Scintilla Borletti5

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EDIZIONE SPECIALE A 6 PAGINE PER LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE

Redazione e Amministrazione: Via Caldera, 115 Milano

Anno III N. 6

Maggio 1956

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Abbonamento annuo L 200 J Periodico dei Lavoratori

S Iilla della

Borletti

LA PRODUZIONE AUMENTA ' Le 40 ore E IL PREMIO NON ARRIVA

41~~it.rtrva•MARiem

Ascoltando i lavoratori che discutono tutti i mezzogiorno in Piazza Irnerio, spesso si sente porre la seguente domanda: « Quanl'è che ciapum sci dané del prèmi de prudusion? ».

Sembra però che gli unici che ancora

non si rendono conto di questa realtà siano gli attuali membri della maggioranza della C. I. i quali, continuano ad illudere i lavoratori.

Noi pensiamo che l'attuale modo di comportarsi della C. I. sia il più illogico ed antidemocratico della prassi sindacale.

Compito della C. I. è quello di informare i lavoratori di come stanno realmente le cose, discutere con essi i mezzi e le forme per raggiungere lo scopo che ci si è prefissi.

Attualmente risulta che la C. I. attende che sia la direzione ad elaborare un progetto di premio di produzione. Ma perchè non lo elabora lo stessa C. I. e lo sottopone alla direzione per l'esame, alfine di giungere ad una conclusione?

Questa è la via giusta, perchè il progetto che elabore à la direzione sarà ad uso, consumo e beneficio soltanto della stessa..

Da parte nostra riteniamo che con l'attuale volume di produzione che esce dalla fabbrica e per i profitti che su di ~11111111.E.~..0

essa realizza Borletti, la base di partenza del premio debba essere di lire 5.000 mensili.

Qualcuno ha voluto scrivere che la nostra proposta è demagogica: ebbene a questi signori noi vogliamo solo fare sapere, ad esempio, che alla Michelia di Torino i lavoratori percepiscono un premio di produzione di lire 1516mila mensili. Nei prossimi numeri, se lo desidereranno, porteremo altri esempi al riguardo.

Essendo mancato il premio di Pasqua, l'esigenza impone di avere il premio prima delle ferie.

Tutti i lavoratori impegnino la Commissione Interna ad uscire dall'equivoco per raggiungere presto la soluzione. Bisogna che la C. I. si impegni a recarsi in direzione entro breve, e se nulla dovesse concludersi passare ad altre fasi di agitazione e di lotta, perchè le ultime esperienze sul contratto di lavoro e per l'indennità di mensa indicano che nulla i padroni concedono se non vi è la lotta unitaria dei lavoratori.

APRIAMO IL DIBATTITO

Il problema dei cottimi

Esiste un probelema che sempre assilla gli operai e le operaie della nostra fabbrica?

quasi per intero all'arbitrio del padrone.

Alla Conferenza Internazionale promossa dalla C. I. Olivetti, a cui hanno partecipato: Italia, Germania, Francia, Svezia, Olanda, Danimarca, Finlandia è uscito un indirizzo, approvato all'unanimità, in cui si afferma che è possibile realizzare le 40 ore settimanali con il salario di 48 ore.

Si e constatato come i lavoratori siano stati costretti, in questi ultimi anni dalla introduzione di nuovi metodi di lavorazione, ad una intensificazione dei ritmi di lavoro, che comporta un aumento sempre maggiore della fatica fisica e psichica. Di qui un'usura prematura dell'organismo e un vero danno per la salute dei lavoratori e la loro vita familiare.

Gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali sono sempre più gravi e numerose. Per queste ragioni i lavoratori aspirano a una riduzione di orario.

I lavoratori vogliono usufruire della tecncia e del progresso per un i miglioramento delle loro condizioni di vita, vogliono sopratutto poter preservare la loro salute, la loro esistenza e la loro dignità; vogliono lottare contro il declassamento e la degenerazione della mano d'opera e proteggersi contro la disoccupazione e i licenziamenti che minacciano di aggravarsi con la meccanizzazione e l'automatizzazione nelle aziende capitalistiche.

Il giornale cattolico e Adesso » ha scritto: e i democristiani "amano" i poveri ma stanno con i ricchi ». A conferma di ciò riportiamo integralmente da e Il Commercio Lombardo » del 5 maggio u. s.:

« La presidenza del centro, a conclusione di intense trattative con la segreteria della D. C., ha ora comunicato di aver ottenuto l'inserimento degli espo• nenti del numero convenuto da parte della D. C.

Per la Città di Milano nella lista del Partito Democratico Cristiano sono inseriti i commercianti: Franco Concina, Lorenzo Carcano, Rag. Danilo Gersì, Gr. Uff. Cesare Rinaldi e Cav. Giuseppe Sala ».

Dopo l'ecidenza di questi fatti che dimostrano chiaramente come i dirigenti della D. C. hanno venduto in modo sfacciato il proprio partito, — ingannando i propri iscritti — mettendolo al servizio dei grossi pescícani della speculazoine, nessun voto dei lavoratori e delle proprie famiglie deve andare a questo partito.

Per rispondere a questa domanda basta parlare con un lavoratore di qualsiasi reparto ed immediatamente egli vi risponderà che ciò che lo assilla ogni giorno sono i tempi di lavorazione ed i cottimi.

E' un problema questo che sempre ha preoccupato i lavoratori delle grandi fabbriche e che è venuto ad acuisirsi negli ultimi anni a causa i sistemi scientifici usati dal padronato per ridurre i guadagni di cottimo ed accentuare i ritmi di lavorazione.

Nella nuova situazione creata dalla introduzione di nuove macchine e dalle nuove forme di organizzazione della produzione, quello della contrattazione dei cottimi è uno dei problemi fondamentali per la formazione del salario dei lavoratori.

Infatti in una situazione retributiva ove il cottimo costituisce sino al 30-40 per cento del salario, se i lavoratori non contrattano questa parte del salario e della 'quantità della produzione da eseguire, praticamente il salario viene lasciato

Stando così le cose, quali debbono essere le forme e i mezzi con cui deve svolgersi la contrattazione?

Mettiamo a disposizione dei lavoratori il nostro giornaletto, perchè essi stessi elaborino le linee direttive tutti uniti e trovino i mezzi idonei a raggiungere lo scopo.

