Certificare per Competere

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CERTIFICARE PER COMPETERE DALLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI NUOVA FORZA AL MADE IN ITALY

I quaderni di Symbola



COORDINAMENTO

AUTOMAZIONE:

Marco Frey Presidente comitato scientifico Fondazione

Enrico Annacondia UCIMU;

Symbola, Nando Pagnoncelli Amministratore delegato Ipsos

ABBIGLIAMENTO-TESSILE:

Italia, Riccardo Caliari CEO Cloros, Domenico Sturabotti

Paolo Foglia Icea, Aurora Magni Blumine.

Direttore Fondazione Symbola, Fabio Renzi Segretario generale Fondazione Symbola, Filippo Trifiletti Direttore

PROGETTO GRAFICO

generale Accredia, Piero Bonato Direttore generale CSQA.

Bianco Tangerine s.n.c.

GRUPPO DI LAVORO

SI RINGRAZIANO

Elena Battellino Accredia, Tiberio Daddi Scuola Su-

Pierdomenico Baldazzi CSI S.p.A., Giusy Bettoni C.l.a.s.s.,

periore Sant’Anna di Pisa, Lisa D’Emidio Fondazione

Elisa Boscherini Anfia, Sergio Botta Studio Botta & Associati,

Symbola, Maria Rosa De Giacomo Scuola Superiore

Massimiliano Bottaro Ispra, Renato Brocchetta Rubinette-

Sant’Anna di Pisa, Daniele Di Stefano Fondazione Sym-

rie Bresciane Bonomi, Marco Cappellini CEO Matrec, Giusep-

bola, Monia Fresiello Cloros, Elisa Mizzoni Fondazio-

pe Caruso Zordan, Umberto Chiminazzo Certiquality, Ales-

ne Symbola, Alessandro Seno Accredia.

sio Cuccu Lago, Fulvio D’Alvia RetImpresa, Angela De Pinto CSI S.p.A., Barbara De Rui Centrocot, Gianluca Di Giulio Ac-

FOCUS SETTORIALI

credia, Simona Faccioli ReMade in Italy, Matteo Favero FSC®

AGROALIMENTARE:

Italia, Diego Florian FSC® Italia, Marco Fossi FederlegnoAr-

Maria Chiara Ferrarese CSQA, Irene Grigoletto CSQA,

redo, Teresa Gargiulo FederlegnoArredo, Raoul Gatti Csi

Marco Tonni Studio Agronomico Sata, Michele Zema CSQA;

S.p.A., Giovanni Manzotti CCIAA Macerata, Michela Possa-

ARREDO-CASA:

gno Arper, Emanuele Riva Accredia, Armando Romaniello

Omar Degoli FederlegnoArredo, Marco Clementi CSI

Certiquality, Carla Sanz Accredia, Andrea Serri Confindustria

S.p.A., Teresa Gargiulo FederlegnoArredo;

Ceramica, Fabrizio Tironi Flos, Giovanni Tribbiani PEFC.

La riproduzione e/o diffusione parziale o totale delle informazioni contenute nel presente volume è consentita esclusivamente con la citazione completa della fonte: “Certificare per competere. Dalle certificazioni ambientali nuova forza al Made in Italy” Le emissioni di CO2 legate alla stampa di questo volume sono state compensate tramite l’acquisto di crediti provenienti dal progetto Improved Cook Stoves in Chamanculo C, Maputo (Mozambique) - GS1247 vpa 23

PARTNER

CON IL PATROCINIO DI

CERTIFICARE PER

COMPETERE DALLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI

NUOVA FORZA AL

MADE IN ITALY


0. PREMESSA

INDICE

01 2 3 / 0 PREMESSA

1 CERTIFICAZIONI E MARCHI AMBIENTALI 1.1. Dalle origini ai nostri giorni 1.2. Orientarsi tra le certificazioni ambientali 1.3. Certificazioni ambientali in numeri: diffusione e trend 1.4. Cinque vantaggi offerti dai marchi ambientali   1.4.1. Miglioramento dei profili ambientali   1.4.2. Vantaggi burocratici   1.4.3. Apertura di nuovi mercati e acquisti verdi   1.4.4. Reputazione   1.4.5. Maggiore propensione all’innovazione 1.5. Prototipi di futuro: le tendenze in atto 1.6. Fattori di successo di marchi e certificazioni ambientali

4

16

23

38

41

42 42

46

2 CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DAL MADE IN ITALY

2.1. Agroalimentare 2.2. Arredo-casa 2.3. Automazione 2.4. Abbigliamento-Tessile 2.5. Marchi ambientali e performance economiche d’impresa 2.6. Un potenziale inespresso: conoscenza e attenzione degli italiani per le certificazioni ambientali

3 CASI STUDIO

67 78 87 90 99

3.1. Asdomar 3.2. Caprai 3.3. Gruppo Casillo 3.4. Flainox 3.5. Florim 3.6. Miroglio Textile 3.7. Radici Group 3.8. Saviola Holding 3.9. Valcucine 3.10. Oleificio Zucchi

/

128 132 136 140 143 146 150 154 158 162

/ Appendice   / Appendice 1. Le principali certificazioni ambientali   / Appendice 2. Vantaggi burocratici   / Appendice 3. Nota informativa al paragr. 2.6. / Bibliografia generale / Bibliografia specifica / Sitografia / Tabella: Orientarsi tra le certificazioni ambientali / Note

168 170 183 186 188 190 201 202 210

115

43

51

56 5


0. I MARCHI AMBIENTALI

PREMESSA 6

7


0. PREMESSA

M

ISURA CIÒ CHE È MISURABILE, E RENDI MISURABILE CIÒ CHE NON LO È

Galileo Galilei

1,5 punti percentuali. Ancora meglio nell’occupazione, dove

Miroglio Textile, Radici Group, Saviola Holding, Valcuci-

lo spread arriva a 3,8 punti percentuali: le certificate han-

ne, Oleificio Zucchi – il presente rapporto, il primo nel suo

no visto crescere gli addetti del 4%, le altre dello 0,2%. Con

genere, può avere un valore importante per il mondo delle

vantaggi particolarmente spiccati nel tessile abbigliamento

certificazioni anche perché è condotto in un Paese, l’Italia,

Oltre 450 in tutto il mondo, con una media di 12 new entry

to delle performance – ambientali, certamente, ma anche

(spread nel fatturato +3,6) e nell’automazione (spread per

che è un laboratorio d’eccezione. Con una tensione im-

ogni anno. Quello delle certificazioni e dei marchi ambien-

economiche – delle imprese. Un elemento determinante

gli addetti +3,9). Questi dati medi ci dicono che le certifica-

portante del settore produttivo verso la green economy: il

tali è un mare magnum fatto di strumenti rigorosissimi che

nel cammino delle aziende, e del Paese, verso la qualità.

zioni giovano alle imprese di ogni dimensione. Se però zoo-

24,5% delle nostre imprese (una su quattro) dall’inizio della

convivono con operazioni di puro greenwashing. Fatto di

Ancora una volta non solo ambientale: perché, come segna-

miamo sui risultati nelle diverse dimensioni aziendali (pic-

crisi ha fatto investimenti green. Conquistando al Paese una

marchi semplici ed efficaci ma anche sigle e simboli poco

liamo nel rapporto, una certificazione ambientale porta con

cole, medie e grandi), ci accorgiamo che sono soprattutto le

leadership green in Europa: siamo primi tra i grandi paesi

comprensibili che non aiutano il consumatore a capire i

sé vantaggi nei dei bilanci, migliori rapporti con le imprese,

imprese più piccole ad ottenere maggiori vantaggi: le PMI

europei per eco-efficienza del sistema produttivo, all’avan-

prodotti che sta comprando, né le imprese a far conoscere

i consumatori, il territorio, la società e la Pubblica ammi-

(fino a 50 addetti) con certificazione ambientale registrano

guardia per quota di energia rinnovabile nella produzione

i propri comportamenti virtuosi. Di certificazioni percepite

nistrazione; acuisce l’attenzione alle richieste dei clienti,

uno spread di +4 punti nel fatturato (contro un +1,1 delle

elettrica (43,3%), siamo leader europei nel riciclo industria-

spesso dalle aziende esclusivamente come il biglietto da pa-

migliora la reputazione, rafforza quella tensione innovativa

medie, fino a 250 addetti, e un +0,6 punti delle grandi) e di

le (a fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163

gare per sperare di entrare nel mercato degli acquisti verdi

che è il cuore della sostenibilità e della green economy.

1,2 punti negli occupati (contro lo 0,6 o 0,7 delle altri classi).

milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili, nel nostro Paese

o tra i fornitori di alcune grandi imprese.

Partendo dalla costituzione del primo parziale database

Al Sud, poi, mentre fatturato e addetti vanno sotto zero per

sono stati recuperati 25 milioni di tonnellate, il valore asso-

Certificare per competere di Fondazione Symbola e Cloros

delle imprese del made in Italy (le 4A: Automazione, Abbi-

le imprese non certificate, quelle certificate (con uno spread

luto più elevato tra tutti i paesi del continente).

nasce proprio per dare – ai consumatori, alle aziende, ai

gliamento, Arredocasa, Alimentari) dotate di certificazioni

rispettivamente di +1,7 e +3,2) possono vantare mediamen-

In Italia cresce l’attenzione alla sostenibilità tra i consu-

tecnici – strumenti utili per mettere ordine nel composito

ambientali, e confrontandone le performance con quelle

te risultati positivi.

matori. Ed è evidente anche una spiccata propensione alle

mondo delle certificazioni ambientali. Che abbiamo passato

delle imprese non certificate di un corrispondente con-

L’export, come segnaliamo nel rapporto, è una delle moti-

certificazioni ambientali. Con oltre 24mila certificazioni,

ai raggi x, evidenziandone punti di forza e deficit (che pure

tro-campione, risulta quello che in tanti sostenevamo, e che

vazioni per quali le imprese scelgono di certificarsi: a ragio-

siamo il secondo paese al mondo per numero di certifica-

non mancano), e portando alla luce un aspetto sottovaluta-

molti invece negavano.

ne, visto che le imprese delle 4A con certificazione ambien-

ti ISO 14001, dopo la Cina (105mila). Il primo per numero

to, e spesso messo in discussione: una correlazione solida

In piena crisi, tra il 2009 e il 2013, le imprese delle 4A con

tale esportano nell’86% dei casi, mentre le non certificate

di certificazioni di prodotto EPD, il terzo per Ecolabel ed

tra certificazione e competitività delle aziende.

certificazione ambientale hanno visto i loro fatturati aumen-

nel 57%.

EMAS. Ancora: siamo il quinto paese del G20 per certifica-

Le certificazioni ambientali, infatti, possono essere un acce-

tare, mediamente, del 3,5%, quelle non certificate del 2%: le

Al di là di questi risultati – esemplificati anche dai 10 casi

zioni forestali di catena di custodia FSC®.

leratore di competitiva, un trampolino per il miglioramen-

certificazioni portano in dote, cioè, uno spread positivo di

studio: Asdomar, Caprai, Gruppo Casillo, Flainox, Florim,

Una vitalità che traspare anche da iniziative nazionali sulla

8

9


0. PREMESSA

tracciabilità di filiera agroalimentare, divenute poi la base

sta anche nel fatto che dichiarano (come appurato grazie

Resta molto ancora da fare, quindi, su diversi fronti: alfa-

quelli legati allo scandalo Volkswagen sulle emissioni, che

di schemi ISO (lo standard 22005). O nel legno-arredo: è

al sondaggio Ipsos curato per questo studio) di avere una

betizzazione dei consumatori finali e delle aziende, poten-

minaccia di intaccare la fiducia riposta in questi strumenti.

italiana, ad esempio, la prima sedia certificata EPD e nasce

buona conoscenza delle certificazioni ambientali: solo il

ziamento degli skills delle agenzie di certificazione, raffor-

Lungo questo cammino, Fondazione Symbola, nella mis-

anche da istanze italiane l’ampliamento della certificazione

19% afferma di non averle mai sentite nominare. A livello

zamento delle iniziative pubbliche, miglioramento degli

sione di leggere e promuovere le qualità italiane come chia-

FSC anche ai prodotti da legno riciclato.

di percezione emerge quindi una familiarità con le certi-

standard di certificazione ambientale esistenti e creazione

ve per affrontare le sfide che attendono il Paese, e Cloros,

L’Italia, insomma, rappresenta uno dei fronti più avanzati

ficazioni ambientali e il contesto green in cui si collocano.

di standard dedicati a settori che oggi ne sono orfani. Solo

uno dei protagonisti più attivi della filiera nazionale delle

in tema di certificazioni ambientali. Un dato che va letto in

Familiarità che, però, viene fortemente ridimensionata se

così le certificazioni ambientali possono ambire ad una

certificazioni, ritengono che Certificare per competere pos-

un quadro complessivo di riposizionamento competitivo

misuriamo l’effettiva conoscenza del tema. Se chiediamo di

maggiore diffusione, diventando un fattore strutturale nel-

sa dare un contributo utile: ai consumatori come ai decisori

delle nostre imprese nel segno della qualità e della green

indicare spontaneamente le certificazioni conosciute, solo

la crescita qualitativa del sistema produttivo italiano. Solo

pubblici e, soprattutto, al ricco e vitale tessuto delle imprese

economy; e della società verso una maggiore sobrietà.

il 39% è in grado dare una risposta. Ma di questo 39%, solo

così potranno arginare rischi ‘esterni’ come, ad esempio,

del made in Italy.

Ma che va anche contestualizzato. Nonostante questi pri-

un terzo (che significa circa il 15% degli italiani) dà una ri-

mati, e nonostante gli indubbi vantaggi che abbiamo ‘certifi-

sposta corretta. Il restante 85% no: indicando, invece, sigle

Riccardo Caliari

cato’ e misurato, la diffusione delle certificazioni ambientali

che appartengono solo genericamente alla sfera delle certi-

CEO Cloros

in Italia è tutt’altro che capillare. Qual è il problema? Cosa

ficazioni ambientali (UNI, ISO), enti di certificazione o isti-

ostacola una penetrazione all’altezza delle performance?

tuzioni come Arpa e Ispra, o fornendo risposte non coerenti

Diversi sono i fattori che abbiamo riscontrato sondando

col tema (DOP, ISO9001).

esperti, imprese e associazioni di categoria. In primis una

Oltre a questi limiti, vanno segnalati anche i deficit dell’a-

scarsa e inadeguata conoscenza delle certificazioni ambien-

zione pubblica di sostegno a questi strumenti, nonostante

tali – soprattutto dei benefici conseguiti – da parte delle

offrano evidenti vantaggi per la collettività: il green public

imprese che potrebbero, con grande vantaggio, certificarsi.

procurement e le semplificazioni burocratiche offerte ai

Scarsa conoscenza che ha tante cause, e che le società di cer-

soggetti certificati non sono ancora una motivazione suffi-

tificazioni non sempre riescono a superare trasmettendo la

ciente ad aumentare in tutti i settori produttivi le adesioni.

reale portata delle certificazioni.

Per non tacere, infine, i limiti insiti in alcuni standard, che

Scarsa alfabetizzazione anche dei consumatori finali. Tra

rendono l’adesione, soprattutto per alcuni settori, di fatto

cui è presente un discreto interesse green, che si manife-

impraticabile.

10

Ermete Realacci Presidente Fondazione Symbola

11


1. I MARCHI AMBIENTALI

12

CERTIFICAZIONI E MARCHI AMBIENTALI 13


1. I MARCHI AMBIENTALI

A

QUASI 40 ANNI DALLA NASCITA DELLA PRIMA ETICHETTA ECOLOGICA, (LA TEDESCA DER BLAUE ENGEL È DEL 1978) E A CIRCA 20 ANNI DALL’ARRIVO DELLE CERTIFICAZIONI ‘MAGGIORI’ (ECOLABEL, EMAS, ISO 14001), IL PANORAMA DEGLI SCHEMI DI CERTIFICAZIONE AMBIENTALE È LETTERALMENTE ESPLOSO:

o di imprese assumono rilievo globale, grazie all’autorevo-

Partendo dall’assunto (dimostrato nei capitoli dedicati

lezza di chi li elabora e detiene il marchio o per l’adesione

ai casi studio e alla competitività) che la certificazione

di aziende mondiali molto note. E riescono a portare un

ambientale è uno strumento utile ai consumatori e, in

contributo ambientale anche rivoluzionario. Perciò, per

misura altrettanto rilevante, alle aziende (come dimo-

secondo Ecolabel index, la directory globale dei marchi

Friend, o gli standard forestali FSC® e PEFC), o a quel-

non lasciare fuori esperienze come queste, abbiamo deciso

strano i dati sulle performance economiche delle aziende

ecologici di prodotto, oggi sarebbero ben 459. Una vera

li che nascono dalla collaborazione tra imprese, Ong e

di utilizzare, per definire questo mondo nel suo comples-

certificate), scopo del presente capitolo, senza pretesa

e propria proliferazione. Segno di una sensibilità am-

cittadini (RSPO - Roundtable on Sustainable Palm Oil).

so, la dicitura ‘marchi’ ambientali.

di esaustività, è cercare di fornire una bussola all’inter-

bientale ormai ampiamente diffusa tra i consumatori e

Certificazioni di prodotto (che guardano agli impatti

Nel complesso c’è da perdersi. Ancora di più a causa di

no di questo quadro complesso, semplificandolo per

le aziende di ogni settore produttivo, dall’agroalimenta-

lungo tutto il ciclo di vita oppure per un solo momento)

schemi di difficile comprensione (a partire dal nome); o

renderlo accessibile. A partire da una breve storia delle

re al legno-arredo al tessile. Segno anche (parliamo di

accanto a certificazioni di sistema. Ci sono quelle che nel

di diversi schemi concorrenti che hanno per oggetto lo

certificazioni dalla loro comparsa ad oggi; offrendo un

una crescita misurabile in 12 nuovi marchi all’anno, in

campo si definiscono “etichette di tipo II”, di fatto delle

stesso ambito (il contenimento delle emissioni di for-

quadro quanto più possibile sistematico che – come una

media) che il mondo delle certificazioni ambientali , sia

autocertificazioni che si trovano su tanti prodotti (come

maldeide, ad esempio) con approcci diversi e addirittura

guida – organizza le certificazioni e i marchi in diverse

per i consumatori che per le imprese, è sempre meno un

il marchio adottato per i materiali riciclabili, il cosiddet-

non confrontabili. Partono da qui le richieste di alcune

classi, segnalandone i deficit e rilevando i fattori neces-

mondo fatto di certezze: studi, questionari, sondaggi, di-

to Anello di Möbius) e ci sono schemi stilati da board

federazioni industriali per un approccio che sia almeno

sari all’affermazione di una certificazione: una domanda

mostrano che la confusione è un sentimento largamente

internazionali di esperti che prevedono la certificazione

paneuropeo e scientificamente fondato. Così come la

alfabetizzata, sia da parte del consumatore che da parte

diffuso.

di un ente terzo accreditato.

raccomandazione della Commissione Europea (9 aprile

delle aziende candidate a certificarsi; un’offerta adegua-

in cui –

Per di più, il quadro negli ultimi anni sta divenendo anco-

2013) sull’uso di metodologie comuni per misurare le

ta, aperta ai diversi settori produttivi, non penalizzante; e

complice una informazione non ancora adeguata – è

ra più complesso con il diffondersi e l’imporsi di nuovi ap-

prestazioni ambientali per l’intero ciclo di vita dei pro-

poi regole efficaci nella promozione e controlli funzionali

difficile districarsi. In cui strumenti riconosciuti a livello

procci. Come la campagna Detox di Greenpeace, che, lungi

dotti (LCA - Life Cycle Assessment): raccomandazioni

al rispetto di quelle regole. Per arrivare, infine, a cogliere

globale (la ISO 14001, ad esempio) convivono con mar-

dall’essere una certificazione, garantisce però sulla ridu-

che sfoceranno a breve nell’emanazione di un nuovo

le principali motivazioni che spingono alla certificazione

chi applicati in singoli Paesi (come l’austriaco Umwel-

zione di prodotti chimici pericolosi nel mondo della moda,

standard, la PEF - Product Environmental Footprint.

ambientale.

tzeichen Bäume); in cui marchi nati e gestiti da enti

e sta smuovendo il settore alle radici: il ‘visto’ dell’associa-

pubblici (Ecolabel, ad esempio) si affiancano agli schemi

zione ambientalista è, di fatto, un marchio di cui fregiarsi

di enti di standardizzazione internazionale (ISO 50001,

agli occhi del consumatore. Accordi formali, come questo,

14067, ecc.), a quelli di singole Ong (come Biodiversity

tra imprese e soggetti come Ong, associazioni di cittadini

[1]

Siamo di fronte, infatti, ad un mare magno

14

[2]

15


1. I MARCHI AMBIENTALI

1.1. DALLE ORIGINI AI NOSTRI GIORNI

salto di qualità e di scala: l’ambiente diventa una que-

Ecolabel nel 1992, seguito dal Regolamento EMAS nel

stione globale. Lo spartiacque è la Conferenza delle

1993 (che si ispira all’omologo britannico British Stan-

Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo di Rio

dard 7750). L’organizzazione mondiale per la standardiz-

de Janeiro del 1992, nella quale furono approvati la

zazione (ISO) si allinea, pubblicando nel 1996 – su pres-

Convenzione quadro sul cambiamento climatico, la Con-

sione dei paesi extra-europei come USA e Canada che

venzione sulla biodiversità, la Dichiarazione sulle foreste,

intravedevano nell’EMAS una possibile barriera com-

l’Agenda 21: le pietre miliari del “cambiamento di rotta”

merciale - la norma ISO 14001 sui sistemi di gestione

verso la sostenibilità ambientale dello sviluppo. Sempre

ambientale. Nel frattempo, nel 1993, è arrivato anche il

nel ’92 la sostenibilità ambientale entra, con il Trattato

primo certificato sulla gestione responsabile delle foreste,

di Maastricht, nei trattati dell’Unione Europea, tra i temi

FSC®. Sempre negli anni ’90 le notizie relative alla peri-

a responsabilità condivisa, e su cui si delibera a maggio-

colosità per la salute delle sostanze chimiche impiegate

ranza qualificata. È ancora il ’92 quando viene prodotto il

nelle lavorazioni tessili stimola la domanda di prodotti di

V Programma d’azione ambientale della UE, dedicato ap-

abbigliamento che non presentassero alcun rischio per la

punto allo sviluppo sostenibile, che segna una soluzione

salute: nasce L’OEKO-TEX® Standard 100.

Dobbiamo parlare di Marlene Dietrich per parlare del-

provati programmi statali e regionali, leggi in materia di

di continuità rispetto a quelli precedenti. Di qualche anno

Le aziende che si avvicinano alla sostenibilità indivi-

la prima certificazione ambientale: il film che nel

tutela dell’aria e dell’acqua dall’inquinamento, smalti-

successivo è il Protocollo di Kyoto (1997, entrato in vigore

duano un nuovo modo per differenziarsi dalla concor-

1930 l’ha consacrata nell’empireo delle dive del cinema,

mento dei rifiuti, difesa della natura. Arriva una norma-

nel 2005) sulla riduzione delle emissioni di gas serra.

renza: l’ambiente si avvia a diventare così negli anni ’90

Der Blaue Engel (L’angelo azzurro), ha anche dato il

tiva organica sulle aree naturali protette in Gran Breta-

Questo orientamento della politica internazionale ha

un fattore di posizionamento, di valorizzazione e di

nome al primo marchio ambientale al mondo. Nato in

gna (1972), e Germania (1976). Anche in Italia leggiamo

sicuramente raccolto una sensibilità crescente sui temi

comunicazione in grado di intercettare una nicchia cre-

Germania nel 1978, paese dalla spiccata sensibilità a ri-

i segni di questa crescita di sensibilità: nel 1975 viene per

della sostenibilità ambientale, ma ha anche avuto un

scente di consumatori e di clienti, anche pubblici. In un

guardo, oggi copre più di 4000 prodotti e viene ricono-

la prima volta costituito il Ministero per i Beni Culturali

ruolo di stimolo, un forte impatto nella creazione di una

mercato ancora poco informato su questi temi, gli sche-

sciuto in gran parte dei paesi del Nord Europa.

e Ambientali; nel 1976 viene varata la legge Merli sulla

nuova domanda di beni e servizi più attenti all’ambiente.

mi citati rappresentano una garanzia di trasparenza nei

Il Blaue Engel giunge in un periodo, la metà degli anni

regolamentazione degli scarichi idrici, nel 1979 costituito

Ed è proprio in questo contesto che si afferma una vera

confronti del cliente/consumatore, e una guida per le

Settanta, che ha visto nascere i primi provvedimenti

il Comitato interministeriale per l’ambiente (CIPA).

generazione di certificazioni ambientali. A livello euro-

imprese, un cruscotto di indicazioni per la gestione delle

pubblici in difesa dell’ambiente. In Europa vengono ap-

Ma è negli anni ’90 che la sensibilità ambientale fa un

peo, la Commissione pubblica il primo Regolamento

questioni ambientali.

16

17


1. I MARCHI AMBIENTALI

Questi schemi hanno in comune la portata internazio-

organizzazioni europee, una “concorrenza” con EMAS

riferimento per costruire il sistema di gestione aziendale

cazione di sistema più diffusa al mondo, oggi ha superato

nale e il progressivo affinamento, attraverso periodici

(entrambe disciplinano l’implementazione di un sistema

di EMAS. Oggi l’ultima versione dell’EMAS è la EMAS III

i 300mila certificati, con paesi come Cina e India che, in-

aggiornamenti, che si traducono nella pubblicazione di

di gestione ambientale), questo aspetto viene superato

del 2009, l’ultima della ISO 14001 è di quest’anno, con

sieme all’Italia, occupano il podio per numero di soggetti

versioni successive degli standard. Se, ad esempio, con

con la seconda revisione del Regolamento EMAS (2001)

molte novità interessanti.

certificati (anche se il trend di crescita globale, che nel

l’introduzione della ISO 14001 si viene a creare, nelle

quando la norma ISO viene riconosciuta come schema di

Progressiva è anche la diffusione. La 14001, la certifi-

decennio scorso era costantemente a due cifre, si è fisio-

EVENTI

Conferenza ONU (Rio de Janeiro)

Programma d’azione ambientale della UE (“Per uno sviluppo durevole e sostenibile”)

1978

1992 1993

Protocollo di Kyoto 1996 1997

1998

2002

2004 2005 2006

2008 2009 2010 2011

14064

Der Blaue Engel

CERTIFICAZIONI 18

Ecolabel

EurepGAP

UTZ

RSPO

11233

UNI 11233

ISO 14064

2014

50001

140406

ISO 50001

ISO 14046

2016

OEF

PEF

R

140001

EMAS

FSC

ISO 14001

LEED

GOTS

FOS

EPD

Biodiversity Global Recycle Standard Friend 19


1. I MARCHI AMBIENTALI

logicamente ridotto a pochi punti percentuali). Per alcu-

mette di misurare il consumo di risorse naturali, compa-

Per questo la stessa Commissione, tramite il Joint Rese-

ne sostenibile della palma impiegata per ricavarne olio.

ne certificazioni, tuttavia (è il caso dell’Ecolabel europeo:

randolo alla capacità della natura di rinnovarle. L’altro

arch Centre, ha deciso di avviare un percorso di sempli-

Una lista, quest’ultima, che dimostra una volta di più

studi recenti ne dimostrano l’insufficiente riconoscimen-

è il Life Cycle Assessment (LCA, codificato dall’ISO

ficazione, ancora in corso (siamo in chiusura della fase

quale sia stato negli ultimi anni, e qual è oggi, il cammino

to da parte del mercato) la diffusione, o la penetrazione

nella norma 14040) che indica, per la valutazione degli

pilota), e che si concluderà nel 2016: dando vita a due

delle certificazioni ambientali: fioriscono e si diffondono

in alcuni specifici settori, è stata inferiore alle attese.

impatti, la copertura di tutto il ciclo di vita di un pro-

standard che troveranno applicazione in tutti gli stati

nuovi ‘schemi’, o protocolli, accordi ambientali

Ma è con il nuovo millennio che si imprime una for-

dotto. Un approccio, dunque, che analizza gli aspetti

membri, di cui uno relativo all’impronta ambientale del-

(complessivamente, appunto, parliamo di ‘marchi e cer-

te accelerazione nella proliferazione di standard

ambientali sia prima della fase produttiva, sia nel “post

le organizzazioni (Organization Environmental Fo-

tificazioni ambientali’) che assumono rilievo per l’auto-

di certificazione ambientale, e non solo. L’International

consumo”, visto che beni e servizi hanno un impatto

otprint - OEF) e l’altro relativo all’impronta ambienta-

revolezza di chi li elabora e detiene, o per l’adesione di

Standards Organization, cui si devono gli schemi a più

ambientale che può essere anche molto lontano dal sito

le dei prodotti (Product Environmental Footprint

aziende mondiali molto note. Marchi che descrivono un

rapida e diffusa penetrazione sui mercati, arricchisce il

produttivo e molto differito nel tempo.

- PEF), entrambi basati sulla metodologia LCA. Due

fenomeno molto variegato, e ricco di sfumature, che in-

portafoglio di prodotti (alcuni veri e propri schemi di cer-

Approcci, questi, che portano con sé un valore aggiun-

metodi che dovrebbero portare chiarezza, contribuire a

veste tutti i settori: dal tessile alla cosmetica, dall’arreda-

tificazione, altri linee guida che la vivacità del mercato

to comunicativo (pensiamo a quanto siano trasparenti

superare alcuni limiti degli attuali schemi e a dare una

mento al cibo.

porta comunque ad impiegare come fossero schemi): la

e di facile comprensione – la funzione è contenuta nel

nuova spinta al settore delle certificazioni.

Da Patagonia, che vende capi Fair Trade Certified™,

gestione dei sistemi energetici ISO 50001 (2011), e poi,

nome – la Carbon footprint o la Water footprint) che

L’accelerazione delle certificazioni ambientali avvenuta

all’ampia adesione alla certificazione Cradle to Cradle

sempre nella serie 14000, la Carbon footprint (di siste-

ne ha decretato la fortuna sul mercato. Questo però ha

col nuovo millennio, oltre che dai metodi e dagli stan-

– dedicata all’up-cycling (il riciclo senza perdita di va-

ma ISO 14064 e di prodotto ISO 14067: norme tecni-

comportato anche (nonostante le indicazioni dell’ISO) la

dard ambientali citati, è misurabile anche nella progres-

lore) dei materiali – che vede tra i suoi aderenti marchi

che approvate nel 2006 e nel 2013) o la Water footprint

diffusione di metodi di calcolo tanto difformi che hanno

siva inclusione di indicatori ambientali in schemi di

globali quali Nike, Gap Inc., Habitat, Heinz ed IBM. Il co-

14046 (2014). Oltre all’International Standards Orga-

spinto la Commissione europea (con la Comunicazione

natura non (esclusivamente) ambientale. Come

tone impiegato da Timberland è certificato 100% Orga-

nization, altri protagonisti arricchiscono il panorama. È

196) a stigmatizzare i numerosi e differenti strumenti

Fairtrade, marchio di prodotto internazionale che indi-

nic Cotton secondo lo USDA National Organic Program.

il caso dell’EPD: standard svedese con validità interna-

per la valutazione dell’impatto ambientale dei prodotti a

ca obiettivi sociali, economici e, appunto, ambientali; o le

Quello di H&M – rappresenta il maggiore utilizzatore di

zionale, fondato nel 2008 e oggi impiegato in 27 paesi.

livello internazione: così difformi da rendere difficilmen-

certificazioni dedicate al mondo del tessile come STEP e

cotone biologico al mondo – è certificato invece secondo

Queste ultime certificazioni sono il fronte più avanzato

te confrontabili due risultati che si riferiscono entrambi

GOTS, che colgono il legame fra aspetti ecologici e socia-

le direttive della Better Cotton Initiative, organizza-

di due nuovi approcci alla misurazione dei carichi am-

allo stesso impatto ambientale (le emissioni di CO2 ad

li. Discorso che vale anche per UTZ, standard dedicato a

zione no profit che vede tra i soci fondatori WWF e Ikea.

bientali. Uno è quello dell’impronta ecologica. Nato

esempio). Un proliferare che crea confusione e che può

caffè e cioccolato, Friend of the Sea, sostenibilità am-

La stessa H&M è stata tra le prime aziende a collaborare

alla fine degli anni ’90, è un indicatore sintetico che per-

portare alla diffidenza.

bientale e sociale della pesca, o RSPO, per la coltivazio-

con Greenpeace per Detox, la campagna per eliminare le

20

21


1. I MARCHI AMBIENTALI

sostanze chimiche tossiche dalla filiera della moda. E con

Lavazza che, con Nespresso, ha certificato Rainforest

H&M, tra i Detox leaders indicati da Greenpeace, com-

Alliance alcuni prodotti.

paiono anche Adidas, Valentino, Benetton, G-Star Raw,

Se di questi marchi ambientali è evidente la portata co-

Burberry, Levi Strauss &Co, Mango, Puma.

municativa, meno scontato è cogliere la capacità di porta-

Nell’agroalimentare troviamo un’altra miriade di inizia-

re miglioramenti ambientali: capacità evidente, ad esem-

tive. La Commissione dei viticoltori di Sonoma County,

pio, per FSC® e PEFC, Friend of the Sea, Detox, Cradle to

regione della costa nord della California, ha avviato un

Cradle, Rainforest Alliance, per citare alcuni casi.

processo per fregiarsi della denominazione di vino al

Proprio per fornire strumenti utili a trovare la bussola in

100% sostenibile, facendo riferimento al California

questo brulicante universo di marchi ambientali, il capi-

Sustainable Winegrowing Alliance’s Code of Su-

tolo che segue fornisce alcune indicazioni che potranno

stainability. Mentre il caffè venduto e servito da Ikea

essere utili a cogliere le differenze tra uno schema e l’altro.

è certificato UTZ, come alcune specialità della Lavazza.

22

1.2. ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI Come abbiamo mostrato, il mondo delle certificazioni

classificazione degli standard ambientali quello relativo

ambientali (certificazioni, validazioni, protocolli ambien-

ai diversi livelli di garanzia offerti, legati, in particolar

tali) mostra una notevole varietà, con differenze anche

modo, al coinvolgimento nel processo di certificazione

sostanziali tra le quali è bene cercare di orientarsi. Perciò

di un numero progressivo di soggetti diversi[3]. Possia-

proponiamo di distinguere diverse classi (una sintesi nel-

mo identificare 6 diversi livelli di garanzia:

la tabella in coda al volume).

- Livello 1: Autocertificazione. A questo livello solo

Per fare subito chiarezza e sgombrare il campo dalle

un soggetto partecipa al processo per l’apposizione del

maggiori ambiguità va indicato come primo criterio di

marchio ecologico: è l’azienda che lo applica. Il con-

23


1. I MARCHI AMBIENTALI

sumatore, dunque, deve fidarsi del rigore dell’impresa

al proprietario dello standard, ma che non hanno otte-

Questo, con un ulteriore coinvolgimento del pubblico,

fica di certificazione. In questo modo possono aggredire

e dei parametri che impiega, non essendoci uno stan-

nuto alcun accreditamento per quello standard.

è il livello massimo di garanzia tra le certificazioni.

il mercato con verifiche a basso costo e, probabilmente,

dard codificato di riferimento. È il caso delle cosid-

- Livello 4: Adesione ad uno schema verificata

Quando lo standard oggetto di certificazione è EMAS,

superficiali. Quindi una certificazione ISO 14001 presso

dette Etichette di tipo II (come il marchio del riciclo,

da ente terzo accreditato dal proprietario dello

ad esempio, alle verifiche del certificatore si aggiunge

un ente terzo non accreditato offre un livello di garanzia

l’Anello di Möbius). Si tratta, come abbiamo già detto,

standard. In questo caso il proprietario dello stan-

un passaggio ulteriore nella Pubblica Amministrazio-

in meno rispetto a quella rilasciata da uno accreditato.

di una sorta di autocertificazione.

dard accredita, in base a competenze e strumentazio-

ne. Se il verificatore, dopo sopralluogo in situ, conva-

Ultimamente anche gli enti pubblici si sono accorti di

ni, gli enti deputati alla verifica del rispetto dello stan-

lida la Dichiarazione Ambientale, il Comitato EMAS,

[4]

queste modalità “scorrette” di rilascio della certificazio-

dard e quindi alla certificazione.

con il supporto tecnico di ISPRA, la esamina e chiede

ne e nei bandi di finanziamento per l’ottenimento delle

- Livello 2: Adesione ad uno schema di certificazione (senza ente terzo). Un gradino più su, c’è l’adesione ad uno standard. Ovviamente la credibilità

- Livello 5: Adesione ad uno schema verificata da

un parere alle ARPA regionali (o APPA provinciali,

certificazioni ambientali o per l’attribuzione di appalti

dell’organismo che produce lo standard e la validità

un ente terzo accreditato dall’ente di accredi-

nel caso di Trento e Bolzano) relativamente al rispetto

sempre più spesso compare la frase “rilasciata da ente di

delle procedure adottate per stilarlo sono determinan-

tamento nazionale. In questo caso l’adesione allo

della pertinente legislazione ambientale. Se l’esito è

certificazione accreditato” accanto al requisito del pos-

ti. L’adesione viene certificata dal proprietario dello

standard avviene grazie alle verifiche di un organismo

positivo, segue l’iscrizione nell’Elenco Nazionale delle

sesso di una certificazione ambientale.

standard, mentre non è prevista la validazione di un

terzo accreditato da un ente di accreditamento nazio-

Organizzazioni Registrate EMAS. L’esito della proce-

Altro discrimine per orientarsi nel labirito dei marchi

ente terzo. Un esempio è quello del marchio Pannello

nale: l’ente di accreditamento ne verifica e garantisce

dura è subordinato quindi ai risultati di verifiche pub-

ambientali è quello territoriale, in riferimento al numero

Ecologico (relativo alla provenienza della materia pri-

competenze e imparzialità. Accredia è l’ente di accre-

bliche, tra cui le autorità di controllo ambientali.

di paesi nei quali un determinato marchio è riconosciuto.

ma); in questi casi potremmo parlare di marchi com-

ditamento italiano. E la stessa Accredia è ‘riconosciu-

La verifica da parte di un ente terzo accreditato e uno non

Da una parte, quindi, ci sono certificazioni che possia-

merciali.

ta’: dall’EA (European co-operation for Accre-

accreditato può sembrare un dettaglio, ma non lo è. Ci

mo definire globali: come la ISO 14001, il cui standard

- Livello 3: Adesione ad uno schema verificata da

ditation) e dallo IAF (International Accreditation

sono in Italia, anche se sempre più rare, società che ri-

è adottato da oltre 170 Paesi. Il principale vantaggio per

un ente terzo non accreditato. A questo livello di

Forum) che garantiscono (anche attraverso controlli)

lasciano certificazioni quali ISO 14001 o ISO 50001 (per

un’azienda certificata con questa tipologia di standard è

garanzia, le certificazioni secondo i criteri dei diversi

competenze e imparzialità degli enti nazionali (36 in

EMAS non è possibile) senza un accreditamento, e quin-

quello di vedere la certificazione – e le proprie perfor-

standard vengono rilasciate non dal proprietario dello

Europa, 67 nel mondo).

di senza il relativo controllo da parte di Accredia. Ope-

mance qualitative – riconosciute in tutto il mondo. Come

standard (l’International Standards Organization nel

- Livello 6: Adesione ad uno schema di certifi-

rando fuori accreditamento non sono tenute a seguire le

la ISO 14001, anche le altre certificazioni ISO hanno va-

caso della 14001 o il Forest Stewardship Council® per

cazione verificata da un ente terzo accreditato

norme tecniche di riferimento per i processi di verifica:

lore globale. Lo stesso vale per gli schemi forestali FSC® e

l’FSC®, ad esempio) ma da enti terzi: imprese specia-

dall’ente di accreditamento nazionale segui-

norme che regolano le competenze necessarie, ma an-

PEFC, riconosciuti in oltre 80 Paesi. O ancora l’EPD (27

lizzate nella certificazione, terze rispetto all’azienda e

ta da ulteriore verifica (in genere pubblica).

che il numero minimo di giornate da dedicare alla veri-

paesi). L’EMAS, come abbiamo visto, nasce come sche-

24

25


Autocertificazione

Proprietario standard

Proprietario standard

Proprietario standard

Ente di accreditamento nazionale (ACCREDIA)

Arpa regionali

Proprietario standard

Produttore

Ente terzo non accreditato

Produttore

Ente terzo accreditato dal proprietario dello standard

Proprietario standard

Produttore

Produttore

Ente terzo accreditato

Produttore

1° 2° 3° 4° 5° 6°

1° LIVELLO AUTOCERTIFICAZIONE

2° LIVELLO ADESIONE AD UNO SCHEMA DI CERTIFICAZIONE (SENZA ENTE TERZO)

3° LIVELLO

ADESIONE AD UNO SCHEMA VERIFICATO DA UN ENTE TERZO NON ACCREDITATO

4° LIVELLO

ADESIONE AD UNO SCHEMA VERIFICATO DA UN ENTE TERZO ACCREDITATO DAL PROPRIETARIO DELLO STANDARD

5° LIVELLO

ADESIONE AD UNO SCHEMA VERIFICATO DA UN ENTE TERZO ACCREDITATO DALL’ENTE DI ACCREDITAMENTO NAZIONALE

6° LIVELLO

ADESIONE AD UNO SCHEMA DI CERTIFICAZIONE VERIFICATO DA UN ENTE TERZO ACCREDITATO DALL’ENTE DI ACCREDITAMENTO NAZIONALE SEGUITO DA ULTERIORE VERIFICA (IN GENERE PUBBLICA: QUI ES. EMAS) Ente terzo accreditato

Comitato EMAS

ISPRA

Produttore


1. I MARCHI AMBIENTALI

ma europeo. Dal 2010 ha tuttavia una valenza interna-

nia tra i propri obiettivi commerciali sono spinte a far

e amministrazioni pubbliche. Tra le certificazioni di si-

volezza dei limiti insiti nelle norme ambientali calate

zionale, potendosi applicare anche nel resto del mondo.

certificare i propri prodotti. Come il Blaue Engel pos-

stema di tipo ambientale annoveriamo la ISO 14001 ed

dall’alto: la strada ‘command & control’ può condurre

Per quanto riguarda le certificazioni di prodotto, il mar-

siamo ricordare le certificazioni di prodotto Green Seal

EMAS, ma anche la ISO 50001 sui sistemi di gestione

a vincoli troppo stretti, a gabbie normative che scorag-

chio Ecolabel, come accennato nel precedente paragrafo,

(Stati Uniti), Nordic Swan (Danimarca, Islanda, Fin-

dell’energia o il più recente schema ISO 20121 sui siste-

giano l’imprenditoria e pesano sull’amministrazione. E

contraddistingue i prodotti ecologici europei, basandosi

landia, Svezia, Norvegia), NF Environment (Francia),

mi di gestione sostenibile degli eventi, applicato anche

fanno propria, invece, una logica che potremmo definire

infatti su un Regolamento Europeo. Tra i marchi interna-

Milieukeur (Paesi Bassi), Umweltzeichen (Austria). Una

da Expo 2015 .

sussidiaria: le aziende, non più viste come inquinatori

zionali vi sono schemi applicabili a tutti i settori: il tessi-

certificazione di peso nazionale, per l’Italia, è ad esem-

Le certificazioni di prodotto sono relative a un bene

da tenere a bada, vengono cooptate, con strumenti vo-

le, come ad esempio la certificazione GOTS (Global Orga-

pio lo schema UNI 11233 - Sistemi di produzione inte-

(o servizio), e ne considerano l’intero ciclo di vita. Pro-

lontari, per il raggiungimento degli obiettivi delle po-

nic Textile Standard) e OCS (Organic Content Standard),

grata nelle filiere agroalimentari. Quello che appare un

prio l’approccio del ciclo di vita, definito nello standard

litiche ambientali. È il caso di Ecolabel e EMAS: nate

Fairtrade; l’agroalimentare, come Global Gap (oltre 120

obbligo – certificarsi per entrare nella Gdo tedesca – a

ISO 14040, accomuna la maggior parte delle certifica-

e regolate entrambe grazie a norme della Commissio-

paesi), Friend of the Sea (50 paesi), UTZ (oltre 100), il

volte (come nel caso della certificazione LEED per la

zioni di prodotto. Una delle certificazioni di prodotto

ne Europea (Regolamento CEE n. 880/1992 la prima,

legno-arredo che oltre agli standard forestali contempla

ceramica Made in Italy) può rappresentare uno stimo-

più diffuse e conosciute a livello europeo è il marchio

Regolamento CE n. 1936/1993 la seconda). Queste due

anche il LEED (140 paesi), la certificazione relativa agli

lo alla qualificazione, con importanti vantaggi non solo

Ecolabel. Sono certificazioni di prodotto le EPD, molte

certificazioni impiegano, per la gestione dei certificati e

edifici e ai prodotti impiegati.

in termini di nuovi mercati, ma anche di innovazione e

certificazioni nazionali, come Der Blaue Engel, Nordica

le verifiche delle performance, enti pubblici (il Comitato

Di contro ci sono certificazioni ‘nazionali’, riconosciu-

competitività.

Swan. Per quanto riguarda la carta e i prodotti legnosi,

Ecolabel Ecoaudit, presso il Ministero dell’Ambiente, e

te, cioè, solo in un paese (o in un piccolo gruppo di Pa-

Un’ulteriore distinzione riguarda il campo di applica-

si ricordano gli schemi di prodotto PEFC e FSC . Altri

ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricer-

esi). Queste certificazioni, nonostante una dimensione

zione degli standard che può essere relativo al sistema

esempi di certificazioni di prodotto riguardano i mar-

ca Ambientale nonché le ARPA/APPA - Agenzie Regio-

territoriale ridotta rispetto alle globali, hanno un valore

di gestione o al prodotto. Le certificazioni di siste-

chi sui prodotti tessili, come Global Organic Textile

nali/Provinciali per la Protezione/Prevenzione/Tutela

legato al peso del loro mercato interno. Avendo un forte

ma[5] sono relative alle organizzazioni, alla loro modali-

Standard (GOTS), Organic Content Standard (OCS), o

ambientale). Prevedono, a differenza dello standard pri-

impatto nel proprio territorio, sono, quindi, di forte in-

tà di gestione dei carichi ambientali derivanti dalle loro

Global Recycle Standard. O molti marchi come ReMa-

vato ISO 14001, oltre alle procedure di verifica e accre-

teresse per tutte quelle imprese che intendono entrare

attività e dai loro processi produttivi. Il campo di ap-

de in Italy, Fairtrade, LEED. Ancora, possiamo definire

ditamento, anche la comunicazione dei risultati e degli

in quel mercato. Der Blaue Engel è una certificazione

plicazione delle certificazioni di sistema è molto ampio

una certificazione in base all’origine dello schema:

obiettivi al pubblico: serve a questo la dichiarazione am-

ambientale il cui valore è riconosciuto solo in Germania:

e riguarda società, aziende, enti e istituzioni, di forma

se è pubblica o privata. Le pubblicistiche, ovve-

bientale dell’EMAS. Dichiarazione che diventa un’arma

essendo, però, per la grande distribuzione teutonica un

pubblica o privata. Esse riguardano quindi non solo

ro le certificazioni che nascono nell’alveo di istituzioni

a doppio taglio per la reputazione, se gli obiettivi dichia-

prerequisito, di fatto le imprese che abbiano la Germa-

imprese di tipo industriale, ma anche aziende di servizi

pubbliche, nascono quando i Paesi assumono consape-

rati non vengono raggiunti e la certificazione decade. Tra

28

[6]

®

29


1. I MARCHI AMBIENTALI

i vantaggi di questo tipo di certificazioni, sicuramente il

core business la definizione di standard tecnici, come

sto modo, l’affidabilità delle procedure.

EMAS, solitamente in occasione della prima registra-

fatto che lo Stato gli riconosce di solito (non sempre) un

l’International Organization for Standardization; op-

Le certificazioni pubblicistiche sono, di solito, più la-

zione, le ARPA/APPA competenti possono provvedere

valore maggiore di quello di una certificazione privata.

pure associazioni di imprese, come GlobalGap; o Ong,

boriose e complesse, quanto ai processi per ottenerle,

a fare un sopralluogo in azienda, funzionale all’emissio-

Nelle semplificazioni concesse, ad esempio: la durata

come il Marine Stewardship Council, che vanta tra i

di quelle privatistiche. Facciamo l’esempio di EMAS:

ne del loro parere, verificando in modo approfondito la

dell’autorizzazione integrata ambientale per le impre-

suoi promotori anche il WWF, e che nel 1999 ha dato

dopo la richiesta di certificazione, il verificatore si reca

conformità normativa come se fosse una loro normale

se che ricadono nella Direttiva Europea sulle emissio-

vita all’omonima certificazione sulla pesca sostenibile; o

in azienda per convalidare la Dichiarazione Ambienta-

ispezione. Questo procedimento di intervento dell’ente di

ni industriali passa da 10 a 12 anni per le imprese ISO

l’associazione World Biodiversity Association onlus cui

le (il documento che deve essere messo a disposizione

controllo pubblico, se da un lato porta lo strumento ad

14001, per le imprese EMAS invece a 16 anni. La durata

si deve la certificazione Biodiversity Friend. O ancora

del pubblico), valutando anche l’efficacia del sistema di

essere molto attendibile anche agli occhi della Pubblica

dell’autorizzazione per le operazioni di trattamento per i

soggetti compositi come FSC , la Ong di cui fanno parte

gestione ambientale attuato dall’azienda. Se la dichia-

Amministrazione, dall’altro rende più titubanti le aziende

veicoli fuori uso e per le discariche di rifiuti è prolungata

associazioni ambientaliste (WWF, Greenpeace), sociali

razione è ok (che significa che è ok anche il sistema di

che decidendo di richiedere la certificazione EMAS volon-

per le imprese EMAS da 5 a 8 anni, mentre nessuna age-

(National Aboriginal Forestry Association of Canada),

gestione), l’azienda invia il documento convalidato al

tariamente si “chiamano in casa” gli ispettori di ARPA.

volazione è prevista per le ISO. Quindi un’azienda prefe-

proprietari forestali, industrie che commerciano e lavo-

Comitato EMAS (entro 60 giorni dalla convalida) che

Proseguendo nei criteri per distinguere i diversi stan-

rirà una certificazione pubblica, rispetto ad una privata

rano il legno e la carta (Tetra Pak, Mondi), gruppi della

lo esamina col supporto di ISPRA. Come previsto dallo

dard, interessante è la disponibilità o meno di uno speci-

come ISO 14001, quando il destinatario su cui fare presa

Gdo, ricercatori e tecnici, che ha dato vita all’omonimo

stesso Regolamento Europeo, (Art. 13, comma 2 lett. c),

fico marchio da apporre in etichetta sul prodotto, e

è lo Stato o un suo ente. Un’indagine condotta nell’am-

standard forestale. O Roundtable on Sustainable Palm

viene anche richiesto un parere dell’ARPA/APPA locale.

le regole che ne governano l’uso.

bito di un progetto Life+ ha evidenziato come più di 200

Oil (RSPO), l’associazione no profit dell’omonimo stan-

Nel migliore dei casi queste danno il loro ok: il docu-

Diciamo subito che il tema dell’utilizzo dei loghi delle

imprese EMAS intervistate abbiano individuato proprio

dard, che rappresenta le parti interessate di sette settori

mento, a questo punto, viene analizzato nel dettaglio e

certificazioni di prodotto e di sistema ha rappresentato, e

i soggetti pubblici come gli stakeholder che esercitano le

industriali dell’olio di palma: produttori, commercian-

il Comitato EMAS, se tutto è ok anche da questo punto

rappresenta tuttora, un argomento di discussione.

maggiori pressioni sulla prima decisione di certificarsi.

ti, consumatori, dettaglianti, banche e investitori, Ong.

di vista, registra l’impresa. Questi passaggi dopo la ve-

Un primo elemento è riconducibile alla necessità di non

Tra gli schemi di tipo pubblico anche la certificazione di

Questi soggetti avviano dal basso iniziative che, grazie

rifica positiva del verificatore, non sono previsti per la

confondere il consumatore su cosa realmente sia certifi-

prodotto biologica (nata nel 1991, Regolamento CEE n.

alle loro credibilità e capacità di penetrazione nell’opi-

certificazione di sistema privatistica, ISO 14001, per la

cato dell’azienda che fa uso dei loghi. Quindi, ad esempio,

2092/1991) e le nasciture PEF e OEF.

nione pubblica si impongono come schemi anche inter-

quale una verifica positiva comporta, entro pochi giorni,

le aziende con una certificazione di sistema come ISO

Vi sono poi, e sono la gran parte, le certificazioni pri-

nazionali. Le verifiche e la registrazione di questi schemi

l’emissione del certificato con la sola determinazione del

14001 o EMAS devono utilizzare il logo in modo che esso

vatistiche, nate dall’iniziativa di soggetti non pub-

è affidata a enti terzi (rispetto all’impresa da certificare e

verificatore (Organismo di Certificazione).

non possa essere interpretato come una certificazione

blici. Possono essere organizzazioni che hanno come

al proprietario dello standard) che garantiscono, in que-

Nell’ambito di questa procedura per la registrazione

ambientale dei loro prodotti. È quindi possibile utilizzare

30

®

31


1. I MARCHI AMBIENTALI

il marchio all’interno del sito web o nella carta intestata,

tificazioni di sistema (es. EMAS) può essere utilizzato

esterna da parte di un ente terzo indipendente. Sono

volontaria, mettendosi al sicuro anche dal rischio even-

ma non sugli imballaggi dei prodotti. Allo stesso modo,

sugli imballaggi secondari (l’imballaggio che rappresen-

esempi di etichetta ambientale di tipo I il marchio euro-

tuale di incorrere nelle sanzioni della normativa sulla

le aziende certificate Ecolabel devono utilizzare il logo in

ta ad esempio nel punto di vendita, il raggruppamento

peo Ecolabel, le certificazioni FSC® e PEFC;

pubblicità ingannevole (D.Lgs. 145/2007, attuazione

modo da non indurre il consumatore a pensare che tutto

di un certo numero di prodotti), ma non sul prodotto e

- Etichette di tipo II: sono auto-dichiarazioni ambien-

il processo di produzione sia in possesso di una certifica-

sugli imballaggi primari (i contenitori del prodotto che

tali fornite principalmente da produttori. Non sono

- Etichette ecologiche di tipo III: sono dei documen-

zione. Infatti, vi sono anche casi in cui un’azienda ha una

rivestono direttamente l’articolo per la vendita).

sottoposte a certificazione da parte di un ente indipen-

ti, delle dichiarazioni che contengono informazioni og-

certificazione su un prodotto del suo campionario ma

Per quanto riguarda nello specifico gli schemi di prodot-

dente. Il fatto che non vi sia una certificazione ufficiale

gettive e verificabili relative alle prestazioni ambientali

tale prodotto rappresenta solo una piccola percentuale

to, si possono poi distinguere varie tipologie di eti-

da una parte terza, non significa che queste etichette

dell’intero ciclo vita di prodotti e servizi. Informazioni

della produzione complessiva dello stabilimento.

chette. Le informazioni fornite dalle varie etichette sono

non debbano avere dei requisiti di attendibilità e se-

che sono sottoposte a verifica da parte di un ente in-

Altro elemento determinante è la necessità di garantire la

di fondamentale aiuto per l’utente. Ma il valore da dare

rietà nei riguardi del consumatore e dell’utenza in ge-

dipendente. L’obiettivo di questo tipo di etichette è

visibilità dei loghi, per raggiungere il cliente/consumato-

alle informazioni dipende, in prima battuta, dal tipo di

nere; infatti, secondo lo standard ISO 14021, devono

fornire ai consumatori le basi per poter confrontare,

re. Spesso rigide regole di uso hanno indotto le aziende

marchio ecologico col quale abbiamo a che fare.

contenere dichiarazioni non solo non ingannevoli, ma

dal punto di vista ambientale, beni e servizi equivalen-

a non utilizzare (o ad utilizzare al minimo) i loghi delle

Alcuni sistemi di etichettatura sono obbligatori e riguar-

verificabili (ad esempio la documentazione relativa alle

ti. Non certificano la sostenibilità di un prodotto, ma

certificazioni per non indurre in errori relativi alle regole

dano principalmente gli elettrodomestici (etichetta ener-

qualità ambientali dichiarate deve essere resa disponi-

forniscono delle informazioni sulla base di determinati

appena richiamate. Questo ha portato a una minore vi-

getica), i prodotti pericolosi e tossici, e gli imballaggi. Gli

bile a richiesta), specifiche e chiare, non ambigue (non

parametri. Tra di esse rientrano le Dichiarazioni Am-

sibilità dei loghi delle certificazioni e quindi a un minor

altri, quelli ad adesione volontaria, sono caratterizzati da

devono essere utilizzate, quindi, asserzioni ambientali

bientali di Prodotto (es. EPD).

riconoscimento degli stessi da parte del mercato. Negli

differenti gradi di attendibilità. Seguendo la classifica-

vaghe come “sicuro per l’ambiente”, “non inquinante”,

Un ulteriore fattore di classificazione è relativo al numero

ultimi anni, con recenti revisioni dei regolamenti di uti-

zione della norma ISO 14020, le eco-etichette di natura

“amico della natura”). In ogni caso, l’assenza di una

degli aspetti ambientali considerati. Ci sono certificazioni

lizzo dei loghi, si è cercato di superare queste difficoltà

volontaria si possono classificare in tre tipologie:

qualche forma di controllo esterno rende questo tipo

che riguardano più aspetti ambientali. Appartengono

concedendo maggiore flessibilità.

