Portfolio

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Alchimia trasparente Torno International, Milan

Progetto: Dante O. Benini & Partners

è qualche segnale incoraggiante. L’architettura torna, C’ lentamente anche in Italia ad avere

everything and adding nothing except for image and technology. By no means as easy as it sounds. To begin with, replacing bricks with glass is not enough to create a sense of transparency and bend light to the needs of a place of work. Boldness and experimentation are what are required. The most striking thing about the building is the lightness that runs through it, despite the fact it is a seven-storey construction. This comes from its second glass skin that detaches the facade plane and transposes it into a visually striking virtual shell of light. The architect managed to persuade the client to spend more than usual on a curtain facade specially designed to achieve this effect, convincing him of its interactive function enabling energy savings and the safe engineering of the details developed by the consultants at Ove Arup Facade. These two factors immediately brought out the strong and weak points of a design, that is supposed to pay for itself within the first five years of its coming into operation. The project’s other winning feature is how its elevations have been designed, leaving room for the site to be completed with a second building flanking the first. In contrast with the main facade whose transparency stands out along the main road, the short side elevation is neatly hidden away. A suspended metal cladding tapering towards the bottom provides a sculptural solution to downward-flowing plant-engineering channels and attracts attention and interest to the main elevation. The metal skin is partly replicated in the rear elevation and on the roof to cancel out the impact caused by the technical structures and re-establish a sort of stylistic tension. Special attention has also been paid to the artificial lighting, both stylistically by letting a constant stream flow in at night and emotionally or in terms of comfort through electronic systems for controlling its brightness and colour, making it seem much more like twinkling sunlight. A second block currently under construction will complete the lot. It looks like it will be much more bold and daring with sails and smooth surfaces taking stylistic precedence over technology, so that its stepped structure knits in with the cantilevers of the service station.

il ruolo che le spetta: le aziende ricominciano a capire l’importanza di veicolare il proprio marchio attraverso manufatti esemplificativi del modo di intendere il proprio lavoro, gli architetti si fanno trovare pronti a comporre grazie all’apertura agli scambi interdisciplinari, al riconoscimento delle reciproche competenze e alla capacità a interpretare e gestire operazioni complesse. Quello che ancora purtroppo tarda ad arrivare è il coraggio della visione strategica per la trasformazione e per il nuovo sviluppo della città da parte della pubblica amministrazione e un quadro attuativo fatto da un sistema chiaro e coerente di strumenti tecnico-urbanistici. Oggi i potenziali imprenditori o committenti si trovano a lavorare per lo più “a macchia di leopardo” dovendo muoversi sul territorio in anticipo rispetto alla infrastruttura di base, col risultato di sostituirsi anarchicamente e in tono minore a essa. Sull’altro fronte, i progettisti si imbattono in controparti amministrative che sembrano giocare loro malgrado alle tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo) per andare avanti tra vincoli o interpretazioni (per non parlare delle mille vite del Signor Condono). Così capita spesso che sia l’opera singola, il suo valore architettonico, il coraggio e l’opportunità immobiliare di un cliente ad aiutare la ripresa di una zona degradata, piuttosto che la consapevolezza di un obiettivo concertato di recupero di una fetta di città. E’ questo il caso del progetto di Dante Benini & Partners per la nuova sede della Torno a Milano. Ci troviamo nell’area dello scalo Farini, un misto di binari in disuso che divaricano uno spicchio di città, capannoni merci abbandonati di giorno e presi d’assalto dalla movida notturna, qualche casa d’abitazione di operaia memoria mischiata nel traffico a nuovi condomini: un non-luogo che attende da tempo di capire come giocare il suo nuovo ruolo. Nel frattempo qualche società di pubblicità, servizi e tecnologia ha giocato d’anticipo e si è insediata recuperando spazi exindustriali. Benini si è meritato l’opportunità di riqualificare un lotto d’angolo per farlo diventare la sede di una delle più importanti società di costruzioni italiane. Aveva a disposizione un anonimo edificio in cemento armato con in fianco una stazione di servizio. Ha lavorato sullo scheletro, togliendo tutto e aggiungendo nulla, se non immagi-

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ne e tecnologia. Il che non è per nulla facile come sembra. Innanzitutto per far vincere il senso di trasparenza e piegare la luce ai bisogni di uno spazio di lavoro non basta usare il vetro al posto del mattone. Occorre osare avendo sperimentato. Quello che colpisce osservando il palazzo è il senso di leggerezza che lo pervade nonostante la sua mole di sette piani. Quello che lo rende possibile è la seconda pelle in vetro che stacca il piano della facciata e lo traspone in un suggestivo involucro virtuale fatto di luce. Quello che ha permesso all’architetto di convincere il cliente a spendere quei soldi in più necessari per raggiungere questo effetto rispetto a una normale facciata continua è la funzione interattiva della facciata, con il calcolo di pay-back energetico e l’ingegnerizzazione sicura dei dettagli messa a punto dai consulenti di Ove Arup Facade. Questi due aspetti hanno permesso di capire fin da subito pregi e costi di una soluzione che ha l’obiettivo di ripagarsi entro i primi cinque anni di gestione dell’edificio. L’altro aspetto ben riuscito del progetto è la diversa interpretazione dei prospetti, che pure lascia aperta la strada per un futuro completamento del sito con un secondo corpo adiacente al primo. In opposizione alla facciata principale, che si afferma con la sua trasparenza su via Valtellina , il prospetto corto laterale è mascherato. Un rivestimento metallico sospeso e rastremato verso il basso offre una soluzione plastica alla discesa delle canalizzazioni impiantistiche e richiama l’attenzione creando interesse e attesa per la vista della facciata principale. La pelle metallica è replicata in parte nel prospetto posteriore e sul tetto, andando ad annullare l’impatto dei volumi tecnici e riaffermando la tensione formale. Un’attenzione particolare è stata anche riservata all’illuminazione artificiale, sia dal punto di vista scenografico, con un flusso continuo che di sera enfatizza la trasparenza della facciata, sia dal punto di vista del confort e dell’emozione, con sistemi di controllo elettronico dell’intensità e del colore che permettono una percezione più vicina a quella, anch’essa cangiante, della luce del sole. Il secondo blocco in costruzione che completerà il lotto, si preannuncia ancora più spregiudicato, con il tema della vela e delle superfici fluide a prendere il sopravvento formale anche sulla tecnologia, fino a inviluppare la struttura gradinata del nuovo corpo di fabbrica e a fondersi con le pensiline della stazione di servizio. Jacopo della Fontana

