Punto temi1

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E' nato: a noi farlo vivere

Da tanto tempo sentivamo la necessità di avere un nostro foglio attraverso il quale poter elaborare e discutere quei problemi che, grandi e piccoli, si dibattono nella nostra azienda; problemi che spesso, anche se toccanti realtà esistenti erano purtroppo relegati al piano del pettegolezzo della politica di gruppo. Ciò era inevitabile che accadesse per la eterogeneità degli elementi che compongono la nostra comunità; comunità, se si vuole, rispecchiante le stesse caratteristiche di una qualsiasi altra, ma che si dibatte vive in condizioni nuove, le quali, da un sommario bilancio, ci hanno colto « tutti » impreparati. Perciò compito specifico di questo giornale, anche se di formato ridotto, è quello di contribuire ad ottenere l'unità di tutti noi, unità non intesa in senso paternalistico o demagogico, o adottata esclusivamente come tattica mezzo per determinare la contrapposizione del due blocchi tradizionali: lavoratori-dirigenti, ma strumento composto dagli uni e

dagli altri in un insieme armonico operativo, unica vera espressione pratica del concetto, spesso usato per fini tutt'altro che giusti, di democrazia.

La via da percorrere non è breve e certamente avrà i suoi ostacoli e le sue asperità ma se sapremo usare a buon profitto i nostri sentimenti più belli e la nostra ragione, bandendo per sempre le rivalità e le gelosie, anzi facendo in modo che al loro sorgere, anzichè un campo fecondo determinato da altrettante gelosie represse o risentimenti personali, trovino una barriera formata dalla lealtà reciproca adatta a dimostrare tutta la loro ridicola meschinità, sicuramente vi riusciremo.

E' però evidente che onde questo foglio possa giungere a tanto, tutti abbiano a partecipare alla sua formazione, con scritti e con la collaborazione manuale, che cioè, lo aiutino a crescere saldo e robusto, come noi lo abbiamo aiutato a nascere.

Una conquista di popolo: LA PACE!

La pace! Questa parola risuonò su milioni di bocche nel settembre '43, all'annuncio dell'armistizio. Ma per poco. Il tradimento della casa reale e delle alte gerarchie militari affossò irrimediabilmente, dopo pochis-

Alla GATE

A voi tutti colleghi della " GATE " giungano attraverso questo foglio i nostri più vivi e cordiali saluti.

Ora che anche noi abbiamo il nostro portavoce ufficiale, e ne siamo orgoglio. si avremo la possibilità di tessere una rete di corrispondenze atte a scambiarci le esperienze maturate nel nostro lavoro comune, anche se svolto a tanti chilometri di distanza. Certo, noi siamo solo agli inizi e dobbiamo ancora percorrerne della strada per raggiungervi, ma la buona volontà,,mm ci manca. A voi dunque le nostre sincere espressioni di saluto e ci auguriamo che tutti e due i complessi assieme possano indicare e dimostrare ai lavoratori italiani come il lavoro inteso in senso libero e democratico, non sia sfruttamento, umiliazione e schiavitù per l'uomo.

Parola d'ordine: TENERE VIVA LA RESISTENZA

Questo primo numero del nostro giornale di fabbrica vede la luce nell'imminenza delle celebrazioni della Liberazione, il 25 di Aprile. La coincidenza è di buon auspicio, se è vero che la nascita di un libero organo di democrazia aziendale trae le radici della propria possibilità — non dimentichiamolo — da quel passo decisivo in avanti che il popolo italiano ha saputo compiere diciassett'anni or sono con l'abbattimento del fascismo.

Se riandiamo col pensiero a soli dieci, od otto anni fa, nel pieno dell'offensiva antipartigiana condotta dai governi di De Gasperi e di Scelba, vediamo che oggi il compito di affermare i valori dell'antifascismo si è fatto più facile: nell'opinione pubblica, nella letter~ nel cinematografo, persino nelle scuole sono state superate le barriere del qualunquismo, dell'agnosticismo colpevole, e i valori più alti della Resistenza entrano ormai apertamente come parte insostituibile nella costruzione di una coscienza nazionale moderna e civile.

rinnovi di continuo e possa evitare il pericolo di ripiegarsi inaridire come cosa lentamente sorpassata. La Resistenza infatti, per la universalità dei suoi valori morali non avrà mai cosa da lasciare sorpassare. E la coscienza di ciò — anche — è capace di illuminare il quotidiano lavoro di tutti noi e renderlo ancor più degno di essere svolto. Accanto al buon risultato tecnico o economico di ciò che ogni giorno facciamo. cercheremo di far vivere sempre, innanzitutto in noi — nel modo come lo facciamo — un valore morale elevato, proprio di una collettività di lavoratori democratici antifascisti quali siamo noi tutti del complesso editoriale della TEMI. Giacche ancora una volta — e Nere -sempre0010 la voce della Resistenze la appello innanzitutto alle nostre coscienze.

simi giorni di illusione, questa speranza, divenuta improrogabile bisogno di tutto il popolo.

Anni duri succedettero a questa giornata di troppo breve gioia; anni colmi di morte e distruzione, fra i peggiori della storia umana; e quell'ingenuo entusiasmo fu sommerso dai lutti, dalla fame; la crudeltà divenuta regola di vita affogò l'uomo nella palude del caos, lo rese vile e opportunista, gli chiuse gli occhi di fronte all'orrore generale con la benda del più spinto egoismo: la sua unica aspirazione divenne la sopravvivenza. Ma nell'affannoso disordine alcuni (pochi, in principio) imboccarono la via giusta;,altri si aggiunsero nello scorere del tempo; divennero molti. Espressione di un popolo tradito e martoriato giurarono giustizia, vollero la pace. La fiamma accesa sui monti scese, dilagò, fino a bruciare in un attimo la schiavitù, la persecuzione, l'odio. La pace! gridammo allora, nell'aprile '45, sulle orme dell'oppressore in fuga, in faccia ai vigliacchi tremanti, circondando, quasi reverenti, quegli uomini dal fazzoletto rosso al collo e dalla testa alta. Imparammo tutti qualcosa, in quel giorno. Ricevemmo tutti un colpo, dentro, il cui segno non si canéellera più. Per la prima volta avevamo ottenuto ciò che volevamo, costruendolo da noi, con lé nostre mani e con il nostro sangue. Non era la pace voluta dai grassi imboscati e dai pavidi generali, dai «. signori ». Era la nostra pace. Era una nostra conquista, per la prima volta.

Un'epoca si era chiusa, una nuova coscienza diventava patrimonio comune. Altri anni, molti, sono passati. Ancora una volta il tradimento, subdolamente, cerca di farci rimpiangere anche quell'entusiasmo. Ma, anche se molti l'hanno rinnegata, la coscienza rivelatasi in quella lontana primavera ha gettato radici profonde: è viva e brillante come quella luce accesa sui monti a indicare che le tenebre possono essere sconfitte. La nostra pace; la nostra più bella conquista, sapremo difenderla, ancora e sempre, contro tutte le viltà e gli appetiti: E se saremo costretti a metterla in gioco, sarà solo per farla più grande e più giusta. E, ancora, ci riusciremo.

AUGUSTO DELLA VALLE

Ma proprio questo più largo riconoscimento fa risaltare la maggiore ampiezza dei compiti che stanno oggi di fronte all'antifascismo militante: non si tratta più solo di tenere viva una fiamma, ma di conquistare alla sua luce la coscienza nazionale in tutta la sua estensione, la sua complessità, le sue particolarità che si rinnovano sempre. A noi, che nella nostra tipografia rappresentiamo un punto d'avanguardia nella vita democratica e civile del Paese, spetta di partecipare a quegt'opera di chiarificazione e di ispirazione della coscienza della nostra cittadinanza. Sarebbe tragico errore smobilitare le coscienze quando il pericolo della degenerazione fascista è ben lungi dall'essere stato estirpato alle radici e torna, ogni poco, a riproporsi in forme nuove sull'orizzonte internazionale ed in Italia. La recente virulenza dell'OAS e il suo immediato ramificarsi sono li ad insegnare. Sia dunque accesa in noi la luce della vigilanza, contro ogni accettazione passiva di suggestioni che giungono dall'alto, contro ogni acquiescenza alla fatalità, alla disgregazione morale: sia sempre desto lo spirito critico, unito alla conoscenza della nostra tradizione antifascista perchè essa si sviluppi e

PAGINA IN QUESTO NUMERO

ei Considerazioni su una votazione

Cercatori d'oro a Milano ( racconto)

Il problema dell'edilizia popolare

L'anniversario della Resistenza

II problema del tempo libero

Concorso fotografico

Accordi tra C. I. e Direzione

Dove siamo

Questo nostro piccolo giornale aziendale « Il Punto della T.E. MI. » nasce in un grande complesso moderno tipografico creato dai comunisti con l'aiuto di tutti i lavoratori, operai, braccianti, artigiani, intellettuali: tutti uniti difendiamo la vera democrazia nel nostro Paese. Noi abbiamo la fortuna di fare parte di questo grande complesso. Dimostreremo cura e attacca. mento nello svolgere il nostro lavoro, perchè è il frutto dei sacrifici e delle lotte dei comunisti e di tutti i lavoratori per avere un avvenire migliore e attraverso la nostra stampa esprimiamo tutti i nostri desideri e le nostre necessità.

Facciamo un augurio perchè questa tipografia sia di esempio per chi sfrutta ingiustamente il lavoratore.

Ora facciamo il punto delle nostre cose: esprimere i nostri sentimenti, criticare per migliorare, con una critica onesta sincera, senza preconcetti personali, tesa a migliorare semper più il nostro lavoro.

Per ora ci limitiamo ancora ai ricordi di un passato per noi. che abbiamo lavorato in una azienda dove il padronato aveva come solo scopo lo sfruttamento e la ingiustizia. Qui sarà diverso, perchè vediamo nei nostri dirigenti sentimenti umani, leali e di stretta collaborazione con le organizzazioni dei lavoratori. Noi faremo ogni sforzo i per comprenderci sempre più ed amarci. Vogliamo l'unità, la fraternità fra tutti, la più stretta collaborazione per avere una migliore produzione. Altri lavoratori ci guarderanno, altri ci seguiranno, qualcuno ci invidierà per la nostra democrazia che tutti i lavoratori per ora sognano. Ed ora colleghi, compagni, fate che questo nostro periodico viva. Collaborate, scrivete le vostre critiche o le vostre esperienze tecniche perchè « Il Punto » è nostro ed è l'espressione dei lavoratori semplici. GIUSEPPE GUIDONI

giornale periodico delle maestranze Anno l - n. 1 - Aprile 1962 - • -111111111111Dili :311 •
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'REMO BERN ASCON

Considerazioni su una votazione

Il principio secondo cui un solo candidato venisse eletto per ogni reparto credo stesse a significare che la scelta doveva avvenire sulle specifiche qualità tecnico-sindacali dei candidati del reparto stesso.

