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SOMMARIO

Design

p. 94

L’INTERVENTO ................................................................ 7 Roberto Luongo, Giancarlo Innocenzi Botti, Marta Dassù IN COPERTINA .............................................................. 12 Riccardo Monti MERCATI ........................................................................ 18 Giorgio Squinzi, Ivan Malavasi, Bernhard Scholz, Ferruccio Dardanello, Valter Taranzano MADE IN ITALY ............................................................ 30 Eccellenze italiane POLITICHE AGRICOLE ................................................ 36 Nunzia De Girolamo, Mario Guidi AGROALIMENTARE .................................................... 40 Carlo Caramel PRODOTTI ALIMENTARI ............................................ 42 Enrico Giotti EXPO 2015 .................................................................... 46 Diana Bracco, Giuseppe Sala, Zaha Hadid, Daniel Libeskind STATI UNITI .................................................................. 56 Outlook economico, Claudio Bisogniero

MODA ............................................................................ 62 Claudio Marenzi, Cleto Sagripanti, Alessandra della Fiora, Gigi Monti, Monica Bonaiuti e Paolo Viti, Carlo Soldaini, Lapo Bandinelli, Onelio Fratesi, Catia e Roberto Tempesti, Maurizio Zannier, Alberto Faganelli, Paolo Carletto, Alessandra e Guido Chiavelli, Giovanni Orsi Mazzucchelli DESIGN .......................................................................... 94 Gaetano Pesce, Alessandro Mendini, Giulio Cappellini, Andrea Poser APPUNTAMENTI ........................................................ 102 Projets Prestige EDILIZIA ...................................................................... 106 Carlo Spada, Angela Maffione, Luisa Catalano

Stati Uniti Gli Stati Uniti, con il 7% delle importazioni, rappresentano il terzo mercato assoluto di sbocco dei prodotti italiani

p. 56

↑ L’architetto Zaha Hadid

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VALORE EXPORT

NOVEMBRE 2013


Emirati Arabi EUROPA .................................................................... 114 Outlook economico, Luigi Mattiolo, Alessandro Barberis RUSSIA ........................................................................ 120 Outlook economico INTERNAZIONALIZZAZIONE ...................................... 122 Vittorio Bonomi, Ruben Guizzi, Giancarlo Rossi MECCANICA .............................................................. 132 Il quadro economico, Edmondo Piffaretti, Rossano Biancalani, Matteo Ceresa TECNOLOGIE .............................................................. 144 Luca Formentini, Andrea Dallan, Alberto Ciampichetti, Giacomo Mingotti, Alessandro Quaglino, Matteo Frizzoni, Diego Polotti, Matteo Galmarini, Paolo e Alberto Crippa, Andrea Bugatti, Luciana Cherubini, Dario Lazzaro e Alessandro Noro, Enrico Orio, Claudio Venturini MODELLI D’IMPRESA ................................................ 176 Gianfranco Bollini, Pier Giuseppe Bernini, Alessandro Camplani e Daria Gatto, Claudio Vezzari, Claudio Busi, Bruno Borghetti, Cristina Beneventi, Giorgio Federici, Antonio Cussino, Andrea Ricci

Nell’ultimo biennio, l’Italia ha aumentato del 50% l’export verso gli Emirati del Golfo Persico

p. 210

FARMACI .................................................................... 196 Giancarlo Ghirlanda INTEGRATORI .............................................................. 198 Filippo Sertorio CONSULENZA ............................................................ 200 Laura Morini TURISMO .................................................................... 202 Pier Luigi Celli, Renzo Iorio, Giovanni Puglisi EMIRATI ARABI .......................................................... 210 Outlook economico, Giorgio Starace, Corrado Chiarentin, Stefano Meani FIERE NEL MONDO ...................................................... 222

↑ Nunzia De Girolamo, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali

Turismo VALORE EXPORT

p. 202 NOVEMBRE 2013

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L’INTERVENTO ROBERTO LUONGO, DIRETTORE GENERALE DELL’ICE

Al servizio delle imprese italiane all’estero www.ice.gov.it

export e la competitività delle imprese sui

d’integrazione sinergica con gli interventi previsti in altri

mercati internazionali sono il volano di svi-

ambiti. Una linea di operato che risponde ai principi di

luppo del sistema produttivo tricolore nella

coordinamento e programmazione ispiratori della nuova

complessa congiuntura economica che sta

Cabina di regia per l’Italia internazionale che ne ha evi-

attraversando il Paese. In questo contesto, è

denziato il ruolo di moderna trade promotion agency. Con

auspicio di tutti che nei prossimi mesi il tes-

il nuovo assetto organizzativo l’Ice mette a disposizione

suto produttivo lombardo confermi l’innata vocazione di

delle aziende italiane 65 unità operative e 14 punti di corri-

locomotiva del Paese e polo privilegiato di attrazione degli

spondenza in 66 Paesi del mondo e oltre 400 esperti di

investimenti esteri. Nel 2012 le esportazioni della Lombar-

marketing internazionale capaci d’indicare quotidiana-

L’

dia, principale regione esportatrice italiana, sono mente i settori più dinamici nel breve termine e le azioni aumentate del 3,7 per cento, per un ammontare comples-

da intraprendere per battere la concorrenza.

sivo di 108 miliardi di euro, che rappresenta quasi il 30 per

Con il piano di attività promozionali 2013 Ice punterà su

cento dell’export italiano.

progetti di filiera centrando l’attenzione su 30-35 mercati

Informazioni, consulenze, promozione del prodotto e cre- di maggiore potenzialità dove svolgere fiere settoriali, scita delle imprese attraverso la formazione diventano

incontri b2b tra importatori esteri, promozioni presso la

fattori chiave per assicurare il successo sui mercati. Per

distribuzione organizzata. Per far conoscere, poi, l’espo-

questo motivo, l’Ice, conclusa la profonda riorganizzazione sizione universale di Milano all’estero e rafforzare la interna, vuole essere sempre più a fianco delle aziende di

dimensione internazionale che compete all’evento, Ice e

cui ascolta quotidianamente le esigenze e le traduce in ser-

la società Expo Spa, sotto l’egida del Ministero dello svi-

vizi integrati, per consentirgli di cogliere le opportunità

luppo economico, hanno siglato una convenzione

offerte dai mercati e d’interpretarne le dinamiche in rapida operativa per realizzare iniziative comuni e promuovere evoluzione. L’Ice è oggi un’agenzia nuova, professionale e

all’estero un evento che porterà Milano e l’Italia alla

rivolta al mondo imprenditoriale: il partner ideale al fianco ribalta internazionale: nei prossimi anni organizzeremo delle imprese per competere sul mercato globale. Forniamo in tutto il mondo iniziative di comunicazione e promoattività d’informazione, assistenza, promozione e servizi zione commerciale per Expo 2015 in occasione di fiere formativi per l’internazionalizzazione a favore delle

internazionali, incontri b2b, seminari, borse del vino,

imprese e delle istituzioni italiane e operiamo in una logica

missioni di operatori e road show. \\\\\

VALORE EXPORT

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L’INTERVENTO GIANCARLO INNOCENZI BOTTI, PRESIDENTE DI INVITALIA

Rendere l’Italia e il Sud più competitivi www.invitalia.it

na delle strade da percorrere per lo svi- umane disponibili e altamente qualificate.

U

luppo e la crescita dell’Italia passa Sono questi i fattori su cui cerchiamo di attirare l’attenattraverso l’attrazione degli investimenti zione degli investitori europei, ma anche dei paesi come dall’estero, possibilmente a elevato con- la Cina, con cui vantiamo relazioni economico-commertenuto tecnologico. Per favorirli, l’Italia ciali in crescita, ma che ancora si attestano al di sotto deve diventare un Paese sempre più acco- delle reali potenzialità. Il gigante asiatico ha, inoltre, a

gliente e appetibile, con territori attrezzati, capaci di

disposizione uno strumento come il contratto di svi-

costituire reti produttive omogenee e distretti competitivi.

luppo, che favorisce la realizzazione di progetti

Quello che ancora manca è, da un lato, la presenza sul ter-

d’impresa di rilevanti dimensioni, in particolare nel set-

ritorio di grandi imprese produttive, dall’altro, una nuova tore industriale e nelle aree del Mezzogiorno, con cultura, basata sulla semplificazione della pubblica amministrazione,

sulla

certezza

della

norma

incentivi che arrivano fino al 50 per cento dell’investi-

e mento complessivo ammissibile.

sull’allentamento del fisco e della burocrazia.

In questo contesto si inserisce la partnership strategica

Invitalia opera, su mandato del governo, proprio con que- che Invitalia ha avviato con China development bank, ste finalità, per accrescere la competitività dei territori,

che è stata incaricata dal governo di Pechino di dare

sostenere l’innovazione e la crescita del sistema produt- attuazione alla “go abroad” policy. La banca di sviluppo tivo. Grazie all’esperienza maturata giorno dopo giorno,

cinese intende trasformare la collaborazione avviata con

abbiamo capito che gli ostacoli e le difficoltà che intral-

la nostra agenzia in una più ampia piattaforma di coo-

ciano l’attrazione di investimenti in Italia, si superano perazione, che contribuirà a elevare il volume degli quando si riesce a fare sistema. Ad aiutare il nostro lavoro

investimenti cinesi in Italia. Così come l’attività conti-

ci sono alcuni innegabili punti di forza: a partire dalla

nua nei confronti dei Paesi del Golfo, ricchi di risorse e

posizione geografica strategica dell’Italia che, trovandosi attratti dalla creatività delle nostre imprese. Nondimeno al centro del Mediterraneo e nel cuore dell’Europa, può il Giappone, partner privilegiato soprattutto nel settore contare su un mercato complessivo di 800 milioni di con- delle energie rinnovabili, in cui l’Italia ha un’innegabile sumatori. A questo si aggiunge un modello unico del

leadership, e con il quale Invitalia, in virtù dell’accordo

tessuto imprenditoriale, fatto da piccole e medie imprese

con la Bank of Tokyo-Mitsubishi, ha favorito l’insedia-

che sono la struttura portante del nostro Paese, un ampio

mento

di

nuove

aziende

a

forte

contenuto

di

sistema di ricerca e innovazione e, soprattutto, risorse innovazione. \\\\\ VALORE EXPORT

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L’INTERVENTO MARTA DASSÙ, VICEMINISTRO DEGLI ESTERI

Expo 2015, un’esposizione di idee

M

ancano poco più di 500 giorni circa confermato la loro adesione. I Paesi ci sono, quindi, e hanall’apertura dell’Esposizione uni- no aderito a una delle novità di Milano: i cluster temativersale di Milano. Sono pochi per ul- ci della sicurezza alimentare. timare la costruzione del sito: da

La seconda misura del successo di Expo 2015 sarà la par-

adesso in poi, sarà una lotta contro

tecipazione del settore agroalimentare, a cominciare dai

il tempo, facilitata da norme più grandi gruppi italiani già “a bordo” e la partecipazione del-

flessibili. Ma sono tanti perché un grande lavoro è stato

la gente. Quella di Milano è una Expo di nuova genera-

già fatto. Quindi niente panico: l’Expo di Milano, l’Expo zione e il tema “Nutrire il pianeta” tocca un problema chiaitaliana, l’Expo europea di questo primo quarto di seco- ve per lo sviluppo globale, su cui l’Italia ha molto da dire. lo, riuscirà.

Sicurezza alimentare, nutrizione, acqua, salute, nuove

Sul fronte interno, le difficoltà della fase iniziale sono sta- tecnologie: i sei mesi dell’Expo italiana permetteranno un te superate grazie all’impegno collettivo del governo, de- confronto globale su questi problemi. gli enti locali, della società Expo. La creazione di una par- Con un accento specifico sul ruolo delle donne, il comtnership fra pubblico e privato e la nomina di Giuseppe

missario generale per l’Italia, Diana Bracco, e il ministro

Sala a commissario unico ne hanno rafforzato la struttura

degli Esteri, Emma Bonino, stanno costruendo insieme

economica e di gestione.

un grande network italiano e internazionale, che per-

Sul fronte internazionale, dopo la vittoria del 2008 a Pa- metterà di tracciare dentro Expo un percorso delle donne rigi, il Ministero degli esteri si è dedicato alla firma del- e per le donne. l’accordo di sede con il Bureau internazionale delle espo- Proprio per queste sue caratteristiche - una Expo di nuosizioni e all’adesione dei paesi partecipanti. È chiaro che

va generazione, costruita su una partnership virtuosa fra

la prima misura di successo di un’esposizione universa- pubblico e privato e su un tema cruciale per lo sviluppo glole dipende dal numero e dalla qualità dei Paesi che deci- bale - l’evento milanese del 2015 sarà anche un’occasione dono di aderirvi. Ci eravamo impegnati a garantire 130

di rilancio del sistema economico italiano. Non servirà solo

adesioni entro il 2013: obiettivo raggiunto e superato. Asia,

ad attirare un consistente flusso turistico, soprattutto darà

Africa, Americhe, Europa saranno a Milano con una par- visibilità al settore agroalimentare italiano e permetterà tecipazione molto rilevante. Nel mese di luglio - a segui- di attrarre investimenti. Secondo i calcoli della società to di una missione congiunta Expo-Mae a Pechino, Tokyo Expo, i Paesi partecipanti investiranno nella loro presenza e Seul - abbiamo consolidato la presenza asiatica, gover- a Milano un miliardo di euro circa. Dalla sola Cina si atnativa e industriale. Quanto all’Africa, 32 Paesi hanno già VALORE EXPORT

tendono 60 milioni di investimenti diretti. \\\\\ NOVEMBRE 2013

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IN COPERTINA RICCARDO MONTI

IL NUOVO CORSO DEL BRAND ITALIA L’Ice ha lasciato spazio all’Ita con l’obiettivo di creare più cooperazione ed expertise. Perché la vera sfida per vincere all’estero è creare sinergie e non competizione e il sistema Italia ha retto alla battuta d’arresto della crisi economica internazionale, il motivo è essenzialmente uno, l’export. L’internazionalizzazione negli ultimi anni è stata infatti la principale leva di sviluppo dell’economia Italiana. Nel 2012, malgrado le grandi difficoltà, la crisi dell’area Euro e il limitato accesso al credito, le nostre esportazioni di beni e servizi sono cresciute ulteriormente del 4 per cento, raggiungendo la cifra di 473 miliardi. E anche nel 2013 l’export continua a crescere. Per valorizzare ulteriormente questa risorsa, l’agenzia Ice ha lasciato spazio alla nuova Ita. Lo scopo è interpretare in chiave più moderna il ruolo di trade promotion agency, puntando su una maggiore attenzione ai servizi per le aziende e concentrandosi sulle più moderne forme di promozione e su quei paesi ad alto potenziale di crescita. Riccardo Monti, presidente dell’ente, marca le differenze. «Rispetto all’Ice abbiamo diminuito la presenza in Italia, aumentando quella all’estero. Abbiamo privilegiato le aree del mondo con maggiori potenzialità per i nostri prodotti e quelle in rapida crescita. Stiamo finalmente cominciando a far fronte comune con tutti gli attori che si muovono nell’ambito dell’internazionalizzazione». Un lavoro che include anche le ambasciate e le Camere di commer-

S

→ Riccardo Monti, dall’aprile 2012 presidente dell’agenzia Ita

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VALORE EXPORT

cio all’estero, in modo da creare un meccanismo più integrato, con meno duplicazioni. L’obiettivo è che le imprese più innovative e competitive abbiano tutti gli strumenti per cogliere le opportunità che si presenteranno loro quando il commercio internazionale tornerà a crescere ai tassi pre-crisi, con effetti che si diffonderanno a tutto il sistema delle imprese. Squinzi ha lamentato l’enorme disparità di risorse tra Ita e l’analogo spagnolo. Quali sono le risorse a disposizione della nuova agenzia? «L'Italia investe in promozione all’estero circa un terzo di Francia e Germania, sia in termini di promozione sia per i costi di funzionamento. Per avere una struttura più diffusa e operativa è stato proposto un raddoppio dello stanziamento per il programma promozionale e il reperimento di risorse necessarie al mantenimento della struttura, anche per dare seguito alle indicazioni della Cabina di regia per l’internazionalizzazione. Da più parti, governo in primis, ci si rende conto dell’importanza di un’organizzazione nazionale e della necessità di valorizzare al massimo il nostro pluridecennale know-how. Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, e il viceministro Calenda hanno posto grande attenzione alle politiche per l’internazionalizzazione come strumento di crescita in un momento in cui la domanda interna non mostra ancora evidenti segnali di ripresa». Durante la crisi è stato proprio l’export che ha permesso a molte aziende di non chiudere i battenti. Qual è oggi la situazione? «Negli ultimi anni la crisi si è manifestata soprattutto attraverso la caduta della domanda interna. Nonostante un rallentamento del commercio mondiale e un NOVEMBRE 2013


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L’AGENDA DELL’AGENZIA L’ITA HA UN FITTO PROGRAMMA DI EVENTI FISSATI PER I PROSSIMI MESI. L’OBIETTIVO È ACCOMPAGNARE LE AZIENDE SUI MERCATI ESTERI

O

ltre alle attività di assistenza personalizzata a migliaia di imprese ogni anno, l’agenzia Ita è al lavoro su diversi versanti per massimizzare le

risorse promozionali, anche se ridotte rispetto al passato. Dal lato della promozione collettiva, entro la fine del 2013 alcune delegazioni imprenditoriali partecipe-

tasso di crescita delle esportazioni italiane tra i più bassi del decennio, il numero degli operatori italiani all’estero è cresciuto sensibilmente e ha raggiunto nel 2012 il suo massimo livello, stimabile intorno alle 210mila unità. Questo potrebbe indicare che sono sempre di più le nostre imprese che cercano, spesso con successo, di aprirsi ai mercati internazionali, tanto per compensare la debolezza del mercato domestico, quanto perché la crisi avrebbe operato una selezione competitiva tra le imprese, lasciando in campo solo quelle più attrezzate». Nell’ottica internazionale le pmi però soffrono le loro ridotte dimensioni.

ranno al China-Italy innovation forum di Pechino, dove si costruiranno progetti di ricerca congiunti. L’Ita è, inoltre, fortemente impegnata nel Project Prestige di Dubai, un evento dedicato al contract. Tra novembre e dicembre è già fissata una nuova serie di missioni imprenditoriali mirate, che toccherà Baku, con focus su infrastrutture, costruzioni ed estrazione di idrocarburi, Algeri, con focus sul partenariato industriale, Kuala Lumpur e Singapore con focus su un ventaglio di settori che vanno dalle costruzioni alle auto. Per l’inizio del 2014 sono fissati diversi appuntamenti in vari settori e paesi. Per quanto riguarda la formazione - altra linea di business storica dell’agenzia - tra le iniziative di maggior rilievo c’è il progetto-pilota per le imprese artigiane e gli Exportlab realizzati con i fondi europei, a cui si affiancheranno corsi e seminari sulla difesa dei marchi e sulla commercializzazione dei brevetti. L’attenzione dell’Ita per il mercato cinese si traduce, infine, in un master per venti giovani export manager e in uno stage di sei mesi per giovani talenti cinesi. Due iniziative che intendono facilitare le relazioni commerciali tra i due Paesi. TB

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IN COPERTINA RICCARDO MONTI

IL NUMERO DEGLI OPERATORI ITALIANI ALL’ESTERO È CRESCIUTO E HA RAGGIUNTO NEL 2012 IL SUO MASSIMO LIVELLO

«Le imprese sono chiamate a scommettere su un futuro sempre più caratterizzato da processi di internazionalizzazione. In questo scenario l’agenzia Ita è al fianco degli operatori che vogliono ampliare la propria visione strategica e, in particolare, delle piccole e medie imprese, che rappresentano l’ossatura del nostro sistema produttivo, favorendone il radicamento nei mercati esteri». Come accompagnarle in questo processo? «Gli strumenti utilizzati dall’agenzia sono sostanzialmente quattro. Prima di tutto, l’informazione sulle opportunità nei vari mercati, attraverso attività di ricerca e redazione di rapporti informativi; l’assistenza alle aziende desiderose di proiettarsi su determinati mercati, attraverso la fornitura di servizi di supporto e di consulenza doganale, fiscale, finanVALORE EXPORT

ziaria, legale, assicurativa e logistica; la promozione collettiva delle filiere e dei settori merceologici alle principali manifestazioni fieristiche internazionali e organizzazione di missioni imprenditoriali di sistema; infine, la formazione di giovani esperti in export management per le imprese e di funzionari e manager stranieri sulle tecnologie italiane. È importante sviluppare e promuovere la cooperazione economica, commerciale e scientifica del sistema imprenditoriale italiano per affrontare la crescente competizione sui mercati esteri stimolando le reti d’impresa. Tutto ciò dovrebbe essere inserito in un più ampio tentativo di fare massa critica attraverso i contratti di rete e gli incentivi fiscali per l’aggregazione che il governo ha recentemente rinnovato». \\\\\ TERESA BELLEMO NOVEMBRE 2013

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MERCATI GIORGIO SQUINZI

PENSARE IN MODO GLOBALE Il leader degli industriali italiani, Giorgio Squinzi, vede nell’apertura ai mercati internazionali lo snodo cruciale di una visione strategica per l’Italia

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OCCORRE ESTENDERE LA BASE DELLE IMPRESE MANIFATTURIERE ESPORTATRICI

↗ Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria

ono in crescita le esportazioni italiane nel secondo trimestre 2013 ed è previsto che il loro volume aumenti del 2,9% nel 2014. A stimarlo è il centro studi di Confindustria. Le performance delle imprese italiane sui mercati esteri hanno sorretto l’intera economia nazionale in questi anni: solo l’export della manifattura vale circa 500 miliardi di euro l’anno. «Le nostre imprese – ha sottolineato Giorgio Squinzi, leader di Confindustria – lottano su mercati sempre più difficili e reagiscono alle sfide attraverso l’innovazione, guardano a nuovi clienti e studiano nuovi prodotti per nuovi consumatori». La capacità competitiva del made in Italy si mantiene nei settori dell’alimentare, della meccanica, dei beni strumentali, della chimica, del medicale, dell’aerospazio. Esistono, però, ancora ampi margini di miglioramento e di acquisizione di nuovi mercati. «Occorre estendere la base delle imprese manifatturiere esportatrici, con una particolare attenzione alle piccole e medie aziende, rafforzando l’attività dell’Ice (l’agenzia per il commercio estero) in stretto rapporto con le necessità del sistema produttivo» ha dichiarato Squinzi. Il numero uno di viale dell’Astronomia sostiene da tempo la necessità di aumentare in maniera considerevole il budget, attualmente di 30 milioni di euro, a disposizione dell’Ice. «Sono numeri assolutamente inadeguati per sostenere le imprese italiane che si vogliono internazionalizzare» ha precisato Squinzi il 23 settembre scorso, in occasione dell’inaugurazione della trentunesima edizione del Salone internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredo bagno di Bologna (Cersaie). Presente alla fiera anche in veste di imprenditore,

S

I 5 più importanti primi posti dell’Italia nella bilancia commerciale con l’estero: anno 2011 (in milioni di dollari) • Calzature • Macchine per imballaggio

2.655 2.509

• Piastrelle e pavimenti in ceramica

2.475

• Borse in pelle

2.183

• Occhiali

1.919

Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Istat, Eurostat e UN Comtrade

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MERCATI GIORGIO SQUINZI

Numero di primi posti nell’export mondiale detenuti da ciascun Paese del G20 (su un totale di 5.517 prodotti)

576 429 298 235 123

106 76

Chn

Ger

Usa

Jpn

Ita

Ind

Fra

Kor

in quanto amministratore unico della Mapei (multinazionale che opera nel settore dell’edilizia e affini), Squinzi ha riconosciuto il valore del Salone internazionale della ceramica quale appuntamento strategico per il settore. «Se produciamo in cinque continenti è

+2,3%

Export La crescita delle esportazioni italiane dei principali settori produttivi nel periodo gennaio-agosto 2013

11,1 mld Surplus commerciale L’attivo di bilancio dell’Italia rispetto ai Paesi extra-Ue nei primi 8 mesi del 2013

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VALORE EXPORT

Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Istat, Eurostat e UN Comtrade

1.397

anche grazie alla presenza trentennale a manifestazioni come questa, strumento fondamentale di internazionalizzazione». Favorire occasioni per sviluppare relazioni di business è determinante. Concentrando l’azione sui mercati emergenti e sulle economie che presentano un maggiore potenziale di crescita, Confindustria organizza missioni dedicate a filiere di produzione in Asia, Africa e sud America. L’associazione degli industriali fornisce, inoltre, alle imprese - attraverso incontri e convegni - informazioni sugli strumenti finanziari oggi disponibili e sulle modalità operative dei programmi di finanziamento. Attraverso le sedi territoriali di Confindustria, sono molte, inoltre, le iniziative messe in campo per rafforzare la presenza delle aziende italiane oltre confine. «Dobbiamo pensare globalmente» ha sottolineato Squinzi a Berlino, intervenendo a un convegno nel settembre scorso; il leader degli industriali italiani ha esortato i politici europei ad adottare misure concrete di politica industriale, facendo tornare l’economia al centro della manovra degli Stati e ponendo le basi per una maggiore cooperazione, indispensabile all’Eurozona per fronteggiare la competizione internazionale. \\\\\ LEONARDO TESTI NOVEMBRE 2013


INNOVAZIONE E STRATEGIE Internazionalizzazione non è solo commercio con l’estero. Lo spiega Ivan Malavasi, presidente della Cna

e piccole e medie imprese italiane che esportano sono circa 187mila e assicurano quasi il 54% delle esportazioni totali del Paese. Dal 2007 a oggi, le vendite all’estero delle micro aziende (quelle che sui mercati internazionali realizzano un fatturato non superiore ai 75mila euro), sono aumentate del 31,3%. Solo nel 2012 sono aumentate del 6,5% rispetto al 2011. A stabilirlo è una ricerca di Cna, la Confederazione italiana dell’artigianato e della piccola e media impresa. Il presidente Ivan Malavasi illustra le potenzialità che caratterizzano queste realtà produttive. Con quali strategie le pmi italiane stanno affrontando la sfida dell’internazionalizzazione? «Le micro, piccole e medie imprese che esportano i loro prodotti, direttamente o indirettamente, appartengono soprattutto al comparto manifatturiero. La maggior parte delle imprese internazionalizzate non si limita a vendere all’estero, ma tende a sviluppare strategie complesse, dagli investimenti produttivi alle joint venture. Il

L

↑ Ivan Malavasi, presidente della Confederazione italiana dell’artigianato e della piccola e media impresa, e presidente di turno di Rete Imprese Italia

successo di una strategia di internazionalizzazione passa quasi sempre attraverso un potenziamento della parte commerciale. Oltre a promozione, marketing e comunicazione, una componente molto importante è rappresentata dall’innovazione. Infatti, la maggior parte delle micro, piccole e medie imprese esportatrici deve il proprio successo in larga misura ai prodotti e ai servizi innovativi sui quali ha puntato». Quali esigenze esprimono queste realtà nell’apertura ai mercati internazionali? «Il numero di queste imprese è minimo rispetto al totale delle imprese nazionali e anche al successo commerciale e mediatico del made in Italy nel mondo. In larga parte, però, si tratta di micro, piccole e medie imprese che contribuiscono all’export italiano, secondo l’Istat, per oltre il 50 per cento. Di ciò NOVEMBRE 2013

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MERCATI IVAN MALAVASI

187mila

Pmi Il numero di piccole e medie imprese italiane che esportano i loro prodotti

+31,3%

Commercio estero L’incremento delle vendite all’estero registrato dalle micro imprese dal 2007 a oggi

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devono rendersi conto gli enti pubblici che curano il coordinamento e la promozione dell’internazionalizzazione. Va ridefinito l’assioma che vede internazionalizzazione e grandi imprese procedere a braccetto. Non è vero, e i numeri lo dimostrano. I processi di internazionalizzazione, comunque, non coincidono solo con il fatturato esportato. Le imprese chiedono alle istituzioni che si occupano di internazionalizzazione di attivare iniziative e strumenti che sostengano a tutto campo la loro proiezione all’estero». Quali sono i fattori che rendono competitive le esportazioni italiane? «La piccola impresa italiana che realizza prodotti unici al mondo - non solo abiti, mobili, formaggi, ma anche macchine utensili e apparecchiature di precisione - probabilmente rappresenta la maggiore ricchezza del sistema Italia. L’innovazione di prodotto e di processo messa in campo da queste realtà ne costituisce un valore competitivo essenziale. Il problema per le piccole imprese non sono i prodotti, quanto piuttosto la capacità di penetrare i mercati esteri. Serve maggiore formazione sull’internazionalizzazione. Su questo aspetto anche le associazioni imprenditoriali potrebbero fare di più. È nostro dovere recuperare terreno su questo fronte se vogliamo favorire il necessario salto di qualità delle piccole imprese sui temi dell’export e dell’internazionalizzazione». Le piccole e medie imprese esportano soprattutto verso Europa e Africa. Ci sono margini per pensare di allargare i confini di azione? «Anche a livello geografico è necessario che la prospettiva degli scambi internazionali dell’Italia perda il perenne carattere di occasionalità e non corra più dietro a mode e innamoramenti improvvisi. La crisi dei cosiddetti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), la forte svalutazione monetaria in alcuni paesi emergenti e il calo dei consumi interni in altri, rendono più difficile l’accesso dei nostri prodotti di qualità a mercati considerati fino a poco tempo fa un approdo ideale. Le economie mature tornano a essere i nostri mercati di sbocco prioritari. I problemi maggiori per le nostre imprese sono costituti, però, soprattutto dall’euro tenuto artificialmente fortissimo e dalla pubblica amministrazione italiana. Se si riuscisse a sciogliere questi nodi, le piccole imprese potrebbero sprigionare le proprie potenzialità e guadagnare in competitività. Su ogni mercato». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI NOVEMBRE 2013


GUIDA ALL’EXPORT Investire risorse ingenti non è l’unica strada con cui le imprese italiane possono sviluppare business oltre confine. Esistono altre soluzioni a nove anni la Compagnia delle opere organizza l’evento Matching 2.0: un ciclo internazionale di incontri b2b nel quale si sviluppano temi centrali per la competitività delle aziende. Tra questi, l’innovazione riveste un ruolo di crescente importanza. Bernhard Scholz, presidente dell’associazione, spiega quali sono le sfide che le imprese italiane incontrano nell’affrontare i mercati internazionali. In base all’esperienza maturata con Matching, quali strategie devono adottare le aziende italiane per incrementare il processo di internazionalizzazione? «Il problema è come si sceglie di affrontare questo percorso. Matching 2.0 accompagna le imprese italiane nel comprendere i cambiamenti del mercato, le nuove regole e le modalità per affrontarle al meglio. Nell’area dedicata all’internazionalizzazione, sono presenti aziende di servizi, eventi e seminari formativi, utili per scoprire le opportunità dei venti paesi partecipanti, fino al dettaglio degli strumenti tecnici, dei possibili finanziamenti e degli aspetti burocratici». L’evento ha accompagnato 160 imprese italiane in Russia, Cina, Brasile, Germania, Qatar. Una nuova partnership è stabilita con il Marocco e la sua fiera dell’edilizia. Perché questi paesi? Esistono specifiche opportunità per le imprese italiane? «La scelta dei paesi dipende dai rapporti che in questi anni si sono consolidati con alcuni soggetti che fanno internazionalizzazione con capacità e competenze comprovate. L’individuazione di diverse mete cerca di rispondere al meglio alle necessità di tanti settori che vivono un periodo difficile, come quello dell’edilizia. In Russia e Qatar si sono, infatti, tenuti i due eventi dedicati a questo settore. Negli altri paesi, in particolare in Cina, si è valorizzato il sistema legato allo stile made in Italy trattandosi di mercati ad alto valore aggiunto, anche in collaborazione con l’Agenzia per la promo-

D

VALORE EXPORT

↑ Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere

zione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (Ice) e altri soggetti istituzionali». Mercati maturi o emergenti: quali sono i più promettenti e per quali motivi? «Cina, India, Brasile e Turchia hanno vissuto un eccezionale sviluppo economico negli ultimi anni, ma hanno subìto un rallentamento. Le contestazioni viste in Brasile, tra giugno e luglio, durante la Confederation Cup e in occasione della visita di Papa Francesco chiedono di riequilibrare il modello economico degli ultimi anni. Viene invocata una maggiore attenzione ai problemi sociali ed educativi affinché la crescita possa essere integrale. Questa è una sfida da cogliere, ma che evidenzia una certa imprevedibilità dei mercati emergenti. Appare ragionevole anche guardare all’Africa, in particolare ai mercati magrebini del nord, al Sud Africa ma anche ai paesi subsahariani: sono realtà che necessitano di nuove infrastrutture economiche; realtà nelle quali si prevede un forte incremento della produzione industriale ed elettrica, a fronte di enormi risorse miNOVEMBRE 2013

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MERCATI BERNHARD SCHOLZ

MATCHING 2.0 AIUTA LE IMPRESE ITALIANE A COMPRENDERE I CAMBIAMENTI DEL MERCATO, LE NUOVE REGOLE E LE MODALITÀ PER AFFRONTARLI AL MEGLIO

nerarie e non solo. In seconda battuta, segnalerei i paesi del sud-est Asiatico». Quali sono oggi i principali fattori di competitività delle piccole e medie imprese italiane sui mercati internazionali? «Un aspetto poco esaltato della capacità italiana di fare impresa è la grande flessibilità e capacità di problem solving che contribuisce a fare di questo Paese la seconda economia manifatturiera d’Europa. E poi ci sono quei fattori che tutto il mondo ci riconosce: innovazione e qualità dei nostri prodotti, brand ormai consolidati soprattutto nei settori food e fashion e, più in generale, nel settore del lusso». In che modo le reti di impresa possono costituire un’opportunità? 24

VALORE EXPORT

«Ottomila imprese realizzano l’80% dell’export italiano, cui nel complesso concorrono 190mila aziende tra micro, piccole e (poche) medie imprese. Ciò significa che la dimensione delle imprese non è l’unico problema. Bisogna, però, aiutare le aziende italiane a confrontarsi con i colossi internazionali e la formula delle aggregazioni, che spinge alla collaborazione soggetti imprenditoriali autonomi, si sta dimostrando vincente. Si pensa che per essere protagonisti dei mercati esteri si debbano investire capitali ingenti, condurre ricerche di mercato onerose e trasferte continue, ma si tratta di un pregiudizio che bisogna vincere. Esistono strumenti e professionisti che forniscono il necessario supporto per avviare e consolidare un percorso di internazionalizzazione». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI NOVEMBRE 2013



MERCATI FERRUCCIO DARDANELLO

WORLD-PASS UNA RETE PER LE IMPRESE

Sono ancora ampi i margini di penetrazione delle imprese italiane nei mercati mondiali. Unioncamere rafforza i presidi esteri per le aziende che vogliono internazionalizzarsi. L’analisi del presidente Ferruccio Dardanello

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VALORE EXPORT

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← Vista di Shanghai ↓ Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere

ono già stati compiuti importanti passi in avanti per delineare una strategia più efficace sul fronte dell’export e della proiezione internazionale delle imprese italiane, come ad esempio l’avvio della nuova Ice, l’agenzia nazionale per il commercio estero. Ciò però non è ancora sufficiente se, come riportano le stime di Unioncamere, l’unione delle Camere di commercio italiane, sono oltre 70mila le realtà produttive italiane che non hanno ancora imboccato la strada dell’internazionalizzazione, nonostante i loro prodotti siano di fatto pronti a varcare i confini nazionali. L’introduzione di una rete di oltre cento sportelli per l’internazionalizzazione presso le Camere di commercio italiane mira a fornire un supporto concreto alle imprese, come indica Ferruccio Dardanello, numero uno di Unioncamere. Sotto quali profili le aziende italiane vanno affiancante nella penetrazione dei paesi extra Ue, maggiormente promettenti considerando l’andamento negativo dell’economia dell’Eurozona? «Andare all’estero per un’impresa, tanto più verso paesi lontani e di cultura diversa da quella occidentale, impone non solo alcuni oneri di carattere amministrativo, ma richiede soprattutto competenze e contatti con i diversi mercati. È un processo difficile da affrontare da soli e senza un affiancamento professionale. Per questo

S

IL DISTRETTO CAMBIA PELLE L’INNOVAZIONE, SIA PRODUTTIVA CHE TECNOLOGICA, FA LA DIFFERENZA NELLA COMPETIZIONE GLOBALE econdo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio sui

S

distretti italiani di Unioncamere, oggi l’Italia conta circa 101 distretti industriali attivi in di-

versi settori produttivi. I più grandi, per numero di aziende e produzione, sono quello dell’occhialeria in Veneto, della sedia nel Friuli Venezia Giulia, della ceramica e del biomedicale in Emilia Romagna e quello del tessile in Toscana. Valter Taranzano, presidente della Federazione dei distretti italiani, spiega l’evoluzione del modello distrettuale. Come è mutata la conformazione dei distretti in Italia? «Alcuni hanno modificato la governance, altri stanno giocando la carta dell’internazionalizzazione, altri ancora hanno scommesso su progetti innovativi. Questi ultimi sono stati i più coraggiosi, ma anche i più lungimiranti, in quanto l’innovazione in questo momento è un elemento che fa la differenza. Penso al distretto ceramico della provincia di Modena, che ha promosso innovazioni tecnologiche e gestionali tali da trasformare la questione ambientale in opportunità, oltre che elemento caratterizzante del prodotto finito. Le aziende del distretto risparmiano fino al 50 per cento, attraverso il riutilizzo di materie prime, tra cui l’acqua. Inoltre, si sono dotate di strumenti gestionali di nuova generazione, come le certificazioni ambientali di prodotto Eco label e Leed». Sul fronte della governance, invece, quali i modelli virtuosi? «Un esempio è il distretto delle calzature della Ri-

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MERCATI FERRUCCIO DARDANELLO

↑ Valter Taranzano, presidente della Federazione dei distretti italiani

viera del Brenta. Oltre a incentivare l’export, che ormai interessa il 91 per cento della produzione, le aziende si sono organizzate attraverso relazioni interne (local network) interconnesse con attori esterni (global network). Così facendo hanno dato vita a diversi modelli di business che sono poi stati

5,6%

Turchia La quota di marchi del made in Italy importati dalla Turchia lo scorso anno

emulati da imprese leader esterne al distretto». Sul piano della competitività, come il distretto si rapporta al mercato internazionale? «Anche in questo caso porto degli esempi: il distretto alimentare del nord-est ha visto salire le vendite estere del 10 per cento nell’ultimo anno, per di più in un settore delicato come quello dolciario, dove le

+10%

Export L’incremento delle esportazioni registrato nel 2012 dal distretto dolciario del Nordest

aziende devono studiare strategie particolari per l’estero. È il caso dei dolci pasquali destinati a Canada e Australia, che vanno prodotti con largo anticipo rispetto a quelli destinati al mercato interno, poiché devono prevedere 45 giorni di nave per arrivare a destinazione». Quali sono, quindi, i punti di forza di queste imprese sul piano globale? «Secondo dati pubblicati da Intesa Sanpaolo, i distretti presenti in Veneto e Trentino stanno puntando sull’export. La vitalità di questi distretti e il miglior posizionamento competitivo delle imprese aggregate sottolineano come gli imprenditori concentrino le proprie forze su attività nevralgiche come innovazione, internazionalizzazione e marketing. All’interno di un distretto sono soprattutto le piccole imprese a beneficiare del miglioramento competitivo. Ciò avviene perché la cooperazione consente loro di arrivare in mercati lontani, o comunque difficilmente raggiungibili a causa di legislazioni macchinose e complesse. Senza i distretti difficilmente esse riuscirebbero nell’intento».» NMM 28

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abbiamo messo in campo il progetto World-Pass, la rete degli sportelli fisici e virtuali per l’internazionalizzazione: l’obiettivo è offrire ai nostri imprenditori la consulenza di persone in grado di dar loro una mano per orientarsi». Oltre ai Brics, si stanno affacciando sulla scena globale i next generation market, in primis l’Indonesia. In generale, quali sono i mercati maggiormente promettenti e stimolanti per l’export italiano? «L’Indonesia è stata protagonista in questi ultimi anni di un intenso sviluppo che ha condotto a un miglioramento delle condizioni economiche della popolazione. In realtà, sono molti i paesi che offrono buone opportunità per le nostre imprese, proprio perché in molti di essi il raggiunto benessere economico consente alla popolazione di poter soddisfare alcuni nuovi bisogni (e in quest’ambito il made in Italy è certamente un «marchio« che il mondo ci invidia) oppure di accedere a know how di elevata qualità, come quelli in possesso di ampi NOVEMBRE 2013


INVESTIMENTI (valori in milioni di euro) Manifatturiero

Servizi

Italia > Cina 2010

2011

150 119 100 50

18

0 -50

-14

-11

Cina > Italia 2010

2011

1000 784 750

672

500 386

350

250 0 Fonte: Elaborazioni Ambasciata d’Italia su dati Eurostat

settori della nostra manifattura. Penso alla Turchia, dove il «prodotto Italia« registra un ottimo riscontro, incidendo per il 5,6 per cento dell’import locale». Quanto ancora contano i mercati tradizionali europeo e americano - per i prodotti italiani? «Sebbene le nostre imprese, anche in maniera a volte pionieristica, abbiano da tempo avviato un processo di diversificazione dei mercati di sbocco, gli Stati Uniti e, soprattutto, l’Europa restano comunque mercati molto importanti. Certo, la ripresa della domanda estera ha introdotto alcune novità, una delle quali è lo scarso apporto alla domanda proveniente dai paesi europei. L’import di prodotti made in Italy da parte dei paesi Ue è stato deludente nel medio periodo (+7,6 per cento medio annuo) e addirittura negativo nel 2012 (-0,7 per cento). All’opposto, l’export extra-Ue ha galoppato, crescendo mediamente del 13,4 per cento tra il 2009 e il 2012 e a un tasso comunque più che doppio rispetto a quello VALORE EXPORT

medio globale (+9,2 per cento contro il +3,7 nell’anno appena concluso). Gli Usa invece, come la Russia, hanno trainato l’export italiano, grazie a una dinamica pari al 16 per cento circa nel medio periodo. Gli Stati Uniti, peraltro, hanno mantenuto questa dinamica anche nel 2012, mentre la Russia ha rallentato». Primi progressi si stanno registrando in Cina per le aziende italiane. In che modo il margine di scambi commerciali può essere ampliato? «Di certo è elevatissimo anche perché la Cina sembra destinata a diventare il primo mercato globale. L’appeal del prodotto italiano al momento è ancora basso, considerando che il nostro export assorbe appena l’1 per cento delle importazioni cinesi. Però è indubbiamente un mercato che non possiamo trascurare. Un passo avanti in Cina, considerando i valori in gioco, vale almeno sei o sette passi fatti in Brasile o Russia e questo è un paragone da tenere sempre a mente». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI NOVEMBRE 2013

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GRAND TOUR D’ITALIA

Un mix di bellezza e cultura è l’impronta dei prodotti italiani che si affermano nel mondo: dal design al cibo, dalla moda all’industria meccanica. L’attività dell’Ice per promuoverli ↑ Il Museo Casa Enzo Ferrari, inaugurato a Modena il 10 marzo 2012, è dedicato alla vita e al lavoro di Enzo Ferrari, fondatore dell’omonima casa automobilistica

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MADE IN ITALY L’ECCELLENZA ITALIANA

l brand “Made in Italy” discende da un’idea antica, connaturata alla natura degli italiani: non si produce per se stessi, ma per gli altri. Per questo si mette quel marchio. Si va persino all’avventura per piazzare il frutto del proprio lavoro italiano. C’è dentro questo atteggiamento una mescolanza di necessità, orgoglio, generosità. Traduco i concetti in un discorso: “Come facciamo le cose noi, non c’è nessuno. E non vogliamo tenercele per noi. Siamo generosi di noi stessi, non piazziamo i rimasugli, le scorie. Non vendiamo roba, ma qualcosa che ha un palpito della nostra stessa vita”. Come già faceva Marco Polo, ma prima di lui i mercanti etruschi, gli italici. Anche i romani, che più che vendere conquistavano. Ma, a ben riflettere, i romani portarono strade ovunque, e con ciò l’idea stessa del viaggio, ma anche la tecnologia e, insieme, arte degli acquedotti e dei ponti: che cos’è se non design? Era conquista, ma anche contaminazione aperta, senza il tallone sul collo dei popoli. Non si scambiano con altri popoli semplicemente merci, ma qualcosa di più: pezzi d’anima. Questa è l’Italia e questo siamo noi Italiani. I nostri prodotti ci somigliano. Non solo: hanno lo stesso respiro del nostro paesaggio. Paesaggio interiore ed esteriore. Cervello e mani, terra e rami. Fantasia e realtà di pianure mari e monti, donne, sorrisi, cibi, vino. L’Ice è al servizio di tutto questo movimento. È una spe-

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cie di congregazione di missionari. Nel senso che diffonde una religione. Quella dell’eccellenza italiana da far conoscere (e comperare) in Europa, Asia, Africa, America e Oceania. Hanno un mandato chiaro e semplice, i missionari dell’Ice. Fare in modo che la preziosità delle imprese italiane piccole e medie, quelle che non hanno apparati propri di penetrazione in mercati lontani e difficili, sia conosciuta, apprezzata, superi ogni tipo di barriera burocratica e sia offerta a chiunque nel mondo ami la bellezza e la praticità italiane: due qualità che vanno sempre a braccetto, e ci rendono unici nella fattura di prodotti di qualsiasi genere. Si chiama Ice dal 1945, e vuol dire “Istituto nazionale per il commercio estero”. È il figlio legittimo di una nave, ed è una cosa strana per un ente di Stato. Tutto, infatti, cominciò con una fiera campionaria galleggiante allestita sulla nave Italia, uscita dal porto di La Spezia il 18 febbraio 1924 per attraversare l’Atlantico e far conoscere la tipicità italiana in America Latina. Il governo aveva deciso di noleggiare il piroscafo Ferdinando Palasciano. Fu ribattezzato “Nave Italia”, e vi salì a bordo una folla di imprenditori, artisti, autorità civili e politiche. Le vaste sale, i ponti, ospitarono la “Mostra campionaria itinerante” dove furono esibite le eccellenze dell’allora poco conosciuto “Made in Italy”: seta, filati, gioielli, auto, cicli e motocicli, la macchina per scrivere Olivetti, il bitter Campari, i biscotti Lazzaroni,

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MADE IN ITALY L’ECCELLENZA ITALIANA

gli occhiali Salmoiraghi. Formaggi e prosciutti. Macchine agricole. Tutto! Due milioni di visitatori. Il Made in Italy, anche se era vietato dirlo in inglese, aveva emesso i primi vagiti, un campione sin dalla culla... Dall’esperienza della “Nave Italia” si passò al consolidamento di iniziative simili. Ine nel 1926, poi Ice dal 1945. Finché nel 2011 rinasce come Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Somiglia a quella nave! È qualcosa di snello, veloce. Aiuta sul serio a far conoscere e stabilire collaborazioni forti tra imprese italiane ed estere. Che cosa rende unico il “Made in Italy" nel mondo? La fusione di bellezza e cultura. La bellezza dà leggerezza alla cultura, la cultura dà solidità alla bellezza. Vale in tutti i campi del nostro export, questa magica alchimia. Grazie all’incantesimo del sudore di braccia e cervello, i tesori della storia e cultura italiane diventano parte immateriale dei beni materiali. Il design italiano si incarna così nell’arredamento, nei divani e nelle cucine, e connota le residenze più belle

del mondo ma dona fragranza e classe anche alle dimore meno fastose. E così nel settore fashion. Armani ha questa magia italiana. La donna vestita da Armani è stata ed è emblema di un’Italia che ha sfondato lo schema del pittoresco, della “mamma italiana”, per essere sintesi di modernità, senza però le angolosità tedesche e la fragorosità americana. Armani riesce a rendere colorato il grigio, i suoi vestiti neri fanno cantare il colore degli occhi. Questo lo fa unico. Parte da Milano ma ha casa a New York e Shangai. La cultura è trasformata in giacca, in tailleur, però lieve, facile da portare, linea pura, aerea come certe figure femminili di Botticelli. Moda italiana. Armani, Versace, Prada, Trussardi e altre case di questo rilievo aprono la strada a ditte emergenti. Funziona così: marchi di spessore e valore mondiale si innestano come querce nel giardino del nostro straordinario sistema delle piccole e medie imprese, i nostri piccoli gioielli delle cosiddette “multinazionali tascabili”, il tessuto di imprese esportatrici al cui servizio si dedica l’Ice.

