Counseling pastorale. Prospettive e applicazioni pratiche - Angelo Brusco

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Angelo Brusco

COUNSELING PASTORALE Prospettive e applicazioni pratiche


© Il Segno dei Gabrielli editori, 2020 Via Cengia 67 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 – fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta con sistemi elettronici, meccanici o altro senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. ISBN 978-88-6099-425-7 Stampa Mediagraf spa (Padova), Marzo 2020 In copertina Miniatore senese: L’incontro di Dante con Virgilio, Perugia, Biblioteca Augusta.


Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Gesù

“Sì, ritornare a se stessi, abbracciare il proprio, cammino personalissimo, perseguirlo con risolutezza, unificare il proprio essere: tutto questo perché? Ed ecco la risposta: “Non per me! Ma per gli altri, per il mondo”. M. Buber

Non si piange sulla propria storia, si cambia rotta. B. Spinoza

Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso. F. Dostoevskij



PRESENTAZIONE

Sono lieto di poter presentare a chi in Italia si occupa di relazione pastorale d’aiuto e a tutti gli interessati, questa nuova importante e preziosa fatica del Padre Angelo Brusco; la sua parola è quella di un maestro che guida con sicurezza e competenza, quella di un pioniere che ormai si colloca nella storia del pastoral counseling in Italia e al quale tutti coloro che si occupano oggi di questa disciplina pastorale debbono molto, compreso lo scrivente; tutti sentivamo il bisogno di una messa a punto, redatta da mano esperta e ricca di esperienza, della fisionomia teorico-pratica di quello che propriamente chiamiamo pastoral counseling. So bene che questa è un’espressione misteriosa soprattutto nell’ambiente ecclesiale e so bene la nebbia e la diffidenza ‘istintiva’ che avvolgono questa vera e propria diaconia ecclesiale. Che cosa dobbiamo fare di più come pastori, come guide ed educatori cristiani se non accompagnare spiritualmente i fratelli e le sorelle che si rivolgono a noi attingendo alla grande tradizione della Chiesa? Il colloquio pastorale e la direzione spirituale sembrano esaurire il meglio ed il tutto della relazione pastorale d’aiuto. La Grazia e la preghiera tutto possono, ed è anche vero; ma sottotraccia serpeggia una sorta di spiritualismo che impedisce la percezione del contributo specifico di questa attività di accompagnamento, sostegno e orientamento. La fatica sta nel comprendere la essenziale necessità di un pastore/educatore/formatore che possieda una personalità sufficientemente ‘pulita’ da incrostazioni nevrotizzate, una personalità sufficientemente matura e in possesso di abilità comunicazionali e relazionali (skills) in grado di facilitare un processo di crescita umana e spirituale nel Nome Santo di Gesù. Abilità che non possono non avvalersi di quanto di meglio le scienze umane ci 7


offrono per perfezionare il nostro modo di porci in una relazione di aiuto nei grandi snodi problematici della vita umana. In Amoris Laetitia lo stesso Papa Francesco invita all’“apertura a ricevere gli apporti della psicologia, della sociologia, della sessuologia e anche del counseling” (AL 204) per una efficace azione pastorale. Dopo La relazione pastorale di aiuto. Camminare insieme, del 1993 e Attraversare il guado insieme. Accompagnamento psico-spirituale del malato del 2007, opere pionieristiche nel panorama italiano per gli studiosi del settore, Padre Brusco ci regala un ‘manuale’ limpido e chiaro sulla identità e finalità del pastoral counseling; ne riassume la storia, ne presenta la tipicità differenziandolo accuratamente dal counseling psicologico, dalla psicoterapia e dalla direzione spirituale, ne disegna il processo di attuazione. Ho apprezzato in modo particolare, in quest’ultimo lavoro, il deciso ricalibramento cristologico: costantemente si sottolinea come i modi di essere e di agire di Gesù si pongano “come frecce indicatrici del percorso da seguire”. Gesù è il vero ed autentico counselor e per questo modello, nella sua persona e nel suo stile, per ogni counselor. Le icone di Gesù Buon Pastore e di Buon Samaritano si stagliano sullo sfondo riportando sempre la riflessione al suo focus essenziale. Affascinanti le due letture bibliche con cui si conclude il saggio, letture dedicate ai dialoghi tra Gesù e la samaritana e con i discepoli di Emmaus, esemplificazioni concrete di come Gesù si relaziona, comunica, orienta. L’auspicio è che l’impegno profuso nel saggio da Padre Brusco possa essere di ulteriore stimolo per tutta la comunità ecclesiale a promuovere la cultura del counseling e ad apprezzare il servizio specifico del pastoral counseling nella prassi pastorale, a riconoscere in questa vera e propria diaconia ecclesiale un passo avanti per bonificare la comunicazione e la relazione umana attraverso un percorso di autoconoscenza ed autoaccettazione, presupposti indispensabili per una efficacia ‘terapeutica’ integrale. In tempi difficili per le ‘buone relazioni’, in tempi dove è facile scivolare per il pastore/formatore nello stile del funzionario, abbiamo bisogno di figure meno ‘legate’, più ‘sciolte’ e più appassionate che, attraverso la loro ‘bella umanità’ affrancata da 8