In questo caso anacronistico appare il metodo usato nelle elezioni dei rappresentanti sindacali d'azienda, con cui praticamente si ammette che un linotipista possa, per esempio, giudicare quale speditore possieda la migliore preparazione sui problemi del proprio repúto, oppure che un ausiliario possa a sua volta esprimere tale giudizio nei confronti dei compositori o del fotoincisori ecc.; arrivando alla conclusione di vedere eletto chi, nell'ambito del reparto aveva avuto dai colleghi il minor numero di voti.

Altrettanto anacronistico il fatto che l'elenco completo dei candidati sia stato messo a disposizione dell'eletto-

re nell'istante stesso in cui doveva esprimere il voto, impedendo praticamente, qualora ne avesse desiderio, di informarsi sui candidati soprattutto degli altri reparti.

E' un discorso, questo, che vale soprattutto in previsione delle prossima elezione della nuova C.I. che dovrà avvenire su basi più chiare e meglio preparate. Ed a questo proposito sarebbe opportuno impostare subito un dibattito, il più ampio possibile, su un problema importantissimo, quale la configurazione tecnica, economica ed amministrativa della T.E.M.I.

E' chiaro che per le candidature da proporre quanto per l'azione da impostare, è necessario chiarire soprattutto fra maestranze iscritte e non, come si intendono i rapporti fra lavoratori e direzione. Quando si dice che la T.E.M.I. è un'azienda di tipo speciale con rapporti di tipo diverso dei soliti bisogna chiarire questi termini per-

chè ognuno sappia in precedenza in che modo speciale deve intendersi la C.I. e con che metodi diversi questa debba operare. Grosso snodo, oggi, amministrazione, cellula e non iscritti costituiscono l'equipaggio di un « doppio con » in cui vogatori e timoniere non sono ancora riusciti a sincronizzarsi, col risultato di rendere la navigazione più pesante di quanto il percorso comporti. Il dibattito oltre... uniformare la voga alla direzione del timoniere, dovrebbe assorbire il costante deleterio « dibattito » occulto, fonte di confusione e disordine. Si può non accettare il confronto meccanico con altri stabilimenti ma non si può evitare che la nostra situazione abbia riflessi nel campo grafico milanese.

Per chi, come la T.E.M.I., ha ambizioni di avanguardia curarsi anche dei riflessi dovrebbe essere importante.

BRUNO LANCELLOTTI

Turni dí lavoro notturni e diurni

Uno dei problemi di più stretta attualità, che proprio in questo periodo dobbiamo cercare di risolvere, è quello dei turni di lavoro notturni e diurni.

l' soluzione di questo proble.dga se ne

nte ad un ragionamento: dato che noi lavoriamo in un'azienda ad ispirazione democratica, la direzione di quest'azienda deve cercare, nei limiti del possibile e del giusto, di accontentare la maggior parte dei dipendenti anche a costo di piccoli sacrifici, sacrifici che in egual misura dobbiamo accollarci anche noi.

In questo punto sta la reale democraticità della ispirazione, in quanto, una soluzione di comodo soltanto per la direzione, porterebbe la nostra azienda ad un livello di assoluta normalità.

Quanto segue, senza la pretesa dell'infallibilità, vuole essere il contributo di un dipendente per la soluzione di questo pro-

blema, cosa molto importante perchè da ciò dipende il modo dí vivere di tutti noi.

E' noto da sondaggi ufficiosi, che i desideri del personale (almeno per quanto riguarda i reparti di composizione e linotyhlt...st orientano verso tutte le autod vale a dire: ilialavi, • arta w ,ner quel'o; natuàquilibrio numerico.

Quindi, dato che i dati sono ufficiosi, per avere un'idea chiara di come stanno le cose bisognerebbe che tutti i dipendenti esprimessero il loro parere, impegnandosi a rispettare anche gli obblighi connessi a questo desiderio, soprattutto riguardo al periodo di permanenza nel turno, che se non erro, era stato stabilito per un anno.

Dato che non conosco esattamente la situazione degli altri reparti, limiterò il mio esempio a quello del reparto composizione, dove credo che una soluzione soddisfacente per la maggioranza sia possibile.

Ammesso che gli impaginatori si siano già accordati, i turni

Ci scrivono . .

Non è la stessa cosa

Mi sono permesso di scrivere quanto segue, dopo un esame di coscienza, per correggere alcuni miei colleghi di reparto, i quali affermano che in questa azienda ci sono le stesse espressioni che si possono trovare in un'azienda privata.

Cari colleghi, condivido con voi le critiche ad alcuni dirigenti, che tutto dicono, che tutto fanno, senza mai interpellarci, e il loro modo di esprimersi.

Non sono d'accordo quando dite che qui è come in molte fabbriche e spiego il perchè. Ho lavorato anch'io in altre aziende, e l'unica possibilità di difendere i propri diritti stava nella Commissione Interna, la quale aveva una libertà di azione ben limitata.

Noi operai della Temi abbiamo la possibilità di usare altri organi rappresentativi che possono essere anche più efficaci, quali la Sezione sindacale e la Commissione di specializzazione; organismi che non tutte le aziende hanno. Ed ora il nostro giornale di fabbrica «Il Punto ».

DUE PAROLE DEI NON "IMPEGNATI„

Siamo perfettamente d'accordo che questa non è una Azienda qualsiasi. L'avevamo intuito venendo qui, dopo aver abbandonato il nostro antico posto di lavoro. E vorremmo dire all'Amministrazione che siamo arrivati con un bagaglio di entusiasmi e di propositi che nulla ha da invidiare agli entusiasmi e ai propositi di un iscritto al Partito comunista. Siamo perfettamente consapevoli che un anno è ancora poco perchè tutto venga risolto. Ma vogliamo fermare l'attenzione soprattutto dell'organizzazione del Partito nella fabbrica — oltre che dell'Amministrazione della TEMI — su un certo punto che costituisce la base di ogni vivere democratico nelle aziende, non esclusa la nostra: l'affermazione, cioè, del Sindacato attraverso l'istituto della Commissione interna e della Sezione sindacale.

che parta da pre.mpposti aperti e leali, perchè il dialogo delle forze interne dell'Azienda divenga armonico, vi vo, costruttivo. Ognuno di noi ha qualcosa in comune con la sostanza che anima le colonne o i titoli dei giornali che componiamo o stampiamo. Perciò siamo amici, ed è per questo che siamo convinti che possiamo costruire insieme una solida struttura aziendale veramente democratica. I due fronti « l'un contro l'altro armati », servono soltanto a creare confusione, sfiducia, sospetti, ironie che nuociono a tutti. Deponiamo, dunque, senza ulteriori indugi le meschine faziosità, l'ipoteca dei colori o delle simpatie. Di due file facciamone una sola: quella che porta all'armonia e alla serenità nel nome della fraternità, operaia.

diurno e notturno abbisognano entrambi di 18 compositori Se per esempio risulterà che 14 dipendenti vogliono fare il turno diurno, 10 vogliano girare e 12 siano per il turno notturno. l'accordo in linea di massima non dovrebbe essere difficile da raggiungere perchè in Questo caso basterebbe convincere due del turno diurno a girare perchè la situazione sia esattamente in parità.

/n ogni caso, anche se numericamente non si dovesse risultare proprio così ma con una certa approssimazione, con un poco di buona volontà si potrebbe risolvere anche questo problema.

Senza contare poi che, anche per i capi reparto, il poter disporre di un organico fisso per un anno intero, dovrebbe essere di notevole vantaggio.

Chiudo questo mio scritto auspicando una soluzione che risulti veramente equa per tutti e che ci permetta, compatibilmente con i nostri doveri di lavoratori, di vivere quella vita che ci sembra migliore.

Noi non possiamo lasciar passare senza vivamente protestare, che la C. I. viva tiepidamente la sua vita e prenda delle iniziative o addirittura degli impegni gravi ( vedi accordo per un anno sui ritmi di lavoro e premio domenicale), senza consultare coloro che essa rappresenta. Non pretendiamo che essa prenda lo scudo e la spada per combattere un nemico o un padrone che non esiste, come ancora noi vogliamo credere. Tante infrazioni agli Accordi I nterconf ederali sono avvenute: noi osiamo sperare che tutto sia accaduto per leggerezza, e non per svalutare quell'Istituto che fuori da queste mura abbiamo difeso con tanto accanimento — comunisti e non — nel nome del Sindacato che ci ha formati e alla funzione del quale crediamo senza mezzi termini od equivoci.

Il nostro desiderio è questo: mettere un punto e voltare pagina su quest'anno trascorso, per ricominciarne uno

Una Ci. in visita

La C.I. dello stabilimento tipografico « l'Italia » ci ha voluto onorare di una sua visita che è stata effettuata nello scorso mese. Lusingati che la nostra azienda sia oggetto di interesse da parte degli organismi qualificati degli altri compiessi grafici abbiamo avuto con i colleghi dell'« Italia » un colloquio atto ad illustrare le esperienze maturate in questo anno di lavoro. La cosa che più è stata apprezzata è l'atmosfera di larga democrazia che ormai è venuta a crearsi nel nostro ambiente.

Certo tanto ancora rimane da fare per ottenere la partecipazione completa di tutti i lavoratori ai problemi aziendali, però qui ormai si è sulla via per ottenere ciò, via che non è ostacolata da nessun impedimento e che perciò è abbastanza facile da seguire, qui da noi. Forse le nostre sono mire ambiziose ma esse potranno essere raggiunte solo nella misura in cui noi sapremo applicare le direttive che la CGIL ci indica.

Con ciò voglio far intendere che, collaborando in questi organismi, che sono espressione di una fabbrica « democratica », si può creare veramente quell'unità e collaborazione tra gli operai e la direzione.

Ora sta a noi dimostrare quella serietà e attaccamento per far sì che le nostre critiche non siano « campate in aria » ma siano fonte di discussione e di ricerca per migliorare i nostri rapporti.

Scusatemi se lo ripeto, ma spero che leggendo queste mie un po' sconclusionate righe dette però con la speranza che le cose migliorino, tutti s'impegnino a dare quel contributo necessario per far funzionare, nel modo migliore l'azienda nella quale lavoriamo che è l'azienda di tutti i lavoratori.

Ampio merito

ai promotori

Cari amici, finalmente ci è data la possibilità, tramite questo giornale interno, di esprimere il no_ stro pensiero su tutti quei pro-

blemi che maggiormente ci interessano e per i quali solo una discussione ampia e viva, quale attraverso il giornale si può avere, si rende necessaria. Perciò è estremamente utile sotto tutti gli aspetti collaborare a questa lodelole iniziativa. Il campo è assai vasto e molti avranno qualcosa da dire sia sul terreno sindacale che aziendale, e perchè no? anche politico. Però è necessaria una critica costruttiva, obbiettiva, onde poter sicuramente raggiungere quei traguardi che ognuno di noi dovrebbe auspicare e quei fini che si impongono all'attenzione di noi tutti per un bene comune.

