Altri Pensieri

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Millezampe

Aurora Altea Asia G. Balzarotti Arianna Bellantuono Rossella Bosnia Francesca Cicala

Leila Fadli Lucia M. E. Ferrari Giada Lo Duca Francesco Mugnaini Fan Jiang

Altri pensieri


Il mondo in cui l’essere umano vive e agisce è una realtà densa di significazione. In uno spazio fatto di qualità e relazioni – la cui esistenza prescinde dalla presenza di qualcuno che ne dia un’interpretazione – ciò che attribuisce un senso alle cose è l’azione semiosica del pensiero, che trasforma in segno qualsiasi elemento di una realtà di per sé sfuggente e inafferrabile. È attraverso questo procedere dialettico della mente che il mondo assume significato e può entrare a far parte della nostra conoscenza. In questo processo di apprendimento e definizione della realtà ha un ruolo fondamentale la capacità progettuale, cui l’uomo fa continuamente ricorso per rendere il suo soggiorno sulla Terra più agevole o, semplicemente, per dare sfogo a quell’impulso generativo e illimitato che è proprio del pensare semiosico.

Alterità Dialogicità Inventiva


Altri pensieri Aurora Altea Asia Giorgia Balzarotti Arianna Bellantuono Rossella Bosnia Francesca Cicala Leila Fadli Lucia Maria Emilia Ferrari Fan Jiang Giada Lo Duca Francesco Mugnaini

© Millezampe 2018

Semiotica del progetto, Scuola del Design, Politecnico di Milano Responsabili della redazione: Aurora Altea, Rossella Bosnia, Francesca Cicala, Leila Fadli, Giada Lo Duca

Responsabili della grafica e dell’impaginazione: Asia Giorgia

Balzarotti, Arianna Bellantuono, Lucia Maria Emilia Ferrari, Fan Jiang, Francesco Mugnaini

Composizione tipografica: Adobe Caslon Pro


Indice Introduzione |7 Il malessere della modernità Lucia Maria Emilia Ferrari

Senza l'altro non sono più io |11 Come l'uguale ci rende più poveri Asia Giorgia Balzarotti

Pensieri sulla costruzione dell'identità generazionale odierna e le sue peculiarità |25 Come l'identità generazionale si sviluppa in contrasto con quelle precedenti e perchè il gap dei Millennials è unico, a causa dei cambiamenti tecnologici e dialogici Aurora Altea

La dimensione sociale della sofferenza |51 La depressione e l'isolamento dell'io come problema della nostra società

Contro la definizione di genere Arianna Bellantuono

Non binary gender |67 Oltre la dicotomia culturale Francesca Cicala

Il gender |87

Rappresentazione, eteronormatività e diritti


Introduzione Sull'accettazione dell'altro Rossella Bosnia

Amore, relazioni e altri misteri |109

Alterità e dialogo nell'era dell'ipercomunicazione Leila Fadli

Proviamo a conoscere |129

L'alterità nei racconti di un immigrato

Nutrire il progetto Giada Lo Duca

Alterità e giochi di ruolo |147

Come capire l'altro attraverso l'esperienza dei GdR Fan Jiang

Il segno, il prodotto e l'idea adatta |163 Cosa considerare in un design adeguato Francesco Mugnaini

A tu per tu |183

Il dialogo come tema comunicativo

Indice degli autori |209

Sulle modalità del conoscere Il mondo in cui l'essere umano vive e agisce è una realtà densa di significazione. In uno spazio fatto di qualità e relazioni – la cui esistenza prescinde dalla presenza di qualcuno che ne dia un'interpretazione – ciò che attribuisce un senso alle cose è l'azione semiosica del pensiero, che trasforma in segno qualsiasi elemento di una realtà di per sé sfuggente e inafferrabile. È attraverso questo procedere dialettico della mente che il mondo assume significato e può entrare a far parte della nostra conoscenza. In questo processo di apprendimento e definizione della realtà ha un ruolo fondamentale la capacità progettuale, cui l'uomo fa continuamente ricorso per rendere il suo soggiorno sulla Terra più agevole o, semplicemente, per dare sfogo a quell'impulso generativo e illimitato che è proprio del pensare semiosico. In questo costante impegno della psiche a districarsi in una tumultuosa esistenza di segni, assumono un valore fondamentale i concetti di Alterità, Dialogicità e Inventiva (ADI). Questi tre elementi naturalmente presenti nel campo dell'esperienza, rappresentano degli importanti strumenti per allargare ed arricchire l'orizzonte interpretativo e, dunque, conoscitivo. Capirne l'importanza e l'utilità, imparando conseguentemente a servirsene, è il primo passo per rendere più accogliente la realtà che ci circonda. Attraverso la raccolta di saggi qui proposta, questi tre concetti verranno trattati ed analizzati in relazione alle problematiche che riguardano la contemporaneità in cui siamo 9


A tu per tu Il dialogo come tema comunicativo Francesco Mugnaini

Attraverso la semiosi l'io entra in relazione con una alterità, e da questa interrelazione dinamica deriva un arricchimento interiore. Il dialogo, che permette tale relazione, non si riduce a un asettico scambio informativo, ma si avvale del coinvolgimento di emozioni, memoria e sentimenti. Questa relazione dialogica consente una crescita individuale fondata su un terreno comune, costruito insieme all'altro. È dunque su questo terreno che bisogna porre le basi per un progetto della comunicazione finalizzato a valorizzare il rapporto con l'altro e capace di accoglierne la diversità. 1. L'altro, problema o opportunità All'interno di questo saggio intendo esplorare diverse prospettive attraverso le quali può essere osservato il rapporto dialogico, per arrivare alla lettura di due progetti di comunicazione considerati esemplari per l'attenzione rispetto questa tematica. Una cultura del progetto consapevole è infatti fondamentale per una riformulazione migliorativa dell'ambiente, plasmato in primo luogo dal modo in cui interagiamo tra noi.

