo momento di incontro e dialogo aperto e sincero. Poi è servito tornare su quanto detto e provare a scrivere le ragioni precedentemente raccontate. Ne è uscito un primo testo che compone l’ossatura del dialogo dove la fede, come abbiamo provato a descrivere, fa capolino, forse ancora timidamente. Serviva allora trovare alcuni testi che potessero aiutarci, come un intermezzo, ad approfondire le domande, le note biografiche che ci siamo scambiati. Quasi una voce terza che potesse fare eco e dire le stesse cose in altra maniera, da altra angolatura. Qui ci hanno aiutato alcuni testi e brani biblici, assieme ad altri di tipo filosofico-mitico. Sceglierli è stata la nostra maniera di condividerli. E poi ci siamo rivolti ad una specifica ermeneutica quale quella offerta da Recalcati, di cui abbiamo letteralmente saccheggiato gli articoli apparsi nella rubrica di un noto giornale nazionale. Perché per commentare la Bibbia invece che sull’esegesi abbiamo deciso di appoggiarci sull’interpretazione della psicanalisi? Un primo motivo è proprio nel genere letterario che abbiamo scelto: quello autobioCfr. l’articolo a firma di Massimo Recalcati si intitola Evviva il padre che scende dal piedistallo patriarcale, in “la Repubblica”, 14 luglio 2017, p. 39. 1

15


grafico (anche se ognuno di noi ha fatto forse fatica a parlare di sé). E la biografia è meglio intesa dalla scienza psicanalitica che dalla teologia. Ma più ancora di questo, e coerentemente con il tema della fede come testimonianza di una vita desiderante, davanti alla Bibbia e alla potenza dei suoi racconti ci è servita di più e meglio l’ermeneutica esistenziale che quella storico-esegetica. Insomma, gli intermezzi che il testo propone mentre dicono che è della fede e dei suoi racconti fondativi che parliamo, ci sembrano riuscire meglio se interpretati con le parole della scienza. Qui quelle dello psicanalista e scrittore Massimo Recalcati (che, a sua insaputa, è di fatto il terzo autore del breve testo presentato). Completano il dialogo un’introduzione “dalla parte del padre” e un epilogo “dalla parte del figlio”: se all’inizio il padre si presenta e dice delle sue fatiche e responsabilità paterne, alla fine il figlio torna alle domande a cui il padre non ha risposto. Ora tocca a lui.

PS: Il testo, pur non essendo stato scritto per questo, vuole dare il proprio contributo all’importante riflessione sul rapporto dei giovani con la fede che i vescovi della chiesa cattolica hanno messo in agenda per l’autunno del 2018, quando saranno convocati a partecipare al Sinodo sui giovani. Il testo, nella sua modesta pretesa, può aiutare la discussione tra padre e figlio su cosa sia da trasmettere circa la fede, su cosa i padri devono impegnarsi a testimoniare, su quali desideri padri e figli scommettono la vita e su come lasciarla, il padre, su come riceverla, il figlio. Per facilitare l’avvio della discussione si rimanda alla scheda in fondo a questo volume. 16


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.