Radar8

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A A A..... ASSUMESI QUESTE LE REFERENZE

1965 VANZETTI

Tentativo di entrare in fabbrica durante uno sciopero contro il licenziamento di un membro di C.I., intervenuto a difesa di un operaio picchiato dal direttore per essersi rifiutato di fare un lavoro pericoloro

P.S. 1968 - La Vanzetti chiude per fallimento. REFERENZE

Ill.mo dottor. Zanovello. Al suo arrivo alla Vanzetti, proibisce ai sindacalisti di entrare in fabbrica

nel locale della C.I. ed ai membri di C.I. di girare nei reparti (cose di prassi normale da moltissimi anni), « regala » una miriade di amminizoni agli operai, pesta un operaio che si rifiuta di fare un lavoro pericoloso e licenzia il membro di C.I. intervenuto, licenzia altri 4 opgrai, rei di far valere i loro diritti, denuncia I sindacalista e 4 operai.

Sig. Gianbarlardino. Capo delle guardie. E' tutto.

1969 - ASSUNZIONE ALLA G.T.E.

Ill.mo sig. dottor Zanovello: direttore del personale.

Sig. Gianbarlardino: addetto ai colloqui per le assunzioni.

bollettino interno della sezione aziendale FIOM-CGIL della GT&E

I lavoratori hanno vinto

Questa è la pura e sacrosanta verità! Mai come di questa lotta contrattuale i lavoratori possono dire di aver vinto. E questo per due valutazioni di fondo: Con le conquiste ottenute abbiamo dato una concreta soluzione a quello che era stato chiesto.

Abbiamo sconfitto con la nostra lotta il disegno posto in atto dalla borghesia per una degenerazione della lotta che permettesse di imporre al paese una soluzione politica reazionaria e fascista.

I contenuti del nuovo contratto sono già stati oggetto di discussione ed approvazione da parte dei lavoratori e quindi, non entriamo nel merito. Importante però ci sembra sottolineare il perchè si è potuto — a nostro avviso — arrivare a questo tipo di conquista. Sicuramente per il nuovo rapporto democratico tra sindacato e lavoratori. La grande consultazione pre-contrattuale, l'aver fatto scaturire la piattaforma dal dibattito deí lavoratori, non solo ha reso tutti, operai. impiegati e tecnici corresponsabili della scelta, ma ha prodotto una maturazione di coscienza tale, da tramutare il potenziale di forza rappresentato dalla classe operaia in una unità di lotta consapevole al punto tale da saper con cosciente fermezza autogovernarsi e soffo-

care sul nascere la provocazione reazionaria della borghesia (sospensioni, licenziamento, la morte di Annarumma, le bombe di Roma Milano).

Le grandi manifestazioni di Torino, Milano e Roma ne sono la prova più evidente ed hanno dimostrato per l'ennesima volta che l'ordine lo tiene la classe operaia; il disordine c'è quando c'è la polizia.

Si è così proceduti nella lotta alla creazione di strumenti di potere (delegati di reparto, consigli di fabbrica, comitati sindacali unitari) che hanno rappresentato rappresentano tutt'ora l'espressione della base e daranno certamente un fattivo contributo all'integrale applicazione del contratto.

Nella lotta si è fatto sempre più larga la convinzione, oggi diventata certezza, che il rinnovo del contratto rappresenta una tappa della lotta dei lavoratori tesa a migliorare le condizioni di vita lavoro delle masse popolari. Il problema più importante è conquistare riforme di struttura tali da modificare l'attuale rapporto di potere. Questa società, la società capitalista in cui viviamo è l'espressione della borghesia e dei padroni; opera ed agisce nell'interesse dei pochi (i padroni) a danno dei tanti (i lavoratori). Oueste riforme di struttura che abbiamo

già indicato (riforme tributariesanitaria - casa - caro-vita - scuola) possono capovolgere questo rapporto antidemocratico e dare ciò che di fatto spetta alle masse popolari, ai lavoratori.

Questa è la nostra prospettiva per altro contenuta anche nell'ordine del giorno approvato dall'assemblea dei lavoratori dove si ribadisce il nostro impegno per l'integrale applicazione delle conquiste raggiunte, per risolvere i problemi aziendali e per le conquiste delle riforme sopraindicate.

Un fatto è certo. Le nostre conquiste hanno aperto prospettive di sviluppo economico notevoli, hanno fatto fare ai lavoratori un avanzamento sociale.