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Se l'io si lascia vincere dalle paure e dai pregiudizi, l'altro diviene per lui un problema, ma se avviene l'incontro tra due individui aperti al confronto, questo rapporto dialogico si rivela un'opportunità di crescita e cura, per entrambi. Quando giustapponiamo i due termini ["noi" e "altri", nda], in realtà intraprendiamo un percorso suscettibile di infinite varianti, ciascuna gravida di conseguenze: ci possiamo infatti inoltrare su un ponte gettato tra due mondi, oppure andare a sbattere contro un muro che li separa o ancora ritrovarci su una strada che li mette in comunicazione. (Bianchi 2010: 3)

¹ Il termine "alieno" ha origine dal latino alienus ossia "altrui". Nel film Alien diretto da Ridley Scott (1979), l'alieno (che si identifica appunto con il titolo del film) è una creatura chiamata Xenomorfo (termine che ancora fa riferimento all'alterità, in quanto deriva dal greco ksénos "straniero") la quale sopravvive cacciando le sue prede. Questo essere emana un'aura di terrore, facendo riemergere le paure viscerali dell'uomo. Lo Xenomorfo non prova emozioni, è imprevedibile, è avvolto nel mistero ed emerge dall'oscurità per afferrare le sue vittime. Esso è l'altro della sua accezione più terrificante. 2 Nel film Close encounters of the third kind di Steven Spielberg (1977), è raccontato un incontro con gli alieni che assume i tratti di una rivelazione, il cui fine è un avanzamento reciproco. È poetico il modo attraverso cui queste due entità entrano in relazione: la comunicazione avviene attraverso la musica, linguaggio universale, evocativo ed emozionale. Si evidenzia così un rapporto basato su una affinità emotiva, su un comune sentire ed essere insieme.

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2. Semiosi e alterità Per approfondire alcune riflessioni su una lettura semiotica della dialogicità, è stato utile il confronto con il testo Dialogo sulla dialogicità di Salvatore Zingale (2018a). Al fine di definire il concetto di alterità occorre inquadrarlo all'interno dei processi semiosici, riprendendo il GReS, o Grafo delle Relazioni Semiotiche (v. fig. 15) declinato per descrivere diagrammaticamente il «passaggio dal pre-semiotico al semiotico» (Zingale 2018a: 28).

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Il confronto con l'altro può generare timori e risvegliare insicurezze. Quando questo avviene, l'altro si trasforma in "alieno", nell'accezione di un corpo estraneo, potenzialmente pericoloso.1 Quando al contrario due soggetti dialogano tra loro ne può risultare una relazione benefica.2

Per semiosi si intende «il processo mentale attraverso cui qualsiasi realtà esterna alla mente diventa una realtà semiotica» (Zingale 2018b: 02.1, 5). La semiosi è il processo che per primo porta una alterità (appartenente al mondo non-semiotico) a divenire in relazione dialogica con un soggetto (o esperienza sociale) divenendo soggetto semiotico (rimane pur sempre una alterità, ma divenuta semiotica). La presenza dei due soggetti semiotici all'interno del medesimo campo dialogico non è di per sé garanzia che tra i due avvenga una comunicazione, ma è più un grado zero della loro relazione: muovendo da questo tutto è possibile. La costruzione di senso a partire dalla realtà è un processo teorizzato da Charles Pierce e reso graficamente da Massimo Bonfantini nel triangolo semiotico (v. fig. 16). In esso sono identificati tre elementi posti in relazione tra loro: l'oggetto dinamico, la mediazione semiotica (il segno, che sta per l'oggetto dinamico) e l'interpretante, ovvero la risposta prodotta dalla mente (Zingale 2018a: 29).

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Per opposizione, i pregiudizi e gli stereotipi, figli di una visione del mondo delle relazioni esclusiva, sono le più superficiali immagini che dell'altro possono essere prodotte, e non possono che distorcere il giudizio di chi, per rapportarsi a un altro, ne faccia ricorso.

3. Emergenza dell'altro

Una delle prime ragioni a cui Bianchi riconduce la negazione della possibilità di instaurare una relazione comunicativa con un altro è il timore di vedere minacciata la propria identità culturale. Ma l'identità è un concetto dinamico e mutevole, ed è quindi naturalmente influenzato, positivamente, dall'incontro con altre identità, nella consapevolezza che l'io esista solo in relazione (cfr. Bianchi 2010: 9). Un individuo non è una monade indipendente dal mondo esterno, bensì un punto intrecciato ad altri, come in una rete.