Per meglio orientare i lavoratori ad un ampio dibattito, indichiamo alcuni dei modi di soluzione dei problemi più immediati:

1 - Esercitare il diritto di impegnare la direzione al rispetto dell'aecordo (8 maggio 1953) « sui compiti delle Commissioni Interene,

2 - Ristabilire il contatto con la C.I. delegando un lavoratore a rappresentare ogni reparto, al fine di avere, in ogni momento, la situazione esatta di ciò che accade nella fabbrica.

Il problrna immediato da risolvere riguarda il riproporzionamento dei cottimi, perchè è ormai senza senso l'attuale sistema di calcolare il cottimo sulla vecchia paga base, che di fatto non esiste più.

La riduzione dell'orario di lavoro senza diminuzione del salario è una esigenza che corrisponde ai bisogni impellenti dei lavoratori e coincide con gli interessi economici e sociali di ogni Paese.

I grandi profitti capitalistici, realizzati con l'aumento della produzione mediante il maggior sforzo fisico dei lavoratori e l'introduzione dei metodi di automatizzazione, confermano la possibilità dell'applicazione- delle 40 ere senza diminuzione di salario.

Per la nostra fabbrica sono più che mature le condizioni per la riduzione dell'orario di lavoro a 40 ore settimanali con il salario di 48. Ma è chiaro che il problema potrà essere risolto solo se i lavoratori in ogni loro manifestazione ed in ogni loro atto richiederanno l'orario di 40 ore con il salario di 48. P se non si incomincisi affronte •

VITA DEI REPARTI E DEGLI UFFICI

li solito comportamento [51

Per un anno intero sulle nostre colonne abbiamo condotto una campagna per l'indennità di mancata mensa, e nello scorso numero, dando l'annuncio del raggiunto accordo, tralasciavamo ogni polemica poichè ritenevamo, e, riteniamo, che dopo la costituzione del • fronte dei padroni » è più che mai necessario rafforzare il fronte dei lavoratori.

Ma i dirigenti della CISL della nostra fabbrica, (come è nel loro costume, sono abituati a cambiare le carte in tavola, anche a costo di dare un'altra prova della loro completa incoerenza. Così hanno fatto in occasione dell'aumento del 4 per cento ed altrettanto hanno tentato di fare per l'accordo sull'indennità di mensa. Infatti, secondo loro, i lavoratori, invece di mangiare pane, dovrebbero mangiare memeria ed in questo modo dimenticare:

Che il signor Negrini, nel mese di settembre 1955 in una riunione della CISL presso la mensa aziendale, affermò: « Non ci spetta nulla della mensa, è tutta propaganda dei comunisti e della • Scintilla ., perch., si avvicinano le elezioni della C. I. ». Affermazioni che ripetè nel mese di dicembre nelle assemblee tenute nei paesi.

Che il bollettino Acli di ottobre, novembre, dicembre 1955 ha condotto una campagna a favore della posizione degli industriali, per un compromesso sugli arretrati.

Che, dopo che la FIOM aveva vinto una causa, che condannava l'ILVA al pagamento dell'indennità di mensa su tutti gli istituti contrattuali al 100 per cento ed a 5 anni di arretrati, con relativi interessi, la CISL, in completo dispregio della legge, firmò un accordo separato con la stessa ILVA che stabiliva: 100 per cento la. indennità di licenziamento, 40 per cento sulla gratifica natalizia, 80 per cento per gli altri istituti contrattuali, 85 giorni di arretrati.

Che, malgrado le sentenze, ottenute solamente dalla FIOMCGIL( da tutti i gradi della Magistratura sino alla Corte di Cassa-

zione, ill governo, sostenuto anche dai deputati della CISL, mentre mandava la polizia a sparare sui lavoratori del meridione che chiedevano lavoro, non imponeva agli industriali il rispetto della legge ed il pagamento degli arretrati-mensa ai lavoratori.

Se si è giunti a delle trattative e a un accordo, il merito è dei lavoratori di centinaia di fabbriche italiane che sono scesi in sciopero guidati dalla FIOM-CGIL, perchè ancora durante la riunione del mese di marzo 1956, il dott. Borletti, che dirigeva la delegazione degli industriali alle trattative, voleva dare solo il 40 per cento sulla gratifica natalizia e 25 giorni di arretrati.

Noi siamo tuttora fermamente convinti del diritto dei lavoratori a 5 anni di arretrati, come del resto dimostra anche la dichiarazione fatta firmare dalla direzione ai lavoratori, e se la CGIL ha firmato l'accordo il 20 aprile è perchè

i dirigenti della CISL e della UIL, come già fecero nel giugno 1954 tradendo i lavoratori in lotta, andarono a firmare un accordo separato sul conglobamento, e altrettanto volevano fare ora, come dimostra chiaramente l'accordo separato fatto 40 giorni fa, mentre era no i ncorso le trattative alla Terni, e creare così un'ulteriore divisione tra i lavoratori.

Gli industriali si sono uniti nella • triplice alleanza » dei pescicani per mandare i loro uomini al Comune e alla Provincia.

• Borletti, che non ha pagato il premio di produzione, ha versato 8 milioni per pagare la campagna elettorale della D. C. nonchè di Negrini e di Paracchi, per questo la CISL è soddisfatta dell'accordo sull'indennità di mensa e nulla fa per ottenere il premio di produzione.

"* L'ON FANFANI....

....lascia a sinistra raddoppia a destra.

* • * DESTRA D. C.... se voti D. C. o peri suoi amici [strani. raddoppi la triplice con i suoi [pescecani.

* * * SINISTRA D. C.... per la D. C. non devi votar se non vuoi le tasse veder [raddoppiar

*** Dott. PERACCHI....

....lasia le Acli nell'illusione per raddoppiar i guadani con la [direzione

*** IL MONDO...

Nel n. 4 de « La Scintilla » del mese di marzo in un articolo intitolato: • una vergogna che deve cessare i. veniva messo in rilievo il metodo anticontrattuale e vergognoso che la direzione segue assumendo lavoratori attraverso pseudo-Cooperative extra-aziendali.

In modo chiaro fu messo in evidenza il fine perseguito dalla direzione, e i pericoli evidenti che il sistema di assunzioni comporta per tutti i lavoratori.

