Anteprima - La donna nel cristianesimo

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CENTRO STUDI ALBERT SCHWEITZER – TRIESTE

La donna nel cristianesimo tra storia e futuro a cura di Dea Moscarda

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© Il Segno dei Gabrielli editori, 2014 Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 – fax 045 6858595 mail scrivimi@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it ISBN 978-88-6099-228-4 Stampa Il Segno dei Gabrielli editori, San Pietro in Cariano (VR), Giugno 2014 Progetto grafico copertina Lucia Gabrielli In copertina: Michelangelo, Sibilla Delfica, Cappella Sistina (part.)

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INDICE

INTRODUZIONE Dea Moscarda

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GESÙ E LE DONNE NEGLI EVANGELI Paolo Ricca

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LE DONNE E LA CHIESA DI TUTTI, IERI E OGGI Lidia Maggi

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IL RUOLO DELLA TEOLOGIA FEMMINISTA Dieter Kampen

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I MOVIMENTI FEMMINISTI E LE LORO INFLUENZE NELLE CHIESE CRISTIANE DALL’800 49 Elizabeth E. Green LA PRESENZA FEMMINILE NELLE CHIESE CRISTIANE: GUARDARE AVANTI Stella Morra

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LE DONNE NELLA STORIA DELLE CHIESE CRISTIANE TRA VANGELO, SOCIETÀ, IDEOLOGIE Gianfranco Hofer

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Appendice

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DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA Olympe de Gouges

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DéCLARATION DES DROITS DE LA FEMME E DE LA CITOYENNE (in lingua originale) Olympe de Gouges

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THE WOMAN’S BIBLE: INTRODUZIONE Elizabeth Cady Stanton

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THE WOMAN’S BIBLE: INTRODUCTION Elizabeth Cady Stanton (in lingua originale)

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IL PENSIERO FEMMINISTA DELLE TEOLOGHE ITALIANE Marinella Perroni

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UN SALUTO di Dario Fiorensoli

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GLI AUTORI DEL VOLUME

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INTRODUZIONE Dea Moscarda

Le relazioni presentate al Convegno sulla donna nel Nuovo Testamento e nelle chiese,1 (pubblicate in questo volume di Atti), sono state, per tutto il pubblico presente, emozionanti lezioni e puntuali, a volte poetiche, immagini delle donne vicino a Cristo nei vangeli e occasione di riflessione sulla presenza delle donne nelle chiese oggi e nel passato: temi di grande attualità, che si inseriscono, mantengono vivo e proseguono l’ancora lungo cammino delle rivendicazioni dei diritti delle donne, nei vari campi della vita sociale e istituzionale. Personalmente io ho seguito le relazioni, rivivendo, ricordando, quasi con commozione, le ideologie e filosofie femministe, da me conosciute culturalmente e intellettualmente negli anni giovanili, durante gli studi universitari, quindi a livello pratico negli anni della mia professione in seno all’università; anni che coincidevano anche con quelli della mia vita di mamma e di “regina” della casa, costandomi non poca fatica. È stato per me proprio impossibile non ripensare a tutta una serie di “eroine”, che con il loro coraggio, la loro determinazione, il loro amore per tutto il loro genere, avevano lottato, chiedendo ai vari governi il riconoscimento dell’autonomia delle donne, della loro intelligenza e delle loro ca1 Il Convegno, tenutosi nei giorni 8-9 novembre 2013 a Trieste, nella basilica di S. Silvestro e nell’Aula luterana, è stato il XVIII di una serie di convegni a carattere teologico, curati dal Centro Studi Albert Schweitzer. Tutti questi convegni sono stati voluti e seguiti con grande dedizione dal dr. Dario Fiorensoli, che è stato anche presidente del Centro Schweitzer.