- Etichette di tipo I: sono i marchi ambientali volonta-

di etichettatura relativamente meno credibile agli occhi

a questa famiglia sicuramente le certificazioni di sistema

Come accennato sopra, tra le certificazioni di sistema e

ri che valutano l’intero ciclo di vita del prodotto e certi-

del consumatore o di altre parti interessate. Lo stan-

(ISO 14001 e EMAS), o le dichiarazioni ambientali EPD

quelle di prodotto vi sono alcune differenze sulle regole

ficano l’applicazione di criteri o il superamento di valori

dard, in questo caso, e un ente terzo che garantisce la

(Environmental Product Declaration) basate sulla valuta-

di utilizzo del logo. Il marchio di prodotto (es. Ecolabel)

soglia (entrambi, criteri e valori soglia, sono la garan-

reale adesione ai suoi dettami, costituiscono le regole

zione del ciclo di vita dei prodotti (Life Cycle Assessment).

può essere utilizzato sul prodotto stesso e sul relativo

zia di qualità ambientale come definita dallo standard

(e i controlli) con i quali l’azienda stessa si assicura che

Così è anche la PEF, come abbiamo visto in corso di incu-

materiale promozionale, mentre il logo relativo alle cer-

di riferimento). I marchi sono soggetti a certificazione

le sue asserzioni siano attendibili, anche se in forma

bazione presso la Commissione europea, che valuta tutti

32

della direttiva 2005/29/CE).

33


li

5

2° livello

° livello Adesione st andard ente terzo accreditato ente nazion ale 6° accredlivello Adesio n itato e nte na e standard en zional e più u te terzo lterior e verif ica

4° livello Adesione standard ente terzo accreditato proprietario standard

ente terzo

tandard Adesione s

2° livello dard o Adesione stan 3° livellnon accreditato

iona

ambie ntale Comp non e onen sclus te iva

Naz

ente pon siva Comle esclu enta

1° livel

ne ificazio tocert u A lo

i amb

DETOX - GREENPEACE

ambi ental Com e non pon esclu ente siva

Extra

n nazio

ali

DETOX - Greenpeace

li iona z a n Extra

TEMA: salute, ambiente

Di sistema

SETTORE DI APPLICAZIONE: Tessile ANNO DI NASCITA: 2011

mento Prevede migliora

SETTORE DI APPLICAZIONE (prodotti in legno, materiali riciclati,...) Di pro

(FILIERA)

ieti e div

6° livell o

li ziona

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EMAS

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TEMA: Aspetti ambientali e biodiversità enti Prevede miglioram

SETTORE DI APPLICAZIONE: Tutti

Priv

Pubblico

CERTIFICAZIONE

FILIERA: Sì

EMAS EMAS

Pubblico

Pres per ilemnza di march ercato f io inale

ato

perAssenz il m a di erca ma to f rchio inal e

ANNO DI NASCITA: 1993

perAssenz il m a di erca ma to f rchio inal e

rizi /presc i n o i z a prest

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ANNO DI NASCITA

oni

e Preved

Di sistema

FILIERA: Sì

ato Priv

TEMA (biodiversità, energia,...)

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Prevede misurazione

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CERTIFICAZIONE

Di sistema


1. I MARCHI AMBIENTALI

gli aspetti dell’impronta ambientale dei prodotti, dall’ac-

mediante apposite analisi di laboratorio: come ad esem-

se imprese – anche se EMAS non indica performance

entrambi con il marchio Ecolabel riescano ad andare

qua, alla CO2, ai rifiuti (15 in tutto quelli verificati). Discor-

pio il Regolamento Ecolabel o altri standard di prodotto

minime né obiettivi che non siano il miglioramento –

sotto la soglia stabilita). Consentono invece questo

so analogo per Biodiversity Friend per la biodiversità in

come il Blaue Engel. Altri che impongono divieti, come

consente di farsi un’idea sugli impatti sull’ecosistema.

confronto le etichette energetiche.

agricoltura, o il Global Organic Textile Standard (GOTS),

l’agricoltura biologica. Ci sono poi certificazioni di siste-

Non permette il confronto, ad esempio, Ecolabel che

Infine, per completare la panoramica tra i green stan-

che prevede il rispetto di criteri che riguardano le emissio-

ma che non impongono performance minime ambien-

prevede che per il suo rilascio siano rispettati deter-

dard, possiamo ancora distinguerle in base al fatto che

ni o la gestione di sostanze dannose, fino a toccare temi

tali da rispettare (a parte il rispetto della legislazione

minati requisiti – quali ad esempio l’assenza di una

siano cogenti (obbligatori per legge: come il marchio dei

non ambientali, come il divieto di lavoro forzato.

ambientale) ma chiedono di effettuare, e dimostrare, il

determinata sostanza nel prodotto finale, oppure il

prodotti agricoli-biologici o l’asseverazione della quanti-

Accanto a queste ci sono quelle che, invece, investono un

miglioramento delle prestazioni nel tempo: requi-

rispetto di determinati valori soglia (ad esempio una

tà di CO2 emessa prevista per le imprese sottoposte alla

singolo aspetto (acqua, carbonio), calcolato sempre

sito per il mantenimento della certificazione. Ne sono un

concentrazione di sostanza nel prodotto) – ma non

direttiva 2003/87/CE - Emission Trading System Euro-

‘dalla culla alla tomba’. È il caso, citato, delle Carbon e

esempio le certificazioni EMAS, ISO 14001, ISO 50001.

indica le performance raggiunte (quanto due prodotti

peo) o volontarie (tutti gli altri).

Water footprint, o ancora il marchio Pannello Ecologico,

Infine esistono etichette ecologiche – come ad esempio

che certifica che tutto il legno che compone un pannello

l’EPD, oppure schemi per la misurazione dell’impronta

provenga dal riciclo di legno post uso e post produzione.

ambientale come la citata ISO 14064 oppure la PEF –

A questo proposito, forse partendo da impieghi distorti

che non prevedono né limiti da superare né migliora-

di alcune certificazioni, la Commissione Europea (Comu-

mento delle prestazioni, ma semplicemente attestano

nicazione 196) ha preso posizione sulla parzialità degli

che i valori comunicati all’esterno sono veritieri

impatti ambientali considerati da alcuni metodi: troppo

e calcolati con metodi che rispettano lo standard.

focalizzati su limitati aspetti ambientali (ad esempio la

Da queste caratteristiche discendono altre ulteriori ca-

Carbon footprint sulle emissioni di CO2, la Water fo-

tegorie nelle quali possiamo dividere le certificazioni:

otprint sui consumi idrici) senza considerare tutti gli im-

certificazioni che permettono (al pubblico) il

patti ambientali del prodotto.

confronto delle performance certificate versus

Altro fattore di classificazione è relativo alle richieste che

certificazioni che non lo permettono. Permet-

lo standard fa all’azienda. Ci sono standard che richiedo-

tono il confronto certificazioni come EMAS, fondata

no il rispetto di determinati livelli minimi di perfor-

sulla pubblicazione della Dichiarazione Ambientale:

mance o di determinate prescrizioni da dimostrare

mettere una davanti all’altra le dichiarazioni di diver-

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37


1. I MARCHI AMBIENTALI

1.3. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI IN NUMERI: DIFFUSIONE E TREND

cati, +150% sul 2005) e Germania (7708, +40% sul 2005,

sono 1229 i soggetti certificati in Germania (primo paese

ma in calo rispetto al 2013). Al tasso di crescita elevato,

per diffusione: ma erano 1619 nel 2005), 1072 in Spagna,

tuttavia, non ha fatto seguito una larga penetrazione di

1017 in Italia (siamo, quindi, il terzo paese per numero di

questo standard nei sistemi produttivi. In alcuni Paesi,

registrazioni), solo 48 in Gran Bretagna e 19 in Francia

come il Giappone (23.753 certificazioni nel 2013, un esi-

(nel 2005 erano 20).

guo +5% rispetto al 2005) questa certificazione sembra

Con una crescita del 116% nel periodo 2011-2013 e una

aver raggiunto una stabilità, legata ai livelli di diffusione

del 40% tra 2013 e 2014, la certificazione dei sistemi di

raggiunti e alle diverse caratteristiche dell’economia del-

gestione dell’energia ISO 50001 rappresenta, invece,

le nazioni. È questo, probabilmente, il destino che dob-

uno degli schemi di maggior successo degli ultimi anni

biamo aspettarci in Italia. Non sfonda, invece, negli Usa:

(anche per l’ingresso più recente nei mercati). Sono

6071 certificati al 2013, il 9% in più delle 5585 del 2015.

6778 le certificazioni rilasciate in oltre 80 paesi. L’80%

A livello globale, il trend di crescita annuale della 14001,

riguarda soggetti europei; oltre la metà del totale delle

dopo che nel decennio scorso è stato costantemente a due

ISO 50001 sono tedesche: 3402 (anno 2014), un dato

cifre, si è stabilizzato negli ultimi anni su livelli più mode-

legato, probabilmente, alla legislazione nazionale in ma-

sti: +7%, ad esempio nel 2014 sul 2015, guidato soprattut-

teria di efficienza energetica. Seguono, con numeri molto

to dai mercati nordamericano (+14%) e asiatico (+10%).

più bassi, il Regno Unito (376), la Spagna (310) e l’Italia

Ricostruire un quadro quantitativo della diffusione delle

Con ben 324.148 certificati (dati 2014), la ISO 14001 è

Passando alle altre certificazioni di sistema, lo standard

(294). La ISO 50001 mostra un grande slancio anche

certificazioni ambientali a livello internazionale rappre-

il sistema di gestione ambientale più diffuso al mondo.

EMAS, diretto concorrente dell’ISO 14001 ma limitato

perché le prestazioni di miglioramento dell’efficienza

senta un’impresa non semplicissima: per la molteplicità

Diffusa soprattutto in Cina, oggi il Paese col più alto nu-

praticamente all’Europa (anche se è prevista la registra-

energetica si traducono immediatamente in risparmi

dei soggetti in campo, per la disponibilità di dati fram-

mero di certificati (117.758, oltre il 700% in più rispetto

zione di soggetti anche esterni ai suoi confini) ha avuto

economici. I risultati complessivi, anche per i pochi anni

mentaria, per l’eterogeneità e la credibilità delle fonti.

al 2005) e Italia (27.178, +280% sul 2005): Paesi in cui

decisamente minor fortuna, con una diffusione chiara-

dall’emissione, restano comunque molto limitati. Fuori

Nel presente paragrafo abbiamo cercato di raccogliere

(insieme all’India, 6.446 certificati, +216%) la diffusione

mente più modesta. Probabilmente per la complessità

dall’Europa le uniche nazioni con valori da segnalare,

le principali informazioni disponibili al fine di restituire

procede a ritmi sostenuti. Meno sostenuto ma importan-

dello standard e delle procedure di certificazione, proba-

anche se ancora molto bassi, sono l’India, con 271 certifi-

almeno una dimensione del fenomeno e le sue principali

te il tasso di crescita in Paesi come Regno Unito (16.685,

bilmente – soprattutto con l’avvio della globalizzazione

cati, e la Corea, 102.

linee di tendenza.

+ 175%), Spagna (13.869, +60%), Francia (8306 certifi-

– per la mancata apertura al resto del mondo. Nel 2014

Passando dalle certificazioni di sistema a quelle di

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39


1. I MARCHI AMBIENTALI

prodotto, forse la più diffusa (per numero di paesi e

l’Italia sembra essere uno dei pochi mercati dell’EPD,

per numero di certificati) e caratterizzata da un tasso

e questo, ovviamente, incide sulla portata del marchio:

di crescita importante è sicuramente la FSC®: conta

sono, infatti, solo 14 i prodotti certificati in Germania,

29.412 certificati a livello mondiale (giugno 2014), di-

42 in Spagna e altrettanti nel Regno Unito, 2 in Francia,

stribuiti in 112 paesi. L’Europa registra il 51% del totale

4 negli USA, 9 in Turchia.

delle certificazioni. Quanto ai prodotti certificati Cate-

Meno fortunato lo schema europeo Ecolabel, in cir-

na di Custodia FSC , sono 3715 in Cina (primo paese,

colazione ben prima dell’EPD (ma meno conosciuto):

dati novembre 2014, +206% rispetto al 2010), 3048

771 certificati in Germania (2015), 557 in Francia, 344

negli Usa (ma erano 3738 nel 2010), 2311 in Gran Bre-

in Italia e 181 in Spagna. Alcune ricerche ci forniscono

tagna (+11%), 2140 in Germania (+61%), 1877 in Italia

una spiegazione: il marchio, forse non adeguatamente

(+160%), 1098 in Giappone (+7%) e 1038 in Brasile

sostenuto, è scarsamente noto al pubblico, sebbene sia

(+141% sul 2010).

applicabile a prodotti di ampia diffusione verso il grande

Lo schema svedese EPD vede l’Italia primeggiare (con

pubblico (come carta igienica, tessuto, carta da cucina,

191 certificati, anno 2015) per numero di prodotti. Anzi,

computer portatili).

®

40

1.4. 5 VANTAGGI OFFERTI DAI MARCHI AMBIENTALI Tra i vantaggi offerti dalle certificazioni ambientali – e

con gli stakeholder; va segnalata la possibilità, grazie

quindi tra le motivazioni che possono spingere un’im-

ad alcune certificazioni, di accedere a mercati altri-

presa verso le certificazioni ambientali – sarebbe su-

menti preclusi (inclusi quelli degli acquisti verdi del-

perficiale, oltre che non esatto, indicare i soli vantaggi

la Pubblica Amministrazione); e poi le semplificazioni

relativi all’ambiente. Oltre a questi, va sicuramente

burocratiche connesse con alcune certificazioni; infine,

segnalato il miglioramento della reputazione, e, a ca-

il decisivo, ma sicuramente meno noto, portato delle

scata, i benefici su diversi altri fattori, dal posiziona-

certificazioni che è lo stimolo all’innovazione.

mento competitivo al miglioramento delle relazioni

Vediamoli nel dettaglio.

41


1. I MARCHI AMBIENTALI

1.4.1. MIGLIORAMENTO DEI PROFILI AMBIENTALI

getiche, attraverso la riduzione dei consumi. Riduzione

Le semplificazioni dei processi autorizzativi in mate-

scariche di rifiuti. In questi due casi, la durata dell’auto-

che di solito porta con sé, come abbiamo detto, anche

ria ambientale possono, ad esempio, consistere in una

rizzazione per le operazioni di trattamento per i veicoli

un taglio delle emissioni in atmosfera. Le certificazioni

estensione della durata degli atti autorizzativi, nella ridu-

fuori uso e per le discariche di rifiuti è prolungata da 5 a

forestali, come FSC®, producono sulle foreste certifica-

zione dei tempi di istruttoria, nella possibilità di adottare

8 anni per le imprese EMAS (nessuna semplificazione in

te effetti ambientali positivi, riducendo il degrado e mi-

autocertificazioni per ottenere il rinnovo di atti autoriz-

tal senso è prevista per la certificazione ISO 14001).

Le certificazioni e i marchi ambientali, siano essi di siste-

gliorando la conservazione della biodiversità. Altrettanto

zativi, ma anche nella riduzione della frequenza dei con-

In merito al rinnovo dell’autorizzazione integrata am-

ma o di prodotto, multicriterio o dedicati ad un singolo

evidente, visto che si tratta di uno schema fondato sul

trolli, nel taglio di tasse e imposte, nella riduzione delle

bientale, il D. Lgs. 152/2006 introduce alcune novità

aspetto, forniscono un framework in grado di guidare le

rispetto di criteri e soglie minime di prestazione ambien-

garanzie finanziarie.

importanti. Il decreto stabilisce che le imprese certificate

imprese nel miglioramento delle loro performance am-

tale, il contributo dell’Ecolabel al miglioramento degli

Le semplificazioni oggi esistenti riguardano principal-

ISO 14001 o EMAS possono ottenere il rinnovo dell’au-

bientali. Miglioramento che si traduce anche in migliori

impatti sull’ecosistema dei prodotti certificati.

mente le certificazioni di sistema: EMAS e ISO 14001.

torizzazione all’esercizio di un impianto o il rinnovo

performance gestionali e in risparmi in termini di ener-

Considerando il quadro normativo nazionale, una del-

dell’iscrizione all’albo nazionale dei gestori ambientali

gia, di materia, di gestione dei rifiuti e quindi di costi di

le principali semplificazioni introdotte per le impre-

attraverso un’autocertificazione (art. 209). Nel caso

produzione.

se certificate ISO 14001 o EMAS riguarda la durata

di un’impresa relativa al settore dei rifiuti (es. discarica)

dell’autorizzazione integrata ambientale per le imprese

registrata EMAS la durata dell’autocertificazione sarà

che ricadono nella Direttiva Europea sulle Emissioni

di 8 anni (invece che di 5), periodo dopo il quale l’im-

Industriali (2010/75/CE). L’art. 29-octies del D. Lgs.

presa può ottenere il rinnovo per altri 8 anni attraverso

152/2006 estende il periodo autorizzativo da 10 a

l’autocertificazione. La procedura semplificata per l’otte-

Le certificazioni di sistema, ISO 14001 ed EMAS, incidono in maniera significativa, come dimostrano anche molti degli studi, sull’efficienza energetica delle organizzazioni, generando miglioramenti anche nelle emissioni di CO2, come

1.4.2. VANTAGGI BUROCRATICI [7]

sull’efficienza nell’uso dei materiali (es. sostanze chimiche

Nel quadro legislativo nazionale ed europeo, ma anche

12 anni per le imprese ISO 14001 e a 16 anni per

nimento dell’autorizzazione offre anche la possibilità

e materie prime), sul consumo idrico, sul quantitativo di

regionale, sono previste semplificazioni amministrative

le imprese EMAS (caso evidente del maggiore rilie-

di utilizzare, nelle procedure amministrative, la

rifiuti prodotti. E producono effetti positivi anche sulla pre-

a favore delle imprese certificate: queste semplificazioni

vo dato dallo Stato alle certificazioni di cui, in qualche

documentazione prodotta per il sistema di ge-

venzione dei rischi di incidenti o di incorrere in sanzioni per

da una parte alleggeriscono la macchina pubblica di una

modo, è egli stesso garante). Anche l’art. 6 del D. Lgs.

stione ambientale (art. 29 ter D. Lgs. 152/2006).

il mancato rispetto della legislazione ambientale.

serie di controlli (il cui esito è garantito dalle certifica-

209/2003 e l’art. 10 del D. Lgs. 36/2003 prevedono delle

Investono invece anche la ISO 50001 le agevolazioni

Evidente, se guardiamo alla norma ISO 50001, come l’a-

zioni), dall’altra dovrebbero incoraggiare e promuovere

semplificazioni. Il primo decreto attua la Direttiva Euro-

previste per la diagnosi energetica dal decreto legi-

dozione dei sistemi di gestione dell’energia aiuti effetti-

la diffusione e l’adozione delle certificazioni da parte

pea 2000/53/EC relativa ai veicoli fuori uso; il secondo

slativo 4 luglio 2014, n. 102. Nel quale, mentre si impone

vamente le imprese a migliorare le loro prestazioni ener-

delle imprese.

decreto attua la Direttiva Europea 1999/31/EC sulle di-

la diagnosi energetica alle grandi imprese e alle imprese

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43


1. I MARCHI AMBIENTALI

energivore, si esentano dall’obbligo le imprese che hanno

requisito si considera rispettato. Analogamente l’art. 12

ra nella Comunità (Direttiva 2009/29/CE che modifica la

la certificazione ISO 14001 le spese di istruttoria per

adottato sistemi di gestione conformi EMAS e alle norme

prevede che i prodotti certificati Ecolabel possano

Direttiva 2003/87/CE). L’allegato III invita i responsabili

la valutazione dell’impatto ambientale sono ridot-

ISO 50001 o EN ISO 14001, a condizione che il sistema di

essere considerati rispondenti ai requisiti di proget-

delle verifiche ambientali per la validazione delle quote

te del 50%. Inoltre, l’art. 4 ter della L.R. 99/1999 indica

gestione includa un audit energetico conforme ai detta-

tazione ecocompatibile previsti dal decreto.

annuali di CO2 emesse a tener conto del fatto che l’impian-

che le soglie dimensionali per richiedere la valutazione

mi del decreto. Inoltre, il decreto legislativo prevede che

Oltre alle semplificazioni relative agli atti autorizzativi,

to abbia eventualmente aderito ad EMAS.

d’impatto ambientale per i progetti di trasformazione

i risparmi di energia riscontrabili da imprese certificate

sono anche previste delle semplificazioni in tema di

Oltre a normative nazionali, anche alcune leggi regionali

o ampliamento possono essere aumentate del 30% per

secondo la norma ISO 50001 concorrano al raggiungi-

controlli. A tale proposito occorre specificare che in Ita-

hanno previsto semplificazioni relative alle certificazioni.

le imprese registrate EMAS o ISO 14001. Anche la L.R.

mento degli obiettivi relativi al regime obbligatorio di

lia le Province, insieme alle autorità di controllo, adot-

La Regione Toscana con la L.R. 86/2014 (Legge Re-

3/2012 della Regione Marche prevede un incremento del

efficienza energetica.

tano un metodo di valutazione del rischio per valutare

gionale Finanziaria) prevede la riduzione dell’IRAP

30% delle soglie dimensionali per alcune attività soggette

Un’altra agevolazione è quella che prevede che, in caso di

la rilevanza ambientale delle imprese industriali. La fre-

per il periodo di imposta 2015, 2016, 2017 per i soggetti

alla valutazione d’impatto ambientale (art. 3).

più domande concorrenti relative all’autorizzazione

quenza dei controlli sarà maggiore per le imprese ad alta

che hanno ottenuto o rinnovato la certificazione EMAS

La Regione Emilia Romagna ha inoltre deciso di suppor-

sulle derivazioni di acqua pubblica, è preferita quella di

rilevanza ambientale. Le autorità competenti, a tale pro-

nel periodo d’imposta 2014.

tare le imprese certificate riducendo il tempo previ-

imprese certificate EMAS o ISO 14001 (art. 96 del D.

posito, dovebbero utilizzare la certificazione EMAS come

Inoltre, secondo la L.R. 79/2013 della Regione Toscana alle

sto per il rilascio dell’autorizzazione integrata

Lgs. 152/2006).

criterio per ridurre la rilevanza ambientale delle imprese,

micro e piccole imprese che realizzano sistemi di gestio-

ambientale da 150 a 120 giorni.

In tema di prodotti, il D. Lgs. 15/2011 recepisce la Di-

diminuendo così la frequenza dei controlli, come indica-

ne integrata, ed ottengono almeno 2 certificazioni – delle

Anche la normativa comunitaria prevede alcune

rettiva 2009/124/CE relativa all’istituzione di un qua-

to dall’art. 197 del D. Lgs. 152/2006.

quali almeno una sia tra le seguenti: ISO 14001, SA8000,

semplificazioni per le certificazioni ambientali. La Com-

dro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione

Anche in tema di autorizzazione integrata ambienta-

BS OHSAS 18001, registrazione EMAS è riconosciuto un

missione Europea infatti ha richiesto agli Stati Membri

ecocompatibile di prodotti connessi all’energia. Il D.Lgs

le l’art. 29 decies del D. Lgs. 152/2006 (introdotto dal

credito di imposta IRAP per un importo non superio-

di considerare la certificazione EMAS nella pianificazio-

15/2011 recepisce la direttiva 125/2009 e prevede una

D. Lgs. 46/2014) prevede che la frequenza delle attività

re a € 15.000. Questa importante e innovativa forma di

ne delle ispezioni fin dal 2001, nella Raccomandazione

serie di requisiti per la progettazione ecocompatibile dei

ispettive sul sito debbano tener conto della valutazione

detassazione a vantaggio delle imprese certificate vige in

2001/331/EC sui criteri minimi per le ispezioni ambien-

prodotti connessi all’energia. Tale decreto all’allegato IV

sui rischi ambientali degli impianti. La valutazione deve

Toscana dal 2004, ed è stata periodicamente rinnovata.

tali negli Stati Membri. Ciò è stato anche confermato nel-

impone che il fabbricante di tali prodotti attui una pro-

considerare la partecipazione del gestore ad EMAS.

La Regione Emilia Romagna all’art. 28 della L.R.

la Direttiva Europea 75/2010 sulle emissioni industriali,

cedura interna per il controllo della progettazione ai fini

Un altro riferimento alle ispezioni ambientali è previsto

99/1999 (sostituito dall’art. 30 della L.R. 3/2012) indi-

la quale dà indicazioni su come pianificare le ispezioni

di renderla compatibile con i requisiti del decreto stesso.

dal D. Lgs. 30/2013 in attuazione della Direttiva Europea

ca che per i progetti di trasformazione o ampliamento di

ambientali nelle imprese soggette alla precedente Diret-

Ai sensi dell’art. 11, se l’impresa è registrata EMAS tale

sullo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto ser-

impianti che abbiano ottenuto la certificazione EMAS o

tiva IPPC sulla prevenzione integrata dell’inquinamento.

44

45


1. I MARCHI AMBIENTALI

1.4.3. APERTURA DI NUOVI MERCATI E ACQUISTI VERDI

riconosce crediti a tutti i materiali e oggetti (inclusi i

ti basati sul mercato necessari alla realizzazione dei suoi

le occasioni di confronto, la pratica degli acquisti verdi

mobili) che possono concorrervi.

obiettivi”. Sul tema specifico del GPP la UE è più volte

pubblici che implica un salto culturale nelle prassi di ac-

In breve, l’ampia diffusione internazionale di una cer-

intervenuta sin dagli anni ’90 fino ad invitare (Comu-

quisto (tradizionalmente molto orientate alla legittimità

tificazione (dalle serie ISO a FSC e PEFC, ad esempio)

nicazione del 2013) gli stati membri ad adottare piani

ed al prezzo) sembra essere un’occasione colta ancora

è garanzia del fatto che la stessa certificazione contri-

nazionali per il GPP.

solo parzialmente dal nostro paese.

buisca ad aprire strade verso quei mercati in cui è af-

Per quanto riguarda l’Italia, la riforma del Codice dei

Anche in Europa l’inclusione dei criteri ambientali nei

fermata.

contratti pubblici (D. Lgs 163/2006) ha introdotto la

bandi pubblici presenta delle differenze tra i vari stati,

Le certificazioni – anche le certificazioni ambientali –

Oltre ai mercati esteri, altro mercato molto ambito è

possibilità per tutte le amministrazioni e gli enti locali

anche in termini di rilevanza rispetto al totale dei bandi.

vengono scelte dalle imprese perché possono essere,

quello della Pubblica Amministrazione. Il Green Pu-

di effettuare scelte ambientalmente e socialmente pre-

Differenze che complicano il quadro e non aiutano certo

non disgiunte dalla qualità delle imprese e dei prodotti,

blic Procurement (GPP) si riferisce all’integrazione, da

feribili: all’art. 2 comma 2 si indica che “Il principio di

la diffusione delle certificazioni. Un’indagine recente sul-

dei lasciapassare verso mercati stranieri.

parte delle pubbliche amministrazioni, appunto, dei cri-

economicità può essere subordinato […] ai criteri previsti

la certificazione FSC®, ad esempio, ha individuato come

Alcune certificazioni, da questo punto di vista, sono

teri ambientali nei processi di acquisto. L’inserimento di

dal bando ispirati ad esigenze sociali nonché alla tutela

la richiesta del marchio da parte delle Pubbliche Ammi-

paradigmatiche. Abbiamo ripetutamente citato il

criteri ambientali nei bandi implica naturalmente la ne-

della salute e dell’ambiente ed alla promozione dello svi-

nistrazioni sia una delle ragioni per il mantenimento del-

Blaue Engel tedesco: l’azienda che vuole entrare nel-

cessità di dover far riferimento a qualità e prassi ambien-

luppo sostenibile”.

la certificazione da parte dei soggetti certificati.

la Gdo tedesca non può esimersi dall’ottenere questa

tali che siano attestabili e/o certificabili dai fornitori: da

La Centrale Acquisti Nazionale pubblica, Consip SpA, ha

certificazione per i suoi prodotti. Stesso discorso per

questo punto di vista il GPP può rappresentare un consi-

attivato dal 2008 e gestisce oggi il più vasto program-

i prodotti agricoli e la certificazione GlobalGap nella

stente incentivo alla diffusione dei marchi ambienta-

ma di GPP in Italia. Altri rilevanti programmi di GPP

grande distribuzione nordeuropea, o il Nordic Swan e

li. E particolare rilevanza assume – soprattutto in paesi

sono attuati dalle Centrali Acquisti Territoriali pubbliche

i Paesi Baltici. O, ancora, GECA (Good Environmental

come il nostro in cui la spesa pubblica per l’acquisizione

ARCA della Regione Lombardia e IntercentER della Re-

Choice Australia), il marchio di prodotto più diffuso

di beni e servizi rappresenta poco meno del 8% del PIL –

gione Emilia-Romagna. A partire dal 2010, la Regione

Certificare il proprio impegno ambientale – non limitan-

in Australia, e la certificazione CCC (China Compul-

la possibilità di accedere al mercato pubblico.

Sardegna ha attivato gli Ecosportelli GPP, sportelli di in-

dosi agli slogan o alle semplici autodichiarazioni – mi-

sory Certification) per entrare nel mercato cinese, o

Si tratta di una leva strategica formidabile, tanto che

formazione e supporto sui territori provinciali della Sar-

gliora la reputazione, non solo ambientale, e l’immagine

il GOST russo. Possiamo ancora citare la certificazione

l’Unione Europea considera gli appalti pubblici come

degna, mirati alla promozione e diffusione delle politiche

di un’impresa. L’attenzione ai temi ambientali conquista

LEED: dedicata alla sostenibilità degli edifici e utilizza-

uno strumento essenziale nell’ambito della Strategia

e delle pratiche di acquisti verdi nella PA.

fasce crescenti di consumatori (che influenzano le impre-

ta soprattutto, ma non solo, nel mondo angolosassone,

Europa 2020 “giacché costituiscono uno degli strumen-

Anche se si moltiplicano le esperienze, le best practice e

se B2C e anche le loro richieste B2B) e settori sempre più

46

1.4.4. REPUTAZIONE

47


1. I MARCHI AMBIENTALI

1.4.5. MAGGIORE PROPENSIONE ALL’INNOVAZIONE

se relativi ai vari aspetti ambientali.

sistemica.

Nonostante sia un fattore decisamente poco noto re-

cienza delle imprese, e, di conseguenza, come indica-

tazionale, presuppongono un passo in più rispetto

Da questo punto di vista va fatta una sommaria di-

lativo alle certificazioni, sottoporsi alle procedure per

tore dei processi da implementare.

all’ottenimento della certificazione: hanno bisogno di

stinzione.

ottenere una certificazione ambientale porta con sé

L’innovazione di prodotto è una prerogativa delle

una strategia di comunicazione, di iniziative finalizza-

Le certificazioni di sistema (una ricerca recente lo con-

un cambio di paradigma (nei processi aziendali, nella

certificazioni di prodotto: l’Ecolabel, ad esempio,

te alla valorizzazione delle certificazioni presso i pro-

ferma per l’EMAS) sembrano mostrare effetti reputazio-

progettazione dei prodotti, nel marketing) foriero di

impone livelli di performance ambientali che spesso

pri interlocutori chiave, che siano i clienti, il territorio,

nali positivi non tanto sulla clientela, quanto su altri

una maggiore propensione innovativa (come dimo-

vengono raggiunti proprio introducendo innovazio-

le istituzioni, i fornitori: si tratta di rispondere alla

stakeholder: sia esterni (comunità locali, enti pub-

strano anche i casi studio illustrati di seguito).

ni (almeno incrementali) di prodotto. Idem per mar-

logica dello slogan “non basta fare, bisogna comuni-

blici) che interni (dipendenti). Meno influenti, invece,

La certificazione EMAS, ad esempio, come illustra

chi come il Nordic Ecolabel, etichetta di prodotto dei

care”, dotandosi di opportuni strumenti di rendicon-

risultano sul riconoscimento da parte del mercato. Di-

una recente indagine su un campione di organizza-

Paesi Scandinavi

tazione e costruendo e consolidando relazioni con tutti

verso il discorso per le certificazioni di prodotti, di so-

zioni, stimola l’innovazione, soprattutto di tipo

Prerogativa, ma non esclusiva: non è raro, infatti, che

i portatori di interesse da cui l’impegno nei confronti

lito di maggiore e più immediata comprensibilità per il

organizzativo: incidendo, ad esempio, su nuovi

per migliorare i sistemi di gestione ambientale (ISO

dell’ambiente è riconosciuto come un fattore impor-

consumatore: i maggiori benefici arrivano proprio sulla

modelli di comunicazione interna (con i dipenden-

14001, EMAS) si innovi anche l’ultimo anello della ca-

tante di azione dell’impresa. La conferma di questo ap-

reputazione presso il consumatore. Lo confermano, ad

ti) ed esterna all’impresa (con i vari stakeholder).

tena, i prodotti, appunto. L’ultima edizione della nor-

proccio viene anche dallo stesso mondo della normazio-

esempio, le aziende con prodotti certificati FSC®, che,

Nel campo dell’innovazione di carattere organizza-

ma ISO 14001 (pubblicata il 15 settembre 2015), pone

ne internazionale: la norma ISO 14063 (alla sua seconda

in un’indagine recente, si dicono soddisfatte dell’incre-

tivo possiamo far rientrare un altro beneficio delle

peraltro particolare accento sul life cycle thinking,

edizione del 2010) è una linea guida per gestire, tramite

mento della “credibilità ambientale” dei propri prodotti

certificazioni ambientali, che hanno cioè anche un

pensare al ciclo di vita, come approccio generale alla

informazioni in ingresso alle e in uscita dalle organizza-

nei confronti dei propri clienti.

impatto sulla registrazione di brevetti, soprattutto

gestione ambientale delle organizzazioni.

ampi della Pubblica Amministrazione.

zioni, il dialogo con le parti interessate sugli aspetti e sul-

A ben guardare, la dimensione reputazionale può appari-

le prestazioni ambientali[8].

re una sorta di meta-obiettivo, da cui ne possono discen-

È evidente, come segnalato, che in questa prospettiva

dere una serie di altri: la differenziazione dai competitor,

è decisivo non tanto l’ottenimento delle certificazioni

il conseguente posizionamento competitivo, il migliora-

in sé, quanto il modo con cui queste fanno parte di

mento delle relazioni con gli stakeholder.

una strategia di gestione e valorizzazione della so-

A differenza dei precedenti vantaggi dovuti alle cer-

stenibilità dell’impresa, in una logica di innovazione

tificazioni, questi benefici, legati alla sfera repu-

48

Oltre alle innovazioni di tipo organizzativo, anche le innovazioni di processo (inclusa l’introduzione di nuove tecnologie green) caratterizzano le certificazioni ambientali, soprattutto quelle di sistema (come EMAS), ma non solo: basti pensare alle Carbon footprint impiegate come indicatore dei fattori di ineffi-

49


1. I MARCHI AMBIENTALI

MIGLIORAMENTO PROFILI AMBIENTALI 1°

MAGGIORE PROPENSIONE ALL’INNOVAZIONE 5°

5 VANTAGGI

VANTAGGI BUROCRATICI 2°

IMPRESA CERTIFICATA

REPUTAZIONE

50

APERTURA DI NUOVI MERCATI E ACQUISTI VERDI

1.5. PROTOTIPI DI FUTURO: LE TENDENZE IN ATTO Se quello descritto fin qui è il presente delle certificazio-

ibridi che superano le rigidezze (e i problemi) degli sche-

ni ambientali, da questo presente arrivano già segnali sul

mi tradizionali; e poi schemi che raccolgono le richieste

loro futuro. Già oggi si possono cogliere tendenze di rin-

del mercato affrontando e disciplinando aspetti nuovi,

novamento, marchi più “innovativi” e promettenti degli

finora non presi in considerazione.

altri. Ci sono schemi classici di certificazione che conti-

Provando a cogliere le tendenze in atto sembra imporsi,

nuano a registrare un elevato numero di adesioni e che

da una parte, un orientamento verso la completez-

promettono nei prossimi anni di mantenere tassi di cre-

za e l’unità, intesa come ampiezza dei fattori ambien-

scita importanti; emergono, parallelamente, strumenti

tali considerati, non più parcellizzati, e univocità degli

51


1. I MARCHI AMBIENTALI

strumenti impiegati nelle valutazioni. Unità che prende

tenuto dal processo di frantumazione di PFU della filiera

applicazione, rilevando il flusso delle materie prime dal-

zie alla ISO 20121, norma che definisce i requisiti di un

corpo nell’impiego dei due strumenti cui abbiamo ac-

Ecopneus. Anche certificazioni nate per singole imprese,

la fonte fino al prodotto finale, attraverso un sistema di

sistema di gestione sostenibile degli eventi.

cennato, dell’LCA e della Footprint, e nella riduzione

come EMAS, si sono aperti alla dimensione della filie-

verifica del materiale biologico contenuto nei prodotti.

Altra tendenza molto evidente è la nascita e l’affermazio-

delle metodologie di calcolo degli impatti. Nasce per

ra. Oltre alla dimensione di filiera, anche quella di di-

Oppure possiamo citare le certificazioni a garanzia

ne – come dimostra la casistica internazionale già accen-

questo (vedi la Comunicazione 196 della Commissione

stretto entra nelle certificazioni maggiori (EMAS, ISO

delle compensazioni delle emissioni di carbonio.

nata (cap 1.1.) – di nuove realtà: nuovi marchi ecologici

europea), e ha sulla carta un alto potenziale di penetra-

14001), che superano così uno dei loro limiti: essere nate

Le compensazioni del carbonio emesso da un’attività (da

(para-certificazioni, accordi, protocolli, campa-

zione, la citata PEF - Product Environmental Footprint

e pensate per la grande industria.

quelle industriali ai festival), negli anni successivi all’en-

gne di opinione) che affiancano le certificazioni ‘tra-

(impronta ambientale dei prodotti). Nuovo standard

Parallelamente a questa tendenza verso la completezza,

trata in vigore del Protocollo di Kyoto, sono cresciute in

dizionali’ (uno standard, spesso molto articolato, cui

previsto dalla Raccomandazione n. 179/2013 della Com-

va comunque segnalata quella opposta: cioè la grande

numero, in ampiezza e in tipologia. Un mercato non sem-

fanno riferimento le aziende e gli enti terzi accreditati

missione Europea, a breve sul mercato, è indicato come

fortuna di certificazioni dedicate ad un singolo aspetto,

pre trasparente: dal calcolo – che dall’uso delle linee gui-

per la verifica e la certificazione). E lo fanno (alcuni, non

lo strumento che gli Stati membri dovrebbero utilizzare

dalle emissioni di carbonio (la Carbon footprint) all’ac-

da ISO può arrivare giù fino ai calcolatori approssimativi

tutti) sia dal punto di vista degli effetti ambientali, sia da

per la misurazione e comunicazione delle prestazioni

qua (Water footprint). Fortuna legata probabilmente

che si trovano sul web – alle compensazioni, che vedono

quello della credibilità e delle garanzie e, persino, della

ambientali dei prodotti.

alla immediata comprensione della certificazione per il

da una parte solidi progetti internazionali, dall’altra ap-

capacità di incrementare l’innovazione. Esempio illumi-

Sulla stessa linea d’onda – tendere all’unità – il fenome-

pubblico, alla versatilità (è utilizzabile, con le differenze

prossimative piantumazioni nei parchi pubblici. Per far

nante e paradigmatico è la campagna Detox di Greenpeace,

no delle certificazioni di filiera: come quelle, molto

del caso, in tutti i settori) e ai costi decisamente ridotti

fronte alla confusione del settore, nascono marchi inter-

che sta cambiando la moda fin dalle fondamenta della filie-

fortunate, sulla Chain of Custody nella filiera del legno

rispetto ad una certificazione di sistema, ad esempio.

nazionali dedicati proprio ai progetti per la compensa-

ra. Smuovendo addirittura le imprese chimiche, che (come

(FSC e PEFC), oppure come Global Gap, UTZ, Friend

E va segnata anche l’estensione dell’offerta di certifi-

zione: come CDM, Gold Standard, VCS, Social Carbon,

dimostrano alcuni convegni dell’Associazione di Chimica

of the Sea. Oppure la UNI 11233 - produzione integrata

cazioni a nicchie prima non ancora coperte dai

Plan Vivo (schemi ai quali, per esempio, rimandano tutti

Tessile e Coloristica, e soprattutto un recente studio di Blu-

o, ancora, l’italiana DTP 112 sui “Cereali e semi oleosi

diversi standard. Si può sicuramente menzionare

i progetti di Fair Carbon, piattaforma online – di Carbon

mine/Sustainability-Lab) già oggi offrono ai clienti del tes-

sostenibili” offerta da CSQA per la filiera della soia e del

lo schema Organic Content Standard (OCS), che

Sink, unica azienda italiana membro dell’International

sile delle vere e proprie green lists di formulati coerenti con

mais bianco. Oppure, passando ad altro settore, la cer-

si applica a qualsiasi prodotto (escluso il settore food)

Emission Trading Association, partner scientifici Fair-

le richieste della campagna. La credibilità dello standard e

tificazione voluta in Italia da Ecopneus (la maggiore

contenente tra il 5-100% di materiale biologico. Lo stan-

Trade Italia e Università degli Studi di Firenze – per la

dell’ente terzo certificatore viene riassorbita, come funzio-

società italiana per rintracciamento, raccolta e tratta-

dard ha sostituito gli schemi OE 100 e OE Blended che

vendita di crediti di carbonio da progetti certificati).

ne, dalla credibilità di Greenpeace. Che, d’altra parte, offre

mento degli pneumatici fuori uso) con Certiquality e Re-

riguardavano esclusivamente i prodotti con cotone bio-

Altro ambito coperto solo di recente da un nuovo schema

alle imprese un vantaggio comunicativo non paragonabile

Made in Italy per il granulato e il polverino di gomma ot-

logico. Lo standard OCS ha quindi ampliato il campo di

è quello dell’organizzazione di eventi sostenibili, gra-

a quello di una certificazione tradizionale.

®

52

53


1. I MARCHI AMBIENTALI

Chiaramente, questa dinamica rende ancora più com-

Se questo è ciò che accade accanto alle certificazioni

che alcune aziende facciano calcolare la Carbon footprint

fusione è certamente un vantaggio (anche per l’effetto

plesso il quadro, ma evidenzia anche un limite di molte

tradizionali, qualcosa sta accadendo anche dentro le

secondo standard internazionali, senza poi arrivare alla

emulazione) dall’altro comprime, in termini competitivi,

certificazioni sicuramente più solide dal punto di vista

certificazioni.

certificazione. Non solo per una questione economica

il valore degli stessi standard: in un mercato in cui mol-

tecnico o delle garanzie: operare in un mercato scarsa-

Ci sono certificazioni che, sui mercati globali, hanno ini-

– come spiega lo studio agronomico Sata, specializzato

tissime sono le aziende certificate EMAS, questa certifi-

mente alfabetizzato. È soprattutto questo deficit infor-

ziato a subire una sorta di ‘mutazione’: un’azienda che

anche nel calcolo della Carbon footprint, il calcolo costa,

cazione non è un di più, ma potrebbe ridursi quasi ad un

mativo che, spesso, i grandi brand internazionali riem-

grazie alle certificazioni accede al novero dei fornitori di

mediamente, più della certificazione – ma perché valuta-

prerequisito per avere riconoscimento sui mercati.

piono con un valore reputazionale.

una multinazionale (un big della moda, ad esempio) vie-

no che gestire in proprio la comunicazione dei dati sulla

È questo un fenomeno tutto sommato naturale, già ravvisa-

Oltre al deficit comunicativo, ci sono altri deficit che i

ne sottoposta ai controlli (seguendo le linee guida della

CO2 è la strada più conveniente.

to nell’ambito della certificazione di qualità, dove nel tempo

movimenti in atto mirano a colmare. Nascono, per que-

certificazione) anche dai verificatori inviati dal brand, un

A fronte di tutti questi movimenti, più o meno tellurici,

il valore della ISO 9001 è andato riducendosi a favore di

sto, certificazioni promosse da settori privi di

vero e proprio audit effettuato, talvolta, da organismi di

nel breve e medio periodo continuerà la diffusione de-

forme di certificazione più settoriali (come quelle per l’au-

certificazioni di riferimento. E non bastano più, ad

ispezione accreditati. Agli audit previsti dalla certifica-

gli schemi internazionali più ‘maturi’ e conosciuti, come

tomobile o l’aeronautica) o più specifiche. Rimanendo però

esempio, le necessarie Product Category Rules (PCR), le

zione, quindi, si aggiungono quelli previsti dal brand. E

EMAS, ISO 14001. Se da una parte questa ulteriore dif-

nel campo ambientale, non siamo ancora a questo punto.

regole di calcolo relative ai singoli specifici prodotti per

non è raro – un caso è la multinazionale italiana Fimatex

rendere una EPD adeguata ad ogni genere di prodotto:

– che le aziende, pur restando in linea con gli standard

perché – complice anche l’incapacità di schemi ‘classici’

di una certificazione, rinuncino all’onere (economico e

come EMAS e ISO 14001 di cogliere i bisogni delle azien-

organizzativo) della certificazione. I cui requisiti, però,

de di settori specifici – fioriscono le certificazioni sarto-

continuano a rispettare e a far verificare da auditor ac-

riali per i diversi settori. Come la Green Label di Acimit,

creditati (inviati dal cliente). La certificazione perde

l’Associazione dei Costruttori Italiani di Macchinario

il corpo (il certificato), insomma, ma non l’anima

per l’Industria Tessile, che coglie e rende facilmente

(gli standard e le procedure di verifica).

comprensibili le performance energetiche e ambientali

Fenomeno analogo ma ancora più spinto è quello di al-

dei macchinari per l’industria tessile. O il tentativo non

cune aziende che fanno a meno della certificazione pur

andato a buon fine di Federlegno-Arredo, l’associazione

sfruttando i vantaggi (come l’efficientamento dei proces-

delle industrie della filiera del mobile, di arrivare ad uno

si e dei consumi) concessi dal know how che le alimen-

schema nazionale proprio.

ta. Nel mondo del vino, ad esempio, non è infrequente

54

55


1.6. FATTORI DI SUCCESSO DI MARCHI E CERTIFICAZIONI AMBIENTALI Le certificazioni e più in generale i marchi ambientali

culturale maturo e in molti casi l’esistenza di regole chia-

sono prodotti: come tali per raggiungere una diffusione

re e controlli efficaci.

nel mercato hanno bisogno di condizioni favorevoli al

Recenti studi[9] evidenziano come per migliorare la qua-

loro sviluppo. Una offerta convincente, una domanda in-

lità e accrescere la diffusione di prodotti e servizi sia ne-

formata in grado di apprezzare la proposta, un contesto

cessario innescare tra domanda e offerta un ‘processo

P.A.

