Milano 19(26)

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in questo numero

La crisi energetica

I TRASPORTI PUBBLICI

40 miliardi per viaggiare a Milano

Cosa prevede il piano comunale per la Zona 19? - Non basta progettare le linee di forza - Occorre porre allo studio la viabilità ed i trasporti all'interno della zona

eitemestememAINEM

Scuola, quale trasformazione?

La scuola privata è un'alternativa?

Quaranta miliardi di lire sono previsti come spesa dal piano comunale dei trasporti per le linee di forza, di cui due servono la nostra zona: la linea tramviaria n. 15, che la percorre da piazza Axum a piazza Brescia. e le linee filoviarie 90 e 91, che la percorrono da piazza Brescia a piazzale Stuparich. Si tratta di una cifra certamente ragguardevole, ma si deve osservare che essa corrisponde, poco meno, al costo di costruzione di un paio di chilometri di tratto urbano di una linea metropolitana. È quanto è stato sottolineato in una seduta del Consiglio di Zona dedicata appunto all'esame del piano comunale dei trasporti, aperta da una relazione della commissione pianificazione territoriale, letta ed illustrata dal consigliere repubblicano ing. Malusardi, e nel corso della quale hanno preso la parola il presidente Danilo Pasquini, i consiglieri comunisti Zaccaria, il democristiano Casini, il liberale Paoletti ed il demoproletario Porcari.

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Scene di vita di quartiere

Piazza Zavattari si ai semafori ma quando?

È stata forse la prima volta che il nostro Consiglio di Zona ha discusso in tema di trasporti sulle interessanti proposte avanzate dall'amministrazione comunale, di fronte alle quali, come ha sottolineato il consigliere Grandi, spetta ora all'organismo del decentramento politico - amministrativo formularne ed avanzarne altre a complemento in materia di viabilità e di trasporti all'interno della zona.

LINEE PROTETTE

Il progetto comunale prevede, tra l'altro, per quanto di riferisce alla nostra zona, la prote-

Al Consiglio di Zona

zione della linea n. 15, nel tratto fra piazzale Segesta e piazza Axum. mediante transenne metalliche. che. come ha suggerito il democristiano Casini, potrebbero venire sostituite da siepi, con il doppio vantaggio di darci un po' più di verde e di non fare assumere alla città quell'aspetto di "lager", che, ha detto il consigliere Porcari. essa verrebbe ad assumere con transenne e catenelle.

Per quanto si riferisce alle liSegue a pag. 2

La clinica S. Siro resta aperta

Gli impegni per migliorare il servizio e il suo rapporto con il territorio

Con una serie di incontri, avvenuti nel giugno scorso, tra la proprietà della Casa di Cura San Siro, la Federazione Lavoratori Ospedalieri (CGIL - CISLUIL), il Consiglio dei delegati dei lavoratori, con l'intervento dell'Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia e il Presidente della Zona 19, sono stati firmati fra le parti gli accordi che hanno risolto positivamente i vari problemi che erano aperti da due anni, evitando così la chiusura della Casa di Cura S. Siro. In base a questi accordi la proprietà ha perciò revocato il pre-

Consiglieri in ferie seduta a vuoto

Andata a vuoto, per mancanza del soltanto di essi possa aver trascurato numero legale, la seduta del Consiglio tale impegno civile preferendogli le di Zona 19 che avrebbe dovuto aver ferie ci riempie di profonda delusione luogo il 19 luglio scorso e che avreb- e tristezza. be dovuto essere l'ultima prima della Certo, dobbiamo dirlo, è la prima pausa d'agosto. Venti consiglieri, su volta da quando l'attuale Consiglio di un totale di trentadue, hanno diserta- zona si è insediato nel luglio del 1978 to l'aula. Non conosciamo il motivo che un caso del genere si verifica, ma di tali assenze, ma il fatto che se ne questo, a nostro avviso, non riduce la siano registrate tante tutte nella stes- gravità del fatto che i molti cittadini sa sera ed in tempo di ferie ci fa sor- che si erano presentati la sera del 19 gere il dubbio che almeno una parte luglio in Consiglio abbiano dovuto degli assenti abbia preferito le vacan- andarsene delusi; dopo essersi sentiti ze ai lavori del Consiglio. dire dal presidente che a causa della

Le manutenzioni nella zona

Intendiamoci: non saremo certa- mancanza del numero legale la seduta mente noi a negare a dei lavoratori il non era valida e l'esame dei loro prodiritto alle ferie ed in primo luogo ai blemi, anche se impellenti, doveva esconsiglieri di zona, che hanno scelto sere rinviato alla prima seduta di setvolontariaristicamente, senza alcuna tembre. contropartita, di sacrificare il loro E se qualcuno di tali problemi tempo libero per questo impegno di non potesse aspettare settembre? Setdemocrazia di base; ma, lo confessia- tembre è ormai vicino all'inverno e mo, il solo pensiero che sia pur uno con l'inverno molti problemi si aggra-

cedente stato di liquidazione della clinica e i relativi licenziamenti dei dipendenti. Queste prime misure hanno consentito di ripristinare, dal luglio scorso, la normale attività di ricovero e di assistenza degli ammalati. Nei verbali d'accordo è detto infatti che le parti hanno inteso chiudere "definitivamente la vicenda del recente passato per orientare il loro impegno al futuro della Casa di Cura che, in uno spirito di reciproca collaborazione, dovrà essere inserita sempre più positivamente nella realtà Sanitaria del territorio,

vano. Non ha pensato a questo chi ha fatto invalidare la seduta disertandola?

Ai consiglieri che erano assenti vogliamo rivolgere una domanda: più volte abbiamo sentito lamentare (e noi stessi abbiamo lamentato), la scarsa partecipazione dei cittadini ai lavori del Consiglio di Zona; ritengono che il loro comportamento del 19 luglio possa stimolarla?

nell'interesse dei malati e della cittadinanza realizzando concreti miglioramenti nell'assistenza dei Degenti".

Una delle ragioni di fondo che aveva comportato il pericolo di chiusura della S. Siro, e a situazioni molto difficili in altre Case di cura private, era rappresentata dalla pesante situazione economica; dovuta anche ai lunghi ritardi della Regione Lombardia nell'applicazione della legge del 1975, la quale prevede appunto l'obbligo delle regioni a stabilire convenzioni sanitarie con le case di cura private, in base a criteri fissati dalla stessa legge. Questi ritardi hanno accentuato il caos ospedaliero più generale, il quale com'è noto ha molteplici motivazioni, e hanno quindi favorito un irrazionale utilizzo delle stesse strutture sanitarie sul territorio. Soltanto di recente la Regione Lombardia ha finalmente avviato la stipula di queste prime convenzioni sanitarie. Negli accordi per la S. Siro, infatti, la proprietà si era impegnata in sede regionale "a sottoscrivere la convenzione che la Regione Lombardia sottoporrà Segue a pag. 2

LA GIUNTA DI SINISTRA A MILANO

DAL 1975 AL 1979

Nostra intervista a Maurizio Mottini pagina 3

NUOVA SERIE - N. 9 -SETTEMBRE 1979 MENSILE DI INFORMAZIONE POLITICA E CULTURA L. 300

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40 miliardi per viaggiare in città

nee filotranviarie 90 e 91 è previsto un grosso intervento, con la loro sistemazione in una pista protetta da cordoli, con semafori a chiamata. che dovrebbe correre intorno a tutta la città, fatta eccezione per il tratto da piazzale Stuparich al ponte della Ghisolfa. lungo il quale anziché percorrere la sopraelevata le linee filoviarie dovrebbero rimanese nella loro sede attuale ai bordi della strada.. Per quanto si riferisce alla nostra zona esse dovrebbero correre al centro della strada. sopra la copertura dell'Olona. fino a piazzale Stuparich e qui attraversare le due strade laterali per portarsi ai lati.

mentre in piazzale Lotto è previsto un allargamento della pista centrale per il capolinea e per consentire il sorpasso di vetture eventualmente in sosta. Tale soluzione potrebbe però provocare forti ingorghi di traffico. per cui il Consiglio di Zona 19 ha proposto una variante, che prevede di allungare il percorso filoviario ai lati della strada anche al tratto tra piazzale Stuparich e piazzale Lotto, il che consentirebbe sia di utilizzare,

come è stato fatto sinora, gli esistenti allargamenti della sede stradale come capolinea, sia di effettuare l'attraversamento delle due piste laterali destinate al traffico privato in un punto di minor congestione. Altre perplessità sono state

espresse per quanto si riferisce alla sistemazione di piazza Brescia e di piazzale Zavattari. Per il primo la riduzione dell'area del giardino centrale che deriverebbe dal previsto attraversamento della pista filoviaria e dalle piste laterali per il traffico privato potrebbe essere compensata da un'allargamento del verde su parte dell'attuale strada circolatoria, che dovrebbe essere ridotta come ampiezza e destinata soltanto alla viabilità locale, come proposto dai consiglieri Grandi e Malusurdi.

Più grave, come ha fatto rilevare il comunista Gruppioni, appare il problema di piazza Zavattari, la cui aiuola centrale che

(dovrebbe essere tagliata dalla pista filoviaria, mentre rimarrebbe la attuale strada circolatoria per il traffico privato, e rischia di ridursi a due sparuti fazzoletti di verde, se non di sparire del tutto.

È quindi necessario intervenire e proporre modifiche al piano comunale affinché le esigenze del traffico non vadano a totale danno della necessità di verde, specie là dove è possibile evitarlo con spese che non superano l'ordine di qualche milione di lire.

Il problema del traffico urbano sembra quindi avviarsi a soluzione a partire dai problemi delle linee di forza, ossia di quelle che debbono reggere il maggior peso. Ma ovviamente non basta. Occorre pensare anche ai problemi minori, alla viabilità ed ai trasporti all'interno della zona. A tal fine il Consiglio di Zona 19, accogliendo una proposta del suo presidente, ha inserito nel documento, poi approvato all'unanimità con la sola astensione del demoproletario Porcari, un preciso impegno ad avviare entro settembre un approfondito studio in materia.

POTENZIAMENTO DEI SERVI-

ZI E ASSUNZIONI

Alcune parti di questi accordi, assumono una particolare importanza per l'utenza e più in generale per tutti i cittadini della nostra zona. Ad esempio quelle riguardanti il potenziamento quantitativo e qualitativo di questa struttura sanitaria. La proprietà si è infatti impegnata ad assumere 15 infermieri diplomati e ad assegnare un infermiere ogni 20 posti letto, in base alla legge del 1977. Questi nuovi infermieri dovranno essere reperiti nelle scuole infermieristiche, gli stessi sindacati si sono impegnati "a collaborare in questa ricerca". Nel frattempo, afferma l'accordo, "considerata la presenza di una quota di personale ausiliario in sovrannumero rispetto agli organici di legge e nel pieno rispetto del contratto ... le parti convengono sulla necessità della riqualificazione- di questo stesso personale. L'assunzione di nuovo personale paramedico, in realtà, rappresenta un problema di non facile soluzione. Si pensi che in Italia, secondo le autorità sanitarie, mancano 250 mila infermieri. Due anni fa, per questa ragione. al S. Carlo sono stati chiusi alcuni reparti e resi inutilizzabili 300 posti letto; anche all'ospedale di Niguarda da tempo vengono chiusi a turno interi reparti per mancanza di personale paramedico. Questa forte domanda di personale paramedico per i settori ospedalieri, resta purtroppo insoddisfatta per due fondamentali motivi; il primo è dato dal fatto che le scuole infermieristiche sono poche e di fatto non funzionano; in secondo luogo perchè troppi giovani non si sentono attratti dal lavoro negli ospedali, nonostante le rivalutazioni degli stipendi avvenute con gli ultimi rinnovi contrattuali, i quali hanno di fatto parificato i salari di questi lavoratori a quelli di altri settori, come l'industria. Pur tenendo conto di queste e di altre gravi difficiltà che caratterizzano l'intera spedalità italiana, pubblica e privata: riguardo alla positiva conclusione di questa vertenza sulla Casa di Cura S. Siro, ci preme evidenziare che negli accordi, sulla base di alcune proposte avanzate dalla Regione e dal Consiglio di zona 19, le parti si sono impegnate a sviluppare "una discussione approfondita sul rapporto fra la

Clinica S. Siro e il territorio non ché l'intero assetto dei programmi futuri. le parti sottoscrivono la disponibilità a confronti serrati sull'argomento al fine del miglior utilizzo programmatico della struttura". In questo senso "le parti convengono di verificare periodicamente quanto concordato specialmente per quanto attiene il futuro della clinica con l'Assessorato alla SanitàLA STRUTTURA DELLA

CLINICA S. SIRO Nella nostra zona, oltre all'Ospedale pubblico S. Carlo, esistono tre Case di Cura private. Esse sono, la S. Giovanni in via Capecelatro con 90 posti letto; Villa Aegla di via Spagnoletto con 70 posti letto e la Casa di cura S. Siro. Quest'ultima è la più completa con i suoi 180 posti letto e gli oltre cento dipendenti, dei quali oltre una ventina sono medici. Questo personale serve a far funzionare i sei reparti, costituiti da: Medicina generale con 30 posti letto; Ortopedia e traumatologia con 40 posti letto; Chirurgia generale 30 posti: Ginecologia con 15 posti letto: altrettanti in Ottorinolaringoiatria e i 60 posti letto in Medicina geriatrica. Unitamente a questi Reparti. esiste una notevole struttura ambulatoriale, che va ben oltre le capacità di soddisfare le esigenze specialistiche dei ricoveri. Gli ambulatori comprendono infatti due sezioni di Radiodiagnostica, radar - terapia, Marconi, ultrasuoni, bagni luce e di paraffina, forni Bier, stimolazioni elettriche paretiche, saune, fisioterapie rieducative e correttive con le relative palestre, ecc. Le capacità potenziali di queste strutture ambulatoriali, vanno ben al di la, come dicevamo più sopra, dei bisogni delle degenze. Ad esempio, la radioagnostica è in grado di fare 300 esami al giorno,per le degenze se ne effettuano soltanto 7 al giorno, per cui una delle due sezioni è chiusa. In questo caso non vi sono dubbi, come per altre prestazioni ambulatoriali, che le sue potenzialità dovrebbero essere utilizzate per l'utenza del territorio, nel quadro di una programmazione sanitaria che tenga conto delle altre strutture sanitarie esistenti nella zona e in rapporto alla consistenza della popolazione della zona 19 e dei suoi bisogni sanitari, al fine di realizzare un salto di qualità delle stesse prestazioni sanitarie, sia pubbliche che private.

