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Mesi decisivi per la Ercole Marelli e per il settore termoelettromeccanico

Pensiamo sia utile richiamare all'attenzione di tutti i lavoratori alcuni elementi di carattere generale che hanno determinato la situazione di crisi di parte del settore termoelettromeccanico, di cui la nostra azienda, il Tibb e la Magrini sono i punti di crisi più evidenti.

In primo luogo la crisi del settore si inquadra in una più generale crisi dell'apparato produttivo del nsotro Paese, che sconta oggi notevoli ritardi nell'attuazione di scelte di politica industriale da parte del Governo, con conseguente deterioramento della nostra economia e della competitività a livello internazionale del nostro sistema industriale, accentuata dalla mancanza di scelte di politica energetica in grado di rispondere alla crisi petrolifera, che ha scaricato di conseguenza sulla collettività i maggiori costi di produzione dell'energia elettrica.

Da ciò è derivato il blocco pressochè totale degli investimenti da parte dell'Enel e quindi la mancanza di un punto di riferimento indispensabile per le aziende produttrici di sistemi e componenti per la generazione e trasformazione di energia.

Risulta evidente che l'intero sistema economico italiano deve affrontare nell'immediato futuro una profonda modificazione strutturale, in particolare il settore elettromeccanico, al fine di consolidare l'occupazione attraverso la definizione di linee di sviluppo coerenti con questa impostazione di fondo.

Oltre a queste sintetiche valutazioni generali occorre sottolineare alcune premesse fondamentali per arricchire la conoscenza e la discussione sulle prospettive produttive e occupazionali del settore ed in particolare della nostra fabbrica che ci trovere-

mo ad affrontare nei prossimi decisivi mesi.

La prima considerazione è che sebbene i tempi per risolvere i gravi problemi che gravano sul settore siano molto ristretti, riteniamo che vi sia ancora la possibilità concreta per una risoluzione tempestiva ed efficace degli stessi, partendo dal riassetto delle due aziende elettromeccaniche Ercole Marelli e Tibb.

In questo senso vanno respinti soprattutto ulteriori rinvii di decisioni, oppure risoluzioni temporanee che risulterebbero inadeguate e illusorie.

È giunto il momento di mettere tutte le carte in tavola, a partire dalle forze imprenditoriali private che devono quantificare e qualificare i loro impegni finanziari e le linee di ristrutturazione e di riassetto che intendono perseguire, così come gli altri protagonisti coinvolti in questa partita, dal Ministero dell'industria al padronato pubblico, alle istituzioni e natural-

mente al Movimento sindacale, ognuno assumendosi le proprie responsabilità, in modo da costruire con íl contributo e il confronto di tutte le parti le linee di politica industriale che dovranno guidare i processi di ristrutturazione e sviluppo del settore termoelettromeccanico.

L'altra considerazione è quella di essere consapevoli che i problemi occupazionali conseguenti a tali processi dovranno essere risolti in un'ottica di profonda trasformazione della composizione stessa della forza lavoro, e che eventuali processi di mobilità saranno responsabilmente affrontati dal Movimento sindacale e dai lavoratori solo a fronte di certezze produttive ed occupazionali verificate e concordate fra le parti.

In base alle considerazioni indicate, riteniamo urgente, come scaturito dal convegno dei delegati lombardi delle aziende termoelettromeccani(segue in seconda)

U ii • giornale dei n i Consigli gruppo nsigli E di Fabbrica del Marelli si vince Gennaio-Febbraio 1982 Stampa: Coop. Editoriale NUOVA BRIANZA - tel. 0362/924353

dalla prima pagina

che, far assumere al Governo in prima persona, tramite il Ministero dell'industria, il compito di orientare e programmare il processo di ristrutturazione complessivo del settore, ponendo alcune condizioni affinchè tale processo sia effettuato:

Attuazione del piano energetico nazionale e del piano nazionale dei Trasporti.

Riqualificazione del ruolo dell'Enel e delle FF. SS. che devono diventare strumenti indispensabili di una politica industriale nel comparto energia e trazione, per riqualificare la capacità di offerta dell'industria nazionale soprattutto rispetto ai mercati internazionali, utilizzando a questo fine la spartizione delle commesse interne.

Definizione di un Piano di settore in cui siano previsti i tempi e gli strumenti di attuazione nonchè le relative necessità finanziarie, rapportato alle s..-:ette strategiche da perseguire.

Superamento dell'attuale nefasta contrapposizione fra pubblici e privati rivalutando il ruolo Gie, valutando anche l'opportunità di partecipazioni azionarie incrociate.

Unificazione di tutte le risorse tecniche e finanziarie, oggi disperse, per le attività di progettazione e ricerca e innovazione tecnologica.

Occorre prevedere esigenze di riorganizzazione anche per le attività complementari ai settori trainanti dell'energia e della trazione, quali il comparto dei componenti e delle produzioni di serie e delle realtà impiantistiche, pur prevedendone tempi e risoluzioni articolate e diverse, ma che rispondano tutte ad un progetto comune.

Vanno di conseguenza respinte operazioni volte a scorporare le sole attività produttive ritenute remunerative, utilizzando magari fondi pubblici; per scaricare poi sulle spalle della collettività i costi dei restanti "rami secchi".

Occorre infine una ricapitalizzazione, in un quadro di riassetto produttivo, nel campo delle attività gesti-. te attualmente da alcune aziende quali la E. Marelli e la Magrini.

L'attuazione di quanto sopra esposto, richiede da parte del Movimento dei lavoratori e delle strutture sindacali di categoria e confederali, una notevole capacità di iniziativa e di mobilitazione in grado di aggregare attorno alle proprie proposte il più vasto schieramento di forze politiche e sociali, consapevoli che in questa partita sono in gioco interessi economici e politici di grande portata, e il risanamento di uno dei settori chiave del nostro sistema economico, nonché la capacità del sindacato di contribuire alla costruzione di quel sindacato industriale da tempo prospettato, in grado di incidere e controllare i processi di ristrutturazione e dare quindi consistenza reale alla difesa del posto di lavoro.