La paura dell'altro come "alieno" (cfr. 1.) prende forma nel concetto di "emergenza". L'emergenza dell'altro è intesa come il suo palesarsi come problema al soggetto, emergendo all'interno del suo «campo dialogico» (ivi: 16). Sui temi dell'alterità e dell'emergenza, calati nel contesto socioculturale dei fenomeni migratori, Enzo Bianchi ha dedicato il saggio L'altro siamo noi (2010) nel quale la retorica dell'emergenza è contrapposta a una cultura dell'accoglienza: lo straniero non deve essere considerato come una minaccia per l'identità culturale di un popolo, bensì un'occasione di rinnovamento. I principi di solidarietà, giustizia ed equità sono per lui additati ingiustamente come "buonisti", ma rappresentano in verità un ideale dialogico che si contrappone al principio homo homini lupus, coincidente di fatto con una crisi di civiltà (cfr. Bianchi 2010: 28).3 Una cultura della dialogicità e dell'accoglienza deve fondarsi sul principio dell'umanitas, sul senso di «appartenenza all'unica comunità umana» (ivi: 76). Penso all'Olocausto come a uno dei momenti più bassi della storia dell'uomo, e del racconto che ne ha fatto Art Spiegelman nella graphic novel Maus. 3

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La realtà non appartiene mai interamente al soggetto che la guarda. Infatti per un oggetto dinamico non esiste una sola mediazione segnica, bensì una pluralità di rappresentazioni possibili. Esse non lo esauriscono mai nella sua totalità e non ne svelano mai tutti i misteri. Tali rappresentazioni sono centrali nei processi interpretativi, poiché a partire da esse avviene l'interpretazione della realtà.

4. Identità è relazione

Ci si dimentica che l'identità a livello sia personale sia comunitario e sociale si è formata storicamente e si rinnova quotidianamente nell'incontro, nel confronto, nella relazione con gli altri, i diversi, gli stranieri. L'identità infatti non è statica ma dinamica, in costante divenire, non è monolitica ma plurale: è un tessuto costituito di molti fili e molti colori che si sono intrecciati, spezzati, riannodati a più riprese nel corso della storia. (Bianchi 2010: 39-40)

Cultura, relazione e identità sono temi ricorrenti nel saggio di Ruth Finnegan Comunicare (2009), dove l'autrice ritrae il mondo della comunicazione umana basato su comportamenti, usi e costumi, concreti e non avulsi dalla realtà mate189


Questo mondo della comunicazione umana non è solo una questione astratta. Gli uomini vivono nello spazio e nel tempo, dimensioni che stabiliscono le possibilità e i limiti della loro possibilità di relazionarsi. Si spostano in luoghi diversi, vivono sparsi per il pianeta, nascono, cambiano, invecchiano, muoiono. (Finnegan 2009: 273 tr.it.)

La descrizione della storia della comunicazione umana basata sui movimenti delle comunità e sul loro intrecciarsi le une con le altre sottende la relazione costante tra identità diverse. Tale condizione è fondante anche dell'interiorità di ogni individuo, poiché "l'altro siamo noi" e i concetti stessi di persona4 e identità sono legati a quelli della molteplicità.5

5. Dialogo Comunicare e dialogare sono azioni prossime all'entrare in relazione. Infatti perché due soggetti comunichino essi devono trovarsi all'interno del medesimo "campo dialogico". Così stabiliscono un contatto di comunicazione: si parlano (cfr. Zingale 2018a). Eugenio Borgna ha dedicato al tema del dialogo il saggio Parlarsi (2015), approfondendo il modo in cui la comunicazione può essere un mezzo per entrare in contatto con le esperienze, talvolta dolorose, della vita.

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riale, intrecciati alla storia particolare delle comunità e delle società, e rispondenti alle loro diverse visioni del mondo, ai loro fondamenti filosofici o teologici.

Comunicare è allora entrare in relazione con se stessi e con gli altri; comunicare è trasmettere esperienze e conoscenze personali; comunicare è uscire da se stessi e immedesimarsi nella vita interiore di un altro da noi: nei suoi pensieri e nelle sue emozioni. Noi entriamo in comunicazione, e cioè in relazione con gli altri, in modo più intenso e terapeutico quanta più passione è in noi, quante più emozioni siamo in grado di provare, e di vivere. (Borgna 2015: 8-9)

5.1. Comunicazione multisensoriale Il termine persona in latino indica la maschera utilizzata dagli attori durante le rappresentazioni teatrali, e oggi sta per «individuo di sesso non specificato» (Enciclopedia Treccani). Interessante è il valore simbolico che il concetto di maschera assume in V per Vendetta, graphic novel di Alan Moore nella quale il protagonista (V) combatte per rovesciare un regime repressivo e dittatoriale. Egli indossa una maschera di Guy Fawkes, che diventerà, proprio in virtù della sua anonimia, simbolo universale di una rivoluzione bottom-up. 4

Nel romanzo Uno, nessuno e centomila, scritto da Luigi Pirandello, Vitangelo Moscarda scopre che la rappresentazione che gli altri hanno di lui differisce da quella che lui ha di se stesso. Egli inizia così un percorso nel quale l'illusione della sua identità crolla. Questa presa di coscienza, dall'esito tragico, lo porta a cogliere la natura molteplice e mutevole dell'io. 5

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Mi piacerebbe ribadire, come già affermato da molti studiosi, che la comunicazione, e dunque il dialogo, non sono da considerarsi nella sola e limitante accezione "informatica" come forme di trasmissione di informazioni, sottostanti alla metafora del linguaggio-macchina, o come ancora unicamente inerenti all'ambito verbale e linguistico. Mi rifaccio prima di tutto alla Finnegan, la quale afferma «una concezione del "comunicare" che non è confinata a messaggi linguistici o cognitivi ma che include anche l'esperienza, l'emozione e il 191


