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Anno IV N. 3
Marzo 1957
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PRIMA RICHIESTADi LICHZIAMODTI
la F. I. O. M, e la C. I. S. L. propongono le stesse soluzioni YE1CMI
Con una procedura anticontrattuale e comunicandolo alla Commissione Interna dopo che la prima lettera di licenziamento era stata inviata, la Direzione ha licenziato questa settimana 8 lavoratrici.
Questo fatto di enorme gravità ha provocato la più viva reazione di tutti i lavoratori che vedono in questo primo atto il tentativo di creare un precedente per ulteriori e più gravi conseguenze.
Da parte delle organizzazioni sindacali della FIOM e della CISL vi è stata una presa di posizione attraverso loro comunicati ove indicano la via per la soluzione del problema nella riduzione dell'orario di lavoro con la paga a 48 ore, nel
rientro in fabbrica del lavoro eseguito fuori ditta e nella sospensione totale degli straordinari.
Nello stesso tempo la Commissione Interna si è riunita per esaminare la situazione presente e le prospettive future. Al termine della riunione la stessa ha richiesto un immediato incontro con la Direzione che mentre scriviamo (domenica M non è ancora avvenuto.
Tutti i lavoratori devono avere chiaro che per poter risolvere il problema è necessaria una vasta azione unitaria che ponga dichiaratamente l'obbiettivo del passaggio alle 40 ore pagate 48 in modo che nessun lavoratore debba essere oggi o domani licenziato, sia esso
a contratto a termine o dell'impresa ALACI, poichè anche essi fanno parte integrale della Borletti come lo dimostra il fatto che pure loro hanno votato per la Comm. Interna. Da qui si deve creare la più fraterna e solidale unità fra tutti i lavoratori della fabbrica, siano essi fissi, fissi a contratto o a termine o dell'ALACI, perchè se ora colpiscono una categoria domani possono colpirne un'altra.
Poichè sia la FIOM che la CISL rivendicano le medesime soluzioni del problema, la Commisione Interna, in modo unitario, le faccia proprie ed appoggiata dalle Organizzazioni Sindacali si metta alla testa dei lavoratori nella lotta per ottenere una giusta soluzione.
LA GIUSTA CAUSA ANCHE NELL'INDUSTRIA
Nelle scorse settimane gli On. Di Vittorio e Lizzadri, segretari della CGIL, assieme ad un altro gruppo di autorevoli parlamentari, hanno presentato alla Camera dei Deputati un progetto di legge sulla • Regolamentazione del licenzaimento ., che ha avuto vasta eco sulla stampa e negli ambienti politici, economici e sindacali, come tra i lavoratori della nostra fabbrica.
Certo ai lavoratori non è sfuggita
l'importanza di questa iniziativa, che è frutto di una meditata elaborazione e di un ampio dibattito fra i lavoratori delle più grandi fabbriclie italiane.
Due principi fondamentali venga no introdotti dal progetto di legge, in materia di licenziamenti: la « giusta causa » e il • giustificato motivo . che debbono essere sempre provati dal datore di lavoro. Viene cioè, in primo luogo, stabilito
UNA PETIZIONE Al PARLAMENTO
E' stata lanciata in questi giorni una petizione al Parlamento della Repubblica Italiana perchè discuta ed approvi le leggi già presentate allo stesso contro i « contratti a termine » e per la « giusta causa » nei licenziamenti. Eccone il testo:
« I sottoscritti cittadini, constatata la vasta ed arbitraria diffusione di contratti a termine imposti da numerosi datori di lavoro, in frode alle disposizioni di legge, chiedono:
I. - L'assunzione in pianta stabile di tutti i lavoratori occupati.
- La sollecita discussione da parte del Parlamento delle relative proposte di legge da tempo presentate da parlamentari di vari gruppi.
- L'approvazione della proposta di legge di «giusta causa » nei licenziamenti a favore di tutte le categorie dei lavoratori.
Quanto sopra viene richiesto a tutela di legittimi diritti del cittadino lavoratore previsti e sanciti dalla Costituzione Repubblicana a.
che il lavoratore non può venire licenziato che in seguito a infrazioni così gravi, rispetto ai doveri derivanti dal rapporto di lavoro, da non consentire neppure la continuazione provvisoria di questo rapporto. Non potrà in nessun caso essere considerata • giusta causa » la appartenenza del lavoratore a questa o a quella organizzazione sindacale o partito politico, nè l'esercizio dei diritti sindacali e democratici, nè la libera espressione delle proprie idee.
