La prima Fondazione Universitaria italiana

La prima Fondazione Universitaria italiana Ripercorriamo un momento storico reso possibile grazie all’approvazione unanime di una legge in Parlamento 2003

2004

2005

2006

2007

2008

Andrea Sianesi, Presidente Fondazione Politecnico di Milano

Dal 2003 ad oggi: ripercorriamo i 20 anni di Fondazione Politecnico di Milano

2003

2004

2005

2006

2007

Contenuti

Dalla legge parlamentare sulle Fondazioni Universitarie alla firma del primo statuto

La Fondazione si farà

Giampio Bracchi: Come abbiamo convinto Università e imprese a collaborare insieme per affrontare le sfide dell’innovazione

L’identità visiva attraverso questi 20 anni: dalla freccia alla scintilla dell’innovazione

2008

Dalla legge parlamentare sulle Fondazioni Universitarie alla firma del primo statuto

Milano, 1 ottobre 2001 - La lettera di Amalia Ercoli Finzi all’allora rettore del Politecnico di Milano, Adriano De Maio.

Fondazioni Universitarie: si o no?

Nessuno ci obbliga a dar vita alla Fondazione, ma se possiamo farlo e se torna utile al Politecnico, allora la Fondazione si deve fare, perché come insegna la parabola dei talenti: noi non saremo giudicati per gli errori fatti, ma per quanto di buono era in nostro potere fare e non avremo fatto.

E

ra l’11 aprile del 2003 quando nello studio di un notaio milanese fu ufficialmente siglato l’atto costitutivo che ha sancito la nascita di Fondazione Politecnico di Milano. Davanti al Dr. Enrico Bellezza c’era Giulio Ballio, il nuovo Rettore del Politecnico di Milano che credeva fortemente in Fondazione.

La sua creazione fu il risultato della sinergia tra il Politecnico di Milano e importanti partner industriali e istituzionali. Al progetto aderirono anche alcune imprese industriali e finanziarie ed enti territoriali di riferimento che si erano impegnati con dei finanziamenti e che credevano nell’iniziativa. Furono quelli che successivamente sarebbero diventati Fondatori e Partecipanti Istituzionali di Fondazione.

I primi Fondatori

Ad essere nominato Presidente fu Giampio Bracchi, già Pro-Rettore del Politecnico di Milano dal 1990 al 2002. Con la sua visione innovativa furono avviate le prime iniziative grazie alla formazione di un gruppo di project manager.

Solo nei primi due anni vennero lanciate un centinaio di iniziative di collaborazione e di ricerca con il coinvolgimento di 2000 tra imprese, enti di ricerca e istituzioni.

L’obiettivo di Fondazione era chiaro sin dall’inizio: rafforzare il ruolo del Politecnico di Milano nell’innovazione del settore tecnico e industriale del nostro Paese.​

Giampio Bracchi

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iampio Bracchi ha ricoperto il ruolo di Pro-Rettore del Politecnico di Milano dal 1990 al 2002. Con la sua visione innovativa, ha fondato il settore di ricerca sui Sistemi Informativi Gestionali, portando avanti numerosi studi, ricerche e progetti che hanno dato vita a un’importante evoluzione nel modo in cui aziende, banche ed enti pubblici affrontano le sfide dell’innovazione.​ Dal 2003 al 2015, è stato Presidente di Fondazione Politecnico di Milano. Il suo spirito pionieristico ha portato alla creazione di questa importante istituzione, in stretta collaborazione con il Professor De Maio e il Professor Ballio, coinvolgendo anche istituzioni e imprenditori.

L’obiettivo era chiaro sin dall’inizio: rafforzare il ruolo del Politecnico di Milano nell’innovazione del settore tecnico e industriale del nostro Paese.​

Come abbiamo convinto Università e imprese a collaborare insieme per affrontare le sfide dell’innovazione

È stato il primo Presidente di Fondazione Politecnico di Milano. Giampio Bracchi l’ha guidata per 12 anni, dal 2003 al 2015 durante i quali è diventata un punto di riferimento nel panorama delle fondazioni universitarie.