Dunque, cari amici, io per ora dò ampio merito a tutti i promotori di questa bella ope-ra che ci ha portati allo scambio delle nostre opinioni avvicinandoci di più come una famiglia al proprio desco.

Auguro che altri colleghi diano l'appoggio dovuto per far sì che il « Punto della Temi » sia veramente il portavoce di tutti gli operai per una più stretta collaborazione nella vita interna del nostro stabilimento.

Un anno dopo 17 aprile 1961 - 17 aprile 1962. un anno esatto dalla inaugurazione del nuovo stabilimento. Un anno di attività che ha portato ai nostri dirigenti il quadro preciso della capacità operaia e dello sforzo collettivo per il conseguimento di risultati che vanno oltre ogni previsione ottimistica. Fare la cronistoria delle difficoltà superate è superfluo, bisogna guardare sempre avanti per il raggiungimento di obbiettivi sempre migliori. Per arrivare a ciò è necessaria la collaborazione di tutti ed anche una più distensiva comprensione fra capi tecnici o responsabili verso i propri subalterni. A volte basta una parola buona, una gentilezza per far sì che psicologicamente ci si avvicini, ci si af fraterni e con tale spirito il lavoro diverrà più piacevole, gli ostacoli superati con più facilità. Molto c'è da fare ancora su questa via e francamente mi auguro ci si arrivi presto. Per quanto riguarda la direzione troverei opportuno che invitasse di volta in volta gli operai semplici di reparto per uno scambio di vedute. Ciò apporterebbe anzitutto maggior fiducia fra noi tutti e ci darebbe il senso di una

più stretta e viva partecipazione agli interessi comuni e dell'azienda stessa.

(Spedizione) TERENZIO WALTER

Un ambiente cordiale

A me che provengo da posti di lavoro eterogenei e che prima d'ora non ho mai avuto la fortuna di lavorare presso un giornale, era inevitabile che la prima impressione fosse di meraviglia e di piacere allo stesso tempo nel constatare la perfetta organizzazione, la pulizia del posto di lavoro, l'ordine e la dovizia di mezzi a disposizione per espletare il mio lavoro. Un particolare gradevole inoltre, è l'aver trovato un ambiente cordiale e parecchi colleghi di studio e di lavoro, i quali, come ho avuto piacere di notare, avevano di me un cordiale e simpatico ricordo, garanzia di una sempre migliore e fattiva collaborazione.

Spero che questa prima e favorevole impressione possa continuare nel tempo nel quale forse anch'io verrò assorbito in questa simpatica comunità. PIERO LEONETTI

Il "nostro„ giornale

...Il mio reparto... Ecco, quella è la mia macchina... Sì, la terza dal fondo... Vedi?

Sono tutte uguali: tutte gemelle, ma, sai com'è, ci si affeziona a una, si comincia col tirar su la mano, si prende confidenza con la tastiera...

Un giorno, quando avrò più tempo, ti porterò qui di sera, sul tardi, quando il mio reparto diventa come una stazione ferroviaria, un eterogeneo salotto risuonante di voci...

Diecine e diecine di caratteri, che si affinano, si completano, si ingigantiscono nella collaborazione per il nostro giornale.

Vedi, è bello il sentire questo concerto di voci, perciò è una musica viva che ti riempie l'animo, che ti dà la forza di continuare...

Il ticchettio armonioso delle « Inter » che macinano articoli su articoli, guidate da abili mani lanciate à corsa sfrenata lungo i tasti multicolori... da Parigi a Pechino, da Londra a Washington. cla Mosca a Milano, tra politica, sport, cultura, spettacoli...

Il confabulare insistente dei redattori, degli impaginatori.

Le frasi colorite di Porta, di Verganti...

Poi, come un raggio di sole nella nebbia, il grido atteso, desiderato: a Pagina! Pagina! »...

E' il giornale che nel grembo della tipografia si agita, ha premura di nascere...

Per noi diventa una creatura: il nostro fine è quello di farla perfetta; questo ci costa sacrificio, costante applicazione...

Il giornale, vedi, è... come un corridore. Deve arrivare primo se vuole vincere. Noi siamo i fidi gregari. i massaggiatori, i tecnici, il direttore di corsa, la bicicletta... le spinte...

Deve arrivare primo, per forza!, primo nelle edicole... in mano agli strilloni...

Se ci sono dei ritardi, vanno annullati, a costo di sputar sangue. E il lavoro qui si trasforma in passione... passione sportiva...

Diventa una gara a chi arriva prima...

E finalmente la rotativa gira!

Ci siamo...

Anche questa volta il nostro giornale ha vinto!

Stanchi, gli occhi arrossati dalla fatica intensa e vissuta dello sprint finale, ci passiamo la mano sulla fronte accaldata... E' fatta!

Stamane. all'alba, sentiremo lo strillone all'angolo della nostra via, sotto la nostra finestra, scandire il nome del nostro giornale e ci sembrerà che qualcuno ci chiami da lontano, da molto lontano... e un sonno tranquillo e giusto ci porterà per un attimo nel meraviglioso mondo della fantasia... g. b.

Cere

I

Racconto di NINO Ala»

(Milano, ottobre, pensione di via Vitruvio, quattro letti a vano).

Ero appena Qntrato nella stanza, quando sentii un timido bussare alla porta.

« Avanti », risposi quieto. E pensai: « Qui si vive tra gente educata... ».

Entrò un uomo, sui cinquant'anni, basco blu calcato fin sulle orecchie, borse ai pantaloni, nasone rossastro, e occhi grandi e chiari.

« Il primo a destra... Sarebbe quello il mio letto per stanotte... » cominciò. Feci cenno di sì.

« Forse sarà l'ultima di Milano » disse asciutto.

« Cosa? ».

« Dico — replicò — che forse sarà l'ultima notte che dormirò a Milano ».

« E' da molto che ci dorme sotto questo cielo? » chiesi.

« Una settimana ». Poi lesto aggiunse: « Anche lei è venuto in cerca di lavoro?

L'ho capito subito che è dei nostri, lei. Io sono della provincia di Napoli ».

« Sono siciliano e ho già

tort tt i a Milano

trovato un posto. Ora cerco casa. Per lei è andata male,, nevvero? ». «Non mi vogliono. Ho troppi anni sulle spalle, e poi c'è l'affare dell'accento. Dicono che farei ridere al banco di vendita. Al mio paese andavo bene finchè c'era quel negozietto di tessuti. Poi fallì e... ». S'interruppe qualche istante, poi ridendo, afferrandomi per un braccio: « Scommetto che sta pensando che sono stato io a farlo fallire! Ma non è fallito. E' vivo e vegeto come non mai. Ecco la verità: quando il padrone sembrava deciso a mettermi in regola con la mutua e gli assegni familiari, mi vedo dall'oggi al domani licenziato, perchè a suo dire, il negozio non poteva sostenere l'onere di 30.000 lire al mese... ».

« E' andato al sindacato?».

« Lei mi deve scusare. E' troppo giovane ancora. Io, guardi — e si toglie il casco — ho i capelli bianchi e non credo più a nessuno ».

« Ma il sindacato è l'unica nostra... ».

« Se mi fossi iscritto al

sindacato — mi interruppe -- sarei già morto di fame assieme a mia moglie e ai miei figli. Nessuno al mio paese dà lavoro ai rossi. E poi, mi creda, non ho fiducia in niente ». Si sedette sulla sponda del 'letto ed io feci altrettanto sul mio. E lo guardai, mentre quegli si stringeva le mani al viso, come per pensare. Un corpo avvilito, uno spirito stanco. « Se penso alle cose che ho visto e sentite durante tutta la mia esistenza, ci sarebbe da fare una rivoluzione — ricominciò appoggiandosi le mani alle ginocchia —. Chi mi seguirebbe? Il popolo italiano è un popolo vile. Nessuno guarda la miseria altrui. Siamo tutti cristiani e in nome di questo attributo vediamo sempre il ricco sopraffare il povero; e le leggi, caro amico, a chi giovano? Ha visto come vanno bene i preti? Ci dicono: "Figlioli, abbiate pazienza se soffrite, perchè la vita non è di questo mondo..." e loro vanno in macchina, e vivono non certo una

Napoleoni in svendita

Seimila miliardi spesi dalla Francia per massacrare seicentomila algerini. Queste le cifre che Aldo Garosci riporta in un articolo apparso nel Mondo del 3 aprile '62. Al di là della freddezza che i numeri o le statistiche possono suscitare, abbiamo un panorama di odio e di morte, il metro del genocidio su vasta scala attuato dalla politica francese in Algeria. Quando De Gaulle assunse il potere in Francia. dopo aver atteso che mezza nazione gli si fosse inginocchiata di fronte ad offrirglielo; dopo che ebbe i pieni poteri con una prassi che avrebbe più tardi ispirato ai fascisti il putsch di Algeri, i più pensarono che solo qu?sto orgoglioso generale, provenuto dall'«esilio volontario» di Colombey le Deux-Eglilses, avrebbe tratto la Francia dal caos generato dalla mediocrità senza valutare i pericoli che sarebbero potuti derivare dalla concezione che un militare può avere della guida di una nazione. Concezione unilaterale, soggettiva, con una mentalità che non potrà mai avere se non una visione deformata del comando. visto sotto la luce dei bilanci militari, della retorica della potenza, della Francia con mire di primadonna sulla scena

politica europea. Queste concezioni politiche con vocazioni imperialistiche avrebbero escluso, come ampiamente è stato poi dimostrato, tutte le premesse indispensabili ad una funzione democratica ed umanitaria della politica stessa.

E forse da questa formula di capo politico-militare che si riscontra in De Gaulle, è nato un fenomeno che si potrebbe defi-

TIPI, TIPI, TIPI,

E' compassato, arrossisce come un bambino. Tutti s'accorgono quando ha un diavolo per capello, anche se è convinto che nessuno se ne avvede. Quanto c'è «originale» nessuno sfugge al suo « turno ». E' un amico, ma parla poco. Si fa rispettare, e dice sempre « per favore ». Tutti gli vogliono bene. Lo chiamano il « tedesco »: per la precisione e l'oculatezza. Sono tutti d'accordo nel dire che non sarebbe capace di far male a una mosca; ma c'è chi afferma che una volta, alle elementari, ne ammazzò una e non pianse. *

Ha la chierica come un buon fratone, porta il nome di un asso dello sport; il suo viso rubicondo lo fa assomigliare a

un cherubino, ma quando discute si infiamma e la sua voce rimbomba da un campo all'altro dello stabilimento. Bastian contrario per sistema non trova chi lo appoggia e allora si sgonfia e si affloscia come un palloncino privo d'aria.

Anche di casato (la parentela dicono a Milano) è rosso, come rossi sono i suoi pensieri ed i suoi sentimenti; partecipa a tutte le riunioni sindacali e di cellula e in ognuna prende la parola per esporre idee e concetti centrati sugli argomenti in discussione. Ma come fa; ma qual è il filo che lo collega alla discussione se i suoi timpani non vibrano più?

