Alberi da frutto

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ALBERI DA FRUTTO

ALBICOCCO Prunus armeniaca

Coltivare un Albicocco in giardino non è difficile e verremo ripagati dalla sua bellissima fioritura primaverile e dai suoi frutti dolci e gustosi.

Appartiene alla famiglia delle Rosacee e al genere Pronus. Le origini infatti sono asiatiche: la pianta fece la sua comparsa nella Cina nordorientale al confine con la Russia. Da lì si estese lentamente verso Ovest attraverso l’Asia centrale sino ad arrivare in Armenia (da cui prese il nome) dove, si dice, venne scoperta da Alessandro Magno.

È una pianta latifoglia e caducifoglia di media grandezza, alta dai 5 ai 7 metri, con alcune eccezioni di 8,5 metri. Le foglie sono cuoriformi con il margine doppiamente seghettato. Il fusto presenta ramificazioni divergenti e i rami più giovani hanno la corteccia rossastra.

I fiori sono dotati di calice e corolla a simmetria pentamera, sono bianco-rosei, unici o appaiati. La fioritura avviene, come in tutti i Prunus, prima della fogliazione.

I frutti sono delle drupe vellutate di colore giallo scuroarancioni, con tendenza al rosso sbiadito nei frutti più maturi. Come per tutte le piante da frutto, questi ultimi sono verdi, duri e difficili da staccare dall’albero in condizioni di scarsa o nulla maturazione della drupa.

Curiosità: Possiede la caratteristica di auto fertilità. Il frutto generato da questa singolare pianta è l’albicocca, un particolare frutto carnoso che possiede un seme al suo interno. Ha una dimensione che è compresa tra i 3,5 e i 6 cm; ha inoltre un colore variabile tra il giallo e l’arancione e presenta inoltre lievi sfumature rosse. La buccia è inoltre vellutata. La polpa inoltre è molto tenera.

Febbraio Marzo Maggio Agosto -15 Organico Azoto Regolare Settembre Soleggiato

CACo Diospyros Kaki

Viene chiamato anche albero delle “Sette Virtù” che, secondo la leggenda, erano la longevità, l’ombra, la mancanza di nidi, l’assenza di tarli, il verde delle foglie, la resistenza al freddo, la creazione del concime con i frutti caduti. Tuttavia, trova un notevole spazio anche all’interno di corti e giardini, coltivato sia per l’abbellimento degli stessi che per la produzione e il consumo dei suoi particolari frutti: i cachi.

È una pianta molto resistente alle avversità, climi diversi, terreni e parassiti; infatti, non necessita di particolari trattamenti antiparassitari.

Appartiene alla famiglia delle Ebenacee. Originario della Cina e dell’Asia orientale, il cachi è una delle piante da frutto conosciute dall’uomo fin dall’antichità; infatti, i suoi frutti venivano consumati in Cina più di 2000 anni fa, dove viene chiamata ‘shizi’; in Giappone, il suo nome è kaki. Il frutto polposo e dolce fu importato in America e in Europa nel XIX Secolo. Anche in Italia, a partire dal secolo scorso, questa pianta ha avuto una notevole espansione.

Gli alberi del caco sono a foglia caduca e presentano una corteccia grigio scuro e rugoso. Le foglie del caco sono di grande dimensione e di forma ovale, glabre e lucenti, tradizionalmente molto longevo, raggiunge facilmente i 7 – 8 metri d’altezza se lasciato crescere liberamente. La chioma, generalmente di forma globosa e dal fogliame molto fitto, garantisce molta ombra per tutto il periodo estivo. I fiori, caratteristici per la corolla verde a quattro lobi, crescono sui germogli dell’anno. La fioritura, che avviene solitamente in maggio, a differenza di molte altre piante da frutto, sfugge tranquillamente a possibili gelate tardive. Produce grossi frutti sferici di color arancione che normalmente non sono mangiabili appena raccolti, infatti, dopo la raccolta che avviene fra ottobre e novembre, quando tutte le foglie sono cadute, per accelerare il processo di maturazione si usa disporli in cassette con alcune mele.

