TRIBUNA SINDACALE UNITARIA

Bollettino unitario del Coordinamento
Bollettino unitario del Coordinamento
Come avevamo accennato nel nostro precedente bollettino, il 23 febbraio ha avuto luogo, presso l'Assolombarda, l'incontro fra te Organizzazioni Sindacali e la Direzione — con la partecipazione delle Commissioni Interne — l'incontro per esaminare i problemi aziendali posti dalle richieste avanzate dai Sindacati. Nel corso di tale incontro i Sindacati hanno illustrato dettagliatamente le richieste che sinteticamente si possono così riassumere:
Essendo lo stesso scaduto il 30 settembre 1969 (che fu pari a complessive 100.000 lire) si richiede:
a) un forte e sostanziale aumento della base fissa:
h) che abbia un congegno (un meccanismo) che lo faccia aumentare con l'aumentare, il migliorare della produttività, del rendimento aziendale.
Modificare radicalmente l'attuale meccanismo, che fa aumentare il prezzo del buono della mensa quando scatta la contingenza, per la mensa si richiede:
Riduzione del prezzo del buono-pasto;
Eliminazione del congegno di
aumento del prezzo del buono-pasto quando scatta l'indennità di contingenza;
c) Aumento dell'indennità di mancata mensa, ferma ormai da molti anni.
Attualmente la Direzione non considera come orario di lavoro l'intervallo di mezz'ora per il pasto dei lavoratori turnisti (contrariamente a quanto avviene nelle altre aziende) e fa lavorare al sabato tutte e due i turni per 6 ore, per questo punto le richieste sono: considerare sull'orario di lavoro dei turnisti l'intervallo di mezz'ora per il pasto e quindi una prestazione giornaliera di 8 ore;
buto spese per i trasporti da parte della ditta, oppure che l'azienda — come fanno altre — istituisca un proprio servizio di trasporto gratuito.
In merito alla giornata del sabato si sono avanzate le seguenti richieste: come previsto dal contratto, che venga corrisposto il 50 % di maggiorazione a chi presta lavoro straordinario nella giornata del sabato; che la giornata del sabato non sia considerata ai fini delle ferie (nonchè sia pagata interamente, agli impiegati, la festività cadente in sabato).
al sabato — per il 1970 — lavora solo il primo turno 7 ore in modo che dalla media di due settimane risulta l'orario contrattuale di 43 ore e mezza.
Per i lavoratori, in particolare di Cavenago, si richiede un contri-
Su questo problema considerati i sempre maggiori costi che va incontro il lavoratore inviato in trasferta si sono avanzate queste richieste:
a) un aumento dell'indennità di trasferta completa (pasti più pernottamento);
a) un aumento della quota-pasto per i lavoratori inviati a trasferte brevi.
Dopo ampia discussione, nel corso della quale si sono approSegue in seconda
Le recenti lotte contrattuali hanno dimostrato ancora una volta che l'equilibrio nei rapporti capitale-lavoro viene sempre fissato in seguito a prove di forza: i lavoratori sono uniti e forti e si strappa un buon contratto, i lavoratori sono divisi e deboli ed il buon contratto lo fa il padrone. In definitiva non esiste una norma obbiettiva al di sopra delle parti alla quale attenersi, iia esistono rapporti di forza su cui giocare: il padrone per i suoi interessi, noi per i nostri.
E' quindi veramente degno della iscrizione ad honorem all'Assolombarda chi sostiene che le Commissioni Interne debbano soltanto verificare che il contratto venga rispettato, perchè questo è il compito che lo stesso contratto assegna loro.
Noi sappiamo che il padrone usa tutti gli strumenti che ha a
Attualmente nello stabilimento
A.C.F. di Cavenago Brianza le lavoratrici e i lavoratori turnisti sono circa 600. La stragrande maggioranza è composta da donne di cui una buona parte madri. E' opportuno soffermarsi sulle turniste madri, perchè può accadere che esse abbiano il proprio marito anch'esso turnista. In questo caso è impossibile portare i figli all'asilo-nido, prima delle 6 del mattino, quindi se non c'è la madre o la suocera che si occupa dei bambini il problema diventa insolubile. Quindi o la ma-
disposizione per fare passare la sua politica: a volte intimidazioni e minacce, a volte ricatti e promesse, e noi dovremmo limitarci a fare soltanto quello che il contratto stabilisce, senza cercare giorno per giorno di migliorarlo?
