Agosto

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Anno 62 - AGOSTO 2019 / n. 8

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Una nuova Europa al decollo

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gosto può essere un buon mese per smentire un luogo comune molto diffuso. Si tratta di un proverbio ambiguo che da tempo si è impresso nella memoria popolare. “Agosto, moglie mia non ti conosco!”. Oggi la svagatezza dei contemporanei fa subito pensare alla voglia di vacanze, ad avventure di ogni genere, in sostanza al disimpegno. Proprio il contrario di quello che significava nei secoli passati. Quel che voleva dire era ben altro. Ed era che il culmine della buona stagione avrebbe comportato il massimo della fatica. Era il mese in cui gli uomini di casa e anche i ragazzi in grado di esercitare un mestiere, anche modesto, dovevano cercare di accaparrarsi un gruzzoletto a salvaguardia dei successivi mesi di stasi invernale. Emigranti temporanei li chiamavano, braccianti occasionali per i grandi lavori in terre altrui. Sarebbero stati di ritorno coi primi freddi. La moglie, le ragazze, le madri avevano compiti altrettanto pesanti nel proprio pezzo di terra: la fienagione, la raccolta dei frutti da conservare. Così si sbarcava il lunario. Ripenso a quanto in questo periodo sta avvenendo in tutta Europa. I nuovi parlamentari di Bruxelles e Strasburgo stanno dando il via alle rinnovate strutture organizzative del nostro continente (Brexit o non Brexit, si vedrà). Anche per questi eletti dal popolo è il momento di mettersi al lavoro e di incarnare finalmente le speranze, i progetti, le aspettative che non possono essere tradite. Vengono da tante nazioni, vogliono spazzare via ogni residuo memoriale dei sanguinosi totalitarismi che hanno accumulato nel passato un terribile insieme di stragi e soprusi. Tra loro ci sono molte donne e uomini nuovi.

Ulderico Bernardi

➢ segue a pagina 22

Mensile di cultura religiosa e popolare

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In agosto sagre e manifestazioni ovunque

Feste d’Italia

Agosto è il mese più atteso d’Italia per via delle vacanze che nel nostro Paese hanno ancora un’elevata (anche troppo) concentrazione e si moltiplicano feste, sagre, iniziative di richiamo ad ampio raggio d’interesse per i turisti. Frate Indovino ogni mese propone un evento caratteristico dal punto di vista storico, culturale, religioso, folcloristico e anche gastronomico. Due gli itinerari per questo mese: il primo ci porta ad Ascoli Piceno dove il 4 si tiene la giostra della Quintana in onore di sant’Emidio. È uno spettacolo con millecinquecento figuranti in costumi del Quattrocento. A Manoppello (foto a lato), in Abruzzo, per la Trasfigurazione - il 6 agosto - c’è la ricorrenza in onore del Volto Santo, un sudario su cui c’è la prima immagine del Cristo Risorto. ❏ Imbimbo e Zois alle pagine 17 e 20

Coppi, un mito sui pedali

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utti, anche quelli che non l’hanno conosciuto, sanno che lui è il mito, un campionissimo sui pedali, Fausto Coppi. Il 15 settembre saranno 100 anni dalla nascita di questo uomo che ha proiettato il ciclismo su traguardi straordinari, dandogli orizzonti di letteratura e addirittura di romanzo. Coppi sui pedali ha appassionato, fatto sognare, è diventato leggenda. È il corridore che segna il punto di passaggio tra il ciclismo di ieri e il nuovo ciclismo, dai campioni - “braccianti” in stile Bartali - a un’icona della forza e al tempo stesso dell’eleganza. Un’occasione per ripercorrere questa transizione. Il pedalare non concede mai tregua, né ieri né oggi, nemmeno in discesa, dove lo sforzo diviene concentrazione e quasi sfida nel tagliare le curve, chini fino a sfiorare il manubrio per essere i più aerodinamici possibile.

Gianni Ballabio

➢ segue a pagina 22 ❏ Servizio pagina 9

Quando arriva un temporale

Le api non volano, scarseggia il miele

Cambia il clima e ne abbiamo un riscontro anche da alcuni fenomeni meteo che avvengono con una crescente violenza. Lo vediamo da nubifragi, alluvioni, forti raffiche di vento, scatenamento di fulmini e disastrose grandinate. Come e perché nascono i temporali. ❏ Regazzoni a pagina 15

Annata 2019 largamente compromessa dal maltempo proprio durante i periodi delle fioriture principali per la produzione di miele. Le api hanno potuto “lavorare” poco, anzi si è dovuto provvedere alla loro alimentazione per non lasciarle morire di fame oltre che vittime di pesticidi e varroa. ❏ Maio a pagina 16

Fra Messico e USA la dura odissea dei nuovi disperati

Ma la corruzione è proprio un male inestirpabile?

A Sansepolcro, otto secoli dopo sui passi di Francesco

Cosa e quanto bere in estate, da colazione a cena

Fornoni alle pagine 2-3

Imbimbo a pagina 12

Starnini Sue a pagina 21

Carini alle pagine 28-29


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IL REPORTAGE di Giorgio Fornoni

/ AGOSTO 2019

Un treno merci chiamato “Bestia”. Parte dal Chiapas diretto al valico di

Gli indocumentados La Grande Carovana che ha tentato di forzare il blocco tra il Sud e il Nord dell’America si è dovuta fermare contro il Muro, invalicabile come quello di una fortezza, eretto al confine tra Messico e Stati Uniti.

Sono tornato in Messico, sull’infuocato confine di Tijuana, per capire cosa spinge migliaia di persone a premere ogni giorno alle porte del Nordamerica. Mi interessava capire come un’umanità disperata e bisognosa di tutto possa continuare a sognare quel passaggio impossibile, accampata a ridosso della barriera in un’attesa che potrebbe essere infinita. Il mio riferimento era un giornalista che vive a Tijuana e che conosce tutto di quella drammatica situazione, dove la via dei migranti si intreccia con gli interessi del narcotraffico, le trappole della prostituzione e del traffico di esseri umani. Victor (foto) mi ha portato là dove gli “indocumentados” sono costretti ad aspettare per mesi la risposta alla domanda di permesso al passaggio della frontiera.

Giorgio Fornoni

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rano quasi 10mila migranti, un’ondata umana che confidava nel numero per superare la grande barriera posta all’ingresso del Primo Mondo, il paradiso della ricchezza e del benessere che attrae come un miraggio i disperati di tutto il continente americano. Ma il numero non è bastato contro la mobilitazione militare, tecnologica e politica comandata da Trump, il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale. I desperados hanno tentato in tutti i modi di superare l’invalicabile barriera di muri, sensori, reticolati, sbarre che ha trasformato il confine tra Messico, California e Texas in un inferno di frustrazione e tragedia, nel simbolo di una divisione disumana tra ricchi e poveri, tra chi ha un passaporto e chi è destinato a vivere “indocumentado”, senza documenti, tra chi sogna una vita migliore e chi quella vita ce l’ha già e non intende spartirla con nessuno.

Allungare il Muro da 1.123 a 3.200 km: 6 miliardi di dollari il costo dell’opera Il Muro attuale misura 1.123 chilometri, ma per quanto imponente, ha ancora troppe falle e smagliature. Trump vuole portarlo a 3.200 chilometri, alzarlo fino a 10 metri,

scavando per altri 9 sotto terra, con un investimento di quasi 6 miliardi di dollari. L’intenzione è quella di arrestare le schiere di migranti da un oceano all’altro, da Tijuana, sulle rive del Pacifico a Ciudad Juarez e a Matamoros, sul Golfo del Messico. Un flusso che non si arresta, nonostante le barriere e che porta 500 mila persone a tentare la sorte ogni anno. A rischio della propria vita, perché le gang del narcotraffico, i passatori del deserto (i famigerati “coyotes”) e la corruzione estesa a tutti i livelli, hanno trasformato la striscia di terra nel deserto dell’Ovest e quella segnata dalle sponde del Rio Grande in un cimitero a cielo aperto. Il mio angelo custode da Tijuana in poi è stato Victor, un giornalista che sa tutto di quest’epopea della disperazione. Il governo degli Stati Uniti vaglia non più di 50 domande al giorno di entrata negli USA e le respinge quasi tutte. Chi non può fare una domanda ufficiale è costretto da subito a tornare indietro. L’alternativa è quella di restare da clandestini in Messico per racimolare un po’ di soldi, lavorando in nero, oppure tentare l’avventura, affrontando il rischio di affidarsi ai “coyotes”. A fine aprile i governi di Canada, Stati Uniti e Messico stavano concordando un investimento di 5 miliardi e mezzo di dollari per interventi di cooperazione e di aiuto allo sviluppo nei Paesi di origine. È la stessa cifra che Trump ha destinato al nuovo Muro che si ostina a voler costruire sulla frontiera meridionale. E non ci sono dubbi che sarebbero soldi meglio spesi.

La via dei migranti e quella dei “narcos”

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“Contro di me la Legge del Gelo” Padre Alejandro Solalinde: “Il Muro non funzionerà perché il traffico dei migranti è gestito dal crimine organizzato”

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Sono 20 mila i migranti che vengono rapiti ogni anno in Messico. Si calcola che la corruzione corrisponda in Messico al 10% del PIL nazionale.

l Muro non servirà a nulla - spiega Padre Alejandro Solalinde -, Il Muro è paura, espediente elettorale, un tranquillante per la paranoia nordamericana. La paura di perdere il nostro denaro, il nostro benessere, ci paralizza, rendendoci ancora più schiavi di questo sistema disumano. Ma il Muro non funzionerà, perché chi controlla l’entrata dei migranti non sono né il governo messicano né quello americano. È il crimine or-

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gestire i migranti in attesa, a Tijuana, ci sono per fortuna alcune organizzazioni di volontariato. Uno dei centri più importanti è gestito dai Salesiani. Un grande refettorio coperto, capace di offrire un pasto caldo a più di mille persone al giorno, è letteralmente assediato dalla folla. “Noi diamo da mangiare una volta al giorno - mi dice Padre Agustin Novoaleva abbiamo anche un presidio medico e una piccola farmacia per i casi più gravi. Il Muro

incute timore, ma non ci ferma e, quando possiamo, aiutiamo la gente a chiedere e ottenere il permesso di attraversarlo. In teoria è possibile, a condizione di dimostrare che conoscono qualcuno dall’altra parte e hanno una qualche prospettiva di lavoro”. Visito un altro campo, gestito dai volontari della Juventud 2000. Centinaia di tende multicolori, una accanto all’altra, affollano l’interno di un grande capannone, alla ricerca di

ganizzato, o per meglio dire autorizzato, in troppi casi. Il principale trafficante di esseri umani in Messico è l’Istituto Nazionale di Immigrazione. Si passa sottoterra, nel deserto, con i “coyotes”, o con gli scafisti, attraversando le acque del Rio Grande e del Rio Bravo. Ma oggi si passa anche con gli autobus autorizzati, oppure con documenti falsi, sotto gli occhi delle sentinelle. Trump dice che scenderanno per 9 metri. Quindi avremo tunnel

che attraverseranno il Muro a 10 o 12 metri sotto terra. La corruzione e i criminali sono capaci di tutto». Le denunce coraggiose di Solalinde gli hanno creato inimicizie anche in alcuni ambienti della Chiesa. Sente dalla sua Papa Francesco, ma non è un mistero che attorno a questo prete scomodo, in Messico ci sia un gelo preoccupante. «Io la chiamo la Legge del Gelo - afferma in tono ironico -: non mi fanno la guerra apertamente, ma non

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TRA DRAMMI E SPERANZE

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Tijuana. L’odissea della nuova disperazione ma anche della solidarietà

dal Messico agli USA È qualcosa che ha dell’incredibile in un mondo che sembra oggi guidato soltanto dall’interesse, una lezione di altruismo da non dimenticare. L’ultimo vagone passa sferragliando, di colpo si espande un silenzio irreale, mentre il treno si allontana nel buio con il suo carico di fantasmi senza nome. Giorgio Fornoni

una improbabile privacy. Qui donne e bambini sono bloccati per mesi, in attesa che i loro figli, padri o mariti, lontani per lavoro, possano tornare a farsi vivi per pagar loro un passaggio o semplicemente decidere di tornare a casa, in Honduras, Guatemala, Nicaragua, Salvador. La donna qui diventa vittima assoluta, esposta ad ogni sorta di violenza o prevaricazione. Questo è il terreno di caccia preferito dalle bande criminali che illudono le più giovani per avviarle alla prostituzione. Una volta invischiate nella rete, non riusciranno più ad uscirne, ricattate in mille modi, per continuare ad essere vittime di un sistema collaudato molto simile alla schiavitù.

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sono ancora riuscito a incontrare un Vescovo, tantomeno il Cardinale Sarayete, che ho cercato tante volte. Nessuno mi riceve, alcuni confratelli non mi parlano. Forse perché faccio osservazioni sulle tante cose che non vanno e su quelle che loro dovrebbero fare ma non fanno. Mi accusano di protagonismo, di essere troppo mediatico. Io faccio politica, è vero, molta politica. Quella che mi interessa, però, è la politica del bene comune».

Il prete con una taglia di un milione di dollari: più di 20 mila ogni anno rapiti da bande criminali A Città del Messico, ho incontrato Alejandro Solalinde, il prete di Oaxaca, diventato il simbolo dell’assistenza spirituale ai migranti e della lotta al giro criminale che li soffoca e li uccide. Gira con una scorta governativa di 4 uomini armati e sulla sua testa pesa una taglia di un milione di dollari, promessa dai clan del narcotraffico. Solalinde ha fondato una organizzazione per la difesa dei migranti, Hermanos en camino (Fratelli in marcia), denunciando violenze e soprusi, sparizioni e morti alle quali sono costantemente esposti. Sono oltre 20 mila i migranti che vengono rapiti ogni anno in Messico dalle bande criminali e che spariscono poi senza lasciare traccia. “Il narcotraffico è una rete infetta che si estende dal Messico agli Stati Uniti - mi sibila Padre Solalinde con i suoi modi diretti e senza esitazioni - e si intreccia con il traffico delle armi, controllato dai nordamericani. A parole si vuole combattere la droga, ma poi si crea un sistema di scambio tra coca e armi. È in questo modo che gli Stati Uniti hanno fatto la loro

politica negli ultimi decenni, destabilizzando tutto il Centro e Sudamerica soltanto per i propri interessi. Hanno esportato 200 guerre nel nostro continente. Non vogliono combattere la droga, ma solo controllarla, ne fanno un grande business. È questo che vogliono e mi meraviglia che là da voi non ve ne rendiate conto”. Due anni fa, Solalinde fu candidato al Nobel per la Pace. Lo perse, quasi certamente, dopo un incontro tenutosi a Bruxelles con i rappresentanti dell’Unione Europea, nel corso del quale si era espresso chiaramente sulle complicità dell’Europa con il governo del Messico e con gli Stati Uniti. Il nuovo Presidente del Messico è cambiato, Obrador ha preso il posto del corrotto Nieto e Solalinde si dice più fiducioso nella possibilità di un positivo cambio di rotta. Obrador è stato salutato come uomo del 2019. Sotto il governo precedente, Solalinde aveva apertamente denunciato l’intreccio tra mafia e politica che aveva addirittura portato al governo alcuni esponenti del narcotraffico. Era stata proprio questa posizione a spingerlo a polemizzare anche con l’Unione Europea, a suo dire troppo restia a condannare le violazioni dei diritti umani a danno dei migranti.

I 600 mila forzati della grande miseria Ma per capire cosa realmente provano, vivono, soffrono gli “indocumentados” che partono verso il sogno nordamericano, bisogna conoscere la Bestia. Chiamano così, in Messico, il treno merci che ogni giorno parte da Palenque, nel Chiapas, e che in sei giorni attraversa tutto il Paese diretto verso il valico di Tijuana.

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u quel treno, che viaggia lentamente al punto da poter salire e scendere in corsa, si affollano centinaia di persone, aggrappate alle scalette esterne, riempiendo gli spazi tra un vagone e l’altro, arrampicandosi sul tetto. Io ho intercettato la Bestia ad Amatlan de los Reyes, un paese di poche case non lontano da Vera Cruz, mentre attraversava di notte un tratto di foresta. Questo è il punto scelto dalle donne del presidio di “Las Patronas” per un gesto commovente di generosità. Cariche di bottiglie d’acqua, pane e generi di prima necessità, si sporgono sui binari per cercare di passarli ai migranti in corsa. È un atto gratuito e del tutto disinteressato, non privo di rischi per il passaggio del treno. C’è chi ha perso una gamba scivolando sulle rotaie, mi racconta Norma, la coordinatrice di un gruppo di 12 donne. Compie quella che considera la sua missione di vita da 24 anni, e solo per amore verso il prossimo. Le donne sono già sul posto quando giungo in vista dei binari. L’arrivo del treno è segnalato a distanza dal fischio della locomotiva e questo è il segnale atteso nel cuore della notte. Le donne corrono con i loro fagotti, la gente a bordo del treno si sporge pericolosamente, in un mulinare di braccia protese. Per lunghi minuti è un frenetico scambio di acqua, frutta, sacchetti di riso e fagioli, brevi frasi spezzate, ringraziamenti. Queste persone non si conoscono, non hanno nemmeno il tempo per vedersi in faccia, ma l’emozione di quel brevissimo incontro è intensa e coinvolgente. Assisto a quel momento conquistato dalla gratuità di quel gesto, che non chiede sponsor né ricompense. È povera gente che aiuta altra povera gente solo per mantenere viva la speranza, e senza chiedere nulla in cambio.

Parla Norma: “Ho capito che amare Dio è aiutare questa gente”

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ggi mi sento contenta e felice - mi confida Norma, con le braccia ormai libere dalle sue offerte -: prima ero come cieca, andavo in chiesa, pregavo Dio, ma non facevo ancora nulla di concreto. Poi ho conosciuto il treno dei migranti, la Bestia, e ho capito quale era il mio compito. Ho capito che amare Dio significa amare questa gente, cercare di aiutarla per quanto possibile. Loro mi dicono “che Dio la benedica, madre”, ma sono io che benedico loro, che li ringrazio perché mi fanno sentire importante, anche se le nostre

vite si incrociano solo per un istante brevissimo». Le statistiche dicono che quest’anno tra Messico e Stati Uniti si sposteranno 600 mila migranti. Una cifra imponente che continua a salire da un anno all’altro e in modo esponenziale, nonostante i proclami, le retate, i muri e le barriere. La situazione politica confusa nel Venezuela potrebbe segnare un nuovo balzo nel flusso migratorio verso il Nord. «I migranti non si fermeranno mai - conclude Norma -: non c’è muro capace di fermarli. Per capirlo, basta conoscere ciò che li spinge lontano dai loro Paesi d’origine, la disperazione e la rabbia che hanno dentro. Pagheranno ancora di più alle mafie, rischieranno ancora di più. Ma finché non cambierà la situazione a casa loro, tutto sarà ancora peggio di prima».

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CRONACHE ALLO

SPECCHIO

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Signori in carrozza, posti e investimenti Quando pensiamo alle FS è comune l’immediata identificazione con i ritardi (quelli cronici), i treni sporchi, l’aria condizionata non funzionante. È l’immagine che ne abbiamo. Eppure Ferrovie dello Stato Italiane è il primo gruppo in Italia per investimenti. Il mercato del lavoro

Made in Italy: nella fascia alta 230 mila i profili mancanti

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arliamo di chi ha la possibilità di studiare, ma le idee poco chiare sul che cosa fare dopo. Qualche dato ci aiuta a comprendere meglio la premessa: di qui al 2023 il 70% di figure professionali quali progettisti e meccatronici per il settore auto, tecnici della vinificazione e guide enogastronomiche per il food&beverage, pellettieri, tessitori, sarti e prototipisti per la moda, e ancora specialisti in ospitalità e ristorazione per il turismo non saranno disponibili. La previsione arriva dalla Fondazione Altagamma (raccoglie le migliori imprese di fascia alta del made in Italy), che parla di oltre 230 mila profili mancanti. Perché, visto che viviamo in un Paese che ha fame di lavoro? E che lascia a casa anche giovani brillanti e istruiti? Appunto, talenti coltivati spesso senza connessione con la realtà. Altri dati: se in Italia sono solo 10 mila gli iscritti a un Istituto Tecnico Professionale, in Germania sono 880 mila e in Francia 240 mila. Bisogna che le imprese si aprano alle scuole per mostrare il mestiere che sta dietro un abito o una bottiglia di vino, per esempio. Sono lavori interessanti, che offrono concrete possibilità d’impiego.

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artecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze dal 1992, la Capogruppo Ferrovie dello Stato Italiane SpA controlla più società operative in 4 settori: trasporto, infrastruttura, servizi immobiliari e altri servizi collegati. Qualche numero: ❱ 83 mila dipendenti; ❱ oltre 10 mila treni ogni giorno (circa 8 mila in Italia e oltre 2 mila all’estero); ❱ circa 750 milioni di passeggeri su ferro (600 in Italia, 150 all’estero); ❱ 300 milioni di passeggeri su gomma (ANAS è una delle società controllate); ❱ 50 milioni di tonnellate di merci all’anno.

Cronache allo specchio pagine a cura di

Arianna Castelletti

Le case di moda fanno marcia indietro

La strada non dà una seconda possibilità

La pelliccia è passata di moda. In realtà, più che una moda, era un classico, un capo che immediatamente rivelava uno status sociale. Le generazioni più giovani hanno una diversa sensibilità, e le sollecitazioni si sono fatte sentire. Così anche Prada dice basta alle pellicce animali, seguendo le orme di altre importanti case del lusso, che da qualche tempo hanno deciso di sposare le istanze etiche, avanzate da attivisti e soprattutto consumatori. Una decisione indolore; i progressi tecnologici, infatti, hanno facilitato il passaggio al fur-free, con alternative che rendono superfluo l’uso di pratiche crudeli nei confronti degli animali.

A giugno José Antonio Reyes, calciatore spagnolo 35enne, muore in un incidente stradale. Una morte, come tutte, tragica. Diversamente da altre, però, ci può insegnare qualcosa: non si viaggia a 237 chilometri orari nemmeno su un’autostrada. Per provare l’ebbrezza della velocità ci sono le piste, i caschi, le tute ignifughe; che al volante si è responsabili anche dei passeggeri: dei due cugini a bordo dell’auto di Reyes uno è morto, l’altro è gravemente ustionato. Soprattutto c’insegna il senso del limite, che gli sportivi più di tutti dovrebbero conoscere. Quando si decide di superarlo, bisogna aver calcolato i rischi.

Pelo di animale al bando

IL MESE EXPRESS

La curiosità

L’incoscienza uccide

❱ Il network ferroviario è di oltre 16.700 km di rete, di cui circa 700 km dedicati all’alta velocità. Non a caso alla presentazione del piano industriale 2019-23 erano presenti il Presidente del Consiglio Conte, e i Ministri Tria e Toninelli. ❱ Sono previsti investimenti per 58 miliardi di euro, di cui 42 nelle infrastrutture (ferrovie e strade); ❱ incremento dei ricavi dagli attuali 12 a 17 miliardi di euro l’anno; ❱ 15 mila assunzioni dirette; ❱ 120 mila l’anno nell’indotto, grazie anche all’apertura nel 2019-2020 di 1.600 cantie-

Svolte

Due cuori e un rifugio

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artina e Andrea, due 30enni bolzanini decidono di mettere in un cassetto le loro lauree, rispettivamente in lettere moderne e scienze della comunicazione; decidono anche di rinunciare al lavoro fisso che già avevano trovato per prendere in gestione un rifugio estivo: Il CAI gli ha affidato il Rifugio Oltradige al Roen, a cavallo tra Trentino e Alto Adige (nella foto, dal sito del rifugio). Saper riconoscere di essere sulla strada sbagliata e avere il coraggio d’intraprenderne una nuova, questo l’insegnamento per i loro coetanei. Una storia d’entusiasmo, amore (tra i due) e un pizzico d’incoscienza, ma anche d’istinto e determinazione. Tutti ingredienti indispensabili per costruirsi una vita soddisfacente.

Sino a fine ottobre saranno esposte sull’isola greca di Delo (al centro delle Cicladi) 29 sculture antropomorfe, dell’artista britannico Antony Gormley. “Popoleranno” templi e case di cui ri-

mangono solo i resti: un esperimento di giustapposizione di arte classica e contemporanea sull’isola sacra abitata solo da custodi, ma visitata ogni anno da 165 mila turisti provenienti dalle

Il numero

È la percentuale di copertura del tema criminalità nei programmi della TV italiana, contro il 17% di quella francese, nel 26% di quella britannica e 18% di quella tedesca. Eppure

da 10 anni, e con diversi governi, siamo diventati uno dei Paesi più sicuri dell’UE. Omicidi volontari: 611 denunciati nel 2008, 368 nel 2017. Rapine: 45.857 denunciate nel 2008,

La parola

I supermercati hanno già cominciato ad adeguarsi alla norma UE che vieta la vendita di bicchieri, piatti e posate monouso a partire dal 2021. Presto le troveremo in bioplastica, prodotta con

materiale organico (mais, frumento, barbabietola e altri cereali) e senza utilizzare derivati del petrolio. Del tutto simile alla plastica sintetica tradizionale per leggerezza e resistenza, è biodegradabile al

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Bioplastica

ri per 4 miliardi di euro. In questo turbinare di numeri, certamente incoraggianti, i passeggeri e, prima di tutto, i clienti pendolari saranno al centro dell’attenzione. L’obiettivo è di raggiungere parametri sempre più alti di sicurezza, qualità ed efficienza del trasporto ferroviario regionale e locale, attraverso mobilità integrata e digitalizzazione. Un occhio di riguardo anche alla sostenibilità: nuovi treni più confortevoli e tecnologicamente evoluti, stazioni moderne sempre più integrate con il tessuto metropolitano, integrazione ferro/gomma. Vedremo quanto si realizza.

vicine isole. Le statue sono in ferro, uno degli elementi naturali che costituiscono la massa del nostro pianeta, ma anche base della rivoluzione industriale, con i danni che al pianeta ha creato. 30.564 nel 2017, un calo del 33,3%. Ad incidere di più sulla sfera personale sono i furti in casa, perché diffondono insicurezza, anche questi comunque calati dell’8,5%. Dati, non percezioni. 100%. Una buona notizia per l’ambiente e anche per l’industria del settore, che ha raggiunto nel 2018 un fatturato di 685 milioni di euro (rapporto annuale di Assobioplastiche).


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CRONACHE ALLO

Crescita economica

La Neo Zelanda sperimenta Il Presidente USA stringe la finanziaria del benessere la mano a Sua Maestà L’economia neozelandese crescerà del 2,5% nel 2019 e del 2,9% nel 2020 (dati FMI), crescita di cui non tutti i cittadini beneficeranno: ansia, depressione, dipendenze colpiscono - secondo il governo - circa 325 mila cittadini: “Un tema che sento molto - ha detto la premier Jacinda Ardern - perché quasi tutti noi abbiamo amici o familiari che ne sono affetti. Sapere che da oggi un cittadino può andare dal medico di base e trovarci supporto psicologico è un primo passo”. Per la salute mentale è stato stanziato oltre un miliardo di euro in 5 anni. Altri 320 milioni per combattere la violenza domestica: la polizia riferisce di una denuncia ogni 4 minuti. E 580 milioni di euro vanno alla lotta contro la povertà infantile. Una manovra, ribattezzata “finanziaria del benessere”, che si serve di parametri dello standard di vita: dalla qualità dell’acqua alla solitudine dei cittadini, all’accesso alle case, indicatori che dovranno orientare le politiche di ciascun ministero. Se siano misure di facciata (come sostiene l’opposizione) o di sostanza lo vedremo nei prossimi anni. Sulla filosofia non si può che concordare.

Trump in visita di Stato nel Regno Unito, già dall’aereo “spara” un tweet acido al sindaco di Londra, dandogli del povero perdente senza speranza. Forse non gli piace il nome: Sadiq Khan. Accolto dal palazzo con tutti gli onori, la città multietnica per eccellenza manifesta il suo disappunto per una visita sgradita.

SPECCHIO

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Dati: il nuovo oro nero

Microsoft, intelligenza artificiale e fattore etico Nei prossimi anni, e partendo da subito, l’Italia è chiamata a farsi un bel “bagno di tecnologia”. Un concetto che Satya Nadella, AD di Microsoft, chiama tech intensity: “l’informatica è sempre più connessa a tutto quello che facciamo, a ogni aspetto della nostra vita quotidiana”. Così Nadella parla alla Bocconi, presentando il progetto Ambizione Italia, una rete di partner creata da Microsoft mesi fa per formare entro il 2020 mezzo milione tra studenti e professionisti sulle nuove competenze. Secondo i dati Microsoft, un impiego diffuso dell’intelligenza artificiale in Italia può avere forte impatto sulla produttività, nostro tallone d’Achille, con un +12%. Eppure solo il 15% delle aziende sta iniziando a lavorare con l’AI contro il 32% della media europea. Nadella parla anche di approccio etico al business: “la tecnologia deve poter sostenere una crescita economica equa, in cui nessuno viene lasciato indietro”. Ecco, è proprio questo il problema: nessuna competenza digitale e nessuna crescita economica ci faranno vivere meglio finché non ci occuperemo seriamente di etica, il tallone d’Achille del mondo.

Restituita l’infanzia a 280 milioni di bimbi Bisognerebbe spiegare ai nostri figli, mostrare agli studenti le immagini e i numeri della devastazione e della sofferenza dei loro coetanei. Sarebbe traumatizzante? Certamente, forse però un trauma è quello che ci vuole per scuoterli un po’ dal mondo super protetto che noi gli abbiamo costruito intorno, un mondo in cui nemmeno li si porta più ai funerali, così non vedono la morte, troppo triste.

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ccoli questi numeri, arrivano tutti da Save The Children: l’infanzia è ancora un diritto negato per 690 milioni di minori, quasi uno su tre. La “geografia” disegnata dall’ONG: è la Repubblica Centrafricana il Paese più a rischio per i minori, a seguire Niger, Ciad e altri 10 Stati

africani; Singapore quello più a misura di bambino (l’Italia sta bene, è all’ottavo posto). Ogni giorno, nel mondo, 5 mila bambini perdono la vita prima di compiere i 5 anni di età. Tra le cause principali la polmonite, che solo nel 2017 ha provocato la morte di oltre 800 mila bambini… basterebbero gli antibiotici, quelli di cui noi abusiamo. Circa 1 bambino su 4 sotto i 5 anni, inoltre, 152 milioni di bambini, non mangiano sufficientemente. E l’istruzione? Uno su 6, al mondo, è tagliato fuori da

Ci sono anche segnali positivi. Rispetto a 20 anni fa, sono 280 milioni i bambini per i quali si è aperto un altro futuro.

scuola primaria e secondaria, parliamo di 262 milioni di bambini. Numeri che si alzano nei Paesi più poveri, dove non va a scuola 1 bambino su 3, e tra i minori rifugiati (1 su 2 non studia). Poi c’è la piaga del lavoro minorile: 152 milioni, 1 su 10 al mondo (di cui circa il 50% in Africa) i minori costretti a svolgere lavori pesanti e pericolosi che ne pregiudicano salute e sicurezza. Si potrebbe continuare con i bambini che fuggono dalle guerre, e da quelli reclutati in qualità di soldati, messaggeri, spie: l’Unicef stima che siano 250 mila, molto difficili da recuperare successivamente a un vita normale. Far vedere la realtà non traumatizza i nostri bambini, li rende solo più sensibili ai problemi degli altri, più consapevoli e rispettosi delle loro fortune.

Sui social diventa pericoloso

Piano anti-incendi contro il traffico di rifiuti

Il pettegolezzo è democratico: tutti ne fanno e tutti ne sono colpiti, per i motivi più disparati. Così decretano gli psicologi, che per un po’ di giorni hanno registrato le conversazioni di 467 volontari fra i 18 e 58 anni. Tra giudizi benevoli e malevoli, prevalgono questi ultimi, che ci servono per sentirci migliori degli altri, quegli assenti di cui parliamo, o meglio, spettegoliamo. Un vizio molto umano e innocuo. Tiriamo il freno prima di farlo diventare cattiveria.

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa riporta davanti alla Commissione Ecomafie che, da giugno 2018 a oggi, ci sono stati 262 incendi. Di questi, 165 in aree per il deposito dei rifiuti, in impianti dedicati e di lavorazione: un traffico remunerativo per le mafie. La prevenzione anti-roghi prevede il coordinamento dei prefetti e il rafforzamento dei controlli sul territorio, grazie anche all’uso di satelliti e droni per la vigilanza, e la condivisione delle informazioni.

Gossip, fiume in piena. Ci vuole moderazione

Ritorna l’allarme roghi


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GIORNI&FATTI

/ AGOSTO 2019

Vittima di uno stupro subito da bambina, ha scelto di lasciarsi morire

Noa, sconfitta a 17 anni dal mal di vivere Testi di Giuseppe Zois

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ecidere di lasciarsi morire a 17 anni dopo aggressioni sessuali subite nell’infanzia: la scelta della ragazzina olandese Noa Pothoven ha scosso e fatto riflettere tutti, sollevando una serie di angosciosi interrogativi. Molte le domande che ci interpellano, davanti a una ragazza che vede spegnersi ogni sogno e abdica alla vita. Il personale sanitario che a vario titolo e in diverse fasi della giovane esistenza di Noa si è occupato di lei, ha fatto tutto il possibile per curarla e rimotivarla a vivere? Come può una società assistere rassegnata e fatalistica a una sconfitta così grave? Uno stupro è intollerabile e ripugnante, ancor più se ciò accade a 11 anni come con Noa, e si devono mettere in atto tutte le difese preventive per impedirlo, la ferita a volte Domanda d’obbligo con Anna Oliverio Ferraris, specialista e attenta esploratrice delle molte facce del disagio esistenziale dei giovani di ieri e del presente: fino a quando si è adolescenti oggi? Per molti la stagione si è prolungata, per qualcuno fino a 25 e anche 30 anni. Continuano a rimanere sotto l’ombrello protettivo dei genitori. Anche il fatto di non trovare un lavoro… Ormai si formano famiglie molto tardi: per que-

resta aperta per tutta la vita, ma si dovrebbe accompagnare chi ne è vittima a ricostruirsi un futuro, a ricucire la delicata tela della fiducia. Quali sono stati i pensieri e i sentimenti di una psicoterapeuta, docente di Psicologia dell’età evolutiva e dello sviluppo, come Anna Oliverio Ferraris di fronte alla tragica fine di Noa? Intanto una profonda pena per la grande sofferenza che la ragazza deve aver vissuto a seguito della violenza subita, forse a 11 anni. Questa è un’età in cui ci si affaccia alla vita, è la stagione dei sentimenti delicati, delle attese. Non si sa ancora bene che cos’è la vita e uno choc può togliere la voglia di crescere, di affrontare il futuro con questo peso addosso. Si può e si deve comprendere tutta la sofferenza che ha avvolto Noa. Le persone sono diverse fra loro, c’è chi può trovare l’uscita dal tunnel,

sostenuta dal proprio ambiente, chi invece ne resta sopraffatto. L’adolescenza è un’età estremamente fragile, contraddittoria e travagliata: quando ci si sente disperati, si è disposti a tutto. Gianluca Nicoletti, che ha un figlio autistico, ha scritto senza giri di parole che l’angoscia non è un male

terminale. Condivide? Purtroppo ci possono essere situazioni che sfuggono di mano. La ragazza aveva chiesto l’eutanasia due anni fa e la clinica s’era opposta. L’angoscia può diventare un male terminale, dipende dall’intensità. Lo stupro è una ferita dell’anima. Vanno sempre considerate le circostanze e le modalità, tutti aspetti importanti. Noa in fotografia appare una bella ragazza: è stata dilaniata dalla sfiducia. Uno stupro distrugge, fa sentire la vittima un oggetto di piacere sotto violenza. Queste violenze poi vengono rivissute nel tempo con tutte le sensazioni negative subite e qualcuna non riesce a liberarsene. È una memoria distruttiva. In Olanda l’eutanasia è legale anche per gli

Una donna vittima di stupro come può recuperare fiducia nella vita e negli uomini? Sono lacerazioni devastanti, che possono ripercuotersi anche sulle generazioni future. Una donna che subisce questo tipo di violenza può avere conseguenze nei rapporti con il marito, con i propri figli, si può trasmettere di madre in figlia, con paure invasive. Quando uno vive il peggio, è difficile scuoterselo di dosso: torna nella memoria. In passato si faceva l’elettrochoc nel tentativo di cancellare ricordi di esperienze intollerabili. In presenza di taluni casi, soprattutto contro i pedofili, c’è chi vuole la castrazione chimica. Il suo parere… Laddove è messa in atto, come in alcuni Paesi nordici, c’è una diminuzione della recidività. La castrazione chimica peraltro può essere temporanea: è legata ad un farmaco che, assunto, attenua gli istinti che spesso arrivano all’ossessione. Io non sono contraria. Stupratori e pedomaniaci sono come serial killer, che non riescono a controllarsi, ossessionati da una mentalità predatoria.