D'altra parte il progetto di legge stabilisce che può esservi « giustificato motivo » solo quando il licenziamento venga imposto da « imperiose e inderogabili ragioni, relative ad esigenze obiettive della impresa », tenendo però conto della « funzione sociale » che la Costituzione attribuisce alla proprietà privata e del principio dell'interesse della collettività a conservare e sviluppare le fonti di produzione ed a proteggere il diritto al lavoro.
I -lavoratori devono ora sviluppare una grande azione, unitaria, per far sì che questo progetto di legge venga approvato dal parlamento con sollecitudine e prima della scadenza del suo mandato, come stanno facendo attualmente i contadini per la « giusta causa permanente » nelle disdette.
In questo modo, operai e contadini, si trovano uniti in una grande lotta comune che è quella della garanzia del posto di. lavoro.
Ora che il lavoro delle commesse Nato è in via di esaurimento il problema del lavoro e dei mercati necessari per la veridita è diventato più che mai attuale per la nostra fabbrica.
Ma si domandano i lavoratori è proprio vero che la colpa è unicamente dei mercati? Evidentemente no! Questi, a loro volta, sono determinati dalle politiche dei rispettivi governi.
Per esempio, la politica della guerra fredda e della preparazione della guerra preventiva determina il mercato degli armamenti, il preferito dagli incl3iper i la fio. ri poichè sottrae immense richezze al benessere delle nazioni e riserva come ultima prospettiva la tragedia della guerra e della distruzione.
Nella nostra fabbrica, la cessazione delle spolette è determinata non da un nuovo clima di distensione internazionale, ma semplicemente dal cambiamento di strategia degli eserciti della Nato. Gli armamenti tradizionali vengono sostituiti da quelli atomici e per questo mercato ci pensa l'America, noi forniamo soltanto le basi e acquistiamo il diritto di subire le rappresaglie in caso di conflitto.
In questa situazione i mercati di pace trovano infinite difficoltà. Il magro salario dei lavoratori non riesce a formare gn forte mercato interno, anche se le necessità dei lavoratori sotto infinite. Ad esempio: quanti lavoratori della nostra fabbrica hanno bisogno della macchina per cucire e non possono acquistarla per il prezzo alto in rapporto alla loro paga?
Resta chiaro che le cose vanno in questo senso per la volontà di determinati ristretti gruppi interesse. I lavoratori sono la grande maggioranza, e la loro volontà deve farsi sentire affinché si imbocchi la strada giusta della concordia di tutti i popoli della terra al fine di costituire e pacificamente conquistare questi così necessari mercati che diano un sicuro lavoro anche alla nostra fabbrica.
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PERIODICO DEI LAVORATORI DELLE OFFICINE BORLETTI
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VITA DEI REPARTI E DEGLI UFFICI
Un infortunio che poteva avere gravi conseguenze si è verificato ultimamente nel reparto sveglie.
L'infortunio è accaduto su una pontac automatica, ed ha schiacciato le dita all'operaia addetta e successivamente anche al capo squadra, mentre stava dimostrando al capo reparto come era accaduto l'infortunio.
Per accelerare il lavoro, infischiandosene della sicurezza dei lavoratori, questo congegno venne tolto -e ciò ha portato, come conseguenza, l'infortunio 'al quale accennavamo.
A seguito di questo il capo re-, parto provvide lo stesso giorno a far rimettere sulla macchina il vecchia congegno di sicurezza. Poichè que: sti vengono fatti per sélvaguardare l'integrità fisica dei lavoratori, sa: íà bene aumentare la produzioné con accorgimenti tecnici e non to-: gliendo le prevenzioni e mettendo a repentaglio i lavoratori! Daceordo dirigenti delle sveglie? Vogliamo aggiungere ancora due, righe per quanto riguarda gli infortuni. Ultimamente si sono fatti attendere i lavoratori infortunati un paio d'ore prima di inviarli all'ambulatorio per dar tempo di svolgere l'inchiesta sull'accaduto.
Ebbene non si esageri! Si invii immediatamente l'infortunato all'ambulatorio, provvedendo poi a condurre l'inchiesta sulle cause che l'hanno provocato e che in tanti casi sono della natura di quello avvenuto alle sveglie.
8 'marzo 1957
Quest'anno per la Giornata Internazionale della Donna la Dire-. zione, accogliendo in parte le richieste avanzate dalla Commissione Interna, ha permesso alle lavoratrici di celebrare la data con maggior soddisfazione degli anni passati.
Oltre al film (che per tre giorni ha fatto mangiare con l'imbuto una parte dei lavoratori, per far posto ai tifosi della celluloide) un dolce e la frutta hanno allietato la festa, anticipata al giorno 7 marzo.
