DA UN MESE IN LOTTA I LAVORATORI DI ROMANA, CASTILLIA E VADO LIGURE
Effettuate diverse centinaia di ore di sciopero - Lo strano atteggiamento della Cisl aziendale La Direzione riceve la C. I. ma non risolve nulla - Rafforziamo la nostra unità.
Da un mese le nostre fabbriche di Romana, Castillia e Vado Ligure si trovano in agitazione per la definizione dei problemi: Conglobamento, Cottimi, Premio di produzione, Cassa Assistenza Mutua Aziendale. Pensiamo che ritornare ancora a spiegare tutti i problemi in discussione sarebbe troppo lungo e non avremmo lo spazio sufficiente data la complessità dei problemi. doveroso però da parte nostra parlare del modo come è stata condotta la lotta fino a questo momento e trarne i dovuti insegnamenti necessari affinché, se vi sarà un ulteriore rifiuto da parte della Direzione di risol-
verli, riprenderla in modo più efficace anche se costerà duri sacrifici da parte nostra. Si e parlato molto della efficacia o no del quarto d'ora e della mezz'ora e molti lavoratori chiedevano una lotta più energica più massiccia e addirittura altri che volevano passare alla forma di oltranza. La C.I. per il momento aveva indirizzato i lavoratori ad adottare la forma di lotta del quarto d'ora e della mezz'ora perchè riteneva che allo stato di cose in cui ci si trovava non era ancora arrivato il momento di dare dei colpi duri e in previsione di una lotta più cruenta di tenere in riserbo
(Nel Decennale della Resistenza)
O AL FASCISMO ELLE FABBRICHE
Ricorre in questi giorni il X Anniversario dell'Insurrezione vittoriosa del popolo italiano che ha liberato l'Italia dall'invasore tedesco e dal traditore fascista.
Nel ricordo di questa data si affollano alla nostra mente mille e mille ricordi di gesta gloriose compiuti dal popolo e dai lavoratori. Il primo fra questi è quello dei compagni caduti, trucidati dai nazitascisti o nei campi di sterminio, morti o dispersi nei vari campi di battaglia in cui erano stati costretti a combattere per una guerra che solo i grandi capitalisti « padroni del vapore» avevano voluto e che fin dall'inizio il popolo aveva condannato. Le sof f erenze, la fame, la paura dei bombardamenti, a volte la disperazione, avevano trovato sfogo nella lotta, nell'unità di tutto il popolo che ne era uscito infine vittorioso. Si apriva così un'epoca nuova per il nostro popolo e per la classe operaia, che è stata la principale protagonista di questa lotta, poneva subito le proprie rivendicazioni. Gli operai delle fabbriche ed i lavoratori tutti sapevano che cosa era costato loro la resistenza al fascismo e che cosa era costato loro difendere le fabbriche dalla distruzione. Sapevano che il fascismo era servito ai Oandi industriali ed ai grandi agrari per accumulare ingenti profitti, ad instaurare nelle fabbriche una disciplina di tipo militare che permettesse loro di sfruttare i lavoratori con forme inumane senza che questi potessero difendersi, per i ribelli vi erano i tribunali speciali, per gli altri o la tessera del fascio o la fame.
Per questo, appena conquistata la libertà, i lavoratori si organizzarono e nel clima della liberazione si ebbero, con le lotte unitarie, le prime conquiste. Gli industriali sapevano quale era la forza dei lavoratori uniti perciò non facevano troppe storie, erano costretti a conoscere la giustezza delle rivendicazioni
ed ha concedere ciò che i lavoratori chiedevano, a permettere nelle fabbriche quella libertà che si godeva nel paese. Sembrava ormai che la nuova vita democratica del nostro paese potesse portare con sè, oltre alla libertà e alla pace, anche un benessere sempre crescente per tutti.
Purtroppo invece, a 10 anni di distanza, quegli ideali e quegli obbiettivi per cui si era tanto lottato non si sono potuti realizzare. Oggi ritorna ancora sugli uomini di tutto il mondo il pericolo della guerra e coloro che la vogliono sanno che sarò possibile attuarla solo se il Continua e pag. 2
tutte le nostre energie.
Quei lavoratori che dovevano che la sciopero disposto in questo modo non avrebbe servito a nulla si sono sbagliati, perchè la Direzione, dalla posizione iniziale negativa, con la nostra azione ha dovuto ricevere le Commissioni Interne per discuterle. Le deficenze per noi consistono nel non aver spiegato abbastanza ai lavoratori i problemi per cui alcuni di loro non avevano compreso gli obbiettivi che si volevano raggiungere e di conseguenza si erano creati dei vuoti nella lotta. Se in parte è vero- questo è anche vero pero che a gettare confusione in questa competizione vi ha dato man forte il sindacato C.I.S.L. di fabbrica il quale, speculando sulla ignoranza dei problemi da parte di molti lavoratori, ha tentato il tutto per tutto per rompere il fronte di unità dei lavoratori, facendo circolare nella fabbrica una infinità di notizie false e di loro pseude conquiste. Cosa voleva dimostrare ai lavoratori la C.I.S.L.? Che era inutile fare l'agitazione, che erano ore perse inutilmente, e che in definitiva non era il caso di fare scioperi perchè vi erano loro che andavano a discutere con la Direzione e avrebbero ottenuto tutto.