Durante le lotte contrattuali e quelle aziendali del '68-'69 in molte aziende si sono formati degli organismi nuovi, i comitati di base, i gruppi di studio (Philips, Pirelli ecc.). Questi organismi hanno assunto grande autorità presso i lavoratori e hanno diretto l'azione sindacale e politica all'interno dell'azienda, lasciando alle C.I. funzioni puramente rappresentative.
Alla Siemens sede, viceversa, non si è formato un gruppo omogeneo di questo tipo: il Comitato Unitario Sindacale infatti non ha una propria autonomia di lavoro,
dre rinuncia al lavoro e al guadagno, oppure lavora e rinuncia ad educare i figli. Inoltre per i turnisti c'è la 1/2 ora per il pasto che attualmente è retribuita ma non è considerata come riduzione di orario di lavoro. Essi, se il problema non sarà risolto nel 1972 quando l'orario sarà di 40 ore dovranno lavorare un sabato al mese. E' chiaro per tutti che il lavoro a turni permette all'azienda di risparmiare molti quattrini, quindi è doveroso per lei concedere ciò che i turnisti chiedono. Non dimentichiamoci che altre aziende meno famo se nel mondo della Siemens Elettra, hanno concesso ai turnisti la mezz'o ra del pasto, come lavoro effettivamente prestato.
e solo saltuariamente ne abbiamo letto qualche documento. L'organismo che ha raccolto la fiducia dei lavoratori, che ha diretto la lotta in modo efficace, sperimentando forme di sciopero difficili da realizzare, conducendo assemblee interne è stata la C.I., la quale ha fin dalla sua nascita superato i limiti imposti dal contratto, con il consenso dei lavoratori (vedi anche le posizioni espresse dalle assemblee) e con buona pace della direzione che le ha riconosciuto questo potere.
La C.I. deve quindi continuare su questa strada, continuare anche in tempo di tregua, perchè di pace non si può mai parlare, a mantenere la sua funzione dirigente, la sua funzione di contropotere all'interno della Siemens. Bisogna veramente smascherare chi porta avanti il discorso « giuridico-confindustriale » sui compiti e sui limiti delle C.I., in quanto pastoie di questo tipo porterebbero ben presto alla liquidazione della sua forza e della sua combattività, riducendola a docile strumento nelle mani della Direzione.
fonditi alcuni aspetti dei \ ari problemi, le Organizzazioni Sindacali hanno richiesto alla Direfione di dare una risposta completa e complessiva cioè, su ogni punto e su tutti i punti presentati.
La Direzione si e impegnata in tal senso, per il nuovo incontro che è stato fissato per martedì 10 marzo alle ore 9, sempre presso l'Associazione Indtpstriale Lombarda.
Alla Siemens Elettra stabilimento A.C.F. sembrerebbe che tutti abbiano la stessa categoria, invece, non sembra, ma non è proprio così. Le lavoratrici infatti hanno quasi tutte la 4' categoria anche se eseguono lavori diversi.
Sono ormai trascorsi 3 anni da quando i due stabilimenti, e cioè l'ex G W A e l'ex Isaria, si sono trasferiti da Milano a Cavenago Brianza formando un unico stabilimento denominato A.C.F. In Seguito a questa operazione buona parte del personale non ha potuto seguire la Siemens Elettra e ha cercato un'altra occupazione.
In occasione del trasferimento dello Stabilimento a Cavenago Brianza, già era stato riconosciuto lo stato di disagio che i lavoratori dovevano affrontare e a questo scopo era stata elargita una somma di L. 50.000 per la durata di un biennio. Ora i lavoratori si pongono una domanda specifica: se è solo perchè si lavora alla Siemens Elettra non si debbano avere gli stessi trattamenti delle altre società che hanno messo a disposizione dei lavoratori propri pullman privati. oppure concorrono alle spese che i lavoratori stessi devono affrontare come trasporto.