Curiosità: Pianta molto rustica, questo pregio favorisce la coltivazione biologica, risultando quindi un’ottima pianta da coltivare senza particolari conoscenze, nel rispetto totale dell’ambiente e ottenendo un frutto del tutto naturale. Se l’albero viene inserito in un contesto ornamentale, e si vuole completare l’abbellimento del proprio spazio verde, al di sotto della chioma del cachi è opportuno scegliere piante di piccole dimensioni o fiori adatti alla coltivazione in assenza di sole. Un ottimo suggerimento è quello di coltivarci delle ortensie.

Poco Febbraio Marzo
Maggio Ottobre Novembre -10 Organici Azoto Soleggiato

CASTAGNO Castanea sativa

È una stupenda pianta che colpisce per la maestosità della sua chioma e delle sue dimensioni. Questo albero può raggiungere addirittura i 30 metri di altezza e ha una vita lunghissima, non sono rari gli esempi di castagni pluricentenari. Questa pianta molto comune in tutti i boschi italiani ha rappresentato per secoli una primaria fonte alimentare grazie alle notevoli proprietà nutritive dei suoi frutti e della farina che vi si ricava.

Le condizioni ideali per il castagno sono un clima mite e un terreno profondo e ricco di sostanze nutritive. Non amano invece i terreni calcarei e troppo umidi. Per avere delle castagne dolci, l’autunno deve essere relativamente caldo e con scarse piogge.

Appartiene alla famiglia Fagaceae. Albero originario delle regioni sud-europee, dell’Asia Minore e di alcune zone dell’Africa settentrionale. In Italia è presente in tutte le regioni nell’area collinare e sub-montana fino a 900-1000 metri.

Il fusto diritto, ramificato nella parte medio-alta. La corteccia brunastra con sfumature grigiastre, dapprima liscia successivamente rugosa. Foglie semplici lunghe 10-20 cm., alterne, brevemente picciolate, oblunghelanceolate, fortemente seghettate e apice appuntito, con nervature evidenti sulla pagina inferiore.

Le foglie hanno un color verde intenso e lucido, mentre sono più chiare nella pagina inferiore.

I fiori riuniti in infiorescenze sono unisessuali, piccoli e poco appariscenti. Le infiorescenze maschili sono rappresentate da spighe di color giallo-verdastro; quelle femminili riunite in gruppi di 1-4 alla base degli amenti maschili, raccolti da un unico involucro.

Il frutto, avvolto da un involucro spinoso (riccio) è rappresentato da una noce detta castagna, lucida e di colore bruno; l’involucro a maturità si apre e fa cadere il frutto.

Curiosità: Il legno, semiduro e di lunga durata è ricercato per fabbricare mobili, doghe per botti, travature e soprattutto pali. Le castagne sono il simbolo dell’autunno e dei primi freddi e ad ha assunto nel corso della storia un significato quasi rituale; nei secoli scorsi, infatti, le popolazioni contadine avevano la loro principale fonte di sostentamento durante la stagione invernale, nella raccolta di questo frutto molto nutriente.

Regolare
Giugno Luglio Settembre Novembre -20 Organici
Inverno Soleggiato

CILIEGIO Prunus avium

La splendida fioritura primaverile lo rende adatto anche come albero da giardino a scopo decorativo. Non teme il freddo e sopporta bene la siccità. La coltivazione richiede pazienza, in quanto occorrono alcuni anni per raccogliere i primi frutti. Le ciliegie maturano fra la terza decade di maggio e la seconda di luglio.

Il ciliegio cresce in qualunque tipo di clima e in piena luce. Poco esigente sul tipo di terreno, teme solo le terre troppo umide e impermeabili

Appartiene alla famiglia delle Rosacee. È una pianta originaria dell’Asia (nella zona tra il Mar Nero e il Mar Caspio), ma si è diffuso presto in tutta Europa.

L’albero può arrivare fino a 30 metri di altezza grazie alle sue radici ben profonde che ne consentono uno sviluppo ampio. Si tratta di una pianta dalla lunga vita, se tenuto bene arriva anche fino a 100 anni.