CONTROLLI

C E R T I F I C A Z I O N I

REGOLE

OFFERTA

DOMANDA

CONSUMATORI

BIG PLAYER 57


1. I MARCHI AMBIENTALI

autocatalitico’. In parole semplici, si è osservato come

relazione prodotto/ambiente, e quello della chimica –

siva complessità di gestione o all’eccessivo costo a fronte

a considerare la dimensione organizzativa come inutile

in assenza di una graduale ma altrettanto inesorabile cre-

pur avendo vantaggi nell’evidenziare pubblicamente un

di uno scarso riconoscimento da parte del mercato finale.

complicazione, burocrazia, perdita di tempo, spreco.

scita di conoscenza e competenza della domanda, non si

controllo delle criticità ambientali del settore, non cono-

Sono pochi i marchi conosciuti (FSC®, ad esempio) gli

Si rilevano però delle eccezioni di successo. Possia-

opera nel mercato una corretta selezione dell’offerta. Da

sce adeguatamente il mondo delle certificazioni. Non ne

altri (il logo di Ecolabel, ad esempio) sono pressoché sco-

mo citare la Water e la Carbon footprint: la capacità di

qui una prima indicazione per il mercato delle certifica-

conosce le caratteristiche e soprattutto non ne conosce i

nosciuti. Colpa anche di limiti intrinseci: le certificazioni

semplificare e sintetizzare (anche nel nome) gli impat-

zioni, e più in generale dei marchi ambientali, in cui que-

reali vantaggi (li abbiamo visti nei paragrafi precedenti).

di prodotto sono, intrinsecamente, più comunicabili di

ti ambientali – se da una parte è un limite (vedi anche

sta dinamica non si è ancora innescata. Come anticipato

Le imprese che arrivano alla certificazione spesso lo fan-

quelle di sistema, grazie alla minore complessità degli

la Comunicazione 196 della Commissione Europea) – è

precedentemente e approfondito nei capitoli a seguire,

no per rispondere alla (giusta) sollecitazione di un cliente

schemi. Alcuni presentano regole di uso dei loghi rigide,

indubbiamente un grande vantaggio per la penetrazio-

la scarsa conoscenza del valore e del potenziale di questi

(sia pure lo Stato), o per accedere ad un bando pubblico.

che inducono le aziende a non impiegarli (o a ridurne

ne nel pubblico. Oppure possiamo ricordare il marchio

strumenti non sta operando una selezione dei prodotti su

Senza cogliere i reali benefici (economici) che un modello

l’impiego al minimo) per non indurre in errori. Questo

statunitense per il risparmio di energia Energy Star; o,

base qualitativa. Negli ultimi anni un ruolo importante

di gestione ambientale può portare all’impresa. Il reale

porta, ovviamente, ad una minore visibilità dei loghi del-

ancora, l’etichetta europea per l’efficienza energetica:

è stato svolto da alcune istituzioni, che hanno cercato di

valore delle certificazioni, dunque, non arriva alle impre-

le certificazioni, e quindi, ad un minor riconoscimento

coi diversi livelli di performance previsti, e grazie ad una

incentivare o creare condizioni di vantaggio per gli stru-

se. Colpa della mancanza di un adeguato sostegno istitu-

da parte del mercato. Poi ci sono ambiti in cui si rileva

grafica semplice e molto intuitiva, è decisamente effica-

menti più solidi dal punto di vista delle garanzie e presta-

zionale all’informazione ma anche di coloro che svilup-

una ridotta offerta di strumenti sector specific, come il

ce e piuttosto conosciuta. La sensazione è che manchi

zioni, ma anche qui c’è ancora molto da fare.

pano lo standard, siano realtà pubbliche o private, che in

legno-arredo italiano, che tenta, per il momento senza

ancora sul mercato il prodotto giusto in grado di fornire

Ma facciamo un passo indietro. Quello delle certificazio-

molti casi non riescono a trasmettere ai loro potenziali

successo, di costruire una propria certificazione; o come

sicuramente un framework di gestione ambientale ma

ni è un mercato prevalentemente btob, mentre quello dei

clienti i punti di forza dei loro strumenti. Se da un lato

la meccanica, che in Italia è corsa ai ripari con il marchio

anche di comunicare ai consumatori finali in maniera

marchi pur essendo un mercato btob, viene fortemente

però le imprese conoscono poco gli strumenti in campo,

UCIMU. Si rileva inoltre una eccessiva rigidezza degli

semplice ed efficace il valore costruito dall’impresa nella

condizionato dal consumatore finale rendendolo nelle

è comunque forte la domanda di marchi e certificazioni

strumenti che li rendono scarsamente adattabili alle di-

dimensione ambientale.

dinamiche un mercato btoc. È un mercato i cui limiti e

ambientali, il che lascia intendere che forse il problema

verse taglie di imprese, sia dal punto di vista dei processi

Un aspetto centrale nell’analisi del mercato delle certi-

potenziali vanno analizzati tenendo conto di tutte le di-

risiede anche nell’offerta, che non riesce ancora a rispon-

che delle capacità di spesa. Le certificazioni di sistema,

ficazioni è legato alle regole e alle forme di incentiva-

mensioni precedentemente descritte.

dere a questa esigenza con servizi convincenti.

ad esempio, nascono per le grandi aziende, e sono vi-

zione pubblica. Le agevolazioni amministrative concesse

Iniziamo dalla domanda. Un primo dato che va sottoli-

Passando all’offerta, l’analisi è più articolata. Un primo

ste anche oggi, nonostante le correzioni di rotta, come

in ragione delle certificazioni possono rappresentare per

neato è che il mondo delle imprese – con qualche ecce-

dato è relativo alla eccessiva varietà di standard, apparen-

di difficile adozione da parte di una PMI. D’altra parte si

esempio una leva per accrescere la diffusione di que-

zione: per il settore agroalimentare, molto sensibile alla

temente molto simili. Un secondo dato è legato alla ecces-

sottolinea anche una propensione da parte delle imprese

sti strumenti. Si segnala l’azione a livello italiano delle

58

59


1. I MARCHI AMBIENTALI

Camere di Commercio per incentivare le certificazioni

negli acquisti e possono rafforzare il mercato delle certi-

svolgere un ruolo fondamentale in questa evoluzione in

le semplificazioni burocratiche e gli acquisti verdi, non

come leva per stimolare innovazione, e più in generale la

ficazioni o arricchirle. O come nel caso di Emirates: per

corso.

sono adeguati, non sono chiari, non sono diffusi. Nei

competitività delle imprese. Oppure le norme che regolano gli

accrescere il livello qualitativo dei servizi offerti ai propri

L’offerta sconta dal lato suo ancora una eccessiva varietà

capitoli che seguono analizzeremo il mercato delle cer-

acquisti verdi della Pubblica Amministrazione possono fa-

clienti, tra i criteri di selezione dei prodotti wine & food

e complessità dei prodotti. La conseguenza è un merca-

tificazioni nel comparto del Made in Italy evidenziando

vorire realtà certificate. Al contrario norme non omoge-

il criterio ambientale, se certificato in particolare, è un

to che, nel complesso, è scarsamente sviluppato. Infine

potenziali barriere di accesso e livelli di penetrazione di

nee, differenti tra i vari stati europei contribuiscono alla

discrimine. Infine la Pubblica Amministrazione nel

gli stimoli che dovrebbero sostenere questo mercato,

questi strumenti.

confusione, e possono portare persino alla sfiducia nello

suo ruolo di attore di mercato – all’estero questo

strumento certificazioni. Queste regole perdono valore se

ruolo è molto forte – che può sollecitare il mercato

non sono puntellate da controlli che ne verificano l’at-

stesso con un impatto molto maggiore di quello attuale.

tuazione. Negli acquisti verdi, oggi gli obiettivi indicati

Il panorama, dunque, è abbastanza chiaro: il mercato

dallo Stato per le amministrazioni possono anche essere

delle certificazioni ambientali ha un grande potenzia-

ambiziosi, ma non vedono controlli che ne sanzionino la

le, visti i benefici che il prodotto certificazione offre alle

mancata applicazione. E sono quindi armi spuntate che

imprese. Benefici legati alla reputazione e alle semplifi-

non aiutano il sistema a crescere alimentando sfiducia

cazioni, ma anche ai risparmi in termini di materia ed

sul mercato delle certificazioni, con effetti dannosi sulla

energia, e, nel complesso, alle efficienze ambientali che

domanda.

generano anche efficienze economiche; legati alla capaci-

Per completare il quadro è necessario evidenziare le for-

tà di spingere all’innovazione. Questi vantaggi, tuttavia,

ze gravitazionali che stimolano il mercato delle certifica-

non sono sufficientemente noti ai primi destinatari del

zioni rappresentate dalla domanda indiretta. In primis i

prodotto: le aziende. Vi è poi il mondo dei consumatori/

consumatori, destinatari dei prodotti certificati: anche

cittadini che è chiamato a svolgere un ruolo crescente,

la loro domanda deve essere informata e consapevole,

come dimostrano gli studi di Eurobarometro che in-

per stimolare il sottostante mercato degli standard.

dicano come i cittadini (almeno in Europa) ritengano

Cresce negli ultimi anni il ruolo di big player privati e

che il comportamento responsabile delle imprese sia da

delle grandi catene distributive – dalla Gdo ad Ikea – che

stimolare in primo luogo attraverso scelte consapevoli

non solo ascoltano il consumatore ma lo accompagnano

di acquisto. Sistemi chiari di certificazione potrebbero

60

61


FSC (CoC) 速

3.048

2.311 2.140

FONTI. ISO 14001: Survey ISO 2013

815

EPD

191

Italia

Spagna

Germania 45965

ISO 50001: ISO Survey 50001, 2013;

26598

EMAS: EMAS Helpdesk Europeo, aprile 2014;

USA

Polonia

Turchia

2 Spagna

Corea del Sud

3

Italia

Cina

9

Francia

India

Regno Unito

Germania

Produttori biologici: Eurostat,Organic farming statistics, 2014.

14

Giappone

22

Turchia

42

Germania

111

42

Regno Unito

150

Spagna

172

Italia

196 Spagna

FSC: FSC.org, novembre 2014;

42 258 Italia

330

48

19

PRODUTTORI BIOLOGICI

30502

(http://www.iso.org/iso/iso-survey);

EPD: http://www.environdec.com/, 2015;

EMAS

676

Spagna

Francia

Brasile

Giappone

Germania

Regno Unito

USA

Cina

Turchia

India

USA

Francia

Germania

ISO 50001

2477

1.017

7.983 7.940 6.071 5.872 1.733

Spagna

16.879 16.051

1.072

1.877 1.098 1.038

Regno Unito

Giappone

Italia

Cina

24.662 23.723

1.229

Francia

3.715

Regno Unito

ISO 14001

104.735

Italia

LE CERTIFICAZIONI


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY 64

65


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

L’

ITALIA, CON OLTRE 24MILA CERTIFICAZIONI, È IL SECONDO PAESE AL MONDO PER NUMERO DI CERTIFICATI ISO 14001, DOPO LA CINA (CIRCA 105MILA). IL PRIMO PER NUMERO DI CERTIFICAZIONI DI PRODOTTO EPD (191, TRAINATI DA QUELLE DI PRODOTTI AGROALIMENTARI, CONTRO LE 42 DI SPAGNA E GRAN BRETAGNA, E LE 14 TEDESCHE).

2.1. AGROALIMENTARE

Il terzo per Ecolabel ed EMAS. Ancora: è il quinto

va letto in un quadro complessivo di riposizionamento

paese del G20 per certificazioni forestali di catena di

competitivo delle nostre imprese nel segno della qualità

custodia FSC .

e della green economy. Ma che va affiancato ad un altro

Primati ancora più rilevanti se teniamo conto dei ri-

dato: una penetrazione non certo capillare dei diversi

tardi nazionali: il Comitato Ecolabel e Ecoaudit è stato

standard, con numerosi problemi legati alle inefficienze

istituito solo agli inizi del 1997, due anni dopo la sca-

nel sistema di domanda-offerta di certificazioni.

denza prevista dal Regolamento EMAS, che è del 1993;

Il Made in Italy, con le sue potenzialità, la vocazio-

nell’Ecolabel la prima azienda certificata è giunta qua-

ne competitiva e le tante articolazioni e peculiarità, è,

L’Expo 2015 che ci lasciamo alle spalle sancisce defini-

chimici (0,2% contro una media Ue dell’1,9%); e la quota

si dieci anni dopo l’emanazione del Regolamento.

dunque, un banco di prova intessante per compren-

tivamente la leadership italiana nella qualità agroali-

di emissioni di gas climalteranti più bassa (il 35% di gas

Questa vitalità traspare anche da iniziative nazionali sulla

dere i vantaggi per le imprese che aderiscono a una o

mentare. Siamo il Paese più forte al mondo per prodotti

serra in meno della Francia e della media Ue). Non è un

tracciabilità di filiera agroalimentare, divenute la base di

più certificazioni ambientali, ma anche i limiti degli

‘distintivi’ (quindi certificati: con una certificazione re-

caso se il settore agroalimentare italiano può vantare una

schemi ISO (lo standard 22005). O nel legno-arredo: è ita-

strumenti attualmente disponibili sul mercato.

golamentata dallo Stato e dall’Europa), con 264 prodot-

vera e propria leadership anche in tema di certificazioni

liana la prima sedia certificata EPD e nasce anche da istan-

Il capitolo che segue indaga il grado di penetrazione

ti Dop e Igp (a cui si aggiungono 4698 specialità tradi-

ambientali: dal primato europeo nelle certificazioni bio-

ze italiane l’ampliamento della certificazione FSC anche ai

delle certificazioni ambientali nelle principali filiere

zionali regionali), seguiti a distanza da Francia, 207, e

logiche (quasi 46mila produttori), a quello nel numero di

prodotti da legno ricilato. O anche dalla nascita nel nostro

del Made in Italy (arredo-casa, automazione, agroa-

Spagna, 162. In ben 77 prodotti, sul totale dei 704 in cui

EPD, oltre 100, per prodotti agroalimentari.

Paese di certificazioni, oggi globali, come Friend of the Sea o

limentare e abbigliamento-tessile), misura lo spread

viene disaggregato il commercio agroalimentare mon-

Ma facciamo un passo indietro. Nel 1986 il laboratorio

Biodiversity Friend.

competitivo delle imprese che hanno scelto di adottar-

diale, il nostro Paese detiene il primo, secondo o terzo

centrale di veterinaria di Weybridge identifica in un al-

L’Italia, insomma rappresenta uno dei fronti più avan-

ne uno e analizza la percezione di questi strumenti nel

posto per quote di mercato. Un primato nella qualità che

levamento nella regione dell’Hempshire il primo caso

zati in tema di certificazioni ambientali. Un dato che

mercato di sbocco finale dei prodotti.

si nutre di passione, innovazione e attenzione per il ter-

di encefalopatia spongiforme bovina, il morbo divenuto

ritorio. Lo dimostra il record europeo (e probabilmente

noto all’opinione pubblica con il nome di morbo della

mondiale) per il minor numero di prodotti con residui

mucca pazza. Questo come altri scandali, dal vino al

®

®

66

67


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

metanolo alle mozzarelle alla diossina in Italia, hanno

voratori e dell’ambiente (imponendo, ad esempio, anche

tanti gruppi – Delfanti Trade a Monticelli D’Ongina

fitofarmaci e altre sostanze nocive come i metalli pesanti.

posto con forza l’attenzione pubblica sulla qualità dei

una drastica riduzione della chimica nei campi). Nasce,

(PC), Eredi Didonna in Puglia, AGRILEPIDIO a Ci-

Il caso Plasmon è stato antesignano di una tendenza,

prodotti della filiera agricola e sul rapporto che il pro-

nel 1997, la certificazione EurepGAP (Gap sta per Good

sterna di Latina – o tanti singoli produttori.

quella che vede privilegiare le certificazioni di pro-

dotto instaura con l’ambiente nel quale viene coltivato o

Agricultural Practices, incluso l’allevamento), oggi – col

Questa certificazione, che partendo dai supermarket eu-

dotto (più apprezzate dai consumatori: basti pensare ai

trasformato. Questi eventi hanno spinto, a differenza di

salto di scala, dall’Europa al mondo intero: 100 i paesi

ropei porta le buone pratiche agricole sui campi di tutto il

marchi citati Dop-Igp, al biologico, alle Doc) rispetto a

quanto avvenuto in altri settori, il mercato finale ad una

interessati – GlobalGAP.

mondo, serve alla grande distribuzione a garantire la qua-

quelle di sistema, che ancora oggi caratterizza il siste-

maggiore informazione e alfabetizzazione sui prodotti

Cosa abbia significato questa scelta lo dimostra una mis-

lità anche ambientale del prodotto, appunto, ma anche a

ma agroalimentare italiano.

agroalimentari, con un conseguente effetto di stimolo

siva che, nel 1999, la catena Safeway invia ai propri for-

ridurre al minimo le responsabilità per le politiche di si-

Le certificazioni di sistema, come si è rilevato nelle altre

per il miglioramento della offerta di prodotti. Per garan-

nitori: chi desidera continuare ad intrattenere rapporti

curezza, vista la garanzia da parte di un ente terzo; e a tra-

filiere del Made in Italy analizzate in questo studio, non

tire un consumatore evoluto, a loro volta, i produttori

commerciali con la grande catena di supermercati deve

sferire sui fornitori i costi della sicurezza e della qualità.

hanno avuto molta fortuna nell’agroalimentare italiano,

hanno sviluppato una domanda di marchi e certificazioni

certificarsi EurepGAP.

Sul fronte italiano un’esperienza pionieristica è sicura-

se si escludono grandi imprese di trasformazione alla ri-

a garanzia della qualità anche ambientale della filiera a

Oggi, l’Italia è il secondo paese al mondo per numero di

mente quella delle Oasi Ecologiche Plasmon, create

cerca di contratti internazionali o legati a bandi pubbli-

monte del prodotto.

produttori certificati GlobalGAP: poco meno di 19mila

a metà degli anni ’90 anche qui in risposta a scandali. In

ci. Solo lo 0,6% delle imprese del settore sono certificate

Il fenomeno delle certificazioni ambientali in agricoltura

(che significa un produttore su tre), dopo la Spagna (qua-

particolare, allo scandalo del vitello agli estrogeni e poi al

ISO 14001, solo lo 0,1% EMAS. In entrambi i casi sono le

– nel settore, ovviamente, le certificazioni più richieste

si 30mila) e davanti alla Grecia (10mila circa, dati 2012).

disastro di Chernobyl che sottrasse ai mercati le verdure

imprese più grandi a certificarsi: oltre il 70% dei certifi-

sono quelle relative alla sicurezza del prodotto – esplo-

Questo standard parrebbe (mancando dati sistematici

a foglia larga, Plasmon coglie una opportunità di mer-

cati ISO 14001 riguardano aziende sopra i 20 addetti. E

de in Europa negli anni ’90. In quegli anni, anche per i

sulle altre certificazioni) il secondo per diffusione tra i

cato legata ad una esplosiva domanda di prodotti sani e

discorso analogo vale per EMAS. Una distribuzione che,

motivi che abbiamo detto, la grande distribuzione euro-

produttori agricoli, dopo quello per i produttori biologici.

decide di selezionare 2700 aziende agricole e 450 alleva-

evidentemente, non rispetta le caratteristiche del siste-

pea riunita nello Euro-Retailer Produce Working Group

Hanno fatto ricorso a questo certificato grandi marchi

menti in tutto il mondo (dall’Italia, ovviamente, al Perù)

ma produttivo italiano.

(con big come Dutch Albert Heijn, Safeway, Tesco, Royal

della qualità italiana da Melinda, la società consortile

in cui si praticava la lotta integrata, una gestione oculata

Sicuramente gli standard di sistema non hanno incon-

Ahold, Marks & Spencer, Sainsbury’s) decide di impor-

La Preferita OP Pugliese, ECOFRUIT a Bagheria,

della chimica, senza trascurare altre possibili fonti di in-

trato una domanda spontanea delle imprese italiane,

re un solo documento normativo valido a livello conti-

la cooperativa siciliana S.I.A.L. SICILIANA AGRU-

quinamento, come il traffico automobilistico, gli impianti

piuttosto la leva è stata una domanda indotta: dai grandi

nentale per garantire, e garantirsi, forniture di prodotti

MI LAVORATI, la cooperativa ORTI DEI BERICI in

industriali o le discariche. Un protocollo elaborato con

gruppi della Gdo nazionali o internazionali, o da incenti-

agroalimentari rispettose delle buone pratiche agricole:

provincia di Vicenza, PATFRUT in provincia di Ferrara,

veterinari ed agronomi validato da un ente terzo, per ras-

vazioni pubbliche. A dare, qualche anno fa, alle imprese

con standard di sicurezza, tracciabilità, rispetto dei la-

LAGNASCO GROUP appunto a Lagnasco (CN). Come

sicurare le mamme garantendo omogeneizzati privi di

una ragione valida per cercare una certificazione di si-

68

69


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

stema, in Italia, è stato più che il bisogno di migliorare

Tuttavia si inizia a rilevare l’adozione di ISO 14001 o di

dei produttori e trasformatori italiani, come dimostrano

Accanto alle certificazioni da agricoltura biologica, si

le performance ambientali delle imprese o raccogliere le

EMAS in risposta alla necessità, soprattutto tra impre-

appunto i dati GlobalGAP, è attento alle certificazioni.

possono citare casi esemplari di grandi nomi del Made

richieste dei consumatori, una legge che apriva le porte

se di grandi dimensioni, di tenere sotto controllo i costi

La limitata diffusione di ISO 14001 e EMAS sta proba-

in Italy agroalimentare che hanno puntato sulle certifi-

ai finanziamenti pubblici, nello specifico relativi ai Piani

ambientali (acqua, materie prime). Non è un caso se tra

bilmente nei limiti intrinseci dello standard, pensato per

cazioni di prodotto. Granarolo, ad esempio, è la prima

di sviluppo rurale (PSR).

le imprese certificate ISO 14001 abbiamo i grandi nomi

altre tipologie di imprese e per altri settori: limiti che evi-

azienda produttrice di latte al mondo a ricevere la certi-

La legge è la 488 del 1992, che fissava nuovi criteri per

dell’agroalimentare italiano come Sanpellegrino, Bono-

dentemente tengono lontana la gran parte delle aziende

ficazione EPD, così come l’acqua Cerelia ha il primato

la concessione delle agevolazioni alle attività produttive

melli, Bauli, Galbani, Carapelli, Illycaffè (ISO 14001 +

agroalimentari italiane.

mondiale per l’acquisizione dello stesso certificato tra le

nelle aree sottoutilizzate. Tra i criteri, viene riconosciuta

EMAS), Lavazza (ISO 14001 + EMAS), Saclà, Italcar-

Decisamente diversa la diffusione delle certificazioni di

acque. Restando sull’EPD, a questi antesignani si uni-

una premialità per le aziende dotate di certificazioni ISO

ni, Parmareggio, Principe di San Daniele (ISO 14001 +

prodotto. Soprattutto se guardiamo agli ultimi anelli della

scono oggi altri importanti marchi italiani: quelli della

14001 ed EMAS. Molte aziende, con questo obiettivo,

EMAS); grandi imprese dei surgelati come Soavegel (ISO

filiera, quelli che hanno come riferimento i consumatori.

pasta, come Barilla (e Mulino Bianco), De Cecco e

hanno adeguato i loro processi e sono arrivate alla certi-

14001 + EMAS); aziende vinicole come la Cantina Terre

I prodotti biologici, innanzitutto. L’Italia è l’ottavo pa-

Sgambaro; o delle acque, Ferrarelle, Lete, San Be-

ficazione: nel corso degli anni ’90, infatti, si assiste ad un

del Barolo (ISO 14001 + EMAS) e poi Fattoria Scaldasole,

ese al mondo per numero di produttori biologici

nedetto; e poi quello delle birre, con Poretti (Carlsberg

boom della 14001 tra le aziende del settore. Boom segui-

Pastificio Lucio Garofalo, Ferrero, Barilla, la Distilleria

(dopo India, Uganda, Messico, Tanzania, Etiopia, Tur-

Italia), e del vino, coi Feudi San Gregorio; i prodotti

to da un decremento negli anni Duemila, dovuto, proba-

Fratelli Branca (ISO 14001 + EMAS); oppure le centrali

chia e Perù), il primo in Europa davanti alla Spagna.

Valfrutta (Conserve Italia), Assomela, quelli del Mo-

bilmente al fatto che, avuto il finanziamento, la certifica-

del latte di Torino, Vicenza e diverse altre.

Oggi sono poco meno di 46mila i produttori italiani con

lino Grassi e le carni Coop Italia. Con oltre 100 pro-

zione non veniva rinnovata. Nonostante ciò, l’adesione a

A queste si affiancano realtà più piccole, in cui l’esigen-

certificazioni biologiche. Per produrre e vendere pro-

dotti certificati l’Italia ha il primato assoluto nei certifica-

queste certificazioni ha impresso alle aziende un’accele-

za, come abbiamo visto, è quella di entrare nelle catene

dotti frutto di metodi biologici è necessaria la certifica-

ti EPD per prodotti agroalimentari.

razione nella direzione della qualità e dell’adeguamento

di fornitura dei grandi gruppi della Gdo, che vedono in

zione di un ente terzo secondo la disciplina comunitaria

Mentre Ecolabel non contempla un’applicazione ai pro-

normativo e tecnologico: molte aziende si sono trovate a

questa certificazione una garanzia: la calabrese Amarelli,

e nazionale (Regolamento CE 834/2007). Si parla di

dotti agroalimentari, tra le certificazioni di prodotto di

dover adeguare alle regole comportamenti e impianti (ad

la Salviani che con 8 addetti produce olive in provincia di

certificazione regolamentata: certificazione volontaria

nuova generazione anche in questa filiera ha fatto la sua

esempio scarichi, pozzi per il prelievo dell’acqua, ecc.),

Roma, le Cantine degli Astoni nei Campi Flegrei (6 ad-

per cui un ente pubblico ha redatto standard tecnici ai

comparsa da qualche anno la Carbon footprint (UNI

a sostituire macchinari attivi magari da anni ma privi

detti), Sapori Mediterranei di Giovanni Ciliberti, (2 ad-

quali le imprese devono attenersi per ottenere l’attesta-

ISO 14064 o UNI ISO 14067, che sia di sistema o di pro-

di autorizzazione e conformità alle leggi. Col risultato,

detti) che produce salumi a Cirigliano (MT) in Basilicata.

to. Vista la grande vocazione nazionale, la certificazione

dotto), adottata per alcuni prodotti di largo consumo da

tutt’altro che trascurabile, di evitare che lo Stato finisse

Detto questo colpisce la distanza che separa la diffusione

di agricoltura biologica è la certificazione ambientale

grandi aziende come Valfrutta, Curtiriso di Pavia (sia

per finanziare l’elusione delle normative ambientali.

di certificazioni come GlobalGAP e ISO 14001. Il mercato

più diffusa nel settore agroalimentare.

14064 che 14067) o il Pastificio Afeltra di Gragnano,

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71


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

ma anche nel mondo del vino da big come Donnafuga-

to. Ma ci sono altri casi in cui, ad esempio, una footprint

se presa come indicatore ambientale complessivo, con-

non si certificano. Non solo per una questione economi-

ta, Ricci Curbastro, Caprai, Salcheto.

più leggera non corrisponde a migliori comportamenti

trasta con la qualità delle produzioni.

ca. Lo spiega lo studio agronomico Sata, specializzato

Proprio la cantina vinicola Salcheto, prima azienda al

ambientali ma riflette, piuttosto, specifiche situazioni

La sfida, dunque, per questa certificazione, è tenere in-

anche nel calcolo della Carbon footprint: il calcolo costa

mondo ad aver certificato la Carbon footprint di una botti-

produttive, a volte persino paradossalmente slegate dalla

sieme standardizzazione e credibilità con i necessari

infatti, mediamente, più della certificazione. Non certi-

glia di vino (nel 2011, secondo lo standard ISO 14064), im-

ricerca di qualità.

adattamenti ai diversi territori e alle diverse produzioni.

ficano perché, al netto del ragionamento sull’efficienza,

piega la misurazione delle emissioni di carbonio come in-

Nel caso, ad esempio, delle aziende del latte, segnalato da

Manca in Italia, ma anche in Europa, uno strumento in

valutano che gestire in proprio la comunicazione dei dati

dicatore per controllare energia e materia direttamente ed

una ricerca dell’Inea, quella che produce latte alimentare

grado di cogliere adeguatamente la diversa importanza

sulla CO2 sia la strada più efficace. Stando all’esperienza

indirettamente consumate lungo il processo e poi ridurre

fa registrare mediamente una minore impronta carboni-

degli impatti del mondo agricolo. Sul modello, ad esem-

dello studio agronomico citato (cui fanno riferimento per

le emissioni. Impiego che rientra in un più ampio progetto

ca rispetto a quella che produce il Parmigiano-Reggiano.

pio, degli standard californiani per la coltivazione della

il calcolo il 60/70% delle aziende Italiane che poi hanno

ambientale che va dal calcolo della Water footprint al cal-

La ragione va imputata principalmente alla resa produt-

vite da vino (il California Sustainable Winegrowing Al-

deciso di certificarsi) solo la metà circa delle aziende che

colo dell’Indice di biodiversità, in fase di sperimentazione

tiva delle vacche per Parmigiano-Reggiano, di solito in-

liance’s Code of Sustainability).

fa effettuare loro il calcolo procede poi alla certificazione.

applicata, per monitorare la qualità biologica del suolo e

feriore, anche a causa dei vincoli imposti dai disciplinari

Interessante, allora, la norma tecnica – sviluppata

Il ragionamento svolto per la Carbon footprint potreb-

dell’ecosistema aziendale; dalle cantine off-grid, all’auto-

di produzione (ad esempio il divieto di impiegare fieni in

dal consorzio CCPB e LandLab della Scuola Superiore

be essere replicato per la Water Footprint: ottimale

produzione dei concimi (dal compostaggio), all’impiego

quota inferiore al 50% della sostanza secca dei foraggi, o

Sant’Anna di Pisa – specifica per la stima della Carbon

per valutare i miglioramenti di una stessa azienda da un

esclusivo di materiali certificati FSC e PEFC.

il rapporto obbligato foraggi/mangimi non inferiore a 1).

footprint dei prodotti del settore agroalimentare.

anno all’altro, non è un indicatore attendibile se viene

La Carbon footprint, che sta avendo grande fortuna sul

Ancora più evidente, a presunta parità di performance

Sicuramente molto efficace, invece, la Carbon footprint

impiegato per il confronto fra aziende diverse, anche se

mercato anche in virtù della sua immediatezza e comuni-

ambientali, il caso delle aziende da uova. Nel caso delle

come indicatore dell’efficienza di un’azienda: maggio-

dello stesso settore.

cabilità, ha però dei limiti se, a differenza di quanto fatto

ovaiole a terra si riscontra una footprint carbonica leg-

ri emissioni in un settore della produzione indicano un

In genere, ad esempio, le imprese vitivinicole a pre-

appunto da Salcheto, viene utilizzata tout court (magari

germente maggiore: conseguenza della minore produtti-

segmento produttivo su cui intervenire per renderlo più

valente produzione di spumanti tendono a consumare

per confrontare aziende diverse) come indicatore di sin-

vità attribuibile a questa modalità di stabulazione. O an-

efficiente. Questo impiego come strumento di misurazio-

nel complesso più acqua rispetto a quelle che produ-

tesi delle performance ambientali. Due cantine vinicole,

cora: l’agricoltura biologica rischia, nella gran parte dei

ne dell’efficienza porta con sé una conseguenza: alcuni

cono principalmente vini fermi. Osservazione valida

ad esempio, con performance ambientali paragonabili

casi, di avere un’impronta carbonica più alta dell’agricol-

soggetti che misurano l’impronta delle proprie attività,

per produzioni elevate, che va però invertita nel caso

ma una del Sud e una del Nord Italia (o una vicino al

tura intensiva. Non solo, dunque, la Carbon footprint, in

poi non procedono alla certificazione. Cosa non infre-

di produzioni ridotte.

mare e l’altra in territorio montuoso) avranno, evidente-

casi come quelli segnalati da Inea (oggi Crea), non riflette

quente nel mondo del vino: le aziende fanno calcolare

Come nei consumi (non solo alimentari) l’attenzione

mente, footprint diverse, legate in primis al riscaldamen-

performance ambientali complessivamente migliori, ma,

la Carbon footprint secondo standard internazionali ma

all’origine dei prodotti e al loro territorio sta diventando

®

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73


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

patrimonio comune (a dimostrarlo basterebbe ricordare

uno schema dedicato (DTP 112 “Cereali e semi oleosi

servazione della biodiversità Biodiversity Friend: di

catene distributive italiane e internazionali, come Coop

i prodotti private label della Gdo qualificati proprio per

sostenibili”) per produzioni qualificate di soia e mais

proprietà di WBA onlus (World Biodiversity Association

Italia, Conad, Despar, Esselunga.

la propria origine regionale o territoriale): questa ten-

bianco. Un percorso di filiera decisamente innovativo,

onlus), nasce appunto in Italia nel 2010 per stimolare

Per restare alla grande distribuzione organizzata,

denza si è affermata, a cascata, anche tra le certificazioni

che parla di qualità e sostenibilità in un settore spesso

il mondo agricolo ad una presa di coscienza verso una

è evidente il ruolo che riveste nell’orientare i consumi e,

a carattere (anche) ambientale.

trascurato, che investe gran parte delle imprese agricole

produzione più attenta alla conservazione delle risorse

quindi, come abbiamo visto per GlobalGAP, tutta la filie-

Un’altra tendenza rilevabile nella filiera agroalimentare

e di trasformazione del Nord Italia (con oltre 100 impre-

biologiche, con un approccio a dimensione territoriale

ra. Da moltissimi anni la Gdo italiana si è attivata per as-

italiana è il crescente interesse verso sistemi di certifi-

se e 20mila agricoltori coinvolti) tracciato e certificato.

misurando la qualità della vita nell’acqua, nell’aria e nel

sicurare l’applicazione di tecniche di coltivazione a basso

cazione che, coinvolgendo più attori, garantiscano la so-

Che dà al consumatore garanzie sulla sostenibilità am-

suolo. Hanno aderito allo schema produttori vinicoli di

impatto ambientale. Tecniche volte a ridurre numero e

stenibilità di tutto il percorso di produzione, e non solo

bientale e sociale, e nasce per rispondere alla richiesta

primo piano, come il Consorzio del Chianti Classico.

residualità di pesticidi. Coop Italia ad esempio fin dagli

della singola azienda. Tra le certificazioni di questo tipo

dei principali operatori del settore della distribuzione

Come pure alcune aziende venete del radicchio (Baga-

anni ‘80 ha definito rigorosi capitolati di fornitura in

menzioniamo la norma ISO 22005

che garantisce la

internazionale e del settore mangimistico di avere pro-

ri di Callegaro, Mion Gian Paolo, Santin Paolo e

tal senso: con effetti affini a quelli prodotti dall’adozione

rintracciabilità del prodotto alimentare in tutti i passag-

dotti sostenibili di origine nazionale. Lo standard, che

l’azienda agricola Nonno Andrea) o le baresi Società

di uno standard di certificazione. Un pezzo importante

gi del processo produttivo – dal campo alla tavola, from

dimostra evidentemente un ruolo attivo del mondo

agricola Lama Cerasae o Cinquepalmi Vito che

della Gdo, ad esempio, chiede ai propri fornitori l’appli-

farm to fork. E investe principalmente le filiere ortofrut-

agroalimentare italiano sul fronte delle certificazioni, è

producono uva da tavola.

cazione di disciplinari di difesa integrata più restrittivi

ticole (dalle sementi al confezionamento), della carne

nato da un processo di condivisione fra i vari stakeholder

Altro standard nato in Italia è Friend of the Sea. Sche-

rispetto alle norme cogenti.

bovina e suina (dall’acquisto o nascita dell’animale al

con l’obiettivo di definire delle tecniche di coltivazione

ma di certificazione internazionale fondato dall’omoni-

In Italia, al riguardo, è stata pubblicata una norma de-

punto di distribuzione inclusa la mangimistica), del latte

e trasformazione volte a produrre cereali e semi oleosi

ma associazione no profit per prodotti provenienti sia

dicata: la UNI 11233 “Sistemi di produzione integrata

(dall’allevamento al punto di distribuzione). È il caso, ad

(e loro derivati) al meglio delle pratiche conosciute. Uno

da attività di pesca che da acquacoltura, che di fatto ha

nelle filiere agroalimentari” che traduce in uno standard

esempio, di Brazzale e del Gran Moravia, la cui filiera

strumento che valorizza prodotti fino ad oggi indistinti,

segnato uno spartiacque nel settore della pesca. Questa

un sistema di produzione agricola che privilegia l’utilizzo

(80 fattorie, con quasi 19.000 mucche in lattazione) è

e, insieme, avvia processi di innovazione, organizzazione

certificazione, nata nel 2008, oltre che essere adottata da

delle risorse e dei meccanismi di regolazione naturale in

stata certificata da DNV.

delle filiere agroalimentari, gestione sostenibile delle ri-

numerosi produttori e trasformatori (180 i certificati ri-

parziale sostituzione delle sostanze chimiche. Per stilare

Oppure, in parallelo, l’ente di certificazione CSQA, che

sorse naturali in linea con la nuova PAC.

lasciati ad imprese italiane, tra cui alcuni nomi della Gdo

lo standard, al tavolo di lavoro presso UNI, hanno parte-

con le industrie di trasformazione Ital Green Oil,

Lo stesso protagonismo del nostro Paese si riscontra in

come Conad, Coop, Despar, Esselunga), richiede

cipato tutte le catene italiane della Gdo. Pioniere in que-

azienda del Gruppo Marseglia leader nella produzione di

schemi che mostrano un approccio alla sostenibilità se-

l’adesione anche della filiera a monte, e sta diventando

sta certificazione l’azienda vinicola Ferrari e Lunelli,

energia da biomasse, e Cereal Docks, ha messo a punto

condo un’ottica più ampia. Come il protocollo sulla con-

il passaporto per essere fornitori di prodotti ittici delle

confermando, ancora una volta, che quello del vino ita-

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2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

liano è un settore decisamente attento alle novità in tema

meccanismo, dunque, è analogo a quello indicato per la

di denominazioni trasparenti come Friend of the Sea.

La diffusione delle certificazioni ambientali nel mondo

di certificazioni ambientali. L’azienda certifica così l’uva

Legge 488: ci si certifica per arrivare ai finanziamenti, e

Decisamente poco efficaci per la filiera, invece gli stan-

dell’agroalimentare ha visto, infine, grazie ad un consu-

proveniente da 263 aziende agricole coinvolte in un pro-

oltre ai finanziamenti si accede ai vantaggi prodotti dalla

dard relativi ai sistemi di gestione ambientale: perché

matore più attento e ad una domanda più matura, una

getto di viticoltura sostenibile.

certificazione. Parliamo di marchi come Agriqualità della

troppo complessi, non tarati sulle specificità del settore

diffusione maggiore che nel resto del Made in Italy. Mag-

Altra certificazione internazionale che ha avuto ampia

Regione Toscana, Qualità verificata (QV) della regione

né adatti alla dimensione e alle capacità di spesa e orga-

giore ma con ancora enormi potenzialità di crescita e di

diffusione in Italia è UTZ: programma di certificazione

Veneto, QM della Regione Marche, QC – Qualità Con-

nizzative delle aziende.

sviluppo per il settore.

su scala mondiale per una produzione e una fornitura

trollata della Regione Emilia Romagna, Prodotti di qua-

agricola responsabile, fornisce assicurazione sulla soste-

lità Puglia, Marchio Qualità Trentino (MQT), il marchio

nibilità sociale e ambientale del caffè, del cacao e del tè,

Agricoltura Ambiente Qualità (A.Qu.A.) del Friuli Vene-

lungo tutta la filiera. Tra le imprese italiane, Lavazza, ad

zia Giulia. Marchi che, recentemente, sono stati affiancati

esempio, ha deciso di certificare UTZ uno stabilimento,

dal Sistema di Qualità Nazionale per la produzione

quello di Torino, e alcune linee di prodotti. Come la pa-

integrata approvato dal Ministero delle Politiche Agri-

dovana Elledì, uno dei leader europei nel settore dolcia-

cole. Il rispetto di questi standard viene verificato da un

rio con export in 80 paesi, o la H.D.I (Holding Dolciaria

ente terzo che, accreditato come certificatore da Accre-

Italiana, Spa) gruppo che produce e commercializza cioc-

dia, riceve dal Ministero l’autorizzazione al controllo.

colato (60 mln fatturato, di cui il 40% export). Proprio

Possiamo concludere ricordando la forte attenzione

l’export, la presenza in mercati stranieri, sembra essere

– sia da parte del consumatore finale che delle azien-

una delle ragioni che spingono a questa certificazione.

de – alla qualità, nei diversi aspetti anche ambientali

Significativo per l’Italia è anche il fenomeno, molto più

dei prodotti e delle produzioni. Attenzione alla qua-

diffuso che in altri Paesi, della nascita di Sistemi di

le è corrisposta un’offerta di schemi di certificazione

Qualità Regionale per la produzione integrata.

piuttosto efficace: perché alla portata delle aziende,

Nascono in ambito regionale dalla spinta dell’Unio-

come dimostra la diffusione di marchi come quello

ne Europea, che con il Reg. CE 1974/2006 e il Reg. CE

dell’agricoltura biologica o di certificazioni come Glo-

1698/2005 ha legato la concessione di finanziamen-

balGAP; perché comprensibili ed efficaci anche dal

ti all’applicazione di sistemi di qualità riconosciuti. Il

lato del consumatore finale, anche grazie alla scelta

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2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

2.2. ARREDO-CASA

ambientali e di fornitori di marchi, e i consumatori.

de oltre all’attestato EMAS hanno anche la ISO 14001.

Come abbiamo avuto modo di approfondire la scarsa

Le imprese della filiera con un certificato ISO 14001

cultura di un mercato è un freno allo sviluppo di un pro-

non superano le 300: l’1% del totale. Sono certificate ISO

dotto, si rileva infatti in questa fase il successo di marchi

14001 imprese Made in Italy come Scavolini, Snaide-

e certificazioni ambientali che hanno un diretto impatto

ro, Valcucine, Molteni. Lo sono l’azienda di divani

sulla comunicazione e non sulla organizzazione comples-

Moroso, gli Arredamenti Cesar, Dalla Velentina

siva dell’impresa garantita da certificazioni più struttura-

che produce mobili di design per ufficio, la affine Las

te come Ecolabel, ISO 14001 o EMAS.

Mobili a Tortoreto (TE), Presotto Industrie Mobi-

Quello del legno-arredo-casa è un comparto composito

garantito al settore primati a livello mondiale. A questo

Nella filiera del legno-arredo infatti risultano ad oggi solo

li a Brugnera (PN), Ares Line che in provincia di Vicen-

e variegato. C’è la filiera del mobile, che spinta dalla cre-

punto entriamo dentro questi macro-settori, per capire

due realtà certificate Ecolabel, il produttore di arredi

za realizza sedute distribuite in tutto il mondo. Oppure

scente sensibilità verso la conservazione delle foreste e

meglio le dinamiche e soprattutto cogliere il ruolo e la

scolastici Mobilferro, 40 addetti a Trecenta (RO) e Li-

Imab Group, 500 addetti a Fermignano (PU), e le citate

dagli studi sull’inquinamento indoor che hanno rilevato

diffusione dei marchi ambientali in questo processo di

gnum Venetia, azienda di Pordenone i cui tavolati a tre

Vastarredo, Lasa Idea, Nicoline Salotti. Oltre ai mobilifi-

la pericolosità di alcune sostanze, in primis la formaldei-

riposizionamento competitivo in chiave ambientale.

strati incrociati in rovere sono gli unici in Europa a po-

ci, ci sono (per dare garanzie al cliente) anche gli inter-

de, per la salute delle persone, ha sviluppato una doman-

Cuore di questo sistema è la filiera del mobile. Chi fre-

tersi fregiare del marchio. Anche EMAS ha goduto, tra

medi: come Media Profili, 500 addetti nei semilavorati

da di strumenti in grado di tracciare la provenienza della

quenta il Salone del mobile di Milano, principale termo-

le aziende del legno-arredo, di scarsissima fortuna. Oggi

a Mansuè (TV), o Mobilclan che produce ante e com-

materia prima e di certificare il basso impiego di sostan-

metro delle tendenze del settore a livello mondiale, avrà

le imprese della filiera che si fregiano di questo certifi-

ponenti in legno, sempre in provincia di Treviso. Uno

ze pericolose. C’è la filiera della ceramica, che sceglie la

notato negli ultimi anni una crescita esponenziale da

cato EMAS sono meno di 50, lo 0,007% del totale. Una

dei vantaggi della 14001 (quei vantaggi che il Pubblico

leva ambientale per riposizionarsi sui mercati, avviando

parte delle imprese di prodotti che incorporano a diversi

certificazione come EMAS interessa soprattutto imprese

non ha saputo valorizzare) sta nel fatto che le imprese

un ripensamento radicale dei propri processi produttivi,

livelli la sfida ambientale. Avrà notato anche che le atte-

di grandi dimensioni, che ambiscono a clienti industria-

con molti fornitori, se questi aderiscono allo standard,

e che nella LEED ha trovato un passaporto importante

stazioni di questo impegno sono molte, si contano oltre

li o pubblici, e interessa fornitori dei grandi gruppi del

possono evitare di fare controlli diretti, affidandosi alle

per entrare nel mercato americano. C’è il settore della

100 etichette ecologiche, che se da un lato sono prova di

mobile. Tra le pochissime aziende certificate EMAS pos-

verifiche dei certificatori.

rubinetteria, che cogliendo l’opportunità di normative

grande vitalità, dall’altro sono l’evidenza di un percorso

siamo ricordare ad esempio Vastarredo, che a Vasto

La limitata fortuna di ISO ed EMAS si deve anche alla

stringenti sulla potabilità dell’acqua che hanno messo al

appena avviato in cui nel mercato di riferimento c’è an-

(CH) produce arredi per la scuola, ma anche Lasa Idea

scarsa aderenza di questi standard alle caratteristiche

bando sostanze tossiche come il piombo, ha sviluppato

cora scarsa cultura sul tema da parte di tutti gli attori:

di Monteriggioni (SI) specializzata in mobili da bagno, e

delle imprese del settore, di rado ascoltate con attenzio-

tecnologie e standard ambientali innovativi che hanno

le imprese nelle due dimensioni di acquirenti di marchi

Nicoline Salotti di Altamura (BA). Tutte queste azien-

ne e senza pregiudizi. Per esempio Ecolabel nel legno/

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79


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

arredo prevede due declinazioni, a seconda che si tratti di

In realtà ci sono marchi ai quali il settore riconosce una

consumatori, è la certificazione di prodotto più diffusa in

compiuto dall’associazione nordamericana dei produtto-

pavimenti in legno (2010/18/EC) o mobili (2009/894/

efficacia in termini di competitività soprattutto per il loro

Australia. Oppure la certificazione CCC (China Compul-

ri di mobili per ufficio e collettività (BIFMA/Level).

EC): in quest’ultimo caso il marchio si applica esclusiva-

potere di accreditamento verso mercati esteri. Tra questi

sory Certification): introdotta con l’adesione della Cina

Ovviamente, visto il ruolo del LEED nel mercato, uno de-

mente ai prodotti realizzati almeno per il 90% da legno

c’è il sistema LEED® [11]. Lo standard, pur certificando

all’Organizzazione Mondiale del Commercio è necessa-

gli obiettivi prioritari della FEMB è ottenere un ricono-

massiccio, e nei quali il peso totale dei materiali diversi

gli edifici, riconosce crediti a tutti i prodotti che possono

ria, per numerose categorie di prodotti (le lampade, ad

scimento del proprio schema di valutazione come paral-

dal legno non superi il 10% del prodotto finito, imponen-

concorrere alla loro sostenibilità, anche i mobili. Interes-

esempio) per entrare nel mercato cinese. Da segnalare

lelo al BIFMA/Level per l’ottenimento di crediti LEED.

do limiti all’uso di sostanze inquinanti e test di durata.

sante osservare che i crediti vengono riconosciuti anche a

che molte aziende incontrano ostacoli considerevoli du-

Anche a livello nazionale si lavora alla costruzione di un

Queste caratteristiche, soprattutto quelle sulla composi-

prodotti dotati di alcune specifiche certificazioni ricono-

rante il processo di certificazione, dovuti in particolare

marchio idoneo per il settore. Qualche anno fa la Fede-

zione delle materie prime, tagliano fuori, di fatto, il gros-

sciute dallo schema. Come Cradle to Cradle (dedicata

alla complessità dello standard e agli alti costi da soste-

razione Italiana delle Industrie del Legno, del Sughero,

so della produzione. Ed è per questo che, in un settore

alla provenienza delle materie e al loro destino), FSC ,

nere per ottenerlo (alcune verifiche, ad esempio, vanno

del Mobile e dell’Arredamento (Federlegnoarredo)

sensibile alle questioni ambientali e alle certificazioni,

Greenguard; oppure ci sono i pilot credit riconosciuti

fatte direttamente in laboratori cinesi). Di fatto siamo di

si è associata all’iniziativa promossa dalla rete CARTE-

Ecolabel non è riuscita ad imporsi. Recentemente sono

ai mobili certificati BIFMA/Level: certificazione sta-

fronte ad una barriera doganale implicita.

SIO[12] in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo

stati approntati nuovi criteri, meno restrittivi degli attua-

tunitense che valuta il grado di sostenibilità ambientale

Anche a livello europeo si sta lavorando ad un marchio

Economico e con il Ministero dell’Ambiente, finalizzata

li, ma comunque di difficile applicazione.

e sociale dei mobili da ufficio, al momento l’unico rico-

specificamente dedicato all’arredo da ufficio, che pro-

a dare vita ad un marchio ambientale Made green in

È evidente, in questo caso, un grande deficit nella di-

nosciuto da LEED per questa mobilia. Se consideriamo

durrà le prime certificazioni entro la metà del 2016. La

Italy utilizzabile per tutti settori. Nella sperimentazio-

scussione internazionale inerente alle caratteristiche

che questa certificazione rappresenta un necessario pas-

FEMB (Federazione europea produttori di arredo per

ne di questo standard sono state coinvolte numerose

dell’Ecolabel. Anche a fronte di una domanda italiana

saporto per entrare nel mercato statunitense che i prin-

ufficio) ha praticamente concluso la definizione di un

aziende: purtroppo il progetto naufragato si è fermato a

interessata e informata, questi schemi non hanno sapu-

cipali studi di progettazione internazionali fanno riferi-

sistema di valutazione e di certificazione del grado di

pochi passi dalla conclusione. Oggi il progetto è tornato

to cogliere le esigenze del settore in queste condizioni di

mento a questo standard, e che già oggi la certificazione

sostenibilità dei prodotti. L’obiettivo dell’iniziativa, in

in campo grazie alle “Disposizioni in materia ambientale

mercato. Relativamente alla scarsa diffusione vero è an-

LEED muove oltre 3 miliardi di euro di cantieri solo in

sintesi, è quello di definire un marchio di sostenibilità di

per promuovere misure di green economy e per il conte-

che che, a differenza di altri settori, il legno-arredo non

Italia, è spiegato il successo di questo standard.

prodotto, promosso dall’industria e non dalle istituzioni:

nimento dell’uso eccesivo di risorse naturali” (legge 28

ha potuto beneficiare di leve come le misure semplifica-

Se il LEED favorisce il mercato USA, per le imprese che

basato su un’ampia gamma di criteri e riconosciuto nei

dicembre 2015, n. 221, Gu 18 gennaio 2016 n. 13).

tive degli iter burocratici, ad esempio l’allungamento dei

guardano ai mercati australiano e cinese si rileva una dif-

principali mercati del mondo, tale da ridurre alle aziende

Ci sono poi, ovviamente, le certificazioni principe dedicate

tempi di validità delle autorizzazioni pubbliche legate

fusione in Italia di GECA (Good Environmental Choice

l’onere legato alle diverse certificazioni nazionali. Il pun-

alla materia prima, che vuol dire legno da foreste gestite in

ad EMAS e a ISO 14001.

Australia): Ecolabel multi settore, molto noto anche tra i

to di partenza per i lavori FEMB è stato il lavoro parallelo

modo responsabile e sostenibile: FSC® e PEFC, sempre

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®

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2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

più richieste dai mercati internazionali. La deforestazio-

ai divani Moroso, includendo tutti gli anelli della filiera:

ai diversi metodi impiegati per valutare le emissioni: me-

che, fra l’altro, è stata la prima azienda ad attivarsi per

ne e l’utilizzo indiscriminato delle risorse hanno destato

dalle imprese del taglio e della piallatura (Segheria 3B,

todo della camera, di piccole dimensioni o meno, metodo

sviluppare le linee guida per la categoria di prodotto rela-

nell’opinione pubblica l’attenzione verso prodotti che

Mattellone, Segheria Fabbro, per fare solo alcuni

della gas analisi, metodo del perforatore. Peraltro sia per

tive ai tavoli (Product Category Rules, PCR) per le relative

garantiscano la tutela delle foreste e delle specie animali

esempi) alla produzione di fogli per le impiallacciature

la F*** giapponese che per CARB, i valori devono essere

Dichiarazioni Ambientali di Prodotto.

che le abitano. E le aziende hanno risposto: le certifica-

(Zorzenone, Curvarredo, Italcurvati, Curwood),

certificati da un ente terzo riconosciuto dalle autorità nel

Una dinamica interessante che potrebbe sempre più in

zioni PEFC e FSC sono diffuse nel settore, anche se non

agli elementi per sedie, tavoli e mobili (Petruzzi-2,

primo caso, dal California Air Resource Board nel secon-

futuro stimolare nella filiera italiana una domanda di

ancora in modo capillare. Sono, infatti, circa 200 le im-

Faggiani, Torneria Friulana Piani).

do. In questa complessità potrebbe mettere ordine il co-

marchi ambientali è legata al ruolo dei grandi player del

prese del mobile che in Italia hanno ottenuto la certifica-

Oltre alla materia prima, altro tema sotto i riflettori (so-

mitato tecnico ISO/TC 89, che, al momento, ha adottato

mercato sia pubblici che privati. Le certificazioni posso-

zione della Catena di Custodia FSC o PEFC.

prattutto dei legislatori, meno dei consumatori e dei pro-

solo una serie di norme sui metodi di prova.

no essere un lasciapassare per entrare nel mercato degli

In Italia le grandi aziende del settore, quelle che scom-

duttori), è quello delle emissioni di formaldeide .

I limiti insiti negli schemi più autorevoli hanno portato

acquisti verdi nella Pubblica Amministrazione. Il GPP

mettono sulla qualità a 360 gradi (dalla materia prima

Composto cancerogeno caratterizzato da grande volati-

alcune aziende a dare vita a iniziative spontanee o a speri-

- Green Public Procurement, regolato da linee guida a

al design) hanno puntato anche sul legno certificato:

lità, è presente nelle colle impiegate nei compensati, nei

mentare percorsi di applicazione di standard internazio-

livello nazionale ed europeo (linee guida che finiscono

Foppapedretti, ad esempio, lo ha scelto per la sua

pannelli, nell’MDF. I limiti imposti alle emissioni di for-

nali.

con l’orientare non solo gli acquirenti pubblici ma anche

collezione Trax (standard FSC ), Riva 1920 selezio-

maldeide per questi prodotti variano da paese a paese:

Saviola Holding, ‘inventore’ del marchio Pannello Eco-

altre centrali d’acquisto) costituisce un discreto driver

na solo fornitori di legno massello certificati alla Forest

quelli europei sono diversi (più restrittivi per alcuni pro-

logico (fatto interamente da legno riciclato) e di Pannello

per le certificazioni: prevedono infatti riferimenti (impli-

Stewardship Council (FSC ). Non solo singolarmente.

dotti, meno per altri) da quelli degli Stati Uniti, comples-

Ecologico Leb, pannello di legno riciclato con emissioni

citi) alle certificazioni come FSC®, PEFC, Ecolabel, ma

ASDI, il Distretto della Sedia del Friuli Venezia

sivamente allineati alla California, dove viene adottato

di formaldeide inferiori anche alla severa normativa giap-

anche Nordic Swan. Stimolano, dunque, le aziende ad

Giulia, dopo aver spinto le singole aziende a certificar-

il regolamento ACTM-Airborne Toxics Control Measure

ponese. Marchio impiegato, ad esempio, dall’azienda ita-

aderire a tali standard per poter avere la Pubblica Ammi-

si, ha anche avviato un progetto – Green District – per

emanato da CARB - California Air Resource Board; e

liana di arredamento per ufficio Faram, dalle cucine Er-

nistrazione tra i propri clienti. Col limite non irrilevante

certificare la filiera del distretto. Un’esperienza inedita in

sono diversi da quelli della Cina e da quelli del Giappone,

nesto Meda, dalle camere da letto Moretti Compact e

(che abbiamo già segnalato) che alle regole fissate non

Italia, e forse nel mondo: in genere le certificazioni sono

che nella classe più restrittiva indica valori più bassi di

dal citato Arredamenti Cesar. Saviola, inoltre, è anche

fanno seguito i controlli: se un’amministrazione non ri-

singole, quella multisito avviata con successo dall’ASDI

tutti gli altri paesi. Questo quadro frammentato compor-

l’artefice dell’applicazione della certificazione FSC® ai

spetta le indicazioni in materia di forniture green non

è un’esperienza pioneristica. E di successo: 58 le aziende

ta, evidentemente, delle difficoltà per i produttori. Legate

pannelli 100% recycled. Fino alla prima sedia certificata

viene sanzionata e costretta a tornare sui propri passi.

della filiera certificate FSC® e (27 casi) anche PEFC. Dai

non solo alla differenza delle soglie richieste, ma anche

EPD made in Treviso, che porta la firma di Arper, azien-

Mancanza che pesa su produttori certificati e sulla stessa

brand Domitalia, Livoni, Tonon, Riccardo Rivoli,

alla mancanza di correlazioni ufficiali tra l’una e l’altra; e

da pluripremiata che oggi ha 5 sedute certificate EPD. E

diffusione delle certificazioni.