Il Rag. Feré, a nome della direzione, ha dichiarato, che per quanto riguarda la richiesta di sorteggiare una macchina da cucire; data la impossibilità di organizzare cosi su due piedi la cosa, la proposta sarà tenuta nella debita considerazione. Le lavoratrici restano in attesa: ogni promessa è debito!
La festa si è felicemente conclusa venerdì 8, con la distribuzione della mimosa.
La situazione degli spogliatoi della divisione Trance è davvero intollerabile. Essa si trascina sin dal 1946, a nulla è servito l'imbiancatura per migliorare i servizi igienici. A sentire i lavoratori questo ambiente è definito un « pollaio e meno male che non tutti ne abbisognano, altrimenti sarebbe una vera babilonia.
Insufficienti e in condizioni pietose sono gli armadietti, quando piove poi si va in barca e, affezionati visitatori, sono certi topi, che a vederli, viene la pelle d'oca.
Malgrado le lagnanze a destra e a manca, ancora nulla è stato fatto per la loro sistemazione, così raccogliendo il desiderio dei lavoratori facciamo presente questo stato di cose perchè la Direzione provveda in merito.
Sistema antico
Negli spogliatoi delle officine sono stati affissi dei cartelli che ad un certo punto dicono testualmente :
«
6) - LA DIREZIONE:
a) Si riserva il diritto di aprire in qualsiasi momento (a mezzo di propri incaricati), il posto dell'armadietto per controllare il contenuto; il consegnatario è tenuto ad assistere di persona all'apertura ed a mettere a disposizione la propria chaive.
b) Declina qualsiasi responsabilità circa la custodia di quanto depositato negli armadietti ».
CONFINDUSTRIA
Spogliatoi trance TELEGRAMMI INFORTUNIO ALLE SVEGLIE
Confindustria invia a lavoratori suo plauso per continua rottura unità sindacale. Augurandosi che duri in eterno, garantisce suo intervento quando satà necessario. Stop.
INQUILINI
Inquilini augurano successo a proprietari et costruttori case, per loro continui sacrifici per dare ai lavoratori casa a 250.000 lire annue. Stop.
AMMALATI
Ammalati ditta Borletti — dopo rifiuto Fondo Malattia — si impegnano ad ammalarsi solo dopo l'i, lascio permesso direzione. Stop.
LAVORATORI
Lavoratori usufruenti mensa ringraziano continuo et inaspettato miglioramento vitto. Stop.
D O N N E, Donne ditta Borletti ringraziano direzione per continuo aumento velocità tappeti. Stop.
AZIONISTI
Azionisti ditta Borletti inviano a lavoratori loro plauso per continuo e costante aumento produzione e profitti: Stop.
PENSIONATI
Pensionati operai ringraziano direzione per loro sollecità allontanamento, anche prima del tempo. Pensione assicura 1/4 necessità della vita. Stop.
FIORI D'ARANCIO
« La prima e più efficace formula di collaborazione è quella di svolgere bene, con. coscienza e puntualità il proprio compito; ma l'impegno che anima ogni persona pub andare oltre lo stretto compito affidatole e raggiungere gradi sempre più elevati di collaborazione che servono a: porre in evidenza attitudini e capacità specifiche dei singoli; aumentare la produttività dell'azienda ».
Questa la premessa per cui si è dato vita alla Borletti alcuni anni fa al « concorso per le buone idee ».
A onor del vero, senza entrare nel merito delle cifre concesse ai premiati, ci sembra che finora questo « concorso » non sia ancora riuscito a stimolare i lavoratori. Quali le ragioni?
A parer nostro, senza voler fare i santoni, alcune cause sono le seguenti:
I lavoratori, come già « La Scintilla » ha scritto, ritengono che oltre al premio la ditta dovrebbe gratificarli anche di un aumento di paga, perchè l'invenzione, poi applicata, torna ad esclusivo vantaggio della ditta.
In secondo luogo e non di minor importanza, è bene segnalare che, da un po' di tempo a questa parte, il partecipare al concorso diventa un « delitto di lesa maestà » e sulla loro strada i lavoratori trovano sempre più ostacoli.
Taluni capi reparto, per non veder menomata la loro reputazione di tecnici, sconsigliano o ritengono addirittura superflua le invenzioni
proposte. A dire il vero non è affatto necessario che i lavoratori facciano sapere ai capi la loro partecipazione al concorso.
