Gran Galà di Fine Anno 2017 - Programma di sala

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Dirige il Maestro

Roberto Garniga

Flauto Fagotto Clarinetto Clarinetto basso Sassofono contralto Sassofono tenore Tromba Corno Trombone Euphonium Tuba Contrabbasso Percussioni

Felix Chippendale, Martina Gaddo, Helga Pozzani, Loretta Toccoli, Elisa Zuccatti Alba Verones Michela Barberi, Davide Berteotti, Anastasia Bonetti, Annalisa Bonetti, Sara Marcantoni, Stefania Pederzolli, Giada Pozzani, Angela Verones Alessandro Dallapè Matteo Comai, Davide Pedrotti Alessandro Gaddo Mauro Angeli, Martina Conte, Giuseppe Giorgi, Carlo Gober, Cristian Gober, Daniele Gober, Elia Mulas Fabio Angeli, Giovanni Bonetti, Lucia Brunialti, Tommaso Conte, Benedetta Ricci, Antonio Vergara Silvano Luchetta, Antonio Marcantoni, Nicola Travaglia Fabio Comai, Tommaso Michelotti, Franco Travaglia Francesco Giampiccolo, Alfredo Travaglia Teresa Lever Leonardo Chistè, Fabiano Lever, Mattia Menapace, Valentino Rossi


Sarebbe davvero bello, Agatone, se la sapienza fosse in grado di scorrere dal più pieno al più vuoto di noi, solo che ci mettessimo in contatto l’uno con l’altro, come l’acqua che scorre nelle coppe attraverso un filo di lana da quella più piena a quella più vuota. Platone (427-347 a.C.), Simposio, IV sec. a.C. Cosa c’entrano le parole di un filosofo del IV secolo a.C. con un concerto bandistico? C’è un filo che lega l’attività della Banda Sociale di Cavedine e gli altri campi del sapere. Le origini delle bande quali gruppi musicali autonomi si trovano alla fine del ‘700, in occasione dei moti popolari che agitavano l’Europa e in particolare la Francia con la conseguente Rivoluzione del 1789: le nuove idee andavano diffuse nel popolo e la maniera più efficace per farlo era organizzare grosse feste ove un complesso musicale flessibile potesse portare i temi dei canti rivoluzionari in mezzo alla gente. E ancora, specialmente in quell’Italia non ancora unita, era solito che piccoli gruppi di fiati suonassero all’esterno dei teatri i temi e le arie principali delle opere che andavano rappresentandosi, con il duplice scopo di attirare la gente a teatro e di regalare a chi non poteva permettersi un biglietto di godere comunque delle composizioni. Queste origini portarono le bande ad essere considerate il “grammofono del popolo”. L’appellativo, nel suo significato, è quanto mai attuale. Il movimento bandistico, in particolar modo quello trentino da anni ha puntato sulla qualità della formazione, nonostante tagli economici sempre più consistenti che mettono a repentaglio l’esistenza di orchestre, compagnie teatrali e associazioni musicali. La Banda Sociale di Cavedine ha creduto fortemente in questo ruolo di “oasi culturale”, agendo su più fronti d’azione.


In primis la formazione, a cui sono state indirizzate svariate attività di supporto e promozione che hanno permesso di raggiungere la quota di 26 allievi iscritti per l’a.s. 2017/18, dato che conforta e garantisce il ricambio generazionale per i prossimi anni. Un buon numero di allievi ha poi scelto di proseguire gli studi musicali in conservatorio, inequivocabile riscontro dell’alto livello raggiunto dai corsi proposti. L’organico stesso della Banda ha vissuto un ampliamento considerevole che ha portato freschezza e qualità con i suoi numerosi giovani, sapientemente affiancati dagli esperti “senatori” che fanno parte ormai dell’associazione da decine di anni. Si è operato un cambiamento anche nella proposta musicale, orientata dal Maestro Roberto Garniga al repertorio classico-operistico pur salvaguardando il repertorio tradizionale e quello originale per banda. La salvaguardia e la trasmissione del patrimonio musicale nazionale e internazionale alle giovani leve avviene così attraverso la diretta riproposizione dello stesso. E di questa riproposizione, come alle origini delle bande, ne può godere il pubblico: pensiamo sia cosa gradita portare alla nostra Comunità anche solo un pezzettino delle musiche e delle visioni regalati dai Concerti di Capodanno de La Fenice di Venezia o dei Wiener Philharmoniker di Vienna. Non ultimo, nel 2017 la Banda Sociale di Cavedine ha proposto, sia per gli allievi che per la Banda, diverse occasioni di coesione, di scambio, d’incontro, il tutto a costo zero. L’esiguità di risorse economiche e di fondi è stata affrontata dai volontari con il bene più prezioso a loro disposizione: il tempo. Tornando dunque alla citazione iniziale, sono certo che nell’incessante scambio fra musicisti ed allievi, Banda e pubblico, Maestro e bandisti, Associazione e Comunità, nel nostro piccolo abbiamo realizzato il sogno di Platone: ciascuno di noi, da questo scambio, ha potuto riempire un po' la propria coppa di saggezza. Auspico anche per tutti voi di poter trovare sempre un'occasione di scambio e di reciproco arricchimento: è il mio migliore augurio per le feste Natalizie e per il Nuovo Anno. Il Presidente Francesco Giampiccolo


Programma Parte prima

Atmosfere natalizie

A Christmas Festival Leroy Anderson - 1950 Il compositore statunitense Leroy Anderson nel 1950 unì 8 tradizionali canti natalizi in questo brillante medley volto ad esaltare tutte le timbriche proprie dell’organico bandistico. Si potranno dunque apprezzare Joy To the World; Deck the Halls; God Rest Ye Merry Gentlemen; Good King Wenceslas; Hark! The Herald Angels Sing; Silent Night; Jingle Bells e Adeste Fideles.