Alla nota di protesta della Commissione Interna, la direzione, tramite il dott. Nepoti, rispose, che si trattava di casi isolati e che non era nelle sue intenzioni di procedere in tale senso. •

Promesse da marinaio, si potrebbero chiamare le assicurazioni del Dott. Nepoti ! Infatti altri lavoratori sono stati assunti così e messi nei reparti di produzione, vedi: spolette, trance, falegnami, mensa.

Lavoratori iscritti alla CISL e alle ACLI, ricordatevi di ciò il 27 maggio. Di questi giorni poi è il rinnovo dei contratti a termine per tutti i lavoratori non ancora fissi (che sono qualche centinaio), la maggior parte dei quali lavora da anni alla Borletti.

lascia il riarmo e la guerra raddoppia la pace e il benessere

*** ASSUNTI A TERMINE...

...lascian la firma con sgomento raddoppian la rabbia per l'iniquo [trattamento.

Colpi di spillo

IL DEMAGOGO

Quando il 30 aprile la direzione chiese agli operai ed agli impiegati della nostra fabbrica, di firmare una dichiarazione, dalla quale risultava che essi erano stati soddisfatti nel loro avere per quanto concerneva il pagamento degli arretrati-mensa, a seguito della corresponsione di 8.250 lire, molti degli interessati si resero conto, per la prima volta, " che effettivamente spetava loro 5 anni di arretrati, proprio come noi per mesi avevamo scritto, ma purtroppo era ormai troppo tardi, perchè la vertenza era già chiusa.

LE DONNE ATTENDONO SEMPRE

Cara Scintilla, in occasione dell'8 Marzo le operaie della nostra fabbrica invitarono la C. I. a porre alla direzione le seguenti richieste:

1) assunzione a tempo indeterminato di tutte le lavoratrici con contratto a termine secondo le norme che regolano il contratto di lavoro, ed eliminazione delle assunzioni attraverso le cooperative extra-aziendali;

) avvicinamento dei salari femlli maschili e la parità oratrici che esce com-

Tenconi, Vagnarelli, e Montaggio macchine per. cucire), come stabilito dall'art. 15 del Contratto di lavoro;

portare a 4. giornaliere di 10 minuti l'una le interruzioni per i reparti a catena, ed aumento delle attuali percentuali di guadagno; per la mancata costruzione dell'asilo nido aziendale, come stabilito dalla legge 26 agosto 1950, arf. 11, la corresponsione alle lavoratrici con bambini sino ai tre anni di età, di una indennità di mancato asilo-nido di lire 6.000; alle donne che durante il periodo di puerperio usufruiscono

Alla luce di questi fatti, dùe problemi appaiono tutt'altro che disgiunti, di cui il dovere della Commissione Interna di far sì che questo stato di cose nel caso che la direzione intenda persistere sulla strada dela illegalità, di imporre unitariamente e con la lotta il rispetto delle leggi e del contratto di lavoro. Nella fabbrica del Vice Presidente della -Confindustria più che altrove si è tenuti al -rispetto dei patti liberamente sottoscritti. L'adesione della lotta di tutti i lavoratori della fabbrica certo non mancherà, la Commissione Interna facendo ciò, compirà quel dovere sino in fondo, dal quale per le sue responsabilità non può prescindere. del permesso facoltativo la corresponsione dei ratei di ferie e di gratifica natalizia.

A tutt'ora però questi problemi sono ancora insoluti. Perch, la C.I. non ci comunica come stanno le cose?

Distinti saluti.

UN GRUPPO DI OPERAIE

Per quanto ci risulta, le rivendicazioni sono state poste dalla C. I. alla direzione, ma però non sono state discusse. Vi invitiamo ad intervenire presso la C. I. perchè ne solleciti la discussione.

LA REDAZIONE

Però quel giorno il malcontento fra i lavoratori fu grande, e il signor Testa cercò di sfruttarlo facendo il demagogo.

Infatti mentre alcuni giorni prima la CISL aveva diffuso un volantino nel quale si diChiarava soddisfatta dell'accordo, quel giorno, al mattino, Testa invitò gli impiegati gli operai a non firmare, salvo poi nel pomeriggio cambiare posizoine e invitarli a firmare la dichiarazione.

Signor Testa, accetti un nostro consiglio : faccia menò demagogia sia più coerente con le sue posizioni! Non tenti di chiudere la porta della stalla quando i buoi sono scappati, perchè non serve a nulla.

Prima che scappino bisogna chiudere la porta: in altre parole, bisognava lottare prima, come per mesi noi avevamo predicato,, e non fare in ritardo delle sparate che non servono più a nulla!

UORGOGI1A connun 2 la Scintilla
1 FP n

IL 27 MAGGIO: elettore, apri l'occhio...

Perchè le cose cambino: in fabbrica, nel Comune, nella Provincia e nel Paese, bisogna dare una nuova spinta a sinistra

Il 27 di maggio i cittadini di tutta Italia si recheranno alle urne per rinnovare i Consigli Comunali e Provinciali.

Nella sola Milano 978.000 elettori si recheranno alle urne e appunto per la grande importanza che queste elezioni hanno, dedichiamo parte del nostro giornale ad una documentazione sul come è stata amministrata la nostra città per permettere ad ogni lavoratore di farsi un proprio giudizio e in base ad esso dare il suo voto.

Ma queste elezioni assumono anche una importanza ancora maggiore perchè i grandi industriali, gli agrari e i grossi commercianti hanno stretto un patto di alleanza per estendere il loro dominio' politico ed economico sullo Stato e sul Paese, come ai tempi del fascismo. Sono ancora una volta i pesci grossi che vogliono mangiarsi i pesci piccoli. E per questo hanno presentato i loro candidati nelle liste della D. C., come documentiamo in questa pagina.

Noi invitiamo tutti i nostri lettori a far leggere alle loro famiglie ed ai loro amici, la documentazione che presentiamo in queste pagine, in modo che anche loro possano dare il loro voto con coscienza.

In ogni lavoratori e lavoratrice, indipendentemente dalle loro opinioni politiche e religiose, vi è una grande attesa perchè le cose cambino, ed esse potranno cambiare se si voterà contro gli uomini della • triplice alleanza ., se si voterà a sinistra.

Con un sol voto dato a sinistra si possono cambiare gli amministratori del Comune, gli amministratori della Provincia, la situazione generale del Paese e quindi le nostre condizioni di vitae di lavoro nella fabbrica.