PERCHÈ IL PIANO SANITARIO REGIONALE?

Non possiamo affermare che le complessive strutture sanitarie esistenti nella nostra zona siano oggi utilizzate al meglio, in termini di efficienza del servizio sanitario e in termini di economicità delle prestazioni, il discorso è valido anche sul piano più generale. Ancora un esempio, la Casa di cura S. Siro sulla quale abbiamo condotto la nostra inchiesta, con i suoi 180 posti letto è in grado di fornire 70 mila degenze in un anno. Nel 1977, essa ne ha fornito soltanto 53 mila e l'anno scorso 48 mila. Queste sottoutilizzazioni della struttura, rappresentano uno spreco, non soltanto per la proprietà che vede aumentare i costi generali, i quali vanno ripartiti su ogni singola degenza; ma anche e soprattutto per la collettività anche in termini di licenziamenti. Proprio perchè quando le sottoutilizzazioni di una qualun-

que struttura vanno oltre certi livelli i costi complessivi di gestione di essa salgono a tassi di arti - economicità tali che risulta più conveniente chiudere la struttura sanitaria, la quale in questi casi si è trasformata in macchina mangia - soldi. Nei primi sei mesi di quest'anno, fortunatamente, alla Casa di cura S. Siro è venuta profilandosi una inversione di questa tendenza, con un recupero di utilizzazione delle degenze che sono ammontate a 31 mila.

È quindi necessario una maggiore attenzione di tutti verso questi problemi di carattere più generale, la cui soluzione positiva può dare un minimo di certezza al cittadino in caso di bisogno. In particolare, dovrà proseguire e crescere la partecipazione degli organismi (sindacali dei lavoratori. Consiglio di Zona. ecc.) che hanno seguito e positivamente concluso questa prima

fase della vertenza sulla Casa di cura S. Siro, per sostenere il non facile confronto, previsto dagli accordi, tra la S. Siro, lavoratori, Regione e Consigli di zona 19. Confronto che dovrà portare, anzitutto al rispetto, da parte di tutti i firmatari, dei termini degli accordi. Inoltre, a realizzare un concreto "rapporto fra la Clinica S. Siro e il territorio", sulla base delle reali necessità sanitarie della popolazione (medicina preventiva, ambulatori, degenze, ecc.), in rapporto a una visione complessiva delle strutture sanitarie esistenti nella zona 19. Infine, per incalzare i'Assessorato regionale alla Sanità, affinché elabori in tempi onesti un complessivo piano sanitario per la nostra Regione. Tutto ciò dovrà vedere, anche, la partecipazione attiva di tutti i cittadini più sensibili e consapevoli della zona 19.

Gianfranco Bassi

Interpreti di queste cronache sono sempre gli stessi: mia moglie, 41 anni casalinga; mia figlia 20 anni universitaria; mio figlio 14 anni 10 liceo scientifico; io, 43 anni impiegato; per 'voi tutti, del Gallaratese e non.

Quando queste righe saranno sotto gli occhi dei nostri lettori, già la mia classica famiglia del Gallaratese sarà tornata alle normali occupazioni. Normali, si fa per dire. Lavorare, studiare, autobus, metro, puzza del Pero.

Ma in questo momento siamo tutti qui, in Riviera, su quella costa ligure affollata di lombardi e piemontesi per cui non si sa se si tratta di una emigrazione verso sud oppure del trasferimento di un pezzo di Liguria al nord. Ormai anche il ferragosto è passato e già si fa il conto alla rovescia dei giorni, delle ore che ci separano dal rientro.

"Speriamo che il ritorno sia meglio dell'andata e non ci tocchi stare delle ore in fila per la benzina ai caselli dell'autostrada" dice mia moglie mentre con una mano sta tagliando il melone, con un'altra mette il prosciutto nel piatto e nella terza tiene acc' sa la sua adorabile esportazione lunga (già, c'è qualcosa che non va: le mani dovrebbero essere due e non tre, ma io ho l'impressione che ne abbia tre, visto che fa sempre lavori complicati sempre con una sigaretta accesa tra un indice e un medio).

"Ma quelli dell'ENI hanno detto che stavolta la benzina non mancherà" comunico nella mia qualità di attento

lettore delle gazzette quotidiane.

"E allora se rimaniamo senza benzina andremo a San Donato Milanese a farcela dare dall'ENI" questa è la sarcastica interpretazione della mia speranza universitaria, mai tenera verso le partecipazioni statali e più favorevole all'energia solare, che a quella nucleare, lo si vede dalla spellatura che ha sulla schiena a fatica tamponate da manate di yogourt fresco.

"Ma intanto io mi annaco" interviene il giovane liceale intento a ricercare sulla portatile (nel senso di radio) le ultime note della famosa opera "Il carrozzone" dell'arcinoto compositore e cantante Renato Niente (nel senso di Zero). Devo spiegare che annaco deriva dal verbo annacare da non cercare sul vocabolario perché non esiste. E' una faticata invenzione dovuta al potere della fantasia ("le pouvoir à la immagination", si diceva nel lontano 68) dell'ultima generazione: vuol dire annoiarsi, arrabbiarsi, divertirsi, stancarsi e altre cose similari.

E allora non ci rimane che studiare il piano di rientro: domani io andrò a farmi il pieno nel paese accanto, dove ci sono meno villeggianti perché c'è il mare più inquinato. Mia moglie andrà al mercatino settimanale a

comprare due taniche di plastica che poi riempiremo prima di partire. I figli, essendo studiosi, studieranno percorsi alternativi all'autostrada che prevedano attraversamenti di piccoli paesi con distributori di benzina aperti negli orari in cui passeremo.

"Già - interviene la mia dolce metà insigarettata più che mai - poi c'è il rischio che non la troviamo neanche li e rimaniamo bloccati fuori dal mondo".

Devo dire che per un attimo l'idea di "star fuori dal mondo" non mi fa dispiacere, ma poi mi rendo conto che non è estraniandosi dalla realtà che si risolvono i problemi.

Dinanzi a noi la strada del ritorno alla vita "normale" appare più difficile che mai: la crisi petrolifera, l'aumento dei prezzi dei treni, degli aerei, dei giornali, del caffè e di tutto il resto non sono certo stimoli all'ottimismo.

Torniamo a casa, andremo al Festival nazionale, vedremo tanta gente, tanti amici, parleremo delle bellezze e dei problemi delle vacanze e di quello che ci aspetta nell'autunno e in inverno, stagioni di lotta, sicuramente, che non ci faranno annacare.

Luca Oraanigo

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La clinica S. Siro resta aperta
riguardante l'attività di accettazione dei malati".

La giunta di sinistra a Milano dal 1975 al 19

Nostra intervista al Capogruppo Comunista

Maurizio

Sono passati quattro anni da quando nel giugno 1975 la Giunta di sinistra si è costituita a Palazzo Marino. Per fare un primo bilancio di come è stata amministrata la nostra città in questi quattro anni abbiamo intervistato il Capogruppo del P.C.I. al Consiglio Comunale, Maurizio Mottini.

Qual'era la situazione della finanza locale quando nel 1975 si è formata a Milano la Giunta di sinistra?

Molto seria e preoccupante. Era già operante l'abolizione progressiva delle imposte comunali (imposta di famiglia e quelle di consumo), sostituite con contributi statali fissi. Inoltre, l'indebitamento dei Comuni sia a breve termine (per tappare i buchi dei deficit dei Comuni e delle loro Aziende) sia a lungo termine (mutui per le spese pubbliche) era altissimo e sempre crescente, anche per gli alti tassi di interesse che si devono pagare alle banche.

Era così anche per il Comune di Milano?

Sì e no. Formalmente il bilancio del Comune di Milano era in pareggio "tecnico" (come dire che era fasullo) e grazie ad una situazione speciale creata dalla precedente Giunta di centro - sinistra si facevano mutui (cioè prestiti bancari) senza rispettare la destinazione e si facevano opere in "pendenza" (In attesa) di mutuo. Un altro sistema era quello di far passare nel bilancio tutte le spese per la manutenzione ordinaria come spese straordinarie, con conseguenti maggiori oneri per i contribuenti. Una confusione insomma che consentiva di tirare avanti nascondendo la situazione reale. Le difficoltà finanziarie erano quindi pesanti?

In pratica la Giunta di sinistra ereditò una situazione finanziaria comunale quasi drammatica. Spesso ci si doveva chiedere, nei primi periodi, dove sarebbe stato possibile reperire i soldi per pagare gli stipendi ai dipendenti comunali. Ora preoccupazioni di questo genere sono state superate positivamente e in termini corretti; grazie all'opera di risanamento della finanza locale intrapresa dalla Giunta di sinistra.

L'OPERA DI RISANAMENTO

Come è stata avviata questa opera di risanamento?

Nel primo anno e mezzo la Giunta ha rimesso in chiaro la situazione. Nel bilancio redatto alla fine del 1976 per l'esercizio 1977 ha messo in chiaro due questioni di fondo; l'accertamento di un disavanzo di amministrazione per gli anni precedenti di 140 miliardi di lire e un disavanzo di esercizio previsto in 80 miliardi, per far fronte cioè ai bisogni della città.

Le Aziende Municipalizzate in che stato sono state trovate dalla nuova Giunta?

Peggio ancora. Tutte in deficit, anche l'Azienda Farmacie, l'ATM aumentava il proprio deficit annuale superando a consuntivo, persino, il dato preventivato. Il quale risultava regolarmente superiore anche tenendo conto della svalutazione.

E oggi come vanno le Aziende del Comune?

Tutte già in pareggio, per qualcuna questo obiettivo verrà raggiunto entro quest'anno. Anche l'ATM va molto, molto meglio. Nel bilancio consuntivo del 1977 (migliore del preventivo) l'incremento del deficit è stato pari alla metà circa della svalutazione monetaria. Nel consuntivo del 1978 l'incremento dei deficit è stato meno del 2 per cento, contro una svalutazione del 12 - 13 per cento. Insomma il deficit reale dell'ATM è diminuito. Questi risultati finanziari hanno consentito quelli positivamente avviati per il rilancio del servizio, anche in termini di economicità (investimenti, ecc.).

E le società per azioni comunali?

Bastano due esempi. La Società Esercizi Aereoportuali nel '75 ha dovuto azzerare il capitale di 9 miliardi per compensare le perdite. Adesso è in pareggio. La Soveco (vendite controllate) che aveva 10 milioni di capitale nei due anni precedenti di gestione D.C. ha creato un dissesto valutabile in due miliardi circa. Oggi la Soveco è risanata.

IL PROBLEMA DELLA CASA

Cosa si è fatto per far fronte a questo bisogno primario?

Anzitutto è stato approvato il

Piano Regolatore Generale e quello particolareggiato. Con i quali si è posto un alt al prosieguo dei guasti urbanistici del passato. A Milano quindi oggi esistono gli strumenti con i quali operare con certezza. Non è però concepibile che il problema della casa possa essere risolto solo dalla Giunta di sinistra. Infatti, il piano decennale per l'edilizia pubblica che prevede duemila miliardi di investi-

sa?

In questi anni sono stati completati 4 mila vani, mentre altri 10 mila sono in un avanzato stadio di costruzione ed il Comune ha già stanziato i fondi necessari per costruirne altri 6 mila. Non è però pensabile una soluzione del problema della casa solo con i fondi pubblici.

Tra gli inquilini delle case popolari c'è molto malcontento; l'IACP non fa le manutenzioni, c'è una gran confusione per gli affitti, le spese sono sempre più salate. Cosa fa la Giunta per rimediare a questa situazione?