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[13]

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2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

Se nell’agroalimentare la Gdo orienta i mercati e i for-

ca un terzo delle imprese dichiara di avere almeno una

Caesar offre oggi in catalogo 30 collezioni certificate; e

tutela della salute e anche per il risparmio idrico. A fissa-

nitori, quello stesso ruolo, nel legno-arredo, può es-

certificazione ambientale di prodotto e più della metà di

poi Keope Contract, Ceramiche Castelvetro, Collini

re le regole in Europa sono la Direttiva 98/83/CE DWD

sere attribuito ai big player privati. Come le grandi

produrre linee di prodotti che contribuiscono al punteg-

Valentino e Mario di Osoppo (UD), Marazzi Group,

(Drinking Water Directive), e in Italia il DM 174/2004.

catene alberghiere. O come Ikea, che ha realizzato un

gio LEED. In particolare sono 29 i marchi commerciali

Ceramiche Rondine, Ceramiche Gardenia Orchi-

Proprio in Europa nasce un marchio dedicato alla rubi-

proprio schema (che include criteri anche ambientali)

che si fregiano della certificazione Ecolabel e 38 le azien-

dea, Casalgrande Padana, Panariagroup, Marca

netteria: European Water Label. Sistema volontario

di cui chiede il rispetto a tutti i suoi fornitori (e l’I-

de che possiedono prodotti LEED compliant.

Corona. E EMAS: come Casalgrande Padana, Coem,

di etichettatura nato in Europa ma impiegato anche in

talia è il terzo Paese tra quelli fornitori dell’azienda

Come per il legno, anche nel ceramico la certificazione

Cooperativa Ceramica d’Imola, Ceramiche Gardenia Or-

Israele, Russia, Svizzera, Turchia, Norvegia e Ucraina,

svedese). Per la formaldeide, ad esempio, lo standard

LEED, con i prodotti che danno punteggio per ottenere

chidea, Panariagroup, Rondine. Questa diffusione rispet-

ha lo scopo di informare i consumatori sul consumo

IOS-MAT Ikea ha assunto i limiti della legislazione

il marchio (LEED compliant), è fattore determinante per

to ad altre filiere va legata alla dimensione delle imprese,

di acqua di rubinetti, valvole e docce. Ideata dal CEIR

californiana, in particolare anticipando l’applicazione

l’export e quindi molto diffusa. Non a caso Confindu-

tutte molto grandi; alla complessità dei processi produt-

(Associazione europea produttori valvole e rubinetti),

del regolamento CARB 2, con un effetto traino anche

stria Ceramica è membro di GBC Italia, il Green Building

tivi, anche dal punto di vista della gestione ambientale,

in collaborazione con FECS (Federazione europea che

sul mercato europeo.

Council che rilascia le certificazioni degli edifici LEED.

che rende quindi molto utile l’adesione a standard di si-

promuove gli interessi dell’industria delle ceramiche sa-

Dal mobile alla ceramica: un settore che sulla sosteni-

Le ceramiche in gres Caesar, quelle Marca Corona, i

stema; a produttori che non disdegnano le grandi com-

nitarie), EDRA (Associazione europea dei distributori e

bilità ambientale ha ricostruito la propria leadership in-

prodotti Refin Ceramiche, e poi Iris Ceramica, Ca-

messe, anche pubbliche.

dei retailer) e FEST (Federazione europea dei distributo-

ternazionale. L’impegno è a tutto campo: dal riciclo quasi

salgrande Padana, Keope Contract, Ceramiche

Dalle piastrelle ai rubinetti: anche in questo campo le

ri idrotermosanitari), questa etichetta mostra il volume

totale dei reflui, al recupero di scarti di altre produzioni,

Rondine, Cooperativa Ceramica d’Imola, Emil-

norme hanno spesso avuto effetti catalitici sull’innova-

d’acqua che consumerà il prodotto se installato corret-

alle caratteristiche green in fase di consumo (la durabili-

ceramica, Ceramiche Gardenia Orchidea: tutte

zione e la competitività delle imprese. Parliamo di leggi

tamente. Le performance del prodotto vengono espresse

tà delle piastrelle, la riciclabilità, resistenza, l’igiene), ai

imprese (e sono solo esempi tra i tanti) che offrono cera-

non propriamente ambientali, come quelle sulla salute,

in litri al minuto attraverso un’etichetta molto chiara,

processi di dematerializzazione (le piastrelle di 3mm, ad

miche conformi alla certificazione LEED.

che hanno però anche effetti ambientali nei diversi set-

con bande colorate progressivamente dal rosso al verde

esempio). In questo quadro, le certificazioni ambientali

Ma quello della ceramica è un settore in cui hanno at-

tori produttivi coinvolti. Parliamo, in particolare, della

(in tutto simile a quella energetica, molto efficace, per

hanno avuto un ruolo chiave. Non è un caso, quindi, che,

tecchito meglio anche schemi meno fortunati in altri set-

legge californiana che nel 2010 ha imposto l’utilizzo di

gli elettrodomestici). I dati sono auto-dichiarati dai pro-

se ci limitiamo ai distretti emiliano-romagnoli (che rea-

tori. Non solo la ISO 14001, che è prassi per le imprese

rubinetterie con limitato contenuto di piombo. Poiché la

duttori e monitorati da verifiche indipendenti. Tra i pro-

lizzano il 90% della produzione nazionale, e dove accanto

ceramiche, ma anche marchi come Ecolabel: possono

California fa da traino sul resto di paesi della federazione,

dotti Made in Italy certificati European Water Label

ai produttori di piastrelle è rappresentata l’intera filiera

vantarlo alcuni prodotti Concorde, primo gruppo cera-

e siccome gli Usa sono un mercato ambito, anche l’Euro-

possiamo ricordare una serie di rubinetti Idral, e quelli

dei fornitori di materie prime, tecnologie e servizi), cir-

mico italiano certificato Ecolabel, che con Ceramiche

pa si è mossa in questo senso cercando soluzioni per la

della Rubinetteria Roca. Marchio molto efficace, non

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2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

2.3. AUTOMAZI0NE

ha avuto tuttavia la meritata diffusione tra i consumatori

plessi, anche perché non tarati rispetto alla specificità e

(anche per la scarsa attenzione concessa, soprattutto in

alla dimensione medio piccola delle imprese del settore,

Italia, ai consumi di acqua).

con qualche eccezione (es: ceramica). Sono mancate nel

In conclusione il settore esprime una domanda (da parte

settore leve, come incentivi o alleggerimenti burocratici,

delle imprese), anche se non ancora evoluta, di marchi

che in altri ambiti hanno favorito la diffusione di questi

ambientali in grado di accrescere il valore delle proprie

strumenti. Infine il mercato finale non attribuisce ancora

produzioni. A fronte di questa domanda l’offerta è an-

un premium price ad un prodotto certificato non ricono-

cora troppo frammentata, ricca di prodotti che rispon-

scendone ancora un valore. All’orizzonte ci sono inizia-

dono ad esigenze specifiche soprattutto in termini di

tive interessanti (da quelle di singole associazioni, come

Quello dell’automazione è un settore produttivo molto am-

se dove gli spazi edificabili hanno costi molto elevati.

accreditamento rispetto ai mercati di interesse, siano

la FEMB, alle nuove certificazioni in arrivo, PEF e OEF)

pio e notevolmente diversificato al suo interno: si va dalle

Il carico ambientale della produzione di macchine utensili è

acquisti verdi o mercati esteri. Relativamente ai sistemi

ma molto resta da fare perché le certificazioni ambientali

macchine per lavorare il legno ai veicoli delle metropolitane.

piuttosto limitato. Se escludiamo la gestione di oli idraulici e

di gestione ambientale, i più noti risultano troppo com-

possano diventare driver diffusi dello sviluppo.

Ogni settore dell’automazione ha caratteristiche specifiche e

lubro-refrigeranti, regolata da norme di legge; se consideria-

specifiche performance ambientali. In particolare, è dall’im-

mo che la materia prima, soprattutto acciaio e alluminio, è

piego del prodotto (che si tratti di un’automobile o di una ca-

spesso riciclata; che la durata in uso dei macchinari è elevata

tena per imballaggi) e dal settore in cui viene impiegato che

(in media 12 anni); che il materiale che compone la macchi-

discendono le performance ambientali ambite o richieste.

na è riciclabile a fine vita, allora proprio l’utilizzo di energia

L’industria mondiale delle macchine utensili, di cui ci

rappresenta il maggiore carico ambientale della produzione

occupiamo, inizia a prendere coscienza della proble-

di macchine utensili. Nonostante ciò, quelle meccaniche di

matica ambientale nei primi anni Duemila quando, in

solito non sono imprese energivore: si stima che, in media,

occasione della fiera JIMTOF tenuta in Giappone,

i costi relativi a questa componente oscillino tra il 5 e il 20%

per la prima volta vengono alla ribalta macchine più

del costo totale di produzione, a seconda del segmento della

piccole e meno energivore. La riduzione dei volumi

meccanica che si considera. Per questo nel database Accre-

delle macchine, in particolare, era giustificata dalla ne-

dia delle aziende con sistema di gestione certificato, nella

cessità di ridurre lo spazio utilizzato dall’industria, in

categoria Macchine ed apparecchiature, non troviamo im-

particolar modo in un contesto come quello giappone-

prese certificate ISO 50001. Le esigenze di risparmio ener-

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2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

getico investono, quindi, soprattutto la fase di impiego della

certificazione d’eccellenza rispetto ai competitor.

questo settore, bisogna tener presente anche che la mecca-

con Barilla e Vattenfall, azienda svedese produttrice di ener-

macchina, non tanto la sua produzione.

Si certificano per EMAS grandi imprese come la Ansaldo,

nica, in particolare quella di precisione fornitrice del settore

gia elettrica, le uniche tre imprese al mondo a far certificare

Il Technical Committee 39 dell’International Standards Orga-

la SCM di Rimini, (1700 addetti) che producono macchi-

automotive, esporta molto, soprattutto verso grandi azien-

gli interi processi con questo schema.

nization, la Commissione ISO che si occupa degli aspetti con-

nari per il legno; la Fabio Perini di Lucca, multinazionale

de. E le grandi aziende selezionano i fornitori anche su base

A fronte della mancanza di uno schema dedicato al settore, in

nessi alle macchine utensili, ha di recente lavorato sull’analisi

Made in Italy leader nella fornitura di macchinari e servizi

ambientale, servendosi, come discrimine, tipicamente della

Italia UCIMU (Associazione dei costruttori italiani di mac-

dell’efficienza delle macchine, creando un background per le

di trasformazione e confezionamento del tissue; Mondial

ISO 14001. Un sistema di gestione ambientale, infatti, vie-

chine utensili) si è fatta promotrice di un progetto, Blue Phi-

successive norme della serie ISO 14955. Ma questo lavoro

Group nel campo della refrigerazione commerciale; e poi

ne considerato anche come strumento di assicurazione del

losophy, che promuove affidabilità commerciale, massima

riguarda proprio la fase dell’utilizzo (“during the use stage”).

Meccanotecnica Umbra, che realizza tenute meccaniche

business: limita fortemente il rischio di sospensione dell’at-

attenzione alla sicurezza, cura del cliente e sostenibilità am-

Molte aziende, invece, hanno una certificazione ISO 14001.

ed è specializzata nei settori automotive ed elettrodomesti-

tività (e quindi delle forniture) legato a procedure ammini-

bientale. Le aziende associate UCIMU che rispettano i princi-

Le macchine utensili sono, infatti, il primo settore del Made

ci; ancora Ponzio Sud, 220 addetti, è uno dei leader nella

strative o a incidenti.

pi di questa filosofia e lo dimostrano anche sottoponendosi a

in Italy per numero di ISO 14001. Fatto da legare, probabil-

progettazione, produzione e innovazione dei sistemi in allu-

Poche, ma nella meccanica appaiono anche alcune certifi-

ispezioni plurime, possono impiegare il marchio UCIMU.

mente, non solo ai vantaggi offerti alle grandi imprese da

minio per l’architettura; oppure Fosber, multinazionale del

cazioni EPD. Come quella dall’AnsaldoBreda che, nel

Oggi sono un centinaio le aziende che se ne fregiano.

un sistema di gestione ambientale efficiente, ma anche, e

packaging; Zincol, che con 400 operatori si occupa di trat-

2010, è stata la prima azienda nel settore della produzione

Nella meccanica, dunque, possiamo osservare due fenome-

può essere un fattore determinante, ai vantaggi garantiti in

tamenti protettivi delle superfici metalliche. Ma si certifi-

di materiale rotabile ad ottenere il marchio, per la metro-

ni. Il primo è l’efficacia, per la diffusione delle certificazio-

termini amministrativi. Molte imprese del settore, infatti,

cano EMAS anche imprese più piccole come Metalzinco,

politana leggera MetroBus Brescia. Marchio poi ottenuto

ni, della leva dei vantaggi amministrativi. Il secondo, come

impiegano impianti (come quelli galvanici) che richiedo-

zincatura a caldo e sabbiatura, (42 addetti); Stafer, che pro-

anche per la Metro Roma C nel 2011 e per l’ETR1000 nel

osserviamo dalla nascita del marchio UCIMU, è la presenza

no un’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).

duce componenti per la movimentazione di ogni tipo di av-

2013. Altra EPD è quella ottenuta dalla Nordic Zinc di San

della domanda di una certificazione che possa andare oltre

Una delle principali semplificazioni introdotte per le im-

volgibile (77 addetti); Com Società cooperativa officine

Gervasio Bresciano per i sistemi di zincatura a caldo e verni-

i termini, forse generici, dei sistemi di gestione ambientale,

prese certificate ISO 14001 o EMAS riguarda proprio la

meccaniche, che fornisce componenti destinati al mercato

ciatura a polvere. E, infine, quella dei prodotti Sapi: azienda

che vada oltre gli aspetti genericamente reputazionali: uno

durata dell’autorizzazione integrata ambientale. Il periodo

dell’automotive; Galvanica Nobili, 22 addetti alla croma-

di Nerviano (MI) che dopo aver fatto condurre ad uno spin

standard più calato nella realtà delle imprese del settore,

autorizzativo passa dai 5 anni standard ai 12 previsti per

tura a Marano sul Panaro (MO). E imprese piccole come la

off ENEA e all’Università di Modena e Reggio Emilia una

che colga e valorizzi le sue specificità e le sue qualità. Anche

le imprese ISO 14001 e ai 16 per le imprese EMAS. Nono-

Galv AR che con 13 addetti svolge attività di zincatura, cata-

ricerca LCA su una cartuccia rigenerata Calligraphy – dalla

in questa filiera, una delle più innovative e competitive del

stante ciò, solo l’1% circa delle imprese della meccanica è

foresi, verniciatura a polvere; o la Calder che con 7 addetti

quale è emerso che il toner rigenerato da Sapi ha un impatto

Made in Italy, è dunque auspicabile un cammino ulteriore

dotato di questa certificazione. E ancora meno dell’EMAS:

realizza articoli casalinghi in acciaio inox.

ambientale molto inferiore rispetto al corrispettivo originale

che le certificazioni sul mercato non hanno ancora saputo

richieste dalle imprese che vogliono offrire ai clienti una

Nella fortuna maggiore che la certificazione ISO 14001 ha in

– ha deciso di certificare EPD l’intero processo produttivo;

intraprendere.

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2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

2.4. ABBIGLIAMENTO TESSILE

nel comparto dovuta alla specificità settoriale degli stru-

BG), Tessiture Pietro Radici SpA (Gandino, BG), Radicifil

menti ed una complessità di gestione in un settore com-

SpA (Casnigo, BG), SC Yarnea Srl (Savinesti, Romania),

posto prevalentemente da piccole imprese (l’80% delle

Logit Sro (Hlubany, Repubblica Ceca).

imprese tessili certificate ISO 14001 hanno più di 20

Le altre sono relative a certificazioni di sistema EMAS

addetti). Le imprese della filiera tessile che hanno chie-

a livello distrettuale, interessanti perché hanno per-

sto e ottenuto una certificazione ISO 14001 sono circa lo

messo di superare una barriera di scala insita in questo

0,3% del totale. Mentre quelle che possono fregiarsi di

strumento: sicuramente il progetto IMAGINE (Innova-

un EMAS lo 0,03%. Pur tenendo conto della natura del-

tions for a Made Green in Europe: l’Agenzia per lo Svi-

le imprese italiane – quasi tutte PMI – e di quella dello

luppo dell’Empolese-Valdelsa - ASEV capofila, con la

standard – di sistema, quindi più consono ad aziende di

collaborazione della Scuola Superiore S. Anna di Pisa).

una certa taglia – va sottolineato che rispetto al totale

Il progetto, cofinanziato dall’Unione Europea all’inter-

Il tessile-abbigliamento rappresenta in termini di valo-

del settore e dare garanzie su questi aspetti critici è ormai

delle imprese del settore (diverse decine di migliaia) la

no del Programma Quadro per l’Innovazione e la

re aggiunto e addetti il terzo settore manifatturiero na-

un punto strategico per i produttori, i distributori e per

diffusione è estremamente limitata.

Competitività, ha promosso le certificazioni ambien-

zionale. Negli ultimi anni il settore, misurandosi su una

tutte le aziende della filiera, chiamate a rendere conto del

Tra le esperienze di particolare interesse vale però la pena

tali EMAS ed Ecolabel tra le aziende del sistema moda

dimensione mondiale dei mercati, ha dovuto affrontare

proprio operato in termini di efficienza energetica, ridu-

menzionare alcune case histories: la prima rappresentata

toscano. Ma la portata innovativa del progetto risiede

il confronto con requisiti di sicurezza e qualità dei pro-

zione delle emissioni di CO2, consumi di acqua ed ener-

da Radici Group. Multinazionale italiana che ha pra-

nell’aver promosso e ottenuto l’attestazione ambien-

dotti spesso fra loro incoerenti. Il velocizzarsi dei cicli

gia, sicurezza per il consumatore, monitoraggio della

ticato una integrazione verticale della filiera per il pieno

tale EMAS di distretto quale veicolo per agevolare le

produttivi, gli scenari normativi in continua evoluzione e

catena di fornitura. Le produzioni tessili sono infatti par-

controllo della catena produttiva (in particolar modo nel

Piccole e Medie Imprese interessate all’ottenimento della

le politiche di abbassamento dei prezzi hanno trasforma-

ticolarmente impattanti sia in termini di consumo delle

poliammide) dagli intermedi chimici fino ai tecnopolime-

registrazione EMAS o Ecolabel come singola organizza-

to in una vera sfida il perseguimento di standard elevati.

risorse (in primis acqua) consumo di energia e utilizzo di

ri plastici e ai filati sintetici. Radici Group ha certificato

zione. L’iniziativa conclusasi nel 2012 ha infatti portato al

Parallelamente le richieste sempre più esigenti del con-

prodotti chimici.

ISO 14001 tutti i tasselli della filiera: lato chimica, con Ra-

riconoscimento EMAS il distretto dell’abbigliamen-

sumatore e, in alcuni casi, la diffidenza dei portatori di

In linea con l’andamento delle altre filiere analizzate si ri-

dici Chimica SpA (Novara) e Radici Chimica Deutschland

to di Empoli, quello del tessile di Prato, del concia-

interesse spingono le aziende a rimarcare la propria affi-

scontra una bassa diffusione delle certificazioni più strut-

GmbH (Tröglitz, Germania), settore plastica Radici No-

rio di Santa Croce sull’Arno e del calzaturiero di

dabilità investendo su pratiche di eccellenza. Investire in

turate quali ISO 14001 e EMAS, che pur avendo una larga

vacips SpA e Radici Plastics GmbH (Lüneburg, Germa-

Capannori. Inoltre durante i tre anni di progetto, sono

tecnologie e strumenti per ridurre l’impatto ambientale

diffusione sul mercato scontano una scarsa penetrazione

nia), e settore filati fibre Radici Yarn SpA (Villa d’Ogna,

state oltre 70 le imprese coinvolte in attività di for-

90

91


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

mazione e di supporto sulle certificazioni ambientali,

queste sostanze) è stata la prima conceria al mondo ad

agricoltura biologica e la tracciabilità lungo l’intera filiera.

della moda: leader nel settore dei tessuti a maglia da più

12 le aziende che hanno raggiunto o stanno conseguen-

ottenere la certificazione ISO/TS 14067 sulla Carbon fo-

Da questo punto di vista, come spiega ICEA[14] il merca-

di 40 anni, ha introdotto una gamma di indumenti in jer-

do la registrazione EMAS e l’Ecolabel europeo, 7

otprint di prodotto, con una misurazione che comprende

to italiano è abbastanza vivace. Sono tricolori 95 delle

sey, interlock e felpa, da filiera certificata GOTS. Oppure

le analisi sul “ciclo di vita” dei prodotti tipici dei distret-

l’intera filiera, a partire dall’agricoltura fino al prodotto fi-

imprese certificate GOTS: l’Italia si posiziona seconda

il Cotonificio Albini, che ha certificato GOTS la pro-

ti toscani della moda, valutandone l’impatto sull’ambien-

nito. Le emissioni misurate (10 Kg/mq di pelle la quantità

in Europa, dopo la Germania, e settima al mondo, dopo

duzione di tessuti per camicie; il Lanificio Zignone, in

te, 4 gli studi sui profili ambientali di prodotto,

di CO2 a carico dell’attività conciaria) si sono tradotte poi

paesi che occupano ruoli di primo piano nel settore tes-

attività dal 1968 a Strona, nel biellese, ha un’intera linea

analizzando le caratteristiche di ciascun prodotto rispet-

in attività di ricerca e innovazione per abbattere questo

sile mondiale, come India, Turchia, Germania, appunto,

di prodotti in lana biologica. Ci sono poi aziende piccole

to alla loro sostenibilità ed all’impatto sull’ambiente.

carico. E in diversi progetti di compensazione.

Cina, Bangladesh e Pakistan. Le imprese certificate era-

e giovani come la calabrese Cangiari: filiera totalmen-

Per completezza segnaliamo anche le attestazioni rila-

Più diffuse, anche se non possiamo certo parlare di una

no 12 nel 2005: un tasso di crescita interessante, ma una

te Made in Italy – gestita dalle cooperative sociali del

sciate dal Comitato EMAS (italiano) del distretto cal-

penetrazione capillare, appaiono invece le certificazio-

diffusione ancora molto esigua, limitata ad una nicchia

Gruppo Cooperativo GOEL – e prodotti di fascia alta, re-

zaturiero di Lucca e di quelli conciari vicentino,

ni di prodotto: spinte da una crescente domanda di

molto ristretta di aziende. A queste 95 se ne aggiungo-

alizzati al telaio a mano secondo l’antica tradizione della

toscano e di Solofra.

mercato sempre più attenta a ciò che si indossa, e legate

no altre 24 produttrici di coloranti ed ausiliari tessili che

tessitura calabrese.

Sempre sul fronte della gestione integrata dell’ambiente

soprattutto alle materie prime e alle principali sostanze

hanno ottenuto l’approvazione GOTS di alcune linee di

Accanto ai prodotti biologici, sempre per restare nel

segnaliamo il Progetto Giada nel distretto conciario della

inquinanti o tossiche.

prodotti chimici.

campo delle materie prime, ci sono i filati e tessuti se-

Valle del Chiampo. L’Agenzia Giada, che gestisce il pro-

Nelle materie prime la tendenza più evidente è quella

Nel panorama delle imprese che hanno adottato lo stan-

cond life, frutto di recupero e ritessitura. A livello in-

getto, ha dato un contributo determinante alla stesura

verso un sempre maggiore impiego di prodotti biologi-

dard GOTS per i tessuti biologici ci sono aziende storiche

ternazionale questa possibilità ha registrato una recente

dei Protocolli operativi (PCR) di un EPD per la produzio-

ci. Oggi queste materie prime forniscono un contributo

e di punta come TESEO - Tessitura serica di Olme-

attenzione da parte di importanti brand e retailer (quali

ne della pelle, poi riconosciuto a tre aziende del distret-

non molto superiore all’1% del complesso del mercato

da (nata nel 1926) che produce quattro diverse gamme di

ad esempio Puma, Patagonia, H&M, Mark & Spencer). In

to: Rino Mastrotto Group, Montebello e Gruppo

delle fibre naturali. A riguardo esistono diversi schemi

prodotti bio (organza, satin, crêpe de Chine, georgette).

Italia un’esperienza interessante è il marchio Cardato

Dani.

internazionali di certificazione. I più diffusi sono il Global

E anche nella tintura impiega sostanze e coloranti appro-

Regenerated Co₂ neutral, nato nel 2008 grazie alla

Proprio il Gruppo Dani, uno dei protagonisti dell’innova-

Organic Textile Standard (GOTS), il più impiegato (in

vati dallo standard. Proprio a proposito di bachicoltura,

Camera di Commercio di Prato, garantisce l’origine da

zione italiana nel mondo della pelle con la realizzazione

64 paesi, con 3663 certificati nel 2014) e Organic Con-

ICEA ha da poco pubblicato il disciplinare per la gelsicol-

lana rigenerata, la lavorazione pratese, e la compensa-

di pelli conciate senza cromo ed esenti da metalli pesanti

tent Standard (OCS), che sostituisce gli standard Organic

tura e bachicoltura biologica, approvato dal Mipaaf.

zione delle emissioni in fase di produzione. Esperienza

(secondo le indicazioni della normativa ISO 15987, che

Exchange Blended e Organic Exchange 100. Entrambi ri-

C’è poi il Gruppo Dondi, azienda modenese che serve

interessante soprattutto per i contenuti – ha consentito

fissa sotto allo 0,1% la somma massima consentita di

guardano la validazione del contenuto di fibre naturali da

un mercato mondiale e rifornisce diversi grandi brand

una nuova valorizzazione della lana cardata di Prato, tec-

92

93


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

nica che ha visto i suoi albori nell’’800 – e per essere nata

se che hanno scelto, per valorizzare i prodotti tessili otte-

all’impiego di prodotti chimici pericolosi per la salute

primo produttore di chiusure lampo Made in Italy (OE-

in un distretto, quello pratese, fortemente colpito dai

nuti da materie riciclate, garantendone la tracciabilità in

umana e per l’ambiente. Per capire la criticità del tema

KO-TEX® Standard 100).

cambiamenti imposti dalla globalizzazione. Da questo

tutti i passaggi della filiera produttiva, lo standard Glo-

basti pensare che, a fronte di una produzione mondiale

A questi schemi, a livello globale se ne aggiungono altri,

marchio si arriva, nel 2014, al Cardato Recycled. Non

bal Recycling Standard (GRS). Tra le prime imprese

di fibre tessili pari a 60 milioni di tonnellate, vengono

come bluesign®: marchio indipendente nato in Sviz-

più solo riciclo e compensazioni di carbonio, come pri-

italiane certificate in base al GRS c’è chi produce tessuti

consumati 6 milioni di tonnellate di prodotti chimici. Un

zera nel 2000 con lo scopo di creare una certificazione

ma: nel nuovo standard (realizzato con la Scuola Supe-

con cardati di lana riciclata, come il citato Lanificio Fia-

quarto di questi serve per i processi di finissaggio, il resto

di sostenibilità socio-ambientale che coinvolgesse tutta

riore Sant’Anna di Pisa, fondato su criteri conformi alla

schi. C’è chi realizza tessuti denim in cotone riciclato,

per la tintura e il pre-trattamento della fibra.

l’industria tessile, dalla chimica applicata alle materie

metodologia PEF - Product Environmental Footprint, e

come la milanese Candiani SpA, che fornisce le marche

®

Con 150 mila certificati in tutto il mondo, l’OEKO-TEX

prime, alla tecnologia di produzione. Questa certifica-

garantito dall’ente di certificazione internazionale SGS) i

più prestigiose; come pure un’altra impresa lombarda, la

Standard 100 è un sistema di controllo e certificazione

zione si è diffusa soprattutto tra le aziende produttrici di

tessuti e i filati devono essere prodotti all’interno del di-

ItalDenim SpA. Ma c’è anche chi presidia il settore più

indipendente per tutto il mondo tessile (dalle materie

capi di abbigliamento sportivi: a livello globale marchi

stretto pratese, realizzati con almeno il 65% di materiale

a monte, come il Cascamificio Viganò, che recupera

prime, ai semilavorati e ai prodotti finiti in tutte le fasi di

come Patagonia, Nike, Puma e molti altri; e brand della

riciclato e garantire performance sull’impatto ambienta-

gli scarti di lavorazione del cotone (cascami) per rein-

lavorazione) con focus appunto sulle sostanze dannose

chimica come Bayer e BASF. In Italia La Sportiva, ad

le dell’intero ciclo di produzione, incluso il consumo di

trodurli nel ciclo di filatura. Dalle fibre naturali a quelle

presenti nei tessuti. Nato per superare la frammentazio-

esempio, azienda che da ottanta anni in val di Fiemme

acqua a quello di energia.

man made: tra le prime imprese italiane certificate GRS

ne della filiera globale e le differenze tra le legislazioni dei

produce abbigliamento sportivo (certificata anche ISO

Ad oggi possiamo citare tra le aziende che hanno otte-

troviamo Saluzzo Yarns-Sinterama, con la linea di fi-

diversi Paesi, è poi evoluto negli standard Sustainable

14001); Pontetorto, società pratese certificata anche

nuto il primo marchio i produttori di lana Roberto

lati Newlife™, prodotti a partire da una filiera di raccolta

Textile Production (STeP) (di sistema) e Made in

OEKO-TEX® standard 100 che esporta filati (un terzo del

Morganti SrL, Nuova Fratelli Boretti SrL, Gori-

e recupero locale; c’è Sinterama, uno dei leader europei

Green (di prodotto) sempre della famiglia OEKO-TEX®.

totale della produzione) in tutto il mondo è che è appun-

tex Commerciale Snc; i produttori di filati 3C, Fil-

nella produzione di fili e filati di poliestere, che ha certi-

Tra le imprese italiane certificate da OEKO-TEX ricor-

to, specializzata in filati tecnici per lo sport; la bergama-

3, New Mill; i produttori di tessuti Lanificio Nel-

ficato i processi produttivi e il suo filo realizzato al 100%

diamo, ad esempio, le citate Besani e ZIP GDF, poi

sca SITIP, tessuti per l’abbigliamento, anche sportivo,

lo Gori, Lanificio Fiaschi, Lanificio Balli. Invece

in poliestere da riciclo post-consumo; e ci sono i filati in

Rivolta Carmignani, che a Macherio, vicino Milano,

ma anche per i settori più diversi, dai tessuti indutriali a

le aziende che hanno aderito al nuovo marchio

poliammide da riciclo prodotti da Fulgar SpA, leader a

produce da quasi 150 anni biancheria per gli hotel più

quelli velcrabili a strappo per i pannolini (certificata an-

sono la IN.TES.PRA per i tessuti (certificata anche OE-

livello internazionale nella produzione di poliammide e

lussuosi del pianeta (OEKO-TEX® Standard 100 e STeP);

che OEKO-TEX®), la biellese SAFIL, filatura di laniera

KO-TEX) e TREG, specializzata proprio nella lana e nei

di elastomeri ricoperti per tutti i settori tessili.

la comasca Gabel, altro gruppo d’eccellenza della bian-

pettinata e tintura.

filati rigenerati.

Il secondo filone di sviluppo delle certificazioni dedicate

cheria, interamente italiana; la Ditta Giovanni Lan-

Standard di processo, di prodotto, dedicati a diversi

Per completezza si segnalano nella filiera italiana impre-

al mondo del tessile, come anticipato, è quello relativo

franchi, nata nel 1887 come fabbrica di bottoni, oggi

aspetti oppure olistici: orientarsi nel mondo dei prodotti

94

®

95


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

tessili e coglierne i reali impatti ambientali (e sulla sa-

sito al proprio impegno fornendo adeguata documenta-

glia alle imprese che forniscono i prodotti chimici per

definitiva chi acquista (il brand) chiede garanzie scritte

lute) non è cosa scontata, anche se cerchiamo di farlo

zione (tempistica, test di laboratorio, report specifici).

il settore. Proprio da queste imprese sembrano arrivare

sul prodotto, incluse certificazioni o rispetto di requisiti

seguendo le certificazioni. Per questo, ad esempio, Su-

A cascata la richiesta è trasferita dall’azienda ai propri

segnali incoraggianti, come dimostrano alcuni conve-

come quelli indicati da Greenpeace.

stainability-Lab ha elaborato un modello di sintesi,

fornitori al momento di acquisto di filati, tessuti o ac-

gni dell’Associazione di Chimica Tessile e Coloristica,

Accanto ai brand globali, 9 imprese italiane della fi-

che utilizza per valutare e descrivere le imprese della

cessori mediante capitolati tecnici. Il ruolo del commit-

e soprattutto un recente studio di Blumine/Sustainabi-

liera – dalla tessitura serica a quella della produzio-

filiera tessile che vengono poi presentate nel Catalogo

tente diventa quindi quello di selezionare i fornitori ma

lity-Lab: se non sono ancora giunti i risultati auspicati

ne del denim, a quella di bottoni e zippers, dall’ab-

dei Tessuti e degli Accessori Sostenibili, diffuso al Salone

anche di supportarli nello sforzo di adeguare le proprie

(non per tutti i prodotti, come alcuni metalli pesanti e

bigliamento alla stampa di tessuti – e un distretto

internazionale Milano Unica. Una guida, accessibile, per

lavorazioni alle nuove logiche ambientali, in un impegno

i PFC cioè i composti polifluorati e perflorurati nell’im-

hanno aderito alla Campagna Detox, rappresentando

i consumatori e per favorire l’incontro tra i buyer e im-

collettivo di miglioramento continuo. Non sorprendono

permeabilizzazione e nei trattamenti antimacchia dei

l’eccellenza italiana in grado di tenere insieme valori

prese espositrici green.

l’interesse – ma anche la preoccupazione – suscitati da

tessuti) oggi molte imprese garantiscono da una parte

estetici, innovazione e sostenibilità. Iniziamo con la

Oltre ai marchi e alle certificazioni vere e proprie,

questa iniziativa nel settore tessile. Occorre ricordare che

una green list di prodotti che soppianta quelli incrimina-

prima in ordine di tempo, la comasca Canepa, uno

sull’impiego di prodotti chimici pericolosi per la salute

i produttori di semilavorati sono già impegnati al rispet-

ti, dall’altra un intenso lavoro di ricerca per arrivare alla

dei leader mondiali nella tessitura serica; poi Besa-

e l’ambiente un effetto piuttosto rilevante lo ha avuto la

to del Regolamento Reach e godono spesso di proprie

soluzione e guadagnare il primato sui mercati. Accanto

ni, piccola impresa varesina (30 dipendenti, col 40%

recente (nasce nel 2011) Campagna Detox di Green-

certificazioni con le verifiche e le procedure che questo

a più di 50 brand globali (tra cui Nike, Puma, Adidas,

del fatturato in Cina e Usa) specializzata nella pro-

peace: l’associazione ambientalista chiede alle imprese

comporta. Superato un primo disorientamento i produt-

Levi’s, C&A, G-star, H&M e Mango, solo per elencare

duzione di tessuti in maglia in fibre naturali di pre-

della moda di eliminare 11 classi di sostanze chimiche

tori tessili hanno preso in considerazione la possibilità di

i più noti), due grandi firme italiane hanno aderito al

gio, con prodotti già certificati OEKO-TEX® Step. E

utilizzate nelle produzioni (dunque in tutta la filiera),

sottoscrivere loro stessi l’impegno. Per quanto il numero

protocollo di Greenpeace: si tratta di Valentino, Mi-

ancora: Tessitura Attilio Imperiali, nata nell’’800

come coloranti, funzionalizzati o agenti chimici. La

dei sottoscrittori sia ancora irrilevante l’interesse susci-

roglio e Benetton. Proprio i grandi marchi si stanno

nel distretto serico comasco, produce tessuti pregia-

Campagna Detox ha introdotto una modalità del tutto

tato è elevato, anche per il citato effetto sulla filiera dei

dimostrando la chiave di volta di un’azione complessi-

ti per l’alta moda; Miroglio, impresa piemontese di

nuova di certificazione della sicurezza del prodotto e del

fornitori.

va sul sistema tessile: hanno la capacità e la possibilità

grandi dimensioni che si occupa di tessitura, stampa

processo di lavorazione. Non vi sono enti terzi che atte-

Quella di aderire a Detox è una decisione non sempli-

di spingere le aziende produttrici della filiera verso un

e confezionamento; Italdenim, che produce tessu-

stano la correttezza delle affermazioni aziendali median-

ce per le aziende, non essendo ancora disponibili sul

percorso di responsabilizzazione. Possono farlo grazie

ti per jeanseria; Berbrand, impresa lombarda che

te un apposito certificato ma in qualche misura è il si-

mercato soluzioni alternative per tutte le classi consi-

al ruolo che ricoprono nei confronti del consumatore

produce bottoni in madreperla, grazie ad una filiera

stema a controllare se stesso. L’azienda che aderisce alla

derate. Una scommessa, dunque, quella di Greenpeace

finale, e attraverso i capitolati: è lì che oggi si svolge il

internazionale tracciata, dalla raccolta della materia

campagna si impegna infatti a dare visibilità sul proprio

e delle aziende che la sottoscrivono, per dare la sve-

vero patto tra produttori e clienti business, è qui che in

prima (in Asia) alla commercializzazione; e la citata

96

97


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

Zip GFD, seguita dalla bresciana Ditta Giovanni

di parte terza. Dall’altra, indubbiamente, ridimensiona-

Lanfranchi e Gritti Group, altra produttrice di bot-

no il ruolo delle certificazioni ‘classiche’. Certificazioni

toni. Mentre scriviamo altre imprese stanno avviando la

già poco diffuse nel settore: a causa, come abbiamo già

procedura per la sottoscrizione. E recentemente, all’ini-

visto, degli eccessivi carichi organizzativi ed economici;

zio del 2016, Greenpeace e Confindustria Toscana Nord

della mancanza di incentivi che possono arrivare dalle

hanno annunciato l’adesione a Detox di alcune aziende

norme pubbliche; e, in fin dei conti, perché non rispon-

del distretto industriale di Prato, il più importante di-

dono ai bisogni pratici delle imprese. In conclusione,

stretto tessile europeo.

quello dei prodotti d’abbigliamento è un campo fin trop-

Le conseguenze di iniziative come quella di Greenpeace

po ricco di marchi ecologici. L’attenzione del pubblico

stanno ridefinendo il ruolo e la portata delle certificazio-

dei consumatori di prodotti è certamente allertata, ma

ni nel settore tessile. Da una parte queste campagne mo-

ancora troppo poco propensa a fare delle certificazioni

strano una notevole capacità di catalizzare l’attenzione

la leva negli acquisti. Questa è la chiave di volta. E, in

dell’opinione pubblica e sensibilizzarla ai temi ambien-

parallelo, l’offerta di standard di certificazione dovrebbe

tali e alla delicata questione delle garanzie che le imprese

muovere verso una maggiore semplificazione: che signi-

offrono in questo campo. E lo fanno in un modo nuovo,

fica anche maggiore chiarezza e certezza. Solo con queste

gestito dall’interno del sistema produttore-consumatore,

premesse i marchi ambientali potranno diventare un re-

non dall’esterno come le certificazioni e le loro garanzie

ale fattore di sviluppo per il settore.

98

2.5. MARCHI AMBIENTALI E PERFORMANCE ECONOMICHE D’IMPRESA L’IDENTIFICAZIONE DELLE IMPRESE CERTIFICATE E L’APPROCCIO SEGUITO Valutare la possibilità di effetti delle certificazioni am-

Ciò che è possibile, ed è stato l’approccio seguito in

bientali sui risultati delle imprese è una operazione

questo lavoro, è partire dall’archivio delle imprese cer-

complessa, che si scontra con la difficoltà di creare reali

tificate (non ottenibile direttamente ma, come si dirà,

condizioni sperimentali in cui una stessa impresa pos-

mediante alcune elaborazioni articolate), verificarne le

sa verificare contemporaneamente le due condizioni di

performance, e porle a confronto con raggruppamenti

“trattamento” (essere certificata dal punto di vista am-

similari di aziende non certificate. Ciò nell’ipotesi che

bientale) e “non trattamento” (non essere certificata dal

lo status di impresa certificata dal punto di vista am-

punto di vista ambientale)

bientale, anche in virtù del processo stesso della certi-

[15]

.

99


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

ficazione riconosciuta, si caratterizzi in modo distintivo

approntata varie certificazioni, tra cui quelle relative

la presente ricerca) di certificazioni e non su archivi di

nere i codici fiscali ad esse associati, non direttamente

rispetto a un’azienda simile ma priva di certificazione

all’agricoltura biologica: aspetto che influisce in parti-

imprese, necessari, questi ultimi, per effettuare analisi

disponibili e necessari quali chiavi di accoppiamento

ambientale.

colare sulla completezza delle analisi per il settore agro-

sulle performance economiche. In altre parole, una stes-

per il successivo record linkage con registri esterni a

Le certificazioni ambientali prese in considerazione, ca-

alimentare, uno di quelli appartenenti alle “Quattro A”

sa impresa può presentare più di una certificazione tra

quelli delle certificazioni.

ratterizzate da un livello di diffusione molto diversifica-

del Made in Italy.

quelle presenti in elenco. Altro problema da segnalare

Tramite l’incrocio del database delle certificazioni con

to, sono quelle indicate nell’elenco seguente.

Un problema dei dati utilizzati è che questi si basano su

riguarda la copertura dei dati relativi agli standard ana-

registri statistici extra-agricoli di fonte ISTAT è stato

Si tenga presente che, per ragioni che attengono alla la-

archivi (quelli che ci sono stati messi a disposizione e

lizzati. La copertura è integrale per ISO 14001, EMAS,

possibile associare tutta una serie di caratteristiche di

boriosa raccolta dei dati, non sono presenti nella lista

chi siamo riusciti a ricostruire in tempi compatibili con

Ecolabel, FSC , GOTS, STEP, Global Recycle Standad,

impresa alle certificazioni ambientali di partenza.

Organic Content Standard. Parziale per PEFC (di alcu-

C’è un’altra motivazione alla base dell’accoppiamento

ne aziende non è stato possibile reperire dati essenziali

dell’archivio certificazioni con registri esterni, collegata

per agganciare il database delle imprese certificate agli

in modo ancor più rilevante rispetto alle finalità della

altri database) e per gli altri standard (come ad esempio

ricerca: l’associazione alle certificazioni del settore di

l’OEKO-TEX ).

attività economica, operazione che consente di arriva-

L’acquisizione dei dati sulle certificazioni ambientali,

re alle certificazioni associabili a imprese appartenenti

infatti, non è ottenibile direttamente, poiché non esi-

alle “Quattro A” del Made in Italy, obiettivo di analisi di

LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI PRESE IN CONSIDERAZIONE AI FINI DELL’ANALISI CERTIFICAZIONI AMBIENTALI

®

®

BIODIVERSITY FRIEND

RE-MADE IN ITALY - RICICLO MATERIA IN ITALIA

DTP 112 – CEREALI SOSTENIBILI

DM 23/01/2012 - SOSTENIBILITÀ BIOCARBURANTIRANTI

ECOLABEL

ISO 50001

ste un’unica lista di riferimento per le stesse (o me-

questo lavoro.

EMAS - SISTEMA GESTIONE AMBIENTALE

LEAF MARQUE - LINKING ENVIRONMENT AND FARMING

glio, un’unica fonte che le comprenda tutte). Per la

Il perimetro delle “Quattro A” del Made in Italy è stato

EPD - ENVIRONMENTAL PRODUCT DECLARATION

OCS - ORGANIC CONTENT STANDARD

realizzazione della ricerca è stato pertanto necessario

individuato operativamente in base a una selezione di

FOS - FRIEND OF THE SEA

STEP

effettuare una attività di collazione, verifica, corre-

codici manifatturieri a due cifre della ATECO 2007 (la

FSC® - GESTIONE FORESTALE RESPONSABILE

UNI 11233: PRODUZIONE INTEGRATA FILIERE AGROALIMENTARI

zione e integrazione di basi dati di diversa origine,

classificazione delle attività economiche attualmente

GLOBAL GAP - GOOD AGRICULTURAL PRACTICE

UTZ CERTIFIED - CERTIFICAZIONE CAFFÈ

per arrivare a un totale di 23.592 certificati ambien-

adottata in Italia, raccordata con la classificazione eu-

GOTS - GLOBAL ORGANIC TEXTILE STANDARD

MQT - MARCHI QUALITÀ TERRITORIALE

tali, la base di partenza per le elaborazioni descritte

ropea NACE rev.2) come illustrato nello schema a se-

successivamente.

guire. I codici hanno consentito di isolare le imprese dei

ISO 14001

PAS2050 - IMPRONTA DI CARBONIO

Per mettere in relazione le certificazioni ambientali ri-

settori cercati, e ne hanno consentito l’associazione alle

costruite con archivi di imprese, è stato necessario otte-

certificazioni ambientali precedentemente indicate.

PEFC - GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE 100

[16]

101


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

LE ATTIVITÀ ECONOMICHE RICOMPRESE NEI SETTORI DELLE “QUATTRO A” IN BASE AI CODICI ATECO 2007 CODICE ATECO 2007

DECLARATORIA

DISTRIBUZIONE DELLE IMPRESE DELLE “QUATTRO A” PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA – ANNO 2013 SETTORI QUATTRO A

SETTORI “QUATTRO A”

NORD OVEST

NORD EST

CENTRO

MEZZOGIORNO

TOTALE

10

INDUSTRIE ALIMENTARI

1. ALIMENTARE

1. ALIMENTARE

12.636

10.407

9.523

26.526

59.092

11

INDUSTRIA DELLE BEVANDE

1. ALIMENTARE

2. ABBIGLIAMENTO

14.374

14.554

24.256

12.416

65.600

13

INDUSTRIE TESSILI

2. ABBIGLIAMENTO

3. ARREDO

9.736

11.677

8.685

11.189

41.287

14

CONFEZIONE DI ARTICOLI DI ABBIGLIAMENTO; CONFEZIONE DI ARTICOLI IN PELLE E PELLICCIA

2. ABBIGLIAMENTO

4. AUTOMAZIONE

40.295

29.919

15.643

20.469

106.326

TOTALE

77.041

66.557

58.107

70.600

272.305

15

FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN PELLE E SIMILI

2. ABBIGLIAMENTO

23

FABBRICAZIONE DI ALTRI PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON METALLIFERI

3. ARREDO

25

FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN METALLO (ESCLUSI MACCHINARI E ATTREZZATURE)

4. AUTOMAZIONE

27

FABBRICAZIONE DI APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED APPARECCHIATURE PER USO DOMESTICO NON ELETTRICHE

4. AUTOMAZIONE

28

FABBRICAZIONE DI MACCHINARI ED APPARECCHIATURE NCA

30 31

PERCENTUALI DI COLONNA 1. ALIMENTARE

16,4

15,6

16,4

37,6

21,7

2. ABBIGLIAMENTO

18,7

21,9

41,7

17,6

24,1

3. ARREDO

12,6

17,5

14,9

15,8

15,2

4. AUTOMAZIONE

4. AUTOMAZIONE

52,3

45,0

26,9

29,0

39,0

FABBRICAZIONE DI ALTRI MEZZI DI TRASPORTO

4. AUTOMAZIONE

TOTALE

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

FABBRICAZIONE DI MOBILI

3. ARREDO

PERCENTUALI DI RIGA 1. ALIMENTARE

21,4

17,6

16,1

44,9

100,0

2. ABBIGLIAMENTO

21,9

22,2

37,0

18,9

100,0

3. ARREDO

23,6

28,3

21,0

27,1

100,0

dell’Arredo nel Nord Est (28,3%), e dell’Automazione nel

4. AUTOMAZIONE

37,9

28,1

14,7

19,3

100,0

imprese si distribuiscono in modo piuttosto uniforme

Nord Ovest (37,9%).

TOTALE

28,3

24,4

21,3

25,9

100,0

tra le ripartizioni geografiche (si va dal 28,3% del Nord

Per arrivare a verificare le performance delle aziende con

L’universo delle imprese delle “Quattro A” si distribuisce

Ovest al 21,3% del Centro Italia). Si rilevano quote più

complessivamente in un 39% concentrato nell’Automa-

rilevanti dell’Alimentare nel Mezzogiorno (44,9% del to-

zione, 24,1% nell’Abbigliamento, 21,7% nell’Alimentare e

tale nazionale), dell’Abbigliamento nel Centro (37,0%),

15,2% nell’Arredo. Dal punto di vista territoriale queste

102

Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere

103


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

IL PROCESSO DI SELEZIONE DEL COLLETTIVO DI ANALISI

1.600 imprese Aziende “Quattro A” con bilanci 2009 - 2013 certificate

44.623 imprese Aziende “Quattro A” con bilanci 2009 - 2013

certificazione ambientale sono stati utilizzati i dati di bi-

Il primo risultato ottenuto grazie alle operazioni di

lancio riferiti agli anni 2009 e 2013, ottenendo così nu-

analisi e record linkage è la distribuzione delle 2.349

merosità di riferimento consistenti e avendo quindi una

certificazioni ambientali identificate appartenenti alle

possibilità di confronto temporale dei dati per il periodo

1.600 imprese collocate all’interno del perimetro delle

che intercorre tra l’inizio della crisi economica e finanzia-

“Quattro A[18]”.

ria e i giorni nostri.

A livello complessivo[19] l’ISO 14001 concentra tre quarti

Come chiarito nello schema, dalle 272.305 aziende italia-

delle certificazioni delle imprese delle “Quattro A” (nei

ne appartenenti alle “Quattro A” si è passati a 44.623 so-

settori “Non Quattro A” la percentuale è più bassa e pari

per le quali si disponeva di dati di bilancio di con-

a 64,0%), seguita con valori significativi da FSC® - Certi-

fronto tra i due anni considerati. Il passaggio successivo

ficazione di protezione forestale (8,3%) ed EMAS - Siste-

ha riguardato la verifica, all’interno di questo collettivo

ma gestione ambientale (6,9%). Su valori più contenuti si

di imprese extra-agricole, di almeno una certificazione

collocano altre certificazioni quali la PEFC - Gestione fo-

ambientale tra quelle precedentemente elencate. Questa

restale sostenibile (2,4%), la GOTS - Global Organic Tex-

analisi ha portato all’ottenimento del raggruppamen-

tile Standard (2,4%), la EDP - Environmental Product

to-obiettivo di 1.600 aziende.