Detrazioni e conguaglio fiscale di fine anno

Riteniamo opportuno fornire alcuni chiarimenti rispetto al conguaglio fiscale di fine anno 1981 che come è noto la Legge n. 645 del 14.11.'81 ha modificato in alcuni meccanismi di calcolo.

Le modifiche sostanziali sono in pratica le seguenti:

1 - Aumento della detrazione per il coniuge a carico da L. 108.000 a L. 180.000 annuali.

2 - Aumento della detrazione per spese di produzione da L. 168.000 a L. 228.000 annuali.

3 - Sgravio (sconto) del 3°/o dell'imposta lorda annua per redditi sino a lire 30.000.000.

4 - Ulteriore detrazione di L. 52.000 annue per redditi non superiori a lire 3.000.000.

La prima importante cosa di ricordare è che le agevolazioni contenute nella legge sono valide solo per il 1981 e di conseguenza dal 1.1.'82 le detrazioni ritorneranno ad essere conteggiate come prima dell'entrata in vigore della legge.

Un altro chiarimento riguarda i lavoratori che hanno cessato il rapporto di lavoro durante l'anno 1981.

Se il rapporto è cessato dopo i117.11.'81, data della legge, in sede di liquidazione delle spettanze, anche il conguaglio fiscale sarà calcolato con le modalità della nuova legge.

Se invece la risoluzione del rapporto di lavoro è avvenuta prima del 17.11.'81, il lavoratore per ottenere i benefici fiscali per il 1981 dovrà fare la dichiarazione dei redditi (mod. 740) fra l'altro obbligatoria avendo una risoluzione di rapporto di lavoro nel 1981.

Esempio: per il conguaglio 1981.

Lavoratore con moglie e 2 figli a carico che abbia percepito per l'anno 1981 lire 8.450.000 al netto dei contributi previdenziali.

L. 8.450.000

Ultimi dati sul prepensionamento

Il decreto di crisi emesso dal Cipi il 17 settembre e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 5 novembre ha visto interessato il nostro gruppo, che in questo particolare momento è gestito da un commissario governativo con il compito di elaborare un piano di ristrutturazione per il risanamento delle aziende del gruppo.

Oltre 400 lavoratori hanno scelto di beneficiare dei vantaggi derivanti dalla legge 155 sul pensionamento anticipato.

Comunichiamo qui di seguito i dati relativi al pensionamento anticipato suddivisi per le singole aziende del gruppo.

I lavoratori che hanno beneficiato della legge 155 in tutto il gruppo sono stati al 4-12-'81: Holding 2 lavoratori.

E.M.G. 207 lavoratori. E.M.C. 107 lavoratori. E.M.A. 29 lavoratori. ITEM e Aermarelli 21 lavoratori. Rotos 18 lavoratori. I.E.L. 30 lavoratori. Adda 15 lavoratori. Tele 5 lavoratori. Pubblichiamo i dati relativi ai livelli occupazionali, suddivisi per società, del periodo dall'i /1/81 al 30/11/81. E.M.G. 2.692 2.296 - 396 E.M.C. 1.158 1.005 - 153 E.M.A. 426 378 - 48 Aermarelli 381 270 - 111 ITEM 125 97 - 28 Rotos 215 177 - 38 I.E.L. 464 390 - 74 Adda 306 299 7 Totale del gruppo - 855
Imposta globale annua
Limite 5° scaglione L. 7.500.000 (aliquota media 14,8,/o) L. 1.110.000 per L. 950.000 residue (25°/o) L. 237.500 L. 1.347.500 sgravio 3% L. 40.425 Totale L. 1.307.075 Detrazioni spettanti: quota esente L. 36.000 spese produzione L. 228.000 oneri vari L. 18.000 coniuge a carico L. 180.000 2 figli a carico L. 48.000 Totale L. 510.000 Imposta lorda L. 1.307.000 detrazioni L. 510.000 Imposta netta L. 797.075 Imposta dovuta L. 797.075 Imposta trattenuta durante l'anno L. 838.500 da rimborsare al lavoratore L. 41.425
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Alcune informazioni utili sulla Cassa integrazione speciale

Con questo articolo vogliamo chiarire alcuni aspetti che interessano il trattamento normativo e salariale dei lavoratori posti in Cassa Integrazione speciale.

Entità dell'integrazione

L'integrazione è corrisposta per i lavoratori operai nella misura dell'80% della retribuzione lorda che sarebbe spettata per le ore di lavoro non prestate, l'integrazione deve essere aggiornata al variare della retribuzione. Si è concordata una integrazione ai lavoratori operai che superano il tetto salariale fissato dall'Inps, pari a 672.660 lire (valore al 31-10-'81 ed aggiornato ogni 3 mesi in base all'aumento della contingenza), pertanto a questi lavoratori sarà garantita la percentuale dell'80 per cento del salario lordo, venendo così a trovarsi nelle identiche condizioni retributive

degli altri lavoratori in cassa integrazione.

Per i lavoratori impiegati è prevista dalla legge l'integrazione dello stipendio fino al 100 per cento della retribuzione netta.

È stata concordata anche l'integrazione al 100 per cento del premio di produzione mensile, del premio feriale e della tredicesima mensilità.

Assegni familiari e maternità

Gli assegni familiari sono corrisposti al 100 per cento e sono aggiuntivi alla retribuzione netta.

Per quanto riguarda la maternità è previsto che la lavoratrice che era in assenza obbligatoria o facoltativa continuerà a percepire l'indennità dovuta per il caso specifico.