Occorre chiarire che l'IACP è un Istituto Autonomo che con la Giunta ha poco a che fare. Non per niente c'è un Presidente socialista e un Vice Presidente democristiano; fino a pochi mesi fa c'era solo un comunista nel Consiglio di amministrazione dell'IACP.

Chiarito questo, che cosa si può fare?

todi, ha sostanzialmente lavorato per risanare i guasti delle passate amministrazioni?

In pratica è avvenuto questo. Oltre alle cose prima accennate. si sono dovute fare costose manutenzioni (fognature. strade, disinquinamento dei pozzi d'acqua. trasporti,- ecc.) che le precedenti Amministrazioni del Centro - sinistra avevano trascurato per-troppo tempo.

I cittadini non hanno avuto però l'impressione che le cose siano cambiate di molto?

mento all'anno per la costruzione di 100 mila alloggi è stato approvato dal Parlamento ora tocca alle Regioni muoversi. La Regione Lombardia con mesi di ritardo ha distribuito i fondi già stanziati, ma anche con azioni di tipo clientelare che hanno avuto per protagonisti uomini della D.C. e quelli di altri partiti che con la D.C. governano alla Regione.

Ma la Giunta di sinistra che cosa ha fatto a Milano per la ca-

Occorre trovare la soluzione al dissesto economico - finanziario dell'Istituto (pare si aggiri intorno agli 80 - 90 miliardi) che è alla base di tutti i guasti. La morosità che alla fine del '74 era di circa 14 miliardi, è salita ulteriormente ed il deficit si è aggravato anche per il tasso di interesse elevato che l'IACP deve pagare. Per fare programmi di manutenzione ci vogliono quattrini e in questa situazione diventa molto difficile.

Ma in concreto che cosa si può fare?

Bisogna fare un piano di risanamento scaglionato negli anni. La Regione, che avrebbe già dovuto farlo, deve fare una legge chiara per definire in modo inequivocabile gli affitti sulla base del canone sociale, per porre fine alla morosità che riguarda principalmente gli inquilini a reddito medio - alto. Il recupero deve essere graduato nel tempo ma con scadenze certe. In questo modo è anche possibile che l'IACP sia in grado di fare uno sforzo serio e programmato per far fronte alle manutenzioni. Per le spese la cosa migliore è quella di avviare forme decentrate di autogestione.

In altre parole, è necessario un vero e proprio piano di trecinque anni con l'impegno congiunto della Regione, Comune e IACP. Questa è l'unica strada percorribile e che bisogna conquistare.

MILANO E GLI ANNI '80

Insomma, in questi 4 anni la Giunta di sinistra a Milano, pur rinnovando soprattutto nei me-

Se la Giunta in questi 4 anni non avesse operato per il risanamento dei guasti passati. i collasso -delle Aziende e delle Società-Comunali avrebbe danneggiato i cittadini in due modi; con la riduzione e anche con la scomparsa di tutta una serie di beni eservizi pubblici (sparizione delle 80 farmacie municipali, scomparsa del latte fresco della Centrale e sua sostituzione con latte conservato, riduzione dei trasporti, ecc.); e il pagamento comune, come contribuenti, dei dissesti economici - finanziari delle Municipalizzate.

Invece con una politica di risparmi e di contenimento delle spese, aumentando gli investimenti la Giunta di sinistra è stata in grado di fronteggiare la situazione che 4 anni fa appariva drammatica.

Si è potuto così fronteggiare e risanare la situazione al Comune.

Quali sono state le scelte di fondo più importanti, operate dalla Giunta, per il miglioramento della vita a Milano nei prossimi anni '80?

Nei 4 anni passati, il Comune ha fatto una serie di atti di grande rilevanza per il futuro di Milano; il Piano Regolatore generale (che il Centro - sinistra non era riuscito ad approvare), il Piano dei Trasporti, il Piano Commerciale e il trasferimento di poteri (anche con mezzi finanziari) agli Organi del Decentramento (Zone, ecc.).

Queste scelte potranno produrre sicuri e benefici risultati per tutti i cittadini, se proseguirà la volontà politica di realizzarli in concreto. Se invece alle elezioni amministrative dell'anno prossimo il responso elettorale dovesse esprimere per Palazzo Marino una maggioranza diversa da quella di sinistra che ha elaborato questi stessi progetti di rinnovamento, non c'è dubbio che non solo i Piani resterebbero dei pezzi di carta, ma il rischio sarebbe il ritorno alle precedenti e negative situazioni nell'amministrazione della città di Milano. a cura di Gianfranco Bassi

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LA CRISI ENERGETICA

Scambi di calore

A proposito dell'articolo "Meno sprechi, più energia", pubblicato sul n. 6 (giugno 1979) di Milano 19, il consigliere della Zona 19 ing. Fernando Malusardi, del gruppo repubblicano, ci ha fatto pervenire la lunga lettera che qui pubblichiamo e che, sia pur nel suo linguaggio certamente di non facile comprensione per i non addetti ai lavori, vuole essere un valido contributo di chiarimento su un problema tanto importante ed attuale.

Egregio Direttore. ho letto con molto interesse l'articolo "Meno sprechi. più energia", comparso nel n. 6 - giugno 79 - del Periodico da Lei diretto. ma vi ho trovato alcune inesattezze, partendo dalle quali è stato facile all'estensore dell'articolo giungere a conclusioni un po' fantomatiche, che tuttavia possono indurre in un lettore non molto esperto di termodinamica prospettive ed illusioni meramente fallaci.

Perciò, nella mia qualità di Consigliare della Zona 19, che nella chiusa dell'articolo viene appunto tirato in ballo. ma soprattutto nella mia qualità di Tecnico, avente alle spalle una lunga milizia di attività progettativa e di insegnamento. mi permetto esporLe, spero in forma piena accessibile ai più. i concetti fondamentali che stanno alla base di ogni progetto di cogenerazione (così vengono chiamati gli impianti che assommano in una stessa installazione la produzione di calore e di energia elettrica) e le conseguenti considerazioni. di carattere tecnico e soprattutto economiche, che se ne possono tirare.

Logica dell'impianto di cogenerazione La reazione di combustione nelle moderne caldaie avviene ad una temperatura di circa 1500°C, mentre il calore ha una sua pratica utilizzazione a temperature ben più basse. Nel caso di centrali termiche per riscaldamento urbano, il calore di centrali termiche per riscaldamento urbano, il calore viene richiesto a circa 150°C (fluido vettore acqua surriscaldata) e quindi, anche scartando il campo al di sopra dei 540°C per problemi tecnologici, resta disponibile un campo di circa 350°C.

Nel caso degli attuali impianti, il calore viene portato alla temperatura di utilizzazzione attraverso vari scambi termici. li rendimento delle trasformazioni è molto buono, in quanto con buone condizioni degli impianti le perdite sono ridotte al minimo: resta comunque da criticare la logica dello scambio termico, che vede una degradazione del calore senza produzione di energie più nobili.

È invece possibile utilizzare meglio il calore prodotto dalla combustione, facendo fluire il fluido prodotto in caldaia (in gusto caso vapore surriscaldato) attraverso una turbina fino al condensatore, ove verrà condensato cedendo calore al fluido vettore della rete condensato cedendo calore al fuido vettore della rete di riscaldamento. Impianti di questo genere sono in funzione da decine di anni in molti grandi impianti industriali in Italia.

Le produzioni ed i consumi degli impianti di dogenerazione.

Polche il calore viene integralmente utilizzato. senza perdite al condensatore. i consumi specifici dell'unità sono molto bassi. Addebitando alla produzione di energia elettrica solo l'incremento dì consumo di combustibile rispetto al generatore di calore senza impianto di cogenerazione. si ottiene un consumo specifico di circa 100 Cal kWh. contro le 2200 Cal kWh di un impianto convenzionale a condensazione (tipo ENEL): in termini monetari 10 Lit kWh contro 22). L'energia elettrica producibile con la cogenerazione e di circa 200 kWh 106 Cal: in pratica a una fornitura di 45 milioni di Cal h ad acqua surriscaldata a 160 C (tale è la potenzialità dell'impianto del Gallaratese) è associabile una potenza di circa 9200 kW.

All'Estero (Paesi dell'Europa settentrionale) esistono impianti di riscaldamento urbano con associati generatori di potenza elettrica molto maggiore: però solo una parte dell'energia prodotta e associabile alla produzione di calore per riscaldamento. in quanto buona parte del vapore viene condensato a bassissime pressioni ed il calore residuo viene dissipato. Gli impianti descritti precedentemente sono detti "a contropressione pura". mentre questi ultimi sono detti "a derivazione e condensazione-

3) Considerazioni economiche. Un impianto di riscaldamento urbano ha generalmente una utilizzazione. che, nelle condizioni climatiche italiane. può raggiungere al più le 3000 ore anno: quindi nel caso di una fornitura massima di 45 milioni di Cal h, si avrebbe una producibilità annua di circa 27 milioni di kWh. Il risparmio annuo di combustibile. rispetto alla produzione convenzionale a condensazione, sarebbe di circa 3340 tonn di olio combustibile, che al costo attuale CIP di 105 Lit kg risulta di 350 milioni annui.

A fronte di questo risparmio annuo stanno però i costi di investimento che vanno valutati caso per caso.

Nel caso della costruzione dell'impianto completo, il termine di paragone è la differenza tra ii costo della centrale con la cogenerazione e la centrale convenzionale.

Nel caso della modifica di un impianto esistente, il termine di paragone è il costo di tutte le modifiche, che generalmente sono tutt'altro che trascurabili.

Infatti nell'ipotesi di mantenere costante la quantità e le caratteristiche del calore ceduto alle utenze, occorre prevedere, oltre all'installazione del gruppo turbo - alternatore, della sottostazione e dei collegamenti con la rete elettrica esterna, anche sostanziali modifiche alle caldaie e molto spesso alla loro so-

stituzione. Per la cogenerazione occorre infatti prevedere caldaie più grosse (in quanto occorre fornire in più calore corrispondente all'energia elettrica prodotta) e con caratteristiche del valore parecchio più spinte, come pressione e temperatura: non va infatti dimenticato che la turbina elabora il salto corrispondente alla differenza tra l'entalpia del vapore uscita caldaia e l'entalpia del vapore richiesto allo scambiatore per la produzione dell'acqua surriscaldata.

Il ritorno di un simile investimento non è quindi molto alto, almeno in termini di redditività aziendale e quindi la possibilità di simili interventi va vista a livello nazionale nel quadro di una ben precisa scala di priorità e di una dettagliata analisi delle varie possibilità di risparmi energetici.

Nel quadro delle valutazioni economiche viste presto è possibile agire soltanto sulle ore di utilizzazione: dato che non è neppure pensabile, a chi abbia appena un briciolo di buon senso, di aumentare le ore di utilizzazione per il riscaldamento, l'unica via possibile è la fornitura di calore per usi tecnologici a medie e piccole industrie. Questa fornitura è meno legata alle vicissitudini metereologiche ed è senz'altro più continua in quanto in buona parte è presente anche d'estate.

4) Conclusioni. In definitiva, al di fuori dei grandi complessi industriali, la cogenerazione con impianti medio - piccoli mostra la corda se realizzata in funzione del solo riscaldamento. Mostra invece grandi possibilità il matrimonio tra le utenze civili e quelle industriali, in quanto si è in presenza di maggiori utilizzazioni degli impianti. E del resto in una logica di risparmio e di efficiente utilizzo delle risorse disponibili (impianti e materie prime) una simile compenetrazione tra vari tipi di utenza è pienamente giustificata.

A puro titolo esemplificativo del regionamento svolti più sopra, si può fare un conteggio economico. in larga approssimazione, riferito all'attuale Centrale termica del Gallaratese. Ferma restando la potenzialità delle utenze di riscaldamento (45 milioni di Cal /h), le modifiche necessarie da apportare alla centrale per realizzare la cogenerazione nei termini sopraindicati, comporterebbe una spesa che si può valutare ai costi odierni in circa 6 miliardi: ammettendo un ammortamento industriale in 20 anni al tasso composto del 17% annuo, si avrebbe un onere finanziario di circa 1 miliardo annuo. A fronte di tale onere si otterrebbe una produzione di 27 milioni di kWh, che devono essere valutati al costo differenza fra la produzione convenzionale e quella del maggior combustibile necessario. che è stato sopra indicato in 350 milioni annui, riferito, ben inteso, alla utilizzazione di 3000 ore/anno. Come si vede una valutazione economica fatta agli esclusivi fini aziendali non darebbe alcun incentivo ad una modifica dell'impianto: perciò un eventuale ragionamento a favore va fatto in altri termini, per esempio in ambito nazionale od in rapporto all'apporto di potenza, in altre parole devono esserci altre argomentazioni per giustificare detto onere.