Spetta ora al potere politico, attraverso la realizzazione di queste riforme, proseguire sulla strada dello sviluppo sociale ed economico del Paese, aperta dalla lotta dei lavoratori. Se questo non avverrà, significa non solo continuare con la vecchia logica, e non voler recepire quello che è la volontà dei lavoratori, ma una evidente volontà politica di dare al Paese soluzioni reazionarie.

Ma, egregi signori, lo ribadiamo già fin d'ora, statene certi; dovrete fare i conti con i lavoratori. Ricordatelo, non siamo disposti a tornare in nero.

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SSA

Amnistia = compromesso

Vogliamo giustizia

La vendetta dei padroni, in atto dalla firma del contratto, non rappresenta altro che una escalation della iniziativa reazionaria e fascista intrapresa dal sistema, intesa a dare al Paese soluzioni politiche ormai morte nel tempo.

E' questa la vendetta del sistema, che il potere politico che dirige il Paese avalla mettendo a sua disposizione i suoi organi di potere: polizia, magistratura, tribunali .Di che cosa si accusa i lavoratori: partecipazione alle ma-

nifestazioni, esercizio di diritti costituzionali, di aver lottato per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro. Sono piovute denunce sopra denunce, rispolverando persino vecchi codici fascisti. Qui una -prima domanda: « Ma che cosa aspetta il potere politico, " la maggioranza ", che si autodefinisce democratica, a procedere all'abrogazione di questi,codici.e salvaguardare così l'a nore della Repubblica italiana? ».

Pardon, dimenticavo, come si farebbe allora a denunciare i lava ratori e lasciare liberi i promotori della violenza (fascisti e padroni); padroni che sono talvolta anche sindaci che sparano sui lavoratori, quei « signori » che di punto in bianco chiudono le fabbriche mettendo sul lastrico de-

Repressione e fascismo alla G.T.E.

« Siamo stati costretti a firmare ». Così il padronato italiano si è espresso dopo la poderosa lotta contrattuale. Cosa significa questa affermazione? Che la lotta continua? Significa forse che la cosiddetta pace sociale da più parti invocata è solo una mistificazione della rivincita del padronato, nei confronti del movimento operaio italiano, il quale ha imposto con una presa di coscienza unitaria e di classe un rapporto nuovo fra lavoratori e padroni?

Dopo questa sfida infatti è in atto un'azione repressiva di gravità ed estensione che non hanno precedenti da 25 anni: questa è la risposta che si vuol dare alle grandi lotte operaie, che, con la loro unità e la loro forza hanno piegato la resistenza padronale.

Da questa pagina denunciamo ai lavoratori della nostra Azienda, quelle forze politiche e quelle persone, che in elevata o in meno elevata posizione ordinano e consentono che le nuove conquiste, il potere acquisito dall'autunno non abbia pratica realizzazione.

Per quanto ci riguarda, denunciamo la Direzione della G.T.E. che con il suo atteggiamento dopo la firma del contratto, spavaldamente e prepotentemente tenda a sabotare, limitare e negare le conquiste acquisite dai lavoratori.

Ebbene, noi accettiamo la sfida!

La Direzione della G.T.E. deve sapere che la politica della caccia alle streghe, le intimidazioni, le decisioni unilaterali non passeranno con facilità; lo hanno dimostrato i lavoratori con una precisa protesta, allorchè si è tentato di colpire un membro di CI., reo di adempiere al suo mandato, mentre il capo del personale, e con esso la Direzione, ha ignorato la nuova procedura sui provvedimenti disciplinari.

Affermiamo con decisione che alcune iniziative tipo « fasciste »

cine e decine di famiglie, ecc.

La realtà è evidente: da una parte ci sono i lavoratori che chiedono giustizia (e per questo vengono messi in galera); dall'altra ci sono i padroni che vogliono la vendetta e promuovono in tal senso la violenza (e sono liberi). In questa situazione esce la,soluzione illuminata! l'amnistia.

Eh, no, signori!, i lavoratori non accettano questa soluzione di compromesso, perchè questa in realtà essa è: abbiamo agito nell'ambito dei dettati costituzionali, a tutela e difesa dei diritti democratici, abbiamo lottato per una equa giustizia sociale, per un avanzamento economico e sociale del Paese. Questa è la nostra colpa, la colpa commessa. Se per voi è un reato, condannateci.

nella nostra azienda non serviranno ad instaurare quella pace di cui la nostra Direzione ha tanto bisogno.