Recentemente un lavoratore premiato più volte, è stato elegantemente trasferito in un altro reparto. Perchè, altrimenti che ci stava a fare il suo superiore, se le innovazioni le scopriva sempre l'operaio?
Accade poi che, vagliata la proposta, con mille cavilli si dimostra che l'idea è buona, ma di fatto è supera, nello stesso tempo, però, si continua ad adoperare il vecchio attrezzo o a fare la produzione con il vecchio sistema.
La possibilità di una collaborazione tanto ricercata dalla ditta in base ai presupposti dai quali è nato questo concorso, vanno a farsi benedire.
Per rompere una situazione che si fa ogni giorno più pesante è bene che i lavoratori siano liberi da ogni interferenza nel partecipare al concorso, senza dover sopportare tanti paterni d'animo.
Alcuni consigli, se è lecito: una volta presa in considerazione la proposta sia la commissione giudicatrice eventualmente a contestare o meno la bontà della « buona idea » e non il direttore di divisoine.
E per finire, quando ci si trova di fronte ad un lavoratore altamente capace non lo si lasci crepare al suo posto, ma gli si apra la strada verso incarichi superiori, indipendentemente dal fatto che sia diplomato o no.
In omaggio alla facoltà di approvare leggi nell'ambito della fabbrica, la nostra Direzione ancora una volta ha voluto con questi avvisi far presente « un altro suo diritto riservato ».
Sui lavoratori: sospetti, diSposizioni, imposizioni ecc., sembra che contino poco e sono sempre tabù.
La dignità dei lavoratori non vale più niente, si continua ad abbindolarli con la parola magica « relazioni umane ».
Si fanno confronti con altri Paesi più civili, ma nella sostanza, alla Borletti, la Direzione noh tiene nessun conto di tali confronti: per la categoria operai, forse da essa considerata inferiore, vige sempre l'antico sistema.
IRNERIO
Si sono uniti in matrimonio Giuseppe Bonora, del reparto macchine automatiche, con Adele Ronzoni, del reparto Tachimetri.
NUOVA CULLA
La famiglia di Beolchi Franco e Bonfico Pinuccia, della divisione Spolette, è stata allietata dalla nascita di un bel maschietto al quale è stato posto il nome di Walter. Felicitazioni ed auguri.
A seguito di grave malattia è deceduto Tradigo Enrico, capo reparto delle riprese.
Le più sentite condoglianze ai familiari.
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LA VOCE DELLA BORLETTI DI CANEGRATE mai i liccruinil holano SI CONCEDA IL PERMESSO
L'uscita del nostro giornale con La Voce della Borletti di Canegrate s ha provocato molte discussioni e commenti fra i lavoratori della fabbrica e tra la popolazione del paese.
In ogni famiglia si è commentato con durezza di linguaggio, il trattamento riservato ai lavoratori della nostra fabbrica, e la dimostrazione
Perché 5 minuti?
Per quanto riguarda l'inizio del lavoro, il nostro contratto all'articolo 5, terzo comma dice:
Il terzo segnale verrà dato all'ora precisa per l'inizio del lavoro; a questo l'operaio dovrà trovarsi al suo posto per l'inizio del lavoro ».
Se il Contratto di Lavoro stabilisce ciò, perchè si insiste a voler chiudere i cancelli della fabbrica 5 minuti prima delle 8 e dire che per lo stesso orario si deve essere al proprio posto di lavoro?
Al lavoratore è sufficiente un solo minuto dall'ingresso per raggiungere il suo posto di lavoro, data la limitata ampiezza della fabbrica!
RIRPETTATA?
La legge sulla tutela delle lavoratrici madri stibilisce che le ditte devono dare alle lavoratrici madri (operaie ed impiegate) che allattano direttamente i propri bambini, per un anno dalla nascita di questi, due periodi di riposo durante la giornata per provvedere all'allattamento.
Questi riposi hanno la durata di un'ora ciascuno, e devono essere regolarmente pagati, comportano il diritto della donna di uscire dalla fabbrica.
Viene rispettata questa legge nello stabilimento di Cane grate?
Sia coerente
Tutti ormai sanno con quale metodo vengono buttate sul lastrico le lavoratrici della fabbrica di Canegrate.
Poichè la Direzione non ha neppure la correttezza di comunicare alle interessate con qualche giorno di anticipo questi provvedimenti, è mai possibile che faccia trascorrere anche giorni e giorni prima di cosegnare a queste lavoratrici i documenti di lavoro per poter percepire l' indennità di disoccupazione.
Valga l'esempio delle operaie licenziate ai primi di gennaio, che a causa del ritardo nella consegna dei documenti da parte della Borletti, hanno percepito l'indennità di disoccupazione solo al 1.o febbraio.