zavorre limitanti e perfezionata dalla Grazia, siano di aiuto per aiutare a superare ‘il male di vivere’ e ad aprirsi alla potenza trasformatrice del Cristo Risorto. + Guglielmo Borghetti Vescovo di Albenga-Imperia Moderatore dell’Istituto di Studi e Ricerche di Pastoral Counseling di Albenga (SV)

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INTRODUZIONE

Il presente volume si prefigge di offrire una presentazione del counseling pastorale, illustrandone le origini, l’identità, il processo nelle sue varie fasi e il rapporto con le altre forme di relazione di aiuto. Questo tipo di ministero, da sempre praticato nella comunità ecclesiale, ha subìto notevoli modificazioni con il trascorrere del tempo. Le trasformazioni socio-culturali e religiose e l’affermarsi delle scienze umane del comportamento, soprattutto della psicologia, hanno imposto agli operatori pastorali – presbiteri, diaconi, religiosi/e e laici – un aggiornamento del modo di rapportarsi nei confronti delle persone che si rivolgono a loro per essere aiutate ad affrontare e superare creativamente situazioni critiche: la morte di una persona cara, malattie gravi, decisioni morali ardue e crisi d’ogni sorte. La rivisitazione del modo di svolgere la relazione pastorale di aiuto è iniziata negli Stati Uniti d’America, nelle prime decadi del secolo scorso. In un primo tempo sono stati elaborati programmi formativi in cui la pratica pastorale veniva illuminata e guidata non solo dalle conoscenze teologiche, ma anche dalle acquisizioni delle discipline psicologiche e psicoterapiche. L’apprendimento era favorito da una equilibrata armonizzazione di teoria e pratica, guidata da attenta supervisione: mentre la teoria aiutava a comprendere l’esperienza vissuta dalla persona incontrata e dall’operatore stesso, l’esperienza offriva l’occasione di interpretare differentemente e/o modificare eventuali contenuti teorici. Il passo successivo è stata l’elaborazione, a livello professionale, di un percorso di relazione di aiuto che, pur appoggiandosi alle varie metodologie del counseling psicologico, manteneva una sua specifica identità, resa evidente dall’obiettivo perseguito: l’utilizzazione delle risorse spirituali e religiose nel processo finalizzato ad aiutare le persone in difficoltà. 11


È nato, così, il counseling pastorale, che dall’America del Nord si è diffuso abbastanza rapidamente negli altri Paesi anglosassoni. In Italia, come pure negli altri Paesi latini di tradizione cattolica, esso trova ancora difficoltà ad affermarsi. Solo da qualche anno sono sorte alcune Scuole che offrono una formazione professionale a quanti intendono esercitare questo ministero. Uno stimolo alla crescita è offerto dal progressivo affermarsi anche in questi Paesi, a iniziare dagli anni ’90 del secolo scorso, della professione del counseling, psicologico e non, con il quale quello pastorale ha similarità e differenze. Il riconoscimento della validità di questo tipo di servizio si comprende agevolmente se si pensa al ruolo che rivestono gli operatori pastorali. Per la disponibilità che li caratterizza e la continuità del rapporto con la gente all’interno delle comunità ecclesiali, spesso essi occupano un posto unico nella vita di molte persone. Nelle parrocchie, scuole, ospedali, domicili, consultori familiari, monasteri... essi si presentano, in molti casi, come gli accompagnatori più appropriati e efficaci per gli individui che vivono la difficile stagione del soffrire a livello fisico, psicologico e spirituale. Pur attingendo a due precedenti scritti,1 il presente volume ha un carattere innovativo, non solo per le notevoli aggiunte, ma soprattutto per la diversa impostazione del materiale e per i riferimenti costanti alla persona di Gesù, modello di ogni relazione di aiuto e fedele accompagnatore di chi intende imitarlo nel farsi prossimo a quanti incontrano ostacoli nel loro cammino di crescita umana e spirituale.