Ho cercato. egregio Direttore, di essere il più chiaro possibile e spero di esservi riuscito. anche se ci sono volute ben quattro

pagine, evidentemente troppe ... Con vivissime cordialità

SAN SIRO SPORT ARTICOLI SPORTIVI ABBIGLIAMENTO 20148 MILANO - Via Morgantini, 30 - Telef 40.76.991 ffi LABORATORIO DI ANALISI MEDICHE LACOMINA DIRETTORE Dott. Orazio Leopardi Nuova convenzione INAM ORARIO PRELIEVI: INIZIO ORE 7,30 - 10 VIA DELLE ANDE, 5 - TEL. 3086091 MUTUE ENPAS INADEL COMMERCIANTI ENPAL S ENPDEP SIP CARIPLO PIRELLI abbonatevi pag. 4 - milano 19

Le cerniere della democrazia

Intervista al presidente della Zona 19 ad un anno dal conferimento di poteri reali agli organismi del decentramento politico amministrativo.

Nella primavera del 1980, in concomitanza con le elezioni amministratve, saremo chiamati, per la prima volta, ad eleggere direttamente i Consigli di Zona. Intanto quelli in carica, insediati nel luglio del 1978 con poteri reali conferiti loro dal nuovo regolamento sul decentramento del Comune di Milano, hanno compiuto un anno di vita e si trovano così a circa metà del loro cammino.

A questo punto ci pare opportuno tentare un bilancio di metà legislatura. Per questo abbiamo rivolto alcune domande al presidente del nostro Consiglio di Zona, Danilo Pasquini, cui per prima cosa abbiamo chiesto quali ritiene siano state le più importanti tra le delibere approvate in questo scorcio di tempo.

"Vi sono decine e decine di atti del Consiglio che hanno tutti valore per i cittadini", ci ha risposto, aggiungendo che certamente la più "politica" è stata l'approvazione del bilancio di previsione di Zona per il 1979, in applicazione del bilancio comunale azzonato, che conferisce effettivi poteri agli organismi del decentramento attribuendo loro la responsabilità di amministrare denaro pubblico per fini di pubblica utilità anche se. ha lamentato Pasquini, la scarsità del tempo a disposizione ha creato delle difficoltà a discutere in modo ampio con la gente sulle scelte operate.

La più sentita tra i rappresentanti dei partiti dell'arco costitu-

zionale, ha poi dichiarato, è stata la delibera per la costituzione del Comitato permanente antifascista per la difesa dell'ordine repubblicano della nostra zona, ma molte altre, ha ribadito, meriterebbero di essere ricordate, quali il programma di lavoro del Consultorio di via Albenga, il progetto per gli impianti sportivi o quello per via Pinerolo e via dicendo.

IL PROBLEMA PIO URGENTE: LA CASA

Quali sono i problemi che il Consiglio di Zona ha dovuto affrontare con maggiore urgenza?

In primo luogo la casa, ci ha riposto senza esitazione Pasquini, sottolineando che esso presenta nella nostra zona casi drammatici che si trascinano da anni, come quelli di via Gianicolo, di via Pinerolo, di via rembrandt, o come quello riapertosi nell'aprile scorso alla Cascina Cottica. Per tutti il Consiglio di Zona ha aperto delle vertenze con l'amministrazione comunale e con lo IACP chiedendone la soluzione prima che inizi l'inverno. Altro problema affrontato con urgenza, dato che si rischiava di perdere lo stanziamento già approvato, è stato quello relativo al progetto del Centro Civico di Zona, la cui realizzazione è già stata approvata anche dal Consiglio Comunale e dovrebbe iniziare quanto prima.

In quali casi l'intervento del Consiglio di Zona è stato determinante? In molti, ci ha detto il

Dieci giorni per comprare la casa

Un altro tentativo di vendita frazionata denunciato al Consiglio di Zona dagli inquilini degli stabili di via Morgantini 19 e 21 con una lettera che qui pubblichiamo.

presidente del Consiglio di Zona, citando l'apertura del Consultorio di via Albenga, il progetto degli impianti sportivi di via Cilea, il Centro socio - sanitario di via Betti, il progetto per la ristrutturazione delle case di via Pinerolo, le manutenzioni al Quartiere S. Leonardo. Problemi attuali? L'avvio deil'unità sanitaria locale, l'apertura del centro servizi socio sanitari di via Betti e del centro anziani in piazzale Segesta, l'apertura e la gestione del Centro Culturale Comunale di Trenno (ex scuola ed ex centro comunitario), l'utilizzo del salone sottostante la biblioteca (nuova sede della rotonda), il recupero della palazzina di via Terzaghi.

PARTECIPAZIONE E DEMOCRAZIA

Qual'è il livello di partecipazione dei cittadini ai lavori del Consiglio di Zona? La partecipazione nasce sui problemi real, da come gli uomini ne colgono i significati politici, sociali e culturali, da come si riesce a gestire il rapporto istituzione - movimento e viceversa, ha tenuto a precisare il nostro interlocutore aggiungendo che se l'istituzione non è sorda, se vuole ed è in grado di mantenere un rapporto con la gente, se il movimento non è corporativo la partecipazione non è più soltanto mobilitazione, ma diventa proposta, scelta, momento di governo.

Sviluppando il concetto ha aggiunto che in tal caso i 'Consigli di Zona diventano la cerniera che salda i momenti più emblematici della democrazia: l'istanza di base e la sintesi politica. D'altra parte la partecipazione non si esaurisce soltanto negli organismi del decentramento politico amministrativo, ma si esprime anche in altri settori, quali la scuola, la gestione di servizi come i consultori, le biblioteche, ecc. Rimane comunque ancora molto da fare e spetta in primo luogo a chi si trova in posti di governo, siano pure nei limiti di una zona del decentramento cittadino, far si che un sempre maggior numero di cittadini si senta partecipe all'amministrazione della cosa pubblica, facendosi nel contempo delegante e delegato.

*l h:

Un invito a tutti i w 111 cittadini della zona 19

Le sottoindicate Sezioni del PCI della zona 19 invitano tutti i cittadini al Festival nazionale dell'Unità, in corso dal 6 al 16 settembre al Parco Sempione, e ricordando che i loro iscritti sono presenti nei seguenti stends:

PASTICCERIA (UNIDAL ex Alemagna, Sez. Bottini S. Siro, Luglio 60 Trenno);

SPIEDINI (Sez. Montoli Figino, e le Sezioni di Quarto Cagnino e Quinto Romano);

GIOCO DELLA RUOTA BULGARA (Sez. E. Ragionieri Gallaratese)

RISTORANTE SARDO (Sez. Sit - Siemens e Alfa Romeo)

GIOCO DEL TAPPO, FIORI E PIANTE (Sez. Fornasari S. Siro)

INTERVENITE NUMEROSI!!!

Gli inquilini degli stabili di Via Morgantini 19-21 comunicano che da alcuni giorni detti stabili sono stati messi in vendita frazionata dalla proprietà, S.p.A. HEIMI la quale ha concesso un diritto di prelazione agli inquilini, valevole in un primo tempo per dieci giorni e successivamente spostato verbalmente verso settembre.

Gli inquilini si sono organizzati col S.U.N.I.A. ed hanno tenuto un'assemblea in data 27 giugno dalla quale è emerso quanto segue: - in primo luogo la volontà di respingere il ricatto di dover decidere in pochissimi giorni un'operazione così rilevante come quello dell'acquisto di un appartamento - la necessità di concordare globalmente l'operazione di vendita, chiedendo anche l'intervento delle cooperative, definendo con la

proprietà anche una quota di appartamenti da lasciare in affitto, con garanzia per un certo numero di anni di non effettuarne la vendita, riferito a quei nuclei familiari che non possono o non intendono, per vari motivi eventualmente da concordare, acquistare. Si ritiene che un sostegno rilevante alla nostra iniziativa possa venire dall'adesione del Consigliodi Zona che dovrebbe porsi come interlocutore a fianco dell'inquilinato organizzato.

A tal fine si propone come prima iniziativa l'invio di una lettera alla proprietà in cui, esprimendo la propria solidarietà all'azione degli inquilini, si richieda un incontro per discutere i gravi problemi che questa iniziativa pone agli inquilini stessi. Distinti saluti.

Comitato Inquilini

El Cantón del barbee

LIBERTÀ DI...

Ciao! Hai sentito? Il padrone vuol vendere la casa.

Ah sì? E dove l'è ch'el troeuva un pistola ch'el tira foeura di danee per comprà sta rattera?

Ma vuol venderla frazionatamente, non in blocco.

Hoo capì? La sbatt già e poeu el vend on quadrèll a la volta.

Non hai capito niente! Vuoi vendere gli appartamenti separatamente. Naturalmente noi inquilini abbiamo il diritto di prelazione.

S'el voeur dì? Che devumm pregà e dì i orazióni?

Ma no! Vuol dire che abbiamo diritto di comprare prima degli altri l'appartamento in cui abitiamo.

E se mi sont minga inscì cióla de fa di debitt per comprai?

Beh! Può comprarlo qualcun altro e se ne ha bisogno per lui può sbatterti fuori.

Andemm adasi prima de sbattum foeura. Mi hoo sempre pagà el fitt!

Ma se quello ne ha bisogno? ...

Anca mi ghe n'hoo bisogni

Ma lui diventerebbe il padrone.

E mi sont l'inquilin ch'el paga el fitt. Se devi? pagà, fà citto e quand el padron me dà el rugh ciappà su e andà via senza nanca fiadà?

— Ma i padroni dicono che con l'equo canone non hanno più convenienza ad affittare.

Stamm a sentì. Hinn trent'ann che paghi el fitt per i me dò stànzett e se femm i cunt gh'hoo dà al padron de cà pusee danee de quei che Iù l'ha tirà foeura per pagà tutta la cà. Con l'equo canone el me gh'ha aumentà el fitt. S'el voeur ancamò? Che me tiri già i bragh?

Ma no! I padroni vorrebbero solo la libertà di mercato per gli affitti.

— Anca mi voureria la libertà de seguità a stà in di mè dò stanzett anca se podi minga comprai! Damm a trà a mi! Quell che voeuren i padron l'è la libertà se seguità a mi! Quell che voeuren i padroni l'è la libertà se seguità a spremm i operari come limoni, magara anca cont el vendegh la cà al prezzi che voeuren lór. Questa l'è la libertà che, lór voeuren. Ciao, te saludi. el barbee

CI 13 13 D dD G ODOR DDDIErole n O CI b 13 O O bo o milano 19 - pag. 5
I CONSIGLI DI ZONA
DIVENTINO

Scuola, quale trasformazione?

"Un giorno il Diavolo discese sulla terra e constatò con dispetto che gli uomini erano felici, buoni, calmi ed equilibrati. Pensò: "La razza comincia con i bambini ed è da essi che riformerò la società". E fu così che sotto l'aspetto di uomo di Dio indusse gli uomini a creare la "Scuola".

Il bambino ama la natura: fu messo in stanze chiuse; gli piace muoversi fu costretto a restare immobile; gli piace maneggiare oggetti fu messo in contatto con le idee; vorrebbe ragionare e gli si fa imparare a memoria; vorrebbe entusiasmarsi e si inventarono le punizioni: vorrebbe amare tutti senza distinzione e gli fu imposto di distinguersi. I bambini conobbero il dispiacere di non conoscer le dolcezze della casa: i compiti per la scuola prendevano tutto il loro tempo.

Così scrisse FERRIERE come apologo umoristico del suo libro "Trasformiamo la scuola".

Guardando oggi la nostra scuola che cosa è cambiato dal valore del "Diavolo"? Ben poco! "cosa fai bambino, sei vivave?" non seguì le mie spiegazioni?" "non stai fermo? Ti farò una nota così con gli scapaccioni di papà o mammà imparerai ad ubbidire passivamente. Tu bambino non riesci a seguire come altri, io insegnante. decreto che sei un caratteriale. Ti metto nel gruppo degli asini perchè non hai saputo trovare la parte infinitesimale dello zero. Il genitore collabora facendo la "colletta" a chiusura dell'anno scolastico per una gratificazione (regalo) in più di ciò che è già dato per tale ufficio. Che tristezza!

Quale volontà di non rinnovamento muove gli uomini? Forse da una alimentazione sempre più assurda che si allontana dai cibi ancestrali sani e ricchi di vita? Forse da una esistenza agitata, forse un disordine sociale in cui si urtano gli egoismi? Famiglia e souola ignorano ancora troppo spesso la natura del male, la sorgente del male e il rimedio del male. Eppure grandi educatori hanno mostrato la via da seguire; tutti hanno detto anche se con parole diverse: "Bisogna centrare il bambino, equilibrarlo, armonizzarlo perchè parli in lui prima la voce degli istinti sani, poi della tradizione sana, poi quella della ragione". Questo, s'intende, alla luce

piena di vita e di amore di adulti, genitori e maestri. San Paolo esortò: "Siate tutti lieti!". Ma da questa esortazione ci siamo allontanati, forse non l'abbiamo mai conosciuta.