Abbia quindi la direzione, almeno la coerenza di consegnare immediatamente i documenti alle interessate.
di ciò si è avuta anche dal fatto che chi era in possesso del giornale, dopo averlo letto, lo passava alla famiglia vicina.
Purtroppo se la denuncia è servita come monito, a chi credeva di essere diventato il feudatario della fabbrica, la situazione continua a permanere tesa ed incerta per i lavoratori.
Si continua ancora con il solito sistema dei licenziamenti a singhiozzo. Non sappiamo fino a che punto essi sono giustificati, in quanto, mentre in febbraio si licenziava una decina di operaie, alcuni giorni dopo se ne assumevano delle altre che mai avevano lavorato alla Borletti.
Fra l'altro uno dei motivi per cui si licenziano le operaie, e poi si assumono ex-novo oppure delle altre, è dettato dal fatto che le operaie prima di guadagnare il 100% del cottimo (a parità di lavoro) come le altre lavoratrici devono attendere un periodo di circa 9 mesi.
E' questa una ulteriore forma di sfruttamento per ricavare maggiori profitti ai danni dei lavoratori.
Se questa è la situaizone che continua a perdurare, costatato che la Commissione Interna non sembra avere voce in capitolo nei confronti della Direzione, è bene che i lavoratori iscritti, dolenti e nolenti, nella stragrande maggioranza alla CISL, facciano _entire ai dirigenti di questo Sindacato l'esigenza di essere tutelati e difesi contro tutte le illegalità che vengono perpetrate nella fabbrica.
Se proprio non trovano soddisfazione alle loro aspirazioni, si rechino presso la Camera del Lavoro (FIOM) di Legnano per la tutela e difesa dei loro diritti. Ricordandosi anche che attraverso l'intervento del Sindacato, nel caso di licenziamento, matura la possibilità, oltre alle spettanze di liquidazione, di costringere il padrone a pagare una penale che va da uno a otto mesi di salario.
Bisogna però che i lavoratori si rendano coscienti che nulla cade dal cielo per bontà del padrone, ma bensì che si può ottenere ottraverso la lotta dei lavoratori tutti uniti.
Si riuniscano le due Cile
Sia la Borletti di Canegrate che quella di Milano dipendono dalla stessa Direzione generale, dallo stesso Ufficio personale e tutta una serie di questioni le accumuna sia sui problemi sindacali che su quelli del lavoro. L'unica cosa che le divide è la diversità della sede.
Riteniamo che sarebbe più che utile ai lavoratori di entrambe le fabbriche, che le due Commissioni Interne tenessero qualche riunione in comune.
Data la particolare situazione esistent , veda la Com—tissione Interna d • Canegrate, di provocare una prima riunione in comune con quella di Milano.
Egr. Signor Direttore, con piacere abbiamo visto che finalmente qualcuno ha incominciato a dire, senza peli sulla lingua, qual è il trattamento riservato alle lavoratrici della fabbrica di Cane grate.
Vorremmo, anche noi, far presente tramite il suo giornale un inconveniente che accade in questa fabbrica.
Spesso si comandano le lavoratrici a fare un'ora di straordinario alla sera, cioè a lavorare sino alle 19. In questo modo, le lavoratrici che abitano nella zona del Magentino, si vengono a trovare senza mezzi di trasporto per il ritorno a casa.
Da Canegrate partono due treni per Milano, e precisamente uno alle 18,56 e l'altro alle 19,58. Uscendo dal lavoro alle 19 non si può prendere il primo e non rimane che girovagare per Canegrate tino alle 20.
Le operaie che debbono servirsi
di questo secondo treno, una volta giunte a Rho, non hanno più nessuna corriera che le porti a destinazione ed a loro non resta che fare vari chilometri a piedi oppure in bicicletta.
Che non possa la Direzione della Borletti eliminare questo inconve• niente, per le operaie che abitano nel Magentino, facendole lavorare sino alle 18,30?
Un gruppo di familiari di Operaie di Canegrate
Più che giustificata e umana, la richiesta di questo gruppo di familiari delle operaie di Canegrate.
Vorremmo far presente alla direzione di Canegrate che, nella fabbrica di Milano, per i lavoratori in queste condizioni viene concesso un permesso permanente per uscire di 5-10 minuti prima del termine dell'orario di lavoro; non si può fare altrettanto per le operaie di Canegrate che abitano nel Magentino?