Vaga chimera se i lavoratori avrebbero creduto a queste cose! Il fatto è che se la Direzione ha modificato il suo parere non è stato certo per r•bilità manovriera del sindacato C.I.S.L. ma e stata la lotta impegnativa che hanno condotto i lavoratori dei tre stabilimenti che hanno fatto deviare lo stato di cose dalla posizione intransigente della Direzione.
È doveroso da parte nostra
segnalere l'azione che il sindacato C.I.S.L. sta svolgendo nella fabbrica da un po' di tempo a questa parte. Esso chiede colloqui con la Direzione e questa benevolmente glie li concede, invia lettere all'ing. Soldini tutto allo scopo di trattare da solo le questioni che sorgono nella fabbrica.
Noi diciamo ai lavoratori che l'unico organismo che ne ha il diritto di trattare i loro problemi, in quanto eletto demo-
craticamente da tutti i lavoratori, è la C. I., e nessun sindacato si può arrogare questa diritto di andare a trattare da soli i problemi che interessano i lavoratori della nostra fabbrica per tutte le questioni che .possono sorgere. Troppo bello sarebbe per il nostro padrone trovarsi lì tra i piedi un sindacato di comodo al quale dare una volta tanto un contentino, ma le questioni di fondo che Continua e pag. 2
Sia il 1 Maggio una giornata di lotta
Il Primo Maggio del 1955 avrebbe dovuto essere una giornata di ec,- nazione per .le conquiste fatte, con le armi alle mani, dieci anni fa dai lavoratori e dal popolo italiano. Allora vi era in tutti la speranza che tutti gli italiani, dopo la tremenda prova della guerra nazifascista, avrebbero trovata- nella ricostruzione dalle rovine lasciate, quella fraternità tra tutti che avrebbe permesso, con un rinnovamento sociale e politico in una Repubblica Democratica, il miglioramento delle condizioni di vita del popolo e dei lavoratori.
Ma così non fu. Colore che diedero vita al fascismo, gli industriali, coloro che lo deposero quando s'accorsero che il popolo stava cacciandolo, coloro che trescarono coi nazisti e si
comprarono a Liberazione avvenuta delle benemerenze, non vollero rinunciare ai loro esosi guadagni. Per prima cosa si divise quell'unità che si era formata con la Guerra di Liberazione, poi si formarono dei governi nei quali erano esclusi coloro che avevano dato il maggior contributo alla cacciata dei fasCisti: i lavoratori. Si tentò di varare delle leggi contro i lavoratori, ma questi lottarono ed esse vennero respinte. Visti falliti questi tentativi si tenta di portare con ogni mezzo la reazione più brutale, in quanto colpisce e getta sul lastrico intiere famiglie, nelle fabbriche.
Il Primo Maggio di quest'anno deve essere un Primo Maggio di lotta contro le prepotenze che si stanno attuando nelle fabbriche.
In questo Primo Maggio i lavoratori dovranno esaminare la situazione creatasi nellefabbriche e studiare il modo più conseguente per far recedere « i padroni del vapore » dai loro propositi.
Per prima cosa si dovrà cementare sempre più l'unità di tutti noi lavoratori contro questi soprusi che aprono la via al fascismo nelle fabbriche e nel paese, poi si dovrà far conoscere alla popolazione ciò che avviene nelle nostre fabbriche, il popolo deve essere al nostro fianco perchè tutti uniti dobbiamo difendere il patrimonio della Resistenza insidiato da gente che non ha scrupoli e che tenta nuovamente di farci precipitare nel baratro di una nuova guerra. Lavoratori! Facciamo sì che il Primo Maggio 1955 sia l'inizio di quella grandiosa lotta unitaria che si dovrà sostenere per far capire agli industriali che il fascismo nelle fabbriche e nel paese non ritornerà, e che i lavoratori non solo si batteranno sino in fondo per questo, ma contemporaneamente si batteranno per migliorare le loro condizioni di vita, per far capire a questi signori che anche essi hanno il diritto, conquistato col sacrificio e col sangue per difendere le fabbriche, di contribuire alla gestione di esse ed alla direzione del nostro paese.
W il Decennale della Resistenza 25 Aprile Aprile 1945:
Una copia 1. 10 Anno 11 N. 4 • 21 Aprile 1955 - Redazione: presso la C.1. di fabbrica IL TRASFORMATORE Periodico dei Lavoratori del Tecnomasio Naill01111-111L • 1•11111•111•1111_ N I
I partigiani sfilano, tra 'due ali di popolo, il quale li sostenne durante la Guerra di Liberazione, per vie di Milano liberata.
in difesa del lavoro e delle libertà
QUESTO E IL CONTRIBUTO DI SANGUE DATO DAI LAVORATORI
DEL T. I. IL 8. PER LA LIBERTÀ, l'INDIPENDENZA E LA PACE.