5.2. Comunicazione emozionale Borgna identifica due tipi di comunicazione: razionale ed emozionale. La comunicazione razionale è quella che porta a trasmettere informazioni, ma come egli sottolinea «non c'è comunicazione creatrice di dialogo e di cura se non quando la ragione, la ragione calcolante, si converte in passione» (Borgna 2015: 7). Perché questo avvenga, c'è bisogno di ricorrere a una comunicazione emozionale e partecipata. In ogni forma di comunicazione, e soprattutto in quella terapeutica, l'io si confronta con un tu nell'orizzonte di un noi che fonde, e trascende, l'io e il tu in una nuova dimensione dalla quale si esce cambiati, e non si è più quelli di prima. In vita non c'è solo qualcuno che parla, comunicando qualcosa, e qualcuno che ascolta, ricevendo qualcosa, ma ci sono contemporaneamente, anche nel silenzio (si può comunicare con il silenzio e nel silenzio), un parlare e un ascoltare in una continua circolarità di esperienze che nascano dalla nostra capacità di emozionarci. (ivi: 8-9) 192

5.3. Silenzio Interessante è la riflessione che Borgna fa sul silenzio e sulle sue possibilità comunicative,6 supportando i suoi ragionamenti con le riflessioni di Romano Guardini (1972). Dialogare nel silenzio è possibile, secondo Borgna, poiché esso può assumere «molteplici dimensioni semantiche» (ivi: 23) e solo nel silenzio «si attua la conoscenza autentica» (ivi: 24).7 Guardini sottolinea come il silenzio nei confronti dell'altro non sia il silenzio nei confronti di noi stessi. Ma anzi l'io che tace rispetto al dolore dell'altro si interroga su che cosa sia questo dolore.

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non detto» (Finnegan 2009: 12; corsivo dell'autore). L'antropologa continua, sottolineando che «Tale concezione del comunicare comprende le diverse modalità dell'interazione umana, sia da vicino sia a distanza – attraverso gli odori, i suoni, il tatto, gli sguardi, i movimenti, e attraverso attività incorporate e oggetti materiali» (Ibidem). La conoscenza dell'altro, processo che per stessa definizione della Finnegan è emotivo ed esperienziale, avviene attraverso tutti i canali percettivi.

Fintanto che si parla, secondo Guardini, si può trovare solo una risposta estrinseca a queste domande, ma nel silenzio emerge l'essenza delle emozioni umane. La parola detta, secondo Guardini, è poi un ostacolo anche rispetto alla conoscenza di noi stessi, infatti «Chi non fa che parlare, non si possiede realmente, giacché scivola via di continuo da se stesso, e ciò che egli dona agli altri non sono che vacue parole» (Guardini, in Borgna 2015: 25).

In una scena di Pulp fiction, capolavoro di Quentin Tarantino, Vincent si trova in un locale con Mia, la moglie del suo capo. I due iniziano a parlare dei silenzi nelle conversazioni (spesso motivo di imbarazzo) e la donna esprime il seguente pensiero: «è solo allora che sai di aver trovato qualcuno di davvero speciale. Quando puoi chiudere per un momento quella cazzo di bocca e condividere il silenzio in santa pace». 7 Nel libro The Chosen di Chaim Potok è centrale il tema del silenzio, visto però in maniera più critica. Il padre di Danny, rabbino di una comunità chassid, impone al figlio un silenzio perenne, rotto soltanto durante le lezioni sul Talmud. Tale comportamento è reputato dal padre un mezzo per insegnare al figlio il valore del silenzio e della riflessione sul dolore, ma causa nel giovane una grande sofferenza, per l'assenza di un rapporto dialogico con una figura paterna. 6

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D'altronde, anche Peirce asseriva che l'uomo non dialoga solo con l'altro al di fuori di sé, ma anche con le alterità che stanno dentro di lui, poiché «i suoi pensieri sono ciò che egli "dice a se stesso" vale a dire dice a quell'altro io che sta appena prendendo forma nel flusso del tempo» (Zingale 2018a: 43). Questo silenzio, volto alla conoscenza, si può associare a una ricerca della solitudine, che è da distinguersi dall'isolamento «condizione psicologica e sociale nella quale si è chiusi» (Borgna 2015: 31). Tale solitudine è finalizzata a farci vivere a contatto con la nostra interiorità, fatta di paure e di speranze. La solitudine non è mica una follia è indispensabile per star bene in compagnia Uno fa quel che può per poter conquistare gli altri castrandosi un po' C'è chi ama o fa sfoggio di bontà ma non è lui è il suo modo di farsi accettare di più anche a costo di scordarsi di se ma non basta mai (Giorgio Gaber La solitudine 1976)

5.5. Il dialogo come percorso comune Non si deve mai dimenticare che il dialogo, quello che si risolve con un altro al di fuori di noi, può essere il motore per una crescita comune. Come quella di cui sono protagonisti Reuven e Danny nel romanzo The Chosen di Chaim Potok 194

(1967). I due giovani ebrei stringono un legame forte, nel quale supererano i pregiudizi iniziali causati dall'appartenenza a due comunità israelite diverse. Lo scambio tra i due è un'occasione di salvezza per Danny, tormentato per l'assenza di un dialogo con il padre.

