Volando tra Romagna e Marche

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volando fra romagna e marche

Come tutti anch’io per molti anni ho desiderato volare. Dall’alto si vede di più e si vede meglio, pensavo, e forse si possono cogliere aspetti del mondo (ma in realtà pensavo alle città) che da una visione ravvicinata e da dentro, o dal basso, si possono appena intuire. Debbo confessare che i miei pochi viaggi in aereo sono stati, in questo senso, delle esperienze del tutto deludenti. Ricordo bene il mio primo volo su un aereo di linea. Nebbia fitta alla partenza, poi cielo limpido lastricato di nubi compatte, impenetrabili. Uno squarcio sulle prealpi e le alpi, che permetteva una veduta nitidissima di monti e di un poco di pianura con paesi e città. Tutto mi era irriconoscibile e incomprensibile: non mi sembrava di vedere un paesaggio, bensì una carta geografica priva di punti di riferimento, una carta “muta” e parziale, e più difficile da interpretare di quella che a scuola un caparbio e un po’ sadico insegnante talvolta ci costringeva a “leggere”; con sottili nastri percorsi da tanti puntini in movimento: automobili scure e piccolissime e in fila come tante formiche. Poi ancora nubi sotto un cielo limpido. E delusione; accompagnata appena da una maggior consapevolezza di quanto sono piccoli gli uomini e di quanto è vana la loro presunzione. Per le città meglio le cupole, dunque, e i campanili e le torri. E per la campagna meglio le colline. Effettivamente rimane, però, il desiderio di vedere meglio e di più, da un alto più alto. Tanto tempo fa – ero molto giovane allora - qui a Rimini è esistito per un certo tempo un servizio di elicotteri che portava dal mare a San Leo, e ritorno naturalmente. Quando ebbi la possibilità di usufruirne, vincendo le contrarietà che si erano manifestate in famiglia («- Solo per guardare il paesaggio?»), il servizio era stato sospeso; e non fu mai più ripristinato. Peccato: un volo a mezz’aria, pensavo, deve essere sicuramente più interessante di uno sguardo da un campanile o da una collina. Ora credo sia più interessante anche di un volo a grande altezza. Però non sono mai stato in elicottero di persona, e oggi non m’importa più andarci. Ma ogni tanto mi ci porta Luciano Liuzzi, con le sue belle fotografie appunto dall’elicottero, nitide e oneste. Mi piacciono perché schivano accuratamente ogni retorica di effetti speciali; cioè niente cortine di nuvole che sfumano misteriosamente i paesi, niente colori rosati dell’alba, niente ombre lunghe di tramonti per far emergere le architetture e per annerire i fossi e le valli. Solo la luce ferma del giorno pieno forma e informa le sue immagini, che permettono di rimanere come sospesi a riflettere su case e paesi e campi e monti, e di coglierne con uno sguardo umanamente oggettivo, oltre la disposizione e la forma, la consistenza materiale, il volume e lo spessore, e i rapporti col luogo; con uno sguardo fermo, che permette di godere di una geografia umana piena si storia, e di scoprirne aspetti inconsueti o addirittura inediti, e talvolta di verificare concretamente le ragioni di vicende mutevoli altrimenti note. Tutte le fotografie di questo libro sono di Luciano Liuzzi e riguardano una parte dei territori romagnoli e marchigiani, e specificatamente il loro confluire e il loro saldarsi l’uno nell’altro. Ed ecco il lungo litorale variamente “arredato” e variamente assediato dalla moderna edificazione; ed ecco il regolare disegno dei campi che muta all’esaurirsi della pianura; ed ecco l’entroterra ricco di borghi e di memorie medioevali sacre e profane, e la disposizione delle città e delle cittadine dense di edifici vecchi e nuovi, e l’irregolare corso dei fiumi. Si tratta di fotografie che raffigurano territori diversi e pure uguali, in cui è difficile tracciare confini e individuare la linea di congiunzione dei lembi delle due regioni, che in effetti hanno molto in comune nonostante la loro diversità di conformazione e di storia. E suggeriscono motivi di riflessione e di meditazione, e raccontano storie che vale sempre la pena ascoltare, e sempre affascinanti per chi vorrà guardare, anzi volare a mezz’aria, con pazienza e attenzione. Buon viaggio, amici! Pier Giorgio Pasini

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