La vita vi sorrideva al grido di "Libertà„ l'avete data per noi che siamo rimasti.
c1)'è chi or vuol togliere le conquiste per cui moriste ellon lo permetteremo Sempre vi abbiamo con noi òempre lotteremo per (Voif
NO AL FASCISMO NELLE FABBRICHE
Nel decennale della Resistenza DA UN MESE IN LOTTA I LAVORATORI DI ROMANA. CASTILLIA E VADO LIGURE
Seguito da pagina I popolo non avrà la libertà. Pe togliere la libertà al popolo bisogna prima incominciare da coloro che maggiormente lottano per essa, dai lavoratori. Qui i grandi capitalisti ci si sono impegnati a fondo. Hanno incominciato a dividere i lavoratori credendo che questi non solo fossero divisi sui problemi sindaca'A ma anche contro i tentativi che si va facendo per togliere le libertà nelle fabbriche. Quindi vediamo ogni giorno da parte del grande capitale finanziario che trova i suoi rappresentanti ed esecutori di ordini nelle direzioni delle grandi fabbriche, violare ogni giorno le leggi, togliere quelle libertà che sono costate sacrifici e lutti, cercare di istaurare nuovamente un clima d terrore di sfruttamento onde ottenere il massimo profitto.
Su questo terreno però i grandi capitalisti hanno trovato tutti i lavoratori uniti, come ai tempi della liberazione, a combattere affinchè il nuovo fascismo non entri nelle fabbriche. Tutti, dai comunisti ai cattolici, dai socialisti ai repubblicani. saragattiani e liberali hanno denunciato i soprusi che si commettono nelle fabbriche e sono pronti per ricacciarli. Ne hanno dato una prova i lavoratori della nostra fabbrica quando si è tentato di colpire la C. I., quando s sono vietati alcuni comizi, quando si è tentato di colpire il giornale di fabbrica e di non permettere l'uso del microfono. Come ne hanno dato prova le lotte vitto-
riose dei lavoratori della Altor, della Radaelli e di altre decine di fabbriche.
Gli industriali tentano, e la loro stampa lo dichiara apertamente, di considerare le fabbriche come se fossero fuori dall'Italia, in esse si dovrebbe solo lavorare e dentro di esse non ha nessun valore la Costituzione Repubblicana. Mentre nelle fabbriche si svolgono questi fatti nel paese si assiste, col beneplacito del governo, alla rinascita del fascismo con manif estazioni di tipo squadrista. Tutti questi tentativi sono chiari, si vuol togliere le libertà all'interno delle fabbriche, si vuol portare nuovamente il fascismo nel paese per portare l'Italia in una nuova guerra che porterà tutti alla rovina. Ora, mentre si commemora il X Anniversario della Liberazione, mentre si ricordano i nostri caduti per essa, dobbiamo impegnarci ad unirci maggiormente, a legarci strettamente con tutto il popolo, e solo così noi faremo di questo X Anniversario della, Resistenza l'inizio della lotta contro l'offensiva che i grandi capitalisti ed i grandi agrari stanno conducendo per riportare il fascismo nelle fabbriche e nel paese. Solo così noi potremo rafforzare il movimento che conducono gli uomini di tutto il mondo affinché non vi sia una nuova guerra la quale, con le terribili armi ora in dotazione, potrebbe distruggere tutta l'umanità e tutta la civiltà accumulata in secoli e secoli di tenace lavoro.
Seguilo da pagina 1 interessano vivamente i lavoratori metterle nel fondo del cassetto chiuderlo bene e poi gettare la chiave in fondo a un pozzo. Con questo non vogliamo sollevare una polemica con il sindacato della C.I.S.L. ma pensiamo che anche loro abbiano capito il problema e l'importanza di presentarsi uniti davanti al padrone, perchè e solo con l'unità d'intenti e d'azione
che si riuscirà a strappare ai padroni migliori condizioni di vita per i lavoratori. Ed è con questa nostra premessa che invitiamo _M i lavoratori a stringersi attorno alla loro C. I. ed essere uniti nella lotta, se sarà necessario, perchè compagni e amici finché vivremo in questa società ricca solamente di egoismi la vita dei lavoratori
sarà sempre difficile, piena di privazioni, di sofferenze e di tribulazionì. Ecco perchè noi auspichiamo veramente l'unità di tutti ì lavoratori i qualim forti deI loro grande esercito, daranno battaglia alla miseria, alla guerra, alla disoccupazione per conquistarsi migliori condizioni per sè e per Ie loro famiglie.
Venerdì 15 la C.I. si è recata in Direzione per discutere i problemi per cui i lavoratori erano scesi in agitazione gli scorsi giorni.