Loz...zia fin che si vuole una bella barba, ma non potrà mai competere con quelle fluenti e celebri dei padri cappuccini del convento di Mazzarino (ma c'è già chi lo chiama " fra' Gandino ").

*

Via, non perdere il... Seregno per colpa di quelle scale; fa il " Punto " di tanto in tanto sui gradini fin che il fiatone scompare, poi alle date fatidiche del 10 e del 25 di ogni mese... che manna!!!

*

A proposito di 10 e 25 avete notato che bei bigliettoni viola vengono distribuiti? Ci abbia messo il suo zampino l'elettrico, l'allampanato Zecca?

vita di stenti e di miseria...

« Il popolo italiano non è un popolo vile, mi scusi — affermai con decisione — semmai un popolo da svegliare, da educare alle lotte contro le sopraffazioni, le superstizioni. Ma vedrà che, anche se lentamente, qualcosa faremo ».

« E intanto — continua — come si fa a sbarcare il lunario? ».

Le sue labbra erano sbiancate, biliose; le gote pallide, cadenti.

« La verità è che si fa troppa politica, alta politica, che non riguarda noi, poveri diavoli ». E con tono rassegnato, torna indietro nel tempo:

« Durante il fascismo l'esercito di disoccupati giovava per le conquiste dell'impero; ora questo esercito serve come massa di manovra per far paura a coloro che lavorano. Ragione per cui una folta schiera di italiani è destinata a morire sempre di fame ».

Parlava e sembrava un braciere quasi spento, dove ancora — se rimestato — cocci sparsi fanno luce viva. * * *

nire « napoleonismo », presente in larga misura nei generali francesi, sino all'inflazione.

La Francia degli ultimi anni si è impaludata sempre più, in conseguenza della politica attuata, nel vicolo cieco di una guerra liberticida, attraverso teorie di « paix des braves » e di <darce de frappe ».

Era scontato: dall'ambizione della « grandeur » all'esplosione degli estremismi nazionalisti e colonialisti, dell'isterismo fascista del quale l'OAS è la più evidente espressione; e ciò che è tragico è che questo fascismo minaccia di rincrudire in tutta Europa.

Dall'altra parte, a subire le più tragiche conseguenze di questa politica, era il popolo algerino.

Ancora Garosci, nel Mondo: Seimila miliardi spesi solo per far capire agli algerini di essere cittadini francesi » (la sottolineatura è nostra). Ma noi non condividiamo questa opinione. Piuttosto, siamo con Sartre, quando afferma che la Francia mirasse, in tutti questi anni di dominio colonialista, a togliere agli arabi tutti i segni della loro civiltà, negando ad essi la propria, e considerandoli alla stregua di sotto-uomini. Ma cancellare i segni di una civiltà è un assurdo. Bisognerebbe distruggere gli elementi nei quali essa vive: gli uomini. E la partecipazione algerina nel difenderla è stata totale, unanime e legittima. Qui, da questa parte, non si fa rettorica parlando di eroismo. E' un popolo, una cultura nuova con tutti i suoi fermenti che si oppone strenuamente al governo di chi non sa governare neppure se stesso. Con senso democratico, non si può che augurare la piena vittoria alla lotta di Liberazione algerina, ed il ridimensionamento della Francia in Europa nel limite delle proprie possibilità, al di fuori di ogni mira imperialistica di tutti i suoi De Gaulle vecchia maniera, i vari Challe, Lagaillarde, Soastelle, Salan, i quali, nella libidine di vederla maestra primattrice, l'han fatta decadere a « maîtresse » di un bordello di fascisti, carnefici di algerini e torturatori di donne. g. ma

L'indomani, di buon mattino, mi alzai per il solito peregrinare: cercavo casa da una settimana. Nella *stanza il letto di « Gennaro » era vuoto. Pensai: « Forse farà l'ultimo tentativo ». E gli augurai in cuor mio le migliori -fortune. Ma allorchè fui all'uscita della pensione, lo trovai lì fermo, un po' curvo e col basco calcato in testa, come se aspettasse di prendere una decisione.

« Paisà — esclamò appena mi scorse, con un sorriso largo e mesto — anche lei di buon mattino? ».

Scendemmo sulla strada.

Faceva freddo. Il primo freddo della stagione, mi aveva assicurato l'albergatrice. Entrammo al bar.

« Pago io » dissi.

« Tocca a me » ribattè bonario il disoccupato, e affondò le mani nelle tasche in cerca del soldone da cento per due caffè.

« Devono stare nella saccoccia dei pantaloni... Ieri sera... » e parlava — mentre frugava — come fra sé; ed io, visto che cercava sempre e non trovava ancora, provai ad insistere.

«

Ah, già, ieri sera comprai un panino... ». Non mi guardò in viso, ma era sconsolato, intristito, umiliato.

« Come aggiù ffà... ora? Mi devo ammazzà? ».

I suoi occhi si empirono di lacrime. L'uomo piangeva, vinto dallo scoramento, dalla disperazione, dalla miseria. Rannicchiato in un angolo del bar, con le mani si copriva gli occhi. Non trovavo parole per consolarlo e il mio cuore era in tumulto.

« Dove sono i miei risparmi? Cosa darò ai miei ragazzi che chiedono pane? ». Milano gli aveva rubato tutto, anche la speranza. Lavoratore anch'io, ma più fortunato di lui, prelevai furtivamente una grossa carta gelosamente custodita fra le tante che avevo pronte per la casa da affittare, gliela infilai in una tasca, e lo lasciai solo col suo inconsolabile, disperato dolore.

IL PUNTO DELLA T E MI

MISCELLANEA (dal reparto linotipisti)

Ritmi Sono stanc0000...!

E' una voce dapprima lontana lenta, strascicata, che man mano si avvicina al « distributore ». Tanto stanc00000!!! — si sente rispondere qua e là.

La monotonia è rotta, ma è questione di attimi; poi tutto torna a procedere col solito ritmo, a rotta di collo.

Sono le ultime battute e le prime ore del mattino. Il ticchettio delle linotype si fa più rado, e parecchi colleghi sostano, occhi stravolti dalla stanchezza e dal sonno, a gruppetti, in attesa di « timbrare ».

Che faticata...! — sbotta uno, tondo tondo.

Qui si lavora troppo — incalza un'altro, nell'atto di accendere una sigaretta.

Cca finiu a schifiu!!! — si fa avanti un «terrone» con malcelata rassegnazione.

— ...E caro mio, niente da fare — afferma uno spilungone grattandosi il cavo.

Niente da fare!? Ihii, niente da fare! Ci sarebbe da fare e come!

Sì, una briscolal... Ma ancora non ti è entrata nella zucchina che questa non è una azienda qualsiasi? Ma cosa vorresti fare, una rivoluzione?

Innanzitutto vorrei dire chiaro e tondo all'Amministrazione che i ritmi di lavoro sono insostenibili...

Ci vai tu a dirlo — e tirò fuori, lo spilungone, un gran sbadiglio.

Dovremmo dirglielo tutti insieme — afferma un piccoletto tutto pepe.

Un momento, che tutti insieme e tutti insieme! Ma loro sanno tutto, sanno benissimo che la collaborazione nostra ha scavalcato certi limiti... C'è sol-

tanto che non hanno quattrini... per comprare altre macchine. Che possono farci se sono poveri?

— La sentite la voce della coscienza? — esclama il piccoletto.

Gli altri ammutolisconci, disperdendosi subito.

Commissione Interna

Hai visto che figura davanti all'assemblea di reparto?

Non c'ero, mi è stato impossibile partecipare. Allora non sai che l'Amministrazione a proposito del premio domenicale, ha, sfoderato l'arma segreta?

L'arma segreta??? Quale arma segreta!?!

Un accordo firmato tempo fa con la C. I., con scadenza in questo aprile 1962, nel quale si afferma che gli operai si impegnavano per un anno a non chiedere rivendicazioni di alcun genere... E tu ne sapevi?

No. E tu?

Cado dalle nuvole. * *

Dopo qualche tempo, forse un mese: Sai dell'operazione «stop»?

No. Perchè c'è stata anche un'operazione «stop»?

Sì. Ma come non hai saputo che la C.I. ha affisso un testo d'accordo con l'Amministrazione della durata di un anno?

Quale testo?!. Possibile che non me ne ricordi? Ah, sì sì. me ne hanno parlato... Ma si tratta di uno scherzo! Non ti sei accorto che l'hanno tolto dalla circolazione?

Ma è già stato firmato ed è operante dal 1 aprile...!

— Appunto, dal 1° aprile... Ma vivi proprio fra le nuvole!!! Si tratta del famoso pesce... Ma credi davvero che i nostri so-

lerti rappresentanti una bella mattina paf!, si alzano dal letto, e tutti insieme trafelati corrono in Amministrazione, e con le buone o con le cattive, la inducono in quattro e quattr'otto a firmare un accordo? La C.I. sa quello che fa, e conosce anche, modestamente, le regole del gioco democratico. Senz'altro ci avrebbe consultati...

Ci avrebbe consultati...! Scioccherello, ma perchè poi avrebbe dovuto consultarci io non lo capisco!

All'assemblea generale del 12 aprile (locali della mensa):

Dove sono i linotipisti?

— Non so.

Perchè bofonchiano, allora?

Perchè non resta loro altro... Tanto c'è chi decide per loro...

Emancipazione

(nella sala dei correttori)

Per favore, chi ha corretto il « pezzo » che parla di « processo a Cesare »? Nessuno risponde.

L'hai corretto tu, Emengarda.... Oh, senti, questo capoverso...

Un'occhiataccia terribile, furiosa; e un nervoso e secco:

Non sono di turno!!! (Silenzio educato dell'uomo, e ulteriore affermazione del cosiddetto sesso debole, che sapevamo — fino a ieri, anche quando non era di turno — gentile e cortese).

Intervista lampo

Sei iscritto al Circolo di Cultura?

Sì.

Hai pagato le 500 lire?

Sì.

Hai avuto la tessera?

No.

Hai visto la biblioteca?

Sì, ne ho vista una al mio paese.

Hai visto qualcos'altro a proposito del « Circolo »?

Ancora niente.

Un intruso:

E non vedrai mai niente!

Alla mensa

Un timido novellino.

Da chi è diretta la mensa?

Da noi.

Da noi chi?

Dagli operai. Scusami, sai, io non mi intendo tanto di minestroni, ma questo mi sembra una vera schifezza!

Al bar

Dovremmo gestirlo noi, il bar... Cosa ne pensi?

Io non penso niente.

Sempre al bar

Ci vogliono più sedie qui. Così non può continuare. La Commissione Interna cosa fa?

E' occupata a studiare un nuovo «accordo» per il 2000!

Elogi

Hai letto l'elogio alle maestranze?

Quale, quello del dott. Coppala al direttore Armellini?