LA VITA PUÒ ESSERE MERAVIGLIOSA IN UN SORSO DI BRUNELLO, ACCOCCOLATI SU UNA POLTRONA FRAU, MENTRE SOTTO CASA ROMBA UNA DUCATI 32

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ARMANI RIESCE A RENDERE COLORATO IL GRIGIO. QUESTO LO FA UNICO

Vale per la moda, ma questa caratteristica vale per tutti segmenti. Oltre all’arredamento e alla moda, l’agroalimentare. Basti segnalare Ferrero, gigante planetario con radici nelle Langhe piemontesi, la bontà dei cui prodotti universali, e insieme amabilmente provinciali, funziona da garante popolare per il gusto italiano del cibo e del vino. Nel settore delle bevande è recente lo straordinario successo del Prosecco (da Zonin a Maschio, fino alle marche meno popolari ma non inferiori) che ormai è diventato l’alternativa italiana, meno solenne, ma più limpida e garbata, molto veneta, al presuntuoso Champagne. Più antico, ma sempre nuovo, come una fonte delle fiabe, c’è Parmigiano Reggiano, il più famoso formaggio del mondo, trasferisce in bocca la profondità saporita di un formaggio unico di pasta dura. Si presta a una stagionatura lunga, ormai si sperimenta un invecchiamento anche oltre i 48 mesi e fino a 100. Imitatissimo, inimitabile. Alberto Savinio lo definì il contrabbasso dei formaggi. Dà solidità alla musica, fornendo la nota costante dell’armonia alla tavola della famiglia e degli amici. Si percepisce una ouverture verdiana, non si riesce a separare la potenza espressiva della “Forza del destino” dal destino pieno di forza di VALORE EXPORT

questo prodotto dell’arte casearia. In Boccaccio, nella novella del Calandrino, si celebra la “montagna di Parmigiano grattugiato”. E l’industria meccanica! Nel mondo non c’è nulla di paragonabile a una Ferrari rossa. La sua tecnologia raffinatissima ha la solidità di Leonardo e dei marchingegni portentosi. Possederla è come abbracciare la donna della propria vita. E non c’è una donna che non adori lo scalpitare di quel motore. E dietro la Ferrari arrivano in Cina, nei Paesi del Golfo Arabo, in Russia le già citate multinazionali della provincia italiana, famose specialmente per l’arte di inventare e produrre “le macchine che fanno le macchine”. C’è un profumo di bellezza, un presentimento di felicità che in tutto il mondo è richiamato dal “marchio Italia”, dal “Made in Italy”. È questo il dono che il Belpaese e la sua gente possono porgere ai popoli e alle genti per vivere meglio. La vita può essere meravigliosa, come nel film di Frank Capra, con un tocco del nostro cielo e un raggio del nostro sole in una gonna di Dolce e Gabbana, in un sorso di Brunello di Montalcino di Banfi o in un bicchiere di Barolo di Pio Cesare, accoccolati su una poltrona Frau, mentre sotto casa romba una Ducati. \\\\\ RENATO FARINA, scrittore NOVEMBRE 2013

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LA VERA PARTITA SI GIOCA IN EUROPA Raggiunto l’accordo sulla Politica agricola comune, i nodi da sciogliere restano il sostegno ai giovani agricoltori e la difesa del made in Italy. Ne parla il ministro Nunzia De Girolamo

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POLITICHE AGRICOLE NUNZIA DE GIROLAMO

Italia registra il numero di certificazioni di qualità dei prodotti agroalimentari più elevato a livello comunitario e anche l’export del comparto mantiene quote significative. Il 2013, già dall’inizio, ha registrato un aumento del 7 per cento delle esportazioni, come segnala un’indagine della Coldiretti. «Il settore agroalimentare è storicamente al centro dell’economia italiana – evidenzia il ministro De Girolamo – ed è anche uno dei pochi, in questo scenario globale di recessione e di contrazione dei consumi, a mantenersi vitale e in trend positivo. Credo sia fondamentale, per il rilancio dell’intera economia nazionale, fare in modo che venga valorizzato e incentivato». Un obiettivo che parte da basi importanti, individuate dalle risorse previste dalla nuova Pac varata a fine giugno dall’Unione europea. Quali sono i programmi a breve e lungo termine volti a sostenere il comparto agroalimentare? «Bisogna agire per rilanciare il settore, favorendo soprattutto il ricambio generazionale. Dobbiamo motivare i giovani a tornare in agricoltura, far capire loro che è un settore forte e su cui vale la pena investire. Per questo, mi sto impegnando attraverso misure concrete che incentivino il loro ingresso nel comparto, come la maggiorazione del 25 per cento degli aiuti diretti, che abbiamo reso obbligatoria, e facilitino l’accesso al credito e alla terra. Infine, ho intenzione di agire in difesa del made in Italy, aiutandolo a crescere sui mercati internazionali». Per quanto riguarda il settore ittico? «Importanti passi avanti sono stati fatti con la riforma della Politica comune della pesca (Pcp), che entrerà in vigore già dal prossimo gennaio. Tuttavia, la chiusura di questo accordo non esaurisce il mio impegno a livello europeo: ho intenzione di proseguire il dialogo nell’ottica di dare nuovo ossigeno a un comparto molto importante per l’Italia. Il vero punto chiave sarà riuscire a trovare un equilibrio tra la necessità di far respirare le risorse marine e le esigenze di chi di pesca ci vive, affinché le misure a tutela degli stock ittici siano sempre contemperate alle esi-

L’

← Nunzia De Girolamo, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali

VALORE EXPORT

genze dei territori su cui impattano». Quali traguardi l’Italia è riuscita a raggiungere a Bruxelles con l’approvazione della Politica agricola comune 2014-2020? «È stato fatto un buon lavoro e l’esito delle trattative lo dimostra. Penso, ad esempio, all’esclusione delle coltivazioni arboree e del riso dagli obblighi previsti dal greening, al miglioramento della convergenza interna, alla maggiorazione del 25 per cento degli aiuti per le imprese condotte da giovani, che abbiamo reso obbligatoria nei primi 5 anni di attività. Nell’ambito dello sviluppo rurale sono state previste anche agevolazioni per le startup e sono stati creati dei sottoprogrammi tematici per l’imprenditoria femminile». Sul fronte dell’Organizzazione comune di mercato quali risultati sono stati ottenuti? «Siamo riusciti a tutelare il settore del vino con un sistema di autorizzazioni che sarà in vigore fino al 2030, così come abbiamo fatto ammettere a intervento il frumento duro. Altra novità è la programmazione produttiva per i prosciutti a denominazione d’origine. In ogni caso, inizia ora una partita tutta italiana: dobbiamo riuscire a impiegare i 52 miliardi di euro per rilanciare la nostra agricoltura e dar vita a una vera politica agricola nazionale». Come favorire e accompagnare le imprese agricole nei sempre più necessari processi di internazionalizzazione? «Con i ministri Bonino, Bray e Zanonato abbiamo già previsto la creazione di una «cabina di regia per l’Italia internazionale”, dove abbiamo inserito anche le organizzazioni di categoria dell’agricoltura, per avviare una grande operazione di rilancio della nostra immagine all’estero. L’Expo 2015 sarà il noNOVEMBRE 2013

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52 mld

Pac I contributi della Politica agricola comune destinati tra il 2014 e il 2020 al sostegno dell’agricoltura italiana

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Prodotti Il numero di DOP, IGP e STG italiani riconosciuti nel dicembre 2012 dall’UE (nove in più rispetto al 31 dicembre 2011)

stro banco di prova. Si tratta di un’occasione di promozione dei prodotti italiani che non possiamo perdere e che servirà a raddoppiare le nostre esportazioni e a rafforzare la nostra presenza sui mercati internazionali. Nel frattempo, dobbiamo continuare a comunicare, a far conoscere i nostri prodotti ai consumatori stranieri, attraverso la piena sinergia con la rete delle ambasciate italiane e dell’Ita, l’agenzia per il commercio estero. Il mondo cerca i nostri prodotti perché sono i migliori. Con questa consapevolezza, allora, dobbiamo lavorare duramente, per assicurare che il made in Italy sia riconosciuto e riconoscibile e trovi il posto che merita nello scenario globale». Un tema cruciale anche per l’agroalimentare è rappresentato dall’illegalità. Con quali strategie si può contrastare questo fenomeno? «La contraffazione e l’italian sounding sono processi illegali che minacciano i nostri prodotti sui mercati internazionali. Siamo produttori di eccellenza e, in quanto tali, tutti cercano di imitare i nostri prodotti all’estero. Un fenomeno che ci danneggia a livello economico, con una perdita di circa 60 miliardi di euro, ma non solo. Si tratta di una vera e propria gabbia che ci impedisce di crescere, di creare occupazione, di dare riconoscimenti ai produttori che ogni giorno s’impegnano a lavorare bene e legalmente. Per questo, intendo fare in modo che qualità, affidabilità delle etichette e tracciabilità dei passaggi di filiera verso i mercati finali, sia nazionali che internazionali, diventino strumenti di trasparenza e controllo a tutela dei produttori italiani onesti e di tutti i consumatori». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI 38

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I VERI SAPORI ITALIANI Tra i prodotti italiani certificati, il vino rappresenta la punta di diamante

export italiano di cibi e bevande vale circa 32 miliardi di euro e il vino è al primo posto, con 4,7 miliardi. I prodotti certificati Dop, Igp e Stg destinati ai mercati esteri nel 2011 sono stati pari a 424mila tonnellate, in crescita del 5,5% rispetto all’anno precedente, poco più di un terzo di tutta la produzione agroalimentare di qualità certificata. Il valore dell’export dei prodotti a denominazione, in crescita del 6,9%, si assesta su oltre 2 miliardi di euro. Il comparto dei formaggi risulta essere uno dei più rappresentativi in termini di export (51%), con 122mila tonnellate esportate e un volume di affari pari a più di un miliardo di euro. Seguono il comparto ortofrutticolo (37%), con 190mila tonnellate esportate e un volume d’affari di poco meno di 150milioni, gli aceti balsamici (15%), con circa 243milioni di euro, e i prodotti a base di carne (9%), con circa 445milioni di euro di volume d’affari. «Quasi il 50% della produzione esportata – spiega Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, viene venduta attraverso un grossista importatore. Alta è, comunque, anche la per-

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POLITICHE AGRICOLE MARIO GUIDI

centuale di vendita tramite buyer della grande distribuzione organizzata estera (31,1%)». Quali sono i prodotti italiani più rinomati e richiesti all’estero e quali sono i paesi esteri più interessati ai prodotti tipici italiani? «A parte il vino, che rappresenta il prodotto made in Italy per eccellenza, i valori complessivi dell’export dei formaggi sono di grande interesse, anche se sono da attribuire (per circa il 67% dei volumi e l’80% del fatturato) solo alle due principali produzioni: Parmigiano Reggiano Dop e Grana Padano Dop; così come per i prodotti a base di carne, dove il Prosciutto di Parma Dop da solo ha un peso del 60% sui volumi esportati totali (pari a 38mila tonnellate) e del 67% sul fatturato da export (pari a 445 milioni di euro). Importanti risultano le performance del Prosciutto San Daniele Dop, con una cre-

↑ Mario Guidi, presidente di Confagricoltura

VALORE EXPORT

scita elevata sia dei volumi esportati (+35%) sia del fatturato (+42%), e della Mortadella Bologna Igp. L’export ha come principale destinazione l’Unione europea (65%), seguita dagli Usa (12,5%) e da altri Paesi extra Ue (9%)». Dal punto di vista della promozione dei prodotti italiani all’estero qual è la situazione? «Le iniziative di promozione sono fondamentali per far conoscere le produzioni italiane. Confagricoltura ha realizzato iniziative di varia natura, ad esempio gli incoming di operatori esteri per alcuni comparti strategici. L’export agroalimentare dei prodotti di qualità traina tutta la produzione italiana, va promosso di più, puntando anche su nuovi mercati promettenti. Occorre pianificare iniziative adeguate per fronteggiare la pirateria e l’italian sounding». L’Italia è il primo Paese europeo per numero di riconoscimenti conseguiti tra Dop, Igp e Stg. Questo primato ripaga in termini economici i produttori italiani? «Se si considera che, su 220 prodotti Dop e Igp, meno di dieci sono quelli che fatturano quasi la totalità della produzione, si può dire che questi riconoscimenti siano di grande aiuto per quelle produzioni che seguono precisi canali di distribuzione. Lo strumento Dop o Igp è solo una tutela internazionale del nome geografico di un prodotto e del suo metodo di produzione. Tra l’altro, lo strumento di tutela internazionale è l’etichetta Igp, perché non tutti gli Stati esteri riconoscono il marchio Dop europeo. Tuttavia, sono in corso molti accordi di scambio di prodotti di qualità tra la Ue e le nazioni extra Ue. Lo strumento Dop/Igp non è sinonimo di esportazione, ma un valore aggiunto che tutela la tipicità del prodotto di qualità italiano nel mercato globale. Esso può offrire buone opportunità, se abbinato alle caratteristiche richieste dai mercati esteri». \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO NOVEMBRE 2013

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AGROALIMENTARE CARLO CARAMEL

SEMPLICEMENTE VALDOBBIADENE Con Carlo Caramel, dietro le quinte di un successo che minaccia anche lo champagne. «Cresce l’attenzione, e così anche il territorio di produzione. E la qualità?»

na cosa è il Prosecco, un’altra è il Valdobbiadene Docg. Dopo il boom degli ultimi anni, che ha visto raddoppiare il numero di bottiglie di prosecco vendute, non sono poche le cantine e i produttori costretti a divulgare quanto più possibile questa distinzione. Se si considera che gran parte di questo improvviso sviluppo si deve al mercato estero, il compito si fa più difficile, perché significa sensibilizzare consumatori lontani geograficamente, culturalmente e con abitudini alimentari anche molto diverse. Carlo Caramel, amministratore della Canevel Spumanti con sede proprio a Valdobbiadene, spiega perché sia d’obbligo questo distinguo. «Dalla vendemmia del 2009 – dice Caramel – la possibilità di elaborare il Prosecco Doc è stata conferita a un territorio enorme, che comprende l'intero Friuli Venezia Giulia e buona parte del Veneto. Un territorio così vasto lascia ampie interpretazioni a un unico vitigno che, così facendo, rischia di perdere la sua tipicità. Con questa politica si è scelto di rendere il Prosecco un prodotto molto popolare, dall’appeal estremamente commerciale, che ha portato le grandi produzioni industriali a dominare il mercato».

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VALORE EXPORT

↑ Carlo Caramel, amministratore della Canevel Spumanti Spa, con sede a Valdobbiadene (TV)

www.canevel.it

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+20%

Nord America Aumenta questo mercato per la Canevel Spumanti nel (2013), in crescita anche in Germania (+5%) e Regno Unito (10%)

Qual è stata la vostra strategia per reagire a queste condizioni? «Le aziende di piccole e medie dimensioni arrancano in queste acque proibitive, quindi non possiamo che rivolgerci a professionisti del settore capaci di valutare le differenze qualitative, qualora ci siano. Per questo siamo da sempre rivolti a massimizzare la qualità dei prodotti ottenuti, osservando le massime attenzioni in vigneto, vendemmiando rigorosamente a mano in cassa e sfruttando il top della tecnologia in cantina. Non a caso abbiamo eliminato il termine prosecco dalle nostre etichette: il nostro è semplicemente Valdobbiadene». A proposito del mercato internazionale, in che modo ha pesato sulla vostra attività l’export nell’ultimo periodo? «In questi ultimi due anni ci rivolgiamo sempre di più ai VALORE EXPORT

paesi oltre confine. Ma trattando un prodotto posto su un livello medio/alto dobbiamo rivolgerci a mercati un po’ più maturi, capaci di distinguere la qualità proposta. Per tanto Germania, Svizzera e Regno Unito sono i paesi europei che ci danno maggiori soddisfazioni. Nuove aperture, anche se ancora con piccoli numeri, sono pronte in Repubblica Ceca, Belgio, Olanda e Nord Europa. Ottimo il mercato nordamericano, con prospettive di ulteriore crescita. Abbiamo in programma aperture in Centro e Sud America. In generale quello che conta è la “bollicina” made in Italy, e per questo il mercato mondiale ha un grosso potenziale di crescita, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo». Quali sono le tendenze che avete riscontrato più frequentemente all’estero? «Gli stili di vita quotidiana cambiano determinando diverse abitudini di consumo. Eppure in tutti, Italia compresa, si assiste a una destagionalizzazione del prodotto e lo svincolo dello spumante dalla ricorrenza. Il calice di Prosecco è apprezzato in diverse situazioni. Purtroppo, la moda imperante dello spritz sta “rovinando” la ricerca di prodotti sui quali gli esercenti possano puntare la propria professionalità ed esperienza. La nota positiva è che sempre più mercati riconoscono la diversa e delicata piacevolezza di un Valdobbiadene charmat, rispetto all’impegnativo classico e oneroso calice di un metodo champenois». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013

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PRODOTTI ALIMENTARI ENRICO GIOTTI

IL GUSTO DEGLI AROMI

Nuovi sbocchi commerciali per gli ingredienti tecnologici italiani destinati a food and beverage. Le prospettive di Enrico Giotti

mercati dell’area Medio Orientale sono attualmente il nuovo obiettivo delle aziende italiane che esportano i profumi del Mediterraneo e la tradizione dei sapori italiani in forma di innovative soluzioni tecnologiche adattabili ai processi industriali. È questo il caso della Giotti, azienda fiorentina, che produce aromi per l’industria degli alimenti e delle bevande, per la farmaceutica e la nutraceutica. L’azienda, che già si propone nell’Europa dell’Est, in Russia e in Nord Africa, oggi vuole rafforzare la propria presenza nei paesi mediorientali. «L’italianità – spiega Enrico Giotti, amministratore delegato della società, che guida insieme alla sorella Costanza (direttore amministrativo, finanziario e membro del consiglio di amministrazione) e allo zio Giovanni (presidente) – rappresenta una chiave importante della nostra proposta commerciale. Basti pensare a settori come quello del gelato, della pasta o ancora dei sughi e dei condimenti, dove gusti e ingredienti italiani sono riconosciuti come punti di riferimento da produttori e consumatori di tutto il mondo. Il settore delle bevande, poi, rappresenta il nostro fiore all’occhiello e ci vede partner dei principali marchi nazionali e internazionali».

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↑ In piedi, i fratelli Enrico, amministratore delegato, e Costanza Giotti, direttore amministrativo, finanziario e membro del consiglio di amministrazione. Al centro, lo zio Giovanni Giotti, presidente della Giotti di Scandicci (Firenze)

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GIOTTI E GIO-CAN: NON SOLO AROMI

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l marchio Gio-Can nasce nel 2009, con l’acquisizione di un’azienda di Fidenza che ha permesso a Giotti di entrare nel settore del riempimento

lattine. Grazie a questa affermazione del nuovo ramo bevande, Giotti ha lanciato per i prossimi anni un piano di investimenti e innovazioni. Gio-Can punta al mercato europeo con i nuovi formati fashion delle bibite in lattina (355 ml e 568 ml), oltre all’intera gamma dei prodotti già disponibili. Gio-Can ha contribuito in maniera sensibile all’exploit del gruppo, passato dai 24 milioni di euro del 2009 agli attuali 42,5 milioni di fatturato. Il nuovo marchio è anche il biglietto da visita col quale Giotti si presenta alle principali fiere di settore sia in Europa sia in altri continenti (Private Label Manufacturers Association, Food Ingredients Europe, Gulfood), alle quali si propone come partner per la grande distribuzione e i prodotti a brand. www.giocan.com

www.giotti.it

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Estrazione e distillazione sono procedimenti antichi, emblematici del lavoro degli aromatieri. Come avete rivisitato queste lavorazioni e come le avete reinterpretate con le più moderne tecnologie? «La proposta degli estratti, trasversalmente utilizzati in tutti i settori merceologici, rappresenta una nostra specificità importante, che solo poche altre aziende del settore possono vantare e che incrementa la nostra competitività rispetto ai produttori che fanno soli aromi. Con il know how acquisito e il controllo diretto di entrambe le produzioni di aromi ed estratti, possiamo infatti sfruttarne al massimo le rispettive peculiarità e creare sinergie di gusti e combinazioni aromatiche che danno un valore aggiunto ai prodotti. I nostri aromatieri dispongono di una strumentazione completa e all’avanguardia, che comprende diverse librerie di spettri in costante e dinamico aggiornamento». Come si passa dalle librerie agli aromi? «Le librerie sono realizzate con standard di molecole aromatiche isolate, oli essenziali, assolute ed estratti di ogni genere provenienti da tutto il mondo. Queste forniscono agli aromatieri gli elementi base per assemNOVEMBRE 2013

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PRODOTTI ALIMENTARI ENRICO GIOTTI

DA UN PICCOLO RETROBOTTEGA

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iotti nasce alla fine degli anni 20 dall’intu-

izione imprenditoriale del fondatore, Enrico

blare, scomporre e ricombinare qualsiasi base aromatica. Realizziamo ogni anno circa 800 nuove formulazioni. Le nuove formule vengono adattate e personalizzate dai nostri tecnologi alimentari sulla base degli obiettivi aromatici che si vogliono ottenere». Che ruolo ha, oggi, il settore dei succhi concentrati? «Sono sempre più numerosi i prodotti che fanno riferimento alla frutta e al succo di frutta. Non solo bevande e gelati, ma anche prodotti dolciari come dessert e snack. In qualità di azienda di aromi, è importante una gestione diretta dei succhi nelle varie tipologie, consapevoli che i risultati attesi nell’alimento finito sono perseguibili solo attraverso una selezione opportuna delle materie prime e l’ottimizzazione e il bilanciamento tra succo e aroma relativo, gestiti quali ingredienti reciprocamente complementari». Quanto è importante per voi l’innovazione? «È un valore fondamentale. Innovazione significa soprattutto sapersi adattare agli scenari internazionali, sapere intercettare i bisogni dei potenziali clienti e trovarsi pronti e propositivi verso i repentini cambiamenti. È nel rispetto di questi principi che la società, pur essendo in continua crescita, mantiene la ricerca, la flessibilità e il servizio personalizzato al cliente come fondamentali capisaldi della proposta commerciale. In

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Giotti, e si è poi sviluppata grazie all’impegno

della famiglia, oggi giunta alla terza generazione. In origine, Enrico Giotti gestiva un bar nel cuore di Firenze, in via Ghibellina e nel retrobottega realizzava essenze come pasta di arance, di limone, di mandarino ed estratti solubili per acqua gassata. Nel 1938 Giotti apre un nuovo laboratorio dedicato all’evoluzione dei prodotti destinati a insaporire i cibi, che poi diverrà una fabbrica nel 1951, per la produzione industriale di essenze e aromi. Nel 1959 il testimone passa al figlio Gianfranco, poi affiancato dal fratello Giovanni. Insieme, nel successivo decennio, fanno evolvere ulteriormente l’impresa in chiave industriale, trasferendola nella sede attuale di Scandicci, a Firenze. A fine anni 90, con l’ingresso in azienda dei figli di Gianfranco, ha inizio il processo di internazionalizzazione, che prosegue ancora oggi.

un mercato spesso spersonalizzato e dominato da aziende multinazionali, il rapporto personale e personalizzato con il cliente è una garanzia. E la flessibilità nel fornire immediatamente soluzioni è il nostro marchio di fabbrica». Qual è il contributo che la ricerca sul prodotto dà al vostro successo commerciale? «Il successo è misurabile con i vantaggi che derivano dall’impiego dei nostri aromi, degli estratti e dei succhi ad alto valore tecnologico aggiunto – fattori determiNOVEMBRE 2013


nanti per stare al passo sia dei prodotti alimentari tradizionali sia di quelli innovativi. Per questo continuiamo a investire nella ricerca. Che non si conclude con la sola realizzazione di nuovi aromi, ma prosegue dal momento in cui vengono applicati nell’alimento attraverso un controllo accurato della loro stabilità durante tutta la shelf life. Per questo siamo costantemente in contatto con i nostri clienti per trovare assieme le soluzioni ideali che li aiutino a rendere più efficienti i loro processi produttivi e i loro prodotti più accattivanti, attraverso l’utilizzo di soluzioni aromatizzanti realizzate su misura». Il vostro catalogo comprende oltre 15mila aromi. Avete diverse linee? «Aromi naturali e naturali identici, complessi atomizzati e micro-incapsulati, miscele di polveri, estratti distillati, succhi concentrati e atomizzati fanno parte del nostro portfolio prodotti, che proponiamo in forma liquida, in polvere e in emulsione. L’intera gamma è il VALORE EXPORT

risultato di una grande attenzione alla qualità in tutti gli aspetti dei processi produttivi. La tecnologia, combinata a processi innovativi e costantemente aggiornati, ci permette di sviluppare, insieme ai clienti, soluzioni moderne e uniche, orientate alla progettazione di alimenti e bevande». La vostra produzione è certificata? «A partire dalla selezione di fornitori qualificati e quindi dalla scelta accurata delle materie prime (tutte tracciabili), per poi passare alla produzione con impianti ad alta tecnologia, severi controlli e verifiche in ogni fase di lavorazione secondo quanto previsto dall’Hazard Analysis and Critical Control Points (Haccp). In più, oltre alle certificazioni Iso 9001:2008 e Brc/Ifs e Sedex Members Ethical Trade Audit (Smeta) 4 Pillars Certification, abbiamo ottenuto la certificazione per Kosher e Halal e siamo stati i primi in Italia e i secondi in Europa a produrre aromi, estratti e materie prime certificate come biologiche». \\\\\ LUCA CÀVERA NOVEMBRE 2013

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EXPO 2015 DIANA BRACCO

L’ITALIA INCONTRA IL MONDO Diana Bracco illustra la marcia di avvicinamento all’Expo 2015, ricordando che oltre l’80 per cento della popolazione mondiale è rappresentata nella manifestazione, «un vero record» econdo un’indagine promossa dalla Camera di commercio di Milano e dalla società di gestione di Expo 2015, l’indotto economico che l’evento produrrà a Milano e in Italia, tra il 2012 e il 2020, sarà di 24,7 miliardi di euro, con un incremento di valore aggiunto stimato in 10,5 miliardi e 199mila persone occupate direttamente o indirettamente. Diana Bracco, presidente di Expo 2015 e commissario generale per il Padiglione Italia, conferma queste aspettative sottolineando come l’Esposizione universale sarà davvero un eccezionale volano anticiclico di crescita economica e occupazionale, oltre che una straordinaria opportunità per rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo. Expo rappresenta per il nostro Paese anche un essenziale attrattore di capitali: gli investimenti esteri, infatti, ammontano a oltre un miliardo di euro. Germania

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e Svizzera hanno già stabilito per i loro padiglioni budget rispettivamente di 40 milioni e 19 milioni di euro, la Russia circa 30 milioni, dai Paesi del Golfo si attendono più di 150 milioni, mentre la Repubblica popolare cinese avrà il secondo padiglione più grande del sito espositivo dopo quello italiano. «A questo sostegno internazionale - ricorda Diana Bracco - si aggiunge l’entusiasmo del mondo delle imprese, a iniziare dal presidente Giorgio Squinzi e dai numerosi official partner di Expo 2015: da Fiat a Telecom, da Intesa Sanpaolo a Coop. E poi Illy, Accenture, Cisco, Enel, Finmeccanica, Came. Gli investimenti dei primi partner privati di Expo hanno già superato i 250 milioni di euro». Il padiglione Italia sarà ispirato all’idea del vivaio. Come sarà possibile far germogliare giovani talenti e creare per loro occasioni di lavoro? «L’idea del vivaio incarna un trinomio fondamentale per il futuro del nostro paese: innovazione, giovani e talento. Queste sono le chiavi per avviare un «rinascimento« dell’industria. Il padiglione nasce con la vocazione di essere luogo e simbolo dello sviluppo di nuove generazioni: uno spazio protetto, di crescita, sviluppo e formazione. Un laboratorio d’idee che aiuti i progetti a germogliare e un punto di riferimento per i talenti innovatori, capaci di rinnovare il concetto di eccellenza italiana combinando la tradizione con approcci inediti e originali. Al centro della costruzione ci sarà «l’albero della vita”, simbolo dell’Italia, della sua industria e delle sue bellezze sto-

← Diana Bracco, commissario generale per il Padiglione Italia, e Giuseppe Sala, commissario unico per Expo 2015

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@Expo2015Milano

riche, paesaggistiche, enogastronomiche: sarà un punto di riferimento per imprenditori e ricercatori». Quanti visitatori sono previsti? «Si prevedono 20 milioni di presenze. Circa 13 o 14 milioni dall’Italia; 3-4 milioni dall’Europa, soprattutto da Spagna, Svizzera, Regno Unito e Francia; 3 milioni dai Paesi extra-europei, di cui un milione dalla sola Cina. Complessivamente ci aspettiamo un indotto per il settore turistico pari a circa 4,8 miliardi di euro. Il Padiglione Italia sarà la porta d’ingresso in grado di offrire ai visitatori la magia di un viaggio lungo la penisola. Grazie al contributo delle Regioni e degli enti locali che popoleranno il Cardo, vogliamo far rinascere a livello globale il desiderio di visitare il Bel Paese. L’obiettivo è quelVALORE EXPORT

www.expo2015.org

lo di far rivivere il grand tour del Settecento e dell’Ottocento. Il Padiglione Italia sarà anche un flagship store delle nostre eccellenze». Il tema dell’Expo sarà «Nutrire il pianeta, energia per la vita”, come potrà l’evento essere motore trainante per le nostre eccellenze in campo agroalimentare? «L’Esposizione universale permetterà di valorizzare le nostre eccellenze in settori con un alto potenziale di crescita legati proprio allo sviluppo sostenibile, alle energie rinnovabili e, naturalmente, all’agricoltura, all’artigianato e all’industria alimentare. Il cibo made in Italy costituisce uno dei nostri punti di forza in tutto il mondo. Ma l’Expo rappresenterà un’occasione di promozione delle numerosissime ecNOVEMBRE 2013

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↑ Un momento degli “Expo Days” del maggio scorso a Milano

cellenze produttive, tecnologiche e scientifiche italiane, si pensi alle macchine per la movimentazione agricola e quelle per la lavorazione alimentare riconosciute come tecnologie di avanguardia: dall’utilizzo efficiente delle materie prime agli agro-farmaci, dai fertilizzanti per incrementare le rese agricole di tanti paesi in via di sviluppo ai medicinali veterinari, fino ai processi di valorizzazione delle produzioni alimentari e alla loro conservazione». Uno dei temi più dibattuti negli ultimi tempi è quello dello spreco alimentare. Come verrà declinato questo concetto? «L’Expo affronterà le sfide di un’alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti, nell’ottica dello sviluppo sostenibile, attraverso ampie direttrici tematiche che vanno dall’agricoltura e dalla biodiversità alla sicurezza e qualità alimentare, dall’innovazione della filiera agroalimentare alla cooperazione e sviluppo nell’alimentazione, dall’educazione alimentare al cibo e alla cultura. Tra queste, la questione dello spreco sarà assolutamente centrale». \\\\\ RENATA GUALTIERI 48

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PADIGLIONI È RECORD

Sono 60 i Paesi che avranno un loro padiglione. È la prima volta dal 1851 ontinua a salire il numero di adesioni all’Esposizione universale che si terrà a Milano nel 2015 e avrà come tema “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”. Arriva dalla Liberia l’adesione numero 138, poco dopo quella di Malta e del Regno Unito. Giuseppe Sala, ceo della società Expo 2015 Spa, ha accolto con particolare interesse la partecipazione britannica perché la prima edizione dell’Esposizione universale si è tenuta proprio a Londra nel 1851. A confermare la presenza degli Stati Uniti è stata, invece, una comunicazione partita direttamente dalla Casa Bianca, con la quale il presidente Obama ha annunciato che il suo governo ha dato il via libera a un grup-

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EXPO 2015 GIUSEPPE SALA

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Partner ufficiali Sono le adesioni degli Stati partecipanti all’Expo che si terrà a Milano, registrate a inizio novembre

4.170 mq

Padiglione giapponese Lo spazio che avrà a disposizione il Giappone, in cui sarà proposta un’esperienza multisensoriale sul tema del cibo

po di aziende private per la costruzione e gestione del padiglione americano a Expo Milano 2015. Per questa operazione gli Stati Uniti hanno previsto un finanziamento che va dai 25 ai 40 milioni di euro. «Apprendiamo con grande soddisfazione che gli Stati Uniti hanno selezionato una cordata di soggetti che svilupperà la partecipazione americana all’Expo. Conosciamo la competenza dell’organizzazione che ha presentato il progetto, per questo siamo certi che sarà realizzata una proposta di assoluto valore» ha commentato Giuseppe Sala. Lo spazio a disposizione degli americani (3.000 metri quadrati) sarà inferiore a quello di altri grandi Paesi che hanno confermato con largo anticipo la propria partecipazione, tra cui Francia e Giappone, ma la presenza statunitense si rivelerà comunque strategica. La Francia (65esimo Paese a sottoscrivere il documento che ufficializza la propria presenza all’evento) avrà uno spazio espositivo di 3.592 metri quadrati a disposizione per il suo padiglione. «La partecipazione della Francia – ha spiegato Giuseppe Sala – è di fondamentale importanza per il successo dell’Esposizione universale. L’esperienza e la sperimentazione francese in campo agroalimentare sono, infatti, un punto di riferimento di alto livello. Nel padiglione della Francia i visitatori potranno scoprire come le conoscenze che Oltralpe vantano in questo settore possono contribuire a migliorare la VALORE EXPORT

↑ La stretta di mano tra il commissario unico per Expo Milano 2015, Giuseppe Sala e il commissario generale per il padiglione giapponese, Hisanori Goto, nell’Ambasciata italiana a Tokyo

qualità di vita di milioni di persone, grazie anche alle preziose attività di cooperazione internazionale avviate. La cultura, l’arte e la storia enogastronomica francese accompagneranno la riflessione sul tema scelto per l’Expo. Ciò darà un sicuro impulso alla definizione delle linee guida necessarie ad assicurare cibo sano, sicuro e sufficiente a tutti nel mondo, che è l’obiettivo primario di Expo Milano 2015». Altro padiglione di peso sarà quello del Giappone, che avrà a disposizione un’area di 4.170 metri quadrati. «Abbiamo grandi aspettative sulla presenza del Giappone – ha continuato Sala – e siamo certi, vista la grandezza del padiglione nipponico, che il Paese sarà un protagonista di primo piano della nostra Expo. Alimentarsi in Giappone fa parte della loro cultura. L’Esposizione universale sarà un’opportunità per raccontare ai visitatori, non soltanto le eccellenze della tradizione alimentare e culinaria del Sol Levante, ma anche gli aspetti innovativi di un Paese moderno: nuovi sistemi di agricoltura, tecnologie d’avanguardia, sostenibilità ambientale, educazione alimentare, sistemi di distribuzione e conservazione del cibo. Questi sono alcuni degli aspetti fondamentali e prioritari nel mondo d’oggi, elementi chiave per risolvere le principali emergenze che affliggono purtroppo ancora molti popoli della terra». \\\\\ RENATA GUALTIERI NOVEMBRE 2013

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EXPO 2015 ZAHA HADID

FORME MODERNE

La struttura delle città odierne stride con la società contemporanea sempre più complessa e dinamica. Ne parla l’architetto Zaha Hadid a fluidità è il leitmotiv di tutti i suoi progetti e la scioltezza del disegno a mano libera è una firma autografa che accompagna le sue creazioni fino a rivelarsi nelle linee dinamiche e continue degli edifici finiti. Vincitrice nel 2004 del premio Pritzker per l’architettura, Zaha Hadid da sempre propone progetti che hanno letteralmente cambiato il modo di percepire lo spazio urbano, in Italia e nel mondo. La sua proposta per una delle torri che compongono il progetto CityLife a Milano è rimasta fedele ai concetti di movimento e dinamismo. «La torre è una tipologia di costruzione spesso trattata come statica e fissa. Per CityLife, invece, abbiamo voluto considerare l’ubicazione urbana della torre come vero elemento generatore dell’identità del progetto. I flussi pedonali di passaggio nel sito danno idealmente origine a un vortice che risulta essere, appunto, il dinamismo progettualmente ricercato» ha spiegato l’architetto. Nell’ambito di questo progetto, ha realizzato anche un blocco di residenze: quali sono le forme e i materiali che possono oggi assicurare l’equilibrio tra esigenze estetiche e funzionali, qualità dell’abitare e vincoli economici? «I materiali e le forme utilizzati per le residenze del complesso di CityLife sono in continuità con la ricerca architettonica e progettuale effettuata dal nostro studio nel corso degli anni. Tale ricerca coniuga un linguaggio architettonico e formale d’avanguardia con la cura dei materiali e della loro sostenibilità ambientale. Legno, vetro e pannelli di cemento fibro-rinforzato sono usati per caratterizzare gli spazi e sottolineare in maniera inconfondibile gli ambienti e le architetture, all’interno e all’esterno degli edifici. In questo contesto è fondamentale anche l’uso e la progettazione dell’illuminazione, sia naturale che artificiale. La prima esaltata dall’uso di grandi vetrate, sia negli spazi pubblici che privati, la seconda disegnata con lunghe linee di luce dalle forme dinamiche e di grande efficienza energetica».