Valga l'esempio della Francia. Dopo l'avanzata del Partito Coinunista nelle elezioni del 2 gennaio, i lavoratori francesi sono già riusciti ad ottenere dal Parlamela° una legge che stabilisce le tre settimane di ferie, ed ora è già in via di elaborazione un progetto per lo aumento, generale dei salari.

Votino i lavoratori della nostra fabbrica come hanno. votato i lavoratori francesi, e tutti uniti andremo avanti e conquisteranno migliori condizioni di vita!

Gli industriali, gli agrari e i grossi speculatori del commercio che il 29 febbraio hanno costituito un'alleanza con il preciso scopo di conquistare i Comuni e le Provincie per poì dare l'assalto allo Stato, come fecero nel 1925-26 e rimandare così indietro il nostro Paese, hanno presentato i loro candidati per il Comune di Milano nella lista della Democrazia Cristiana.

Ne riportiamo un breve elenco con gli incarichi già da essi ricoperti:

Rag. Argentino RICCA: Rappresenta 29 società industriali e commerciali sotto le molteplici vesti di Presidente, di Consigliere di Amministrazione, Sindaco e Delegato.

Cesare ALBERTINI: Membro d ella giunta esecutiva dell'Assolombarda.

Dott. Achille GATTUSO : Direttore generale amministrativo della FALK, consigliere per l'edilizia, sindaco della Società Italiana Refrattari ed affini, esperto previdenziale della Confindugstria.

Avv. Giampaolo MELZI D'ERIL: Sindaco dell'Istituto Rinascita Agraria e sindaco dell'Immobiliare Robusto.

Ing. Ivo PETRELLI : Membro della giunta esecutiva della Confindustria, membro del Comitato Nazionale Piccola Industria, componente permanente per gli affari economici della Confindustria, componente della Commissione Centrale per la Piccola Industria, membro della Presidenza dell'Assolom• barda, membro della giunta esecutiva dell'Assolombarda.

Dott. Steno BAJ : Uomo di fiducia della grande proprietà edilizia, avvoca• to della Assolombarda, colui che difese

CONTRO LA

Borletti nella causa per le ore straordinarie.

Prof. Arturo Danusso Membro del Consiglio d'Amministrazione della Edison.

Decio GRIFFINI: Dirigente dell'Assolombarda.

Avv. G. 8. MIGLIORI: Membro del Consiglio d'Ammiinstrazione della Montecatini.

Lino MONTAGNA: Uomo di fiducia del Consorzio produttori del latte.

Dott. Antonio RADICE-FOSSATI: Proprietario terriero e di case, dirigente della Camera di Commercio.

Cesare RINALDI: Uomo di fiducia del l'Assolombarda.

Napoleone ROSSI: Segretario dell'Associazione industriali tessili.

Ing. Agostino GIAMBELLI: Legato agli interessi dell'Italcementi, attuale Assessore ai Lavori Pubblici, colui che ha permesso la speculazione sulle aree fabbri cabili di Milano per 115 miliardi.

Avv. Luigi MEDA: Membro del Consiglio di Amministrazione della Ercole Ma. relli e dell'Alfa Romeo.

Dott. Erasmo PERACCHI (chi si ve de?) : Membro della direzione della Borletti, Capo Ufficio-cottimi, e come tale uno dei responsabili dei tagli di cottimo della nostra fabbrica e del continuo aumento dei ritmi di lavoro, che fra l'altro hanno causato, nello scorso anno, vari svenimenti di ragazze ai tappeti dei Tachimetri. Uomo ben conosciuto dalle lavoratrici della nostra fabbrica, le quali, ogni volta viene loro tagliato il cottimo, si sentono rispondere dal Capo reparto: e Io non ci posso far niente, è il

volrmor - GRASSll

Dott. Peracchi che decide e solo lui pub modificare il prezzo ».

Questi sono alcuni degli uomini che compongono la lista della Democrazià Cristiana a Milano.

Potremmo continuare l'elenco con i nomi presentati nei Comuni della Provincia, ma crediamo che questi siano sufficienti per chiarire ove si trovano gli uomini della « Triplice Alleanza ».

Come potranno gli operai della nostra fabbrica votare per la lista che rappresenta coloro che giorno per giorno ci rendono la vita grama nella fabbrica e nel Paese?

E voi, lavoratori e lavoratrici della CISL e delle ACLI, che aspirate ad un domani migliore, come potete votare per questi uomini che sono contro anche al Presidente Gronchi per il suo famoso messaggio presidenziale?

sì, in questa lista vi è anche il povero Negrini ma cosa potrà fare la sua persona contro simili colossi della finanza e del capitale?

La persona di Negrini nella lista è poi dare una parvenza di rappresentanza operaia, ma non è che uno specchietto per le allodole e serve ad attirare i voti degli operai.

Ogni lavoratore sappia che con - il voto del 27 maggio si assume una grande responsabilità: se andranno al Comune questi uomini anche la situazione nella fabbrica peggiore:à ulteriormente.

Perchè le cose cambino, contro i pescicani della « Triplice Alleanza », ognì lavoratore cattolico, adiste, indipendente, comunista, socialista deve formare un solo blocco, votando tutti a sinistra.

I ELEANZA „ CELANO

(gassi hiovanni, Vice .legrelerio della L. I., ...andidaid Lekaou duro conO,Uolo di al Consiglia Comunale di Mila., nella lista del P. C. I.
la Scintilla 3
Consiglio Comunale di Milano, nella lista del P. S. I.
TRIPlilCE
Nella D.C. i rappresentanti dei pescicani

Milano soffocata dalle tasseLA ia PROSPERITA' D. C. viaggia sulle cambiali

Un aspetto importante del modo di dirigere le amministrazioni comunali è costituito dalla politica tributaria che esse conducono. Per questo se pur brevemente cercheremo di chiarire alcuni aspetti della politica tributaria seguita dal Comune di Milano.

Dal 1951 ad oggi il peso delle imposte e tasse comunali che gravano sui cittadini milanesi è in media quasi raddoppiato, di lire:

1952: 14.173 pro - capite.

1953: 15.894 pro - capite.

1954: 20.125 pro - capite

1955: 21.903 pro - capite

1956: 23.869 pro - capite.