Professor Bracchi, Fondazione nacque ufficialmente l’11 aprile del 2003, come si convogliarono attorno a lei le imprese e le realtà legate al territorio?

N

ell’anno 2000 ci attivammo in tanti, in primis l’allora Rettore Adriano De Maio, ma anche il mondo delle istituzioni fu molto collaborativo.

Alla fine, nacque una struttura controllata dalle università, no profit, ma privata e partecipata dagli enti locali, dalle associazioni industriali e dalle imprese, che potesse promuovere sia gli interessi dell’Ateneo, sia l’obiettivo di avere una casa comune tra le imprese e le università per sviluppare progetti di innovazione e formazione che interessassero entrambe le parti.

Ci fu un lungo lavoro di relazioni a livello parlamentare per arrivare alla nascita della Fondazione Politecnico che avvenne nel 2003.

Avevamo aggregato una dozzina di grandi imprese industriali e finanziarie e di enti territoriali di riferimento, nonché delle associazioni territoriali che avevano creduto nella nostra realtà e che si erano impegnate, su base pluriennale e con dei finanziamenti, a sviluppare progetti tramite Fondazione.

Si trattava dei Fondatori e dei Partecipanti Istituzionali che ancora oggi hanno un ruolo importante all’interno di Fondazione.

Nel frattempo, era cambiato il Rettore ed era salito alla guida del Politecnico Giulio Ballio. La nostra intenzione era rimasta quella di essere complementari all’Ateneo, ma con la missione di rafforzare il suo ruolo innovativo nel sistema economico e industriale del Paese e le prime iniziative che avviammo furono collaborazioni tra università e imprese, finanziate dalle aziende stesse o da bandi pubblici europei, nazionali e regionali. Allo stesso tempo formammo un gruppo di project manager che conoscessero il mondo dell’impresa e contemporaneamente il mondo dell’università e che potessero promuovere e gestire i progetti anche dal punto di vista amministrativo.

Nei primi due anni lanciammo un centinaio di iniziative di collaborazione e di ricerca e arrivammo negli anni a coinvolgere 2000 tra imprese, enti di ricerca e istituzioni con un valore complessivo annuo dei progetti di 90 milioni, di cui 60 milioni erano finanziati con fondi italiani e comunitari e il resto erano a carico delle imprese.

I nostri progetti coinvolgevano sempre il Politecnico e il tasso di successo andò oltre le nostre aspettative.

A Fondazione Politecnico è bastato un anno e poco più di attività per mettere in campo un meccanismo virtuoso di collaborazione fra università, aziende e istituzioni pubbliche. A fine 2005 è stata infatti raggiunta la boa dei 100 progetti che sono addirittura raddoppiati nel 2006 arrivando a 200.

Qual è stata la difficoltà più grande che avete incontrato?

Arrivammo a coinvolgere 2000 tra imprese, enti di ricerca e istituzioni con un valore complessivo annuo dei progetti di 90 milioni, di cui 60 milioni erano finanziati con fondi italiani e comunitari e il resto erano a carico delle imprese.

M

ettere insieme le esigenze e la cultura delle piccole imprese e dell’Università, facendo capire a questi due mondi la necessità di collaborare insieme per crescere e far evolvere il sistema paese.

Abbiamo cercato di far adottare alle imprese la cultura dell’innovazione e far capire loro che era necessario per svilupparsi, soprattutto negli anni della globalizzazione e dell’avvento di internet in cui anche per le piccole imprese familiari è stato necessario intraprendere nuove sfide per sopravvivere. Siamo riusciti, ad esempio, a mettere insieme un gruppo di piccole aziende del settore elettrico, le quali si sono consorziate per diventare partecipanti della Fondazione e hanno anche creato con il Politecnico laboratori di ricerca applicata.