Per la decorrenza degli arretrati della differenza tra il" vecchio e il nuovo minimo la Direzione ha detto che va bene la data stabilita da lei, ossia dal P Novembre.
I rappresentanti della F.I.O.M. in C.I. hanno invece sostenuto che gli arretrati debbono essere pagati dal 6 giugno; mentre i rappresentanti della C.I.S.L. hanno dato ragione alla Direzione.
Per i cottimi la Direzione dice che per ora intende applicarli nello spirito dell'accordo del 5 giugno, ossia niente onere per i lavoratori nè per i datori di lavoro, per questo verranno conteggiati sulla vecchia paga base; in seguito quando si saranno messi a posto i cottimi, che ora sono « grassi » ( ossia quando saranno ridotti all'osso) si calcoleranno sulla paga conglobata.
Sul problema della C.A.L.T. la Direzione ha risposto che ha dato un primo milione, dietro una lettera « supplica » della C.I.S.L. la quale diceva che non tutti i lavoratori erano d'accordo col « Trasformatore », ora salderà il debito con la C.A.L.T. versando ancora L. 1.400.000 Da qui si vede come in realtà « ll Trasformatore » sia una scusa per la Direzione e come essa, con l'aiuto della C.I.S.L. che non si è unita alla lotta, intende dare L. 1.600.000. in meno degli scorsi anni La C.I. dovrà recarsi ancora tra una quindicina di giorni in Direzione con un progetto per la revisione del premio di produzione che poi verrà esaminato.
Bazzoni Sergio
'caletti Antonio
Serrani G. Carlo
Techel Riccardo
Cavagnoli Arturo
ag. 2 Trasformatore
Signorelli Costante
Besozzi Renzo
Garanzini Paolo r
Ricci Carlo
Generani Angelo
Serafini Mario
C Durante la guerra di Liberazione
RICATTI, MINACCE E FUCILAZIONI non piegarono i lavoratori del T.I.B.B.
Da 21 anni il fascismo dominava col terrore e la prepotenza il popolo italiano imponendo una dittatura in cui sembrava che mai più in Italia si potesse ritornare ad un clima di liberta e di democrazia. Però gli scioperi del Marzo del '43 dimostrarono che venti anni di fascismo non avevano piegato i lavoratori ed il popolo i quali erano disposti a riconquistare le libertà perdute. Dagli scioperi del Marzo del '43 si può dire che incominciò la Guerra di Liberaione; infatti fu quel primo sciopero che diede un contributo decisivo al crollo del fascismo che avvenne il 25 Luglio.
I fatti che succedettero in quel periodo di tempo, l'armistizio e la fuga del Re, la paura di armare il popolo per scacciare il tedesco, procurarono al DOpolo italiano nuove disgrazie e nuovi dolori: mezza Italia occupata dai nazi-fascisti ed i bombardamenti indiscriminati anzlosassoni. Tutto questo non fiaccò la volontà del nostro popolo e dei lavoratori, anzi ne rafforzò la volontà di lotta e di riscatto.
Sotto l'insegna dei CLN e del C V L, lavoratori, professionisti, studenti ed intellettuali, si organizzarono in formazioni partigiane e sulle montagne, nelle fabbriche e nelle città rivendicarono, col sacrificio della vita, la legittimità di combattenti della libertà lavando l'onta del fascismo che aveva insudiciato l'Italia, riportando così la nostra Patria nel consesso delle nazioni libere.
A questa gloriosa Guerra di Liberazione, culminata con l'Insurrezione popolare vittoriosa del 25 Aprile del 1945, diedero un valido aiuto i lavoratori della nostra fabbrica di cui 11 offrirono la loro vita.
Lo spazio non ci permette di enunciare dettagliatamente gli episodi avvenuti in quegli anni alla Tecnomasio, ma ne rammenteremo alcuni di quelli più salienti di cui diversi lavoratori ;le sono buoni testimoni.
Da circa 20 anni i lavoratori italiani non scioperavano, ma nel Marzo del '43, sfidando le leggi di guerra ed il codice fascista, diedero una risposta a coloro che credevano di averli piegati.
I lavoratori del TIBB, guidati dai più coscienti ed ardimentosi entrarono in sciopero in massa, due nostri compagni pagarono con l'arresto e la galera la loro audacia, ma i lavoratori della fabbrica continuarono lo sciopero per farli rilasciare ed ottennero il loro rilascio; questo secondo sciopero segnò l'allontanamento dalla fabbrica di Garanzini. Gli scioperi del Marzo '43 segnarono l'inizio di nuove lotte. Venne il 25 Luglio e con la caduta del fascismo i lavoratori si elessero la loro prima C. I. c o m p o s t a democraticamente questa, dopo l'armistizio dell'8 Settembre, lasciò il posto ad una C.I. addomesticata. Alla fine del 1943 iniziò per i lavoratori della fabbrica un periodo di agitazioni continue. Il 2 - 3 - 4 Gennaio del '44 il nostro stabilimento scioperò compatto, solo l'intervento dell'allora questore Santamaria Nicolini, con uno spiegamento imponente dì forze in pieno assetto di guerra, costrinse i lavoratori al lavoro col mitra puntato. In questa occasione furono fermati una decina di lavoratori, rilasciati dopo un paio d'ore, furono anche fermati il Consigliere Delegato e il Direttore Generale.