L'astensione obbligatoria per maternità interrompe il trattamento della Cigs.

Un buco di saletta per molti problemi

Molti sono passati in questo novembre nell'Ufficio del patronato unitario Inca-Inas-Ital del Consiglio di fabbrica.

Un buco di saletta con poche sedie ed a volte pieno di fumo che ha visto un andare e venire di gente di ogni tipo.

Manovali, operai specializzati, tecnici, tutti col medesimo problema, il fare o il non fare una scelta scaturita e maturata troppo in fretta.

Non ha dato tempo questa legge 155 sul pensionamento anticipato di fare progetti, di decidere con calma, senza eccessiva fretta.

Noi del patronato abbiamo vissuto una grossa esperienza.

Abbiamo parlato, discusso, ragionato con tanti nostri compagni di lavoro, a volte abbiamo consigliato chi con paura non sapeva decidere, oppure sconsigliato qualcuno che credeva di aver raggiunto anni di lavoro sufficienti poi, a verifica fatta, non risultanti...

Come si suol dire è in questa saletta che per tanti i nodi sono arrivati al pettine.

Nodi di contributi non pagati dai datori di lavoro, in anni passati, anni e anni di lavoro agricolo a "giornata"

svolto al Sud senza un contributo.

Ed è triste lo stupore di sapere che dopo tanti anni di fatiche a conti fatti mancano i contributi per una pensione che non sia misera.

Altri più fortunati... quasi con orgoglio esibivano i loro certificati di 40 anni e più di lavoro e aggiungevano con "pochissima malattia".

Un giorno dopo l'altro le solite frasi piene però di significato: "Vai anche tu?", "di che leva sei?", "ti credevo più giovane", "basta, tiro i remi in barca", "è ora di dare posto ai giovani", "speriamo che tutto ciò risolva qualcosa alla Marelli", "il commissario manterrà ciò che ha promesso per la liquidazione?".

Passavano uno dopo l'altro, in silenzio per non disturbare, si sedevano esibendo i loro documenti, denunciando un disagio con le "scartoffie", gente abituata da 30 e più anni a fare ben altro; a vedersela nei reparti con macchine di ogni tipo, costruire ed ideare motori, alternatori o ventilatori.

Nei loko occhi ci pare di leggere lo stupore di essere già arrivati alla pensione, così in fretta..., ci pare anche di leggere una speranza per una pensione serena, che noi del patronato di cuore auguriamo.

Infortunio e malattie professionali

Per il lavoratore che si trova in infortunio o in malattia prima dell'inizio della sospensione per Cigs: quest'ultima deve iniziare al termine dell'infortunio o malattia.

I lavoratori in Cigs che percepiscono una pensione di invalidità non sono soggetti alla trattenuta giornaliera prevista dalla legge.

Contributi utili alla pensione

I periodi di cassa integrazione, anche se chiamati "figurativi" sono utili sia per l'entità economica che per il raggiungimento del numero di contributi validi per avere diritto alla pensione (pensione di anzianità compresa).

Indennità di anzianità

Nessuna decurtazione deve essere effettuata sulla indennità di licenziamento per i periodi di sospensione dal lavoro: non esiste l'obbligo all'effettuazione del preavviso.

Ferie e permessi

È stato concordato che a tutti i lavoratori verrà garantito il periodo di ferie previsto contrattualmente. Fra tutti i permessi retribuiti previsti dal contratto o dagli accordi aziendali (donazione di sangue, permessi per esami ecc.), l'unico che interrompe il trattamento di cassa integrazione è il permesso retribuito per congedo matrimoniale, di 15 giorni.

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717CASO Di NECESSITA' ROMPERE IL VETRO
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L'appello dei 54 Premi Nobel contro la fame nel mondo

Noi sottoscritti, donne ed uomini di scienza, di lettere, di pace, diversi per religione, storia, cultura, premiati perchè ricerchiamo, onoriamo e celebriamo verità nella vita e vita nella verità, perchè le nostre opere siano testimonianza universale di dialogo, di fraternità e di civiltà comune nella pace e nel progresso, noi sottoscritti rivolgiamo un appello a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà, ai potenti ed agli umili, nelle loro diverse responsabilità, perchè decine di milioni di agonizzanti per fame e sottosviluppo, vittime del disordine politico ed economico internazionale oggi imperante, siano resi alla vita.

Un olocausto senza precedenti, il cui orrore comprende in un solo anno tutto l'orrore degli stermini che le nostre generazioni conobbero nella prima metà del secolo, è oggi in corso e dilata sempre più, ogni attimo che passa, il perimetro della barbarie o della morte, nel mondo non meno che nelle nostre coscienze.

Tutti coloro che annunciano e combattono questo olocausto sono unanimi nel definire come innanzitutto politica la causa di questa tragedia.

Occorre quindi una nuova volontà politica e un nuovo specifico organizzarsi di questa volontà, ché siano direttamente e manifestamente volti — con assoluta priorità — a superare le cause di questa tragedia e a scongiurarne subito gli effetti.

Occorre che un metodo ed una procedura adeguati, fra i tanti esistenti o immaginabili, vengano subito prescelti o elaborati ed attuati; occorre che un sistema di progetti convergenti e corrispondenti alla pluralità delle forze, delle responsabilità, delle coscienze li sostanzi.

Occorre che le massime autorità internazionali, occorre che gli Stati, occorre che i popoli — troppo spesso tenuti all'oscuro della realizzabilità piena di una politica di vita e di salvezza — così come già chiedono — angosciate — alcune tra le massime autorità spirituali della terra, operino unendosi o unite nell'operare, con obiettivi puntuali, certi e adeguati perchè venga attaccata, colpita e vinta, nelle sue sedi diverse, la morte che incalza, dilaga, condanna ormai una grande parte dell'umanità.