In conclusione i cittadini milanesi sopportano oggi il più gravoso peso di imposte rispetto a tutti gli altri comuni d'Italia.

Ed inoltre questo peso è ripartito nel modo più ingiusto, perchè la più parte di esso costituita da imposte indirette, cioè dalle imposte di consumo sulla carne, sul vino, ecc. Come ben si comprende, l'imposta di consumo la paga in egual misura tanto Borletti come noi che siamo i suoi operai. Per questo le imposte di consumo sono le più antidemocratiche e forcaiole che si possano immaginare.

Malgrado questo, l'attuale bilancio comunale per il 1956, esse rappresentano 13.4 miliardi di lire, pari al 46,07% delle entrate; mentre la imposta di famiglia, imposta diretta e personale sul reddito famigliare, rappresenta solo 5 miliardi, pari al 17,19% delle entrate tributarie, e buona parte di essa è rappresentata dalla imposta di famiglia pagata dai lavoratori. Quale differenza tra il Comune di Milano e il Comune di Bologna, che come si sà è amministrato dalle sinistre. Colà infatti su 102 mila famiglie censite, 59 mila non pagano l'imposta di famiglia.

Inoltre 18 mila famiglie che vivono di redditi di lavoro (operai, impiegati) pagano in tutto 60 milioni,

menrte le 25 mila famiglie più abbienti ne pagano 773. Per quanto riguarda l'imposta di consumo, sono esonerate dalla stessa numerosi generi essenziali, fra cui: olio di oliva, aceto di vino, miele, droghe, spezie in genere, marmellate, salse di po-• modoro, sottaceti, tessuti di cotone e misti con lana, calzature di uso popolare, fornelli a gas, utensili di uso domestico, ecc.

Se lo spazio ce lo permettesse, potremmo continuare con gli esempi di Corsico e di Gaggiano, dove nessun operaio paga l'imposta di famiglia, e del Comune di Bareggio ed altri del Magentino dove invece le pagano. Opure potremmo fare un confronto tra Sesto S. Giovanni e Milano per quello che riguarda le imposte di consumo che si pagano sui vari generi alimentari (i lavoratori della nostra fabbrica che abitano in queste località certamente sanno bene carne stanno le cose); ma vogliamo concludere questo nostro articolo con la dimostrazione che a Milano si può fare altrettanto, pur che gli elettori con il loro voto cambino gli amministratori comunali.

Uno studio dell'Istituto Doxa del 1948 (e tuttora valido) dimostrava che in Milano vivevano allora 30 mila famiglie con un reddito superiore ai 5 milioni annui (in questi anni notevolmente aumentato).

Una giusta applicazione dell'imposta di famiglia, con le aliquote vigenti, potrebbe dare un gettito di 10 miliardi all'anno (e non 5 miliardi come oggi), e di coseguenza si avrebbe una più equa applicazione della tassa di famiglia alle famiglie dei ricchi e quelle più abbienti del ceto medio, con la conclusione che su 440 mila famiglie milanesi solo 100.000 dovrebbero essere tassate. Nel contempo si potrebbe ottenere un alleggerimento delle imposte di consumo sui generi di larga necessità (carne, olio, vino, burro, ecc.).

Nessuno constesta che in molte famiglie di lavoratori siano entrati la radio o il motoscoter; ora vogliamo vedere il perchè e il come questo è avvenuto, a quale prezzo sono state pagate queste • comodità moderne », attraverso quali rinunce anche del soddisfacimento di bisogni di stretta necessità.

Cento anni fa Engels, illustrando la condizione economica dell'operaio inglese scriveva: « risparmiare non gli giova nulla perchè al massimo riesce a mettere da parte= ciò che gli può servire per sfamarsi qualche settimana; e quando resta senza lavoro non vi resta solo per qualche settimana. Non può procurarsi un patrimonio durevole, e, se lo potesse, cesserebbe di essere un operaio, e un altro prenderebbe il suo posto. Che altro di meglio può dunque fare quando riceve un buon salario che vivere comodamente di esso? ..

L'operaio che acquista la • Lambretta • si dota infatti di uno strumento di lavoro e di svago, il cui prezzo oscilla oramai intorno alle centomila lire largamente dilazionabili nel tempo. Il sacrificio che egli deve imporsi per un tale acquisto non è esorbitante, quando un salario arricchito da un considerevole numero di ore straordinarie e l'assenza o l'esiguità del carico fomiliare non gli pongono con urgenza il problema della pura e semplice sopravvivenza fisica. Così egli acquista il motoscooter. la radio, la macchina per cucire e il cappotto nuovo: intorno a lui le cambiali incominciano a farandolare con l'intensità dei coriandoli di carnevale, ma con minore festosità. Egli ha proiettato nel tempo il pagamento di cifre che, se avesse dovuto affrontarle di colpo e tutte insieme, lo avrebbero economicamente schiacciato, quand'anche disponesse di qualche risparmio.

REFEZIONE SCOLASTICA

A MILANO E A BOLOGNA

Una grande importanza assume a Milano, ove attualmente lavorano nei vari rami ben 207.000 donne, la refezione scolastica.

Osservando i dati di questo importante settore si può dare un giudizio della politica seguita dall'attuale Giunta Comunale nei riguardi delle masse popolari, costrette ad inviare i bambini loro al doposcuola e quindi ad usufruire della refezione scolastica perchè i genitori rimangono al lavoro durante il giorno.

Nell'ultimo biennio la refezione scolastica ha subito un graduale e prògressivo aumento di prezzo.

Infatti nell'ottobre 1954 le quote mensili erano di lire 1.300-2.000, nel marzo 1955 salirono a lire 1.800-2.500 e nell'ottobre 1955 vennero portate a lire 3.000-4.500. Mentre questo avviene a Milano nel Cimune di Bologna, amministrato dalle forze di sinistra, la refezione scolastica costa tuttora 1.500 lire al mese e molte

delle famiglie più povere, sono esentate dal pagamento.

Un altro settore che è sempre legato ai ragazzi è quello del patronato scolastico.

Ebbene, il Comune, dimostrando anche in questo il suo vero volto, è andato riducendo di anno in anno il suo contributo: da 60 milioni nel 1954 a 52 nel 1955, a 35 nel 1956.