Appello dell'AMAI, aziendale Uniamoci contro le provocazioni fasciste!
lontà di lotta dei lavoratori del Tecnomasio. La fucilazione di Garanzini provocò un'ondata di disprezzo tra i lavoratori, i giovani della fabbrica costituirono il « gruppo autonomo Garanzini » il quale operò nel rione di Porta Romana.
Questo gruppo ebbe i suoi
Martiri: Bazzoni e Serrano fucilati al campo Giuriati, due morti nel campo di Dachau e Cavagnoli morto dopo la liberazione in sanatorio. 29 di questi giovani furono inviati chi nei campi di concentramento di Bolzano, chi nei campi di Blanderburgo e successivamente sul fronte russo.
Venne il 25 Aprile e, come i lavoratori della fabbrica la difesero contro i bambardamenti, impugnarono le armi per difenderla da un eventuale attacco dei tedeschi i quali avevano dichiarato di voler far saltare anche le fabbriche di Milano. La sera del 25 Aprile i lavoratori, con le armi alla mano, respinsero uno sporadico attacco fascista effettuato in via Colletta.
L' A.N.P.I. aziendale del T.I.B.B., nella ricorrenza del Decennale della Resistenza, di fronte alle centinaia di provocazioni fasciste c h e vanno al di là dei comuni crimini e che offendono ogni italiano onesto, fa appello a tutti gli organismi democratici, ed ai partiti politici della nostra fabbrica, affìnchè oltre che a condannare questi crimini ed a chiedere lo scioglimento del MSI, si uniscano nelle lotte
democratiche per respingere il dilagarsi di simile piaga che disonora il nostro Paese e che getta il fango su quegli italiani che tutto hanno dato per l'indipendenza e la libertà del nostro Paese. Lavoratori tutti, uniamoci per far sì che il fascismo non possa più risorgere del nostro paese, impediamo che esso rientri nuovamente nelle nostre fabbriche !
Viva il Decennale della Resistenza !
Cari amici lavoratori, in questo giorno che si commemora il Decennale della Liberazione e si commemorano coloro che diedero la vita per arrivare al 25 Aprile, voglio ringraziarvi per le lotte che voi avete sostenuti) in quel burrascoso periodo della repubblichina. Voglio inviare un riverente e commosso saluto ai famigliari dei caduti per la Libertà della nostra fabbrica. La vostra lotta, la lotta di questi valorosi che si sono sacrificati, ha permesso la conquista di quelle libertà che si godono all'interno della nostra fabbrica e che si tenterebbe di togliere; ha anche permesso l'uscita del giornale di fabbrica.
Vi ringrazio per le lotte sostenute per mantenere quelle libertà, che si sono sempre concluse vittoriosamente, conquistate con la Guerra di Liberazione che vanno dalla difesa della C.I. alla difesa del giornale di fabbrica alla difesa dell'uso del microfono. Questo è il ringraziamento che vi porgo in questo giorno assieme all'augurio di continuare a lottare, se sarà necessario, per mantenere le libertà conquistate.
Ora che ho ringraziato i lavoratori vorrei. sempre in occasione della celebrazione del Decennale della Resistenza, rivolgere
Nel Marzo del '44 fu proclamato un altro sciopero generale di tutti i lavoratori dell'Alta Italia. A questo sciopero vi parteciparono tutti i lavoratori della Tecnomasio e a nulla valse il tentativo fatto per intimorirli effettuato dall'allora direttore Rolandi, di sorteggiare dieci nomi da inviare in Germania: questa minaccia non piegò i lavoratori. In seguito venne in fabbrica un capitano delle S.S. tedesche il quale fece firmare a diversi impiegati e capi reparto un documento in cui li si teneva responsabili degli scioperi e degli atti di sabotaggio che sarebbero avvenuti in seguito, inoltre il comando tedesco richiese un dato numero di nostri lavoratori da inviare in Germania. Questi fatti ed altri, come l'arresto di Ricci e Garanzini, il primo morto in un campo di eliminazione tedesco ed il secondo trucidato dai fascisti; l'abbandono da parte di 5 lavoratori della fabbrica per non venire arrestati, non fiaccarono la voun monito e un consiglio alla Direzione della fabbrica. Tutti i tentativi da voi messi in atto per limitare le libertd all'interno della fabbrica hanno trovato la pronta reazione dei lavoratori i quali li hanno sempre respinti. Dunque anche voi avete visto come i lavoratori del Tecnomasio sono gelosi delle loro libertà e come rispondono appene queste vengono toccate. Ora, mentre si commemora il X Anniversario della Resistenza, non vi conviene convincere che marciando sulla strada che vorrebbe la Confindustria non avrete mai la tranquillità nella fabbrica?