No, quello del Direttore di « Stasera e...

Tu cosa ne pensi?

Io non penso niente. Una cantilena dal fondo:

Ci vuole la granaaa...aaa! an. ai.

Il problema dell'edilizia popolare

Nella recente Assise della periferia milanese, tenutasi lo scorso 31 marzo nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria, il dottor Filippo Frassati svolse un'interessante relazione sul problema della casa.

I dati. da lui ricordati e la situazione attuale degli alloggi nella nostra città, ci dicono quanto sia necessaria una chiara politica in questo settore della vita pubblica. Fra le ultime decisioni prese dalla Giunta municipale di Milano, figura quella della costruzione di 120-140 mila vani nel giro di due o tre anni. E' questa, indubbiamente, una lodevole iniziativa che va incontro alle sempre più crescenti esigenze dalla popolazione che ogni giorno si ingrossa con l'arrivo di migliaia di immigrati. Ma siamo ancora molto lontani dal numero di vani che occorrono per soddisfare il fabbisogno di una metropoli.

Accanto a questo aspetto del problema se n aggiunge un secondo, non meno importante, che interessa centinaia di migliaia di famiglie milanesi: il costo dell'appartamento. Ognuno di noi ricorda la tanto osannata teoria dei dirigenti della DC declamante la trasformazione di tutti i proletari in altrettanti proprietari; la realtà è però stata ed è tuttora quella che i lavoratori di ogni categoria che abitano nelle case ad affitto sbloccato, o in condominio, ben conoscono, gravati come sono da un peso economico corrispondente appunto al costo dell'appartamento.

Citavo all'inizio della necessità di una nuova politica per la casa, che rispecchi le nuove esigenze venutesi a creare con la introduzione di nuovi mezzi di produzione, e di razionali tecniche produttive. Milano ha bisogno assoluto di migliaia di nuovi appartamenti moderni, dotati di ogni comfort, ed a prezzo equo. E la strada per fare ciò, è quella del coordinamento dell'attività degli Enti per l'edilizia popolare e l'inserimento delle Cooperative edilizie, che nella nostra provincia vantano una preparazione tecnico-amministrativa invidiabile, attraverso la' concessione di aree fabbricabili spogliate di ogni speculazione. Non è mistero per nessuno che le grosse città come la nostra, siano infestate

da un nutrito stuolo di grossi speculatori i quali hanno tratto dalle opere di bonifica, realizzate dai Comuni, smisurati guadagni. Qui bisogna colpire con energia, qui l'azione degli organi comunali, ed innanzitutto governativi, deve svolgersi sui terreni edificabili che rappresentano una delle voci principali nel costo della casa.

L'altro aspetto, quello relativo alla esosità dei padroni di quelle case ad affitto sbloccato, può essere egregiamente risolto — come giustamente affermava il dottor Frassati — attraverso l'emanazione di una legge, già sollecitata lo scorso anno dall'Unione Italiana Inquilini, per disciplinare le locazioni anzidette e, con l'ausilio di commissioni specializzate, stabilire un equo canone per ogni tipo di casa, tenendo debito conto della sua dislocazione.

Viva il l° maggio

C'è un giorno, nel corso dell'anno, in cui nella piazza maggiore di ogni città, in quasi tutto il mondo, i cittadini si radunano a migliaia, si stringono attorno ad un gruppo di loro, e celebrano con solennità una delle date più significative del progresso umano. Celebrano il 1° maggio.

In questo giorno facciamo il punto della nostra lotta e ne prendiamo un nuovo impegno. Anno per anno, sotto le sue bandiere rosse, il proletariato compie le tappe della sua emancipazione.

Anche questo foglio, nuovo portavoce 'di una categoria che si vanta di essere sempre stata all'avanguardia del movimento operaio, si associa alla celebrazione porgendo il suo augurio alla gente che lavora, in tutto il mondo, di vedere realizzate al più presto le loro aspirazioni, impegnandosi ad operare, per quel poco che può, affinchè i nostri figli possano avere un futuro migliore.

Ci proponiamo di ricordare più estesamente e solennemente questa solennità nel prossimo numero, nel quale dedicheremo più ampio spazio al 1° maggio, la festa che, principalmente, ricorda la conquista delle 8 ore giornaliere.

Lavoratori tutti della TEMI, auguri!

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IRCE
4 IL PUNTO DELLA T.E .M?.
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A. F. Tinte le confezioni di classe per l'uomo moderno ORGANIZZAZIONE VITTADELLO
CONVENZIONE per i lavoratori del Palazzo della Stampa di Via Fulvio Testi
MILANO - Via Larga, 4 • Piazza Wagnerlang. Via Belfiore) • Corso Ticinese lang. Mulino Armi)

MEMORIE DI UN PARTIGIANO

IL FRONTE DEL PO 25 Aprile: la Liberazione

Che il tedesco fosse un nemico implacabile era cosa nota a tutti anche prima dell'8 settembre 1943 ma perchè fosse conosciuto come disumano bastarono due episodi svoltisi nel mantovano nei giorni immediatamente susseguenti l'8 settembre: «la fucilazione di dieci giovani prelevati dal campo di concentramento di Fradaro come rappresaglia per il ferimento di un soldato tedesco, e la uccisione a revolverate di una ragazza che aveva offerto un pezzo di pane ad un prigioniero ». Il primo episodio ebbe il suo tragico epilogo in un prato poco discosto dalla statale Mantova-Cremona avente per sfondo il lago e la chiesa delle Grazie: il« secondo si svolse in una piazza centrale di Mantova davanti numerosi testimoni inorriditi.

L'odio secolare per il tedesco sopito dalla infame propaganda fascista, fu la guida istintiva e immediata della nostra popolazione nel terribile frangente: i soldati, i carabinieri, i resti cioè di quello che fu l'imperial regio esercito, per sottrarsi alla cattura bussarono alle porte di ogni casa e quivi trovarono rifugio e vitto e abiti civili. Pure un certo numero di prigionieri di guerra inglesi, americani, sovietici, jugoslavi, usciti dal campo di concentramento di Fossoli trovarono asilo e conforto come fossero connazionali, malgrado il bando emanato che comminava la pena di morte a chi ospitava o comunque non denunciava i soldati ex prigionieri.

I tedeschi rastrellavano uomini e cose, requisivano officine e automezzi, svaligiavano tutto quanto era possibile pur di continuare la loro maledetta guerra; intanto reinsediavano al potere il fascismo e questi sotto vesti repubblichina e sociale reclutava masnade di avventurieri e di relitti della società per dare inizio alla repressione spietata e alla guerra civile.

Premetto a questo punto che i redattori mi hanno chiesto la descrizione di episodi vissuti, ed io mi ci sono provato. Una decina di cartelle ho riempite e poi stracciate; non riesco a trasmettere nel racconto le impressioni che in me sono tanto vive tutt'ora; le immagini scritte mi risultano sfocate, non rispondono allo scopo, non desterebbero l'interesse del lettore.

Dire che abbiamo dato vita ad un periodico stampato a ciclostile e che di tanto in tanto dovevamo cambiare domicilio per non essere scoperti; dire come le nostre staffette lo diffondevano passando a volte attraverso i cordoni tesi dalle guardie nere; dire che abbiamo dato vita al comitato di liberazione nazionale e come questo venne arrestato quasi al completo su delazione di un ufficiale slavo; dire come venne costituito un secondo Comitato da un presieduto (io ero uno dei tre sfuggiti alla trappola precedente) e come anche questo venne arrestato al completo meno il suo presidente, può oggi interessare?

Può forse interessare il sapere che io in una notte del febbraio 1945 mi trovavo sul tetto di una casa mentre i tedeschi mi cercavano nell'interno; dire che su quel tetto vi erano venti centimetri di neve, che la temperatura era a circa meno 7 e che io non

ho minimamente sentito il freddo per effetto della tensione, a chi può interessare?

Noi non siamo stati degli eroi: la nostra brigata operava in pianura, non poteva affrontare in campo aperto il nemico; dovevamo operare di sorpresa e il turno più adatto era quello fiancheggiante il Po ove il tedesco trasbordava il materiale durante la notte; qui noi riuscimmo a ostacolare il traffico, a interrompere il trasbordo; noi riuscimmo a interrompere le comunicazioni telefoniche e telegrafiche; a invertire la segnaletica stradale; a fare distribuire viveri alla popolazione; a rapire un compagno ferito ricoverato in ospedale piantonato giorno e notte dalle guardie nere; riuscimmo a sottrarre alla cattura un compagno che in combattimento aveva riportato la frattura della gamba destra; ma tutto ciò se fosse minutamente descritto diventerebbe di noiosa lettura.

Non eravamo eroi; nel grande complesso della lotta di liberazione abbiamo dato il nostro contributo come ce lo consentivano i nostri mezzi, abbiamo perso due compagni nei combattimenti che ebbero luogo in località Riva di Suzzara, ne perdemmo altri tre nei combattimenti che ebbero luogo a Sailetto. Ripeto che non eravamo eroi, però potevamo finire sotto la tortura; potevamo essere colpiti dalle pallottole che hanno colpito i nostri compagni, o da altre pallottole che numerose sibilavano, ma con ciò cosa sarebbe cambiato? Una via in più dedicata ad un caduto che in vita aveva ostinatamente desiderata una socien di giusti e di 'uguali.

L'augurio dell'ANPI aziendale

Il Comitato aziendale dell' A.N.P.I. esprime il proprio augurio al nuovo giornale « Il punto della T.E.MI. », che sarà sicuramente di contributo allo svolgimento delle attività democratiche di tutti i lavoratori dello stabilimento e degli organismi che li rappresentano. Nel contribuire a dare il suo giusto valore a questo giornale I' A.N.P.I. aziendale invita tutti i sinceri democratici ad opporsi alle manifestazioni osannanti alla fascista O.A.S. espressione di una classe retriva e reazionaria che già in passato sotto le vesti del nazismo del fascismo e del falangismo di Franco, tanti lutti ha portato al mondo nel tentativo di sopprimere le libere espressioni popolari.

Nel rinnovare la propria solidarietà ai popoli d'Algeria e dell'Africa tutta che si ribellano al colonialismo, il Comitato A.N.P.I. ribadisce la propria fedeltà agli ideali della Resistenza che sono:

Indipendenza e Libertà della Patria! Giustizia sociale!

IL PUt' DELLA T E MI.
"Il mio pensiero alla mia cara moglie e ai miei cari, il mio corpo alla mia fede,
Noi oggi guardiamo a Loro con profonda riconoscenza
della Libertà.
Queste parole sono state scritte da GIULIO CASIRAGHI sulla porta del carcere di Monza mentre lo trasferivano a San Vittore, pochi giorni prima di venire fucilato in piazzale Loreto da un plotone fascista il 10 agosto del '44. Con lui erano GIAN ANTONIO BRAVIN, RENZO DEL RICCIO, ANDREA ESPOSITO, DOMENICO FIORANI, UMBERTO FOGAGNOLO, TULLIO GALIMBERTI, VITTORIO GASPARINI, EMIDIO MASTRODOMENICO, ANGELO POLETTI, SALVATORE PRINCIPATO, ERALDO SONCINI, ANDREA RAGNI, LIBERO TEMOLO, VITALE VERTEMATI.
per quanto hanno saputo dare alla
Pace!