LA DIREZIONE AFFONDA IL FONDO MALATTIA
Cara Scintilla, dal tuo ultimo numero apprendo i/ rifiuto della direzione per il Fondo Integrazione Malattia, motivato dal fatto che i lavoratori ne approfitterebbero per aumentare le assenze.
Se ne approfittassero giustamente per curarsi fino a che il medico lo ritiene necessario sarebbe dunque un delitto?
Questa gente allora crede che la migliore ricetta per guarire presto sia quella che, oltre alla preoccupazione per la malattia, si debba avere anche la prospettiva di prendere pochi soldi per i fabbisogni familiari!
Se la pensano così, c'è da avere paura che un giorno o l'altro tolgano quel poco che già paga la Mutua e in seguito, magari, che istituiscano delle multe per chi gode scarsa salute?
Come è facile e comodo non voler risolvere i problemi scaricando la colpa sulle spalle degli operai!!
La risposta negativa rende palese tutta la mentalità retrograda della direzione che sottintende, nel concetto, che i lavoratori pe ressere tali non devono elevarsi troppo, altrimenti diamine, non esiste nessuna differenza.
La nostra fabbrica è all'avanguardia dei nuovi metodi di produzione, nella utilizzazione delle ultime tecniche, è all'avanguardia tra le idustrie in cui i profitti salgono sempre più in alto ed è purtroppo anche all'avanguardia tra quelle aziende che non concedono niente ai loro dipendenti.
Cara Scintilla, termino augurandò a tutti i lavoratori che venga presto il giorno che si costituisca un forte Sindacato che strappi a questa gente quel minimo di umanità necessaria per una convivenza civile. Un lavoratore
L'intenzione di chi ha avanzata questa richiesta è quella che ogni lavoratore abbia la fortuna di non avere mai bisogno della Mutua. I lavoratori erano disposti con il loro contributo ad avviare ad una felice soluzione questo problema, chi ha mancato è stata proprio la parte che più gode i beenfici della salute dei lavoratori.
R.
A PROPOSITO DI LOANO
Cara Scintilla, la Mutua Aziendale ha scelto da molto tempo come convalescenziario al mare per gli operai ammalati, una pensione a Loano sulla riviera ligure. Il posto è magnifico ed il cibo abbondante, ma per i mutuati della Borletti si usa un trattramento speciale, che è quello delle camere.
Infatti ad essi si destinano quelle più scadenti, agli ultimi piani, e prive di riscaldamento.
Poichè anche la Mutua paga la retta come gli altri, non si può provvedere perchè anche ai dipendenti della Borletti si usi lo stesso trattamento usato agli altri clienti?
Ricevi distinti saluti.
UN MUTUATO
Giriamo la richiesta al Consiglio della Mutua che certamente provvederà in merito.
R.
4 la Scintilla
Direttore Responsabile GIUSEPPE NOVATI Autorizz. Tribunale Milano n. 352 Tiat. L'Aretina • Via Voramicci. 9 - Milano . I LETTORI CI 8~1 7 0112)
la Scintilla
XIV ANNIVERSARIO DEGLI SCIOPERI DEL MARZO 1943
Storica data:
MARZO 1%3
ORE 10
Marzo 1943 - ore 10. — Tutti i lavoratori dell'Italia del Nord fermano i motori e dichiarano sciopero per porre fine alla guerra e al regime fascista.
Vogliamo ricordare questa storica e decisiva data del movimento operaio italiano pubblicando due documenti dimostranti il tradizionale spirito di lotta e di libertà dei lavoratori della Borletti. Facciamo questo perchè serva d'insegnamento alle giovani generazioni, e di serio monito, affinchè nessuno si illuda di poter sopprimere lo spirito di rivolta che sempre anima ogni lavoratore di fronte all'ingiustizia e al sopruso, in merito ai quali, presto o tardi, come già nel marzo 1943, ritrova l'unità e il coraggio di lottare.
E quello che è più importante: no lotta per difendersi o per mantenere quello che ha ottenuto, ma per porre con rinnovata energia nuove e più importanti rivendicazioni.
11 7 marzo il compagno Bruno mi consegna da far circolare in reparto dei manifestini che incitano allo sciopero.
Per lo più i manifestini vengono distribuiti fra le donne che si dimostrano pronte a collaborare e piene di entusiasmo.
Il 15 arriva in fabbrica il giornale col commento agli scioperi di quei giorni a Torino. La massa, apprese queste notizie, sembra entusiasta e decisa alla prova.