Io penso che sia nell'interesse vostro, per quanto riguarda la produzione della fabbrea, non fare altri tentativi per ridurre le libertà conquistate dai lavoratori, penso che sia nell'interesse vostro riconoscere che la Costituzione Italiana non si ferma ai cancelli delle fabbriche e che essa sancisce nell'art.45 quanto segue: « Ai fini della elevazione sociale ed economica del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla Gestione dell'Azienda ».
Giacomino
Così anche i lavoratori del Tecnomasio, assieme ai lavoratori di tutte le altre fabbriche, diedero il loro valido contributo di lotta e di sangue affinché le fabbriche, patrimonio di tutto il popolo italiano, fossero salvate, per conquistare quelle libertà, fuori ed entro la fabbrica, degne di una nazione civile, per ridare all'Italia la democrazia che la dittatura fascista aveva cancellato e per darle quella Costituzione Repubblicana che noi, forti dei nostri diritti, dobbiamo esigerne l'applicazione.
le lotte dei lavoratori del T.I.B.B. per mantenere le libertà conquistate i! 25 Aprile I
Mentre si commemora il` Z anniversario della Liberazione è giusto anche ricordare le lotte sostenute dai lavoratori della nostra fabbrica, assieme ai lavoratori ed al popolo, per mantenere le libertà conquistate con la Guerra di Liberazione, per ricacciare il risorgere del fascismo fuori e dentro le fabbriche, perché venga applicata la Costituzione Repubblicana e perchè l'Italia non sia teatro di nuove guerre. Il contributo dato dai lavora-
dpilpgando. ín, dedet'ateca
"IL FILO DEL RASOIO,, di S. Maugham
Difficile stabilire quale sia il protagonista di questo romanzo di Maugham. In un primo tempo si è portati a riconoscerlo in Elliot, l'uomo di mondo, lo snob, generoso per ambizione, religioso per acquistarsi onori ecclesiastici, preoccupato fino alla morte di feste e ricevimenti: protagonista lui, e il suo mondo dell'alta società londinese e parigina; poi si delinea la figura della ricca e giovine Isabel, la nipote americana di Elliot, impulsiva e sessuale, innamorata di Larry. Ma è questi, che a poco a poco, predomina nel romanzo: costui, che, inquieto di un desiderio indefinito, abbandona il suo circolo mondano e la sua donna per conoscere il segreto della vita; lo
ritroviamo, ora a Parigi in studi filosofici, ora nel nord della Francia a lavorare 'nelle miniere, ora in Germania a lavorare la terra come un consumato contadino, ora in India, accanto ai mistici, estasiati adoratori di Brahma: uomo di mondo, lavoratore, asceta, Larry è comunque l'uomo dell'assoluto disinteresse, colui che, senza innamorarsi, innamora Isabel come Suzanne la modella, fantasma bellissimo ed inafferrabile, che trova la perfezione nell'abbandono non passivo nè attivo del misticismo orientale.
Figura quanto mai interessante e viva, così immensa in un ambiente di eleganza e di lusso, ritratto di un vero uomo -- l'autore ce lo afferma — che un giorno, per la sua particolare forza e dolcezza d'animo, potrà essere additato come uomo irripetibile di una generazione.
tori del Tecnomasio contro i sopprusi governativi è stato notevole; rivediamo ancora i lavoratori in lotta contro le leggi liberticide, quelle antisciopero e contro la legge truffa, lotte che impedirono al fascismo di avanzare col consenso delle leggi governative. Rivediamo ancora le grandiose lotte sostenute in difesa della Pace, da quella contro il piano Marschal al Patto Atlantico, alla CED e all'UEO ove i lavoratori della nostra fabbrica sono stati spesso in prima fila e le nos tre bandiere della Pace e le nostre parole di pace sono arrivate ove dovevano giungere malgrado la Celere' Ma le migliori prove di lotta, e sempre vittoriose, i lavoratori della nostra fabbrica le hanno date ogni qual volta si tentava di introdurre nella fabbrica i metodi del passato regime, ogni qual volta si negavano le libertà conquistate con la guerra di liberazione.
In queste lotte non esistevano divisioni tra i lavoratori; comunisti, democristiani, socialisti, saragattiani e repubblicani, ci si ritrovava uniti come quando si lottava contro i fascisti. Rammentiamo la lotta per il rispetto e la salvezza della C.I., la protesta perché non si è potuto parlare sulle armi termonucleari, l'agitazione in difesa del giornale di fabbrica e per ultimo l'azione per l'uso del microfono alla mensa, contro l'applicazione di multe ingiuste e molti altri episodi di lotta tendenti a salvaguardare la libertà e la dignità del lavoratore nella fabbrica.