Occorre ribellarsi contro il falso realismo che induce a rassegnarsi come ad una fatalità a quel che invece appartiene alle responsabilità della politica ed al "disordine stabilito".

Occorre realisticamente lottare perchè il possibile sia realizzato e non consumato— forse per sempre.

Occorre che si convertano in positivo sia quegli esistenzialismi che danno soprattutto buona coscienza a buon mercato e che non salvano coloro cui si rivolgono, sia quelle crudeli e infeconde utopie che sacrificano gli uomini oggi in nome di un progetto d'uomo e la società di oggi in nome di un progetto di società.

Occorre che i cittadini e i responsabili politici scelgano e votino, ai rispettivi livelli, elettorali o parlamentari, governativi o internazionali, nuove leggi, nuovi bilanci, nuovi progetti e nuove iniziative che immediatamente siano volti a salvare miliardi di uomini dalla malnutrizione e dal sottosviluppo, e centinaia di milioni, per ogni generazione, dalla morte per fame.

Occorre che tutti e ciascuno diano valore di legge alla salVezza dei vivi, al non uccidere e al non sterminare, nemmeno per inerzia, nemmeno per omissione, nemmeno per indifferenza.

Se i potenti della terra sono responsabili, essi non sono gli unici. Se gli inermi non si rassegneranno ad essere inerti, se dichiareranno sempre più numerosi di non obbedire ad altra legge che a quella, fondamentale, dei diritti degli uomini e delle genti, che è in primo luogo diritto, e diritto alla vita: se gli inermi andranno organizzandosi usando le loro poche ma du-

rature armi: quelle della democrazia politica, le grandi azioni non violente gandhiane, prefiggendosi e imponendo scelte e obiettivi di volta in volta limitati ed adeguati, se questo accadesse, sarebbe certo, così come oggi è certamente possibile, che il nostro tempo non sia più quello della catastrofe.

Il nostro sapere non può consistere nel contemplare inerti e irresponsabili la orrida fine che incombe.

Il nostro sapere, che ci dice che l'umanità intera è essa stessa e sempre più in pericolo di morte, non può che essere scienza della speranza e della salvezza, sostanza delle cose da noi tutti credute e sperate.

Se i mezzi di informazione, se i potenti che hanno voluto onorarci per i riconoscimenti dei quali siamo stati insigniti, vorranno ascoltare e far ascoltare anche in questa occasione la nostra voce e l'opera nostra e di quanti in queste settimane stanno operando nel mondo nella stessa direzione, se le donne e gli uomini, se le genti sapranno, se saranno informati, noi non dubitiamo che il futuro potrà essere diverso da quello che incombe e sembra segnato per tutti e nel mondo intero.

Ma solo in questo caso.

Occorre subito scegliere, agire, creare, vivere, far vivere.

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Elenco dei Premi Nobel firmatari

Vincente Aleixandre, premio Nobel per la Letteratura 1977; Hannes Alfven, premio Nobel per la Fisica 1970; Christian Anfinsen, premio Nobel per la Chimica 1972; Kennet Arrow, premio Nobel per le Scienze economiche 1972; Julius Axelrod, premio Nobel per la Medicina 1970; Samuel Beckett, premio Nobel per la Letteratura 1969; Menachem Begin, premio Nobel per la Pace 1978; Baruj Benacerraf, premio Nobel per la Medicina 1980; Heinrich Boll, premio Nobel per la Letteratura 1972; Norman Ernest Borlang, premio Nobel per la Pace 1970; Owen Chamberlain, premio Nobel per la Fisica 1959; Mairead Corrigan, premio Nobel per la Pace 1976; Andrè Cournand, premio Nobel per la Medicina 1956; Jean Dausset, premio Nobel per la Medicina 1980; John Carew Eccles, premio Nobel per la Letteratura 1979; Odysseus

Elytis, premio Nobel per la Letteratu-

ra 1979; Ernest Otto Fischer, premio Nobel per la Chimica 1973; Roger Guillemin, premio Nobel per la Medicina 1977; Odd Hassel, premio Nobel per la Chimica 1969; Gerhard Herzberg, premio Nobel per la Chimica 1971; Robert Hofstadfet, premio Nobel per la Fisica 1961; Francois Jacob, premio Nobel per la Medicina 1965; Brian Josephson, premio Nobel per la Fisica 1973; Alfred Kastler, premio Nobel per la Fisica 1966; Polykarp Kurch, premio Nobel per la Fisica 1955; Salvador Luria, premio Nobel per la Medicina 1969; Andrè Lwoff, premio Nobel per la Medicina 1965; Seàn Mac Bride, premio Nobel per la Pace 1974; Cweslaw Milosz, premio Nobel per la Letteratura 1980; Eugenio Montale, premio Nobel per la Letteratura 1975; Nevill Mott, premio Nobel per la Fisica 1977; Gunnar Myrdal, premio Nobel per le Scienze economiche 1974; Daniel Nathan, premio Nobel per la Medicina 1978; Philip Noel-Baker, premio Nobel per la Pace 1959; Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la Pace 1980; Rodney Robert Porter, premio Nobel per

la Medicina 1972; llya Prigogine, premio Nobel per la Chimica 1977;Isldor Isaac Rabi, premio Nobel per la Fisica 1944; Martin Ryle, premio Nobel per la Fisica 1974; Anwar el Sadat, premio Nobel per la Pace 1978; Abdus Salam, premio Nobel per la Fisica 1979; Frederik Sanger, premio Nobel per la Chimica 1958 e 1980; Albert SzentGyorgy, premio Nobel per la Medicina 1937; Hugo Theorell, premio Nobel per la Medicina 1955; Jan Tinbergen, premio Nobel per le Scienze economiche 1969; Nikolas Tinbergen, premio Nobel per la Medicina 1973; Ulf Von Euler, premio Nobel per la Medicina 1970; George Wald, premio Nobel per la Medicina 1967; James Dewey Watson, premio Nobel per la Medicina 1962; Patrick Withe, premio Nobel per la Letteratura 1973; Maurice Wilkins, premio Nobel per la Medicina 1962; Betty Williams, premio Nobel per la Pace 1976; Philip Anderson, premio Nobel per la Fisica 1977; Charles Hard Townes, premio Nobel per la Fisica 1977; Lawrence R. Oklein, premio Nobel per le Scienze economiche 1972.