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5.4. Solitudine

Il rapporto tra i due era reso difficile dalla diversità delle due comunità di origine. Una cerchia sociale può essere infatti concepita come una «persona poco compatta» (Zingale 2018a: 43) dotata di una sua identità definita. Danny e Reuven, instaurando un'intesa riescono a vincere i limiti culturali e a raggiungere una crescita individuale, che li introdurrà nell'età adulta. La loro vicenda aderisce al concetto espresso da Charles Pierce con il termine commind. Esso identifica quella condizione condivisa da più individui che, attraverso un processo comunicativo dialogico, si trovano «nella mente di un altro». Quando comunichiamo arriviamo dunque a un pensare e a un agire comune, condividendo le nostre emozioni attraverso la simpatia (ivi: 45).8 Il concetto di commind è fondamentale per inquadrare la comunicazione e il dialogo come attività creative e collettive, e più in generale, le attività progettuali come processi dialogici. Infatti, come sarebbe possibile progettare qualcosa per risolvere un bisogno o problema, senza entrare in comunione con la soggettività che vive quel problema sulla sua pelle? O ancora come sarebbe possibile progettare insieme a qualcuno, senza condividere con lui speranze e desideri che quel progetto dovrà tentare di soddisfare? Termine che deriva dal greco sympátheia, unione di páthos ‘affezione, sentimento' e prefisso syn- ‘con, insieme' ossia "sentire insieme" (Enciclopedia Treccani). 8

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Noi tendiamo a sopravvalutare la parte del processo di comunicazione di cui siamo protagonisti attivi e a considerare irrilevante tutto il resto. Ci concentriamo sul qualcosa, lasciando talmente implicito il qualcuno da perdercelo per strada. (Testa 2016: 13; corsivo dell'autore)

Se invece i due soggetti dialogici riescono progettualmente a pensare insieme al di fuori degli schemi prestabiliti, operando una abduzione,9 è possibile cambiare gli scenari in cui essi vivono. 6. L'Altro, un oggetto comunicativo La comunicazione è un processo dialogico, un percorso comune di conoscenza, e dunque più che preoccuparci di comunicare la nostra identità agli altri dovremmo ricercare una relazione con le altre identità che ci circondano, sempre perché «identità è relazione». Questo non per annullare le differenze che ci rendono unici, ma consapevoli che ognuno ha una sua verità, come afferma Bianchi. Questo non significa che non ci sia verità o che ognuna sia equivalente, bensì Termine derivante dal latino abducěre. Con esso si intende quell'inferenza nella quale «il pensiero compie un movimento laterale» (Bonfantini, Bramati, Zingale 2007: 81) 9

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che è necessario un giudizio per riconoscere che la propria verità o quelle altrui sono verità «su cui può essere fondata e trovare senso una vita» (Bianchi 2010: 13).

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Si può ancora una volta contemplare la metafora del campo per affermare che, nel dialogo, è fondamentale pensare dentro al "campo da gioco" altrui se si vuole comprenderlo ed essere compresi. Annamaria Testa inquadra questo tema, concentrandosi sul suo problematico opposto: l'assenza dell'altro nella comunicazione.

Nel tempio di Zeus nella città di Gòrdio, capitale della Frigia, era contenuto un carro consacrato alla divinità. Tale carro era legato al giogo da un nodo inestricabile, e un oracolo aveva predetto che chi lo avesse sciolto sarebbe divenuto imperatore dell'Asia. Alessandro Magno, nel 334 a.C. durante la sua campagna d'Asia, conquistò la città e si recò nel tempio con l'intento di sciogliere il nodo. Egli risolse la questione tagliando di netto la corda, così da far avverare la profezia dell'oracolo (Enciclopedia Treccani). Sebbene la soluzione trovata da Alessandro fosse efficace, non è di buon esempio per una comunicazione dialogica: la conoscenza dell'altro è un oggetto di ricerca, un problema non da eliminare ma da risolvere, senza scorciatoie pragmatiche che farebbero apparire la meta più vicina. 6.1. Immedesimazione Per ricercare la vicinanza con l'altro Borgna e Bianchi concordano su un aspetto, ossia che è necessario immedesimarsi in chi è al di fuori di noi, ricercando quella comunanza di pensiero di cui ho parlato in precedenza. Non comunichiamo con le persone che stanno male, e sono lacerate da emozioni ferite, se non quando le riconosciamo nella loro appartenenza al nostro comune destino. La meta è ricostruire la comunicazio-

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sione sana e dialogica di questo processo può influenzare positivamente le nostre vite. Trovo che perciò sia necessario formare progettisti della comunicazione sensibili, formati a ricercare un dialogo con i loro interlocutori.

L'immedesimazione, per Borgna, ha a che fare con l'immaginare quali parole vorremmo sentire se fossimo noi a stare male, o ancora riflettere sulla nostra situazione quando eravamo malati (cfr. ivi: 76). Ezio Bianchi invece traccia un collegamento tra il concetto di memoria e quello di alterità: mi riconosco nell'altro perché in passato ho esperito la sua condizione, e dunque posso comprendere parte dei suoi problemi e posso dunque provare empatia nei suoi confronti (cfr. Bianchi 2010: 17-18).

Ancora Borgna afferma che tutte le parole (ma potremmo estendere questa riflessione all'insieme più generale degli atti comunicativi) hanno una risonanza emozionale in chi le ascolta (il destinatario della comunicazione), ma questa risonanza può essere positiva o negativa. Si tratta quindi di ricercare le parole giuste, o tacere quando il silenzio è una scelta migliore, per aiutare l'altro a guarire (o a soddisfare i suoi bisogni). Non solo il contenuto della comunicazione è importante, ma anche il tempo, il luogo e il modo in cui essa avviene assumono la medesima, se non maggiore, importanza (cfr. Borgna 2015).