Siamo quindi decisi a continuare la lotta, perchè abbiamo dei oconti sospesi », siamo decisi a difendere ciò che abbiamo conquistato, siamo pronti a denunciare ai lavoratori quegli elementi che vogliono essere intransigenti e duri con i lavoratori, ,ma siamo anche disponibili a creare un clima di reciproca convivenza: basta solo che il contratto venga rispettato ed applicato e sia data soluzione alle rivendicazioni aziendali che non possono essere e non devono essere rinviate.

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IMPIEGATI

Le lotte dell'autunno caldo '69 passeranno alla storia anche per la massiccia partecipazione ad esse da parte dei « colletti bianchi ». Nella nostra fabbrica abbiamo visto ,per la prima volta o quasi, folti gruppi di giovani impiegati aderire attivamente a diversi strumenti sindacali di lotta come C.U.S., assemblee, manifestazioni, picchetti, ecc.

Lo slancio iniziale dovuto soprattutto ad una generale insoddisfazione per la propria condizione individuale (lavoro di routine - responsabilità minime - impossibità di carriera, ecc.) si è, durante le lotte, consolidato in prese di coscienza sociali e politiche di una categoria, quella impiegatizia, che si è scoperta senza più quei priVilegi e quei vantaggi che all'inizio l'avevano caratterizzata inserendola nel fronte opposto a- quello operaiò.

Infatti nelle fabbriche gli impiegati da poche decine sono diventati centinaia, da un lavoro di stretta collaborazione col padrone sono passati-a svariatissimi lavori con compiti sempre più ripetitivi e rigorosamente prescritti, da una responsabilità ed autonomia che gli conferivano fiducia e dignità a condizioni di interdipendenza e controllo che frustano ed avviliscono.

La maggior parte degli impiegati tende dunque a diventare sfruttata negli stessi termini dell'operaio e, come questo, non prova più alcun interesse per il proprio lavoro: oggettivamente quindi gli impiegati sono più disponibili che per il passato ad un lavoro sindacale e politico simile a quello degli operai .

Questo lavoro iniziato l'autunno scorso si è via via organizzato sempre meglio, adattandosi sempre più ai diversi problemi da risolvere, secondo la sensibilità e l'iniziativa autonoma degli impiegati stessi, aiutati in ciò dal nuovo orientamento democratico del Sindacato che ricerca una più larga partecipazione e responsabilizzazione della classe lavoratrice mobilitata continuamente e in prima persona per la difesa dei propri interessi.

Sono sorti così diversi gruppi di studio e di azione che affron-

tano problemi generali (di carattere aziendale o anche nazionale come la riforma tributaria, assistenziale, degli alloggi, ecc.) e problemi particolari (come quelli dei lavoratori-studenti, dei lavoratori del collaudo, dei trasfertisti, dei periti in generale, ecc.).

Ad esempio, nel mese di gennaio il gruppo di trasfertisti (un centinaio di persone circa che dipendono dalla direzioné Impianti) dopo aver fatto insieme una analisi delle loro condizioni di lavoro hanno preparato una piattaforina rivendicativa che è stata presentata alla Direzione attraverso la Commissione Interna con aggiunto una delegazione del reparto stesso.

I risultati ottenuti sinora sono stati più che soddisfacenti e la contrattazione tutt'ora continua.

In questa direzione si vanno muovendo anche i gruppi dei periti e dei lavoratori-studenti, partendo dalle nuove conquiste contrattuali (rispettivamente 2' cat. e posizioni di miglior favore) e giungendo fino ad affrontare problemi di qualifica, di carriera, di mobilità interna, di istruzione pro-

fessicThale, ecc.

Naturalmente queste iniziative devono allargarsi fino ad investire tutte le categorie di impiegati (dattilografe, disegnatori lucidatori, impiegati amministrativi, ecc.) ad avere così un effettivo movimento sindacale all'interno di tutta la fabbrica (ricordiamoci che con il nuovo contratto l'organizzazione sindacale dei lavoratori è entrata ufficialmente nelle fabbriche). Movimento coordinato dal Comitato Unitario Sindacale, dei delegati di reparto e d'ufficio che hanno il compito di evitare corporativistni e di elaborare una politica sindacale unitaria e una visione d'insieme della situazione aziendale che sarà periodicamente partecipata e discussa da tutti i lavoratori della fabbrica attraverso le assemblee generali.

Il « Radar » vuole dare il suo contributo a questo susseguirsi di iniziative tra gli impiegati, ed ha per questo organizzato una « Tavola Rotonda » sul tema: « I periti: stato attuale e prospettive nella G.T.E. ». Ad essa hanno partecipato diplomati aderenti a tutti i sindacati.