Figli in casa troppo a lungo non diventano adulti completi sto, tra l’altro, abbiamo il 46% di figli unici in Italia, perché quando una coppia decide di avere un figlio, è chiaro che la fertilità è molto diminuita. Non è il solo fattore, ma indubbiamente ha un notevole peso. Se uno resta in casa… continua a rimanere figlio e non

diventa un adulto completo. Purtroppo non viene messa in atto nessuna politica per i giovani, che anche a scuola potrebbero e dovrebbero essere più coinvolti, e invece si continua con una scuola troppo teorica, con pochi risvolti pratici operativi…

Oggi disponiamo di tecnologie velocissime che frammentano la realtà e spesso ci chiediamo fin dove ci possono portare, a quali conseguenze, visto che siamo in un campo di sabbie mobili… I nativi digitali passano da una

Un libro per dare voce a 8 storie vissute e sofferte

“T

adolescenti. Mi domando se non sia eccessiva questa libertà, forse bisognerebbe almeno raggiungere la maggiore età.

utti per uno” è il titolo di un libro che può essere utile ai molti che si confrontano con le difficoltà dell’educare, in questo tempo frastornante: fa bene ai genitori, innanzi tutto, ma anche ai docenti e a tutti coloro che si interfacciano con i ragazzi. L’autrice, Anna Oliverio Ferraris, che è sempre molto originale nei suoi libri - nei quali non si accontenta di assemblare, come fanno molti, articoli scritti e usciti su riviste - ha creato un percorso romanzato, dove però i protagonisti hanno storie vere del loro

vissuto, spesso drammi e problemi gravi e laceranti. A fare da “io narrante” è Fabrizia, una diciassettenne figlia unica che di punto in bianco si ritrova “orfana” di entrambi i genitori. Apprende la notizia, quando lei - figlia unica - è portata in pizzeria e informata che papà e mamma si lasciano. Lui per un’altra storia, che inizia quasi subito; lei per un’altra a sua volta, ma un po’ più in là. E Fabrizia nella terra di nessuno, come succede spesso quando ci sono divorzi. Subentrano lo smarrimento, le fragilità si fanno sentire, le seduzioni sono parecchie e i rischi non si contano. I genitori decidono ad un certo punto di collocarla in una psicoterapia di gruppo. E qui affiorano i pesi interiori, gli ostacoli che possono apparire insormontabili e che visti assieme, con altri 7 adolescenti, sembrano

meno foschi. Il libro ha la scorrevolezza di un romanzo costruito su esperienze vissute, fatiche, travagli, asprezze del crescere, capacità di ascolto e di guida dell’autrice che all’arte dello scrivere sa accostare la sostanza del suo ricco bagaglio professionale, come psicoterapeuta. Anna Oliverio Ferraris si è fatta carico della responsabilità delicata ma doverosa di capire i ragazzi di cui si è dovuta occupare per aiutarli nel tentativo parallelo di proteggerli nella tormentata “età di passaggio”. La sua esortazione, efficace e concreta: “Non mettiamoli subito di fronte alla tempesta quotidiana di negatività e di violenza che ci cade addosso da ogni parte”. Il libro Tutti per uno è pubblicato da Salani, la Casa editrice di Harry Potter. E non è casuale.

cosa all’altra senza approfondire, senza fare riflessioni. Vivono di smartphone, dove trovano mille input slegati, che lì per lì danno una sorta di gratificazione… Si guarda questo, quello, arriva un messaggio, si scambiano fotografie, le cose sono solo sfiorate, manca però un filo conduttore: anche questo stile di vita non aiuta. Non sanno più scrivere in italiano, incappano in una serie di errori, perché non hanno fatto gli esercizi che avrebbero dovuto fare”. Anche la pubblicità è martellante e convince che si può avere tutto e subito… E questo non prepara poi alla vita, che è diversa e non può essere di sola virtualità. I figli dovrebbero partecipare maggiormente a iniziative pubbliche nella loro città, per crescere in responsabilità.


GIORNI&FATTI

/ AGOSTO 2019 LA ROSA DEI VENTI

con

A Roma, col naso all’insù

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l treno finisce la sua corsa, sono a Roma. C’è il sole e c’è il vento, abbastanza tipico di questa città. Per un momento guardo verso il basso, verso il selciato dissestato, la spazzatura, le buche su cui sobbalzano i vecchi autobus ancora in circolazione. Roma, si sa, è la città più al centro della narrazione mediatica corrente, per le “brutture” e il degrado. E noi, suggestionati da una realtà che ci viene proposta spesso nei suoi aspetti peggiori, ci siamo abituati a vedere subito il brutto che ci circonda, ignorando quasi la bellezza che, invece, nettamente prevale. Ma ora, mentre m’incammino per le strade di Roma, non voglio perdere l’occasione di guardare all’insù. Il cielo è intensamente azzurro, la luce sfolgora riflettendosi sul

L’uomo ha bisogno della bellezza, e Roma, con la sua natura e arte, sembra proprio corrispondere generosamente a questo bisogno di armonia, riconoscibile tra i fasti del passato e, persino, fra le trascuratezze del presente. Non sembri questa mia osservazione un atteggiamento da “struzzo” che, come si dice con un luogo comune, mette la testa sotto la sabbia e non vede il male intorno a sé, ma piuttosto un invito a tenere lo sguardo alto.

bianco delle chiese barocche, delle perfette geometrie vaticane e del “cupolone” di San Pietro, delle fontane (nella foto quella di Trevi) e dei ponti sul fiume Tevere; la luce impregna il rosso delle antiche

Papa Francesco in Romania: la persona viene prima delle sue azioni

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a fatto riferimento al mezzo secolo di dittatura, senza mai citare, durante la Divina Liturgia nel Campo della Libertà, il termine “comunismo”. Ha beatificato sette Vescovi che furono oppressi dal “regime dittatoriale ateo”, un richiamo fortissimo a quanto è accaduto quando la fede non si poteva professare pubblicamente. Poi ha parlato dell’oggi, di come siamo ancora immersi in nuove ideologie che cercano di imporsi in maniera sottile e di sradicare la gente dalla proprie tradizioni, culturali e religiose. Si tratta di

Marianna Colavolpe

La bellezza ci salverà

Il primato dell’uomo Papa Francesco non le manda mai a dire. È accaduto anche nel recente viaggio in Romania, dal 31 maggio al 2 giugno. A 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino, il Pontefice è andato in un Paese dell’ex blocco sovietico.

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nuove “colonizzazioni ideologiche - citate negli anni in più occasioni da Francesco - che disprezzano il valore della persona, della vita, del matrimonio e della famiglia, con proposte alienanti, ugualmente atee come nel passato”. Due parole sono state la consegna lasciata dai Vescovi martiri saliti sugli altari, testimoni autentici della fede: libertà e misericordia. “Tocca a noi lottare adesso, come è toccato a loro in quei tempi. Possiate essere testimoni - ha ricordato Francesco - di libertà e misericordia, facendo prevalere la fraternità e il dialogo sulle divisioni, incrementando la fraternità del sangue, che trova la sua origine nel periodo di sofferenza nel quale i cristiani, divisi nel corso della storia, si sono scoperti più vicini e solidali”. Il Papa ha anche parlato di come “il maligno divide, disperde, separa e crea discordia, semina diffidenza”. Invece noi tutti

apparteniamo - la tesi del Papa - “gli uni agli altri e la felicità personale passa dal rendere felici gli altri”, ha sottolineato nel santuario mariano di Sumuleu-Ciuc (nella foto). Per il domani, che comincia adesso, come fece notare alle centinaia di migliaia di giovani alla GMG di Panama nel gennaio scorso, “dobbiamo trovare la forza di lasciarci alle spalle il passato e di abbracciare insieme il presente”. Nella Chiesa di Cristo c’è posto per tutti, ha detto ancora Francesco nel saluto alla comunità rom di Blaj. “Quando qualcuno viene lasciato indietro la famiglia umana non cammina. Non siamo fino in fondo cristiani, e nemmeno umani, se non sappiamo vedere la persona prima delle sue azioni, prima dei nostri giudizi e pregiudizi”. Sul volo di ritorno verso Roma, durante la consueta conferenza stampa in aereo, Papa Francesco non si è sottratto alle domande dei giornalisti che gli hanno chiesto anche della politica italiana. “Mi confesso ignorante, io non capisco la politica italiana, è vero devo studiarla…”. Parlando di corruzione ha proseguito: “Dobbiamo aiutare i politici a essere onesti, a non fare campagna con maniere disoneste, la calunnia, la diffamazione, gli scandali, e tante volte seminare odio e paura”. Poi ha concluso: “Un politico non deve mai seminare odio e paura, soltanto speranza: giusta, esigente, ma speranza, perché deve condurre il Paese in avanti”.

Francesco Zanotti

mura e delle pietre nobili dei Fori Imperiali, vestigia di un passato grandioso, ed esalta il verde dei parchi, degli orti e dei giardini. Non si deve perdere il piacere di volgersi al bello; un piacere

puro, privo di qualsiasi calcolo, in quanto ciò che si ammira ci appartiene nei sentimenti, ma non come una proprietà venale. Non so se la bellezza, come scriveva Dostoevskij, potrà salvare il mondo, ma so che ci ricompensa per tutto quello che quotidianamente ci avvilisce, e ci offre qualcosa che aiuta ad innalzare il nostro spirito, salvandoci dalla mediocrità. La bellezza, dialogando silenziosamente con il cuore, ci conquista perché si accorda con la nostra ricerca di ordine e di finezza interiore. E questa Roma, nonostante sia offesa dall’incuria, si propone nel suo incanto immutabile, ricordandoci che la “dimensione del bello” è necessaria alla pienezza della vita. Averne coscienza è un compito per tutti.

Zeffirelli, un geniale nell’arte che esaltò

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ra geniale e com’è nel destino delle grandi personalità, per lui non c’erano mezze misure: era amato, stimato, benvoluto oppure detestato, criticato, odiato. Franco Zeffirelli, anticonformista a oltranza, se n’è andato a 96 anni, carico di meriti nel campo dove ha brillato il suo multiforme estro - cinema, teatro, TV, opera lirica - che gli ha procurato riconoscimenti internazionali. È stato allievo di Luchino Visconti, altro big del set cinematografico, che si collocava però - almeno nelle dichiarazioni ufficiali e nelle interviste - a sinistra. Zeffirelli era sulla sponda opposta ed ha ripetuto a oltranza che Visconti nella vita e nei comportamenti era tutto tranne che comunista. Adesso avranno modo di chiarirsi là, nell’altra vita. Di qua, sulle sponde del Tevere, Franco s’era candidato con Forza Italia ed era stato eletto senatore nel 1994. Il “gran fiorentino” ha avuto come sua unità di misura e di valutazione la grandiosità. Certi allestimenti rimarranno memorabili, il suo trono dell’Aida alla Scala fece epoca. Possedeva

innegabile carisma, fascino, per alcuni era addirittura irresistibilmente attraente. Un grosso rammarico: quello di non aver mai ottenuto l’Oscar; come per un campionissimo del calcio (lui era ferocemente viola e anti-juventino) non vincere il Pallone d’oro. Ottenne però ben 14 nomination. Dopo aver debuttato come attore nel 1947, a 24 anni, nel film L’onorevole Angelina, di Luigi Zampa, aveva esordito come regista cinematografico con Camping nel 1958. Tra le sue opere da antologia: Romeo e Giulietta (1968), Fratello Sole, Sorella Luna (1972) sulla vita di Francesco e Chiara d’Assisi, Gesù di Nazareth (1977 - nella foto) che colpì per la grande umanità di Cristo, Amleto con Mel Gibson (1990). Lascia un’eredità che gli fa onore: la Fondazione per le Arti e lo Spettacolo che porta il suo nome, con sede nell’ex-Tribunale dietro il Palazzo Vecchio di Firenze, con i capolavori della sua lunga carriera. E la città gigliata, dopo Roma, gli ha reso l’ultimo G.Z. doveroso saluto.


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GIORNI&FATTI

Modello di signorilità e di vicinanza al suo staff

Gattuso, lezione di stile nell’addio al suo Milan

i è trattato di una rescissione consensuale, avviene con due anni di anticipo e ci sono 11 milioni di euro sospesi. Gattuso rinuncia, a patto che la società assicuri lo stipendio agli uomini del suo staff.

cominciano ad essere leggermente spensierati: possono scendere in strada a giocare al pallone e non seguire obbligatoriamente i genitori a lavorare nei campi o ad aiutare a tirare le reti dei pescatori. Gennaro scende presto e mostra abilità e grinta. Per questo gli amici gli appioppano il nomignolo Ringhio. Ma sa anche sorridere, fare ironia, giocare con le parole. Il meglio di sé lo dà dietro al pallone e non certo davanti al microfono. Ai tempi di Gattuso ragazzino, guardare dal bordo strada due squadrette di ragazzi che rincorrono un pallone è spettacolo di rara

Una notizia sensazionale? Non proprio. Il nostro mondo conosce gesti simili che s’incaricano di offrire boccate di salutare ottimismo. Forse per capire meglio il personaggio e questa vicenda conviene andare indietro nel passato di Gennaro Ivan Gattuso. È nato a Corigliano Calabro, provincia di Cosenza, nel 1978. Siamo negli anni in cui i ragazzi

bellezza. Non c’è scenografia, non ci sono neanche porte issate a norma, il centrocampo è orientativo come i bordi e l’area di rigore. Tutto è un po’ selvaggio e allo stato puro. Si gioca per gioco. Non ci sono padri che tifano e invadono. La lealtà è controllata da chi gioca e da chi tifa. E poi, niente soldi, niente gare, ma tutto per amore e solo

Gattuso ha lasciato il Milan, non sarà più l’allenatore dei rossoneri. Mentre gli amici del bar conducono le loro accuratissime analisi su pregi, difetti, carriera, futuro suo e della squadra del cuore, ameremmo fare attenzione su un dettaglio di questo abbandono.

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per amore di quel pallone che attrae come una calamita. Ringhio fa il primo provino a 12 anni. Poi verrà il tempo costellato da successi e da scalate, in Italia e all’estero, campionati e coppe, squadre blasonate e competizioni europee e mondiali. Il tutto indorato di milioni che scivolano veloci in banca. Che cosa non dimenticherà mai Gennaro Ivan Gattuso e perché ne ha dato prova nell’ultima vicenda dell’addio al Milan? Due cose: quel Ringhio dei suoi amici e la passione per il calcio di suo padre. Gli amici di Gattuso sono rimasti gli attuali giovani del suo paese natale. Chi non sa calciare come lui è destinato a rimanere inoccupato e squattrinato. A Corigliano Calabro, Gattuso ha procurato lavoro e costruito un impianto sportivo. Suo padre amava il pallone, ma il pallone non gli hai mai dato un soldo. Al figlio il pallone ha dato divertimento e denaro. Con un valore frammezzo che non ha mai smarrito: la gratuità. Nel licenziarsi dal Milan ha dichiarato: “La mia storia col Milan non potrà mai essere una questione di soldi”. Gattuso è un meridionale, viene da una terra generosa. E la terra gli sarà rimasta dentro l’animo come la passione per il calcio. Terra e gioco non hanno prezzo. Se gli dai un prezzo, vai fuori gioco. Per questo motivo Gattuso resta in campo.

P ROTAGONISTI IN CAMPO E NON SOLO

Luigi “Gigi” Riva Q

uando si tratta di menzionare giocatori esempio di correttezza, classe e coerenza, non si può dimenticare Luigi “Gigi” Riva, attaccante del Cagliari e della Nazionale negli Anni Sessanta e Settanta. Lombardo di Leggiuno, Riva cresce nelle giovanili del Laveno Mombello, per poi passare al Legnano (in Serie C) nell’estate del 1962: dopo una sola stagione arriva la chiamata da Cagliari, in Serie B: conquista subito la promozione in A. Possiede attaccamento alla maglia, alla Sardegna e alla gente sarda, nonché abnegazione, spirito di sacrificio, correttezza, classe, fiuto del goal e potenza (quest’ultima gli varrà il soprannome, coniato dal grande giornalista Gianni Brera, di Rombo di tuono). Lo vuole la Juventus, ma

Giggirriva (come lo chiamano i sardi) non lascia i tifosi che lo hanno accolto con tanto affetto: il loro rispetto vale il suo rispetto, quello di un lombardo “trapiantato” nell’isola per scoprirsi più sardo dei sardi. Lo storico scudetto conquistato col Cagliari nel 1969-70 è il suggello della reciproca stima tra l’attaccante e la Sardegna. Nel contempo, Riva è uno degli “alfieri” della Nazionale vittoriosa nell’Europeo casalingo del 1968 (segnando una delle reti azzurre nella finale vinta con la Jugoslavia per 2-0) e finalista nel Mondiale messicano del 1970 (nel quale è autore di una realizzazione nella storica semifinale Italia-Germania Ovest 4-3). Finiti gli “anni d’oro” del sodalizio cagliaritano, resta nella compagine che

Pietro De Luca

lo ha portato al vertice, non abbandonando la nave che sta affondando (e che nel 1975-76 retrocede), dimostrando grande onestà. Appende le scarpe al chiodo nell’estate del 1977, dopo essere stato nella rosa del Cagliari nel campionato di Serie B 1976-77, senza tuttavia mai scendere in campo a causa di un infortunio. A dimostrazione dell’inscindibile sodalizio con la Sardegna (della quale è una delle “icone”), chiusa la carriera da calciatore, resta a vivere a Cagliari: dal 1990 al 2013 è, inoltre, nei quadri dirigenziali della Nazionale, prima come accompagnatore, quindi come team manager. Il Cagliari lo ha inserito nella propria Hall of fame, ritirando (in suo onore) la maglia numero 11. Gigi Riva è l’esempio vivente di quanto certi valori morali possano contare molto più di qualche trofeo o di qualche medaglia.

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/ AGOSTO 2019

Le reghiere degli

Animali

di Francesco Zambotti

I ragni, questi piccoli architetti Caro Signore, ti ringrazio per la capacità artistica che ci hai donato. Noi costruiamo le nostre case come veri architetti; il vento è il nostro taxi e spesso con lui ci divertiamo, facciamo l’altalena, ascoltiamo il suono che egli produce sbattendo contro gli alberi. Vorremmo un po’ più di attenzione da chi è superficiale e vive egoisticamente… in fondo, noi non facciamo altro che catturare qualche moscerino e qualche mosca come nostro cibo quotidiano. A proposito… una volta le mosche erano più buone, ora sono diventate più acide; la stessa cosa l’ho sentita dire dalla rondine. Boh! Il mondo è cambiato… ma perché in peggio? Fa’, o Signore, che coloro che osservano la nostra ragnatela diano lode a Te per l’arte e la perfezione che noi realizziamo. di

Giuseppe Livraghi

Nato: a Leggiuno (Varese) il 7 novembre 1944. Ruolo: attaccante. Titoli: 1 scudetto (Cagliari 1969-70), 1 Campionato europeo (Nazionale italiana, 1968), 3 volte miglior marcatore della Serie A (1966-67, 196869 e 1969-70), 3 volte miglior marcatore della Coppa Italia (1964-65, 196869 e 1972-73). Miglior marcatore assoluto della Nazionale italiana e del Cagliari.


UOMINI&STORIE

/ AGOSTO 2019 Angelo Coppi nasce il 15 Muscoli, F austo settembre 1919 a Castellania, provincia di Alessandria, in una intelligenza infamiglia di umili condizioni. Introverso e schivo, ma sempre gentile ed e vittorie educato, gli tocca piegare la schiena per sbarcare il lunario. Trova lavoro come garzone in una salumeria.

La sua prima corsa in bici è nel luglio 1937. Nell’aria già corrono cupi bagliori di guerra. Militare a Tortona, promosso caporale, è fatto prigioniero dagli inglesi in Africa, a Capo Bon. Il 17 maggio 1943 viene internato a Medjez el-Bab in Tunisia e poi trasferito al campo di concen-

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tramento di Blida, vicino ad Algeri. Fortunatamente esce incolume da quell’esperienza e ritrovati i suoi cari e la sua bicicletta, inizia a scrivere il suo vittorioso, strepitoso romanzo di intelligenza e muscoli, pagina dopo pagina, corsa dopo corsa, vittoria dopo vittoria.

Cento anni fa, il 15 settembre, nasceva a Castellania il campionissimo del ciclismo Fin dalla più tenera età abbiamo ascoltato i racconti epici dei nostri genitori, che sono poi i nonni dei ragazzi di adesso. All’evidenza, la trasmissione della memoria si è spezzata. I nonni non parlano più con i nipoti; o i nipoti non li ascoltano.

Testi di Gianni Ballabio Scrivere di Fausto Coppi in questo significativo anniversario, significa prima di tutto scrivere di ciclismo, forse l’unico sport che ha saputo mantenere nello scorrere degli anni un suggestivo orizzonte romantico e di autentica, sincera fatica.

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l ciclismo non concede pause e spazi di riposo, mentre il faticare e il soffrire sono uguali e a volte perfino tremendi per tutti: per chi taglia vittorioso il traguardo - dopo lunghe fughe solitarie o volate mozzafiato - con le braccia al cielo e un grido liberatorio di gioia, come per chi arriva ultimo, con un volto segnato più da fatica che da delusione. Se il ciclismo continua ad essere fatica vera e sempre lo sarà, quello di ieri o dell’altro ieri, quello del grande Fausto, lo era ancora di più. Molto di più. Le biciclette non erano quelle di oggi, sia per impostazione tecnica, sia per materiale. Oggi le sollevi quasi con un dito, allora erano pesanti e ci volevano braccia forti. E le strade? Oggi - a parte il tremendo ma esaltante pavé delle Fiandre - sono tutte o quasi asfaltate, lisce come un tappeto. Allora erano in terra battuta: l’attrito un caparbio rivale e le forature continua minaccia. Le ammiraglie arrancavano ed erano a volte forzatamente lontane, così i soccorsi tardavano ad arrivare. Gli stessi corridori avevano gli pneumatici a tracolla per fare più in fretta. Le odierne tecnologie permettono inoltre quel continuo comunicare di tempi, ritardi, vantaggi, mentre allora si correva avvolti nel mistero di dove fossero gli avversari più temuti. Coppi è morto nel 1960: il ciclismo non era più l’avventura epica delle stagioni del grande “airone”, che aveva fatto sognare e mandato in delirio folle di italiani e non solo. Con lui un altro grande, Gino Bartali. Erano gli amici-nemici di allora, così diversi e lontani, ma così entrambi campioni. Rimane nella memoria quel gesto tanto suggestivo e simbolico dello scambio di borraccia (una

Fausto Coppi, il volo del grande “airone” bottiglia d’acqua) tra i due, il 4 luglio 1952 lungo l’aspra salita del Galibier, nella tappa Losanna-Alpe d’Huez della Grande Boucle (Tour de France). Ricordare il mitico Fausto a distanza di anni significa ritrovare quel fisico asciutto e tutto muscoli per stare ore e ore a

Una foto che è entrata nella storia del ciclismo di ogni tempo: il passaggio di borraccia tra Coppi e Bartali.

suo agio su una bici, come se gliela avesse modellata un sarto, dopo aver preso le giuste misure, come quando si confeziona un vestito. Un ciclismo ove i gregari contavano molto, per portare boracce di acqua al capitano, cedergli persino la bici in caso di foratura, standogli sempre

vicini, come i fedeli scudieri medievali affiancavano il loro prode cavaliere. Mentre Fausto, non ancora ventenne sta facendo il suo ingresso in quello sport già tanto popolare, sull’Italia, sull’Europa e sul mondo si addensavano le nubi di una guerra tremenda.

Ha vinto 110 corse, di cui 53 per distacco E lencare i successi del Fausto nazionale - l’Italia era divisa a metà tra lui e l’altrettanto grande Gino - significa ripercorrere una lunga litania di luoghi, anni, imprese, grandi fatiche, traguardi raggiunti con la smorfia di un sorriso e con l’ultima risorsa di ossigeno pompata da poderosi polmoni. Vince 110 corse, di cui 53 per distacco. Si aggiudica due volte il Tour de France (1949 e 1952), cinque volte il Giro d’Italia (1940, 1947, 1949, 1952 e 1953). Tre volte è primo alla Milano-Sanremo (1946, 1948, 1949), cinque al Giro di Lombardia (1946-1949, 1954); fa suoi due Gran premi delle Nazioni (1946, 1947), una Parigi-Roubaix (1950) e una Freccia

Vallone (1950). Nel 1953 a Lugano indossa la maglia iridata di campione del mondo e poco dopo, questa volta con giacca e cravatta, è ricevuto, con l’altrettanto mitico Gino, da Papa Pacelli, Pio XII, a Castel Gandolfo. Ha valicato i confini dello spazio e del tempo la bella frase coniata dal radiocronista Mario Ferretti: “Un uomo solo al comando! La sua maglia è biancoceleste, il suo nome Fausto Coppi”. Non gli sono mancati momenti tristi come la morte del fratello Serse, nato nel 1923 e professionista nel 1946. Vincitore di una Parigi-Roubaix, muore il 29 giugno 1951 per trauma cranico a seguito di una caduta al Giro del Piemonte, complici i binari

nei quali era finita la ruota della sua bici. Fausto invece non viene tradito dalla bicicletta, sempre rimastagli fedele, ma da una malattia contratta in Africa e peraltro non diagnosticata con la dovuta sollecitudine. Pochi mesi prima lo si era visto ancora sfrecciare nel Gran Premio Campari a Lugano, una classica a cronometro vinta varie volte dall’altrettanto grande Jacques Anquetil, che gli era minore di 15 anni. Proprio Anquetil il 29 giugno 1956 con 46,159 chilometri aveva strappato a Coppi il record dell’ora, stabilito dal grande Fausto in 45,871 chilometri il 7 novembre 1942 al velodromo Vigorelli di Milano, dopo 115 giri di pista.

Bartali era l’Italia contadina: aveva la voce rasposa come le strade sterrate della sua Toscana su cui si allenava; come ha scritto Colin O’Brien, pareva un bracciante più che un campione. Coppi faceva già intravedere l’Italia del boom: appariva più moderno, anche nei vestiti, negli occhiali da sole, nelle auto sportive; e anche nella sua tormentata storia d’amore. Aldo Cazzullo, “Corriere della Sera”


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CONTROLUCE

/ AGOSTO 2019

Così da quando c’è l’uomo

Non permettiamo che i bambini crescano in un mondo illusorio. Un esempio: una bimba alla domanda: “Perché non bisogna parlare con gli estranei?”. Ha risposto: “Se gli dico il mio nome non sono più estranei”.

Testi di Federica Mormando

I criminali infieriscono su chi ritengono il più debole, prova ne siano le tante crudeltà inflitte agli animali.

Ritrovato il corpo di Prima Florenzia, di sedici anni e mezzo, gettata nel Tevere da suo marito Orfeo. Uccisa a Lione Giulia Maiana, dal marito. Uccisa a dieci anni Giulia Restuta: un delitto a scopo di rapina. La ragazza indossava molti gioielli. L’unica differenza rispetto alla cronaca attuale sono i nomi, tipici dell’età imperiale.

“C’è un albero per ogni uomo che ha scelto il bene”, è scritto all’ingresso del Giardino dei Giusti. Un albero per ogni persona che nel mondo si sia opposta a crimini contro l’umanità, e sono tante.

e lamentele che si sentono sulla decadenza in atto, sulla delinquenza che “ai nostri tempi” era minore, sono frutto di disinformazione. Oggi, e da non molto tempo, ma in simultanea, abbiamo notizie orribili da tutto il mondo e, quanto a malvagità, non siamo informati di tutto, ma soltanto di quelle scoperte o denunciate, divulgate con gusto ossessivo dai vari media. Lo stupore è dovuto al fatto che molti di noi sono vissuti

La prevalenza dell’impulso, dell’emozione sulla razionalità porta anche solitudine, perché pure i sentimenti richiedono volontà, spirito di sacrificio, pazienza. Non conoscere la storia, anche dei propri nonni e bisnonni, nega il senso della continuità.

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Caino imperversa, ma c’è anche Abele nel beato dopoguerra, quando la speranza prevaleva sulla paura. E si veniva da orrori spaventosi. È stato facile, allora, ignorare i drammi che si svolgevano nel mondo e da noi: l’informazione era molto contenuta, pochi telegiornali al giorno, la TV durava alcune ore, poi scendeva la famosa rete che annunciava la fine delle trasmissioni e augurava la buona notte. Fino al 1981 i femminicidi sono rimasti coperti dal delitto d’onore: ammazzare la moglie, la figlia o la sorella adultera e libera era da considerarsi molto meno grave che uccidere qualunque altra persona (pena prevista da 3 a 7 anni). Crimine abrogato, ma non del tutto scomparso nella convinzione di alcuni. Ci si è illusi che la natura umana possa essere buona, o che possa trasformare in

buoni anche i malvagi: una favola bella che continua nella diffusa indulgenza, a partire da quella scolastica, che cela soprattutto una colpevole viltà. Secondo Hannah Arendt (la banalità del male): nessuno era responsabile dei crimini della Shoah, o meglio, nessuno se ne sentiva tale: facevano ognuno solo il proprio lavoro. La verità è che il male, come il bene, fa parte dei misteri della personalità umana. Certo è che i dittatori sanguinari hanno saputo scatenare, avallandola, la crudeltà, il sadismo che non sarebbero stati necessari neppure negli eccidi. Così come oggi l’indulgenza verso criminali, liberi dopo stupri e rapine, incoraggia criminali potenziali a diventarlo davvero e sgomenta chi, prevalentemente buono, ne diviene facilmente vittima.

Contro lo sconforto, è utile coltivare l’umorismo, come strumento per allontanate il pessimismo e dedicarsi agli altri uscendo da una visione troppo egocentrica. La capacità di avere buone relazioni, di vivere la solidarietà, di essere aperti a cogliere le occasioni, aiuta a sopportare i momenti duri e a trovare soluzioni imprevedibili.

Ricostruiamo la fiducia persa

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ono in molti di questi tempi a sentirsi sfiduciati, a non trovare un senso nell’oggi e non vedere prospettive nel domani. Sono gli anziani ai quali è stata tolta, insieme al lavoro e alla socialità, la sensazione di essere utili. E i giovani, inondati di sfiducia nel futuro invece che essere educati alla fiducia in sé e all’impegno per farcela. Non sto parlando dei depressi conclamati, per cui ci sono cure farmacologiche e psicoterapiche, ma di persone normali che hanno perso o non hanno mai avuto la capacità di trovare un senso alla vita. Che fare? La prima cosa per quanto riguarda i ragazzi è spronarli a lavorare, accettando qualunque opportunità, preparandosi ad attività che non avevano previsto, senza badare a titoli di studio rivelatisi inutili. E coinvolgerli in compagnie di coetanei sani, che facciano trekking, opere sociali, che esplorino il futuro con il coraggio anche di andar via dal proprio Paese. I pessimisti non sono simpatici: per questo bisogna sentirsi assai solidali con loro, per coinvolgerli e smuoverli dal loro labirinto! Quanto agli anziani, affidar loro dei compiti utili - i nonni adibiti a babysitter di rado sono depressi - e ascoltarli: hanno tutti tante cose da raccontare, che nessuno gli chiede e che si perderanno se non raccolte nella memoria dei più giovani.

Valori chiari devono essere trasmessi fin dalla prima infanzia

Illusioni al posto della saldezza morale

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nche genitori di buona volontà sono oggi smarriti, addirittura timorosi dei propri figli fin dai primi loro capricci. Sono i nipoti del ’68, quelli che dalla protesta generalizzata hanno ottenuto, senza avere idee chiare sugli obiettivi da raggiungere, il crollo di una società effettivamente invecchiata, ma ancora certa dei propri valori. È di allora il mito della felicità e della libertà di fare ciò che si vuole, senza comprendere cosa si voglia, confondendo l’impulso momentaneo con la volontà verso un obiettivo.

Anche molti insegnanti - i cosiddetti esperti - sono figli della stessa epoca; è quindi purtroppo logico che si sia creata una confusione concretizzata in un vuoto educativo. Vuoto, perché permettere la prevalenza dell’impulso genera inconcludenza e infelicità. Valori chiari devono essere espressi sin dalla prima infanzia, per costruire personalità efficienti e senso etico. Il rispetto, per sé stessi, per gli altri e per la vita, che è dono e non condanna. L’empatia, che permette di sentire il dolore degli altri come proprio. Il senso di

responsabilità, con la visione delle conseguenze delle nostre azioni. La chiarezza delle priorità: è più importante saper

Sarà l’educazione a formare l’uomo.

leggere bene che raccogliere le foto della propria infanzia o disperdersi in gite “natura”! Il senso di appartenenza, che genera la solidarietà. Tutti valori che ben pochi insegnano. Questo secolo è caratterizzato dal culto del narcisismo: ognuno bada al proprio immediato tornaconto. Così i genitori, che preferiscono farsi schiavizzare piuttosto che dire sgradevoli no e impegnativi sì. Così la scuola, che preferisce non premiare per non punire. E gli sconfinati business che incrementano il mito del tutto subito, anche se ciò diventa un nulla sempre.


/ AGOSTO 2019 In futuro gli algoritmi saranno in grado di evolvere in maniera automatica. Nel mondo ci sono oltre 50 miliardi di oggetti connessi al web, tutti capaci di raccogliere, analizzare e condividere dati personali degli utenti.

Il termine algoritmo deriva da al-Khwarizmi, il nome di un matematico persiano del IX secolo, tra i primi a teorizzare il concetto. Nei prossimi anni inizieranno a circolare gli algoritmi che analizzano in tempo reale tutti i micromovimenti del volto, della bocca, degli occhi, associando a ciascuno un possibile significato. Mentire sarà praticamente impossibile. Il Wall Street Journal ha rivelato che i sistemi di analisi delle emozioni stanno assumendo un’accelerazione decisiva grazie agli studi sull’espressività umana.

MULTIMEDIA, con Roberto Guidi

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I nostri dati personali sono davvero protetti da usi impropri?

Difficile la tutela della privacy

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a quantità di dati trattati da aziende, enti e organizzazioni raddoppia ogni 2 anni. Entro l’anno prossimo dovrebbe toccare i 50 trilioni di gigabyte, una cifra astronomica. Un mare d’informazioni pubbliche e private, che le aziende potranno usare, rielaborare, vendere e comprare per diventare sempre più competitive nei mercati moderni. La crescita dei dati viaggia parallela con i potenziali rischi legati al loro possesso e trattamento. Nonostante i recenti regolamenti europei sul trattamento dei dati personali, c’è ancora molto da fare. Sarà necessario occuparsi dei moderni algoritmi che manipolano

quotidianamente i dati degli utenti. In futuro dovremo proteggerci dalle intelligenze artificiali, programmate sì dagli umani, ma in grado di lavorare in modo totalmente autonomo. Il tema sconfina verso terreni filosofici, ma dobbiamo tener conto dei rapidi cambiamenti degli scenari. Oggi consideriamo solo le relazioni umane, tra qualche anno dovremo relazionarci anche con intelligenze digitali, capaci di prendere decisioni, giuste o sbagliate che saranno. Occorre trovare presto una formula, un equilibrio tra evoluzione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali e inviolabili dell’uomo.

Le intelligenze artificiali saranno in grado di prendere decisioni autonome. È difficile capire cosa c’è dietro un algoritmo e come usa i nostri dati.

I software scelgono per noi prodotti da acquistare, notizie da leggere, musica e programmi TV, condizionando i nostri comportamenti.

Nell’era degli “algoritmi”

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elle attività commerciali, nelle banche, nella medicina, nelle auto, ovunque ormai si parla di algoritmi, quindi è bene fare luce su questo termine così tanto in voga oggi. Tecnicamente, un algoritmo non è altro che una porzione di un software: un insieme di istruzioni che devono essere eseguite

per risolvere un determinato problema. Oggi, grazie all’enorme potenza di calcolo dei computer moderni e allo sviluppo delle reti di intelligenza artificiale, i software sono in grado di svolgere autonomamente migliaia di operazioni al posto dell’uomo, con una velocità tale da riuscire ad anticipare la stessa mente umana.

Il vero potenziale nascosto degli algoritmi è la capacità di usare i dati collezionati sul web per trovare nuove chiavi di lettura. Scovando legami nascosti, che l’occhio umano non è in grado di cogliere, questi dati possono essere usati anche per fare previsioni sempre più precise sul futuro.