Presenta foglie caduche, con margine seghettato, di forma ovale e dal colore verde molto intenso.

Il tronco inizialmente è di colore marrone chiaro, poi andando avanti con l’età assume una colorazione grigiastra. Questo legno è molto pregiato e viene impiegato per la realizzazione di mobili di alta qualità, ma anche di strumenti musicali.

I fiori sono bianchi e compaiono a primavera, riempiendo i giardini con la loro imponente presenza. Tuttavia, una gelata tardiva potrebbe causarne la morte. Si distribuiscono a piccoli gruppi di 3 o 4 mazzetti.

Curiosità: Le ciliegie possono essere raccolte solo quando hanno raggiunto la maturazione completa, in quanto una volta staccate dal picciolo non maturano più. Generalmente si procede da maggio a luglio.

Aprile Maggio Maggio Giugno -15 Organici Costante
Drenata Settembre Ottobre Ben soleggiato

FICO Ficus carica

Tipico albero deciduo mediterraneo che si adatta facilmente ai vari ambienti; cresce infatti anche nelle regioni settentrionali purché in zone riparate dai freddi invernali, a ridosso di case o appoggiato a muri esposti a mezzogiorno. Non teme la siccità, né il caldo e si adatta anche a terreni sassosi e calcarei, mentre soffre quelli argillosi ed eccessivamente umidi. I frutti del fico maturano dall’estate fino a inizio autunno.

Il fico è una pianta tipicamente xerofita; pertanto, sebbene il fico si adatti facilmente ai terreni e alle zone in cui viene piantato, predilige i terreni argillosi e sabbiosi, soffre terre ad alto grado di umidità e sopporta fino ai meno 10°C.

Il fico, Ficus carica, è una pianta appartenente alla famiglia delle Moraceae.È un albero frutto originario dell’Asia occidentale, introdotto da tempo immemorabile nell’area mediterranea, da cui si diffuse successivamente in tutto il bacino del Mar Mediterraneo e successivamente in America, Africa del Sud, Giappone, Cina e Australia.

Il fico si presenta come un albero piuttosto possente, dalle altezze generalmente variabili dai 6 ai 10 metri; la corteccia che riveste il tronco tortuoso è ruvida e grigia, e i rami terminano con gemme appuntite, ricoperte da squame verdastre. Produce frutti detti fichi che comunemente vengono ritenuti il frutto del fico, ma che è in realtà sono grosse infruttescenze carnose, a forma di pera, ricche di zuccheri quando maturi. Questa infruttescenza, il fico appunto, viene detta siconio ed è di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro-violaceo, è cava e all’interno sono racchiusi i fiori unisessuali, piccolissimi. Le foglie del fico sono grandi, scabre, oblunghe, grossolanamente lobate a 3-5 lobi, di colore verde scuro sulla parte superiore, più chiare ugualmente scabre sulla parte inferiore.

Curiosità: Diversamente da altri frutti i fichi continuano a maturare una volta raccolti dall’albero, sono infatti frutti climaterici. Controllate il colore dei fichi durante la stagione della crescita, sebbene il colore dei fichi varia in base al tipo, riconoscerete presto il colore che il fico assume una volta maturo. Raccogliete il fico dall’albero lasciando il gambo attaccato al fico per ritardare il deperimento.

Agosto Novembre -10 Organici Poca Drenata Settembre Ottobre Febbraio Soleggiato

MELO

Malus Domestica o Pumila

Tra gli alberi da frutto il melo è il più coltivato. Si adatta bene all’ambiente di quasi tutte le regioni, anche se le migliori restano quelle dell’arco alpino ad altitudini comprese tra i 100 e gli 800 metri. Fiorisce nel periodo marzo-aprile e teme le gelate primaverili.

Cresce quasi a ogni latitudine, è facile da conservare, costa poco ed è disponibile tutto l’anno. Il melo può prosperare in un terreno con un pH prossimo a 7, purché ben drenato e privo di ristagni d’acqua. Tuttavia, le rese massime sono riportate su terreni sabbiosi fertili e argillosi.