Il 25 marzo trovo nello spogliatoio i compagni Bruno e Gino coi quali discutiamo gli scioperi scoppiati a Milano: alla Pirelli, alla Breda, ecc. Decidiamo di scioperare anche noi. linizio alle ore 10. Si sale in reparto e si comincia ad avvisare tutti i meccanici di fermare ognuno il proprio motore. Tutti accettano. Già si stanno raccogliendo a consiglio tutti capi reparto e i fiduciari sindacali: la voce si è propagata sino alla direzione. Alle 9,30 il compagno Bruno mi ordina di andare in meccanica ad avvisare che eravamo pronti per lo sciopero; mi rispondono che le 10 era troppo presto: non erano ancora pronti. Ma sospendere lo sciopero non si può più, e neanche rimandarlo. Il compagno Bruno sotto la propria responsabilità da l'ordine di cominciare, ed io altrettanto rispondo a quelli che non si sanno decidere a fermare i motori.
CITATI IN TRIBUNALE PER AVER SCIOPERATO
Tribunale Militare Regionale di Guerra - Milano.
N. 266. T. 53 SPA
Richiesta di citazione a giudizio
Il Sostituto Procuratore Militare, letti gli atti del procedimento contro : DE NICOLA Raffaele, fu Giuseppe e fu Spanzilli Giovanna, nato a Lucera, residente a Milano.
GRANDI Pietro, di Riccardo e di Gregori Maddalena, nato il 26-3-1911 a San Frediano di Puglia, residente a Milano.
43) RADAELLI Ugo, di Ambrogio e di Tagliabue Carolina, nato 20-8-1915 a Sedriano ed abitante a S. Pietro all'Olmo.
46) RADAELLI Ufo, di Ambrogio e di Tagliabue Carolina, nato il 27-9-1907 a Milano e ivi residente.
IMPUTATI
del reato dell'art. 110 C. P. e 250 C. P. M. P. perchè quali mobilitati per il servizio del lavoro alle dipendenze dello stabilimento ausiliario Borletti il De Nicola, Grandi, Chiappa e Radaelli, in concorso tra loro nei rispettivi stabilimenti in giorno imprecisato della fine del mese di marzo 1943 ostacolavano il corso del lavoro sospendendolo per qualche tempo ed istigando gli altri operai a fare altrettanto.
Poichè a carico dei prevenuti ed in ordine all'imputazione ascritta risultano sufficienti indizi di realtà.
V. gli art. 272, 352, 359, C. P. M. P. 396 e Segg. C. P. P.
CHIEDE
che piaccia al Sig. Presidente del Tribunale Militare di Milano decretare la citazione dell'imputato come in epigrafe nonchè dei testimoni.
Milano, 9 giugno 1943.
Il Sost. Proc. Militare di Stato
Alle 10 il primo a staccare il motore è il compagno Bruno; dietro il suo esempio tutto il reparto si ferma, Gli operai in ordine perfetto e calmi aspettano la venuta dei padroni.
Il primo ad entrare in reparto è l'ing. Papi, quello che la massa operaia ha sempre definito l'oppressore del reparto. Le sue prime parole, dette con arroganza e disprezzo, sono: • Perchè .non si lavora? » Nessuna risposta. Allora va ad un motore e lo rimette in moto. Temo che la massa impressionata riprenda il lavoro: fermo di nuovo il motore. L'ing. Papi, accortosi della manovra, chiede: « Chi è stato? .. Guardandolo con disprezzo gli rispondo: « Io sono stato, parassita .. Lui senza ribattere da ordine ai capi di far girare i motori. Il mio capo reparto, un uomo pauroso, obbedisce all'ordine; ma io di nuovo fermo le macchine. Mi si avvicina allora uno, che noi da tempo avevamo già individuato come uno dell'OVRA, e mi dice: « Vieni con me ». — Ma chi sei tu? -- gli rispondo. — • Un fascista » -- dice. — « Ebbene io sono un italiano e un orfano di guerra ». Lui estrae la tessera della Polizia e mi dichiara in arresto. Gli do uno spintone e gli dico: « vattene al tal paese! ..
In quel momento vedo il Colonnello Caliari che tiene per il colletto il compagno Bruno, e ha il viso sporco di sputo. Evidentemente era stato Bruno. Mi avvicinai minaccioso e il colonnello, visto il mio atteggiamento, allenta la stretta e dice: • Ti arrangerò poi! ..
La massa si mette a gridare e proprio in quel momento entrano i « pezzi grossi »: Amman, Borletti, Adamoli, ecc.
