I Viaggi di Conquà - New York - Che fine ha fatto Babbo Natale

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DI SILVIA MASTRANGELO

NEW YORK CHE FINE HA FATTO BABBO NATALE?

TERRANE RA ZO

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CONQUÀ • Età: la stessa di Nico • Dove abito: nella cameretta di Nico (quando non viaggio) • Mezzo di trasporto: il triciclo di Nico che ho trasformato in aeroplanino • Compagno di viaggio preferito: Nico, la mia lente di ingrandimento e il mio quadernino degli appunti • Segni particolari: morbido, detective, risolvo i misteri di tutti i peluche del mondo

NICO • Età: 7 anni • Dove abito: boh?! • Dove vorrei andare: ovunque c’è un mistero da risolvere • Mezzo di trasporto: il mio aeroplanino • Compagno di viaggio preferito: Conquà • Segni particolari: curioso, pasticcione, adoro i dinosauri (ma non ditelo a Conquà)



Ăˆ una fortuna quando nevica, a Natale. Nico adora fare grandi pupazzi di neve in cortile. Invece ConquĂ no, a lui piace starsene a casa al calduccio, a guardare da dietro i vetri. Sta quasi per addormentarsi, che lo chiamano.

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– Conquaz, c’è un problema! – esclama Blue Sally, una mucchina blu di peluche dall’altra parte della cornetta – È scomparso Babbo Natale! – Cosa? – ribatte Conquà, sorpreso – E dov’è finito? – I’ve no idea… – risponde Blue Sally,


con un simpatico accento americano – Non lo so... Ma di solito a quest’ora ha già caricato i giocattoli sulla slitta e si prepara a portarli nelle case di tutti i bambini del mondo! – Va bene, arrivo subito! Comunque… io mi chiamo Conquà! – ci tiene a precisare l’orsetto. In un battibaleno raccoglie la lente, il cappello ed esce di casa per rientrare un secondo dopo: si è dimenticato il cappotto! Appena arriva in cortile una palla di neve lo colpisce...

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In pieno muso! È Nico che gioca con la sua amichetta e ha sbagliato mira. – Dobbiamo andare dall’altra parte del mondo! – lo informa l’orsetto, togliendo il bianco dal muso e alzandoci sopra il colletto del cappotto. – C’è la neve laggiù? – ribatte Nico, incuriosito.


Nico pilota l’aeroplanino nella tormenta. – Il motore ha i ghiaccioliiii! – urla a Conquà, sentendo dei rumorini strani. Ma il suo orsetto è una statua di ghiaccio e non riesce a dire una parola.

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– Stavolta devo fare tutto da solo – dice il bambino, mentre con una mano prende il quadernino da viaggio di Conquà e con l’altra muove la cloche. In quel momento, una nuvola scura ingloba l’aeroplanino. È una nuvola puzzolente che risveglia anche l’orsetto. – Argh argh – tossisce in maniera buffa Conquà – chi fuma? A quel punto dietro la nuvolona grigia compare una donna gigante con un’enorme torcia in mano. – Ecco chi fuma! – esclama Nico, che riesce a cambiare rotta proprio un attimo prima che l’aeroplanino vada a sbatterci contro.



– Stringi le cinture Conquà! Atterraggio di fortuuuuunaaaaa! Nico muove la cloche, mentre si avvicina in picchiata a un’enorme antenna che spunta in mezzo alle nuvole: è l’antenna dell’Empire State Building, il più alto grattacielo della città.


– È stata una giornata magica... – scrive Conquà sul suo quadernino, una volta arrivati a casa – abbiamo risolto un altro mistero e ci siamo divertiti un mondo, io e Nico! – E poi... guardate un po’ che bella lente d’ingrandimento mi ha portato Babbo Natale!