Santa Claus is Comin' to Town J. Fred Coots & Haven Gillespie, arr. Jan van Kraeydonck - 1934 C’è chi sostiene che Haven Gillespie, celebre compositore di musiche per bambini, scrisse questo testo nel 1932 sul retro di una busta mentre era seduto al bar; c’è chi invece racconta che lo fece in metropolitana a New York nell’ottobre del 1933. L’unica certezza è che Santa Claus is Comin’ to Town, musicato da John Frederick Coots, ebbe un successo tanto grande quanto insperato, diventando al più presto un classico della tradizione natalizia.

White Christmas Irving Berlin, arr. John Moss - 1940 A Irving Berlin viene commissionata, per il film Holiday Inn che sarebbe uscito nel 1942, la stesura di svariati brani, uno per ogni periodo di vacanze rappresentato nel lungometraggio. Il brano senz’altro più riuscito è White Christmas: la leggenda narra che l’8 gennaio 1940 Berlin, appena terminato il brano, corse dalla sua segretaria e le disse: “Prendi appunti su questa canzone che ho scritto nel weekend. Non solo è la migliore canzone che io abbia mai scritto, è la migliore canzone che chiunque abbia mai scritto”. L’arrangiamento di John Moss per voce e banda riprende il gusto e il colore della versione originale incisa nel 1942.


Parte seconda

Aspettando il Capodanno

A Klezmer Karnival Philip Sparke - 2004 Klezmer è un termine yiddish che combina il termine kley (strumento) e zemer (canzone); le radici di questo stile affondano nei secoli: la musica klezmer ha origine negli shtetl (villaggi) dell’Europa orientale, dove i trovatori ebrei, i klezmorim, suonavano questa particolare musica nelle feste fin dall’Alto Medioevo. Dal XVI secolo venne aggiunto anche il canto, ma il termine klezmer si è progressivamente consolidato nella tradizione come sinonimo di musica strumentale, dove di particolare rilievo è il ruolo del violino e del clarinetto. In A Klezmer Karnival si ascolteranno tre motivi principali: - Choson kale mazel tov, una danza portafortuna per gli sposi; - Freylekh, motivo di una danza a cerchio di origine ebraica, conosciuta ai più come Una Notte in Paradiso; - Sherele, letteralmente Danza delle piccole forbici, è un motivo tipico dei pastori ebrei stanziati in Germania.

Rikudim Jan van der Roost - 1986 Nella lingua ebraica Rikudim ha il significato di danza, e sono quattro danze folkloristiche del repertorio yiddish che il brano raccoglie in altrettanti movimenti, per una composizione che è oggi una pietra miliare del repertorio per orchestre di fiati.

Suite for Variety Orchestra: Waltz no. 2 Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, arr. Johan de Meij - 1956 La Suite for Variety Orchestra è una suite in otto movimenti, di cui il Waltz no. 2 costituisce il settimo. La suite è stata registrata per la prima volta solo nel 1988, e il valzer è stato utilizzato per la prima volta nella colonna sonora del film Eyes Wide Shut del 1999 di Stanley Kubrick, e in seguito per numerose pubblicità. Per numerosi anni la Suite for Variety Orchestra è stata confusa con la Jazz Suite no. 2 del 1938, un differente lavoro perso durante la Seconda Guerra Mondiale e recuperato nel 1999.


Il Lago dei Cigni, op. 20: Scène, Danse, Valse Piotr Ilic Tchaikovsky, arr. Ofburg - 1876 Il Lago dei Cigni, primo dei tre balletti composti da Tchaikovsky, fu composto fra il 1875 e il 1876; il libretto, opera di Vladimir Petrovic Begičev, è basato sull'antica fiaba tedesca Il velo rubato. L'arrangiamento in oggetto tratta tre dei momenti salienti del balletto, sintesi musicale ed emotiva del dramma. La melodia d'apertura del II atto apre il brano, in cui le scale discendenti che governano tutto il balletto alludono al destino che incombe sui due amanti, a cui non potranno sottrarsi. Il movimento agitato simboleggia invece il sortilegio del mago su Odette e la sua successiva trasformazione in cigno.

Sul bel Danubio Blu, op. 314 Johann Strauss jr., arr. Einz - 1867 Il più celebre valzer di tutti i tempi nacque su commissione da parte del prestigioso Wiener Männergesang-Verein (Associazione corale maschile di Vienna), che chiese nell'estate 1865 a Strauss di comporre un valzer per il tradizionale Sommer-Liedertafel (Festival Estivo di Canto). Il valzer, finito in gran fretta dall'autore, trovò il titolo da un verso di una poesia di Carl Isidor Beck, e venne presentato in prima esecuzione nel febbraio 1867 con grande successo, tanto che viene eseguito ogni anno, come secondo fuori programma, durante il Neujahrskonzert dei Wiener Philharmoniker.



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