Il patronato dovrebbe tuttavia continuare ad assolvere all'importante compito di assistere gli scolari meno abbienti con i libri, in-

Infine egli corre un'avventura finanziaria che, nella migliore delle ipotesi, si esaurirà nella preoccupazione di quella scadenza mensile che si rinnoverà 12, 24, o 36 volte prima che egli possa pensare di affrontare un'altra non meno penosa teoria di • tratte » per le altre esigenze.

Ma deve stare attento, però. Basterà un imprevisto od un accidente qualsiasi, una nascita, un funerale, un licenziamento, una malattia dei bambini, perchè quel suo programma economico vada all' aria e la sua buona volontà di pagare, la sua sopravalutata solvibilità naufraghino nel protesto cambiario con tutte le sue penose conseguenze.

Basta esaminare a questo proposito il quadro statistico del movimento di cambiali nella nostra provincia, in cui i protesti cambiari rappresentano il 10 per cento e più del totale nazionale come numero e oltre il 16 per cento come valore. Rilevantissimo appare inoltre il numero delle cambiali protestate, il cui importo è inferiore alle diecimila lire e che corrispondono appunto alle rate di quei pagamenti • facilitati • per generi di uso familiare (elettrodomestici, motocicli, generi di ,abbigliamento), che non sono state pagate perchè chi era imbarcato nella spesa, aveve, come si dice, fatto il passo più lungo della gamba. I protesti di cambiali di varia entità, che nel 1953 erano stati ben 417.108, nel 1954 essi erano già saliti a 485.655 per un importo di 2,3 miliardi di lire.

La presenza della moto, della radio o addirittura del televisore in una casa che, se non è un tugurio, presenta comunque condizioni di inciviltà, di insalubrità e di sovra affollamento estremamente dandose è una contraddizione tipica del nostro tempo..

dumenti e cancelleria. A questo scopo si spendono attualmente solo 11 milioni, e gli scolari da assistere sono più di 120.000.

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In realtà si tratta di un'ulteriore conferma della teoria di Engels che poco fa abbiamo citato: impossibilitati a soddisfare le esigenze elementari, vitali, quale potrebbe essere proprio quella di una casa civile, gli operai accedono alla proprietà di quei beni il cui acquista favorito da un particolare sistema di pagamento rateale e da un prezzo meno proibitivo, può venire anteposto alla soddisfazione di bisogni che sarebbero estremamente più sentiti ma di più difficile realizzazione.

d'arancia

L'operaio SCARDOVELLI Bruno, del reparto montaggio macchine per cucire. si è unito in matrimonio con Sofia Sivaglieri. Giungano loro le più vive felicitazioni ed auguri.

MERCATINO COOPERATIVO IRNERIO
E
4 la Scintilla
SALUMERIA DROGHERIA PANETTERIA MACELLERIA FRUTTA
VERDURA

Fra 75 anni... tutti avremo una casaI L DOTT. PER ACC H I

In uno studio fatto dall'Istituto Case Popolari di Milano, di cui è Presidente il rag. Ripamonti, segretario provinciale della D. C., si dà il seguente giudizio a proposito dell'affollamento: I persona pe rvano: indice buono; 1,25 persona per vano: indice ammissibile; 1,50 persone per vano: indice tollerabile; oltre 1,50 persone per vano: :indice intollerabile.

A proposito dell'indice di abitabilità a Milano, in base sempre a quegli studi, si ha la seguente situazione: in 623.989 alloggi da 1, 2, 3 locali, vivono 1.051.000 persone con un indice di affollamento di 1,69 per vano, mentre in 403.561 vani di alloggi da 4 e più locali vivono 246.611 persone con un indice di affollamento di 0,57 per cento. La grande maggioranza delle famiglie milanesi, vive quindi, con un indice definito • intollerabile ».

Stando sempre alle indagini fatte, attualmente mancano a Milano 295 mila vani così ripartiti: 216 mila vani per diminuire il superaffollamento, 15 mila per eliminare le baracche e i tuguri, 49 mila per poter abbattere alloggi pericolanti e malsani e 15.600 per eliminare la coabitazione.

Ma a queste cifre bisogna aggiungere 10.500 vani all'anno necessari per provvedere all'aumento della popolazione.

Ebbene: in questa situazione, dal gennaio del 1951 all'agosto del 1954, in tutta Milano, si sono costruiti in totale 89.817 vani così ripartiti: privati: 65.769 locali, enti pubblici

(Ina-Case, Case popolari, Stato, Cocune, ecc.), 15.775 locali; le Cooperative edificatrici: 8.273 locali. Se si fa 4a media annuale (44 mesi) si ha una costruzione di 24.460 locali per anno.

Continuando la costruzione di abi; tazioni con il ritmo sinora seguito, il problema delle abitazioni e del superaffollamento verrebbe risolto a Milano tra 75 anni, cioè esattamente nel 2031!

Mentre questo è il ritmo delle costruzioni di case per i lavoratori, a Milano si costruiscono invece palazzi tipo quello di via Borgonuovo, di proprietà di un industriale tessile, che è costato 3 miliardi di lire ed è destinato ad essere abitato da sole 3 persone. Oppure il grattacielo di piazza della Repubblica, di 44 appartamenti, di cui una parte è ancora libera e che è costato una spesa che avrebbe permesso la costruzione di un intero quartiere di case popolari con duemila alloggi, qualcosa come 120 o 140 palazzi a quattro piani, lunghi trenta metri ciascuno.

Malgrado questa situazione, la giunta comunale di Milano, per permettere la speculazione sulle aree fabbricabili, le quali sono state rivalutate (secondo quanto ha scritto il giornale padronale « 24 Ore ») dal valore di 80 miliardi del 1950 a 195 nSiliardi del 1955, ha respinto nel 1955 il piano presentato dal Senatore Alberganti, a nome dei consiglieri comunisti, con il quale si sarebbe potuto rapidamente risolvere il problema della casa per i lavoratori. Infatti con esso si sarebbero costruite nel' giro di 10 anni le abitazioni necessarie attualmente a Milano, e con un affitto, per un appartamento di tre locali più i servizi, di lire 5 mila mensili.

Questa la politica fatta in 5 anni dalla attuale giunta comunale, ed in particolare dall'assessore ai lavori pubblici ing. Giambelli, che ora si ripresenta candidato con la pretesa di ottenere nuovamente la fiducia degli elettori e con la speranza di diventare addirittura Sindaco.

