Due nuove strutture per la nostra zona
Si tratta del Centro Scolastico Polifunzionale di Figino e del Centro Civico sociale Harar, i cui progetti erano già stati sottoposti al parere dei cittadini in assemblee pubbliche
Tenendo conto dei giudizi costatato che, come era già staespressi dai cittadini in occasio- to fatto rilevare in assemblea, ne di due assemblee pubbliche esso, con le sei sezioni di scuola che erano state appositamente materne previste, appare sovraindette, il Consiglio di Zona 19 dimensionato rispetto alle reali ha espresso, nella seduta del 6 esigenze del quartiere, visto che febbraio scorso, il suo parere attualmente la scuola materna favorevole ai progetti per la co- di via Silla ha un'utenza di 51 struzione del Centro Civico So- bambini, ma è frequentata solciale Harar, a San Siro. e del tanto da 37, mentre, in base ai Centro Scolastico Polifunziona- rilevamenti anagrafici tale utenle di Figino, che passano così al- za dovrebbe scendere, in base la fase esecutiva. alla popolazione attuale, a 46 nell'anno 1981 - 82 ed a 38 per il Per il centro di Figino è stato segue in ultima
Perché un no alla pena di morte
Contro l'iniziativa per la raccolta di firme per il ripristino nel nostro paese della pena di morte si sono mobilitate tutte le forze e tutti gli organismi Jemocratici, fra questi anche il Consiglio di Zona 19, che ha invitato l'amministrazione comunale a non concedere le piazze ai neofascisti. Da parte loro i giovani si sono mobilitati andando nelle piazze cittadine per spiegare il loro no alla pena di morte. Su questa presa di posizione pubblichiamo un articolo di due esponenti della F.G.C.I. della nostra zona, Antonella Tiraboschi Consigliere di Zona, e Barbara Corbella, nonché un altro articolo di Gianni Beltrami, vecchio combattente antifascista
Per non tornare al medio evo
Sabato 7 febbraio un miniesercito di circa 100 giovani comunisti di Milano ha presidiato Piazza del Duomo allo scopo di discutere con la gente l'iniziativa missina di raccolta di firme per la pena di morte.
Sembrerebbe anacronistico dover parlare oggi, nel 1981, di pene che rievocano immagini medioevali o oscuri periodi della nostra storia nazionale, eppure c'è ancora chi vuole fermare il tempo sfruttando, per le sue mire nostalgiche, un sentimento diffuso di insicurezza e di rabbia, che nasce da una confusione di valori fomentata dall'inettitudine di chi, da 35 anni, fa finta di governare.
È necessaria una società più giusta
Quel pomeriggio abbiamo dovuto constatare come effettivamente i sanguinosi fatti di questi ultimi anni, sia terroristici sia imputabili alla criminalità comune, abbiano provocato la confusa esigenza di una risposta "forte", qualsiasi essa sia, che facilmente può far cadere nel tranello dei fascisti in doppiopetto.
E di questa confusione ci siamo resi conto quando, ragionando con chi sosteneva la necessità della pena di morte perchè "l'unico modo di fermarli è metterli al muro", come diceva un anziano signore, e portando il discorso su di un piano più rasegue in ultima
Il Consiglio di Zona ricorda Marangoni
Nella sua seduta del 20 febbraio scorso il Consiglio di Zona 19 ha ricordato la figura del prof. Luigi Marangoni, direttore sanitario del Policlinico, assassinato dalle BR in via Don Gnocchi a San Siro, dove egli abitava. La rievocazione è stata fatta dal consigliere Marco Gironi, che ha voluto ricordare la figura non soltanto di medico, ma anche e soprattutto umana dello scomparso, che operava in un ambiente, il Policlinico appunto, dove perduranti gravi ritardi nel realizzare più eque condizioni di lavoro e retributive permettono ad uno o più nuclei terroristici non soltanto di riprodursi, ma anche di nascondersi e di proteggersi.