IL PROBLEMA DEL "TEMPO LIBERO„

In questi ultimi tempi si è sentita divenire impellente la necessità d e 11 a costituzione della sezione sindacale aziendale, cioè l'inserimento del sindacato nella vita attiva delle aziende.

Le •commissioni interne, le quali fino ad oggi, grazie al sacrificio dei loro vari componenti, hanno portato avanti tutte le nostre richieste di carattere contrattuale e si sono battute per difenderle tutte le volte che si è cercato di intaccarle, non sono sufficienti per svolgere il lavoro sindacale necessario in uno stabilimento, anzi hanno dei limiti ben precisi, limiti di cui si parla già in un altro articolo in questa stessa pagina.

Quindi si tratta di responsabilizzare nuovi elementi che per la loro volontà e coscienza di classe sentano come primo dovere quello di migliorare il proprio lavoro personale, oltre che battersi per la difesa dei nostri diritti e delle nostre richieste, sia contrattuali che extra contrattuali. Si vuole in effetti allarga-

Il sindacato in fabbrica

Il giorno 5 di questo mese si è riunita per la prima volta la Sezione sindacale della nostra azienda, con la partecipazione del segretario provinciale del nostro Sindacato, il quale ha esposto le ragioni che hanno determinato la costituzione di questo organismo sindacale e quali siano gli obbiettivi che si dovranno raggiungere nel quadro dell'attività del Sindacato.

In una seconda riunione la Sezione Sindacale ha definito le forme organizzative interne nominando la Segreteria che è risultata così composta: Cipriani, presidente, Mangiacavalli, segretario verbalizzatore, Bergomi, amministratore.

Ha inoltre eletto la Commissione Finanziaria nei colleghi: Bergomi, Ghisletti, Nicola. Ha altresì deciso di inviare due delegati a Roma per il rinnovo del contratto nazionale.

Prendendo in esame la necessità finanziaria per l'invio dei delegati a Roma e per la costituzione del fondo sindacale aziendale, ha deciso di indire una sottoscrizione tra i lavoratori.

Sta inoltre preparando un calendario di riunioni dei vari reparti di specializzazione per discutere e prendere in esame le varie proposte nominative per le elezioni della Commissione Interna, e per documentarsi sui vari problemi sindacali di reparto.

Ha approvato infine, dietro invito dei sindacati poligrafici sloveni e su richiesta del nostro sindacato, l'invio del collega Della Valle a Zagabria, in qualità di rappresentante sindacale della nostra fabbrica.

E' stata anche presentata una proposta di regolamento che determini le funzioni e le attribuzioni della Sezione sindacale nei suoi rapporti con i lavoratori e con la direzione, in quanto non esiste ancora un regolamento generale.

Detta proposta verrà discussa e, previa approvazione del Sindacato di categoria, sottoposta all'approvazione dei lavoratori della fabbrica.

COMUNICATO

La redazione rende noto che il proli. elmo numero del giornale uscirà nella seconda quindicina di maggio, perciò si pregano tutti coloro che desiderano inviare gli originali (possibilmente scritti a macchina). di farlo entro il giorno 10 del mese prossimo.

Naturalmente essa torna a ribadire la necessità di avere una maggiore collaborazione nel lavoro manuale, da parte dei colleghi linotipisti, in difetto della quale non può garantire l'uscita del giornale per la data stabilita,

re la cerchia degli attivisti sinlodaceli d'azienda in modo che gon siano più solo pochi colleghi a decidere di come trattare i vari problemi che si presentano, ma che sia un vero proprio collegio sindacale a discutere di volta in volta quei problemi specifici che loro si proporranno. Ed i problemi già ora sono molti, specie nella nostra categoria che soffre di un male che sta diventando incurabile e cronico, la mancanza del « tempo libero » e qui di proposte ve ne sono moltissime per cercare di sanare questa piaga che si sta sempre più imputridendo. Ad esempio iniziare una azione per « moralizzare » gli straordinari onde essere in grado di usufruire di maggiori ore di riposo, ed ecco il problema per cui, essendo persone coscienti e sapendo che il settimo numero è diventato ormai una necessità pubblica, continueremo a subire il lavoro domenicale (naturalmente migliorando le richieste extra contrattuali), ma con l'intento di trovare in ogni azien-

da di quotidiani quelle forme per cui il lavoratore, se non può usufruire delle festività infrasettimanali e domenicali, e se oltre tutto deve continuamente fare delle ore straordinarie per necessità di lavoro e per necessità personali, possa ottenere almeno dall'azienda in cui lavora l'accantona. mento di una frazione delle ore effettivamente prestate nella giornata domenicale per cui gli porti in totale un aumento delle giornate di ferie le quali, fermo restando i 18 giorni che devono essere consumati nel periodo contrattuale d'accordo con l'azienda stessa, un totale di giornate dicevamo, di cui il lavoratore può disporre a suo piacimento durante tutto il periodo annuale. Si vuole cioè, oltre che dare modo agli operai di avere più ferie, anche di mettere in condizioni l'azienda di avere sempre a disposizione una forza lavoratrice per sopperire alle necessità di sostituzione nelle giornate di ferie dei diversi operai. In effetti tendiamo ad eli-

minare il fatto che vengano assunti operai con contratto a termine per il periodo feriale per avere invece degli operai fissi i quali, nel trovarsi più tranquilli nella loro posizione economica, daranno certamente un più ampio contributo a quelle che sono le richieste dell'azienda stessa. Per politica. nuova sindacale intendiamo pure che i nuovi collegi sindacali discutano il contratto di lavoro e lo critichino in modo costruttivo, dando suggerimenti ed indicazioni per avanzare le opportune richieste non solo per il nuovo contratto di lavoro ma per tutti i contratti prossimi a venire. Su questa base noi siamo per una politica sindacale di tipo nuovo che significa maggiore partecipazione operaia a tutte le questioni sindacali e politiche sul terreno aziendale e su quello nazionale per porre fine a tutti i soprusi padronali per una nuova democraticità di conquista di benessere per tutti i lavoratori.

Circolo Culturale Si rende noto

LA SEZIONE SINDACALE D'AZIENDA

NUOVO STRUMENTO DI LOTTA

Alcuni giorni fa si è votato per la prima volta nel nostro stabilimento per l'elezione della Sezione sindacale aziendale; si deve dire che ciò ha trovato i lavoratori non troppo preparati e nella larga parte con le idee poco chiare sulla funzione che questa sezione dovrà svolgere. Non bisogna meravigliarsi per questo. Nelle aziende da cui eravamo provenuti questo organismo non esisteva, oppure svolgeva un'attività prettamente burocratica come la raccolta delle quote, il tesseramento, ecc. Anche se questi sono compiti specifici del comitato sindacale, non sono quelli più importanti; la funzione della sezione è quella della trattativa sindacale al piano aziendale, quella che necessariamente è stata svolta dalla Commissione interna che ha coperto il vuo- to lasciato dalla sezione sindacale sinora non esistente. Si pongono perciò due inter- rogativi: è questo un doppione della Commissione interna? Non si creeranno le condizioni per una confusione per quanto riguarda le specifiche responsabilità? A questi interrogativi si può rispondere chiaramente che sono due organismi distinti. La Commissione interna sulla base dell'accordo interconfederale dell'8 maggio 1953, ha dei compiti ben precisi che si sin-

tetnzano nel suo articolo 2 che dice: « Compito fondamentale è quello di concorrere a mantenere normali i rapporti tra i lavoratori e la direzione dell'azienda, in uno spirito di collaborazione e di reciproca comprensione per il regolare svolgimento della attività produttiva ».

Questo vuol dire, secondo l'ar- ticolo 2, che la Commissione Interna svolge funzioni che possono essere: ora preventive, ora consultive, ora deliberative, ora di conciliazione ed ora di controllo, in modo principale le funzioni preventive cioè di « intervenire presso la direzione per l'esatta applicazione del contratto di lavoro e degli altri accordi sindacali, della legislazione sociale, delle norme di igiene e di sicurezza del lavoro ».

Questi poi è l'organismo rappresentativo di tutti i lavorato- ri dell'azienda.

Il Comitato sindacale invece rappresenta una parte dei lavoratori, quella iscritta al sindacato e perciò i suoi compiti sono quelli del Sindacato: il raggiungimento di tutte quelle condizioni di migliore favore, pre- mi, organismi, ecc.; questo vuol dire che tutte le trattative sul piano aziendale sono di sua pertinenza. Con ciò non si vuol fare una colpa alla C.I., questa ha portato avanti delle trat- tative sul piano aziendale per-

chè era diventato un costume nelle altre aziende; abbiamo molti esempi di accordi sottoscritti in varie aziende dalle

C.I. ma questo è venuto a determinarsi anche perchè da parte del padronato in generale si è molto restii a trattare con il sindacato. Noi abbiamo la possibilità nella nostra azienda di instaurare un clima di massima libertà e democrazia, e perciò abbiamo l'obbligo di creare quegli organismi che ci permettono di arrivare ad una effettiva partecipazione dei lavoratori a far sì che l'azienda prosperi. Prenda coscienza la direzione degli intenti di tutti noi. Le questioni che vengono poste da parte degli operai tramite i propri organismi sono il frutto del pensiero e della esperienza di anni di trattative su tutti i campi, da quello nazionale a quello aziendale. Con questo si vuol dire che sin d'ora ogni trattativa che riguardi qualsiasi campo (da richieste di superminimi ai regolamenti aziendali) va svolta esclusivamente . col sindacato e per questo col comitato di fabbrica che ne è l'espressione. Da parte loro gli operai, faranno le loro distinzioni, ciò ci permetterà di essere più dinamici, e di partecipare in un maggior numero alle trattative che dovremo svolgere.