7. Esempi di comunicazione sensibile Il senso ultimo del dialogare sta, come sottolinea Bianchi, nel «fare vivere le differenze allo stesso titolo delle convergenze» (ivi: 14), ossia nel saper dare valore all'altro nella sua completezza. Purtroppo, nota Bianchi, il nostro ambiente comunicativo è pervaso da una comunicazione che non riesce a rispettare questi principi: la televisione, la stampa e la politica sono ambienti dove, sul modello dei talk-show, sistematicamente non si ascolta l'altro ma si cerca solo di distruggerlo (cfr. ivi: 30-31). 7.1.Responsabilità progettuale

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ne perduta, che è possibile ritrovare solo nella misura in cui le parole di chi cura siano capaci di ridestare fiducia e speranza. (Borgna 2015: 8)

Considerando che, come nota Bianchi, il dialogo «non ha come fine il consenso ma un reciproco progresso» (Bianchi 2010: 14) sembra impossibile che la pubblicità, finalizzata alla persuasione dei possibili acquirenti, possa essere realmente dialogica.Vorrei allora discutere due casi studio che, a mio avviso, negano il senso comune, riflettendo sul dialogo con l'alterità come mezzo di guarigione e sulla sofferenza per la comunicazione perduta con l'altro. Sono sempre pubblicità, ma sensibili a certe tematiche e vorrei aggiungere "ecologiche" (Liss 1982).

Siccome, come nota Borgna sulla scia del pensiero di Ludwig Binswanger, tutte le psicopatologie sono in realtà disturbi della comunicazione (cfr. Borgna 2015: 6), una vi198

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7.2.Vicinanza

Il secondo esempio che vorrei riportare è quello del cortometraggio Real beauty sketches10 commissionato da Dove sempre a Ogilvy & Mather, e diretto da John X. Carey (v. fig. 17). Il cortometraggio è stato pubblicato online il 14 aprile del 2013. Alcune donne sono state chiamate a descrivere a un illustratore forense il proprio volto, senza che questi le vedesse realmente, e poi è stato chiesto ad altri sconosciuti che avevano avuto l'occasione di incontrarle di fare lo stesso. I due disegni, realizzati per ogni donna, sono quindi due diversi interpretanti del loro aspetto esteriore. Quello del soggetto che guarda a se stesso, e quello dello stesso soggetto guardato da un altro. L'immagine cambia, perché per paure, insoddisfazioni e sofferenze quelle donne sono indotte a vedere in se stesse qualcosa di meno rispetto a quello che sono in realtà.

Papà11 è un cortometraggio diretto da Giuseppe Capotondi, scritto per una campagna istituzionale di Wind commissionata all'agenzia di comunicazione Ogilvy & Mather e pubblicato online il 25 agosto del 2014 (v. fig. 18). Il corto racconta il viaggio di un figlio per ritrovare suo padre, anni dopo il loro ultimo incontro.12 Attraverso un montaggio che alterna passato e presente si scopre progressivamente la storia del loro rapporto, che li ha visti allontanarsi fino alla partenza del giovane. Il tema principale del racconto è la "vicinanza", in contrapposizione a un ambiente comunicativo che si è progressivamente spostato su canali digitali. Più volte il figlio è tentato di cercare il padre con mail, messaggi o chiamate, ma rinuncia sempre, per la necessità di un altro tipo di contatto («A volte per comunicare davvero, la tecnologia non è tutto», questo il claim scelto per la campagna). Significativa è la quasi totale assenza di dialoghi, ad eccezione di alcuni scampoli di conversazione che vediamo nei flash-back che sottolineano la duplice dimensione temporale del racconto. Il passato dà corpo alla memoria del protagonista, facendo rivivere frammenti degli anni vissuti con il padre. La multisensorialità è un altro degli aspetti più importanti del corto: le memorie sono evocate attraverso il tatto, la vista e l'udito (la melodia ha una grande funzione emozionale e il cantato riaffiora sulle note del pianoforte ri-

Emerge così un rapporto conflittuale tra interiorità e aspetto esteriore, del quale le donne prendono consapevolezza osservando le due diverse rappresentazioni del loro fisico. Così è stata descritta la ragione principale che sta alla base della creazione di questo racconto: «Purtroppo siamo così bombardate da irraggiungibili stereotipi di bellezza – riviste, TV, pubblicità, social media – da sottovalutare la nostra reale bellezza. Oltre la metà delle donne ammette di essere il peggior critico di sé stessa, quando si tratta di aspetto. La percezione di noi stesse è molto inferiore rispetto alla realtà».

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7.3.Vedersi con gli occhi degli altri

https://www.youtube.com/watch?v=JSWDo95hNR0 (Wind 2014). Trovo vi sia una somiglianza tra questo corto e il soggetto del film A straight story, diretto da David Lynch (1999), nel quale è raccontato il viaggio di Alvin Straight per ricongiungersi con il fratello Lyle, dieci anni dopo che un tremendo litigio aveva segnato la separazione dei due. Il loro incontro avviene nel silenzio, in una intesa che non si esprime attraverso le parole (v. fig. 19). 11 12

https://www.youtube.com/watch?v=litXW91UauE (Dove Unilever 2013). Per una più approfondita analisi dell'artefatto comunicativo consultare: https:// b-log.ocula.it/author/cinzia-bianchi/. 10

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7.4. Un nuovo dialogo Questi due bellissimi cortometraggi sono sensibili rispetto al tema dell'alterità, identificando nella comunicazione perduta una ragione di disagio esistenziale e proponendo la relazione con l'altro come mezzo di crescita e cura. In entrambi i casi i brand hanno preso una posizione per rispondere a speranze e attese che hanno letto nel contesto sociale, culturale e comunicativo contemporaneo. Ma ancora più importante è che si sono posti rispetto a determinati problemi non per presentare il proprio prodotto come una soluzione, ma perché ritenevano che quei problemi fossero importanti per le persone. Nonostante ciò alla base di questa scelta vi era certamente la consapevolezza che così facendo ne avrebbe beneficiato anche la reputazione dei brand rispetto al proprio pubblico.