Ad esempio, vengono usati sul web per mostrare pubblicità sempre più mirata in base ai nostri acquisti precedenti, ai viaggi che abbiamo fatto, all’età e ai siti che abbiamo visitato. Tutto questo è svolto in automatico da un algoritmo, capace di profilare gli utenti soprattutto per scopi commerciali.

Come un libro aperto

Mai più soli

Etica e diritto

La frase “te leggo nel pensiero” potrebbe diventare presto realtà. Un nuovo algoritmo, collegato a una videocamera e a un archivio con più di cinquemila movimenti dei muscoli facciali, sarà in grado di decifrare il nostro stato d’animo in ogni occasione. Il primo utilizzo di questo software sarà destinato a finalità di marketing, ad esempio per capire le reazioni dei potenziali clienti di fronte alla vetrina di un negozio. Alcuni produttori di auto usano già dei sensori facciali, per individuare distrazioni e colpi di sonno durante la guida. Analizzando questi micro-movimenti, l’intelligenza artificiale delle auto sarebbe in grado di intervenire su freni e sterzo, prima di un incidente.

Gli assistenti digitali come Amazon Echo o Google Alexa, ormai presenti in decine di migliaia di case di italiani, sono in grado di interagire con apparecchi come luci, telecamere di sorveglianza e impianti domotici. Grazie a speciali algoritmi, conoscono le nostre abitudini, sanno che quel giorno della settimana solitamente non siamo in casa e prendono decisioni, evitando ad esempio di accendere le luci. Questi stessi apparecchi, sono oggi sotto osservazione, perché potrebbero registrare la nostra voce, oltre a tutto quello che succede nelle nostre abitazioni. In alcuni casi potrebbero persino condividere dei dati personali con altre aziende esterne. Se così fosse, si tratterebbe di una falla enorme nella privacy di tutti gli utenti.

Gli algoritmi stanno assumendo crescenti responsabilità. Nelle auto a guida autonoma devono essere in grado di tutelare gli occupanti del mezzo, ma anche di evitare di danneggiare chi si trova sulla stessa strada. Ma chi è responsabile delle decisioni prese da un algoritmo? Rispondere non è semplice, proprio perché se dietro c’è un sistema di intelligenza artificiale, non è neanche chiaro il motivo per cui abbia preso quella decisione. Tutti questi problemi, legati a discriminazioni, privacy, responsabilità degli algoritmi, sono nuovi, anche dal punto di vista etico e giuridico. I legislatori dovranno presto rendersi conto di questo e creare normative adeguate.

Il computer saprà leggere le emozioni

Gli oggetti che ci spiano in casa

Una tecnologia fuori controllo


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COSTUME&SOCIETÀ

Implacabile, radicato cinismo

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lla luce di quanto vediamo con crescente e preoccupante allarme, assistiamo a una deriva sempre più disinvolta fatta di quotidiana violenza e corruzione, in cui regnano privilegio e arroganza. Quasi tutto è ormai una cronaca annunciata, ma vediamo bene, purtroppo, quanto accade, quanti sono gli episodi di sconfinamento dal terreno della legalità in quello dell’illegalità. Succede quando si perde il concetto del valore della persona, quando si inocula la cultura dei muscoli al posto dell’uso della ragione. Tutti si lamentano, tutti imprecano, ma pochi sono disposti ad assumersi responsabilità. Lo rileviamo bene, ahinoi! nella desertificazione del senso civico. Ci si lamenta degli amministratori, ma già a partire dai piccoli Comuni - che non vogliono sentir parlare di fusione o aggregazione - nessuno è disposto a mettersi in campo, a rischiare. Paese di ossequienti, insomma, in cui permane l’antica tentazione del servilismo. Lo si è sperimentato anche in occasione delle ultime consultazioni comunali di fine maggio. A ragione si dovrebbe parlare di senso civico in liquefazione e del senso del dovere e dell’impegno che ormai sono materia astratta. Gli arbitrii che comporta l’uso dell’autorità necessitano di un’analisi e maturità di linguaggio. Nel costume civile italiano e nei meccanismi psicologici che ragioni storiche e sociali hanno alimentato, è nell’avere in mano il potere politico che qualcuno può sperare di inserire sé stesso in un sistema corrotto! L’esercizio del potere conduce alla deformazione morale quando è privo di controlli. Una delle falle più gravi è rappresentata proprio dagli arbitrii che comporterebbe il principio di autorità, nonché della corrispettiva paura dei cittadini nei confronti della legge, con poliziotti corrotti e relativi ignominiosi altarini. La consapevolezza di tutto questo costituisce un importante passo avanti verso una società più adulta, tanto sicura di sé e della democrazia, da potersi permettere di criticare istituti tenuti per sacri. Senza però dare un’immagine apocalittica dell’Italia di oggi, e neppure augurandole quale toccasana regimi di non lontana memoria.

/ AGOSTO 2019

Quell’antico male della corruzione Testi di Francesco Imbimbo

Tratta da una tavolozza di intrighi e di macchie, una “grande pennellata buia” coprirebbe il nostro Paese, mentre si continua a scrivere pagine deprimenti sulla storia patria, persi in un labirinto di cronaca dal quale non sappiamo proprio uscire.

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ondanniamo l’uso perverso del potere, esaltando la libertà di stampa, ma ci limitiamo a sdegnarci per le malefatte altrui. Una delle nostre colpe è non aver contribuito abbastanza alla costruzione di una società veramente democratica. Triste pensare che i casi di corruzione venuti a galla, nella peggiore delle ipotesi potrebbero essere semplicemente quelli più “sfortunati” rispetto a tanti altri che invece restano sconosciuti. Veri protagonisti sono: microfoni, microspie, telefoni, computer, trojans, telecamere, registratori e ogni altro mezzo offerto alla nostra società per

l’informazione e lo scambio fra persone che finiscono per narrare la sopraffazione dell’uomo sull’uomo. Saremmo patetici nel credere di avere afferrato il bandolo della matassa, quando invece il gomitolo ha molti capi, tutti ramificati nella storia di un’intera nazione e di una società che

seppure mostra di avere da un pezzo mangiato la foglia, poi non punisce mai abbastanza neanche nel segreto dell’urna. Lo stato d’animo che ci lasciano i casi di corruzione è di diffidenza verso gli intrighi del potere, ma di fiducia nei magistrati onesti. Esorcizziamo la corruzione che si annoda al

vivere quotidiano contemporaneo dietro i volti franchi dei tanti connazionali perbene. L’esposizione cruda dei fatti documentati (che ci restituiscono un’immagine allucinante della nostra civiltà devastata dall’orgoglio) è più eloquente e carica di tensione di qualsiasi gioco di fantasia.

Premiati i mediocri, puniti i migliori Ma lo scandalo vero è la sordità delle istituzioni e dei poteri, senza inchieste, senza proteste di associazioni o sindacati, ecc.

Si tratta di un sistema micidiale che inaridisce la linfa della competizione fino ad ucciderla, che premia i mediocri e punisce i migliori.

S

iamo ormai anestetizzati di fronte all’ennesima denuncia degli speculatori edilizi (argomento che ottiene quotidiane conferme), nonché dalle collusioni fra l’industria e la politica: sfide, ricatti e compromessi dettati dall’opportunismo più abbietto. Sono ben rappresentate tutte le forme di corruzione: abuso di potere, tangenti, clientelismo, nepotismo, favoritismo, appropriazione indebita, ecc. All’università la vigente logica mafiosa dei concorsi, secondo il cosiddetto principio dello ius loci, produce stragi di speranze e intelligenze, penalizzando i giovani migliori. Nella descrizione dei soprusi si rispecchia come una grande macchia, fortunatamente, solo una parte della vita pubblica italiana contemporanea. Trame che coinvolgono capi della polizia, magistrati che vendono informazioni, consiglieri municipali per i quali l’importanza della città moltiplica la speculazione edilizia. Non c’è bisogno di scomodare Machiavelli e Guicciardini per ricordare

come il fossato fra morale e politica, fra coscienza e ragion di Stato, possa essere facilmente colmato. Però “sparare sulla Croce Rossa” è diventato uno dei passatempi preferiti del nostro presente, come pure trarre gli scheletri dall’armadio. Certo non giova a nessuno offrire un’immagine sconfortante del nostro Paese, dove la Borsa, l’editoria, la politica, i servizi segreti potrebbero essere corrotti.

Ma l’impegno della denuncia serve pur sempre a contrastare il malaffare. Una tetra visione dei rapporti tra il Palazzo e Piazza Affari, aggiungerebbe nuovi misteri ai misteri di Italia, tra ricatti e delitti vari (armi necessarie per chi desidera il potere). Siamo consapevoli che la debolezza nostra e altrui spiana la strada alla corruzione, allora reagiamo denunciando sempre! Perché accettare compromessi implica fertili dubbi d’ordine morale, civile e politico.

Né la più saggia Costituzione né le leggi più sagge possono garantire la libertà e la felicità di un popolo i cui costumi sono universalmente corrotti. Samuel Adams

Nell’Atene di Aristofane Aristofane (450-385 a.C.) fece rappresentare ad Atene nelle Lenèe del 424 a.C. la commedia i Cavalieri, in cui si descrivono la condizione di profondo svilimento della vita pubblica, la decadenza di una grande civiltà che si lascia governare da una classe dirigente corrotta e ignorante. L’intera trama si configura come metafora di quella che era la situazione politica ateniese di quei tempi. L’opera rappresenta in maniera grottesca, il modo in cui si forma il consenso politico nella società, argomento, questo, divenuto di stretta attualità nel mondo contemporaneo. Si ridicolizzano i discorsi di bassa demagogia di una classe politica priva di credibilità. Ma l’obiettivo del popolo è sempre stato quello di attendere il momento giusto per punire i disonesti.

La corruzione è come una palla di neve, quando incomincia a rotolare può solo aumentare. Charles C. Colton

Molti giudici sono incorruttibili, nulla può indurli a fare giustizia. Bertolt Brecht


PIAZZA AFFARI

/ AGOSTO 2019

Uscire dallo stallo e far partire il Paese Il termine “procrastinazione” viene dal latino: deriva da cras (domani) unito al prefisso pro. Procrastinare significa trovare sempre una scusa per rinviare una decisione o l’inizio di una attività. Negli ultimi mesi, ogni affermazione dei nostri governanti non gradita a Bruxelles o a Francoforte ha rimesso in moto il meccanismo dello spread. Al Codice degli Appalti si associa spesso il nome del magistrato Raffaele Cantone.

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Testi di Enrico Moretto* Mai come in questi mesi la soluzione ai problemi economici italiani è sbandierata in modo tale da sembrare davvero a portata di mano. “Riapriamo i cantieri delle opere pubbliche”, dicono in molti: “e la rinnovata linfa che irrorerà il settore delle costruzioni trascinerà con sé tutto il Paese.”

La finestra di Fremura

I veri politici sanno assumere rischi ragionevoli

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e l’equazione fosse di così semplice soluzione, verrebbe da chiedersi come mai nessuno ci abbia mai pensato prima. Purtroppo, la realtà è ben diversa: nonostante il fiorire di normative (una tra tutte il cosiddetto Codice degli Appalti del 2016) che cercano di evitare conseguenze penalmente rilevanti, il settore edilizio è uno di quelli dove le infiltrazioni malavitose sono, ahinoi, sempre pronte ad intrufolarsi. L’asino di Buridano morì di fame in quanto, così narra la storiella, messo in mezzo tra un secchio di biada ed uno di fieno non si decise mai da quale iniziare. Faremo anche noi la stessa fine? Davvero non c’è un modo per rompere l’incantesimo, se-

e c’è un film che impersona i “miti dell’estate” evocati nella canzone Dio è morto di Francesco Guccini, questo è di sicuro Il sorpasso, girato nel 1962 dal regista Dino Risi. Nel giorno di Ferragosto, una Roma assolata e vuota vede uno spaccone sulla quarantina, interpretato da Vittorio Gassman, girare a tutta velocità su una fuoriserie fino all’incontro casuale con uno studente (l’attore francese Jean-Louis Trintignant) che sta preparandosi per la sessione autunnale d’esami. A quasi 60 anni da quel film e dall’Italia del boom economico, a Ferragosto le nostre città non sono più spopolate, vuoi perché i costumi sono ovviamente cambiati, vuoi perché la crisi finanziaria degli ultimi anni ha ridotto drasticamente il potere di acquisto degli italiani. Chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese non ha certo come priorità quella delle vacanze estive. Nel viaggio a tutta velocità su

condo cui l’unica via per essere onesti e virtuosi è, per assurdo, quella di non far partire alcuna opera pubblica? Il nocciolo della questione, forse, sta nella radice del problema. Invece di redigere progetti preliminari “al risparmio” - salvo poi pagare salate le contestazioni e le revisioni dei costi dei progetti - potrebbe essere un’idea spendere molto di più nella fase di ideazione che in quella di realizzazione, per ridurre cause e ritardi (a volte indegni di un Paese che si ritiene civile). La malattia dell’asino di Buridano si chiama procrastinazione.

Quel che serve all’Italia - un Paese già afflitto da numerose magagne - è una classe di politici che prendano decisioni, anche se non gradite dai propri elettori, per il bene della nazione. Nell’attesa che questo si realizzi, o che l’attuale governo debba alzare bandiera bianca in quanto i due partiti al potere decidono di averne abbastanza del rispettivo compagno di viaggio, meglio per tutti noi non avventurarci in investimenti finanziari. A meno di non sapere esattamente quello che si sta facendo, vale la pena attendere quanto meno l’autunno, prima di mettere mano al portafoglio. *Ricercatore universitario

Nando Pagnoncelli, presidente IPSOS

La crisi tra bastone e carota

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e stime dei più prestigiosi istituti di ricerca (a partire dall’ISTAT) indicano come le prospettive economiche italiane per i prossimi mesi non sono affatto positive. Lo scorso mese di giugno Mario Draghi, presidente in scadenza della Banca Centrale Europea, ha affermato che, nell’UE, i tassi resteranno fermi almeno fino alla primavera del 2020. Per i non addetti ai lavori, questa dichiarazione equivale a dire che le imprese, spaventate dal futuro, non stanno chiedendo finanziamenti, limitando in questo modo la loro capacità di crescere e di creare posti di lavoro. Commercialmente parlando, fuori dall’Europa, Donald Trump e la Cina se le stanno suonando di santa ragione. Secondo alcuni analisti, Trump con la strategia del bastone (imporre dazi doganali ai prodotti esteri) e della carota (aprire negoziati cercando di partire in posizione di vantaggio) ha fatto la prima mossa in vista delle elezioni USA del 2020. Dal canto suo, la Russia dello “zar” Putin resta sorniona alla finestra, dispensando a giorni alterni elogi o reprimende a questo o a quello. E l’Europa? Non pervenuta, avrebbe detto, a suo tempo, il colonnello Bernacca.

Fiumi di parole, promesse, piani…

Sogno di oggi, quasi utopia.

Da un lato fatturati, performance, risultati, statistiche di ogni tipo, dall’altro valutazioni, commenti, giudizi, impressioni. Le prestazioni e i commenti governano e indirizzano tanto l’economia quanto la politica, per non parlare delle nostre scelte quotidiane.

I tassi di interesse misurano il legame tra domanda ed offerta di denaro. Sono bassi quando la maggior parte dei soggetti economici non sono interessati ad ottenere finanziamenti. Questo è un grave sintomo di crisi.

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E intanto un’Italia dai debiti stellari una decappottabile che porta alla tragica conclusione del film è, però, possibile vedere in filigrana una parodia del nostro Paese, per certi versi macabra. Finita la Seconda guerra mondiale, l’Italia ha avuto la forza d’animo di ricostruire e ricostruirsi. Nel giro di 15 anni, infatti, dai lutti in quasi tutte le famiglie e dalle macerie per le strade, si è passati ad una industrializzazione, ad uno sviluppo ed alla creazione di un benessere che, al tempo,

pareva non potesse aver mai fine. È questo il “brodo di coltura” che permise anche la nascita di una categoria sociale (quella degli “arricchiti”) che, in ultima analisi, non hanno di meglio da fare - allora come adesso - di spendere i loro guadagni scorrazzando in lungo ed in largo, senza una vera meta, su auto costose e rombanti. L’unità di misura dell’«arricchimento» di questo primo scorcio del XXI secolo non è però più il denaro. I social media hanno oggi il potere di elevare chiunque all’effimero rango di “persona più seguita sul web”. I rotoli di banconote di un tempo si sono trasformati in like, pollici in su e cuoricini pulsanti.

Questa consacrazione virtuale non dovrebbe illudere proprio alcuno: lasciare che al volante di un’auto potente, di una società, di un partito o, ancor peggio, di un governo, si mettano persone estratte quasi casualmente dal mucchio, non può portare alcunché di buono. Il rischio più che tangibile è che la parte buona d’Italia, rappresentata dallo studente che nonostante il caldo e gli amici al mare resta in città a studiare, vada a finire in un burrone senza aver potuto avere il tempo di dimostrare quanto valga. Ancora una volta, negli anni ’60 come oggi, sono i giovani a dover tristemente soccombere all’insipienza di improvvidi manovratori.


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UOMO&NATURA

/ AGOSTO 2019

Il clima si aggrava, i disastri aumentano

Se ciò che riguarda tutti non interessa nessuno L’uomo può anche banalizzare e metterla sul ridere in materia di cambiamenti climatici, come ha fatto un collaudato direttore di giornale che si è servito anche delle imprese di Annibale per argomentare che non è il caso di cedere all’allarmismo.

Q

uando il famoso condottiero cartaginese attraversò le Alpi - ha scritto l’acuto principe della penna - la catena montuosa doveva esser libera dalle nevi: è universalmente noto infatti che gli elefanti, portati con sé da Annibale nel 218 avanti Cristo, allora come oggi non calzano gli sci. L’immagine è ad effetto e ci fa abbozzare un sorriso, ma la natura dal canto suo non ci sta ad essere violentata come si sta facendo, con accanimento crescente negli ultimi decenni: e presenta il conto. Quante volte lo ha fatto nel mondo, dal disastro epocale di Fukushima, con terremoto e tsunami, nel marzo 2011, a quello dello scorso Natale in Indonesia, passando attraverso cicloni, uragani, tifoni, tornado che funestano le coste americane? E se vogliamo stare

M ente

La epocale strage di alberi causata dall’eccezionale maltempo a fine ottobre 2018 nel Trentino. in Italia, abbiamo una casistica di scatenamenti che vanno dal Trentino alla Sicilia, passando dalla Liguria al Veneto, dalla Toscana alla Calabria. Siamo rimasti tutti sconcertati dall’ondata di maltempo che ha colpito dapprima il Nord Italia per poi scendere verso il Centro e il Sud Italia il 10 e 11 maggio. Impressionante la grandinata che s’è abbattuta su molte zone, fino a Milano invasa dall’adunata

Ecologica

degli Alpini: ma si è rimasti senza parole davanti alle immagini che hanno fatto il giro del mondo, con l’aeroporto di Malpensa che pareva in versione invernale, dopo una storica nevicata. E invece si trattava di una coltre di tempesta, alta 2 cm, con i danni che si possono immaginare e con il traffico aereo bloccato per un’ora a causa del ghiaccio che ha ricoperto le piste. Più tardi, sempre l’11 maggio, di sera, due

pescatori di 40 anni sono morti schiacciati dagli alberi sradicati lungo il fiume, mentre cercavano scampo alla violenta grandinata. Le raffiche di vento, che hanno raggiunto i 75 km orari, hanno divelto piante, scoperchiato tetti… E di colpo, in un mese come maggio, ci si è ritrovati con temperature invernali, sui 7-10 gradi, dopo che nei giorni precedenti il termometro aveva raggiunto i 28-30 gradi.

Dannosi per l’ambiente, a nostra insaputa…

Internet, principale fonte di inquinamento La lotta ai cambiamenti climatici passa anche dalla Rete, ma pochi lo sanno. Siamo sempre più attenti all’ambiente e allo stato di salute del nostro Pianeta, adottiamo comportamenti consapevoli e, quando non lo facciamo, abbiamo la coscienza sporca. Eppure, buona parte di noi ignora cosa sia l’inquinamento digitale. Ebbene sì, i nostri telefonini inquinano, internet inquina, i server inquinano. Cerchiamo di capire come e perché. ❱ TELEFONINI - Secondo una ricerca condotta alla McMaster University, la produzione di un nuovo smartphone, con l’estrazione di metalli rari e preziosi (un telefono di nuova generazione ne contiene circa 60 diversi), richiede lo stesso con-

sumo di energia di dieci anni di utilizzo. Le statistiche più recenti dicono inoltre che in media cambiamo cellulare ogni due anni e meno dell’1% viene riciclato. Le responsabilità qui andrebbero equamente suddivise tra produttori e consumatori. Le aziende produttrici, infatti, creano dispositivi che non durano nel tempo, la batteria è spesso integrata - non può quindi essere sostituita una volta esausta - e gli aggiornamenti sono bloccati dopo un certo lasso di tempo. È innegabile però che anche noi consumatori ci lasciamo facilmente ingolosire da telefoni sempre più performanti e accattivanti, salvo poi utilizzare sempre le solite due o tre funzioni. ❱ INTERNET - A conti fatti però è internet la principale fonte di inquinamento: ogni nostra attività in Rete implica complesse elaborazioni di dati da parte di server e data center che consumano enormi quantità di energia. Ogni volta che navighiamo in Rete, facciamo una ricerca, guardiamo un video o mandiamo una mail, i dati sono trasferiti dai nostri dispositivi ai server che i siti utilizzano. Al momento ci sono quasi 9 milioni di data center in tutto il mondo, ma si tratta di un mercato fortemente in crescita. Allora che fare? Non usiamo più internet? Assolutamente no, non dimentichiamo che la digitalizzazione di molti servizi, oltre a

maggior efficienza in termini di tempo, ha portato a un notevole risparmio di carta. ❱ EMAIL - Basti pensare alle raccomandate pec, che hanno lo stesso valore legale delle raccomandate cartacee per posta tradizionale, o ai vari documenti in formato elettronico, per esempio la carta di imbarco o i biglietti del treno. O ancora all’home banking. Insomma, nessuno vuole tornare all’epoca “preistorica”, si richiede però maggiore attenzione, in primis alle aziende, che dovrebbero adottare una produzione circolare che consenta il riciclo di vecchi dispositivi per la realizzazione di nuovi modelli. Inoltre sarebbe auspicabile si convertissero all’utilizzo di energie completamente rinnovabili per l’alimentazione dei propri server. A noi invece si richiede maggiore buon senso: i telefonini non sono dispositivi usa e getta, possiamo acquistare un cellulare nuovo ogni tre anni invece che ogni due o possiamo farlo riparare, magari sostituendo la batteria, se il telefono lo consente. Anche toglierci da newsletter che non ci interessano fa bene all’ambiente: ogni mail aggiunge circa 20 grammi di anidride carbonica nell’atmosfera. Ricordiamoci poi di chiudere le finestre di navigazione che non consultiamo più e scolleghiamo il telefono quando la carica è completa. Piccole azioni che, se fatte da tutti, hanno un impatto importante sull’ambiente.

Vertici e impegni che poi sono disattesi

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a natura non fa sconti all’arroganza e alla superficialità dell’uomo, che mette a confronto ere remote del passato con un presente dove gli avvelenamenti del suolo, dell’acqua e dell’aria continuano a sfondare ogni record negativo per volume degli inquinamenti, con tutte le conseguenze che poi nascono per la salute dell’uomo. Le cause sono state diagnosticate ad ogni vertice o conferenza o convenzione sui mutamenti del clima: impegni e parole solenni, accordi e nessun intervento sulle cause, cioè sul riscaldamento globale. Le emissioni continuano: il carbone fossile è molto economico ma è responsabile della maggiore emissione di gas a effetto serra. Il Presidente degli Stati Uniti ha rilanciato l’uso del carbone (2017). Invece di correre ai ripari, come una politica seria e lungimirante dovrebbe fare, introducendo misure di risparmio e di efficienza energetica e puntando sulle fonti rinnovabili, si va avanti… aspettando chissà quale Godot. Perché i problemi non si presentino, diceva con saggezza l’indimenticato bravo attore Giulio Bosetti bisogna guardare lontano, e al contrario l’uomo non è stato e non sembra capace - nonostante l’aggravarsi riconosciuto dell’emergenza - di prevedere. E c’è qualcuno che non vuole prevedere, qualcuno che cerca di tenerci legati alla catena del petrolio e del carbone, perché inconsciamente pensa soltanto al suo immediato tornaconto. Greta Thunberg, con l’entusiasmo e la passione dei suoi 16 anni, ha dato una scossa e invece di attivarsi, si irride con sufficienza e cattivo gusto, definendo gretini i giovani che scendono in piazza. Forse aveva ragione George Bernard Shaw quando con amaro sarcasmo ammoniva che “ciò che interessa tutti è sempre sciaguratamente destinato a non riguardare nessuno”.

Pagina a cura di Daniela Zois


UOMO&NATURA

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La grandine, incubo per tutti Gli effetti collaterali

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Nel mondo si stima che in ogni secondo scocchino circa 6.000 scariche elettriche in contemporanea. Il Friuli e le Prealpi centrali sono le aree italiane con i più numerosi episodi temporaleschi. Ci sono anche i temporali di neve, nella loro nube i lampi sono molto più luminosi e abbacinanti del solito. La sommità dei temporali, la cosiddetta “incudine”, può raggiungere i 16 km di altezza, alle nostre latitudini. I torrioni temporaleschi degli uragani tropicali possono invece spingersi fino ai 20 km di altezza. Le nubi temporalesche si presentano di un grigio generico in giornata, il sole perpendicolare non permette effetti speciali. Altri effetti all’alba e al tramonto, quando i raggi obliqui del sole, incidendo bassi nei cumuli, ne fanno, appunto, di tutti i colori.

Testi di Roberto Regazzoni Sono stati geniali gli inglesi, a mio giudizio, nell’identificare molti rumori ambientali della nostra quotidianità con termini presi direttamente dal loro vocabolario.

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ermini come rumble, tumble, rattle, scratch, zot - che nell’infanzia ci sono stati così cari in mezzo alle “nuvolette” nelle strisce dei fumetti… -, stanno per “brontolare, tuonare, rovesciare, fulminare”. Il temporale è una necessità fisiologica del nostro pianeta: è stato creato dalla Natura per compensare e rimettere a posto le cose, quando la differenza delle temperature fra il suolo e l’alta atmosfera diventa eccessiva, e quando la differenza di potenziale elettrico fra cielo e terra diventa esagerata e pericolosa. ❱ Saranno allora le imponenti correnti fredde che scendono all’interno del temporale, a portare in basso qualcuno dei

I temporali, come, quando e perché -50 °C abitualmente presenti alla quota di viaggio degli aerei di linea, rinfrescando così la nostra estate. ❱ Saranno così i fulmini a riequilibrare la carica elettrica che regolarmente cresce fra cielo e terra: senza di loro, finiremmo per trovarci in mezzo ad un condensatore elettrico globale, dove la vita risulterebbe impossibile. Ma i temporali hanno anche un’altra fondamentale funzione, di cui raramente si parla, quella di provvedere sottilmente, ma con continuità, a fertilizzare la Terra. È un discorso da chimici, ma sinteticamente il tutto inizia attorno al percorso del fulmine, quando il calore generato a migliaia di gradi centigradi e le altrettante migliaia di ampère di intensità della corrente che percorre il “canale” della scarica, riescono in parte a

far combinare fra loro l’Azoto e l’Ossigeno, i principali costituenti (rispettivamente il 78% e il 21%) dell’aria che respiriamo. Ne nascono diverse varietà di Ossidi di Azoto e un po’ di Ozono, che attraverso altre complicate e successive reazioni chimiche, fra loro e con l’umidità dell’aria, arrivano a concretizzare le molecole dei Nitrati, utilissimi fertilizzanti. Ci penserà la pioggia, a portare al suolo queste nuove preziose sostanze: è un meccanismo che dura da sempre, e se il Padreterno l’ha voluto, vuol dire che serve. A proposito di scariche elettriche e di alte temperature: pare che anche la vita sia scoccata in questa maniera, in presenza anche di qualche gas della famiglia del Carbonio, quindi il temporale e i suoi fulmini sono in ottima e prestigiosa compagnia.

La grandine è sempre presente nei temporali, ma quasi sempre fonde prima di raggiungere il suolo. È più frequente sulle cime dei monti. Vortici e piccole trombe d’aria sono spesso presenti nella nube, ma non visibili perché schermati dal grigio delle precipitazioni. Il temporale è l’unico fenomeno atmosferico visibile dallo spazio: la Stazione Spaziale lo osserva bene nel suo sorvolo “notturno”.

fare notizia, in un temporale, non sono di certo i brontolii tradizionali o la ragnatela di fulmini fra nube e nube, che di solito corredano i fenomeni più tranquilli e accompagnati da una pioggia sostenibile. La preoccupazione principe è la grandine, che solo in poche occasioni raggiunge il suolo, ma quando lo fa può distruggere il lavoro di un anno in un vigneto o in un frutteto. Prevederla in tempo utile è quasi impossibile, un tempo si sparavano i razzi nella “linea dei groppi” che avanzava, oggi la si può rilevare su internet dall’ottimo servizio dei moderni radar meteorologici, ma se non si dispone di una rete distesa sulle colture, vi potrà aiutare solo una buona assicurazione. Anche la vorticosità di un temporale, con trombe d’aria improvvise o con discendenze d’aria a oltre 100 km/ora sui bordi del cumulonembo, non è prevedibile e, seppur rara, non permette molte difese. Gli episodi di questo tipo che fanno cronaca sono in aumento negli ultimi anni, anche su terre che non li avevano mai ospitati in passato, e il cambiamento climatico qui ha le sue responsabilità. Anche le cosiddette “bombe d’acqua”, sono piuttosto frequenti nei temporali. Si tratta di rovesci intensi e localizzati, che possono portare a terra punte di precipitazione superiori ai 30 mm/ora, valore oltre il quale si ritiene inizino i danni da esondazione su un territorio.

Sui pendii il riscaldamento solare può dar vita alle bolle d’aria riscaldata

Frequenza legata alle catene montuose S

erve molta energia per costruire i temporali: e il principale fornitore sulla piazza è il Sole. È anche per questo che, da ottobre a marzo, la loro presenza sul Nord Italia diventa solo occasionale, mentre le terre circondate dal Mediterraneo vedono proprio in questo periodo la maggiore incidenza dei fenomeni. Il sole dei mesi invernali non fornisce la sufficiente energia per riscaldare e sollevare l’aria delle pianure del Nord, mentre l’acqua del mare, che mantiene per diversi mesi il calore accumulato nella precedente stagione estiva,

ha modo di stimolare l’aria superficiale più mite, quando arrivano a conflitto le incursioni fredde dal Nord Atlantico, che cominciano ad abbassarsi e a raggiungere latitudini mediterranee più basse. Quindi, temporali estivi al Nord e temporali invernali al Sud, è un classico schema di comportamento atmosferico, che a volte può presentare sorprese fuori stagione. La frequenza dei temporali è però indiscutibilmente legata alle catene montuose; è sui pendii montani che il riscaldamento solare può far nascere le termiche, quelle

bolle d’aria riscaldata (e quindi meno densa), che si staccano e risalgono verso l’alto. Se in quota incontreranno aria più fredda e umida, daranno inizio in mattinata ai primi cavolfiori, di solito coincidenti con le cime più alte, che col

Curate i “mammatus”, sono rare nuvole di aspetto anatomico, di solito verso la fine del temporale.

passare del tempo si uniranno fra loro, dando vita, in genere nel primo pomeriggio, al cosiddetto “temporale di calore”. Il temporale può anche far parte di un sistema organizzato: succede di solito in autunno e in primavera, quando da Sud-Ovest arrivano sull’Italia delle correnti miti e molto umide, spinte da una perturbazione atlantica scesa di latitudine. In questo caso, i temporali possono alternarsi alle tradizionali piogge estese, ma non raggiungono di norma l’intensità e la “cattiveria” dei temporali estivi di calore.


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UNA PESSIMA STAGIONE

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MIELE AMARO Un forte calo di produzione per le piogge nelle fioriture Si è dovuto anche alimentare le api per salvarle

Testi di Giulia Maio

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estate divampata col suo caldo asfissiante sembra averci fatto dimenticare le lunghe e fredde piogge di maggio e anche giugno, che hanno compromesso parecchio i raccolti e i prodotti dell’agricoltura e, in particolare, dell’apicoltura. A subire i danni maggiori per l’andamento meteo e soprattutto per le fioriture più importanti viste dagli alveari - millefiori, eucalipto, acacia, castagno e tiglio - sono gli apicoltori e tutti coloro che lavorano nel settore delle api e del miele. Per

fare il punto della situazione e avere un quadro sulla produzione 2019 abbiamo incontrato Virgilio Ancellotti, biologo e apicoltore per passione, autore di numerose pubblicazioni su riviste nazionali di settore, che si occupa di apididattica nelle scuole, e Luca Galli, titolare dell’apicoltura omonima di Corciano, che con lui arriva alla quarta generazione di lavoro artigianale con le api.

Troppi nemici

Alveari in pericolo “Le api - spiega Virgilio Ancellotti - sono in realtà insetti molto puliti: grazie al polline, con cui ripuliscono ogni singola cella del loro alveare, sono esenti dal rischio di malattie contratte tramite virus, batteri o funghi. Tuttavia esistono pericoli anche per loro, come l’attacco di alcune specie di vespe e soprattutto la varroatosi, provocata

dall’acaro Varroa destructor, che entra nell’alveare e colpisce le api, anche in stato larvale, succhiandone i liquidi, e quindi indebolendole o deformandole, se allo stato larvale. Nei casi più gravi scompaiono interi alveari. Sono necessari attenti trattamenti per debellarlo”.

Le api oggi vivono in arnia, negli allevamenti: purtroppo non potrebbero più vivere libere e senza la cura degli apicoltori.

GALLI. Si mette così male la produzione di miele per l’anno in corso? La situazione è decisamente drammatica: quest’anno le api sono uscite molto bene nell’inverno, erano forti e pronte, ma poi le continue piogge le hanno bloccate e non hanno potuto continuare la loro crescita nella fase del raccolto. In questa fase di solito le api producono miele sia per la loro sussistenza che per il nostro consumo, ma quest’anno in alcuni casi hanno persino esaurito le proprie scorte, quindi oltre a non poter raccogliere si sono mangiate tutte le riserve che avevano da parte. Siamo dovuti intervenire noi a somministrare alimentazione perché

altrimenti sarebbero morte e questo è drammatico, sia per l’alveare che per il raccolto. La produzione di acacia è stata ai minimi storici, perché durante la fioritura - che peraltro non dura a lungo - ha sempre piovuto e chiaramente quando piove le api non volano e il fiore è bagnato. La sorte della stagione, al punto in cui siamo arrivati, è legata al tiglio. A memoria storica non è mai stata data alimentazione alle api in maggio, cosa che, ahimè, abbiamo dovuto fare e questo ci fa capire molto del fattore climatico, perché le api sono le riconosciute sentinelle del territorio e la loro sofferenza si riverbera sulla natura (pensiamo anche all’impollinazione).