Il dibattito si è protratto per circa 2 ore e la pubblicazione avverrà in due parti

546 iscritti, 486 deleghe

PIU' FORTE LA FIOM

Basta un semplice raffronto di dati: 1969, 426 iscritti, 356 deleghe; 1970, all'inizio dell'anno, 535 iscritti, 485 deleghe, pari a circa il - 29 % dei lavoratori, per giudicare positivo il risultato temporaneamente raggiunto. Certamente esso rappresenta il frutto di una coerente e ferma iniziativa sindacale portata avanti dalla sezione sindacale, diretta a dare soluzione ai problemi aziendali insoluti ed al contributo nostro dato alla lotta contrattuale. Il nuovo rapporto che siamo riusciti a creare con i lavoratori in generale e con i nostri iscritti in particolare, facendoli partecipi in prima persona delle scelte, ha sicuramente favorito questa grande adesione alla FIM. Non possiamo d'altra parte tralasciare il fatto estremamente positivo di questa lotta

contrattuale che è rappresentato dalla maturata coscienza dei lavoratori da una parte e dall'altra questa unità d'azione dei tre sindacati, garanzia perentoria del successo, che ha permesso di far assumere il suo vero ruolo al sindacato, ritrovando così l'aperta fiducia dei lavoratori. L'azione del padronato, diretta a limitare sempre più l'azione del sindacato, screditarlo agli occhi dei lavoratori, ha avuto così una secca e perentoria risposta. E' per esso un'altra sconfitta, oltre a quella contrattuale, dalla quale gli operai, gli impiegati e tecnici, intendono partire per creare un diverso rapporto di potere all'interno delle fabbriche e del Paese. E questo discorso vale anche per la nostra

ecco lo Stato ecco fa dentocra,

illuminata direzione: i lavoratori sono stati e lo sono con i sindacati, e dài dati che abbiamo ri-. sulta che circa il 55 % dei lavoratori è iscritto al sindacato. Vale a dire che all'inizio dell'anno, registriamo nel complesso un 10 % di lavoratori in più iscritti al sindacato. Però è chiaro, Che seppur registrando dati positivi, si regi= stra che ancora un 45 % fra operai, impiegati e tecnici non è iscritto al sindacato, è in poche parole a portoghese nella collettività ». A questi lavoratori noi diciamo: « scegli, ma iscriviti al sindacato », è anche questo un mezzo per mutare i rapporti di forza. "

Per quanto ci riguarda come FIOM, opereremo per portare più lavoratori alla FIOM, ma principalmente per tramutare questa adesione al sindacato, alla FIOM, in una partecipazione viva alla vita, all'attività, alle scelte del sindacato.

A questo proposito terremo l'8 marzo a Robbiate, il Congresso della nostra sezione sindacale, con il preciso obiettivo che alla necessaria verifica dell'attività svolta ed alla elaborazione della nostra linea politica sindacale, si 'affianchi una struttura organizzativa capace e dinamica, che porti gli iscritti alla FIOM ad una sempre più valida autogestione del nostro sindacato all'interno della fabbrica. E' un grosso e grande impegno ma che affrontiamo con serenità e consapevolezza, consapevolezza che deriva dall'enorme fiducia che i lavoratori con la loro adesione alla FIOM ci hanno dato.

Lo ripetiamo: per l'adesione alla FIM noi offriamo in cambio ai lavoratori, operai, impiegati e tecnici, un posto al nostro fianco per discutere, elaborare, lottare per migliorare le condizioni di vita e di lavoro della classe lavoratrice; offriamo un posto di partecipazione diretta e consapevole alla preparazione di un domani migliore per noi e per i nostri figli.

BOMBE,MA
N6ANeti., ARRESTI, PERQuiSilio N1, LiCENZwI i ENTSBORES

L' attivo delle donne

minazione che talvolta può apparire una sorta di razzismo; preclusioni ancora vive nella nostra società, anche se indubbiamente negli ultimi cinquant'ànni non poche sono le conquiste che le donne hanno strappato con la lotta, con l'unità, con ForganizzaZione.

Gli esempi di una più ampia emancipazione si sono moltiplicati.

Le ragazze la cui personalità è stata plasmata secondo una mentalità antica, chiusa, non cercano nel campo professionale, politico e sociale la soddisfazione di una motivazione profonda, poichè tutto ancora le spinge a trovare altrove, per esempio nel matrimonio, gratificazione ed appagamento.