Originario di una zona sud caucasica, il melo, Malus Domestica, è oggi coltivato intensivamente in Cina, Stati Uniti, Russia, Europa (soprattutto in Italia e Francia). Appartiene alla grande famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia Pomoideae, genere Malus.

Il melo è una pianta di dimensioni medio-elevate che può raggiungere un’altezza anche di 8-10 metri. Il melo presenta gemmeo legno e miste portate da diversi rami fruttiferi; la corteccia è tipicamente liscia rispetto altre specie e la foglia è di color verde scuro di forma ovale con il margine seghettato. I fiori sono composti da cinque petali di color bianco rosato e sbocciano tra marzo e aprile. È generalmente tonda, ed il suo colore varia a seconda delle varietà, dal verde, al giallo o rosso con macchie e striature. La buccia è solitamente fine, liscia e resistente. Il picciolo, molto robusto, è fissato al frutto in una specie di incavo Il frutto è un pomo o melonide (falso frutto) La polpa è bianca o giallognola, soda e succosa, di sapore dolce o acidulo, a volte farinosa.

Curiosità: Le mele fresche sono disponibili fino a gennaio, poi entrano sul mercato quelle conservate in atmosfera modificata. Al tatto devono risultare sode (non devono ammaccarsi con la semplice pressione di un dito), e non presentare incavi e ammaccature. Anche il colore è importante per capire la giusta maturazione.

Marzo Aprile Agosto Gennaio -20 Organici Profonda Poco Febbraio Sole Mezza ombra

NOCCIOLO Corylus avellana

La nocciola italiana è un piacere e una riscoperta: questo piccolo frutto dal guscio duro, antichissima presenza sul nostro territorio dalle Alpi alla Sicilia, conosce oggi un momento di nuovo successo grazie al miglioramento varietale apportato alle produzioni italiane, considerate le migliori al mondo.

Il nocciolo (Corylus avellana) è un albero da frutto appartenente alla famiglia Betulaceae.

Originaria dell’Asia Minore, è una delle più antiche piante coltivate dall’uomo: sono stati trovati infatti manoscritti risalenti a 5000 anni fa che parlano di questa pianta. Tipico del Piemonte e del Centro Italia, il nocciolo albero è però presente in tutte le regioni dalla pianura fino a 1.300 m. s.l.m.

Non ama le zone costiere, dove l’aria asciutta e carica di salsedine, unita al sole forte, lo indeboliscono: le foglie si bruciano seccandosi rapidamente. Le piante di nocciolo si adattano ai terreni più diversi, anche se preferiscono un substrato calcareo, a reazione alcalina o neutra, e dotato di buona fertilità.

La pianta ha portamento a cespuglio o ad albero, se coltivata è alta in genere dai 2 ai 4 m ma se lasciata in forma libera può raggiungere anche l’altezza di 7–8 m. Ha foglie semplici, cuoriforme a margine dentato. È una specie monoica diclina, caducifoglia e latifoglia, con crescita rapida.

Le infiorescenze sono unisessuali. Le maschili in amenti penduli che si formano in autunno, le femminili somigliano ad una gemma di piccole dimensioni. Ogni cultivar di nocciolo è autosterile ed ha bisogno di essere impollinata da un’altra cultivar.

Il frutto (chiamato nocciola) è avvolto da brattee da cui si libera a maturazione e cade. Il legno del nocciolo è molto flessibile, elastico e leggero, fin dall’antichità veniva usato per costruire ceste e recinti. Non è adatto come materiale da costruzione o per mobili in quanto troppo elastico e poco durevole.

Curiosità: L’albero di nocciole nel frutteto familiare e in giardino è ancora considerato un “frutto minore”, spesso la pianta di noccioline trova un impiego prevalentemente ornamentale, come specie da siepe mista (anche in grandi vasi in terrazzo). Sono l’ideale per il piccolo frutteto familiare e per avere in giardino qualcosa che regala frutti saporiti e benefici, dalle molte virtù; oltre che l’ombra. In autunno il fogliame degli alberi di nocciolo assume colorazioni intense dal giallo al rosso soprattutto in condizioni di clima fresco e soleggiato, poco umido.