Borletti invita la massa a riprendere il lavoro dicendo che se si continuava così, sarebbero venuti i carabinieri e ci avrebbero portato in prigione. • Ecco tutto ciò che sapete dire agli operai quando hanno fame e chiedono pane: State buoni o andate in galera! Siamo stanchi e ce ne freghiamo della galera, vogliamo che finisca la guerra .. Così gli dissi. Egli mi rispose che facevo male a parlare così, che lui aveva sempre aiutato e trattati bene gli operai.
Gli ribatto ricordandogli che il giorno 10, pur essendo sabato, ci ha fatto lavorare il pomeriggio e che ha licenziato un operaio, Grandi, perchè si era preso due ore di permesso, di cui aveva bisogno, che gli erano state rifiutate.
Avrei voluto continuare la discussione, ma una donna mi tirò via...
Allora mi si avvicina l'ing. Adamoli e mi chiede il perchè della nostra fermata di lavoro. Capii subito che mi voleva far dire delle cose compromettenti. Gli risposi che avevamo fame e che con i soldi che ci davano la vita era impossibile.
Nonostante la disapprovazione del compagno Bruno insisto sulla questione economica perchè ho capito che qualsiasi accenno politico darebbe la stura agli arresti. Tanto lo scopo era raggiunto: lo sciopero era in corso. Adamoli disse che era
così per tutti, che eravamo in guerra e che per vincerla occorrevano sacrifici. Che cosa avrebbero dovuto dire, allora, quelli che al fronte rischiavano anche la pelle per la patria?
Gli rispondo che erano tutte storie, che mio padre aveva dato la vita per la patria e che la mia famiglia non aveva avuto dalla vittoria che miseria e fame... e una pensione di 90 lire al mese.
In quel momento un operaio mi mostra il suo borsellino che contiene tre lire e mi dice: « Chiedigli come si arriva con questi soldi alla fine della quindicina! ».. L'ingegnere risponde che anche lui poteva avere solo tre lire nel borsellino, l'impodtante era quello che uno aveva a casa .. « A casa? » ribatto. Solo miseria e fame, perchè il frutto dei nostri lavori se lo pappano loro. E' giunto il momento di dire basta e di riprenderci il maltolto.
La discussione si accende, il circolo degli operai ci si stringe intorno. L'ingegnere Adamoli pensa bene di levare le ancore prima di venire silurato. In quel momento entrano in reparto i questurini, circa 40, con tre commissari. La massa presa dalla paura perde un po' di coraggio. Sono le donne le prime a riprendersi la forza e a ricominciare le discussioni. Vidi Gino che gesticolava e gridava con un commissario; non so cosa gli dicesse. Mi si avvicinano due commissari con dieci della questura e mi chiedono il perchè dello sciopero, al chè io rispondo nei soliti termini. Evidentemente ero già fra i segnalati.
Il commissario mi invita a salire su di un tavolo e a incitare gli operai a riprendere il lavoro in attesa che arrivi Maluzzardi, il quale avrebbe soddisfatto le nostre richieste. Nessuno di noi sarebbe stato arrestato. Salito sul tavolo interpreto i segni che mi fa Bruno e invito gli operai a non riprendere il lavoro fino a quando Maluzzardi non sia arrivato in fabbrica. Il commissario furibondo mi afferra. per la tuta e mi strappa giù dal tavolo gettandomi in mezzo ai questurini. Le donne mi liberano e mi trascinano via. Quando fui a dieci metri, mi voltai gridando con quanto fiato avevo: « Vigliacchi, vi chiediamo pane e ci date la galera, farabutti! ..
Entra Maluzzardi, accompagnato da una trentina di questurini. Gli operai lo guardano con ribrezzo. E' grasso come un maiale. Salì su di un tavolo, fece per parlare, ma una voce di donna lo interruppe: « Guarda come è grasso! Sembra Churchil. Tu non mangi certo con la tessera! .. Rispose che era grasso di natura, che lo era anche al fronte. Un operaio chiede: « Su quale fronte? ». E la massa ride. Lui diventa rosso come un papavero, e risponde che nella guerra del 1915 ha fatto degli anni in prima linea. La massa vedendolo così agitato e così comico, non fa altro che ridere
In questo modo si iniziarono gli scioperi del marzo 1943 alla Borletti. (Da una relazione segreta del maggio 1943).
Così iniziarono alla Borletti „„„,„„„„,„„„„„„„„„„,„„„,„„„,„„„„„„„„„,„,„„„,„,„,„,„„„„,„„„,„,„„„,„„„„„„i„,„,„„„„„„„„„„„„„„„„„„„„,„,„„„,„„„„„„„,„„,„„„„„„„„„,„,„„„„,„„.„„„„„,.,......„„„„„„„,.„
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