Dai millefiori all’acacia, dal castagno al tiglio…

In Italia 40 tipologie: e ogni qualità ha i suoi pregi

ANCELLOTTI. Qual è l’importanza delle api e il loro ruolo nel nostro ecosistema? Per rispondere, citerò una frase attribuita ad Einstein: “Se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che 4 anni di vita”. In realtà il celebre fisico non l’ha mai pronunciata, ma la necessità di attribuirgliela, forse per darle maggiore credibilità, è rivelatrice dell’importanza della questione. L’80% della frutta e verdura sono sulle nostre tavole grazie alle api e al loro lavoro di impollinazione: le api di un alveare possono visitare in un giorno oltre 220.000 fiori! Quella delle api è un’opera insostituibile, eppure sappiamo che questa specie è in via di estinzione. Allora noi

Luca Galli, apicoltore alla quarta generazione, ci illustra le particolarità del lavoro prodotto dalle api. “Il miele si differenzia in due grandi famiglie: millefiori e monofloreali. Il millefiori viene chiamato così quando non si conosce la pianta da cui deriva il maggior numero di nettare presente in un prodotto, mentre i monofloreali si distinguono per specie botanica d’origine. In Italia ne vengono prodotti circa una quarantina a seconda della stagionalità. Tra i più conosciuti l’acacia, il castagno, l’eucalipto, il girasole, la melata. Noi ne produciamo circa 9 tipologie. Ognuna ha la sua specificità:

parlando di gusto, per esempio, l’acacia ricorda il confetto, il floreale ricorda gli agrumi, il girasole è leggermente acidulo e rimanda alla frutta matura, l’eucalipto ricorda la mou. La melata è l’unico miele che non deriva da fioriture, ma dalla resina degli alberi ed è quindi l’unico miele che non contiene polline: ciò lo rende più ricco di sali minerali. Il castagno invece è il miele più amaro, affumicato, legnoso. A mio avviso il miele va preso a seconda dell’utilizzo, non tutte le qualità di miele vanno bene per tutto: una tipologia è indicata per esaltare il gusto di pietanze e bevande, o può addirittura modificarlo”.

possiamo aiutarle, ed è anche quello che cerco di comunicare nelle scuole. Occorre sensibilizzare e conoscere il mondo delle api, anche spronando al maggior consumo di miele, piuttosto che dello zucchero, e magari apprezzando quello che c’è dietro ogni singolo cucchiaino di miele. Il tema è importante e per fortuna è sempre più sentito tra bambini, ragazzi e maestre. Ci sono delle scuole - ad esempio le medie di Ponte Valleceppi - che hanno adottato un’arnia; altre, come la scuola primaria di Solfagnano, hanno partecipato al progetto con tutte le classi. I bambini si sono impegnati anche con piccoli gesti, come quello di mettere un vasetto di piante aromatiche, con cui le api si curano, sul proprio terrazzo di casa. L’ape inoltre è un insetto sociale: ci sono molti studi su questo e ciò porta a una riflessione sia sul senso di condivisione che sull’importanza del singolo e dell’apporto del singolo al sistema sociale: si può fare un parallelismo tra la vita delle api e la nostra vita! Quello delle api è un sistema sociale perfetto.


FESTE D’ITALIA

/ AGOSTO 2019

I mazzetti di basilico

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ei giorni della festa è tradizione adornarsi le vesti con un mazzetto di basilico, in ricordo di un avvenimento leggendario accaduto nell’XI secolo, quando ad Ascoli fu rinvenuto il sepolcro di sant’Emidio e si scoprì che su di esso era cresciuta una pianta di

basilico. Questa pianta aromatica, forse originaria dell’India, il cui impiego risale a più di 5.000 anni fa, oggi è diffusissima nell’area mediterranea. Il suo nome greco, basilikón, significa letteralmente “regale”: da qui l’appellativo di erba “regina”. Anticamente si

credeva che avesse il potere di prevenire e curare il morso degli scorpioni e di abbattere i draghi. Nel Medioevo, erano poi chiamati “basilischi” alcuni leggendari e giganteschi rettili che avevano il potere di uccidere attraverso il loro solo sguardo.

Domenica 4 agosto, una data per immergersi nella storia

La Quintana di Ascoli Uno spettacolo con millecinquecento figuranti in costumi del Quattrocento La Quintana è anche il fantoccio girevole che possiede le sembianze di un antico guerriero saraceno. I festeggiamenti dei vincitori si protraggono fino all’alba in un clima di sana allegria. La Giostra di agosto in onore del patrono sant’Emidio, viene definita “della Tradizione”. Dall’XIXII secolo, sant’Emidio divenne defensor civitatis del libero Comune. Memoria liturgica: il 5 agosto.

Testi di Francesco Imbimbo La prima domenica di agosto ad Ascoli Piceno, si tiene la giostra della Quintana, in onore di sant’Emidio da Treviri, patrono della città, qui giunto nel 279 e poi decapitato sotto l’imperatore Diocleziano nel 309.

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a leggenda vuole che, a decapitazione avvenuta, il martire abbia preso fra le mani la propria testa (santo cefaloforo) e si sia avviato al luogo della sepoltura, entrando in un ipogeo ora racchiuso nel settecentesco Tempietto di Sant’Emidio alle Grotte. In suo onore nel Medioevo si svolgevano, oltre alla processione religiosa nel giorno della ricorrenza dell’avvenimento (5 agosto), giochi e gare di vario genere, fra cui una Quintana, che allora si teneva il 5 luglio. La tradizione è stata ripresa negli anni ’50 del Novecento. Il torneo cavalleresco è preceduto da un corteo storico in costumi del Quattrocento di straordinaria bellezza. Si tratta in tutto di circa 1.500 figuranti in rappresentanza dei sestieri cittadini. Ogni sestiere ha i

suoi colori e il suo emblema portato da un gonfaloniere che si pone alla testa del proprio gruppo. Quindi inizia il torneo, si esibiscono gli sbandieratori e sfilano poi i cavalieri che, reso omaggio ai notabili, si presentano alle dame per ricevere, sulla punta delle loro aste, il fazzoletto augurale,

Ogni cavaliere riceve dalla sua bella dama un fazzoletto augurale portatogli sulla punta di un’asta e poi lo lega al braccio.

Alle origini della festa sarebbe il periodo storico del IX secolo, quando i Saraceni invasero il territorio dei Piceni. Il Moro rappresenta il nemico della Fede.

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dopodiché spronano il cavallo e si gettano al galoppo lungo un percorso a forma di otto. Essi devono colpire con la lancia lo scudo retto da un fantoccio girevole e contemporaneamente evitare di essere percossi dal “mazzafrusto” che questo tiene con l’altro braccio. Chi mette a segno il maggior numero di colpi riceve, tra il tripudio dei suoi, il palio, un panno istoriato riccamente da un artista locale. In serata il corteo alla luce delle fiaccole percorre nuovamente le antiche vie cittadine.

“Quinta via”, alle origini di un nome

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l suo nome deriva dal latino quintāna via, letteralmente “quinta via”, una delle vie che attraversavano l’accampamento romano, parallela alla via principalis. Era lo spazio che divideva le tende delle due legioni, separava il quinto dal sesto manipolo, ed era inoltre destinato ai giochi, ma vi si teneva anche il mercato. Per estensione, il termine ha finito poi per designare il palo utilizzato per gli esercizi militari, all’origine sormontato da una tavola o scudo, sostituito in seguito da un fantoccio girevole. Nel Medioevo passò a identificare un gioco di destrezza ovvero la gara stessa di cavalieri (giostra). In quest’epoca il gioco era aperto ai giovani di tutte le condizioni sociali, soltanto i partecipanti a cavallo erano esclusivamente cavalieri che volevano esercitarsi nell’arte militare in giostre equestri. Il torneo, proposto come specchio di valori cristiani e scuola di coraggio e di lealtà, fu un puro prodotto del feudalesimo e della cavalleria.

Il torneo cavalleresco, suggestiva manifestazione con corteo, sbandieratori e giostra

Sfida a colpire il “Moro” senza esserne colpiti L

a manifestazione più suggestiva delle feste agostane è la ricostruzione storica del torneo della Quintana, che rivive ogni anno, con perfetta aderenza ai canoni degli Statuti comunali del 1378. La rievocazione ha inizio ai vespri, con l’offerta dei ceri. Le magistrature cittadine con a capo il magnifico messere, le rappresentanze delle corporazioni, i cavalieri giostranti a cavallo ed il maestro di campo offrono i tradizionali ceri al Vescovo che, circondato dall’intero Capitolo, sul sagrato del tempio benedice il palio e i cavalieri, fra spari, squilli di chiarine e rulli di tamburi, il tutto in un

Nel 1703 un tremendo terremoto colpì le Marche risparmiando solo Ascoli protetta dal suo patrono. Vi partecipano i sei sestieri: Piazzarola, Porta Maggiore, Porta Romana, Porta Solestà, Porta Tufilla, Sant’Emidio.

volo di colombi. Dal primo pomeriggio a notte inoltrata, la febbre del torneo, che ha preso la cittadinanza con mesi di anticipo, è ormai al colmo e la folla si accalca nelle strade per assistere alla sfilata del corteo e incitare i propri cavalieri. Il corteo scende in campo con le rappresentanze dei sestieri cittadini e i castelli soggetti; ogni sestiere ha i suoi colori e il suo emblema che campeggia su centinaia di vessilli multicolori e sul gonfalone che, scortato dai confalonieri, apre la sfilata. Seguono i sei cavalieri giostranti su scalpitanti cavalli in rutilanti gualdrappe, gli

araldi, gli staffieri, gli alfieri, i consoli, i notabili, le dame in costumi preziosi; capitani e armigeri in fiammanti corazze; sbandieratori, valletti, giullari, falconieri, mute da caccia e balestrieri. La grande

Il Tempietto di S. Emidio alle Grotte elegante esempio di architettura barocca nelle Marche.

parata ha il suo coronamento al campo de’ giochi con il saluto alla città e al magnifico messere, comandato con voce tonante, alla maniera antica, dal maestro di campo. Seguono i prestigiosi esercizi degli sbandieratori e quindi, annunciata ancora da chiarine e tamburi, ha luogo la giostra. Qui invano si raccomanda il silenzio: i cavalli sono eccitati e i cavalieri sono chiamati a dar prova di virtuosismo e coraggio per il percorso insidioso, il tempo controllato e l’obiettivo difficile, costituito dal famoso “Moro” che, se non colpito bene, colpisce a sua volta!


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FESTE D’ITALIA

Un misterioso pellegrino lo portò al medico Giacomantonio Leonelli

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Associazione Il Volto Ritrovato dice che “l’unico documento sull’arrivo del Velo a Manoppello è la Relatione Historica redatta dal predicatore cappuccino fr. Donato da Bomba tra gli anni 1642-1645 e pubblicata nel 2016 a cura di E. e M. Colombo. In essa si narra che il Volto Santo è arrivato a Manoppello agli inizi del ’500 offerto da un misterioso pellegrino al medico Giacomantonio Leonelli nella chiesa matrice intitolata a San Nicola di Bari. Dopo circa 100 anni l’immagine fu venduta a Donato Antonio De Fabritiis, notabile del luogo, da Marzia Lionelli, bisognosa di denari per aiutare il marito in carcere. De Fabritiis nel 1638 donò il Velo ai Cappuccini di Manoppello, la cui presenza era stata richiesta dalla cittadina di Manoppello nel 1616. I lavori per la costruzione del Convento e della chiesa iniziarono nel 1620. La Relatione di fr. Donato da Bomba, che racconta la storia del Velo e ne ratifica la donazione ai Cappuccini, è letta e autenticata con lettura pubblica nel 1646. Il verbale su pergamena, oggi conservato dai Cappuccini a L’Aquila, reca le firme di 13 anziani e notabili, insieme a quelle del De Fabritiis e di fr. Donato Da Bomba. In quell’occasione, per la prima volta, il Velo fu esposto alla pubblica venerazione. Dapprima il Velo fu conservato in uno stipetto chiuso, a fianco dell’altare ed era mostrato unicamente su richiesta. Solo quarant’anni dopo, nel 1646, verrà realizzata una cappella laterale per conservare l’immagine, visibile ai fedeli in alcuni giorni dell’anno. Per quasi 400 anni il Velo è stato oggetto della pietà locale.

da Manoppello servizio di Giuseppe Zois

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La terza domenica di maggio e il 6 di agosto, festa della Trasfigurazione.

Il Velo con il Volto Santo

O

gni paese, ogni terra ha il suo calendario con le date delle feste, sagre, ricorrenze, momenti che segnano e legano una comunità. Confesso la mia ammirazione per la gente che anche in questi tempi convulsi ha saputo conservare fedeltà alle proprie radici, ai propri genuini ideali e quindi alle tradizioni che fanno memoria. E mi affascinano quelle famiglie dove le mamme, all’inizio dell’anno, segnano sul calendario - Frate Indovino è nato e serve anche per questo - i giorni speciali dentro casa e non solo: i compleanni, le patronali, gli anniversari significativi… È la gente che ha conservato familiarità con la dimensione serena delle stagioni e in definitiva della vita, salda nella saggezza che viene dall’esperienza e dai proverbi, gioiosa quando c’è da esserlo, solidale all’occorrenza e compartecipe nella felicità e nella prova. L’Italia in genere è ricca di questi capisaldi che fanno anche il carattere delle persone,

con la loro calda umanità; il Centro e il Sud lo sono ancor più, attaccati a quanto la civiltà di ieri ha trasmesso al presente, che ci si premura di traghettare con la sua vitale linfa al futuro. Un paese speciale, anche in questa non trascurabile prospettiva, è Manoppello, incastonato nella Maiella, settemila abitanti, in provincia di Pescara. Qui si vive un’atmosfera particolare e quelli del posto dicono - legittimamente orgogliosi - unica, di spiritualità, di fede, di mistero che si diffonde sul cammino di tutto l’anno. Manoppello è il paese del Volto Santo di Cristo. Non è conosciuto come meriterebbe e non ha l’afflusso di fedeli che si riscontra, per fare un esempio, a Torino per la Sindone. Va rilevato, però, a onor del vero, che ora si assiste ad un promettente interessamento di pellegrini e di viaggiatori dell’anima, provenienti da ogni dove, dalle Americhe fino alla stessa Cina. Sarà effetto (benefico in questo caso) della globalizzazione o,

più bello da considerare, di una ricerca dei segni forti che riconducono a Gesù, soprattutto alla sua Passione, Morte e Risurrezione con tre icone universali: il Sudario di Oviedo in Spagna, la Sindone di Torino, il Velo di Manoppello. Tre testimonianze per i tre giorni che costituiscono il cuore del credere dei cristiani: il Venerdì Santo con la Crocifissione sul Calvario; il Sabato Santo con il sepolcro e la Pasqua con la pietra rotolata, i teli posati e il Velo che era stato sul suo capo (come dice il Vangelo). Mentre le prime due effigi ci mostrano il Cristo straziato dalla morte in croce, la terza ci dona l’immagine del Cristo vittorioso sulla morte. Il viso reca ancora i segni delle torture, percosse e lacerazioni, ma ci sono i tratti del ritorno alla vita: negli occhi, sulla bocca, nel colore stesso della pelle dove è tornato a scorrere il sangue. È il Cristo che si rivela alle donne, a Giovanni e a Pietro, poi agli apostoli, ai discepoli. Due sono le date che

La prima immagine Il Velo su cui è impressa l’immagine del Volto Santo di Cristo, dopo l’atroce morte in croce e con i segni dell’avvenuta Risurrezione, dovrebbe essere di bisso marino. Il cappuccino fr. Paolo Palombarini - che ci introduce alla comprensione di questa bimillenaria reliquia - usa non a caso il condizionale e motiva: «La teca in cui è custodita da quattro secoli non è stata aperta per non comprometterne in alcun modo la qualità. La stessa Commissione scientifica ci ha posto di fronte al rischio di possibile disintegrazione al contatto con l’aria».

C’

è però una specialista assoluta in questo campo, si chiama Chiara Vigo, vive in Sardegna ed è una delle ultime al mondo a lavorare il bisso, in grado di esplorarne - riconoscendole - tutte le proprietà. Salita a Manoppello nel 2004, la Vigo ha giudicato trattarsi di bisso marino perché presenta le stesse caratteristiche del bisso da lei lavorato. Per affermarlo con piena certezza, il Velo dovrebbe essere preso in mano. Il bisso marino è una sostanza prodotta da una conchiglia, la nacchera (Pinna Nobilis). Questa fibra tessile era già conosciuta nell’antichità, usata per tessere abiti destinati a re, principi,

autorità, da indossare in cerimonie importanti. «La Bibbia ci parla di questi teli di bisso - riprende fr. Paolo - portati ad esempio dal re Salomone. Gesù stesso ne parla nella parabola di Lazzaro del ricco epulone che vestiva di porpora e di bisso. Lo stesso faraone Tutankamon è stato trovato con il corpo avvolto nel bisso. Questa preziosa seta di mare ha due particolarità: quando viene illuminata da una qualsiasi fonte luminosa, acquista il color oro. Ed è così che noi vediamo il Sacro Velo, la terza domenica di maggio quando lo portiamo in processione. La seconda caratteristica: è idrorepellente in quanto questo filamento, proprio perché viene dal mare, ha uno strato di sale che non permette ad alcun tipo di colore di fissarsi. Ci troviamo di fronte ad una delle poche immagini esistenti al mondo che in greco sono chiamate acheropite, cioè non fatte da mano d’uomo, perché non ci sono né colore, né materia, né sangue». Secondo Chiara Vigo, il bisso di cui è fatto il Velo del Volto Santo è preziosissimo e puro, a differenza di quello da lei lavorato, che è inquinato. «Esiste una prova scientifica dell’assenza di materia nel bisso di Manoppello - prosegue fr. Paolo - ed è questa: un professore di Bari, Donato Vittore, utilizzando uno scanner ad alta

risoluzione, ha ingrandito il Volto Santo di ben 400 volte senza compromettere in alcun modo l’immagine. Ha mostrato come fra i vari spazi non ci sono colore, sangue, materia. I filamenti, che allo scanner risultano essere molto grossi, in realtà sono poco più di un decimo di millimetro». L’accesso all’icona che domina l’altare maggiore inizia all’entrata nella basilica. Fa da esperta guida fr. Paolo: «Chi percorre la basilica partendo dalla navata centrale, non vede il Volto del Cristo

Il Volto Santo di Gesù venerato a Manoppello: è impresso su un finissimo Velo di bisso, ed è conservato dentro una teca. Nella foto: fr. Paolo Palombarini. perché il Velo è trasparente. Lo si scorge mentre ci si avvicina all’altare per incontrare il Volto del Signore, come ci ricorda il Salmo 26: “Signore, io cerco il tuo volto, mostrami il tuo volto, non nascondermi il tuo volto”. Altro aspetto distintivo: tutte le immagini hanno una facciata e il suo rovescio. Questa è l’unica


FESTE D’ITALIA

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Due date scolpite nella devozione di una terra e di un popolo

venerato a Manoppello dominano i taccuini di Manoppello: la terza domenica di maggio (dal 1703), che è una festa di popolo, civile e religiosa al tempo stesso e il 6 di agosto, interamente religiosa. Con la prima si ricorda l’avvenuta consegna del Velo da parte di un misterioso pellegrino a Giacomantonio Leonelli di Manoppello, all’inizio del Cinquecento (dovrebbe essere il 1506); con la seconda, istituita nel 1690, si celebra la Trasfigurazione di Gesù. Sono migliaia i fedeli che giungono nella località abruzzese. In maggio sono tre i giorni di preghiera, processione, Messe, devozioni dalle prime luci dell’alba sino a sera: si inizia il sabato con il trasporto e la collocazione della reliquia sul trono dentro la basilica del Sacro Volto. Ovunque sono luminarie distese per km lungo tutte le vie, concerti bandistici, bancarelle immancabili in queste occasioni con i loro antichi richiami enogastronomici, dallo zucchero filato alle mele caramellate, fino alla porchetta. Non si contano i

gruppi che arrivano da parrocchie vicine e lontane, con bandiere e vessilli. La domenica è dominata dalla Messa solenne presieduta dall’Arcivescovo di Chieti-Vasto - ora è il teologo Bruno Forte - e dalla processione che tra preghiere, canti, accompagnamento bandistico e fragorosi spari prolungati di mortai, razzi, petardi si muove dalla basilica fino alla chiesa di San Nicola, dove il Volto Santo rimarrà fino al lunedì, con analogo corteo per il rientro in basilica. Una fiumana di gente percorre 1,5 km in raccoglimento misto a quel sano clima di festa che è anche scambio di saluti, esperienze, momenti di quotidianità. Alle finestre, sui balconi sventolano drappi, tovaglie ricamate, tessuti di pregio, segni di partecipazione sentita e condivisa alla festa. Al passaggio del trono con il Volto Santo, lungo tutto il percorso vengono lanciati petali di rosa, come si fa ancora in molti paesi per il Corpus Domini. Il colpo d’occhio non riesce a coprire tutto lo snodarsi

di Gesù

tra case antiche e nuove fino a San Nicola, dove sarà celebrata un’altra Messa solenne. Al Nord certe usanze sono andate scomparendo, sommerse da un’omologazione fatta di piattume, si direbbe in soggezione della modernità con il suo mantello di uniformità e di diffusa indifferenza. Ci si concede facilmente all’appiattimento, quasi si provasse timore a esprimere il proprio senso di appartenenza, che è anche storia e continuità di gesti, di attaccamento a canti, preghiere, tutto quanto fa identità. Il giorno della processione dalla basilica alla chiesa di San Nicola ci si imbatte in uno scenario che pare un quadro d’altra ormai remota epoca: le bambine e i bambini della Prima Comunione, tutti in abiti bianchi a simboleggiare l’incanto dell’innocenza, ciascuno con una candida rosa in mano e con piccole ali angeliche, com’è toccante che sia e ci venga ricordato, per dare alla folla una delicata brezza di nostalgia.

risorto

I punti di contatto con la Sindone e con il Sudario di Oviedo

I

esistente al mondo in cui vediamo lo stesso Volto di Cristo sia che l’ammiriamo davanti sia che la osserviamo da tergo, anche se c’è una differenza. Stando davanti all’altare, lo sguardo è rivolto a sinistra; andando dietro l’altare, lo sguardo è centrale. E tuttavia, sia ponendoci davanti all’altare sia salendo la gradinata retrostante, spostandoci da destra a sinistra o viceversa, noi siamo sempre guardati da Gesù. Un’ultima indicazione: a seconda di come è illuminato, il Volto di Gesù cambia».

l Cappuccino fr. Domenico da Cese, che tutti a Manoppello ricordano come scopritore e primo apostolo del Volto Santo, e suor Blandina Paschalis Schlömer, che da una vita studia e compie ricerche su questo Velo, hanno avuto l’intuizione che esistessero dei punti di contatto con la Sindone di Torino. La monaca trappista tedesca, in particolare, trovandosi di fronte a questa icona, ha ritenuto di essere davanti a quella che nell’antichità era chiamata Veronica Romana o Santo Sudario. La Veronica, per tradizione, è la donna che asciugò il Volto di Gesù mentre saliva al Calvario: e noi la ricordiamo nella sesta stazione della Via Crucis. «Ma questa - precisa fr. Paolo - è una tradizione: i Vangeli non riportano il fatto, limitandosi a dirci che c’erano le Pie Donne che seguivano Gesù nella salita al Calvario. Veronica è una parola composta da Vera, che viene dal latino, e εἰκών dal greco, cioè immagine, quindi vera immagine, vero volto. Fino al 1527 c’era anche la definizione di Santo Sudario, da non confondere con la Sindone, che è il telo sepolcrale - quindi 4 metri di lino - nel quale Gesù fu avvolto completamente

Fr. Paolo Palombarini: mettersi nei panni del Figliol Prodigo Fr. Paolo Palombarini si trova da 6 anni nel convento dei Cappuccini annesso alla Basilica del Volto Santo di Manoppello. È appassionato nell’ambientare con abbondanza di particolari il lungo percorso del Velo giunto in Abruzzo, probabilmente, dopo il sacco di Roma, avvenuto il 6 maggio 1527 per mano dei lanzichenecchi, con soldati mercenari tedeschi, arruolati nell’esercito dell’imperatore Carlo V d’Asburgo. Ripete a tutti: “Quando ci si mette di fronte al Volto Santo di Gesù è fondamentale essere guardati da Lui per ritornare in noi stessi, come fece il Figliol Prodigo nella parabola evangelica, ritrovando la pace interiore. Noi viviamo spesso inquietudini perché non Gli consentiamo l’accesso alla nostra interiorità. prima di essere deposto nel sepolcro. Il Sudario, invece, è sempre una parola greca che letteralmente significa asciugamano. In questi casi è da intendere come il Velo che veniva posto sul volto dei defunti prima dell’inumazione. Suor Blandina, pensando di trovarsi di fronte al Sudario di cui ci parla il Vangelo di Giovanni e che da duemila anni noi proclamiamo il giorno di Pasqua, ha concluso: “Se questo velo è il Sudario della tomba, significa che questo Volto deve

avere uno o più punti di contatto con la Sindone di Torino”. La suora ha preso pertanto i due volti - Manoppello e Torino - li ha messi uno accanto all’altro. Dall’accostamento sembra non esserci somiglianza. Poi ha provato a fare la sovrapposizione, dalla quale è risultato che esistono dieci punti di contatto, non solo per quanto riguarda occhi, naso, bocca, ma anche per la posizione delle ferite». ➢ segue a pagina 20

Testimonianza di 2000 anni fa

I

l Velo su cui è impresso il Volto Santo di Gesù è di bisso: si tratta di fili sottilissimi, paragonati a un capello di donna e si dice che questi lavori potessero essere fatti solo da bambini fra i 3-5 anni, grazie alle loro mani e dita piccole. La tessitura che si può ammirare a Manoppello, che si ritiene sia stata posta sul viso di Gesù, dopo che era stato avvolto nella Sindone per essere deposto nel sepolcro, misura 17x24 cm. Da 4 secoli è custodita in una teca che non viene aperta per timore che a contatto con l’aria il panno possa dissolversi. Particolarità definita unica al mondo: l’immagine di Gesù, con i capelli lunghi, la barba, la bocca socchiusa e i denti, è visibile identica, da ambedue le parti, davanti o dietro. Il colore del Velo è sul marroncino (si consideri che ha duemila anni e dopo Gerusalemme, fu portata a Costantinopoli, quindi a Roma e infine a Manoppello).

Tre ipotesi sul bisso

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ra le ipotesi formulate sul bisso del Volto Santo di Manoppello vi è anche quella molto suggestiva che sia stato portato dai Magi quando resero visita al piccolo Gesù. Un’altra viene dai Vangeli apocrifi, secondo cui il bisso di Manoppello sarebbe stato lavorato da Maria, mamma di Gesù, che a 3 anni fu condotta al Tempio di Gerusalemme, dove visse fino all’età di 5 anni e dove le bambine erano abituate a lavorare il bisso grazie alle mani e alle dita molto esili. Una terza, questa contenuta nei Vangeli riconosciuti, dice che Giuseppe d’Arimatea comprò la Sindone in cui fu avvolto il corpo di Gesù: è probabile che abbia preso anche il bisso per la copertura del volto di Cristo.


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FESTE D’ITALIA Immagini dalla processione con l’icona del Volto Santo di Cristo dalla basilica dove è venerato fino alla chiesa di San Nicola nel centro di Manoppello. A sinistra: l’altare maggiore dove è collocata la teca con il Volto Santo; a destra, il Vescovo di Chieti e Vasto, il teologo Bruno Forte che ha guidato il corteo. A piede pagina, a sinistra: la partenza della processione che si snoda su 1,5 km. A destra: un’inquadratura che dà le dimensioni della folla che interviene. Nella parte alta, sotto le case sta transitando la testa del corteo, che ancora continua in basso verso la fine della processione stessa.

Le ricerche e gli studi di fr. Domenico da Cese e suor Blandina

A

far conoscere la storia dell’immagine del Volto Santo nel passato prossimo e nel presente hanno contribuito due figure in particolare: il frate Cappuccino Domenico da Cese - al secolo Emidio Petracca - e una monaca trappista, Blandina Schlömer. Il primo fu infaticabile nell’apostolato, nella preghiera e nelle ricerche sul Velo di Manoppello: morì nel 1978 a 73 anni; suor Blandina, vive in Abruzzo dal 1979 per continuare l’opera di fr. Domenico. Le ricerche e gli studi dei due hanno portato alla scoperta che la Sindone di Torino e il Volto Santo di Manoppello mostrano la stessa persona, con l’aggiunta poi della coincidenza con il Velo di Oviedo. È stata suor Blandina a sottoporre i risultati del suo impegno al prof. Heinrich Pfeiffer, al prof. Werner Bulst e allo storico Paul Badde. Un contributo determinante nel far conoscere il Santo Volto l’ha dato il 1° settembre 2006 Benedetto XVI in visita a Manoppello.

Così ne scrisse “Gente” nel 1978

“L’

immagine del Volto di Gesù, che viene venerata da quasi 500 anni in questa cittadina degli Abruzzi, è una reliquia di enorme valore. Si tratta di un’immagine misteriosa, impressa su un Velo straordinariamente sottile che la tradizione chiama Sudario di Cristo. Questo significa che dovrebbe essere quel fazzolettino di lino finissimo che la Madre di Gesù, secondo una tradizione molto antica, avrebbe steso sul volto del Figlio prima che questi venisse avvolto nel lenzuolo funebre per la sepoltura. Anche su questo telo sarebbe rimasto impresso, in modo miracoloso, il Volto di Cristo, in modo similmente a quanto avvenuto per la Sindone di Torino. Non però il Volto di Cristo morto con gli occhi chiusi, come vediamo nella Sindone, bensì il Volto di una persona viva, con gli occhi aperti e con le cicatrici richiuse: sembra essere l’immagine del Cristo risorto… dal punto di vista umano, qualcosa di inesplicabile”. Renzo Allegri, Gente del 19 settembre 1978

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L’icona del Mistero pasquale S e questi due teli stavano sulla stessa persona, nello stesso luogo - è sempre l’analisi di suor Blandina - significa che devono avere qualcosa in comune con il terzo telo, quello di Oviedo, nel Nord della Spagna. Si tratta del Sudario che servì a tamponare il sangue fuoriuscito dal naso e dalla bocca di Gesù, quando fu deposto dalla croce dopo la crocifissione, avvenuta all’ora terza, cioè alle 9 del mattino. «Gesù morì all’ora nona, le 3 del pomeriggio, di edema polmonare e infarto - riprende fr. Paolo Palombarini - e il sangue fermatosi all’altezza dei bronchi fuoriuscì dalla bocca e dal naso. Nella mentalità ebraica - e non va dimenticato che Gesù era ebreo - una persona è considerata tale quando è completa, con il corpo e il sangue, che è portatore di vita. Non a caso Gesù nell’Eucaristia ci ha lasciato corpo e sangue, quindi tutto sé stesso. Il sangue di chi muore va raccolto perché è da custodire insieme al corpo nel sepolcro. All’ingrandimento del telo di Oviedo, si rileva chiaramente l’impronta della mano umana che teneva premuto il telo sulla bocca e sul naso di Gesù. La sovrapposizione del bisso di Manoppello, della Sindone di

Torino e del telo di Oviedo permette di ricostruire come andarono i fatti nei giorni del Calvario e del Sepolcro di Giuseppe d’Arimatea. Il Volto Santo di Manoppello è l’icona della Risurrezione: ci sono i segni delle indicibili sofferenze patite, ma è un viso che dà pace. Sui tre teli che combaciano - per essere stati sulla stessa persona, nello stesso luogo, nello stesso tempo - noi abbiamo l’architrave della fede cristiana: Passione, Morte e Risurrezione chiamato anche Mistero pasquale». Fr. Paolo Palombarini illustra a tutti i gruppi di pellegrini le particolarità che dimostrano trattarsi della raffigurazione del Volto di Gesù nei primissimi istanti della Risurrezione. È un’immagine paragonabile a una diapositiva, di straordinario impatto sull’osservatore: “Guardando il Volto, si nota una zona scura sotto il labbro inferiore: questo fa capire che Gesù è morto, perché quando una persona spira, la prima zona che diventa scura è quella delle labbra. C’è un rosso più acceso attorno alle tempie: è come sangue fresco, ma le ferite sono chiuse, come si può vedere dai segni delle percosse sulla fronte, sul naso e accanto all’occhio. Un rossore più delicato segna

la fascia della fronte e quella della bocca: sta a dire che era morto e sta tornando in vita. Immaginate quando una persona sviene: la prima parte che diventa bianca è il volto; ma quando riprende i sensi, la prima parte che si colora è proprio il volto, perché il cuore pompa subito il sangue al cervello. Le pupille, poi, sono tutt’e due aperte: ma quella di destra è più chiusa rispetto all’altra, più dilatata. È la prova appunto del primissimo istante della Risurrezione: il flusso del sangue non ha ancora ultimato il suo percorso”. Il Volto della Sindone è il volto dell’Uomo dei dolori: come dice il profeta Isaia, “non aveva più sembianze umane per quanto era stato malmenato”. Il Volto di Manoppello è quello di Gesù che si sta riprendendo la sua vita, come Egli stesso ci ha detto nel Vangelo: “Nessuno mi toglie la vita, sono io che ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla”. Anche la Sindone ci raffigura il momento della Risurrezione: però mentre questa ci rappresenta l’ultimissimo istante della morte di Gesù; il Volto Santo di Manoppello ci presenta il primissimo istante del Risorto.

Giuseppe Zois


DENTRO L’EVENTO

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A Sansepolcro, otto secoli dopo, in cerca di nuovi percorsi

Sui passi di Francesco Massimo Cacciari: il canto avvicina le persone

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ell’ambito del Festival dei Cammini di Francesco, nella meravigliosa cornice dell’eremo di Montecasale, abitato dai Cappuccini, a pochi minuti da Sansepolcro (AR), si è svolta la Lectio magistralis di Massimo Cacciari dal titolo Suono libero, accompagnato dal flautista Roberto Fabbriciani. Il professore ha affrontato il tema della musica dal punto di visita filosofico, mettendo in luce le differenze fra il linguaggio parlato, finalizzato alla netta determinazione di concetti, e quello musicale, che invece è sempre libero dalla necessità di determinare o definire. Questa libertà, dice Cacciari, si ritrova

in modo meraviglioso nel cammino di san Francesco, perché egli è la parola che vuole diventare musica, lode. Francesco si mostra e canta. È la sua presenza gioiosa che comunica, non tanto i suoi discorsi. La sua gioia fa un tutt’uno con la musica; il suo linguaggio è un cantico, perché il canto di lode è ciò che fa sentire liberi e quindi gioiosi. Francesco, libero dalla pesantezza del discorrere, comunica in modo immediato con il canto, perché questo più di ogni altra forma di comunicazione, avvicina e unisce le persone, aiutandole a superare il peccato contenuto nella divisione fra uomo e uomo.

Testi di Elena Starnini Sue

Al Festival di Sansepolcro, percorsi a piedi e in gravel bike nella campagna della Valtiberina.

A Sansepolcro si è svolta la terza edizione del Festival dei Cammini di Francesco, tre giorni di percorsi in campagna, convegni tematici, spettacoli e musica, tutto attorno al grande messaggio di san Francesco e ai suoi cammini, che otto secoli dopo risultano più attuali che mai.

Si auspica una nuova economia che tragga le sue linee guida dal mondo della natura e dall’esempio di Francesco.

L

a manifestazione si colloca all’interno delle iniziative del Progetto Valtiberina, organizzato dall’omonima associazione fondata dai cittadini animati dal desiderio di promuovere una “crescita qualitativa, individuale e collettiva, che sia economicamente valida, ecologicamente sostenibile e socialmente equa”. Gratuito, accessibile a tutti, organizzato e condotto da numerosi volontari, il Festival si svolge all’aperto, nelle piazze e nelle campagne. È fortemente sostenuto dagli imprenditori locali che mirano al raggiungimento di una nuova economia, basata su principi umani, sociali e ambientali che superino la feroce corsa al profitto, a vantaggio di nuovi valori, i quali affondano le proprie radici nel grande insegnamento di san Francesco. Il messaggio che parte dal Festival si declina in tre concetti chiave di profondo significato sociale: ❱ l’inclusione dell’altro; ❱ l’ambiente; ❱ il bene comune. Significativa anche la location: Sansepolcro, crocevia geografico e culturale tra Toscana, Marche, Romagna e Umbria. Al taglio del nastro ha preso la parola Massimo Mercati, presidente dell’Associazione, che ha presentato i relatori e ha spiegato le finalità degli

Occorre un nuovo paradigma economico che rinneghi lo sfruttamento dei deboli e la feroce corsa al profitto.

incontri “pensati per tutti coloro che si mettono sulle tracce di Francesco alla ricerca di un senso profondo e più alto del vivere”. Erano presenti anche rappresentanti delle autorità civili e, per i Frati Cappuccini e

Grandi poeti proposti dall’attore

Giancarlo Giannini e le “parole note”

L’attore Giancarlo Giannini sul palco a Sansepolcro, davanti a un attento pubblico ha letto alcuni brani di grandi poeti d’ogni tempo.

La chiusura dei lavori del Festival è stata festeggiata con lo spettacolo serale in piazza Le parole note, dove il quartetto jazz di Marco Zurzolo, alternava le performance musicali alle poesie, magistralmente interpretate da Giancarlo Giannini. Gli spettatori hanno quindi potuto assistere gratuitamente alla lettura da parte dell’attore, dei brani più belli di san Francesco, Dante Alighieri, Pablo Neruda, Gabriele D’Annunzio, William Shakespeare, Giacomo Leopardi, Alda Merini, Jacques Prévert e molti altri. Tema dello spettacolo: l’amore nelle sue forme più varie e profonde.