Declaration (1,1%), l’Ecolabel (1,0%) e la FOS - Friend Of

cietà

[17]

the Sea (0,6%). Essendo alcune certificazioni di specifico interesse per i settori, può essere interessante guardare la classifica

272.305 imprese

delle certificazioni rilevate all’interno dei settori delle “Quattro A”, limitando l’analisi alle prime tre in graduatoria. Nell’Alimentare (si ricordi l’assenza delle certificazioni

Aziende “Quattro A”

dell’agricoltura biologica), l’ISO 14001 rappresenta il 71,2%, seguita dall’EMAS - Sistema gestione ambientale (13,5%) e a distanza dall’EDP - Environmental Product

104

105


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

DISTRIBUZIONE DELLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI* ALL’INTERNO DEL PERIMETRO DELLE “QUATTRO A”

*Rispetto all’elenco precedentemente presentato, non sono state rilevate certificazioni riguardanti Biodiversity,

RE-MADE IN ITALY - Riciclo materia in Italia, MQT-02 MQT-03. - Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su varie fonti

106

44

51

certificazioni ALTRE

ABBIGLIAMENTO 244

8,2%

certificazioni EMAS

AUTOMAZIONE 1.116 certificazioni

5 0,8 %

18%

20

%

certificazioni

9 2,4 %

55

16

certificazioni EPD 3,4%

63

56

certificazioni GOTS

1.031

certificazioni ISO 14001

42

certificazioni ALTRE 49 8% certificazioni % PEFC

11,9%

ALIMENTARE 465 certificazioni

7

331

certificazioni ISO 14001

159

ARREDO 524 certificazioni

5 2,3 %

certificazioni EMAS

certificazioni ALTRE

124

certificazioni ISO 14001

9,4

74,9 8,3 6,9 2,4 2,4 1,1 1,0 0,6 0,3 0,3 0,3 0,3 0,2 0,2 0,2 0,1 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0

certificazioni certificazioni FSC 2,2% ALTRE 0,8% certificazioni EMAS 4,6%

Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su varie fonti

% 30,3

1.760 196 163 57 56 26 23 15 8 8 7 6 5 5 4 3 2 1 1 1 1 1 2.349

10

1,2 %

%

13,5%

ISO 14001 FSC® - GESTIONE FORESTALE RESPONSABILE EMAS - SISTEMA GESTIONE AMBIENTALE PEFC - GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE GOTS - GLOBAL ORGANIC TEXTILE STANDARD EPD - ENVIRONMENTAL PRODUCT DECLARATION ECOLABEL FOS - FRIEND OF THE SEA GLOBAL GAP - GOOD AGRICULTURAL PRACTICE DM 23/01/2012 - CERTIFICAZIONE SOSTENIBILITÀ BIOCARBURANTI UTZ CERTIFIED - CERTIFICAZIONE CAFFÈ GRSC ETS/GHG - CERTIFICAZIONE EMISSIONI ISO 50001 SQR DTP AGROALIMENTARE OCS - ORGANIC CONTENT STANDARD GREEN CLAIM - CERTIFICAZIONE COMUNICAZIONE AMBIENTALE LEAF MARQUE - LINKING ENVIRONMENT AND FARMING STEP UNI 11233: PRODUZIONE INTEGRATA FILIERE AGROALIMENTARI PAS2050 - IMPRONTA DI CARBONIO TOTALE

TOTALE 4 A

24

23

CERTIFICAZIONI

PRIME 3 CERTIFICAZIONI AMBIENTALI RILEVATE PER CIASCUNA DELLE “QUATTRO A”

274

certificazioni ISO 14001

certificazioni FSC 107


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

Declaration (3,4%). Per l’Abbigliamento l’ISO 14001 incide meno rispetto alle altre “A”, ma è sempre in testa (50,8%), seguita dalla GOTS - Global Organic Textile Standard (certificazione specifica di settore, 23,0%) e dall’EMAS (8,2%). Anche nel settore dell’Arredo emerge la certificazione ISO 14001 (52,3%), seguita dalla FSC® - Certificazione di

VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013

VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013

NOMINALE DEL FATTURATO E DELL’OCCUPAZIONE PER LE AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE** E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – VALORI COMPLESSIVI

NOMINALE DEL FATTURATO PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE** E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – SETTORI DELLE “QUATTRO A”

* Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti ** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali precedentemente elencate Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere

protezione forestale (30,3%) e quindi dalla PEFC - Gestione forestale sostenibile (9,4%). Per l’Automazione il peso dell’ISO 14001 diventa quasi totalmente preponderante (92,4%), talché seguono con

Spread +1,5

Spread +3,8

4,0

Spread +3,6 Spread +0,8

Spread +2,9

5,5

3,4

3,5

Spread +4,0

Spread +3,9

Spread +4,2

3,1

2,4

2,2

1,7

1,4

-0,2

-2,6

4,5

Spread +3,3

3,3 1,9

2,0

4,6

Spread +0,9

4,2

valori molto più bassi l’EMAS (4,6%) e la FSC® (2,2%).

I RISULTATI DELLA ANALISI STATISTICHE

* Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti ** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali precedentemente elencate Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere

-2,0 .2,0

0,6

Come anticipato, per misurare il differenziale di perfor-

0,2

mance tra imprese appartenenti ai settori delle “Quattro A” certificate e non certificate dal punto di vista ambien-

certificate

non certificate

tale ci si è basati su rielaborazioni di dati di bilancio di fonte Infocamere.

certificate

certificate

Premesso che l’utilizzo di queste informazioni ha richie-

non certificate

non certificate

sto una laboriosa attività di caricamento, analisi e verifica dei dati di base, il confronto tra imprese certificate e

108

FATTURATO

ADDETTI

alimentare abbigliamento arredo automazione

alimentare abbigliamento arredo automazione

FATTURATO

ADDETTI 109


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

di imprese che esportano è prevalente in una misura su-

non certificate dal punto di vista ambientale fa emergere

a ben +4 punti (derivante peraltro da un segno diverso,

uno spread positivo a favore delle prime, sia in termini di

positivo per le certificate, negativo per le non), e +4,2 per

variazione del fatturato sia di occupazione, nell’intervallo

l’occupazione. Nell’arredamento le imprese certificate

temporale 2009-2013.

dal punto di vista ambientale sembrano dunque contrad-

In particolare, confrontando i due collettivi presi nel loro

distinguersi in modo peculiare rispetto alle performance

complesso emerge una crescita media annua nominale

registrate tra 2009 e 2013.

per le aziende con certificazione del 3,5% tra il 2009 e

Anche l’Abbigliamento si dimostra un settore in cui l’es-

il 2013, a fronte di un dato più basso di 1,5 punti per le

sere certificati in materia ambientale “distingue” rispetto

aziende non certificate (2,0%).

alle dinamiche economiche e occupazionali: i differen-

Passando al dato dell’occupazione, lo spread aumenta

ziali nelle dinamiche 2009-2013 sono infatti pari a +3,6

arrivando a +3,8 punti (differenza tra dato di crescita

punti per il fatturato e +3,3 punti per gli addetti.

delle certificate, pari a 4,0% e quello delle non certificate,

I settori dell’Alimentare e dell’Automazione, pur presen-

Nell’Abbigliamento, sebbene il rapporto tra quota certi-

0,2%), evidenziando effetti occupazionali nell’intervallo

tando sempre differenze positive, sono accomunati da

ficate e quota non certificate sia più basso e pari a 1,47

ancor più elevati rispetto a effetti valutabili invece in ter-

risultati più incisivi dal punto di vista degli “effetti” occu-

(quindi 47% in più), la percentuale di aziende che espor-

mini di risultati economici.

pazionali, con un delta di +2,9 punti nel primo caso e di

tano nel raggruppamento delle certificate arriva a 93,8%.

La certificazione ambientale sembra dunque associar-

+3,9 nel secondo. Per il fatturato gli spread sono invece

Per l’Automazione la quota di imprese esportatrici è

si anzitutto a positivi risultati occupazionali e quindi a

di +0,8 per l’Alimentare e +0,9 per l’Automazione.

dell’85,9% nelle imprese con almeno una delle certifi-

performance di carattere economico. Ciò potrebbe spie-

Come già anticipato, una conferma di questi risultati di

garsi in una maggior propensione alla espansione per le

performance viene da un altro dato: quello relativo alla

imprese con certificazione, aspetto che verrà conferma-

presenza di imprese esportatrici.

to anche dai risultati relativi alla presenza su mercati

In termini complessivi, la quota di imprese che vendono

stranieri.

su mercati stranieri è pari a 86,2% nelle imprese con al-

*Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti

per classi di dimensione d’impresa evidenziano effet-

Si coglie dunque un differenziale positivo per le azien-

meno una certificazione ambientale, mentre è del 57,1%

** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali

ti particolarmente positivi per le società più piccole tra

de certificate, che si presenta particolarmente elevato

nelle imprese appartenenti alle “Quattro A” non certifi-

precedentemente elencate

quelle considerate (fino a 49 addetti), in cui gli spread

per l’Arredo, dove lo spread relativo al fatturato arriva

cate. Il rapporto tra i due collettivi è di 1,51: la presenza

Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere

soprattutto di risultati economici (+4,0), ma anche oc-

110

INCIDENZA % DELLE IMPRESE ESPORTATRICI 2013 SUL TOTALE PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE* E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – SETTORI DELLE “QUATTRO A”

87,4

81,6

do nuovamente un valore migliore per l’Arredo, in cui

85,9

86,2

47,2% delle non certificate, corrispondente a una presenza superiore del 73%. Anche nell’Alimentare la vocazione all’export è significa-

63,9

alimentare abbigliamento

Tra i settori il fenomeno appare distribuito, confermanla quota dell’81,6% delle certificate si confronta con un

93,8

51,0

periore del 50%.

58,8 47,2

arredo automazione certificate non certificate

57,1

tivamente diversa, superiore del 71% e corrispondente a un 87,4% delle aziende certificate contro un 51,0% delle non certificate.

totale

cazioni ambientali precedentemente elencate rispetto a 58,8% delle imprese non certificate, con un rapporto di 1,46 tra il primo e il secondo valore. Tornando ai risultati di performance 2009-2013, i dati

111


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013

VARIAZIONE % MEDIA ANNUA* 2009-2013

NOMINALE DEL FATTURATO PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE** E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – CLASSI DI DIMENSIONE D’IMPRESA

NOMINALE DEL FATTURATO PER AZIENDE APPARTENENTI AI SETTORI DELLE “QUATTRO A” CERTIFICATE** E NON CERTIFICATE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE – AREE GEOGRAFICHE

Spread +0,7

12,1

11,4

Spread +1,5

3,6 Spread +4,0

Spread +1,1

5,1

4,0 1,1

Spread +0,6

Spread +0,6 Spread +1,2

2,9 2,9 2,3

Spread +1,1

4,0

Spread +4,3

Spread +2,8

certificate

4,1

4,7

Spread +4,0

3,8

non certificate

2,9 Spread +3,2

2,1

3,8 3,2

1,3

1,5

Spread +1,7

0,6

-1,5 -0,3-1,5

fino a da 50 a 250 addetti 49 addetti 249 addetti e oltre

4,7

Spread +3,8

-1,1

0,4

0,9 0,2

-1,7

fino a da 50 a 250 addetti 49 addetti 249 addetti e oltre certificate non certificate

FATTURATO

Nord Ovest Nord Est

ADDETTI

Centro Mezzogiorno

Nord Ovest Nord Est

FATTURATO

Centro Mezzogiorno

ADDETTI

*Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti

precedentemente elencate

*Differenze di decimi di punto si devono ad arrotondamenti

precedentemente elencate

** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali

Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere

** Si intendono aziende con almeno una delle certificazioni ambientali

Fonte: elaborazioni Fondazione Symbola su dati Istat e Infocamere

112

113


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

cupazionali (+1,2), sono superiori rispetto a quelli veri-

vi per il Centro Italia per il fatturato (spread di perfor-

ficati per le classi più grandi. Le imprese minori trovano

mance 2009-2013 pari a +2,8), e un po’ più contenuti nel

dunque nel certificarsi un’azione che va nella direzione di

Nord Est (+1,1).

una maggiore capacità di ottenere risultati, ovvero di es-

Per l’occupazione è il Nord Ovest a presentare lo spread

sere più competitivi oltre che resilienti, come dimostrano

più elevato (+4,3), seguito dal Centro Italia (+4,0).

i risultati relativi agli addetti.

Una considerazione specifica merita infine il Mezzogior-

I differenziali positivi proseguono decrescendo nelle im-

no, in cui emerge una capacità di ribaltamento di dati

prese tra 50 e 249 addetti (in cui nuovamente è maggiore

negativi in positivi per le imprese certificate, sia per il

lo spread relativo al fatturato rispetto a quello dell’oc-

fatturato (spread +1,8), sia (verrebbe da dire soprattut-

cupazione: rispettivamente +1,1 e +0,6) per arrivare alle

to) per l’occupazione (+3,1), a testimonianza del fatto che

aziende con 250 addetti e oltre, in cui il delta di perfor-

anche in un’area svantaggiata le imprese che decidono di

mance di fatturato e occupazione appare lo stesso (+0,6).

“alzare l’asticella” certificandosi ottengono risultati po-

La lettura dei risultati territoriali fa emergere effetti in

sitivi per sé e per il proprio territorio, viste le probabili

tutte le aree del Paese, con dati leggermente più positi-

ricadute occupazionali.

114

2.6. UN POTENZIALE INESPRESSO: CONOSCENZA E ATTENZIONE DEGLI ITALIANI PER LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI

[20]

Completiamo il quadro – dopo aver illustrato cosa si

le: il 15% degli intervistati ritiene di conoscerle molto

muove nel Made in Italy e le performance competitive

bene, il 38% di sapere di cosa si tratta e il 25% di aver-

delle imprese che aderiscono alle diverse certificazioni

le sentite nominare. Solo il 19% del campione dichiara

ambientali – investigando il tema dell’effettiva conoscen-

di non averle mai sentite nominare. Si registra una più

za e del profilo d’immagine di questi strumenti, precon-

alta concentrazione di quanti dichiarano di conoscere

dizione necessaria per la loro diffusione tra le imprese.

le certificazioni ambientali tra le persone più mature,

Gli italiani dichiarano di avere una buona cono-

i laureati, i lavoratori e, in generale, tra le persone di

scenza del concetto di certificazione ambienta-

classe sociale elevata; i giovani, sovente ritenuti più at-

115


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY EMAS 8%

PARLIAMO DI CERTIFICAZIONI AMBIENTALI. LEI NE HA MAI SENTITO PARLARE?

almeno una certificazione esistente

tenti, denotano minore familiarità. A livello di percezione emerge quindi una discreta noto-

15%

rietà delle certificazioni ambientali, che vengono sentite come un concetto vicino e familiare. Tale familiarità viene fortemente ridimensionata quando si misura l’effettivo livello di conoscenza del tema. Particolarmente indicative al riguardo sono le restituzio-

3% non indica 19% non le ho mai sentite nominare

ni spontanee circa i marchi di certificazione conosciuti:

almeno una risposta

39%

solo il 39% degli intervistati è in grado di ipotizzare una

78% le conosce

risposta, e di essi circa un terzo (il 15% degli italiani) indica nomi di certificazioni ambientali esistenti. Il resto

25% le ho solo sentite nominare

delle citazioni si suddivide tra sigle che appartengono

risposta generica sulle certificazionir

solo genericamente alla sfera delle certificazioni ambien-

14%

tali, come ad esempio enti di certificazione, e risposte non coerenti col tema, come ad esempio certificazioni di

38% sì, so di cosa si tratta

qualità o di origine. Tra chi dichiara di conoscere molto

25% del totale: la conoscenza risulta quindi estremamen-

15% sì, le conosco molto bene

te superficiale, ed indica più una familiarità generale con il tema piuttosto che un’abitudine alle sigle. Le certificazioni ambientali più conosciute spontanea-

ISO14001 4% EPD 0,7% FSC 0,7% LEED 0,5% PEFC 0,4% AGRICOLTURA BIOLOGICA 0,3% Prodotti Riciclati (ICEA) 0,3% Oeko-Tex Standard 100 0,3% RSPO 0,3% UNI/EN/ISO generico 8% Certificazione ambientale generica 4% Enti&agenzie di certificazione (Arpa, Ispra,...) 2% Certificazioni di origine (CE, DOP,IGP,...) 6%

bene le certificazioni ambientali, la percentuale di quanti indicano correttamente un marchio esistente arriva al

ECOLABEL 4%

61%

nessuna risposta

risposta non coerente

14%

Certificazioni di qualità (ISO 9001,...) 5% Certificazione generica/altro 2% Altre aziende/società/enti 1% Altro 1%

mente risultano essere EMAS, ECOLABEL e ISO 14001,

Base: totale campione 116

che sono le stesse indicate da chi dichiara un elevato livello di conoscenza delle certificazioni ambientali. Tra

QUALI CERTIFICAZIONI AMBIENTALI CONOSCE? INDICHI TUTTE LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI DI CUI HA SENTITO PARLARE. (RISPOSTA SPONTANEA) 117


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

38 34

ISO 14001 14001

26

ISO 50001 50001

22 10 10 10

Certificazione LEED EMAS Casa Clima

7

FSC

6

Global Recycle Standard

5

Global Organic Textile Standard Pannello Ecologico Remade in Italy RSPO

4 4 4

Nessuna Nota: mostrate solo certificazioni con almeno il 4% di citazioni

118

si registra un incremento di conoscenza simile, essendo

L’effettiva familiarità con i marchi appare molto im-

indicata dal 7% del campione in oggetto.

portante per il profilo reputazionale del sistema di cer-

Sebbene si registri una certa difficoltà ad indicare spon-

tificazione, oltre che per i benefici che quest’ultimo può

taneamente il nome delle certificazioni ambientali cono-

apportare al posizionamento dei prodotti. È possibile

sciute, somministrando agli intervistati una lista conte-

prendere ad esempio la misurazione del livello di fi-

nente i marchi più diffusi emerge come alcune sigle, se

ducia riposto nelle certificazioni e negli enti emittenti.

sollecitate, risultino discretamente note. In particolare i

Appare evidente come il livello di fiducia degli italiani

marchi Agricoltura Biologica e ISO 14001 sono conosciu-

non sia particolarmente elevato, soprattutto nel caso

ti da oltre un terzo degli intervistati, seguiti dalle norme

degli organismi di certificazione: il 44% degli intervi-

di standardizzazione ISO 50001 e dal marchio ECOLA-

stati si fida poco o per nulla di questi ultimi. Appare

BEL, che vengono indicati rispettivamente dal 26% e dal

migliore la percezione di affidabilità delle certificazioni,

22% del campione. Il marchio EMAS, che pure risulta il

sebbene anche queste ultime raccolgano una percen-

più noto spontaneamente, raccoglie solo il 10% di cita-

tuale importante di persone che, di esse, si fidano poco

zioni complessive: evidentemente è noto solo ad una nic-

o per nulla (31%). Per entrambe le componenti viene

chia di popolazione, per la quale è assai rilevante il tema

però registrato un incremento rilevante della percezio-

della sostenibilità.

ne di affidabilità tra coloro che denotano una maggio-

simili a quelli di EMAS, essendo entrambe indicate da

Agricoltura biologica

ECOLABEL

circa il 12-13% del segmento, mentre per ECOLABEL non

LA FIDUCIA NEL SISTEMA DELLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI

di essi, però, ISO 14001 raggiunge livelli di conoscenza

QUALI TRA QUESTE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI CONOSCE? INDICHI TUTTE LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI DI CUI HA SENTITO PARLARE.

re conoscenza dei marchi, a conferma del fatto che la familiarità con le sigle sostiene il profilo reputazionale dell’intero sistema.

29

Da rilevare he la fiducia nelle certificazioni ambientali può risentire molto anche di fattori esogeni. Lo scandalo Volkswagen, ad esempio, ha intaccato il loro

119


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

LEI SI FIDA DEGLI ORGANISMI DI CERTIFICAZIONE? INDICHI QUALE LIVELLO DI FIDUCIA RIPONE IN QUESTI ORGANISMI.

CONSIDERANDO NELL’INSIEME TUTTE LE CERTIFICAZIONI DI CUI È A CONOSCENZA, IN GENERALE QUANTO LE RITIENE AFFIDABILI?

3% non sa 6% per nulla

2% non sa 5% per nulla

4% non sa 4% per nulla

38% poco

29% poco

27% poco

2% non sa 1% per nulla 17% poco + 15 punti percentuali

100

55% abbastanza

57% abbastanza

negativamente

49% risponde negativamente

+14 punti percentuali

71% abbastanza 80

8% molto

55% abbastanza

positivamente

53% abbastanza 51% risponde positivamente

28% molto

9% molto

19% molto

60

9% molto

28% altro +11 punti percentuali

65% risponde

7% molto

LA PRESENZA DI UNA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE AUMENTA LA SUA PROPENSIONE AD ACQUISTARE UN PRODOTTO?

17% altro 35% risponde

+ 11 punti percentuali

46% abbastanza

IL VALORE AGGIUNTO DERIVANTE DALL’ADESIONE A UNA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE GIUSTIFICA UN PREZZO PIÙ ALTO (PREMIUM PRICE)?

120

Base: coloro Base: coloro che dichiarano che citano di conoscere spontaneamente almeno almeno una certificazione una certificazione vera

Base: coloro che citano almeno una certificazione esistente

Base: totale degli intervistati

Base: coloro che citano almeno una certificazione esistente

Base: totale degli intervistati

40

Base: coloro Base: coloro che dichiarano che citano di conoscere spontaneamente almeno almeno una certificazione una certificazione vera

121


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

SECONDO LEI, L’ADESIONE A UNA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE MIGLIORA LA PERCEZIONE DEL ‘MADE IN ITALY’?

INDICAZIONI PER IL FUTURO

adempimenti burocratici a cui le aziende devono sot-

Le evidenze emerse delineano un quadro chiaro di quali

mondo delle certificazioni. La difficoltà nel veicolare il

Altre componenti, legate ai benefici che l’adesione a una

siano gli effetti di cui un prodotto potrebbe beneficiare

messaggio di adesione ad una certificazione ambienta-

certificazione ambientale possono apportare al posizio-

in Italia aderendo ad una o più certificazioni ambientali:

le fa sì che l’associazione tra essa e il marchio non sia

namento di un prodotto, mostrano la stessa dinamica:

una maggiore propensione all’acquisto e la disponibilità

immediata.

rispetto al totale degli intervistati, tra chi meglio cono-

al pagamento di un premium price da parte dei consu-

Risulta quindi importante intraprendere azioni di comu-

sce i marchi di certificazione si registra una maggiore di-

matori, oltre che un miglioramento generale della perce-

nicazione legate all’adesione ad una o più certificazioni

sponibilità a pagare un premium price (65%) legato alla

zione del ‘Made in Italy’. Certificarsi può quindi portare

ambientali, non focalizzandosi sul lato dell’offerta, ossia

certificazione, una maggiore propensione all’acquisto di

ad un miglior posizionamento del prodotto nel mercato,

sottolineando la componente burocratica del tema, ma

prodotti certificati e la percezione di una spinta maggior-

contando sulla fiducia di cui godono gli enti di certifica-

orientandole al consumatore, in modo da renderlo con-

mente positiva all’immagine del “Made in Italy”.

zione e il processo di certificazione stesso.

sapevole degli effetti positivi associati al processo di cer-

Tali effetti, che porterebbero a un miglior posizionamen-

Tale potenziale, in Italia, è largamente inespresso a

tificazione: non il meccanismo, bensì i benefici dovranno

to del prodotto sul mercato, sarebbero particolarmente

causa di una generalizzata confusione sul tema presso

essere comunicati in modo credibile.

benefici nel settore agroalimentare, nel chimico/farma-

il pubblico. I consumatori sono convinti di avere una

La comunicazione non dovrà essere centrata sugli adem-

ceutico e nel settore dell’energia. Sono questi i mercati,

discreta familiarità con l’argomento, ma le restituzioni

pimenti a cui un’azienda che intenda certificarsi dovrà

secondo gli intervistati, in cui sarebbe importante l’a-

spontanee di marchi di certificazioni ambientali indi-

sottostare, ma indicare come questi indirizzino il loro

desione a una o più certificazioni ambientali, evidenza

cano l’opposto: tra i pochi intervistati che ipotizzano

operato e, di conseguenza, gli effetti sul loro impianto di

che esce ulteriormente rafforzata tra coloro che indicano

una risposta, la maggioranza cita sigle legate generica-

responsabilità sociale. Siffatta comunicazione permette-

spontaneamente almeno un marchio esistente.

mente all’universo delle certificazioni, come ad esem-

rebbe al cittadino di collocare sulla sua curva di utilità

pio organismi emittenti o certificazioni d’origine. La

il reale valore aggiunto che potrebbe trarre dalla scel-

supposta conoscenza dell’ambito testimonia l’attenzio-

ta di prodotti certificati, permettendo alle aziende ade-

ne e l’interesse all’argomento da parte del consumatore,

renti ad una certificazione ambientale di sprigionare il

ma sembra anche essere legata a non meglio identificati

potenziale positivo ad esse associato. È infatti evidente

patrimonio di credibilità: su un campione di 900 intervistati, il 57% di chi conosce la vicenda afferma che la sua fiducia nelle certificazioni ambientali ne è stata diminuita

25% risponde

32% risponde

negativamente

+7 punti percentuali

75% risponde positivamente

Base: coloro che citano almeno una certificazione esistente

122

negativamente

68%

risponde positivamente

Base: totale degli intervistati

.

[21]

tostare per certificare se stesse o un loro prodotto, delineando problemi di distintività rispetto al variegato

123


2. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E COMPETITIVITÀ DEL MADE IN ITALY

56

Agroalimentare

52

Prodotti chimici/farmaceutici

33

Energia

22

Costruzioni, edilizia e beni immobili

20

Automobilistico

Non sa 124

45

ne e, soprattutto, rendendo evidente al consumatore i

tramite una ancora maggiore propensione all’acquisto e

vantaggi che lui stesso potrebbe avere acquistando pro-

una maggiore disponibilità a pagare un premium price

dotti certificati, è possibile dare una spinta positiva al

per prodotti certificati rispetto al consumatore medio.

posizionamento dei prodotti nel mercato, in particolare

Lavorando in direzione di un incremento di conoscenza

nel comparto agroalimentare, chimico-farmaceutico ed

e di distintività rispetto ad altre tipologie di certificazio-

energetico.

11 7 7

27

Totale Indicano una certificazione esistente spontaneamente

25

13

9

Legno e arredo

Meccanica/Macchine utensili

60

come chi conosce le certificazioni ambientali le apprezzi,

26 26

Tessile e abbigliamento

Elettronica

69

15

Base: totale campione

10 SECONDO LEI PER QUALE TIPOLOGIA DI PRODOTTO È PIÙ IMPORTANTE L’ADESIONE A UNA O PIÙ CERTIFICAZIONI AMBIENTALI? 125


3. CASI STUDIO

CASI STUDIO 126

127


3. CASI STUDIO

3.1. ASDOMAR

[22]

la cui acquisizione definitiva è dello stesso anno. Negli ul-

barbarie. Il progetto Dolphin Safe dell’Earth Island In-

timi anni l’azienda ha inglobato anche i marchi Manzotin

stitute avviato alla fine degli anni ’80 riuscì a fermare la

e De Rica, altri importanti pezzi dell’industria conserviera

mattanza dei delfini. Con l’invenzione dei FAD (Fish Ag-

italiana, con cui sta tra l’altro intraprendendo degli inte-

gregating Devices – Sistemi di aggregazione per pesci) si

ressanti percorsi di sostenibilità.

ovviò al problema della cattura dei delfini sostituendo loro

Per quanto riguarda il pescato, essere 100% sostenibili

oggetti galleggianti sotto i quali i piccoli tonni cercano ri-

vuol dire per Asdomar lavorare soltanto tonni pinna gial-

paro dai grandi predatori. Di fatto però rimase aperto – e

la adulti, che superino il metro di lunghezza e i 20 kg di

lo è tuttora – il problema dei tonni immaturi che vengono

Un vero e proprio “rompiscatole” il tonno Asdomar! Po-

Asdomar ha fatto della sostenibilità la propria bandiera.

peso, pescati su banchi liberi con reti a circuizione; ton-

pescati utilizzando questo metodo. Sotto i FAD infatti si

sizionandosi prima nella speciale classifica di Greenpea-

L’azienda nasce alla fine degli anni ’80 come società di

netti striati solo se pescati a canna, sgombro proveniente

aggregano sia i tonnetti striati che raggiungono i 40-50 cm

ce sulla sostenibilità del tonno, l’azienda può vantare un

distribuzione, ma nell’ultimo decennio è cresciuta in ma-

da zone non sovrasfruttate, e salmone proveniente da un

da adulti, sia tonni pinna gialla immaturi che, se pescati

curriculum di sostenibilità di tutto rispetto. Il primato

niera esponenziale aumentando il fatturato dai 20 milioni

sistema di acquacoltura certificato in Cile. Chi garantisce

prima dell’età adulta – quando si spostano in banchi liberi

nella green list di Greenpeace fa il paio con quello otte-

di euro del 2001 ai 175 attuali. 500 addetti tra contratti

che la materia prima risponda a questi criteri? La certi-

– e della riproduzione, creano un grave danno alla stabili-

nuto nella classifica curata dalla stessa associazione, che

a tempo indeterminato e stagionali tra Italia e Portogal-

ficazione Friend of the Sea (FOS). Nata in Italia un de-

tà dell’ecosistema. La politica di Asdomar è esplicitamente

riguarda la trasparenza in etichetta. La qualità e il rispet-

lo, seconda azienda del mercato italiano tra i produttori

cennio fa, questa certificazione garantisce l’uso sosteni-

contraria all’utilizzo di FAD, come ad altri sistemi che dan-

to che sentiamo ripetere in ogni loro spot pubblicitario

di conserve ittiche, e prima per produzione di tonno da

bile delle risorse ittiche, regolamentando tutta la filiera,

neggino l’ambiente marino e i suoi abitanti, per questo è

non sono slogan di puro marketing, bensì una scelta di

intero (con una quota di mercato del 14% sul totale del

dai metodi di pesca all’etichettatura. Il pesce lavorato in

stata la prima azienda delle conserve ittiche a chiedere che

campo, una dichiarazione d’intenti e insieme una sinte-

mercato delle conserve di tonno), Asdomar deve molto

azienda viene acquistato da fornitori che pescano sol-

un ente terzo verificasse il rispetto del disciplinare FOS.

si dell’operato aziendale. Non è questione di buonismo

al suo attuale presidente che proprio nel 2001 prende le

tanto in zone indicate come idonee dalla FAO, e secondo

Questa certificazione richiede la partecipazione dell’intera

ma di interesse. Lo spiega a chiare lettere il presidente

redini dell’impresa e la trasforma in azienda di produ-

metodi che consentono la tutela del mare e la preserva-

filiera coinvolgendo pescatori, trasformatori e distributori,

Vito Gulli: «La sostenibilità della pesca per noi non è una

zione. Nel 2010, decisamente in controtendenza rispet-

zione delle specie.

obbligati ad assumersi impegni concreti: a partire dall’uti-

tendenza, è una necessità. È nostro primario interesse

to agli sconquassi della crisi globale, decide di costruire

Uno dei problemi maggiori venuto a galla qualche decen-

lizzo di zone non sovrasfruttate, o dalla drastica riduzione

quello di preservare il mare in buona salute attraverso

un nuovo stabilimento ad Olbia investendo 25 milioni di

nio fa riguardava la cattura dei delfini durante la pesca dei

di prese accidentali (ovvero la cattura di esemplari non de-

la pesca sostenibile, per poter preservare il nostro lavoro

euro e dando lavoro a più di duecento persone. A questo

tonni, rivelazione che provocò indignazione nell’opinione

stinati alla produzione). E poi la tracciabilità: Asdomar è

anche in futuro».

si aggiunge lo stabilimento di Vila do Conde in Portogallo

pubblica per l’uccisione di questi animali considerata una

tenuta a garantire che i suoi prodotti – tutti certificati FOS

128

129


3. CASI STUDIO

– siano tracciabili. E che i suoi fornitori si dotino della stes-

percorso per l’acquisizione di ISO 14001 e sta iniziando

del mio prezzo è sostenuto dalla qualità, dalla certificazio-

Una politica di sostenibilità a 360° dunque, che coinvolge

sa certificazione: «Ambiente è una parola larga ma giusta»

quello per la OHSAS 18001. «Forse in futuro si metterà in

ne, dalla pubblicità, è un insieme che deve essere in sin-

anche le altre aziende del gruppo. De Rica ha avviato un

ci dice Gulli «la sostenibilità della pesca ne fa parte. Tutto

cantiere anche la ISO 50001», sottolinea Gulli. Pubblica

tonia». La certificazione ha costituito piuttosto una leva

progetto per il recupero di un seme di pomodoro in grado

ciò che si fa, si fa per l’ambiente e per l’uomo. Non può es-

annualmente il proprio bilancio di sostenibilità e proprio

in più che, unita alla qualità e al marketing, ha consentito

di autorigenerarsi, abbandonato decenni fa perché gene-

serci un ambiente con cui l’uomo non sia in sintonia». La

in relazione alla stesura di questo documento, redatto

all’azienda di arrivare ai vertici, migliorando performance

ra pomodori dalla buccia molto delicata, non in grado

certificazione è stata quasi una strada naturale per l’azien-

secondo le linee guida pubblicate dal Global Reporting

e consapevolezza interna. Proprio al fine di comprendere

di sostenere i lunghi tragitti del trasporto dai campi agli

da, un percorso che non può non essere intrapreso nella

Initiative, l’azienda, assumendo anche su questo fronte

il livello di informazione e di conoscenza, qualche anno fa

stabilimenti di trasformazione. Investendo in impianti

situazione attuale: «Non servirebbero le certificazioni, se

un ruolo di leadership, ha rilevato l’anomalia dei punteggi

l’azienda ha condotto una ricerca interna che ha svelato

di proprietà vicino ai campi di coltivazione, De Rica ha

usassimo solo tonni maturi. L’industria della pesca ha fatto

numerici e non ponderati. La correzione di questa ano-

come, soprattutto tra gli operai, il tema ambientale fosse

eliminato il problema del trasporto, rendendo di nuovo

correre un rischio serio al mare pescando esemplari piccoli

malia è entrata nella stesura delle nuove linee guida GRI,

molto avvertito.

produttiva la piantagione di questi semi. La sostenibilità

e immaturi. Con FOS garantiamo che il tonno non è pesca-

che l’azienda ha già iniziato ad adottare per la stesura del

Al di là delle certificazioni, la scommessa di Asdomar nel

non è qui uno slogan, ma la declinazione di un modo di

to con i FAD». Si tratta di una garanzia per il futuro, per la

proprio bilancio di sostenibilità.

green si gioca anche a livello energetico, ambito nel quale

fare impresa che mette insieme saper fare, rispetto, vi-

continuità della specie. E del business.

Se il consumatore sceglie questa azienda anche per il bolli-

ha avviato un progetto per la cogenerazione a cui ha dovuto

sione del futuro. Saper fare bene oggi per poter lavorare

Già nel 2003 l’azienda aveva abbracciato questa filosofia,

no FOS – che ovviamente non prescinde dalla necessità che

tuttavia rinunciare a causa dell’assenza di metano in Sar-

anche domani. Sempre rispettando le regole, come ga-

applicando la certificazione soltanto ad alcuni prodotti;

il prodotto sia di qualità – i distributori fanno della certifi-

degna, ed ora è impegnata a riprendere le fila del percorso,

rantisce la certificazione SA 8000 che pure l’azienda ha

oggi tutto il pesce lavorato da Asdomar è certificato. E

cazione un valore aggiunto importante. «Senza la certifica-

interrotto qualche anno fa, sul fotovoltaico. Nel frattempo

ottenuto. Un organico per lo più in rosa, con una percen-

poiché spesso anche tra gli addetti ai lavori scarseggiano

zione non sarei diventato quello che sono, cioè la seconda

il 100% dell’energia utilizzata in azienda è certificata verde,

tuale di lavoratrici che supera il 70%, che agisce da attore

competenze specifiche, l’azienda ha condotto degli studi

azienda di lavorazione del tonno. Per noi è stato un elemen-

così come è certificato il laboratorio interno che svolge an-

nella scena aziendale, contribuendo alla buona riuscita

per comprendere quale fosse la dimensione giusta del ton-

to importante, abbiamo condizionato il mercato nella dire-

che analisi per terzi e rappresenta un punto d’orgoglio con

di un marchio ormai diventato familiare ai consumato-

no da pescare. «FOS rappresenta uno snodo importante

zione della qualità, della sostenibilità e della italianità del

centinaia di analisi svolte quotidianamente sui prodotti in

ri. Sono proprio i consumatori, secondo Gulli, i miglio-

in termini di chiarezza, e il fatto che anche i distributori la

prodotto, lavorato completamente in Sardegna».

entrata. «Dovendolo fare bene – confessa il titolare – tanto

ri trainer del cambiamento delle aziende: condizionano

richiedano è segno che si tratta di uno strumento che fun-

Sebbene sia impossibile quantificare il vantaggio diretto

vale farlo benissimo. Per i distributori il nostro laborato-

dal basso, premiando le aziende che ritengono migliori:

ziona, a differenza di altre certificazioni intorno alle quali

derivante da una certificazione, è però significativo segna-

rio è una garanzia, è costoso in termini di macchinari e di

«Se il consumatore finale spinge le aziende che lavorano

si creano business fini a se stessi».

lare che Asdomar, a valle della certificazione, non ha sen-

personale, ma è una garanzia per tutti i nostri clienti, dal

bene, tutto il mercato si adatterà al loro esempio, andan-

Ma Asdomar non si è fermata a FOS. Sta completando il

tito la necessità di innalzare il prezzo dei prodotti: «Parte

supermercato al semplice consumatore».

do nella giusta direzione».

130

131


3. CASI STUDIO

3.2. CAPRAI

[23]

nomiche innovative e sostenibili, che siano utili all’a-

accedere nei mercati. Se in altri Paesi sono riusciti a cre-

zienda e, di nuovo, anche al territorio. Primo obiettivo:

are dei disciplinari per la sostenibilità del vino, in Italia

la riduzione dei fitofarmaci in vigna, il cui utilizzo, in-

siamo ancora molto indietro perché ad oggi non esiste

dispensabile non sempre è evitabile. Farne un uso in-

una certificazione per il vino che ne garantisca la sosteni-

telligente e combattere gli eccessi sono i punti chiave

bilità a 360 gradi» sostiene il titolare.

che hanno spinto l’azienda già nel 2006 a dotarsi di una

Nei primi anni di esplosione del metodo di coltura bio-

macchina irroratrice a recupero, in grado di non disper-

logica, si è creato molto interesse nei confronti di que-

dere sul terreno (e nei polmoni dei contadini) sostanze

sto mondo, come pure verso il biodinamico. Oggi, però

Quando si parla di Sagrantino, inevitabilmente si parla

ro di recupero ha permesso di scovare alcune vecchie

in eccesso rispetto al quantitativo strettamente neces-

l’attenzione all’ambiente è più articolata, spiega Marco

di Marco Caprai. Perché del Sagrantino è stato il rein-

piante di Sagrantino ancora coltivate a livello familiare;

sario alle viti. Proprio dall’esperienza di Caprai, coltiva-

Caprai: non basta non usare pesticidi, se poi, ad esempio,

ventore e l’archeologo, il valorizzatore e il tutore. Il suo

da queste piante è stato prelevato il materiale genetico

tore di collina, nasce un brevetto per il miglioramento

ci si serve di grandi quantità di rame e zolfo, che sono

ingresso nell’azienda paterna è del 1988 ma l’avventu-

necessario per la realizzazione di cloni, selezionati poi

di queste macchine e il loro adattamento ai terreni in

pur sempre metalli che si depositano nei terreni. Oggi,

ra di Caprai inizia più di un decennio prima. Nel 1971

sulla base delle migliori caratteristiche. Un recupero

declivio: il 70% del prodotto irrorato viene recuperato,

soprattutto all’estero, l’idea di sostenibilità ambientale è

l’imprenditore tessile Arnaldo Caprai acquista quaran-

in piena regola che in breve ha dato i frutti sperati con

permettendo un risparmio di tipo economico, una ridu-

diventata più matura, più attenta, senza ignorare la so-

tacinque ettari di terreno a Montefalco, a cui nel tempo

vini apprezzati in Italia e all’estero. Oggi il Sagrantino di

zione dell’inquinamento e il mantenimento della ferti-

stenibilità economica e sociale. E così, oltre al biologico,

aggiunge altri terreni. L’idea di ridare vita a quel vino

Montefalco Caprai è annoverato tra i migliori vini con

lità dei suoli.

si impongono certificazioni di stampo diverso.

che da sempre caratterizza la vita e le tradizioni di que-

riconoscimenti che vanno dai tre bicchieri nella Guida ai

Nella possibilità di fare viticoltura sostenibile Caprai ci

Caprai racconta come nei Paesi del Nord Europa, come

ste zone c’era già, ma sarà poi Marco a concretizzarla

Vini d’Italia del Gambero Rosso all’Oscar del Vino come

crede veramente, per questo da più di un decennio la

anche in Canada, la distribuzione di alcolici sia di fatto

attraverso la collaborazione con istituti di ricerca e pro-

Miglior Produttore assegnato dall’Associazione Italiana

cantina è certificata ISO 14001, ISO 50001, e per lo stes-

monopolizzata da grandi buyer che guidano il mercato

fessionisti agronomi ed enologi. All’inizio degli anni ’90

Sommelier. Questa avventura, però, non si limita alla

so motivo ha intrapreso un percorso per la creazione di

nazionale interpretandone i gusti e le richieste. A queste

l’azienda investe notevoli risorse per acquistare nuovi

produzione di vini eccellenti: Caprai ha aperto una via

uno standard territoriale dedicato, scritto su misura per

richieste i produttori devono adeguarsi, al fine di soddi-

terreni e rinnovare la cantina. Nel frattempo parte la

che in tanti hanno seguito, con benefici enormi per il ter-

il settore e le sue specificità. «Quando andiamo a propor-

sfarle e di entrare in quei mercati da protagonisti. Può

sperimentazione per il recupero del vitigno Sagrantino

ritorio di Montefalco.

re il nostro vino ai buyer e alle grandi catene di distribu-

sembrare paradossale ma l’America in fatto di sostenibi-

che la selezione massale svolta negli anni aveva quasi

E la sua ricerca non si è fermata venti anni fa, continua

zione all’estero, cominciano a chiedere le certificazioni:

lità è diventata una prima della classe: i produttori del-

del tutto cancellato dal paesaggio umbro. Il lungo lavo-

ancora oggi con la sperimentazione di tecniche agro-

ISO 14001 è ormai diventata quasi un prerequisito per

la California hanno dato vita ad un’associazione per la

132

133


3. CASI STUDIO

sostenibilità della viticoltura – la California Sustainable

limentare dell’Umbria, Centro di formazione Cratia e

la veridicità delle proprie affermazioni» conferma Ca-

fornisce ammendante organico. L’uso di questo prodotto

Winegrowing Alliance (CSWA) – che ha creato un siste-

Studio tecnico Anima Mundi. Si tratta di un decalogo

prai «Per andare all’estero occorre una garanzia di ter-

permette di evitare l’utilizzo di sostanze chimiche per fer-

ma di certificazione legato al California Sustainable Wi-

di prescrizioni che le aziende si impegnano a rispetta-

zi, dunque una certificazione». Ma la certificazione non

tilizzare i suoli.

negrowing Program (SWP), inaugurando di fatto degli

re e a far verificare da un ente terzo, che oggi è CSQA:

è soltanto la via maestra per l’export, è uno strumento

La politica ambientale portata avanti dall’azienda, oltre

standard che ora si tenta di replicare anche tra i nostri

dalla corretta conduzione del vigneto alla riduzione nel

per migliorare: utile a ridurre gli sprechi, aumentare

ad essere premiata con la Menzione Speciale Expo 2015

vigneti. Al di là della ISO 14001, che è ormai considerata

consumo di risorse, dalla tracciabilità dei prodotti alla

l’efficienza e risparmiare, aiutando la sostenibilità an-

nell’ambito del Premio Nazionale per l’Innovazione di

una base di partenza per poter intraprendere qualsiasi

tutela del paesaggio, senza trascurare aspetti meno am-

che economica: «Attraverso la certificazione abbiamo

Confindustria, è stata apprezzata anche da grandi azien-

tipo di percorso che riguardi il rispetto dell’ambiente,

bientali come il contatto con i clienti e l’impegno nella

eliminato ciò che era inutile, facendo le scelte giuste

de internazionali: come la compagnia di volo Emirates,

Caprai ha sottoposto la propria produzione nel com-

comunità locale. Rispetto a certificazioni simili presenti

siamo riusciti a risparmiare, lavorando ad esempio sui

che, oltre ad apprezzare la qualità del vino Caprai, si è

plesso e il proprio prodotto principe, una bottiglia di

in altri Paesi, New Green Revolution tiene dentro anche

consumi elettrici che abbiamo abbattuto in modo piut-

interessata al suo calcolo delle emissioni di CO2: porta-

Sagrantino di Montefalco DOCG del 2010, al calcolo

riferimenti al lavoro, obbligando le aziende a dichiarare

tosto drastico, come pure sull’utilizzo del vetro per le

re a bordo vino realizzato emettendo in atmosfera poca

dell’impronta di carbonio, servendosi di un metodo e un

in che modo vengono gestiti i lavoratori.

bottiglie, di cui utilizziamo una quantità minore rispet-

anidride carbonica è il loro modo per compensare le

software – ITACA il calcolatore delle emissioni di gas a

Il progetto di questo standard muove i primi passi: le

to a prima».

emissioni dei propri velivoli. Un’operazione che premia

effetto serra per il settore vitivinicolo italiano, nato dal

aziende oggi certificate secondo questo standard sono

L’interesse dell’ambiente e del territorio incontra l’inte-

l’impegno dell’azienda italiana, promotrice in qualche

confronto tra lo Studio Agronomico Sata e WFA (Wi-

sette, ma altre si sono interessate al progetto, che am-

resse dell’imprenditore, generando un sistema virtuoso.

modo di un progetto che fa da apripista per il mondo del

nemakers’ Federation of Australia) che hanno adattato

bisce a diventare il protocollo italiano sulla sostenibi-

Al contrario, non potrebbe esserci sostenibilità, come

vino tricolore.

l’International Wine Carbon Calculator (IWCC)* alla

lità del vino, applicabile in tutti i territori di produzio-

conferma lo stesso titolare: «Noi guardiamo la soste-

Lo standard di Caprai, che potrebbe costituire la carta

realtà produttiva italiana – certificandola ISO 14064.

ne. Con possibilità di ingresso graduale da parte delle

nibilità anche dal punto di vista economico. Se non dà

d’identità del vino sostenibile, da solo non basta: «È la

Sulla stessa scia ha aderito al progetto nazionale per

aziende, che possono decidere il livello di adesione sul-

competitività, non ha senso farlo. Il risparmio e i miglio-

qualità dell’azienda – conclude Marco Caprai – a fare la

la misura della performance di sostenibilità della filie-

la base delle proprie possibilità. È un sistema che in-

ramenti in termini di efficienza che si generano a valle

differenza, ciò che fa l’azienda per il proprio territorio la

ra vite-vino V.I.V.A. Il progetto di cui l’azienda va più

centiva il miglioramento in un’ottica territoriale, i pa-

della certificazione sono ottimi motivi per certificarsi».

differenzia dai competitor. La certificazione è una parte

fiera però è New Green Revolution, un protocollo nato

rametri comprendono tutti i campi della sostenibilità e

Lo stesso principio ispira tutte le scelte green delle can-

importante ma deve essere accompagnata da altri ele-

su ispirazione di Marco Caprai per iniziativa dell’asso-

contemplano la filiera nel suo complesso, non esclusa

tine Caprai. Sul fronte dei rifiuti, Caprai è entrata a far

menti, soltanto in questo modo l’azienda potrà trovare

ciazione Grandi Cru di Montefalco, in collaborazione

la parte che riguarda il packaging. «La certificazione è

parte di una rete di aziende impegnata nel conferimen-

un equilibrio tra produzione e sostenibilità generando

con Università di Milano, Parco Tecnologico Agroa-

necessaria per garantire, soprattutto ai mercati esteri,

to delle vinacce ad un impianto a biogas che in cambio

valore».

134

135


3. CASI STUDIO

3.3. GRUPPO CASILLO

[24]

tezza “Molino Casillo” e lo affida al figlio Vincenzo di

trading company italiana nel commercio del grano duro

soli 19 anni. Tra le prime in Italia meridionale, l’azienda

e una delle maggiori società di trading del Mediterraneo.

avvia la movimentazione delle materie prime sfuse. Nel

Silos Granari della Sicilia e Armonie Italiane completano

tempo la compagine industriale si ingrandisce acqui-

la compagine del Gruppo, coprendo la parte finale della

sendo nuove aziende e aprendo nuove possibilità an-

filiera: la prima si occupa infatti dello stoccaggio di cere-

che logistiche. Nel 1990 l’ingresso in azienda dei figli di

ali con sette impianti dislocati tra Puglia, Sicilia e Mar-

Vincenzo determina l’affermazione di Casillo anche sui

che, mentre la seconda è responsabile della commercia-

mercati internazionali. Oggi, con un fatturato che supe-

lizzazione dei prodotti attraverso il marchio Agricola del

ra il miliardo di euro, ha raggiunto una capacità produt-

Sole e Masseria Faraona.

tiva annua di oltre due milioni di tonnellate di grano e

Un’azienda dal sapore antico ma con lo sguardo al futu-

una capacità di movimentazione superiore ai 3 milioni,

ro: la sua collaborazione con l’Università di Foggia sta

In uno dei templi mondiali del Made in Italy, Eataly,

consumatore, grazie all’accordo con circa 200 agricolto-

puntando ad affermarsi ulteriormente anche all’estero.

conducendo ad un metodo per modificare le proteine

campeggiano i suoi prodotti: dalla semola di grano duro

ri, della provenienza tutta italiana dei prodotti. «Il Made

L’azienda a fine 2014 occupa 234 persone e l’attività

del glutine, per non scatenare intolleranza nei celiaci. In

per pizze e focacce, a quella per il pane o per i dolci,

in Italy – spiega Mimmo Casillo, nel Cda del gruppo di

molitoria viene svolta in 11 impianti tra Puglia, Sicilia,

questa partnership Casillo è l’unica azienda coinvolta nel

per arrivare alla semola biologica fino a quella per pa-

famiglia – è percepito come un valore aggiunto rispetto

Abruzzo, Toscana, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia.

progetto e nello sviluppo del brevetto.

sta fatta di “grano 100% italiano”. E non è un modo di

alla qualità, per questo proponiamo una filiera del grano

Quello di Casillo è un mondo complesso, fatto di realtà

La sostenibilità ambientale pesa nelle scelte del gruppo.

dire, perché dietro questa affermazione c’è il lavoro del

completamente italiana».

che – in diversi segmenti – presidiano tutta la filiera. Se-

Sostenibilità è, per Casillo, in primis gestione energetica.

leader italiano, tra i colossi mondiali, del grano, il Grup-

Il Gruppo Casillo è costituito da una costellazione di

lezione Casillo è una piattaforma logistica e commerciale

Dal 2008 avvia investimenti in soluzioni per la produzio-

po Casillo, che ha coniugato due mission: l’attenzione

aziende che ruotano intorno al grano, da quando esce

di circa 12.000 metri quadrati nata nel 2008 con l’obiet-

ne di energia elettrica da sistemi rinnovabili, come quello

all’italianità della fornitura, e quella alle richieste dei

dalle aziende produttrici a quando viene inviato in for-

tivo di creare prodotti ad hoc per pasticcerie, panetterie,

da 24 megawatt installato in Puglia, abbattendo i costi di

mercati. Servendosi, come strumento di garanzia per il

ma di semola alle aziende, pastarie e non, o al retail. La

laboratori di pasta fresca, pizzerie, andando oltre le fari-

energia elettrica. Questa scelta nel 2014 porta alla costi-

consumatore, di una certificazione.

pasta italiana – nomi come Barilla, Granoro, Garofalo,

ne standardizzate e guardando alle necessità del settore

tuzione di una società ad hoc, finalizzata alla generazione

Quello del grano “100% italiano”, infatti, è un discipli-

Zara – si rifornisce dal Gruppo. Nel 1958 ha inizio l’av-

specifico di utilizzo che più recentemente si sta indiriz-

e gestione delle energie rinnovabili. Gli attuali 15 impian-

nare di tracciabilità che Casillo ha approntato insieme

ventura aziendale con Francesco Casillo che rileva un

zando anche al mercato consumer. Con la società Casillo

ti fotovoltaici hanno finora consentito un risparmio sulle

alla società di certificazione CSQA, per dare certezza al

molino a Corato (siamo in provincia di Bari), lo ribat-

Commodities Italia, l’azienda si colloca come la prima

emissioni di 4433 tonnellate di CO2 equivalenti. Un team

136

137


3. CASI STUDIO

di ingegneri lavora nelle aziende molitorie dal 2012 per

cato. Che si tratti di consumatori o di clienti business.

per i consumatori di fede ebraica e musulmana. Con

aziende che aderiscono allo standard. Al contrario, nel

la messa a punto di un piano di gestione energetica che,

Acquisire una certificazione, quindi, porta a un migliora-

la ISO 22005, Sistema di rintracciabilità nella

caso della ISO 14001, il vantaggio competitivo è ormai

attraverso il miglioramento graduale, consenta di svilup-

mento della propria reputazione: le aziende nostre clien-

filiera alimentare e mangimistica, garantisce la

superato: molte aziende sono certificate, per cui ormai è

pare processi di gestione efficienti e sempre più sosteni-

ti ci scelgono perché facciamo qualità, ma anche perché

tracciabilità della propria produzione. L’adozione dei

un prerequisito per chi punta alla qualità».

bili, avendo come obiettivo e come riferimento le indica-

siamo certificati, perché riconoscono in questi strumenti

certificati BS OHSAS 18001:2007 per il sistema di ge-

Se gli aspetti negativi non mancano – come il peso

zioni dello standard ISO 50001.

una garanzia di attenzione al processo, una garanzia, in

stione della salute e della sicurezza sul lavoro e SA 8000

degli adempimenti burocratici «Le procedure sono

Nel frattempo gli stabilimenti di Corato e Pozzallo ot-

definitiva, per le loro forniture». Per questo, aggiunge «a

per l’etica dimostra che l’impegno assunto dall’azienda

troppo lunghe» ci dice – i benefici sono evidenti: «È

tengono la certificazione ISO 14001, grazie alla quale

nostra volta, per le certificazioni di filiera pretendiamo

a 360 gradi si rivolge all’esterno come al suo interno,

molto difficile mettere in relazione l’adozione di una

l’azienda si è dotata di un sistema di gestione ambien-

che i nostri fornitori siano certificati».

nei confronti dei propri dipendenti. Per le analisi sulle

certificazione con l’aumento del fatturato, tuttavia –

tale che le consente, tra le altre cose, di monitorare e ot-

Oltre alla 14001, Casillo punta anche su uno degli stan-

materie prime in entrata negli stabilimenti si avvale di

conferma – il miglioramento di quest’ultimo è forse

timizzare la produzione di rifiuti e il loro smaltimento,

dard più recenti: la Carbon footprint. Il Gruppo nel

un laboratorio esterno certificato secondo lo standard

in parte ascrivibile proprio agli standard cui abbiamo

favorendone la differenziazione e il recupero. Scarti di la-

2014 ha deciso di calcolare la propria impronta di car-

ISO 17025. «Per noi le certificazioni sono importanti

aderito». Sicuramente c’è il fattore innovazione che le

vorazione, sfridi dei processi di confezionamento, rifiuti

bonio ed ha conseguito la certificazione ISO 14064 Car-

– sottolinea Mimmo Casillo – leve strategiche nei con-

certificazioni portano con sé: «Alcune certificazioni han-

derivanti dalla manutenzione degli impianti vengono per

bon footprint di processo. Un tool al servizio dell’inno-

fronti dei consumatori che riconoscono in queste un

no portato innovazioni tecnologiche nelle nostre azien-

il 75% destinati al recupero. Come molte aziende fami-

vazione: poiché, come misurato dal calcolo, il trasporto

valore aggiunto. Sono fattori che aiutano la competiti-

de, in altri casi le innovazioni sono state propedeutiche

liari, come una parte considerevole del Made in Italy, il

costituisce per il Gruppo una delle fonti più importanti

vità. Questo vale soprattutto quando non sono molte le

all’acquisizione della certificazione».