Ora più che mai noi lavoratrici diciamo BASTA alle promesse.

Mercoledì, 21 gennaio 1970, si è tenuto un incontro fra le maestranze femminili della GTE iscritte alla FIOM.

Era presente la compagna Ione Bagnoli della FIOM, la quale ci ha illustrato la situazione contrattuale.

Poi ognuna di noi ha cercato di portare le proprie esperienze e porre i propri interrogativi e da ciò si è constatato lo stato di inferiorità e di oppressione della donna nella società in cui viviamo.

Sin dall'antichità la donna ha svolto un ruolo subordinato all'uomo, la donna era vista soltanto in funzione di determinati scopi: casa, famiglia ,figli; veniva considerata cioè un oggetto per il fabbisogno maschile.

Col mutare dei tempi la donna ha conquistato sul piano sociale dei riconoscimenti importanti — es. il diritto di voto, parità salariale — ma ancora non ha raggiunto in determinati campi livelli

che la pongano alla pari dell'uomo.

I problemi della donna italiana sono molto difficili da risolvere. Da una parte i tabù, la tradizione, mancanza di istruzione, la impreparazione professionale, dall'altra le continue sollecitazioni della società dei consumi, il confronto con modelli di comportamento che possono apparire brillanti e che tali non sono.

Il suo disagio dunque è sempre più pesante.

Che alla donna siano aperte tutte le carriere ad ogni grado è vero solo sul piano teorico.

In realtà il suo lavoro è pienamente accettato ove la presenza femminile sia giustificata, sul piano fisico, biologico, del rendimento. In altri campi invece, dove sopravvive un certo autoritarismo tradizionale, la donna è al massimo accettata ma solo come eccezione e perciò non profondamente.

Attorno a lei poi ci sono le preclusioni dei tabù, della discri-

Vogliamo le realizzazioni, sentiamo il bisogno di discussioni che vertano sui problemi della donna nel lavoro, nella società come forme di vita creativa sul piano morale, sociale, educativo, abbattendo così la società che riduce le donne alla pari di macchine produttive per un progresso materialistico.

La donna, oltre ad essere lavoratrice per il bene di una società progressista è anche — e soprattutto — parte vitale della società.

Le lavoratrici sentono questi problemi che condizionano la donna nell'ambito di questa società, classista per cui, alla fine di questo incontro si è deciso di sviluppare una serie di iniziative e fra queste quella di organizzare dei corsi formativi che si terranno prossimamente.

Ma ciò che vi chiediamo è intanto di scrivere al « Radar », di partecipare direttamente alla soluzione dei problemi che sono dinanzi a tutti i lavorat ori. - Scriveteci!

Commiss. Femminile

SI E' TENUTO MERCOLEDI 21 GENNAIO 1970

LA PROTESTA

Partiti da Sesto nella notte scura, tra slogan e canti e senza paura, guidati soltanto da un solo ideale, puntapdo su Roma la capitale. Fu lunga la notte, o meglio, fu dura, ma appena fu giorno vedemmo le mura di Roma eterna, di Roma Santa dove padrone fischietta e canta.

Ma le nostre trombe e i nostri tamburi, portaron la pace ai musi duri. Non accettiamo la provocazione siam qui per fare dimostrazione. Non siamo assassini, non siamo villani a Voi la parola compagni Romani!

Veniam da Milano e di. Voi sia mfratelli, vogliamo il contratto da FALCK e AGNELLI.

IL LEONE DEL CIRCO DI URSUS

Sappiamo tutti le caratteristiche dell'asino. Testa dura, cervello vuoto, sollecitazioni ad agire solo sotto il bastone. E così i nostri « illuminati padroni », maestri nel maneggiare il bastone hanno trovato un fior d'asino, anzi un PEZZO D'ASINO di tali capacità di servilismo, da farlo addirittura capo. E cosi sollecitato dal pungolo del padrone, per sopperire a1la sua ignoranza e mancanza di capacità, solleticandolo, cerca la distinzione attraverso una continua ed incessante azione pro-padrone, sperando in una qualificazione maggiore, vedi super PEZZO D'ASINO. (Visto che deve curare i movimenti degli attivisti sindacali e telefonare al pronto intervento).

Con questo noi cerchiamo di dargli una spinta, coscienti che questo passaggio di categoria gli aspetti di diritto.