Così, mentre vi sono lavoratori che abitano nelle baracche dell'Ortica o al Porto di mare, girando per le vie si possono leggere molti cartellini con « afflittasi appartamento ., naturalmente i lavoratori non possono andare ad abitarli perchè gli affitti sono di 200-300 e più mila lire all'anno.

E GLI ASILI-NIDO

Quante delegazioni hanno mandate, quante proteste e agitazioni hanno fatto negli anni addietro, le operaie della nostra fabbrica, insciame a quelle delle altre fabbriche, per ottenere dal Parlamento l'approvazione della legge sulla maternità. E ottenuta la legge, hanno dovuto riprendere l'agitazione perchè il governo ne emanasse il regolamento per l'applicazione.

Fu un nuovo_successo; finalmente nel 1953 venne pubblicata la legge con relativo regolamento.

Ma purtroppo nell'Italia (democristiana sembra che le leggi non valgono per i padroni; se si vogliono far applicare e rispettare dai padroni è necessaria sempre la lotta -dei lavoratori, ed in questo caso delle lavoratrici.

Infatti, dopo 3 anni che è uscita la legge che impone ai padroni la costruzione degli asili nido di fabbrica ed il loro mantenimento, attualmente a Milano su 237 fabbriche che dovrebbero avere l'asilo nido solo 5 l'hanno costruito.

Per superare questo stato di fatto la Camera del Lavoro è più volte intervenuta (infatti a un'operaia della nostra fabbrica, come di tante altre, è praticamente impossibile portare i propri bambini da Magenta a Bareggio ecc. sino a Milano) chiedendo che la giunta provinciale imponesse agli industriali il versamento dei fondi stabiliti dalla Legge per asili nido di fabbrica, e provvedesse alla costruzione di asili nido nei rioni vari della città e nei paesi della Provincia.

Ebbene la Giunta Provonciale (retta dai democristiani tra i quali si trova anche il dott. Peracchi) invece di imporre il rispetto della Legge e la costruzione degli asili nido ha firmato con gli industriali un accordo truffa (tra l'altro illegale, perchè contrario alla Legge)

con il quale si rende facoltativa quella costruzione degli asili che è obbligatoria a norma di Legge. Quale differenza però, ad esempio, tra Milano e Sesto S. Giovanni! Forse per il fatto che il Sindaco si chiama Oldrini ed è Comunista. Sta di fatto però, che il Sindaco Oldrini convocò in Comune le direzioni delle fabbriche di Sesto, impose loro il rispetto della legge sulla maternità ed attualmente si stanno già costruendo 4 asili nido nei rioni popolari di Sesto. Un altro motivo di questo diverso comportamento sta anche nel fatto che il Sindaco Oldrini non è membro di nessuna direzione di fabbrica, cosa che ad esempio del dott. Peracchi che fa parte della direzione della Borletti. E' forse per questo che egli ha indotto i suoi amici dirigenti della CISL della Borletti a prendere posizione contro la richiesta avanzata' dalla FIOM perchè alle donne, con i bambini da 1 a 3 anni, sia corrisposta una indennità di mancato asilo nido di lire 6.Q00 mensili, fino a quando non sarà stato costruito l'asilo nido.

La richiesta di 6.000 lire (già ottenuta del resto in altre fabbriche) per il mancato asilo nido non è affatto demagogia; essa pretende solo il richiedere il rispetto di una Legge, (dello Stato Italiano), anzi il rispetto solo parziale perchè spesso le lavoratrici sono costrette a pagare 10 ed anche 15 mila lire al mese per mantenere il loro bambino a balia, dato che non hanno a loro disposizione un asilo-nido.

Signori D. C., siete forse contrari a questa richiesta, perchè i padroni. attraverso la • triplice alleanza », vi danno i soldi per condurre la campagna elettorale?

Le lavoratrici se ne ricorderanno il 27 di maggio quando andranno a votare!

GLI ITALIA\I PAGA\O TASSF

DALLA \ASCITA ALLA MORTE

L'Italia è il paese dove vige il più ingiusto sistema fiscale di tutto il mondo; infatti gli Italiani cominciano a pagare le tasse appena nascono e non smettono fina a che non muoiono.

In realtà incominciano un po' prima di nascere e continuano a pagare anche dopo morti. Infatti sul conto della levatrice o della clinica ostetrica non si paga forse il bollo dell'Imposta Generale sull'Entrata (IGE)? E non c'è il bollo dell'IGE anche sul conto dell'Impresa di pompe funebri e su quello per l'inumazione in cimitero?

E non si tratta solo di paradossi.

L'italiano paga le imposte su ogni tazzina di caffè che beve, su ogni sigaretta che fuma, su ogni chilo di carne che mangia, su ogni prodotto che compra; paga le imposte sul sale e sui medicinali; sulla lu-

ce elettrica e sul gas, sul biglietto del cinema e su quello dello stadio, sull'apparecchio radio e sul motoscooter, sulla benzina e sul Vino, sul vermuth e sull'aceto, sullo zucchero e sull'olio, e ora novità, perfino sugil accendi-sigari.

Nessun cittadino al mondo è più tassato di quello italiano sui suoi consumi e sulle sue necessità quotidiane. In Italia si pagano perfino le tasse sulle tasse. Sulle bollette della luce, oltre alla tariffa, è segnata l'imposta di consumo: e poi sul prezzo globale (tariffa imposta) si paga la solita IGE!

Abbiamo fatto un calcolo approssimato delle tasse (comprese le imposte erariali di fabbricazione, l'IGE, dazi doganali, le imposte erariali di consumo, le imposte comunali di consumo e senza tener conto delle tasse particolari che grava-

no sui piccoli commercianti e di cui essi si rivalgono sui consumatori) che si pagana ogni qualvolta si acquistano alcuni generi di prima necessità.

Per ogni chilo- di sale, che costa 60 lire, si pagano 42 lire di tasse.

Per ogni chilo di caffè si pagano dalle 650 alle 700 lire di tasse.

Per ogni chilo di zucchero si pagano 104 lire di tasse.

Per ogni chilowattora di energia elettrica per illuminazione si pagano 15 lire di tasse.

Per ogni chilo di carne, secondo la qualità si pagano da 70 a 150 lire di tasse.

Per ogni chilo di baccalà si pagano 20 lire di tasse.