he odd encouraging sign is starting to appear. Even in T Italy architecture is slowly recovering the role it deserves: firms are starting to realise the importance of projecting their own trademark through constructions exemplifying their way of working and architects are ready to design along the lines of interdisciplinary interaction, acknowledging reciprocal skills and the ability to read and manage complex operations. What, unfortunately, is still struggling to emerge is the courage to embrace a strategic vision of transformation and a new way of redeveloping the city on the part of public administration, as part of an overall framework of clear and coherent technical-urbanistic tools. Nowadays, potential business men or clients end up working on a sort “patchwork”-basis, operating without the support of decent infrastructures and actually anarchically replacing them on a minor scale. On the other front, architectural designers find themselves faced with administrators, who, despite themselves, seem to be playing at the three monkeys (see nothing, hear nothing, say nothing), as the only way of making any progress amidst all the interpretations and constraints (not to mention the thousand lives of Mr. Condonation for building malpractice). This means it is often an individual work of great architectural value or bravery and real-estate opportunism of a client that helps redevelop a dilapidated area, rather than any awareness of a carefully concerted target or total reconstruction of an entire slice of the city. This is the case with Dante Benini & Partners’s project to design Torno’s new headquarters in Milan. We are actually talking about the area around Farini Station, a melting-pot of old abandoned tracks that split up a section of the city, goods warehouses left abandoned during the day and then taken over by prowlers at night, the occasional old worker’s house mixed up with new blocks of flats: a non-place that has been waiting to see what role it has to play for some time now. In the meantime, some advertising, services and technology agency has taken the lead and occupied some of the old industrial premises. Benini has earned the right to redevelop a corner plot into the headquarters of one of the leading Italian construction firms. He was given a faceless, reinforced concrete building to work with, standing alongside a service station. He worked on the skeleton, removing

■ Scorcio della sede Torno Internazionale a Milano. Il progetto è stato sviluppato in tre fasi: rifacimento di un edificio esistente (costruito negli anni Sessanta), il suo arredamento e la costruzione di un secondo edificio. ■ Partial view of the headquarters of Torno Internazionale in Milan. The project was developed in three stages: refacing of an old building (built in the 1960s), its furnishing and the construction of a second building.

Credits Project: Dante O. Benini & Partners Architects - Milan office Project Architect: Dante O. Benini, Simonetta Parazzoli Principal in Charge: Dante O. Benini Project Director: Francesco Molinari, Simonetta Parazzoli Interiors Decorators: P. Denise Viviani Project Team: Dante O. Benini, Matteo Codignola, Luca Gonzo, Cristina Grossi, Francesco Molinari, Simonetta Parazzoli, Carlo Porcu, Silvio Petronella, Emanuele Rudoni, Romano Sguinzi, P. Denise Viviani. Structural Engineering Consultant: Ove Arup & Partners - Londra e Milano - D.L.C. Plant Engineering Consultant: Manens Intertecnica - Verona Lighting Design Consultant: Lighting Consulting Orlandi S.a.s. Landscape Design Consultant: Carlo Conforti Graphics and Communications Consultant: Rendergraph General Contractor: Torno Internazionale S.p.a. Window and Door Frames, Interactive Front Covering: Lorenzon Techmec Spa Gypsumboard works: Servocasa Dry Facade System: Knauf False Ceilings and Main Facade Cladding: Vima Contract Floating Floor: Tecnogivex Stair Metalworks and Interior Finishes: AGL Glassworks: Vetrerie Calvi Thermofluid Plants: Delta - Ti Special and Electrical Plants: Gozzo Impianti Interior and Fireproof Doors: Nuova Falchi Wood Floors: Bergamo Parquets Interior Woodworks: Faliselli Moquette: Liuni Resin Floors: La Bua Interior Lighting Appliances: iGuzzini, Ingo Maurer, Spektral, Reggiani, Sill, Zumtobel, Kreon, Simes, Fos, Sirrah, Martin Light Appliances Montage: Euroelettrica Montaggi Exterior Lighting: Clay, Packy Lifts: Kone Distempering: Mimosa, Donelli Partition Walls and Doors: Citterio Furniture: Icf - Tecno - Meritalia Curtain Fittings: Silent Gliss, Inzoli Landscaping: Studio Vegini Client: Torno Internazionale S.p.a.

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