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pacità rispetto all’uomo, raggiungendo, anche se con fatica e lentezza, via, via, traguardi sempre più importanti. Olympe de Gouges, coraggiosa girondina, presentava nel 1791, nei primi anni della rivoluzione di Francia, all’Assemblea Costituente, che lavorava alla seconda versione dei diritti dell’uomo e del cittadino, una Dichiarazione dei diritti delle donne, dedicata a Maria Antonietta, ancora regina.2 Fu ripagata con la morte alla ghigliottina nel 1793, denunciata come girondina filo-monarchica da donne repubblicane, inasprite dalle correnti politiche estremiste giacobine. In Inghilterra nel 1792 Mary Wollstonecraft nella sua Rivendicazione dei diritti delle donne scriveva: «È ora di effettuare una rivoluzione nei modi di vivere delle donne; è ora di restituire la dignità perduta e far sì che esse, come parte della specie umana operino riformando se stesse per riformare il mondo».3 Nel XIX secolo si verificarono battaglie di donne su più fronti. Come secolo della rivoluzione industriale, l’800 vide l’ingresso nelle fabbriche di donne operaie, che cominciarono a richiedere parità di ruolo e di salario nei confronti degli uomini, dando il via a quello che fu definito il femminismo socialista. Nello stesso periodo, donne delle classi medioborghesi, escluse all’interno della famiglia dall’esercizio della potestà sui figli, dalla gestione del patrimonio famigliare, assoggettate al marito e spesso al consiglio di famiglia, escluse dalla possibilità di conseguire un’istruzione superiore, di partecipare in qualche modo alla vita pubblica, si riunirono costituendo quella corrente femminista liberale, che mirava alla conquista dei diritti civili. 2 L’inizio del testo della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina fu pubblicato nella Parigi rivoluzionaria tra il 4-7 settembre 1791. L’inizio del preambolo è in sé la sintesi del perché delle rivendicazioni femminili: “Uomo sei tu capace di essere giusto? Chi ti pone questa domanda è una donna... Dimmi, chi ti ha dato il potere sovrano di opprimere il mio sesso? La tua forza? Le tue capacità?”. Su Olympe de Gouges cfr. tra gli altri M. De Leo, Olympe de Gouges, Venezia, 1990. 3 M. Wollstonecraft, A Vindication of the Rights of Woman, fu pubblicato a Boston nel 1792. Ora è visibile, tra gli altri, in J. G. Alvarez, P. Kleiser, Le sovversive, Massari, Bolsena 2005, p. 25.

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Tra queste non si può dimenticare la statunitense Elizabeth Cady Stanton, che sulla falsariga dei diritti stabiliti dalla Convenzione di Filadelfia, proclamava in una assemblea di 300 donne a Seneca Falls vicino a New York: «Gli uomini e le donne sono uguali, dotati dal loro Creatore di diritti inalienabili, tra cui la vita, la libertà e il perseguimento della felicità»; era il 1848.4 Più tardi, nell’introduzione a quella, che volle fosse la Bibbia delle donne, tradotta e spiegata da donne intellettualmente, esegeticamente, linguisticamente, storicamente e teologicamente preparate, fra varie osservazioni ed analisi la Stanton affermava: «Ci sono principi generali nei libri sacri che insegnano amore, carità, libertà, giustizia ed uguaglianza per ogni genere umano... Tre anni fa proposi ad un comitato di donne di pubblicare una Bibbia delle donne, per poter disporre dei commenti di donne sulla posizione e presenza delle donne nel Nuovo e Vecchio Testamento».5 Perfetta consonanza con il nostro Convegno e le relazioni in esso espresse! Percorrendo l’800 penso ancora ad Harriet Taylor, che con il suo scritto L’emancipazione delle donne, nel 1851, osservava che l’esercizio del potere politico conquistato dagli uomini aveva posto sempre in ogni epoca la donna in posizione di subordinazione, che sarebbe finita solo quando la donna avrebbe avuto le stesse opportunità dell’uomo nell’istruzione, nell’esercizio di una professione, nella sua partecipazione alla vita politica e amministrativa. Le 4 La sua dichiarazione era ispirata chiaramente alla Dichiarazione di indipendenza americana. Questo documento spesso è ritenuto come l’atto fondativo del primo movimento di emancipazione femminile degli Stati Uniti. Vedi anche il “New York Times” del 27 ottobre 1902, giorno dopo la sua morte, in cui si legge “Elizabeth Cady Stanton dies at her home”, riconoscendole nel testo il suo grande attivismo nella rivendicazione dei diritti delle donne. 5 Dalla Bibbia delle donne auspicata dalla Stanton, una grande esponente della teologia femminista, Elisabeth Schüssler, vivente, ha tratto una costante ispirazione, coniugando la riflessione teologica con le istanze di liberazione della donna; infatti nel suo lavoro, In memoria di Lei, Claudiana, Torino 1990, la Schüssler, propone la teologia femminista come una “teologia critica di liberazione”. Interessante il dibattito da lei sostenuto sulla “patriarcalizzazione della chiesa”, il “discepolato di eguali” e la “chiesa delle donne”.