Inverno
Poca Primavera Sole Mezza ombra
Agosto Settembre -20
Organici

NOCE Juglans regia

Il noce è a tutti gli effetti una pianta da frutto, ma in confronto alle altre ha l’aspetto di albero maestoso e può raggiungere anche 25 metri di altezza, spesso se ne trovano esemplari isolati anche molto belli. E un albero deciduo a chioma molto folta, coltivato, oltre che per i frutti, per il portamento imponente. Dev’essere esposto al sole in posizione aerata, in un terreno profondo, fertile e ben drenato. Resiste bene al freddo pur prediligendo climi miti e non troppo umidi.

Appartiene alla famiglia Juglandaceae. L’origine del noce (Juglans regia) è ignota, si presume che la patria di questa pianta sia localizzata tra i Balcani e l’Estremo Oriente, l’attuale Uzbekistan, e che fosse arrivata da noi per opera dei Greci. I Romani poi la diffusero in tutto l’Impero e chiamarono il frutto “ghianda di Giove”, da cui il nome latino Juglans.

Albero caducifoglio, alto fino a 30 metri, con chioma larga ed espansa. Fusto dritto e cilindrico, molto ramificato a una cera altezza. La corteccia negli esemplari giovani è liscia e di colore grigio-verdastro, lucente, poi assume un colore grigio scuro con profonde fessure longitudinali. Foglie caduche, alterne, imparipennate, generalmente con 5-9 foglioline ellittiche, a margine intero, di colore verde chiaro, fortemente aromatiche. Albero monoico con fiori unisessuali riuniti in infiorescenze. Fiori maschili raccolti in amenti penduli, di colore verde; fiori femminili riuniti in piccoli grappoli costituiti generalmente da pochi fiori (circa 2-3), all’apice dei nuovi rami. Il frutto è una drupa ovoidale, con involucro carnoso verde (mallo) che racchiude un endocarpo indurito (guscio), il cui seme o gheriglio è edule.

Curiosità: A causa della secrezione, da parte delle sue radici, di sostanze tossiche sgradite agli altri vegetali (ma non nocive per l’uomo), il noce va collocato distante da altri alberi e piante. Gli antichi romani furono grandi estimatori dell’albero, che ritenevano sacro al dio degli dei, e consideravano il duro e pesante legno dalle eleganti venature e i frutti nutrienti autentici doni divini. Non è un caso, dunque, che il nome del genere Juglans (dal latino Jupiter, Giove e glans, ghianda) ha il significato di “ghianda di Giove”.

Regolare Fine estate Soleggiato
Settembre Ottobre -20 Organici

PERO Pyrus communis

Il pero è uno di quegli alberi da frutto che si sviluppano alla perfezione in tutte quelle zone caratterizzate da un clima temperato. In particolar modo, all’interno della penisola italiana, si caratterizza per crescere ottimamente in ogni regione. Ad ogni modo, il pero è una di quelle piante che non ha la necessità di ricevere particolari cure.

Fondamentalmente, il pero ha bisogno di un clima caldo e di un terreno profondo, ossigenato, nutriente, ben drenato e ricco di sostanze nutritive. Non tollera ristagni d’acqua, ma ha bisogno di un apporto regolare di acqua. Luoghi protetti e un’esposizione a sud favoriscono la crescita dei frutti e dell’albero. Tuttavia, il pero è una specie che gradisce un clima temperato e molte varietà presentano un certo fabbisogno in freddo. Con le sue 25-30 varietà, appartiene alla famiglia delle rosacee, sottofamiglia delle Pomoidee, genere Pyrus. La sua origine non è chiara, ma si suppone provenga dall’Asia. Il pero è una di quelle piante che possono vantare delle origini davvero molto lontane nel tempo. Infatti, questa pianta si è sviluppata un po’ in tutto il mondo, diffondendosi sotto forma di diverse specie.

È un albero alto fino a 12 m, con foglie ovate alternate, provvisto di rami specializzati a frutto ben evidenti. I fiori, bianchi o rosei, sono riuniti (7-15) in corimbo terminale. Il frutto è un pomo, con 5 logge a 2 semi ciascuna, di forma tipica (piriforme), più o meno allungato, con residuo di calice all’estremità (calicetto, occhio), verde o giallo, chiazzato di rosso o più o meno rugginoso, con polpa fondente oppure croccante nella quale sono presenti numerosi granelli duri.