Non è un caso che già altri operatori di tale istituto sono stati vittime di attentati, fra questi, come ha ricordato il consigliere Gironi. Battista Ferla, capoinfermiere al Policlinico e sindacalista della CISL, anch'egli abitante nella nostra zona.
A sua volta il presidente del Consiglio di Zona ha ricordato che tutte le forze democratiche e le istituzioni devono sviluppare un'azione ancora più intensa per battere il terrorismo.
Sono contro la pena di morte non soltanto per ragioni umanitarie, ma perché sono convinto che non serva e se la accettassi tradirei tutto quello che penso ed amo, tutto quello per cui ho lottato durante la lotta contro il fascismo e dopo.
C'é un fatto molto tragico: quasi ogni giorno vengono ammazzati degli innocenti spesso per strada. sotto gli occhi di tutti. A uccidere sono terroristi o delinquenti comuni, ma a volte sono anche carabinieri o poliziotti a qualche posto di blocco, magari per un tragico equivoco , ma intanto si uccide. Poi ci sono i morti per infortuni sul lavoro. Non sono omicidi anche quelli? E come la mettiamo con gli spacciatori di droga, con i trafugatori di capitali all'estero che concorrono ad affamare la nazione? Come la mettiamo con i sofisticatori di alimenti che avvelenano i cibi, con gli inquinatori? Come la mettiamo con tanti altri che, come quelli che ho ricordato, sono responsabili di innumerevoli vittime umane?
C'é una parte di opinione pubblica che è disorientata, il senso comune non sempre è buon senso. Di fronte a questa parte di opinione pubblica che propugna la pena di morte bisogna fare chiarezza e diciamo che abbiamo una grande occasione per una risposta di massa, che respinga la pena di morte e le manovre di chi ha chiesto la campagna per il suo ripristino.
segue in ultima
Gestione I.A.C.P.
Cosa ne pensano gli utenti
La questione trattata nei precongressi indetti nella nostra zona dal SUNIA in preparazione del suo congresso nazionale.
Nei giorni 23, 24, 25 e 26 del mese di aprile prossimo si terrà a Rimini il 3° Congresso Nazionale del SUNIA (Sindacato Nazionale Unitario Inquilini Assegnatari), che sarà preceduto da congressi regionali, provinciali e di quartiere.
Per la nostra zona sono state fissate tre assemblee precongressuali: la prima per il 1° marzo 1981 alle ore 9,30 presso la sede del SUNIA di via Appennini 103 ,' A, al San Leonardo; la seconda per il 14 marzo alle ore 15 presso la sede del SUNIA di piazza Segesta 4, a San Siro; e la terza per il 15 marzo alle ore 9,30 presso la sede del SUNIA di via Uruguay 11/2, al Gallaratese.
Tali precongressi — ai quali il SUNIA ha invitato a partecipare tutti i suoi iscritti, nonchè le forze politiche e sociali della zona — vogliono essere un'occasione per trattare tutte le questioni inerenti alla gestione dello I.A.C.P. (Istituto Autonomo Case Popolari) ed allo sviluppo dell'edilizia popolare in tutto il paese, con particolare attenzione a Milano ed ancor più specificatamente alla nostra zona.
in questo numero GLI OBIETTIVI D!tIILANCIO DI ZONA A SCUOLA DI APICOLTURA Marzo ... E LA DONNA USCI' DI CASA Flgino: ASSOLTO L'INCENERITORE DROGA A 21 POLLICI DIFENDIAMO LA LEGGE 194 LIQUIDAZIONI: ABROGARE LA LEGGE O NO? ANNO V - N. 3 - Marzo 1981 MENSILE DI INFORMAZIONE POLITICA E CULTURA L. 300 APPROVATI I PROGETTI DAL C.d.Z.
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Una proposta ai consumatori UNIRSI PER DIFENDERSI
Quando si inaugurò il Mercato comunale di via Chiarelli, molti di noi erano convinti che per far funzionare bene un tale servizio era indispensabile un controllo dei cittadini e dei consumatori. Però non se ne fece nulla e ora si rischia di lasciare che venga gestita dai soli esercenti una struttura che è costata una lunga lotta a tanti cittadini del Quartiere Gallaratese.