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→ Per maggiori informazioni sul progetto ideato da Zaha Hadid per il complesso CityLife

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→ La torre Hadid, chiamata “Lo Storto”, sarà alta 170 metri ↙ Le residenze progettate dall’architetto iracheno per il complesso CityLife ↓ Zaha Hadid

NEI NOSTRI PROGETTI È SEMPRE STATO FONDAMENTALE IL RAPPORTO CON IL PAESAGGIO, A TAL PUNTO CHE GLI EDIFICI STESSI NE DIVENTANO PARTE Il progetto CityLife dà grande importanza anche alle aree verdi e pedonali: in che modo queste aree dialogano con i suoi edifici? «Nei nostri progetti è sempre stato fondamentale il rapporto con il paesaggio, a tal punto che gli edifici stessi ne diventano parte, fondendosi con esso grazie alle loro forme fluide e organiche. Le strategie di ricerca e progettazione sono applicate sia agli edifici che alle aree verdi, che assumono pertanto la medesima importanza da un punto di vista compositivo. Il verde non è mai casuale o trattato come un elemento riempitivo, ma studiato nelle sue forme, nei suoi percorsi e nei materiali. Dall’interno degli edifici e degli appartamenti, la vista sul verde circostante è esaltata dal-

@ZHA_News www.zaha-hadid.com

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le ampie vetrate e dai parapetti in cristallo delle terrazze. L’abbondanza di spazi di cerniera tra il lotto residenziale e il verde pubblico sottolineano la simbiosi tra il complesso residenziale e il grande parco circostante». Al di là del progetto CityLife, qual è la sua concezione dello spazio urbano? «Credo che la complessità e il dinamismo della società contemporanea non possano più essere contenuti nella rigida struttura tipica della maggior parte delle città sviluppatesi durante l’era industriale; ora tutto è divenuto più flessibile e globalizzato, abbiamo a che fare con diagrammi sociali molto più complessi rispetto a quelli del ventesimo secolo. È quindi necessario rapportarsi alle mutate circostanze sociali attraverso un’architettura caratterizzata da fluidità e continuità. Il nostro studio esplora soluzioni di design organico, un linguaggio architettonico in continua evoluzione che enfatizza forme curvilinee, in grado di facilitare la transizione tra i diversi elementi. Ogni nostro progetto è il risultato di questo approccio che genera una sensualità scultorea caratterizzata da una logica formale coerente». \\\\\ CAMILLA GARGANO NOVEMBRE 2013

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EXPO 2015 DANIEL LIBESKIND

PONTI VERSO IL FUTURO

Ogni città è una sfida. Daniel Libeskind la affronta ispirandosi al passato e guardando al futuro. Convinto che l’architettura oggi vive un nuovo Rinascimento

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molti piace definirlo un prodigioso visionario, per la sua capacità di vedere quello che non c’è e quello che potrebbe esserci, di dare una forma allo spazio, di far parlare qualunque materiale scelga per raccontare la storia dello spirito umano attraverso gli edifici che costruisce. Daniel Libeskind, figura internazionale dell’architettura e dell’urban design, è l’uomo che ha progettato il Museo ebraico di Berlino e ha dato una nuova immagine a Manhattan, sulle rovine del World Trade Center. Libeskind lavora con l’ansia della memoria ma anche pieno di fiducia, «cercando di costruire ponti verso il futuro fissando il passato con occhi limpidi, ispirato dalla luce, dal suono, da spiriti invisibili, dalla netta coscienza del luogo e dal rispetto per la storia» ha spiegato l’architetto. Tra i suoi lavori in Italia c’è una delle torri del complesso CityLife a Milano, al quale rivolge parole di entusiasmo. «Ovunque le città sono in competizione per raggiungere il più alto livello nel modo di vivere, nella cultura e nella sostenibilità. CityLife porta la già alta qualità di vita di Milano verso un futuro ancora più elevato e sostenibile». Come ha concepito il progetto della torre per CityLife? Quali sono state le sue fonti d’ispirazione? «L’ispirazione per la torre centrale di CityLife è venuta da un disegno per una cupola di Leonardo Da Vinci che l’artista non ha mai potuto completare; ho pensato che questa torre speciale con i suoi due vicini potesse formare una cupola virtuale nel cielo e incorniciare un’ampia piazza pubblica aperta al parco centrale». Quali direzioni sta prendendo l’architettura contemporanea? «Penso che ci sia un Rinascimento nell’architettura oggi. Un maggior numero di persone sono interessate al valore culturale di questa disciplina

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↑ Daniel Libeskind ← Le residenze progettate dall’architetto statunitense per CityLife

@DanielLibeskind www.daniel-libeskind.com

che, grazie in particolare al rispetto della sostenibilità e delle questioni ecologiche, sta determinando uno standard sempre più alto per il settore. L’aumento del senso pubblico di consapevolezza e di coinvolgimento è un vantaggio per tutti noi». Come i nuovi edifici devono dialogare con l’esistente e con le tradizioni architettoniche e culturali del Paese nel quale sorgono? «La nuova architettura deve essere al tempo stesso radicata nella storia e guardare avanti. Nel caso, ad esempio, del progetto CityLife, il luogo è composto in modo da integrare le dimensioni del tessuto urbano esistente, collocando strutture residenziali più piccole lungo il perimetro e creando all’interno ambienti contemporanei». Quali sono le principali difficoltà e differenze che incontra nel costruire in luoghi tanto diversi? «Ogni città ha le sue sfide, ma è questo che mi piace. Si tratta di prendere parte a differenti culture e lavorare con diversi tipi di comunità pubbliche e private allo stesso modo. Ogni progetto ha un’unica missione, la qualità, e una storia che è la fonte del mio disegno architettonico: sono tutte esperienze diverse e ugualmente speciali per me». \\\\\ RENATA SACCOT NOVEMBRE 2013

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STATI UNITI OUTLOOK ECONOMICO

UN MERCATO CONSOLIDATO Vastità del territorio e competitività. Sono i punti di forza del mercato statunitense, che ancora oggi si dimostra un’opportunità per gli imprenditori italiani

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SCAMBI COMMERCIALI USA-ITALIA

2012 gen-mag

valori in milioni di USD

14.850

15.343

1,58%

1,66%

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Fonte: elaborazione Ice su dati del Dipartimento del Commercio Usa

Importazioni Usa dall’Italia Quota di mercato

7.246 6.771

Esportazioni Usa verso l’Italia Quota di mercato

Saldo commerciale

e l’economia americana continua a essere la più grande del mondo un motivo c’è. Oggi il colosso statunitense si sta risollevando nonostante lo stop che alla fine del 2006 ha colpito il mercato immobiliare e nel settembre 2008 la finanza di Wall Street. Secondo i dati dello US Department of Commerce, nel 2012 l’economia degli Stati Uniti ha avuto una crescita debole ma stabile: il Pil è cresciuto del 2,2% (+ 605,8 miliardi di dollari), raggiungendo un valore di 15.681 miliardi. Inoltre, secondo il Beige Book, il rapporto periodico della Federal Reserve che descrive le condizioni dei 12 distretti della Banca centrale americana, tra luglio e agosto 2013 l’economia degli Stati Uniti ha continuato a crescere a un ritmo «tra il modesto e il moderato». L’America continua, dunque, a confermarsi una terra di speranze, come veniva definita dai pionieri: oltre a essere il principale investitore a livello globale, è anche il principale ricettore di investimenti dal resto del mondo. Non c’è da stupirsi. La dimensione ampia del mercato, il dinamismo e la competitività, l’essere una vetrina mondiale rappresenta-

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1,13%

1,05%

-7.604

-8.503

no tutti motivi validi per fare investimenti in questo grande paese. E proprio sul piano degli scambi economici, il rapporto tra l’Italia e gli Stati Uniti è uno degli aspetti più visibili delle buone relazioni che hanno caratterizzato i rapporti transatlantici. Il mercato degli Usa, infatti, assorbe da solo il 7% delle esportazioni italiane e costituisce il terzo mercato di sbocco in assoluto (dopo Germania e Francia), ma il primo se si considerano i Paesi extra-Ue. Non a caso, storicamente il saldo commerciale attivo più grande del nostro Paese è proprio quello con gli Stati Uniti. Nel 2012 le esportazioni italiane hanno raggiunto i 26,7 miliardi di euro, registrando un incremento del 16,8% rispetto al 2011. A livello settoriale è la meccanica che continua a essere il settore di maggiore rilievo, assorbendo un quinto del totale esportato dall’Italia. Seguono poi i mezzi di trasporto, moda e accessori, agroalimentari e vini, prodotti in metallo. Sono proprio questi, infatti, i settori su cui puntare di più nell’ottica di penetrare il mercato statunitense, insieme ai servizi di informazione, comunicazione e ai prodotti chimici. \\\\\ TERESA BELLEMO

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STATI UNITI CLAUDIO BISOGNIERO

LUNGA VITA AL SOGNO AMERICANO Gli Stati Uniti rappresentano un paese ricco di possibilità per chi vuole fare impresa. E qui gli italiani partono favoriti

ll’inizio del secolo scorso milioni di europei intraprendevano il lungo viaggio che li separava dall’America. Terra di speranze e opportunità, il Nuovo Continente veniva visto come una reale possibilità di riscatto. I tempi sono cambiati, oggi l’Italia è una delle otto grandi potenze mondiali e l’intera economia internazionale ha subìto una brusca frenata, deflagrata proprio negli Stati Uniti. Questo, però, non ha sbiadito l’aura che l’America possiede, non soltanto per gli italiani, ma per tutti quelli che nel mondo hanno voglia di mettersi in gioco. Se cento anni fa chi faceva i bagagli apparteneva alla fascia meno abbiente della popolazione, oggi l’America è molto spes-

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↑ Claudio Bisogniero, ambasciatore italiano a Washington DC

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so terra di opportunità per manager e imprenditori che vogliono ampliare il proprio mercato. Tuttavia, questa volontà si scontra spesso con la normale difficoltà di approcciarsi a un nuovo mercato, fatto di nuove regole da rispettare. Anche a questo servono le ambasciate, luogo di raccordo tra realtà diverse che si incontrano per lavorare insieme. Ne parliamo con Claudio Bisogniero, ambasciatore italiano negli Usa. Gli Stati Uniti sono sulla buona strada per uscire dalla crisi. Qual è lo stato di salute dell’economia a stelle e strisce? «L’attuale crescita degli Stati Uniti potrebbe essere vista come modesta rispetto al periodo pre-recessione, ma è stabile, soprattutto se si considera che lo stimolo viene solo dal “quantitative easing” della Federal Reserve, senza incentivi fiscali. La ripresa è solida e in gran parte continua (2,5% nel secondo trimestre), sostenuta dalla spesa dei consumatori, così come dai bassi prezzi dell’energia, aspetti che rendono gli Stati Uniti attraenti per gli investimenti. Non c’è dubbio che il rilancio strutturale dell’economia degli Stati Uniti sarà importante per la ripresa NOVEMBRE 2013


↑ Per maggiori informazionisull’Anno della cultura italiana negli Stati Uniti

L’ANNO DELLA CULTURA ITALIANA NEGLI USA È UNO STRUMENTO PROMOZIONALE PER LE ECCELLENZE DEL MADE IN ITALY degli altri paesi, tra cui l’Italia. Non dimentichiamo che gli Stati Uniti sono il primo mercato extraeuropeo per i prodotti italiani. Infatti, le esportazioni verso gli Stati Uniti sono aumentate del 16,8% l’anno scorso e si prevede che aumentino ancora di più nel 2013». Quale supporto fornisce l’ambasciata alle aziende italiane che operano negli Stati Uniti? «Il sostegno dato alle imprese italiane dalla rete diplomatica e consolare negli Stati Uniti facilita il loro accesso al mercato attraverso l’individuazione e la rimozione delle barriere non tariffarie, soprattutto nel settore agroalimentare, ma non solo. Inoltre, in stretto coordinamento con l’Ice, l’istituto per il commercio estero, e in collaborazione con la comunità scientifica degli Stati Uniti, l’ambasciata organizza eventi promozionali a cui prendono parte le eccellenze italiane nel settore della tecVALORE EXPORT

nologia. Assistiamo le aziende italiane nei loro contatti con le istituzioni, le agenzie di ricerca e le grandi imprese locali, le aiutiamo ad accedere ai finanziamenti, anche attraverso la Banca mondiale e la Idb, la Banca Interamericana di Sviluppo. L’approccio integrato con il nostro patrimonio culturale è strategico. L’Anno della cultura italiana negli Stati Uniti è uno strumento promozionale notevole per le eccellenze del made in Italy e del turismo, che attraverso la nostra cultura, la scienza, la tecnologia e la gastronomia possono far conoscere i loro prodotti sul mercato statunitense. Il legame tra la cultura e il commercio è, a mio avviso, uno strumento fondamentale per un paese come l’Italia». Sono ancora tanti gli imprenditori italiani che continuano a trovare il mercato statunitense di rilevante interesse. Dal suo punto di vista, perché ciò accade? NOVEMBRE 2013

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STATI UNITI CLAUDIO BISOGNIERO

«Uno degli aspetti più apprezzabili del mercato americano è dato dalle sue dimensioni (è la più grande economia del mondo, con un alto reddito pro-capite); inoltre, gli Stati Uniti offrono la possibilità di raggiungere quella visibilità mondiale che porta, tra le altre cose, a raggiungere nuovi mercati. Gli investitori italiani sanno che gli Stati Uniti sono uno dei sette paesi più competitivi al mondo e personalmente credo che l’innovazione e l’efficienza del mercato finanziario siano i principali punti di forza degli Usa». Che consiglio darebbe a un imprenditore italiano che voglia investire negli Stati Uniti? «Bisogna essere informati sui vantaggi che vengono offerti dai singoli Stati dell’America, in quanto essi competono tra loro per attrarre il maggior numero di investitori nazionali e stranieri. Mi riferisco a incentivi fiscali e benefici derivanti dalla semplificazione delle procedure, che riducono

↑ Da destra, l’imprenditrice Marilisa Allegrini, l’ambasciatore Bisognero e Giovanni Mantovani, direttore di Veronafiere durante un evento all’Ambasciata italiana 60

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al minimo i requisiti burocratici necessari per iniziare un’attività negli Usa. È fondamentale, inoltre, conoscere la trattativa, tuttora in corso, per il commercio e gli investimenti di partenariato tra gli Stati Uniti e l’Unione europea. L’effetto che questo accordo transatlantico avrà sulle dinamiche degli scambi tra i due continenti lo rende ancora più importante per le aziende italiane, che potranno così avvantaggiarsi di queste norme rispetto ai loro competitor. Una recente indagine condotta dalla società di ricerca Prometeia rivela che l’Italia è il paese dell’Unione europea che potrebbe beneficiare più di tutti, in termini di crescita economica e di occupazione, se tutte le barriere tariffarie e non con gli Stati Uniti dovessero essere eliminate. Ciò porterebbe a un aumento dell’8% delle esportazioni verso gli Usa». Quali sono i potenziali rischi per chi opera sul mercato a stelle e strisce? NOVEMBRE 2013


← Kerri-Ann Jones, assistant secretary

↓ Claudio Bisogniero con Paolo Scaroni,

for environmental and scientific affairs del Dipartimento di Stato, e l’ambasciatore Bisogniero firmano un accordo di collaborazione nel settore aerospaziale

ad di Eni, all’inaugurazione della mostra “The boxer. An ancient masterpiece” al Metropolitan Museum di New York

ASSISTIAMO LE AZIENDE ITALIANE NEI LORO CONTATTI CON LE ISTITUZIONI, LE AGENZIE DI RICERCA E LE GRANDI IMPRESE LOCALI www.twiplomacy.it/usa

«Non ci sono particolari rischi operativi per gli investimenti italiani negli Stati Uniti. Ciò che potrebbe accadere, dato che gli investimenti sono spesso collegati a consistenti appalti pubblici o privati, è che un rallentamento dei programmi di sviluppo in un determinato settore possano tradursi in un conseguente ritardo nella generazione degli utili dovuti a quell’investimento. Ma questo è un rischio comune a tutti i mercati. Alcuni imprenditori, non solo italiani, ci hanno parlato di problemi incontrati nell’ottenere i visti per i loro dipendenti non locali. Di questo aspetto abbiamo già discusso con i nostri interlocutori negli Stati Uniti». Quali sono le principali differenze tra i sistemi fiscali vigenti in Italia e negli Stati Uniti? «In America gli incentivi sono decisi dai singoli Stati. Recentemente, durante una visita ufficiale, mi ha colpito il pacVALORE EXPORT

chetto di agevolazioni fiscali vigente in uno Stato: solo i redditi prodotti in quello Stato sono oggetto di tasse, escludendo così dalla base imponibile qualsiasi reddito prodotto dalle attività svolte fuori dai confini di quello Stato; vi è la concessione di crediti d’imposta per ogni nuovo posto di lavoro generato; inoltre, ci sono numerose altre agevolazioni per le imprese che effettuano investimenti a medio termine. È possibile accedere al credito bancario a bassi tassi di interesse e ci sono programmi di formazione professionale rivolti specificamente agli investitori stranieri. Grazie al piano “Destinazione Italia”, varato dal Governo Letta, l’Italia si sta muovendo nella stessa direzione. Oggi il mondo è molto competitivo, anche per quei Paesi che in passato attiravano naturalmente i flussi finanziari esteri. Quindi, ognuno deve dimostrare dinamismo e capacità di adattarsi alle evoluzioni del mercato». \\\\\ TERESA BELLEMO NOVEMBRE 2013

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MODA CLAUDIO MARENZI

IL TESSILE A CACCIA DI NUOVI MERCATI

Le imprese del tessile italiano affrontano la globalizzazione con idee e progetti diretti verso i mercati in espansione. Con un occhio di riguardo a Russia e Brasile

www.sistemamodaitalia.it

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VALORE EXPORT

istema Moda Italia (Smi), tra le più grandi organizzazioni di rappresentanza degli industriali del tessile e della moda, supporta le aziende italiane sui mercati internazionali, organizzando periodici seminari e missioni per mettere in contatto gli operatori locali con le aziende italiane. Lo scorso settembre, ad esempio, in collaborazione con l’Istituto italiano per il commercio estero, è stata organizzata una missione che ha portato 15 marchi italiani a Ekaterinburg, in Russia, per testare il mercato della regione degli Urali. «Le aziende – ha commentato Claudio Marenzi, presidente di Smi – hanno presentato agli operatori le loro collezioni donna, uomo e bambino, che sono state molto apprezzate, soprattutto per quel che riguarda i capi di fascia medio-alta e alta. Le aziende hanno incontrato 45 operatori, tra buyer e retailer, provenienti da Ekaterinburg e dalle città limitrofe di Perm, Tyumen, Chelyabinsk, Ufa, Samara e Kazan. Grazie a questa iniziativa, così come ad altre effettuate in Siberia, abbiamo capito che il settore ha grandi possibilità di crescita nella Federazione Russa, anche al di là delle già conosciute regioni di Mosca e San Pietroburgo». Quanto la Federazione Russa apprezza l’eccellenza delle produzioni italiane? Quali sono gli ulteriori margini di crescita in questo mercato? «Nel 2012 le esportazioni del tessile in Russia hanno toccato 1,4 miliardi di euro, l’86,4% delle quali è costituito da capi di abbigliamento, per un fatturato di 1,2 miliardi di euro. Con tali valori, la Russia risulta il settimo mercato di sbocco per le imprese italiane, quinta (considerando il solo abbigliamento) dopo Francia, Germania, Svizzera e Stati Uniti. La Federazione Russa è in una fase di crescita e, di conseguenza, il mercato tenderà ad ampliarsi ulteriormente. Inoltre, l’Italia è il terzo fornitore di prodotti di abbigliamento, quindi,

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IL SETTORE TESSILE-ABBIGLIAMENTO ITALIANO HA GRANDI POSSIBILITÀ DI CRESCITA NELLA FEDERAZIONE RUSSA

↑ Claudio Marenzi, presidente della federazione Sistema Moda Italia

VALORE EXPORT

l’obiettivo deve essere quello di conquistare quote di mercato a scapito dei nostri concorrenti». Un altro mercato in rapida crescita è il Brasile, che interesse dimostra questo Paese verso le nostre produzioni? E quali strategie dovranno mettere in campo le imprese per raggiungere questo mercato? «Il Brasile ha 190 milioni di abitanti, è il quinto Paese più popolato al mondo. Nel 2010 il consumo di abbigliamento in Brasile è stato di 26 miliardi di euro. I dati, non ufficiali, per l’anno 2011 indicano un valore di quasi 30 miliardi di euro e prevedono per il 2012 una cifra pari a 32 miliardi di euro. L’abbigliamento femminile è il segmento che genera il maggior volume di fatturato; ma è il segmento della moda per bambini (21,6%) che sta registrando i più alti tassi di crescita. Si tratta di una realtà che è potenzialmente di grande interesse per le nostre esportazioni, ma che ha ancora forti elementi di criticità, a partire dai dazi molto elevati per l’import. Inoltre, il Paese presenta alti indici di pressione fiscale, eccessiva burocrazia e inefficienza nel sistema amministrativo, scarsa disponibilità di risorse umane qualificate e costo del credito fra i più alti al mondo». Restando nel continente americano, qual è il peso degli Stati Uniti per la nostra industria tessile. E in che modo le aziende italiane potranno ottenere maggiore forza su questo mercato? «Nel 2012 il valore delle nostre esportazioni di prodotti tesNOVEMBRE 2013

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Commercio estero dell’industria tessile italiana nel 2012 (valori in miliardi di euro) Importazioni Esportazioni Saldo commerciale Tessile

5,730

9,367

3,637

Moda

12,208

17,318

5,110

Totale

17,938

26,685

8,747

ACCESSORI PROTAGONISTI ALL’ESTERO

I prodotti italiani sono amati e desiderati in tutto il mondo, specie in Russia e Far East

Fonte: Smi su dati Istat

sili e di abbigliamento ha superato 1,6 miliardi di euro, in crescita del 15,1% sull’anno precedente. L’export di abbigliamento è stato di 1,3 miliardi di euro, pari all’80% del totale. Tra i prodotti che hanno evidenziato le dinamiche più positive, segnalo il vestiario esterno maschile (+19%) e femminile (+5,9%) e la maglieria esterna. È cresciuta anche la camiceria: quella femminile mostra un aumento del 20,8% mentre quella maschile del 7,1%». C’è spazio per crescere ancora negli Stati Uniti? Se dovesse fare una previsione, su cosa punterebbe? «Assolutamente sì, tenendo conto che l’Italia è solo l’undicesimo Paese fornitore di prodotti tessili negli Usa. Ci sono, dunque, grandi margini di crescita. È necessario conoscere di più e meglio i gusti dei consumatori americani e ottimizzare le attività di marketing, comunicazione e logistica. Sui primi due aspetti l’Italia ha ancora molto da imparare. Ma, soprattutto, abbiamo bisogno di un maggior impegno nei servizi logistici per abbattere i tempi di trasporto delle merci verso il mercato americano, estremamente sensibile a questo argomento. A tal fine si potrebbero studiare forme di cooperazione tra aziende coordinate da SMI». \\\\\ RENATA GUALTIERI 64

VALORE EXPORT

n un contesto economico europeo ancora incerto, il trend generale del settore degli accessori di moda vede l’export in forte aumento. Così, implementare il commercio con l’estero è diventata per molte imprese italiane una necessità, più che una possibilità, per ampliare il proprio mercato di riferimento e far crescere il fatturato. «Il ruolo di un’organizzazione non è solo accompagnare le imprese sui mercati fornendo loro una piattaforma efficiente per vendere e promuovere i propri prodotti, ma anche quello di elaborare una strategia integrata di sviluppo per l’intero settore - spiega Cleto Sagripanti, presidente della Federazione italiana dell’accessorio moda persona (Fiamp) -. Per questa ragione stiamo lavorando con l’unico obiettivo di tenere alta la bandiera delle produzioni italiane in Europa e nel mondo». Quali sono i mercati che più apprezzano i prodotti italiani? E quali quelli che presentano le opportunità più interessanti per le imprese italiane? «I prodotti italiani sono amati e desiderati in tutto il mondo perché sono esempio di qualità, creatività e innovazione. Ci sono mercati che apprezzano i nostri prodotti più di altri, basti pensare alla Russia e al Far East. Si tratta di aree

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MODA CLETO SAGRIPANTI

5%

Export La percentuale delle esportazioni delle aziende aderenti alla Fiamp. Il saldo attivo a fine 2012 è stato di oltre 12 miliardi di euro

in cui negli ultimi anni la classe media è cresciuta molto dal punto di vista economico, di conseguenza è cresciuto anche il numero di persone disposte a pagare di più per un accessorio ben fatto e unico. Credo, però, che sia sbagliato attuate strategie dirette a singoli mercati, ma occorre ragionare su scala globale, in un contesto sempre più interconnesso». In che modo la Fiamp promuove all’estero il valore del brand made in Italy? «Valorizziamo al meglio il programma delle quattro fiere che si svolgono a Milano: Micam, salone leader a livello mondiale del settore calzaturiero; Mipel, la più importante vetrina internazionale della pelletteria; Mifur, salone internazionale della pellicceria e della pelle; Mido, mostra internazionale di ottica, optometria e oftalmologia. Non esiste al mondo un calendario così ricco di contenuti. È una risorsa su cui è fondamentale puntare per far crescere le imprese italiane e promuoverle all’estero». Come è possibile aumentare l’attrattività di Milano nei confronti dei buyer internazionali? «Le manifestazioni fieristiche che si tengono a Milano sono vetrine esclusive che raccolgono tutti i leader mondiali del

↑ Cleto Sagripanti, presidente di Fiamp, Federazione italiana dell’accessorio moda e persona

VALORE EXPORT

settore e rappresentano appuntamenti ai quali i più importanti buyer non possono mancare. Il mio impegno da presidente di Fiamp sarà quello di comunicare al meglio questa nostra missione e creare legami più stretti tra i vari soggetti istituzionali, le case di moda, i buyer e i media per valorizzare il ruolo dell’accessorio». Uno degli ostacoli che penalizza i brand italiani all’estero è rappresentato dal fenomeno della contraffazione e da una non corretta applicazione delle regole commerciali negli scambi internazionali? «Avvertiamo ormai da anni la necessità di stabilire regole certe sull’origine dei prodotti, c’è bisogno di norme chiare e uguali per tutti, sia per le aziende che per i consumatori, non solo italiani ma anche europei e internazionali. Si tratta di una priorità assoluta per l’intera industria manifatturiera. L’articolo 7 del Regolamento europeo sulla sicurezza dei prodotti destinati al consumatore, che prevede l’introduzione dell’indicazione di origine obbligatoria, colmerebbe il gap tra l’Unione europea e le altre economie mondiali. Sui prodotti italiani c’è da fare una battaglia in più per combattere il fenomeno noto come «italian sounding”; su questo aspetto è necessario che il nostro governo metta in campo una strategia internazionale utilizzando le proprie rappresentanze all’estero. I desk anticontraffazione presso i vari uffici esteri dell’Ice, ad esempio, erano stati un avvio interessante che, però, non ha avuto seguito». \\\\\ RENATA GUALTIERI NOVEMBRE 2013

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MODA ALESSANDRA DELLA FIORA

CINA E RUSSIA, UNA TAPPA OBBLIGATA PER LA MODA ITALIANA Proporre le tendenze della moda oltre confine, applicando modelli distributivi sempre più efficaci. Gli obiettivi del Gruppo Treci International ono la qualità e il gusto del sistema moda italiano a fungere ancora da fattore discriminante in un mercato sempre più globalizzato, dove le aziende incontrano la concorrenza di player mondiali che fanno di prezzi concorrenziali il loro vantaggio competitivo. «L’abbigliamento è ancora un business profondamente italiano», sottolinea Alessandra della Fiora, direttore del gruppo Treci International. «E il gusto si evince nel colore, attraverso i suoi accostamenti, nelle stampe - per la loro originalità -, nel finissaggio dei tessuti (tinture e lavaggi sempre innovativi), nei particolari degli accessori e non per ultimo nella vestibilità; solo così il vestire diventa realizzazione del gusto e della fisicità». Il gruppo è composto da Treci Spa, azienda dedicata al servizio di pronto moda

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www.treci.eu

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VALORE EXPORT

sul mercato nazionale, e da AD Fashion Group, che produce e distribuisce sul territorio italiano e sui mercati dell’Unione europea ed extra-Ue. Filo conduttore delle attività è rappresentato dai prodotti di tendenza della moda italiana per l’uomo, la donna e il bambino. «Le caratteristiche comuni dei nostri marchi di abbigliamento – spiega Alessandra della Fiora – si rintracciano nel total look e nel servizio pronto moda. Per il resto, le linee si differenziano nel target di prezzo e nello stile. I marchi che stiamo proponendo al mercato estero sono “Jan/ayako”, il nostro brand più sofisticato ed elegante posizionato su un target medio-alto, e “Luk ap”, marchio più giovane e dinamico, posizionato invece su un target medio». Altra freccia all’arco del gruppo è la capacità di allestire una collezione basandosi sul concetto di total look, ossia della coordinazione dell’abbinamento. Treci International ha risposto al calo della domanda interna con un incremento del fatturato determinato dalle esportazioni. I mercati di riferimento sono oggi la Russia, affiancata da Ucraina, Polonia e Moldavia, e i paesi asiaNOVEMBRE 2013


Immagini della collezione del Gruppo Treci International di Settimo Torinese (To)

LO STILE SI EVINCE NEGLI ACCOSTAMENTI DI COLORE, NELLE STAMPE, NEL FINISSAGGIO DEI TESSUTI, NEI DETTAGLI E NELLA VESTIBILITÀ tici, principalmente Cina e Hong Kong. «Abbiamo avviato i primi contatti con il Sud America, in particolare con Cile, Brasile e soprattutto Messico, su cui puntiamo a concentrare maggiori attenzioni e risorse. Aumentare l’export è uno dei nostri obiettivi prioritari, potendo contare su un servizio di pronto moda fortemente richiesto dai mercati dei paesi Brics e non solo. Questo grazie alla capacità, ancora tutta italiana, di saper creare e realizzare moda con un contenuto di originalità unico». Il Gruppo Treci sta per aprire sul mercato cinese, con un partner locale, i primi due punti vendita monobrand “Luk ap”. «La Cina – sottolinea la direzione – è una scelta, come la Russia, quasi obbligatoria. Di queste nazioni parla il loro Pil e non solo. Come sappiamo, stanno aumentando i consumi interni e i prodotti italiani sono ricercati non solo dal ricco mercato del lusso, ma anche da una classe media in forte espansione. Queste fasce di popolazione richiedono prodotti di consumo quotidiano, arricchiti però di un contenuto diverso in qualità e gusto, meglio se targati Italia». VALORE EXPORT

Solo intorno alla metà del 2014 si potranno avere i primi riscontri del progetto in Cina, appena avviato. «Prima di leggere i risultati, aspettiamo di avere almeno 8-10 punti vendita, collocati rigorosamente in centri commerciali altamente specializzati. Ad ogni modo, essere presenti sul mercato cinese è fondamentale». Del resto, la multicanalità è il tratto che caratterizza la distribuzione del gruppo: «conoscere e seguire i cambiamenti del mercato in realtà distributive diverse, ci consente di rendere più solida la nostra presenza e di rispondere con immediatezza alle evoluzioni del mercato». Con i primi sei gruppi della Grande distribuzione europea, Treci International ha già concluso contratti di fornitura per il mercato italiano, europeo e russo con prodotti italiani di prima fascia di prezzo, ottenendo ottimi risultati. «L’obiettivo è aumentare il fatturato espandendo il concetto di multicanalità all’estero, cercando di strutturare canali distributivi moderni. Siamo alla ricerca di partner per la distribuzione, dei brand destinati, in Europa, Russia e in Medio Oriente». \\\\\ LEONARDO TESTI NOVEMBRE 2013

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MODA GIGI MONTI

UNA VISIONE STREET NEOCLASSICA Linee pulite, senza eccessi, con gonne sotto il ginocchio e capi mai troppo scollati. Gigi Monti propone una collezione da giorno e da sera per la donna giovane ed elegante

er anni al fianco di Gianni Versace per le collezioni Genny, Complice e Callaghan. Ma Gigi Monti aveva un pensiero fisso. Proporre la sua idea di prêt-à-porter alle donne di tutto il mondo. Cappotti, tailleur, giacche e gonne a effetto tulipano nei colori classici del bianco, nero, tortora e verde militare, accesi dall’arancio e dal viola per una donna giovane, attiva e dinamica, romantica e grintosa. Una donna che ami i tessuti, come il jacquard e il matelassè, decorati a rilievo con grafiche e fiori a effetto tricot. L’obiettivo diventa reale con l’acquisizione della sartoria di Remo Basile, attiva dagli anni 40. Basile, con a capo

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IL CLASSICO SI EVOLVE E SI ADATTA AI TEMPI CHE CAMBIANO, CON PROPORZIONI E MATERIALI INNOVATIVI

↙ Gigi Monti, stilista e titolare del marchio Basile, con sede operativa a Milano. In queste pagine, alcuni modelli dell’ultima collezione

Gigi Monti, oggi propone una collezione di 130 modelli da giorno e da sera. Cosa indossare per una colazione con un cliente? In riunione con il capoufficio? Durante un breve viaggio di lavoro? E con le amiche? «Tutte domande – spiega Gigi Monti – alle quali rispondo con un guardaroba che unisce comodità, freschezza e un tocco di personalità che rende unico lo stile». Cosa contraddistingue la vostra collezione 20132014? «Bon ton e una visione street neoclassica. È essenziale, pragmatica, dalle linee pulite e dai dettagli molto femminili. Siamo tornati al vero stile italiano, con tessuti e stampe che mostrano al mondo la nostra creatività e VALORE EXPORT

professionalità. La donna è protagonista. In un attimo crea, mixa e gioca in base alla sua personalità, ma mantiene eleganza e allure. Il classico si evolve e si adatta ai tempi che cambiano, con proporzioni e materiali innovativi, attenzione al dettaglio e al particolare». Per quale donna ha disegnato la sua collezione? «Mi rivolgo a una donna consapevole, dinamica, attenta alla moda, ma mai eccessiva nel vestire: le linee sono pulite, senza eccessi, con gonne sotto il ginocchio, i capi mai troppo scollati, i tailleur eleganti. E questo vale per tutte le donne, al di là dell’area geografica in cui vivono: Medioriente (Arabia Saudita, Oman, Emirati Arabi Uniti e Kuwait), Far East (Cina e Corea), Europa Orientale (Polonia, Romania e Russia). Sono proprio questi paesi a influenzare le mie scelte creative. Viaggio per confrontarmi con differenti modi di pensare e di vedere e mi ispiro ai colori di queste zone». Quale sarà il capo indispensabile quest’anno? «È la stagione del ritorno dei cappotti dall’eleganza sartoriale, molti con cintura. L’affermazione dei tailleur con spalle naturali e linee morbide. Giacche di taglio maschile, ma anche modelli corti “a box” con maniche

www.basileitalia.com

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MODA GIGI MONTI

QUESTA STAGIONE SEGNA IL RITORNO DEI CAPPOTTI DALL’ELEGANZA SARTORIALE

enfatizzate e importanti. Le gonne sono un’alternanza di tubini, ma anche ampie al ginocchio, a ruota, effetto tulipano. I materiali e i tessuti sono tutti di provenienza italiana: jacquard o matelassé con disegni e motivi in rilievo. E ancora grafismi, fiori, effetto tricot: un’iniezione di energia pura». E i colori? «Proponiamo quattro gruppi di colori essenziali. Il gioco degli opposti del bianco e nero, talvolta accesi da tocchi di arancio nei dettagli, tipo camicie. Rosso in tutte le sue sfumature, dal ciliegia al sangue di bue, interrotto da un neutro di base come un salmone rosato o il bianco lana. Verde militare in oltre 50 sfumature 70

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intercalate con i mauve, i lilla e i violacei. Nero, soprattutto per la sera, addolcito con taupe – fra beige e fango – e viola pavone». Da poco più di un anno avete rilanciato il vostro marchio, riposizionandovi sul mercato. Come avete agito? «Dopo gli ultimi anni orientati sul segmento fast fashion, siamo su un posizionamento high end e puntiamo al top di gamma con una fascia di prezzo medio-alta. Per questo rilancio abbiamo scelto un partner importante, che ci aiuta nella proposta di un prodotto completamente italiano e dall’identità fortemente riconoscibile. Infatti il punto di svolta è stata la partnership brand licensing con l’azienda Emanuela & Co, che sotto la guida di Emanuela Sbruzzi punta a un know how tecnico e stilistico che fa del made in Italy la base del successo. Inoltre, stiamo puntando sulla comunicazione, anche se questa costituisce solo una parte del processo di vendita. Prima di tutto viene la necessità di dimostrare che il prodotto è all’altezza della sua brand awareness, fidelizzando così le nostre clienti e avviando un passaparola spontaneo, che è quello che sul lungo periodo decreta il successo di un marchio nel mercato del prêt-à-porter». \\\\\ LUCA CÀVERA NOVEMBRE 2013



MODA MONICA BONAIUTI E PAOLO VITI

I MAESTRI TOSCANI DELLA PELLE

Una straordinaria risorsa artigianale, che grazie alle sue maestrie può infondere precisione ed eleganza alla borsetteria. Il caso della Exin ivolgersi a un’azienda toscana significa attingere a una rete di eccellenze uniche. Qui si trova uno tra i più importanti distretti di lavorazione della pelletteria al mondo. Qui, lavorano gli artigiani più preparati e richiesti di questo settore. Sulla spinta di brand italiani storici, nel giro di un decennio questo distretto ha triplicato la produzione, diventando il più importante centro manifatturiero europeo e stimolando la nascita di un polo della meccanica applicata alla lavorazione della pelle. «Questo polo produttivo ci consente di mantenere i principi classici della pelletteria artigianale che vengono tuttavia costantemente aggiornati alle nuove esigenze contemporanee». A sottolinearlo è Monica Bonaiuti, titolare insieme a Paolo Viti di una delle aziende di punta della regione, Exin. Una realtà, sorta nella provincia di Firenze, specializzata nella realizza-

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La Exin Group si trova a Bagno a Ripoli (FI)

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www.exingroup.com

zione di borsetteria di lusso. Capi commissionati dalle più importanti griffe internazionali, in particolare francesi e statunitensi. Una straordinaria risorsa artigianale, che grazie alle sue maestrie può conferire precisione ed eleganza in tutti i dettagli delle collezioni. «Il poter contare su un importante rete di piccole aziende satelliti, specializzate nella lavorazione della pelletteria, ci permette da un lato di ampliare le nostre potenzialità in termini di volumi, e allo stesso tempo di fidelizzare le maestrie su cui poter sempre fare affidamento». Per i brand, Exin può eseguire un lavoro completo, dalla ricerca allo stile, dal disegno fino alla realizzazione del campione definitivo. L’azienda riceve gli sketches e le prime indicazioni sui materiali da utilizzare. A quel punto si passa allo studio del cartamodello, alla realizzazione del prototipo e, infine, all’esecuzione del prodotto finale. «Tutto questo avviene all’interno della NOVEMBRE 2013


LAVORIAMO IN STRETTA SINERGIA CON GLI STILISTI E I TECNICI DELLE PIÙ IMPORTANTI GRIFFE INTERNAZIONALI

2500

Aziende del distretto toscano della pelle Con oltre 15mila addetti e un giro di affari che nel 2012 ha toccato i 6 miliardi di euro

nostra struttura, nel cuore della Toscana». Valore aggiunto fondamentale dell’azienda è la sua flessibilità. La capacità, quindi, di assolvere alle più diverse richieste. «Lavoriamo qualunque tipo di materiale, dai vitelli pieno fiore alle nappe ovine, dai tessuti nylon ai macramé più preziosi, per giungere alle pelli pregiate di VALORE EXPORT

coccodrilli, pitoni, lucertole o struzzi». Importante è la selezione del pellame che avviene di solito in collaborazione con le griffe stesse e, al fine di preservare la qualità del prodotto, viene effettuato un controllo dell’azienda presso i vari fornitori delle materie prime. «La nostra società, nonostante sia ampiamente cresciuta negli ultimi due anni, ha mantenuto la sua anima artigianale. Exin è ancora molto flessibile, ed è in grado di soddisfare celermente le richieste dei vari committenti, riuscendo a cogliere nell’immediato l’interpretazione che i vari designer desiderano attribuire alle loro creazioni e costruendo con essi un feeling molto stretto e collaborativo». Per soddisfare le esigenze dei marchi internazionali, si investe costantemente nel rinnovo tecnico e nella formazione del personale, con il quale i clienti vengono a stretto contatto per una comunicazione più diretta e coinvolgente. «I responsabili dello sviluppo dei vari brand vengono in azienda da ogni parte del mondo per seguire l’iter realizzativo - spiega Bonaiuti -. Insieme ai rappresentanti delle case di moda eseguiamo fin da subito prove e dettagli in modo che questo sia un lavoro interattivo». A loro volta, i titolari e lo staff di Exin sono disponibili a recarsi presso le loro sedi affinché l’azienda diventi così un “partner” produttivo e stilistico a tutti gli effetti. \\\\\ ANDREA MOSCARIELLO NOVEMBRE 2013

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MODA CARLO SOLDAINI

SAPIENZA ARTIGIANA

Il calzaturiero toscano, in bilico tra la celebrazione del classico e l’esplorazione di nuove forme d’eleganza. L’esperienza del calzaturificio Soldaini

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a una parte, la creatività messa alla prova dal susseguirsi delle tendenze, dall’altra la tradizione da custodire. Il compito di un marchio storico non si esaurisce con la ricerca dell’eccellenza. È quanto succede a calzaturifici come Soldaini, che fonda il suo know how nella tradizione fiorentina. «Fin dalle origini – ricordano i titolari, Norico e Carlo Soldaini – la nostra vocazione è stata la scarpa maschile, che volevamo di alta qualità, caratterizzate dall'eleganza, il comfort e la morbidezza che solo le scarpe in vera pelle sanno dare». Per l’amministratore del calzaturificio è la produzione artigianale italiana a contraddistinguere la calzatura da uomo della sua azienda a livello internazionale. «Crediamo – continua Norico Soldaini – che sia il costante rinnovarsi nel senso della creatività italiana a renderci competitivi sui mercati esteri, soprattutto in Cina e Russia. Questo nonostante la penalizzazione che subiamo da un cambio con il dollaro assurdo: tutte le aziende italiane sono ora svantaggiate rispetto a tutte le nazioni che gravitano nell’area dollaro». Per Soldaini la sapienza artigiana dei collaboratori è una certezza. «Ogni scarpa – dice Norico Soldaini – è realizzata artigianalmente seguendo accuratamente ogni lavorazione, dal disegno iniziale alla preparazione della tomaia, alla fase di cucitura fino alla lucidatura finale, prestando particolare attenzione ai dettagli. In particolare, durante il processo di lucidatura finale, volto a esaltare le naturali caratteristiche della pelle, le sostanze impiegate

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Il Calzaturificio Soldaini ha sede a Fucecchio (FI)

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www.soldainishoes.it www.carlosoldaini.it

non vengono assorbite sempre allo stesso modo e pertanto, anche se solo per una piccolissima differenza, ogni paio di scarpe risulterà unico». La tipologia su cui i Soldaini puntano è data da calzature di genere classico «all’inglese – continua Carlo Soldaini – e sportive sneaker, di target medio fine, anche con coccodrillo o pitone. Usiamo lavorazioni come cucite “blake”, doppia cucitura “blake rapid”, “tubolare”, “Bologna” e in alcuni casi “goodyear flex”. Aggiunterie e preparazioni sono esclusivamente italiane, nel nostro caso addirittura locali perché il prodotto richiede un continuo controllo sul posto». Data la varietà di modelli, non si può isolare una sola caratteristica che distingua il calzaturificio fiorentino. «Ma un aspetto decisivo – spiega Carlo Soldaini – è la qualità dei pellami, che noi scegliamo prettamente grezzi, di origine francese o italiana. La conceria, poi, deve dimostrarsi elastica per soddisfare le richieste che sono sempre più indirizzate alla maggiore varietà e colorazione della pelle». Dopo anni di assenza dalle fiere mondiali, recentemente la Soldaini ha partecipato al Micam a settembre. «E parteciperemo – continua Norico Soldaini – a quello del 25 marzo 2014 per l’autunno/inverno 2014/2015. C’è in previsione di partecipare al Pitti uomo. Infatti, i negozi di abbigliamento cercano sempre di più di gestire un’offerta che abbracci anche le calzature, in modo da proporre un’immagine completa. Il nostro stile, d’altra parte, si può abbinare con successo a un certo tipo di abbigliamento maschile». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013