Curiosità: Per gli antichi greci il pero era consacrato alla Luna e alla dea Era. In Cina la pianta è simbolo di giustizia, longevità, purezza, saggezza e buona amministrazione. Già nell’antichità la pera era considerata un frutto salutare e benefico.

Aprile Luglio Agosto -20
Regolare Febbraio Marzo Soleggiato
Organico

PESCA Prunus persica

Le pesche sono tra i frutti estivi più squisiti, dissetanti e benefici, perché ricchi di vitamine e di sali minerali. Coltivare nel proprio frutteto familiare un pesco per autoconsumo consente di gustare il frutto ancora meglio, perché si può raccogliere al momento della sua maturazione completa, quando arriva ad essere ancora più dolce.

Predilige i climi temperati e teme in particolare le gelate tardive primaverili, in quanto quest’albero da frutto va in fioritura precocemente. Alcune varietà di peschi in compenso sono capaci di resistere a temperature invernali molto basse, fino a 10-15 °C sotto lo zero. Appartenente alla famiglia delle Rosacee, genere Prunus, specie persica. Originario della Cina, da dove è passato prima in Persia e poi in Grecia, ad opera di Alessandro Magno; i Romani lo apprezzarono particolarmente e ne diffusero la coltivazione in Europa. In Italia la coltivazione razionale della pesca inizia ai primi del nostro secolo.

La pianta è di altezza variabile; quando lasciata crescere in forma libera, raggiunge i 4-6 m; le radici, come quelle della maggior parte delle piante arboree, sono più espanse che profonde.

Il tronco è più o meno contorto. Spesso si presentano due gemme a fiore laterali ed una a legno centrale o due gemme di cui una a legno e l’altra a fiore.

Le formazioni fruttifere sono costituite: dai rami misti; brindilli, corti rametti con gemme a fiore su tutto il ramo e mazzetti di maggio, rametti lunghi pochi centimetri, con una corona di gemme a fiore e quella centrale a legno.

I fiori sono solitari o riuniti in gruppi, compaiono prima della fogliazione e possono essere rosacei, grandi e di colore rosa chiaro e campanulacei, con petali piccoli che non si distendono del tutto, di colore rosa intenso.

Il frutto è una drupa di forma tondeggiante, divisa in due valve da un solco più o meno profondo. La polpa presenta consistenza diversa a seconda delle varietà, di colore giallo o bianco con venature rosse verso l’interno e può essere aderente o meno al nocciolo.

Curiosità: L’albero del pesco è considerato dai giapponesi protettore dalle forze malefiche e associato agli esorcismi tanto che il suo legno viene impiegato nella costruzione di mobili che proteggono la casa e la famiglia dai fantasmi.

Marzo Luglio Settembre -15 Organico
regolare Autunno Soleggiato

SUSINO Prunus Salicina

La gamma di tipologie è molto ampia. Il frutto è attraente, medio grosso, di forma tondeggiante o a cuore, con buccia di colore da verde chiaro a giallo oro, polpa molto succosa e dolce, destinata prevalentemente al consumo diretto, ma idonea anche alle trasformazioni in confetture.

Il Susino va coltivato, preferibilmente, in una zona abbastanza luminosa, la quale riceve i raggi diretti del sole. Solo quando il sole può splendere sull’albero da tutti i lati si forma una vegetazione rigogliosa e una ricca fioritura. La ricchezza di succo nei frutti indica che la pianta ha bisogno di non soffrire mai la sete; non ama il terreno arido e compatto. Nel complesso non teme le basse temperature

Il Susino appartiene alla famiglia delle Rosaceae. Attualmente sono noti tre tipi: il S. Asiatico-Europeo, il S. Cino-Giapponese, il S. Americano. Trova le sue origini in Asia, alcune varianti, però, nascono nelle zone dell’Europa del Sud o in America Latina. Il susino è una pianta arborea che può raggiungere i 7-8 metri di altezza, a foglia caduca, ha un portamento ombrelliforme con rami pendenti, foglie di color verde chiaro, le gemme a fiore sono globose e portano infiorescenze costituite da 3 fiori; il frutto ha una polpa acquosa, non è spiccagnolo e viene destinato esclusivamente al consumo fresco. È una specie autosterile, per cui necessita di buone cultivar impollinanti a fioritura contemporanea con la varietà scelta.