Frate Indovino, fr. Matteo Siro che ha salutato il pubblico con l’augurio di percorrere i cammini, portando avanti gli ideali di san Francesco. Tra i numerosi ospiti sono intervenuti come relatori Padre Pietro Maranesi, docente di Teologia e studi francescani, l’economista Stefano Zamagni che ha tenuto un convegno sul tema: “Più poveri, più ricchi. Dare per avere, costruire valore attraverso la comunità”, Michele Serra con il suo libro Sull’Acqua, e Massimo Cacciari con Roberto Fabbriciani. Oltre alle esperienze bucoliche, alle attività per bambini e agli incontri conviviali, la manifestazione è stata allietata da spettacoli in piazza come il concerto di brani tratti dalle opere di Puccini e dalle Lodi di san Francesco, eseguito dall’Orchestra La Scala di Seta, performance teatrali e musicali, lo spettacolo a tema ecologico AquaDueO della Banda Osiris, condotto dal prof. Telmo Pievani e infine Le parole note, musica del quartetto di Marco Zurzolo e poesie recitate dall’attore Giancarlo Giannini.

Il rispetto dell’essere umano e la cura del Creato potranno cambiare le sorti di un’economia malata.

Verso un’altra economia

Ispiratore di modelli

L’

iniziativa portata avanti dall’associazione Valtiberina è fortemente sostenuta dal mondo dell’impresa che s’interroga sulla validità dei consueti imperativi economici, finalizzati alla ricerca esasperata del profitto. Questo modello di business ha manifestato tutta la propria inadeguatezza. In questo contesto di incertezza e paura, gli amministratori e il mondo dell’impresa tentano di risolvere il problema utilizzando gli stessi metodi che hanno generato la crisi stessa. Occorre un nuovo approccio che riconosca l’importanza della collaborazione tra esseri umani. Così come il mondo naturale lavora in sistemi equilibrati e connessi, allo stesso modo l’essere umano, come parte del Creato, deve tentare la strada della responsabilità reciproca.

“Frate Indovino” al Festival Frate Indovino fa partire la sua voce dal mondo francescano dei Cappuccini che, sia per il legame col territorio, sia per i valori che lo ispirano, hanno deciso di accogliere l’invito degli organizzatori, partecipando al Festival. Nella cornice delle logge del palazzo comunale di Sansepolcro, lo staff di Frate Indovino si è messo a disposizione della cittadinanza per raccontare e testimoniare le diverse opere (in Italia e all’estero) portate avanti dai frati Cappuccini, grazie ai sostenitori del Calendario e delle altre numerose attività.


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IL CONTENITORE

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Nuova Europa al decollo

multiculturale

Un aiuto per la salvaguardia dei beni artistici Cappuccini

➢ dalla prima

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Deputati che invece hanno ricevuto la riconferma li aiuteranno con l’esperienza compiuta, ma al tempo stesso riceveranno stimoli inediti da quanti stanno ancora adattandosi nella faticosa opera di trapianto. Quegli emigranti che prima o poi diventeranno cittadini europei a pieno titolo. Da tutti loro ci si aspetta la realizzazione del benessere, della dignità e di una integrazione che garantisca all’Europa di irrobustirsi nell’unità. Nuove intelligenze, nuova stabilità e sicurezza. Mezzo miliardo di persone dall’Atlantico agli Urali sono affamati di valori e di risorse per il bene. Non è tempo di litigi e di inquietanti distinguo. Gli Stati Uniti d’America, il Canada, e altre grandi “nazioni di nazioni” conoscono da tempo il concetto di “Insalatiera etnica”. Il multiculturalismo è ormai diffuso in ogni parte d’Europa e del mondo. È un dato di fatto, gente di ogni lingua e cultura che vive tra noi, vecchi abitatori e nuovi arrivati. Non si può più attendere oltre: il multiculturalismo non va considerato un’espressione ideologica, ma deve diventare il valore tutto umano dell’interculturalità. Volere o non volere questa è la direzione del mondo e lo spirito del tempo, che le trasformazioni accelerate stanno imprimendo al divenire. L’Unità nella Diversità non può essere solo uno slogan, una strombazzata partitica e mediatica. Se davvero si vuole ricostruire l’Europa sociale, dando pieno valore di coerenza umanistica e cristiana alla Parola (Via, Verità e Vita), contro l’ignobile culto della prepotenza, della sopraffazione, e degli avidi particolarismi, dobbiamo ritrovare gli antichi riferimenti e batterci perché siano infine sconfitte le persistenti piaghe cui si rivolgevano le invocazioni dei Santi intercettatori: a peste, fame et bello, libera nos Domine. Dal Parlamento Europeo, persona per persona, deve venire un soprassalto di fede e di ideale che si possa irradiare comunità locale per comunità locale e nazionale, associazione per associazione, club, adunanza, gruppo per gruppo, costruendo l’unità proprio a partire dal rispetto e dall’amore per queste strutture di coesione sociale che tutte insieme definiamo “Terzo Settore”, opera preziosa del volontariato altruistico, un concetto che abbraccia solidarietà, lavoro ed entusiasmo vitale.

Un altro settore su cui Re.Be.C.C.A. ha urgente necessità di intervenire è il Museo Missionario dove sono due grandi diorami e diversi manufatti indigeni (nelle foto) che necessitano di pulitura e restauro.

D

al 2010 la tutela del patrimonio storico-artistico dei Frati Cappuccini dell’Umbria è affidata all’Associazione Re.Be.C.C.A. (acronimo di Rete Beni Culturali Cappuccini Assisi). In questo arco di tempo (2010-2019) sono stati fatti alcuni restauri di opere d’arte. Ultimamente abbiamo iniziato il riordino dell’Archivio storico che contiene diversi manoscritti dal XV al XIX secolo. Chiunque può contribuire alle attività di Re.Be.C.C.A. con un’offerta liberale sul C/C bancario: IBAN: IT45P0306921697100000000371 Oppure tramite bollettino C/C postale numero:

001040227637

Si può contribuire anche richiedendo alcune pubblicazioni che proponiamo qui di seguito: ❱ “Fra Valerio poco serio”, Barzellette, freddure, sketch, giochi di parole, aforismi, ecc. (Oltre 400 pagine e 160 vignette, molteplici edizioni).

❱ “L’Arte dei Cappuccini dell’Umbria” (pagine 120, cartonato, ed. 2013), ampia antologia critica del patrimonio culturale della Provincia dell’Umbria dei Frati Minori Cappuccini, a cura dello storico dell’arte Marco Droghini. ❱ Il Catalogo della Mostra “Donne nello specchio dell’Altissimo” (pagine 96, ed. 2014) con un saggio della professoressa Alessandra Bartolomei Romagnoli “Il corpo dell’estasi. Il linguaggio delle immagini dal Medioevo al Barocco”. ❱ Il Catalogo della personale di pittura di Riccardo Secchi: “Vedute di Oriente. Omaggio a William Congdon” (pagine 94, ed. 2015). ❱ Il Catalogo della mostra “Dall’oblio al restauro: Crocifisso con la Vergine e i santi Giovanni Evangelista, Maria Maddalena, Francesco, Chiara e angeli di Jacopo Negretti detto Palma il giovane” (pagine 72, ed. 2016). Potete richiedere i volumi a: info@rebeccassisi.it o telefonando allo: 075- 812280 (interno 03)

Ulderico Bernardi

Coppi, un mito sui pedali AGGREGATO F.I.E.S. 291

➢ dalla prima

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uesto è il ciclismo sia nelle celebri classiche di un giorno, sia nelle corse a tappe, inanellando chilometri, sfidando anche le bizze del tempo: pioggia sferzante con insidiose pozzanghere, vento impetuoso e contrario, persino pungenti tormente di neve quando si sfiorano le cime, ma pure, come nella Grande Boucle francese, torride calure estive. La fatica come una vocazione. E Coppi ha interpretato splendidamente questo ruolo. Il ciclismo si stacca dagli altri sport, dove pur fioccano milioni come la neve d’inverno e dove si può anche tirare il fiato, limitandosi talora ad aspettare tranquilli il pallone buono per buttarlo dentro. Sport di gruppo il ciclismo, ma anche forzatamente solitario, come in certe fughe infinite, alla Coppi per esempio, o nelle crono, ancora con Coppi, re del tempo, quando uno finisce col correre contro sé stesso. Proprio per questo il ciclismo affascina e conquista, e per questi “prigionieri” dei pedali ci sono solo applausi, per il primo come per l’ultimo. Il ciclismo appassiona e coinvolge in un immaginario collettivo che fa pensare alla dinamica stessa del vivere. Gianni Ballabio

AGOSTO Lunedì 5 (arrivo a pranzo) Venerdì 9 (partenza dopo pranzo) Esercizi Spirituali [Per Ministri ordinati] Abitare i conflitti nel Ministero Condotti dal M. Rev. Don Giacomo Ruggeri Delegato F.I.E.S. Nord Italia e Formatore permanente per il Clero della Diocesi di Concordia, Pordenone ---*--Domenica 25 (arrivo pomeriggio) Venerdì 30 (partenza dopoAGOSTO pranzo) LUGLIO Esercizi Spirituali in silenzio Lunedì 1 (arrivo a pranzo) Lunedì 5 (arrivo a pranzo) 5 (partenza dopoepranzo) 9 (partenza dopo pranzo) [PerVenerdì Religiose ConsacrateVenerdì secolari] Esercizi Spirituali Esercizi Spirituali «Non vi chiamo più servi. [Per Ministri ordinati] [Per Religiose e Consacrate secolari] “Chiamati per essere santi” (Rm 1,7) Vi ho chiamati amici» (GvAbitare 15,i conflitti 15) nel Ministero La santità cristiana, dono e dovere Condotti dal M. Rev. Don Giacomo Ruggeri Condotti dal M. dalla Rev. Delegato F.I.E.S. Nord Italia Condotti Prof.ssa Michelina Tenace P. Raniero Cantalamessa O.F.M. Cap. e Formatore permanente per il Clero Direttore del Dipartimento di Teologia della Diocesi di Concordia, Pordenone ---*-----*--- Università Fondamentale della Pontificia Domenica 21 (arrivo pomeriggio) Venerdì 26 (partenza dopo colazione) dell’Equipe Domenica 25 (arrivo pomeriggio) Gregoriana e membro Esercizi Spirituali con accompagnamento Venerdì 30 (partenza dopo pranzo) del grafologico Centro Aletti di Roma Esercizi Spirituali in silenzio [Aperti a tutti] «Vieni fuori!» (Gv 11, 43) Condotti da Don Ambroise Atakpa Docente di Teologia Dogmatica/ Ecclesiologia e Mariologia alla Pontificia Università Urbaniana e con l’accompagnamento grafologico del Dr Tiziano Attrezzi Grafologo nella consulenza vocazionale religiosa e famigliare, Diocesi di Vicenza e con la collaborazione di Sr Annamaria Gellini Ufficio Catechistico Diocesi di Bologna

[Per Religiose e Consacrate secolari] «Non vi chiamo più servi. Vi ho chiamati amici» (Gv 15, 15) Condotti dalla Prof.ssa Michelina Tenace Direttore del Dipartimento di Teologia Fondamentale della Pontificia Università Gregoriana e membro dell’Equipe del Centro Aletti di Roma

SETTEMBRE Lunedì 2 (arrivo a pranzo) Venerdì 6 (partenza dopo pranzo) Esercizi Spirituali [Aperti a tutti (Ministri ordinati, religiosi/e, laici impegnati)] Le beatitudini evangeliche. Otto gradini verso la felicità Condotti dal M. Rev. P. Raniero Cantalamessa O.F.M. Cap Domenica 8 (arrivo pomeriggio) Venerdì 13 (partenza dopo pranzo) Corso di Digiuno e Domenica Meditazione Domenica 8 (arrivo pomeriggio) 10 (arrivo pomeriggio) [Aperto a dopo tutti] Venerdì 13 (partenza pranzo) Venerdì 15 (partenza dopo pranzo) Corso di Digiuno e Meditazione Corso di Digiuno e Meditazione “Digiuno e Meditazione con le erbe [Aperto a tutti] [Aperto a tutti] “Digiuno e Meditazione con le erbe “Digiuno e Meditazione con le erbe della salute di Frate Indovino” della salute di Frate Indovino” della salute di Frate Indovino” (verso un’alimentazione consapevole) (verso un’alimentazione consapevole) (verso un’alimentazione consapevole) III° tempo: L’Autunno IV° tempo: L’Inverno III°daltempo: L’Autunno Condotti M. Rev. P. Antonio Gentili B. Condotti dal M. Rev. P. Antonio Gentili B. DrCondotti Luciano Mazzoni Benoni - bio-naturopata Dr Luciano Mazzoni Benoni - Gentili bio-naturopata B. dal M. Rev. P. Antonio ---*--OTTOBRE Dr Luciano Mazzoni Benoni - bio-naturopata Domenica 20 (arrivo pomeriggio) Sabato 26 (partenza dopo pranzo) Esercizi Spirituali [Per Ministri Ordinati, consacrati/e e laici impegnati] “I Settimana Ignaziana” A cura di Sara Staffuzza ed Equipe del Centro Aletti di Roma

Lunedì 18 (arrivo mattina) Venerdì 22 (partenza dopo colazione) Esercizi Spirituali in assoluto silenzio [Per Ministri Ordinati] Ai piedi del Maestro Condotti da S.E.R. Mons. Arturo Aiello Vescovo di Avellino

------------ PER INFORMAZIONI --------06081 Assisi (PG) Viale Giovanni XXIII, 2 - Tel. + 39 075 812792 - Fax + 39 075 815184 www.domuslaetitiaeassisi.itNOVEMBRE - reception@dla-assisi.it CORSI DI ESERCIZI SPIRITUALI Lunedì 4 (arrivo a pranzo) Venerdì 8 (partenza dopo pranzo) SETTEMBRE Responsabile organizzativo - Luca Lucchini - esercizispirituali@dla-assisi.it Esercizi Spirituali Lunedì 2 (arrivo a pranzo) Venerdì 6 (partenza dopo pranzo) Esercizi Spirituali [Aperti a tutti (Ministri ordinati, religiosi/e, laici impeganti)] Le beatitudini evangeliche. Otto gradini verso la felicità Condotti dal M. Rev. P. Raniero Cantalamessa O.F.M. Cap

[Per Ministri ordinati] «Lo Spirito del Signore è su di me» (Lc 4, 18). Unti per essere re, profeti e sacerdoti Condotti dal M. Rev. P. Raniero Cantalamessa O.F.M. Cap.


VISTI DA VICINO

/ AGOSTO 2019 Il Bronzo A denota aggressività e questo farebbe scartare l’ipotesi di un fondatore eroico o di un atleta. Il foro sulla testa doveva ospitare un chiodo per l’elmo. Gli occhi conferivano una forza espressiva straordinaria. Il globo oculare poteva essere in marmo, calcare o avorio, scavato al centro per incastonarvi iride e pupilla in pietre colorate; sottili lamine in metallo formavano le ciglia. Furono analizzate le terre di fusione con metodi scientifico-medici come l’endoscopia, per avere informazioni sulla loro provenienza. Furono esposti prima a Firenze, poi a Roma e dal 1981 nel Museo di Reggio Calabria.

Incarnano l’ideale greco di bellezza e forza

I Bronzi di Riace

Una fama inaspettata uando furono esposti a Firenze la prima volta dopo il restauro, gli organizzatori furono costretti a prorogare di 6 mesi la chiusura della mostra per l’incredibile afflusso di visitatori. Le ragioni di questo entusiasmo, in tempi che sembrano avere perso traccia delle proprie radici classiche, non possono essere attribuite solo al mistero che aleggia attorno alle statue: non se ne conosce infatti datazione certa, né l’autore o se furono due diversi, non la provenienza, né come andarono persi in quel tratto di mare. La reazione della gente nacque dalla consapevolezza di trovarsi di fronte ad un’opera originale. Il rapporto con la

Furono trovati nell’agosto del 1972 per caso, da un subacqueo in immersione a circa sei metri di profondità vicino alle coste di Riace, nella Calabria ionica.

L’

Secondo uno studioso di fisiognomica presentano caratteri opposti: A è aggressivo e violento, B remissivo.

intensa, aggressiva, le cornee in avorio e le iridi in pasta vitrea, i denti laminati in argento che si intravedono tra le rosse labbra in rame. È stato ipotizzato che le differenze stilistiche siano dovute a due botteghe diverse e qualcuno denuncia

uno scarto cronologico che vedrebbe A più “anziano”; teoria alla quale si oppongono coloro che colgono uno stretto rapporto emotivo tra i due e lo spirito del guerriero pronto alla battaglia, quello del vincitore l’uno, quello del vinto l’altro.

Una tecnica molto antica, ancora oggi utilizzata nelle fonderie artigianali

La fusione a cera perduta

Delle migliaia di opere originali greche, di cui abbiamo testimonianza attraverso fonti letterarie, restano poco più di un centinaio di statue.

Successo legato al mistero e alla nostalgia di un mondo perduto

Q

Testi di Roberta Cambruzzi

assenza di altri reperti vicini non aiutò a collocare nel tempo e nello spazio la provenienza delle statue. Si poté solo ipotizzare che fossero in viaggio dalla Grecia verso Roma, naufragate in quel punto o abbandonate come zavorra. Bronzo A e Bronzo B sono due guerrieri nudi, con attitudine corporea molto simile, ma diversi per dettagli significativi. Il guerriero A è animato da un movimento deciso del capo, a cui corrisponde una rigida postura del corpo. Al contrario la torsione del volto del guerriero B è appena accennata, ma si riflette nella curvatura del bacino e nella muscolatura più morbida e flessuosa. Entrambi i visi presentano dettagli policromi, ma la statua A ha un’espressione più

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l bronzo, materiale utilizzato nel V secolo a.C. nella statuaria più prestigiosa, è una lega di rame e stagno, in proporzione variabile, che consente di sperimentare soluzioni più articolate rispetto a quanto consentito dal peso del marmo. La tecnica utilizzata era quella della “cera persa”: intorno al modello della figura in terra di fusione (argilla, sabbie e polveri) veniva steso uno strato di cera, coperto poi, a sua volta, da un altro strato di argilla o gesso (forma). Durante la cottura della forma, la cera usciva da canaletti appositi e al suo posto veniva colato il bronzo fuso. Una volta raffreddata, dalla

forma, si liberava la figura in bronzo per essere rifinita con scalpelli e ceselli. I dettagli, come lance, capelli, elmi, erano spesso lavorati a parte. Quando i Bronzi furono portati a Firenze nel 1992 per il secondo restauro, venne praticato uno scavo all’interno delle statue per recuperare i residui della terra di fusione, grazie ai quali ricavare preziose informazioni sull’origine. Si escluse così la provenienza italiana e fu ipotizzata per entrambi l’origine Attica, confermata anche dalla tipica fattura dei tenoni, gli elementi di piombo che fissano i piedi delle statue alla base.

Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. statuaria greca è più spesso mediato da copie romane di marmo che sopperiscono alla perdita dei bronzi fusi per farne oggetti d’uso comune o armi. Il contatto diretto con l’originale stupì e regalò nuove emozioni. Le statue greche erano realisticamente colorate: dopo aver tolto la “pelle” di fusione, gli artigiani lavoravano il metallo scoperto con scalpello, bulino o punzone, quindi lo lucidavano con osso di seppia. Alcune parti del corpo erano realizzate con metalli diversi, sulle labbra e sui capezzoli erano sovrapposte lamine di rame o bronzo, gli occhi di pasta vitrea e avorio e ci si poteva soffermare su dettagli realistici, come ferite sanguinanti, fino a raggiungere un fascino narrativo insospettabile.

Scheda dell’opera

Chiasmo di Policleto Chi sono?

Bello e Buono

Bronzi di Riace: Bronzo A e Bronzo B Autore: bronzista attico sconosciuto della Scuola di Agelada il Giovane Misure: altezza 1,98 metri - altezza 2,05 metri Data esecuzione: circa 450 a.C. Materiali: leghe di bronzo differenti per ognuno, con inserti in rame, avorio e lamina d’argento

Di grandezza di poco superiore a quella reale, erano completati da due elmi. La posizione degli arti è a chiasmo, dal nome della lettera greca X (chi), uno schema compositivo incrociato che oppone stasi (braccio destro rilassato e gamba sinistra flessa) a tensione (braccio sinistro piegato, gamba destra tesa).

La figura umana è portata su un piano ideale, i volti non hanno caratterizzazione fisionomica ed è utilizzata la nudità eroica, non con valore anatomico, ma etico. È il kalòs kai agathòs (bello e buono) greco, la Bellezza che rappresenta l’integrità morale del cittadino maschio libero nella polis.

L’identificazione delle figure è controversa, una recente ipotesi le vorrebbe parte del monumento dei Sette contro Tebe, leggendari guerrieri della tragedia di Eschilo. In questo caso A sarebbe Tideo, un guerriero violento e cannibale, il che giustificherebbe la vistosa dentatura, mentre B sarebbe il buon Anfiarao.


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TERRA&CIELO

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Conferma della Relatività Esperimenti su alcuni fenomeni fisici Una recente ricerca mostra che le onde gravitazionali lasciano dietro di sé una memoria permanente sulle particelle che hanno investito. Ciò potrebbe aiutarci a rilevarle anche dopo che sono passate.

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a teoria della Relatività fu esposta da Einstein in una serie di articoli che videro la luce fra il 1905 ed il 1916. Si trattava per lo più di teorie matematiche che hanno trovato la verifica sperimentale negli anni successivi e quasi tutte le predizioni hanno avuto conferme. Si va dalla deflessione della luce alla perturbazione delle orbite, dalla dilatazione dei tempi alla contrazione degli oggetti spinti a velocità prossime a quelle della luce. Uno di questi effetti consisteva proprio nella produzione di

onde gravitazionali. Si sarebbero dovute generare in occasione di violenti fenomeni cosmici, ma Einstein stesso soggiunse che gli esiti sarebbero stati così esigui da non potersi rilevare. Non fu un buon profeta. Dalle sue parole è passato più di un secolo e con la tecnologia odierna si è in grado di apprezzare variazioni di lunghezza pari a un centomilionesimo delle dimensioni di un atomo di idrogeno. Così, 100 anni dopo Einstein, è arrivata la prima rilevazione di uno di questi fronti d’onda.

La prima individuazione del passaggio di un’onda gravitazionale avvenne il 14 settembre 2015 alle 11.50 italiane grazie agli interferometri LIGO, due strumenti gemelli che lavorano in sincrono, situati ad Hanford e Livingston, negli Stati Uniti.

Luce, tempo e distanza Calcoli fatti grazie a interferometri

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n fisica si definisce onda ogni perturbazione, piccola, talvolta periodica, che si propaga nello spazio e nel tempo, che trasporta energia senza che questo comporti un trascinamento della materia. Il suono per esempio è una perturbazione della pressione atmosferica, la luce una perturbazione del campo elettromagnetico. Nel caso delle onde gravitazionali è lo stesso spazio-tempo ad essere deformato. Semplificando al massimo, due oggetti attraversati da un’onda gravitazionale modificano

Il rilevatore italiano di onde gravitazionali Uno dei fiori all’occhiello della ricerca astrofisica italiana è costituito da VIRGO, il grande rilevatore di onde gravitazionali posto nei pressi di Cascina (Pisa). L’idea nacque nel 1994 dalla collaborazione tra gli istituti di ricerca italiano e francese, a cui si sono aggiunti negli anni Olanda, Polonia, Ungheria e Spagna.

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chematicamente la struttura si compone di due bracci perpendicolari lunghi 3 chilometri ciascuno, nei quali sono inviati due fasci laser generati da una stessa sorgente e divisi per mezzo di uno specchio semiriflettente. Ad entrambe le estremità si trovano altri due specchi che permettono ai fasci di tornare indietro e ricombinarsi. Se i percorsi di andata e ritorno sono uguali o differiscono per un multiplo intero di lunghezza d’onda sul rivelatore si ottiene una linea luminosa, altrimenti si genera un’interferenza in tutto o in parte distruttiva e si ottiene una zona oscura. Il passaggio di un’onda modifica le lunghezze dei due bracci e la figura d’interferenza sul rivela-

tore cambia di aspetto. I due fasci vengono continuamente prodotti in attesa che da qualche parte nell’universo accada un fenomeno tanto imponente da generare onde gravitazionali così copiose da essere captate dallo strumento. Sembrerebbe facile: basta aspettare! In realtà è complicatissimo. Ogni più piccola scossa di terremoto fa vibrare gli specchi che sono sospesi ed

agganciati a speciali attuatori. Un terremoto comunque è facile da scorporare, visto che è rilevato dai vari sismografi sparsi per il mondo. Il problema è che VIRGO è così sensibile da sentire il flusso e riflusso delle onde del mare, che dista 18 km, e anche il transito di un elicottero o di un mezzo pesante potrebbe essere interpretato erroneamente come il passaggio di un’onda. Per questo il confronto con gli

altri strumenti distanti migliaia di chilometri diventa essenziale. Con VIRGO attualmente lavorano un interferometro tedesco, uno giapponese ed i due statunitensi di LIGO. In un domani non troppo remoto, saranno piazzati a bordo di satelliti. Il progetto c’è già, si chiama LISA e sarà operativo entro una decina d’anni. Sarà davvero interessante!

Lorenzo Brandi

Una buona dose di fortuna non avrebbe guastato L’esistenza delle onde gravitazionali è la diretta conseguenza dell’equazione di campo di Einstein esposta nel 1915. Convinti della loro esiguità dalle parole dello stesso teorizzatore, gli scienziati tralasciarono la caccia, che fu avviata solo negli anni Cinquanta. Onde meccaniche o elettromagnetiche sono facilmente realizzabili in laboratorio, non si riesce invece a generare fenomeni in grado di produrre onde gravitazionali.

Ci si deve così accontentare di osservare qualche evento cosmico che le produce spontaneamente. Dopo qualche falso allarme ed alcuni indizi, la prima rilevazione arrivò nel settembre 2015 per opera di LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) negli Stati Uniti. Purtroppo in quel periodo VIRGO era in manutenzione e perse l’opportunità di compartecipare alla gloria della scoperta. Perse anche

la seconda (dicembre 2015) e la terza (gennaio 2017), ma nell’agosto 2017 se ne sono avute due, entrambe registrate distintamente. Il passaggio del 17 agosto è stato generato dalla fusione di due stelle di neutroni: mai prima era stato osservato un simile fenomeno. Dalla stessa direzione e quasi in concomitanza, è arrivato anche un lampo gamma, verosimilmente la controparte ottica dell’evento. L.B.

la loro distanza perché è lo spazio nel quale sono immersi ad essere compresso o stirato. Dal momento che si tratta di modifiche minime, occorre misurare con estrema precisione la distanza fra i due oggetti presi a campione e naturalmente un metro, per quanto preciso, non servirebbe (si deformerebbe a sua volta). Negli interferometri la distanza si calcola misurando il tempo impiegato dalla luce (la cui velocità è un invariante nell’Universo) a compiere un tragitto di andata e ritorno fra due specchi.

VIRGO: un gioiellino un po’ costoso

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elle sue linee essenziali VIRGO non è altro che un interferometro di Michelson nel quale sono fatti incrociare fasci laser che hanno percorso due bracci. Il segnale non viaggia solamente avanti ed indietro, viene fatto passare anche da opportune cavità risonanti, in modo da allungarne il tragitto ed alla fine è ricombinato e raccolto da speciali fotodiodi. Lo strumento misura variazioni di lunghezza estremamente tecniche su cui sorvoliamo. Per poter apprezzare variazioni così lievi, le maggiori problematiche riguardano l’isolamento meccanico degli specchi, di modo che non risentano delle sollecitazioni esterne. Ogni specchio è sospeso ad una catena di pendoli invertiti, agganciati ad una speciale piattaforma a tre gambe flessibili, in modo da attenuare le vibrazioni sismiche oltre i 10 Hz ad un millesimo di miliardesimo della scossa. Un altro problema poi è assicurare l’assenza di molecole indesiderate lungo il percorso. La luce deve passare nel vuoto, pertanto nei 6.000 metri dei due bracci, speciali pompe garantiscono il miglior vuoto d’Europa, con la pressione che è ridotta ad un centesimo di miliardesimo di quella atmosferica. Sono impiegate quasi 300 persone di 20 istituti di ricerca, più collaborazioni esterne. La sua realizzazione, come ordine di grandezza, è costata 100 milioni di euro, ai quali aggiungere i costi di manutenzione, con personale tecnico ed amministrativo che si aggirano sui 10 milioni.


TERRA&CIELO

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Prima foto di un buco nero? Tante ipotesi da fantascienza

L’ EHT (Event Horizon Telescope) è il nome del progetto internazionale che ha permesso di realizzare la mappa radio del buco nero.

Testi di Lorenzo Brandi

Sfruttando l’interferometria di più radiotelescopi disseminati nel pianeta, che lavorano in sincrono, si ottiene un potere risolutivo pari ad uno solo, grande quanto il diametro terrestre. Per il futuro si pensa di sguinzagliare telescopi nello spazio, allargando ancor più la base, per ottenere immagini più dettagliate.

I buchi neri sono gli oggetti più misteriosi ed affascinanti del cosmo. Quando una stella di grandi dimensioni esaurisce il proprio combustibile, costituito dapprima da idrogeno e poi da elementi via via più pesanti, la pressione di radiazione, che fino a quel momento controbilanciava la gravità, viene a mancare e la stella implode.

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d un certo punto la massa è talmente concentrata che - per permettere ad una particella di sottrarsi al campo gravitazionale - occorrerebbe una velocità superiore a quella della luce. E siccome le nostre attuali conoscenze ci dicono che niente può viaggiare più veloce, da questi oggetti niente può sfuggire. Secondo i principi della Relatività,

La Via Lattea ne ha addirittura 100 milioni anche i fotoni per poter essere emessi dovrebbero viaggiare ad una velocità superiore. Il risultato? Dovremmo assistere ad una voragine nera contro lo sfondo nero del cielo. La presenza difatti veniva finora dedotta dagli effetti gravitazionali di stelle, che orbitano vorticosamente attorno ad un centro apparentemente privo di stelle, o dal gas che scompare nel nulla. Recentemente però abbiamo fatto un notevole balzo in avanti. Combinando i dati di 8 radiotelescopi sparsi su tutti i continenti, è stato possibile realizzare una mappa con un’accuratezza mai raggiunta in precedenza ed individuare, al centro di una galassia distante da noi 60 milioni di anni luce - denominata M87 (nell’immagine) - un anello luminoso che circonda

una regione apparentemente vuota. Con una certa forzatura è stata definita la prima immagine di un buco nero, anche se in realtà si tratta di un dato radio processato e restituito in falsi colori. A dispetto di quella che potrebbe sembrare solo una ciambella di luce che circonda il buco nero vero e proprio, gli astrofisici hanno dedotto la massa pari a circa 1.000 miliardi di volte la massa solare che fagocita il gas ad un tasso di una massa terrestre ogni giorno. La sfida adesso è Sagittarius A, il buco nero al centro della nostra Galassia. Benché più vicino, l’impresa è più ardua in quanto si celerebbe dietro una coltre di nubi e nelle polveri del mezzo galattico. Adesso che c’è la tecnologia, diventerà possibile osservarlo.

M87 è una galassia gigante ellittica. Nel 1919 fu scoperto un getto di gas che si estende per 5.000 anni luce, proveniente dal centro galattico, indizio di un possibile buco nero. Nella sola Via Lattea si stimano 100 milioni di buchi neri. La tecnologia sperimentata per la prima volta nel progetto EHT verrà utilizzata per altre scoperte.

osservazione diretta del buco nero in M87 difficilmente potrà avere ripercussioni sulle attività quotidiane. Anche se ne individueremo altri più vicini, queste scoperte avranno improbabili ricadute sulla nostra quotidianità. L’idea di prelevarli e di spostarli a nostro piacimento è un’ipotesi da fantascienza! Tuttavia, nel passato, quando i buchi neri erano oggetti ipotizzati teoricamente e le conoscenze ancora lacunose, qualcuno aveva immaginato davvero di realizzare un mini buco nero “da laboratorio”, per sfruttarne l’energia rilasciata dalla materia via via risucchiata. Non c’era e non c’è tuttora una tecnologia capace di produrlo, ma se anche esistesse, sulla Terra non sarebbe praticabile. Qui infatti non avremmo strutture capaci di contenerlo: precipiterebbe verso il centro della Terra fagocitando tutto ciò che troverebbe lungo il percorso. E non solo: piano piano inghiottirebbe tutto il pianeta! Andrebbe pertanto realizzato nello spazio e a distanza di sicurezza. Ma anche questa strada pare non percorribile. Infatti, se la teoria di Hawking si dovesse rilevare corretta, il mini buco nero presto evaporerebbe, rendendo impraticabile ogni suo eventuale sfruttamento.

Una sfida molto impegnativa: far deflettere un asteroide, con relativi costi

Falcon Heavy e l’avvicinamento a Marte Didymoon, satellite naturale di Didymos, è un pietrone largo circa 165 metri. La collisione aiuterà i ricercatori a valutare la strategia d’impatto per la deflessione di piccoli asteroidi.

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a storia dell’astronautica sta vivendo una fase di radicale trasformazione. Se prima gli enti nazionali commissionavano razzi o navette, adesso sono i privati a proporre mezzi che poi sfruttano anche le agenzie governative. È il caso del lanciatore Falcon Heavy, progettato e costruito interamente con capitali privati dalla Space X (Space Exploration Technologies Corporation) il cui fondatore Elon Musk non hai mai fatto mistero di voler puntare su Marte e di inaugurare una fase di turismo spaziale a costi sostenibili. Il primo lancio,

effettuato nel febbraio 2018, è stato coronato dal successo. In quell’occasione, dal secondo stadio è stata rilasciata l’auto di Musk stesso, una Tesla Roadster, ed immessa in una traiettoria indirizzata verso Marte. Si è trattato di una trovata esclusivamente pubblicitaria. Oltre alla mancanza di utilità di un’auto nello spazio, non avendo alcuna possibilità di correzioni di rotta, ben difficilmente raggiungerà il Pianeta Rosso. Dopodiché, lo scorso aprile, Falcon Heavy ha portato in orbita un satellite commerciale

saudita per telecomunicazioni, Arabsat-6A. Adesso la NASA è intenzionata ad affidare alla Space X la realizzazione della missione DART (Double

1.400 € al kg il costo-Falcon per immettere sonde nell’orbita terrestre.

Asteroid Redirection Test). Il progetto sarà una prova di fattibilità di deviazione di un asteroide, qualora dovesse essercene la necessità nel futuro, per scongiurare l’impatto con la Terra. Se tutto procede secondo i piani stabiliti, nel giugno 2021 DART partirà da un Falcon 9 e nell’ottobre 2022 raggiungerà l’asteroide Didymos ed il suo satellite Didymoon. La sonda si schianterà contro la piccola luna ed i telescopi da terra aiuteranno i fisici a valutare l’efficacia dell’impatto sulla deflessione di traiettoria.


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IL CALENDARIO DELL’ANIMA

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Lorenzo, il Santo del pianto di stelle

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ella vita di san Lorenzo si sa pochissimo: era originario della Spagna e più precisamente di Osca, in Aragona, alle falde dei Pirenei. Ancora giovane, fu inviato a Saragozza per completare gli studi umanistici e teologici. Fu qui che conobbe il futuro Papa Sisto II. Quando il 30 agosto 257 Sisto II fu eletto vescovo di Roma, affidò a Lorenzo il compito di arcidiacono, cioè di responsabile delle attività caritative nella Diocesi di Roma. È il primo dei sette diaconi allora al servizio della Chiesa romana. Assiste il Papa nella celebrazione dei riti, distribuisce l’Eucaristia e amministra le offerte fatte alla Chiesa. Al principio dell’agosto 258, l’imperatore Valeriano emana un editto che ordina la messa a morte di tutti i Vescovi, i presbiteri e i diaconi cristia-

San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Giovanni Pascoli

ni. Il Vescovo Cipriano di Cartagine viene decapitato. La stessa sorte tocca ad altri Vescovi e allo stesso Papa Sisto II. Sorpreso mentre celebrava l’Eucaristia nelle catacombe di Pretestato, Papa Sisto II fu ucciso il 6 agosto 258 insieme a quattro suoi diaconi. Quattro giorni dopo il 10 agosto fu la volta di Lorenzo, che aveva 33 anni. Il prefetto imperiale lo ferma chiedendogli

di consegnare «i tesori della Chiesa». Lorenzo chiede solo un po’ di tempo. Infine compare davanti al prefetto e gli mostra una turba di malati, storpi ed emarginati che lo accompagnano, dicendo: «Ecco, i tesori della Chiesa sono questi». Allora è messo a morte. Secondo un’antica passio, san Lorenzo fu bruciato sopra una graticola. È patrono di diaconi, cuochi e pompieri.