Questo è, in breve, l'apporto dato dai lavoratori della nostra fabbrica per mantenere i principi per cui si è lottato il 25 Aprile.
Certo che gli industriali, appoggiati dal governo, tenteranno di riportare i metodi fascisti prima nelle fabbriche e poi nel paese, per poter piegare nuovamente i lavoratori onde condurli verso una nuova guerra che frutterebbe altri miliardi.
A sbarrare il passo a questi tentativi si ergono i lavoratori appoggiati da tutto il popolo; essi sono coscienti dei loro diritti acquisiti con la Guerra di Liberazione e non permetteranno mai, perché troppi lutti e rovine hanno già sopportato, che il fascismo risorga sotto qualsiasi forma per portare l'Italia ari una nuova catastrofe, anzi lotteranno affinché i postulati sanciti dalla Costituzione Repubblicana siano applicati e rispettati, affinché coloro che diedero la loro vita per un mondo migliore non si siano sacrificati invano.
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Malgrado alcune rappresaglie della direzione i lavoratori di Castillia hanno lottato tenacemente
In seguito alla risposta negativa della Direzione per il premio di produzione, per la mutua interna e altri problemi, si è creata nella nostra fabbrica un fermento che è esploso in una grande spontanea fermata il giorno 24 Marzo dalle ore 13 alle 18; nel corso di questa si è formata una delegazione di operai, in numero di trenta, che si recavano alla Direzione di Porta Romana. Ricevuta dal dott.
Cappello, la delegazione faceva presente the tutte le maestranze erano decise a salvaguardare la integrità del premio di produzione e riferiva l'esito in un comizio della delegazione al completo. Come prima misura, in attesa di esito dalla Direzione, si decideva di sospendere le ore straordinarie.
Il 26 Marzo, in seguito alla immutata posizione negativa della Direzione, le maestranze decidevano un'altra sospensione dal lavoro dalle 8 alle 12 e la convocazione di una grande assemble -a unitaria dei lavoratori, »durante la quale diversi intervenuti chiedevano l'intensifica-
zione della lotta, la formazione di un Comitato Sindacale e la sospensione delle ore straordinarie, in attesa delle decisioni delle maestranze della fabbrica di Porta Romana. Il 28 si riprendeva la lotta, in perfetto accordo con la fabbrica Romana, con la sospensione del lavoro tutti i giorni da mezz'ora prima della fine del lavoro sino alle ore 8 del mattino.
L'efficacia della sospensione delle ore straordinarie creava un certo danno alla Direzione, la quale per rappresaglia decideva alcune contromisure: la trattenuta di L. 120 per la mensa di sabato 26, ritardata distribuzione delle buste paga effetuata alle ore 18 anzichè alle 12,30, alcuni operai messi ai turni. t risultato evidente che la sospensione delle ore straordinarie ha causato alla Direzione, oltre al danno economico, anche un disagio morale, in quanto investiva la prestazione straordinaria d e 1 40% degli operai.
Attualmente, l'agitazione è sospesa in attesa delle trattative che dovrebbero riprendere ve-
DAL CONVEGNO DEL DECENNALE DELLA RESISTENZA DI TORINO
nerdì 15 c. m.: è chiaro che se la Direzione permarrà sulle sue posizioni di negativa, le maestranze intensificheranno la lotta sino a far recedere la Direzione.
Un pesce d'aprile
Il l° Aprile; anche nella nostra fabbrica sono circolati alcuni tradizionali pesci d'Aprile e i più significativi sono stati quelli riguardanti il premio di produzione e ché sono stati affissi ai centralini e sul giornale murale: in uno era raffigurato un enorme pesce d'Aprile che stava per mangiare le 200 lire del premio di produzione.
In tale occasione, gli operai intendevano dimostrare, seppure umoristicamente, che non intendono fare la figura del pesce d'Aprile, ma mantengono inalterata la richiesta del premio di produzione.
AZIONE PAIR-riQuxNux
RISA
Siamo verso la metà di novembre del 1944, già da, qualche tempo anche al Tecnomasio si è formato un gruppo di giovani del FRIINTE della GIOVENTU'.
Questi giovani avevano capito che era giunto il momento di unirsi in gruppi organizzati per poter battere su due _fronti per far cedere nel più breve tempo possibile la belva nazi-fascista.
Ma per poter far fronte a queste canaglie armate fino ai denti occorreva che anche i giovani del Fronte della Gioventù potessero rispondere ai loro colpi e perciò vi era bisogno purtroppo di armi. In una riunione di pochi elementi si decise che l'unico mezzo
"IL DISPREZZO" di Alberto Moravia
In questo nuovo romanzo A. Moravia, tratta ancora una volta il tema difficile dei rapporti matrimoniali. Ma mentre « L'amore coniugale » raccontava la storia di un tradimento: questo, « Il disprezzo », invece, narra la storia di una fedeltà.