L'assessore sulla cooperativa "Selene 70"
Egregio Direttore, sul numero di gennaio di Milano 19 nella rubrica de "Il cittadino domanda" si parla del caso riguardante la Cooperativa Selene '70.
Con uno stile non infrequente nel Suo giornale si butta lì una velata accusa di mal comportamento, mettendo in bocca a non si sa chi (il Consiglio di Zona non ha voce ma si esprime attraverso quella di persone) una frase polemica.
Le chiarisco che anzitutto non ha mancato di concedere tre giorni di proroga per il trattenimento della pratica, ma non ho potuto aderire alla richiesta di superare i termini regolamentari di giacenza della pratica in Consiglio di Zona per un tempo che non era stato da nessuno quantificato.
Le faccio altresì presente che ho comunque ricordato al Consiglio di Zona che il rinvio della pratica non impediva i necessari approfondimenti e, al fine di una positiva soluzione dei problemi aperti, ho concordato conil Presidente del Consiglio di Zona 19 le modalità con cui il caso della Cooperativa in questione poteva essere affrontato e risolto e le relative procedure sono state impostate e sono in via di svolgimento.
Gli uffici comunali hanno comunque chiaramente collaborato alla ricerca di una soluzione alternativa a quella inizialmente adottata e ogni polemica è completamente campata per aria e perciò pretestuosa. Distinti saluti.
Giovanni Baccalini
Assessore all'edilizia privata
Ringraziamo l'assessore Baccalini per la sua lettera, ma riteniamo necessario precisare alcuni punti. La breve nota che nel nostro numero di gennaio abbiamo pubblicato sulla cooperativa Selene 70 non era, come abbiamo precisato, una comunicazione ufficiale del Consiglio di Zona in merito, nè intendeva lanciare alcuna accusa nè velata, nè esplicita di mal comportamento. Quanto abbiamo scritto è soltanto una sintesi di ciò che il cronista ha registrato nel corso di una seduta del Consiglio di Zona 19 ed in particolare del breve dibattito seguito alla presentazione di due interpellanze, una dei soci della Selene 70 e !'altra di alcuni abitanti di Trenno che volevano fosse garantita la salvaguardia della. cascina. Per quanto si riferisce all'ultima parte della lettera vorremmo far rilevare che nella nostra brene nota avevamo dato atto dell'impegno dell'Amministrazione Comunale di affrontare ancora il problema alla ricerca di una soluzione che potesse salvaguardare la vecchia cascina e nello stesso tempo garantire ai soci della cooperativa l'esercizio del loro diritto alla casa e di accedere in tempo utile ai mutui agevolati previsti dalla legge.
Stretti, stretti al S. Leonardo
Come cittadino e abitante del quartiere S. Leonardo, mi viene spontanea una domanda; con quale criterio si costruiscono case dove già esistono ed il quartiere è abbastanza affollato?
È vero che in questi anni e nel passato c'è stata penuria di case e mi trovo d'accordo che si costruiscano case per i cittadini.
Però bisogna individuare dove in effetti esistano delle aree per costruire delle case, e non cadere nell'errore delle amministrazioni passate, quando costruivano quartieri dormitorio esistenti tuttora dove non esistono neppure un piccolo svago per i cittadini; per esempio come un cinema, un teatro, un bocciodromo, ecc.
Non è che anche noi aggraviamo la situazione costruendo altri appartamenti, aumentando il bacino di utenza nel quartiere?
Non avrei niente da obiettare se esistessero le strutture sopra indicate, così si finisce per aggravare la situazione già precaria.
Vogliamo insieme a queste nuove case che devono sorgere costruire anche qualche cosa che dia svago ai cittadini una volta per tutte!
E che non rimangono parole vuote e sulla carta.
Attenzione, noncomettiamo errori anche noi, che nel passato abbiamo giudicato fuori norma e che il quartiere S. Leonardo non diventi un super quartiere dormitorio.