Invocato contro le malattie contagiose

La carità di san Rocco tra gli appestati Originario di Montpellier, a vent’anni rimase orfano dei genitori, distribuì i suoi beni ai poveri e si avviò come pellegrino alla volta di Roma. Attraversò l’Italia, mentre vi infieriva la peste. Lungo il cammino si fece prossimo ai malati, accudendoli. Dopo il soggiorno a Roma, andò a Piacenza. Anche qui Rocco assistette

i malati con tanta carità che a volte gli bastava un segno di croce per guarirli. Attaccato dal morbo, si ritirò solitario fuori della città, dove la Divina Provvidenza quotidianamente gli inviava un pane per mezzo di un cane. Guarito tornò in Francia, dove morì il 16 agosto 1327. È invocato contro le malattie contagiose.

Custodisci, o Signore, il tuo popolo, con assidua protezione e amore, e, pei meriti di san Rocco, difendilo da ogni contagio dell’anima e del corpo. Preghiera

Nella Sistina ha il volto di Michelangelo

Patrono della Diocesi di Bergamo

San Bartolomeo Sant’Alessandro

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artolomeo è uno dei dodici apostoli che seguirono Gesù. Era originario di Cana in Galilea e giunse a Cristo tramite Filippo. Secondo il Vangelo di Giovanni fu, infatti, Filippo a parlargli entusiasticamente del Messia quando gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». La risposta di Bartolomeo fu molto scettica: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» Ma Filippo insistette: «Vieni e vedrai». Bartolomeo incontrò Cristo, e quanto gli disse fu sufficiente a fargli cambiare idea. Nel Vangelo arabo dell’infanzia, è riportato che una donna per intercessione di Maria sdraiò il suo bambino gravemente malato nel letto di Gesù: quel bambino era Bartolomeo. Il suo nome compare nell’elenco dei dodici apostoli inviati da Cristo a predicare e, ancora, negli Atti degli Apostoli, nel gruppo degli Undici. Dopo la Risurrezione di Cristo, Bartolomeo fu predicatore itinerante (in Armenia, India e Mesopotamia). Divenne famoso per la sua facoltà di guarire i malati

Pagina a cura di

Daniele Giglio

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e gli ossessi. La tradizione racconta che morì martire, scuoiato della pelle, da parte del re dei Medi, nella regione della Siria. A causa del supplizio a cui sarebbe stato condannato, lo si vede spesso raffigurato mentre viene scuoiato o con un coltello in mano. È invocato dai fedeli per proteggersi da diverse malattie cutanee ed è protettore di diverse attività artigianali che operano con arnesi da taglio. Viene festeggiato il 24 agosto.

Nel Giudizio Universale della Sistina san Bartolomeo mostra la pelle di cui è stato “svestito”, e nei lineamenti del viso, deformati dalla sofferenza, intravediamo l’autoritratto di Michelangelo.

lessandro è il santo patrono della città di Bergamo. È raffigurato tradizionalmente in veste di soldato romano con un vessillo recante un giglio bianco. Il vessillo sarebbe stato quello della Legione Tebea, nella quale Alessandro sarebbe stato - secondo gli Atti del martirio - comandante di centuria. Durante l’attraversamento del Canton Vallese (Svizzera), alla legione fu ordinato di ricercare i cristiani contro i quali era stata scatenata la persecuzione di Massimiano e Diocleziano. I legionari, anch’essi cristiani, si rifiutarono e per questa loro insubordinazione furono puniti con la decimazione eseguita ad Agaunum (oggi St. Moritz). La decimazione consisteva nell’uccisione di un uomo ogni dieci. Al perdurare del rifiuto dei legionari di perseguitare i cristiani, l’imperatore Massimiano ne ordinò lo sterminio. Pochi furono i superstiti, tra cui Alessandro, che fuggì in Italia. Giunto a Milano Alessandro fu però riconosciuto e incarcerato. Qui ricevette la visita di san Fedele che riuscì a organizzare la sua fuga a Como, dove fu nuovamente catturato. Riportato a Milano fu condannato alla decapitazione, ma l’agiografo

narra che il boia non riuscì a colpirlo perché le braccia gli si irrigidirono alla vista di Alessandro che gli appariva grande «come un monte». Riuscì nuovamente a fuggire e raggiunse Bergamo dove iniziò a predicare e a convertire molti bergamaschi, tra cui i martiri Fermo e Rustico. Fu perciò scoperto e nuovamente catturato. La sua decapitazione fu eseguita il 26 agosto 303 nel luogo dove oggi sorge la basilica di Sant’Alessandro in Colonna.

Il corpo di Alessandro fu ritrovato dalla nobildonna Grata che ne avrebbe riconosciuto le spoglie per la presenza dei gigli, cresciuti dov’erano alcune gocce del sangue del martire.


IL LUNARIO

/ AGOSTO 2019

CHI SCOPRÌ COSA

Il rivelatore dei terremoti I

l 24 agosto del 2016 ci fu la prima violenta fase del disastroso terremoto nel Centro Italia (Amatrice luogo simbolo). Da secoli gli uomini di scienza hanno tentato con i mezzi a disposizione di prevenire la conoscenza dei movimenti tellurici del pianeta, creando situazioni di preallarme per la popolazione. Al religioso e astronomo Atanasio Cavalli, nato ad Asti nel 1729, si deve la realizzazione del sismoscopio, dispositivo capace di registrare un terremoto. Diversamente dal sismografo e dal sismometro, che invece possono registrare le caratteristiche dei terremoti (profondità, estensione e lunghezza), il sismoscopio di Cavalli in realtà fu una reinvenzione: già nel II secolo d. C. lo scienziato cinese Zhang Heng aveva elaborato uno strumento

per indagare i movimenti della Terra. Si trattava di un grande vaso di bronzo, dotato di quattro draghi cesellati e sporgenti dalla sagoma, direzionati verso gli otto punti cardinali della rosa dei venti. I draghi trattenevano in bocca una pallina che, in presenza di una scossa tellurica in una zona della Cina, anche distante, cadeva in una piccola tazza sottostante a forma di rana, causando all’interno un sordo rumore metallico. L’ingegnoso sismoscopio di Zhang Heng precedeva pertanto di 1571 anni l’invenzione del primo sismografo a mercurio, attribuita al fisico e abate francese Jean de Hautefeuille, che nel 1703 pervenne alla scoperta, grazie alla protezione di Anna Maria Mancini, nobildonna romana e nipote del Cardinale Mazarino.

di Giuseppe Muscardini

DENTRO UN PERCHÉ

QUA LA ZAMPA!

Un frutto andato di traverso

Se gli animali si perdono

L’espressione pomo d’Adamo deriva da un’antica leggenda popolare che aggiunse un bizzarro episodio a quanto si racconta nella Bibbia: il frutto del peccato offerto da Eva andò di traverso ad Adamo e la mela, simbolo del peccato, gli si depositò nella gola, permanendovi di generazione in generazione. La fantasiosa invenzione deriva da un errore di traduzione: nella lingua latina il sostantivo neutro malum, i ha accezione ambigua e indica tanto il male quanto il melo. In realtà quello che oggi definiamo pomo d’Adamo è la sporgenza della cartilagine tiroidea, che riveste la laringe. Il testosterone contribuisce alla sua formazione, per cui ne sono provvisti in maggior misura i maschi.

Eventi&Ricorrenze

QUESTO MESE

Nel nome di Augusto ell’anno 8 a. C. il Senato romano dispose che sextilius, sesto mese del calendario, fosse rinominato in onore dell’Imperatore Augusto. Per parificarlo a luglio, dedicato a Giulio Cesare, fu aggiunto un giorno, ricavato da febbraio, mese più corto dell’anno. Le festività latine del mese di sextilius, celebrate ogni anno alla fine dei lavori agricoli, furono integrate con una nuova ricorrenza, le Feriae Augusti, istituita da Augusto nel 18 a. C. In questo modo i cittadini godettero di un maggior numero di giorni di riposo, detti anche Augustali, pervenuti a noi nella formula che tutti conosciamo: il Ferragosto.

L’

8 agosto 1 9 5 9 moriva a Roma don Luigi Sturzo, uomo di Chiesa e politico che si fece mediatore nell’aspro scontro fra cattolici e socialisti. Sua convinzione era che il Cristianesimo avesse fornito agli affiliati di ogni corrente politica motivazioni, valori e presupposti, in base ai quali nessuno poteva ritenersi depositario di verità assolute. Nato a Caltagirone nel 1871 da famiglia aristocratica, si formò nel Seminario locale, e poi ad Acireale e a Noto. Ordinato sacerdote nel 1894, si laureò in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana, dove fondò

l’Associazione dei Giovani Ecclesiastici. Nel 1905 si candidò a Consigliere per la provincia di Catania, ottenendo la nomina di prosindaco di Caltagirone fino al 1920. Segretario Generale nel 1915 dell’Azione Cattolica, fondò il Partito Popolare Italiano, diventandone Segretario politico fino al 1923, e il giornale Il Popolo Nuovo. Avverso al Fascismo, fu esule dal 1924 a Londra, Parigi e New York. Tornò in Italia nel 1946 e partecipò alla vita politica: nominato Senatore a vita da Luigi Einaudi, si spense all’età di 87 anni. Riposa nella chiesa del Santissimo Salvatore a Caltagirone. La causa di beatificazione di don Luigi Sturzo è stata chiusa nel 2017.

LUOGHI &STORIA

MODI DI DIRE

VERBA MANENT

USI& COSTUMI

Il 1° agosto si celebra la festa del raccolto, antica tradizione celtica e gaelica di ringraziamento per la Terra.

Sul filo del rasoio

Sic et simpliciter

Nomi e buoi dei paesi tuoi

12 agosto, Giornata internazionale dei mancini. Contro l’antica credenza che la sinistra fosse la mano del diavolo. 15 agosto, Ferragosto: allegria e gavettoni sulla spiaggia. E un pensiero rivolto a Maria nel giorno dell’Assunzione. 26 agosto, Giornata mondiale del cane. A Cesenatico e in alcuni hotel di Venezia, Fido è accolto con dolcetti e gadget. 31 agosto, Giornata internazionale della solidarietà, istituita dall’ONU nel 2005.

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ono molti i casi di gatti e cani che, dopo essersi smarriti in zone lontane da casa, ritornano al luogo di origine con grande gioia dei loro padroni. Un esempio fra i tanti è il ritorno - agli inizi dell’Ottocento - di Lesbina, cagnolina partita per la Russia insieme al suo padrone, al seguito delle truppe napoleoniche. Diventata mascotte del Reggimento, fuggì impaurita in piena battaglia, cercando riparo altrove, perdendosi così nella steppa. Ma dopo otto mesi dal rientro in Italia, il padrone la vide varcare il cortile di casa, scodinzolando di felicità. A permettere questo è un meccanismo fisiologico che consente all’animale di direzionarsi verso il luogo più favorevole, regolandosi in ba-

Don Luigi Sturzo

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10 agosto, San Lorenzo. Esprimendo desideri, nella notte si contano le stelle cadenti.

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l modo di dire camminare sul filo del rasoio allude ad una situazione estremamente precaria, insicura e vacillante nella quale ci si può trovare, con l’eventualità di provocare danni a sé stessi, se non si è abbastanza accorti. Un lavoratore inadempiente che non svolge con impegno le proprie mansioni, già ripreso per questo da un superiore, cammina sul filo del rasoio, cioè rischia di essere licenziato, se persiste nello stesso atteggiamento. Equivale ad essere in bilico, vicini ad una caduta se non si mantiene un equilibrio, con il pericolo, simbolico o reale, di ferirsi gravemente. L’espressione è presente in altre culture: in un passo delle Upaniṣad, testi religiosi e filosofici indiani composti in sanscrito dal IX al IV secolo a. C., si legge: Camminare sul filo del rasoio è difficile.

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a locuzione latina sic et simpliciter definisce le modalità dei fatti quando gli stessi fatti avvengono in maniera tale da non ammettere ulteriori chiarimenti. La corretta traduzione dal latino è “così e semplicemente” e sul piano discorsivo riguarda anche il nostro quotidiano: nel bene e nel male, ogni giorno le cose avvengono sic et simpliciter, senza bisogno di un perché filosofico; vale per la digestione dopo un pranzo leggero come per l’amore non corrisposto di chi ci estromette dalla sua vita senza doverci delle spiegazioni. Ma può riguardare anche il nostro atteggiamento quando è chiaro e limpido nelle intenzioni: «Ora vado da Mario per dirgli sic et simpliciter cosa penso di lui!», dichiareremo noi dovendo chiarire, senza usare troppi paroloni, una questione personale con Mario.

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l noto proverbio Moglie e buoi dei paesi tuoi è ormai desueto nella società multietnica in cui viviamo. E per dare un nome ai nostri figli non bastano più quelli dei Santi in calendario. Ma un bambino italiano, nato da genitori italiani, che di cognome fa Rossi e di nome Jonathan, lascia pensare che il padre o la madre abbiano visto molte soap opera americane. Niente di male, ma i Michael, i Kevin, le Samantha, i Nathan, i Thomas, specie se hanno cognomi italianissimi, dimostrano come i genitori abbiano voluto accentuare la distinzione dai più “nostrani” Marco, Laura, Luca o Sabrina. Gli esterofili possono chiamare i loro figli come credono. Ma è difficile trattenere un risolino, quando in un parco pubblico qualcuno richiama in dialetto la nipote o la figlia gridando: «Allison, torna qui!».

se alla posizione astronomica. Ritrovare la strada di casa per cani e gatti significa rendere operante tale meccanismo, che si attiva in base a diversi parametri: orientamento solare, lunare e presenza di linee geografiche non discontinue da seguire, come corsi d’acqua, solchi nel terreno e strade. Deviazioni possono avvenire in presenza di sorgenti di cibo, allontanando temporaneamente Micio e Fido dal percorso intrapreso, per poi riprenderlo. Il loro orientamento dipende dalla luce polarizzata del cielo e può pertanto innescarsi sia nell’ombra che con la luce lunare. Che anche la luna rappresenti un fattore importante per la rotta da seguire, lo dimostra l’incertezza che insorge per loro quando è coperta dalle nubi. Sole, luna e stelle, aiutano dunque Micio e Fido a ritornare da noi, quando per una qualche ragione li perdiamo. Un orologio interno, poi, li fornisce del senso ritmico dello scorrere del tempo, mentre l’orientamento ottico ed olfattivo fa il resto. Chi avesse quesiti da porre per “Qua la zampa!” può scrivere a questo indirizzo: gmuscardini@gmail.com


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MANGIAR SANO…

Questione decisiva: la misura

Il VINO ha anche proprietà benefiche L’alcol non è un nutriente essenziale per l’alimentazione umana, tuttavia ricerche autorevoli svolte in più parti del mondo dimostrano che, se assunto in maniera attenta e corretta, può portare addirittura effetti benefici nel corpo.

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osa s’intende per bere l’alcol nei modi giusti? Significa, molto semplicemente che l’introduzione di alcol va sempre associata ai pasti e in modica quantità, due parametri da rispettare, sempre e scrupolosamente, se non si vuol mettere in difficoltà il nostro organismo. Bere vino, mangiando, non è una moda, ma un’esigenza e non solo gastronomica. L’uomo ha inventato il vino per degustarne tutti gli aspetti positivi che sono tanti, se inseriti in un giusto regime alimentare. Quali sono i componenti di un buon bicchiere di vino? Molte sostanze e composti con funzioni benefiche, come i polifenoli e il resveratrolo, hanno proprietà protettive sul sistema cardiocircolatorio. Questa peculiarità negli ultimi dieci anni

ha solleticato parecchio la curiosità di medici e scienziati, che sono continuamente alla ricerca degli effetti di ogni alimento. E oggi, a conferma degli studi più recenti, ci sono nuovi riscontri positivi dell’uso moderato e razionale dell’alcol, specie di quello proveniente da bevande alcoliche a non elevata gradazione, come il vino o la birra. Quanto è alcolico il vino? Bisogna innanzitutto conoscerne bene la gradazione alcolica, che corrisponde alla percentuale di alcol contenuto espressa in volume: per esempio, un litro di vino a 10° contiene 100 grammi di alcol puro, mentre un litro di vino a 12° ne contiene 120 grammi. È bene che la quota di assunzione non superi i 30 grammi di alcol al giorno, pari a 2-3 bicchieri di vino, per permettere al nostro organismo di metabolizzarlo, senza problemi, visto che la sua acidità, simile a quella dei succhi gastrici, favorisce la digestione delle proteine ed aumenta la secrezione della saliva facilitando la predigestione che avviene quando si mastica.

/ AGOSTO 2019 Quando beviamo

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UN BICCHIERE DI VINO passa nel sangue in soli 15-30 minuti se bevuto a digiuno, mentre impiega circa 3 ore se assunto con un pasto regolare. Il cibo rallenta la combustione dell’alcol, a seconda dei suoi componenti. L’ALCOL FORNISCE 7 kcal/g: quindi più calorie di 1 g di zuccheri e proteine, che ne forniscono 4, e meno di 1 g di grassi che ne fornisce 9. Le calorie fornite dall’alcol non sono utilizzabili dall’organismo. IL SEGRETO PER BERE meglio il vino? A parità di dose, è meno dannoso bere a piccoli sorsi piuttosto che tutto d’un fiato, perché l’organismo può metabolizzare solo una certa quantità di sostanza alcolica all’ora.

Due bicchieri al giorno per lui e uno per lei

Alzare il gomito fa salire la bilancia?

Quest’ultima premessa riguarda in particolare il vino rosso, mentre resta valido il consiglio di evitare i superalcolici, vera “bomba” per l’organismo dal punto di vista calorico e salutare. Un bicchiere da 15 cl di spumante dolce apporta circa 135 kcal, una dose simile della versione secca ne dà 112 e una di champagne circa 110; con un vino rosso a media gradazione alcolica, restando sui 12 gradi, si sfiorano le 126 calorie. I dati sono molto diversi scorrendo le tabelle relative ai superalcolici: un bicchierino di amaro a bassa gradazione alcolica da 4 cl dà circa 50 kcal, che salgono a 89 per il gin, a 95 per la vodka e la grappa, fino alle 125 del famoso limoncello. La dose ottimale di alcolici, intendendo vino o birra, secondo gli studiosi, è di due bicchieri al giorno per gli uomini, e di uno per le donne: è accertato che il gentile sesso è fisiologicamente e biologicamente più vulnerabile agli effetti dell’alcol, e non dovrebbe superare questa quantità per non ingrassare.

Sono molti i luoghi comuni che circolano a proposito delle bevande alcoliche. È vero che bere vino favorisce l’obesità? Si dice che il vino faccia ingrassare. Non è così e non sempre: se ciò avviene è una conseguenza indiretta. Le calorie introdotte con il vino, infatti, vengono utilizzate per prime e di conseguenza l’organismo economizza quelle fornite dai glucidi e dai lipidi che si depositano sotto forma di grassi di riserva.

Meglio il rosso, no ai superalcolici

FRUTTA E VERDURA. Oggi che cosa mangiamo?

Prugne: rosse, viola, gialle, rotonde, ovali S

ono molte le varietà di prugne, ma tutte sono accomunate dalle stesse caratteristiche nutrizionali. Oltre alle note proprietà lassative, sono perfette per proteggere dall’osteoporosi, ideali per mantenere la linea, perché ricche di acqua e utili a pelle e capelli, grazie agli antiossidanti. L’apporto calorico per 100 g è di circa 40 calorie, ideali quindi per chi sta a dieta; quello che invece va tenuto sotto controllo è il grado di maturazione di questi frutti, perché più la prugna - ma in realtà vale per tutti i tipi di frutta - è morbida e matura, maggiore è la quantità di zucchero e maggiori sono quindi

le calorie. Il contenuto di fibre, vitamina C e vitamina K oltre a sali minerali come potassio, calcio, fosforo e magnesio è rilevante. L’effetto lassativo è dovuto alla presenza di fibra che aumenta il volume fecale e di sorbitolo, uno zucchero che ha il compito di richiamare acqua, facilitando quindi la peristalsi. Meglio evitarne il consumo durante l’allattamento, per evitare episodi di diarrea nei neonati. La varietà secca contiene più zuccheri e più calorie: per 100 g di prodotto, si ha un apporto di 220 Kcal, quindi è preferibile assumerle quando c’è bisogno di un rimedio efficace contro la stipsi.

Luminosità per la pelle Con le prugne più mature è possibile realizzare una buonissima maschera fai-da-te, eccellente per ridonare luminosità alla pelle del viso. Ecco come fare: tritare la polpa di 3 prugne, aggiungere un cucchiaio di miele e 3 cucchiai di farina d’avena, applicare il composto sul volto, tenendo in posa per 30 minuti, prima di risciacquare con acqua tiepida.


/ AGOSTO 2019

GIORNI&PIATTI

Il momento dell’aperitivo sarà ancor più sano se avremo le mani pulite. Non bisogna infatti dimenticare che i germi si trasmettono anche a causa di contatti tipici dell’happy hour, in cui le persone pescano il cibo con le mani da piatti comuni. È bene dunque ricordarsi di lavarsi sempre le mani.

Salvaguardare la dieta, per esempio…

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Aperitivo: sì, ma… Dovrebbe essere uno sfizio senza diventare un’abitudine È noto che alimenti, bevande e cibo, normalmente proposti per l’appuntamento dell’aperitivo sono ipercalorici. Tra patatine, tartine e cocktail alcolici le calorie che si assumono sono spesso addirittura maggiori di quelle di un pasto.

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nnanzitutto l’aperitivo dovrebbe essere uno sfizio occasionale e non un’abitudine. Il consiglio è scegliere alimenti che non abbiano densità calorica troppo alta, che non siano ricchi cioè di grassi e zuccheri semplici contenuti negli alcolici come il vino e nei superalcolici utilizzati per preparare i diversi

Piccoli consigli per godersi una buona cena in compagnia

Amaro, grappa, limoncello: come digestivo, serve altro

Dopo una bella cena estiva, si cerca a volte conforto nel famoso bicchierino ammazza-caffè, pensando di aiutare lo stomaco a digerire meglio e in fretta. Purtroppo si rimarrà delusi: grappe, amari digestivi, caffè corretto o limoncello non aiutano affatto il processo digestivo, anzi, lo rallentano, con il risultato che il cibo permane ancora più a lungo nello stomaco e la rallentata digestione indotta dall’alcol può creare maggiore sonnolenza, diminuendo il livello di attenzione e vigilanza. Quando ci si sente troppo sazi, si dovrebbe indirizzare la scelta verso altre bevande, non certo alcoliche: possono essere utili la camomilla o altri infusi a base di salvia, semi di finocchio, zenzero, rosmarino, liquirizia o menta. Anche il cosiddetto “canarino”, ottenuto immergendo la buccia del limone in acqua calda, può dare sollievo. Per digerire meglio si può evitare la frutta a fine pasto, che aumenta la fermentazione nell’intestino, e condire i piatti con curcuma e pepe nero.

drink. Un aperitivo può essere gustoso e piacevole anche se si consumano alimenti un po’ più salutari rispetto a quelli che normalmente vengono proposti da bar e locali di tendenza. Tornando all’aperitivo sano, si consiglia di orientarsi su cocktail analcolici a base di frutta; nel caso si voglia gustare del vino, meglio quello rosso, mentre vanno evitati il più possibile superalcolici tipo wodka e gin. Come cibo, semaforo verde per verdure crude come pomodori, finocchi e carciofi tagliati a spicchi o carote tagliate a bastoncino, da mangiarsi in pinzimonio, facendo attenzione a non esagerare con l’olio, e piccole manciate di frutta secca come noci, nocciole, pistacchi e mandorle. Al posto di patatine fritte, pizze e focacce condite, sono preferibili tramezzini di pane integrale con bresaola, prosciutto cotto, prosciutto crudo o pesce tipo salmone o tonno oppure, se gradito, pesce crudo, magari sotto forma di carpaccio.

Pagine a cura di Roberta Carini

Nutrizionista Ospedale San Matteo, Pavia

n invito ad un aperitivo in spiaggia è sempre un momento di tentazioni e la sua organizzazione è mirata appositamente all’abbuffata, per di più pagando una sola consumazione. Ecco qualche consiglio per sopravvivere, senza sensi di colpa. Per contenere le calorie è sempre meglio evitare i drink alcolici e ordinare un cocktail analcolico, ad esempio un Virgin Mary, volgarmente detto succo di pomodoro condito, cioè un succo di pomodoro, solo 15 kcal ogni 100 ml - contro le 45 del classico succo di frutta zuccherato - arricchito da sale, pepe, succo di limone, tabasco e salsa Worchestershire. Un gusto piccante e fresco allo stesso tempo da sperimentare senza rimorsi. E perché non provare il famoso Rossini? Si tratta di un aperitivo a base di frullato di fragole fresche con una spruzzata di spumante secco. Per coloro che sono salutisti a tutti i costi non c’è che l’imbarazzo della scelta: i centrifugati sono il top ed i barman ne hanno inventato una moltitudine di varietà. A base di frutta e verdura fresche e di stagione sono sicuramente l’opzione più sana, ma anche sfiziosa in grado di allietare le serate conviviali.

Viaggio alla conoscenza di un frutto e di un ortaggio al mese

Il pomodoro ed è subito estate I

l pomodoro è un’ottima fonte di antiossidanti: il più celebre è probabilmente il licopene che conferisce a questo frutto il tipico colore rosso e che insieme ad altri carotenoidi aiuta a proteggere l’organismo dall’azione dei radicali liberi. In particolare, sembra che il licopene sia particolarmente efficace nel salvaguardare e preservare la pelle. La zeaxantina aiuta invece a proteggere la vista, riducendo in particolare il rischio di degenerazione maculare senile. Più in generale, gli antiossidanti del pomodoro aiutano a difendere la salute di occhi, pelle, mucose e ossa. Questo ortaggio è inoltre fonte

Concentrato di salute Solo il sugo di pomodoro permette di assorbire i quantitativi maggiori di licopene, questo perché per essere assorbito necessita di particolari condizioni come il grado di maturazione e, fondamentale, la cottura in quanto le alte temperature alterano la forma chimica di questo prezioso antiossidante, rendendolo più facilmente assorbibile. Salse di pomodoro a volontà allora!

di vitamina C, alleata del sistema immunitario e importante per la sintesi del collagene, di vitamine del gruppo B, utili al metabolismo, di vitamina K, importante per la coagulazione, di fosforo e calcio, per la salute delle ossa e di potassio che, controllando la pressione e la frequenza cardiaca, protegge la salute cardiovascolare. A volte il consumo di pomodoro può essere associato a disturbi gastrointestinali ed il suo consumo può interferire con l’assunzione di alcuni diuretici. In caso di dubbi è bene chiedere consiglio al proprio medico. L’allergia al pomodoro è una delle più diffuse e può manifestarsi sia con sintomi a carico dell’apparato gastrointestinale sia con manifestazioni di tipo cutaneo.


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IL CAPPELLO A SONAGLI

Spreco quotidiano nelle case italiane Reduce (progetto del Ministero dell’Ambiente) ha verificato che in Italia si sprecano circa 2,2 milioni di tonnellate di cibo in un anno. In testa la verdura: in media ciascuno ogni giorno ne butta 20 grammi (25,6% dello spreco totale giornaliero). Seguono i latticini con 13,16 grammi (17,6%). Quindi frutta (12,24 grammi) e prodotti da forno (8,8 grammi). Le cause? Data di scadenza, prodotti andati a male o cibo non gradito.

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Non mangiamoci il mondo, il cibo è un privilegio Un personaggio verosimile ci racconta le tentazioni dei supermercati

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l signor Mangiamondo è smilzo, ma perennemente affamato; quando entra in un supermercato gli brillano gli occhi, guarda la lista, guarda gli scaffali… e spunta una lista fantasma che litiga con quell’altra, quella vera, e immancabilmente vince. A lui piacciono le novità, le deve provare, perché ci si stufa a mangiar sempre le stesse cose, dice lui. Soprattutto è attratto dai colori: dalle confezioni si capisce quanto è buono quello che c’è dentro, dice lui (ancora); ci sono quelle che sorridono, quelle che

salutano, quelle che promettono: se le apri troverai una sorpresa o vincerai qualcosa… prima o poi. Il signor Mangiamondo non butta via niente, stipa in

dispensa, caccia in frigorifero e pian piano cucina, affetta, frulla, mangia, finché si ritrova con la pancia piena e si rimette a fare la lista. Purtroppo, però, c’è ancora qualche scorta. Roba vecchia, o che sta per diventarlo. Mmhh… come fare? Il signor Mangiamondo si spazientisce. L’occhio corre ai cestini, gli tocca fare la differenziata, che fatica! Ma lui è un tipo preciso. Giura a sé stesso che la prossima volta cercherà di seguire la lista, o troverà un’alternativa. C’è sempre un’alternativa.

Uno studio dell’Università di Bologna su 73 plessi di scuola primaria, tra Emilia-Romagna, Lazio e Friuli-Venezia Giulia (109.656 i pasti monitorati) evidenzia che quasi un terzo del pasto (29,5%) è gettato.

Alimenti: distribuzione e risorse sulla bilancia

Attenti al di più! Non esageriamo Ogni giorno, fra ciò che rimane nel piatto, in frigorifero e in dispensa, gli italiani gettano 100 grammi di cibo, per un costo di circa 250 euro all’anno, in media. Lo hanno rilevato i Diari di Famiglia dello spreco, tenuti da 400 famiglie di tutta Italia. Per una settimana, sotto il coordinamento della ricercatrice dell’Università di Bologna Claudia Giordano, hanno preso nota del cibo gettato.

Testi di Arianna Castelletti Capita spesso di acquistare cibo, non riuscire a consumarlo e buttarlo nella spazzatura. Si chiama spreco alimentare: pensate solo alle mense delle vostre scuole! Una situazione che va sanata e ripristinata a un corretto equilibrio.

P Il viaggio della banana Le banane: alcune sono “dimenticate” e marciscono sulle piante; altre sono conservate in magazzini inadatti; una gran parte si guasta o cade dai camion in fase di trasporto, su mezzi sgangherati e strade impraticabili. Poi arrivano alla distribuzione e vengono selezionate: già, non devono solo essere buone, ma anche belle. Prendereste una banana con la buccia annerita? Sì, d’ora in poi. Tagliatele a pezzi e congelatele: ne verrà un ottimo gelato!

are facile, ma il problema è meno banale di quanto sembri; non si tratta solo di comprare il necessario per le proprie esigenze. Anche, ma non solo. Le cause dello spreco sono dappertutto, dai campi alle nostre tavole. E le conseguenze? Non dimentichiamo che, insieme al cibo, sono sprecati anche suolo e acqua, necessari per produrlo, i fertilizzanti (agenti inquinanti), nonché le risorse per smaltire i rifiuti. Il problema parte dalla terra e arriva alle nostre cucine. Vietato concludere che non è colpa nostra, visto che siamo alla fine del circolo vizioso. Trattandosi di un cerchio, da qualunque punto si può iniziare a farlo diventare virtuoso.

Chiedete la doggy bag! Ha un nome che a volte viene frainteso facendo pensare ad avanzi per il nostro cane. Invece è semplicemente una borsa salvaspreco (di cibo e di denaro); la possiamo chiedere senza vergogna al ristorante, quando non siamo riusciti a finire quanto ordinato. Lo potremo consumare a casa, l’abbiamo pagato!

Comprare e vendere con responsabilità…

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iamo consapevoli che nel paghi due prendi tre, che ci mondo ogni anno sono spingono ad accollarci prodotti che lasceremo scadere, perché buttati circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, di cui l’80% non riusciamo a consumarancora edibile? li in tempo. Non siamo gli E che di questo miliardo, 222 unici a dover diventare più milioni sono le tonnellate di cibo responsabili! E c’è tanto altro sprecate nei Paesi industrializsu cui lavorare: rispettare le zati? Potremmo modalità di consfamare gli 800 servazione dei milioni di per- Si produce troppo cibi, per esemsone in stato pio; e scegliere cibo. Se ne butta di denutrizione. troppo. Eppure c’è prodotti che fanChe cosa posno poca strada tutto un mondo siamo fare? In per arrivare in prima battuta: a che non ne ha affatto. tavola, quelli tavola serviamo di stagione per porzioni di cibo sovrabbonintenderci, che sono disponidanti, ai bambini soprattutto. bili nelle nostre terre. Anche Dovremmo invece lasciar fare così non eviteremo gli avanzi. all’appetito di ciascuno e, doEsiste la cucina di recupero, ve questo fosse esagerato, al l’arte che utilizza gli scarti buon senso. Poi, cambiare le per preparare nuove ricette. nostre abitudini di spesa: fare Pensiamo al pane raffermo: sempre una lista del necessario quanto ne buttiamo e quanto e attenersi a quella. Certo non potrebbe diventare, solo un aiutano le promozioni del tipo esempio, pan grattato.

Le idee non vanno a male Nato qualche anno fa, il frigorifero solidale fa bene a chi lascia e a chi prende. Nei primi 2 mesi di attività ha recuperato dai 200 a 300 kg di cibo. Ha viaggiato in Spagna, raggiunto l’India per poi fare il giro del mondo, fino a Brasile, Argentina, Inghilterra. Nel 2017 è arrivato anche in Italia.


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Il dono del buon Coquena

Una fiaba al mese con L o r e n a Ba t t is t o n i

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era una volta un pastorello peruviano di nome Chango, che conduceva ogni giorno al pascolo il suo minuscolo gregge, composto di sole cinque caprette, che lui amava moltissimo. Gli altri pastori lo prendevano in giro, ma Chango era felice, perché si accontentava di ciò che aveva: - Cinque sono più di una e una è più di nessuna! era solito ripetere.

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n giorno in cui i colleghi gli avevano consigliato di avventurarsi al di là della montagna, dove avrebbe trovato erba tenerissima e acqua in abbondanza, lui, nono-

stante le poche bocche da sfamare, non se lo fece ripetere due volte. Camminò a lungo per sentieri sempre più impervi, ma alla fine fu ripagato: la vallata che si apriva davanti ai suoi occhi era il pascolo più bello che potesse sognare. A quel punto il ragazzo cominciò a immaginare come sarebbe stato bello se il numero delle sue caprette fosse aumentato: se la Moretta, la sua preferita, avesse avuto un piccolo, allora - per dirla con lui - sei sarebbero state più di cinque!

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tava ancora fantasticando sulla possibilità di metter su un vero e

Dal lontano Perù arriva una storia di generosità ripagata, che condivide molti aspetti con la parabola evangelica del Buon Pastore. Chango, pur preoccupato per la sua capretta, si ferma a soccorrere il piccolo lama di Coquena e ciò lo rende degno di una grande ricompensa agli occhi del dio.

proprio gregge, quando si accorse che si era fatto buio: in pochi minuti il cielo diventò scuro, il vento si alzò violento e scoppiò una terribile tormenta. Chango ebbe un bel daffare per riunire i suoi animali, ma poi si avvide che mancava proprio lei, la Moretta! Disperato, corse a cercarla sotto la pioggia, urlando il suo nome a squarciagola.

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rrivato in cima al sentiero, notò una fila di lama che camminavano lentamente. Capì che li stava guidando Coquena, la misteriosa divinità protettrice delle greggi. A lui si rivolse, dunque, Chango, pregandolo di

restituirgli la sua amata capretta. Fu in quel momento che scorse un piccolo lama rimasto indietro rispetto ai suoi compagni, che erano già scomparsi all’orizzonte. Chango si avvicinò al cucciolo e, parlandogli con dolcezza, lo tenne stretto a sé per rassicurarlo e donargli un po’ di calore. Questo atto di generosità commosse Coquena, il quale promise di esaudire ogni desiderio di Chango. Ma il ragazzo ne aveva soltanto uno: ritrovare la sua Morettina.

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l dio, allora, gli indicò la strada da seguire, ma volle aggiungere un dono: - Tutto ciò che vedrai accanto alla capra, sarà tuo. - Detto questo, scomparve. Chango trovò la sua amica in una grotta, vicino a una borsa colma di monete d’oro. A quel punto la pioggia e il vento si erano placati e il cielo cominciava a rischiararsi. Si stava facendo giorno ed era ora di riprendere la strada di casa.