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E ORA TOCCA A TE



STATUA DELLA LIBERTÀ – SOUTH SEAPORT

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1. STATUA DELLA LIBERTÀ È una signora di rame e acciaio alta 93 metri e visibile da più di 40 chilometri di distanza (così dicono, perché io e Nico non l’abbiamo vista molto bene, in quella terribile tormenta di neve!). La fiaccola che tiene in mano è simbolo del fuoco eterno della libertà, mentre nell’altra mano stringe un libro con la data dell’indipendenza americana (4 luglio 1776). Ha pure una corona in testa, le cui sette punte rappresentano i sette mari e i sette continenti (quelli che io e Nico vogliamo visitare prossimamente!). Svetta all’entrata del porto del fiume Hudson come benvenuto a tutti coloro che arrivano a New York. Senza l’aeroplanino, potete raggiungerla in traghetto partendo da Battery Park. P

2. ELLIS ISLAND È un’isola che ha avuto un sacco di nomi: Gull Island dal nome degli uccelli che l'abitavano, Little Oyster Island per le ostriche trovate sulla spiaggia, poi ancora Gibbet Island (gibbet pare significhi forca o patibolo!!!!). Finalmente un tale Samuel Ellis la comprò e le diede il suo nome. Alla fine dell’800 divenne il centro di accoglienza per gli immigrati in arrivo a New York in nave: venivano controllati alla dogana e visitati da un dottore. Molti venivano fermati altri passavano (pare ben dodici milioni… tra cui due milioni e mezzo di italiani!) Oggi su Ellis Island c’è il Museo dell’Immigrazione dove si può conoscere meglio la storia di tutti gli immigrati in cerca di una vita migliore (anch’io ho trovato informazioni sul mio bisnonno orso investigatore, che è stato sull’isola… pensate un po’!) P

3. CHINA TOWN Il numero di orientali che vivono in questo zona è incredibile: circa 150.000! Ovunque ci sono pubblicità e cartelli con ideogrammi cinesi (l’alfabeto cinese non ha lettere ma disegni… incomprensibili!) telefoni pubblici decorati come piccole pagode e “odori” intensi (in strada cucinano tutti… Avevo sempre l’acquolina in

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bocca!). La via più famosa del quartiere è Canal Street dove si possono comprare tante cose a poco (io ho comprato un orologio a 15 dollari per Nico, che è sempre in ritardo). Durante il capodanno cinese, il quartiere viene invaso da migliaia di persone attirate dalla Danza del Leone che scaccia i cattivi spiriti e porta fortuna per il nuovo anno e da quella del Drago, che invoca i benigni Draghi cinesi. Una curiosità: al Columbus Park la mattina presto si può assistere ad allenamenti di Tai-Chi, eseguiti da vispi vecchietti asiatici in tuta da jogging. P

4. EAST VILLAGE In questo quartiere mix di cucina etnica, quartieri di immigrati, "funk alternativo" e avanguardia (ma cosa vogliono dire tutte queste parole??? bòòòò) io e Nico ci siamo persi! Il motivo? Si mangia benissimo! Appena arrivati ci siamo rifocillati in un famoso ristorante polacco di ottimi pierogi, una specie di panzerotti, di blintz, delle crepes riempite di formaggio o di mirtilli, e poi di frittelle dorate di patate… Poi siamo usciti e ci siamo infilati in un altro localino, famosissimo per gli economicissimi falafel, (se vi piace il piccante, però, non vi fate tentare dalla loro salsa… oppure mettetene poca, è un inferno!) per rimbalzare infine in una pizzeria da asporto dove si può scegliere solo tra pizza margherita e pizza farcita ai carciofi con un bizzarro retrogusto di brodo… mooooolto interessante! Se alla fine del tour gastronomico avete ancora voglia di cultura infilatevi da Strand: ci sono 13 km di scaffali pieni di libri usati anche a un dollaro! P

5. SOUTH SEAPORT È il vecchio porto di New York sull'East River con ben 7 edifici e 3 imbarcaderi. Ci sono belle navi storiche, che si possono visitare anche dentro, attraccate ai vecchi moli, mentre quello che un tempo era il mercato del pesce, cioè il Fulton Fish Market, è oggi un centro commerciale e turistico dove comunque non manca il settore dedicato alla pesca, aperto ogni mattina dalle 4.00 alle 8.00 (bisogna che qualcuno vi butti giù dal letto, come spesso capita a me, per andarci…). C’è pure il Pier 17, un molo dal quale alla sera si può godere il fantastico spettacolo dei grattacieli illuminati e del ponte di Brooklyn (è lunghissimo... Non finisce mai… ma non confondetelo con il Ponte di Verrazano… È lì che passa la famosa maratona di New York, capito?) Io comunque ho preferito andarci in bicicletta e vi assicuro, bambini, che è veramente bellissimo!


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