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MODA LAPO BANDINELLI

LO STILE COMODO

Le tendenze che domineranno i mercati internazionali delle calzature il prossimo anno. A illustrarle Lapo Bandinelli

ella prossima stagione estiva ci sarà un ritorno all’uso dei laminati, alla tomaia con bande larghe e all’uso di strass». Per Lapo Bandinelli, stilista del calzaturificio fiorentino Samoa, sono queste le tendenze che domineranno i mercati internazionali delle calzature il prossimo anno. Dato l’impegno della Samoa al di fuori dei confini nazionali, la conoscenza di Bandinelli può attingere ai feedback ricevuti da ogni parte del mondo. «A causa della sofferenza dei principali mercati europei – spiega lo stilista –, ci siamo rivolti ai nuovi consumatori dei paesi orientali. Attualmente, i mercati esteri più importanti sono quello francese, giapponese e soprattutto russo». Date le novità della prossima stagione, la società fiorentina ha deciso la propria strategia, tra l’adeguamento ai nuovi trend e lo sviluppo di caratteristiche del tutto originali. «Certamente non possiamo ignorare le esigenze del mercato – dice Bandinelli – e abbiamo presentato alcuni modelli con strass, anche su fondo fussbett, che hanno riscosso un buon successo all’ultimo Micam (fiera internazionale della calzatura, a Milano, ndr). Per quanto

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www.samoa.it

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NELL’ESTIVO ABBIAMO PUNTATO SU ZEPPE IN POLIURETANO CHE GARANTISCONO LEGGEREZZA E COMODITÀ riguarda la produzione invernale (stivali), negli ultimi anni ci siamo molto concentrati sulla creazione di una linea chiamata “XL”, ovvero degli stivali con un gambale più largo in grado di calzare ogni tipo di gamba, anche quella di donne che non sono mai riuscite a trovare un paio di stivali adatti a loro. Questo tipo di prodotto negli ultimi tre anni è molto richiesto, tanto da arrivare circa al 40 per cento della nostra produzione invernale. Al contempo, nell’estivo abbiamo puntato molto su zeppe in poliuretano che garantiscono leggerezza e comodità. Un altro articolo che produciamo con successo da qualche stagione è il fussbett, che nella nostra versione è molto più femminile, e unisce allo stile un’estrema comodità». Ma lo stile italiano che gli investitori esteri cercano in

La Samoa Spa si trova a Scarperia (FI)

VALORE EXPORT

un’azienda come la Samoa, non si limita al design. Non a caso, alcuni passaggi della produzione risalgono alla tradizione calzaturiera toscana, una delle più importanti d’Italia. «Uno dei tratti che ci contraddistingue – ricorda Bandinelli – è la Vacchetta tinta a bagno. Questo processo è stato industrializzato per la prima volta proprio dalla Samoa negli anni settanta, poi lo abbiamo rinnovato creando la “vacchetta Vintage”. L’operazione è svolta interamente a mano e consiste come prima cosa nell’immergere uno a uno i pezzi di pelle, che poi andranno a comporre il tomaio in speciali vernici. Una volta aggiuntati i sandali, questi vengono decolorati a mano sulla forma, conferendo al pellame un aspetto “vintage” e rendendo ogni pezzo unico». Un altro capitolo importante del processo è la scelta del pellame. «Lo acquistiamo in gran parte grezzo, sul mercato internazionale. Ora stiamo comprando pellame bovino con trattamento wet-blue dalla Nuova Zelanda per la produzione invernale, e vitellini con una concia preliminare vegetale da India e Pakistan per la produzione estiva. Ma la concia viene effettuata in Italia, da una nostra conceria di fiducia nella zona di Santa Croce sull'Arno». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013

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MODA ONELIO FRATESI

L’ELEGANZA DELLA FORMA

Le nuove tendenze delle calzature femminili nella prospettiva del distretto marchigiano. Idee, modelli, artigiani e un modo unico di lavorare

l distretto calzaturiero delle Marche è uno dei più antichi e importanti d’Italia. Con i suoi 596 milioni di export registrati all’inizio dell’anno, 3mila piccole imprese e circa 32mila addetti, si conferma la sua crescita (più del 6,6 per cento rispetto all’anno scorso) e l’apprezzamento estero per la qualità artigianale proposta. Per Onelio Fratesi, amministratore unico del marchio Nila & Nila, scegliere gli artigiani in base al singolo modello di scarpa permette di distinguersi dalla produzione industriale. Fratesi, che guida l’azienda insieme ai figli Giorgia e Michele, è convinto che il difetto delle realizzazioni standardizzate sia la modalità di lavoro uniformata. «Siamo specializzati in calzature da donna e realizziamo il cam-

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pionario in collaborazione con i nostri modellisti – spiega Fratesi – poi passiamo i progetti agli artigiani che realizzano le nostre idee sfruttando la loro grande manualità. Per ogni modello, quindi, si riscontra una “mano” diversa». Con quali risultati si è aperto il 2013? «Il primo semestre abbiamo avuto un aumento di fatturato del 10 per cento, dovuto all’incremento dell’export del 35 per cento a fronte di un calo del 25 per cento sul mercato interno. Ci siamo introdotti in mercati nuovi come Australia, Canada e Africa, che si sono aggiunti ai paesi dell’ex Unione Sovietica ed europei. All’estero l’aspetto più importante è il made in Italy: ovunque andiamo, i clienti si assicurano che gli articoli siano realmente fatti in Italia». Quali sono le ultime tendenze che si sono imposte? NOVEMBRE 2013


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Modelli Il campionario di calzature femminili presentato da Nila & Nila alla fiera Micam di Milano dello scorso Settembre

«Il tacco con un accessorio in metallo è il trend più recente. Inoltre la tomaia (la parte superiore della calzatura) adesso è molto più “pulita” rispetto a qualche tempo fa. Prima la moda era molto più ricca e prevedeva l’aggiunta di accessori vistosi, non a caso il nostro modello con strass ha avuto un buon successo in passato. Ora il gusto si è fatto più raffinato e la sfida è vinta dall’eleganza della forma. Per quanto ci riguarda, ultimamente, abbiamo scelto un tacco medio, perché quello alto è certamente più impegnativo. Una scarpa che continua a darci soddisfazione è lo stivale in stretch, cioè elasticizzato, che veste come una calza, aderente alla gamba. Ormai il nostro marchio Nila & Nila è un riferimento per questa tipologia di articolo. Nel tempo sono cambiate le forme e gli accessori, ma di base lo stivale è rimasto comodo e al tempo stesso elegante». Dove si trovano i vostri collaboratori? «La maggior parte sono marchigiani, ma anche toscani, veneti e del Sud Italia. In generale, il nostro territorio rappresenta un vantaggio considerevole, per tutte le competenze che racchiude. Le tante aziende che si occupano di una tipologia merceologica specifica, facilitano la reperibilità di materia prima, degli accessori. Questo ci permette di sviluppare nuovi prodotti velocemente, aspetto decisivo nel mondo mutevole del fashion. Il nostro target, infatti, è la donna dai 18 ai 40 anni, un tipo di consuma-

↖ Onelio Fratesi, amministratore unico di Nila & Nila Srl, con sede a Pesaro

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www.nila-nila.it

tore dinamico che ci impone la stessa dinamicità». In che modo affrontate la parte commerciale della vostra attività? «Le fiere sono uno strumento ancora molto utile. Ogni anno Nila & Nila partecipa a diverse fiere a Mosca, oltre che in Kazakistan, Ucraina, Polonia, Turchia, Cina, Giappone, e poi, ovviamente la più importante di tutte che è la Micam a Milano, con circa 1700 espositori. L’aspetto commerciale è diverso di paese in paese. Per il momento la Russia è il nostro mercato di riferimento in quanto affascinata dal prestigio del made in Italy. Ma la Cina è la prossima sfida, grazie alla nascita della sua nuova classe media. Inoltre, in considerazione della visibilità del marchio Nila & Nila abbiamo già aperto negozi monomarca in Italia, Austria, Bulgaria, Kazakistan e sicuramente valuteremo anche altri paesi nel mondo». \\\\\ REMO MONREALE NOVEMBRE 2013

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MODA CATIA E ROBERTO TEMPESTI

CONFEZIONI PREZIOSE

Il difficile compito di custodire e presentare i prodotti delle grandi marche nel settore moda. L’esperienza di Catia e Roberto Tempesti, al servizio del made in Italy e firme dell’alta moda non possono lasciare al caso le confezioni dei loro articoli. Anzi, è doveroso affidarsi a borse e sacchetti che garantiscano lo stesso livello di design e di qualità. Catia e Roberto Tempesti sono alla guida di un’azienda, il Sacchettificio Toscano, che risponde proprio a questa esigenza. Dalla loro esperienza al fianco dei nomi e delle marche più note, i due imprenditori fiorentini individuano nella realizzazione su misura uno dei fattori più importanti dell’attività. «Da oltre trent’anni, produciamo sacchetti di pregio e qualità sartoriale – spiega Catia Tempesti – per articoli di pelletteria, calzature, argenteria, cristalleria, accessoristica. Questa varietà impone una vasta gamma di soluzioni e possibilità che studiamo insieme al cliente, per arricchire e presentare al meglio il prodotto. Borse in raso, stoffa, tessuti sintetici, shoppers, tessuti ecologici e sostenibili: caso per caso seguiamo ogni fase del processo di realizzazione del sacchetto. Per questo motivo siamo strutturati per occuparci di tutte le fasi del processo: dalla scelta dei materiali al taglio, fino alla personalizzazione e alla confezione del sacchetto».

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↑ Roberto e Catia Tempesti, amministratori del Sacchettificio Toscano SRL con sede a Cerreto Guidi (FI)

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LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE È UN ASPETTO SU CUI LE GRANDI FIRME PONGONO ATTENZIONE Quanto pesa nelle operazioni di export il fatto di essere un’azienda italiana? «È sicuramente un vantaggio. Innanzitutto perché molte importanti aziende estere producono nel nostro paese ed è quindi un vantaggio per loro avere un partner affidabile in Italia. A ciò si aggiunge la qualità e l’artigianalità dei nostri sacchetti, il nostro “made in Italy”. A livello di export diretto, ora lavoriamo principalmente con la Germania. Ma molti dei nostri clienti hanno quote molto importanti sul mercato estero, contribuendo a distribuire i nostri sacchetti in tutto il mondo». Quali sono le nuove tendenze che dalla moda italiana si riflettono sulla vostra produzione? «Sicuramente il tema della tutela ambientale determina un trend in forte espansione. A questo si aggiunge la sempre maggiore attenzione degli stilisti verso soluzioni tessili particolari, in grado di distinguere il brand dagli altri. VALORE EXPORT

www.sacchettificiotoscano.it

A livello produttivo, la flessibilità su cui si basa la nostra struttura ci permette di rispondere senza problemi alle richieste del mercato: ora, per esempio, stiamo lavorando con materiali ecosostenibili diversi e inconsueti, come il bamboo e il cotone rigenerato». Questa nuova attenzione quali conseguenze avrà sul mercato del prossimo futuro? «Il tema è molto attuale nel mercato ed è destinato ad aumentare la sua incidenza. La sostenibilità è un aspetto su cui tutte le grandi firme pongono la massima attenzione. Credo che qualsiasi mercato non possa più prescindere dal scegliere soluzioni sostenibili. L’importanza che l’ambiente riveste per il Sacchettificio Toscano diventa un elemento di garanzia in più per la marca». In che modo scegliete le materie prime? «Utilizziamo materie prime di tipologie anche molto diverse tra loro: cotone, jacquard, velluto, e anche cotone biologico e bamboo. Il punto centrale è dato dalle singole esigenze, dalle scelte dello stilista e dal brand. La nostra esperienza di artigiani, anche e soprattutto per quanto riguarda il trattamento delle materie prime, facilita e rende efficace il processo di produzione». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013

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MODA ALBERTO FAGANELLI

FASHION E SPORTIVA, LA CALZA SI ESPORTA I dati macroeconomici di tessile e moda mostrano un settore in flessione. Alberto Faganelli racconta la sua esperienza in controtendenza

econdo la nota di Sistema Moda Italia e federazione Tessile e Moda per Pitti Immagine (su dati Istat), fra 2001 e 2011, il settore ha perso l’11 per cento nel mercato interno, a fronte di un export, che, seppure in flessione, contiene i danni entro un meno 0,8 per cento. Fra tessile e moda, a perdere è soprattutto il tessile (meno 18,6 per cento interno e meno 6,3 export), mentre la moda tiene nelle esportazioni, con un più 2,4 per cento (interno meno 8,2). Maglieria e abbigliamento, infatti, crescono rispettivamente del 3,6 e del 2,6 per cento. A portare in negativo l’export moda è la calzetteria, che oltre confine perde il 6,8. Passando dal macro al micro, esistono eccezioni felici. Un esempio è la Maris Calze di cui Alberto Faganelli è responsabile commerciale e che produce calze di alta moda e calze tecniche sportive: «In questo momento difficile, noi continuiamo a credere che, innovando i prodotti e i processi e puntando su mercati di nicchia, ci sia lo spazio per crescere. Nel 2012 e nei primi mesi del 2013 il nostro trend è stato in crescita e prevediamo di chiudere l’anno con un incremento di fatturato di circa il 10 per cento». Maris esporta direttamente il 90 per cento della propria produzione, fornendo i grandi marchi della moda e dello sport, oltre ai department stores: dalla grande distribuzione ai negozi specializzati. «I nostri mercati principali – prosegue Alberto Faganelli – sono quelli di Francia e Germania (che da soli coprono il 50 per cento del fatturato), Austria e Olanda. Attualmente

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10 mln sono in fase di sviluppo delle operazioni commerciali per approcciare con prodotti di alta gamma nuovi mercati, come Canada, Brasile e Sud Africa, dove il made in Italy è apprezzato e i mercati sono meno competitivi che in altre realtà emergenti più grandi, come la Cina». Maris si rivolge a un target esigente. «A questo target, in particolare a quello della donna, proponiamo delle calze disegnate per essere espressione della femminilità. Stagione per stagione reinterpretiamo i filati (pregiati ed ecologici, come cotoni egiziani, cashmere e seta), fornendo stimoli creativi sul modo migliore per vestire le gambe e studiando nuovi trend». Per la calza sportiva, invece, nulla deve essere di impaccio. «L’affidabilità e le prestazioni sono alla base di un prodotto di eccellenza, capace di contribuire a migliorare le performance anche nello sport più estremo. Per questo per la linea sportiva utilizziamo i filati dei migliori fornitori di fibre naturali e sintetiche: CoolMax, CoolMax Fresh Fx, Thermolite, Lenzing Profilen, Meryl Skinlife e Cordura». Per l’uso quotidiano resta un punto imprescindibile la linea Basic. «Questa si caratterizza per l’eleganza e la

Maris Calze ha sede a Carpenedolo (BS)

www.maris.it

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Paia di calze Produzione annua della Maris. Destinata per il 90% all’export, di cui la metà ai mercati di Francia e Germania

tradizione che si uniscono in uno stile classico e sempre attuale, sintesi di un gusto rigoroso e raffinato in perfetto abbinamento con praticità e comfort». Le linee Maris sono sviluppate e progettate internamente, oppure in collaborazione con i tecnici e i designer dei partner. I processi produttivi sono certificati secondo gli standard della norma Iso 9001:2008, mentre l’intera produzione di calze è certificata Oeko-Tex Standard 100. \\\\\ VITTORIA DIVARO NOVEMBRE 2013

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MODA ALESSANDRA E GUIDO CHIAVELLI

IL MADE IN ITALY NELLA MODA BIMBO La moda bambino di fascia alta concepita e disegnata nel nostro paese conquista l’estero. L’analisi dei mercati di Alessandra e Guido Chiavelli, dell’azienda Il Gufo

ove negozi monomarca e 700 partner distribuiti in 35 paesi, per un export che vale il 50 per cento sul fatturato totale. Il Gufo, brand di abbigliamento bambino 0-14 anni, nel 2013 ha messo a bilancio 25 milioni di euro, con una crescita rispetto all’anno precedente del 21 per cento nel retail e del 13 per cento dell’estero. «Sebbene l’Italia rappresenti il territorio d’elezione del marchio – afferma Alessandra Chiavelli, titolare dell’azienda trevigiana insieme al fratello Guido –, l’export sta assumendo un’importanza sempre maggiore. I mercati in cui intendiamo investire nell’immediato futuro sono la Russia, il Middle e il Far East». Resta comunque un mercato chiave quello europeo, con fatturati crescenti in Germania, Austria, Belgio, Svizzera e Regno Unito. «Questo – dice Guido – grazie allo sviluppo strategico del brand sul territorio e allo sviluppo di piattaforme digitali di vendita full price di prodotti di lusso. Nelle ultime stagioni, infatti, le collaborazioni sempre più strette con operatori europei di vendita on-

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www.ilgufo.it

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line, specifici del settore abbigliamento bambino, hanno assunto un ruolo determinate per lo sviluppo del business in Europa». Ma sono notevoli anche le potenzialità dei mercati extra europei. «La Russia – aggiunge Alessandra –, nonostante la crescita continua delle ultime stagioni, rappresenta ancora un paese dalle potenzialità interessanti. Nei territori del Middle East, collaboriamo già da alcune stagioni con il gruppo Chalhoub, con cui seguiamo la distribuzione in multi brand e department store di alta qualità. E’ prevista per i primi di febbraio NOVEMBRE 2013


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Modelli per collezione Abiti, maglieria, camiceria, pantaloni, capispalla, calzature e accessori proposti e prodotti in 300mila capi a stagione

l’apertura di un monomarca di oltre 100 metri quadri all’interno del Dubai Mall». Costante attenzione è dedicata agli Stati Uniti dove, dopo l’apertura di un monomarca a New York, l’azienda mira ad espandersi soprattutto lungo la East Coast. Per quanto riguarda il Far East, invece, i prossimi sviluppi commerciali del marchio riguarderanno Cina, Hong Kong e Singapore, dove l’azienda si avvale di partner strategici per l’apertura di negozi monomarca e per la distribuzione all’interno dei migliori multi brand. «Ad aprile 2013 – ricorda Guido – abbiamo inaugurato il primo flagship store a Chengdu, nel department store

↖ Alessandra e Guido Chiavelli, titolari de Il Gufo Spa di Asolo (TV)

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di lusso Maison Mode, di proprietà del partner Lessin Group». In Giappone infine, grazie ad una consolidata collaborazione con un importante distributore locale, è stato inaugurato un corner nel lussuoso department store di Hankyu, Osaka, come prima tappa di un programma di espansione retail. Al di là delle strategie commerciali, il successo del marchio è merito soprattutto delle peculiarità del prodotto, concepito e realizzato in Italia. «Non abbiamo mai tradito il Dna creativo espresso fin dagli esordi – afferma Alessandra. Proponiamo capi concepiti con grande attenzione nella forma e nei colori, spesso esclusivi e frutto delle attente ricerche dell’ufficio stile interno. Design, vestibilità e massima qualità sono i punti di forza delle collezioni del brand, dove le tendenze della moda adulto vengono ereditate e delicatamente riadattate al mondo dei più piccoli, nel rispetto del comfort, del benessere e dell’identità infantile». \\\\\ LUCA CÀVERA NOVEMBRE 2013

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MODA GIOVANNI ORSI MAZZUCCHELLI

DETTAGLI, DECORAZIONI E DESIGN

Giovanni Orsi Mazzucchelli spiega il successo del modello italiano nel settore dell’occhialeria, che ora punta alle tecnologie green

a qualità e l'estetica sono il risultato di una tradizione molto lunga, costituita da una produzione artigianale dei prodotti di moda». In questo, Giovanni Orsi Mazzucchelli, presidente della lombarda Mazzucchelli 1849, vede la radice dello stile italiano come paradigma affermato in tutto il mondo. L’azienda di Varese, fondata ben 165 anni fa, è attiva oggi nella produzione e distribuzione dell’acetato di cellulosa, materiale plastico tradizionalmente usato per la produzione di montature di occhiali: per il suo presidente, proprio l’esperienza ha permesso alla società di intuire il passaggio per cui, da oggetto esclusivamente funzionale, l’occhiale ha assunto un valore estetico. «Negli anni settanta – spiega Orsi Mazzucchelli –, siamo stati tra i primi a introdurre i concetti di tendenza e di moda futura nel settore dell’occhialeria. Divenuto accessorio di moda deve rispondere a esigenze stilistiche precise. Nel corso dei decenni, questa consapevolezza ci ha portato a sviluppare tecniche e processi che ora ci permettono di essere capogruppo del più grande polo industriale, a livello mondiale, per

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↑ Giovanni Orsi Mazzucchelli, presidente della lombarda Mazzucchelli 1849, con sede a Castiglione Olona (VA)

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CELLULOSA, STORIA DI UN’INNOVAZIONE

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iovanni Orsi Mazzucchelli racconta la lunga

innovazione tecnologica che ha segnato la Mazzucchelli 1849. «La società fu fondata nel

1849 – dice il presidente dell’impresa lombarda – per iniziativa della mia famiglia che, generazione dopo generazione e in oltre 160 anni, si è impegnata nella ricerca. I materiali naturali utilizzati all’inizio dell’attività, hanno lasciato progressivamente il posto alla celluloide, la prima "materia termoplastica", e in seguito all’acetato di cellulosa. Parallelamente all’evoluzione dei materiali, la società avviò, nel tempo, differenti produzioni: articoli per bigiotteria e toeletteria, fermacapelli, penne, bambole, bottoni e occhiali da sole. Ancora oggi l’acetato di cellulosa, polimero di origine vegetale sintetizzato dal cotone e dalla polpa di legno, è la materia prima che utilizziamo: grazie alla sua estrema duttilità sono possibili effetti estetici molto raffinati e cromatismi unici».

www.mazzucchelli1849.it

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la produzione di semilavorati del settore: lastre, granuli, componenti metallici e lenti da sole». In quali parti del mondo siete presenti? «Per essere sempre vicini al cliente e seguire la nostra vocazione al servizio, oggi siamo presenti in Italia, Francia, Usa (New York), Hong Kong e Cina, con filiali e società del gruppo. Inoltre, durante tutto l’anno effettuiamo visite ai clienti al fine di mostrare loro le ultime novità e i prodotti su misura sviluppati. I siti produttivi sono localizzati in Italia e in Cina, mercati di riferimento per la produzione di montature e di occhiali da sole. È giusto però sottolineare che il sito produttivo italiano rimane pur sempre il fulcro di un’esperienza, di una cultura e di una sensibilità superiori». Quali sono le manifestazioni internazionali cui parteciperete nel prossimo futuro? «Le fiere internazionali dell’ottica sono occasioni importanti. Nel 2014 esporremo a Milano, in occasione del Mido. Poi saremo a Hong Kong e in tutte le altre manifestazioni di settore più importanti». Che ruolo ricopre la ricerca? «La ricerca è l’anima e il motore stesso della nostra attività. Per esempio, all’esigenza dell’occhiale come eleNOVEMBRE 2013

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MODA GIOVANNI ORSI MAZZUCCHELLI

mento estetico abbiamo risposto grazie ad una delle nostre tecnologie, sviluppata negli anni, chiamata “blocco”. Al di là dei dettagli tecnici, questa tecnologia permette incredibili effetti tridimensionali, trasparenza, luminosità dei colori e composizioni magiche, che sono impossibili con altri processi. Il nostro know how permette di ottenere effetti e decorazioni infiniti, per soddisfare la creatività dei designer più esigenti. Questa tecnologia consente anche di creare prodotti su misura per rispondere a un’esigenza specifica di personalizzazione sempre più richiesta dal mercato. Attualmente, supervisioniamo quattro laboratori per lo sviluppo prodotto e uno per la ricerca chimica in Italia, e due per lo sviluppo del prodotto in Asia. Riguardo alle soluzioni tecnologiche che ricerchiamo, il nostro primo impegno rimane la lavorazione di materiali naturali e l’attenzione a mercati, che richiedono una particolare sensibilità a fattori innovativi ed estetici nel rispetto dell’ambiente». A cosa si riferisce? «In un periodo di maggiore consapevolezza e sensibilità per la natura e attenzione per i prodotti eco-compatibili abbiamo sviluppato M49. M49 è acetato di cellulosa, il

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composto organico più diffuso in natura, prodotto da fibre di legno o di cotone, realizzato con una nuova formulazione contenente sostanze derivate da fonti rinnovabili. Questo nuovo materiale termoplastico ed ecologico è al 100 per cento biodegradabile e riciclabile. Un’ulteriore innovazione, per quanto riguarda invece il design, è rappresentata dal processo di stampa ad alta definizione su fogli di acetato, supportato da un cambiamento che ha ridotto in modo sostanziale le emissioni in atmosfera e ha portato a una riduzione temporale del ciclo produttivo». Riguardo al design, in che modo la tradizione vi aiuta allo sviluppo di nuove forme? «Un esempio concreto può essere l'istituzione del "Centro O", avvenuta già negli anni settanta. Questo centro di ricerca creativa è ancora attivo e si concentra sullo studio delle tendenze moda, delle ricerche di marketing, e rappresenta una fonte inesauribile di consigli di stile per tutti i clienti. Così, mettiamo a disposizione di tutti i nostri clienti, un ampio archivio storico di circa 50 mila pattern e colori, sviluppati nel tempo. Spesso, questi diventano fonte di ispirazione per i designer al fine di elaborare prodotti sempre all’avanguardia». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013



DESIGN GAETANO PESCE

CREARE IN UN TEMPO LIQUIDO Viviamo in un epoca in cui i valori sono come le onde del mare, spiega Gaetano Pesce. «I materiali che esprimono meglio questa mobilità sono quelli di sintesi» ll’interno della galleria Nilufar, presso Palazzo Durini a Milano, trova posto un’installazione di pezzi storici dell’architetto e designer Gaetano Pesce, da maquette di interior e architetture a sculture, fino a opere tridimensionali in resina plastica che compongono un itinerario di rarità a partire dagli anni Ottanta. «Proprio in quegli anni ho cominciato a sostenere che il design è un’espressione artistica forte, al pari delle musica, della poesia e delle arti pratiche». Tra le sue opere più famose ci sono le sedie dedicate all’universo femminile, come il Feminino, prodotta in edizione limitata, che si compone di quattro pezzi stampati a mano e assemblati utilizzando una tecnica unica. Tra quelle più recenti, invece, troviamo tre nuove collezioni per Meritalia, azienda con sede a Mariano Comense, come il sofà “Michetta”, che vuole affrancarsi dalla moda o dalle imposizioni rigide, e il divano “Insieme”, che plaude alle vicinanze affettive e a tutto quello che si oppone alla facilità delle separazioni: «È più facile unire o separare? È più facile la modestia o l’intemperanza? È meglio vivere o sopravvivere?». Da New York, dove vive dal 1983, l’architetto veneziano parla dell’Italia e di Milano, che definisce la capitale della creatività e del design. Com’è cambiato il potenziale comunicativo di un oggetto di design negli ultimi quarant’anni? «Il design ha fatto passi giganteschi e sempre di più l’industria italiana ha capito l’enorme potenziale che possiede l’og-

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getto industriale come espressione d’arte e ha aperto gli occhi su un mercato relativamente nuovo, quello dell’arte». Come la scelta dei materiali testimonia la scoperta della nostra epoca? E con quali vale la pena esprimersi per offrire una verità storica? «I materiali definiti di sintesi, come noi chiamiamo le plastiche, restano i più vicini alla natura della nostra epoca liquida, dove i valori si alzano e si abbassano come le onde del mare. Nel mio laboratorio di New York abbiamo creato in sole tre ore un tavolo utilizzando delle schiume rigide, ma leggere. Questo dimostra che i materiali contemporanei sono più facili da usare e che, se avessi scelto il marmo o il vetro, ci avrei impiegato dei mesi». In cosa consiste la sua giornata da creatore? «Ho sempre avuto due posti per lavorare. Uno è l’ufficio, che io chiamo il luogo pulito, perchè è dove si fa il lavoro dell’architetto, senza polveri che disturbano o macchine che fanno il lavoro. Poi esiste un altro luogo, il laboratorio, che è quello dove io metto le mani in pasta. Il nostro mestiere collega le mani al cervello in maniera estremamente diretta, le une non possono fare a meno dell’altro e viceversa». Con il divano “Sunset of New York” alludeva al declino che, un giorno o l’altro, questa capitale avrebbe conosciuto. Come giudica oggi l’attuale offerta creativa newyorkese? E quali città avanzano, tra le grandi del design? «Trent’anni fa New York mostrava alcuni segni di fraNOVEMBRE 2013


← Gaetano Pesce, scultore, designer e architetto

IL DESIGN ITALIANO NEL MONDO DALL’ARREDO D’INTERNI ALLA PROGETTAZIONE AUTOMOBILISTICA, IL DESIGN PARLA ITALIANO

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l design in Italia ha esordito nel settore dei trasporti (auto e aerei). Risale, infatti, agli inizi del 1900 la nascita delle aziende automobilistiche

Fiat, Lancia e Alfa, con i primi modelli di automobili che hanno fatto il giro del mondo, mentre con l’entrata in guerra cresceva la richiesta da parte dell’esercito di mezzi di trasporto. Ma la vera consacrazione del design tricolore avviene nel 1948, con la nascita della Vespa e della Lambretta. Tra gli oggetti rimasti nella memoria, e imitati in tutto il mondo, troviamo la macchina per cucire Mirella della Necchi, quella per il caffè prodotta da Bialetti e la macchina da scrivere ideata dalla Olivetti. Mentre

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oggi i prodotti più apprezzati all’estero sono le biciclette. Nel 2012 è stato di quasi mezzo miliardo di euro il valore delle esportazioni di biciclette italiane, e rel-

I principali mercati di sbocco delle esportazioni italiane del settore 12,7%

9,2%

Francia

Regno Unito

7,7%

13,8%

Russia

Germania

6,7% USA

49,6% Altri paesi Altri paesi (¤ 3608,3 millioni) Germania (¤ 1009,5 millioni) Francia (¤ 926,5 millioni) Regno Unito (¤ 674 millioni) Russia (¤ 566,5 millioni) USA (¤ 487,05 millioni)

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Fonte: www.infomercatiesteri.it

gilità. In realtà, i cambiamenti epocali delle capitali prevedono tempi lunghissimi e oggi la Grande Mela resta ancora la capitale del mondo, ma quella del design è Milano e lo sarà per molti anni, come tutta l’Italia in generale, perchè la nostra tradizione - che comincia dal Rinascimento - è qualcosa di unico. Shanghai, così come i tanti saloni e le esposizioni nella settimana dell’arte di Londra e di Los Angeles, possono essere solo lontanamente confrontati all’energia che c’è a Milano durante i giorni del Salone del mobile. Siamo il centro della cultura del design, senza che nessun Paese possa minacciarci». Ma in Italia c’è spazio per comprendere l’innovazione apportata dal design? «Nel mio lavoro sono sempre stato capito, è un mestiere diretto, e i bambini gioiscono in maniera particolare a contatto con le mie opere perchè i materiali si possono toccare e sono quasi dei giochi. Da quando ho iniziato a fare questa professione, tuttavia, le cose sono cambiate, ma lentamente. Mentre alcuni Paesi dedicano molte energie all’innovazione, in Italia avverto una fase di stanchezza. Da una parte, c’è un sistema politico, espressione di un mondo lento e bizantino rispetto all’attuale, che non aiuta la creatività; dall’altra, c’è il settore privato, che si mostra invece avanzato e vitale, si muove alla svelta e si espande in tutto il mondo». \\\\\ RENATA SACCOT

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DESIGN ALESSANDRO MENDINI

ECLETTISMO E STRATEGIA UTOPICA

Dai quadri di cipressi agli schizzi architettonici, fino all’avvento della tecnologia. Alessandro Mendini rivela le fonti ispiratrici delle sue opere crittura e disegno accompagnano da sempre la vita di Alessandro Mendini, nato a Milano nel 1931, considerato uno dei grandi innovatori del design italiano degli anni Ottanta. Nella sua lunga carriera ha diretto le riviste Casabella, Modo e Domus, ha collaborato con compagnie internazionali ed è consulente per la comunicazione e il design di varie industrie. Nel 1979 e nel 1981 gli è stato attribuito il Compasso d’oro per il design, nel 1989 ha aperto, assieme al fratello Francesco, l’Atelier Mendini a Milano. Da giovane voleva diventare un cartoonist o un pittore. Poi è arrivata la laurea in architettura, la voglia di scrivere e, infine, di disegnare. Oggi da quali nuove passioni si fa contagiare? «Sono evidentemente un eclettico, interessato a comunicare attraverso le immagini, ma anche con la scrittura. Sono un timido, ma tutte queste discipline mi rendono estroverso». Si è definito un progettista della Via Lattea. La visione fantastica e fiabesca, il progetto utopico è da considerarsi il grande motore della sua vocazione? «Sì, lavoro su una quantità di frammenti che davvero brillano e scompaiono come in una via lattea, e messi insieme hanno la fredda luminosità di una strategia dell’utopia». Con quale stato d’animo ha vissuto l’avvento della tecnologia nella progettazione? E qual è lo schizzo di gioventù che conserva gelosamente nel cassetto? «Non sono geloso delle mie cose, ricordo però con nostalgia qualche piccolo quadro che facevo da bambino, copiando cipressi, prati e animali. Questi quadri sono perduti. L’uso della tecnologia virtuale ora mi seduce, è ovvio, ma devo applicarmi con l’aiuto di giovani collaboratori». Del rinnovamento del design degli anni Ottanta quali valori sono rimasti? «Il termine post-modernismo è oggi fuori moda, ma da

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↑ Una delle diverse versioni della poltrona “Proust”, disegnata da Mendini nel 1979

↗ L’architetto e designer Alessandro Mendini

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ativi componenti (+10% in un anno). Le biciclette prodotte in Italia sono richieste soprattutto dal mercato europeo (91,2%), mentre per le parti di bici, oltre che dall’Europa (63% del totale), le aziende italiane ricevono ordini anche da Cina e Asia orientale (13%), Stati Uniti e Canada (11%). Ma l’ambito per eccellenza del design italiano è l’arredamento. Dai divani alla camera da letto, dai complementi d’arredo alla cucina, i marchi più desiderati sono quelli italiani. Giovanni Anzani, vicepresidente di Federlegno Arredo, associazione che rappresenta la filiera italiana del legno-arredo, definisce così il “saper fare” delle aziende italiane di arredamento: «Il fil rouge che unisce i marchi italiani più famosi del settore sta nelle produzioni altamente tecnologiche, nella capacità di soddisfare le esigenze dei clienti sia a livello estetico che di budget, in un concetto di artigianalità che si ritrova nella scelta dei materiali e nell’abilità di realizzare prodotti unici». Proprio per sostenere e valorizzare il brand “made in Italy” all’estero, Federlegno Arredo ha organizzato il roadshow “Cucina, anima, design: l’Italia che vive”, un

quel momento degli anni Ottanta tutto è cambiato profondamente. Ha rappresentato il giro di boa epocale, e ne siamo all’inizio. Correnti di pensiero e talenti nuovi sono immersi in quella filosofia. Quella cioè dei parallelismi ideologici». Arti decorative e design: due mondi lontani o sovrapponibili? «Considero tutti i mondi e i generi delle attività creative come intrecciabili e sovrapponibili fra loro con ottimi risultati». C’è un’opera che più di ogni altra rappresenta la sua personalità? «I miei schizzi sono l’espressione visibile che più mi assomiglia». Oggi dove trova ispirazione per le sue creazioni? «Sono un po’ cleptomane, mi succede di essere plagiato da idee, anche lontane dalle mie, delle quali mi innamoro. Osservo tante cose a tutti i livelli, le trasformo, le interpreto. Devo molto a quanto mi dà il mondo esterno, ma poi devo isolarmi e svuotare la mente». Da artista sarà abituato ai giudizi sulle sue opere, ma di Alessandro Mendini cosa si dice? «Ogni tanto mi si dice che sono gentile. Questo mi piace. È meglio di quando mi si dice che sono cinico, cosa forse è un po’ vera». \\\\\ CAMILLA GARGANO VALORE EXPORT

ambizioso progetto internazionale di marketing e comunicazione della durata di 12 mesi dedicato al comparto della

cucina

italiana.

L’evento

si

concluderà

a

Eurocucina 2014 - una delle più importanti fiere internazionali del settore che si terrà a Milano dall’8 al 13 aprile 2014 - dove verrà allestito “Eurocucina temporary

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DESIGN GIULIO CAPPELLINI

UN BIGLIETTO DA VISITA DI TRADIZIONE E QUALITÀ Lo stile italiano continua ad affascinare i mercati esteri soprattutto nel design, dove estetica e funzionalità sono essenziali. Giulio Cappellini tratteggia l’attuale scenario l design è parte integrante del patrimonio artistico e culturale e delle idee che l’Italia porta in dote. «Il made in Italy – spiega l’architetto Giulio Cappellini, uno dei protagonisti più attivi sulla scena del design italiano – continua ad avere grande fascino nei paesi esteri, soprattutto in quelli emergenti che iniziano ora a confrontarsi con questo settore». Qual è lo stato di salute del design italiano? «Il design fa sicuramente parte della cultura italiana, portavoce di tutti i fermenti artistici e culturali. Quello italiano si è affermato nel mondo negli anni 50 grazie al lavoro di un piccolo nucleo di giovani designer e di imprenditori italiani che hanno creduto nella cultura del progetto come forma di business. Oggi l’Italia riafferma il suo primato industriale, ma lo spettro delle collaborazioni si è ampliato. Designer di tutto il mondo trovano nel nostro paese terreno fertile per coltivare le proprie idee e farle diventare prodotto. Il palcoscenico su cui confrontarsi è il mondo, per cui è fondamentale creare prodotti che pos-

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sano essere accettati dovunque, rispondendo con bellezza e funzionalità alle esigenze del consumatore finale». L’innovazione è uno dei fattori fondamentali su cui puntare. Qual è l’approccio del brand Cappellini? «Cappellini vuole essere un’azienda contemporanea e non si può essere tali senza una continua ricerca e innovazione. Ricerca non solo di forme nuove, ma di nuovi materiali, nuove texture, nuovi sistemi produttivi che rendano realizzabili anche i progetti più arditi. Non innovazione fine a se stessa, quindi, ma ricerca di risposte concrete senza perdere libertà e creatività. Cappellini crede nel continuo confronto con designer diversi per storia, cultura e tradizione».

↑ Lo showroom dell’azienda Cappellini a Bruxelles

→ Giulio Cappellini, architetto e designer

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Quali sono le caratteristiche fondamentali che deve avere un oggetto di design? «Deve essere funzionale ma soprattutto bello, deve regalare gioia e far sognare chi lo acquista. Inoltre, un vero oggetto di design deve essere senza tempo, deve saper superare le mode del momento, diventando parte integrante della vita quotidiana». Il made in Italy oggi funziona di più dentro o fuori i confini nazionali? «Il made in Italy continua ad avere grande fascino nei paesi esteri, soprattutto in quelli emergenti che iniziano ora a confrontarsi con il design. Dobbiamo però stare attenti a non trasformare il design in lifestyle, continuando a lavorare su progetti veri e contemporanei piuttosto che seguire sensazioni e atmosfere. Un vero oggetto di design sta bene ovunque e si presta a essere interpretato in modi differenti nelle diverse parti del mondo adattandosi a culture diverse». \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO

La quota di mercato dell’Italia nelle esportazioni mondiali di arredamento

92,6% Altri paesi

7,4% Italia

Fonte: www.infomercatiesteri.it

show”, «uno spazio concepito per interpretare l’essenza dell’italianità» spiega ancora Giovanni Anzani. Quanto ai mercati di sbocco, uno dei più importanti è sicuramente quello cinese. I dati diffusi dalla società China Customs dimostrano che tra gennaio e luglio 2012 la quota di mercato dell’Italia sulle importazioni cinesi di arredamento è stata dell’8,1%, contro il 18,14% della Germania, il 15% del Giappone e l’8,5 per cento degli Usa. Proprio per consentire alle aziende italiane d’incrementare la quota di mercato in Cina è nata l’iniziativa “La Cina arreda italiano”, ideata dall’Ice in collaborazione con Federlegno Arredo e altre associazioni di categoria. «Non basta coinvolgere i buyer e i distributori, dobbiamo aprire un dialogo anche con le riviste di settore, gli studi di architettura e progettazione, i designer locali» ha sottolineato il presidente di Federlegno Arredo, Roberto Snaidero. «Dobbiamo incontrare chi ha la capacità di orientare il gusto dei cinesi verso l’arredo classico, moderno e contemporaneo italiano. Inoltre, puntiamo a una presenza importante alla fiera di settore di Shanghai il prossimo anno». Altro mercato di grandi potenzialità è l’India. Nell’ambito del “Progetto India 2013”, promosso dalla Indo-italian chamber of commerce & industry di Mumbai e Unioncamere, l’unione italiana delle Camere di commercio italiane, rientrano diverse iniziative per la filiera dell’arredamento. Per facilitare il contatto commerciale tra Italia e India, la Camera di commercio indo-italiana ha lanciato il sito www.furnituredesignitalia.com, una vetrina informativa di prodotti di arredo italiani rivolta a operatori indiani. Un’ulteriore iniziativa sarà il “Pop-up show India”, una sorta di showroom itinerante nelle principali città indiane. RG

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DESIGN ANDREA POSER

DESIGN “SILENZIOSO” Studio dei flussi e materiali innovativi. La ionizzazione che elimina gli odori. Andrea Poser presenta due tecnologie italiane per il comfort

www.falmec.com

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liminare il fumo e gli odori della cottura, silenziosamente. È questo l’obiettivo che Falmec è riuscita a ottenere, brevettando una soluzione che riduce dell’86 per cento il rumore del sistema di aspirazione dell’aria. È questa una delle innovazioni lanciate sul mercato dall’azienda veneta, che produce cappe da cucina, interamente sviluppate e realizzate in Italia. «In collaborazione con l’Università di Padova – racconta Andrea Poser, responsabile marketing della società –, l’attività di ricerca è iniziata con uno studio complesso e articolato sulla flussodinamica, per trovare una forma interna che riducesse al minimo le turbolenze e quindi le rumorosità. E siamo riusciti a mettere in produzione un sistema veramente silenzioso. Questo è stato ottenuto conferendo alla struttura interna una forma che rende il passaggio dell’aria più facile, inoltre sono stati utilizzati materiali fonoassorbenti e isolanti di nuova concezione».