A questo tema principale è sottilmente intrecciato quello d e 11 a composizione cinematografica. Il protagonista, infatti, è uno scrittore di sceneggiature; egli e stato incaricato di scrivere il copione cinematografico di un capolavoro della letteratura classica; la storia dei suoi rapporti con sua moglie si illumina e si complica attraverso la storia dei suoi rapporti con il regista e il produttore del film.
In questo romanzo, inoltre, c'è anche la storia di un'immagine ideale che per forza di nostalgia e di rimpianto acquista alla fine l'aspetto e la consistenza di un fantasma.
per procurarsi le armi era quello di toglierle a 19,ro.
Un mercoledì sera, di fine novembre, una piccola squadra composta da Picelli, Serraiti G., Bazzoni e Bertocchi, all'uscita del lavoro si trovarono e si incamminarono alla ricerca di -qualche brigatisia nero da disarmare. La cosa era nota solo a pochi di noi e ci eravamo ripromessi per ovvie ragioni di sicurezza di non Ire niente agli altri. Essi andavano ad affrontare in una città piena di que 'sti figuri, armati solo del loro coraggio in più Picelli con una 10,4 di finanza con un colpo solo (magari buco anche quello), Serrani G. con una pie-
diAgi:ateca
"Visto di Transito,. di Anna Seghers
Marsiglia 1940 — porto internazionale della Francia non ancora occupata — nel suo ultimo splendore di decadenza. Una spugna imbevuta di tutti i perseguitati d'Europa, che instancabilmente si affannano da un ufficio all'altro, alla caccia di documenti, certificati, visti di transito che permettano loro di abbandonare il continente.
In questa atmosfera allucinata brancolano fuggiaschi di ogni Paese, si muovono esperti profittatori d'ogni situazione. E infine, una donna misteriosa che vaga lungo le strade della città alla ricerca del suo uomo ormai da lungo tempo morto. Solo pochi resistono al panico. Fra questi è lo stesso protagonista dell'incredibile vicenda. Un esule tedesco che resiste alle più diverse passioni e infine decide di rimanere in Francia per lavorare alla creazione di un mondo migliore.
ll Bibliotecario
cola scacciacani con tre colpi che non servivano nemmeno a fare un graffio ad un topo, Bertocchi con una 7,65 a tamburo alla quale mancava il percussore e Bazzoni, che forse era l'unico veramente armato perchè aveva sotto la tuta una mazzuola la quale almeno non poteva fare cilecca se se ne fosse presentata l'occasione di usarla.
Dopo diverso girare trovarono il loro elemento, era un tipo che si sentiva tanto militare, infatti era abbastanza armato; aveva con sè un mitra, una 7,65 Baratta, 2 caricatori per mitra, 4 bombe a mano e un pugnale con relativo teschio sul manico. Visto questo piccolo arsenale ambulante, due lo affrontarono, mentre gli altri due si appostarono nelle vicinanze per coprire, ed eventualmente dare l'allarme. Picelli affrontò con la sua 10,4 l'individuo il quale tentò di reagire mettendo mano alla pistola, allora entrò in azione Serrani G. che lo prese per il bavero e lo incollò al muro dicendogli di star calmo che non volevano fargli del male, solo volevano alleggerirlo del grave fardello delle armi. Il tizio allora si mise a piagnucolare che lui non aveva mai fatto nulla di male, che lui era stato obbligato ad entrare nella repubblichetta e così via. I nostri due compagni risposero che capivano come molti vi erano costretti, per vari motivi, ma che però vi era una cosa sola la quale doveva unire tutti gli Italiani, la necessità di cacciare dall'Italia lo straniero tedesco che stava martoriando il nostro paese.
L'azione andò bene ed il nostro magro arsenale si arricchì per altre azioni.
alla presenza di Peyron, Chiaramello, Bauer, Mauri, Longo, Parri, Achille Battaglia, Brusasca, Giva, Sereni, Stucchi, Greco, Peretti-Griva, Rapelli, Diena, Vaccarino, e Gavargnin, è stato lanciato un'appello a tutti gli italiani, il quale tra l'altro, dice:
... Oggi gli uomini della Resistenza riaffermano che quelle stesse ragioni ideali, al disopra di ogni partito, democrazia e popolo, pace e libertà, progresso e benessere, per le quali lunga e tenace lotta combattè l'antifascismo, rappresentano la sola e la sicura guida valida per l'avvenire.
In questi dieci anni la via del progresso e della libertà aperta con la lotta partigiana è stata, volta a volta, sbarrata dalle forze che affondano le loro radici nel sottofondo fascista che non è stato eliminato e che vorrebbero compromettere le conquiste ottenute dal popolo italiano. Bisogna ritrovare l'unità di intenti e di propositi per salvare la democrazia e rinnovarla, hanno proclamato in questo convegno gli uomini della Resistenza a Torino, bisogna camminare fianco a fianco anche se convinzioni politiche ci dividono per far sì che la Resistenza non sia mai tradita... ».
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