ADRIANO MORANDI

Sono passati otto mesi dalla costituzione del Circolo Ricreativo Culturale T.E.MI. e ad essere giusti non possiamo dire che si sia fatto molto dato che per la maggioranza dei colleghi questo circolo è tutt'ora un'entità sconosciuta. La colpa di questa mimetizzazione non è soltanto dei suoi promotori, ma anche — forse principalmente — del mancato aiuto di quel gruppo di attivisti che si erano impegnati a cooperare con il comitato costitutivo del Circolo stesso. Fatta questa necessario premessa, è onesto tentare una spiegazione più reale e meno frettolosa delle cause per cui il Circolo non riesce a svolgere quell'attività che era, ed è tutt'ora, negli intenti dei suoi promotori. Il fattore primo che garantisce la vitalità di un Circolo aziendale è la disponibilità di tempo libero nei lavoratori; segue poi la necessità di un forte gruppo di attivisti 'che sacrificando alcune ore del loro tempo libero sappiano prendere tutte quelle iniziative atte a generare nella maggioranza dei lavoratori l'interesse verso il loro Circolo; ultimo fattore, è la necessità, per il Circolo, di disporre di un locale adeguato alla sua funzione, sia per disporre di una buona biblioteca, sia per organizzare conferenze, mostre, proiezioni cinematografiche, ecc. Per quanto riguarda il tempo libero non possiamo non constatare che il problema è piuttosto complesso e di difficile soluzione essendo gli interessati impegnati 24 ore su 24, creando delle oggettive difficoltà nell'esplicamento di una eventuale attività di carattere culturale. Di più facile soluzione si presenta invece l'attività ricreativa, richiedendo quest'ultima soltanto l'impegno di un numero esiguo di attivisti rispetto all'attività culturale.

TEMI DIBATTUTI A ROMA AL CONVEGNO DEI QUOTIDIANI

La forza del Sindacato e la necessità del Sindacato aziendale di Settore Ecco il perchè della necessità di formare in tutti i complessi dei quotidiani il Sindacato Aziendale di Settore. Per la necessità di un giusto orientamento sulla linea di politica, per evitare di cadere nell'aziendalismo, per l'esigenza permanente dell'azione rivendicativa nel settore.

Necessità quindi di stabilire obiettivi che si colleghino alla piattaforma rivendicativa del settore, del sindacato e del movimento in generale, per portarla avanti nel terreno delle conquiste.

Piattaforma rivendicativa

Riconferma della piena validità del contratto nazionale e valorizzarne il contenuto unitario per la categoria.

Obiettivi per la piattaforma rivendicativa per risultati di qualità

Rompere strutture tradizionali del regolamento del rapporto di lavoro, tendenti a cristallizzare la condizione del lavora.

tore.

Es.:

Elementi di sperequazione fra impiegati e operai; scatti d'anzianità; passaggio di qualifica; trattamento malattie; indennità licenziamento; conquiste del tempo libero.

Le strutture necessarie per l'unità d'azione

Sezioni Sindacali d'azienda; Comitato cittadino di settore; Comitato nazionale di settore.

Indispensabile per costruire un Sindacato moderno, animato da vita interna profondamen-

te democratica, capace di far progredire unità lavoratori: nella scelta degli obiettivi; nella elaborazione delle rivendicazioni; nei metodi di lotta.

Le sezioni sindacali d'azienda creano premesse all'unità di base, che rende poi più difficile divergenze al vertice. Se vi sono divergenze di orientamento fra membri di C.I. di varie correnti su problemi rivendicativi, il risultato può essere un compromesso non conforme alle linee del Sindacato unitario.

Il metodo migliore per non creare queste divergenze, attenersi nei limiti dei propri compiti nel fare rispettare il Contratto di lavoro. Concorrere a mantenere normali rapporti tra lavoratori e la direzione dell'azienda, in uno spirito di reciproca comprensione per il regolare svolgimento dell'attività produttiva.

Anche se il tempo a dispo- sizione non è molto, ciò non deve esimerci dala ricerca di quelle forme organizzative che permettano di sfruttare in modo razionale quelle ore libere che il lavoro dei quo- tidiani consente. in un'azienda tipo la nostra è praticamente impossibile riunire in una sola volta tutti gli operai, ne consegue che una iniziativa, come può essere una conferenza, un dibattito oppure una proiezione cinematografica, per riuscire bene deve essere ripetuta varie volte, af finchè tutti i colleghi vi possano partecipare.

Come si vede di problemi ve ne sono molti, alcuni complessi, altri meno. Per riuscire a far si che il circolo culturale T.E.MI. diventi veramente il faro di tutta l'attività culturale-ricreativa dell'azienda ci appelliamo alla partecipazione attiva di tutti quei colleghi che hanno la capacità di poter svolgere un qualsiasi lavoro in questo ramo.

Le difficoltà di creare una fornita biblioteca ed eventualmente una discoteca, sono, più che altro, di ordine finanziario. Si invitano quindi i colleghi che possono, a donare al Circolo qualche loro libro o disco o altro materiale che possa servire a tutta la comunità.

Ragnatela

DA ROBERT CAPA

AI "PAPARAZZI, LA FOTOGRAFIA NEI PROBLEMI SOCIALI

-F -3 SISTE UN TIPO di fotografia documentaristica che, spesso, lontana dall'appagare l'occhio nella sua sensibilità estetica, riesce a darci l'esatta misura degli avvenimenti politici e sociali, rispecchiando la vita e le condizioni di un popolo; e, ad un'analisi alla quale partecipi il sentimento, ci pone di fronte alle piccole e grandi vicende del nostro tempo.

Fotografi, buona «apertura»

Eroi del diaframma, tecnici del mirino, esperti del campo lungo e di quello corto, unitevi! Vi si chiama a raccolta affinchè i vostri laboriosi parti vedano la luce le plebi possano osannare a tanta eccelsa arte.

Non si pretendono dei Cartier-Bresson nè dei Robert Capa, e tanto meno dei paparazzi d'alto bordo, ma non si vuole essere costretti ad appendere alle pareti solo dei « colombi » o delle « quaglie ».

Bando alle pianticelle, alle barchette ed alla prole col dito nel naso; siate moderni soprattutto originali, come quel tale che, rimirando retrospettivamente prosperosa donzella scutrettolante pel reparto con le bozze in mano, diceva: « Cosa vuoi, più che l'assieme, gusto il particolare ».

Sfruttate in pieno le possibilità tecniche delle vostre armi; talvolta una ben calcolata apertura del diaframma può condurre a risultati insperati, magari ad un « 13 » al totocalcio. Ma non divaghiamo. Ricordarsi che il soggetto non è tutto, anche lo sviluppo conta. E v'è fra i distributori uno sviluppatore d'eccezione, se è vero che . attraverso un suo lylri.icolare procedimento è riuscito sinora ad annullare il soggetto delle fotografie incautamente affidategli, ricavandone in compenso tenebrosi notturni di notevole effetto artistico.

Coraggio, dunque. Siete pronti? Bene. Puntate gli obiettivi, aprite i diaframmi, premete gli otturatori. La camera oscura vi attende. Come diceva il vecchio pomicione alla ragazza di buona famiglia salita per vedere l'album delle fotografie.

1° Maggio in gita

In occasione della festività del

1" Maggio il Circolo T.E.MI. organizza una gita in Valle Vigezzo, chiamata anche la Valle dei pittori per gli affreschi che ornano numerose case dei suoi paesi.

Un percorso ricco di contrasti: dal verde cupo della brughiera di Gallarate, lungo l'autostrada dei Laghi, al rigoglio primaverile di Stresa e delle

Isole Borromee nell'azzurro del Lago Maggiore, sino al ferrigno aspetto della Val d'Ossola ricca di ricordi.

Le prenotazioni, accompagnate da L. 500, si possono effettuare presso i seguenti colleghi: Scuriatti (sped. - giorno), Cantalupi (spd. - notte), Laccarini (zinco), Quaglia ( comp.giorno), Redaelli (comp. - notte).

La partenza è fissata per le ore 6, dalla T.E.MI., alle 6,51 dalla Piazzetta Reale; arrivo a S.M. Maggiore alle 8,30. Da qui si ripartirà alle 17,30 e si giungerà a Milano alle 20.

Si potrebbe definire fotografia di indagine, di « reportage », la quale, anche se spoglia di ogni tecnicismo o ricercatezza, fissa l'uomo senza alcun indugio nei momenti della sua esistenza, mentre sta per compiere qualche azione, mentre esprime attraverso un gesto o un atteggiamento uno stato d'animo. Così, sul negativo, si traspongono le emozioni del protagonista, in un modo che talvolta il verismo crudo delle situazioni le più tragiche lo mostrano nella cruda realtà, appeso ai fili dei sentimenti intuibili in ogni movenza fermata dall'obiettivo.

Vorremmo fare un breve accenno a come questo modo di fotografare ebbe, in un periodo che si potrebbe chiamare « eroico », « avventuroso », le sue più vere espressioni artistiche in fotoreporters dell'espressività di Capa.

L' Hemingway dell'obiettivo

Robert Capa. Si potrebbe benissimo definire l'Hemingway dell'obiettivo. Non sono pochi a ricordare le sue fotografie di guerra.

Spagna '36, vista dalla parte dei Repubblicani. Capa ci fa intravedere il dramma di una nazione, il soffocamento di ogni anelito di libertà nello sguardo degli uomini, o nell'immagine del miliziano colpito a morte nel momento stesso che sta per scattare all'attacco. Di Capa Steinbeck disse che seppe mostrare lo orrore di tutto un popolo nel volto di un bambino.

Normandia, 1944. Il « marine » che sta per guadagnare la spiaggia, massa incerta affogata nello sfacelo della guerra, parla di eventi che coinvolsero l'intera umanità. Robert Capa inseguì la guerra e la diede nella sua più tragica assurdità.

Poi, Seymour, Cartier-Bresson. E l'ultimo son i suoi scaricatori, gli operai, o il contadino greco piegato su di un aratro a chiodo, primitivo, a solcare una terra avara piena di pietre. Nella sua immagine è il simbolo dell'anonimo, la sua fatica di vivere; ed

è un'immagine nella quale i limiti geografici non hanno più alcun senso: si potrebbe trasporre nella totalità in un ambiente a noi noto, dove viviamo ognuno dei nostri giorni; in Italia, Nord o Sud non ha importanza, nelle regioni dove decenni di progresso non hanno contato. O se hanno contato, è stato per un nucleo di pochi.

Fotografia che testimonia i crimini dell'aborto ideologico del fascismo: ieri in Spa-

yna, in Germania, Italia; oggi nel Congo, in Algeria... E si inserisce nella vita di ogni giorno.

Sfogliamo un rotocalco: mostri essa l'operaio, il lavoro, gli scioperanti, il morto di lupara o l'immigrato nella « bidonville », il fellagha trucidato o il « para » erede della violenza nazista, questa fotografia è misura viva di protesta a sistemi che oltraggiano la storia e l'umanità e ne ostacolano il progresso.

Primo concorso fotografico

11 Circolo Culturale indite il « Primo concorso fotografico » libero a tutti i dipendenti della T.E.MI. dell'« Unità » e di « Stasera ».

Premi in palio: medaglia d'oro al primo classificato, d'argento al secondo, di-bronzo al terzo.

• Il concorso è riservato ai soli dilettanti. Scadenza della presentazione delle fotografie, il 31 maggio.

Ogni partecipante non più di tre opere.

Le fotografie vanno presentate su « semimat », formato 18 X 24.

può presentare carta fatte

Non sono ammesse foto di studio e col lampo.

Il concorso sarà valido solo con la partecipazione di almeno 15 partecipanti.

La quota d'iscrizione è fissata in L. 200.

