Intervista a Dott.ssa Rosanna PeronePsicologa MOM SMA 5Responsabile del Progetto PsicoEducazione per la Regione Toscana Che cos'è il progetto Psicoeducazione? Il progetto che abbiamo iniziato circa 10 anni fa, grazie a periodici finanziamenti regionali, si rivolge a pazienti psicotici e alle loro famiglie. L’obiettivo principale è stato quello di offrire risposte alle famiglie che si lamentavano di sentirsi abbandonate dal servizio sanitario pubblico. Era ed è ancora purtroppo dilagante l'idea che con i pazienti psicotici sia sufficiente l'intervento psichiatrico, senza capire invece che in ambito riabilitativo senza l'intervento psicosociale non si arriva a niente. Il trattamento dei pazienti gravi in particolare non può non seguire un approccio bio-psico-sociale. Attraverso la Psicoeducazione viene fra l'altro favorita la realizzazione di un buon lavoro di rete. Gli Interventi Psicoeducativi sono innovativi e strategici poiché rappresentano l’espressione di nuovi approcci operativi (bio-psico-sociali appunto) rivolti a ridurre lo Stress familiare e a favorire il “Recovery” dei pazienti. Questi interventi si propongono di valorizzare e di promuovere le “Risorse” dei Pazienti e dei loro Familiari attraverso la comunicazione di informazioni adeguate sulla malattia, l’insegnamento delle abilità di comunicazione e del problem-solving e l’attivazione della funzione riflessiva. Circa dieci anni fa iniziammo la conduzione del primo Gruppo al quale ne sono seguiti molti altri. Gruppi Psicoeducativi per familiari e Gruppi di Social Skills Training rivolti a Pazienti Psicotici. Il lavoro svolto è stato anche l’esito della collaborazione con il Prof. Massimo Clerici dell’Università di Milano che per molti anni si è impegnato per l'ARS di Milano (Associazione Ricerche sulla Schizofrenia - Fondazione Legrenzi) Quali sono lo scopo e i contenuti fondamentali della psicoeducazione? Lo scopo fondamentale della Psicoeducazione è quello di stimolare e sostenere il paziente durante la definizione e il raggiungimento dei suoi obiettivi personali di vita personalmente rilevanti. I contenuti principali della Psicoeducazione sono: 1) comunicazione di informazioni adeguate sulla malattia, sulle sue caratteristiche, sui sintomi, su come è meglio affrontarla, perché spesso i familiari non hanno questo genere di informazioni o le ricevono in maniera inadeguata; quindi informazioni di tipo psicologico, psichiatrico, educativo e legale; 2) insegnamento delle abilità nella comunicazione in modo da abbassare lo stress, perché come è evidente la malattia amplifica la conflittualità in famiglia quindi lo stress; qui ci viene in aiuto la teoria della vulnerabilità\stress per cui persone con fragilità psichica han bisogno di un contesto tranquillo, quindi di un clima familiare buono, poco conflittuale, senza stress; 3) insegnamento del Problem Solving dalle azioni più semplici come fare la spesa a quelle più complesse come stare in un Gruppo di Auto Aiuto. Si insegna a risolvere assieme questi problemi e se non è possibile attraverso i Gruppi di Auto Aiuto lo si fa con l'intervento degli operatori e con la collaborazione delle famiglie. Quali risultati avete raggiunto ad oggi? Il risultato più importante, scaturito dalle riflessioni sul lavoro svolto dal 2004 fino ad ora con le Famiglie di Pazienti con Sindromi Psicotiche, consiste nell’aver individuato un Modello Procedurale per l’applicazione di diversi tipi di Interventi Psicoeducativi. Tale Modello Procedurale corrisponde ad una Procedura che è rivolta a Migliorare l’Efficacia degli Interventi Psicoeducativi, la Qualità dei Servizi per la Salute Mentale e il Benessere Organizzativo, e che prevede anche il coinvolgimento della Rete Sociale. Il Modello, caratterizzato dalla centralità dell’approccio temporale, prevede lo svolgimento dei diversi tipi di interventi psicoeducativi secondo un ordine cronologico, rivolto ad assicurare la continuità terapeutica e a promuovere le “Risorse” dei Pazienti e dei Familiari (per es. il passaggio dal Trattamento Psicoeducativo di gruppo ai Gruppi di Auto-aiuto).. In questo modo si cambia l'ottica che ci ha dominato e continua purtroppo a essere dominante nei servizi psichiatrici: l'ottica dell'assistenzialismo attraverso la quale il paziente viene reso un semplice recettore di servizi senza che partecipi ad essi. In che ottica vi muovete con l'approccio psicoeducativo? Il concetto fondamentale che accompagna la Psicoeducazione è quello di RECOVERY che facendo leva sulle potenzialità e le caratteristiche positive della persona crea quell'ottimismo terapeutico che serve a superare l'assistenzialismo e il pessimismo degli operatori, che cristallizza dentro la malattia. Se questo pessimismo sia frutto di una errata e vetusta impostazione dei servizi psichiatrici o un aspetto del Burn Out è una domanda che tutti gli addetti al settore dovrebbero iniziare a porsi. In un'ottica di Recovery invece tutto funziona meglio, perché sono i diretti interessati a farsi carico del processo di cura. Così come accade nelle nostra impostazione dove ogni sabato si riuniscono i Gruppi di Auto Aiuto nei locali che l'Asl ha messo a disposizione. Solo saltuariamente e su richiesta interviene lo specialista, altrimenti vengono condotti dai familiari stessi. Dal Gruppo di Auto Aiuto il passaggio all'Associazionismo Genitoriale è quasi consequenziale perché la Psicoeducazione crea relazioni più semplici e quindi i rapporti risultano più fluidi e gratificanti. E' così che è nata l'Associazione La Fenice. Anche l'insofferenza da parte degli operatori verso i familiari ha un che di sorpassato, quasi che ancora si sconti l'impostazione parentectomica degli anni '70 in cui i familiari venivano colpevolizzati, quindi tenuti lontano da ogni tipo di partecipazione; anche nei corsi di specializzazione, o training di terapia familiare, come venivano chiamati allora, c'era una forte diffidenza verso la problematicità che i familiari portavano.In realtà le ricerche