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sue idee furono più tardi sostenute da Stuart Mill, anche se parecchi anni dopo (1869), quando si decise a pubblicare L’asservimento delle donne, riconoscendole in un ruolo di schiave in seno alla famiglia, assoggettate ad un uomo, impadronitosi anche dei loro sentimenti e preparate a questo destino fin dall’infanzia.6 Voglio citare accanto a Mill un altro uomo, il grande filosofo Friedrich Engels, che nella Origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato (1884), utilizzando anche le ricerche di Bachofen sul matriarcato e di Herry Morgan sulle società antiche, ebbe a dire: «Il rovesciamento del matriarcato segnò la sconfitta sul piano storico universale del sesso femminile. L’uomo prese nelle mani anche le redini della casa, la donna fu avvilita, asservita, resa schiava delle sue voglie, semplice strumento per produrre figli». Ho citato volutamente due uomini, di grande importanza oltretutto, per rammentare che verso la fine dell’800 “le creature di genere maschile” cominciarono a partecipare ad un dibattito sempre più intenso, soprattutto in Inghilterra, sulla necessità di considerare la donna per i suoi meriti e le sue capacità. La fine dell’800 e l’inizio del ’900 portarono alla conoscenza del mondo di un altro gruppo di eroine: le “suffragette” inglesi, che si dedicarono alla richiesta, con manifestazioni e slogan, del suffragio, cioè del voto alle donne. Millicent Fawcett fondò l’Associazione delle donne per il diritto di voto; Christabel e Annie Kensey furono incarcerate, per aver gridato slogan davanti al Parlamento in sessione; Emily Davison morì nel 1913 nel tentativo di fermare il cavallo di re Giorgio V nel derby di galoppo di Epson. Grazie a loro e a tante altre eroine le donne si videro riconosciuto, anche se 6 Harriet Taylor e John Stuart Mill furono compagni nella vita e nelle idee, anche se la Taylor fu molto più corrosiva e libera nella sua ideologia. Sulla Emancipazione delle donne della Taylor e su l’Asservimento delle donne di Mill cfr. ad es. M. Facchin, Donne e politica e Sull’uguaglianza e l’emancipazione femminile di Harriet Taylor e J. Stuart Mill, a cura di N. Urbinati, Einaudi, Torino 2008.

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lentamente e con fatica, il diritto di voto nei loro stati. (In Italia nel 1946). Il grido femminista del ’900, però, quello che la mia generazione (ero giovane negli anni ’60) sentì come il risveglio delle proprie istanze di indipendenza, riguardo alla propria professionalità e attitudini varie, fu il «donne non si nasce, lo si diventa» di Simone de Beauvoir nel Il secondo sesso: «Nessun destino biologico, psichico, economico, definisce l’aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell’uomo; è l’insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna».7 Parole terribili ma di grande efficacia e stimolo, urlo incitante alla battaglia... Poco dopo la Mistica della femminilità di Betty Friedan (1963) denunciò negli Stati Uniti il ruolo coatto di sposa e madre della donna e fondò un’organizzazione, per presentare proposte di legge per il raggiungimento della effettiva parità dei due sessi.8 Sempre nel 1963 a Roma, un fatto interessante si verificò durante la II Sessione del Concilio Vaticano II, quando il cardinale belga Léon-Joseph Suenens domandò pubblicamente “Dove è qui l’altra metà del cielo?”, riuscendo ad esser capito forse solo da pochi vescovi tra i presenti, capaci di intuire la portata storica di quella domanda. Comunque, alcune donne cattoliche furono invitate a partecipare, come osservatrici, nella III sessione di lavori e nella IV sessione addirittura attivamente con qualche contributo. Dopo 40 anni da quell’avvenimento, a vivificare un movimento femminista nelle chiese, con rivendicazioni di parità tra donne e uomini nel dibattito teologico, è nato in Ita7 Interessante ancora l’affermazione della Beauvoir: «Non ho mai nutrito l’illusione di trasformare la condizione femminile, essa dipende dall’avvenire del lavoro nel mondo e non cambierà seriamente che a prezzo di uno sconvolgimento della produzione. Per questo ho evitato di chiudermi nel cosiddetto “femminismo”». C’è una recente traduzione italiana de Il secondo sesso del 2012, per i tipi del Saggiatore. 8 Vi è una recente edizione della Mistica della Femminilità per i tipi di Comunità; tradotto da Loretta Volzt Mannucci, Milano 1970. La Friedan è stata una instancabile attivista del movimento femminista statunitense tra gli anni ’60-’70. È morta nel 2006.