I temi della cultura quechua sono spesso legati ai momenti salienti della storia del popolo, in particolare alle violenze subite dai conquistadores bianchi. Coquena è un essere mitologico benigno del folclore quechua, che lo considera protettore degli animali, in particolare delle vigogne e dei guanachi. Chango ci insegna a considerare con gratitudine il bene che ci è toccato in sorte, con obiettivi raggiungibili e abbandonando i falsi miraggi. “La felicità è desiderare quello che si ha”. Sant’Agostino

Il folclore dei Quechua

Desiderare (e amare) ciò che si possiede

Un popolo giunto dal passato

Il segreto della vera felicità

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a storia di Chango ricorda molto la parabola evangelica del Buon Pastore, che lascia tutto per andare alla ricerca - in questo caso - della sua capretta. Questa fiaba appartiene al folclore dei Quechua, il popolo precolombiano stanziato sulle Ande centrali ai tempi dell’impero Inca. Oggi si stima che i rappresentanti di tale etnia siano oltre 10 milioni, tra Perù, Equador e Bolivia. Qui vivono ancora di agricoltura e pastorizia, nel continuo tentativo di difendere la terra dalle pretese, spesso violente, dei grandi proprietari. Vittime di un genocidio all’epoca dei conquistadores,

i Quechua subiscono ancora oggi discriminazioni, ma proseguono la loro vita secondo i ritmi e i modi della tradizione, praticando solidarietà e reciproca assistenza. Anche la lingua sopravvive, declinata in molteplici dialetti, nonostante le minacce della globalizzazione, accentuate dai fenomeni migratori. Il cattolicesimo è la religione ufficiale ma, come emerge anche dalla fiaba di Chango, resta vivo il ricordo delle credenze ancestrali, secondo le quali per propiziarsi un buon raccolto era necessario venerare la Madre Terra, gli Spiriti delle Montagne e una miriade di divinità minori, come Coquena.

i soffre molto per il poco che ci manca e gustiamo poco il molto che abbiamo”. Così William Shakespeare rimprovera la sciocca avidità umana, mentre il buon pastorello offre, con la sua semplicità, un toccante esempio della virtù opposta. Essere felici e riconoscenti per ciò che si possiede, saper capire che si ha a disposizione quanto basta per condurre una vita tranquilla, non affannarsi alla ricerca del superfluo: tutto ciò appartiene alla sfera di valori riconducibili alla virtù cardinale della temperanza. Si tratta di importanti norme di vita, in grado di guidare verso il giusto modo di fruire

dei beni materiali. Essi, in quanto creati da Dio, sono necessariamente cose buone, ma devono rimanere il mezzo che permette di raggiungere una vita di pieno appagamento e non il fine stesso dell’esistenza. Tutto ciò è ben lontano dalla misera rassegnazione ad accontentarsi: lo stesso Chango non fa mistero del fatto che gli piacerebbe possedere un gregge un po’ più grande. Si tratta, in realtà, della difficile e delicata arte del riconoscere, in ogni aspetto della vita, il giusto mezzo, quella aurea mediocritas di oraziana memoria, capace di preservare dai rischi dell’eccesso, nemico della felicità.


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Per risolvere il gioco, aiutatevi con la parola stampata e con gli incroci sostituendo a numero uguale / AGOSTO 2019 lettera uguale.

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Per risolvere il gioco, aiutatevi con la parola stampata e con gli incroci sostituendo a numero uguale lettera uguale.

Frase: 5-4-6

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Frase: 9-9 FRAMMENTO INCROCIATO 1 6

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Completare le Completare parole di le ogni riga inserendo le risposte alle definizioni. parole di ogni riga inserendo le risposte 24 Scartare poi da parola una lettera ottenendone un’altra di senso alleogni definizioni. Scartare poi da ogni parola una lettera compiuto. Riportare le lettere nella colonna ottenendone un’altrascartate di senso compiuto. Riportarealedestra in modo da leggere verticalmente il nome di un rapper italiano. FRAMMENTO INCROCIATO Petrus lettere scartate nella colonna a destra in modo ORIZZONTALI da leggere verticalmente il nome di un rapper italiano. 4. L’attore Favino (iniz.) - 6. Assorti in meditazione - 9. La veste di San Francesco ORIZZONTALI:4. L'attore (iniz.) - 6. Assorti- in 9. Ladiveste di San Definizioni - 11. Bimbetto, fanciullino - 13. Favino La morale di un mestiere 14.meditazione Raccolta di-versi DEFINIZIONI: Pieni di superbia - 2. Lo percepisce il palato - 3. Il cantante Carrisi 4. Francesco 11. Bimbetto, fanciullino 13. La morale di un mestiere 14. Raccolta Carducci - 15. Forti, impetuosi - 17. Opinionista - 21. Grande costanza di propositi - di versi di 1. Pieni superbiaal-negativo 2. Lo percepisce il palatomatura come la frutta otata di bella voce - 5.diNero... - 6. Troppo - 15.filetto Forti,- impetuosi - 17.diOpinionista costanza 22.Carducci Il gioco del 23. La grande Robespierre- 21. - 24.Grande Vocali in sede. di propositi - 22. Il gioco 3. Il cantante - 4. Dotata di bella- voce - 5. piatto deldel Meno di facoltosa - 8. Ha Carrisi per capitale Belgrado 9. Osso torace filetto- - 23. La grande di Robespierre - 24. Vocali in sede. Nero… al negativo - 6. Troppo matura come la frutta 0. Graziose e simpatiche. VERTICALI - 7. Meno di facoltosa - 8. Ha per capitale Belgrado 1. In modesta quantità 2. Emilyquantità attrice -- 3. Rissosi,attrice brutali- -3.4.Rissosi, Cortilebrutali spagnolo In -modesta 2. Emily - 4. Cortile spagnolo VERTICALI:1. 9. Osso piatto del torace - 10. Graziose e simpatiche. - 5.5.Federazione Tiro a Volo (sigla) - 7.- Ligure delladella CittàCittà dei dei fiorifiori - 8.-Forte FederazioneItaliana Italiana Tiro a Volo (sigla) 7. Ligure 8. Forte turbamento, turbamento, - 9. Proseguire, continuare - 10. Le vocaliinscritte rosso - 12. nel tempo o sconcertosconcerto - 9. Proseguire, continuare - 10. Le vocali scritte rosso in - 12. Remote Soluzioni di rebus e cruciverba Remote nel tempo nello spazio 15. Le- 16. ultime di nuovo - 16. Sacrileghi - 18. nello spazio - 15.oLe ultime di -nuovo Sacrileghi - 18. Terre per pittori - 19. Cattive per il a pagina 36 Terre per pittori 19. Cattive per il poeta 20. In Corea e nel Vietnam. poeta - 20. In Corea e nel Vietnam.


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BIANCO. Annerire 15 caselle ORIZZONTALI 1. Isola rinomata per il rum - Centro termale belga - 2. Ghiotta, golosa Lo scrittore francese Levy - 3. Guadagno - Cyndi che canta “True Colors” - 4. Sono le prime per sempre - Assorte in meditazione - 5. Può precedere Sig. sulla busta - Taglio di carne di maiale - 6. Lo è ciò che determina una spinta - 7. Il pittore di “Guernica” - 8. Riccardo giornalista TV Superato - 9. Gli ultimi di una lunga serie - Iniziali dello scrittore Tobino 10. Avere il fiatone - Luogo per solitari - 11. Tarde d’ingegno - Parco di Vienna - 12. Privo di acciacchi - Far uscire dal covo.

2 3 4 5 6 7

pasquale.petrullo@gmail.com 8

VERTICALI

pasquale.petrullo@gmail.com 1. Il nome di Ungaretti - Moderno sistema frenante - 2. Tutta d’un pezzo -

Principe virgiliano - 3. Comodità da gran signore - Il Crusoe che visse con Venerdì - 4. Macina da mulino - Lo è il volo dell’aliante - 5. Altari sacrificali pagani - Preparare sui fornelli - 6. Principio d’idea - Carnose Riempire la griglia con i numeri da 1 a 9, in modo che ogni numero compaia una sola carrozze volta infacile 10 frutti - 7. Piccole a due ruote - Poste e Telegrafi Sudoku come certi molto 8. La fa chi aspetta di essere ricevutosolo - 9. Relativa all’arte del mosaico ciascuna riga, colonna e quadrato 3x3 (indicato da un bordo in grassetto). Il gioco richiede 11 con con la Turchia - 10.da Come un in detergente perogni toilette - È veneranda logica e pazienza. RiempireConfina la griglia i numeri 1 a 9, modo che numero compaia una sola vol in vecchiaia - 11. Riceve solo spine - L’attrice Glau - 12. Pungente 12 ciascunacome riga,fumo colonna e quadrato 3x3 (indicato da un bordo in grassetto). Il gioco richied - Il titolo dei laureati.

Sudoku 9

BIANCO

molto facile

logica e pazienza.

Annerire 15 caselle

Petrus

9 6 8 3 1 8 4 ORIZZONTALI:1. Isola rinomata per il rum - Centro termale belga - 2. Ghiotta, golosa - Lo scrittore francese Levy - 3. Guadagno - Cyndi che canta "True Colors" - 4. Sono le prime per 5- 6. 3 2 5 sulla busta - 6 1 - Assorte in meditazione 6 7 - 5. Può3precedere Sig. sempre Taglio7di carne di9 maiale Lo è ciò che determina una spinta - 7. Il pittore di "Guernica" - 8. Riccardo giornalista Tv 4 il fiatone - 9 9 lunga serie - Iniziali dello 2 scrittore Tobino - 10. Avere Superato -5 9. Gli ultimi di una Luogo per solitari - 11. Tarde d'ingegno - Parco di Vienna - 12. Privo di acciacchi - Far uscire dal covo. 4 1 8 3 4 9 8 6 7 VERTICALI:1. 1 - 2.5Tutta8d'un6pezzo - Principe 3 2 9 7 7 1 Il nome 2 di Ungaretti 6 - Moderno 9 sistema 8 frenante virgiliano - 3. Comodità da gran signore - Il Crusoe che visse con Venerdì - 4. Macina da mulino Lo è9 il volo sacrificali 2 d'idea - 5 1 7 5 pagani - Preparare6sui fornelli 9- 6. Principio 6dell'aliante - 5. Altari Carnose come certi frutti - 7. Piccole carrozze a due ruote - Poste e Telegrafi - 8. La fa chi aspetta di essere ricevuto - 9. Relativa all'arte del mosaico - Confina con la Turchia - 10. Come un 1 Glau - 12.8 3 per toilette - È veneranda 6 4 - 11. Riceve solo spine - L'attrice detergente in vecchiaia Pungente come fumo - Il titolo dei laureati. 3 2 1 6 7 5 5 6 4 1 9 8 3 8 4 ANAGRAMMI 7 A3CHIAVE Petrus4

SUDOKU MOLTO FACILI

Riempire la griglia con i numeri da 1 a 9, in modo che ogni numero compaia una sola volta in ciascuna riga, colonna e quadrato 3x3 (indicato da un bordo in grassetto). Il gioco richiede solo logica e pazienza.

Inserire al numero corrispondente la risposta alla definizione

ANAGRAMMI A CHIAVE CRUCINTARSIO che è l’anagramma delle due parole dopo il segno uguale. Inserire al numero corrispondente la risposta alla definizione che è

Nelle due colonne colorate risulterà il nome di un duo comico G I A 1 N N 2 A N 3 A 4 N N 5 I N 6 I

l’anagramma delle due parole dopo il segno uguale. Nelle due colonne italiano. colorate risulterà il nome di un duo comico italiano.

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3 lettere Ahi/CSM CRUCINTARSIO 4 lettere DEFINIZIONI: 1. Comprende tutte le lettere (ALBE + FATO) DEFINIZIONI: Alan/Kiss 3 lettere 2. Calmano la tosse (CIP + ROSPI) 3. Comprende il Mar Giallo 1. Comprende tutte le lettere (ALBE + FATO) - 2. Calmano la tosse 5 lettere AHI + PICA) - 4. Reggono elettrici (CRAC (CIP +(FOCI ROSPI) - 3. Comprende il Margrossi Giallo cavi (FOCI + PICA) - 4. + LITI) Milan/Ovest 5. Si preparano anche "alla giudia" (CIAC + FORI) 6. Località Reggono grossi cavi elettrici (CRAC + LITI) - 5. Si preparano anche 6CSM lettere “alla giudia” (CIAC + FORI) - 6. Località Valle+d’Aosta turistica della Valle d'Aosta conturistica Breuil della (ACRI NEVI)con - 7. La Esigua/Johann 4 lettere Breuil lingua (ACRI di + NEVI) - 7. La(ANDE lingua di +Rembrandt Pacato/Slogan Rembrandt SOLE). (ANDE + SOLE).

Soluzione: Ficarra e Picone.

7 lettere Apparso Ozpetek Special OZPETEK Tangeri SPECIAL 8 lettere TANGERI Cicisbeo Gangster 8 lettere 9 lettere

Arthur Paul Dukas Sassarese Petrus Rimbaud Intermediario 10 lettere Malvolentieri Candelabri 13 lettere 14 lettere Slovacchia ARTHUR RIMBAUD Emmanuel 11 lettere INTERMEDIARIO Macron Schermatura Piazza Sciovinista MALVOLENTIERI di Spagna 13 lettere

ALAN

CICISBEO

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KISS

GANGSTER

EMMANUEL MACRON

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MILAN

PAUL DUKAS

PIAZZA DI SPAGNA


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L’AVVOCATO A DOMICILIO

AGOSTO 2019

risponde Franz Sarno

Diventare proprietario grazie all’usucapione?

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opo la morte dei genitori, a me è toccata la nuda proprietà di un appartamento ed a mia sorella l’usufrutto. L’appartamento popolare è situato in un condominio di 9 famiglie, costruito negli anni ’60 (ex case Gescal). Quali sono i diritti-doveri del nudo proprietario? Quali invece dell’usufruttuario? Mia sorella è una religiosa (orsolina), è vissuta e vive tuttora in convento. L’usufrutto costa circa 600 euro all’anno, pagabili in due rate. A chi tocca pagarlo? Finora è stato a carico del sottoscritto. Ma è così per sempre? Mia sorella può rinunciare all’usufrutto? Io sono sempre vissuto ed abito ancora nell’appartamento. Ho sempre pagato il riscatto e le spese condominiali. Vivo in modo pacifico, palese e continuativo. Posso diventare proprietario in toto per effetto della legge che prevede l’usucapione? Come funziona questa legge? Lettera firmata Risulta molto complicato rispondere ai suoi quesiti rispettando gli spazi concessimi in tale sede, cercherò, per quanto possibile, di farlo in modo esaustivo. Partiamo dai diritti e i doveri delle due figure. Il nudo proprietario ha, da una parte, il diritto di alienare la proprietà del bene, dall’altra, invece, è tenuto a provvedere alle riparazioni straordinarie, nonché al pagamento delle imposte e dei gravami sulla proprietà. Venendo ora all’usufruttuario, questi può godere della cosa senza cambiarne la destinazione; può dare in locazione il

bene nonché aggiungervi beni accessori. Fra i doveri dell’usufruttuario rientrano quelli di utilizzare il bene con diligenza, di realizzare un inventario, di pagare le spese - di carattere ordinario - per la manutenzione e l’amministrazione, nonché quello di pagare imposte, canoni e altre spese gravanti sul reddito (dunque le spese dell’usufrutto di cui parlava sono a carico di sua sorella). Analizzando ora i modi per estinguere l’usufrutto, a parer mio, quelli più agevoli per il caso in questione sono due: la rinuncia da parte di sua sorella - da effettuarsi mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata - ovvero la prescrizione del diritto dell’usufruttuario per

ue soggetti, che hanno acceso un mutuo a 30 anni per l’acquisto della prima casa, abitano entrambi la proprietà, ma hanno differenti diritti sulla medesima. Il primo: in qualità di acquirente della nuda proprietà; il secondo: in qualità di usufruttuario. La domanda: entrambi hanno la facoltà di portare in detrazione sulla denuncia dei redditi - naturalmente nel limite massimo di 4.000 € - gli interessi passivi del mutuo acceso nella misura del 50% pro capite? Qualora l’usufruttuario facesse esplicita rinuncia, di fatto o per iscritto, alla propria facoltà di usufruire della detrazione del 50%, è consentito che se ne avvalga per intero (100%) il soggetto acquirente la nuda proprietà? Lettera firmata

I quesiti per l’avvocato, di interesse generale, vanno indirizzati, in forma sintetica - non più di 1.000 caratteri - a: redazione@frateindovino.eu Leggere le risposte anche in www.frateindovino.eu non uso ventennale dell’immobile. L’usucapione è tecnicamente possibile, ma sarebbe molto difficile provare il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla legge. Un’ulteriore modalità di estinzione del diritto è rappresentata dalla morte dell’usufruttuario, ma mi auguro per lei che non sia questo il caso.

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bito al piano rialzato di un condominio in cui gli appartamenti al piano terra godono di un loro giardino privato. Il proprietario dell’appartamento sottostante al mio, ha adibito una parte del giardino a canile, dove lascia il cane di giorno, quando la famiglia è fuori casa. Ora domando: è lecito tutto ciò? Premesso che il cane si è abituato a fatica e ancora abbaia, posso almeno pretendere che non sia lasciato lì fino a notte fonda, per esempio le 24, dato che il canile è sotto la mia camera da letto? Posso pretendere che gli escrementi non siano lasciati lì per settimane? Considerato che il proprietario non è una persona cordiale e che io sono

Rimborso delle spese sostenute

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o vissuto per 30 anni con la mia compagna, nell’appartamento di sua proprietà, provvedendo sempre personalmente alle spese dell’arredamento e sostentamento. Da alcuni giorni è ricoverata in seguito ad Alzheimer. La nipote ha in corso la pratica per ottenere la possibilità di gestire tutte le sostanze della zia. La procedura sarà perfezionata a giorni presso il tribunale di Brescia ove è stata convocata unitamente alla zia. Nel frattempo, senza alcun preavviso, la nipote ha sostituito tutte le serrature dell’appartamento, pur garantendomi il permesso di ritirare tutte le mie proprietà. Quando la nipote otterrà i poteri dal tribunale, potrò richiedere il rimborso di tutte le spese condominiali, essendo in possesso delle ricevute? Lettera firmata La Costituzione sancisce il dovere di contribuire alle esigenze familiari secondo le proprie capacità economiche; tale dettato costituzionale, nonostante

Prima casa con mutuo e possibili detrazioni

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Disagi originati da cane in giardino

Basterà un’unica risposta per chiarire entrambe le sue perplessità. L’Agenzia delle Entrate ha una posizione molto chiara: gli interessi passivi del mutuo sono detraibili esclusivamente - e nella misura della propria quota in caso di mutuo cointestato - dal soggetto che acquista l’immobile (nel caso specifico dal nudo proprietario del bene); l’usufruttuario non ha alcuna possibilità di detrazione, in quanto questi ha acquistato un diritto reale di godimento, non la proprietà del bene (presupposto necessario per detrarre). Nel caso in questione il proprietario potrà detrarre solo il 50% degli interessi passivi del mutuo, dunque il 19% di 2.000 € (la metà del limite massimo di 4.000 €). Il restante 50% non sarà in alcun modo detraibile, né dall’usufruttuario, né dal nudo proprietario e cointestatario del mutuo.

sia stato in origine previsto con riferimento alle famiglie “tradizionali”, si estende anche a quelle prive di formale riconoscimento giuridico. La vostra è stata una convivenza di tipo more uxorio: in questo genere di rapporti si è comunque in presenza di una comunione di vita sia spirituale che materiale e si è dunque tenuti a contribuire come si può ai bisogni della famiglia (ad esempio, pagando le spese e/o mettendo a disposizione l’appartamento in cui coabitare). Sulla base di tali premesse, reputo che lei non possa chiedere la restituzione delle spese condominiali pagate. Le prestazioni da lei effettuate rientrano tra quelle denominate obbligazione naturali: gli obblighi da queste generati derivano da doveri di carattere morale e sociale (doveri considerati meritevoli di tutela da parte dell’ordinamento). Una volta adempiuta un’obbligazione naturale, non se ne può più chiedere la restituzione, salvo il caso dell’eccessiva sproporzionalità della stessa, ma non credo che quest’ultima ipotesi sia ravvisabile nella sua situazione.

anziana, eventualmente ne parlo direttamente con lui o mi rivolgo all’amministratore? Lettera firmata Si assiste, sempre con maggiore frequenza, a sentenze propense a garantire la tutela dei diritti degli animali domestici: questi ultimi non hanno infatti la possibilità di controllare autonomamente i propri istinti. Si potrebbe agire per “vie legali” nel caso in cui i rumori emessi dal cane siano tali da superare quella che, ai sensi dell’art. 844 C.C., è definita “soglia di normale tollerabilità”. Le consiglio tale tipo di azione solo come extrema ratio: andrebbe infatti incontro a non poche difficoltà di carattere probatorio e al conseguente rischio di non conseguire il risultato sperato. Quello che le suggerisco è di trovare un dialogo pacifico con il proprietario del cane, ciò al fine di risolvere la questione in modo ragionevole per entrambi (come ad esempio evitando, da una parte, che l’animale stia fino a tarda notte in giardino e, dall’altra, tollerando maggiormente l’animale nelle ore diurne). Nel caso in cui tale tentativo non andasse in porto, potrà chiedere all’amministratore di mobilitarsi - con maggiore fermezza - al fine di fare rispettare, ove presenti, gli orari “di riposo” previsti dal regolamento condominiale. Sempre all’amministratore potrà chiedere di far rimuovere gli escrementi dell’animale. Il dialogo, specie nei rapporti tra vicini, risulta spesso essere - nei limiti del possibile - lo strumento più agevole per la risoluzione delle dispute condominiali.

Massima indisciplina su strada e nei posteggi dello spazio-condominio

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el condominio dove abito e sono anche proprietario di un appartamento, c’è quasi quotidianamente la violazione del divieto di accesso in senso vietato su strada interna del giardino condominiale. Non solo, ma vi vengono parcheggiate auto in divieto di sosta. Faccio notare che vi sono anche due cartelli abbastanza evidenti di divieto di transito per senso unico e uno di divieto di sosta. Se dovesse succedere un incidente, le assicurazioni intervengono oppure no, trattandosi di suolo privato? Con la nuova “riforma del condominio” l’amministratore ha la possibilità di intervenire mettendo delle sanzioni ai trasgressori, oppure mi sa dire come si può ovviare a tutto ciò? Lettera firmata

In caso di trasgressione delle regole di “circolazione condominiale”, le forze dell’ordine - così come il carro attrezzi - non hanno il potere di intervenire. In tali casi, di solito, è lo stesso regolamento condominiale a prevedere delle sanzioni in capo ai condomini trasgressori. La cosa da fare dunque è quella di rivolgersi all’amministratore al fine di ottenere il rispetto della segnaletica nonché l’eventuale irrogazione di sanzioni. Ci sono casi in cui le trasgressioni possono integrare fattispecie più

gravi, se, ad esempio, un condomino dovesse limitare totalmente l’accesso o il passaggio di qualcuno (impedendogli di uscire/entrare dalla propria abitazione) potrebbe integrare il reato di violenza privata. Venendo ora all’altro quesito, in caso di sinistro all’interno dell’area condominiale l’assicurazione potrà intervenire. In caso di diniego da parte di quest’ultima - cosa alquanto improbabile - ci si potrà anche rivalere direttamente sul conducente responsabile dell’incidente.

Avvocato a domicilio

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/ AGOSTO 2019

Tre sorelle, due con figli e l’eredità della mamma

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ia mamma, deceduta a maggio, aveva due case e terreni. Siamo in tre figlie: due hanno un figlio ciascuna e una due nipoti. Io non ho figli e con il marito ho un regime patrimoniale con comunione di beni. Una delle mie sorelle, pur sapendo che non voglio andare in una delle case in paese, perché non c’è mamma, mi ha chiesto in modo non delicato di lasciare la mia parte alla figlia. Ho pensato all’altra sorella. Loro sono sempre state indifferenti nei miei confronti. Io le ho sempre trattate bene. Ora soffro. Vorrei rinunciare all’eredità e non entrare in contrasto con loro diplomaticamente. Una delle sorelle ha gestito sempre il denaro di mamma, la quale voleva che io avessi una piccola somma. Mio marito deve essere escluso dai beni di mamma. Farò un testamento per lui: abbiamo una casa, ma quando? Come? Lettera firmata In assenza di testamento, i beni posseduti dalla sua defunta madre devono essere - ai sensi dell’articolo 566 del Codice Civile - spartiti in parti uguali tra lei e le sue sorelle. Le disposizioni di legge, per ovvie ragioni, non tengono conto dei rapporti emotivi intercorrenti tra gli eredi, bensì si limitano a disciplinare in maniera oggettiva le varie fattispecie successorie. Lei ha la possibilità di rinunciare alla sua quota di eredità o di disporne come meglio crede;

questa scelta però non può che essere esclusivamente di sua competenza. Venendo ora a suo marito, quest’ultimo non ha diritto ad alcuna quota ereditaria derivante dalla sua defunta mamma: potrà beneficiarne solo in un secondo momento, ossia nell’ipotesi in cui sarà lui ad essere il coniuge superstite. Se farà testamento a favore di suo marito, tutti i beni a lei appartenenti (compresi quelli che ha ereditato da sua madre) potranno essere a lui destinati, in caso contrario (dunque senza testamento), 2/3 andranno a quest’ultimo e 1/3 verrà diviso tra le sue sorelle.

bito in un residence di 19 famiglie. Nello spazio privato e comune esiste un parcheggio con 18 posti auto, numerati ma non assegnati. Essendo invalida con contrassegno disabili per la sosta auto, posso richiedere che venga creato un posto auto riservato ai disabili? Lettera firmata L’ordinamento prevede - giustamente - una serie di garanzie atte ad evitare che una persona affetta da disabilità possa subire delle limitazioni nell’esercizio dei propri diritti (in questo caso ad esempio il

Buonuscita postale, ritardi senza risposte

M

ia moglie è una ex-dipendente postale in quiescenza dal 1° agosto 2016. Ad oggi non ha ancora ricevuto la buonuscita gestita dalla gestione commissariale per le buonuscite postali. Tutte le mail non hanno avuto risposta. Quali azioni sono da intraprendere? Lettera firmata Per i dipendenti pubblici (tra questi vi rientrano anche i dipendenti postali) il termine previsto per ottenere la buonuscita è di massimo 24 mesi, a cui possono essere legittimamente - aggiunti altri 3 mesi per provvedere al materiale pagamento del TFR: dunque in totale 27 mesi. Oltre tale limite temporale (nella fattispecie in questione

oltre il 1° novembre 2018) sua moglie dovrà percepire, a titolo di risarcimento, anche gli interessi moratori. La cosa migliore da fare è quella di sollecitare il pagamento della buonuscita mediante lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, quest’ultima destinata all’Ente a ciò preposto (nel suo caso direi direttamente alla Gestione Commissariale Fondo Buonuscita e/o alla sede amministrativa di Poste Italiane). L’invio della raccomandata riveste una funzione molto importante: farà in modo di interrompere la prescrizione del diritto a percepire il TFR, cosa che altrimenti si verificherebbe, decorsi 5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro.

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Se la banca continua a far pagare un defunto

È

corretto il comportamento di un istituto bancario che, pur in possesso del certificato di morte e della dichiarazione sostitutiva di atto notorio, continua ad addebitare su conto corrente intestato a persona deceduta le spese di tenuta del medesimo conto? Gli eredi hanno presentato la dichiarazione di successione telematica e sono in attesa di ricevere l’attestazione corredata del “glifo” di avvenuta presentazione, per poi produrla alla banca. Dato che la procedura della successione telematica è abbastanza laboriosa e considerando anche e soprattutto che occorre elaborare il lutto prima di pensare all’eredità, si

Posto auto riservato ai disabili nel parcheggio del residence?

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L’AVVOCATO A DOMICILIO

diritto di godere della cosa comune previsto dall’art. 1130 del Codice Civile). Venendo ora al quesito in questione, la risposta non può che essere affermativa: potrà richiedere che le venga riservato un posto auto, pretendendo inoltre che questo sia situato nel punto a lei più comodo per accedere alla sua abitazione. Essendo 19 famiglie per 18 posti auto la sua pretesa non dovrebbe creare alcun problema: se dovessero sorgere contrasti per i 17 parcheggi rimanenti, basterà stabilire un piano di turnazione - ad opera dell’amministratore - al fine di garantirne un equo utilizzo da parte di tutti gli altri.

torna alla domanda iniziale: è ammissibile che le banche lucrino anche sulla morte? Se il conto è bloccato non può produrre costi. Lettera firmata Nonostante la spiacevole situazione, il blocco del conto corrente bancario è uno strumento che utilizza la banca per tutelarsi da eventuali problemi - o dispute che potrebbero sorgere nel corso della successione. L’esistenza di un blocco del conto corrente non significa che questo non esista più, ma semplicemente che sia “paralizzato” per un certo lasso di tempo. Le spese previste dal contratto stipulato tra il defunto e la banca rimangono invariate nonostante il blocco, con conseguente diritto da parte di quest’ultima di trattenere le somme pattuite a titolo di costi di tenuta del conto. Se l’attesa dei documenti necessari dovesse procrastinarsi molto, le consiglio di mandare una raccomandata con ricevuta di ritorno all’Agenzia delle Entrate, ciò al fine di sollecitare il rilascio dell’attestazione necessaria per sbloccare il conto.

Risposte nel web Non tutti i casi che ci vengono inviati dagli abbonati possono essere pubblicati nel cartaceo: invitiamo, come già raccomandato, a consultare anche le numerose risposte che per ragioni di spazio sono pubblicate nel sito

www.frateindovino.eu

Non trovano i miei contributi di navigazione!

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hiedo cortesemente un consiglio riguardo i contributi di navigazione versati su Cassa Marittima, soppressa da decreto legge. Dicono che furono versati su INPS. Mi sono recato all’INPS con estratto matricola navigazione, emesso dalla Capitaneria di Genova dove risiedevo e mi hanno risposto: “Non li troviamo”. Ho mostrato buste paga e certificati. Nessuna risposta. Che fare a questo punto? Lettera firmata Quanto le è stato detto è vero, i contributi versati su Cassa Marittima - ormai soppressa - sono passati alla “gestione” dell’INPS. Il problema si pone dunque in questi termini: sull’estratto contributivo non risultano i contributi versati.

Dovrà fare una segnalazione al portale web dell’INPS (all’interno della sezione “fascicolo previdenziale del cittadino”). Alla segnalazione allegherà tutti i documenti di cui dispone, in tal modo fornirà la prova del rapporto di lavoro e del versamento dei relativi contributi. La procedura potrebbe richiedere diverso tempo - anche mesi prima di ricevere una risposta, quest’ultima la troverà all’interno della sezione “esiti” dello stesso portale INPS. In caso di mancata risposta le consiglio di sollecitare ulteriormente l’INPS mediante raccomandata con ricevuta di ritorno ovvero prendendo un altro appuntamento con l’ufficio competente. Lei ha il diritto di conoscere, con chiarezza, il quadro dettagliato e corretto della sua posizione contributiva.

da 98 anni

un ponte che unisce l’umbria e l’italia all’amazzonia

Una rivista per conoscere la presenza e l’opera dei nostri Cappuccini dal 1909 impegnati a diffondere il Vangelo, a promuovere la dignità di ogni persona e la salvaguardia dell’identità e del territorio. In ogni numero, un inserto con notizie, foto, servizi sulla vita degli indios e dei Cappuccini umbri in Amazzonia. Uno strumento diretto per saperne di più nell’anno del Sinodo che il Papa ha voluto per questa icona del mondo. Voce Serafica è cresciuta con Numero luglio-agosto voi, è migliorata e vuole continuare il cammino insieme ❱ Speciale Amazzonia. a voi, amici e sostenitori di In vista del Sinodo Frate Indovino.

di ottobre, voci e testimonianze numero maggio-giugno ❱ Ra.Mi. - i Ragazzi Missionari hanno impegnative parolegià * Le di Papa Benedetto XVI anticipato l’evento il tessuto ❱ per La ricucire Cresima oggi: dell’Europa nell’unità sta diventando Progetto vocazionale dei * il sacramento Cappuccini in Amazzonia: dell’addio annunciare il Vangelo ❱ Troppi social in versione “Ticuna” producono solitudine e i feriti *❱ L’esorcista Sulle orme Serafico dell’anima, tradel drammi rivisitando il Cantico e liberazione da Satana: delle un casoCreature a Sarsina E inoltre temi, commenti e interviste per capire il nostro tempo. Cultura, costume, solidarietà, cambiamenti e comportamenti: nella società, nella Chiesa, nella quotidianità.

una proposta speciale Due riviste per un respiro francescano nel nostro tempo

Per te, cara lettrice, gentile lettore

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SOLUZIONI DEI GIOCHI

CRITTO C A U C A S O

A L L O D O L A

D A N I E L

F U A S T R M I T A R I

E A S A F F R E I S C A A N I E S R A A

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E F F O R M E N M I R O O R E S C I E M I M A T O N I E T I N I I A V E V I R I Z I A

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I M Ela risposta N U alla O definizione V E Inserire al numeroRcorrispondente 15 16 che è l’anagramma V E Edelle M dueEparole N dopo T il Isegno uguale. 17 due colonne colorate risulterà il nome di18 19 comico 20 Nelle un duo C O M M E N T A T O R E italiano. 21 P E R T I N A C I A 22 23 1T R I S O E R R E

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F R N R C T T I N N

I E O A O A A A O E

pasquale.petrullo@gmail.com

Tronfi-Troni Sapore-Spore Albano-Alano Canora-Canoa Bianco-Banco Sfatta-Satta Agiata-Agata Serbia-Seria Sterno-Steno Carine-Crine

F A B R I F I B R A

0018

SCARTI RIVELATORI Soluzione: Fabri Fibra

E

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pasquale.petrullo@gmail.com 22

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G I U S E P P E

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A M A G O R I L E A C R O P U B L O I A C N N E S A R O T E N O

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I C D A L P E O S L S P I O N S I E P S T

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A A N T I C A M E R A

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S U I M R E M A T E N A R

pasquale.petrullo@gmail.com cruciverba 28

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SUDOKU MOLTO FACILI

6 2 3 1 5 8 9 7 4 1 4 9 6 7 2 3 8 5 5 8 5 7 3 9 4 6 1 2 6 2 3 4 9 8 5 1 6 7 7 7 1 5 2 3 6 4 9 8 2 + FATO) 3 9 6 1.8Comprende 4 1tutte le7lettere5(ALBE DEFINIZIONI: 2. Calmano la tosse (CIP + ROSPI) - 3. Comprende il Mar Giallo 8- 4. Reggono 2 5 grossi 6 cavi9elettrici7 (CRAC 4 + LITI) 1 (FOCI 3 + PICA) 5. Si preparano anche "alla giudia" (CIAC + FORI) - 6. Località 6 8con Breuil 4 (ACRI 1 2 3 - 7. 9La turistica5della 7 Valle d'Aosta + NEVI) lingua di Rembrandt (ANDE + SOLE). 4 9 1 7 2 3 8 5 6 4

ANAGRAMMI A CHIAVE Soluzione: Ficarra e Picone. 1 2 3 4 5 6

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R O P P

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CRUCINTARSIO

Soluzione:

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J S O H I A N O N S S L E O G R A N

A petrusmi@hotmail.it 01 7 Rebus O L A N D E S E Frase: 5-4-6. Sol.: COL pialla; S palla = colpi alla spalla. petrusmi@hotmail.it 014

Soluzione: Ficarra e Picone.

I

E G O S C I O V I I A E G A N G S T U N T A L A N E N O P I A Z Z A A N P C A N D E L A I T T A N G E R O I K

Frate Indovino Perugia

Periodico mensile di cultura popolare e religiosa della Provincia Umbra dei Frati Minori Cappuccini. Esce dal 1957 Presidente: fr. Matteo Siro, OFMCap, Ministro Provinciale Direttore operativo: Paolo Friso Direttore responsabile: fr. Daniele Giglio, OFMCap Direttore tecnico-amministrativo: fr. Felice R. Ciliani Russo, OFMCap Redazione: Giuseppe Zois Segreteria: Stefania Bartolini e Barbara Zois

BIANCO

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T S A C B S A S S C

/ AGOSTO 2019

Soluzione:

13 ANAGRAMMI Petrus O L O G I A D E O N A TCHIAVE

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SAPORE-SPORE ALBANO-ALANO CANORA-CANOA BIANCO-BANCO SFATTA-SATTA AGIATA-AGATA SERBIA-SERIA STERNO-STENO CARINE-CRINE

Frase: 9-9. Soluzione: IN fon; DA tela; MEN tele = infondate lamentele.