I fatti Polacchi ci impongono una riflessione

Abbiamo vissuto tutti con partecipazione ed ansia i dolorosi avvenimenti polacchi.

Un Movimento sindacale come Solidarnosc, espressione di quasi dieci milioni di lavoratori, la cui influenza travalica i ristretti limiti della pura lotta sindacale ed all'interno del quale si esprimevano le tensioni ideali, culturali e religiose di un intero popolo, che si sente mutilato del proprio diritto di partecipare e di poter contare concretamente nelle scelte economiche e politiche del proprio paese, è stato cancellato pensando così di cancellare con un colpo militare ciò che era ed è espressione della realtà.

È inutile a questo punto ripetere retoricamente le solite frasi di circostanza che abbondano in simili momenti, senza per altro avere il coraggio di analizzare, come lavoratori e come Movimento sindacale italiano, le cause ed il profondo significato di ciò che è avvenuto.

Si impongono in questo momento domande alle quali non è più possibile eludere.

La nostra storia, le nostre battaglie, le nostre aspirazioni si inseriscono nel solco che è lo stesso che i lavoratori polacchi hanno tracciato in questi mesi di partecipazione democratica, ciò non può essere disconosciuto.

La nostra storia di faticose conquiste economiche e sociali ( pagate talvolta con discriminazioni, persecuzioni e sofferenze, in tempi anche non troppo lontani), ci hanno insegnato che l'emancipazione dei lavoratori non può che essere frutto delle lotte dei lavoratori stessi, anche le conquiste economiche e normative si dimostrano effimere se non sono accompagnate dalla maturazione di una coscienza sociale, che progredisce col progredire -della partecipazione di massa.

Noi che aspiriamo ad una società fondata sulla giustizia sociale, che elimini il privilegio di classe e la mercificazione dell'uomo e che per questi ideali ci siamo battuti e ci battiamo, non possiamo non riconoscere quali nostri

stessi compagni quei lavoratori che sono ora messi a tacere con la forza delle armi da uno Stato che non ha saputo, o potuto, maturare con la forza della ragione che il socialismo per essere tale deve ampliare e non restringere gli spazi di democrazia e la partecipazione dei lavoratori.

Se in passato la nostra solidarietà si è espressa con forza contro le dittature fasciste del Sud America, dell'Europa e contro le aggressioni imperialiste ai popoli del Terzo Mondo, con la stessa determinazione è oggi necessario esprimere il nostro impegno per la liberazione dei sindacalisti incarcerati e per la garanzia dei diritti sindacali e politici del popolo polacco; è questo l'unico modo per evitare strumentalizzazioni.

Se è profonda in noi la consapevolezza che la strada da percorrere non deve rimanere nell'alveo dell'attuale società fondata sulla divisione di classe, sul privilegio e sullo sfruttamento dei deboli, deve però essere altrettanto chiaro che il superamento di questa società non può significare forme diverse di organizzazione sociale che in pratica si dimostrano uguali a quelle che combattiamo e comunque negatrici del principio fondamentale della democrazia nelle scelte politiche ed economiche.

Poichè non è semplicemente attraverso la statalizzazione centralizzata e burocratica della proprietà dei mezzi di produzione che si favorisce la collettivizzazione degli stessi; quando poi la gestione dei beni è nelle mani di un ristretto numero di uomini e la collettività non ha alcun potere su di essi e sul loro uso nella produzione e nei consumi, la cosa diventa ancora più evidente.

Di fronte alla crisi della nostra società ed alla altrettanto evidente crisi delle società dell'Est europeo la via per l'emancipazione dei lavoratori non può che essere un'altra, le sue radici ed i suoi presupposti vanno ricercati nella nostra storia, nella storia del Movimento operaio italiano ed europeo.

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Riteniamo importante offrire la possibilità di riservare uno spazio fisso al dibattito ed alla partecipazione critica dei lavoratori, ai temi sindacali della fabbrica e della Società. Questo spazio con il titolo significativo: «lo penso che...»; è aperto a tutti i lavoratori che hanno dei contributi da dare, o delle critiche da fare all'impostazione di problemi sindacali ecc.

Impegnarsi di più per la pace è un aiuto alla lotta per lo sviluppo

L'idea, in questo inverno 1981, di armare l'occidente europeo di missili speciali e di ipotizzare la guerra nucleare su un territorio come l'Europa con l'utilizzo di una bomba "specAale" chiamata "N", ha fatto si, che un movimento di grande portata vi si opponesse con energia.

In tutto il continente grandi manifestazioni pacifiste si sono sviluppate influenzando gli atteggiamenti delle grandi potenze, capovolgendo i termini di riarmo in disarmo, guerra di teatro in lotta per la pace in Europa e nel mondo, imponendo l'inizio di un negoziato a Ginevra.

Le domande: marciare, manifestare, per cosa? per dove?

Per migliorare la storia dell'uomo, per rendere più alto e più civile il nostro vivere, per superare la sete di potere e tutte le sue giustificazioni in qualsiasi posto del mondo si trovino. Oggi l'armamento nucleare che c'è negli arsenali sparsi in tutto il mondo presenta pericoli incombenti di una guerra e possono esserne vicini i tempi.