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lia il Coordinamento delle Teologhe Italiane (CTI); teologhe appartenenti a confessioni cristiane anche diverse da quella cattolica, sono riunite da quel momento in una riflessione costante su quelli che esse ritengono, come dice Elizabeth Green, da sempre luoghi teologici, luoghi cioè dell’esperienza, chiese, istituzioni politiche, istituzioni accademiche, luoghi di lavoro.9 Mentre nelle chiese protestanti lo studio e l’insegnamento della teologia è unito all’esercizio del ministero pastorale, nella chiesa cattolica ciò non avviene, anche se le donne teologhe possono insegnare nelle facoltà di teologia, nei dipartimenti universitari, in tutti i gradi dell’istruzione scolastica. Il CTI10 ha deciso, nelle sue scelte e nei suoi obiettivi, la terminologia “di genere”, sottolineando con ciò che non si possono studiare e capire le esigenze delle donne senza tenere presenti gli uomini, perché entrambi attori sociali fondamentali, posti uno di fronte all’altro mai uno senza l’altro. Questi criteri sono trapelati, pur nei contesti diversi dei loro contenuti, soprattutto nelle relazioni delle tre donne intervenute al convegno: le pastore Lidia Maggi ed Elizabeth Green e la teologa cattolica Stella Morra, capaci di rivolgersi ai presenti la prima con accenti quasi di drammaticità poetica nel decifrare le donne accanto a Gesù, la seconda nel sottolineare con lucidità i movimenti femministi dell’800 e la terza nel chiarire la sua presenza di docente all’Università Gregoriana, donna tra 9 Queste espressioni citate da Marinella Perroni nel Pensiero femminista delle teologhe italiane, che si può considerare quasi il manifesto del CTI, sono riferite a espressioni di Elizabeth Green, formatasi in Svizzera, a Praga e a Salamanca, che si è sempre occupata delle donne nelle chiese e di una teologia al femminile, coordinando per un periodo il lavoro del decennio ecumenico delle chiese in solidarietà con le donne in Italia. Nel 2007 l’editrice Claudiana ha proposto due noti lavori di Green: Dal silenzio alla parola. Storia di donne nella Bibbia e Il Dio sconfinato. Una teologia per donne e uomini. 10 Dal 25 febbraio 2013 è presidente del Coordinamento delle Teologhe Italiane Cristina Simonelli, docente di Letteratura cristiana antica al Corso Superiore di Scienze Religiose (CSSR). Il Cti valorizza e promuove gli studi di genere in ambito teologico, biblico, patristico, storico in prospettiva ecumenica. Favorisce la visibilità delle teologhe nel panorama ecclesiale e culturale italiano.

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molti uomini, sempre attenta all’Altro, e senza mai perdere di vista più ampie prospettive future. È stato veramente un convegno interessante. I tre relatori maschi hanno analizzato con rigore il tema da loro scelto: il pastore prof. Paolo Ricca ha ricostruito, direi, i vangeli attraverso le figure femminili accanto a Cristo, che univa uomini e donne nell’uguaglianza derivata loro dall’essere tutti figli di Dio e da Lui egualmente amati; il prof. Gianfranco Hofer, storico e teologo, ha seguito la donna nel suo percorso al’interno delle chiese dal passato ad oggi; il pastore luterano Dieter Kampen ha attualizzato i problemi della teologia femminista, rappresentando concretamente i suoi obiettivi e i suoi limiti. In appendice agli Atti vengono pubblicati documenti significativi del percorso delle rivendicazioni femministe: la dichiarazione di Olympe de Gouges, l’introduzione alla Bibbia delle donne di Elizabeth Stanton e il documento del CTI di Marinella Perroni. Certamente i problemi e le rivendicazioni delle donne non hanno trovato, pur nei numerosi e importanti traguardi raggiunti, il loro punto conclusivo. Purtroppo finché ci sarà ignoranza, arroganza, aggressività da parte di uomini, anche nutriti di abitudini sociali oltre che caratteriali in questo senso, e incapacità di ribellione e consapevolezza del valore del proprio essere, da parte delle donne in tali contesti sociali, dove la violenza può esplodere con conseguenze gravissime, la donna continuerà ad essere uno degli anelli più deboli della società. Oggi le rivendicazioni di “genere” guardano al femminicidio, agli stupri, al mobbing, allo stalking, tutti gravi atti illeciti, che devono trovare, e in parte hanno trovato, in dispositivi legislativi la loro condanna. Questi atti però devono essere capiti da tutti come atti contrari al vivere civile, alla solidarietà umana, alla convivenza serena nelle famiglie, a quell’amore dell’uno verso l’altro che la Buona Novella ci ha insegnato. Non basta che un Parlamento disponga e produca norme, è necessaria una costante opera di educazione e di in13


formazione, attraverso mezzi di comunicazione, conferenze, convegni nelle scuole, nelle chiese, nelle università, in tutti i luoghi, dunque, dell’esperienza; tutti luoghi teologici, come avvisano le sostenitrici della teologia femminista, tutti luoghi di incontri, “crocicchi” necessari per migliorare la vita degli uomini e delle donne insieme.

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