Antonino Nativo
Col sorgere di nuove case nel quartiere S. Leonardo si aggrava la situazione dei servizi, già pochi per quelli che vi ci abitano di già.
Poi col sopraggiungere di nuovi inquilini come risolverete il problema dei servizi?
Ad esempio i parcheggi per le auto sono sopraffollati, ci sono lamentele e malcontenti non perchè si costruiscono nuove case ma
perchè si vuole che insieme a questi sorgano dei servizi adeguati al bacino di utenza che si viene ad ingrossare. Questo quartiere è nato come dormitorio vogliamo che rimanga tale?
Non pensate che sia ora di iniziare a fare qualcosa?
Ad esempio si potrebbero creare dei luoghi di ritrovo per i giovani, cinema, dove fare anche del teatro; una sala da ballo; per dare qualche svago ai cittadini.
Maria Poggi
Ancora sugli handicappati
Siamo a conoscenza che presso la Scuola Media Casati sita in via Ojetti, sono stati allestiti alcuni laboratori per ceramica, per fotoserigrafia, per fotografia e del "fai da te" con corsi comunali di apprendimento denominati "Corsi del Tempo Libero".
Ci risulta qhe il materiale necessario per l'allestimento dei succitati laboratori sia quello della Scuola Speciale per Handicappati del Comune di Garbagnate, che, essendo stata smantellata ha trovato una sua nuova sede appunto presso la Scuola Casati.
Per quanto sopra esposto si richiede a questo Consiglio di Zona quanto segue: la sollecita pubblicizzazione dei Corsi di apprendimento essendo questi iniziati in sordina e senza che gli abitanti della zona ne fossero informati attraverso l'abituale materiale propagandistico; che detti laboratori si rendano disponibili anche alla richiesta di handicappati per una frequenza continuativa.
Riteniamo che la richiesta di cui sopra vada incontro alle giuste esigenze dei portatori di handicap in quanto, attraverso i citati corsi di apprendimento si va a favorire la socializzazione tra l'handicappato ed il cosidetto "normale" ma
soprattutto, riteniamo che l'apprendimento di una attività specifica possa mettere l'handicappato in condizioni migliori per un inserimento nel mondo del lavoro e nella società.
Alcuni genitori di ragazzi handicappati
Via Venezuela dov'é?
Abito in via Venezuela e nella stessa via mia moglie gestisce un negozio al dettaglio di scaffalature metalliche.
Per richiamare l'attenzione dei clienti è costretta a spendere molto in pubblicità, sia per mezzo di depliants, sia tramite giornali tipo "Qui Milano" e ogni tanto anche su quello da Lei autorevolmente diretto. I pochi clienti che arrivano si lamentano in coro perchè la via Venezuela è introvabile, e chi sa quanti clienti tornano indietro? La situazione che circa 2 anni fa ho segnalato sia al Sindaco, sia al vigile di zona è la seguente: essendo una via senza uscita per forza maggiore bisogna entrare da 'via Uruguay. All'angolo con questa si trova soltanto la targa di via delle Ande. La via Venezuela si trova a non meno di 30 metri da via Uruguay e l'unica targa che indichi la via Venezuela si trova in un angolo di circa 90°, e come se ciò non bastasse, è anche coperta dalla tenda della farmacia, totalmente o parzialmente, questo dipende dal sole.
Come ovviare a tale situazione? ll meno che possa fare è di spostare quell'unica targa sopra la tenda della farmacia stessa, possibilmente al lato opposto a quello in cui si trova. Così sistemata risulterebbe quasi visibile da via Uruguay e non sentirei più ripetermi: abito nel quartiere da 18 anni e non sapevo che esistesse la via Venezuela. Infine con pochissima spesa si renderebbe un giusto servigio alla cittadinanza.
La ringrazio per l'ospitalità e ben distintamente La saluto.