Perché discriminare chi non sa, perchè ignorare chi non riesce, perché ancora l'incremento di anime con pretese di "manchevolezze" o "inadempienze" dei nostri bambini? Lo psicologo vi scorge reazioni evitabili di un sistema nervoso o mentale non equilibrato ciò significa che non si deve punire ma guarire. Quindi atteggiamento diverso dell'educatore, tutto ciò presuppone tre elementi fondamentali: SCIENZA. INTUIZIONE, AMORE. Se uno manca tutto, molto facilmente, è perduto. Genitori e maestri dovrebbero prendere coscienza che la scuola va trasformata. non possono e non devono esistere solo delle isole di esempio scolastico come la "Montessiorana"

"Scuola città Pestalozzi" "la scuola Styneriana" ecc., ma tutta la scuola deve mirare a che lo sviluppo e il progresso di ogni individuo trovino in esse le condizioni, le situazioni e le forme di attività che sono loro più favorevoli, in simili scuole i portatori di handicapp non avrebbero problemi. Auspico la scuola attiva dove è coltivata l'attività caratteristica del bambino, attività individuale e di socialità, che fa crescere gradualmente la capacità di sforzo energetico e perseverante.

Lo sforzo sembra produrre un'educazione tesa alla libertà sfrenata, ma l'apparente libertà sfrenata dell'allievo, nella scuola attiva, è la condizione di un'educazione autonoma che tende ad accrescere la capacità di compiere sforzi.

La mancanza di preparazione degli insegnanti dovuta alla "deformazione scolastica" da essi subita nella loro infanzia e il ristagno di nozioni accumulate ci danno la chiara necessità della richiesta continua di corsi d'aggiornamento che conducano gli insegnanti stessi all'evolversi, al maturarsi, all'aprirsi ad una scuola diversa di contenuti e valori. Maestri e genitori dovrebbero richiedere infrastrutture diverse, orari scolastici che diano una programmazione più consapevole e completa. Queste le cose necessarie ed urgenti, questo

l'auspicio poichè la giovinezza è l'avvenire e dipenderà da quello che essa sarà divenuta, da ciò che oggi le avremo permesso di essere o meglio l'avremo aiutate ad essere.

Traina Agata

lo aggiungerei anche il concetto molto importante che la scuola non è solo preparazione alla vita, ma è vita stessa: vita in cui ognuno dà il proprio contributo per migliorarsi, arricchirsi, scoprirsi individuo tra individui contributo per migliorarsi arricchirsi, scoprirsi individuo tra individui uguali a lui. Lo stesso insegnante non è più fonte di sapere che trasmette ai bambini, ma un individuo come loro con qualche esperienza in più che può mettere al servizio del bambino rispettando però quelle che sono le sue esperienze (non meno importanti). Solo se esiste questo rapporto di reciproco scambio la scuola è viva, è arricchimento. Per fare ciò è necessario essere tutti uniti, compatti: genitori e insegnanti; e batterci realmente per ottenere innovazioni nei programmi ministeriali, nelle infrastrutture scolastiche necessarie per una scuola diversa, nuova, attiva.

Cerchiamo di non chiuderci,

di parlare, di esporre quali sono i problemi reali. Non dobbiamo aver paura; solo comunicando si evita di non vivere e di far crescere i nostri bambini in un mondo più aperto e spontaneo.

Se quanto scritto può risultare teorico, insieme abbiamo vissuto quest'anno un'esperienza di nuovo metodo. Avendo una prima classe abbiamo programmato un filone che aiutasse i bambini ad andare avanti senza problemi: abbiamo fatto giuochi e animazione che aiutassero gli stessi alla disinibizione scolastica, invenzioni di favole, filastrocche con drammatizzazione, giuochi di parole in libertà con espressioni spontanee. Abbiamo seguito, anche, una serie di rappresentazioni teatrali per avviare i bambini all'educazione dello spettacolo come comunicazione alternativa. In questo modo si è sviluppata in loro la

memoria visiva, il saper ascoltare, la facoltà di maggiore espressione sia nel linguaggio che nel disegno e soprattutto il loro senso critico che smitizza la paura e l'irreale. Negli anni successivi il programma svilupperà nuove tematiche in cui si matureranno le conoscenze storicogeografiche - matematiche - linguistiche. Riteniamo che questa nostra esperienza possa essere ritenuta valida, purtroppo dobbiamo denunciare la mancanza di infrastrutture, di materiale, di spazi (salone per lavori in legno, cartone, stoffa onde consentire al bambino la realizzazione pratica - annuale delle sue invenzioni; ambiente per musica danza e ritmo, allo scopo di sviluppare l'armonia e l'equilibrio dei gesti e del corpo, salone per espressività artistiche come pittura, fondali scenografici ecc.), che hanno impedito di ampliare e di applicare fino in fondo il nostro programma. Purtroppo la realtà tale per cui non avendo all'interno delle scuole tutte queste possibilità si potrebbe ovviare usufruendo degli spazi sopra accennati al di fuori della scuola (dove già esistono) considerandoli come spazi della scuola stessa.

T.A.R.S.

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La scuola privata è un'alternativa?

Il caso dell'istituto parificato "Arti ausiliarie sanitarie" di via Bartolini ha riproposto questo problema.

I fatti ormai sono noti: una scuola privata dove lo scorso anno scolastico hanno studiato ca. 900 allievi non ha avuto il permesso del Provveditorato agli studi per convalidare legalmente l'anno di studio di ca. 500 studenti dell'istituto.

Le ragioni sono diverse: per prima cosa la scuola era stata legalizzata dal Ministero della Pubblica Istruzione solo per un certo numero di allievi. La presidenza nonostante sapesse tutto questo aveva aperto le iscrizioni a tutti, gonfiando a dismisura il numero degli studenti approffittando del fatto che a Milano ci sono solo due istituti pubblici dove si possa seguire il corso per odontotecnici cioè l'istituto comunale di via Noale e il Cesare Correnti. Probabilmente la direzione della scuola di via Bartolini pensava che il provveditorato finisse per legalizzare ugualmente le classi in questione contando sul fatto che era inimmaginabile che 500 studenti buttassero via un anno di studio e di intenso lavoro.

Al momento in cui scriviamo non sappiamo ancora se è stato risolto il problema: se i genitori degli studenti recatisi a Roma al ministero della Pubblica istruzione sono riusciti ad ottenere qualcosa, se gli studenti hanno avuto convalidato l'anno, se sono passati alla scuola pubblica, se la scuola è stata chiusa oppure no, se è stata aperta una nuova sede capace di accogliere tutti i 900 studenti come la preside Carla Pozzi ha promesso.

Di questo abbiamo parlato con uno studente dell'istituto che abita al quartiere Gallaratese, che ha frequentato il terzo anno del corso serale e che si è trovato all'improvviso davanti a questo problema. Abbiamo così saputo che per frequentare la

scuola si pagava una retta di seicentomila lire annue (com-Ç prensiva di tassa d'iscrizione) e che a carico di ogni studente erano libri e strumenti.

"Lo scorso anno ho speso quasi 150.000 lire di strumenti e in realtà ne ho usati pochissimi" ci dice lo studente che per comprensibili ragioni preferisce mantenere l'anonimato. "Per di più nonostante quello che paghiamo ci dobbiamo portare tutta l'attrezzatura (denti finti, gesso, resine ecc.) da casa. La scuola non mette nulla a nostra disposizione e per di più si tiene tutto il materiale che le consegnamo quando facciamo le esercitazioni ovvero dentiere, ponti ecc. che sono in ottimo stato e che' si possono usare ancora".

"Ma è vero che era necessario pagare la retta solo in contanti e se si voleva fare un assegno lo si intestava alla preside e non alla scuola?

"In realtà non saprei che cosa dirti. lo ho sempre pagato in contanti e mi hanno sempre rilasciato una ricevuta".

"Ma perchè hai pensato di fare odontotecnica in via Bartolini e non in una scuola pubblica?"

"Perchè era più vicina a casa e poi perchè ho fatto una brutta

In un istituto privato al Gallaratese

L'allievo con 2 pagelle

Chi sostiene che i giovani d'oggi non vogliono studiare è stato clamorosamente smentito. Si è scoperto che vi sono giovani che pur di apprendere frequentano contemporaneamente due classi nella stessa scuola.

E' accaduto all'istituto privato tecnico commerciale, legalmente riconosciuto, di via Cilea 34. Nella documentazione di uno dei suoi duecento candidati alla maturità dello scorso luglio figuravano non una, ma ben due pagelle, ossia risultava che il ragazzo aveva frequentato contemporaneamente due diverse classi dello stesso istituto ed era stato giudicato idoneo, ovviamente sulla base di interrogazioni e di esercitazioni scritte, da due diversi collegi docenti. Le carte, con il loro carico di timbri, firme e controfirme, erano, almeno sotto l'aspetto formale, ineccepibili, come formalmente lo erano anche i due profili dello stesso candidato tracciati dai due collegi docenti. Per vederci chiaro in tanta "regolarità" il provveditorato agli studi ha inviato un ispetto'e, che pensiamo abbia chiesto alla presidenza della scuola come quel ragazzo (che riteniamo non avesse il dono dell'ubiquità) possa essere stato presente per

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elesperienza frequentando un anno di scuola al Galileo Galieli quando ancora odontotecnica non era in via Noale".

"Ma aver rinunciato ad una scuola pubblica ha caricato sulle spalle della tua famiglia una spesa non indifferente. Che lavoro fa tuo padre?"

"Mio padre è operaio e certo il costo della scuola pesa non poco sul bilancio della famiglia tenendo conto che mia madre non lavora e ho un fratello più giovane. Del resto dall'inizio dell'anno lavoro anch'io come apprendista odontotecnico in un laboratorio. Prendo ottantamila lire al mese."

"Ma stai scherzando? Ottantamila lire? E impossibile! E troppo poco!"

"No, no, è verissimo. Ovviamente non sono in regola e con la scusa che sono giovane e non ho esperienza l'unico lavoro che ho trovato è stato questo. Spero di trovare di meglio perchè come primo lavoro, nonostante mi piaccia, è finanziariamente poco incoraggiante."

"Ma in genere da che tipo di famiglie provengono i tuoi compagni?" "La maggior parte provengono da famiglie di operai, impiegati o di persone che lavorano nel settore." Sappiamo così che la maggior parte delle famiglie degli studenti che frequentano le scuole private sono famiglie che vivono in condizioni normali. Come mai hanno pensato di ca-

anche questa spesa sul bilancio famigliare ridotto ogni giorno dagli aumenti del costodella vita e dall'inflazione?

Le ragioni sono diverse: nel caso della scuola elementare, media inferiore e per alcuni tipi di media superiore. ad esempio i licei, la ragione è che le famiglie degli studenti pensano che la scuola privata sia migliore di quella pubblica, prepari meglio l'alunno e sia più selettiva.

Per completare il quadro ci sono le scuole private che prosperano sulle deficenze dell'apparato scolastico statale. come l'istituto di via bartolini ad esempio. Ogni anno a Milano e in tutto il paese sono decine le scuole e gli istituti privati che iniziano la loro attività. Ma questo non vuol ceto dire che siano meglio della scuola pubblica. Non sono meglio anche perchè rinunciare alla scuola statale è pur sempre una resa dal momento in cui tutti abbiamo la possibilità di entrarvi per farla funzionare meglio.

Lo Stato spende fior di miliardi ogni anno per la Pubblica Istruzione: è dovere di ogni cittadino lottare perchè questi finanziamenti vengano spesi nella maniera migliore e per il bene di tutti fino a che vi sarà un articolo della Costituzione che garantirà ad ognuno l'istruzione. E preoccupante il fatto che il

boom della scuola privata si sia verificato dopo il '68 e l'entrata della politica attiva nella scuola. Certo la "grande stampa d'informazione" non ha fatto altro che gettare acqua sul fuoco screditando sempre più le strutture scolastiche del paese. Ma lo ha fatto perchè realmente si stava verificando ciò? O piuttosto perchè queste strutture stavano cambiando e non erano più, o meglio, erano sulla strada per non essere più veicoli di una cultura nozionistica, pedante. selettiva e di classe?

Chi ritiene che questi aggettivi siano dei valori si può tranquillizzare. La scuola da un paio d'anni a questa parte è tornata ad essere selettiva: basta andare a guardare i cartelloni con i risultati degli scrutini al Vittorio Veneto, all'Ettore Conti, al Galileo Galilei, nelle altre medie superiori e spesso anche inferiori della zona. Anche questo è il riflusso. Ma non si illuda chi in queste cose ci conta. È solo una rivincita momentanea. La selezione non potrà nascondere ancora per molto le necessità di una scuola che attende la riforma ormai da decenni, riforma che certo non sarà solo rigore nello studio ma anche aggiornamento dei programmi, nuove strutture scolastiche e una classe docente adeguata.

Luciano Zagato

un intero anno in due classi diverse. Non conosciamo l'esito dell'ispezione, nè sappiamo se il candidato con due pagelle sia stato poi ammesso all'esame di maturità (uno o due?), nè con quali risultati, ma non possiamo evitare di chiederci cosa si cela dietro il "giallo"dell'allievo con due pagelle: soltanto confusione o qualche cosa d'altro?