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8. Conclusioni La principale scoperta che ritengo di aver fatto in questo saggio è che il tema della dialogicità è presente in un grande numero di opere, sia letterarie che cinematografiche e artistiche. Il rapporto con l'altro è poi fondante, a mio avviso, di una buona visione del progetto di comunicazione.

A tu per tu

Francesco Mugnaini

echeggiando le parole «me and you»). Questa pubblicità condivide molti aspetti tematici con il saggio di Borgna, uno fra tutti la necessità dell'incontro e del dialogo con l'altro al fine di risanare le proprie ferite interiori, legate ad abbandoni e separazioni. Si afferma l'urgenza del ricercare una relazione profonda e non superficiale (identificabile in qualche modo con la comunicazione digitale, dove la comunicazione è de-personalizzata) con chi ci è vicino.

Possibili sviluppi di questo studio stanno nell'analisi più ampia della tradizione progettuale, passata e contemporanea, e sulla lettura psicologica e neuropercettiva dei processi conoscitivi. L'importanza di una riflessione continua sull'altro, risiede nelle sue implicazioni sociali, culturali, storiche e progettuali. Una riflessione sull'ascolto e sulla possibilità creatrice del rapporto con altre identità potrebbe aiutare a formare progettisti capaci di accogliere l'altro (il destinatario di un progetto o un co-progettista) in una relazione di reciproco scambio. La possibilità che risiede in questo percorso di conoscenza è quella di poter giungere a vivere, come progettisti, la nostra disciplina come un processo dialogico e a interpretare ogni differenza con l'altro come opportunità di crescita e miglioramento.

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Francesco Mugnaini

fig: 17: Dove Unilever, Real beauty skethces, 2013 (frame del film). fig. 15: Salvatore Zingale, Grafo delle Relazioni Semiotiche (GReS), 2018.

fig: 16: Massimo Bonfantini, Triangolo semiotico, 1980.

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fig. 18: Wind, Papà, 2014 (frame del film).

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Francesco Mugnaini

Riferimenti bibliografici Bianchi, Enzo 2010 L'altro siamo noi, Torino, Einaudi. Bonfantini Massimo A.; Bramati, Jessica; Zingale, Salvatore 2007 Sussidiario di semiotica. In dieci lezioni e duecento immagini, Brescia, ATì Editore, 2009.2

fig. 19: David Lynch, A straight story, 1999 (frame del film).

Borgna, Eugenio 2015 Parlarsi. La comunicazione perduta, Torino, Einaudi. Finnegan, Ruth 2002 Communicating. The multiple modes of human interconnection, Novara, De Agostini, 2013.9 Liss, Jerome 1982 La comunicazione ecologica, Bari, Edizioni la Meridiana. Moore, Alan; Lloyd, David 1988 V per Vendetta, Milano, Rizzoli, 2006. Pirandello, Luigi 1993 Uno, nessuno e centomila, Milano, Feltrinelli.10

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A tu per tu

Francesco Mugnaini

Potok, Chaim 1967 Danny l'eletto, Torino, Einaudi, 2007. Spiegelman, Art 1973 Maus, Torino, Einaudi, 2000. Testa, Annamaria 2009 Farsi capire, Milano, Rizzoli BUR, 2016.6 Zingale, Salvatore. 2018a Dialogo sulla dialogicità, preprint, in <www.semioticadelprogetto.it> 2018b Lezione 02.1, Slide del corso, Scuola del Design, Politecnico di Milano, 2018. Sitografia Dove Unilever 2013 Real beauty sketches, <https://www. youtube.com/watch?v=litXW91UauE>; consultato il 18 gennaio 2019. Wind 2014 Papà, <https://www.youtube.com/ watch?v=JSWDo95hNR0>; consultato il 18gennaio 2019.

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Enciclopedia Treccani s.d. <http://www.treccani.it/enciclopedia/>; consultato il 18 gennaio 2019. Bianchi, Cinzia 2014 Real beauty sketches by Dove, <https:// b-log.ocula.it/author/cinzia-bianchi/>; consultato il 18 gennaio 2019. Altre opere Guardini, Romano 1972 Virtù, Milano, Morcelliana. Filmografia Spielberg, Steven 1977 Close encounters of the third kind, Columbia Pictures. Scott, Rideley 1979 Alien, 20th Century Fox. Tarantino, Quentin 1994 Pulp fiction, Miramax. Lynch, David 1999 A straight story, BiM. 209


Indice dei nomi An, Lushan (174) Aristo¬tele (67, 69) Arneson, Dave (152) Austin, J. L. (74) Barthes, Roland (14) Baudrillard, Jean (14) Bauerlein, Mark (39, 40) Baule, Giovanni (136) Bauman, Zygmunt (114, 115, 116, 117, 119, 123, 124) Bianchi, Enzo (67, 68, 132, 133, 134, 138, 184, 186, 187, 194, 195, 196, 197) Binswanger, Lu¬dwig (196) Bonfantini, Massimo A (71, 88, 139, 185, 194, 202) Borgna, Eugenio (33, 38, 39, 77, 157, 189, 190, 191, 192, 195, 196, 197, 200 ) Bramati, Jessica (71, 88, 194) Bucchetti, Valeria (136) Butler, Judith (87, 92, 93, 95, 97, 98, 101) Capotondi, Giuseppe (199) Carey, John X. (198) Carmel-Arthur, Judith (171) Cassina, Cristina (28) Ciastellardi, Matteo (39) Cobain, Kurt (28) Corwin, Anna I. (75) Cutugno, Toto (129) Darwin (173) 211