Un altro aspetto importante è stato abituare le aziende a lavorare sui bandi di ricerca con Fondazione e le collaborazioni sono diventate sempre più continuative creando un rapporto di stima e fiducia reciproca, anche la piccola impresa, in venti anni, è maturata capendo l’esigenza di rinnovarsi in collaborazione con l’università.

Abbiamo cercato di far adottare alle imprese la cultura dell’innovazione.

Nel 2005 Fondazione sperimenta con successo la prima iniziativa di fundraising lanciata da una fondazione universitaria al di fuori dal campo della ricerca medica e indirizzata alla ricerca tecnologica.

L’obiettivo dell’iniziativa Adotta la ricerca era di stimolare le imprese e diffondere la consapevolezza che fosse possibile, oltre che necessario, sviluppare la collaborazione con le università, grazie anche alla maggiore apertura delle università stesse e alle nuove realtà che si stanno sviluppando, come ad esempio Fondazione Politecnico di Milano.

Un aspetto significativo del lavoro della Fondazione riguarda il rapporto con le istituzioni del territorio.

Quanto è stato importante?

T

ra i nostri Fondatori avevamo alcune realtà locali come i comuni di Lombardia ed Emilia nei quali il Politecnico ha sedi, e grazie a questo legame abbiamo attivato progetti che riguardavano lo sviluppo del territorio con la Facoltà di Architettura e Studi Urbani e molte iniziative legate all’automazione della Pubblica Amministrazione.

Un lavoro importante è stato fatto con i tribunali a livello milanese con la riorganizzazione dei loro processi interni, l’automazione dei loro servizi e sul fronte dei servizi al cittadino.

Il ruolo della Fondazione è stato quello di assicurare che l’università svolgesse, nei tempi dovuti, le attività che le erano assegnate. La Fondazione, in questi progetti si è fatta carico di tutto, comprese le sollecitazioni ai diversi Dipartimenti.

Un’altra attività che venne sviluppata fu quella collegata alla responsabilità sociale. Introducemmo iniziative nel campo della solidarietà e dell’internazionalizzazione finanziate da enti esterni e rivolte ai paesi in via di sviluppo in accordo con i Dipartimenti del Politecnico. Infine, lanciammo attività di certificazione e valorizzazione delle competenze.

Sviluppammo delle iniziative di collaborazione organica con le grandi aziende su temi specifici.

Fu un cambio di passo.

Il primo ottobre 2007 l’Acceleratore d’Impresa del Politecnico di Milano viene affidato alla Fondazione, chiudendo un percorso che ha rafforzato prima i rapporti con le grandi realtà produttive (Fondatori e Partecipanti), poi con le piccole e medie imprese (con l’acquisizione del Consorzio Politecnico Innovazione, diventato poi Alintec) e poi si è aggiunto un ultimo tassello: quello della giovane imprenditoria.

Fondazione è stata un precursore di alcune attività che oggi sono diventate parte del processo di innovazione del settore industriale.

Quali sono state le più lungimiranti?

A

ccanto ai progetti di ricerca finanziati, sviluppammo anche delle iniziative di collaborazione organica con grandi aziende su temi specifici, in particolare sul tema dei trasporti per lo sviluppo del treno ad alta velocità e anche nel campo della transizione energetica.

Nella nostra logica di essere sussidiari al Politecnico, alcune di queste iniziative vennero poi acquisite dal Politecnico oppure si crearono dei centri di competenza a livello nazionale e nel caso del Joint Research Center Trasporti collaborarono insieme l’Ateneo con Trenitalia e le aziende produttrici della componentistica ad alta velocità.

Un cambio di passo se pensiamo che imprese concorrenti lavoravano per obiettivi comuni sviluppando una struttura congiunta che si occupava dell’innovazione del sistema elettrico dei trasporti ad alta velocità. Un sistema simile ai centri di competenza che vengono creati oggi con il PNRR.