Abbiamo letto più volte inserzioni pubblicitarie di istituti privati che assicurano diplomi in tempi anche molto brevi, di gran lunga inferiori a quelli necessari per conseguirli nelle scuole pubbliche. Che il sistema delle due pagelle, magari abbinato a qualche altro accorgimento che ci sfugge, non sia che uno dei mezzi per assicurare all'allievo-cliente la maturità promessa?

Se cosi fosse c'è da chiedersi: quando l'allievo-cliente dell'istituto privato si presenterà all'esame più serio, a quello della vita di ogni giorno, del lavoro, dove non è possibile barare, a cosa gli potrà servire un pezzo di carta rilasciatogli in modo compiacente? Si parla spesso della scuola come di una "fabbrica di illusioni", è forse questo il sistema per farne una fucina di tecnici e di esperti?

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etTere a milano 19

Verde... che più verde non si può

dimenticati di indicarcelo. Non gliene facciamo una colpa. Comprendiamo benissimo come, arsi da sacro furore, una quisquilia come quella possa essere sfuggita ai nove firmatari, ai quali, per prima cosa vogliamo domandare cosa intendano per campo giochi. Se un luogo di proprietà comune da utilizzare per i giochi dei bambini e per il tempo libero, oppure un giardino privato da mantenere "verde che più verde non si può", e da difendere da chi lo calpesta (i bambini che ci giocano sono pregati di correre ad almeno dieci centimetri dal suolo altrimenti ceffoni), salvo magari utilizzarlo come latrina per i propri cani?

Malgrado le interminabili vicissitudini sofferte per la realizzazione del campo giuochi all'oggetto, allorchè il completamento pur precario e la messa a disposizione dei ragazzi del Quartiere fossero prossimi, eccoti di fronte ad una geniale trovata, questa volta deliberata dalla nostra Giunta Municipale il 5.6.79: destinare anche il campo giuochi in questione ad accoglier un festival popolare dal 27 giugno al 1 luglio 1979.

La proposta di "autorizzazione ad utilizzare n. 74 spari e giardini cittadini per svolgere la tradizionale Festa de l'Unità nei mesi di Giugno - Settembre 1979" è stata presentata — per competenza — in Giunta dall'Assessore P. Accetti malgrado l'Ufficio Tecnico - Div. Parchi e Giardini - si fosse espresso con parere negativo (vedere atti P.G. 76208 /79 e Sport numero 2859/ 79).

Come pure la Div. Edilizia

guenze inevitabili i contribuenti dovranno farne tutti le spese.

Pertanto chiediamo in assoluto che non venga più concesso alcun permesso per manifestazioni di alcun genere nel campo sportivo voluto dalla volontà dei genitori del quartiere per un sicuro svago dei loro figli.

Inoltre desidereremmo sapere come mai è stato possibile: consentire che le opere comunque realizzate, in parte con il finanziamento originale (vedere delibera Consiglio Comunale n. 837 - Atto 337 del 29.7.76), in altra parte con fondi faticosamente recepiti presso l'Amministrazione Comunale, grazie all'interessamento di alcuni suoi funzionari, vengano calpestate ed inevitabilmente compromesse dai FESTIVALIZZANTI.

Dopo aver predisposto lo spostamento di tale campo giuochi su altra area limitrofa, per le cui cause (sovrapposizione con due torri alte 42 metri) fu dato ampio risalto anche sul giornale di quartiere "Milano 19" del novembre 1978 e Febbraio 1979, non venisse aumentato in modo proporzionale, il finanziamento delle opere previste per il campo giuochi (progetto originale) visto che la nuova arca presentava aspetti differenti e superficie maggiore.

Una fattoria come scuola

Veder nascere un vitellino

Speciale che si era opposta alla richiesta della consegna delle chiavi del campo giuochi per evitare che venissero compromesse le opere già realizzate ma, di fronte all'insistenza del Dott. L. Berri della Ripartizione

T.S.T.L. - P.G. motivata dalla scelta politica operata dalla Giunta, ha dovuto cedere.

Con nostra lettera del 20.11.78 (tuttora senza risposta) avevamo inviato all'Assessore Accetti l'articolo apparso sul CORRIERE DELLA SERA dell'11.11.77 a pag. 3 dal titolo: "Perché il verde della Repubblica democratica tedesca è più verde di quello italiano" di A. Cederne, affinché potesse trarne insegnamenti ma, ahimè, sembra che [Assessore lo abbia totalmente ignorato.

Vista poi l'ampia disponibilità di aree non attrezzate a verde nel Quartiere, si ha netta la sensazione che tale scelta sia basata esclusivamente su motivi politici di parte per le cui conse-

Se questo è il "nuovo modo di governare Milano" i sottoscritti non sono più minimamente invogliati ad associarsene, anzi si ripromettono di informare, tramite le sedi più opportune, i concittadini che verranno così invitati a trarne le debite conseguenze.

Speriamo che questa lettera non subisca lo stesso destino di altre consimili ed attendiamo fiduciosi riscontro dagli interessati da indirizzare al Signor Vincenzo Imbrioscia - via F.sco Cilea 28 'C - 20151 - MILANO.

Il Comitato Promotore

Li Greci Franco

Porro Giordano

Rotelli Gabriele

Tricarico Giuseppe

Di Marco Giovanni

Samarati Angela

Imbroscia Vincenzo

Arienti Gianfranco

Preghiamo innanzitutto i nostri lettori di non chiederci di cosa sia promotore questo comitato e da chi sia stato eletto, perché francamente non lo sappiamo, in quanto gli estensori della lettera si sono

Noi siamo per la prima interpretazione e per questo riteniamo giusto che oltre che per i giochi dei ragazzi (i quali vivaddio devono avere il diritto di correre sui prati anche se li fanno diventare un po' meno verdi) possa e debba essere utilizzato anche per manifestazioni (siano esse feste popolari quali la Festa dell'Unità od altre) che siano un momento di aggregazione e di cultura all'interno di un quartiere, specie quando si tratta di quartieri come il Gallaratese creati con la volontà di farne dei dormitori, dove momenti di aggregazione e di cultura sono pressoché inesistenti.

Vorremmo poi domandare ai nove firmatari in base a quale loro diritto (forse sacro?) chiedono che il campo non venga più concesso "in assoluto" per manifestazioni di alcun genere.

Non pensano che forse altri cittadini, magari molti più di loro nove; possano volere il contrario? Oppure hanno fatto un referendum tanto segreto che nessuno ne ha avuto notizia?

Per quanto si riferisce al nuovo modo di governare un esempio ce lo forniscono gli stessi nove firmatari quando poche righe sopra ricordano come in occasione dello spostamento del campo giochi di via Falck ci sono stati dibattiti ed informazioni (vedi Milano 19 del novembre 1978). 0 forse loro preferivano quando si lasciava ampio spazio alla speculazione senza controlli, ne dibattiti, ne informazioni?

Un'ultima cosa. Milano 19 non è il giornale di quartiere, ma un giornale per tutti i cittadini della zona, che non è soltanto il Gallaratese, ma comprende anche il quartiere S. Siro - Harar, il QT8, Lampugnano, Trenno e Figino, con un totale di circa 114 mila abitanti, di cui parecchi vivono problemi molto più drammatici che non quello, sia pur legittimo, di far la guardia al verde di campo giochi e per i quali spesso una festa popolare può essere un'occasione per ritrovarsi con gli altri e per sentirne la solidarietà.

Le educatrici della scuola infantile di via Massena, che ha una sezione staccata a Trenno, hanno portato i loro piccoli alunni in visita alla Cascina Bellaria. Su questa loro esperienza hanno scritto quanto pubblichiamo qui sotto.

L'esperienza alla Fattoria

BELLARIA (che è ubicata nel Parco di Trenno) permette di vivere una realtà comunitaria a contatto con la natura.

Metodologicamente le Insegnanti stimolano i bambini ad una ricerca e ad un'analisi della realtà che la vita degli animali presenta.

Uno degli scopi delle Educatrici, nelle visite alla fattoria BELLARIA è quello di far scoprire ai bambini una realtà agricola che si va purtroppoestinguendo e che è completamente diversa dalla loro (la maggior parte dei fanciulli abita in zone industrializzate), tali esperienze hanno precisi obiettivi educativi.

La scelta di questa Meta, è una conseguenza del discorso scuola - natura, trattato nelle scuole durante tutto l'anno scolastico. La visita alla Fattoria, favorisce nei Bimbi un processo di

sviluppo

- a livello logico: maggior capacità di analisi del reale; sviluppo della percezione spazio - tempo reale (rapporto tra sequenza delle immagini e sequenza di ordine concettuale) e operazione di transfert dall'apprendimento da un'attività ad un'altra.

- a livello espressivo: particolare miglioramento delle capacità di esprimersi graficamente e pittoricamente; arricchimento di questo linguaggio specifico e maggior aderenza al reale.

Come risultato le Educatrici hanno verificato che il lavoro di ricerca consiste nella socializzazione, e la socializzazione del Bimbo passa attraverso tutta l'operazione di ricerca.

Le educatrici della Scuola infantile di Via Massena

LE DEMOCRATICA DENTRO I FATTI

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TELERADIO MILANO 2-CANALE 22/42 Li.: VIA CASIGNOLO 44 amseug OALSAMON1TEL 617300941810075

SCENE DI VITA DI QUARTIERE

AI mercato

La signora Rossetti caracolla sudata e stanca, trasportando due sacchetti di plastica colmi di frutta e verdura, mentre recita mentalmente: le pesche, le mele, le albicocche le ho prese. Se trovassi un po' di quei pomodori da insalata che piacciono tanto a Gianfranco ... le cipolle, ecco cosa non devo dimenticare. Chissà se farei bene a comprare un pollo ... anche le uova?

NON RICORDO QUANTE NE

SONO RIMASTE IN FRIGO !!!

Attenta a non inciampare nelle borse a rotelle e nei bambini incantati ad osservarsi attorno, scruta e confabula tra sé e sé, in fine si decide per una coda chilometrica a una bancarella del formaggio.

È giorno di mercato e da tutte le vie del Gallaratese confluiscono casalinghe affannate, ragazzi inebetiti dal caldo e dalla pigrizia, pensionati guardinghi. "Oh, Elisa come va? Da tanto che non ci si vedeva ... e la tua Paoletta? E ancora a Milano o l'avete mandata in vacanza? ..." "Guarda qui questa stoffetta non è mica male, ci farei una gonnellina per la Sabrina che finalmente s'è decisa a non mettere più soltanto quei jeans così duri, se li comprava così attillati che mi pareva ci dovesse scoppiare ...

per fortuna non van più di moda ... ma l'hai vista la Franca com'è ingrassata e si veste sempre di rosso o di nero, così abbronzata che sembra che lavori a Riccione ... no suo marito non l'ha avuto l'aumento ma son sempre lì che cambiano l'automobile e raccontano che vanno di qui e di là ma dico io se si occupasse un po' più della bambina che quest'anno stava per essere bocciata ... me l'ha detto la Sabrina che ce l'aveva in classe assieme a lei

Sabrina ha quattordici anni e girella con altre amiche attorno al banco delle chincaglierie, spizzicando qui è là, dentro ciotole colme, qualche orecchino, qualche spilla, girandosi ogni tanto per vedere dov'è la madre che c'ha i soldi e potrebbe comprarle qualcosa che la Sandra ieri c'aveva un prendisole nuovo, azzurro, così carino e lei è da un pezzo che glielo dice alla mamma che lo vorrebbe pure lei un prendisole anei no meglio un pagliaccetto magari nero di quelli che vanno tanto adesso ma se non c'hai le spalle belle e abbronzate sembri in canottiera e la Silvia che voleva farsi Maurizio s'è presa uno sguardo ironico quando è arrivata caracollante sui tacchi con quell'aria da

Si ai semafori, ma quando?

Nel numero del maggio scorso avevamo pubblicato una lettera che la nostra lettrice Liliana Galli aveva inviato al Sindaco di Milano per chiedere che venisse installato un impianto semaforico in piazza Zavattari, a San Siro, data la periodicità del traffico che vi scorre ad alta velocità e con forte densità.

Ora la stessa lettrice ci fa pervenire due lettere da lei avute in risposta e che noi ci premuriamo di pubblicare.

La prima è del sindaco, che scrive: "Gentile signora, ho trasmesso la sua lettera alla ripartizione Trasporti, Traffico e Viabilità, competente in materia, perchè esamini il problema e le dia diretto riscontro. Cordiali saluti, Carlo Tognoli".

La seconda, spedita sedici giorni dopo, è della Ripartizione Trasporti, Traffico e viabhità ufficio Z. A. R. P.0. 5 e dice: "Oggetto: Richiesta installazione semaforo in piazzale Fratelli Zavattari. Con riferimento alla nota 26 marzo

Ç

1979, concernente l'oggetto, si ha il piacere di comunicare che il nuovo piano di ristrutturazione — della rete semaforica cittadina prevede anche l'installazione entro breve tempo — dell'impianto semaforico in P.le Zavattari. Ringraziando per la cortese collaborazione, si porgono i migliori saluti. Firmato l'Assessore Dr. Ing. Vittorio Korach".