Le foto dovranno recare su retro un motto che dovrà essere ripetuto su di una busta chiusa contenente il nome del concorrente.

La giuria non può partecipare al concorso.

Le fotografie devono essere accompa--gnate dalle negative che verranno poi restituite.

Le fotografie premiate rimarranno di proprietà del Circolo Culturale.

La giuria, composta dai sigg.: Santagostino Piero, Quaglia Attilio e Colombo Augusto, nella prima settimana di giugno -si riunirà per esaminare le fotografie pervenute e per procedere alla loro classificazione.

Le fotografie partecipanti al concorso verranno poi esposte.

Foto Claudio Greppi — Contaflex Zeiss - obb. Pantor 2,8 - 4,5 mm. - con lente addizionale.
• IL PUNTO DELLA T.E.MI. M.- Circolo
T.E.MI.- Circolo
T.E.N.
Culturale
Culturale

Gli accordi raggiunti tra la Commissione Interna e la Direzione negli ultimi contatti del mese scorso

A. N. P. I. BILANCIO ANNO 1961.1962

Fondo rimasto al 31-12-60

Spese manifesti Lezioni sull'antifascismo, Sottoscrizione Befana de l'Unità, spese sottoscrizione Carcerati di GenoVa, inviti, buste, francobolli, carta da scrivere per manifestazione inaugurale nuova Sezione:

Spese bandiera, fiori madrina, disco Canti partigiani, fotografie .

Tessere prelevate 1962 n. 130. Tessere distribuite al 28-2-62 n. 123 da L. 200

Bolli distribuiti n. 1464 da L. 20

Bolli distribuiti n. 12 da L. 50

Importo versato in più da tutti gli iscritti . .

Versato all'ANPI Provinciale per tessere e bolli

Guadagno vendita giornali e calendari 1962 al 13-2-62

Fondo rimasto al 28-2-62

Mutua Interna

Pubblichiamo gli ultimi accordi raggiunti tra la direzione e la C.I.. gli originali dei quali sono depositati presso la nostra redazione a disposizione di quanti desiderino prenderne visione.

11 A partire dal 1.o aprile 1962 il premio domenicale sarà aumentato da L. 2000 a L. 2.500.

A partire dalla stessa data sarà riconosciuta ed accantonata a favore di ogni lavoratore un'ora di lavoro per ogni turno completo domenicale. Tali ore accantonate saranno utilizzate dai lavoratori come « ferie invernali » da godersi in unica soluzione durante il periodo 1.o novembre - 30 aprile. Il computo delle ferie sarà fatto partendo dalla data convenzionale del 1.o gennaio 1962.

Il premio domenicale e la ora accantonata in conto ferie invernali spetteranno ad ogni lavoratore facente parte dell'organico della squadra prevista per la lavorazione domenicale, anche se la lavorazione stessa avesse una durata inferiore alle ore tre e mezza. Nel caso che fosse poi richiesta al lavoratore una ulteriore prestazione in straordinario, il lavoratore stesso avrà diritto a ricevere una retribuzione corrispondente alle ore di lavoro effettivamente svolte ed un premio proporzionale, frazionato di mezz'ora in mezz'ora.

Allo scopo di favorire turni di riposo domenicale dei lavoratori impegnati nella lavorazione del giornale del lunedì, nel caso di assenze dovute a richieste concordate, di riposo domenicale, il lavoratore destinato a sostituire quello assente sarà retribuito secondo le ore di lavoro effettivamente prestate, ma riceverà per intero il doppio premio e la seconda ora di ferie accantonate, qualunque sia l'orario effettivamente svolto.

C61 presente accordo si definiscono e regolano i rapporti di miglior favore aziendali fino al 1.o Aprile 1963. Nel caso si verificassero rilevanti cambiamenti nella situazione economica generale, le parti sin incontreranno per un nuovo esame della situazione dei rapporti aziendali.

Agli ausiliari addetti ai gruppi stellari, in considerazione delle particolari caratteristiche tecniche del lavoro svolto, verrà riconosciuta del 1.o marzo 1962 e fino al rinnovo del contratto la paga (e non la qualifica) di rotativista di III Categoria. La posizione di tali lavoratori verrà riesaminata subito dopo il rinnovo del contratto nazionale di categoria, fermo restando il mantenimento della posizione economica di miglior favore aziendale.

E' riconosciuta la percentuale dell'80" o sul lavoro straordinario oltre le due ore e mezza.

Ai dipendenti verrà consegnato un tesserino di riconoscimento entro il corrente mese.

Passaggio di categoria di un ausiliario a complementare di Cat. B.

Il trattamento economico

ai linotipisti non presenti il giorno 19 marzo 1962. Per quanto riguarda invece la sistemazione dei locali del Bar e del Circolo Culturale, si rimanda l'esecuzione della locazione del primo ad un esame delle esigenze tecniche; per il secondo invece provvisoriamente si è decisa la sua locazione in una parte della stanza destinata a sala d'attesa. I lavori in detta stanza sono in atto.

Alla richiesta di lasciare ai iinotipisti la possibilità di essere assegnati a turni di loro gradimento è stato deciso che tale risoluzione debba essere esaminata tra gli stessi interessati e la Direzione Tecnica. Inoltre è stato concesso alla squadra speditori diurna di poter iniziare il lavoro nella giornata di lunedì alle ore 13 anzichè le 10 e terminare il lavoro alle ore 19 anzichè le 17.

PUNTI DI VISTA SUL NUOVO CONTRATTO

Come è scaturito dalle molte assemblee di lavoratori delle aziende editrici di quotidiani. per il rinnovo del prossimo contratto di lavoro, le richieste presentate all' organizzazione padronale sono limitate per la parte normativa, accentuando, di contro, la percentuale di aumento sulla paga. Ciò malgrado che la CGIL abbia dato, in questi ultimi tempi, al complesso dei sindacati aderenti, indicazioni per ottenere contratti più moderni, più avanzati cioè sul piano delle condizioni generali di lavoro e che tengano conto della progressiva emancipazione dei lavoratori (auniènto periodo feriale, riduzione orario lavoro, regolamentazione qualifiche, cottimi, straordinari, ecc.) superando la visione ristretta del solo aumento salariale: ma non c'è contraddizione. La nostra categoria ha infatti da tempo conquistato posizioni normative avanzate. e si trova ora all'avanguardia per questa parte di rapporti contrattuali: questa posizione eccezionale è stata però pagata dai dipendenti dei quotidiani con la rinuncia a percentuali di aumento elevate (come è avvenuto alla costituzione della « pensione integrativa »: per averla riducemmo la richiesta salariale di un buon 60 '0). Si può dire perciò che abbiamo anticipato la politica sindacale ora generalmente adottata e siamo quindi nel nostro buon diritto di rivalutare le nostre retribuzioni in modo sensibile: chiediamo un 35' o di aumento. Tenuto conto perciò della lentezza con cui le nostre paghe sono state rivalutate in questi anni, nei confronti di molte altre categorie, tenuto conto anche che da tempo ormai subiamo un sempre più veloce aumento del costo della vita, la nostra richiesta non è esagerata. Se a queste considerazioni aggiungiamo il fatto della sempre maggior vendita dei giornali, che si traduce in un maggior guadagno per l'azienda, bisogna concludere che questa cifra ha la

sua brava ragione di essere, scaturita com'è da esami approfonditi della situazione. Naturalmente non tutta la parte normativa è stata trascurata: leggiamo infatti fra le proposte presentate alcune che riguardano miglioramenti che vengono incontro alle esigenze dei lavoratori anche in questo campo: per noi che lavoriamo anche tutte le domeniche la possibilità di avere altre due feste (5 in tutto!) nel corso dell'anno, non fa che spezzare in tronconi un poco più piccoli i lunghi periodi di ininterrotta fatica. Qualche perplessità suscita invece la richiesta contrassegnata all'articolo 14: non che l'indennità periodica di anzianità aziendale sia una istituzione perfetta e perciò difendibile ad ogni costo, ma la sostituzione proposta. cioè mettere in paga scatti biennali del 550, non migliora la situazione. E' vero, si parte tutti uguali, ma fra un certo numero di anni vi sarebbe, tra lavoratori anziani e nuovi assunti che hanno la stessa qualifica, una notevole differenza di paga: senza contare che un'acquisizione del genere indurrebbe il lavoratore che la gode ad una poco... sindacale sottomissione alla direzione pur di conservarsi il posto e gli scatti acquisiti. Su questo punto, con più calore che su altri, invitiamo i colleghi a farci pervenire i loro pareri.

Nettamente positive vediamo infine le proposte per l'aumento generale delle indennità di liquidazione e per la percentuale delle stesse spettante in caso di dimissioni. Particolarmente interessante è poi l'accenno fatto ai poteri delle Commissioni Interne, cui si vuole (ed è giusto) attribuire contrattualmente la facoltà di componimento per i provvedimenti disciplinari. Così inquadrata, questa facoltà. di fatto già goduta dalle C.I.. assume l'aspetto di una collaborazione alla direzione dell'azienda. Altri punti. non meno importanti ma che richiedono uno studio più approfondito, sono elencati fra le richieste. Se sarà opportuno e possibile illustreremo e discuteremo questi punti nel prossimo numero. Sarebbe opportuno, concludendo questo pezzo, rivolgere un appello all'unità e allo spirito di lotta dei lavoratori, ma noi, operai che viviamo in mezzo agli altri, sappiamo quanta attesa vi sia per questo rinnovo, e come tutta la categoria sia pronta a difendere le sue conquiste e come sia decisa a battersi per migliori condizioni di vita. AUGUSTO DELLA VALLE

Utile netto a tutto il 31-12-61 . . . L. 446.780 Totale uscite generali . . . L. 267.220
ESTRATTO
DALLA COSTITUZIONE AL 31.12-1961 ENTRATE Quote mensili: Operai ed impiegati tecnici L. 714.000 RIEPILOGO DELLA GESTIONE SINO AL 31 DICEMBRE 1961 Entrate Totale . . L. 714.000 Uscite » . . . » 267.220 L. 7.505 L. 7.435 » 31.300 » 24.600 » 29.280 600 » 21.170 » 35.520 » 1.935 L. 74.255 L. 85.090 » 10.835 L. 85.090 L. 85.090 USCITE Sussidi di malattia Assegni ai familiari per colleghi defunti Spese per stampati, cancelleria; cassetta di sicurezza, timbri e varie . . . . L 207.500 30.000 29.720 pasta lavamani guanto invisibile cyclon PROTMAN sorprendente, economica e veramente efficace! protegge mani e braccia nella casa e nel lavoro s-i io prodotti via Bullona 14 - Milano IL PUNTO DELLA T.E.MI
DI BILANCIO
MARINO Direttore responsabile Autorizzazione Tribunale di Milano N. 503 - rilasciata il 25 - 2- 1952 Tip. T.E.MI, V.le F. Testi 75 (MI i
VANTI

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