Siamo stati inoltre precursori nello sviluppo dell’incubatore di impresa al fine di dare un valore, anche economico, alla ricerca svolta dal Politecnico.

Nacque l’Acceleratore d’Impresa del Politecnico, che venne affidato alla Fondazione per la parte riguardante la gestione. Si arrivò ad avere un centinaio di giovani imprese in anni in cui non esistevano ancora programmi e finanziamenti nazionali per promuovere l’imprenditorialità innovativa. Per questo l’Acceleratore di Impresa ebbe sempre bisogno di qualche aiuto da parte della Fondazione, ma in realtà fu una struttura di successo a livello nazionale e fu in grado di promuovere molte competizioni fra startup finanziate da grandi imprese, creando così le condizioni per una vera e propria open innovation: innovarsi non dall’interno, ma attivando piccole realtà esterne che portassero avanti nuove soluzioni che l’impresa stessa aveva difficoltà a sviluppare al proprio interno.

Abbiamo creato le condizioni per una vera e propria open innovation: innovarsi non dall’interno, ma attivando piccole realtà locali esterne che portassero avanti nuove soluzioni che l’impresa stessa aveva difficoltà a sviluppare al proprio interno.

Nel 2009 nasce in Fondazione il gruppo Europa, in seguito a un accordo preso con i primi tre Dipartimenti pilota: quello di Energia, quello di Meccanica e quello di Elettronica e Informazione.

L’obiettivo era quello di aumentare la presenza del Politecnico di Milano nell’ambito della ricerca europea, lavorando per acquistare un ruolo di primo piano e diventare un punto di riferimento sul fronte scientifico.

La sua più grande soddisfazione e un rimpianto?

Fu un successo, al di là delle attese, l’attività di partecipazione ai bandi europei insieme alle imprese portandole ad avere risultati e risorse per svolgere le loro attività di ricerca e sviluppo. All’inizio abbiamo dovuto convincere i dipartimenti dell’importanza di avere, come supporto, la Fondazione per l’accesso ai fondi europei. Questa dinamica si è poi sviluppata ed è diventata sempre più consolidata.

Una cosa che avremmo potuto fare era quella di insistere maggiormente affinché la Fondazione gestisse anche i progetti di brevettazione. In tutto il mondo, le grandi università possiedono strutture dedicate che hanno il compito di valorizzare la ricerca dell’università sviluppando brevetti e commercializzandoli. È un’attività che prevede persone che conoscano il mondo dello sviluppo e della vendita dei brevetti e che sappiano individuare le “invenzioni” che possano avere un importante riscontro sul mercato. In altri paesi queste strutture hanno una loro autonomia, con persone che non necessariamente sono interne all’università. Nonostante questo, il Politecnico di Milano può essere orgoglioso del fatto di essere il primo Ateneo in Italia per numero di brevetti con una particolare attenzione per l’attività di trasferimento tecnologico.

Una storia iniziata 20 anni fa quella della Fondazione, sotto la guida di Giampio Bracchi. Dopo 12 anni, nel 2015 viene nominato Presidente Emerito e passa il testimone a Gianantonio Magnani, già Direttore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria.

Quando Giampio Bracchi lascia la presidenza della Fondazione nel 2015, il numero dei progetti era arrivato a 180 fra iniziative italiane ed europee, con un valore finanziario di 90 milioni di euro e il coinvolgimento di molte centinaia di aziende grandi e piccole.

Dal 2003, anno di nascita della Fondazione, il nostro obiettivo è stato il rilancio di una forte e stabile alleanza tra università, sistema produttivo e istituzioni pubbliche.

Ci siamo dedicati a valorizzare le competenze scientifiche del Politecnico supportando la ricerca e incentivando la nascita di nuove imprese ad alto valore tecnologico.

L’identità visiva attraverso questi 20 anni:

dalla freccia alla scintilla dell’innovazione

2003

2006

2019