De Lauretis, Teresa (91, 92) Derrida, Jacques (14) Di Cori, Paola (89) Ehrenberg, Alain (51, 52, 59, 60) Eraclito (111) Einstein, Albert (147) Fawkes, Guy (188) Ferragni, Chiara (29) Finnegan, Ruth (187, 188, 189, 190) Foucault, Michel (91, 95) Freud, Sigmund (54, 152) Gaber, Giorgio (192) Gevinson, Tavi (36) Greimas, Algirdas Julien (77, 79) Guardini, Romano (191) Gygax, Gary (152) Hall, Graysen (74) Han, Byung-Chul (12, 13, 14, 16, 17, 18, 20, 39, 53, 54, 55, 56, 57, 60, 74, 111, 112, 121, 124, 148, 151) Hielmslev, Louis (135) Heidegger, Martin (14) Holzer, Jenny (15) Jobs, Steve (28) Johnson, Steven (174, 176) Jonas, Hans (53) Kapuściński, Ryszard (25, 27, 30, 31, 34, 36, 37, 40, 98, 100, 138, 139, 140, 151, 177) Leary (73) Lévinas, Emmanuel (14, 98, 100, 121, 129, 138, 149, 150) 212

Liss, Jerome (197) Livia, A. (75) Løgstrup, Knud (117) Lynch, David (199, 204) Magno, Alessandro (195) Malinowski (149) Mason-Hyde, Audrey (72) Master, Dungeon (153) McLuhan, Mar¬shall (30) Monceri,Flavia (95) Moore, Alan (188) Moscarda, Vitangelo (188) Nietzsche, Friedrich (120) Oakley, Ann (89) Ofir (40) Panayiotou, Alexia (68) Peirce, Charles Sanders (58, 59, 73, 88, 101, 102, 110, 123, 192) Pirandello, Luigi (188) Potok, Chaim (191, 193) Proietti, Giuliana (110) Pustianaz, Marco (89) Remotti, Francesco (26, 29, 30, 32, 35, 37, 41, 42, 93, 95, 96, 97, 101) Ronzon,Francesco (93, 94) Schopenahuer (110, 113) Scott, Rideley (184) Shakespeare, William (38, 147) Simon, Armando (156) Spielberg, Steven (184) Spinato, Giampaolo (155) Stack, Sarah (70) 213


Starck, Philippe (163, 171) Stein, Joel (26) Stoller, Robert (89) Tarantino, Quentin (191) Testa, Annamaria (194) Tischner, Józef (100) Tozzi, Umberto (138) Wang, Xizhi (174) Weiss, Suzannah (73) Yan, Gaoqing (174, 175) Yan, Jiming (174, 175) Yan, Zhenqing (174, 175) Zingale, Salvatore (33, 55, 58, 59, 71, 73, 88, 92, 101, 109, 121, 122, 123, 124, 134, 139, 149, 153, 155, 163, 164, 170, 185, 189, 192, 193, 194, 202)

Aurora Altea. Sarda, testarda. Laureata in Design degli Interni presso il Politecnico di Milano. Adesso vorrebbe occuparsi di progettare per lo sguardo. Asia G. Balzarotti. Nata, cresciuta e laureata a Milano in Design della Comunicazione, vuole dedicare la sua vita all’arte nei suoi nuovi campi dialogici. Arianna Bellantuono. Proveniente dal tacco italiano, laureatasi in Design degli Interni in terra meneghina, è appassionata alle arti sceniche rispecchiando il suo interesse comunicazionale. Rossella Bosnia. Laureata in Interni al Politecnico di Milano, la designer vesuviana si lancia con forza vulcanica nel mondo del Design della Comunicazione. Francesca Cicala. Laureata in Interni al Politecnico di Milano, è attratta da luci e ombre, una metafora di contrasto che ricerca in ogni progetto. Leila Fadli. Designer della Comunicazione di sangue italo-marocchino. Spera, un giorno, di poter far parte del mondo della Terzità firmato Disney. Lucia M. E. Ferrari. A Milano nata e cresciuta, laureata in Design della Comunicazione, con la passione per musica e informatica e lo sguardo al futuro. Giada Lo Duca. Dalla Brianza giunge ogni giorno a Milano per studiare Design della Comunicazione, passione che porta avanti fin dalla laurea triennale. Francesco Mugnaini. Milanese ma non troppo, si è laureato in Design della Comunicazione alla scuola del Design. Ama la grafica, la musica e il cinema. Fan Jiang. Dopo aver studiato design dei mobili in Cina per 4 anni, ha aperto un’istanza nuova in modalità difficile in Italia.

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9 780864 731647

ISBN 978-0864731647

MLZ 6,66

http://www.semioticadelprogetto.it/adi

«In questo costante impegno della psiche a districarsi in una tumultuosa esistenza di segni, assumono un valore fondamentale i concetti di Alterità, Dialogicità e Inventiva».

Alterità Dialogo Inventiva


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