D'altra parte, sapendo che è uno dei leoni del circo di URSUS, faremo di tutto per fargli ottenere una parte di primo piano nel prossimo film.

UN . . PEZZO D'ASINO

Come d'incanto molti Romani incominciaron a batter le mani pugni chiusi per dir unità bandiere al vento, la libertà. E per dar lezione al padronato lungo le strade un corteo ordinato. Il corteo s'allunga come un serpente una marea di popolo, una marea di gente! Portiam nel cuore la pace e il lavoro, odiam la violenza di tutti coloro che fanno uso della televisione, per renderci pecore ai pie del padrone. Vogliamo il contratto, il contratto vogliamo noi siamo l'ITALIA, noi siamo Milano. Nella nostra piazza, la piazza del popolo, l'apoteosi: Il sole si spegne ma s'accendono i cuori noi siamo sicuri che qualcosa si è fatto vogliam lavorare, ma prima il contratto.

Un Operaio della FALCK

L'angolodelgentiluomo

Il ritorno di URSUS ed i leoni della G.T.E.

L'angoscia che ci aveva colpiti tutti è sparita d'incanto. La notizia che Ursus, l'attore principale di tanti film, non è morto, ma è stato ricoverato per un piccolo intervento chirurgico, ha fatto tornare il sorriso sulle nostre labbra. Quindi il grande rientro, preparato con arte raffinata, come lui solo sa fare, con un grande capolavoro intitolato « Vietato l'uso dei gabinetti nell'ultima mezz'ora di lavoro ».

E' stato un vero trionfo, tenuto contò poi che a coronamento di questo film, gentilmente la casa produttrice,. del film ha mandato una lettera « d'invito » ad un membro di C.I. Un grosso capolavoro al quale i lavoratóri non hanno potuto farne a meno di tributargli una calorosa accoglienza con uno sciopero di mezz'ora.

Prima di passare a spiegare la trama del film ci sembra opportuno riferire il passaggio della troupe « Ursus ed i leoni della G.T.E. » ad una nuova casa cinematografica, la Zanoval-Scout, due grossi trousts cinematografici. La fusione è avvenuta durante un festoso pic-nic sulla neve.

Della Zanoval sappiamo che si è temperata sotto la dittatura fascista e questa caratteristica è stata mantenuta integra nelle varie fasi della sua attività, ha resistito poco al « candeggio », in quanto era bianco ed essa lo voleva nero, temperandosi poi con l'acciaio fino a condurlo al fallimento.

Della Scout sappiamo ben poco: è la lunga mano di un padrone americano. Una cosa è certa, il motto di questa casa è: Credere, obbedire, lavorare (da considerare come sfruttare gli altri, operai, impiegati e tecnici).

La trama del film: ci troviamo alla conclusione di una grande

battaglia in cui la classe operaia ha riportato una grande vittoria. Le truppe padronali sono in rotta, mentre i grandi capi padronali studiano nelle retrovie la grande vendetta. Il piano è preparato e viene chiamato il fedele servitore Ursus, un capo arrivato a tanto 'non per capacità dimostrate o conseguite in scuole, ma per la grande abnegazione dimostrata nel servire i propri condottieri (i padroni). Si puntava, da parte dei capi, su Ursus per la sua ambizione e fierezza, ed avendo egli dovuto abbandonare il campo di battaglia nella fase critica, causa una ferita, anche sul suo orgoglio di rivincita verso gli avversari vit-

toriosi, in modo da dimostrare ai suoi capi il suo valore e quanto valga la sua presenza.

Ursus parte, chiama attorno a sè i pochi vecchi leoni rimasti a lui fedeli e quelli nuovi che la nuova casa cinematografica gli ha appositamente assunto (addestrati ed obbedienti ai voleri padronali e con una vistosa « matrice » nera) e impartisce l'ordine: « Vietato fare pipì l'ultima mezz'ora di lavoro ». L'ordine viene trasmesso alla classe operaia, la quale, seppur vittoriosa nelle sue battaglie, non infierisce mai sui vinti, anzi, i frutti della sua vittoria li porta anche nelle tasche dei vinti, sta a guardare. E' una sua scelta tattica, per _godersi un poco il suo avversario, il quale, gongolandosi nell'apoteosi della rivincita, starnazza a destra e a sinistra gonfiandosi il petto. Poi la secca risposta, il nuovo capitolare dei padroni e del bel Ursus, l'ennesimo trionfo operaio, severo monito per chi intende riportare il fascismo, il MSI per meglio intenderci, al potere.

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