Per parte nostra vogliamo anche noi ringraziare il sindaco Carlo Tognoli ed il vice sindaco Vittorio Korach per il loro sollecito interessamento e per la loro altrettanto sollecita risposta. Ci auguriamo che di tanta sollecitudine si facciano carico anche gli uffici comunali preposti a studiare i progetti ed a realizzare gli impianti. Non vorremmo la burocrazia facesse allungare i tempi che la Ripartizione trasporti assicura brevi anche perchè ogni giorno che passa c'è il rischio che accada qualche incidente grave, magari mortale.

perenne "su" e le spalle scoperte ma è troppo magra e si vede fin troppo bene che c'ha le spalle storte, la scoliosi come si dice, ed è pure gobba, a Maurizio non gli piace di sicuro ..." Maurizio sta zoccolando lentamente, succhiando un gelato in sella al motorino, a fianco degli amici a piedi. Stefano racconta della festa a casa della Silvia che Dario e Toto c'avevano un po' di nero ma non se lo sono dati cazzo perchè c'erano i genitori che ogni tanto venivano lì chissà che scene se annusavano e poi quelle due ma le hai viste? Chi ce le ha portate? Forse erano fuggite di collegio che Mauro ci prova e ancora un po' scappavano ... E la Silvia com'è che non ti prende? Mica tanto giusta quella e l'hai vista cazzo quella volta ch'è caduta dal motorino? Cazzo sembrava avesse fatto sette piani a rotoloni da come piangeva.... Maurizio annuisce distratto scuotendo i riccioli biondi: è stato un colpo di sole mamma ... ma che colpo di sole, ma fammi il piacere che se ti vede tuo padre coi capelli tinti ti dà sul serio uno di quei colpi ... Ma cazzo possibile che in questa

casa rompano tutti? Lasciatemi in pace una buona volta, fatti gli spentolamenti tuoi che io ai miei capelli ci penso io ...ah sì veramente, che vai in giro peggio di quel tipo, come se c'ama sì quello zero ch'è proprio uno zero e dico io cosa fanno a mettere in giro certa roba e rovinare tanti giovani .... guarda qui sembri uno straccione senza famiglia, quegli zoccoli lì che tra poco ci puoi vedere attraverso, ma compratene almeno un paio nuovo che se non c'avessi i soldi capirei..." Maurizio si guarda in giro tranquillo, cerca facce nuove al mercato, in fondo di quella Silvia gliene frega mica troppo ma magari, se è vero che ci sta, se la farà un po', se no dicono che non è figo e poi così sempre meglio che niente: che schifo questo gelato, la prossima volta mi prendo un ghiacciolo.

La signora Rossetti intanto è quasi giunta al suo turno: è in coda da più di mezz'ora e ha già trovato il modo di farsi raccontare dalla signora dietro di lei com'è che lo cucina lei il coniglio, sì che lo lascia marinare più di me ma ci vuole un bel po' di tempo, a proposito di tempo son

già le dodici e mezza e ai ragazzi e a Gianfranco che gli do oggi?..." Eh sciura su che c'ho fretta. devo andare a casa a cucinare" "C'hanno tutti fretta signora e pensi lei che io oggi non mangio, sto qui a smontare" "Eh lo so che fate una vita dura ma guadagnate bene, basta vedere la gente che c'è qui" "Ma è perchè c'abbiamo roba buona, assaggi, assaggi questo parmigiano e mi dica dove lo trova così buono a così poco prezzo" la signora Rossetti assaggia e annuisce "Già, sì c'ha ragione. poi me ne taglia un bel pezzetto vero?"

Tra la folla ingarbugliata di urla, clacson di macchine che s'avventurano tra i pedoni impadronitisi della via, canzoni che raccontano un sesso non più peccaminoso ma patetico e provinciale, e venditori che si scambiano amichevoli battutine, Sabrina ha ritrovato sua madre e l'ha convinta a comprarle quella spilla mica male, sull'azzurro, che starà bene sulla maglietta a righe, proprio come quella che c'aveva la Francesca la volta che sono andati in piscina. Kim

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PIAZZA ZAVATTARI
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11.
y Agli spacci alimentari S. Siro via C. Dolci ang. via Ricciarelli da IVANA e PIERINO formaggi freschi di qualità Pescheria MASSARI pesce sempre fresco di giornata specialità zuppa di pesce

UN POETA AL MESE Tre poesie di Roberto Zappa

Niente e me

Pretestuose caramelle a gas v'incanalate pratiche disilludendo navi di tempo e spazio

Niente e me terra terra che non ricomincia

In me

In me

l'acqua si fa terra il sogno schianto e l'abitudine orrore.

In una speranza mortale apprensioni lontane come pioggia sicura, inchiostro che lava l'incanto crollato. Mortaio di voci che scelgono alberi e cieli rinfioriti

Per un po di sabbia che si sparge al vento senza sapore, ma col segno di una destante malignità. Al lieto giorno di quest'epoca scialba so d'esserci giunto io con la scure che apri il sole e ridonò la luce.

Ottorino Respighi nel centenario della nascita

Resto

Fiera ;ntesa qualcuno invoca invece resto io a dissipare dubbi magra abitudine a dir il vero restare e maledirsi, coprir con cenno loquace fuga Sembra storica l'onda che attinge in voce roca ma entusiasma solo avidi che possono addentarsi il cielo Ascoltando le macchie eburnee che diffonde l'ora statica resto filo d'erba quasi impazzito tra boschi e mari di vita.

Vita per non cedere

Roberto Zappa ha ventidue anni. Vive e lavora a Milano. Ha conseguito presso l'istituto E. Conti il diploma, mai utilizzato, di perito in telecomunicazioni. Nella presentazione all'opuscolo di poesie "Vita per non cedere" da lui pubblicato questo giugno, per le edizioni "La tattica", racconta di scrivere dal settembre 1971 "continuando con quella passione che si tramuta in forza al momento di dover cercare la propria vita..." Dalle sue poesie si ricava soprattutto un'impressione di giochi di parole in cui la ricerca di musicalità e armonia, esterne al significato, sovrastano il contenuto che appare, a una prima lettura, celato in una ambiguità segretamente covata, in alcuni punti forse un po' forzata. Alcuni versi infatti perdendo la chiarezza e l'immediatezza di comunicazione, vengono completamente sacrificati all'originalità dell'espressione totalmente rinnovata, che può rischiare di soccombere nella semplice trovata, nell'effetto tout court. I temi della alienazione, della solitudine non esplicitamente narrata traspaiono dall'introspezione continua, ossessionante, che deforma la realtà attraverso una visione particolarissima di cose e situazioni persino banali. Alcune poesie risultano francamente oscure. Utile, riteniamo, sarebbe stata una spiegazione delle più difficili: la comunicazione corre il rischio di essere sin troppo reversibile: dal poeta al

Già da alcuni anni è in uso commemorare illustri artisti del passato, ma ciò che più è strano è che vi siano due categorie in tal senso: i parenti ricchi e i poveri, uno di questi è Ottorino Respighi. Non si sa per quale sortilegio si tende ad ignorare nel mondo musicale il valore di tale compositore tanto che solo due manifestazioni sono state dedicate con sforzo a suo ricordo é il concerto a S. Cecilia in Roma diretto dal M. Ceccato e a Milano il Concerto RAI diretto da M. Bruno Aprea. Molti hanno dimenticato che nel breve arco della sua vita Respighi assieme a Casella Pizzetti e Malipiero ha caratterizzato un periodo della nostra storia musicale detta "Rinascita" con la rinnovata attenzione alla musica sinfonica e da camera dopo la lunga parentesi operistica.

poeta, impedendo, in alcuni momenti persino al lettore attento, di attingere ad essa.

Tuttavia tutte le poesie paiono percorse dalla stessa ansia di liberazic.,,ie da abituali schemi verbali, pronte a rivolgersi a una ricerca dell'Assurdo in cui le immagini, sempre più indistinguibili, si accavallano tormentate, in un susseguirsi di parole ora tumultuose ora cadenzatamente scarne e arrovellate. Quella di Roberto Zappa appare una poesia tesa alla necessità di frantumare il linguaggio stantio dai cui resti far scaturire una voce nuova votata "a dissipare dubbi - magra abitudine a dire il vero: restare e maledirsi" in una purezza ancestrale risorta attraverso una spietata e ardita volontà di spezzare modelli di pensiero retorici e confusi in un grigiore disperante. Pur ritenendo indubbiamente valida e opportunamente affinata l'intuizione poetica di fondo, crediamo necessario porre in risalto il rischio di scadere, avendo opportunamente scavalcato il linguaggio piatto, generico e amorfo, in una oscurità vagante per una personalissima distesa di inquietudini, che risulta spesso indecifrabile, alienata alla comprensione altrui, racchiusa in un compiaciuto monologo interiore, incapace di elevarsi a chiarezza espressiva pur mantenendo integra la stupevole e insolita intuizione originaria.

P.R.

La scrittura di Respighi classica all'inizio. risentì poi degli influssi dell'impressionismo francese (Debussy). di quelli russi frequentando Rimsky Korsakov a Pietroburgo. di Max Bruch con il quale studiò a Berlino e soprattutto di Richard Strauss rappresentante del tardo romanticismo tedesco. Da tutte queste esperienze trasse la tecnica precisa della strumentazione, la ricerca e il gusto dei colori che caratterizzerà tutta la sua opera, dai poemi alle opere teatrali che sfocierà nell'opera più riuscita: Le fontane di Roma. Il contatto con le correnti europee fece si che egli era aggiornatissimo culturalmente. ma fu legato dalla tradizione italiana popolare, tanto che il suo gusto coloristico e naturale cedé il passo ad una tematica popolaresca di tipo romano risalendo anche al passato. Fu incline al canto liturgico ed in molti suoi lavori attinse al canto cristiano antico con armoniose modali avvicinandosi a Pizzetti. A Respighi quindi il merito d'avere alimentato nuovo interesse al suo tempo per la musica strumentale, anche se all'inizio da italiano si dedicò all'opera. in seguito il suo interesse lo spinse alla riscoperta dell'antico patrimonio strumentale italiano con intelligenza e fantasia. Mori lasciando incompiuta l'ultima opera "Lucrezia" terminata dalla moglie Elsa Olivieri Sangiacomo. Le pagine più belle delle sue composizioni sono apprezzate ed amate in tutto il mondo. La sua prematura scomparsa fa rimpiangere un artista vero, suggestivo, limpido e profondo e deve essere ricordato come uno dei più brillanti compositori del nostro tempo.

Composizioni:

12 opere teatrali tra cui "La campana sommersa"

19 opere orchestrali tra cui: Le fontane di Roma - I pini di Roma

- Gli Uccelli - Feste romane

5 composizioni da camera: Quartetti etc.

16 composizioni da camera: liriche e cori

7 composizioni per pianoforte e organo e molte trascrizioni dalle opere antiche (MonteverdiMarcello - Tartini)

Piergiuseppe Corà

BIBLIOGRAFIA

Elsa Respighi: Appunti per un ritratto di Ottorino Respighi (Roma 1946)

Elsa Respighi: Ottorino Respighi (Milano 1954)

J. Marx - Ottorino Respighi (Vienna

1947)

Gavazzeni - In morte di Ottorino Respighi (Milano 1956)

V. Terenzio - Appunti su Ottorino Respighi (Milano 1956)

Fleischer - Respighi e Strauss neo romantici (Milano 1938)

Labroca - Respighi cordiale e solitario (Venezia 1959)

Rinaldi - Ottorino Respighi (1961)

Rossellini - Il teatro di Respighi (1961)

C. Rostand - Ottorino Respighi e la musica strumentale (1961)

ABBIGLIAM ENTO UOMO - DONNA di battaglia Bruno

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LE MANUTENZIONI NELLA NOSTRA ZONA

Spendiamo con oculatezza

Come funziona la commissione licenze edilizie - manutenzioni? Sollecitata una partecipazione costante e non episodica - La necessità di una programmazione pluriennale

Nel bilancio di previsione per il 1979, pubblicato sul numero di marzo del nostro giornale, il Consiglio di Zona 19 ha destinato circa la metà delle spese preventivate alle manutenzioni da effettuarsi nella zona. Per essere più precisi su ogni cento lire di spesa previste per la nostra zona 49 lire e 50 centesimi circa saranno spesi per attuare le delibere che il Consiglio ha adottato in base ai pareri espressi dalla sua Commissione licenze edilizie e manutenzioni.

Cos'è tale commissione e come funziona?

Lo chiediamo al suo coordinatore, il consigliere architetto Maurizio Grandi, del gruppo comunista, il quale ci precisa che essa ha in primo luogo il compito di programmare le manutenzioni straordinarie delle attrezzature pubbliche della zona di proprietà comunale, quali, gli asili nido, le scuole materne, elementari e medie inferiori, gli impianti sportivi ed il verde (esclusi le attrezzature ed i parchi a livello urbano), i mercati rionali, le strade, ecc. "Inoltre — aggiunge — attualmente è investita anche del compito di discutere le richieste di licenze edilizie, su cui deve esprimere un parere entro venti giorni dall'inoltro, e questo compito, che si sovrappone all'esame delle manutenzioni, è incompatibile con qualsiasi attività di programmazione".