Gruppo, come spiega ancora Mimmo Casillo «ha molto

di impatto sull’ambiente (e di consumi energetici), sce-

a cuore il territorio in cui opera. Quella di certificarsi è

gliere il treno come modalità alternativa al trasporto

stata una scelta naturale per migliorare i processi e l’im-

su gomma ha consentito di abbattere decisamente le

patto sull’ambiente. Le certificazioni ci hanno aiutato a

emissioni di CO2 e di apportare risparmi importanti in

capire quali fossero i nostri margini di miglioramento in

termini di spesa.

tema di sostenibilità, e di efficienza». Fanno bene al ter-

Nel Gruppo il cantiere delle certificazioni è sempre

ritorio e all’ambiente, ma anche ai processi aziendali: «E

aperto. Sul fronte ambientale, il logo delle Produzioni

costituiscono anche un biglietto da visita importante per

Biologiche campeggia sui suoi prodotti, ma non solo. Le

soddisfare la crescente richiesta green che viene dal mer-

farine Casillo vantano anche i marchi Kosher e Halal,

138

139


3. CASI STUDIO

3.4. FLAINOX

[25]

e dell’ambiente. «All’inizio – sottolinea Bozzo, eviden-

macchina più efficiente e rispettosa dell’ambiente.

ziando uno dei meccanismi tipici delle certificazioni, e

Proprio da questo assunto, dall’analisi estesa al ciclo di

dell’innovazione in generale – essendo tra le prime ad

vita, nasce NRG Universal: la macchina rotativa centrifu-

aver aderito, ha costituito un vantaggio competitivo ri-

gante Flainox per capi confezionati che consente un note-

spetto ad altre imprese che ne erano prive, un segno di-

vole risparmio di acqua, vapore, additivi chimici, coloranti

stintivo dell’impegno profuso dall’azienda per dare vita

e che taglia i residui inquinanti. La misurazione dell’im-

a macchinari più sostenibili. Ora molte aziende si sono

pronta di carbonio, verificata da una società terza che ne

adeguate e la spinta iniziale si è molto ridotta».

garantisce la veridicità, ha permesso di quantificare una

Nata nel 1968 nella provincia biellese, tra le industrie

nel 2010 è stata tra le prime ad appoggiare il progetto

Ma misurare le emissioni non basta: per puntare alla so-

riduzione delle emissioni di CO2: «Abbiamo deciso di op-

del distretto tessile, Flainox produce macchinari per la

promosso da Acimit (Associazione Costruttori Italiani

stenibilità, occorre guardare non solo alla fase di utilizzo

tare per la Carbon footprint perché – spiega ancora Bozzo

tintoria e il finissaggio. Nel suo dna c’è la ricerca e lo svi-

di Macchinario per l’Industria Tessile) chiamato “Su-

ma all’intero arco della vita di un prodotto, che va dalla

– tra le certificazioni, è la più semplice da recepire per il

luppo di soluzioni evolute a basso impatto ambientale, e

stainable technologies”, nato per individuare le aziende

culla alla tomba, che non si esaurisce nel momento in cui

nostro mercato, fatto di altre aziende, dove di ambiente si

che fanno risparmiare.

meccano-tessili in grado di produrre tecnologie a minore

esso lascia la fabbrica ma si allunga alla fase di utilizzo e

comincia a discutere da qualche anno e dove molti fanno

Conta una trentina di addetti e 5 milioni di fatturato,

impatto ambientale. Il progetto prevedeva la misurazio-

quindi allo smaltimento.

dichiarazioni che poi non possono dimostrare. All’estero

il 90% realizzato all’estero. È leader mondiale nella

ne dell’impatto ambientale di una macchina determinan-

Flainox è stata la prima azienda nel settore ad aver in-

legislazioni più restrittive fanno sì che dichiarazioni come

produzione di macchine rotative per la tintura e il finis-

do le emissioni equivalenti di anidride carbonica genera-

trodotto l’analisi del ciclo di vita del prodotto, studian-

la Carbon siano ben viste, quasi necessarie, per esportare

saggio di capi confezionati, calzetteria e seamless alle

te durante il suo funzionamento. Un organismo terzo, a

do l’impatto ambientale degli impianti. Il problema

il proprio prodotto. Non è affatto secondario il fatto che i

quali si affiancano macchine per la tintura filati, calze

campione, verifica la veridicità di quanto dichiarato dal

della sostenibilità ambientale, per questa azienda, si

clienti siano più soddisfatti di un prodotto che fa rispar-

e macchine per il finissaggio speciale ad aria di tessuti

produttore, garantendo la trasparenza. «La scelta di ini-

pone soprattutto in riferimento ai macchinari in opera:

miare in termini di energia e di acqua». Comprensibilità

ortogonali e in maglia.

ziare questo percorso con Acimit – spiega l’amministra-

sono questi, infatti, molto più che la fase di produzio-

dello standard e soddisfazione della clientela: è questo il

Da qualche anno si è data la missione di creare macchine

tore Giovanni Bozzo – è stata incoraggiata dal desiderio

ne della macchina, a generare impatto sull’ambiente. I

connubio vincente per una certificazione.

in grado di gestire oculatamente i consumi. Investendo il

di fare meglio e di dimostrare la nostra capacità di creare

macchinari in opera generano una serie di problemati-

Al momento, comunque, Flainox – che ha misurato la

10% circa dei ricavi in ricerca, per sviluppare strumenti

un prodotto migliore di altri». Non un semplice bollino,

che ambientali che vanno affrontate nella loro totalità:

Carbon footprint sia di uno dei macchinari prodotti sia

sempre più performanti. In questo percorso all’insegna

ma il riconoscimento di un impegno a lungo termine

consumo di acqua e di energia, scarichi inquinanti sono

sull’intero processo produttivo dell’azienda e che, pro-

del miglioramento dell’efficienza e della sostenibilità,

che l’azienda ha assunto nei confronti dei propri clienti

i punti chiave su cui Flainox ha operato per creare una

mette il titolare, verrà estesa a tutte le famiglie di macchi-

140

141


3. CASI STUDIO

3.5. FLORIM

nari – si è fermata alla quantificazione, il passo successivo

Certamente non manca il rovescio della medaglia. An-

sarà la certificazione: «Dal 2013 dalla Carbon footprint

dando a considerare i limiti e le difficoltà incontrate, Boz-

abbiamo allargato lo studio alla Water footprint, Resour-

zo segnala i costi del calcolo come l’ostacolo maggiore.

ce depletion, Ozone depletion e altri indicatori».

Ma la quantificazione delle emissioni costituisce soltan-

Già a questo stadio, i risultati sono decisamente interes-

to una parte dell’esperienza green di Flainox. Nel 2011

santi. Lo studio LCA, oltre all’innovazione del prodotto,

l’azienda ha infatti sviluppato un sistema di tintura natu-

ha consentito di apportare notevoli migliorie all’interno

rale che permette il recupero del colorante, riutilizzabile

dell’azienda, soprattutto di rinnovare strutture e impian-

per processi di tintura successivi. Insieme al Politecnico

ti, e di riorganizzare in modo più efficiente la produzione.

di Torino e ad Enea, ha collaborato al progetto “Intexu-

«Già prima della nascita dello standard LEED per la so-

vanguardia – per stare un passo avanti agli altri ha puntato

Acquisire una certificazione, o anche solo avviare l’iter

sa”, con l’obiettivo di mettere a punto processi di tintu-

stenibilità degli edifici, la nostra azienda offriva prodotti

anche sulle certificazioni. Prima azienda ceramica al mon-

certificativo comporta infatti l’adeguamento di struttu-

ra basati su tecnologie a ultrasuoni e controllo online,

con caratteristiche conformi, ma ora ciò che è cambiato

do ad adottare la certificazione energetica ISO 50001, ha

re interne e di sistemi, il cui rinnovamento si traduce in

che sono già alla fase prototipale. L’iniziativa mirava a

è la mentalità del mercato nell’accogliere i prodotti con

ottenuto anche la 14001, oltre che diverse certificazioni

maggiore efficienza e migliore qualità.

ridurre il consumo di acqua nella tintura e nel lavaggio

contenuto riciclato. Se fino a qualche anno fa si pensa-

ambientali di prodotto come Ecolabel e Greenguard.

«A livello di competitività è migliorato il rapporto con

di almeno il 30% rispetto ai valori attuali, a diminuire di

va che il prodotto ottenuto da “scarti” fosse un materiale

Con 1300 dipendenti e 330 milioni di euro di fattura-

i fornitori e con i clienti che riconoscono la Carbon fo-

almeno il 5% le emissioni di CO₂ e del 20-40% l’uso di

povero, oggi lo stesso prodotto è addirittura più ricercato

to, oltre alla casa madre di Fiorano Modenese (MO) nel

otprint come uno strumento per valutare l’efficienza dei

sostanze organiche, nonché a ridurre il consumo di ener-

di quello “tradizionale” in un’ottica di architettura soste-

distretto ceramico, Florim vanta uno stabilimento pro-

prodotti che acquistano» spiega l’amministratore.

gia di almeno il 10-15%.

nibile. Essere in linea con questi principi, e dare garanzie

duttivo a Mordano (BO) e un Flagship store a Milano.

che rispondono ai parametri della certificazione LEED,

A livello internazionale l’azienda possiede uno stabili-

può essere un fattore decisivo in un mercato come quello

mento produttivo negli USA, un flagship store nel cuore

statunitense» spiega Stefano Torrenti, Amministratore

di Mosca ed uno (di imminente apertura) a New York,

Delegato dell’azienda.

un centro logistico in Brasile e diverse sedi commerciali.

Se la sostenibilità ambientale è, oggi, quasi un passaggio

Nasce nel 1962 quando l’Ing. Giovanni Lucchese dà vita

obbligato per il mondo della ceramica, Florim – azienda at-

nel distretto di Sassuolo alla Floor Gres che diventa una

tiva da mezzo secolo nella produzione di superfici cerami-

tra le prime aziende al mondo a produrre gres porcellana-

che per l’edilizia, che in questo campo è decisamente all’a-

to, la prima in Italia nella monocottura in pasta bianca,

142

[26]

143


3. CASI STUDIO

prodotto dalla spiccata versatilità. Dalla fusione con Ce-

tono una riduzione nell’uso di carta. Nel 2013, allo scopo

50001 per Florim è frutto «di un’attenta politica di ge-

zionale, nella comunicazione con gli stakeholder coinvolti,

rim Ceramiche – acquisita nel 1990 – nasce Florim, che

di aderire alla Direttiva 2003/87/CE (Emission Trading

stione energetica a cui si uniscono i recenti investimenti

nella gestione interna e nei vari processi aziendali».

nel 2000 fa il grande salto nel mercato americano e un-

Scheme), Florim ha iniziato a calcolare e certificare la CO2

effettuati in ambito produttivo rivolti all’efficientamento

L’acquisizione delle certificazioni, come accade spesso, ha

dici anni più tardi inaugura un centro logistico in Brasile.

prodotta. Nello stesso anno, nello stabilimento di Fiora-

energetico», come spiega Stefano Torrenti.

delle ricadute che superano i cancelli dell’impresa, che si

La sostenibilità è un asset strategico per l’impresa: ne-

no, sono stati installati dei nuovi impianti ad alta efficien-

A questi standard, si affiancano le certificazioni di pro-

estendono alla filiera e, con essa, al territorio. «Ecolabel –

gli ultimi cinque anni l’azienda ha investito 200 milioni

za che prevedono un notevole risparmio di metano e una

dotto come Ecolabel. I prodotti Florim, come detto, con-

spiega ancora l’AD – ci ha spinto a chiedere ai nostri forni-

di euro, destinandone più di 30 a tecnologie impiegate

maggiore efficienza produttiva. In questo processo di ri-

tribuiscono all’ottenimento dei crediti LEED, la certifica-

tori di esplicitare la propria politica di recupero delle cave

nel miglioramento degli impatti ambientali. Dal 2010 al

sparmio ed efficientamento rientra la dematerializzazione

zione ambientale per l’edilizia forse più diffusa.

per il ripristino ambientale. D’altra parte i nostri clienti e

2014 ha ridotto la quantità di rifiuti prodotti e di acqua

dei documenti di trasporto e delle bollette, l’introduzione

Florim ha ottenuto la Greenguard Gold Certification, che

partner architetti e progettisti hanno dimostrato di apprez-

consumata (le acque reflue sono riciclate al 100%), au-

di corpi illuminanti a LED, la riduzione della carta stam-

certifica le bassissime emissioni di composti organici vo-

zare le certificazioni ambientali che abbiamo acquisito».

mentando nel contempo la percentuale di energia auto-

pata, l’utilizzo di veicoli elettrici (il 45% del totale), nonché

latili nei prodotti per interno. Questa particolare versione

Nonostante ciò, non mancano le difficoltà. Legate soprat-

prodotta: 16.000 metri quadrati di pannelli fotovoltaici

l’introduzione di un dispositivo per il riciclo incentivante,

dello standard Greenguard garantisce che le emissioni si-

tutto, secondo Stefano Torrenti, ai costi connessi all’otteni-

coprono le superfici aziendali – grazie ai quali ha evitato

un macchinario che favorisce la raccolta differenziata dei

ano adeguate anche per ambienti ‘sensibili’, come scuole

mento delle singole certificazioni – incluse anche le spese

l’emissione di quasi 5 milioni di chilogrammi di CO2 in

rifiuti attraverso l’erogazione di scontrini-bonus utilizza-

e strutture sanitarie. La scelta di acquisire questo tipo di

relative alle ore lavorative del personale coinvolto. Nonché

atmosfera – e due impianti di cogenerazione contribui-

bili dai dipendenti in vari negozi del territorio.

certificazioni, che raccoglie i frutti del lavoro fatto in prece-

al carico burocratico che grava sugli standard di prodot-

scono al fabbisogno energetico dell’impresa che produce

Nel 2014 il suo impegno ambientale è stato riconosciuto

denza dall’azienda, è legata soprattutto a motivi commer-

to e alle difficoltà di riorganizzazione interna per quelli

da sé il 62% dell’energia elettrica consumata totale.

dal Premio Economia Verde di Legambiente Emilia Ro-

ciali e all’export, come afferma l’AD Florim: «Negli ultimi

di processo. Non si deve poi sottovalutare – aggiunge chi

All’interno dell’azienda ha sede un laboratorio che si oc-

magna per la tutela del territorio.

anni, in Italia e all’estero, esiste una richiesta crescente di

ha seguito i processi per la certificazione – il rischio lega-

cupa dello sviluppo di prodotti dal design contemporaneo

Varie ragioni hanno guidato l’impresa sulla strada delle

prodotti green per l’edilizia sostenibile e i materiali che

to al grande numero di disciplinari tra i quali le aziende

con uno sguardo molto attento al contenuto “green” dei

certificazioni. Per quelle di sistema la spinta decisiva l’ha

sono dotati di certificazioni ambientali vengono privilegiati

si trovano a compiere una scelta: «Le certificazioni sono

materiali. Recentemente l’azienda ha messo a punto una

fornita il miglioramento e l’ottimizzazione delle procedu-

rispetto agli altri». Le certificazioni costituiscono dunque

sicuramente uno strumento efficace, da qui la decisione

linea di prodotti auto-posanti per esterni realizzati per il

re gestionali interne in materia di ambiente, energia e si-

delle chiavi importanti per rimanere sul mercato e per con-

aziendale di adottarne più d’una: si deve tuttavia segnala-

70% con materiale riciclato. Dai nuovi forni si recupera

curezza. La certificazione ISO 14001 nasce dalla volontà

quistare nuovi spazi. Ma costituiscono anche strumenti

re un aumento spropositato delle certificazioni offerte sul

aria calda, poi riutilizzata all’interno del ciclo produttivo,

di conciliare la qualità con l’efficienza e la produttività.

che facilitano i rapporti con gli stakeholder: «Sicuramente

mercato, con il conseguente rischio di sminuirne ruolo e

mentre i nuovi impianti per il confezionamento consen-

Per quanto riguarda l’energia, la scelta di certificarsi ISO

ci sono stati anche dei vantaggi dal punto di vista reputa-

autorevolezza. A discapito, purtroppo, delle più serie».

144

145


3. CASI STUDIO

3.6. MIROGLIO TEXTILE [27]

ta: l’azienda varca i confini nazionali – oggi per Miroglio

ISO 9001, poi l’ambiente, con ISO 14001, e, in arrivo, la

Textile l’80% del fatturato deriva dalle esportazioni - e

ISO 18001 per la gestione integrata di ambiente e sicu-

quelli del proprio core business, con l’ingresso nel settore

rezza sui luoghi di lavoro. «Non ci siamo certificati per-

della carta transfer. Nel corso di questo secolo di vita, la

ché qualcuno ce lo ha chiesto», dice Stefano Carniccio,

produzione si concentra prioritariamente sul territorio

responsabile della Qualità in Miroglio Textile: «Abbiamo

albese e negli stabilimenti di Govone e Guarene.

vissuto la 14001 come fosse uno strumento per l’efficien-

La propensione all’innovazione fa parte della carta d’i-

za: una certificazione di sistema ci fornisce la possibilità

dentità di questo Gruppo, a partire dalla comunicazione

di avere sotto controllo i nostri processi e di avviare un

– a suo tempo, siamo agli inizi del secolo, all’avanguar-

miglioramento continuo su ambiente e sicurezza». Una

dia – svolta in tutta Italia con furgoncini pubblicitari,

scelta guidata da ragioni interne, dunque, che non esclu-

per giungere nel 2005 ad essere la prima azienda con

dono benefici ulteriori, in particolare nel rapporto con gli

Grande realtà della moda italiana, il Gruppo Miroglio da

durante il quale si imbatte nei guerrieri di Greenpeace e

un brand (Elena Mirò) per taglie morbide ammesso alla

altri attori della filiera. «Le certificazioni – continua Car-

oltre un secolo veste le donne e scrive la storia del fa-

nel loro ultimo obiettivo: salvare la moda, e il pianeta, dai

kermesse Milano Moda Donna. Come spesso accade nel

niccio – ci semplificano le relazioni con i nostri clienti.

shion mondiale. Con 49 società operative, 3 unità pro-

pericoli della chimica.

Made in Italy, eccellenza e green economy vanno a brac-

Praticamente tutti ci inviano degli auditor, che possono

duttive e 1300 negozi monomarca, il Gruppo può vantare

La storia del Gruppo inizia sul finire dell’’800 quando

cetto. Nel 1976 nasce Sublitex, l’azienda oggi leader nella

essere interni alla loro azienda o appartenere a un isti-

la propria presenza in 34 Paesi. Si compone di due so-

Carlo e Angela Miroglio aprono ad Alba il loro negozio

stampa non solo sui tessuti, ma anche su materiali come

tuto di certificazione accreditato. Inditex, ad esempio –

cietà, ognuna delle quali controlla una particolare area di

di tessuti per la vendita al dettaglio e all’ingrosso. È un

pelle, PVC, alluminio e acciaio. Con più di 30 milioni di

proprietaria del marchio Zara – invia ispettori aziendali

business: Miroglio Fashion, che crea e commercializza 11

percorso familiare quello dell’azienda che, nonostante

metri di carta e film prodotti in un anno ad Alba, Subli-

che controllano i nostri processi produttivi. Tutti, per as-

marchi di moda femminile tra i quali Elena Mirò, Motivi

la crescita, non abbandonerà mai la cittadina piemon-

tex è la prima e unica piattaforma digitale al mondo per

sicurarsi continuità nell’approvvigionamento, vengono a

e Caractère e Miroglio Textile, che si occupa di tessuti,

tese capitale del tartufo, facendone il quartier generale

la stampa di carta transfer ad alta velocità, che consente

verificare quantomeno che le nostre procedure rispettino

filati e carta transfer, e detiene la leadership europea nel

di un’impresa internazionale. Nel 1947 nasce la società

di stampare fino a 150 metri quadrati di carta al minuto

le norme di legge». Le certificazioni costituiscono, dun-

settore dei tessuti stampati. È proprio quest’ultima, alle

tessile e nel 1955 viene varato il progetto che porta alla

ma soprattutto di ridurre l’uso dei solventi e di azzerare

que, anche un supporto per l’adeguamento normativo.

prese con processi produttivi particolarmente rilevanti

nascita della divisione Vestebene, uno stabilimento per

l’utilizzo di acqua.

E per l’innovazione: «Il processo, ancora in corso, che

sotto il profilo ambientale, ad aver intrapreso un percor-

la produzione di confezioni in serie sul modello ameri-

Dagli anni ’90, il cammino di Miroglio Textile incontra

porta alla certificazione 14001 di uno degli impianti ha

so virtuoso per la riduzione dei propri impatti. Percorso

cano. Quella degli anni successivi è una storia di cresci-

le certificazioni. Che investono prima la qualità, con la

prodotto già innovazioni importanti in azienda, a co-

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147


3. CASI STUDIO

minciare dalla stampa digitale, passando per l’impianto

della Nutella. È prima di tutto nostro interesse fare bene.

stenibilità nell’industria della moda e del design – confi-

schema non è facile. Il problema infatti è la presenza di

che serve a filtrare il cromo dagli scarichi nell’impianto

Certificarci è il nostro modo per dare garanzie al terri-

da Carniccio – Avendo già una certificazione Oeko-Tex®,

metalli pesanti nella colorazione: «Allo stato dell’arte,

galvanico, per arrivare all’impianto post-combustore per

torio. Le certificazioni sono strumenti di comunicazione,

non ci sembrava una missione impossibile». Infatti non

considerando le tecnologie disponibili oggi, non esiste

abbattere i solventi e recuperare calore dalle emissioni

di controllo degli output e di miglioramento interno, per

lo è stata, e Miroglio Textile è stata l’ottava azienda tes-

una tecnica che consenta di eliminare del tutto i metalli

in atmosfera».

questo le abbiamo acquisite».

sile italiana a sottoscrivere il protocollo. «Non abbiamo

pesanti dal processo. È un problema relativo proprio alla

Cogliere i propri punti deboli e migliorare: sono questi

Seguendo questa “inclinazione naturale” e le esigenze del

ancora misurato i vantaggi in termini di competitività.

natura delle tecnologie. Anche Greenpeace ne è consa-

obiettivi a muovere l’azienda, anche quando alla certi-

mercato, l’azienda ha deciso di adottare, oltre alle certi-

Ma essere tra i primi gruppi in Italia è sicuramente signi-

pevole e la sua azione è finalizzata a creare consensi per

ficazione non si arriva, come nel caso del progetto E.

ficazioni di sistema, anche marchi di prodotto come Oe-

ficativo. Abbiamo avuto, comunque, una grande risonan-

generare una richiesta di nuove tecnologie: se la maggior

volution, una piattaforma innovativa di soluzioni per

ko-Tex , l’etichetta che garantisce l’assenza di sostanze

za in termini di comunicazione». L’azienda garantisce

parte dei produttori e, in generale, gran parte del settore

fornire ai retailer europei prodotti ecocompatibili. Gli

nocive nei tessuti. «Adottare questa certificazione è stato

del rispetto delle prescrizioni di Greenpeace: «Pubbli-

tessile, richiede prodotti privi di metalli pesanti, anche

impatti misurati da Icea (Istituto di certificazione eti-

il frutto di una scelta mirata a battere la concorrenza. An-

chiamo sul nostro sito i certificati delle analisi effettua-

la ricerca sarà spronata a trovare soluzioni adeguate. Per

ca e ambientale) in base al metodo del LCA sono stati

che alcuni clienti oggi la chiedono esplicitamente, ma il

te sulle acque in ingresso ai depuratori, quindi quelle in

un brand che si rivolge direttamente al pubblico ma non

utili «per misurare i progressi che le nostre innovazioni

vantaggio sul mercato è dato dal fatto che molti competi-

uscita dagli impianti produttivi, per mostrare che i nostri

ha la parte produttiva non si pongono grandi problemi

portano nella catena produttiva. Queste analisi hanno

tor non l’hanno acquisita».

processi non fanno uso di sostanze comprese nella black

nel firmare Detox. Per chi fa manifattura come noi il pro-

infatti dimostrato che la piattaforma di stampa digitale

E arriviamo a Greenpeace. Da poco più di un anno il

list di Detox». Questo impegno, assunto da Miroglio, si

blema invece c’è, ed è di grande rilevanza. Ma siamo otti-

permette un risparmio di acqua di circa il 50%» sotto-

Gruppo Miroglio ha sottoscritto Detox, il protocollo

ripercuote sull’intera filiera, come ci spiega Carniccio:

misti e determinati».

linea Carniccio.

promosso da Greenpeace per l’eliminazione progressiva

«Anche i nostri fornitori sono tenuti a rispettare Detox.

«Detox è un’azione forte, dirompente, soprattutto se riu-

Senza dimenticare il territorio in cui l’impresa opera,

dalla produzione dei composti chimici più dannosi. Al

Una parte dei nostri concorrenti ha sottoscritto il proto-

scirà a coinvolgere le imprese che producono in India e in

decisamente unico: «Il territorio ci ha fornito una bella

momento della sottoscrizione Greenpeace pretende che

collo e anche alcuni grandi clienti come Inditex hanno

Cina e quelle della chimica mondiale. Se tutti chiedessero

spinta per scegliere di certificarci: non c’è stata una ri-

siano assenti dal ciclo produttivo 8 delle 12 famiglie di

deciso di assumere questo impegno con il mondo».

queste garanzie – conclude Carniccio – avremmo cam-

chiesta esplicita, piuttosto, potremmo dire, c’è una voca-

sostanze tossiche di cui si chiede l’eliminazione, le altre

Come lamentano molti nel settore, aderire a questo

biato il mondo del tessile».

zione di base. La nostra azienda – continua – vive dove

vanno abolite entro il 2020. «Abbiamo deciso di aderire

viviamo anche noi, in un sito Unesco (Langhe-Roero e

a Detox dopo essere stati contattati da Blumine, società

Monferrato), nelle terre del Barolo, dei tartufi di Alba e

che si occupa di produzione e comunicazione per la so-

148

®

149


3. CASI STUDIO

3.7. RADICI GROUP

[28]

plastici. Radici, in un’ottica di economia circolare, si fa

mino ha fatto delle certificazioni uno snodo decisivo, un

promotore del cosiddetto Recycle Down: un ciclo di riu-

punto di forza per efficientare i sistemi produttivi e dimo-

tilizzo che prevede il riciclo di un materiale per crearne

strare il suo impegno a favore della sostenibilità. Dalla

uno diverso, per un diverso uso, senza attingere alla ma-

ISO 14001, sui sistemi di gestione ambientale, alla ISO

teria vergine comunque necessaria e – dice Radici – con-

50001, per la gestione energetica, passando per la cer-

sumando anche meno energia.

tificazione dell’energia da fonte rinnovabile. Oltre agli

Nel 2010 il Gruppo ha lanciato un proprio progetto di

standard ambientali, l’azienda è certificata ISO 9001 per

sostenibilità con lo scopo di raggiungere quattro obietti-

la qualità e BS OHSAS 18000 per la sicurezza dei luoghi

vi: essere in linea con le richieste del protocollo di Kyoto

di lavoro, nonché Oeko Tex®, garanzia dell’assenza, nei

sulle emissioni di CO2, ridurre il consumo di energia, uti-

prodotti tessili, di sostanze nocive, EPD nei filati e nei po-

lizzare fonti rinnovabili certificate, aumentare la quota di

limeri: tutte garanzie di un buon operato che può essere

Tessile, materie plastiche, chimica: Radici è tutto questo,

mi da bagno e articoli sportivi. Ma essi trovano appli-

materie riciclate. Oggi tre dei quattro obiettivi sono stati

comunicato agli stakeholder.

e anche qualcosa in più. Nasce negli anni Quaranta nella

cazione anche nell’arredamento, nell’automotive, nelle

ampiamente raggiunti grazie alla riduzione del 60% delle

Le certificazioni, infatti, oltre a spingere il processo pro-

bergamasca, come impresa che produce coperte e tappeti.

pavimentazioni, nei tessili tecnici e nelle applicazioni

emissioni di CO2, alla notevole riduzione del consumo di

duttivo verso l’efficienza, sono un’ottima leva di marke-

Da subito fa dell’innovazione una delle leve per crescere, e

industriali ed elettriche. E fruttano 1 miliardo di euro di

energia, all’utilizzo del 45% di energia da fonti rinnovabi-

ting, e questo Radici lo ha compreso bene. Al contrario di

a partire dagli anni Cinquanta, inizia a diversificare la pro-

fatturato, dando impiego a circa 3000 addetti nelle varie

li certificate. Sull’ultimo obiettivo si continua a lavorare:

altre aziende le cui dichiarazioni in materia ambientale

duzione passando dai tappeti, ai tessuti per la casa, alla mo-

aziende del gruppo. Che, tra i suoi principi fondanti, ha

«Perché non è facile, ad esempio, convincere il mondo

risultano indimostrabili, la multinazionale bergamasca

quette, fino ai tappetini per auto. Su questa strada, tra gli

scelto l’innovazione e la sostenibilità ambientale.

tessile a non riciclare le proprie materie per farne altra

ha scelto di rendere trasparenti i propri dati, attraverso

anni Sessanta e Settanta, inizia la produzione di polimeri

Ogni anno circa 40 milioni di euro vanno ad alimentare

materia tessile: opzione che può non essere efficiente –

il vaglio di un ente terzo che ne garantisca la veridicità:

e fibre sintetiche, fino a specializzarsi, negli anni Ottanta,

innovazioni di processo. Di questi circa 2 milioni vengono

dal punto di vista del consumo di energia, delle emissioni

«Essere un’azienda chimica – spiega il presidente, An-

anche nella chimica industriale e nelle materie plastiche.

investiti nel green. Macchinari e impianti vengono miglio-

e di materia vergine – quanto indirizzare quelle materie

gelo Radici – significa, quasi a priori, essere messi in

Oggi Radici è una multinazionale Made in Italy, con sedi

rati, o sostituiti con altri più performanti e più efficienti.

verso il riciclo in settori diversi».

discussione. Per questo, avendo la coscienza a posto,

in Europa, America e Asia. I suoi filati e i suoi polimeri

Migliorano le performance produttive e ambientali.

Con questa direzione di marcia, Radici Group presidia

abbiamo deciso di certificarci: per dimostrare che al di

coprono impieghi che da tende e tappeti arrivano fino a

Vengono impiegati poliammide (nylon) e PET riciclato

dunque, dalla materia prima al filo di nylon, al compound

là delle parole, ci sono dati verificati che dimostrano il

moquette e rivestimenti, abiti, intimo, calzetteria, costu-

o biopolimeri per creare le fibre sintetiche e i compound

plastico, un pezzo rilevante della filiera. E in questo cam-

nostro reale impegno».

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3. CASI STUDIO

Da cinque anni Radici Group è impegnata nella realiz-

dustria delle fibre tessili e delle materie plastiche fanno

fermento per la spinta data dall’opinione pubblica e, a se-

Al di là dei singoli vantaggi, dei miglioramenti nei sin-

zazione di percorsi di valutazione del Life Cycle Asses-

riferimento, appunto, all’esperienza di Radici.

guire, dai brand «spinge al miglioramento continuo, ma

goli snodi produttivi «acquisire le certificazioni – tira le

sment, LCA, gli impatti ambientali calcolati lungo tutto

A questo proposito Angelo Radici riflette sulle tendenze

non di rado le richieste provenienti dalla parte finale del-

somme il titolare del gruppo – ci ha portato a guarda-

l’arco di vita di un oggetto, dall’estrazione o produzione

in atto nel settore tessile e delle materie plastiche e nel

la filiera, la moda, non sono sempre coerenti e pienamen-

re la nostra produzione in un’ottica di miglioramento

delle materie prime fino alla dismissione, che si trat-

mondo delle certificazioni: «Sebbene siano sempre più

te informate. I brand si stanno attivando per inserire al

progressivo e continuo: nelle materie plastiche siamo

ti di finire in discarica o di essere riciclato. Stime LCA

richieste le etichette di prodotto – racconta – l’azienda

proprio interno figure competenti in materia ambientale,

stati portati ad avviare un ricalcolo nell’impiego di al-

che oggi coprono il 90% dei suoi prodotti: svolta ini-

punta a proseguire il percorso iniziato con la misurazio-

ma spesso le richieste che arrivano a chi sta a monte della

cune sostanze, nella chimica è stato evidenziato un pro-

zialmente su tre indicatori, avendo come riferimento

ne OEF, perché è necessario che il settore accetti un ap-

filiera non possono essere soddisfatte». Anche le certifi-

blema di emissioni che poi è stato possibile ridurre». E

la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD), oggi

proccio che guarda al sistema, e non soltanto al singolo

cazioni a volte complicano le cose: «Le certificazioni do-

c’è anche il coinvolgimento personale, l’attitudine dei

l’analisi del ciclo di vita comprende 15 indicatori tra

prodotto». E poi aggiunge: «attendiamo che l’Europa

vrebbero trovare una loro strada verso l’omogeneità, che

singoli: «Per quanto riguarda il coinvolgimento interno

cui l’acqua, l’energia, e vari elementi di tossicità. È

stabilisca degli indicatori che tengano insieme fattori

faccia chiarezza sui prodotti e semplifichi un insieme di

al Gruppo, non è stato facile far entrare nella mentalità

la prima azienda chimica in Europa ad aver ottenuto

ambientali e fattori sociali, inscindibili in un’ottica di

regole che oggi appaiono ancora confuse e troppo nume-

delle nostre aziende la necessità di cambiare per essere

i certificati di conformità alla Organisation Environ-

best practice».

rose». L’LCA può essere, secondo l’esperienza di Radici

sostenibili, ma adesso tutti condividono l’obiettivo. E

mental Footprint (OEF) e alla Product Environmental

Su questo fronte una sveglia ad un mondo per troppo

Group «la strada da intraprendere per giungere a questa

tutti oggi partecipano alla redazione del bilancio di so-

Footprint (PEF), la valutazione e certificazione dell’im-

tempo rimasto assopito è arrivata, recentemente, dal pro-

auspicata semplificazione».

stenibilità».

patto ambientale dei processi e dei prodotti misura-

tocollo Detox di Greenpeace. Tuttavia – racconta ancora

to mediante l’approccio del ciclo di vita e secondo lo

Radici – nell’esperienza del suo Gruppo «Detox presenta

standard sviluppato dalla Commissione Europea. Un

delle criticità, dovute in particolare a sostanze che, pre-

approccio tanto pionieristico da meritare l’attenzione

senti nella lista nera di Greenpeace, in una produzione

degli ispettori del Ministero dell’Ambiente, che hanno

ambientalmente ma anche economicamente sostenibile,

usato l’esperienza aziendale come un test. Alcune rego-

oggi difficilmente possono essere eliminate». Per questo,

le di prodotto – le cosiddette Product Environmental

pur essendo in linea con circa il 90% delle prescrizioni

Footprint Category Rules (PEFCR) il metodo secondo

«resta un 10% di inattuabilità che non consente al grup-

cui uno standard generico viene calato nei diversi set-

po di sottoscrivere l’accordo con Greenpeace».

tori produttivi, e ‘tarato’ sui diversi prodotti – per l’in-

Il mondo tessile in particolare – aggiunge ancora – in

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3. CASI STUDIO

3.8. SAVIOLA HOLDING

[29]

Il legno recuperato viene accuratamente selezionato, per

utilizzando esclusivamente legno di riciclo. E che preve-

eliminare tutti i materiali estranei (inviati ad aziende che

de anche una versione – il pannello ecologico LEB, fiore

ne curano il riciclo) e quelle parti che non possono essere

all’occhiello dell’azienda – con la più bassa emissione di

riciclate (che diventano biomassa per produrre energia

formaldeide al mondo – rispondente ai più severi stan-

elettrica e termica da usare in azienda). Oggi sono 22 i

dard mondiali in materia. Da questa esperienza innova-

centri di raccolta dedicati in Italia e in Europa e più di 1

tiva nasce il Consorzio Pannello Ecologico «che – come

milione le tonnellate di legno di post-consumo che ven-

spiega Alessandro Saviola – si rivolge a produttori, con-

gono ri-lavorate ogni anno.

sumatori e amministrazioni locali rendendosi portavoce

Seguendo questa ispirazione la Saviola Holding, negli

della necessità di contribuire alla salvaguardia ambienta-

anni, ha diversificato le sue attività per coprire l’intera

le dando al legno una nuova vita».

filiera del pannello, dalla chimica al mobile in kit. Un

Salvaguardia che, lungo il suo cammino, trova spesso un

Ogni giorno salva dal taglio qualcosa come 10mila alberi.

non era affatto scontato. In quegli anni il fondatore del

esempio è la Sadepan Chimica, il ramo del gruppo che,

ostacolo nella combustione delle biomasse, infatti: «ven-

E non parliamo di un’associazione ambientalista. Parlia-

Gruppo, Mauro, (che oggi ha lasciato le redini al primo-

dal 1973, si occupa delle resine e delle colle necessarie

gono bruciati anche rifiuti in legno che potrebbero invece

mo della Saviola Holding, “the Eco-Ethical Company”.

genito Alessandro) con grande lungimiranza iniziò a re-

per la fabbricazione del pannello, e che oggi è all’avan-

essere recuperati. Con un duplice impatto negativo: non

Questo il pay-off delle aziende del gruppo: 9 società, 1360

cuperare il legno di scarto. Recuperare per riutilizzare:

guardia nella riduzione delle emissioni di formaldeide. A

si evitano gli impatti ambientali legati all’uso del legno

dipendenti che lavorano in 13 stabilimenti, tra Italia, Bel-

una filosofia che negli anni è diventata il cuore di un nuo-

chiudere la filiera Composad, l’azienda che produce mo-

vergine e si limitano le possibilità occupazionali legate al

gio e Argentina, i cui risultati, alberi a parte, superano i

vo paradigma produttivo – l’economia circolare – che

bili in kit, venduti soprattutto all’estero, in cui l’ecososte-

reimpiego della materia prima riciclata».

500 milioni di euro di bilancio consolidato. E che, sulla

ancora oggi guida l’azione dell’azienda.

nibilità sposa il design italiano.

Il marchio Pannello Ecologico oggi è un vero e proprio

strada della sostenibilità ambientale (e della competitivi-

La realtà di Viadana attraverso la Business Unit Legno

Il cuore della produzione, l’anello che tiene insieme le

brand: «Da dieci anni a questa parte – spiega l’ammi-

tà economica), ha fatto propria anche la ‘missione’ delle

(Gruppo Mauro Saviola), infatti, è stata la prima a pro-

aziende del Gruppo, è il “pannello ecologico”, commer-

nistratore – è cambiata la sensibilità sia da parte di chi

certificazioni, tanto da affiancare il Forest Stewardship

porre la creazione di una rete nazionale di raccolta diffe-

cializzato a partire dal 1995, il primo al mondo ad essere

produce mobili, sia da parte di chi li acquista. Pannello

Council nell’adattamento dello standard sulla catena di

renziata del legno: quello di scarto è trasformato in nuovi

certificato FSC® 100% legno riciclato: standard che, come

Ecologico oggi è un marchio ben riconosciuto e apprez-

custodia anche ai prodotti da legno riciclato.

prodotti grazie ad una rete che alimenta il ritiro presso i

detto, ha visto proprio Saviola e le sue aziende non solo

zato, i mobilifici stessi lo pubblicizzano come valore ag-

La vocazione ambientale del Gruppo ha radici lontane, in

centri di raccolta e grazie alla collaborazione con le azien-

tra i sostenitori, ma anche tra i protagonisti della codifi-

giunto per i loro prodotti». Qualche anno fa – spiega – «i

un periodo – gli anni ’60 – in cui parlare di questi temi

de municipalizzate per la gestione delle isole ecologiche.

ca. Si tratta di un pannello truciolare che viene realizzato

prodotti riciclati erano apprezzati da pochi; oggi invece

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3. CASI STUDIO

c’è una percezione molto positiva dei prodotti nati da

ciso – spiega Saviola – di rispettarli tutti: CARB2 per

gli effetti sulla filiera, è una conseguenza naturale: una

casi siamo noi a proporre la certificazione come valore

riciclo, la tecnologia ci consente di ottenere materiali di

gli Stati Uniti, F**** per il Giappone, E1 per l’Europa.

volta certificati, anche i fornitori sono condizionati ad

aggiunto al nostro prodotto».

alta qualità con costi contenuti e accessibili». Cresce la

L’assenza di uno standard unico non è un fatto positivo

acquisire le certificazioni per continuare a lavorare con

Le certificazioni, dunque, sono un valore che consente di

qualità dei prodotti e in parallelo la consapevolezza dei

ma oggi la certificazione per il contenuto di formaldeide

l’azienda. «Per FSC®, tutta la nostra filiera si deve dotare

stare sui mercati, alcuni in particolare. E sono anche un

consumatori che «sono più informati di quanto si pensi,

è necessaria, soprattutto all’estero. In California è come

della certificazione, altrimenti anche noi la perdiamo. I

aiuto per il rispetto delle regole. È il caso della ISO 14001

per questo i produttori di mobili sono molto attenti nel

un passaporto: non averla equivale a rimanere fuori dal

nostri fornitori sono legati a noi come noi lo siamo nei

acquisita dall’azienda del Gruppo che fa riferimento alla

presentare i loro prodotti: devono dire la verità su ciò che

mercato. Certificarsi è anche uno stimolo all’innovazio-

confronti dei clienti che richiedono il rispetto di deter-

B.U. Chimica, che con la certificazione ha avuto a dispo-

vendono e la sostenibilità ambientale è uno dei requisiti

ne poiché consente a tutti i competitor di misurarsi con

minati disciplinari». È il caso di Ikea. Un caso paradig-

sizione un mezzo per seguire la legge in modo trasparen-

che il cliente finale oggi richiede».

gli stessi strumenti, stimolando così la competizione,

matico di quello che avviene sui mercati globali, con top

te e lineare. Insomma per la Saviola Holding non esiste

Far bene non basta, serve una garanzia: «Tutti possono

che alimenta una tendenza al miglioramento interno. La

player che dettano le regole anche in termini di certifi-

altro modo per fare bene le cose: certificare ciò che si fa,

affermare che la propria azienda sia buona – sostiene

certificazione porta ad una naturale innovazione».

cazioni: «Ikea ha dato vita ad un proprio ‘standard’, e ci

segnando sempre un punto a favore dell’innovazione e

Alessandro Saviola – noi lo dimostriamo in modo og-

«Siamo noi imprenditori – continua – i primi controllo-

chiede il rispetto di limiti e procedure. Mentre in altri

della competitività.

gettivo anche attraverso le certificazioni di prodotto e di

ri, siamo noi a dettare le direttive aziendali e a definirne i

qualità. Gli standard di certificazione, di qualsiasi tipo,

processi, è nostra responsabilità calare le procedure negli

forniscono al consumatore una garanzia, perché si basa-

standard in modo che la certificazione costituisca un va-

no su parametri oggettivi e su controlli esterni che veri-

lore reale, che attesta ciò che già si fa bene in azienda. La

ficano la veridicità delle proprie dichiarazioni. Per noi la

volontarietà delle certificazioni, se usata in modo intelli-

certificazione è un controllo dei target che ci siamo po-

gente, è propedeutica a far bene le cose».

sti». Questo Gruppo, evidentemente, nelle certificazioni

Ogni impresa – aggiunge – «deve saper scegliere le cer-

ci crede, tanto da averne acquisite diverse, da FSC® alla

tificazioni da acquisire sulla base della propria specifi-

recentissima ReMade in Italy, che certifica i prodotti del

cità e comunicarle al meglio. A livello burocratico sono

riciclo Made in Italy, passando per una serie di standard

complesse e costose ma se vengono utilizzate bene anche

relativi alla formaldeide. Proprio per la formaldeide,

nella comunicazione al cliente, si ripagano da sole. La

non esistendo uno standard unico ma standard diversi

certificazione deve essere come un abito che l’imprendi-

«che utilizzano sistemi di misura diversi, abbiamo de-

tore deve adattare alla propria attività». Il resto, come

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3. CASI STUDIO

3.9. VALCUCINE

[30]

pannelli fotovoltaici e all’impiego di lampadine a led.

la ISO 14001. «Una scelta naturale» – come ci spiega il

Utilizzare meno risorse significa anche tagliare gli scarti,

Presidente Onorario – «per un’azienda come la nostra

produrre meno rifiuti: infatti il sistema creato da Valcu-

che della qualità ambientale ha sempre fatto una ragione

cine si compone di materiali completamente scomponi-

d’essere. Quando si rispettano le regole certificarsi non

bili e riciclabili a fine vita. A conclusione del loro utilizzo,

costa nulla, perché già si fa quello che la certificazione

già due modelli vengono ritirati dall’azienda (gratuita-

richiede. Per questo abbiamo anche certificazioni che ri-

mente) per essere riutilizzati e rimessi in produzione. In

guardano la qualità e la sicurezza dei luoghi di lavoro»

questo modo nulla finisce in discarica e tutto continua a

(OHSAS 18001). Un cammino che si costruisce da solo

Cosa hanno in comune una fabbrica e un albero? A prima

materie prime saranno sempre più scarse e la partita del-

vivere, in un ciclo che non si interrompe. Questa atten-

dunque, nel momento in cui si intraprende la direzio-

vista nulla. Eppure per Gabriele Centazzo, co-fondatore di

la competitività si giocherà su efficienza e innovazione.

zione estrema all’economia circolare, al tema del riciclo

ne giusta, sebbene – evidenzia – non manchino limiti

Valcucine, uno dei campioni del mobile Made in Italy, l’u-

Per questo ha abbracciato la filosofia della de-materializ-

– o meglio ancora del riutilizzo – al fine vita del prodotto,

importanti e difficoltà: la mancanza di comunicazio-

na dovrebbe essere specchio dell’altro. Una fabbrica come

zazione, che è la sintesi di un grande lavoro di ricerca sui

è quasi un assillo del titolare, un punto chiave, secondo la

ne sui marchi ambientali infatti, unita al loro numero

un albero, questo è il sogno di Centazzo: che non abbia

materiali e sull’efficienza delle loro performance. Da qui,

visione Valcucine, per raggiungere la piena eco-sosteni-

eccessivo, genera confusione nei consumatori. In que-

impatto sull’ambiente, che utilizzi solo energia pulita e

da un continuo approfondimento e dal confronto con al-

bilità. Produrre oggetti di per sé ecologici ma che poi, una

sta estrema confusione – come sostiene Centazzo – la

rinnovabile, che lavori materie prime naturali e riciclate,

tri settori produttivi, sono nati prodotti come l’anta mi-

volta utilizzati, finiscono in discarica, non genera alcuna

certificazione rischia di non essere un plus per la com-

senza scarti, che produca oggetti completamente disas-

cro stratificata e superleggera in cui un pannello di legno

sostenibilità, al contrario contribuisce a riempire il pia-

petitività, perché se non c’è chiarezza non può esserci

semblabili e riciclabili, anzi riutilizzabili. Di questa utopia,

di due millimetri viene applicato su un telaio in allumi-

neta di rifiuti e a depauperarlo di risorse.

consapevolezza né richiesta da parte del consumatore.

lui ha cercato di fare una realtà. Nel 1980 con tre soci deci-

nio, riducendo così la quantità di legno utilizzato senza

La soluzione? «Innovazione e bellezza: le due sole cose

Se negli Stati Uniti questa consapevolezza esiste ed è ben

de di rilevare un vecchio mobilificio in fallimento nel cuo-

andare a discapito delle prestazioni, che al contrario ri-

che il consumatore percepisce e apprezza, le vie attra-

radicata, in Europa siamo ancora molto indietro, lontani

re del distretto del mobile di Livenza, e da lì parte per fare

sultano migliori rispetto alle normali ante con pannelli di

verso le quali la sostenibilità ambientale conquista il

dal comprendere il reale valore e il significato di questi

della sua fabbrica una fucina di bellezza e sostenibilità.

20 millimetri. Stesso discorso per i piani di lavoro, dove

consumatore». Oltre a creare bellezza e praticare inno-

strumenti. Perché dunque certificarsi, se il mercato po-

Oggi l’azienda di Pordenone conta 170 addetti, 35 milioni

alluminio, legno, cristallite o marmo contribuiscono a ri-

vazione, Valcucine, che ha un ufficio tecnico che al suo

trebbe non accorgersene? Centazzo indica tra i punti di

di fatturato e il 60% di prodotti esportati in Europa, Stati

durre la materia prima impiegata.

interno si occupa di ambiente, ha deciso di percorrere

forza delle certificazioni, al di là del marketing e delle

Uniti, Russia, Cina e Corea. Produce mobili guardando

Dematerializzare vuol dire anche ridurre i consumi di

anche la via della certificazione ambientale: anzi è stata

vendite, la creazione di cultura aziendale e di coscien-

lontano, cogliendo già oggi i segni di un futuro in cui le

energia, cosa che Valcucine fa grazie all’installazione di

la prima azienda italiana nel proprio settore ad acquisire

za interna. «Quando tutti sono indirizzati verso l’obiet-

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3. CASI STUDIO

tivo comune della sostenibilità ambientale si genera in

getto di innovazione che si è spinto fino al rinnovamen-

sensibile ai temi ambientali e in grado di recepire le rica-

parte l’eco-sostenibilità, dal creare un oggetto pensan-

azienda una cultura sul tema. Le certificazioni ambien-

to dei macchinari. Condividendo gli stessi obiettivi ha

dute positive delle certificazioni.

do già alla fine della sua vita, e alla possibilità di reim-

tali creano questi valori intorno ai quali orientare il per-

innovato la propria produzione, migliorato le condizioni

Anche il tema della riduzione delle emissioni di formal-

piegarne le parti dopo il suo utilizzo. Se questo è vero,

sonale facendo crescere la consapevolezza sui problemi

di lavoro dei propri addetti (non più costretti a respirare

deide – caro a Valcucine, che, utilizzando colle speciali,

oggi – sottolinea Centazzo rimarcando i limiti delle cer-

ambientali e sulle possibili soluzioni». E poi c’è la spinta

le sostanze nocive liberate dalle vernici convenzionali) e

ne ha drasticamente ridotto le emissioni – è ancora poco

tificazioni ambientali: la parcellizzazione forse eccessiva

all’innovazione che le certificazioni si portano dietro.

guadagnato in competitività.

sentito in Europa: «Pensavo ci fosse maggiore attenzio-

– la stessa ISO 14001 non prevede l’obbligo di pensare

Dall’attenzione ai rifiuti al risparmio energetico, con l’ef-

Con lo stesso fine, Valcucine, che ha scelto – in linea con

ne» confessa Centazzo «invece pochissimi sono interes-

al fine vita di un prodotto, tanto che non può garantire

ficienza e l’installazione di pannelli solari, passando per

la propria filosofia e il proprio operato – di sottoscrivere

sati al problema. Noi seguiamo lo standard più severo in

che il produttore lavori pensando anche al momento in

la sostituzione dei motori perché consumino meno: sono

gli impegni dello standard sulla gestione responsabile

assoluto, quello giapponese (F****) mentre in Italia ci

cui l’oggetto non servirà più. Proprio per questo auspica:

queste alcune delle innovazioni introdotte grazie all’ade-

delle foreste, ha di fatto portato anche i propri fornito-

sono norme che regolano l’emissione di formaldeide da

«la legislazione dovrebbe agire rendendo obbligatoria

sione alla certificazione. Anche quando la certificazione

ri a certificarsi FSC , giacché lo standard richiede che

mobili meno severe; e a livello internazionale i sistemi

la responsabilità, per chi produce, dello smaltimento e

non abbia grande peso verso l’esterno, dunque, trova co-

l’intero ciclo di produzione sia certificato. Anche a valle

di valutazione non sono comparabili tra di loro, fondati

riutilizzo del prodotto stesso. Bisogna poi lavorare per

munque la sua motivazione nella crescita del personale

della filiera molti fornitori, dietro la spinta del mobilifi-

su metodi di misurazione differenti». Il risultato è una

una semplificazione che aiuterebbe la chiarezza e la co-

e nella creazione di una cultura innovativa.

cio, hanno deciso di certificarsi, generando una catena

grande incertezza: «Per i consumatori rimane una certi-

noscenza da parte di chi acquista». Oggi, altrimenti, la

Oltre il profitto ci sono i valori, oltre l’azienda c’è il terri-

virtuosa che non è inusuale nella green economy e nel

ficazione quasi completamente sconosciuta».

certificazione può ridursi «ad un costo non compensato

torio, la filiera. Valcucine ha condiviso i propri valori e le

mondo delle certificazioni.