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Se questo modello di cappa è già sul mercato da un biennio, la volontà di innovare della Falmec non si è esaurita. E ad aprile 2012, in occasione del Salone del mobile di Milano, ha presentato una nuova soluzione, secondo Andrea Poser «ancora più rivoluzionaria della prima». L’obiettivo principale di questo ulteriore progetto era proporre delle cappe efficacemente filtranti. «Sul mercato – spiega Andrea Poser – esistono due tipi di cappe da cucina: aspiranti e filtranti. Il primo tipo aspira l’aria dalla cucina e la manda all’esterno. L’altro, invece, aspira l’aria, la tratta e la mantiene all’interno della cucina. Noi quindi siamo partiti dai limiti di questo secondo tipo di installazione, proponendo però una soluzione realmente filtrante. Spesso infatti le cappe filtranti utilizzano sistemi di tratDue delle innovative cappe sviluppate e prodotte dalla Falmec Spa di Vittorio Veneto (Treviso)

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tamento dell’aria poco efficaci. Il nostro obiettivo è stato quello di creare una soluzione in grado di filtrare l’aria eliminando tutti gli odori e siamo riusciti a centrarlo ottenendo un’eliminazione degli odori fino al 95 per cento». Dopo un lavoro di ricerca di circa due anni, Falmec ha individuato nella tecnologia della ionizzazione bipolare controllata, quella ottimale per una vera sanificazione dell’aria all’interno degli ambienti domestici. «Con un determinato rapporto di ioni positivi e negativi si possono aggredire le molecole odorose, ossidandole, e così eliminare gli odori. Anche l’installazione risulta molto più semplice dal momento che non sono più necessarie le tubazioni per l’evacuazione all’esterno dell’aria. Inoltre, questa tecnologia contribuisce al risparmio energetico e al comfort abitativo, poiché non aspirando e trasferendo aria dall’ambiente, non ne altera la temperatura, incidendo altrimenti sui costi di riscaldamento o climatizzazione». \\\\\ VALERIO GERMANICO NOVEMBRE 2013

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APPUNTAMENTI PROJETS PRESTIGE

IL CONTRACT ITALIANO FA SCALO A DUBAI ltre 7 miliardi di euro. Questo il volume d’affari per le aziende europee del settore edilizia e arredamento che operano nel contract a livello internazionale. Settore in pieno sviluppo, il contract è un nuovo modo di fare business. Questa nuova dimensione comporta un passaggio obbligato: l’evoluzione dalla semplice fornitura di prodotti all’offerta di servizi integrati. Per migliorare la visibilità dei contractor italiani all’estero, l’Ice - Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle aziende italiane - investe da oltre tre anni nel progetto ContractItaliano, che il 25 e 26 novembre farà tappa al Projets Prestige di Dubai. Dopo il successo di ItaliaLive nel Regno Unito e Arc Interiors negli Stati Uniti, la partecipazione al progetto ContractItaliano all’interno dell’evento negli Emirati Arabi è un’opportunità immancabile per le imprese italiane (dell’arredamento e complementi di arredo, illuminazione, pavimenti e rivestimenti, tessuti, rubinetteria, sanitario e arredo bagno, infissi interni) che intendono presidiare un mercato strategico come quello dei paesi Mena (Medio Oriente e Nord Africa), India e

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Il 25 e 26 novembre un’opportunità immancabile dedicata al segmento alberghiero e hospitality. Per le imprese italiane che intendono presidiare i mercati di paesi Mena, India e Asia. Con il supporto dell’Ice

www.ice.gov.it www.contractitaliano.com

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← Veduta di grattacieli a Dubai. Nella città degli Emirati Arabi si svolgerà a novembre l’evento Projets Prestige, al quale l’Ice parteciperà con il progetto ContractItaliano. ↓I partecipanti del business forum sulla fornitura d’arredo “Arc Interiors”, uno degli eventi di massimo livello organizzato dall’Ice

UN PROGETTO PER IL MADE IN ITALY

L’

Ice - Agenzia per la promozione all’estero e

l’internazionalizzazione delle imprese italiane - da sempre al fianco delle Pmi e del made in

Italy con azioni promozionali in tutto il mondo, da oltre tre anni investe con successo risorse ed energie nel progetto ContractItaliano a supporto delle aziende attive nel mercato contract internazionale. L’agenzia organizza un programma mirato di iniziative promozionali in favore dei vari settori di eccellenza del made in Italy e attraverso una rete di 93 uffici

Asia. Projets Prestige è un business workshop in cui specifier, designer e buyer con progetti contract in corso di realizzazione, incontrano le aziende del settore contract arredamento (prevalentemente nel segmento alberghiero e hospitality). Il programma prevede un’agenda personalizzata di incontri mirati a match-making, basati sulle esigenze delle aziende partecipanti e delle loro controparti. Un prezioso networking è garantito durante i momenti conviviali collaterali agli incontri d’affari. In questa due giorni si inserisce l’attività di ContractItaliano, che in soli tre anni ha coinvolto oltre 230 aziende nelle iniziative promozionali, evidenziando come i produttori italiani si attestino su un segmento di fascia alta e luxury e siano attivi quasi esclusivamente nella fornitura e subfornitura, lasciando la gestione integrale dei tender internazionali alle grandi società di contract o a studi di architettura internazionali. A supporto della visibilità delle imprese italiane, il progetto è anche online con un portale web. Strutturato come un veicolo di promozione, ospita 170 vetrine di aziende e professionisti italiani della filiera contract, con oltre 550 progetti in tutto il mondo, 2.200 operatori registrati e un volume di visiVALORE EXPORT

in

tutto

il

modo

fornisce

servizi

di

assistenza/consulenza e informazione sulle opportunità commerciali, sulle gare internazionali, su investimenti da e per l’Italia. Attraverso il progetto ContractItaliano, punto di riferimento per gli operatori del settore in Italia e all’estero, la promozione dell’offerta made in Italy avviene lungo due direttrici: un portale web in continua evoluzione e l’organizzazione di azioni promozionali, in Italia e all’estero, a sostegno delle aziende italiane che guardano alle opportunità crescenti nel mercato internazionale.

tatori che sfiora i 50mila contatti. Inoltre, la piattaforma mette a disposizione dettagli su oltre 500 opportunità di business in tutto il mondo (gare internazionali, opportunità commerciali, finanziamenti internazionali, anteprime di grandi progetti) e collega un network di oltre mille professionisti attraverso i canali social Twitter e LinkedIn. \\\\\ LUCA CÀVERA NOVEMBRE 2013

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EDILIZIA CARLO SPADA

PREFABBRICATI “GREEN” Soluzioni flessibili, adatte a qualsiasi clima ed esportabili ovunque nel mondo. Carlo Spada presenta gli edifici modulari, attenti alla sostenibilità

ecentemente abbiamo realizzato un campo logistico per 1,500 persone in Nigeria, 3mila metri quadrati di uffici in Venezuela, 2mila metri quadrati di uffici a Panama, 1,300 metri quadrati di uffici e capannoni in Angola, una cucina per 150 persone in Congo e un campo per 600 persone realizzato in 68 giorni per l’Expo 2015. Ma i nostri servizi – afferma Carlo Spada – sono disponibili anche per le realizzazioni localizzate nelle zone più remote del pianeta, come abbiamo fatto con successo per alcuni progetti in Nuova Caledonia, Canada e Australia. Attualmente, abbiamo aperto nuove succursali in Africa, Australia e Sud America». Esportiamo in 65 paesi comfort abitativo, ecosostenibilità energetica e dei materiali attraverso edifici prefabbricati modulari. È quello che fa Edilsider nei mercati di Europa, Asia, Estremo Oriente, Sud America, Nord America, nei quali è direttamente presente con sedi di rappresentanza. E nei mercati di Medio Oriente, Australia e Africa, che ospitano alcune delle unità produttive dell’azienda che ha la sua sede centrale a Calolziocorte, in provincia di Lecco. «Il nostro punto di forza – afferma Carlo Spada, presidente della società – è il fatto che progettiamo e produciamo direttamente tutti i componenti dei nostri edifici prefabbricati modulari. In questo

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www.edilsider.com

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INSTALLIAMO I NOSTRI PREFABBRICATI MODULARI ANCHE NELLE ZONE PIÙ REMOTE DEL PIANETA

↑ Carlo Spada, presidente Edilsider Spa di Calolziocorte (LC)

↖ Un’opera in fase di realizzazione ← Progetto realizzato per Expo 2015

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Paesi di riferimento Edilsider opera in tutto il mondo con sedi proprie. Soprattutto nei mercati di America Latina, Africa, Medio Oriente, Australia e Indonesia

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modo, riusciamo a creare soluzioni flessibili e personalizzate, declinabili in più settori (grandi costruzioni edili e civili, miniere, petrolio e gas, forze militari, agricoltura, emergenze e organizzazioni umanitarie)». Al di là della qualità, Edilsider offre la sua capacità organizzativa per l’installazione di unità di produzione temporanee nelle località più remote del Mondo. L’ultimo prodotto sviluppato dai progettisti Edilsider è il modulo serie 3001: un sistema prefabbricato che sintetizza unicità, flessibilità e innovazione. «La nuova serie prosegue il percorso iniziato con i moduli serie 2001 e i prefabbricati modulari coibentati serie Sidermajor – i più richiesti e venduti. Le tecnologie recenti ci hanno permesso di dare valore aggiunto ai nostri prefabbricati, dotandoli di pannelli fotovoltaici e solare termico. Ma è dalla progettazione e dalla scelta dei materiali che iniziamo a curare gli aspetti ambientali. Per esempio, nella pavimentazione dei prefabbricati utilizziamo pannelli in plastica riciclata di nostra produzione. Questi, oltre a essere ecosostenibili, garantiscono la durata delle pavimentazioni anche in condizioni estreme. La scelta dei materiali e delle dotazioni tecnologiche si inserisce poi in un processo produttivo attento a non influire sull’ambiente: nella nostra sede centrale abbiamo realizzato un impianto fotovoltaico da 600 kWp che alimenta l’unità produttiva». \\\\\ LUCA CÀVERA NOVEMBRE 2013

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EDILIZIA ANGELA MAFFIONE

IL LEGNO, UNA TECNOLOGIA DA ESPORTARE Un materiale ecosostenibile e dalle enormi potenzialità progettuali. Angela Maffione presenta le possibilità di esportare l’ecoedilizia

↓ Angela Maffione, amministratore delegato di Stratex Spa di Sutrio (UD)

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al 5 al 30 per cento di export in pochi anni. Grazie al legno, materiale duttile che consente di realizzare architetture dalle forme più svariate, caratterizzate da leggerezza e da un ottimo risultato estetico. Ai quali si sommano l’ecosostenibilità, la velocità di esecuzione e costi certi di realizzazione. «Il legno non va più visto soltanto come una materia prima, ma come una tecnologia vera e propria». È questa l’idea di Angela Maffione, amministratore delegato di Stratex, società del Nord Est italiano che ha concretizzato questa concezione del materiale legno in tre marchi e tre prodotti, con i quali intende consolidarsi all’estero, senza però trascurare il mercato italiano. Perché questo materiale da costruzione è ancora limitato a una nicchia di mercato? «Il legno non è stato ancora ben recepito da molti mercati esteri. Un esempio è quello degli Emirati Arabi, dove continuano ad avere successo soprattutto il vetro e l’acciaio, visti come gli unici che possono garantire il lusso tipico delle loro architetture. Tuttavia sensibilizzando gli studi di progettazione sulle possibilità offerte dal legno

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www.stratex.it www.stratexstrutture.com www.living.stratex.it www.xpanel.it

lamellare piano piano la nostra tecnologia si sta diffondendo. Per esempio abbiamo recentemente acquisito un contratto nel Qatar, che sarà una grande opportunità per acquisire visibilità in quell’area. Va precisato che benché il nostro sia un prodotto di nicchia, non è necessariamente relegato in fascia alta, tutto dipende dalla progettazione e dal tipo di struttura che si vuole realizzare». Cosa caratterizza le vostre strutture? «Stratex Strutture progetta e realizza grandi travi e strutture in legno lamellare in abete rosso di foreste certificate e controllate. Tra le ultime realizzazioni significative eseguite in Italia: la costruzione del nuovo padiglione fieristico di Vicenza, con travi di 90 metri senza appoggi (le più lunghe mai realizzate in Italia); il teatro San Carlo di

↗ Il Teatro Petruzzelli (Bari). ↑ Centre Nautique du Val d'Orge (Parigi).

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Napoli, il teatro Petruzzelli di Bari, Outlet Treviso (progettato dall’architetto Taylor Chapman), Trento Futura (progetto di Renzo Piano). Ma la nostra azienda si sta espandendo anche all’estero, con realizzazioni recenti in Kazakistan, un centro commerciale sul mare a Durazzo (Albania), un centro natatorio a Parigi e un resort a Megève (Francia). La tecnologia Stratex living è utilizzata sempre più anche per le opere pubbliche». E gli altri due marchi? «Xpanel è un pannello strutturale prefabbricato molto performante, studiato dai tecnici Stratex ed è stato brevettato a livello europeo. Unisce l’elevato assorbimento acustico alla velocità costruttiva e all’ottima resistenza al fuoco. Proprio queste sue caratteristiche ne fanno la soluzione ideale per la costruzione di strutture per comunità, come scuole, teatri, centri commerciali, palestre e impianti sportivi in genere. Stratex Living è la linea produttiva dedicata agli edifici prefabbricati in legno, forniti chiavi in mano e realizzati secondi i criteri della bioedilizia, con materiali naturali a basso impatto ambientale. Hanno alta efficienza energetica, assorbimento acustico e ottima risposta sismica». \\\\\ VITTORIA DIVARO NOVEMBRE 2013

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EDILIZIA LUISA CATALANO

EDILIZIA, ALL’ESTERO C’È CRESCITA La resina artistica è una nuova frontiera architettonica, con innumerevoli applicazioni e apre nuovi mercati all’estero per le Pmi italiane nche l’edilizia non può che guardare oltre confine. La crisi del settore, infatti, non è globale, ma si ferma al mondo occidentale: in netta controtendenza Hong Kong, in crescita del 64 per cento in cinque anni, il Brasile con un aumento del 22 per cento, Singapore, più 21 per cento e Cina, più 3,5 per cento. Insomma all’estero le opportunità ci sono e le Pmi italiane, forti di un know how invidiabile, possono adoperarsi per essere competitive. Un esempio positivo in questo senso, si trova nell’esperienza del geometra Luisa Catalano, titolare della Catalano Costruzioni. L’azienda torinese si pone nel mercato come specializzata in costruzioni industriali, civili e commerciali, manutenzione ordinaria e straordinaria con servizio di assistenza per industrie e centri commerciali, ristrutturazioni e infine rinnovo locali di lusso e dal design ricercato. Ed è quest’ultimo settore, in particolare, a riscontrare interesse anche all’estero da parte di architetti, interior designer e sviluppatori immobiliari.«Siamo stati invitati – spiega Catalano – a partecipare a “Superfici italiane in Cina”, un evento che si svolgerà a Pechino il 7 Dicembre. Saremo in compagnia di altre nove aziende italiane, scelte per aspetti qualitativi e tecnologici tali da suscitare interesse in un target di livello elevato. Noi presenteremo Resin Emotion, la nostra declinazione della resina artistica. Si tratta di una nuova tecnica di posa della resina per pavimenti e muri, che con

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www.catalanocostruzionisrl.it info@catalanocostruzionisrl.it

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LA RESINA SI PRESENTA COME UNA SUPERFICIE LA CUI FINITURA CRISTALLINA ESALTA L’OPERA REALIZZATA i dovuti accorgimenti sul materiale permette i più diversi effetti grafici». L’impresa torinese è tra le aziende che fanno da battistrada in questa dimensione architettonica ancora poco esplorata. «Resin Emotion – dice il geometra - è un elemento di design estetico strutturale. Si presenta come una superficie monolitica la cui finitura cristallina esalta l’opera d’arte realizzata. Compatibile con ogni destinazione d’uso, è adattabile a qualsiasi superficie preesistente, ma come l’arte non ha confini così Resin Emotion può essere applicato anche a mobili, top cucine, scale e oggettistica. Inoltre, la resina utilizzata per i nostri lavori è a base di acqua, pertanto inodore, rispettosa dell’ambiente e della salute dei lavoratori, ma contemporaneamente consente di ottenere un’elevata resistenza ai carichi». Nonostante le resine proposte dalla Catalano siano a base di acqua, gli effetti grafici sono modellabili in modo da riprodurre qualsiasi disegno o motivo richiesto.

La Catalano Costruzioni ha sede a Torino

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«Non vi è limite – continua Catalano – ai risultati che la sinergia di arte, resina e tecnologia ci consentono di ottenere, si possono creare pavimenti e superfici tridimensionali con finitura brillante o opaca, possiamo incastonare stampe o oggetti, ma l’unicità del prodotto consiste nelle capacità di posa del nostro personale tutto italiano ed altamente specializzato. In ogni caso operiamo su misura, seguendo il singolo progetto, in quanto ogni opera è unica ed irripetibile». Nonostante la crisi nazionale del settore edile, quindi, il fatturato 2013 della Catalano Costruzioni è in aumento e ha superato le aspettative più ottimistiche. «Uno dei principali motivi dietro i nostri risultati consiste nella vasta gamma di servizi che offriamo e nella qualità con cui essi vengono svolti». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013

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CIBO E BEVANDE I PIÙ ESPORTATI IN EUROPA Anche se nel 2012 c’è stata una flessione, l’Unione europea conserva un ruolo importante nell’export delle nostre imprese

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EUROPA OUTLOOK ECONOMICO

IL COMMERCIO ESTERO DELL’ITALIA PER AREE GEOGRAFICHE E PRINCIPALI PAESI Milioni di euro

Esportazioni 2012

Importazioni 2012

percentuale

percentuale

Paesi Ue 209.214 Germania Francia Spagna Regno Unito

53,7

%

48,713 43,169 18,291 18,964

Paesi Ue

Germania Francia Spagna Regno Unito

200.314

52,9

%

42.845

11,3

%

55,219 31,318 16,848 9,554

Paesi extra-Ue Federazione Russa Svizzera Turchia

9,993 22,878 10,618

54.340

14,0

%

Paesi extra-Ue Federazione Russa Svizzera Turchia

18,331 11,018 5,257

fonte: elaborazione Ice su dati Istat

paesi dell’Unione economica e monetaria restano fra i principali partner commerciali dell’Italia, nonostante la debolezza della domanda proveniente dall’Eurozona nel 2012. In base al rapporto “L’Italia nell’economia nazionale”, elaborato dall’ICE, l’agenzia che promuove le imprese italiane all’estero, nel biennio 2012-2013 l’export alimentare e farmaceutico ha mostrato una lieve crescita su questo mercato. Le esportazioni italiane di articoli farmaceutici verso l’Ue sono, infatti, aumentate di circa il 20% nel 2012. In crescita del 4% anche le vendite di alimentari, bevande e tabacco. L’Unione europea continua a essere il primo interlocutore dell’Italia per i prodotti dell’agricoltura e della pesca, nonostante una contrazione nel 2012 dei flussi commerciali. Nello specifico, la Germania assorbe oltre il 25% delle esportazioni italiane, seguita da Francia e Austria. Si segnala, inoltre, un incremento dell’8,6% rispetto al 2011 nell’export di coke e prodotti petroliferi

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raffinati; l’aumento è stato determinato dalla domanda di Slovenia, Francia e Malta. Presentano, invece, una dinamica meno positiva le esportazioni italiane di metalli di base e prodotti in metallo, ma anche prodotti tessili e abbigliamento (2,3% in media nel 2012 rispetto al 2011 le vendite verso i partner tradizionali dell’Ue). Le esportazioni di calzature e prodotti in pelle risultano ancora stabili rispetto al 2011 (0,6%); ad eccezione del Regno Unito (+2,3%), si riduce l’export di articoli in gomma e plastica verso l’Ue, che però continua ad assorbire oltre il 70% delle vendite italiane nel settore. I paesi dell’Unione europea costituiscono la destinazione privilegiata delle esportazioni italiane di computer e apparecchi elettronici e di precisione; di apparecchi elettrici e di mezzi di trasporto. Francia e Germania si confermano tra i principali importatori di macchinari e apparecchi industriali del nostro Paese. \\\\\ LEONARDO TESTI

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EUROPA LUIGI MATTIOLO

L’UNIONE SI ALLARGA A EST

La sfida del mercato unico europeo non è ancora vinta. Nuovi Paesi si affacciano al Vecchio Continente, per questo serve cooperare e fare sistema

→ L’ambasciatore Luigi Mattiolo, direttore generale per l’Ue del Ministero italiano degli Affari Esteri

Unione europea deve diventare sempre di più la casa di tutti gli europei. Dovrà essere questo lo spirito guida delle azioni diplomatiche e degli accordi multilaterali nei prossimi anni, perché un’integrazione più profonda contribuirà anche ad accelerare l’uscita dalla crisi finanziaria mondiale. Si tratta di un concetto che dovrà essere chiaro anche per l’Italia, che eserciterà la presidenza di turno della Commissione europea nel secondo semestre del 2014, in un momento particolarmente delicato per le istituzioni comunitarie: la costituzione del nuovo Parlamento europeo. È un’opportunità unica per il nostro Paese di avere un ruolo determinante nel processo di integrazione tra i vari Paesi, nell’allocazione dei fondi europei e nella risoluzione di nodi fondamentali, quali il sostegno alla crescita economica dell’Eurozona e la creazione di posti di lavoro, soprattutto per i giovani. Il mercato Ue per i paesi comunitari è, infatti, fondamentale e si svilupperà ulteriormente se le imprese potranno sfruttare appieno le opportunità offerte dal completamento del Mercato unico e il rafforzamento

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dei rapporti con gli altri Paesi. Da questo punto di vista si rivela di estrema importanza l’entrata nell’Unione europea della Croazia. Dopo quasi otto anni di negoziato, avviato nell’ottobre 2005, lo scorso 1° luglio il Paese della penisola balcanica è divenuto il 28esimo Paese membro dell’Ue. Un risultato per il quale l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano. Luigi Mattiolo, direttore generale per l’Ue del Ministero degli affari esteri ricorda: «Il Consiglio europeo ha incoraggiato la Croazia a portare a termine il processo di riforme strutturali in corso nel Paese, per combattere la corruzione e garantire la competitività e la crescita dell’economia croata, che deve passare necessariamente per la soluzione delle cause relative ai crimini di guerra pendenti a livello nazionale». I recenti accordi europei con la Croazia che conseguenze hanno nei rapporti dell’Italia con questo paese? «Il processo di integrazione europea è una conquista graduale. Alcune tappe, tuttavia, restano fondamentali, e talora assumono una valenza storica. È questo il caso dell’ingresso della Croazia nell’Unione, come NOVEMBRE 2013


↓ Da sinistra, Enrico Letta, presidente del Consiglio italiano, François Hollande, presidente Francia, Elio di Rupo, primo ministro del Belgio

IL MERCATO UNICO EUROPEO È FONDAMENTALE PER FAVORIRE LA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’EUROZONA

primo coronamento del processo lanciato dieci anni fa durante il Vertice di Salonicco, dove fu sancita la prospettiva europea dei Paesi dei Balcani Occidentali. La Croazia è un partner di primo piano per l’Italia, anche ai fini della cooperazione regionale. Con Zagabria, oltre che con gli altri Paesi adriatico-ionici (Albania, BosniaErzegovina, Grecia, Montenegro, Serbia, Slovenia) condividiamo dal 2010 l’impegno politico a favore della “Strategia dell’Ue per la regione Adriatico-ionica”. Senza ovviamente sostituirsi al processo di allargamento dell’Ue ai Balcani, tale strategia estende i valori e gli standard comunitari fuori dai confini dell’Unione europea, in un’area di grande importanza per l’Europa. Stiamo lavorando con la Croazia e con gli altri paesi alla preparazione del Piano d’azione della strategia, che verrà sottoposto al Consiglio europeo nel secondo semestre del 2014, dunque nel pieno della presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea». Gli scambi intra-Ue, dopo un calo nel primo trimestre 2013, stanno crescendo di nuovo. Cosa fare per migliorarli? «Il completamento del mercato unico rappresenta un VALORE EXPORT

obiettivo fondamentale per accompagnare una crescita sostenibile e favorire un duraturo sviluppo degli scambi. Le azioni proposte oggi si aggiungono alla prima serie di 12 azioni prioritarie definite nel 2011. Fra le misure all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo (Single Market Act II), troviamo la liberalizzazione dei servizi di trasporto ferroviario; la semplificazione amministrativa per il trasporto marittimo; la gestione europea dello spazio aereo; il completamento della liberalizzazione del mercato dell’energia; l’incontro dell’offerta e della domanda di lavoro; l’accesso delle piccole e medie imprese ai finanziamenti a medio e lungo termine; la riforma delle norme sul fallimento; i pagamenti online; la diffusione dell’accesso ad internet tramite connessioni a banda larga; la fatturazione elettronica per gli acquisti delle pubbliche amministrazioni; il miglioramento dei controlli sulla qualità dei prodotti importati; la garanzia sui depositi bancari e la comparabilità dei costi dei servizi bancari. Sono tutte opportunità che l’economia italiana può cogliere, forte di un importante settore manifatturiero e di un ricco tessuto imprenditoriale». \\\\\ TERESA BELLEMO NOVEMBRE 2013

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EUROPA ALESSANDRO BARBERIS

PMI MOTORI DELLA CRESCITA Credito, formazione e innovazione sono priorità per le pmi europee. Vanno, quindi, sempre sollecitati

n questo periodo ancora incerto per l’Eurozona, diventa ancora più importante il ruolo svolto da Eurochambres, l’Associazione delle Camere di commercio europee, «l’unica organizzazione comunitaria che cura gli interessi di ogni settore e dimensione d’impresa», sottolinea il presidente Alessandro Barberis, al suo secondo mandato. Fondata nel 1958, Eurochambres dà voce agli interessi di oltre 20 milioni di imprese presenti in 45 paesi europei attraverso una rete di 2mila Camere regionali e locali. Oltre il 93 per cento di queste imprese sono piccole o medie e danno lavoro a oltre 120 milioni di persone. «L’associazione – prosegue Barberis – interviene presso le istituzioni europee per cercare di orientarne l’operato quando vengono discussi temi di interesse economico, con un possibile impatto sulle imprese». Quali sono le istanze a cui le Camere di commercio europee lavorano? «Vi sono quattro campi specifici nei quali le Camere di commercio europee possono vantare una competenza esclusiva e su cui anche Eurochambres lavora: innanzitutto la creazione d’impresa. Ogni anno le Camere europee accompagnano la creazione di 1.300.000 nuove imprese, affiancandole in tutte le fasi. Vi è poi la formazione: 2,6 milioni di persone beneficiano annualmente del sistema di formazione delle Camere. Sul fronte dell’innovazione, le Camere offrono servizi di sostegno a 250mila imprese italiane ogni anno, mentre sul versante dell’internazionalizzazione viene offerta consulenza a più di un milione di imprese desiderose di svilupparsi a livello internazionale, organizzando missioni commerciali all’estero a cu partecipano 90mila imprese. Infine, le Camere accompagnano le

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FACILITARE L’ACCESSO AL CREDITO PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE NOVEMBRE 2013


→ Alessandro Barberis, presidente di Eurochambres, Associazione delle Camere di commercio europee www.eurochambres.be

Indicatori macroeconomici per Ue, Eurozona e Stati Uniti (tassi di crescita 2011 Esportazioni Ue-27 ............................................ 6,3 Eurozona ...................................... 6,2 USA .............................................. 6,7 Crescita del Pil reale Ue-27.............................................. 1,5 Eurozona ........................................ 1,5 USA .............................................. 1,7

VALORE EXPORT

inoltre, fondamentale attuare le disposizioni previste nella Strategia Europa 2020 e applicare le disposizioni previste nello Small business act della Commissione europea, per facilitare la vita alle piccole e medie imprese. Occorre sostenere le aziende nell’accesso a mercati esteri, in particolar modo quelli emergenti, contribuendo allo sviluppo di strategie formative che mirino alla diminuzione della disoccupazione, soprattutto giovanile. Tutto ciò senza dimenticare la centralità della diffusione di una più radicata cultura dell’imprenditorialità in Europa». L’associazione identifica un importante interlocutore con l’Ue sul fronte dell’internazionalizzazione. Quali sono le prospettive del Vecchio Continente sui mercati internazionali? «Le previsioni economiche ci dicono che, nel 2020, il 90 per cento della crescita mondiale sarà generata al di fuori dell’Europa. Questo significa che le aziende europee - non solo quelle italiane - hanno bisogno di indirizzarsi all’estero per rimanere competitive. Attraverso importanti attività di relazioni e missioni istituzionali, Eurochambres cura i rapporti internazionali delle imprese dell’Unione europea con annuali, %) i paesi del Mediterraneo, l’America Latina, i paesi del Golfo, l’India, la Cina e 2012 2013 l’Asia e le relative politiche commerciali. Inoltre, l’associazione coordina alcu2,4 4,8 2,1 4,6 ni progetti finanziati dalla Commissio4,9 6,6 ne europea. Tra questi, l’Erasmus per giovani imprenditori, Al-Invest in America Latina, Eu Sme Centre a Pechino, Eu-Tur0,0 1,3 key Chamber Forum, Eu-Gcc Chamber -0,3 1,0 Forum con le Camere della regione del 2,0 2,1 Golfo». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI Fonte European Economic Forecast, primavera 2012

aziende all’uso di nuove tecnologie in campo energetico. Eurochambres affronta poi a livello europeo questioni economiche e finanziarie, temi relativi al mercato interno e alla competitività delle imprese, soprattutto piccole e medie». Facendosi portavoce delle esigenze delle imprese, quali sono le priorità che state portando all’attenzione dei vertici europei? «Alla luce dell’attuale situazione economica e finanziaria, nessuno strumento di sostegno dovrebbe essere sacrificato. Sono soprattutto le pmi a spingere il motore della crescita europea; sono soprattutto loro che creano lavoro e che costituiscono il punto di riferimento della coesione sociale ed economica. Per questo, l’Associazione delle Camere europee ha espresso alcune specifiche raccomandazioni: facilitare l’accesso al credito per le piccole e medie imprese, rispettare il limite di 30 giorni per i pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche ed evitare misure protezionistiche o aiuti pubblici a settori specifici dell’economia. È,

NOVEMBRE 2013

119


RUSSIA OUTLOOK ECONOMICO

DUE MERCATI COMPLEMENTARI L’Italia è il terzo partner commerciale della Federazione Russa e il quinto fornitore. I principali settori dell’export italiano sono meccanica, tessile e arredamento

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VALORE EXPORT

NOVEMBRE 2013


Principali destinazioni delle esportazioni della Federazione Russa nel 2011

Principali destinazioni delle importazioni della Federazione Russa nel 2011

12,8%

13,2%

Paesi Bassi

16,9% 7,3%

Germania

Cina

7%

Cina

Ucraina

5,8%

5%

Italia

74,1%

Italia

57,9%

Altri Paesi

Altri Paesi Altri Paesi (74,1%)

Altri Paesi (57,9%)

1) Paesi Bassi (12,8%)

1) Cina (16,9%)

2) Cina (7,3%)

2) Germania (13,2%) 3) Ucraina (7%)

3) Italia (5,8%) Fonte: www.infomercatiesteri.it

a alcuni anni, al di là dei tradizionali mercati in cui i prodotti italiani occupano una consolidata posizione di rilievo, le nostre imprese si rivolgono alle economie in rapida crescita per trovare interessanti opportunità commerciali. Fra queste, la Federazione Russa presenta una serie di vantaggi, non ultimo quello di apprezzare in modo particolare le eccellenze del made in Italy. Le imprese italiane hanno individuato, già negli anni scorsi, questa marcata tendenza della popolazione russa a prediligere i brand del lusso, ciò ha portato il nostro Paese a essere il secondo esportatore verso la Russia fra i membri dell’Unione europea. Vari grandi aziende italiane hanno realizzato, o stanno realizzando, importanti investimenti nella Federazione: Enel, Eni, Fiat, Finmeccanica, Indesit, Pirelli e Unicredit, per citarne solo alcuni. Secondo recenti dati forniti dall’Unione europea, nel 2012

D VALORE EXPORT

Fonte: www.infomercatiesteri.it

5) Italia (5%)

l’interscambio tra l’Italia e la Federazione Russa è stato pari a quasi 28 miliardi di euro, di cui 18 di importazioni e 10 di esportazioni italiane. Inoltre, le statistiche relative ai primi quattro mesi del 2013 indicano un trend in crescita dell’export italiano nella Federazione: da 2.948 miliardi di euro del periodo gennaio-aprile 2012 si è passati ai 3.288 miliardi di euro dello stesso periodo del 2013, con un aumento dell’11,5%. La Russia è il principale fornitore di prodotti energetici al mondo, ma ha una base industriale e un settore agricolo ancora relativamente poco sviluppati; l’Italia, al contrario, non dispone di materie prime ma vanta un ampio e diversificato settore manifatturiero e agroalimentare. Si tratta di una complementarietà fra i due sistemi produttivi che rende Russia e Italia naturali partner economici e commerciali. La complementarietà si riflette non solo nella bilancia commerciale, ma anche nelle numerose joint venture che favoriscono il trasferimento di tecnologia. \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO

NOVEMBRE 2013

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INTERNAZIONALIZZAZIONE VITTORIO BONOMI

INVESTIRE NELLE ECONOMIE DI SCALA

Flessibilità produttiva e tailor made progettuale fra calo interno e crescita dell’export. La strategia di Vittorio Bonomi per l’internazionalizzazione ra il 2008 e l’inizio del 2013 Mp Gas Controls si è rafforzata principalmente nei paesi arabi e nel Nord Africa, fase di crescita interrotta però dalla successiva instabilità geopolitica dell’area. «Questo – spiega Vittorio Bonomi, presidente della società di Pisogne, nel bresciano – ci ha spinto a espanderci verso altri mercati. Così, nell’ultimo anno, abbiamo registrato un incremento del 16 per cento del fatturato sviluppato in Europa (con un mercato italiano però stabile a più 0,8 per cento) e un più 23 per cento in Sud America». Specializzata nella produzione di rubinetti in ottone e valvole termostatiche per la distribuzione e il controllo del gas per uso domestico (cottura, riscaldamento, outdoor-recreational vehicle), Mp Gas Controls ha accompagnato il processo di internazionalizzazione con investimenti volti a sviluppare ulteriormente la flessibilità progettuale e produttiva dell’azienda, implementando in un’unica strategia le due modalità produttive: la specializzazione nella gamma elevata e le grandi economie di scala. «Per abbattere ulteriormente tempi e costi di produzione, stiamo puntando su alcuni prodotti che prevedono l’utilizzo della tecnologia di produzione di massa. Per

F

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VALORE EXPORT

raggiungere questo obiettivo sono stati fatti importanti investimenti (il 20 per cento del fatturato dell’ultimo triennio) sia nell’organizzazione aziendale sia nelle macchine di produzione, che ci hanno permesso di avviare la lavorazione di nuovi materiali oltre all’ottone, come l’alluminio. Per la lavorazione dei componenti ottenuti da barra di ottone e alluminio profilata e non, utilizziamo macchine Mikron e Tornos, entrambe di provenienza svizzera, progettate per la produzione di particolari di orologeria: abbiamo trasferito tale tecnologia sui rubinetti a gas. Per quanto riguarda la lavorazione dei pezzi forgiati, utilizziamo invece macchine transfer prodotte in provincia di Brescia, zona che riveste un ruolo di leadership mondiale in questo settore. Particolare attenzione viene riservata agli impianti destinati all’assemblaggio e al controllo qualità. Dal momento che le macchine destinate a questo scopo sono molto specifiche, vengono proget-

www.mpgascontrols.com

NOVEMBRE 2013


ALLA PRODUZIONE DI RUBINETTI IN OTTONE SI AGGIUNGERÀ LA GAMMA DI RUBINETTI IN ALLUMINIO

tate nella nostra azienda e fatte realizzare per il 60 per cento ad aziende esterne. Alla nostra produzione consolidata di rubinetti in ottone si aggiungerà la gamma di rubinetti in alluminio. Il nostro ufficio tecnico gestisce autonomamente tutta la fase di progettazione e disegno dei prodotti». L’investimento si è anche concretizzato nel lancio di nuovi prodotti. «Abbiamo recentemente completato la messa a punto di un nuovo tipo di rubinetto, pensato appositamente per i piani di cottura di gamma altissima del mercato tedesco. E stiamo lavorando anche a un termostato di sicurezza innovativo, che si caratterizza per la grande precisione di temperatura ottenibile nei forni».

La Mp Gas Controls Spa ha sede a Pisogne (BS)

VALORE EXPORT

La progettazione Mp Gas Controls è eseguita con ambizione sartoriale, come dimostra l’amplissima gamma di applicazione dei prodotti. «La nostra forza è proprio la capacità di essere veloci ed efficienti anche nella realizzazione di soluzioni speciali e su misura, non ancora presenti sul mercato. In questo, oltre che la nostra impostazione mentale, ci sostiene la flessibilità della dotazione tecnologica, che ci permette di riconfigurare gli impianti produttivi in tempi più brevi rispetto a quelli dei nostri competitor. L’assemblaggio successivo è completamente automatizzato e servito da apparecchiature Cnc che garantiscono la massima affidabilità dei processi e, di conseguenza, del prodotto finito, per una produzione di alta qualità e di elevato contenuto tecnologico. Il monitoraggio costante dei parametri qualitativi è effettuato attraverso isole di lavoro collegate in rete, queste sono costituite da macchine transfer e centri di lavoro Cnc assistiti da robot di ultima generazione». \\\\\ ARIANNA LESURE NOVEMBRE 2013

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INTERNAZIONALIZZAZIONE RUBEN GUIZZI

NUOVI MERCATI PER LE LEGHE SPECIALI Il primo approccio ai mercati del Sud Est Asiatico ha ricondotto Ruben Guizzi in Europa. Una case history bresciana

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VALORE EXPORT

NOVEMBRE 2013


Il centro produttivo della Rmg Spa (Raffineria Metalli Guizzi) si trova a Villa Carcina (BS)

internazionalizzazione commerciale è entrata recentemente nella strategia della Raffineria Metalli Guizzi (Rmg), ma ha già condotto l’azienda a sviluppare circa il 35 per cento del fatturato grazie all’export. «E l’obiettivo è quello di incrementare questa quota nei prossimi anni. Anche perché vediamo che i soggetti economici interessati ai nostri prodotti si stanno spostando dall’Italia all’estero». Ad affermarlo è Ruben Guizzi, responsabile estero della Rmg e rappresentante della nuova generazione di soci, che comprende anche Silvia Mangiavini, responsabile logistica e Ict, e Andrea Guizzi, che segue gli approvvigionamenti. Inserita nel distretto bresciano dei metalli, Rmg produce lingotti in leghe speciali a base di rame: bronzo, bronzo all’alluminio e ottone al manganese. «Parlando di mercati – prosegue Guizzi –, noi inizialmente puntavamo a quelli del Sud Est Asiatico. Tuttavia, adesso, ci stiamo rendendo conto che per noi, almeno in questo momento, è molto più interessante l’Europa. Infatti nell’extra europeo i margini sono troppo bassi rispetto ai nostri costi di produzione e, inoltre, i costi di trasporto e i dazi di alcuni paesi rendono difficile la penetrazione in questi mercati lontani. Questi costi dipendono certamente dalla situazione italiana, però anche dall’alta qualità che possiamo garantire. Inoltre, l’impostazione che ci siamo dati è quella di un’estrema flessibilità produttiva. Per questo lavoriamo anche le piccole quantità, e questo ci permette di distinguerci dalle grandi aziende che accettano solo commesse al di sopra di un determinato quantitativo». La flessibilità produttiva e la precisione delle percentuali metalliche, verificate con approfondite analisi, ha aperto diversi settori ai lingotti Rmg. «I nostri principali settori di applicazione sono quello meccanico in generale e il navale. Per quest’ultimo, produciamo leghe di bronzo all’alluminio e ottone al manganese che devono rispettare determinate caratteristiche, poiché sono destinate alla costruzione di eliche, timoni e altre parti di imbarcazioni». Altro settore rilevante per il business dell’impresa è quello delle applicazioni meccaniche. «Queste sono le più criti-

L’

VALORE EXPORT

LE CERTIFICAZIONI IL SISTEMA DI GESTIONE DELLA QUALITÀ E IL RISPETTO DELL’AMBIENTE SECONDO LE NORME UNI EN ISO 9001:2008 E 14001:2004

P

articolarmente attenta al rispetto ambientale, dal 1995 Rmg è certificata per la gestione della qualità secondo la norma Uni En

Iso 9001:2008. E dal 2004 è in possesso della certificazione ambientale Uni En Iso 14001:2004. Inoltre è stata una delle prime aziende del settore della lavorazione dei metalli a installare un depuratore per l’abbattimento dei fumi. Oggi l’impegno prosegue con l’analisi complessiva di tutti i flussi di materie ed energia e con la verifica quantitativa della composizione chimica – tutti i lingotti prodotti sono corredati dal certificato dell’analisi chimica eseguita dal laboratorio interno. Infine, con particolare riferimento a quanto previsto dalla norma Uni En Iso 14001:2004, RMG si impegna a diminuire ulteriormente il proprio impatto ambientale utilizzando i migliori standard tecnici e adottando misure per ridurre al minimo gli incidentali.VD

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INTERNAZIONALIZZAZIONE RUBEN GUIZZI

30

Tonnellate Quantità di lingotti prodotta ogni giorno dalla Rmg. In un anno l’azienda produce fra le 6.500 e le 7.500 tonnellate

che dal punto di vista produttivo. Tuttavia le nostre leghe, grazie alle loro caratteristiche meccaniche sono impiegate con successo nelle trasmissioni e nelle loro componenti, per la realizzazione di ingranaggi, slitte, pompe e bronzine». Altro settore, sebbene secondario rispetto a quelli industriali, è quello delle applicazioni artistiche. «I bronzi, tradizionalmente impiegati per getti d’arte, oltre a dover possedere le caratteristiche consuete di qualsiasi lega da fonderia, necessitano di requisiti ulteriori. Fra questi il colore, l’aspetto superficiale e la resistenza alla corrosione atmosferica. Non si deve inoltre dimenticare che la percentuale di piombo deve essere ridotta al minimo per ragioni di sicurezza». Ogni applicazione impone dunque leghe con precise caratteristiche metallurgiche in base alle performance necessarie. Diventa strategico pertanto mantenere costanti queste caratteristiche lungo tutta la produzione,

www.rmg.it

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VALORE EXPORT

anche per piccoli quantitativi. «Le garanzie sulla qualità del prodotto non si limitano alla tecnica di lavorazione, produzione e analisi del processo e del suo risultato finale. Al contrario hanno il loro fondamento a monte, nel momento in cui selezioniamo materie prime e fornitori. L’affidabilità del fornitore è alla base della nostra capacità di esserlo rispetto al cliente. I nostri fornitori sono prevalentemente locali, ma uno dei più importanti è estero. Li selezioniamo attentamente e cerchiamo di averne pochi ma fidati, che possano assicurarci un rapporto duraturo nel tempo, in modo da mantenere costante la qualità del prodotto finale. Indubbiamente in questo momento, poi, esiste un problema legato al costo della materia prima. Siamo direttamente legati al London Metal Exchange e per limitare l’effetto delle fluttuazioni dei prezzi, quando è possibile, controfirmiamo contratti di lungo periodo con i nostri fornitori». La volontà di instaurare rapporti fidelizzati con i fornitori è la stessa che Rmg ricerca con i clienti. «Uno dei canali che utilizziamo per mantenere e consolidare i rapporti è quello delle fiere di settore, alle quali partecipiamo sia come espositori sia come visitatori. La nostra presenza come espositori è garantita ogni due anni alla MetefFoundeq di Verona (il prossimo evento è programmato per giugno 2014)». \\\\\ VITTORIA DIVARO NOVEMBRE 2013



INTERNAZIONALIZZAZIONE GIANCARLO ROSSI

ESPORTARE INNOVAZIONE

La Lombardia, il suo know kow manifatturiero e la sua vocazione alla meccanica. Giancarlo Rossi aggiunge innovazione e internazionalizzazione

n Lombardia si concentra circa l’85 per cento della produzione italiana di valvole, seconda a livello europeo solo alla Germania. E molte imprese, anche dall’estero, guardano con interesse a questo territorio conosciuto per il suo know kow manifatturiero e la sua vocazione alla meccanica. «Ogni giorno, ad assistere i nostri collaudi ci sono clienti sia italiani che stranieri che vengono a visionare di persona come lavoriamo», racconta Giancarlo Rossi, amministratore di Alfa Valvole, fondata nel 1971 e leader nella costruzione di valvole a sfera. «La nostra prima leva competitiva – spiega Rossi – è quella di assicurare un prodotto interamente realizzato all’interno dell’azienda, dotato di una garanzia di lungo periodo. Un secondo fattore importante per noi è un sistema organizzativo snello ed efficiente, che ci permette di soddisfare le esigenze di tutti i tipi di clientela – dalle grandi

I

www.alfavalvole.it

128

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imprese alle medie e piccole aziende – anche su prodotti particolarmente complessi, fornendo assistenza dove richiesto». A partire dagli anni Novanta, Alfa Valvole si è, inoltre, attrezzata di un laboratorio per le analisi delle materie prime e le prove non distruttive. «La presenza di un’officina interna all’azienda consente di presentarci come un referente completo, che non si affida ad aziende terze per il trattamento e il collaudo delle valvole. In un mercato globale caratterizzato da una guerra di prezzi ormai orientata al ribasso, spesso a discapito della qualità dei prodotti, questa carta fa ancora la differenza di fronte a competitor agguerriti come cinesi e indiani». L’accuratezza delle lavorazioni e dei collaudi assicurata da Alfa Valvole rappresenta, dunque, un forte vantaggio competitivo. Soprattutto in ottica internazionalizzazione. «Siamo sempre stati una forza attiva e operativa in Italia. Il 60 per cento del nostro fatturato viene, inNOVEMBRE 2013


40%

Export Quota del fatturato che Alfa Valvole realizza sui mercati internazionali

fatti, generato in Italia ma attraverso imprese che lavorano in maniera prevalente con l’estero. Quello che è certo è che stiamo guardando sempre più oltre il Vecchio Continente, perché il mercato italiano e, in generale, quello europeo restano allo stato attuale piuttosto stagnanti. Le migliori possibilità di crescita provengono dai paesi extra-Ue. Cercheremo di indirizzarci verso questi mercati, senza stravolgere ma anzi potenziando le nostre caratteristiche distintive». La peculiarità della produzione di Alfa Valvole è la flessibilità. Costruite in acciai al carbonio, in acciai inossidabili e leghe speciali, queste valvole vengono applicate in molteplici settori, dalla cosmesi all’alimentare, dall’engineering impiantistico al comparto petrolchimico, dall’offshore al settore energetico, dai detersivi all’applicazione su navi, traghetti e piattaforme petrolifere marine. Grazie all’acquisizione della

↗ Giancarlo Rossi, amministratore unico di Alfa Valvole Srl. Alfa Valvole ha sede a Casorezzo (Milano)

VALORE EXPORT

società Penta conclusa nel 1995, l’azienda di Casorezzo, nel Milanese, è in grado di produrre valvole adatte a resistere alle condizioni di lavoro più estreme e proibitive. «Le nostre valvole – prosegue Giancarlo Rossi – possono assorbire un range di temperature che va dai -196 ai 700 gradi centigradi, sopportando una pressione che può raggiungere gli 800 bar». La sfida quotidiana è incrementare l’innovazione. Alfa Valvole, che ha appena intrapreso la lavorazione di una nuova linea di valvole Double Block & Bleed, è da sempre attenta a rinnovare e incrementare macchinari, attrezzature e apparecchiature, senza trascurare la componente delle nuove tecnologie informatiche per la riduzione delle tempistiche di lavoro. \\\\\ LEONARDO TESTI NOVEMBRE 2013

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LA MECCANICA GUIDA L’EXPORT L’eccellenza produttiva italiana passa anche attraverso il settore della meccanica. Il 57% dei prodotti manifatturieri legati a questo settore è riservato all’export


MECCANICA I NUMERI DEL SETTORE

I saldi commerciali settoriali italiani nel 2012 (mld ¤) 11,0

Saldo merci

Prodotti agro-alimentari

-9,2

Abbigliamento e arredamento Chimica, gomma

28,8

-7,4 Prodotti dell’industria estrattiva

-62,5 Macchine ed apparecchi meccanici

48,0

Altri prodotti dell'industria manifatturiera

13,1

fonte: elaborazione Federmacchine su dati Ice

l settore industriale metalmeccanico in Italia si compone di circa 260.000 imprese che occupano oltre 2 milioni di addetti. La dimensione media delle aziende, costituita da 27 dipendenti, evidenzia la forte presenza di imprese medio-piccole che formano la struttura portante dell’economia italiana. Le imprese con meno di 200 dipendenti rappresentano il 98,3% del totale e occupano il 59% degli addetti complessivi. Il 37% delle imprese appartiene al comparto “fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo”, dove è occupato circa il 24% della forza lavoro metalmeccanica. In termini di addetti, il comparto “fabbricazione macchine e apparecchi meccanici, installazione e riparazione” è quello più numeroso, con percentuali pari al 31%. L’occupazione metalmeccanica rappresenta circa il 10% dell’intera economia italiana e il 47,4% dell’industria manifatturiera.