I lavoratori che vengono da Milano a Cavenago pagano L. 7.500 mensili, cioè L. 90.000 annue.
Attualmente quindi il problema del trasporto e dal suo costo che grava interamente sui lavoratori è ancora irrisolto. In questi tre anni l'azienda ha assunto sempre personale dai paesi vicini a Cavenago il quale raggiunge il posto di lavoro usufruendo, nella stragrande maggioranza, di pullman che fanno servizio nella zona. Per i lavoratori che vengono da Milano e usufruiscono dei pullman il problema è più grave e più costoso. Una proposta di so-
luzione del problema del trasporto è stata suggerita dai lavoratori durante un'assemblea dello scorso autunno; la proposta è questa: pagare il trasporto in base il Kilometraggio; esempio: un lavoratore che viene da Milano e percorre 30 Km. di distanza avrà una cifra x ai Kilometro, che coprirà la spesa che attualmente spende per il pullman. Una seconda proposta può essere quella di pagare il tempo di trasporto, ecc._
Nei giorni scorsi abbiamo voluto riascoltare dalla viva voce di alcuni « anziani » dipendenti la patetica e travagliata storia della nostra mensa aziendale.
Ad un certo punto ci è sembrato di ritrovarci nel bel mezzo del racconto di una favola di Andersen: « C'era una volta... una mensa... ».
E sì, perchè di favola effettivamente si tratta.
Nei primi anni di istituzione del servizio di mensa, i dipendenti concorrevano alle spese con una modesta e simbolica cifra.
Purtroppo quello che doveva sembrare un semplice e simbolico contributo col tempo si è trasformato in un reale e machiavellico gabellamento.
Infatti nel 1946 il prezzo del pasto era già salito a L. 18.
Questa cifra rimase invariata fino al 20 luglio 1964, giorno in cui con un provvedimento unilaterale, ed in contrasto con le C.I., notificato a tutti i dipendenti a mezzo di lettera raccomandata, la Direzione portava a L. 70 il prezzo della mensa. Non solo, ma prevedendo con fantaziendale lungimiranza il successivo vertiginoso aumento del costo della vita, legava questo prezzo alla variazione ' dell'indennità di contingenza.
E non è tutto: subito dopo, considerando evidentemente i propri dipendenti alla stregua di fanciulli poco meritevoli, li privava anche della frutta (una gustosissima mela).
Col subdolo congegno escogitato siamo giunti alla cifra odierna che tutti ben conosciamo.
A tutto questo vogliamo ancora aggiungere la contraddizione continua in cui viene a trovarsi la Direzione il rimborso per pasto non usufruito è infatti rimasto bloccato alla « antica » cifra di L. 70.
A questo stato di cose abbiamo detto basta.
Ora la Direzione sa che non siamo più disposti a tollerare questo ingiusto meccanismo che ci ha potuto imporre solo in un momento di particolare debolezza e pertanto auspichiamo che alla prossima riunione si presenti desiderosa di raggiungere un accordo su questo punto della nostra piattaforma rivendicativa.
Per proseguire ed approfondire il discorso iniziato sul primo numero per quanto riguarda l'organizzaziou ed il tesseramento, esaminiamo i dati relativi al 31 gennaio 1970 nella nostra Società. Le iscrizioni effettuate a mezzo della delega sono comparate a quelle del
che quest'anno il tesseramento è stato condotto in maniera unitaria da parte delle organizzazioni sindacali, il che dimostra ancora una volta come sia ormai maturo il problema dell'unità organica del sindacato.
E' da sottolineare anche un nuovo aspetto della politica sindacale: la volontà di trasformare i militanti di base in quadri dirigenti, lasciando loro larga autonomia e provvedendo anche a dar loro una più accurata preparazione tecnica e teorica, mediante corsi di studio.