In tutta la storia dell'uomo l'armamento degli eserciti è sempre stato il preavviso di una guerra. Dunque l'intervento di grandi masse è utile e doveroso sia esso spontaneo o maggiormente organizzato perché influisce e pesa sui governi e crea solchi culturali nuovi che partendo dalla lotta per la pace, si pone automaticamente altre questioni come la lotta per la fame, per il sottosviluppo, per superare la grave crisi delle società industrializzate. Pesare, non per parteggiare, non per sentirsi inutili, ma per scoprire verità sempre più alte, non impotenze, ma lottare senza distinzioni per invertire la corsa al riarmo che vuol significare diminuzione della catastrofe che già viviamo.

La marcia di Perugia e Assisi è forse il simbolo più alto delle manifesta-

zioni europee, non tanto nella quantità dei partecipanti ma nella sua diversità di opinione e fede dei partecipanti stessi, uomini, donne, operai, intellettuali, giovani, vecchi, tutti erano contro la guerra atomica e per la pace, consapevoli e fiduciosi nella lotta democratica, nel dialogo, nel negoziato.

I giovani a questa marcia erano la maggioranza, è un segno positivo che le giovani generazioni sui problemi generali ritornano a misurarsi ed a non chiudersi nel privato o nel corporativismo.

C'è un'aspirazione, al domandarsi sui temi che abbiamo di fronte e che sono diversi dal passato; c'è la questione del superamento dei blocchi, la questione centrale Nord-Sud, il rifiuto della civiltà della bomba "N".

La complessità del problema non è legata solo ai primi passi del negoziato Usa - Urss a Ginevra, è se riusciamo partendo da questi movimenti a continuare passo per passo a cambiare la concezione della sicurezza della cooperazione internazionale favorendo una distensione all'interno dei blocchi dove si affermi una realtà sempre più articolata ed autonoma e dove sia al centro la volontà dei popoli sia che si tratti della Grecia dove il programma del socialista Papandreu si scontra con il Reaganismo o la Polonia che cerca di trovare la propria unità attorno ad un progetto rinnovato di società socialista ed il diritto del popolo nelle sue espressioni diverse di decidere, sulle scelte di politica economica, istituzionale e militare. Questa concezione deve trasparire con forza, oggi non basta più fermare la mano ai guerrafondaypisogna costruire una cultura nuova di coesistenza e di sviluppo.

Si può definire la lotta dei lavoratori della E. M. significativa per lo sviluppo?

Crediamo di si; e se fossimo in una fabbrica di armi dove il problema si intreccia tra il lavoro per vivere mentre si producono mezzi per uccidere?

Il dilemma non si pone in linea di principio. La soluzione certamente c'è ed è lunga e tortuosa, in un mondo diviso, travagliato e pieno di guerre locali, con pericoli generali e cata-

strofici, impone una scelta, è quella di una riconversione degli uomini, per una produzione di strumenti, di cultura e di vita complessiva di pace. L'esempio può calzare anche se presenta contraddizioni. Ormai è anni che stiamo lottando per una industria più adeguata per lo sviluppo del paese. Governi, ministri, regioni, convegni sindacali, dei partiti, degli industriali, strumenti legislativi, lotte dei lavoratori tutti improntati al cambiamento, però la questione che riemerge sempre, è quella di non dividere il potere tra gli uomini, basti pensare alle lotte intestine fra gli industriali, via via poi, anche fra le forze politiche e di conseguenza anche nel sindacato e lavoratori, tutt'ora esistenti. Si ricordino i ritardi sulle scelte tecnologiche, le divisioni sull'utilizzo delle materie prime, sulla stessa spartizione delle strutture produttive, ecc... ecco alcune grosse contraddizioni, che oggi presentano una stridente necessità di trovare lo sbocco della soluzione. Il gruppo Marelli prevalentemente produce componenti per impianti per la produzione e distribuzione dell'energia.

A questo riguardo, emerge chiaramente la diatriba per la scelta dell'atomo ad uso pacifico per centrali elettronucleari in un settore dove hanno prevalso gli interessi dei petrolieri e delle multinazionali, bloccando tutto per anni. La scelta deve essere fatta, rispondendo alle preoccupazioni fondate si può rispondere che: primo la discriminante fondamentale è che si sposta l'obiettivo dell'utilizzo a scopi di guerra per l'uso pacifico; secondo il rischio stà nell'evento di un guasto come in tutte le cose; terzo impostare una politica di uso oculato ed equilibrato; quarto puntare al massimo di garanzie degli impianti attraverso il controllo e la sicurezza.

All'interno del sindacato e dei lavoratori ci siamo mossi con degli atteggiamenti anche di pregiudizio, siamo stati trascinati ed influenzati dalle stesse campagne giornalistiche pro o contro e di parte. Una ricerca originale di conoscenza concreta è stata fatta ma in ritardo e con timidezza sulle scelte delle materie prime.

Ai nostri convegni abbiamo ascoltato molti tecnici e specialisti nel ra-

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mo industriale, finanziario e della programmazione, nulli ed insufficienti i contatti con la scienza come fisici, ecc...

È un elemento di riflessione anche per la situazione che stiamo attraversando.

Gli scienziati in questi ultimi tempi si sono mossi ed hanno partecipato a questo Movimento generale per la pace.

Fisici, medici, uomini di cultura, premi Nobel, accademie ecc... è un fronte importante. Il Movimento sindacale ha qui una grossa occasione, non bisogna perderla su un problema grande come quello della lotta per la pace e lo sviluppo. Nello stesso tempo può ricevere elementi di conoscenza più alte del passato, sui propri problemi anche particolari, unificare queste volontà, far marciare questi rivoli, è un compito che spetta a tutti indipendentemente dalle diversità ideali.