Con la garanzia a vita di responsabilità per cucine in cui

da un adeguato ritorno a livello di fatturato; ad un inve-

proprie scelte con altre aziende del settore. Coinvolgen-

Questo comune cammino positivo è, purtroppo, ancora

l’80% dei materiali è riutilizzabile, Valcucine può par-

stimento per le generazioni future, che forse saranno in

dole, ad esempio, nel progetto Bioforest, un’associazio-

poco compreso in Italia, e anche in Europa. Il terreno più

lare con un’autorevolezza che forse pochi altri possono

grado, meglio di quelle attuali, di apprezzarne il valore

ne ambientalista formata da industriali che si impegna-

fertile in questo momento – continua Centazzo – restano

permettersi: e ribadisce che è dalla progettazione che

e l’importanza».

no ad abbattere le proprie emissioni inquinanti. Le sue

ancora gli Stati Uniti, dove le certificazioni – ad esempio

scelte sono diventate le scelte di un’intera filiera che ha

la LEED per l’edilizia, che riconosce crediti per l’impiego

avuto l’esigenza di adeguarsi per restare al passo. Quan-

di legno certificato Forest Stewardship Council – sono

do Valcucine ha deciso, prima nel settore, di verniciare

conosciute e richieste in primis dagli addetti ai lavori, e

ad acqua le proprie cucine, l’azienda di verniciatura è

molto spesso inserite nei capitolati. Per Valcucine e i suoi

stata coinvolta in questo salto di paradigma, con un pro-

standard, gli USA costituiscono un mercato importante,

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®

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3. CASI STUDIO

3.10. OLEIFICIO ZUCCHI [31]

ambientale dei processi produttivi, dedicando a questo

una serie di miglioramenti e di innovazioni, se questi si

scopo quasi mezzo milione di euro: per noi sostenibilità

fermano prima, la certificazione rimane lettera morta».

è anche business» aggiunge. Per questo – forte dell’e-

Non è così, ci tiene a sottolineare, per la sua azienda, che

sperienza maturata negli anni ’90 con la certificazione

nel corso del tempo ha puntato anche su certificazioni di

di qualità ISO 9001 – dal 2000 l’azienda ha imbocca-

sicurezza alimentare e di eticità. Oggi questo cammino

to con convinzione la strada delle certificazioni am-

giunge al calcolo della Carbon footprint, avviato nel 2013

bientali, con l’acquisizione della ISO 14001. «All’inizio

nell’ambito del Programma nazionale per la valutazione

fummo invitati a certificarci – ricorda Zucchi – allora

dell’impronta ambientale nel ciclo di vita dei prodotti di

non era così comune avere questa certificazione: fu la

largo consumo, promosso dal Ministero dell’Ambiente, e

grande distribuzione organizzata italiana a richiedere

condotto su una gamma completa di oli di semi. L’anno

questo adeguamento come condizione preferenziale per

scorso, per essere certificato secondo la norma ISO/TS

I primi in Italia ad aver calcolato e certificato la Carbon

un’attività artigianale che dai primi anni dell’’800 era

continuare il rapporto di fornitura. Così è stato avviato

14067 (Carbon footprint di prodotto) l’intero processo di

footprint di una intera gamma di olio di semi, sono cer-

impegnata nella produzione di oli di semi. Nel 1955 avvia

un percorso virtuoso sul quale abbiamo investito, co-

produzione è stato messo da Zucchi sotto la lente d’in-

tificati per l’assenza di Ogm sia nell’olio di semi di mais

la distribuzione di olio in bottiglie di vetro con il marchio

struendo un vero e proprio strumento di verifica e con-

grandimento del calcolo, a partire dalla fase di coltivazio-

che in quello di soia ed hanno sottoscritto un protocollo

Zeta ed entra nei canali della grande distribuzione.

trollo delle emissioni e dei consumi che nel giro di qual-

ne fino allo smaltimento del prodotto utilizzato: «Farlo

con Legambiente che garantisce al consumatore la soste-

Il resto è storia recente, fatta di investimenti volti al miglio-

che anno ha consentito la pubblicazione del Bilancio di

sugli oli da olive probabilmente avrebbe consentito un

nibilità e la tracciabilità dell’olio d’oliva e di semi.

ramento produttivo, della reintroduzione dell’olio di oliva

sostenibilità». Oggi – continua – le cose sono cambiate:

ritorno di immagine maggiore – confessa Zucchi – ma

Ma partiamo dall’inizio. Con 132 addetti e un fatturato

tra le attività core, anche in prospettiva export: oggi il 12%

la certificazione è diventata quasi un prerequisito «ma

ci premeva creare qualcosa che non c’era e mettere a

di 157 milioni di euro annui, Oleificio Zucchi si presen-

del fatturato deriva dall’esportazione, che raggiunge 43 Pa-

spesso sembra che esibire un attestato sia più impor-

disposizione della comunità un database sugli oli di semi

ta come una realtà di peso nel panorama dell’industria

esi, in Europa, ovviamente, ma anche in Estremo Oriente.

tante del contenuto reale». Zucchi segnala, con garbo,

che ancora mancava. È un percorso che faremo anche

agroalimentare italiana. Si occupa di lavorazione e com-

«Ambiente, etica, qualità, sicurezza: su questi quattro

quello che evidentemente – la voce è abbastanza diffusa

con l’olio di oliva, ma per il momento nel mondo degli oli

mercializzazione dell’olio sfuso, sia di semi che di oliva,

pilastri Zucchi fonda la propria azione produttiva,

– appare come un passo falso di alcuni settori del mon-

di semi siamo gli unici».

per l’industria alimentare, e di olio confezionato, a mar-

attraverso di essi punta al miglioramento continuo»

do delle certificazioni e di alcune imprese: «da un lato

Nello stesso anno l’azienda ha conseguito la certificazione

chio proprio o conto terzi.

spiega l’Amministratore Delegato, Giovanni Zucchi

entra in ballo la serietà degli enti certificatori, dall’altro

DTP 030 (protocollo elaborato dall’ente di certificazione

L’Oleificio nasce negli anni ’40, sulle fondamenta di

«Da oltre dieci anni l’azienda investe nella sostenibilità

l’impegno dell’azienda; la certificazione porta con sé

CSQA) per l’olio di semi di mais e l’olio di semi di soia non

162

163


3. CASI STUDIO

contenente e non derivante da Ogm, impegnandosi a col-

dare conto al consumatore di tutto il processo e restituir-

aziende certificate, soprattutto per i fornitori di materia

acqua sono figli delle misure di efficientamento messe in

laborare con fornitori che aderiscano allo stesso standard.

ne la tracciabilità completa, ogni confezione sarà dotata

prima. Per quanto riguarda l’olio di palma, tanto discusso,

atto, in grado di ridurre l’impatto ambientale della pro-

Per rispondere sempre meglio ai bisogni dei consuma-

di un QrCode per accedere online a tutte le informazioni

Zucchi ha scelto di certificarsi RSPO, nonostante questo

duzione in tutto il suo svolgimento, compreso il trasporto

tori, dalla collaborazione con Legambiente è nato, nel

sul prodotto dal campo alla tavola.

prodotto costituisca per l’azienda un prodotto marginale.

e gli spostamenti dei dipendenti. Da qualche anno Olei-

corso dell’ultimo anno, un progetto triennale per la so-

«La partnership con Legambiente rappresenta per noi

Sul fronte dell’energia, l’azienda sta procedendo in questi

ficio Zucchi si serve del treno – con uno scalo ferroviario

stenibilità e la tracciabilità – altro aspetto chiave per le

un grande valore perché evidenzia il comune approccio

mesi alla diagnosi energetica, che rappresenta il primo

interno realizzato a spese dell’azienda – per ricevere l’o-

produzioni Made in Italy – dell’olio extravergine di oli-

alla qualità e alla sostenibilità dei prodotti alimentari e

passo per avviare la certificazione ISO 50001, la prossima

lio grezzo, pratica che ha consentito di evitare l’utilizzo di

va e dell’olio di semi. Zucchi aderisce a un disciplinare

dei relativi processi agricoli e produttivi» dice Zucchi.

ad arrivare in casa Zucchi. L’impianto di cogenerazione

oltre duemila autocisterne, riducendo le emissioni di CO2

volontario, stilato dall’associazione ambientalista per

Questo progetto rappresenta anche una risposta alla dif-

realizzato dall’azienda è nato pensando al risparmio ener-

del 35%. La decisione di sostituire le vetture aziendali con

definire la sostenibilità nella filiera dell’olio e calarla in

ficoltà di rapportarsi con fornitori di dimensioni diverse,

getico – per la produzione in proprio di energia elettrica,

auto a propulsore ibrido ha inoltre dato vita a un nuovo

azienda. Il protocollo chiama in causa tutti gli attori della

molto grandi nel caso dei semi, molto piccoli quelli di oli-

acqua calda e vapore – e agli impatti sull’ambiente in ter-

parco macchine improntato alla sostenibilità. Nel 2015

filiera: «I fornitori di materia prima, come Cereal Docks

ve: «Nel primo caso ci consente di lavorare con aziende

mini di emissioni, per questo a esso è stato affiancato un

è stata completata la conversione: management e forza

– importante realtà dell’industria alimentare italiana – e

medie che non presentano le complessità delle multina-

impianto di trattamento dei fumi più restrittivo di quello

vendita sono stati dotati di auto ecologiche e in azienda è

come le aziende olivicole, sono chiamati a ridurre i re-

zionali, nel secondo di favorire l’aggregazione di piccole

previsto dalla legge. «Tutti gli investimenti in Oleificio

comparsa la prima centralina elettrica di ricarica.

sidui chimici e gli inquinanti». Ai produttori virtuosi è

aziende olivicole per avere una fornitura costante e dar

Zucchi sono pianificati guardando non solo al ritorno

Le certificazioni sono per Zucchi non un punto d’arrivo,

garantita una migliore remunerazione e un legame più

loro la possibilità di migliorarsi». L’impegno da parte

economico, ma anche alla valutazione degli impatti am-

ma uno stimolo a fare meglio, uno strumento in grado di

stabile con il trasformatore. Per Oleificio Zucchi, lo stan-

dell’azienda parte dunque dalla sensibilizzazione della

bientali complessivi» precisa l’Amministratore Delegato.

far emergere i punti critici, per affrontarli con l’innova-

dard prevede un miglioramento della lavorazione che

filiera a monte, perché anche nel settore agroalimentare

La certificazione, in azienda, ha portato cambiamenti che

zione. «Noi – chiarisce ancora Giovanni Zucchi – siamo

riduca al minimo i residui presenti nel prodotto finale.

il tema ambientale si affermi compiutamente. «Soltanto

coinvolgono oggi vari aspetti della produzione. Il proces-

senza dubbio cresciuti (il fatturato è passato da 63 milio-

Già dal primo anno di adozione, l’azienda si è imposta

con la collaborazione della filiera si può affrontare il tema

so di costante verifica e rinnovamento ha previsto vari

ni di euro nel 2000 a 157 milioni di euro l’anno scorso),

sui prodotti finali limiti inferiori a quelli di legge, e si

ambientale nella sua complessità – dice Zucchi – ci au-

interventi come l’introduzione di impianti frigo, caldaie

ma senza un chiaro posizionamento non è certo una cer-

propone di ridurli ulteriormente nel prossimo triennio.

guriamo che diventi presto una prassi di mercato anche

e motori ad alta efficienza, inverter, luci a led, regolatori

tificazione che può far pendere la decisione di un cliente

Attenzione green anche nel packaging, con l’adozione

in altri settori merceologici».

di flusso luminoso e sistemi di recupero di energia termi-

verso un’azienda. Essa deve, per un’azienda di marca, ob-

di etichette certificate FSC®, inchiostri eco-compatibili

Tutti i fornitori dell’azienda sono valutati sulla base di

ca. Il risparmio di 66.500 KW di energia elettrica, pari al

bligatoriamente legarsi alla qualità del risultato. Deve far

e materiali realizzati con materie prime riciclate. E, per

parametri qualitativi e di servizio, preferendo in genere

35% dell’energia elettrica complessiva, e il risparmio di

parte di un processo aziendale di valorizzazione comples-

164

165


3. CASI STUDIO

siva dei propri prodotti, rivolta in primis al consumato-

certificatori qualificati sono vissuti in Oleificio Zucchi

re». Se però le persone riconoscono il valore aggiunto de-

come momenti di stimolo e di condivisione importante.

rivante da questo sistema virtuoso, la certificazione può

Il nuovo depuratore, ad esempio, è nato da un confronto

essere una leva di marketing in più: «I consumatori han-

esterno/interno che ha portato a una completa riproget-

no una certa disponibilità a considerare le certificazioni

tazione sia del processo di depurazione sia dei processi a

come un valore aggiunto. In genere ciò corrisponde a una

monte». Da questo rinnovamento non è esclusa alcuna

maggiore disponibilità di spesa che, però, non supera il

componente aziendale perché «controllare, monitorare,

5%. Considerando quanto sono strutturalmente numero-

progettare e rinnovare sono elementi che promuovono

si i passaggi di filiera, questo è un valore insufficiente, da

la consapevolezza del personale. La cultura ambientale

solo, a stimolarne l’applicazione». La dote di una certi-

in azienda nasce e prende forza dall’attenta selezione dei

ficazione, dunque, risiede anche altrove: «Gli audit con

nuovi ingressi, che condividono i nostri valori».

166

167


/ APPENDICE

APPENDICE 168

169


/ APPENDICE

APPENDICE 1 LE PRINCIPALI CERTIFICAZIONI AMBIENTALI

chiarazione Ambientale convalidata. Il riconoscimento

della certificazione. In particolare si pone attenzione alle

(registrazione) è rilasciato da un ente governativo, a

prestazioni dell’organizzazione e alla promozione dell’ef-

seguito di una verifica svolta da un ente terzo indipen-

ficienza energetica.

dente e accreditato. STEP ISO 14001

STEP è una certificazione internazionale di tipo privato

La certificazione, nata nel 1996, è disciplinata dallo

nata nel 2013. Essa certifica i processi produttivi relativi

standard privato ISO 14001. Come nel caso di EMAS,

al settore tessile che rispettano certi limiti e che non uti-

anche la ISO 14001 si applica alla gestione delle attività

lizzano alcune sostanze. Gli aspetti considerati sono re-

e dei processi produttivi di qualsiasi organizzazione. È

lativi all’ambiente, alla salute e sicurezza dei lavoratori,

uno strumento internazionale di carattere volontario,

all’etica e alla sicurezza chimica dei prodotti. Essa viene

la cui conformità è certificata da un organismo indi-

rilasciata da un ente terzo.

pendente e accreditato verso le organizzazioni che si impegnano a valutare e migliorare le proprie prestazio-

Carbon footprint 14064

Di seguito si descrivono le principali certificazioni am-

applicazione riguarda i vari Stati Membri dell’Unione

ni ambientali. ISO 14001 è lo standard relativo all’im-

La Carbon footprint 14064 è uno standard internazio-

bientali considerate o anche sfiorate nello studio. Il

Europea, anche se, dal 2010, la registrazione EMAS è

plementazione di un sistema di gestione ambientale

nale che nasce nel 2006. Essa riguarda i requisiti per

paragrafo comprende certificazioni di processo e di

divenuta internazionale. Gli aspetti ambientali rappre-

più diffuso al mondo.

la quantificazione, il monitoraggio e la rendicontazione

prodotto, schemi pubblici e privati, standard esclusiva-

sentano il tema centrale della certificazione: EMAS è

mente ambientali e certificazioni che considerano anche

inteso a promuovere il miglioramento continuo delle

ISO 50001 – Sistemi di gestione dell’energia

sioni ottenute da un’organizzazione (di qualsiasi set-

altri aspetti oltre all’ambiente.

prestazioni ambientali delle organizzazioni di tutti i set-

La norma privata ISO 50001 prevede la certificazione dei

tore) nell’ambito delle proprie attività. Lo standard fa

tori produttivi.

sistemi di gestione dell’energia. Lo standard internazio-

riferimento a uno strumento specifico, l’inventario dei

EMAS – Eco Management and Audit Scheme

EMAS è una certificazione di sistema, ovvero relativa

nale nasce nel 2011 e si applica a tutti i settori produttivi.

gas serra. Quest’ultimo descrive le emissioni generate

EMAS è uno schema di certificazione pubblico e vo-

alla gestione delle attività e dei processi produttivi del-

Essa è rilasciata da un ente terzo indipendente e accre-

da ognuna delle fonti di emissione riferite all’attività

lontario nato nel 1993 e attualmente disciplinato dal

le organizzazioni, che prevede anche la comunicazione

ditato secondo un sistema di rilevanza nazionale e in-

dell’organizzazione.

Regolamento Europeo n. 1221/2009. Il suo campo di

delle performance, tramite la predispozione di una Di-

ternazionale. Gli aspetti energetici costituiscono il cuore

In base a tale standard è possibile svolgere un percorso

170

delle emissioni di gas serra e delle riduzioni delle emis-

171


/ APPENDICE

di verifica e certificazione da parte di un ente terzo indi-

di prodotti (es. carta, detersivi, vernici, etc.). Il marchio

tenzialmente anche negli altri stati membri per alcune

do un sistema di rilevanza internazionale. Faitrade è il

pendente, al termine del quale viene rilasciato un report

è rilasciato da un organismo indipendente accreditato.

categorie di prodotto (es. carta, cancelleria, stampanti,

marchio di certificazione etica più riconosciuto al mondo.

imballaggi a uso alimentare, etc.) da un ente terzo indi-

con le evidenze di conformità a specifici requisiti. EPD – Dichiarazione ambientale di prodotto

pendente ed accreditato secondo un sistema di rilevanza

FSC® – Forest Stewardship Council

Agricoltura biologica

La dichiarazione ambientale EPD (Environmental Pro-

nazionale o internazionale.

La certificazione internazionale di prodotto FSC® (Forest

La certificazione biologica di prodotto nasce con un Re-

duct Declaration) si basa sull’approccio del ciclo di vita

golamento europeo nel 1991. Essa si applica ai prodotti

dei prodotti. È una dichiarazione basata su parametri

ReMade in Italy

definito dall’omonima Ong internazionale, attraverso la

agricoli, ai mangimi e ai sementi per la coltivazione. Il

stabiliti che contengono una quantificazione degli im-

ReMade in Italy è il marchio ambientale di prodotto pri-

partecipazione e il consenso delle parti interessate.

regolamento attuale (n. 834/2007) disciplina gli aspetti

patti ambientali del prodotto. Tali dichiarazioni sono

vato che nasce in Italia nel 2013. Esso riguarda i mate-

Essa disciplina i principi e criteri della gestione forestale

ambientali e la biodiversità, ma vi è anche attenzione per

sottoposte a un controllo indipendente da parte di orga-

riali riciclati, i semilavorati e i prodotti finiti che con-

responsabile, considerando aspetti sociali, economici e

la tutela del benessere degli animali e la salute dei vege-

nismo accreditato e sono valide per alcune categorie di

tengono materiali riciclati. Lo standard si applica anche

di sostenibilità ambientale. Si applica principalmente ai

tali, ponendo anche alcuni divieti sull’uso di specifiche

prodotto. L’EPD si rivolge principalmente ai consuma-

nel resto d’Europa, con la condizione che i richiedenti

prodotti in legno e carta, così come a qualsiasi prodotto

sostanze. La certificazione viene rilasciata da un ente

tori poiché la sua finalità principale è di evidenziare le

devono svolgere il processo produttivo prevalente in Ita-

di origine forestale.

terzo accreditato.

performance ambientali di un prodotto o servizio, au-

lia. Il certificato, rilasciato da un ente terzo indipendente

Anche per questo schema, è un ente indipendente accre-

mentandone la visibilità. L’EPD è però anche utilizzata

e accreditato, prevede la dichiarazione della quantità di

ditato che rilascia il certificato, dopo aver effettuato una

Ecolabel- Marchio ambientale di prodotto

come strumento di comunicazione delle informazioni di

riciclato presente nel prodotto, ma anche il rispetto di

verifica di terza parte.

L’etichetta di prodotto Ecolabel è attualmente disciplina-

tipo business to business.

requisiti e limiti.

Stewardship Council) nasce nel 1993. Lo standard è stato

PEFC – Programme for Endorsement of Forest

ta dal Regolamento CE n. 66/2010. Lo standard volontario nasce nel 1992 con l’obiettivo di creare un marchio

Nordic Swan

Fairtrade

Certification schemes

unificato comunitario di qualità ambientale. Esso premia

Nordic Swan è il marchio ambientale di prodotto dei Pa-

Fairtrade è il marchio di prodotto internazionale nato nel

Lo standard internazionale di prodotto PEFC (Programme

i prodotti e servizi con elevati standard prestazionali dal

esi Scandinavi. Il marchio è stato definito dal Consiglio

1997 e rilasciato per i prodotti tessili, di artigianato e su

for Endorsement of Forest Certification schemes) nasce nel

punto di vista ambientale. Il marchio Ecolabel garantisce

dei Ministri e si basa sull’etichetta ISO 14024. Esso indi-

cioccolato, thè, caffè. Il marchio privato disciplina aspet-

1998 dall’associazione omonima senza fini di lucro. Esso

al consumatore che un prodotto o servizio è stato realiz-

ca alcuni livelli prestazionali a cui conformarsi e pone il

ti sociali, etici, economici ed ambientali: riguardo questi

certifica che le foreste, i prodotti in legno, la carta, i deriva-

zato ponendo attenzione ai vari aspetti ambientali in tut-

divieto di utilizzare specifiche sostanze.

ultimi esso pone il divieto di utilizzare alcune sostanze o

ti dalla cellulosa e i prodotti forestali non legnosi rispettino

to il suo ciclo di vita. Esso si applica ad alcune categorie

Il marchio viene rilasciato nei Paesi Scandinavi e po-

prodotti. È rilasciato da un ente terzo accreditato secon-

specifici parametri, criteri e indicatori relativi ad aspetti am-

172

173


/ APPENDICE

bientali, sociali e relativi ai diritti e alla salute dei lavoratori.

nata nel 2014. L’ambito di applicazione è internaziona-

te gestita da Textile Exchange. Essa riguarda principal-

con l’ambiente. Esso considera tutto il ciclo di vita di

La certificazione della gestione forestale si basa su una pro-

le; essa riguarda i prodotti tessili. La certificazione viene

mente i prodotti tessili. Si applica a livello mondiale alle

un prodotto, includendo anche la fase di estrazione e

cedura di verifica da parte di un organismo indipendente e

rilasciata da un ente terzo indipendente e accreditato a

imprese che commercializzano e/o producono prodotti

trasporto delle materie prime, la produzione, la distri-

accreditato.

livello internazionale. I prodotti certificati sono conformi

finiti o semilavorati contenenti materiali riciclati. Lo

buzione, l’uso, il riuso, fino al riciclaggio e allo smalti-

La certificazione può offrire vantaggi di mercato, soddisfa-

a prescrizioni obbligatorie riguardanti aspetti ambienta-

standard include vari criteri che disciplinano aspetti am-

mento finale. Lo studio del ciclo di vita analizza flussi

cendo le richieste di consumatori che chiedono prodotti cer-

li, sociali e relativi alla qualità.

bientali, sociali, relativi alla salute e sicurezza. La certifi-

in entrata e in uscita di materiali, energia, emissioni, in

cazione è rilasciata da un ente terzo indipendente.

tutte le fasi del prodotto.

tificati e migliorando la comunicazione e la promozione nei confronti del cliente riguardo ai prodotti con il marchio.

LEED – Leadership in Energy and Environment

La metodologia LCA coinvolgendo tutto il ciclo di vita

Design

Carbon footprint 14067

del prodotto coinvolge l’intera filiera: produttori, forni-

GOTS – Global Organic Textile Standard

La certificazione internazionale LEED nasce nel 1998 e

Lo standard internazionale ISO in materia di Carbon fo-

tori, consumatori, etc. L’approccio LCA, definito a livello

Lo standard privato GOTS (Global Organic Textile Stan-

riguarda le prestazioni energetiche degli edifici.

otprint di prodotto nasce nel 2013. Esso regola i requisiti

internazionale dalla norma ISO 14040, è anche definito

dard) certifica che i prodotti tessili rispettino determinati

Essa definisce specifiche soglie e prestazioni energetiche.

per le fasi di valutazione e quantificazione delle emissioni

“from cradle to grave”, “dalla culla alla tomba”.

criteri ambientali, sociali e relativi alla qualità. L’obiettivo

Gli aspetti su cui si focalizza riguardano l’ambiente, ma

di gas serra e i requisiti per la comunicazione.

è quello di fornire al consumatore una garanzia sul prodot-

anche l’energia, i materiali e l’innovazione. La certifica-

Come nel caso dello schema ISO 14064, in base a tale

Water footprint 14046

to. Lo standard GOTS è anche orientato agli interlocutori

zione è rilasciata da enti terzi indipendenti e accreditati.

standard è possibile svolgere un percorso di verifica e

Lo standard internazionale Water footprint 14046 è stato

certificazione da parte di un ente terzo indipendente. Si

pubblicato dall’International Organization for Standar-

commerciali della filiera (business to business) dato che copre i processi, l’imballaggio, l’etichettatura, il commer-

Marchio Internazionale Pannello Ecologico

applica a vari prodotti. Lo standard CFP è uno strumento

dization (ISO) nel 2014. Per “water footprint” si intende

cio e la distribuzione relativi ai prodotti tessili realizzati

Il marchio internazionale Pannello Ecologico è un’eti-

pensato per il mercato, poiché è stato sviluppato per faci-

un metodo di misura che quantifica l’impatto ambientale

con almeno il 70% di fibre naturali biologiche certificate.

chetta ambientale basata su un’auto-dichiarazione, per

litare l’offerta di prodotti a basso contenuto di emissioni

potenziale sull’acqua di un prodotto, processo o di un’or-

La certificazione internazionale, nata nel 2005, è rila-

cui non è una certificazione vera e propria. Il marchio

di gas a effetto serra e per soddisfare le richieste dei con-

ganizzazione.

sciata da certificatori indipendenti approvati dal siste-

attesta che il prodotto relativo ai pannelli è realizzato al

sumatori più attenti alle dinamiche ambientali.

Come nel caso della Carbon footprint 14067 e 14064, lo

ma GOTS.

100% in legno riciclato.

standard è verificabile da un ente terzo ma non certificabile. LCA – Life Cycle Assessment

Esso si basa sulla metodologia LCA (Life Cycle Asses-

OCS – Organic Content Standard

Global Recycle Standard

Il metodo LCA (Life Cycle Assessment) permette di

sment) e pertanto, considera tutti gli impatti ambientali

Lo standard OCS è una certificazione di prodotto privata

È una certificazione privata nata nel 2008 e attualmen-

valutare tutte le interazioni di un prodotto o servizio

di un prodotto.

174

175


/ APPENDICE

UNI 11233 – Sistemi di produzione integrata nel-

vamenti di bestiame e lo standard per la catena di custo-

risorse ittiche e include principi, considerazioni generali,

liera e un dialogo tra i principali stakeholder. I principali

le filiere agroalimentari

dia. La certificazione è rilasciata da organismi di certifi-

criteri e requisiti sull’etichettatura dei prodotti ittici. La

requisiti della certificazione riguardano aspetti ambien-

UNI 11233 è una certificazione di prodotto nata in Italia

cazione di terza parte approvati da Global Gap, per i quali

certificazione è rilasciata da un ente terzo indipendente.

tali, sociali ed economici. La certificazione è rilasciata da

nel 2009. Essa si applica alle filiere agroalimentari vege-

può esssere previsto l’accreditamento.

enti terzi accreditati dall’associazione RTRS. MSC – Marine Stewardship Council

tali per prodotti destinati all’alimentazione umana e animale. L’obiettivo dello standard è quello di dimostrare

UTZ Certified

La certificazione internazionale MSC è stata adottata nel

RSPO – Roundtable on Sustainable Palm Oil

l’utilizzo di tecniche di produzione integrata nella gestio-

UTZ è una certificazione privata di prodotto internazio-

1999 dall’omonima organizzazione no profit. L’obiettivo

La certificazione internazionale sull’olio di palma nasce

ne delle produzioni agricole, così come favorire il man-

nale nata nel 2002. L’obiettivo principale del programma

dello standard è di salvaguardare l’ambiente marino at-

nel 2004 attraverso l’associazione Roundtable on Sustai-

tenimento della biodiversità e il rispetto dell’ambiente.

UTZ è di promuovere aziende agricole sostenibili. La cer-

traverso uno sfruttamento sostenibile delle risorse itti-

nable Palm Oil. Lo standard si è sviluppato per la pre-

Gli elementi più importanti della norma, ai quali occorre

tificazione include criteri economici, sociali e ambientali

che.

occupazione dell’impatto creato dall’olio di palma sulla

uniformarsi, sono il disciplinare tecnico di produzione

che sono specificati in un codice di condotta. UTZ si ap-

Il campo di applicazione della certificazione MSC è la pe-

deforestazione e la perdita di biodiversità in Asia.

integrata, il sistema di gestione della qualità, il sistema di

plica ai seguenti prodotti: tè, caffè, cacao e promuove un

sca di organismi selvatici e alcune attività di pesca parti-

Esso disciplina alcuni aspetti ambientali, sociali ed eco-

rintracciabilità della filiera e il piano di controlli.

modello basato sul miglioramento continuo. Grazie alla

colare ed è esteso a tutta la filiera.

nomici. La certificazione è rilasciata da un organismo in-

La certificazione di conformità allo standard è rilasciata

certificazione i produttori hanno l’opportunità di confor-

I requisiti che permettono di assegnare un marchio blu

dipendente accreditato secondo un sistema di rilevanza

da un organismo di parte terza riconosciuto e accreditato.

marsi a uno standard che permette di proteggere l’am-

MSC Ecolabel riguardano la sostenibilità del patrimonio

internazionale.

biente e di promuovere buone pratiche sociali. Ciò deter-

ittico, l’impatto ambientale minimo e la gestione efficace.

Global Gap

mina una produzione agricola responsabile dal punto di

Lo standard è impostato su alcuni codici internazionali

Biodiversity Friend

Global Gap nasce nel 2000 da un’organizzazione priva-

vista sociale e ambientale, garantendo a imprese e consu-

di sostenibilità ambientale accreditati ed è rilasciato da

Biodiversity Friend è uno schema di certificazione pro-

ta. L’obiettivo della certificazione volontaria è quello di

matori prodotti sostenibili.

organismi di certificazione indipendenti.

mosso nel 2010 dall’associazione World Biodiversity

garantire un’agricoltura sostenibile. Lo standard inter-

Lo standard è rilasciato da un ente terzo indipendente.

nazionale riguarda alcuni aspetti come la sicurezza e la

Association onlus. Esso si applica ai prodotti del settore RTRS – Roundtable on Responsible Soy

food e, in particolare, ai prodotti orto-frutticoli. La certi-

tracciabilità del settore food, la sostenibilità ambientale,

FOS – Friend of the Sea

Lo standard internazionale è stato creato dall’omonima

ficazione ha l’obiettivo principale di tutelare la biodiver-

il benessere, la salute e sicurezza dei lavoratori, il benes-

Friend of the Sea, standard adottato nel 2005 a Roma dal

associazione nel 2010. L’obiettivo principale della certi-

sità e di dimostrare l’impegno nell’ambito della respon-

sere degli animali.

Commitee on Fisheries, riguarda la certificazione dei pro-

ficazione è quello di promuovere la crescita e l’uso soste-

sabilità ambientale delle aziende. La procedura relativa

La certificazione riguarda anche l’acquacoltura, gli alle-

dotti ittici. Lo standard disciplina l’uso sostenibile delle

nibile della soia attraverso la cooperazione con l’intera fi-

allo standard considera gli impatti ambientali delle at-

176

177


/ APPENDICE

tività e dei processi di trasformazione in agricoltura nei

nitense ha poi stabilito un accordo formale con l’Unione

plica in Italia e in alcuni paesi europei. La certificazione

l’efficienza energetica, il comfort e la sostenibilità degli

confronti della riduzione della biodiversità. Il marchio

Europea per implementare il programma Energy Star

è rilasciata dall’omonima agenzia, in qualità di ente ter-

edifici in legno. Prevede livelli prestazionali e requisiti

Biodiversity Friend garantisce al consumatore un pro-

anche nel mercato Europeo. Dal 2011 il sistema Ener-

zo indipendente.

obbligatori ai quali conformarsi.

dotto ottenuto attraverso impatti minimi sull’ambiente.

gy Star prevede una certificazione rilasciata da un ente

La certificazione ARCA è rilasciata da organismi indipen-

terzo indipendente accreditato. Essa si applica alle ap-

Protocollo ITACA

DTP 112 sulla soia e i cereali sostenibili

parecchiature elettroniche, ma anche agli edifici e agli

Il Protocollo è uno strumento di valutazione della soste-

Standard creato nel 2013 da CSQA (società italiana di

elettrodomestici.

nibilità ambientale ed energetica degli edifici che nasce

Blaue Engel

in Italia nel 2004. Esso è stato approvato dalla Conferen-

Blaue Engel è il marchio di prodotto tedesco, nato nel

certificazione). Il DTP 112 è uno standard di certificazio-

denti di rilevanza internazionale.

ne della sostenibilità ambientale, sociale ed economica

BREEAM – Building Research Establishment

za delle Regioni e delle Province autonome.

1978. Esso si applica a più categorie di prodotto e può

che si applica ai cereali e semi oleosi. Nasce per rispon-

Environmental Assessment Methodology

Il protocollo, che si basa su uno strumento di valutazione

anche essere utilizzato in Italia.

dere alle richieste dei principali stakeholder della distri-

BREEAM è una metodologia qualitativa di valutazio-

internazionale realizzato all’interno del processo di ricer-

Il marchio disciplina alcuni aspetti ambientali e sociali

buzione internazionale che chiedono prodotti nazionali

ne ambientale nata nel 1990. È un protocollo di va-

ca Green Building Challenge, include alcuni criteri di va-

e pone dei limiti per alcuni criteri e il divieto di utiliz-

sostenibili. Lo standard si compone di alcuni indicatori

lutazione ambientale che rappresenta la performance

lutazione con comprovata valenza scientifica. Per ciascun

zare alcune sostanze. I criteri del marchio sono svilup-

di sostenibilità (es. rintracciabilità, sicurezza sul lavoro,

ambientale degli edifici. Esso considera vari aspetti

criterio l’edificio riceve un punteggio che permette di de-

pati dal Federal Environment Agency e dall’Independent

Carbon footprint, Water footprint, produzione integrata,

ambientali, legati alla salute, all’innovazione, al mana-

finirne la prestazione energetica. In Italia la certificazio-

Environmental Label Jury. Il marchio garantisce che un

etc.). Lo standard ha ricadute su tutta la filiera poiché

gement, ai trasporti, etc., garantendo il basso impatto

ne del livello di sosteniblità raggiunto (rappresentato da

prodotto o servizio è conforme ad elevati standard am-

esso nasce attraverso il contributo dei vari operatori che

ambientale degli edifici e l’implementazione di principi

un punteggio) è rilasciata dall’Associazione ITACA, sulla

bientali e di performance.

ne fanno parte, tenendo in considerazione varie esigenze,

di bioedilizia.

base di ispezioni (anche in cantiere) effettuate da organi-

Il marchio è rilasciato dall’ente RAL gGmbH.

smi di ispezione accreditati.

così come le opportunità offerte dal mercato.

Green Seal

CasaClima Energy Star

CasaClima è una certificazione energetica che nasce nel

ARCA – Architettura Comfort Ambiente

Green Seal è il marchio di prodotto statunitense appro-

Il programma volontario Energy Star è promosso nel

2002 attraverso l’Agenzia CasaClima di Bolzano, una

ARCA certifica gli edifici con struttura in legno e singoli

vato nel 1989 dall’omonima organizzazione no profit.

1992 dall’Environmental Protection Agency per pro-

struttura pubblica.

componenti in legno. Il progetto ARCA nasce in Trenti-

Esso si applica a più categorie di prodotto, principal-

muovere la conservazione dell’energia attraverso il mi-

Essa classifica gli edifici rispetto all’efficienza energetica

no nel 2011, per iniziativa della Provincia Autonoma di

mente negli Stati Uniti. Il marchio pone alcuni limiti e

glioramento dell’efficienza energetica. Il governo statu-

e richiede la conformità ad alcuni requisiti tecnici. Si ap-

Trento. Esso riguarda alcuni aspetti come la sicurezza,

il divieto di utilizzare alcune sostanze. Esso garantisce

178

179


/ APPENDICE

al consumatore che un prodotto o servizio è stato rea-

Umweltzeichen

Sistema di certificazione nazionale della soste-

punto di partenza per l’adozione da parte delle aziende

lizzato rispettando l’ambiente e la salute. Il marchio è

Umweltzeichen è il marchio di prodotto austriaco nato

nibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi – DM

di un sistema di Due Diligence che garantisca la pro-

rilasciato dall’associazione Green Seal.

nel 1990 su iniziativa del Ministero dell’Ambiente. Il

23/01/2012

venienza legale dei prodotti certificati e delle relative

marchio ha l’obiettivo di informare il pubblico sugli im-

Lo standard, previsto attraverso un Decreto Ministe-

forniture.

NF Environment

patti ambientali di prodotti e servizi. Esso prevede il ri-

riale del 2012, si riferisce alla certificazione di prodot-

È il marchio di prodotto francese, nato nel 1991 e rilascia-

spetto di criteri di sostenibilità (ambientale, economica e

to dei biocarburanti e bioliquidi. Lo standard include

V.I.V.A. Sustainable Wine

to da AFNOR (Association Française de Normalisation).

sociale). I criteri si dividono in due categorie: requisiti di

limiti e richiede la documentazione che deve essere

V.I.V.A. Sustainable Wine è un progetto per la misu-

Si applica, come la maggior parte delle etichette, a varie

base e requisiti specifici.

messa a disposizione dell’organismo di valutazione di

razione delle performance di sostenibilità della filiera

conformità e dell’autorità competente.

vite-vino. Esso nasce per iniziativa della Direzione ge-

categorie di prodotto che rispettano specifici requisiti di performance e, in alcuni casi, limiti definiti relativi ad

ISO 14955

La certificazione è di tipo ambientale, sociale ed economi-

nerale per lo sviluppo sostenibile, il clima e l’energia

aspetti ambientali (ma anche etici e sociali). Il marchio

Lo standard ISO 14955 nasce nel 2014. Esso si riferisce

ca ed è rilasciata da organismi di terza parte accreditati.

del Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio

può essere rilasciato in tutta Europa.

all’applicazione degli standard di eco-design ai macchi-

e del mare. Sono previsti dei disciplinari tecnici per

nari, principalmente per l’industria metallurgica. Il tema

Due Diligence

l’applicazione di alcuni indicatori (aria, acqua, terri-

Milieukeur

principale dello standard è l’efficienza energetica delle

Il Regolamento Europeo n. 995/2010, noto come EU

torio e vigneto) da parte delle aziende, oltre a un di-

Milieukeur è il marchio di prodotto olandese nato nel

macchine utensili durante la fase di uso.

Timber Regulation (EUTR), riguarda il legno e i prodotti

sciplinare sulla verifica da parte di un ente terzo per la

1992. Esso include la conformità ad aspetti ambien-

Lo standard internazionale non è certificabile.

da esso derivati.

certificazione.

Il Regolamento vieta, per le aziende che in Europa

L’azienda che intende partecipare al progetto deve

tali (energia, consumo idrico, rifiuti, etc.), relativi al benessere degli animali, al packaging e al rispetto di

Leaf Marque – Linking Environment and Far-

immettono prodotti a base di legno, l’immissione ed

eseguire un’analisi di valutazione ambientale in

specifiche condizione lavorative. Stabilisce dei cri-

ming

il commercio di prodotti di origine illegale. La norma-

modo autonomo ed indipendente, in conformità ai

teri in base ad alcuni standard europei (es. ISO/IEC

È uno standard privato di prodotto applicabile ai pro-

tiva impone anche l’adozione di un sistema interno di

disciplinari tecnici. I risultati ottenuti sono verifi-

17065:2012). Il marchio è attualmente adottato nei

dotti dell’agricoltura, come verdure, insalata, frutta, olio,

“dovuta diligenza” (due diligence). Due Diligence non

cati da un ente terzo indipendente. Il Ministero ri-

Paesi Bassi, in Belgio, Germania, Spagna, Italia e Sud

etc. Nasce nel 2008 e si applica a livello internazionale.

è quindi una certificazione, ma riconosce gli schemi

lascia poi l’etichetta V.I.V.A. L’etichetta comunica

Africa. Organismi indipendenti di certificazione accre-

Richiede la conformità ad una serie di aspetti ambientali,

di certificazione forestale come prova di rispondenza

al consumatore l’esistenza di uno strumento traspa-

ditati dal Dutch Accreditation Council verificano il ri-

sociali, economici.

ai requisiti del Regolamento EUTR. In altre parole,

rente sulla performance ambientale dell’azienda vi-

spetto dei requisiti.

La certificazione è rilasciata da un ente terzo accreditato.

le certificazioni di parte terza sono riconosciute come

tivinicola.

180

181


/ APPENDICE

ISO 20121

Lo standard, rilasciato da un organismo indipendente,

Lo standard internazionale ISO 20121 riguarda la gestio-

genera benefici a tutta la filiera: agricoltori e produttori,

ne sostenibile degli eventi. Lo standard si applica a ogni

supermercati, consumatori.

tipo di organizzazione che vuole attuare un sistema di gestione sostenibile per tutti i tipi di eventi. Lo standard

Emissions trading

è certificabile secondo la norma ISO 20121 da ente terzo

Il mercato delle emissioni (emissions trading) è uno stru-

indipendente e accreditato. La certificazione permette di

mento finalizzato al controllo delle emissioni di inquinanti

migliorare la gestione sostenibile aziendale, l’immagine,

e gas serra a livello internazionale. Esso prevede la quota-

la reputazione e le relazioni con gli stakeholder, pro-

zione monetaria delle emissioni stesse e il commercio del-

muovendo la sostenibilità e l’innovazione della catena di

le quote di emissioni tra vari stati per il rispetto di ogni sta-

fornitura.

to dei vincoli ambientali previsti dal Protocollo di Kyoto. L’Emissions trading quindi non è classificabile come cer-

Red Tractor

tificazione di processo o di prodotto, ma piuttosto come

Lo standard privato Red Tractor nasce nel Regno Uni-

uno strumento di politica ambientale. Tuttavia, in Eu-

to negli anni ‘90. Esso certifica che i prodotti del settore

APPENDICE 2 VANTAGGI BUROCRATICI [PAR. 1.4.2.]

TABELLA A: PRINCIPALI SEMPLIFICAZIONI RELATIVE ALLE PROCEDURE AUTORIZZATIVE MISURA DI SEMPLIFICAZIONE

RIFERIMENTO

AMBITO DI APPLICAZIONE

ropa la quantità di emissioni di CO2 emessa dai grandi

DURATA ESTESA DELL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

ART. 29 OCTIES D. LGS. 152/06

EMAS, ISO 14001

food e drink rispettino regole di sicurezza e igiene ali-

impianti soggetti alla Direttiva 2003/87/CE e al Rego-

EMAS

lamento 2012/601/UE, deve essere convalidata da un

ESTENSIONE DELLA DURATA DELL’AUTORIZZAZIONE PER LE OPERAZIONI DI TRATTAMENTO PER I VEICOLI FUORI USO

ART. 6 D. LGS. 209/2003

mentare, che siano stati realizzati rispettando il benessere degli animali e l’ambiente.

organismo terzo accreditato.

DURATA ESTESA DELL’AUTORIZZAZIONE PER LE DISCARICHE CHE NON RICADONO NELLA DIRETTIVA SULLE EMISSIONI INDUSTRIALI

ART. 10 D. LGS. 36/2003

EMAS

RIDUZIONE DEI TEMPI PREVISTI PER IL RILASCIO DELL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

L.R. EMILIA ROMAGNA 21/2004

EMAS

RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE PER GLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI ATTRAVERSO AUTOCERTIFICAZIONE

ART. 209 D. LGS. 152/06

EMAS, ISO 14001

UTILIZZO DEI DOCUMENTI DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE PER OTTENERE L’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

ART. 29 TER D. LGS. 152/06

EMAS, ISO 14001

ECO-DESIGN DI PRODOTTI CONNESSI ALL’ENERGIA

ART. 11 D. LGS. 15/2011

EMAS

182

183


/ APPENDICE

TABELLA C. ALTRE MISURE DI SEMPLIFICAZIONE

TABELLA B: SEMPLIFICAZIONI RELATIVE ALLA RIDUZIONE DEI COSTI AMMINISTRATIVI, DELLE GARANZIE FINANZIARIE E DELLE TASSE

MISURA DI SEMPLIFICAZIONE

RIFERIMENTO

AMBITO DI APPLICAZIONE

FREQUENZA DEI CONTROLLI IN TEMA DI AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

ART. 212 D. LGS. 152/06

EMAS, ISO 14001

AUMENTO DELLA SOGLIA DIMENSIONALE PER RICHIEDERE LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE

L’ART. 29 DECIES DEL D. LGS. 152/2006 L.R. EMILIA ROMAGNA 9/1999

EMAS

EMAS, ISO 14001

EMAS, ISO 14001

L.R. REGIONE TOSCANA 86/2014

EMAS

AUMENTO DELLA SOGLIA DIMENSIONALE PER RICHIEDERE LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE

L.R. MARCHE 3/2012

RIDUZIONE ALIQUOTA IRAP CREDITO D’IMPOSTA

L.R. REGIONE TOSCANA 79/2013

EMAS, ISO 14001

ART. 96 D. LGS. 152/06

EMAS, ISO 14001

RIDUZIONE IRAP

L.R. REGIONE MARCHE 24/2005

EMAS, ISO 14001

PRIORITÀ PER OTTENIMENTO DELL’AUTORIZZAZIONE SULLE DERIVAZIONI DI ACQUA PUBBLICA

RIDUZIONE TARIFFE PER LE IMPRESE IN AIA

D.M. 24 APRILE 2008

EMAS, ISO 14001

PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ DI CONTROLLO AMBIENTALE

ART. 96 D. LGS. 152/06

EMAS

INCENTIVI PER PROMUOVERE LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA

D. LGS. 102/2014

ISO 50001

CONTROLLI SU IMPRESE CHE RIENTRANO IN DIRETTIVA ETS

D. LGS. 30/2013

EMAS

CONFORMITÀ ALLE SPECIFICHE PER LA PROGETTAZIONE ECOCOMPATIBILE DEI PRODOTTI

D. LGS. 15/2011

ECOLABEL

RUOLO DEL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ENERGIA NEL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI DI EFFICIENZA ENERGETICA

D. LGS. 102/2014

ISO 50001

MISURA DI SEMPLIFICAZIONE

RIFERIMENTO

AMBITO DI APPLICAZIONE

RIDUZIONE DELLE GARANZIE FINANZIARIE PER LE SPEDIZIONI TRANSFRONTALIERE DEI RIFIUTI

ART. 194 D. LGS. 152/06

RIDUZIONE DELLE GARANZIE FINANZIARIE PER L’ISCRIZIONE ALL’ALBO NAZIONALE GESTORI AMBIENTALI

184

EMAS

185


/ APPENDICE

APPENDICE 3 NOTA INFORMATIVA AL PARAGR. 2.6. [IN OTTEMPERANZA ALL’ART. 5 DEL REGOLAMENTO IN MATERIA DI PUBBLICAZIONE E DIFFUSIONE DEI SONDAGGI SUI MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA APPROVATO DALL’AUTORITÀ PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI CON DELIBERA N. 256/10/CSP, PUBBLICATA SU GU N. 301 DEL 27/12/2010]

SULL’EMITTENTE RADIOFONICA, TELEVISIVA O SUL SITO WEB)

ampiezza del centro, sesso, età. Al campione in rientro

diffuso durante un convegno organizzato da Cloros e

è stata applicata una ponderazione (con metodo RIM

Fondazione Symbola, e, successivamente, dai rispettivi

weighting).

siti web.

7. DATA DI PUBBLICAZIONE O DIFFUSIONE

12. RAPPRESENTATIVITÀ DEL CAMPIONE E MARGINE DI ERRORE

26 febbraio 2016

il livello di rappresentatività del campione e del 95% e il margine di errore relativo ai risultati del sondaggio è

8. TEMI/FENOMENI OGGETTO DEL SONDAGGIO (ECONOMIA, SOCIETÀ, ATTUALITÀ, COSTUME, MARKETING, SALUTE, ETICA, AMBIENTE ETC.) ambiente, certificazioni ambientali

9. POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO popolazione italiana residente 15-64enne (fonte: annua-

1. TITOLO DEL SONDAGGIO:

4. SOGGETTO ACQUIRENTE

“Il percepito delle certificazioni ambientali”

Fondazione Symbola

2. SOGGETTO CHE HA REALIZZATO IL SONDAGGIO

5. DATA O PERIODO IN CUI È STATO REALIZZATO IL SONDAGGIO

IPSOS S.r.l.

25-31 Maggio 2015

3. SOGGETTO COMMITTENTE Fondazione Symbola

186

6. MEZZO/MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA SUL/SUI QUALE/ QUALI È PUBBLICATO O DIFFUSO IL SONDAGGIO (PUBBLICATO SUL QUOTIDIANO/PERIODICO CARTACEO E/O ELETTRONICO, DIFFUSO

rio ISTAT 2014)

10. ESTENSIONE TERRITORIALE DEL SONDAGGIO estensione nazionale

11. METODO DI CAMPIONAMENTO (INCLUSA L’INDICAZIONE SE TRATTASI DI CAMPIONAMENTO PROBABILISTICO O NON PROBABILISTICO, DEL PANEL E DELL’EVENTUALE CAMPIONAMENTO)

compreso fra +/- 0.6% e +/- 3.3% per i valori percentuali relativi al totale degli intervistati (907 casi).

13. METODO DI RACCOLTA ALLE INFORMAZIONI sondaggio di opinione tramite metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interviews)

14. CONSISTENZA NUMERICA DEL CAMPIONE DI INTERVISTATI, NUMERO DEI NON RISPONDENTI E DELLE SOSTITUZIONI EFFETTUATE - interviste complete: 907 (30%) - rifiuti 1.827 (61%) - sostituzioni: 266 (9%) - totale contatti effettuati: 3.000 (100%)

campione casuale rappresentativo dell’universo di rife-

Indirizzo del sito dove sarà disponibile la documentazio-

rimento; campionamento per quote di area geografica e

ne completa in caso di diffusione: WWW.AGCOM.IT

187


/ BIBLIOGRAFIA

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catori chiave riferiti ad EMAS non sempre riflettono in maniera adeguata

organizzazioni cinesi certificate ISO 14001 del settore delle costruzioni.

gli impatti ambientali; Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W.,

Lo studio riporta un legame non chiaro tra la certificazione e le presta-

Freier, I., Rubik, F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott,

zioni ambientali riferite ai rifiuti solidi, all’emissioni di polveri, al rumo-

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re, al consumo di materie prime ed energia.

Eco-Label for their Revision. Research Findings. Final report by IEFE,

Per quanto riguarda gli effetti sulle performance ambientali di EMAS,

Bocconi, adelphi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European

tificazione ISO 14001 crea un miglioramento delle prestazioni; Hertin,

si cita lo studio Adelphi e Scuola Superiore Sant’Anna, (2015), EMAS

Commission, Part I-II. Brussels: European Commission.

Nel caso degli effetti della certificazione ISO 14001 sulla performance

J.; Berkhout, F., Wagner, M.; Tyteca, D., (2008), Are EMS environmen-

Evaluation Study, realizzato nel 2014 su un campione di 467 organizza-

Studio relativo alle performance ambientali generate dalle certificazioni

ambientale delle organizzazioni certificate, si citano: Nishitani, K., Ka-

tally effective? The link between environmental management systems

zioni europee registrate EMAS. Lo studio ha esplorato anche gli effetti di

EMAS e ISO 14001: Testa, F., Rizzi, F., Daddi, T., Gusmerotti, N.M.,

neko, S., Fujii, H., Komatsu, S., (2012), Are firms’ voluntary environmen-

and environmental performance in European companies, Journal of

EMAS sulle performance ambientali delle organizzazioni certificate, esa-

Iraldo, F. and M. Frey, (2014), EMAS and ISO 14001: the differences in

tal management activities beneficial for the environment and business?

Environmental Planning and Management 51 (2), pp. 259-283, studio

minando i vari aspetti ambientali (emissioni in atmosfera, energia, rumo-

effectively improving environmental performance, Journal of Cleaner

An empirical study focusing on Japanese manufacturing firms. Journal

che riguarda 265 imprese industriali e siti produttivi europei di 5 settori

re, rifiuti, etc.); Testa, F., Rizzi, F., Daddi, T., Gusmerotti, N.M., Iraldo, F.