Hanno collaborato a questo numero: Gianni Ballabio, Lorena Battistoni, Ulderico Bernardi, Magda Bonetti, Lorenzo Brandi, Giselda Bruni, Roberta Cambruzzi, Roberta Carini, Anna Carissoni, Arianna Castelletti, Marianna Colavolpe, Pietro De Luca, Giorgio Fornoni, Frate Marco, Alberto Fremura, Daniele Giglio, Roberto Guidi, Francesco Imbimbo, Giuseppe Livraghi, Giulia Maio, Cristina Mazzoleni, Enrico Moretto, Federica Mormando, Giuseppe Muscardini, Petrus, Roberto Regazzoni, Franz Sarno, Elena Starnini Sue, Francesco Zambotti, Francesco Zanotti e Daniela Zois. Foto: Giorgio Fornoni, Agenzia Shutterstock Stampa: Cartoedit S.r.l. - Città di Castello (Perugia) Registrazione Tribunale di Perugia n. 257 - 58 N. 11 B. Prov. T.I. 1-7-’58. Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C1/ PG/2012. Tassa pagata - Filiale di Perugia. Produzione letteraria riservata.Vietati il plagio e qualsiasi riproduzione in qualsiasi lingua. N. dep. 1185 Edizioni Frate Indovino. Direzione, Redazione, Amministrazione e Uff. Abbonamenti: Via Marco Polo, 1 bis - 06125 Perugia. Ogni cambiamento di domicilio deve essere segnalato allegando contestualmente l’indirizzo apposto sull’etichetta dell’ultimo numero ricevuto. L’abbonamento può essere disdetto in qualsiasi momento. I manoscritti e le fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Copia singola: € 2,20 (IVA assolta dall’editore) ABBONAMENTO ANNUALE: 18,00 euro sostenitore 30,00 euro; benemerito 60,00 euro. Abbonamento per l’estero: 50,00 euro. Esce ogni primo giorno lavorativo del mese. L’abbonamento annuale al mensile dà diritto a ricevere il Calendario annuale di Frate Indovino; il Calendario da tavolo; due opuscoli estivi e il Calendario dell’Avvento. Conto corrente postale 4069 intestato a: FRATE INDOVINO Via Marco Polo, 1 bis - 06125 Perugia. IBAN: IT12Q0760103000000000004069 BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX Affinché i bonifici bancari vengano da noi registrati, è assolutamente indispensabile inserire nella causale il numero di riferimento presente in basso a sinistra della “Ricevuta di Versamento” del bollettino di conto corrente postale ricevuto. Con l’invio dell’importo per il mensile di “Frate Indovino”, si autorizzano le successive spedizioni di materiale promozionale-pubblicitario. Chi non desidera ricevere altre comunicazioni è invitato a segnalarlo, accludendo il proprio nome, cognome e indirizzo a: FRATE INDOVINO Via Marco Polo, 1 bis - 06125 Perugia email: info@frateindovino.eu www.frateindovino.eu e i dati verranno cancellati dai nostri archivi. UFFICIO ABBONAMENTI: TEL. 075.50.69.3.69 - FAX 075.505.15.33 L’Ufficio rimane aperto tutti i giorni lavorativi dalle ore 8.00 alle 17.30 esclusi il venerdì pomeriggio e il sabato. Per qualsiasi contestazione legale si elegge il Foro di Perugia. Questo numero è stato chiuso il 20 giugno 2019


Il Punto

Troppi prepotenti sulle strade

O

gni giorno un tragico bollettino di incidenti con feriti e morti. Sulle strade si registrano stragi senza fine. Ci sono casi che lasciano sconvolti, lutti che segneranno esistenze di famiglie, indignazione e rabbia per alcune circostanze che purtroppo portano a troppi omicidi stradali veri e propri. Manca senso di responsabilità da parte di troppi automobilisti e camionisti. La fatalità ha il suo peso, ma troppe sono le imprudenze, le leggerezze, l’incoscienza, l’assenza di rispetto per la sicurezza e la vita degli altri. Ha lasciato sgomenti la fine di un carabiniere, l’appuntato Emanuele Anzini, abruzzese di Sulmona, 42 anni, una figlia di 19 anni. Stava effettuando un controllo notturno a Terno d’Isola, su una strada provinciale bergamasca. Erano le tre quando con la pettorina gialla addosso e illuminato dal lampeggiante della vettura di pattuglia, ha invitato un automobilista che stava sopraggiungendo ad accostare e fermarsi. Alla guida c’era Matteo Colombi Manzi, 34 anni, con precedenti per incidente, sospensione della patente (eccesso di velocità). L’auto, una A3, ha investito il carabiniere, che è finito sul tetto dell’auto per poi ricadere a terra a 50 metri di distanza: il conducente ha proseguito la sua corsa, sull’auto pesantemente danneggiata dall’investimento. È tornato sul posto di lì a poco senza dire una parola: l’auto parlava per lui. Lo hanno arrestato con l’accusa di omicidio volontario e con l’aggravante della guida con un livello di alcol cinque volte sopra il limite consentito per guidare (2,97 grammi per litro a fronte dello 0,50). Per l’accusa, l’investitore doveva mettere in conto di poter uccidere in quelle condizioni. Il dramma che lascia sconsolati è l’eccesso diffuso - sulle strade della Penisola - di spregiudicatezza e prepotenza al volante, con le conseguenze che poi si raccolgono. Velocità sostenuta, troppe licenze in materia di alcol e droghe, strade considerate come piste dove consentirsi tutto quello che passa per la testa. Una giungla che richiederebbe molta più severità e tolleranza zero per l’incolumità di tutti. Romana Della Valle

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LA POSTA DI

AGOSTO 2019

Prezzo dell’illegalità pagato dagli ultimi

L’EDITORI@LE DEI LETTORI

Il brutto esempio delle autorità che viaggiano su auto straniere C V aro Frate Indovino, sono un vostro fedele e soddisfatto abbonato e da molti anni leggo, con interesse, il vostro bel mensile. Sono orgoglioso di essere italiano senza alcun spirito di nazionalismo e ammiro i nostri prodotti, non solo alimentari, ma anche industriali; non per nulla siamo considerati un Paese di inventori, poeti, artisti. Con questo non intendo dire che non ci siano altrettante cose belle anche in altre nazioni vicine e lontane, dico che io ammiro il nostro Paese, la nazione in cui sono nato e vissuto. Intendo con queste mie poche righe, richiamare la tua attenzione e quella dei lettori su un fatto che mi impressiona, non poco, quando osservo l’utilizzo di auto straniere da parte di autorità politiche, amministrative e militari, a tutti i livelli, per i loro spostamenti. Osservo

al contrario che ciò non avviene in altri Paesi, anche a noi vicini, dove le autorità utilizzano, in gran parte dei casi, unicamente auto di produzione nazionale. Il comportamento che si vede messo in atto dalla nostra classe dirigente e dalle istituzioni non mi pare un buon esempio nei confronti del popolo e soprattutto dei lavoratori italiani, che sarebbero ben lieti di vedere uno dei loro prodotti scelti dai loro rappresentanti sfrecciare, in bella mostra, per le strade delle nostre città. Faccio presente che da tempo, anche forze di polizia locale, di piccole città di provincia, utilizzano auto non di produzione nazionale. Con tutto ciò è continua la lamentela che si sente, da molte parti, che da noi non esiste lavoro a sufficienza, gli investimenti sono limitati e che la produzione industriale è in diminuzione. Grazie di

Dopo lungo travaglio per il canone RAI…

S

crivo alla redazione di Frate Indovino per unirmi alla voce del lettore che nel numero di aprile metteva in risalto le difficoltà per l’esonero dal pagamento del canone RAI non essendo tenuto a pagarlo, in quanto non in possesso di un apparecchio. Un caso analogo è capitato a me. I miei genitori sono ultranovantenni e risiedono con me da anni, ma fino all’anno scorso possedevano un’abitazione con regolare utenza elettrica, dove arrivavano puntuali bollette del servizio elettrico con relativa quota di canone RAI, nonostante nell’abitazione non ci fosse un apparecchio TV. Dopo numerose raccomandate, fax, telefonate e cornette sbattute giù (sì, anche questo da parte dell’addetta del Servizio Elettrico che invece di cercare di dirimere la questione ha pensato di risolvere, chiudendo maleducatamente la telefonata), per puro caso siamo venuti a conoscenza che - per un errore che si trascinava da decenni - il codice fiscale di mio padre, registrato al Servizio Elettronico, non coincideva con quello registrato all’agenzia delle entrate, Servizio Abbonamenti. Tutto ciò perché in uno Stato fortemente burocratichizzato enti e istituzioni non dialogano e non hanno

modo di incrociare i dati, lasciando il cittadino in balia di questioni da cui non sanno come uscire. Il lettore ha tutta la mia approvazione anche riguardo al giudizio in merito sui programmi trasmessi dalla nostra emittente nazionale, pagata anche con i nostri soldi: salvo rare eccezioni, sono ripetitivi, noiosi, diseducativi o semplicemente brutti. Quello che si vorrebbe da parte di un servizio pubblico come la RAI sarebbe un po’ più di rispetto: per il telespettatore, per l’utente, per il cittadino votante e contribuente. Mariarosa Marogna

cuore, caro Frate Indovino, se vorrai pubblicare sul mensile, questo mio sfogo che, ti prego di credermi, invio unicamente per l’amore che da cittadino italiano, porto alla mia cara terra. Pasquale D’Alessandro Settimo Torinese (TO) Il nostro abbonato ha sacrosanta ragione e noi più volte abbiamo deprecato questa perdurante abitudine a usare auto blu in larghissima misura di provenienza straniera, soprattutto germanica. Tutti vedono spesso in televisione le nostre autorità arrivare - naturalmente con lunga scorta davanti e dietro - su Mercedes, Audi, BMW, ecc. E peraltro c’è anche il tasto dolente delle auto blu che tutti dicono di voler eliminare e che intanto resistono (poco) gloriosamente. Chissà se verrà mai un giorno di attenzione anche alla nostra produzione. F.I.

Per chi non possiede apparecchi televisivi

S

pettabile redazione, mi riferisco alla lettera da voi pubblicata Costretti a raccomandate per televisori che non abbiamo. Pure io, negli anni passati, ho vissuto l’esperienza raccontata dal lettore. Non ero (e non sono) possessore di apparecchi radiotelevisivi. È sufficiente recarsi in un qualsiasi Ufficio Postale (se si ha la domiciliazione della bolletta sul C/C postale), compilare un bollettino postale bianco con la sola cifra del consumo di energia elettrica, escludendo la cifra riferita al canone di abbonamento radiotelevisivo. Citare, sul bollettino postale,

“Dies fasti” e “nefasti” del calendario romano

S

pettabile Redazione, a dimostrazione dell’attenta lettura che dedichiamo al vostro mensile, segnaliamo che i dies fausti (o meglio i dies fasti) non comparivano nel solo mese di giugno del calendario romano, come invece si legge nell’articoletto dedicato a detto mese nella pagina del Lunario, bensì si avvicendavano in tutto l’arco dell’anno con i dies nefasti: durante i fasti era lecito al pretore amministrare la giustizia; al contrario, nei dies

orrei davvero, con Giancarlo Salvoldi, che ci fosse rimedio alla corruzione. L’Evangelista Luca racconta che Giovanni Battista interrogato dagli esattori delle tasse e dalle guardie di quel tempo, esorta gli uni a non pretendere se non il dovuto ed entrambi a non estorcere niente a nessuno e ad accontentarsi delle loro paghe. Vizio antico, la corruzione, per la quale non esiste un antidoto come per il veleno delle vipere, né un vaccino. Magari bastasse la conversione personale. Credo allora siano necessarie leggi draconiane che consentano la confisca rapida dei beni che non trovano giustificazione e il monitoraggio costante delle categorie a rischio corruzione. E ciò non per mero giustizialismo, ma per l’incrollabile convinzione che il prezzo finale di tutte le illegalità lo pagano gli ultimi, i deboli. Ignazio Mancuso

nefasti tale attività era proibita, come era pure proibito dare inizio ad imprese. Il termine fastus deriva da fas, che significa, tra l’altro, “è permesso, è possibile”; il contrario per il suo negativo che significa “non è concesso, è ingiusto”. Riguardo ai dies fausti (giorni fortunati), l’aggettivo faustus deriva dal verbo favere che significa essere favorevole, essere propizio. È sembrato utile fornire una spiegazione che possa aiutare a comprendere. Giovanni De Lucia

pure alcuni dati che sono suggeriti dal personale in servizio allo sportello. Lo stesso anche se non si è correntisti postali. Se invece la bolletta di energia elettrica viene pagata con la domiciliazione bancaria, allo sportello bancario di riferimento, è consigliabile farsi suggerire dal personale impiegatizio come comportarsi, citando la situazione in essere (cioè non possessori di abbonamenti ad impianti radiotelevisivi). Io, con il metodo di pagamento sopra citato, non ho avuto alcuna problematica per i pagamenti così effettuati. Lettera firmata Ringraziamo sentitamente il nostro abbonato per tutte queste utili informazioni che ci ha fornito e che sicuramente aiutano i lettori a mettere a fuoco il significato e l’importanza dei dies fasti e nefasti. Per quanto riguarda il nostro scritto, il curatore della pagina si è attenuto ad una fonte autorevole: Varrone, De lingua latina, VI, 29. Nel mese di giugno sono contemplati dies nefasti i giorni dal 5 al 14, consacrati alla purificazione del penus Vestae. In questi giorni non si iniziavano commerci e non si trattavano affari giudiziari. R.F.I.


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DIRE&FARE a cura di Magda Bonetti

Pensieri del mese Quando si fa strame di una lingua, si fa strame di una civiltà. Massimo Cacciari

Gli uomini non hanno più tempo e comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Antoine de Saint-Exupéry, scrittore

/ AGOSTO 2019

Diario di un’Ortolana Vacanze? No grazie, in agosto sono impossibili

A

gosto è il mese delle vacanze, ma come si fa ad abbandonare l’orto, e andarsene via quando la sua stagione è al culmine e matura di tutto? È proprio impossibile, perché il lavoro di raccolta e di conservazione non conosce pause:

bisogna raccogliere e conservare i pomodori; bisogna pulire, tagliare e mettere in freezer per l’inverno le verdure dei minestroni: dai porri alle bietole, dalle verze ai primi fagioli, dalle cipolle alle carote, dalle zucchine alla zucca,

Un buon padre è meglio di cento buoni insegnanti. George Herbert, poeta e oratore

La donna è la grande protagonista della vita: una consapevolezza che donne e uomini hanno perso. Massimo Fini, giornalista e scrittore

Il mare dà l’idea dell’essere. Quando sono al mare non voglio niente, voglio solo essere lì. Ha il senso dell’infinito presente, e l’amore nei momenti forti è questo: un infinito presente. Claudio Magris, scrittore

debitamente “profumati” con tutte le aromatiche del caso: basilico, prezzemolo, erba cipollina, maggiorana… Senza dimenticare, naturalmente, le cipolle: da raccogliere ben mature, farle asciugare perfettamente, riunirle in mazzetti con i gambi intrecciati e appenderle in un luogo ombroso ed aerato… Via via che le piante si seccano, bisogna infine occuparsi delle patate, scavando la terra come se si andasse alla scoperta di un “tesoro”. Se ne trovano di ogni forma e di ogni misura, con esse non c’è mai pericolo di rimanere delusi… Quando le raccolgo, rifletto sempre anche sulle poche cure che mi sono costate: la semina, ovviamente, un po’ di rincalzo e di letame una volta spuntate le giovani piantine, perché per il resto hanno fatto tutto da sole… Sono generose quanto umili, le patate, e perciò la fatica di chinarmi in continuazione per raccoglierle, di lavarle, di farle asciugare e di separarle, a seconda delle dimensioni, non mi pesa più di tanto, pervasa come sono sempre da un grande sentimento di gratitudine.

Magda Bonetti

La ricetta

Avanzi di carne per un’insalata a colori

Ecco un ottimo modo di utilizzare gli avanzi del lesso e/o dell’arrosto - sia di carni rosse che di carni bianche - per una gustosa insalata estiva: tagliate a pezzi 100 g di indivia riccia, 150 di ravanelli, una mela verde sbucciata e tagliata a dadini, 50 g di olive nere e pezzi di arrosto e/o di lesso. A parte sciogliete in una tazza una presa di sale fino in un cucchiaio di aceto bianco, tre cucchiai di olio extra vergine d’oliva e alcune gocce di tabasco. Condite con questa salsa la vostra insalata e lasciatela insaporire per mezz’ora prima di portare in tavola.

VITA SANA

La nonna consiglia

Attenti agli antibiotici

Tintarella: durante e dopo

Il recente rapporto sull’uso degli antibiotici, redatto dall’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, punta l’indice sulle prescrizioni facili di antibiotici: ogni mille abitanti si consumano in Italia 23,4 dosi giornaliere di questi farmaci, il 90% dei quali sono stati acquistati in regime di assistenza convenzionata, cioè in larga parte prescritti da medici di famiglia e pediatri di libera scelta. Secondo l’AIFA dunque i nostri medici di famiglia e i nostri pediatri continuano a prescrivere gli antibiotici anche quando non

AI LETTORI ✍ I lettori di Frate Indovino sono invitati a spedire le loro lettere a: Frate Indovino Via Marco Polo 1 bis, 06125 Perugia oppure via mail: info@frateindovino.eu Raccomandiamo di inviare interventi concisi (massimo 2.000 caratteri spazi inclusi) salvo previo accordo con la redazione. Gli scritti, con le generalità del mittente devono trattare di problemi e questioni varie rispettando le persone.

servono, creando così terreno fertile per i super batteri resistenti a qualsiasi cura, che nel nostro Paese uccidono 10.000 persone all’anno. È un record europeo che, secondo gli specialisti, è destinato a crescere nel tempo, tanto che nel 2050 le antibiotico-resistenze diventeranno in Italia la prima causa di morte. A giudizio dell’esperto Pier Luigi Bartoletti, bisognerebbe che i medici prescrivessero solo antibiotici che non generano resistenze ai batteri. Le confezioni andrebbero adeguate alle necessità del ciclo terapeutico.

La Santa di agosto

Per ottenere e mantenere il colore dell’estate ecco alcuni suggerimenti: ❱ mangiate spesso pesche gialle, albicocche, meloni carote, cioè vegetali ricchi di vitamina A che favorisce la produzione di melanina; ❱ non state distesi al sole più di 45 minuti: dopo questo tempo la nostra pelle non riesce più a produrre la sostanza che fa abbronzare, la melanina; ❱ se desiderate avere a disposizione un doposole casalingo, tagliate qualche carota a pezzi e centrifugatela. Aggiungete al succo ottenuto

Venerdì 23

Rosa da Lima

N

la stessa quantità di olio extravergine d’oliva e usate questo mix sulla pelle arrossata: non solo manterrete più a lungo la tintarella, ma nutrirete anche a fondo l’epidermide; ❱ ricordate che le creme doposole vanno applicate sulla pelle pulita e asciutta con un lieve massaggio. Non interrompete bruscamente le applicazioni una volta rientrati dalle vacanze, ma continuate ancora per qualche giorno, così da poter mantenere l’abbronzatura allungata di qualche tempo.

ata a Lima (Perù), da nobile e numerosa famiglia, fu battezzata Isabella, ma poi usò sempre il nome Rosa, datole dalla sua balia. In seguito ad un tracollo finanziario, Rosa lavorò per aiutare la famiglia, ma aspirava alla vita religiosa. Il suo modello era Caterina da Siena, di cui aveva letto gli scritti. A 20 anni vestì l’abito del Terz’Ordine domenicano, sviluppando ulteriormente l’amore per Cristo, per la sua Chiesa e per i fratelli indios, vilipesi e maltrattati. Nella casa materna allestì un ricovero per assistere i poveri e i bisognosi di origine india. Tra i suoi carismi, la profezia e la bilocazione. Si ritirò poi a pregare in un’angusta cella. Morì a 31 anni il 24 agosto 1617: il suo corpo è venerato a Lima nella Basilica Domenicana del Santo Rosario. Canonizzata nel 1671, è invocata contro le ferite, contro le eruzioni vulcaniche e in caso di litigi familiari.

Un contributo per salvare l’arte dei Cappuccini Nuovo IBAN con causale

L

a tutela e la valorizzazione dei beni culturali della Provincia dei Frati Cappuccini dell’Umbria è oggi gestita dall’Associazione Re.Be.C.C.A. (Rete Beni Culturali Cappuccini Assisi). Potete aiutarci in quest’opera di salvaguardia dell’arte del passato da tramandare al futuro con un bonifico sul CC bancario dell’Associazione. Questa la causale da indicare: contributo conservazione opere d’arte. IBAN:

IT45P0306921697100000000371


FINESTRA APERTA

/ AGOSTO 2019

Secondo M e

Liberiamo l’estate

S

e fare vacanza è un diritto per tutti - ma ormai, spiace dirlo, per troppe famiglie un privilegio! - questo diritto non dovrebbe mancare ai bambini, dopo tanti mesi di asilo, di scuola, di corsi d’ogni tipo. Dunque giocare e riposare. Ma in realtà, guardandomi in giro, vedo anche in vacanza bimbi stressati dai loro stessi genitori: alcuni li vogliono immobili ad abbronzarsi con loro; altri pretendono che giochino tutto il giorno da soli; altri ancora li riempiono di divieti e di rimproveri… E così il nervosismo di grandi e piccoli la fa da padrone anche in vacanza… Eppure basterebbe poco a far felici tutti quanti: per esempio, favorire la partecipazione dei bambini e dei ragazzi ai campeggi, alle colonie, ai gruppi naturalistici, alle visite ai parchi ed alle riserve: in questo modo ne guadagnano la salute, la conoscenza, le amicizie nuove, la capacità di affrontare sportivamente anche qualche difficoltà senza la presenza iperprotettiva dei parenti. Anche rendere i figli partecipi dell’andamento domestico è un buon rimedio alla noia: dare una mano nelle pulizie, rifarsi il letto, riordinare la propria cameretta, cucinare qualcosa di semplice, dare una mano nell’orto e in giardino… Benvenuta sarà poi ogni possibilità di “scoperta”, utilissima anche per sviluppare spirito di osservazione e capacità di ragionamento: sulle tracce dell’uomo nella natura e nel tempo, dell’architettura e dell’arte, del lavoro delle tante persone che non vanno in vacanza… Soprattutto però lasciamo ai figli del tempo davvero libero: per i giochi di movimento, per la lettura d’evasione, per attività inventate in completa libertà. Non sarà “perdere tempo”, bensì permettere loro di “dimorare nel regno magico del sogno e della gratuità assoluta, privilegio impagabile dell’infanzia”.

ROSSO DI SERA

con

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Roberto Regazzoni*

Temporali, precauzioni d’obbligo A

proposito di temporali, ci sono alcuni aspetti che è bene considerare e tenere presenti su questo fenomeno meteo, che sta abbattendosi con preoccupante e crescente violenza. Vanno considerate alcune precauzioni da prendere per scongiurare pericoli anche gravi. Cominciamo col dire che nel temporale si accumulano imponenti quantità di energia, che devono in qualche modo essere smaltite, prima che tornino la quiete atmosferica e la serenità dei cieli. Qualcuno ha provato a stimare questa energia, pare che un temporale di media forza disponga dell’energia equivalente a decine di atomiche di Hiroshima, che ovviamente qui non degenera nel nucleare, ma si trasforma in violenza di vento, quantitativi di precipitazione e soprattutto elettricità portata a terra dai fulmini. Tra le ore 15 e la mezzanotte del 15 giugno, sono stati registrati 24.800 fulmini in tutta la Svizzera, con l’aggiunta di grandinate record e raffiche di vento disastrose. Difendersi dal fulmine è relativamente facile, nella nostra quotidianità: basta rifugiarsi nelle

IL SOLE

Il primo giorno di agosto il sole sorge alle 6,02 e tramonta alle 20,28. A metà mese sorge alle 6,17 e tramonta alle 20,09. Il primo giorno di settembre sorge alle 6,35 e tramonta alle 19,42. Gli orari sul sorgere e il tramontare del Sole hanno come punto di riferimento la Cascata delle Marmore (a 5 chilometri da Terni).

abitazioni, che sono posti sicuri. Sfidare il fulmine all’aperto può invece diventare una scommessa molto pericolosa: le cime dei monti attirano le scariche, ma anche l’acqua delle piscine e la riva del mare. Se siete in escursione sui monti e non c’è alternativa o un rifugio vicino, meglio il bosco fitto che l’albero isolato, però evitate il bosco di larice: pare che il suo legno sia più conduttore degli altri. Per chi poi si trovasse in alta montagna, le catene metalliche e le vie ferrate attirano

la folgore, come pure piccozze e altre dotazioni metalliche in uso agli alpinisti. Ma i pericoli più subdoli di un temporale, sono forse quelli che crediamo di poter gestire con sufficienza. Quando tuona, anche a distanza da noi, evitiamo di metterci al volante se non necessario: sottopassi, avvallamenti, torrenti o fiumare da guadare e parcheggi sotto il livello stradale, sono stati in passato causa di tragedie assurde, spesso per persone in vacanza e quindi con poca co-

Riciclo&Risparmio

D

alla Sardegna il primo diserbante ecologico. È nato dalle ricerche di un team di studiosi e imprese, capitanato da Daniela Ducato, responsabile della filiera Edilzero Architecture for peace che si occupa di bioedilizia e di agricoltura. Gli agenti chimici dei diserbanti tradizionali - come il glifosato -, sono sostanze pericolose anche per le persone oltre che per gli animali, in particolare le api. L’alternativa ai diserbanti chimici è un composto a base di scarti di malvasia, di lana e di olio d’oliva, elementi con

cui la pianta “intrappola” il calore e si secca nel giro di un paio di giorni. Il biodiserbante può proteggere orti, frutteti e vigneti, ma si spera di poterlo commercializzare anche per il verde urbano e gli orti casalinghi, perché è un prodotto di massima sicurezza sia per gli agricoltori che per i consumatori.

noscenza del territorio in cui si trovavano. Ci sono ottimi servizi meteo informativi, per sapere del rischio temporali, vanno ascoltati in anticipo e messi in atto, ricorrendo se serve anche al coraggio della rinuncia, in caso di una escursione programmata. Ma per prevenire, occorrono curiosità e attenzione personale: il cielo va interrogato, ogni tanto, e un temporale in arrivo non si può nascondere così facilmente. *Meteorologo e presentatore TV

Utile a sapersi

L

imone contro la sete. Secondo la bella definizione del nostro Frate Indovino, il limone è “uno di quei piccoli e gratuiti miracoli che a nostra insaputa Madre Natura ci regala”. In effetti, gli usi che possiamo fare di questo agrume sono davvero molteplici: smacchiatore per tessuti, lucido per superfici e sanitari, disinfettante naturale, schiarente per le macchie dell’età sulle mani, antidoto all’infeltrimento

ed all’ingiallimento dei capi, se aggiunto al bucato… Altro utilizzo di stagione? La limonata in cubetti. Bisogna preparare una miscela densa, mescolando insieme zucchero e succo di limone, scaldarla in un pentolino per sciogliere lo zucchero e poi versare il fluido negli stampini da freezer. Una volta induriti, i cubetti si aggiungono all’acqua, e in pochi secondi si ottiene una buonissima e dissetante limonata.

Televedendo

Giornalismo d’inchiesta: grazie Report!

A

fronte del silenzio quasi totale dei giornali, grandi e piccoli, sull’argomento, Report, la trasmissione su Rai3 condotta da Sigfrido Ranucci - che ha raccolto il testimone da Milena Gabanelli - si è occupato della cosiddetta “frode dei maiali”. Noi compriamo infatti il prosciutto sia di Parma che il San Daniele, dotati di marchio DOP (Denominazione d’Origine Protetta), ignorando che si tratta di prosciutti prodotti in Italia, ma che vengono da scrofe inseminate con maiale danese durok, più magro, ma

escluso dal disciplinare di produzione dei prestigiosi marchi. Un milione di cosce dal valore di quasi 100 milioni è stato sequestrato dopo le indagini degli ispettori del Ministero dell’Agricoltura e dei Carabinieri del NAS; i prosciutti ai quali il marchio DOP è stato tolto sono circa il 20% della produzione annua di Parma e San Daniele. Ma dalle interviste e dai documenti presentati risulta che la frode è tuttora in atto, anche perché, come ha detto un controllore, “far rispettare la legge è improponibile,

perché dovremmo comminare 2.000 euro di multa per ogni suino macellato, oltre che far ritirare il prodotto dal commercio”. Dall’inchiesta è poi emersa un’altra assurdità: il controllo che le carni siano in conformità al disciplinare è affidato all’Istituto Parma Qualità, le cui quote sono in mano al Consorzio di Parma, e in quelle delle associazioni degli industriali della carne e degli allevatori; mentre sulla filiera del San Daniele vigila un trust di cui sono beneficiari l’associazione degli industriali della carne (ASSICA) e il

a cura di Giselda Bruni Consorzio stesso: come dire, insomma, che i controllati sono anche i controllori! Abbiamo anche visto con raccapriccio ed indignazione le pessime condizioni in cui spesso vivono i maiali delle filiere DOP: altro che benessere animale! Con quale animo poi si acquista e si consuma il tanto sbandierato prosciutto della nostra eccellenza?


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NATURAMICA

CONTROCANTO

Montagna massificata In estate si svolgono un po’ ovunque sulle montagne italiane “eventi” che attirano imponenti quantità di persone e gli organizzatori dicono immancabilmente che lo scopo di questi eventi è “salvare la montagna” e “valorizzarne il patrimonio culturale”. Obiettivi nobili e condivisibili, ma siamo sicuri che si raggiungano, portando le masse in montagna? È facilmente immaginabile quale impatto devastante, per il patrimonio naturalistico, possa avere una presenza umana così massiccia. E non si capisce quanto ci possa guadagnare, in conoscenza e valorizzazione, il “patrimonio culturale” delle montagne: patrimonio fatto sì di bellissimi paesaggi, ma anche della presenza secolare e silenziosa di chi ci vive e ci lavora. Sono queste preziose e resistenti figure che presidiano il territorio, un’oasi per chi ritorna disgustato dal chiasso e dall’omologazione delle città. Il turismo deve essere sostenibile, quindi a bassa densità, capace di convivere con il genius loci, senza stravolgerlo. La presenza turistica non può costringere interi territori a subire la schizofrenia degli affollamenti improvvisi e degli altrettanto subitanei abbandoni. Le genti di montagna avrebbero bisogno di ben altra “salvaguardia”: il ritorno dei servizi perduti nei piccoli paesi, la semplificazione burocratica, gli sgravi fiscali e magari perché no? - un aiuto in lavoro concreto, quando mancano le braccia per sfalciare i prati, per fare il fieno, per pulire i boschi e le vallette intasate… Quelli che in montagna ci vanno in buonafede cercano invece il suo silenzio, la sua sacralità, la sua autenticità, la semplicità e la saggezza dei costumi, lo stile di vita alternativo, la sapienza antica di uno sfruttamento delle risorse che le preserva anche per il futuro: in una parola, l’esatto contrario della massificazione.

Pagina a cura di

Anna Carissoni

/ AGOSTO 2019

Il fiore da proteggere…

…e quello da coltivare

Scarpetta della Madonna

Achillea Millefoglie

D

P

ella grande famiglia delle Orchidaceae, questo fiore è il suo più bel rappresentante ed è un’erbacea perenne, con radici rizomatose orizzontali, stelo cilindrico alto fino a 40/50 cm e foglie ovali allungate, a nervature parallele. I fiori sono portati da lunghi peduncoli arcuati, 1 o 2 per pianta, costituiti da 4 tepali di colore bruno rossastro; il petalo mediano è ripiegato a formare una sacca di colore giallo oro, punteggiata di porpora alla base. È diventato molto raro e perciò è ovviamente vietatissimo raccoglierlo.

ianta perenne di tipo erbaceo, presenta lunghe foglie dall’aspetto sfrangiato di colore verde intenso, mentre i suoi fiori sono bianchi o rosati. È una pianta molto rustica che resiste alla siccità ed ai climi meno favorevoli e non necessita di cure particolari: bisogna solo tagliare normalmente le infiorescenze sfiorite ed innaffiare con regolarità il terreno. Si pota in estate solo se è necessario contenerne lo sviluppo, o in inverno per svecchiare piante poco folte. A partire da marzo si dà loro un concime organico maturo oppure del fertilizzante a lenta cessione per favorire una ricca fioritura estiva.

Amici della salute

Libreria di Frate Indovino

Rovo

D

isperazione dei botanici, perché ne esiste una varietà numerosissima e perciò di difficile classificazione, le piante più diffuse della specie sono i Rovi a frutti neri o bluastri che tutti chiamiamo More. A parte l’utilizzo di queste ultime per gelatine, marmellate e sciroppi rinfrescanti e dissetanti, i frutti dei Rovi sono tutti molto utili a chi soffre di dissenteria. Sempre per ottenere un rimedio naturale contro questo disturbo, si può preparare una bevanda molto simile al tè, facendo infondere le foglie essiccate e polverizzate nell’acqua bollente, in ragione di una presa abbondante per ogni tazza.

CI VOLANO VICINO

Albanella reale Dell’ordine dei Falconiformi, è un rapace di medie dimensioni. L’apertura alare non supera i 120 cm, la coda è lunga, il dorso è grigio blu nel maschio e bruno nella femmina, mentre petto, capo e parti inferiori sono chiari. Si distingue per l’aspetto aggraziato e per la conformazione del viso che ricorda quella dei rapaci notturni. In Italia la sua distribuzione è concentrata in alcune zone umide lungo il Po, nella Sardegna nord-orientale, a nord del Gargano e lungo il litorale toscano. È migratrice regolare e svernante: la migrazione post-riproduttiva inizia alla fine di agosto, mentre quella pre-riproduttiva si svolge tra

la fine di febbraio e aprile. Formatasi la coppia, il nido è costruito sul terreno tra la vegetazione erbacea o cespugliosa. La femmina cova le 3/5 uova per un mese, mentre il maschio provvede a procurarle il cibo. I pulcini rimangono nel nido per 5-6 settimane e raggiungono l’indipendenza dopo circa

Chi semina raccoglie… NEI CAMPI

Continuate a curare con attenzione il regime idrico delle vostre piante. Come luglio era il mese delle semine di varietà orticole autunnali-invernali, così agosto è il mese dei trapianti delle stesse varietà. Nella scelta delle piantine, eliminate gli esemplari più vecchi, troppo cresciuti o con foglie ingiallite; scegliete piuttosto esemplari più giovani e rigogliosi, anche se più piccoli. Fate innesti a gemma dormiente. Continuate a mettere in conserva i vostri prodotti. Fate attenzione alla mosca dell’olivo.

NELL’ORTO

Rincalzate finocchi e cardi. Impiantate le nuove carciofaie “per ovoli”. Imbianchite sedani e indivie. Semine e trapianti in terreno aperto: rucola, ravanelli, prezzemolo, valeriana, spinaci; radicchi, indivie, cicorie, lattughe di ogni tipo; cavoli e rape di ogni varietà, porri, cipolle e finocchi.

3-4 settimane dall’involo. L’Albanella reale ama gli ambienti aperti come le praterie e le aree agricole. Si nutre di piccoli mammiferi, di uccelli, rettili ed anfibi e quando caccia, si tiene a poca distanza dal suolo. In tutta Europa è una specie in decremento a causa delle trasformazioni ambientali.

Anche quando si presume di possedere un’ampia esperienza, con conoscenza di molti aspetti e caratteristiche nella coltura della vite e quindi dell’uva, c’è sempre qualcosa da imparare. E le pagine di questo libro “Vigna, Vino e Cantina” fanno proprio al caso. È un percorso che parte dai consigli su come scegliere il terreno e le viti più adatte per impiantare una vigna, come curarla, come produrre un buon vino su scala familiare, fino ad accompagnare il lettore al corretto modo di invecchiarlo nella propria cantina. “Vigna, Vino e Cantina”, Pagine 320, formato 15,5x21 cm. Prezzo al pubblico: € 20,00 (spese di spedizione comprese).

a cura di Fratemarco IN GIARDINO E SUI TERRAZZI

Raccogliete i bulbi delle varietà sfiorite e poneteli in ambiente asciutto e ventilato. Continuate a cimare i crisantemi. Seminate i bulbi di narciso, colchico e crocus. Fate talee di forsizie, ortensie, rose ed altre varietà di arbusti da fiore.

NELLA VIGNA E IN CANTINA

In questo mese l’uva comincia a cambiare colore (invaiatura). Appena ha inizio, fate l’ultimo trattamento con prodotti a base di rame, aggiungendo un buon prodotto contro la muffa grigia (Botrytis cinerea). Seguite la maturazione dell’uva, misurando la gradazione zuccherina. Cominciate a preparare le attrezzature per la vendemmia, curando la pulizia e l’efficienza di tutto l’occorrente. Nell’ambiente dove avverrà la vinificazione potete tenere recipienti con il vino vecchio, solo se coperti con olio enologico. Giorni adatti per i travasi: dal 15 al 30 del mese.


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