Curiosità: la susina è un frutto dalle molteplici caratteristiche: è energetico, stimolante, diuretico, disintossicante e decongestionante epatico. È un ottimo alimento per i bambini e per chi pratica sport. Ha buone proprietà lassative, grazie alla presenza della difenil-isatina, una sostanza che svolge una funzione stimolante a livello intestinale. Il frutto secco esalta ulteriormente le proprietà lassative. Le foglie del susino, usate in decotto, hanno proprietà diuretiche, lassative, febbrifughe e vermifughe.

Marzo Giugno Ottobre -20
Regolare Autunno Primavera Soleggiato
Organici

VITE Vitis vinifera-labrusca

La storia dell’importanza anche simbolica dell’uva è molto antica. Nelle civiltà greca i grappoli di uva vengono usati come corone per ninfe, dei ed eroi. Sulle tavole aristocratiche romane ha un posto da privilegio nei banchetti come frutto del piacere. Nelle ispirazioni di artisti e pittori dei secoli successivi nera o bianca la troviamo rappresentata frequentemente. Trattandosi di una pianta estremamente rustica e frugale, alligna ovunque, anche su terreni superficiali, asciutti o rocciosi. Purché ci sia pieno sole. Può crescere in riva al mare, in zone collinari o in pianura, fino a 700800 metri di altitudine. Sopporta bene le gelate fino a -15 gradi, non subisce danni dalla nebbia, anche se il clima ideale per la scelta della zona dove piantarla è temperato o caldo. Tornando al terreno, l’unica condizione essenziale che viene richiesta è il fatto che sia permeabile.

Innanzitutto, è questione di specie: mentre l’uva da vino fa parte della specie “Vitis vinifera”, l’uva da tavola consente anche le varietà da “Vitis labrusca” (cosiddette anche “viti americane”) originarie del Nord America.

La vite è una pianta arborea rampicante che per crescere si attacca a dei sostegni (tutori) mediante i viticci. È dotata di un apparato radicale molto sviluppato, che può superare anche i 10 metri di lunghezza. Ha un fusto anche di lunghezza notevole da cui si dipartono numerosi rami, detti tralci. Le foglie, dette pampini, palminervie, alterne, sono semplici e costituite da cinque lobi principali più o meno profondi, su una forma di base a cuore. Le foglie sono un carattere diagnostico molto importante per il riconoscimento dei vitigni delle varie specie.I frutti sono delle bacche (acini) di forma e colore variabile: gialli, viola o bluastri, raggruppati in grappoli. Presentano un esocarpo spesso pruinoso (buccia), un mesocarpo con cellule piene di succo da cui si ricava il mosto (polpa) ed un endocarpo formato da uno strato di cellule che delimita le logge contenenti i semi (vinaccioli).

Curiosità: l’uva da tavola italiana rappresenta un’eccellenza che ci contraddistingue nel mondo. Le principali caratteristiche di questo frutto sono la sua alta digeribilità e le sue proprietà terapeutiche: svolge un’azione lassativa, depurativa e diuretica, favorisce la digestione, contribuisce a ridurre il livello del colesterolo “cattivo” e ad alzare quello “buono”, elimina l’acido urico, è ricco di antiossidanti e la presenza di flavonoidi gli conferisce spiccate proprietà antitumorali. Il succo d’uva, bevuto rigorosamente fresco (si ossida velocemente) è utile anche per digerire.

Aprile Maggio Agosto Ottobre -15 Organici Abbondante x1 Inverno Soleggiato
NELLE VARIETA’. • APIRENE BIANCA (senza semi) • ISABELLA BIANCA/ NERA (uva fragola) • ITALIA

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