Nel corso dell'incontro all'Assolombarda molto si è discusso attorno al premio di produzione, ed in alcuni momenti la discussione si è anche accalorata, ma il problema non ha fatto dei passi in avanti. Perchè? Quali sono gli obiettivi che si pongono i lavoratori con il premio di produzione?
La prima cosa da osservare è che l'incremento è stato forte per tutti e tre gli stabilimenti, in particolare per quanto riguarda la sede gli iscritti sono addirittura triplicati. Questo dato rispecchia la parte avuta dai colleghi di via Fabio Filzi durante le lotte contrattuali; notevole è stato pure ovunque l'aumento degli impiegati. Se qualcuno non avesse compilato la delega per paura di esporsi, dovrebbe davanti a questo dato significativo aver perso i suoi timori.
Ma la cosa più importante che va messa nel dovuto risalto è
Un esempio può essere questo giornalino che esce interamente redatto da lavoratori della Siemens. Ora occorre che questo processo di partecipazione democratica alla vita del sindacato continui, e anche attorno a questo giornale desideriamo che si raccolgano tutte quelle forze che dopo la lotta contrattuale si sono per così dire assopite. Infatti per raggiungere gli obiettivi che ci siamo proposti sia a livello aziendale: premio sabato festivo, mensa, ecc., sia a livello nazionale: riforma della casa, tributaria, sanitaria, occorre che tutte le forze disponibili vengano organizzate nel sindacato.
Spesso, discutendo fra di noi lavoratori, ci si domanda quanti sono i dipendenti della Siemens, quindi intendiamo soddisfare questa curiosità riportando alcuni dati relativi agli stabilimenti ed uffici della provincia di Milano.
Vogliamo prima però dire che
Stabilimento
Cavenago Brianza
Milano (V. Vipeteno)
Sede (Via Filzi)
Totale generale
gli stabilimenti italiani della Siemens fanno parte del grande gruppo tedesco SIEMENS-AEG, che secondo i dati, pubblicati recentemente da un giornale, ha complessivamente 377.500 dipendenti.
Ed ora i dati a noi più vicini:
Sembra che la Società Bompard
Danieli di Torino venga assorbita (o lo è già?) dalla Siemens, tant'è vero che questa azienda occupa ormai una parte dei locali della Filiale di Torino della Siemens.
Attualmente i lavoratori della Bompard Danieli rivendicano la
garanzia del posto di lavoro, nonchè la salvaguardia delle condizioni di miglior favore.
Contemporaneamente, assieme ai dipendenti della Filiale Siemens, richiedono che venga istituita una mensa aziendale. A loro va tutta la nostra solidarietà.
Tentiamo di dare una risposta, breve, sintetica e precisa a tutti questi interrogativi.
I lavoratori, unitamente ai Sindacati, si pongono due precisi obiettivi con il premio di produzione:
l i Ottenere un sostanziale aumento della « base fissa » del premio di produzione, aumento da misurarsi in decine di migliaia di lire e non in alcune migliaia di lire;
2) Collegare il premio-ad un mec 7 canismo che automaticamente lo faccia aumentare con l'incrementarsi della produttività, del rendimento del lavoro.
Per quanto concerne l'aumento del premio la direzione ha detto di avere delle disponibilità, ma non ha precisato la cifra, per quanto riguarda il meccanismo, ha ripetuto quanto già detto in occasione delle trattative del 1968 circa una presunta imnossibilità a collegare il premio alla produttività aziendale.
Noi vogliamo qui dilungarci a dimostrare a quali elementi obiettivi collegare la dinamica del premio di produzione, e come hanno sostenuto le Organizzazioni Sindacali durante le trattative sta alla direzione, la quale è in possesso di tutti gli elementi, formulare delle precise proposte. Ai lavoratori interessa un dato che il premio aumenta con l'aumentare del rendimento del lavoro, in modo di beneficiare anch'essi di una parte dei miglioramento e non che si traducano solamente in un aumento dei profitti per l'azienda.
Nel prossimo incontro all'Assolombarda si vedrà se la direzione farà delle precise proposte che tengano conto delle richieste dei lavoratori sul premio.