I

LA PRODUZIONE E L’EXPORT Nel 2012 il valore della produzione del comparto meccanico, secondo le stime della Federazione delle associazioni italiane dell’industria meccanica varia e affine (Anima) è stato pari a 40,2 miliardi di euro. Le esportazioni rappresentano il 57% della produzione, pari a 23 VALORE EXPORT

miliardi. Di questi, il 59% è destinato ai Paesi dell’Unione Europea e il restante 41% verso le altre aree del mondo. «L’export, notoriamente valvola di salvezza per il settore, - sottolinea Sandro Bonomi, presidente di Anima - è vitale per quelle imprese che possono permettersi ancora di investire all’estero». Per la fine del 2013 è previsto un contributo positivo delle esportazioni che, nelle stime della federazione, dovrebbero registrare un incremento dell’1,1%, identico a quello segnato nel 2012. I BREVETTI ITALIANI L’anno scorso l’Italia ha presentato 3.793 richieste di brevetto all’European patent office (un’organizzazione pubblica internazionale, con sede a Monaco di Baviera, che ha il compito di rilasciare brevetti europei). L’Italia ha 61 richieste di brevetti ogni milione di abitanti, non troppo lontani dalla Gran Bretagna (75). Il merito va soprattutto al settore dell’handling (che copre tutte le aree dell’ingegneria meccanica con prodotti per lo stoccaggio, il packaging e la logistica dei beni) e dell’ingegneria civile. Questi due comparti valgono il 16% dei brevetti totali. In entrambi i settori, d’altra parte, l’Italia mostra un alto indice di specializzazione relativa, assieme ad altri come le macchine utensili. NOVEMBRE 2013

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L’EUROPA PRIMO MERCATO DI RIFERIMENTO INGEGNERIA E INNOVAZIONE Le aziende italiane del settore meccanico rappresentano una vera eccellenza e sono apprezzate in tutto il mondo. I prodotti metalmeccanici italiani rivestono un ruolo molto importante per quanto riguarda il grado di innovazione tecnologica offerta rispetto ai concorrenti di altri paesi. Sono 234 i prodotti dell’industria meccanica in cui l’Italia è il primo esportatore al mondo per un valore complessivo di 58,7 miliardi di dollari. Inoltre, il settore meccanico italiano ha un valore aggiunto di 69,8 miliardi di euro, superiore a quello del settore automobilistico tedesco (68,2 miliardi) e a quello dei settori chimici di Inghilterra, Spagna e Francia (67 miliardi). «La credibilità è un fattore importante per essere competitivi e più forti all’estero – spiega Fabio Storchi, vicepresidente di Federmeccanica, federazione sindacale dell’industria metalmeccanica italiana -. Il settore conserva un patrimonio di imprenditorialità che ancora ci consente di essere la seconda manifattura in Europa e la settima al mondo». \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO

na caratteristica distintiva dell’industria ita-

U

liana costruttrice di beni strumentali è la forte propensione all’export. Sulla base dei dati di

preconsuntivo 2012, le esportazioni del settore hanno raggiunto il 75% del fatturato delle aziende. Tutti i settori hanno registrato un rapporto tra esportazioni e fatturato superiore al 60%, con punte massime che superano l’80%. Il primo mercato di sbocco dei prodotti metalmeccanici è rappresentato dai paesi dell’Unione Europea, che valgono il 27,5% delle vendite complessive. Le aree che hanno guadagnato maggiormente quota sono l’Asia e l’America Latina, ma si sono registrati progressi anche in Medio Oriente e Africa e, negli ultimi due anni, in America del Nord. Le aree che meglio sono riuscite ad affrontare la crisi economica sono quelle emergenti, cui si aggiunge il fenomeno della reindustrializzazione degli Stati Uniti. Complessivamente l’export è cresciuto del 2,2%, ma l’America del Nord si avvicina al 20%, mentre altre sono meno brillanti (Europa, Africa).

I mercati di sbocco nel 2012 24,8 %

Italia

NAFTA

America Meridionale

Altri Europa

Altri Unione Europea

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VALORE EXPORT

9,1 %

5,9 %

10,0 %

27,5 %

fonte: elaborazione Federmacchine su dati Ice

15,0 %

Asia

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MECCANICA EDMONDO PIFFARETTI

“INNOVAZIONE” CONSOLIDATA «Abbiamo vissuto l’intera evoluzione della tecnologia dei prodotti stampati a caldo». Edmondo Piffaretti fa il punto sull’innovazione meccanica nvestire regolarmente nell’aggiornamento tecnologico e del parco macchine. È questa la strategia che ha permesso alla Pero – Press, azienda svizzera guidata da Edmondo Piffaretti, di rimanere concorrenziale sul mercato nazionale e internazionale, aumentando costantemente la quota di export. «Produciamo componenti meccanici stampati a caldo di varia natura, che trovano applicazione in diversi settori industriali – spiega Piffaretti –. Ogni anno investiamo circa 80 mila euro in nuovi macchinari, riuscendo così a mantenere i nostri prodotti sempre innovativi e competitivi». L’azienda di Piffaretti, nell’ultimo anno, ha registrato un fatturato pari a circa 4 milioni di euro, una cifra che, presumibilmente, si riconfermerà anche nel 2013. Nel business di Pero-Press, l’export ha un ruolo importante: «La quota attuale di export – sottolinea il titolare – è pari al 20 per cento ed è in costante aumento. Intendiamo infatti ampliare la nostra rete puntando sui paesi europei e in particolar modo su quelli dell’Europa dell’Est». L’affermazione sui mercati stranieri, aspetto che interesserà sempre più il futuro dell’azienda, si basa sul valore ag-

I 136

VALORE EXPORT

www.peropress.com

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INTENDIAMO AMPLIARE LA NOSTRA RETE PUNTANDO SUI PAESI DELL’EUROPA DELL’EST giunto dei prodotti Pero – Press, evidentemente riconosciuto anche all’estero: «Il nostro è un prodotto di alta qualità eseguito interamente in Svizzera, cui si affiancano un ottimo servizio sia in fase di progettazione che nella fase di post vendita, flessibilità e rispetto dei termini di consegna». La clientela di Pero-Press è suddivisa in aziende che lavorano principalmente per l’edilizia (maniglie, rubinetti, arredo bagno, sprinkler anti incendio, contatori dell’acqua e del gas, componenti per mobilio ufficio e per serramenti, raccorderia, serrature). Poi c’è l’industria delle macchine (componenti per la costruzione di macchinari, pezzi per le macchine del caffè, attrezzi di misura). E infine l’industria elettrica ed elettronica (contatti e connessioni elettriche). «Pero-Press – aggiunge Piffaretti – é in grado di effettuare sui pezzi stampati tutte le ulteriori lavorazioni meccaniche necessarie (foratura, tornitura, alesatura, filettatura) con macchine utensili e centri di lavorazione Cnc. Inoltre può prendersi carico della realizzazione di

Pero-Press ha sede a Novazzano nel Canton Ticino (Svizzera)

VALORE EXPORT

qualunque operazione di finitura delle superfici (sabbiatura, nichelatura, stagnatura, argentatura, ricopertura con polveri epossidiche). La lavorazione può essere completata con il montaggio e l’inserimento di altri pezzi». Il know-how dell’azienda deriva da 40 anni di esperienza. «Avere vissuto l’intera evoluzione della tecnologia dei prodotti stampati a caldo – afferma Edmondo Piffaretti – consente alla nostra azienda di conoscerne ogni possibilità. La risoluzione dei problemi affrontati costituisce una sicura base per risolvere ogni nuova questione produttiva. Questo background di conoscenze consente una rapida messa in lavorazione dei prodotti e offre una sicura garanzia della loro qualità e precisione». Oltre a continuare a puntare sul prodotto e sull’aggiornamento tecnologico, per affermarsi ulteriormente sui mercati stranieri Pero-Press nel prossimo futuro investirà su strategie mirate che consentano all’azienda maggiore visibilità: «Sarà certamente indispensabile – conclude Edmondo Piffaretti - investire nell’immagine aziendale e nel marketing». \\\\\ PAOLO BIONDI NOVEMBRE 2013

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MECCANICA MATTEO CERESA

MACCHINE AD ALTA INNOVAZIONE La meccanica italiana continua a sfidare la concorrenza internazionale con la qualità e la tecnologia delle produzioni. L’esperienza di Esam

a meccanica, che resta uno dei settori di punta per l’export italiano, mira a crescere attraverso l’innovazione di prodotto, di processo e di macchinario. Una strategia adottata da Esam, società che ha saputo diversificare l’attività affiancando all’automotive la produzione di macchinari per l’industria del fibrocemento, mantenendo quale comune denominatore un elevato standard innovativo. Matteo Ceresa, direttore commerciale di Esam e nipote del fondatore, la cui proprietà oggi è 100 per cento italiana, indica le prospettive delle due linee di produzione, da sempre proiettate sui mercati internazionali.

L

↑ Matteo Ceresa, direttore commerciale di Esam di Trofarello (Torino)

140

VALORE EXPORT

NOVEMBRE 2013


20.000

mq/giorno È la produttività di un impianto per lastre in fibrocemento della Esam

Qual è oggi il core business di Esam? «Esam opera in due settori ben distinti, uno legato all’edilizia, per cui realizziamo macchine e linee per la produzione di lastre in fibrocemento, l’altro rivolto al settore automotive: progettiamo e costruiamo linee per la produzione di ruote in acciaio per auto, camion e mezzi agricoli. In quanto produttori di beni di investimento, si rivolgono a noi industrie che intendono ampliare o migliorare la loro capacità produttiva, sia sotto l’aspetto della quantità che della qualità». Cosa rende competitive le vostre produzioni? «In generale, ciò che può distinguere una nostra macchina da quelle prodotte dai concorrenti europei, è la lunga esperienza acquisita e la continua ricerca di miglioramento qualitativo e prestazionale, con attenzione al mantenimento di prezzi competitivi». Quali sono i vostri mercati più importanti all’estero? Avete in progetto di ampliare il vostro raggio di azione? «Da diversi decenni, operiamo sui mercati internazionali con clienti distribuiti in oltre 40 paesi del mondo. Recen-

www.esamitaly.com

VALORE EXPORT

900

pezzi/ora La produttività di un impianto per ruote auto realizzato dalla Esam

temente, abbiamo intensificato l’attività di sviluppo commerciale verso i paesi dell’ex Unione Sovietica e la Cina». Quali sono le richieste più frequenti nei vostri settori di riferimento? «Bisogna innanzitutto considerare che la necessità di modificare le macchine di produzione dipende dalla volontà del cliente di innovare il prodotto. Sino ad oggi, a parte la “rivoluzione” tecnologica che si è resa necessaria per i nostri clienti nel settore del fibro-cemento – eliminare l’amianto e sostituirlo con altre fibre – non vi sono stati grandi cambiamenti. Notiamo, tuttavia, una sempre maggiore attenzione, anche nei paesi attualmente in via di sviluppo, per gli aspetti relativi alla sicurezza. Questo orientamento si traduce nell’introduzione di dispositivi e di sistemi, a volte complessi, per garantire la sicurezza del personale che opera sulle macchine». Qual è la situazione nei vostri comparti di attività? «Non possiamo dare una valutazione uniforme di ciascuno dei due settori in cui operiamo. La situazione è molto difficile e fluida; la concorrenza dei paesi emergenti si fa sempre più sentire, anche se noi europei godiamo ancora di un certo vantaggio tecnologico e qualitativo. Certo, il costo del lavoro non ci permette di essere vincenti sul piano economico. Qualità migliore, ma prezzi più cari. Alcuni clienti lo capiscono, per fortuna, e prediligono la qualità». \\\\\ LEONARDO TESTI NOVEMBRE 2013

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TECNOLOGIE LUCA FORMENTINI

TECNOLOGIA TESSILE, MERCATO IN EVOLUZIONE Sempre più tecnologici e sostenibili. Con risultati sorprendenti in Cina e India. Sono i macchinari della Loris Bellini per la tintura e l’asciugamento di filati

n un panorama dove la lotta si fa sul prezzo, personalizzazione, flessibilità, specializzazione e assidua innovazione sono senza dubbio i quattro elementi che concorrono a formare il nostro vantaggio competitivo nel mondo». È così che Luca Formentini riassume il valore aggiunto della Loris Bellini, il cui core business è l’esclusiva costruzione di macchinari per la tintura e l’asciugamento di filati in rocche, matasse, fibra sciolta, tops, tow e subbi, di qualsiasi fibra essi si presentino. È su questa base, su queste skills, che si fonda il successo dell’azienda, che esporta oltre il 90 per cento del prodotto, arrivando a coprire la quasi totalità dei mercati industrializzati. Una rete commerciale che si è sviluppata attraverso una fitta trama di agenzie specializzate nel settore dislocate in tutto il mondo: venditori altamente qualificati che rappresentano anche altri importanti marchi dell’intera filiera meccano-tessile e che negli ultimi decenni hanno contribuito al consolidamento del brand al di fuori dei confini italiani. Risultati sorprendenti in Cina ed India, consolidamento di mercati di assoluto valore strategico come la Turchia e alcune aree del Sud America, un ritorno di interesse da parte dei di mercati tradizionali quali Europa e Nord America. È

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www.lorisbellini.com commerciale@lorisbellini.com

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questa la clientela del brand, che oggi è conosciuto con un appellativo di tutto rispetto: la “Rolls Royce” delle macchine per tinto filo nel mondo. «Per noi il presupposto fondamentale è offrire un pacchetto tecnico e tecnologico di assoluta eccellenza, sia per quello che riguarda la costruzione vera e propria del prodotto, sia per il risultato finale che poi esso dovrà ottenere». Ma per riuscire a dare il massimo, serve chiedere il massimo. Un severo protocollo di testing viene infatti seguito per ognuno dei prodotti che esce dall’unità produttiva dell’azienda, sita nella provincia di Mantova, vicino Milano. «Il nostro standard qualitativo si colloca ai vertici dell’eccellenza costruttiva mondiale e si pone come semplice, ma efficace strumento del nostro successo», sottolinea Formentini. È poi inevitabile, per chi opera nel tessuto produttivo milanese, collaborare con altre realtà locali. La Loris Bellini è membro di Acimit, che in Italia riunisce tutti i costruttori di macchinari per l’industria tessile. Inoltre, fa parte del Consorzio export alto milanese Ceam, con cui ha partecipato a numerose iniziative commerciali in ambito internazionale. Come ogni biennio la Loris Bellini sarà presente all’Itma Asia + Citme, una delle fiere più attese del 2014, che si terrà a Shanghai dal 16 al 20 giugno. Parteciperà, inoltre, ad altre

↑ Dettaglio di un porta materiale caricato con rocche di cotone da 1,85kg ciascuna

↖ Impianto composto da macchine verticali per la tintura della lana in tops

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UNA NUOVA TECNOLOGIA ABBATTE IL CONSUMO DELLE UTENZE IMPIEGATE NELLA TINTURA DEL FILO fiere internazionali durante lo stesso anno. Oltre ai vari eventi all’estero, è possibile toccare con mano la qualità dei prodotti direttamente in azienda. «Il nostro stabilimento è uno squisito esempio di creatività italiana che mostriamo orgogliosamente a tutti quei clienti che desiderano comprendere con maggiore dettaglio come nasce una macchina Loris Bellini». In questo modo i clienti potranno rendersi conto dello standard produttivo dell’azienda, privo di qualsiasi compromesso tra fattore economico e qualità: un valore aggiunto importantissimo. La Loris Bellini non pone grande attenzione solo alla qualità finale del prodotto, ma anche all’abbattimento dei consumi, un processo da tempo già iniziato in Italia e nei paesi industrializzati, che però sta diventando sempre più importante anche in molti altri paesi emergenti. «Negli ultimi anni questo ci ha spinto ad investire ingenti risorse in ricerca e sviluppo proprio per migliorare ulteriormente la già efficiente tecnologia dei nostri macchinari. La perseveranza e i sacrifici ci hanno permesso, oggi, di dedicare massimo impegno a una nuova tecnologia realmente rivoluzionaria che abbatte drasticamente il consumo delle utenze impiegate nella tintura del filo e che presto saremo pronti a presentare al mercato». \\\\\ CARLA ROLLANI NOVEMBRE 2013

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TECNOLOGIE ANDREA DALLAN

PROFILI INDUSTRIALI

Nel campo delle macchine per la lavorazione della lamiera l’Italia è il terzo produttore ed esportatore mondiale. Andrea Dallan spiega perché «know how e supremazia nel design sono fondamentali» 146

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nche in campo industriale la manifattura italiana raggiunge numeri da leadership. È il caso delle macchine per la lavorazione della lamiera, ambito in cui l’Italia è il terzo produttore ed esportatore mondiale, dopo Germania e Giappone, ma davanti a paesi come Stati Uniti, Cina, Corea del Sud, Svizzera, Finlandia (dati Ucimu 2012). A parlare di questa tradizione poco conosciuta è Andrea Dallan, amministratore dell’omonima azienda trevigiana attiva nel settore. «Per la produzione di queste macchine – dice Dallan – nel nostro paese abbiamo una lunga storia e una reputazione internazionale di affidabilità e flessibilità. Il nostro punto di forza non sta solo nel know how, ma anche nel design dei prodotti realizzati dalle nostre profilatrici». In quali paesi state registrando le performance migliori? «Il nostro mercato è, naturalmente, molto orientato all’export. Nel 2013 l’Italia copre il 10 per cento, l’area UE il 38 e l’extra UE il 52. I mercati principali di riferimento sono nell’ordine Germania, Francia, Russia, Brasile, Medio Oriente, Cina e Usa». Esistono esigenze diverse in base ai mercati in cui operate? «Esiste certamente una differenza di domanda nelle varie regioni del globo. Nei mercati più maturi, ad esempio, la clientela richiede altissima qualità di prodotto e grande automazione per mantenere costi di produzione competitivi rispetto ai mercati emergenti. Oggi con la nostra struttura aziendale possiamo offrire soluzioni integrate di produzione, confezionamento e packaging. Nei mercati

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2700

Macchinari Il numero di impianti installati e monitorabili in teleassistenza in tutto il mondo dalla Dallan Spa

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↑ Andrea Dallan, amministratore della Dallan Spa, con sede a Castelfranco Veneto (TV)

www.dallan.com

emergenti, infine, portiamo soluzioni produttive generalmente più essenziali, in grado comunque di realizzare prodotti per la costruzione di altissima qualità dalle materie prime reperibili nella zona geografica di riferimento». Quali sono i vostri canali commerciali e come gestite la distribuzione? «Trattandosi d’impianti di produzione, la relazione con i clienti inizia di solito con una consulenza: analizziamo caso per caso il prodotto, il mercato, la richiesta di produttività e l’automazione. Per questo motivo, per lo sviluppo dei progetti, spesso è richiesto il contatto diretto con la struttura tecnica e commerciale interna alla Dallan, che oggi è in grado di relazionarsi direttamente in inglese, francese, tedesco, russo, spagnolo e portoghese. In mercati quali Nord America, Germania e Francia abbiamo costruito negli anni partnership solide con distributori ed agenti che possono fornire direttamente questo tipo di consulenza». Quali sono gli aspetti che differenziano la vostra produzione? «Costruiamo ogni macchina e impianto intorno al prodotto del cliente. Siamo specializzati in settori industriali specifici (e legati ai materiali di spessore sottile) come la protezione solare, la costruzione, l’illuminazione, i mobili metallici. Curiamo particolarmente il lato estetico e il design dei profili prodotti dai nostri impianti: infatti tutte le macchine e i prodotti vengono collaudati insieme ai noNOVEMBRE 2013

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TECNOLOGIE ANDREA DALLAN

stri clienti prima di tutto in Italia. Quindi gli impianti vengono smontati, spediti e reinstallati presso la destinazione finale. Infine, offriamo anche soluzioni per quanto sta intorno alle nostre macchine: imballaggio, confezionamento, consulenza per l’approvvigionamento di materie prime e accessori per il completamento dei loro prodotti». Come organizzate il servizio post vendita? «Con macchine in servizio ventiquattro ore al giorno, il servizio post vendita è essenziale per garantire il funzionamento corretto e continuativo degli impianti. La nostra struttura ha 40 tecnici meccanici, elettronici e software in grado di fornire un’assistenza diretta sul posto. Una struttura specifica è ora operativa per i servizi di teleassistenza, che permettono diagnosi rapide e, in molti casi, la soluzione del problema senza interventi diretti. Con migliaia di macchine installate nel mondo, la teleassistenza si sta rivelando uno strumento molto apprezzato perché, nell’arco di poche ore, mette a disposizione un nostro tecnico software».

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I MERCATI PRINCIPALI DI RIFERIMENTO SONO GERMANIA, FRANCIA, RUSSIA, BRASILE, MEDIO ORIENTE, CINA E USA Su quali progetti state lavorando in questo momento? «In media il 4 per cento del fatturato viene investito in ricerca e sviluppo: ogni anno depositiamo diversi nuovi brevetti. I progetti più interessanti in questo momento riguardano l’automazione dei processi di produzione (confezionamento in automatico di tapparelle e veneziane, imballaggio di profili di cartongesso e T-bar) e l’applicazione di tecnologie di taglio laser da coil a prodotti tipicamente ottenuti da lamiera piana». Quest’ultima quali performance esprime? «In primo luogo, la tecnologia di produzione da nastro di lamiera è in grado di trasformare la materia prima in prodotto con percentuali vicinissime al 100 per cento. Altre tecniche generano scarti che partono dal 5 per cento e arrivano in certi casi fino al 20 per cento: un vantaggio non certo trascurabile anche dal punto di vista della tutela ambientale». \\\\\ REMO MONREALE NOVEMBRE 2013



TECNOLOGIE ALBERTO CIAMPICHETTI

ESASPERAZIONI APPLICATIVE Progettate per garantire performance anche in condizioni estreme. Alberto Ciampichetti descrive le nuove frontiere nelle telecomunicazioni

rogettare e produrre componenti resistenti a pressioni fino a 1000 BAR, o elementi utilizzati dai più recenti sommergibili o dagli aerei caccia stealth di ultima generazione: in ambito di interconnessioni elettriche nelle telecomunicazioni, tutto questo si può definire, senza esagerare, esasperazione applicativa. Quanto meno è la definizione che ne dà Alberto Ciampichetti, amministratore della Cpe Spa, nel settore da 35 anni, che riassume così l’atteggiamento imprenditoriale verso le soluzioni tecniche più estreme. In particolare le esasperazioni di cui parla Ciampichetti riguardano uno specifico campo di specializzazione: progettazione e produzione di cavi e connettori speciali con accessori necessari alle installazioni, utilizzati negli ambiti più diversi. Proprio la va-

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rietà ha permesso all’azienda milanese di allargare il suo mercato a tutto il mondo. «Le nostre soluzioni per le interconnessioni elettriche – spiega l’amministratore Ciampichetti – si possono applicare a una notevole varietà di settori in cui sia necessario stabilire una connessione elettrica: telecomunicazioni, industriale, militare e avionico, sistemi di telecomunicazioni (dalle antenne fino alle Base Station), componenti ad alta tecnologia utilizzati dagli istituti di ricerca». Data la sua struttura multinazionale, la Cpe è in grado

www.cpeitalia.it

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5 mln

Cavi In 35 anni, la Cpe ha eseguito assemblaggi in migliaia di configurazioni, diverse per lunghezza del cavo, conformazione e tipi di connettori

di offrire prodotti e servizi a livello world wide. «Per le dinamiche del mercato attuale – dice Ciampichetti –, risulterebbe controproducente limitare la propria azione a una specifica regione. Per questi motivi cerchiamo di soddisfare clienti in ogni parte del mondo, grazie anche al supporto dei siti produttivi rumeno e cinese, uniti alle branch office americano e indiano». La dislocazione strategica dei plant produttivi consente di essere vicini ai principali clienti nazionali e internazionali, per garantire il rispetto dei tempi di consegna e un costante supporto tecnico. «I vantaggi derivanti dall’approccio globale alla produzione – continua Ciampichetti – sono riconducibili, ad esempio, alla possibilità di ottenere economie di scala, al possesso di specifiche competenze tecniche, organizzative e commerciali, alla proprietà di un marchio conosciuto La Cpe Italia ha sede a Milano. Nelle immagini, progettazione e produzione di connettori a elevato contenuto tecnologico.

↗ In alto a destra, un sensore digitale di spostamento

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sul mercato e/o alla capacità di accedere a forme di finanziamento particolarmente favorevoli e, nel tempo, ci hanno conferito un vantaggio competitivo». La ricerca di performance estreme ha portato la società guidata da Ciampichetti a risultati da primato. «Abbiamo partecipato al programma Efa – spiega l’amministratore –, un progetto europeo per la realizzazione di un caccia con qualità stealth, con sistemi di interconnessioni sul lato motore e con peculiari caratteristiche di protezione dei cavi stessi (meccaniche, da calore ed elettriche). Inoltre abbiamo provveduto alle forniture per istituti di ricerche fisiche di connettori mono e multi contatto per tensioni fino a 15 KV». A fronte degli sviluppi più recenti, la Cpe si è anche aperta a nuovi settori. «Stiamo sviluppando prodotti per l’ambito ferroviario, medicale e delle telecomunicazioni, che utilizzano nuove tecnologie. Naturalmente rimaniamo molto attenti al mercato militare, in cui forniamo prodotti e servizi di notevole complessità. Questo è il settore che presenta le più importanti prospettive di sviluppo». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013

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TECNOLOGIE GIACOMO MINGOTTI

IL DISTRETTO BRESCIANO OLTREOCEANO

Una sede commerciale nel mercato statunitense e la forte presenza in Europa e nel Far East. La visione di Giacomo Mingotti sullo stampaggio

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gennaio 2014 si svolgerà a New York l’AirConditioning, Heating, Refrigerating Exposition (Ahr Expo), evento fieristico che affronta i temi legati all’efficienza energetica, promuovendo la diffusione di prodotti ecologici e tecnologie sostenibili. Fra gli espositori (circa 1.800 produttori e fornitori provenienti da tutto il mondo) sarà presente la bresciana Metal Technology. «Quello statunitense è per noi un mercato importantissimo – spiega il commendatore Giacomo Mingotti, fondatore della società di Villa Carcina –. Per questo motivo e per seguire da vicino la distribuzione estera negli Stati Uniti, abbiamo inaugurato un nostro ufficio nel New Jersey». Azienda pioniera del distretto bresciano dell’ottone, Metal Technology, dopo oltre mezzo secolo nel mondo dello stampaggio a caldo, continua a lavorare a nuovi progetti e a brevettarli (attualmente sta mettendo a un punto un nuovo tipo di pressa dal disegno avanzatissimo), producendo in conto terzi ed esportando oltre che negli Stati Uniti, anche in Germania, Francia, Lussemburgo, Olanda ed Europa in genere, Giappone e Cina. «I nostri macchinari sono realizzati interamente nel bresciano – prosegue Mingotti –. I settori più importanti sono quello dei contatori dell’acqua, dei corpi pompa e della rubinetteria speciale, che prevede uno stampaggio molto complesso e un elevato livello tecnico. A questi si aggiungono altri settori: idraulico, elettrico, riscaldamento, automotive, ristorazione, refrigerazione e gas. A favorire il nostro lavoro è il fatto di trovarci in un distretto che, sommando le trafilerie, i costruttori di presse e l’intera filiera di ottone, rame e alluminio, rende questo territorio più competitivo rispetto a molte industrie multinazionali. In questo contesto, noi, come gruppo Metal Technology, investiamo circa l’8 per cento del fatturato nell’innovazione,

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www.metaltechnology.it

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↓ Il commendatore Giacomo Mingotti, fondatore del gruppo Metal Technology Srl di Villa Carcina (BS), insieme al fratello Damiano

nel know how e nella formazione del personale». L’azienda realizza tutte le fasi dello stampaggio, dallo studio del prodotto per la costruzione degli stampi, delle matrici di tranciatura e di tutte le attrezzature necessarie per la successiva lavorazione. «La progettazione è una fase delicata, che facciamo in sinergia con i clienti. Insieme a questo valutiamo le modifiche da apportare non solo per abbattere il costo del pezzo, ma anche per migliorarne la fattibilità. Perché dobbiamo progettare articoli di alta qualità e durevoli nel tempo, ma che non incidano eccessivamente sui costi dei clienti. E poiché noi siamo terzisti, il nostro cliente sa che nessuno copierà il suo lavoro». Grazie all’impiego delle più moderne tecnologie, Metal Technology garantisce la realizzazione di stampi con le forme e dimensioni più svariate e complesse. «Le materie prime che utilizziamo per lo stampaggio ci vengono fornite da aziende soprattutto bresciane, specializzate nella commercializzazione a livello nazionale e internazionale NOVEMBRE 2013

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TECNOLOGIE GIACOMO MINGOTTI

SIAMO IN UN DISTRETTO CHE PER OTTONE, RAME E ALLUMINIO È PIÙ COMPETITIVO DELLE MULTINAZIONALI

di metalli non ferrosi. La successiva fase centrale del processo produttivo, lo stampaggio, viene eseguita con 21 presse (da 250 tonnellate fino a un massimo di 1.600 tonnellate), che possono produrre articoli dagli 8 grammi ai 54 chili, con particolari che possono essere stampati sia pieni sia forati». Successivamente vengono eseguite la tranciatura (per l’eliminazione dei residui prodotti dallo stampaggio) e i trattamenti di superficie con cilindretti in ottone o graniglia in acciaio. «Le macchie di stampaggio vengono poi rimosse attraverso la burattatura o il decapaggio ed eventualmente la sabbiatura in ottone o acciaio. La lavorazione avviene con oltre 20 macchine transfer, alcune delle quali con carico e scarico robotizzato, e 10 centri di lavoro. Ed effettuiamo qualsiasi tipologia di trattamento: decapaggio, pulitura, nichelatura, cromatura e anonizzazione. In corso d’opera, ogni lotto viene verificato per il rispetto totale delle tolleranze e ricontrollato, infine, prima della spedizione e dell’imballaggio». La fase di testing prevede diverse prove. «La migliore è il crash test e il via alla produzione non viene mai dato prima che il test sia stato eseguito, soprattutto per verificare che il materiale sia omogeneo, privo di difetti occulti». In conclusione, secondo Giacomo Mingotti, oltre che nella qualità di realizzazione del prodotto, il valore aggiunto di Metal Technology risiede nel rapporto instaurato con il cliente. «Diventiamo partner del cliente. Faccio questo lavoro da 54 anni, ho vissuto in prima persona tutte le problematiche che possono emergere in questo settore realizzando oltre 30mila stampi diversi. Stampi rivolti ai settori più disperati: ottone, alluminio e rame rivolto a 360 gradi su tutto. E questo ci ha permesso di fidelizzare i clienti». \\\\\ VITTORIA DIVARO 154

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TECNOLOGIE ALESSANDRO QUAGLINO

FILTRI, NEL MERCATO DELLA PRECISIONE Alessandro Quaglino indica gli ultimi sviluppi nel settore dei filtri industriali. «L’obiettivo è il perfezionamento dei processi produttivi» uello dei filtri è oggi un mercato particolarmente instabile: per rimanere competitivi bisogna recepire e soddisfare le richieste eterogenee della domanda». Nelle parole di Alessandro Quaglino, amministratore della Sotras, c’è l’assunto di partenza con cui il management dell’azienda di Torino ha raggiunto la flessibilità necessaria per un prodotto di alta qualità, sia esso standard o su misura. La Sotras, lungo i suoi quarant’anni di attività, si è orientata verso la produzione di filtri industriali per compressori, pompe a vuoto e applicazioni per aria compressa, e in particolare di filtri separatori aria/olio: un ambito notoriamente esigente, in cui vengono richieste le caratteristiche più disparate. «Non ci siamo limitati – spiega Quaglino – ad aumentare l’ampiezza della nostra gamma di articoli, ma abbiamo investito sulla tecnologia. In questo modo abbiamo perfezionato i processi produttivi, per offrire un prodotto privo dei difetti che più frequentemente ne possono alterare la funzionalità. Con le macchine a nostra disposizione, molte delle quali progettate e costruite in house, realizziamo in tempi rapidi filtri molto più longevi, resistenti e performanti, raggiungendo la massima costanza nella qualità del prodotto». Qual è la vostra strategia commerciale? «Abbiamo sempre privilegiato il rapporto diretto con i

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↑ Alessandro Quaglino, responsabile amministrativo Sotras con sede a Borgaro Torinese (TO)

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LA SCELTA DI COSTITUIRE UNA JOINT VENTURE CON UN PARTNER GIÀ OPERATIVO IN INDIA, CI HA PREMIATI clienti, senza intermediari. Le fiere di settore, rappresentano per i nostri collaboratori, tutti poliglotti, un'occasione importante di incontro con molti dei nostri clienti. La più importante si svolge a Hannover ogni due anni, ma non manchiamo mai alla Ptc Asia di Shanghai e alla Pcv Expo a Mosca, oltre che ad altre fiere di settore in Europa e in altri paesi del mondo». Che politica avete adottato a livello internazionale? «Negli ultimi anni, la proprietà ha scelto di inserire la Sotras nel tessuto produttivo internazionale con produzioni destinate a consumi locali, creando realtà indipendenti ma strettamente legate alla casa madre, come la Sotras Cina. Inoltre si è impegnata con un colosso americano della filtrazione in una joint venture in India, con base nel polo industriale di Pune, raccogliendo buoni risultati in territori non sempre di facile conquista e gestione». Quali sono le difficoltà che presentano aree come quella indiana e con quali strategie siete riusciti a

www.sotras.com

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superarle? «La difficoltà di aprire e gestire nuove relazioni in mercati con dinamiche diverse, la complessità nel costruire un’immagine all'estero, i diversi sistemi di tassazione e la burocrazia, avevano creato in noi forti preoccupazioni. La scelta di costituire una joint venture con un partner già operativo in loco, alla fine ci ha premiati». In cosa differisce la produzione con i nuovi strumenti rispetto agli altri tipi di lavorazione? «Soprattutto nella precisione. Una macchina, in particolare, genera una spirale all’interno del tubo che lo rende robusto, più resistente e costante in tutte le dimensioni stabilite. Questa precisione nel nostro ambito non è frequente, soprattutto se le quantità richieste non sono elevate, nel qual caso la prassi prevede una produzione manuale. Realizzare i filtri a mano, però, significa non garantire dimensioni e forme costanti e questo determina problemi: lo schiacciamento, il basso grado di separazione dell’olio, scarsa longevità. Un’ulteriore prova dell’alta qualità dei prodotti sta nelle nostre partnership con alcuni dei più importanti costruttori di compressori, ad alcuni dei quali garantiamo l’esclusiva». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013

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TECNOLOGIE MATTEO FRIZZONI

ACQUE REFLUE, IL KNOW HOW ITALIANO La panoramica di Matteo Frizzoni sul trattamento delle acque, settore in fermento per i paesi emergenti, che scelgono la tecnologia italiana

l primato della scienza e della tecnica è nel mondo occidentale. Ma il mercato dove far fruttare queste conoscenze è altrove, soprattutto se si parla di ambiti come il trattamento delle acque reflue: in alcuni paesi, come il Messico, la necessità di queste tecnologie è quasi una novità. La soluzione è in mano alle società di paesi, come l’Italia, che ha dovuto affrontare il problema molto tempo fa. Eppure, come spiega Matteo Frizzoni, amministratore delegato della Ecomacchine, il mercato si configura in modo paradossale. «Nonostante tecnologicamente il mondo occidentale sia più avanzato – dice Frizzoni –, le figure all’interno del settore pubblico in Italia che si interfacciano con i nostri contractor, hanno un livello di competenza media-

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mente più basso rispetto al loro equivalente nei paesi emergenti». Frizzoni ha decine di esempi a dimostrazione della sua tesi: l’azienda torinese, infatti, esporta in tutto il mondo da più di trent’anni. «I mercati esteri sono molto importanti per noi – spiega Frizzoni –. Facendo macchine di trattamento acque per i grandi impianti, noi siamo i fornitori dei contractor, che a loro volta sono fornitori del settore pubblico. Il problema economico del pubblico nel nostro paese è grave: si fanno sempre meno gare e i lavori sono pagati con grande ritardo. Per questo i nostri mercati più importanti sono in Nord Africa, in Medio e Estremo Oriente, in Sud America così come in Africa. Ebbene, troviamo più competenza in Nigeria, per esempio, NOVEMBRE 2013


90% ↑ La Ecomacchine ha sede

Export La gran parte dei macchinari progettati e prodotti dalla Ecomacchine, nel corso dell’ultimo anno, è stata venduta all’estero

a Grugliasco (Torino)

che non in patria. Questo paradosso porta a contratti poco selettivi in Italia, cioè la competenza del fornitore è poco apprezzata e si guarda solo al prezzo. La conseguenza, com’è ovvio, è la scarsa qualità». Per Frizzoni, il Medio Oriente è la zona più importante in cui si muove la Ecomacchine. «Iraq, Arabia Saudita ed Emirati Arabi – continua l’amministratore delegato – sono i paesi principali per il nostro business. Stiamo lavorando soprattutto in Iraq, sia nel campo della potabilizzazione, e quindi nel pubblico, sia nel privato: il 10 per cento del nostro fatturato è iracheno. Ma non abbiamo mai perseguito una politica di espansione in un determinato paese. Noi assistiamo il cliente sempre da Torino, senza uffici esteri».

www.ecomacchine.it

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Questo aspetto, per il management dell’impresa torinese, non pregiudica il rapporto con i clienti più lontani. «Quello che fa la differenza – spiega Frizzoni – è la nostra competenza tecnica. Con questa forniamo analisi e soluzioni, non solo i macchinari: ogni progetto, quindi, fa storia a sé, perché nasce dall’analisi dei singoli casi. La competenza è anche il fattore che ci rende competitivi: tutto il nostro personale deve poter discutere con il cliente di qualsiasi aspetto del progetto. Fin dall’inizio ci siamo impegnati a realizzare macchine modulari in grado di soddisfare le varie esigenze degli impiantisti, ma anche progettate per sfruttare in modo ripetitivo componenti sempre simili, perciò dotate di affidabilità. La nostra società ha affinato via via la propria tecnologia, qualificandosi come fornitore, oltreché di impianti di depurazione municipale, anche di alcune società petrolchimiche leader nel mondo quali Petrola, Technipetrol, Amoco, vedendosi certificare dalla Foster & Wheeler il piano di controllo della qualità fin dal 1983, fino a raggiungere l'attuale posizione di primato». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013

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TECNOLOGIE MATTEO GALMARINI

I DETTAGLI DELLE GRANDI AUTO Matteo Galmarini sull’indotto intorno all’eccellenza dell’automotive. «L’alto livello atteso determina un miglioramento costante»

errari, Maserati e Lamborghini sono sinonimi di primato assoluto sia nella progettazione sia nella costruzione. L’automotive italiano rimane il faro dell’intero settore a livello internazionale. Spesso, dietro l’eccellenza garantita dai grandi marchi c’è un indotto altrettanto italiano, il cui livello tecnologico e la costanza qualitativa devono essere all’altezza delle attese. Come nel caso del gruppo Imr, con sede a Carate Brianza. Il fulcro delle filiali industriali che formano il gruppo lombardo è l’Imr Automotive, azienda con un’esperienza di oltre 60 anni nello stampaggio e assemblaggio di prodotti plastici e nella costruzione di stampi e attrezzature: il campo di specializzazione è nella fabbricazione di particolari per esterno carrozzeria. Ma il made in Italy non esaurisce il lavoro dell’azienda brianzola. «I nostri mercati di riferimento a livello produttivo – dice Matteo Galmarini, amministratore della Imr – sono, oltre che quello italiano, quello tedesco, inglese e spagnolo. In pratica ovunque i nostri clienti abbiano uno stabilimento di produzione dei loro veicoli. A livello di immagine, invece, i nostri prodotti sono visibili in tutto il mondo grazie alla globalità di esportazione