1 Brusco A., La relazione pastorale di aiuto. Camminare insieme, Camilliane, Torino 1993; Attraversare il guado insieme. Accompagnamento psico-spirituale del malato4, Gabrielli Editori, San Pietro in Cariano (VR), 2007.

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CAPITOLO I

IL COUNSELING PASTORALE Origine e sviluppo

Come vivere? Come vivere una vita più felice, più sensata, più libera? Questi e altri simili interrogativi emergono spesso nelle persone, soprattutto nei momenti di difficoltà o di crisi riguardanti i vari settori dell’esistere – da quello fisico a quello emotivo, da quello sociale a quello spirituale – motivandole a chiedere aiuto. La relazione di aiuto Uno dei mezzi per rispondere a tali richieste d’aiuto è l’uso dei rapporti interpersonali. Si tratta di una pratica comune che si realizza nei più differenti contesti: nella famiglia, nei gruppi di amici, nell’ambito del lavoro e del tempo libero, nella comunità ecclesiale. Manifestare i propri problemi e ricevere appoggio, incoraggiamento e consiglio ha un valore positivo universalmente riconosciuto.2 Nel contesto ecclesiale, la relazione di aiuto alle persone prese nel morso del mal-de-vivre o desiderose di compiere un cammino di crescita umana e spirituale è stata una pratica esercitata da sempre. La cura animarum, infatti, comprendeva relazioni “faccia a faccia” tra i pastori e le persone della comunità per la soluzione di problemi non solo spirituali, ma anche legati alle difficoltà della vita ordinaria. Questo servizio, sostenuto da una solida tradizione dottrinale ancorata alla Parola di Dio, ha trovato espressioni significative nelle opere di numerosi Padri della Chiesa,3 nell’accompagnamento spirituale praticato dai monaci 2 Cfr. Folgheraiter F., Imparare ad aiutare: un’arte possibile, in Carkhuff R., L’arte di aiutare, Erickson, Trento 1988, XI. 3 Cfr. Masotto M., La tristezza e la sua cura. Un confronto tra cura pa-

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del deserto4 e dai grandi promotori della direzione spirituale dei secoli XVI-XVII: Francesco di Sales, Ignazio di Loyola,5 Teresa d’Avila e Giovanni della Croce.6 Nello svolgere il loro ministero, questi autori non ignoravano l’influsso dei dinamismi della persona umana sulla crescita spirituale. Mossi dalla volontà di accompagnare le persone alla salvezza, essi studiavano i moti dell’anima, sviluppando metodi psicologici per osservare se stessi e affrontare le passioni e l’inconscio che sono ancora validi per la moderna psicologia. L’avvento delle scienze umane del comportamento Con l’avvento, nel secolo XIX, delle scienze umane del comportamento – psicologia, psichiatria, psicoterapia… – la relazione pastorale di aiuto è stata messa a confronto con modalità di aiuto basate sulla conoscenza più accurata dei dinamismi che sono all’origine dei comportamenti, anche religiosi, degli individui e con tecniche comunicativo-relazionali più efficaci di quelle adottate da tanti pastori d’anime. Tali elementi innovativi, unitamente al clima culturale – frutto della filosofia illuminista che racchiudeva il destino dell’uomo in un orizzonte unicamente storico – hanno fatto sì che molte persone bisognose di aiuto non vedessero più nella Chiesa il loro punto di riferimento, ricorrendo agli esperti delle scienze psicologiche e delle nuove psicoterapie, il cui obiettivo non era più la salvezza bensì il benessere e la cura del sé.7 storale e cura psicologica in Gregorio Magno e nella psicologia cognitivoevoluzionista, Dissertazione dottorale, Facoltà Teologica del Triveneto, Padova 2017. 4 Cfr. Grün A., L’accompagnamento spirituale nei Padri del deserto, Paoline, Milano 2002, 121-122. 5 Yevenes L., Pastoral counseling: the ignatian contribution to the dynamaics of the healing relationship, in “Review of ignatian spirituality”, n. 108 (2005), 49-62. 6 Cfr. Montanari A., “Un cammino esposto al ‘rischio’ di Dio”, in Brambilla G. e AL (Ed.), Accompagnamento spirituale e intervento psicologico: interrogazioni, Glossa, Milano 2008, 75-101. 7 Cfr. Gallespie C.K., “Il counseling pastorale e la Chiesa Cattolica