Un delegato

Lavorare per la pace

In questo periodo si parla e ci si muove da varie parti per promuovere e sostenere la pace nel mondo.

I discorsi fatti dai Grandi della terra ed il potenziamento dagli armamenti messo in atto dai capi dei vari Paesi, mettono l'uomo in una condizione di paura e di impotenza di fronte al suo avvenire: lo spettro della distruzione totale, specialmente per noi europei, sembra avvicinarsi senza possibilità di intervenire.

lo voglio portare un contributo perchè si apra un dibattito attraverso queste pagine sul problema della pace.

Questa parola — pace —, che ogni uomo desideroso del bene di tutti ospita nel proprio cuore, trova lo spazio e la presentazione nella ricorrenza che noi tutti abbiamo trascorso —il Natale —.

È da questo momento che l'uomo percepisce la pace come dono per la sua ricerca di giustizia e di amore, come dono per il lavoro che egli svolge a favore della pace stessa.

È solo la verità che dà forza alla pace, la menzogna è la negazione della pace, perchè la menzogna uccide la giustizia e la libertà che sono gli altri valori che garantiscono la pace.

Lavorare per la pace è il compito che mi sembra debba svolgere specialmente chi si ispira al cristianesimo, ma anche chi, non credente, si sente di svolgere un lavoro per la liberazione dell'uomo. La pace che fino ad ora ci ha permesso di lavorare e progredire, è basata sull'equilibrio delle forze, non è basata sulla volontà di bene per gli uomini da parte di chi dovrebbe guidare le nazioni ad incontrarsi.

Io vedo una notevole capacità di intervento da parte degli europei se si rifanno alla loro matrice originale cristiana.

Non si tratta di far prevalere questa idea, ma ogni uomo deve interrogarsi "dentro" se vuole veramente la pace per sè e per gli altri. E quando dico ogni uomo, intendo dal manovale all'ingegnere. Ognuno ha una sua responsabilità di fronte alla pace, secondo le sue capacità.

I cristiani sanno che la pace è stato il modo di incontrarsi di Cristo con gli Apostoli dopo la sua ressurrezione. Egli ha detto: "la pace sia con voi".

È questo messaggio che, ha costruito una parte della storia europea e che credo possa aiutare effettivamente ad imboccare la strada giusta.

La pace, prima di Cristo, è quella romana, fondata sulla potenza delle armi di Roma e, nonostante i secoli, è ancora lo stesso concetto che vale per la pace dei nostri giorni: "la potenza" o "il potere".

Troppe guerre e situazioni nazionali ostacolano anche oggi la pace: l'Afghanistan, Israele e i Paesi Arabi del rifiuto, la questione Palestinese, Iraq e Iran, l'Indocina (VietnamCambogia), i Paesi dell'America Centrale e Meridionale dovei regimi dittatoriali o i militari perseguitano le popolazioni, le repressioni contro i dissidenti in Urss e la delicata situazione polacca...

Per tutte queste situazioni certamente la pace sarà il risultato dell'impegno e della lotta per una autentica e profonda giustizia economica e sociale, per la democrazia, per la libertà sindacale, per la libertà di cultura popolare e per il pieno rispetto dei diritti umani.

Questi punti che in Italia la Costituzione garantisce e che la gente cerca di mettere in pratica, parrebbero ren-

derci un'isola felice ed invece la mancanza di case per le famiglie più povere o in via di formazione, l'assistenza medico-ospedaliera deficitaria e la mancanza per i più giovani di un posto di lavoro sicuro, acuiscono le tensioni sociali ed indicano che non è vero che si lavora per la pace da parte di tutti.

Vorrei ora ritornare su alcuni concetti che ritengo fondamentali. La pace è il bene più grande per la convivenza umana.

Le condizioni per la pace sono la verità e la libertà; dove la verità sull'uomo è schiacciata dal potere politico e dove la libera èspressione della coscienza è impedita, non ci può essere pace e sono falsi gli appelli per la pace.

La lotta per la pace incomincia nella propria vita quotidiana.

Mi associo nel concreto a quanti sono contrari alla proliferazione degli strumenti di sterminio e vogliono che tutte le Nazioni impegnate nella costruzione di arsenali bellici si pieghino ad un controllo reale dei loro armamenti: Urss - Usa - Israele - Francia - Libia - Cuba, ecc.... Disarmo, quindi, "progressivo, bilanciato, programmato".

Auguriamoci che la conferenza di Ginevra, ora in atto, arrivi ad un accordo sugli euromissili e predisponga i termini per un reale controllo degli armamenti.

Si potrà quindi utilizzare una maggiore quantità di aiuti per le popolazioni oppresse dalla fame anche loro un altro elemento da sanare perchè la pace sia vera.

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Delegato Cdf Sandro Clapis

Intervista di "Uniti si vince" al regista Nanni Moretti

Come sempre polemico, spietato con se stesso, oltraggioso nei confronti degli altri, Nanni Moretti ha terminato a ventinove anni il suo terzo film, ottenendo un Leone d'oro alla mostra di Venezia, favorevoli accoglienze da parte della critica e successo di pubblico nelle prime settimane di programmazione.

Gli argomenti di "Sogni d'oro" sono gli stessi di "Io sono un autarchico" e di "Ecce bombo": il film è la storia di Michele, un giovane regista che sta facendo un lungometraggio su Freud, ma teme di non essere all'altezza del mito che gli è stato creato attorno coi film precedenti. Quando abbandona la tensione del set viene perseguitato dagli incubi e sogna sempre la bella Silvia che lo disprezza e infine lo abbandona per un altro. Man mano che prosegue la lavorazione i nervi gli saltano sempre più spesso, non sopporta gli amoreggiamenti tra attori e tecnici, picchia l'aiuto regista, maltratta i giovani cineasti che lo seguono come ombre per imparare il mestiere.

