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Infertilità: diverse possibili soluzioni

46 | La collana

Anche nel caso in cui tutti gli esami medici accertino una condizione di infertilità, la medicina ha messo a disposizione diverse possibili soluzioni che, in molti casi, anche se dopo un percorso lungo e tortuoso, permettono di coronare il desiderio di paternità.

Il ruolo degli antiossidanti Una delle terapie più impiegate negli ultimi anni per la cura dell’infertilità maschile prevede l’utilizzo di antiossidanti, che si sono dimostrati in grado di migliorare la qualità del liquido seminale specie nei pazienti con problemi di motilità degli spermatozoi. Fra le molecole più impiegate ci sono il glutatione, la carnitina e l’acetilcarnitina, il coenzima Q10, la vitamina E e la vitamina C. Gli antiossidanti sono sostanze che contrastano l’ossidazione e la formazione di radicali liberi. Questi ultimi sono naturalmente prodotti in qualunque organismo che utilizza l’ossigeno ma se superano determinati livelli possono danneggiare le strutture cellulari (compreso il materiale genetico) e alterare il complesso apparato (mitocondri) capace di fornire energia alla cellula, e nel caso specifico agli spermatozoi. Per contrastarne l’azione di tali radicali liberi l’organismo ha a disposizione una serie di meccanismi di difesa: alcuni composti chimici, in parte sintetizzati al suo interno e in parte assunti con la dieta, e alcuni sistemi enzimatici specializzati. Quando la produzione di radicali liberi eccede le capacità di questi sistemi protettivi, l'organismo è esposto a una condizione di stress ossidativi ed è necessario intervenire con dosi farmacologiche delle molecole sopraccitate.

Le terapie ormonali Le terapie più comuni oggi sono quelle a base di ormoni: attraverso l’uso delle gonadotropine (sostanze ad azione ormonale normalmente prodotte dall'organismo che stimolano le gonadi, cioè gli organi sessuali) gli specialisti riescono a intervenire sul contenuto dello sperma riequilibrandolo. Questa procedura solitamente assicura un miglioramento del liquido seminale in circa il 40% dei casi quando i valori di base delle gonadotropine sono normali e in quasi il 90% dei casi quando i valori basali delle gonadotropine sono bassi.

La fecondazione medicalmente assistita La fecondazione medicalmente assistita è un insieme di tecniche che consentono di unire artificialmente in laboratorio (in vitro) due gameti, un ovocita femminile e uno spermatozoo maschile, permettendo quel processo che, per svariati motivi, non riesce ad avvenire “naturalmente”, ad esempio perché il numero degli spermatozoi è troppo basso. L’embrione fecondato viene poi impiantato nell’utero materno per dare il via alla gravidanza. Nella fecondazione in vitro “tradizionale” gli spermatozoi mobili vengono messi a contatto con l’ovocita e l’eventuale fecondazione da quel punto in poi avviene spontaneamente, ovvero lo spermatozoo entra “da solo” nell’ovocita. Particolarmente efficace nei casi in cui gli spermatozoi abbiano gravi problemi di motilità, è una variante della fecondazione in vitro chiamata ICSI (iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi): è una tecnica che è stata messa a punto a partire dai primi anni ’90 e prevede l’iniezione di un singolo spermatozoo direttamente dentro un ovocita, per mezzo di un micromanipolatore. Da quando sono state introdotte le tecniche di fecondazione artificiale, e in particolar modo la ICSI, il concetto di sterilità maschile è andato modificandosi. Oggi, grazie ai progressi della scienza e della medicina, sono molteplici le possibili soluzioni proposte dagli specialisti che in molti casi consentono una paternità biologica anche in presenza di problemi di fertilità. Libertà di sapere. Libertà di scegliere | 47

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