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Tale fenomeno non era sfuggito all’attenta osservazione di Carl Jung. Negli anni ’30 del secolo scorso, egli si domandava a chi dovessero rivolgersi le persone che vivevano disagi emotivi le cui manifestazioni si esprimevano attraverso interrogativi spirituali sul senso della vita. Pur convinto che, in linea di principio, il pastore costituiva l’interlocutore più appropriato, non poteva fare a meno di constatare che un numero crescente di persone si rivolgeva allo psicoterapeuta per trovare sollievo al proprio malessere spirituale. Per spiegare il passaggio da un gruppo di professionisti ad un altro, lo psichiatra svizzero faceva riferimento all’avversione dell’uomo contemporaneo nei confronti delle verità tradizionali, all’atteggiamento direttivo e spesso critico del clero, all’incapacità del pastore di “dare all’uomo contemporaneo ciò che cerca”, e alla sua mancanza di preparazione nel campo delle scienze umane.8 È nata così l’esigenza di rivisitare il metodo tradizionale della relazione pastorale di aiuto, utilizzando le risorse offerte dalle scienze umane del comportamento, soprattutto della psicologia. Gradualmente, da una fase di ostilità e poi di diffidenza, dovuta all’atteggiamento contrario alla religione dei primi grandi psicologi, si è così passati ad una fase di collaborazione tra teologia, azione pastorale e psicologia.9 Nell’ambito della relazione pastorale di aiuto, ciò è avvenuto soprattutto negli Stati Uniti d’America, nella corrente del protestantesimo liberale, più disposta di quella cattolica ad accogliere l’apporto della psicologia.10 Fattori favorevoli a tale iniziativa sono stati, in campo teorico l’emergere della psicologia della relinegli Stati Uniti. Storia di individui, istituzioni, tematiche”, in Toniolo A. (Ed.), La relazione di aiuto, Messagero, Padova 2012, 15-27. 8 Jung C., The man in search of meaning, Brace and World Inc., N. York 1933. 9 Sul rapporto tra teologia e psicologia cfr. Cencini A. e Manenti A., Teologia e psicologia, EDB, Bologna 2016. 10 La riforma luterana, con il venir meno dei sacramenti, soprattutto del sacramento della riconciliazione, ha favorito uno sviluppo significativo degli incontri pastorali individuali, affidati non solo ai pastori ma anche ai laici. Ciò spiega, almeno parzialmente, l’attenzione maggiore prestata nell’ambito protestante, alla relazione di aiuto.

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gione e, in quello pratico, il sorgere e l’affermarsi del movimento della Clinical Pastoral Education.11 continua....

11 Cfr. Thornton E.E., Professional education for ministry. A history of clinical pastoral education, Abingdon, Nashville, 1970; Brusco, A., “L’educazione pastorale clinica”, in Casera D. (Ed.), L’operatore pastorale nel mondo della salute, oggi, Salcom, Varese, 1981, 99-118; Pangrazzi A., Clinical pastoral Education, in Enciclopedia di pastorale, Fondamenti, I, Piemme, 1992, 212-218; Manna S., Clinical pastoral education. Un prezioso strumento per la cura d’anime, in “Studi Ecumenici” XXX/1-2 (2014), 105-118.

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