In occasione di un incontro televisivo tra registi, Michele è costretto a una serie di gare che alla fine lo vedono perdente: "pubblico di merda" griderà allora spalleggiato dalla sua troupe. Ritrovata finalmente Silvia in sogno, Michele si trasformerà in un mostro peloso che la insegue urlando "non voglio morire".

Moretti non ha la pretesa di fare un saggio sulla condizione giovanile: descrive nel bene e nel male ciò che lo circonda attraverso il filtro della sua personale esperienza e sensibilità artistica. Il successo non gli ha spuntato le unghie e continua a graffiare su grandi difetti e piccole virtù in modo impietoso ma anche con tenerezza ed affetto mettendo in discussione se stesso prima degli altri.

Ecco le sue risposte alla nostra intervista:

È vero che hai affermato di essere "l'unico" tra i giovani registi italiani?

La mia presunzione nel film è oggetto di sarcasmo, del resto io la esibisco in pubblico mentre altri la dissimulano.

Che cosa pensi di Piscicelli, Del Monte e Giordana? (gli altri giovani registi presenti a Venezia Ndr).

Non ho visto i loro film. In me non scattano solidarietà anagrafiche e non mi considero il rappresentante degli under 40 o 30.

Qualcuno ti ha accusato di aver fatto un film 'turbino'.

Non credo sia un film furbo o ruffiano perchè non si guidano per mano le emozioni dello spettatore e non si produce identificazione dato che il protagonista è antipatico.

La parodia della manifestazione per il Vietnam sta forse ad indicare che hai ricevuto sul serio la proposta di fare un musical sul '68?

Spero di avere terrorizzato qualsiasi autore e di aver scoraggiato una eventualità del genere. Mi dicono che Metropoli (la rivista di autonomia Ndr) ha pubblicato un'ipotesi di sceneggiatura di un musical ma ciò è avvenuto quando avevo terminato di girare.

Ad un certo punto non puoi trattenerti dal gridare "Pubblico di merda". Come mai?

Per tutto il film sono di una ferocia imbarazzante con me stesso ho sentito il bisogno di esserlo anche col pubblico.

Che cosa intendevi dire colla scena di Freud che svende la sua opera omnia al proletariato?

Volevo fare la parodia dell'uso e dell'abuso della psicanalisi nel cinema.

SI dice che Zanussi e Bogdanovich siano i membri della giuria di Venezia che ti• hanno votato contro. Come l'hai presa?

Erano dei registi che stimavo adesso vedrò i loro film con un altro spirito.

Come ti vivi con questo Leone?

Come nel film.

Cosa pensi del cinema 'politico'?

Non sono d'accordo con quei registi che basano il loro cinema sulla ostentazione schematica di certi assunti ideologici. Sono per un approccio laico al problema della politica.

Il film visto da noi "Piso Pisello"

Capita a volte di vedere un film e di sentirsi a disagio: non se ne condividono le tesi ma si è portati ad ammettere con reticenza che è coinvolgente. È difficile identificarsi coi genitori balordi di 'Piso Pisello', dipinti come persone così libertarie da diventare irresponsabili: ma il regista Del Monte ti mette una pulce nell'orecchio insinuando il dubbio che quei genitori così grotteschi qualche margine di verità lo illustrano. Lui è un pittore incapace di guadagnarsi la vita, lei è un artista senza cervello che si diletta a fare sculture coi manici di ombrello. Invece Oliviero, il figlio, è un ragazzo tredicenne colla testa sulle spalle, che si assumerà responsabilmente la paternità capitatagli addosso a causa di una amica dei genitori che, un po' brilla, si è infilata nel suo letto restando incinta. I due balenghi invece non sono capaci di accettare il ruolo di nonni, e Oliviero decide di andarsene di casa col figlioletto Cristiano, che ormai ha più di tre anni. Del Monte a questo punto si esprime al meglio e conduce i due attraverso una Milano fiabesca popolata di strani personaggi: un simpatico furfante che ruba i tram e abita una grossa balena di cartapesta, un mattocco che esce dai tombini e parla cogli animali, una sorta di mangiafuoco proprietario di un Luna Park in rovina.

La madre va in questura per denunciare la scomparsa del figlio e nipote

e qui incontra un'amica: nel breve volgere di pochi minuti dimentica la ragione della visita e accetta di partire per il Laos in cerca di avventure. Il padre, che ha rifiutato di rivolgersi alla questura, si mette a cercare i bambini scrivendo disperato sui muri della città: "Oliviero, Cristiano dove siete?"

Dopo varie e gustose peripezie i due piccoli arrivano al Luna Park e Oliviero intraprendente rimette in funzione le giostre assieme ai ragazzi del quartiere. Qui lo ritrova il padre, che finisce per stabilirsi tra i baracconi della fiera trovando finalmente l'habitat più consono al suo carattere di adulto che rifiuta di crescere.

Oliviero invece, tanto ragionevole da sembrare un Pinocchio alla rovescia, sa che l'estate è finità e torna a scuola dopo essersi preoccupato di sistemare il figlio.

Le vicende e i dialoghi di questo papà di 15 anni e del figlioletto sono spesso irresistibili, giocate come sono garbatamente sul filo dell'improbabile, anche se c'è qualche inevitabile scivolata nel patetico. Forse è troppo perentoria la condanna senza appello di una generazione che si sarebbe bruciata in modo tanto rapido da essere messa da parte da figli appena adolescenti. Par di capire che l'unica cosa di cui sono stati capaci è di fare figli migliori di loro: e, dati i genitori, non era impresa difficile.

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Uniti si vince31 by fondazioneisec - Issuu