Cosa si intende per manutenzioni straordinarie?

"Contrariamente a ciò che il termine sembra indicare si intendono come straordinarie le manutenzioni programmabili, ossia quelle dovute all'invecchiamento naturale delle strutture, quali possono essere, per esempio, lavori di imbiancatura, rifacimento di tetti o di manti stradali, ecc. Per manutenzioni

milano 19

Mensile di informazione politica e cultura della Zona 19

Direttore: Gianpiero Pagetti

Direttore responsabile:

Libero Traversa

Redattori: Gianfranco Bassi

Anna Bontempi

Claudio Bruni

Alessandro Cappelletto

Adalberto Crippa

Luigi Gnemmi

Patrizia Romano

Luciano Zagato

Pubblicità:

Eugenio Battistini

Editore:

Circolo Giulio Trevisani -

A.R.C.I.

Direzione - redazione - ammini-

strazione: Via Appennini 41 - Mi-

lano Tel. 3539458

Registrato al Tribunale di Milano al n. 388 dall'11.11.1978

Stampa: Coop. Guado, Castano l° (Mi) - Tel. (03311881475/881228

Prezzo una copia L. 300

Abbonamenti annui:

ordinario L. 3.000

Sestenitore L. 5.000

Speciale L. 10.000

La collaborazione è aperta a chiunque.

Lettere e manoscritti non firmati verranno cestinati.

ordinarie si intendono invece quegli interventi urgenti dovuti a guasti accidentali, quali la sostituzione di vetri rotti, la ripartizione di strade danneggiate dal gelo e così via".

ASSENTI GLI ORGANI COLLEGIALI SCOLARI

Come è composta la commissione e come funziona?

"Ne fanno parte nove membri, oltre a me, ma non tutti sono attivi. A volte funziona con la sola presenza mia e di un consigliere, il consigliere Magrone per la precisione", ci risponde Grandi aggiungendo che si sono verificati casi di sedute non valide per la mancanza del numero legale, e lamentando in primo luogo il fatto che i rappresentanti degli organi collegiali delle scuole, cui vengono regolarmente inviate le comunicazioni di ogni convocazione, siano solitamente assenti, salvo qualche sporadico caso in cui si presentano per avanzare, per la propria singola scuola, qualche richiesta, per poi ripresentarsi dopo qualche tempo a lementarsi se essa non viene soddisfatta, magari senza tenere in alcun conto di necessità più urgenti che possono esistere nella zona.

Quale valore hanno i pareri espressi dalla commissione?

"Tali pareri vengono presentati al Consiglio di Zona, che li discute, li approva, oppure li boccia o li modifica, verificandone la compatibilità con il bilancio ed emettendo quindi delle proprie delibere, che hanno valore esecutivo. Bisogna comunque precisare che il Consiglio di Zona non ha però poteri sull'attuazione dell'intervento, come ad esempio sull'appalto delle opere.

Quanto incidono le manutenzioni sul bilancio di Zona?

Su una cifra complessiva di 3 miliardi e 31 milioni di delibere del suó bilancio di previsione per il 1979 il consiglio di Zona 19 ha stanziato un miliardo e 501 milioni per le manutenzioni, di cui un miliardo e 96 milioni per le scuole, 260 milioni per le strade ed il resto per altri interventi, ci precisa il consigliere Grandi, sottolineando che, anche se certamente non sufficienti per soddisfare tutti i bisogni, si tratta di cifre comunque notevoli, specie se rapportate a quelle del 1978 (quando per la nostra zona erano stati stanziati soltanto 200 milioni per le scuole) ed ancor più a quelle degli anni precedenti, e comunque tali da permettere di porre rimedio a molte situazioni che si trascinavano ormai da anni.

PROGRAMMARE GLI

INTERVENTI Come si è giunti a preventivare tali spese?

"Il bilancio è stato formulato tenendo conto di tutte le richieste che ci sono pervenute fino al gennaio 1979. Tutte le verifiche, per quanto riguarda le manutenzioni, se le sono sobbarcate cinque membri della commissione, che hanno visitato la quarantina di scuole della zona che avevano avanzato delle domande, non senza incontrare seri ostacoli, come ad esempio alla scuola Gaetano Negri, una di quelle che maggiormente incidono sulle manutenzioni, che ci ha impedito l'accesso per il sopraluogo", ci spiega il consigliere Grandi sottolineando il positi-

vo apporto dei geometri Gestori, dell'Amministrazione comunale, e Borroni, della Zona.

Quali saranno i tempi di attuazione delle manutenzioni previste? "Gli attuali tempi tecnici e burocratici fanno presumere che i lavori previsti nel bilancio 1979 verrano eseguiti nell'80", ci risponde l'arch. Grandi aggiungendo che non ci si deve comunque rassegnare a questo dato di fatto. Per modificarlo però oltre al problema più ampio della riforma della macchina comunale è necessario la partecipazione sia di tutte le forze politiche presenti nel Consiglio di Zona, sia dei rappresentanti degli utenti, in modo di poter seguire tutto l'iter di ogni pratica, fino al compimento dei lavori. "Senza nulla togliere al Consiglio di Zona ed alla sua sovranità, ma anzi per agevolarlo

nell'esercizio dei suoi poteri deliberanti, sarebbe opportuno che l'Amministrazione comunale oltre che fornirlo di uha più cospicua dotazione di strumenti tecnici (ad esempio i rilievi delle scuole e degli altri edifici) formulasse dei programmi quadro per interventi più consistenti di manutenzione e di adeguamento funzionale sia per gli edifici più vecchi, sia per problemi rilevanti a livello cittadino, come l'abbattimento delle barriere architettoniche per gli handicappati".

E per il prossimo futuro? In settembre la commissione riprende la sua attività, dopo le ferie estive, partendo da una valutazione delle scelte finora fatte ed iniziando l'impostazione di una vera e propria programmazione pluriennale di interventi".

P.G.T.

Fotografiamo la zona 19

Puccin da scigul um bar e luganega: (intingolo di cipolle, lombo e salsiccia): Kg. 1 di luganega rossagr. 500 di fettine di lombogr. 800 di cipolline interemezzo bicchiere vino rossogr. 30 di burro. Mettere in un tegame fondo di terracotta il burro con la salsiccia punzecchiata e farla cuocere pochi minuti insieme al vino, aggiungere il maiale tagliato a fette alte cm. 1 oppure a pezzetti dello stesso spessore e farle cuocere senza sale a fuoco brillante per pochi minuti finché abbiano perso il sangue. A parte cuocere nel burro le cipolline sbucciate senza sale perché non si sfacciano troppo rapidamente e lasciarle cuocere a fuoco moderato senza che prendano colore e senza coperchio perchè non facciano acqua, rivoltandole spesso.

Appena cotte, unire salsiccia e maiale, rimestare, salaree portare subito in tavola. Il sugo deve essere abbondante.

Avete una macchina fotografica?

Avete la passione della fotografia?

Noi abbiamo un giornale su cui pubblicare le vostre foto. Vogliamo anche le vostre foto nel nostro archivio.

E' un occasione per cominciare a partecipare attivamente alla realizzazione del Vostro giornale.

Ci servono fotografie da utilizzare su Milano 19 che riguardano la zona, la sua vita, i suoi abitanti, le sue case, le sue scuole. Queste foto verranno pubblicate man mano che i servizi lo richiederanno.

Scrivete il Vostro nome dietro ogni fotografia in modo da poterlo indicare all'atto della pubblicazione sul giornale.

Vi preghiamo di non chiederci restituzioni e di intendere questa collaborazione come l'inizio di una fattiva partecipazione a Milano 19.

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La nostra col . cucina
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Nella Zona 19 abbiamo una percentuale molto alta di anziani: circa il 14,6 per cento della popolazione, ossia un totale di oltre 16 mila anziani, di cui 6.164 vivono soli, molto spesso in ambienti malsani e con scarsa assistenza. In tutta la città di questi casi ne abbiamo oltre 117 mila. Il discorso dell'anziano e della sua assistenza risale al lontano 1973-74, quando sono sorti i primi quattro "centri geriatrici", nelle zone Centro, Loreto, Sempione e Ticinese, per un totale di undicimila anziani assistiti. Per quanto riguarda le disponibilità del Comune non sono un granchè: soltanto un centinaio di operatori a disposizione tra collaboratrici, infermieri ed assistenti sociali e sanitarie.

A tutt'oggi i "centri geriatrici" sono ancora soltanto quattro, ma, secondo quanto ha assicurato l'assessore all'assistenza Carlo Cuomo, entro il 1980 il Comune di Milano si propone di aprirne altri: uno per ogni zona. E' ciò che noi auspichiamo in quanto la necessità è tanta ed urgente.

Parche ci sta tanto a cuore la situazione di questi ex lavoratori che sono stati lasciati a se stessi, senza preoccuparsi di pensare oltre alle loro condizioni? Non si è voluto tener conto, dal giorno del loro pensionamento, che tutte queste forze, che hanno dato al Paese tanti anni di lavoro e di esperienza, erano e sono ancora forze che possono essere recuperate ed inserite, se non vogliono che dopo qualche anno diventino soltanto un "ghetto di cronicari". Noi questo lo vogliamo escludere, vogliamo contare ancora qualcosa nella vita "vogliamo ancora essere vivi".

Ad una riunione indetta dall'assessorato all'assistenza del Comune di Milano, cui abbiamo partecipato, una pensionata ha lanciato un appello a tutti i pensionati ancora autosufficienti affinché andassero nelle fabbri-

Gli anziani sono Stanchi di essere emarginati

L'assegnazione al Consiglio di Zona della palazzina di Piazzale Selinunte, a S. Siro, consente l'apertura di un centro geriatrico - spetta agli anziani della Zona gestirlo.

che a spiegare ai lavoratori prossimi al pensionamento che non ci si deve adagiare nel "finalmente ho finito di lavorare", perché dopo qualche tempo sentiranno la necessità del reinserimento. Ma torniamo alla nostra zona, che si estende fino all'estrema periferia e nella quale mancano ancora molte comodità. Dopo tanti anni di lotte e di proteste siamo riusciti a farci assegnare la "famosa" palazzina di piazzale Segesta, a S. Siro, che per tanti anni è stata rifugio per le ragazze madri e poi era stata adibita a scuola materna.

Con la sua assegnazione da parte del Comune al Consiglio di Zona 19 è ora possibile adibirla a "centro geriatrico", ma toccherà a noi, agli anziani della zona gestirla. I locali sono molto grandi e belli. Ora spetterà a quel comitato di gestione che si creerà Portare avanti tutto il lavoro che bisogna fare per arrivare ad una efficiente funzionalità nel più breve tempo possibiia affinché si possa dare una risposta a tutte quelle necessità che tutto il quartiere (anziani e giovani) ritiene prioritario. Senza voler nulla togliere a chi sarà preposto alla gestione, riteniamo sin d'ora che si debba, in via prioritaria, aprire con urgenza l'ambulatorio, che tra l'altro è già attrezzato, per poi andare avanti con tutto il resto che si deve realizzare.

Ciò che attualmente gli anziani di

S. Siro chiedono al Consiglio di Zona è che si faccia pressione affinché si possa, nel più breve tempo possibile, avere un custode, non tanto per la sicurezza del locale, quanto per mandare avanti più in fretta i lavori ancora da fare, che sono parecchi.

Sono convinto che tutto ciò che finalmente si è ottenuto sia motivo di orgoglio per tutta la popolazione di

S. Siro e soprattutto per quegli anziani che fino ad ora hanno dovuto, per

NELLA NOSTRA ZONA

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motivi diversi, rimanere per la maggior parte del tempo rinchiusi nelle quattro mura delle proprie abitazioni, uscendone, in molti casi, magari una sola volta alla settimana, vuoi per la relativa "non autosufficienza", ma anche per la carenza di verde e, non essendovi posti accessibili alle modeste entrate dei pensionati, alla mancanza di spazi dove incontrarsi e scambiare qualche parola, cosa che invece sarà possibile fare nella palaz-

zina di piazzale Segesta, magari nel verde del suo grande giardino interno. Tutti sappiamo che il quartiere S. Siro è costituito prevalentemente da case popolari tutte, per la nostra sfortuna, senza ascensori, che non sono un lusso, ma una necessità per quelle persone, soprattutto se sole, che abitano agli ultimi piani. Qui mi rifaccio all'appello lanciato dall'assessorato assistenza dell'amministrazione comunale oer il cosidetto volonta-

Comune di Milano

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riato, ma anche con una sia pur modesta retribuzione, affinchè gli anziani "autosufficienti" vengano utilizzati, nel limite delle loro possibilità, per aiutare quanti se non aiutati non potrebbero partecipare alla vita del "centro geriatrico". Ritengo che questo possa essere un compito nostro, per la società per cui operiamo. Ora, amici anziani, al lavoro per realizzare ciò che abbiamo sempre desiderato. Fernando Gruppioni

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