Per ogni chilo di pollame si pagano 100 lire di tasse.

Per ogni litro di vino si pagano da 20 a 30 lire di tasse.

Per ogni paia di scarpe, secondo il tipo, si pagano da 500 a 800 lire di tasse.

Per ogni vestito da uomo, secondo il tipo, si pagano da 2.500 a 4.000 lire di tasse.

Per ogni pacchetto di sigarette nazionali si pagano 128 lire di tasse; per ogni pacchetto di • esportazione • se ne pagano 160.

Ultimo esempio che dimostra l'ingiustizia del nostro sistema fiscale: dall'imposta di bollo (cioè della carta bollata) lo Stato riceva 65 miliardi all'anno, tre miliardi in più che dalla imposta sulle società pei azioni, imposta quest'ultima che dovrebbe colpire il patrimonio (che ammonta a parecchie migliaia di miliardi) e i profitti (svariate centinaia di miliardi all'anno delle società per azioni. Essa da un gettito di soli 62 miliardi.

la Scintilla 5

Il tempo è denaro I misteri di Milano

Quante volte abbiamo dovuto pagare il quarto d'ora perchè al mattino eravamo stati costretti a lasciar passare uno o due tram, non riuscendo a salirvi?

(E quando anche si riesce a salire, quanti bottoni strappati, quante smagliature delle calze, quante pestate di piedi!).

Ogni mattina si viaggia come le sardine, in scatolà, e si arriva in fabbrica dopo 30 minuti, un'ora, un'ora e mezza (se veniamo da fuori Milano) di viaggio già stanchi. E altrettanto succede la sera dopo nove ore di lavoro.

In una città moderna e dinamica, dove tutto è in sviluppo e quindi il tempo è davvero denaro, come ha provveduto l'attuale Amministrazione Comunale a questo importante servizio?

Pensiamo che meglio di ogni discorso valgano le statistiche con la forza dei numeri che, come si sa, non sono una opinione. Rispetto al 1938 il numero dei passeggeri è aumentato del 50 per cento, mentre quello delle vetture autofilotranviarie è aumentato solo del 16 per cento. Quindi, non per tener testa alla situazione attuale, ma solo per riconquistare il grado di relativa efficenza dell'anteguerra occorrerebbero circa 300 vetture in più.

Ma vi è un altro fatto che dimo-

stra il malgoverno dell'attuale Consiglio di Amministrazione, che invece di preoccuparsi del servizio dei cittadini vuole risparmiare superfruttando il personale dell'ATM.

Lasciamo anche a questo proposito la parola all' inconfutabilità delle cifre: per ogni vettura-chilo1951, scesi a 55,9 nel 1952, a 55,8 metro si avevano 56,2 tranvieri nei nel 1953, a 53,5 nel 1954, a 50,8 nel 1955 e a 47,2 nel 1956, il che significa che in 5 anni si è aumentato il già alto rendimento del 1951 di ben il 16 per cento.

Così mentre cresce il superfruttamento dei tranvieri e la media annua dei viaggi per ogni cittadino è salita da 536 del 1953 a 555 del 1955 si verifica il fatto che per mancanza di personale rimangono nei depositi varie vetture tranviarie.

Il 27 Maggio, ogni lavoratore, quando andrà a votare, dovrà ricordarsi anche di questo, cioè che l'attuale Giunta Comunale, oltre a non aver provveduto al miglioramento del servizio tranviario, sta facendo di tutto perchè esso vada a finire nelle mani della Edison, come già ha fatto per la futura Metropolitana sottratta alla municipalizzazidne e ceduta agli speculatori della Pirelli, Montecatini, Edison, ecc., e destinata quindi a diventare una società privata, dominata dai soliti monopolisti.

Cos'è una, città per chi la abita?

Non è facile rispondere a questa domanda. La propria città la si ama, e vale soprattutto per noi milanesi che con orgoglio consideriamo la nostra Milano oltre che la capitale industriale anche la capitale morale d'Italia.

Il progresso avanza, e senza limiti. Chi può dire: là sarà la fine del progresso? Oppure: il progresso terminerà l'anno....

Ma quando andiamo a vedere le statistiche, rimaniamo perplessi. Precisiamo che le cifre più sotto riportate ci sono fornite dal censimento sulle abitazioni effettuate dal Comune nel 1951.

Al termine del 1951 le abitazioni esistenti a Milano erano 364.298. Non sembrerà vero, ma soltanto 306.375 alloggi (cioè 84,1 per cento) hanno l'impianto di acqua potabile all'interno. Gli abitanti del restante 15,9 per cento devono uscire di casa, andare sul ballatoio o scendere in cortile per riempire una pentola di acqua. E si tratta di ben 57.923 famiglie!

La situazione è. ancora più grave nel campo dei servizi igienici con acqua corrente. Gli alloggi che la possiedono sono soltanto 252.100, il 69,2 per cento.

Sono dunque 112.198 gli appartamenti, abitati certamente da un numero maggiore di famiglie, che non hanno in dotazione gabinetti decenti.

Le cose vanno di male in peggio quando dai servizi igenici si passa ai bagni. Soltanto meno della metà delle abitazione usufruisce di questo servizio. Gli appartamenti che ne sono dotati sono 166.800, il 45,6 per cento. Gli altri 206.418 alloggi ignorano i bagni.

Non molto diversa è la situazione per quello che riguarda gli impianti centrali ai riscaldamento. A Milano gli appartamenti che ne usufruiscono risultano una minoranza: il 36.4 per cento, cioè 132 mila 604; 231.000 famiglie abitano in case dove il riscaldamento centrale è soltanto un desiderio.

Delle famiglie milanesi soltanto il 90 per cento possiede l'impianto del gas, mentre il rimanente 10 per cento (qualcosa come 36.429 alloggi) ne è sprovvisto.

Per quanto riguarda la luce elettrica, la situazione è certamente m-i gliore, anche se vi sono ancora alla periferia duemila nuclei famigliari (pari al 0,5 per cento), costretti, a sera, ad accendere la lucerna e la candela.

Questi alcuni dei misteri della nostra Milano di cui andiamo orgogliosi.

Direttore Responsabile GIUSEPPE NOVATI Autorizz. Tribunale Milano n. 352 Tic,. L'Aratine • Via Veap9cci, 9 - Milano

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