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↑ Un esempio di verniciatura su base acqua ↗ Un dettaglio del reparto attrezzeria negli stabilimenti del gruppo Imr, con sede a Carate Brianza (MB)

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I tre nuovi progetti che più incideranno sul fatturato annuo della Imr, in un periodo compreso, approssimativamente, tra il 2013 e il 2018

• OMG (Maserati) M156/M157 • Ferrari F152/F149M • Alfa Romeo 4C

€ 30 mln/anno € 7 mln/anno € 8/10 mln/anno

che i nostri clienti effettuano sulle loro vetture. Le grandi case che rappresentano per molti il vero “sogno italiano” sono un motivo per spingerci a fare sempre meglio. Ma i nostri clienti esteri non sono da meno: Audi, Volkswagen, Aston Martin, Bentley e Porsche, sono una spinta al miglioramento continuo degli standard qualitativi. Questo è dovuto a un livello atteso molto alto, che favorisce l’accrescimento della professionalità aziendale e del metodo di lavoro». Il mercato premia gli sforzi della Imr, che nei primi sei mesi del 2013 ha evidenziato un incremento del fatturato intorno al 15 per cento. «Tale aumento – spiega Galmarini –, che presumiamo essere un trend decisamente stabile fino alla fine dell’esercizio, è dovuto principalmente a due fattori. In primo luogo, vi è stato un consistente aumento degli ordini da parte dei clienti con progetti già esistenti, soprattutto Iveco e Volkswagen. Poi, il lancio in contemporanea di quattro piattaforme strategiche ha determinato un cospicuo aumento

www.imr-industries.com

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di fatturato. Mi riferisco a modelli completamente nuovi: Maserati Quattroporte e Ghibili, Ferrari F12 Berlinetta e Alfa Romeo 4C». I pannelli di carrozzeria per la nuova Alfa Romeo 4C offrono un chiaro esempio delle produzioni affidate alla Imr. «Per questo progetto – ricorda Galmarini – erano richiesti componenti di carrozzeria con pesi ridotti, integrazione di funzioni, libertà di design e stile, contenimento degli investimenti. Abbiamo usato, quindi, un materiale composito a densità ridotta, integrazione di fissaggi ed elementi di irrobustimento nelle parti di carrozzeria estetica, realizzazione di stampi e attrezzature di processo con soluzioni tecnologiche che hanno limitato i costi di attrezzamento». Quello della Imr è un servizio che va dall’engineering alla produzione in serie. «Negli ultimi anni, gran parte degli investimenti sono serviti a potenziare le tecnologie computerizzate con un sensibile aumento della qualità e una riduzione dei tempi e dei costi di realizzazione dei mezzi di produzione. Gli investimenti hanno toccato tutte le fasi del processo interno: progettazione, realizzazione stampi e attrezzature, stampaggio nelle varie tecnologie possibili, verniciatura a base acqua e sistemi di “finishing”». \\\\\ REMO MONREALE NOVEMBRE 2013

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TECNOLOGIE PAOLO E ALBERTO CRIPPA

DAL VETRORESINA ALL’ISOLAMENTO TERMICO Il progresso del settore: tecnologie sempre più avanzate per performance eccellenti. La sintesi di Alberto Crippa isolamento termico è un ambito su cui negli anni si è investito sempre di più, sviluppando tecnologie ora in grado di aumentare sensibilmente il valore degli edifici e non solo. Una delle aziende che ha sviluppato questo campo d’indagine tecnica e scientifica è Brianza Plastica, che negli anni ha dato vita a più marchi. Con questi, da una parte l’azienda lombarda è leader nel settore dei termoisolanti, spaziando in tutti gli ambiti delle costruzioni, dal recupero alle nuove edificazioni, dall’altra, produce laminati piani destinati alla produzione di veicoli da diporto e a temperatura controllata. «Oltre ovviamente al mercato domestico – spiegano Alberto e Paolo Crippa, Consiglieri Delegati di Brianza Plastica –, siamo presenti in tutti i Paesi dell’Europa continentale e abbiamo una presenza importante in quasi tutto il mondo, dall’Australia al Sud America, così come Estremo Oriente e penisola arabica». Che ruolo gioca il made in Italy nel vostro successo all’estero? «Nel nostro settore e nei mercati dove esportiamo, il prodotto italiano da sempre è conosciuto per l’alta qualità, la grande flessibilità e la capacità di assistenza al cliente. In più, alcuni aspetti del processo produttivo fanno parte di un know-how specifico legato all’esperienza dell’operatore stesso, che solo in Italia possiamo vantare. Infatti, nonostante parte del processo produttivo sia automatizzato, al-

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↑ Paolo e Alberto Crippa, consiglieri delegati Brianza Plastica Spa con sede a Carate Brianza (MB)

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EVENTI • SOLUTRANS Eurexpo Lyon (Chassieu Cedex), dal 19 al 23 novembre 2013 settore: trasporti www.solutrans.eu • ROOF+TIMBER INTERNATIONAL TRADE FAIR Cologne exhibition centre, dal 18 al 21 febbraio 2014 settore: edilizia www.dach-holz.de • IAA COMMERCIAL VEHICLES Hannover Exhibition Center, dal 25 settembre al 2 ottobre 2014 settore: trasporti www.iaa.de

cuni passaggi chiave sono demandati all’uomo». Qual è il prodotto su cui puntate maggiormente? «Fiore all’occhiello dell’azienda è il pannello termoisolante Isotec, quest’anno giunto ai trent’anni di storia. Il sistema è nato come prodotto per isolare, areare e impermeabilizzare le coperture ed è stato impiegato in progetti di altissimo valore: il teatro La Scala, i Palazzi Marino e Reale a Milano, il Teatro Petruzzelli a Bari e la Reggia di Caserta. Con la collaborazione del Politecnico di Milano e di altri istituti universitari, negli anni si è evoluto, fino alle nuove versioni in grado di isolare l’intero edificio». Quali sono i suoi principali vantaggi? «La caratteristica distintiva del sistema Isotec (in poliure-

www.brianzaplastica.it

VALORE EXPORT

tano) è la migliore prestazione d’isolamento termico attualmente presente sul mercato (ad oggi, infatti, è possibile dichiarare per questo prodotto, una conduttività termica dichiarata λD di 0,023 W/mK, secondo la normativa UNI EN 13165:2013). Il rivestimento di alluminio del pannello mantiene le prestazioni d’isolamento termico costanti, perché non permette al vapore acqueo di penetrare all’interno. Il consumo degli accessori, per completare il sistema tetto è, inoltre, inferiore del 25 per cento rispetto ai nostri competitor. Altro fattore importante da considerare è il minor tempo necessario per la posa, grazie alla facilità con cui il sistema può essere applicato, che permette di contenere i costi della manodopera». E per quanto riguarda i laminati in vetroresina? «La nostra produzione di laminati in vetroresina è l’unica in Europa realizzata con due tecnologie completamente differenti, ossia laminazione in continuo a caldo o in discontinuo a freddo. La prima offre buona qualità con costanza nel tempo, minor costo produttivo e alta produttività, mentre la seconda rappresenta l’eccellenza dal punto di vista estetico, con il grande vantaggio dell’estrema flessibilità produttiva». Quali novità proporrete ai mercati esteri nel prossimo anno? «Nel settore dei laminati in vetroresina proporremo interessanti novità in termini di finiture nuove, ad esempio un laminato con finitura in finto legno con venature tridimensionali. Da citare anche la possibilità di fornire rotoli con lunghezza fino a 1500 metri e spessore a partire da 0,5 millimetri». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013

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TECNOLOGIE LUCIANA CHERUBINI

DOMOTICA, LA CASA DEL FUTURO Luciana Cherubini parla delle nuove possibilità offerte dalla domotica e del controllo futuristico dei dispositivi. «È già possibile» a comodità in casa o in ufficio, ma anche le esigenze di risparmio energetico, portano a un interesse sempre maggiore nelle soluzioni della domotica e dell’automazione. Il controllo degli accessori delle unità abitative (dalle tapparelle agli apparecchi elettrici) ha vissuto un progresso tecnologico in grado di realizzare sistemi futuristici. Dagli elettrodomestici amministrati da remoto con un tablet o uno smartphone, alle tapparelle che si aprono e chiudono secondo giorni e orari stabiliti: Luciana Cherubini, amministratrice della bresciana Cherubini Spa, indica alcune delle funzioni possibili e quelle che presto sbarcheranno sui mercati internazionali. Da società dedita alla produzione di sistemi di movimentazione per il settore della protezione solare, la Cherubini Spa si è posta l’obiettivo di rendere sempre più

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La Cherubini Spa ha sede a Bedizzole (BS)

www.cherubini.it

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VALORE EXPORT

performanti i suoi dispositivi. «Siamo specializzati – spiega l’amministratrice – nella movimentazione manuale di tende da sole, tapparelle e veneziane, per cui forniamo una componentistica in grado di risolvere le esigenze anche più particolari. Questa lunga esperienza è stata trasferita nella progettazione e produzione di motori tubolari sicuri (con relativi accessori meccanici) e di telecomandi e automatismi in grado di offrire comfort e affidabilità». Gli investimenti hanno trovato realizzazione in svariati articoli. «Tra questi – continua Cherubini –, per quanto riguarda l’automazione, c’è il telecomando Skipper Lcd 50 canali con schermo Lcd a colori con orologio integrato: permette di comandare 50 utenze (avvolgibili, tende da sole, screen), creare 16 gruppi (come: finestre 1° piano, finestre camere e simili) e 10 scenari (per esempio: le tapparelle delle camere si devono aprire tutte le mattine dei giorni lavorativi alle 7). Per quanto riguarda invece la domotica, il sistema Vitrum permette di comandare anche da remoto, attraverso un tablet o uno smartphone, tutti gli apparati elettrici ed elettronici di un edificio». NOVEMBRE 2013


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Canali Il telecomando Skipper LCD, prodotto dalla Cherubini Spa, permette di comandare cinquanta utenze (come avvolgibili, tende da sole e screen)

UNA REALTÀ INTERNAZIONALE

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herubini Spa è una società a conduzione familiare che opera a livello internazionale nel settore della protezione solare. Presente sul

mercato dal 1947, produce accessori meccanici, motori e automatismi per tende da sole, screen, avvolgibili e veneziane. Situata a Bedizzole, in provincia di Brescia e a 5 km dal Lago di Garda, Cherubini Spa risiede in una struttura di 11.000 mq, che sommati ai 5.550 delle altre sedi italiane e ai 4.250 di quelle estere, costituiscono un totale di 20.800 mq di superficie. Attualmente conta 175 dipendenti, di cui 135 nelle sedi italiane e 40 nelle filiali estere. La rete di distribuzione copre un’area molto vasta con filiali in Francia, Spagna, Germania e Cina e punti vendita in numerosi paesi europei.

L’impresa bresciana sembra aver vinto la scommessa. «Vendiamo in 41 paesi stranieri – dice Cherubini –, i primi 10 sono nell’ordine Svizzera, Spagna, Francia, Germania, Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Belgio, Slovenia, Usa e Bielorussia. Nel nostro settore il mercato principale è l’Europa centrale, prestiamo quindi sempre molta attenzione e cura a questi mercati. Ciononostante il mercato asiatico e sudamericano rappresentano senz’altro grandi opportunità: per essere presenti nel prossimo futuro è VALORE EXPORT

adesso il momento di investire e noi stiamo già creando le basi per questi nuovi mercati». La ricerca di nuove soluzioni ha portato la Cherubini Spa ad altri prodotti di nuovissima generazione che aumentano le performance. «Nel 2013 – dice Cherubini – abbiamo presentato una nuova gamma di centraline radio, uniche nel loro genere perché danno a un motore filare tutte le caratteristiche di un motore radio a finecorsa elettronico. All’inizio del prossimo anno, invece, uscirà una nuova testa motore che permette a chi produce avvolgibili di risparmiare sia in tempo di montaggio che nel costo del supporto. Sempre per l’inizio 2014 è previsto un motore filare completamente automatico, che può essere utilizzato su tutti i tipi di tapparella, con ritorno su ostacolo e un’alta sensibilità sul rilevamento ostacolo programmabile su 3 livelli». I canali commerciali della Cherubini Spa sono in linea con le strategie normalmente adottate da chi è abituato all’attività di export. «Sui mercati principali abbiamo filiali commerciali con deposito e assistenza post vendita in loco (Francia, Germania, Spagna e Cina). Inoltre, partecipiamo periodicamente a varie fiere: R+T di Stoccarda, R+T Asia di Shanghai, Equip’Baie a Parigi, Veteco a Madrid, Made Expo a Milano e dal 2014 anche Fensterbau a Norimberga e Artibat in Francia». \\\\\ REMO MONREALE NOVEMBRE 2013

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TECNOLOGIE ENRICO ORIO

VALVOLE, UN KNOW HOW D’ECCELLENZA

La produzione mondiale di valvole sottomarine per il settore oil & gas è quasi interamente italiana. Enrico Orio parla dell’importanza di questo know how

i sono settori produttivi su cui gravano carichi di responsabilità elevatissimi, in cui esiste un solo grado di qualità consentito: l’eccellenza. È il caso delle valvole sottomarine, un componente complesso e di capitale importanza nelle piattaforme petrolifere: la sua progettazione e realizzazione non può avere la minima sbavatura, come dimostra il disastro ambientale del 2010 nel Golfo del Messico, in cui un incidente portò allo sversamento massiccio di petrolio, a largo della costa meridionale degli Stati Uniti. Il know how che serve alla produzione di queste valvole è quasi interamente custodito da aziende italiane: l’80 per cento di quelle utilizzate dai colossi mondiali del petrolio e del gas, infatti, sono prodotte in Italia. Una delle aziende italiane che custodisce la conoscenza tecnologica necessaria è la lecchese Valforge, società che ha rapporti con i principali operatori come Shell, Texaco, Exxon, Bp, Total, Petrobras, il cui core business riguarda la realizzazione dei componenti principali per la costruzione delle valvole. Non solo le aziende principali del settore sono italiane «ma anche quelle che producono i componenti – precisa Enrico Orio, managing director della Valforge –, con l’eccezione di

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La Valforge Srl ha sede a Cortenova (LC)

www.valforge.it

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LA REALIZZAZIONE DELLE VALVOLE SOTTOMARINE NON PUÒ AVERE LA MINIMA SBAVATURA, COME DIMOSTRA IL DISASTRO AMBIENTALE DEL 2010 NEL GOLFO DEL MESSICO un paio di fornitori esteri. Quindi noi abbiamo principal- Nello specifico della loro produzione, la delicatezza del mente rapporti di collaborazione con imprese nazionali, compito, impone prove tecniche altamente selettive. «Sui ma realizziamo un prodotto destinato solo all’export». componenti che noi forniamo – spiega l’amministratore Non avendo la possibilità di sviluppare grandi quantità, la della Valforge –, il costruttore effettua ulteriori lavorazioni, Valforge ha concentrato la produzione su un prodotto di assemblaggio e collaudi finali: al fine di ottenere un otaltissima qualità, puntando su caratteristiche che sul mer- timo prodotto, deve affidarsi a dei fornitori che danno cato avessero poche possibilità di concorrenza. «Per buone garanzie del semi prodotto e siano in grado di doquanto riguarda il sub sea – continua Orio –, dove servono cumentare il tutto con i maggiori gruppi energetici pretecnologie, come i riporti anticorrosivi, e operazioni che ri- senti nel settore oil and gas. Le aziende clienti delle grandi chiedono personale altamente qualificato, ci contraddi- società d’ingegneria che ci commissionano il lavoro, monistinguiamo rispetto alla concorrenza dei paesi emergenti. torano direttamente tutti i passaggi produttivi. Dunque, Il committente che vuole avere una buona qualità non può benché noi produciamo in Italia, le multinazionali collache rivolgersi ancora alle aziende italiane. Fino a oggi il borano e sono coinvolte principalmente nella fase di connostro elevato tasso tecnologico ci ha protetto dalla con- trollo del processo produttivo». correnza estera». Oltre ai tecnici del committente, negli stabilimenti della I risultati della politica adottata da Valforge sono netti, so- Valforge entrano spesso anche i tecnici di enti come Buprattutto alla luce della recessione in atto. «Il nostro – dice reau Veritas, LLoyds, Tuv. «Solitamente, abbiamo tre ispetOrio – è un andamento in crescita costante. L’anno 2013 tori regolari per ogni commessa – specifica Orio –. A verrà chiuso con un incremento del 20 per cento rispetto questo si aggiungono i nostri test di laboratorio sulle atall’anno 2012. Quindi, tradotto in cifre, parliamo di trezzature e i controlli rigorosi dall’inizio alla fine di ogni un’azienda nata nel 2007 che con 20 dipendenti fattura 23 ciclo produttivo, compresi audit ai fornitori, controllo del milioni di euro e trasforma 8mila tonnellate di acciaio materiale in entrata, dei cicli di lavorazione, controlli finali nelle più diverse qualità». e controlli non distruttivi». \\\\\ RENATO FERRETTI VALORE EXPORT

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MODELLI D’IMPRESA GIANFRANCO BOLLINI

ALLUMINIO, STABILITÀ NEL PREZZO? La stabilizzazione del prezzo dell’alluminio potrebbe liberare risorse da destinare all’investimento. I progetti di Gianfranco Bollini

e previsioni 2013 sulla produzione globale di alluminio si attestano su 51,1 milioni di tonnellate. Il mercato ne assorbirà 49,7 milioni (in linea con l’andamento della domanda nell’ultimo quinquennio), con un effetto arginante sul prezzo a fronte dell’eccedenza (fonte: dati e analisi a cura di Wood Mackenzie, agenzia internazionale di consulenza e ricerca nel settore energetico e minerario). Pertanto le future condizioni di mercato concorreranno alla determinazione dei prezzi dell’alluminio, stabiliti quotidianamente dal London Metal Exchange e riferiti al metallo commercialmente puro. La previsione di una stabilizzazione del prezzo è una buona notizia per Gianfranco Bollini, direttore della Sapre, società lombarda attiva nel trattamento dei metalli, ferrosi e non, e specializzata nella lavorazione dei getti in alluminio pressofusi. «L’andamento del prezzo dell’alluminio incide fortemente sul nostro business, dato che è l’unico metallo che utilizziamo. E pertanto una stabilizzazione del prezzo ci permetterà di utilizzare più risorse per investire». In vista di un’ottimizzazione delle risorse finanziarie, in quali direzioni pensate di investire nel medio termine?

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← Gianfranco Bollini, direttore della Sapre Srl di Gorla Minore (VA).

↗ Nella pagina accanto, un articolo tecnico in alluminio pressofuso

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Quotazioni del prezzo dell’alluminio negli ultimi 5 anni US$/LB

1.40 1.20 1.00 0.80 0.60 0.40 0 24 ottobre 2008 – 23 ottobre 2013 Fonte: London Metal Exchange

«Sapre prevede di concretizzare e portare a termine diversi investimenti nei prossimi anni, concentrati sui temi del risparmio energetico e dell’ottimizzazione e controllo del processo. Credo che la scommessa per il futuro sia proprio quella di migliorare le performance dei processi industriali. L’ottimizzazione, infatti, di tutti i parametri di processo è uno strumento strategico per affrontare le fluttuazioni di mercato e incrementare la competitività. Entro il 2014 porteremo a compimento un programma di investimenti, già avviato cinque anni fa, con la sostituzione di una parte importante degli impianti del nostro processo produttivo e per il suo controllo». Andando sul concreto, quali saranno gli interventi? «Sostituiremo nel nostro stabilimento tutto l’impianto fusorio con un sistema a torre di ultima generazione e forni di attesa che permetteranno di ottenere un risparmio energetico superiore al 40 per cento, permettendoci così di recuperare risorse e di migliorare gli indici sull’impatto ambientale. Inoltre, recuperando il calore dal forno, attraverso un impianto di cogenerazione, sfrutteremo quest’energia termica reimmettendola nel processo pro-

www.sapre-srl.com

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duttivo, che attualmente sfrutta energia elettrica. Accanto a questo, è stato avviato un ulteriore programma di acquisizione di un software-hardware specifico per l’acquisizione dati e schedulazione collegato a tutti i macchinari e postazioni di produzione per il controllo in real time dell’andamento del processo e della qualità. Questo per rispondere soprattutto alle esigenze dei mercati internazionali». Che ruolo ha oggi l’export sul vostro fatturato? «Negli ultimi anni il fatturato della Sapre si è spostato pressoché totalmente all’estero (98 per cento). Oggi il nostro mercato principale è quello tedesco (70 per cento del fatturato), sta crescendo la Svizzera (in questo momento al 28 per cento), mentre l’Italia rappresenta appena il 2 per cento (dal 2004 il fatturato della Sapre era sviluppato per il 100 per cento in Italia). Dal 2004 a oggi l’incremento di fatturato è stato del più 312 per cento». Quali sono le attuali criticità? «Rimane un notevole gap tra le condizioni in cui opera un’impresa sul territorio italiano rispetto all’estero. Costo energetico, costo del lavoro, ipertassazione, iperburocratizzazione, carenza di servizi, incertezza sulle regole. Cronica instabilità politica e incapacità di porsi al passo dei partner internazionali, insieme all’incapacità di valutare e valorizzare le risorse del paese uniche al mondo. Il gap è però compensato dal sacrificio imprenditoriale delle Pmi, spina dorsale del paese. Oggi più che mai sentiamo forte la necessità di unirci alle piccole industrie del territorio per fare sistema e far percepire al mondo politico che abbiamo bisogno di un partner e non di un avversario istituzionale». \\\\\ VITTORIA DIVARO NOVEMBRE 2013

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MODELLI D’IMPRESA PIER GIUSEPPE BERNINI

LITIO: L’ITALIA COLGA LA SFIDA Le batterie a ioni di litio si riveleranno strategiche per lo sviluppo delle tecnologie di mobilità sostenibile e per il migliore sfruttamento delle fonti rinnovabili. Lo assicura Pier Giuseppe Bernini

er il settore delle batterie a ioni di litio per trazione elettrica è prevista una crescita tra il 25 e il 35 per cento per anno da qui al 2020; discorso simile, forse anche con crescite maggiori, vale per le applicazioni d’immagazzinamento di energia da fonti rinnovabili. Attualmente la produzione di batterie a ioni di litio è localizzata, grazie al settore dell’elettronica, in Estremo Oriente con grande difficoltà a operare in questo settore per le aziende europee. «Tecnologie e applicazioni inno-

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vative - dichiara Pier Giuseppe Bernini, COO di SoLith, Divisione di Sovema Spa, azienda nata circa 40 anni fa che, grazie a un costante sviluppo, si è oggi affermata come uno dei principali fornitori mondiali di macchinari per la produzione di batterie al piombo/acido - richiedono sforzi economici che devono essere supportati dalle istituzioni, sia a livello europeo che italiano. Riteniamo questo settore sarà strategico per lo sviluppo delle tecnologie di mobilità sostenibile (elettrica) e per il migliore sfruttamento delle fonti rinnovabili (fotovoltaico ed eoNOVEMBRE 2013


25-35% www.sovema.it www.solith.it

lico), ma oggi nel nostro Paese non esistono progetti a livello governativo atti a sviluppare pool di aziende. Questa situazione ci mette in chiara difficoltà rispetto ad altri paesi europei in cui si stanno finanziando importanti progetti industriali (Germania e Francia in primis)». Grazie alla nuova e ampliata sede produttiva a Villafranca di Verona, Sovema è in grado di fornire impianti completi chiavi in mano ai produttori mondiali di batterie. Nel 2008 Sovema ha acquisito Bitrode corporation, un’azienda statunitense operante nella fornitura di sistemi di testing per veicoli elettrici e ibridi e di apparecchiature di prova per linee di produzione batterie. «I nostri clienti hanno riconosciuto i vantaggi dei sistemi di produzione innovativi Sovema - commenta il COO sia nella produzione del nastro in piombo che nella produzione della griglia e abbiamo così ottenuto importanti risultati sia in termini di fatturato, che ha raggiunto circa 60 milioni di euro, che di quote di mercato». Tre anni fa è nata SoLith, che è l’acronimo di Sovema Lithium, con l’intento di sviluppare le tecnologie di assemblaggio delle celle agli ioni di litio e dei relativi

La Sovema Spa ha sede a Villafranca di Verona. Solith, si trova a Casalecchio di Reno, Bologna

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Crescita annua Sviluppo previsto per il settore delle batterie a ioni di litio per trazione elettrica per anno da qui al 2020

battery pack nel settore automotive ed energy storage. «Le celle agli ioni di litio - ricorda Pier Giuseppe Bernini - si sono diffuse quale fonte primaria di alimentazione nell’elettronica grazie alla loro elevata capacità di carica e leggerezza». Nell’ultimo decennio la crescente richiesta di mobilità a basso impatto ambientale ha chiesto agli accumulatori prestazioni che solo le celle agli ioni di litio sono in grado di fornire. «Il crescente utilizzo di energie rinnovabili sta inoltre mettendo in crisi le reti elettriche tradizionali. Sistemi di accumulo basati sulle batterie possono essere una soluzione molto efficace ed efficiente per stabilizzare i consumi, immagazzinando l’energia nelle ore diurne e cedendola quando richiesto nelle ore serali o nelle giornate senza sole o senza vento». Questi mercati sono dunque nuovi, ma con potenzialità enormi. Solith attualmente lavora su diversi progetti, principalmente in Europa, Russia e Usa e si presenterà sul mercato con una linea pilota completa per la produzione di celle agli ioni di litio per applicazioni nell’accumulo di energia e nella mobilità elettrica. Per garantire costi di produzione minori, in collaborazione con Bitrode, è stato sviluppato un sistema di formazione delle celle con un rendimento molto più elevato dei concorrenti nella fase di carica e con la possibilità di recuperare e reimmettere in rete l’energia derivante dalla scarica delle batterie durante la fase di test. \\\\\ RENATA GUALTIERI NOVEMBRE 2013

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MODELLI D’IMPRESA ALESSANDRO CAMPLANI E DARIA GATTO

IL TAILOR-MADE NELLE SERRATURE La sicurezza italiana varca i confini europei. Daria Gatto e Alessandro Camplani descrivono lo sviluppo dell’export e il controllo qualità

età del fatturato sviluppato con l’export. È questo il dato di mercato più significativo della Omec di Lumezzane, nel bresciano, specializzata nella progettazione tailor-made di serrature. Come afferma Daria Gatto, responsabile commerciale per l’export: «Lavoriamo molto nel mercato europeo e sempre di più ci stiamo avvicinando a zone che in passato consideravamo off limits, come l’Africa e l’Asia. Se prima il nostro orizzonte si fermava ai paesi europei vicini – come Francia, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Croazia e Slovenia –, negli ultimi anni la Russia è diventata un mercato di forte interesse per noi, anche perché ha ampie possibilità di crescita in funzione della sua vastità territoriale. Inoltre, anche Africa e Medio Oriente, in cui risultiamo interessanti grazie ai processi di

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www.omec.info

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ottimizzazione dei costi, ci stanno permettendo di esprimere buone performance». La strategia di Omec per penetrare nei nuovi mercati inizia dal web. «Non arriviamo mai in un paese estero iniziando a distribuire a tappeto – precisa Gatto –, ma selezioniamo i distributori principali sviluppando un rapporto di partnership in esclusiva». La produzione della Omec raggiunge le centinaia di migliaia di serrature prodotte all’anno. Testate e controllate a mano una per una. Perché controllare ogni singola serratura realizzata? Lo spiega Alessandro Camplani, responsabile produzione di Omec: «Benché esistano delle macchine in grado di eseguire test ciclici di prodotto, noi abbiamo scelto di aggiungere a queste verifiche il test manuale. Per NOVEMBRE 2013


50%

Export Quota del fatturato che Omec Spa realizza in Europa, Africa, Asia e Medio Oriente

questo abbiamo tre specialisti interni dedicati esclusivamente al collaudo, capaci di correggere anche il minimo difetto – fondamentale perché anche piccolissime difformità, non percepibili a occhio nudo, nel tempo possono portare a problemi in fase di chiusura di una porta. Naturalmente, questa particolare attenzione impone un aumento dei costi e una riduzione della produttività. Per questo abbiamo messo a punto un processo di produzione che riduca al minimo gli interventi correttivi in fase di collaudo, perché l’attenzione al dettaglio e alla qualità dei prodotti non devono andare a discapito della competitività». La produzione meccanica dei singoli componenti è affidata a macchine a controllo numerico e certificata da severi test. «Per essere sempre all’avanguardia – aggiunge Camplani –, abbiamo introdotto nuove soluzioni in grado di massimizzare la produttività

Serrature prodotte dalla Omec Spa di Lumezzane (BS)

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minimizzando le imprecisioni nell’assemblaggio dei componenti. L’introduzione delle nuove e sofisticate macchine di assemblaggio automatizzate ha permesso di ridurre i tempi di produzione e, contemporaneamente, migliorare ulteriormente la qualità del prodotto. Inoltre, a monte del processo produttivo, oltre alla progettazione personalizzata, si colloca un’attenta selezione delle materie prime. Infatti, la scelta di materiali innovativi è un aspetto fondamentale. Per garantire prestazioni di alto livello, negli ultimi anni quasi tutte le nostre serrature sono state modificate in modo da avere frontali e componentistica interna in acciaio inox e acciai speciali – mentre il resto della concorrenza magari è ancora fermo su prodotti di bassa qualità come il ferro. Questo aspetto è molto importante per quanto riguarda le diverse condizioni atmosferiche alle quali sono esposti i prodotti. Ragionando in termini globali, le nostre serrature devono essere performanti sia nei climi caldi e in vicinanza del mare (per prevenire la corrosione e la ruggine), sia nei paesi freddi (per evitare che si blocchino a causa del gelo)». \\\\\ ARIANNA LESURE NOVEMBRE 2013

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MODELLI D’IMPRESA CLAUDIO BUSI

ANCHE LA PRESSOFUSIONE DIVENTA IBRIDA Dalla tradizione meccanica bresciana l’innovazione che consente di aumentare la redditività grazie alla qualità e alla ricerca rainata da una costante innovazione, continua la crescita della società Maicopresse. L’azienda, da sempre radicata nella filiera produttiva metalmeccanica della provincia di Brescia, propone soluzioni di alto profilo tecnologico sia nel settore dell’iniezione dei termoplastici sia in quello –in rapida espansione- della pressofusione delle leghe metalliche. Dal 1975, anno della sua fondazione, a oggi, ha raggiunto lo status indiscusso di costruttore, capace di ripresentare il modello di business familiare orientato al committente, che si riscopre attuale in un mercato sempre più esigente riguardo alle applicazioni personalizzate. La continua innovazione dei temi tecnici tradizionali come l’uso esclusivo di componenti in acciaio forgiato e l’attenzione all’affidabilità senza compromessi, si fondono con la ricerca nella tecnologia dei bassi consumi e con l’implementazione delle soluzioni più avanzate. È stato in particolare il settore automotive ad aver rappresentato un forte fattore di crescita grazie all’esperienza nelle “soluzioni su misura” della Maicopresse e della società di automazione, la Irobi, che la affianca nella vocazione a fornire isole di lavoro complete. Alcune tecnologie sviluppate nei differenti settori di interesse (plastica e alluminio) permettono di proporre soluzioni affidabili e avveniristiche, come per esempio accade con la nuova serie di macchine per pressofusione :«La Hybrid – spiega l’amministratore di Maicopresse Claudio Busi – è la prima

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La Maicopresse ha sede a Borgosatollo (BS)

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macchina per pressofusione che si possa definire a basso consumo: grazie agli evoluti inverter integrati nel sistema idraulico ed ai servo azionamenti elettrici che comandano il sistema di chiusura, si raggiungono tali riduzioni nei costi di esercizio da permettere un più rapido ritorno degli investimenti mantenendo qualità e affidabilità ai nostri consueti livelli di eccellenza. Un investimento mirato ad abbassare i costi operativi permette una migliore redditività rispetto a soluzioni basate sull’importazione di componenti a basso costo, i quali spesso non garantiscono una vita operativa compatibile con i tempi di ammortamento». L’assistenza di Maicopresse si rivolge anche a quella clientela che non utilizza le sue macchine. Un’occasione per verificare le problematiche relative all’affidabilità di componenti non adeguati impiegati nel tentativo di controllare i costi di produzione. La vocazione alla flessibilità si riflette nell’ampia gamma di accessori e soluzioni proposte. «Per esempio, per stampare manufatti in plastica con più colori normalmente si deve acquistare un macchinario dedicato, di costo elevato e adatto solo a questo tipo di produzione.

www.maicopresse.it

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Risparmio energetico I consumi di una pressa Hybrid Maicopresse, avvicinano quelli delle macchine elettriche mantenendo totale affidabilità e flessibilità

Per consentire ai nostri clienti di affacciarsi a questo settore – che è in espansione - abbiamo sviluppato una linea di iniettori satellite, forniti con controllo e impianto idraulico indipendente - interfacciabili con qualsiasi macchina già esistente». «Un ultimo esempio –esposto alla fiera K2013 di Duesseldorf – è la nuova pressa ibrida per termoplastici specificamente concepita per la produzione di raccordi pesanti, sviluppata in collaborazione con l’azienda tedesca Baenninger. Grazie ai servoazionamenti ad altissima efficienza e al disegno specifico del sistema idraulico, siamo riusciti a ridurre le dispersioni fino al punto da raffreddare il fluido idraulico mediante un semplice radiatore ventilato. Eliminato anche il consumo del frigorifero, raggiungiamo risparmi vicini ad un -80 per cento rispetto agli impianti tradizionali, garantendo sia prestazioni migliorate che una maggiore affidabilità nel tempo». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013

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MODELLI D’IMPRESA BRUNO BORGHETTI

L’INDUSTRIA DELLO STILE Stampi per materie plastiche. Il distretto di Brescia si distingue per processi industriali non standardizzati e lavorazioni meccaniche di assoluta precisione

no dei tesori dell’industria italiana è sicuramente il design. Al di là dei progetti grafici, il modus operandi che ha creato questa ricchezza sta anche in un processo industriale che non è standardizzato, ma segue il singolo progetto secondo le specifiche esigenze. In questo senso, Italtechnology è un’azienda che ben rappresenta nel mondo la tradizione metalmeccanica e di design del comparto industriale di Brescia: la società lombarda è specializzata nella costruzione di stampi per materie plastiche, progetta gli stessi muniti di azionamenti, e svolge test e analisi strutturali sul prodotto, con simulazione software moldflow e gas flow. Il suo amministratore delegato, Bruno Borghetti, indica alcune delle caratteristiche irrinunciabili che rendono superiori i prodotti di questa zona. «La nostra forza – spiega l’amministratore delegato – sta anche nel saper scegliere con chi lavorare. Una delle risorse più importanti, infatti, è il nostro territorio, che in se stesso è una garanzia di qualità per gli investimenti: le imprese scelte collaboreranno con altre aziende vicine, di cui si fidano e che possiedono tutti i requisiti per un lavoro fatto

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Lo stampo di una sedia in plastica prodotto dalla Italtechnology Srl, con sede a Brescia

al meglio. Si investe in un’azienda perché tutto il territorio garantisce l’eccellenza: l’azienda scelta collaborerà con altre vicine che posseggono tutti i requisiti per un lavoro fatto al meglio. Ma, nonostante in questa zona ci sia un know how invidiato da tutto il resto del mondo, manca un sistema Italia. In altre parole manca un’organizzazione che unisca le nostre imprese in un fronte comune: si crea così una situazione particolarmente svantaggiosa per tutta l’economia italiana». Borghetti da 48 anni si occupa di stampaggio, installazione presse, avviamento di produzione e stage di supporto tecnico. «Questa esperienza – dice Borghetti – mi ha portato alla convinzione che il coinvolgimento del cliente in tutte le fasi del processo produttivo sia fondamentale: la nostra organizzazione è basata su questo principio. I nostri sono stampi su misura: dalla ricevuta dell’ordine al collaudo finale, seguiamo il cliente passo dopo passo. In più offriamo un servizio di assistenza tecnica post-vendita 24

www.plastart.eu

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SI INVESTE IN UN’AZIENDA DEL DISTRETTO BRESCIANO PERCHÉ TUTTO IL TERRITORIO È GARANZIA DI QUALITÀ ore su 24. La nostra è un’assistenza continua: infatti, anche se non vengono ravvisati problemi dal cliente controlliamo periodicamente che le macchine vendute funzionino correttamente». Il successo di un prodotto sul mercato, secondo Borghetti, non ha a che fare soltanto con il volume di produzione e con il costo. «Noi – continua Borghetti – cerchiamo di lavorare su proposte che garantiscano dei ritorni apprezzabili. La fase di consulenza sul prodotto stesso è decisiva e ci permette di essere veri e propri partner nei confronti delle imprese. Questo aspetto ha influenzato molto il nostro lavoro sull’export, che costituisce circa il 70 per cento del bilancio. Operiamo attivamente in America, Corea, Africa centrale, Siria, Libano, Giordania, Israele ed Egitto, nonché in tutta Europa. Le aziende più propositive, però, sono in paesi emergenti come il Brasile e la Turchia, dove non c’è una cultura industriale. Questo significa che i nostri clienti in quelle zone del mondo, non hanno un’esperienza specifica, sono investitori aperti a tutto: si aspettano da noi una buona idea, l’industrializzazione. Così capita spesso di studiare con loro il mercato, il prodotto e le condizioni generali migliori». \\\\\ RENATO FERRETTI NOVEMBRE 2013

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MODELLI D’IMPRESA CRISTINA BENEVENTI

EXPORT E SOSTENIBILITÀ, IL “SOSTEGNO” DEI CAVI ELETTRICI Se la flessione del settore è globale, ad appesantire il bilancio per le aziende italiane è la crisi del mercato interno. Ne parliamo con Cristina Beneventi

www.mondini.com

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ra 2011 e 2013, il fatturato del comparto industriale dei cavi elettrici ha registrato una flessione del 15,4 per cento (fonte: Aice-Anie). Se l’export contiene la perdita (meno 5,4 per cento) ad appesantire i risultati del settore è il mercato italiano, che perde il 22,4 per cento. A confermare il momento di difficoltà è Cristina Beneventi della veronese Mondini Cavi. «Noi esportiamo in Germania, Regno Unito, Est Europa. Pertanto, in qualità di produttori di cavi e conduttori elettrici di bassa tensione (isolati con materie plastiche e gomma) per uso civile e industriale, siamo prettamente legati all’andamento dell’economia globale. Nonostante in questi anni ci siano state sensibili fluttuazioni, siamo riusciti comunque a mantenere più o meno lo stesso volume di materia prima lavorata. Tuttavia, complice la crisi interna, puntiamo a incrementare la quota di export, consolidando i mercati

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NOVEMBRE 2013


La Mondini Cavi Spa si trova a Caprino Veronese (VR)

di riferimento e guardando con particolare attenzione a nuovi obiettivi: i paesi emergenti del Nord Africa, del Medio Oriente e del Far East». A questi mercati Mondini garantisce flessibilità produttiva e rispetto dei tempi di consegna, possibili grazie all’autonomia tecnologica della società di Caprino Veronese. «Oltre ai cavi – prosegue Beneventi –, produciamo anche i materiali necessari per la loro costruzione. Abbiamo un nostro reparto metallurgico che gestisce conduttori in rame (dalla sezione 0,50 mmq alla sezione 500 mmq) e un impianto per la produzione del compound Pvc. Questo ci permette di essere fornitori di aziende come Enel e Rfi». Accanto all’impianto di granulazione del Pvc, che ha reso indipendente e automatizzata l’alimentazione degli impianti di estrusione dei rivestimenti plastici, l’azienda ha introdotto una linea di vulcanizzazione per la produzione dei cavi

VALORE EXPORT

isolati in gomma. «Prossimo obiettivo è quello di sviluppare e applicare soluzioni che permettano di impiegare materie plastiche che garantiscano un prodotto ecologico». A completamento del processo produttivo l’azienda esegue severi test sui cavi. «Il nostro laboratorio interno esegue, con prove e collaudi, un monitoraggio continuo della rispondenza dei prodotti alle specifiche tecniche e alle norme, verificando che siano largamente rispettati i criteri previsti dalle certificazioni. Tutto il processo è regolato da un sistema di qualità certificato da Imq (ente italiano per la valutazione della conformità e la certificazione di prodotto e di sistemi di qualità e di gestione aziendali), costantemente aggiornato e implementato. E abbiamo ottenuto anche la Csq/Iqnet Iso 9002 e la certificazione Vision 2000». Al di là degli aspetti tecnici, Mondini ha adottato un codice etico, che regola la sua attività e i rapporti con i partner. «Da sempre – dice in conclusione Cristina Beneventi – abbiamo impostato i rapporti con i clienti, con i fornitori esterni e con la nostra forza lavoro nel pieno rispetto di un implicito codice di comportamento ispirato alla massima chiarezza, all’onestà degli intenti e al rispetto delle leggi vigenti nei mercati di riferimento. Lo stesso codice etico è sempre stato applicato nelle relazioni con ogni figura professionale che si trovasse a interagire con la nostra azienda e nei rapporti con le amministrazioni locali. Se prima questo era solo un modo di fare, in seguito è stato formalizzato ed è diventato un reale strumento operativo. I punti chiave del codice sono le risorse umane, l’ambiente e la sicurezza, la privacy, la tutela della concorrenza, il conflitto di interessi, la contabilità, i rapporti con le pubbliche amministrazioni e il rapporto con i fornitori». \\\\\ VITTORIA DIVARO NOVEMBRE 2013

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MODELLI D’IMPRESA GIORGIO FEDERICI

ANCHE IL MANGIME ORA È BIOLOGICO

Normative e procedimenti ne rendono la gestione difficile, ma è un investimento che moltiplica le possibilità. Il punto di Giorgio Federici

l biologico apre opportunità in modo trasversale a tutti i settori merceologici legati all’alimentazione. E quello zootecnico non fa eccezione. Negli ultimi dieci anni l’intero comparto della zootecnia biologica si è allargato, nonostante le difficoltà decisamente maggiori che gli operatori devono affrontare, rispetto alla prassi tradizionale. Chi produce mangimi biologici, in filiera, incorre allo stesso modo in procedure senza dubbio più impegnative da rispettare. «Eppure ora rappresenta un settore importante della nostra attività». A parlare è Giorgio Federici, amministratore della F.A.ZOO, impresa del pesarese che si occupa di alimenti zootecnici, per animali da reddito, e da compagnia. Per Federici lo stimolo dato dalla nuova sfida del biologico è molto importante. «Abbiamo deciso di entrare nel settore biologico – dice Federici – nel 2008, per sviluppare potenziali op-

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VALORE EXPORT

portunità offerte da nuovi mercati. Ovviamente questo ha comportato investimenti impegnativi in termini di tecnologia e strutture. Ora siamo tra i pochissimi che stoccano e lavorano il biologico con impianti separati dal convenzionale, e la nostra lavorazione è fatta per lotto fornitore, indispensabile per trasmettere in filiera la tracciabilità più completa: tutto questo richiede uno sforzo non indifferente. Oggi siamo riusciti ad aumentare la quota export su questo comparto, del 40 per cento. I paesi principali nei quali esportiamo sono Germania, Austria, Svizzera, Grecia, Spagna e Svezia.

www.fazoo.it

NOVEMBRE 2013


10mila

Tonnellate Merce biologica prodotta dall’azienda nel corso del 2012. Nello stesso anno ha prodotto 22.000 tonnellate di merce convenzionale

Mentre India e Ucraina sono i paesi principali dai quali importiamo materia prima. Il futuro dell’attività ci vedrà impegnati a consolidare e possibilmente aumentare quote di mercato all’estero in questo settore». L’attenzione della F.A.ZOO non riguarda solo i suoi prodotti biologici. «Siamo ormai alla quarta generazione nel settore – spiega Federici – e la nostra esperienza non può che essere un valore aggiunto per la nostra azienda. È da questa esperienza che deriva la giusta scelta dei fornitori, di cui continuiamo a monitorare la conformità, e che ci spinge ad esser molto scrupolosi: controlliamo preventivamente la materia prima al momento del ricevimento, e quella trasformata presso laboratori accreditati. In più abbiamo la certificazione Uni En Iso 22.000, standard europeo che si pone come punto di riferimento per gli operatori riguardo all’applicazione dei regolamenti comunitari in materia di

La F.A.ZOO Industria Alimenti Zootecnici si trova a Chiusa di Ginestreto (PU)

VALORE EXPORT

igiene e sicurezza alimentare. Infine, siamo impegnati nella riduzione dell’inquinamento ambientale tramite investimenti importanti nel settore delle energie rinnovabili: produciamo circa la metà del nostro fabbisogno energetico con impianti fotovoltaici su copertura». L’impresa pesarese sta valutando la possibilità di prendere in considerazione partecipazioni a eventi quali il Biofach a Norimberga e il Sana a Bologna. «Inoltre – continua l’amministratore della F.A.ZOO –, collaboriamo con broker Italiani, internazionali, e distributori anche fuori dall’Italia. I responsabili commerciali interni acquistano e vendono direttamente per quanto riguarda il settore zootecnico, mentre per il pet food vendiamo i nostri prodotti tramite rivendite e grossisti. Per quest’ultimo abbiamo recentemente attivato un servizio on-line». \\\\\ REMO MONREALE NOVEMBRE 2013

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MODELLI D’IMPRESA ANTONIO CUSSINO

UN SOLO INTERLOCUTORE PER L’ECO-FORNITURA

Il successo dell’evento Expotorre 2013 e un bilancio dell’attuale situazione di mercato. Antonio Cussino spiega perché guardare all’estero

ettemila ingressi nella sua edizione 2013. Nonostante il momento difficile per l’economia nazionale e, nello specifico, la crisi del settore costruzioni, Expotorre si è riconfermato come un appuntamento irrinunciabile per professionisti, studi di progettazione e fornitori. Organizzato ogni due anni dal gruppo industriale Idrocentro, lo stesso titolare del gruppo, Antonio Cussino, lo descrive in questi termini: «Questo evento espositivo è diventato un appuntamento quasi obbligato per i fornitori di tutto il Nord Italia, che teniamo aggiornati sulle nuove proposte che si affacciano sul mercato. Anche perché oltre a presentare prodotti la tre giorni contiene momenti informativi e formativi. Un esempio, il seminario sulle tematiche del risparmio energetico, dedicato ai professionisti (architetti e ingegneri). E poi un workshop con corsi sugli aggiornamenti normativi». Le società del gruppo Idrocentro coprono una vastissima gamma di specializzazioni, con la fornitura di soluzioni per il rispetto per l’ambiente, le energie rinnovabili e i materiali biocompatibili, per l’arredo bagno e casa e per l’edilizia in generale.