Production 68 (1), pp. 165-173.

of Environmental Managagement 105, pp. 121-130, studio relativo a 500

industriali con la certificazione ISO 14001 o EMAS. Lo studio individua

and M. Frey, (2014), EMAS and ISO 14001: the differences in effectively

Sulla certificazione ISO 50001 si cita lo studio: Böttcher, C., Müller, M.,

imprese manifatturiere in Giappone. Lo studio indica che le imprese cer-

una relazione ambigua e debole tra I sistemi di gestione e le prestazioni

improving environmental performance, Journal of Cleaner Production

(in Press). Insights on the impact of the energy management systems on

tificate tendono a ridurre le emission inquinanti rispetto alla imprese che

ambientali; Yin, H., Schmeidler, P.J., (2007), Does ISO 14001 Certifi-

68 (1), pp. 165-173; studio relativo a 229 impianti ad alta intensità ener-

carbon and corporate performance. An empirical analysis with data from

non sono certificate; Iwata, K., Arimura, T., Hibiki, S., (2010), An empi-

cation Enhance Environmental Performance? Conditions under which

getica in Italia. Lo studio evidenzia che l’adozione di un Sistema di Ge-

German automotive suppliers, Journal of cleaner production (2014), stu-

rical analysis of determinants of ISO 14001 adoption and its influence

Environmental Performance Improvement Occurs. Study prepared on

stione Ambientale in questo tipo di impianti influenza chiaramente le

dio su un campione di 108 imprese tedesche del settore automobilistico;

on toluene emission reduction. JCER Econ. J. 62, pp. 16-38; studio che

behalf of Risk Management and Decision Processes Center, The Whar-

performance ambientali, sia nel breve che nel lungo periodo; Daddi, T.;

Castelli, M., 2014. Case study: implementation of an energy management

evidenzia gli effetti positivi della certificazione ISO 14001 sulle emissioni

ton School of the University of Pennsylvania; Gomez, A. and M.A. Rodri-

Magistrelli, M., Frey, M. and Iraldo, F. (2011), Do environmental mana-

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Production, 19 (9-10), pp. 1091-1095, studio che considera sia imprese

pp. 845-862, lo studio analizza I trend delle prestazioni ambientali di un

Sulla certificazione FSC® si citano gli studi: Clark, M. R., and J. S. Ko-

Management Journal 48, pp. 1091-1106; studio basato su un campione

certificate che non, e individua che la certificazione ISO 14001 non gene-

campione di 64 imprese italiane di 6 diversi settori industriali; Petrosil-

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Performance ambientali

di circa 8000 imprese manifatturiere statunitensi che indica che la cer-

190

191


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concessions compared in Gabon: changes in stand structure, tree spe-

Gli studi su certificazioni e competitività delle organizzazioni considerati

tion of EMAS and Eco-Label for their Revision. Research Findings. Final

2011 su un campione di oltre 40 imprese forestali di grandi dimensioni

cies, and biomass, Environmental Management 51 (3), pp. 524-540, doi:

in questa sezione sono: Delmas, M., Pekovic, S., (2012), Environmental

report by IEFE, Bocconi, adelphi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to

con certificazione FSC®, PEFC, o entrambe, localizzate in Europa, Nord

10.1007/s00267-012-0006-4; Van Kuijk, M, Putz, F.E. and Zagt, R.J.

standards and labour productivity: understanding the mechanisms that

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national, studio che afferma che le prastiche di gestione delle foreste as-

sue: Greening Organisational Behaviour 34 (2), pp. 230-252, indagine

Motivazioni che spingono alla certificazione,

tion? A comparative study of forest certification choices in Canada, the

sociate alla certificazione, sembrano generare benefici sulla biodiversità.

su 4.929 dipendenti di imprese certificate e non in Francia; Goh Eng,

principali barriere incontrate, benefici ottenuti

United States and Germany, Forest policy and economics 7 (1), pp. 53-69,

A., Suhaiza, Z., Nabsiah, A.W., (2006). A study on the impact of envi-

Gli studi, relativi a motivazioni, benefici e barriere, che sono alla base del

basato su un’indagine su imprese canadesi, statunitensi e tedesche volta

ronmental management system certification towards firms performance

relativo capitolo, riguardano le certificazioni EMAS, ISO 14001, Eco-

a individuare i fattori che guidano le imprese a preferire o scegliere uno

Semplificazioni burocratiche Daddi, T., Testa, F., Iraldo, F., Frey, M., 2014. Removing and simplifying

in Malaysia, Management of Environmental Quality 17, 73-93, studio

Vertinsky, I., Auld, G., Affolderbach, J., (2005), Private or self-regula-

®

label, FSC .

schema di certificazione piuttosto che un altro. ®

administrative costs and burdens for EMAS and ISO 14001 certified

sull’impatto dei sistemi di gestione ambientale sul alcune variabili di

Per quanto riguarda le motivazioni che spingono alla certificazione FSC gli

Per quanto riguarda invece le motivazioni che spingono alla certifica-

organizations: evidence from Italy. Environmental Engineering and Ma-

performance di imprese in Malesia; Chiappetta Jabbour, C.J.; da Silva,

studi sono i seguenti: Forest Stewardship Council, (2014), Global Market

zione ISO 14001 gli studi di riferimento sono Fryxell, G.E., Lo, C.W.,

nagement Journal, Vol. 13, No. 3, 689-698.

E.M., Laureano Paiva, E., Almada Santos, F.C., (2012), Environmental

Survey Report (su 2623 risposte di operatori che, in vari paesi, possiedo-

Chung, S.S., (2004), Influence of motivations for seeking ISO 14001 cer-

GPP e competitività

®

management in Brazil: is it a completely competitive priority?, Journal

no la certificazione FSC da più di un anno). In particolare secondo lo

tification on perception of EMS effectiveness in China, Environmental

of Cleaner Production 21 (1), pp. 11-22, studio su imprese manifatturiere

studio del Forest Stewardship Council, il 52,5% di nuovi operatori cer-

Management 33 (2), pp. 239-251, studio del 2002 relativo a 128 imprese

®

Gli studi considerati per la sezione sul legame tra certificazioni ambienta-

brasiliane con certificazione ISO 14001; Iraldo, F.; Testa, F.; Frey, M.,

tificati FSC afferma che le richieste dei clienti costituiscono la ragione

cinesi; ISO, (2014), ISO 14001 Continual Improvement Survey 2013, stu-

li e GPP sono: Forest Stewardship Council, (2014), Global Market Survey

(2009), Is an environmental management system able to influence envi-

per la quale essi si certificano; Halisan, A.F., Marinchescu, M., Popa, B.,

dio che ha riguardato un campione di circa 5000 partecipanti in 110 pa-

Report, indagine condotta nel 2014 sui possessori del certificato FSC® in

ronmental and competitive? The case of the eco-management and audit

Abrudan, I.V., (2013), Chain of custody certification in Romania: profi-

esi; Boiral, O., (2007), Corporate greening through ISO 14001 a rational

®

95 paesi che ha analizzato vari aspetti connessi alla certificazione.

scheme EMAS: in the European union, Journal of Cleaner Production 17

le and perceptions of FSC certified companies, International Forestry

myth?, Organisation Science 18 (1), pp. 127-146, articolo riferito a nove

Altri studi considerati in questa sezione sono: Centre for European Policy

(16), pp. 1444-1452; Rennings, K.; Ziegler A., Ankeleb, K., Hoffmann, E.,

Review 15 (3), pp. 305-314 (10), studio su 70 imprese con certificazione

casi studio su imprese canadesi; Nishitani, K., (2010), Demand for ISO

Studies (CEPS), (2012), The uptake of green public procurement in the

(2006), The influence of different characteristics of the EU environmen-

FSC® in Romania; Sargent, M.A., (2014), Global drivers of forest certifi-

14001 adoption in the global supply chain: an empirical analysis focusing

EU27, indagine effettuata su 856 pubbliche amministrazioni in Europa

tal management and auditing scheme on technical environmental inno-

cation. Master project submitted in partial fulfillment of the requiremen-

on environmentally conscious markets, Resource and Energy Economi-

avente come obiettivo la raccolta dati sui comportamenti delle pubbli-

vations and economic performance, Ecological Economics 57, pp.45- 59,

ts for the Master for environmental management degree in the Nicholas

cs 32 (3), pp. 395-407, altro studio che considera 155 paesi e analizza le

che amministrazioni in tema di acquisti; ICLEI- Local Governments for

studio che analizza l’impatto di varie caratteristiche di EMAS sulle inno-

School of the environment of Duke University, studio su un campione di

pressioni ambientali dei consumatori sul mercato e come esse influenza-

Sustainability, (2008). Green Public Procurement and the European

vazioni ambientali e sulla performance economica in Germania, attraver-

paesi con più di 100.000 ha di foreste; Tuppura, A., Toppinen, A., Puu-

no l’adozione dello standard ISO 14001.

192

193


/ BIBLIOGRAFIA

Sugli studi che individuano le motivazioni che spingono le organizza-

ciety (CBS), IESE Business School, Barcelona; Horne R.E., (2009), Li-

Market Survey Report, indagine effettuata nel 2014 dal Forest Steward-

industry, Journal of Cleaner Production 70 (1), pp. 220-230, studio su

zioni all’adozione di EMAS si citano Adelphi e Scuola Superiore Sant’An-

mits to labels: The role of eco-labels in the assessment of product sustai-

ship Council su un campione di 3656 operatori certificati relativi a 95

228 imprese spagnole del settore automobilistico.

na, (2015), EMAS Evaluation Study, realizzato nel 2014 su un campione

nability and routes to sustainable consumption, International Journal of

paesi. In particolare, secondo il 2014 Global Market Survey Report del

Tra gli studi riguardanti i benefici di EMAS si citano ancora: Milieu

di 467 organizzazioni europee registrate EMAS; Milieu and RPA, (2009),

Consumer Studies Volume 33 (2), pp. 175–182, studio che si basa su una

Forest Stewardship Council, l’81,5% de rispondenti (su un totale di 3364

and RPA, (2009), Study on the Costs and Benefits of EMAS to Registered

Study on the Costs and Benefits of EMAS to Registered Organisations.

review e valutazione di vari schemi di eco-etichette; Golden J. S., Dooley

risposte) indica, tra i benefici, l’aggiunta di valore sui prodotti ottenuta

Organisations. Final Report for DG Environment of the European Com-

Final Report for DG Environment of the European Commission under

K. J.; Anderies J. M., Thompson, Barton H.; Gereffi G.; Pratson L., (2010),

grazie al marchio; FSC_FACTSHEET_WhyGetCertified.pdf, documen-

mission under Study Contract No. 07.0307/2008/517800/ETU/G.2.

Study Contract No. 07.0307/2008/517800/ETU/G.2. Retrieved from:

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to del FSC® International Center “Why get certified? The benefits that

Retrieved from:

http://ec.europa.eu/environment/emas/pdf/news/costs_and_benefi-

Ecology and Society Journal 15 (3): 8, URL: http://www.ecologyandso-

certification can bring you”; Cubbage, F., Diaz, D., Yapura, P., Dube, F.,

http://ec.europa.eu/environment/emas/pdf/news/costs_and_bene-

ts_of_emas.pdf, indagine su oltre 400 organizzazioni EMAS in Europa

ciety.org/vol15/iss3/art8/; Gulbrandsen, L.H., (2006). Creating markets

(2010), Impacts of forest management certification in Argentina and Chi-

fits_of_emas.pdf; Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W.,

e sugli organismi competenti; EMAS implementation in the EU: level of

for eco-labelling: are consumers insignificant? International Journal of

le, Forest policy and economics 12 (7), pp. 497-504, basato su interviste

Freier, I., Rubik, F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott,

adoption, benefits, barriers and regulatory relief, B.R.A.V.E. Project –

Consumer Studies 30 (5), pp. 477-489, studio riferito ad un campione di

a 10 imprese certificate FSC® o secondo un altro standard nazionale di

A., Nielsen, B., Petersen, A., (2006), EVER: Evaluation of EMAS and

Survey on European EMAS organizations (Scuola Superiore Sant’Anna),

22 interviste realizzate tra il 2000 e il 2005 in Svezia e Norvegia a soggetti

certificazione forestale.

Eco-Label for their Revision. Research Findings. Final report by IEFE,

November 2013, studio su 224 organizzazioni del settore privato registra-

operanti nel settore forestale, oltre a 3 interviste realizzate a Londra con

Sugli studi relativi ai benefici della ISO 14001 ci sono: ISO, (2014),

Bocconi, adelphi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European

te EMAS; Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W., Freier, I., Ru-

rappresentanti del Marine Stewardship Council.

ISO 14001 Continual Improvement Survey 2013; Granly, B.M. e Welo,

Commission, Part I-II. Brussels: European Commission; Adelphi e Scuo-

bik, F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, A., Nielsen,

Sulle motivazioni della ISO 50001 si cita Frank, T., (2013), Basics: Energy

T., (2014), EMS and sustainability: experiences with ISO 14001 and

la Superiore Sant’Anna, 2015. EMAS Evaluation Study; UBA [Umwel-

B. and A. Petersen, (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Eco-Label for

management systems according to ISO 50001, Envidatec GmbH, https://

Eco-Lighthouse in Norwegian metal processing SMEs, Journal of Cleaner

tbundesamt] and BMU [Bundesministerium für Umwelt, Naturschutz

their Revision. Research Findings. Final report by IEFE, Bocconi, adel-

www.giz.de/fachexpertise/downloads/giz2013-en-pep-enms-ws-vn-

Production 64, pp. 194-204, studio riferito a interviste a nove imprese

und Reaktorsicherheit] - 2012: EMAS in Germany - Evaluation 2012.

phi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European Commission,

enms-according-iso50001.pdf; Wulandari, M., Laskurain, I., Casadesùs

norvegesi; Tambovceva, T. and Geipele, I., (2011), Environmental ma-

Retrieved from: http://www.emas.de/fileadmin/user_upload/06_ser-

Part I-II. Brussels: European Commission, studio realizzato nel 2005 at-

F., Heras-Saizarbitoria, I., (2015), Early adoption of ISO 50001 standard:

nagement systems experience among Latvian construction companies,

vice/PDF-Dateien/EMAS_in_Germany_Evaluation_2012.pdf,

traverso un’indagine questionaria su un campione di 70 organizzazioni

an empirical study, in Sustainable Operations Management – Advances

Technological and Economic Development of Economy 17 (4), pp. 595-

ad un’indagine realizzata in Germania nel 2012 su un campione di 573

registrate EMAS.

in Strategy and Methodology, Springer, pp. 183-202, indagine del 2014

610, basato su un’ indagine effettuata in Lettonia tra il 2007 e il 2008

organizzazioni registrate EMAS.

Sulle motivazioni che spingono all’adozione del marchio Ecolabel ci

effettuata in Spagna su 57 imprese certificate ISO 50001; Tutterow, V.,

su imprese del settore delle costruzioni; De Oliveira, O.J.; Serra, J.R.

I seguenti studi si riferiscono ai benefici dell’Ecolabel: Rubik F., Scheer

sono vari studi, come IEFE Bocconi and Ricardo-AEA, (2015), Evalua-

(2014), ISO 50001 – Case studies and lessons learned so far, Energy Sy-

and Salgado, M.H., (2010), Does ISO 14001 work in Brazil?, Journal of

D., Iraldo F., (2008), Eco-labelling and product development: potentials

tion of the Implementation of the EU Ecolabel Regulation (106 risposte

stems Laboratory, http://hdl.handle.net/1969.1/152166, basato su casi

Cleaner Production 18, pp. 1797-1806, indagine condotta nel 2008 su 68

and experiences, International Journal of Product Development, 6 (3/4),

di operatori Ecolabel tramite indagine questionaria); Ayuso S., (2005),

studio di imprese statunitensi con certificazione ISO 50001.

imprese in Brasile; Martín-Peña; M.L., Díaz-Garrido, E., Sánchez-López,

pp. 393-419, studio sui marchi ambientali che analizza, attraverso una vi-

®

riferito

Adoption of Voluntary Environmental Tools for Sustainable Tourism:

Relativamente ai benefici della FSC

che i soggetti certificati ricono-

J.M., (2014), Analysis of benefits and difficulties associated with firms’

sione empirica, i successi e gli aspetti negativi di questi strumenti; Thidell,

Analysing the Experience of Spanish Hotels Center for Business in So-

scono alla certificazione: Forest Stewardship Council, (2014), Global

environmental management systems: the case of the Spanish automotive

A., (2009), Influences, Effects and Changes from Interventions by Eco-La-

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195


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Sulle barriere relative all’Ecolabel si citano: IEFE Bocconi e Ricar-

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and barriers, in “Forest under pressure: local responses to global issues”,

che; Lozano, M. Vallés, J., (2007), An analysis of the implementation of

do-AEA, (2015), Evaluation of the Implementation of the EU Ecolabel

I., Rubik, F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, A., Niel-

Part II – Chapter 15, pp. 255-273, caso studio basato sull’esperienza della

an environmental management system in a local public administration,

Regulation; Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W., Freier, I.,

sen, B., Petersen, A., (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Eco-Label

Tropical Forest Foundation in 5 aree certificate in Indonesia gestite dal-

Journal of Environmental Management 82 (4), pp. 495-511; ISO/TC207/

Rubik, F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, A., Niel-

for their Revision. Research Findings. Final report by IEFE, Bocconi, adel-

le 4 imprese forestali principali del paese; Chen, J., Innes, J.L., (2013),

SC1 Strategic SME Group, (2005), The Global Use of Environmental

sen, B., Petersen, A., (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Eco-Label

phi consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European Commission,

The implications of new forest tenure reforms and forestry property mar-

Management System by Small and Medium Enterprises. Executive Re-

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Part I-II. Brussels: European Commission; IEFE Bocconi et al., 2015. Eva-

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SME2005.pdf.

sion, Part I-II. Brussels: European Commission; Kjeldsen U.B., Wied

Gli studi sui benefici della ISO 50001 sono: Böttcher, C., Muller, M.,

casi studio in Cina basati su interviste; Hoang, H.T.N., Hoshino, S., Ha-

Gli studi sulle barriere relative all’adozione di EMAS sono i seguenti:

M., Lange P., Tofteng M., Lindgaard K., (2014), The Nordic Swan and

(2014, in press), Insights on the impact of energy management systems

shimoto, S., (2014), Forest stewardship council certificate for a group of

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on carbon and corporate performance. An empirical analysis with data

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Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W., Freier, I., Rubik, F.,

of Ministers, casi studio relativi a 16 imprese -di diverse dimensioni e

from German automotive suppliers, Journal of cleaner production, pp.

research, 20 (1), pp. 35-42, basato su uno studio in Vietnam sulla cer-

Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, A., Nielsen, B. Pe-

settori- localizzate in Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia.

®

1-9, studio tedesco su un campione di 108 fornitori di automobili; Yacout,

tificazione FSC ; Zhao, J., Xie, D., Wang, D., Deng, H., (2011), Current

tersen, A., (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Eco-Label for their

Sulle barriere della ISO 50001 si cita: Frank, T., (2013), Basi-

D.M.M., El-Kawi, M.A.A., Hassouna, M.S., (2014), Applying energy ma-

status and problems in certification of sustainable forest management in

Revision. Research Findings. Final report by IEFE, Bocconi, adelphi

cs: Energy management systems according to ISO 50001, Envidatec

nagement in textile industry, case study: an Egyptian textile plant, Inter-

China, Environmental Management 48 (6), pp. 1086-1094.

consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European Commission, Part

GmbH, https://www.giz.de/fachexpertise/downloads/giz2013-en-pep-

national Energy Journal 2(1), pp. 87-94, caso studio su un’impresa tessile

Gli studi sulle barriere relative all’adozione di ISO 14001 sono i se-

I-II. Brussels: European Commission), studio del 2005 su un campione

enms-ws-vn-enms-according-iso50001.pdf.; Wulandari, M., Lasku-

in Egitto; Castelli, M., (2014), Case study: implementation of an energy

guenti: Bist, M., (2007), ISO 14001 and EMAS in Small and Medium-Si-

di 67 imprese registrate EMAS; Bist, M., (2007), ISO 14001 and EMAS

rain, I., Casadesùs F., Heras-Saizarbitoria, I., (2015), Early adoption

management system in the tobacco industry, World Energy Engineering

zed Enterprises - Obstacles to Implement these Environmental Mana-

in Small and Medium-Sized Enterprises - Obstacles to Implement these

of ISO 50001 standard: an empirical study, in Sustainable Operations

Congress, WEEC 2014, pp. 651-655, caso studio su un’industria del ta-

gement Approaches in SMEs and How to Improve the Potential of these

Environmental Management Approaches in SMEs and How to Impro-

Management – Advances in Strategy and Methodology, Springer, pp.

bacco in Uruguay; Chiu, T.-Y., Lo, S.-L., Tsai, Y.Y., (2012), Establishing

Approaches for the Usage in SMEs, The IMRE Journal 1 (2), pp. 1-10,

ve the Potential of these Approaches for the Usage in SMEs, The IMRE

183-202, indagine del 2014 effettuata in Spagna su 57 imprese certi-

an integration-energy-practice model for imprving energy performance

indagine effettuata su un campione di Piccole e Medie imprese registrate

Journal 1 (2), pp. 1-10, indagine effettuata su un campione di Piccole e

ficate ISO 50001; Tutterow, V., (2014), ISO 50001 – Case studies and

indicators in ISO 50001 energy management systems, Energies 5 (12),

EMAS o ISO 14001; Price, T., (2007), ISO 14001: transition to champion,

Medie imprese registrate EMAS o ISO 14001; Milieu and RPA, (2009),

lessons learned so far, Energy Systems Laboratory, http://hdl.handle.

pp. 5324-5339, caso studio su imprese che hanno adottato la certifica-

Environmental Quality Management 16 (3), pp. 11-23, relativo a uno stu-

Study on the Costs and Benefits of EMAS to Registered Organisations.

net/1969.1/152166, basato su casi studio di imprese statunitensi con

zione ISO 50001.

dio su un campione di imprese certificate ISO 14001 nel Regno Unito;

Final Report for DG Environment of the European Commission under

certificazione ISO 50001; S.B.R.G.K. Samarakoon and P.A.D. Rajini,

Emilsson, S., Hjelm, O., (2005), Development of the use of standardized

Study Contract No. 07.0307/2008/517800/ETU/G.2. Retrieved from:

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certificazione FSC , si citano questi studi: Klassen, A., Romero, C., Putz,

environmental management systems (EMS) in local authorities, Corpo-

http://ec.europa.eu/environment/emas/pdf/news/costs_and_benefi-

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F.E., (2014), Forest Stewardship Council certification of natural forest

rate Social Responsibility and Environmental Management 12 (3), pp.

ts_of_emas.pdf.

world construction symposium 2013: socio-economic sustainability in

Infine, per quanto riguarda le barriere incontrate da chi ha adottato la ®

196

197


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che individua che l‘adesione a ISO 14001 è correlata con l’applicazione di

Secretariat 2012: The ISO Survey of Management System Standard Cer-

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mentazione della certificazione ISO 5001 in Sri Lanka.

brevetti in tema ambientale a livello di paese.

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dagine, relativa al 2009, la consapevolezza dell’Ecolabel è maggiore in Li-

Sulla relazione tra le etichette di prodotto e l’innovazione si ci-

stics: SFM & CoC Certification (data December 2014); Forest Stewardship

tuania, Danimarca ed Estonia e minore nel Regno Unito, in Italia e Svezia.

Certificazione e innovazione

tano Iraldo, F.; Lanzini, P., Melis, M., Kahlenborn, W., Freier, I., Rubik,

Council, (2014), Global Market Survey Report; Textile Exchange Organic

Sulla certificazione EMAS, lo studio che indaga il ruolo di vari stakehol-

Nel caso di EMAS e innovazione, si cita Adelphi e Scuola Superiore

F., Ankele, K., Scheer, D., Hertin, J., Garcia, J.M., Scott, A., Nielsen, B.

Content Standard(2013)https://www.textileexchange.org/upload/Inte-

ders nello stimolare le organizzazioni ad adottare azioni per il migliora-

Sant’Anna, (2015), EMAS Evaluation Study, realizzato nel 2014 su un

and A. Petersen, (2006), EVER: Evaluation of EMAS and Eco-Label for

grity/Standards/OCS/Organic%20Content%20Standard%20v1.pdf

mento ambientale è il seguente: EMAS implementation in the EU: level

campione di 467 organizzazioni europee registrate EMAS, che ha analiz-

their Revision. Research Findings. Final report by IEFE, Bocconi, adelphi

zato, tra l’altro, gli effetti della certificazione sui vari tipi di innovazione;

consult, IOEW, SPRU, Valor &Tinge to the European Commission, Part

Reputazione delle certificazioni

Survey on European EMAS organizations (Scuola Superiore Sant’Anna),

Rennings, K., Ziegler A., Ankeleb, K., Hoffmann, E., (2006), The influen-

I-II. Brussels: European Commission, studio che individua le innovazio-

Gli studi relativi alla reputazione delle certificazioni considerati per la ste-

November 2013, studio su 224 organizzazioni del settore privato regi-

ce of different characteristics of the EU environmental management and

ni di prodotto come il beneficio meno importante ottenuto attraverso il

sura del presente capitolo sono i seguenti.

strate EMAS. Secondo lo studio, le amministrazioni pubbliche stimolano

auditing scheme on technical environmental innovations and economic

marchio; Kjeldsen U.B., Wied M., Lange P., Tofteng M., Lindgaard K. ,

Per quanto riguarda la reputazione verso la certificazione FSC® si cita

l’adozione di azioni di miglioramento ambientale nelle aziende, soprat-

performance, Ecological Economics 57, pp.45-59, studio che analiz-

The Nordic Swan and Companies. It is worthwhile to acquire the Swan

lo studio Forest Stewardship Council, (2014), Global Market Survey Re-

tutto in Italia, Portogallo; mentre il ruolo dei consumatori in tal senso è

za l’impatto di EMAS sulle innovazioni ambientali tecnologiche e sulla

Label? Nordic Council of Ministers. 2014

port, https://ic.fsc.org/fsc-global-market-survey-report.585.htm, (il 90%

più rilevante nelle imprese certificate EMAS in Austria e Danimarca, ma

of adoption, benefits, barriers and regulatory relief, B.R.A.V.E. Project –

®

performance economica su 1277 imprese registrate EMAS in Germania;

Altri studi consultati per questa sezione sono Ziegler, A., Seijas Nogare-

degli operatori rispondenti crede che la certificazione FSC rende un’or-

anche in Regno Unito; lo studio realizzato nel 2014 da Adelphi e Scuola

EMAS implementation in the EU: level of adoption, benefits, barriers and

da, J., (2009), Environmental Management Systems and Technological

ganizzazione credibile). L’indagine misura anche la percentuale di prodot-

Superiore Sant’Anna, (2015), EMAS Evaluation Study, su un campione di

regulatory relief, B.R.A.V.E. Project – Survey on European EMAS orga-

Environmental Innovations: Exploring the Causal Relationship, Resear-

ti FSC® venduti (su un totale di 3507 risposte) e acquistati (3448 risposte).

467 organizzazioni europee registrate EMAS individua tra i principali be-

®

nizations (Scuola Superiore Sant’Anna), November 2013, studio su 224

ch Policy 38 (5), pp. 885-893, studio su un campione di 2.399 imprese

Sulla conoscenza del logo FSC , si cita lo studio FSC/GfK Global Consu-

nefici ottenuti dalle organizzazioni grazie ad EMAS il miglioramento delle

organizzazioni del settore privato registrate EMAS che individua che il

con sistema di gestione EMAS o ISO 14001; Frondel, M.; Horbach J.,

mer Brand Positioning, (September 2013). L’indagine ha riguardato oltre

relazioni con gli stakeholders e l’aumento della soddisfazione del consu-

40% delle imprese registrate EMAS ha aumentato gli investimenti green.

Rennings, K., (2008), What triggers environmental management and

9000 partecipanti in 11 mercati; FSC®, Market info pack: an overview of

matore; European Commission, (2012), 3 X 3. Good reasons for EMAS.

Per quanto riguarda gli studi su ISO 14001 e innovazione, si cita Kara-

innovation? Empirical evidence for Germany, Ecological Economics 66

recent trends and current status of FSC® certification, (July 2014).

Improve your environmental performance with the premium standard in

petrovica, S., Casadesús, M., (2009), Implementing environmental with

(1), pp.153-160, indagine relativa a imprese manifatturiere tedesche che

Sul marchio ECOLABEL, le fonti considerate sono: Commissione Euro-

environmental management

other standardized management systems: Scope, sequence, time and in-

analizza la relazione tra attività di innovazione e adozione di un sistema

pea, (2011),Il fiore. Il marchio Europeo di qualità ecologica, notiziario n.

http://www.emas.de/fileadmin/user_upload/06_service/PDF-Da-

tegration, Journal of Cleaner Production 17 (5), pp. 533-540, studio su

di gestione ambientale.

02/2011, http://ec.europa.eu/environment/ecolabel/news/newsletter_

teien/3x3_good_reasons_for_EMAS.pdf;

176 organizzazioni certificate secondo lo standard ISO 14001 e ISO 9001;

Altri documenti consultati: Commissione Europea, (2013). Raccomanda-

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Merli, R., Preziosi, M., Massa, I., (2014), EMAS regulation in Italian clu-

Lim, S., Prakash, A., (2014), Voluntary Regulations and Innovation: The

zione della Commissione del 9 aprile 2013 relativa all’uso di metodologie

the issue of sustainable consumption and production, Analytical report,

sters: investigating the involvement of local stakeholders, Sustainability

Case of ISO 14001, Public Administration Review 74, pp. 233-244, studio

comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del

Survey coordinated by the Directorate-General for Communication, The

6, pp. 4537-4557, che ha misurato il livello di efficacia di EMAS percepito

che ha riguardato l’analisi dei dati di 79 paesi nel periodo 1996-2009, e

ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni, 2013/179/UE; ISO Central

Gallup Organisation, Hungary, at the request of the Directorate-General

da vari stakeholder locali.

198

199


/ BIBLIOGRAFIA

Sulla reputazione e il comportamento dei consumatori verso

Flash Eurobarometer 367, indagine effettuata nel 2012 nei 27 Stati

i prodotti green, si cita: European Commission, (2014), Attitudes of

Membri dell’Unione Europea e in Croazia su oltre 26000 rispondenti;

European citizens towards the environnment. Report,Survey coordina-

European Commission, (2009), Europeans’ attitudes towards the issue

ted by the Directorate-General for Communication, Special Eurobaro-

of sustainable consumption and production, Analytical report, Survey

meter 416, ISBN: 978-92-79-39763-9; DOI: 10.2779/25662, indagine

coordinated by the Directorate-General for Communication, The Gal-

effettuata nel 2014 nei 28 Stati Membri dell’Unione Europea a oltre

lup Organisation, Hungary, at the request of the Directorate-General

27000 rispondenti; European Commission, (2013). Attitudes of Euro-

for the Environment, Flash Eurobarometer 256, indagine effettuata nel

peans towards building the single market for green products . Report,

2009 su 26500 cittadini nei 27 Stati Membri dell’Unione Europea e in

Survey coordinated by the Directorate-General for Communication,

Croazia.

SITOGRAFIA www.agenziacasaclima.it/it/casaclima/1-0.html

www.iso.org

www.arcacert.com

www.iso.org/iso/iso14046_briefing_note.pdf

www.blauer-engel.de

www.isprambiente.gov

www.breeam.org

www.itaca.org/valutazione_sostenibilita.asp

www.bsigroup.com/en-GB/ISO-14046-Water-footprint--Principles-re-

www.leafuk.org

quirements-and-guidelines/

www.marque-nf.com/en/

www.certificazioneleed.com/edifici/

www.msc.org

www.csqa.it

www.nordic-ecolabel.org

www.csqa.it/CSQA/Comunicati-Stampa/Cereali-e-semi-oleosi-sostenibili

www.oekotex.com/it/manufacturers/concept/sustainable_textile_pro-

www.ec.europa.eu/environment/ecolabel/index_en.htm

duction_step/step.xhtml

www.ec.europa.eu/environment/emas/index_en.htm

www.pannelloecologico.com

www.ec.europa.eu/agriculture/organic/index_it.htm

www.pefc.it

www.ecolabels.fr/fr/la-marque-nf-environnement-qu-est-ce-que-c-est

www.redtractor.org.uk

www.energystar.gov

www.remadeinitaly.it

www.environdec.com

www.responsiblesoy.org

www.fairtrade.net

www.rina.org/it/Lists/PageAttachments/brochure_MSC_Marine_Coun-

www.friendofthesea.org

200

www.milieukeur-international.com/275/home.html

www.ccpb.it/blog/2012/05/08/produzione-integrata/

cil_IT.pdf

www.fsc.org

www.rspo.org

www.globalgap.org

www.textileexchange.org

www.global-standard.org/the-standard.html

www.umweltzeichen.at

www.greenseal.org/

www.utzcertified.org

www.iso20121.org/

www.viticolturasostenibile.org

201


/ NOTE

TABELLA:

CERTIFICAZIONE

ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI CERTIFICAZIONE

AGRICOLTURA BIOLOGICA

ARCA (ARCHITETTURA COMFORT AMBIENTE)

BIODIVERSITY FRIEND

202

LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA [32] EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO

LIVELLO 6

LIVELLO 5

LIVELLO 4

EXTRANAZIONALE

NAZIONALE

A PREVALENZA NAZIONALE

PRODOTTO

PRODOTTO

PRODOTTO

PRIVATA/ PUBBLICA

PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE

ASPETTI

PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI

SETTORI DI APPLICAZIONE

ESTENSIONE ALLA FILIERA

ANNO DI NASCITA

COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA

PUBBLICA

RISORSE NATURALI, BIODIVERSITÀ, ACQUA, ARIA, SUOLO, BENESSERE ANIMALI, SALUTE DEI VEGETALI

DIVIETI

PRODOTTI AGRICOLI, MANGIMI, SEMENTI PER LA COLTIVAZIONE

1991

NO

SOSTENIBILITÀ, PRESTAZIONI/ EDIFICI CON SICUREZZA, PRESCRIZIONI STRUTTURA EFFICIENZA PORTANTE ENERGETICA, E SINGOLI COMFORT COMPONENTI IN DEGLI EDIFICI IN LEGNO LEGNO

NO

PRIVATA

PRIVATA

SI

BIODIVERSITÀ

PRESTAZIONI/ PRESCRIZIONI

FOOD (IN PARTICOLARE ORTOFRUTTA)

NO

2011

2010

LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO

PRIVATA/ PUBBLICA

PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE

ASPETTI

PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI

SETTORI DI APPLICAZIONE

ESTENSIONE ALLA FILIERA

ANNO DI NASCITA

COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA

BLAUE ENGEL (GERMANIA)

LIVELLO 3

A PREVALENZA NAZIONALE

PRODOTTO

PUBBLICA

SI

EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE ATMOSFERA, PRESCRIZIONI DI PRODOTTO ACQUA, RIFIUTI, SUOLO, BIODIVERSITÀ, RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI, SICUREZZA

NO

1978

NO

BREEAM

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

ENERGIA, ASPET- PRESTAZIONI/ TI RELATIVI ALLA PRESCRIZIONI SALUTE

EDIFICI

NO

1990

NO

CASACLIMA

LIVELLO 2

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PUBBLICA

SI

ENERGIA

PRESTAZIONI/ PRESCRIZIONI

EDIFICI

NO

2002

NO

DETOX GREENPEACE

LIVELLO 2

EXTRANAZIONALE

SISTEMA

PRIVATA

NO

SCARICHI NELLE ACQUE, SALUTE

DIVIETI

TESSILE

2011

NO

DM 23/01/2012

LIVELLO 5

NAZIONALE

PRODOTTO

PUBBLICA

EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ BIOCARBURANTI, ATMOSFERA, PRESCRIZIONI BIOLIQUIDI ENERGIA, RISORSE IDRICHE, RIFIUTI, SUOLO, ASPETTI SOCIALI

NO

2012

NO

DTP 112 (SOIA E CEREALI SOSTENIBILI)

LIVELLO 3

A PREVALENZA NAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SOSTENIBILITÀ PRESTAZIONI/ FOOD (CEREALI E AMBIENTALE E PRESCRIZIONI SEMI OLEOSI) SOCIALE

2013

NO

ECOLABEL

LIVELLO 6

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PUBBLICA

EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ ALCUNE CATEGOATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ RIE DI PRODOTTI SCARICHI MIGLIORAMENTO (ES. CARTA, NELLE ACQUE, DETERSIVI E SARIFIUTI, SUOLO, PONI, PRODOTTI BIODIVERSITÀ, TESSILI) RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI

NO

1992

NO

203

203


/ TABELLA: ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI

CERTIFICAZIONE

LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO

PRIVATA/ PUBBLICA

PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE

EMAS

LIVELLO 6

EXTRANAZIONALE

SISTEMA

PUBBLICA

NO

ENERGY STAR

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PUBBLICA

SI

FAIRTRADE

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

ASPETTI

PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI

SETTORI DI APPLICAZIONE

ESTENSIONE ALLA FILIERA

ANNO DI NASCITA

COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA

CERTIFICAZIONE

TUTTI

NO

1993

GLOBAL G.A.P.

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

PRESTAZIONI/ APPARECCHIAPRESCRIZIONI TURE ELETTRONICHE, EDIFICI, ELETTRODOMESTICI

NO

1992

NO GLOBAL RECYCLE STANDARD

LIVELLO 5

EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PRODOTTI TESSIATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ LI, ARTIGIANATO, ACQUA, DIVIETI CIOCCOLATO, TÈ, RIFIUTI, SUOLO, CAFFÈ BIODIVERSITÀ, RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI, STANDARD SOCIALI, ECONOMICI

GOTS (GLOBAL ORGANIC TEXTILE STANDARD)

EMISSIONI IN MIGLIORAMENTO ATMOSFERA, SCARICHI NELLE ACQUE, RIFIUTI, SUOLO, BIODIVERSITÀ, RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI ENERGIA

1997

PRIVATA/ PUBBLICA

PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE

ESTENSIONE ALLA FILIERA

ANNO DI NASCITA

COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA

PRODOTTO

PRIVATA

SI

FOOD SAFETY, PRESTAZIONI/ FOOD (PRODURINTRACCIABILI- PRESCRIZIONI ZIONE PRIMARIA TÀ E GESTIONE, - AGRICOLTURA, EMISSIONI IN ALLEVAMENTO, ATMOSFERA, ACQUACOLTUSCARICHI RA) E PIANTE NELLE ACQUE, ORNAMENTALI RIFIUTI, SUOLO, BIODIVERSITÀ, RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI, ASPETTI SOCIALI

2000

NO

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

RIFIUTI, RIRICLO, PRESTAZIONI/ ENERGIA, ACQUA, PRESCRIZIONI ASPETTI SOCIALI, SICUREZZA, SALUTE

PRODOTTI TESSILI

2008

NO

LIVELLO 3

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

RISORSE, RI- PRESTAZIONI/ FIUTI, ENERGIA, PRESCRIZIONI/ SUOLO, RUMORE, DIVIETI SCARICHI IDRICI, EMISSIONI IN ATMOSFERA, ASPETTI SOCIALI

PRODOTTI TESSILI

2005

NO

GREEN SEAL (STATI UNITI)

LIVELLO 4

NAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE ATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ DI PRODOTTO ACQUA, DIVIETI RIFIUTI, SUOLO, BIODIVERSITÀ, RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI, SICUREZZA

NO

1989

NO

ISO 14001

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

SISTEMA

PRIVATA

NO

EMISSIONI IN MIGLIORAMENTO ATMOSFERA, SCARICHI NELLE ACQUE, RIFIUTI, SUOLO, BIODIVERSITÀ, RISORSE NATURALI, ENERGIA, RUMORE, ODORI

NO

1996

NO

FOS (FRIENDS OF THE SEA)

LIVELLO 5

NAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FOOD (SETTORE ACQUA, ASPETTI PRESCRIZIONI ITTICO) SOCIALI

2005

NO

FSC

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FORESTE, PROACQUA, RIFIUTI, PRESCRIZIONI DOTTI IN LEGNO, SUOLO, RISORSE, CARTA, DERIVATI STANDARD DALLA CELLUSOCIALI LOSA, PRODOTTI FORESTALI NON LEGNOSI

1993

NO

204

LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO

ASPETTI

PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI

SETTORI DI APPLICAZIONE

TUTTI

205


/ TABELLA: ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI

CERTIFICAZIONE

LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO

PRIVATA/ PUBBLICA

PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE

ASPETTI

PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI

SETTORI DI APPLICAZIONE

ESTENSIONE ALLA FILIERA

ANNO DI NASCITA

COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA

CERTIFICAZIONE

ACQUA

MISURAZIONE

TUTTI

2014

MSC (MARINE STEWARDSHIP COUNCIL)

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

NF ENVIRONNEMENT (FRANCIA)

LIVELLO 4

NORDIC SWAN

ISO 14046 WATER FOOTPRIN

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE PRODOTTO/ SISTEMA

PRIVATA

NO

ISO 14064 CARBON FOOTPRINT DI SISTEMA

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

SISTEMA

PRIVATA

NO

EMISSIONI GAS MISURAZIONE SERRA

TUTTI

2006

ISO 14067 CARBON FOOTPRINT DI PRODOTTO

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

EMISSIONI GAS MISURAZIONE SERRA

TUTTI

2013

ISO 20121

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

SISTEMA

PRIVATA

NO

RISORSE, PRESTAZIONI/ RIFIUTI, ACQUA, PRESCRIZIONI EMISSIONI IN ATMOSFERA, RUMORE, ENERGIA, SUOLO, ASPETTI SOCIALI, ECONOMICI

EVENTI

NO

2012

NO

ISO 50001

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

SISTEMA

PRIVATA

NO

TUTTI

NO

2011

LEAF MARQUE

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

AGRICOLTURA

NO

2008

NO

LEED

MILIEUKEUR (PAESI BASSI)

206

LIVELLO 4

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

A PREVALENZA NAZIONALE

PRODOTTO

PRODOTTO

PRIVATA

PRIVATA

SI

ENERGIA

MIGLIORAMENTO

ENERGIA, PRESTAZIONI/ ACQUA, SUOLO, PRESCRIZIONI EMISSIONI IN ATMOSFERA, RIFIUTI, RISORSE, ASPETTI SOCIALI, ECONOMICI

ENERGIA, MATERIALI, EFFICIENZA

PRESTAZIONI / PRESCRIZIONI

EDIFICI

EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE ATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ DI PRODOTTO ACQUA, RIFIUTI, DIVIETI SUOLO, BIODIVERSITÀ, ENERGIA, RUMORE E ODORI, ASPETTI SOCIALI

NO

NO

1998

1992

LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO

PRIVATA/ PUBBLICA

PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

A PREVALENZA NAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

LIVELLO 5

A PREVALENZA NAZIONALE

PRODOTTO

ORGANIC CONTENT STANDARD

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

PANNELLO ECOLOGICO

LIVELLO 2

ESTENSIONE ALLA FILIERA

ANNO DI NASCITA

COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA

BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FOOD (PRODOTTI ACQUA, ASPETTI PRESCRIZIONI ITTICI) SOCIALI

1999

NO

SI

EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE ATMOSFERA, PRESCRIZIONI DI PRODOTTO ACQUA, RIFIUTI, SUOLO, BIODIVERSITÀ, ENERGIA, RUMORE, ODORI, ASPETTI SOCIALI

NO

1991

NO

PUBBLICA

SI

EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ ALCUNE CATEGOATMOSFERA, PRESCRIZIONI/ RIE DI PRODOTTI ACQUA, DIVIETI (ES. CARTA, RIFIUTI, SUOLO, CANCELLERIA, BIODIVERSITÀ, STAMPANTI, IMRISORSE NATUBALLAGGI A USO RALI E ENERGIA, ALIMENTARE) RUMORE E ODORI

NO

1989

PRODOTTO

PRIVATA

SI

RISORSE, RI- PRESTAZIONI/ FIUTI, ENERGIA, PRESCRIZIONI SUOLO, RUMORE, SCARICHI IDRICI, EMISSIONI IN ATMOSFERA, ASPETTI SOCIALI

PRODOTTI TESSILI

2014

NO

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

PANNELLO REALIZZATO AL 100% IN LEGNO RICICLATO

NO

1995

PEFC

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

BIODIVERSITÀ, PRESTAZIONI/ FORESTE, PROACQUA, RIFIUTI, PRESCRIZIONI DOTTI IN LEGNO, SUOLO, RISORSE, CARTA, DERIVATI STANDARD DALLA CELLUSOCIALI LOSA, PRODOTTI FORESTALI NON LEGNOSI

1998

NO

NO

NO

ASPETTI

RICICLO, RIUSO

PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI

DIVIETI

SETTORI DI APPLICAZIONE

207


/ TABELLA: ORIENTARSI TRA LE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI

CERTIFICAZIONE

LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO

PRIVATA/ PUBBLICA

PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE

ASPETTI

PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI

SETTORI DI APPLICAZIONE

ESTENSIONE ALLA FILIERA

ANNO DI NASCITA

COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA

PROTOCOLLO ITACA

LIVELLO 6

NAZIONALE

PRODOTTO

PUBBLICA

ENERGIA

PRESTAZIONI / PRESCRIZIONI

EDIFICI

NO

2004

NO

REMADE IN ITALY

LIVELLO 5

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

RICICLO

PRESTAZIONI/ PRESCRIZIONI

MATERIALI RICICLATI,SEMILAVORATI E PRODOTTI FINITI CHE CONTENGONO MATERIALI RICICLATI

2013

RSPO – OLIO DI PALMA SOSTENIBILE

LIVELLO 4

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

SUOLO, PRESTAZIONI/ FOOD (OLIO DI BUIODIVERSITÀ, PRESCRIZIONI/ PALMA) TRACCIABILITÀ, MIGLIORAMENTO ASPETTI SOCIALI

NO

2004

NO

RTRS – ROUND TABLE FOR SUSTAINABLE SOY

LIVELLO 4

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

SI

SUOLO, MIGLIORAMENTO FOOD (SOIA) BUIODIVERSITÀ, TRACCIABILITÀ, ASPETTI SOCIALI, ECONOMICI

2010

NO

STEP

LIVELLO 3

EXTRANAZIONALE

SISTEMA

PRIVATA

NO

RISORSE, PRESTAZIONI/ RIFIUTI, PRESCRIZIONI/ SCARICHI IDRICI, DIVIETI EMISSIONI IN ATMOSFERA, STANDARD SOCIALI E SICUREZZA DEI PRODOTTI (CHIMICA)

NO

2013

NO

UMWELTZEICHEN (AUSTRIA)

LIVELLO 4

NAZIONALE

PRODOTTO

PUBBLICA

EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ PIÙ CATEGORIE ATMOSFERA, PRESCRIZIONI DI PRODOTTO, ACQUA, RIFIUTI, TURISMO SUOLO, BIODIVERSITÀ, ENERGIA, RUMORE E ODORI, ASPETTI SOCIALI

NO

1990

NO

UNI 11233 – PRODUZIONE INTEGRATA

LIVELLO 5

NAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

BUONE PRATI- PRESCRIZIONI FOOD (ORTOCHE AGRICOLE FRUTTA, FRESCA E TRASFORMATA)

2009

NO

208

PRODOTTI TESSILI

CERTIFICAZIONE

LIVELLI NAZIONALE/ DI SISTEMA/ DI GARANZIA EXTRANAZIONALE DI PRODOTTO

PRIVATA/ PUBBLICA

PRESENZA DI MARCHIO PER MERCATO FINALE

UTZ

LIVELLO 4

EXTRANAZIONALE

PRODOTTO

PRIVATA

V.I.V.A. SUSTAINABLE WINE

LIVELLO 4

NAZIONALE

PRODOTTO

PUBBLICA

ASPETTI

PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI

SETTORI DI APPLICAZIONE

SOSTENIBILITÀ MIGLIORAMENTO FOOD (CAFFÈ, SOCIALE, ACQUA, CACAO, NOCCIOENERGIA, LE E TÈ) RIFIUTI, BIODIVERSITÀ, SUOLO, CAMBIAMENTI CLIMATICI EMISSIONI IN PRESTAZIONI/ ATMOSFERA, PRESCRIZIONI ACQUA, SUOLO

FILIERA VITE-VINO

ESTENSIONE ALLA FILIERA

ANNO DI NASCITA

COMPONENTE AMBIENTALE ESCLUSIVA

2002

NO

2011

NO

209


/ NOTE

NOTE [1]

D’ora in avanti, nel presente lavoro, si farà riferimento a marchi,

[8]

Per approfondimenti sul tema si veda http://saponetteverdi.

no di Categoria 1B/2, mentre era stata classificata come un cancerogeno

maniera significativa lo stato iniziale dell’impresa).

certificazioni e standard ambientali indicandoli, nel complesso, come

com/2012/01/10/iso-14063-linee-guida-per-la-comunicazione-ambienta-

di Categoria 2/3 (dal Regolamento (CE) n. 1272/2008.

[17]

‘certificazioni ambientali’, ‘marchi ambientali’, ‘marchi ecologici’.

le/5 Ved. anche appendice 2.

[14]

posito del proprio Bilancio al Registro delle Imprese. Una condizione

[2]

Per una descrizione dei pricipali green standard si veda l’appendice 1

[9]

in Europa, accreditato dall’ IOAS-International Organic Accreditation Service.

dell’approccio adottato riguarda l’implicita esistenza al 2013 delle azien-

[3]

Un numero maggiore di soggetti terzi coinvolti nel processo di certifi-

[10]

[15]

de esistenti al 2009. In altre parole sono state necessariamente escluse

Si veda la bibliografia in appendice La norma ISO 22005 sulla rintracciabilità di filiera nasce sulla scorta

Organismo di certificazione italiano di prodotti biologici e uno dei maggiori

Si può parlare in tal caso del “Problema fondamentale dell’inferenza cau-

I dati di bilancio sono ottenibili per società di capitali tenute al de-

cazione porta con sé evidentemente maggiori garanzie. Non è necessa-

delle norme UNI 10939, dal lavoro di un ente italiano (CSQA), riconosciuto

sale” (si veda P.W. Holland, Statistical and Causal Inference, Journal of the

dall’analisi società la cui attività si è conclusa nell’intervallo 2009-2013.

riamente vero il contrario, come dimostra il caso di Detox (Greenpeace):

prima a livello europeo e poi internazionalmente recepito nelle norme ISO.

American Statistical Association, Vol. 81, No. 396 (Dec. 1986), 945-960.

[18]

nonostante si collochi in questa classificazione solo al secondo livello,

[11]

[16]

Andrebbe considerato che questa “certificazione” costituisce una “as-

imprese extra-agricole, attraverso la procedure di accoppiamento di archivi

grazie a meccanismi che garantiscono la trasparenza (anche col coin-

Paesi, è flessibile (prevede formulazioni differenziate tra nuove costruzioni,

severazione” della sostenibilità (in termini di CO2 NON emessa) dei bioli-

si è registrata una diminuzione del collettivo di partenza di circa il 14%,

volgimento indiretto del pubblico dei consumatori) offre livelli molto alti di

edifici esistenti, piccole abitazioni) articolato e molto rigoroso.

quidi o biocarburanti immessi in commercio ai fini e ai sensi della direttiva

riguardante imprese agricole, associazioni e altre forme specifiche escluse

sicurezza riguardo alle affermazioni delle imprese.

[12]

La Rete CARTESIO (Cluster, Aree Territoriali e Sistemi di Impresa

2009/28/CE. Chi vuole commercializzare bioliquidi e/o biocarburanti cui

dalla operazione di record linkage e pertanto dalle analisi successive.

[4]

Omogenei, www.retecartesio.it) è una rete coordinata dalle Regioni Emilia

sono riconosciuti gli incentivi previsti dalla UE, è tenuto “ope legis” ad ot-

[19]

dell’Ambiente.

Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Sardegna e Toscana per sviluppare

tenere questa certificazione (tipicamente di prodotto). Ai fini della ricerca,

studio, vista soprattutto la mancanza delle aziende agricole con certifi-

[5]

approcci sostenibili alla gestione del territorio. La Rete ricerca e promuove

pur trattandosi di una certificazione volontaria (è sempre possibile rinun-

cazione biologica, e la non esaustività delle imprese certificate censite.

ciare agli incentivi e agevolazioni suddette), il dato di crescita risultante

[20]

Per la nota informativa sul sondaggio ved. Appendice 3. Ipsos, “REPUTAZIONE E CRISIS MENAGEMENT”, rilevazione 20-27

Ogni Paese ne ha uno: quello italiano è istituito presso il Ministero

Il sistema di gestione ambientale rappresenta uno strumento che per-

mette ad un’organizzazione di rispettare le normative vigenti e di svilup-

Leadership in Energy and Environmental Design. Applicato in oltre 140

soluzioni collettive fondate sulla collaborazione tra soggetti pubblici e pri-

Si tenga conto che nel passaggio da unità in possesso di certificazioni a

I risultati sono relativi esclusivamente all’universo di riferimento dello

pare un sistema di autocontrollo che identifica e gestisce gli impatti che

vati attivi su Cluster o Aree Omogenee. Per Cluster ed Aree Omogenee si

potrebbe essere influenzato dal fatto che alcune (molte) imprese sono

[21]

essa ha o potrebbe avere sull’ambiente.

intendono aree industriali, aree urbane e altri ambiti territoriali con proble-

nate per effettuare questo business. Quindi, prima di certificarsi il loro fat-

ottobre, Indagini CAWI, 900 interviste, campione nazionale rappresenta-

[6]

matiche e sinergie simili.

turato potrebbe essere stato minimo, o addirittura zero, dopo la certifica-

tivo popolazione 18-74 anni.

tion-with-a-certification-for-event-sustainability--7166

[13]

La formaldeide è stata recentemente riclassificata, riconoscendone la

zione il business è stato avviato, e quindi la performance statisticamente

[22]

[7]

maggiore nocività, nel Regolamento (UE) n.605/2014 come un canceroge-

molto alta, seppure ottenuta in modo del tutto particolare (influenzando in

Vito Gulli.

https://www.dnvgl.com/news/milan-expo-2015-first-universal-exposi-

Ved. anche appendice 2.

210

Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito

211


/ NOTE

[23]

Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito

[29]

Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito

Marco Caprai.

Alessandro Saviola, Alberto Bottoli ed Enrico Canoro.

[24]

[30]

Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito

Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito

Mimmo Casillo e Rocco Modugno.

Gabriele Centazzo.

[25]

[31]

Per il presente capitolo si ringraziano per le informazioni e l’aiuto fornito

Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito

Giovanni Bozzo e Riccardo Mongiovetti.

Giovanni Zucchi e Anna Bonisoli Alquati.

[26]

[32]

Per il presente capitolo si ringraziano per le informazioni e l’aiuto

I livelli, secondo questo schema di classificazione, riflettono il nu-

fornito Stefano Torrenti e Sara Abbatecola.

mero di soggetti coinvolti nel processo di certificazione, secondo lo

[27]

schema illustrato nel cap.1.2.: un numero maggiore porta con sé, gene-

Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito

Giuseppe Pinzolo e Stefano Carniccio.

ralmente, maggiori garanzie. Non è necessariamente vero il contrario.

[28]

Vedi il relativo capitolo.

Per il presente capitolo si ringrazia per le informazioni e l’aiuto fornito

Angelo Radici e Filippo Servalli.

CERTIFICARE PER

COMPETERE DALLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI

NUOVA FORZA AL

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Finito di stampare nel mese di febbraio 2016 ISBN 9788899265038

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