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↑ Antonio Cussino, titolare del gruppo Idrocentro di Torre San Giorgio (CN)

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130 mln A livello di risultati di mercato, qual è il bilancio del vostro gruppo? «A fronte di una situazione certamente di difficoltà, possiamo affermare di aver tenuto. Se certamente registriamo un calo a causa del fatto che le nuove costruzioni sono sempre meno, dall’altra parte sta crescendo il mercato delle ristrutturazioni. E questo anche grazie agli incentivi statali per gli interventi di efficientamento energetico, che la legge di stabilità ha prorogato per tutto il 2014. Nonostante questo, però, registriamo la chiusura di molte aziende, anche fra i partner storici. E dunque stiamo aprendo i nostri orizzonti anche al mercato estero». Quindi finora l’estero non era stato per voi un punto di riferimento? «Finora ha rappresentato una percentuale marginale del fatturato. In questo momento, tuttavia, il mercato estero, diversamente da quello italiano che è abbastanza chiuso, è un’opportunità importante. Recentemente abbiamo collaborato con uno studio di progettazione italiano che ha realizzato dei lavori in

www.idrocentro.com www.expotorre.it

VALORE EXPORT

Fatturato Il gruppo Idrocentro comprende: Aaenergy, Evac, Sourgesdeseaux, Esi-Irrigazione, Algecollection, Abitare, Unimetal, Baggi-Lux ed Expotorre

Azerbaijan. Stiamo inoltre effettuando altri lavori in America Latina, Africa, Medio Oriente, Europa e, direttamente come gruppo, abbiamo collaborato anche a dei lavori in Svizzera e Francia». Considerate più importante il mercato europeo o quello extra europeo? «Il mercato europeo certamente è più raggiungibile, però crediamo che le opportunità maggiori siano nei paesi non europei. Attualmente, per esempio, abbiamo collocato degli agenti che seguano i mercati di Marocco e Senegal e guardiamo con interesse alle possibilità che potremmo cogliere in Medio Oriente. Va precisato però che pur aprendoci all’estero non intendiamo abbandonare o trascurare il mercato italiano, che resta il principale. Tuttavia ampliare l’orizzonte commerciale in questo momento è importante. Soprattutto perché all’estero è forte la ricerca, da parte dei committenti, anche nel caso di enti pubblici, di un unico interlocutore in grado di coprire più necessità di fornitura. E in questo senso il nostro gruppo soddisfa pienamente questa esigenza». \\\\\ MANLIO TEODORO NOVEMBRE 2013

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FARMACI GIANCARLO GHIRLANDA

FARMACI, UN SUPPORTO PER LA DISTRIBUZIONE

uello farmaceutico è un mercato globale sui generis. Un farmaco già approvato, per esempio, in Francia, per entrare liberamente in Italia deve superare le valutazioni della nostra Agenzia del farmaco. Questo processo può essere lungo e impedire l’accesso alle cure di pazienti bisognosi. Esistono però delle possibili eccezioni, in cui è consentito reperire e fornire agli operatori sanitari prodotti farmaceutici non disponibili nel loro paese, ma già valutati e approvati in altri stati, nel rispetto del ruolo e dell’attività di controllo delle autorità sanitarie

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Lo start up di nuovi prodotti farmaceutici non ancora registrati. Giancarlo Ghirlanda presenta la missione di Unipharma per la salute www.unipharma.ch

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locali. Questa una delle missioni della svizzera Unipharma, impegnata a livello internazionale nell’importazione e distribuzione di farmaci e articoli sanitari, da e verso ogni parte del mondo. Concentrata soprattutto nel mercato italiano, che copre il 60 per cento del suo fatturato (il resto del fatturato è generato in Svizzera, Brasile e Giappone), Unipharma ha introdotto nel nostro paese il Vidaza e la Talidomide prodotto dalla Celgene, l’Eylea e lo Stivarga della Bayer, Il Plenadren della Viropharm, Lucentis della Novartis. «Questi e altri produttori – spiega Giancarlo Ghirlanda, presidente della società – si appoggiano alla nostra organizzazione per lo start up dei loro prodotti in nuovi mercati. Siamo specializzati nel fornire farmaci di nuova generazione in paesi nei quali non sono ancora registrati. La segnalazione parte dai medici che, informati della presenza sul mercato di nuove soluzioni terapeutiche, fanno richiesta a Unipharma di importare il prodotto. Va precisato che l’importazione è fatta unicamente se c’è un paziente che necessita di una determinata cura. E che non si possono importare farmaci non registrati, se non in presenza dell’autorizzazione del ministero della sanità. E questa autorizzazione viene data solo per la fornitura al singolo paziente. Ogni paese, ovviamente, ha le sue legislazioni e i suoi regolamenti. E dunque noi supportiamo gli utilizzatori anche nella gestione di tutta la documentazione necessaria». L’area geografica alla quale fa riferimento Unipharma per l’approvvigionamento dei farmaci comprende paesi dell’Europa, gli Stati Uniti, il Canada e il Giappone. «Recentemente, per alcune tipologie di clienti, abbiamo acquisito fornitori anche in nuovi paesi, fra i quali quelli dell’Europa

La sede centrale di Unipharma si trova a Barbengo, Lugano, nel Canton Ticino

VALORE EXPORT

I MINISTERI DELLA SANITÀ POSSONO RIVOLGERSI A UNIPHARMA PER RICHIEDERE FARMACI CARENTI dell’Est, il Sud Africa e l’Australia. Questo fatto, al di là delle esigenze dei diversi mercati, rientra in uno dei nostri obiettivi 2013, che è quello di aumentare e migliorare il numero e la qualità dei nostri fornitori. Certamente ci confrontiamo con grandi società concorrenti, organizzate a livello internazionale e mezzi finanziari maggiori dei nostri. Però vogliamo acquisire consensi grazie al nostro modo di lavorare, in linea con gli standard qualitativi più elevati e con le normative in materia di importazione e commercializzazione dei farmaci». Oltre ai farmaci nuovi, i ministeri della sanità possono rivolgersi a Unipharma per richiedere farmaci momentaneamente carenti per problemi di produzione da parte delle società produttrici, oppure farmaci che non sono più prodotti per ragioni di scarsa sostenibilità economica. «Negli ultimi anni, inoltre, sono gli stessi produttori che ci contattano e ci offrono i loro prodotti, affinché siano venduti prima della registrazione nel mercato di riferimento. In questo modo i produttori guadagnano in termini di tempo (mesi e a volte anni). E così, nel momento in cui il prodotto è stato registrato definitivamente, hanno già uno storico di mercato». \\\\\ LUCA CÀVERA NOVEMBRE 2013

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TURISMO PIER LUIGI CELLI

UN APPROCCIO MODERNO E SU MISURA Varia e più “social”, così dovrà essere l’offerta turistica italiana. Un binomio vincente per incrementare l’appeal del Bel Paese. Ne parla Pier Luigi Celli, presidente di Enit n uno scenario turistico dal profilo sempre più competitivo, che mette a confronto destinazioni situate ai cinque angoli del globo, l’Italia è chiamata a imprimere un cambiamento di marcia significativo alle proprio politiche, che tenga conto dell’espansione della domanda estera e sia pronta a superare i deficit strutturali che il Paese si porta dietro ormai da anni. Per il numero uno dell’Enit, Pier Luigi Celli, occorre consolidare lo sforzo sul fronte della promozione, puntando su strategie web più efficaci, semplificazione della politica dei visti e su un’offerta maggiormente integrata e articolata. Come si articolerà l’impegno dell’Enit nel prossimo biennio? Quali i principali obiettivi? «Gli obiettivi principali sono quattro. Innanzitutto lo sviluppo di una “fabbrica di prodotto”, interna all’agenzia, che aiuti le Regioni nella progettazione, costruzione e promozione dei prodotti turistici prioritari, possibilmente multi-regionali. Occorre, inoltre, improntare una nuova presenza - e relativa strategia - digitale, anche in previsione dell’eventuale affidamento a Enit del portale Italia.it.

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VALORE EXPORT

↑ Pier Luigi Celli, presidente di Enit, l’Agenzia nazionale del turismo

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Spesa dei visitatori stranieri in Italia (gennaio-giugno 2013, valori in miliardi di euro)

14,164 totale +1,6% rispetto al 2012

8,236 spesa per vacanze +6,4% rispetto al 2012

Fonte: elaborazione Osservatorio Nazionale del Turismo su dati Eurostat

Altri due punti fondamentali riguardano la comunicazione e promo-commercializzazione di Expo 2015 come prodotto turistico nazionale e il rafforzamento e promozione di un calendario italiano di eventi». Quali restano i principali nodi critici che frenano l’appeal turistico dell’Italia a livello internazionale? «L’offerta di prodotti diversi, la dimensione delle strutture ricettive, i trasporti e le infrastrutture. Infine, la formazione e le competenze degli operatori del settore e la politica dei visti turistici». Quanto è importante riuscire a raggiungere un efficace coordinamento tra i vari enti che si occupano di promozione turistica? «È decisivo. All’interno dell’Enit questa logica di “cooperazione

www.italia.it

VALORE EXPORT

competitiva” la si è sperimentata, con successo, nei rapporti con le Regioni e le associazioni, con cui si sono costituiti tavoli tecnici di coordinamento, e con le altre amministrazioni dello Stato chiamate a promuovere il nostro Paese nel mondo, come testimoniato dalla positiva collaborazione con il ministero degli Affari esteri in tema di visti turistici». Su quale tipologia di turismo il nostro Paese deve potenziarsi a suo avviso? Quali le aree del mondo più promettenti sotto il profilo dei potenziali flussi turistici? «La forza dell’offerta turistica italiana è la sua varietà, che richiede un’intelligente combinazione nella sua costruzione: incrociando la richiesta di sostenibilità nei soggiorni lunghi e quella di un corretto rapporto tra qualità e prezzo nei viaggi di corto raggio. Le previsioni confermano che la crescita della spesa turistica dei prossimi decenni verrà in larga parte dalle nuove geografie emergenti, pur non dovendosi trascurare il peso, almeno per l’Italia, dei mercati più tradizionali come quello europeo e statunitense». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI NOVEMBRE 2013

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TURISMO RENZO IORIO

META TURISTICA PER ECCELLENZA L’Italia rappresenta una delle destinazioni più ambite dai turisti internazionali. Per Expo 2015 si attendono oltre 20 milioni di visitatori Expo 2015 sarà una grande occasione di visibilità a livello mondiale per l’Italia e grandi sono le aspettative intorno alla manifestazione. Sono già quasi 140 i Paesi che hanno confermato la propria presenza e oltre 20 milioni i visitatori stimati dagli organizzatori. «Dobbiamo farci trovare preparati – spiega Renzo Iorio, presidente di Federturismo, l’associazione che rappresenta l’intera filiera dell’industria turistica in Italia – a intercettare gli importanti flussi turistici che arriveranno, sviluppando proposte turistiche di qualità per valorizzare il patrimonio culturale e artistico su tutto il territorio nazionale e utilizzare la manifestazione come vetrina per il Paese. Dobbiamo comunicare, promuovere e commercializzare l’Expo come un prodotto turistico nazionale». Può tracciare un bilancio della presenza di turisti stranieri in Italia negli ultimi anni? «Nonostante l’incertezza economica globale, il saldo del turismo internazionale dell’Italia negli ultimi anni è in attivo grazie alla ricchezza di attrattive turistiche che il Pae-

L’

↗ Renzo Iorio, presidente di Federturismo

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NEGLI ULTIMI ANNI IL SALDO DEL TURISMO INTERNAZIONALE IN ITALIA È IN ATTIVO GRAZIE ALLE ATTRATTIVE CHE OFFRE IL PAESE ternazionale? «Il gradimento dell’Italia resta altissimo: è il quinto Paese più visitato al mondo, dopo Francia, Stati Uniti, Cina e Spagna ed è in cima ai desideri di viaggio dei turisti stranieri.

se offre. Complessivamente sono aumentati i pernottamenti: quest’estate negli alberghi hanno soggiornato più stranieri (+4,5%) che italiani, in particolare francesi, russi e tedeschi. Sono stati proprio i flussi provenienti dall’estero a garantire la tenuta del settore. Si registra anche un aumento della spesa degli stranieri che, secondo le rilevazioni della Banca d’Italia relative ai primi sei mesi del 2013, sono cresciute dell’1,6%». L’Italia offre una variegata tipologia di scelte turistiche, quali sono quelle più apprezzate a livello inVALORE EXPORT

Il Paese potrebbe affrontare ancora meglio la competizione internazionale, sempre più agguerrita, se si dotasse di una politica turistica in grado di ottimizzare le grandi potenzialità del territorio e del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico. La vacanza culturale, nelle città d’arte, rimane comunque il motivo principale dei viaggi nel nostro paese, seguono le vacanze al mare per i più giovani e quelle in montagna e al lago per i turisti più adulti». Quali strategie di promozione turistica sta adottando l’Italia all’estero? «La promozione a livello internazionale è limitata a poche iniziative d’impatto moderato. Di fronte a una domanda sempre più condizionata dal web e dai social media, è giunto il momento di ripensare le azioni promozionali. Se si considera che l’85% dei turisti utilizza internet per scegliere la destinazione delle proprie vacanze, si potrebbe creare un social media team per far conoscere l’Italia attraverso i nuovi canali di comunicazione e creare una piattaforma online di racconto e condivisione e un programma di eventi italiani promossi anche attraverso il content marketing e i social media». \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO NOVEMBRE 2013

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TURISMO GIOVANNI PUGLISI

GIOIELLI D’ITALIA DA NORD A SUD Con l’Etna e le Ville Medicee, sono 49 i siti italiani dichiarati patrimonio Unesco. Il commento di Giovanni Puglisi, presidente della commissione italiana per l’Unesco a 37esima sessione del comitato Unesco, riunitosi dal 16 al 27 giugno in Cambogia, ha proclamato patrimonio dell’umanità il vulcano Etna, in Sicilia, e le 12 ville e i 2 giardini appartenuti alla famiglia Medici, in Toscana. Grazie a queste ultime due iscrizioni l’Italia è il paese che ha più siti iscritti nelle liste dell’Unesco, seguita dalla Cina (45) e dalla Spagna (44). «È una grande soddisfazione – ha commenta Giovanni Puglisi, presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco – un risultato importante per l’Italia. Ritengo che questo riconoscimento vada nella direzione giusta: il resto del mondo e l’Unesco continuano ad avere fiducia nell’Italia». Che significato hanno due questi riconoscimenti per i beni culturali italiani? «L’Italia resta una nazione leader per quanto riguarda l’offerta di beni culturali. L’Unesco ha apposto il bollino di qualità sull’Etna e sul complesso delle ville medicee. Ha inserito nella lista “Riserva della biosfera” il Monviso, una delle montagne più alte d’Italia. Infine, ha iscritto nella lista “Memoria del mondo” l’Archivio Storico Luce, che ha sede a Roma e rac-

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↑ Il giardino di Villa di Castello, vicino a Firenze → I “Gigli” di Nola, una delle quattro macchine a spalla candidate all’Unesco

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→ Il Monte Etna, in Sicilia ↓ Giovanni Puglisi, presidente della Commissione italiana per l’Unesco

coglie la più vasta testimonianza dell’Italia degli anni Venti e Trenta attraverso immagini e documentari». Quali, tra i siti italiani tutelati dall’Unesco, possono essere indicati come esempi virtuosi di gestione e fruibilità? «La Reggia di Venaria Reale, residenza storica della famiglia Savoia, individua un esempio di perfetta ed eccellente gestione di un bene culturale, indipendentemente dall’Unesco. E poi i mosaici delle chiese paleocristiane e bizantine di Ravenna. È questa l’Italia che funziona e che va esaltata». Guardiamo avanti, al 2014. Quali candidature sono in corsa? «Per la lista dei beni storico-artistici e paesaggisticonaturali, abbiamo la candidatura dei territori di Langhe, Monferrato e Roero, in Piemonte, famosi per i vigneti e per le cantine. A queste si affianca la candidatura nella lista del patrimonio culturale immateriale della “vite ad alberello”, un’antica pratica di coltivazione diffusa a Pantelleria, in Sicilia. Sempre per il patrimonio culturale immateriale, siamo in attesa del responso per l’iscrizione delle grandi macchine a spalla, dove l’Italia ha presentato quattro candidature: i “Gigli” di Nola, in provincia di Napoli; la “Varia” di Palmi, in Calabria; i “Candelieri” di Sassari; la “macchina di Santa Rosa” di Viterbo». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI VALORE EXPORT

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EMIRATI ARABI OUTLOOK ECONOMICO

NON SOLO PETROLIO

Un minor peso del greggio e una maggiore apertura verso nuove attività manifatturiere e di servizi. È il modello economico lanciato da Dubai ttorno al settore Oil&Gas ruota da sempre il modello economico del mercato degli Emirati Arabi. Quinti al mondo per produzione di petrolio e gas e terzi per riserve di idrocarburi, gli Emirati però stanno lentamente cambiando strategia, sfruttando il fermento sopraggiunto dopo la crisi del 2008-2009 per diversificare il loro modello di crescita. Un processo avviato e condotto dall’emirato di Dubai, che negli ultimi anni ha da dato impulso allo sviluppo al settore dei servizi: attività logistiche, piazza

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finanziaria, information technology, turismo e centri commerciali. Una scelta indovinata, come conferma il Pil del 2012, in crescita del 4%, e la stima del Fondo monetario internazionale per il periodo 2012-2016 che dà il prodotto interno lordo al +5,1%. Ma ciò che colpisce di questi dati è il calo dell’incidenza delle rendite petrolifere, scesa dal 60% del 1980 all’odierno 23% e il contemporaneo aumento della quota “non oil”, che ha convinto anche Abu Dhabi a seguire questo modello di sviluppo. Infatti, nel programma economico “Vision 2030”, l’Emirato ha fissato


Esportazioni italiane negli Emirati Arabi Uniti

Importazioni italiane negli Emirati Arabi Uniti

(valori in milioni di euro)

(valori in milioni di euro) 2012

Merce C

Merce B

2011

2010

2012

504,31 499,31 271,01

Merce C

1.066,05 761,91 801,85

Merce B

1.322,71 1.271,04

Merce A

Merce A

719,74

2011

167,26 313,35 69,89 212,21 225,19 100,74

5.513,36 4.729,91

Totale 0

2.000

4.000

651,5 860,93

Totale

3.686,14

6.000

Merce A: Macchinari e apparecchiature Merce B: Prodotti delle altre industrie manufatturiere Merce C: Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio

2010

54,32 25,94 0,05

0

450,58

200

400

600

800

1.000

Merce A: Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio Merce B: Prodotti della metallurgia Merce C: Prodotti alimentari

Fonte: www.infomercatiesteri.it

l’obiettivo di elevare al 64% la quota di Pil derivante da attività non estrattive o di downstream. Una spinta allo sviluppo di settori non oil viene anche dalla presenza di numerose zone franche, da un sistema fiscale vantaggioso e dalla posizione geograficamente strategica degli Emirati Arabi. Di queste condizioni favorevoli ha saputo avvalersi anche l’Italia, che nell’ultimo biennio ha visto aumentare di quasi il 50% il suo export verso gli Emirati Arabi e ha consolidato il terzo posto tra i partner europei. Anche nel 2012 si è registrato un progresso nelle relazioni commerciali bilaterali, con le nostre ven-

dite che hanno raggiunto la cifra record di 5,517 miliardi di euro. Gioielleria, computer ed elettronica sono i settori con i migliori indici di crescita, mentre in assoluto sono i macchinari a registrare il più alto volume di export, con oltre 1,3 miliardi di euro. In prospettiva, va sottolineato il ritrovato ottimismo immobiliare, espresso dal +15,4% di case costruite nel secondo trimestre 2012, rilevato dal dipartimento per le statistiche di Abu Dhabi (Scad) e simboleggiato dalla recente costruzione di un grattacielo di 340 metri a Dubai, il secondo più alto di tutto l’emirato. \\\\\ GIACOMO GOVONI


EMIRATI ARABI GIORGIO STARACE

IL MADE IN ITALY CONQUISTA GLI EMIRATI

Si rafforza l’alleanza commerciale fra Italia ed Emirati Arabi, anche grazie al lavoro dell’Ambasciata, che affianca le imprese italiane nel mercato arabo er il mondo finanziario, economico e per i flussi turistici, oggi gli Emirati Arabi rappresentano uno dei maggiori snodi commerciali della regione del Golfo. Soprattutto da inizio 2011, quando gli effetti della crisi finanziaria si sono affievoliti, gli Emirati hanno accresciuto il loro grado di permeabilità agli investimenti stranieri, aprendo le porte a numerosi player internazionali. Tra essi, anche gli operatori italiani hanno qualificato la loro presenza, che conta oggi oltre 300 realtà, tra aziende con una propria filiale e altre che operano tramite agenti locali. A svolgere un ruolo determinante in questo processo di penetrazione nel mercato arabo è l’Ambasciata d’Italia ad Abu Dhabi, che alimenta i rapporti bilaterali fra i due Paesi e assiste coloro che intendono fare affari sul territorio. L’ambasciatore Giorgio Starace traccia un bilancio dei rapporti commerciali dell’Italia con gli Emirati e delinea gli orizzonti futuri per le imprese che vogliono entrare in questo mercato. Nel panorama commerciale emiratino, qual è l’attuale livello di visibilità delle imprese italiane? «Con una quota di esportazioni pari a 5,5 miliardi di euro nel 2012, gli Emirati sono il primo mercato per i prodotti made in Italy nel mondo arabo. Dal canto suo, l’Italia è il loro terzo fornitore europeo. Tale livello di interscambio entra nella quotidianità degli abitanti di questo Paese. È nella moschea di Abu Dhabi, costruita e decorata da aziende italiane, che gli emiratini pregano. È decorato dall’italiana Fantini Mosaici il nuovo colossale complesso di edifici presidenziali. È italiano il cibo internazionale più apprezzato e sono italiane le imbarcazioni e le auto di lusso che accendono la passione degli emiratini per i motori. Infine, sono italiani gli abiti e gli

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accessori di lusso che gli abitanti indossano quando mettono da parte il “kandura”, il tradizionale abito bianco». In quali settori le produzioni italiane si sono già affermate e in quali possono guadagnare quote nei prossimi anni? «L’Italia è presente negli Emirati Arabi nel settore dei beni di consumo, ma anche nei comparti dell’ingegneria e dell’alta tecnologia: Saipem e Tecnimont, ad esempio, stanno costruendo il primo storico tratto di ferrovia e sono dell’italiana Fisia gli impianti che desalinizzano l’acqua marina. Agusta Westland, invece, fornisce gli elicotteri che trasportano gli sceicchi, Elettronica e Selex ES hanno realizzato i siste↑ Giorgio Starace, mi di alta tecnologia della marina emiratina, mentre Alenia ambasciatore italiano ad Abu Dhabi Aermacchi ha costruito gli aerei su cui si addestra la neo-costituita pattuglia acrobatica aerea degli Emirati Arabi UniNOVEMBRE 2013


L’ITALIA È PRESENTE NEGLI EMIRATI ARABI NEL SETTORE DEI BENI DI CONSUMO MA ANCHE NELL’ALTA TECNOLOGIA

ti, che è guidata da un istruttore pilota italiano. Ancora, è firmato da Impregilo il sistema che nei prossimi anni consentirà il drenaggio di acque ad Abu Dhabi. Probabilmente i settori destinati a crescere nei prossimi anni sono l’agroalimentare, il petrolchimico e i servizi avanzati». Con quali strumenti l’Ambasciata supporta le realtà imprenditoriali italiane che vogliono fare business in Eau? «Il cosiddetto “Sistema Italia” qui è una realtà concreta. L’Ambasciata di Abu Dhabi, il Consolato generale di Dubai, l’Ice, la Camera di commercio italiana negli Emirati Arabi e la società Promos sono tutti soggetti in grado di fornire, ciascuno con specifiche competenze, ogni tipo di assistenza agli imprenditori italiani attivi su questo territorio». Quali sono le stime di sviluppo dell’economia emiratina nei prossimi 5 anni? E in quali aree, Dubai e Abu Dhabi a parte, si stanno aprendo chance d’investimento? «La crescita dovrebbe mantenere tassi costanti di crescita intorno al 4% nei prossimi anni, con un progressivo affrancamento dal settore degli idrocarburi e una sempre minore quota di questi ultimi nella composizione del prodotto interno lordo». VALORE EXPORT

APPUNTAMENTI • GULFOOD Dubai World Trade Center, 23-27 Febbraio 2014. Settori: Industria alberghiera, alimentazione, hotel, refrigerazione www.gulfood.com • MIDDLE EAST ELECTRICITY Dubai International Convention & Exhibition Centre, 11-13 Febbraio 2014 Settori: Energia, fonti rinnovabili, elettricità, produzione energetica www.middleeastelectricity.com • ARAB HEALTH Dubai International Convention & Exhibition Centre, 27-30 Gennaio 2014 Settori: Tecnologia medicinale, attrezzature mediche, cura della persona, servizi medicali www.arabhealthonline.com

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MERCATO ESIGENTE MA APERTO

Corrado Chiarentin spiega il ruolo svolto dalle società specializzate nell’accompagnare le aziende italiane negli Emirati Arabi

12 mld

Commesse Il valore totale dei lavori svolti da società italiane nel 2012 sul territorio emiratino

un’azienda italiana che vuole misurare la propria competitività sulla scena internazionale non si richiede solo disponibilità di capitale. Altrettanto importante è circondarsi di figure professionali capaci di indirizzare l’imprenditore verso la strada giusta, consigliare attività di promozione e sviluppo commerciale e fornire strumenti di intermediazione culturale. A queste esigenze risponde Rois Bmm, società di business management e marketing che accompagna le imprese italiane direttamente da Dubai. «Affidabilità, concretezza e trasparenza sono i concetti su cui le aziende italiane devono fondare il loro business negli Emirati Arabi. Forse ancor di più che sui

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Quali sono le fiere, le missioni e gli appuntamenti più rilevanti che si svolgono negli Emirati? E qual è il grado di partecipazione italiana a questi eventi? «Dubai ospita annualmente oltre 60 fiere internazionali riguardanti un’ampia gamma di settori. Vi sono eventi di riferimento per tutto il Medio Oriente, come ad esempio “Big 5” per il settore edilizia, materiali da costruzione e macchine movimento terra; “ArabHealth” per attrezzature e prodotti medicali; “Middle East Electricity” per energia, impiantistica elettrica ed elettrotecnica e illuminazione; “Dubai International Boat Show” per le imbarcazioni da diporto e “Gulf Food” per il settore agroalimentare. L’Italia continua a mantenere quote di rilievo in tutte le fiere più significative e a essere il primo Paese quanto a numero di espositori e metri quadri occupati». \\\\\ GIACOMO GOVONI 214

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EMIRATI ARABI CORRADO CHIARENTIN

300

Aziende italiane Le società italiane presenti negli Emirati Arabi Uniti con una propria filiale o operanti tramite agenzie locali

+6,6%

Visitatori L’aumento del traffico aereo per affari e per turismo da e verso gli Emirati Arabi nel 2012

prodotti e i servizi stessi» spiega Corrado Chiarentin, ceo di Rois, «gli imprenditori devono sempre ricordarsi che bisogna adeguarsi alle esigenze operative e strutturali dei mercati esteri». Perché una società italiana dovrebbe scegliere Dubai e non altri mercati? «Gli Emirati Arabi sono ormai un Paese maturo e con le porte aperte a chi offre prodotti e servizi. Per chi intende insediare qui il proprio ufficio operativo le convenienze sono molteplici, tra cui un sistema tax free, infrastrutture, trasporti e servizi di primo livello, un’amministrazione efficiente e regole chiare. Tra gli aspetti negativi di questo mercato, c’è il costo della vita più caro rispetto ad altri Paesi meno avanzati e la latitanza delle banche in termini di supporto finanziario e credito». In quali settori si stanno aprendo spazi interessanti per le nostre pmi e in quali aree degli Emerati? «Parliamo di una regione con altissimi tassi di aumento demografico, con un forte sviluppo del turismo e con la necessità di adeguarsi in fretta a questa crescita. Quindi, le opportunità migliori sono nel settore dell’energia, in quello petrolifero, delle infrastrutture civili (strade, porti e aeroporti). Un altro comparto in forte sviluppo è quello dell’edilizia, dagli alberghi alle case, dagli ospedali alle scuole. Ma più che di opportunità per le pmi italiane credo sia importante affrontare il tema delle difficoltà di fare business in questo mercato, che è ormai molto esigente da diversi i punti di vista. Per poter iniVALORE EXPORT

ziare la propria attività occorrono investimenti, sia economici che in termini di tempo». Uno dei business in ascesa a Dubai è legato al turismo. Come possono inserirsi le imprese italiane in questo ambito? E quali punti di forza possono far valere? «Il turismo è uno dei settori più sviluppati e avanzati degli Emirati Arabi. A mio avviso i tour operator italiani hanno perso il treno ritenendo sempre questa destinazione inferiore alle altre mete turistiche arabe e mediorientali. Le barriere d’ingresso sono alte per chi oggi voglia intraprendere delle attività turistiche negli Emirati. Ci sono moltissime Destination Management Company e agenzie viaggi di eccellenza, con set-up e volumi d’affari impressionanti. Pertanto suggerirei alle agenzie di viaggi e tour operator italiani di prendere più seriamente in considerazione questa parte del mondo per i loro viaggi e pacchetti outgoing visto che ormai quest’area presenta un’offerta di attrazioni e un’accoglienza imbattibile». L’agenzia Rois organizza anche missioni per imprenditori. Che importanza rivestono questi appuntamenti ai fini della costruzione del business? «Le missioni sono importanti per avviare un primo accreditamento nel mercato. Ma molte aziende confondono le missioni con la possibilità di vendita immediata, creandosi false aspettative. A mio avviso la missione è un’opportunità per iniziare a conoscere il Paese e gli interlocutori locali dai quali cogliere anche spunti e informazioni utili a definire meglio la strategia di ingresso nel mercato». \\\\\ GIACOMO GOVONI NOVEMBRE 2013

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EMIRATI ARABI

MAINLAND E FREE ZONE Negli Emirati Arabi vigono specifiche, ma vantaggiose, discipline societarie per chi vuole fare impresa uando si pensa di costituire una società o compiere nuovi investimenti in un Paese straniero la conoscenza dello scenario normativo, burocratico e fiscale in cui si andrà a operare è determinante. Pertanto, avvalersi di una consulenza legale, soprattutto nella prima fase, non è solo preferibile, ma necessario. Sotto questo profilo, DubaiLegal.it è una delle realtà sul territorio che si occupano di consulenza agli investitori che guardano con interesse agli Emirati Arabi. Con Stefano Meani, fondatore dello studio legale, scopriamo le peculiarità in materia di diritto societario e commerciale locale. Gli Emirati rappresentano oggi uno dei mercati di

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↗ Stefano Meani, avvocato e fondatore dello studio legale DubaiLegal.it

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sbocco più interessanti. Quali i vantaggi sul piano fiscale? «Non esiste alcuna imposizione fiscale diretta o indiretta, sia a carico delle persone giuridiche che fisiche. Sono previste solo tasse municipali che hanno un’incidenza minima. Va, però, ricordato che le imprese italiane che operano in loco devono verificare con attenzione i rapporti fiscali con l’Italia, dato che gli Emirati sono tuttora inseriti nella “black list” fiscale dello Stato italiano proprio per via del basso regime fiscale vigente». Com’è strutturato il diritto societario a Dubai, in particolare? «Nel campo del diritto societario e commerciale c’è un vero e proprio Codice civile di matrice federale, con regole a volte simili a quelle italiane. Inoltre, il diritto dei contratti si basa sui principi di Common Law, dato che gli Emirati Arabi hanno un passato da protettorato britannico. A Dubai vigono norme specifiche che regolano i requisiti per la costituzione delle società, ci sono poi le zone franche (“free zone”), che adottano una disciplina societaria più snella. Tutte le attività economiche svolte fuori dalle free zone sono regolate dal Dipartimento dello sviluppo economico, il Ded, responsabile NOVEMBRE 2013


L’ESPERTO RISPONDE

FARE IMPRESA del rilascio delle licenze necessarie per svolgere attività economiche nelle “mainland”, così definite per differenziarle dalle free zone». A livello burocratico, quali passi deve compiere un’impresa che intende aprire una sede negli Emirati? «Questo vasto territorio offre numerose possibilità di investimento. Occorre anzitutto valutare il mercato di riferimento (Emirati o zone limitrofe), la modalità di business (vendita diretta o partecipazione ad appalti) e la possibilità di creare un insediamento industriale. Una volta preventivato un investimento iniziale e sviluppata la conoscenza del mercato, l’impresa italiana può avviare un rapporto di agenzia o distribuzione con un agente emiratino. È bene, però, prestare molta attenzione al tipo di contratto da stipulare con l’intermediario, poiché la normativa tende a favorire gli agenti locali». Se, invece, l’impresa punta ad aprire da subito un ufficio di rappresentanza, una filiale o una società controllata sul territorio? «In tal caso gli aspetti burocratici sono un po’ complessi perché occorrerà interfacciarsi con i ministeri di competenza e con l’ente di sviluppo economico dell’Emirato prescelto. I documenti dovranno essere tradotti in lingua araba e sarà necessario avere un partner locale. Nel caso di ufficio di rappresentanza e di filiale, il “service agent” avrà la sola funzione di collegamento con le autorità locali; nel caso di società, entrerà nella compaVALORE EXPORT

INSEDIARSI Per evitare duplicazioni di costi, la strategia migliore è verificare step by step la redditività delle singole scelte e programmare i successivi investimenti. FISCO Le imprese italiane operanti in loco devono verificare i rapporti fiscali con l’Italia, dato che gli Emirati Arabi sono inseriti nella cosiddetta black list fiscale per via di una tassazione molto inferiore a quella italiana. REAL ESTATE Chi vuole investire nel mattone dovrebbe evitare acquisti “sulla carta” e concentrarsi su immobili finiti, anche in zone meno conosciute, come Dubai Sport City, JLT. CONTROVERSIE Spesso conviene stabilire la competenza arbitrale piuttosto che quella del proprio giudice nazionale poiché il processo di delibazione delle sentenze straniere è molto più lungo e complesso. DIFESA DEL MARCHIO Se si intende operare in loco, anche attraverso agenti o distributori, è buona norma registrare il proprio marchio presso le autorità locali.

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EMIRATI ARABI

Il Dubai International Financial Centre favorisce la risoluzione di controversie fra imprenditori stranieri

gine sociale come partner di maggioranza, anche se i suoi poteri effettivi potranno essere limitati da patti parasociali. Se, invece, la società vuole usare gli Emirati solo come base logistica per sviluppare affari in aree limitrofe, potrà creare una società controllata all’interno di una “free zone”. In questo caso, visto che l’unico interlocutore sarà il funzionario della free zone e non servirà la presenza di un partner emiratino, tutta la documentazione sarà in inglese e la burocrazia ridotta». A proposito di free zone, sul territorio emiratino ve ne sono diverse. Come cambia il trattamento per le imprese straniere in queste aree? «Le free zone - attualmente quasi una quarantina fra generaliste, industriali o di consulenza - hanno una disciplina societaria autonoma. La più importante prevede la possibilità di possedere il 100% delle quote societarie, senza bisogno di avere uno sponsor emiratino. Va ricordato che le imprese costituite in queste aree, di norma, non possono svolgere direttamente affari sul territorio emiratino. L’imprenditore può decidere di aprire una filiale (branch) della sua società, creare una società interamente partecipata, detta Free Zone Establishment, o con altri soci, in questo caso si chiamerà Free Zone Company. Voglio ricordare che le società free zone, come peraltro quelle mainland, possono svolgere solo attività per cui hanno ricevuto apposita licenza. La licenza ha un costo di rinnovo annuale che varia in base all’attività svolta. Per esempio, quelle di general trading sono più costose delle altre». In caso di controversie commerciali, come è possibile tutelare i propri diritti? «Negli Emirati vi è grande attenzione alla tutela del cre218

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dito. L’emissione di assegni bancari privi di provvista, ad esempio, è punita anche con la reclusione. La giustizia locale è molto efficiente, anche se costosa. La fase di esecuzione delle sentenze è diversa da quella italiana e i tempi dei giudizi sono molto rapidi: di norma, una vertenza in primo grado si conclude in alcuni mesi, mentre in meno di due anni si esauriscono tutti e tre i gradi di giudizio». Ad esempio? «Negli Emirati Arabi non è il creditore a dover indicare NOVEMBRE 2013


L’ESPERTO RISPONDE

PER APPROFONDIRE

all’ufficiale giudiziario i beni del debitore da aggredire, ma è l’ufficiale giudiziario che, una volta ricevuto mandato, provvede a verificare quali siano i beni mobili e immobili del debitore. L’imprenditore straniero può peraltro scegliere, stabilendolo nel contratto, di sottoporre eventuali controversie con la controparte emiratina al giudizio arbitrale. Gli Emirati hanno, infatti, ratificato la Convenzione di New York del 1958: essa prevede il riconoscimento e l’esecuzione delle sentenze arbitrali straniere». In quali luoghi vengono esaminati i contenziosi? «Negli Emirati esistono molte camere arbitrali, tra cui quella del Difc, Dubai International Financial Centre, istituita proprio per favorire la risoluzione di controversie fra imprenditori stranieri. Vi operano giudici di matrice anglosassone che seguono i principi del Common Law. Inoltre, non esiste una banca dati pubblica delle imprese operanti negli Emirati, per cui a volte è difficile conoscere l’effettiva solidità e solvibilità della controparte emiratina. Per questo motivo si consiglia di fare un’analisi preventiva, magari richiedendo l’assistenza di professionisti locali. Se si intende operare in loco, anche attraverso agenti o distributori, è altresì buona norma registrare il proprio marchio presso le autorità, per evitare abusi da parte di terzi». Lo studio Dubailegal.it si occupa in particolare di real estate. Cosa rende conveniente un investimento immobiliare a Dubai? E a quali operatori economici lo consiglierebbe? «Il mercato immobiliare di Dubai è in costante crescita. L’investimento nel mattone è conveniente perché VALORE EXPORT

I VANTAGGI DELLA FREE ZONE • Assenza di burocrazia e alto livello di supporto amministrativo da parte delle autorità locali. • Strutture logistiche dedicate e disponibilità di uffici e magazzini, spesso vicini a porti e aeroporti. • Procedure semplici d’assunzione dei dipendenti e disponibilità di manodopera qualificata. Il personale può essere anche interamente straniero. • Sistema bancario flessibile e confidenziale, abituato a operare con investitori internazionali. • Possibilità di trasferire senza limiti gli utili all’estero, libertà di rimpatrio dei capitali e nessuna barriera valutaria. • Assenza di dazi doganali per le merci in entrata e uscita dalla free zone. • Assenza di tassazione garantita per un periodo di norma pari a 15 anni.

il mercato degli affitti presenta redditività interessanti; è sicuro perché la durata degli affitti di norma non supera i due anni e i pagamenti sono fatti con assegni postdatati, che raramente restano non pagati. L’unica accortezza da seguire è quella di affidarsi a società serie, che consentano a chi risiede all’estero di non avere problemi nei rapporti con l’inquilino, il condominio e le autorità locali. Viste le numerose offerte sul mercato, ritengo che possano investire in loco sia i privati che le società di settore». \\\\\ GIACOMO GOVONI NOVEMBRE 2013

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FIERE NEL MONDO

WMF

25-28, febbraio 2014 Pechino, Cina

Il Salone Internazionale Woodworking Machinery & Furniture Manufacturing Equipmen (WMF) e il Salone Internazionale Mobili Accessori, materiali e prodotti in legno (FAM), noti come WMF, sono le più grandi esposizioni del settore in Asia. La prossima edizione si propone di presentare lo stato dell’arte del settore.

Febbraio Marzo

Cebit

10-14 marzo 2014 Hannover, Germania

Cebit è la più importante fiera internazionale dedicata a tecnologie, software e servizi digitali, oltre che al settore delle telecomunicazioni. Offre una panoramica completa sui servizi già presenti nel mercato, ma anche sulle novità e tendenze che caratterizzeranno l’industria Itc.

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CHIC 26-28 marzo 2014 Pechino, Cina

La 22esima edizione di China International Clothing & Accessories Fair si svolgerà presso il New China International Exhibition Center. La manifestazione, organizzata con cadenza annuale e promossa dalle associazioni di settore China National Garment Association e Sub-Council of Textile Industry, accoglie oltre 1.000 espositori provenienti da 23 Paesi esteri.

Aprile SIAL Canada

2-4 aprile 2014 Montreal, Canada

Sial Canada, Salone internazionale dell’agroalimentare, costituisce il salone di riferimento per il food & beverage nel mercato nordamericano, garantendo un accesso privilegiato al mercato canadese e a quello degli Stati Uniti, di cui il Canada è il primo fornitore di prodotti alimentari.

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