Franco Melis
Ricordo questo per alcune spiacevoli constatazioni che ho compiuto in questi giorni. Ho notato ad esempio che le confezioni delle uova, pur essendo venduto al 9 gennaio, indicavano quale settimana di produzione la terza, cosa che mi ha fatto molto sorridere, ma a ben pensarci significa che il produttore ci vende un prodotto, con molte probabilità, vecchio. Un altro giorno ho dovuto questionare per delle cipolle, poichè mancavano i cartellini dei prezzi. Ho notato che su un etto di prosciutto crudo si paga la carta a un prezzo che va dalle 85 alle 170 lire; poi le bilance elettroniche, che pesano da 5 grammi in 5 grammi: se un prodotto pesa g 96, la bilancia segna 100 (e certi prodotti costano come l'oro). E infine, ma non è la fine; il pane: è ben cotto? Contiene troppa acqua? Dove sono nascosti i prezzi? Dov'è il pane comune? Per vedere i prezzi bisogna fare i contorsionisti!
Tutto questo e altro mi ha spinto a riflettere e a pensare che è ora che ci uniamo anche in quanto consumatori: è difficile dire da soli al salumiere "mi deve vendere la merce a peso netto", ma penso sarebbe più facile dire la stessa cosa in tanti. Poi ci sono le pubbliche strutture addette al controllo, ma l'esperienza ci dice che queste funzionano bene solo se esiste uno stimolo da parte dei cittadini. Se poi pensiamo che è in costruzione il centro civico, dove vi sarà un distaccamento di vigili, allora possiamo comprendere ancora di più l'importanza di una mobilitazione anche su questi temi.
Tutto questo potrà significare risparmio, e in questi tempi per le famiglie è necessario ma potrà significare anche prodotti migliori, più salute, sfruttamento sociale delle strutture pubbliche ( non solo luogo di affari per privati).
Queste sono poche considerazioni (su un unico punto di vendita, il mercato di via Chiarelli), ma è opportuno che le considerazioni si moltiplichino e si arrivi a costituire anche al Gallaratese una Lega dei Consumatori.
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milano 19 - pagina 2 marzo 1981
Roberto Rizzoli del Circolo ACLI Quartiere Gallaratese
MIGLIORARE LA VITA NEI QUARTIERI PARTENDO DALLE PICCOLE COSE
Nell'iniziare questa prima discussione sul Bilancio di Zona non possiamo tacere il quadro di incertezze in cui ci muoviamo, derivante soprattutto dall'enorme ritardo con cui il Governo convertirà in legge il decreto finanziario del 30.12.1980; siamo a tutt'oggi nella impossibilità di conoscere con esattezza quale sarà la cifra che verrà assegnata alla nostra zona.
Noi ci rendiamo conto dello sforzo economico che tutti e quindi anche gli Enti debbono accollarsi per la ricostruzione delle zone terremotate, accettando gli inevitabili tagli ai bilanci, ciò nonostante, nel decreto finanziario, non possiamo non rilevare come a qualche dato positivo (bilanci triennali) fanno riscontro molti elementi negativi e punitivi nei confronti delle autonomie locali e che certamente dovranno subire modifiche e miglioramenti (mi riferisco: al drastico contenimento del personale, alle limitatissime possibilità di investimenti, alla ridotta accessibilità ai mutui, alla imposizione tariffaria).
Ma tornando alla questione del Bilancio di Zona per 1'81, alla discussione avviata nella Commissione Bilancio, dobbiamo rilevare le difficoltà riscontrate nel lavoro della Commissione stessa.
La "griglia" delle esigenze, già illustrata in passato, come metodo di lavoro sottoposta alle Commissioni, voleva essere uno stimolo affinché pervenissero, nel modo più equilibrato, alla Commissione Bilancio, le richieste di intervento che meglio rispondessero alle esigenze dei cittadini.
Con rammarico, in Commissione, si è dovuto constatare come l'invito della Commissione Bilancio stessa, non fosse stato sostanzialmente raccolto, ad eccezione della Commissione Educazione ed in parte della Commissione Sanità, senza voler con ciò minimamente sminuire il lavoro che le Commissioni hanno svolto, tenuto presente il breve lasso di tempo del loro insediamento.
Ciò non di meno, anche se la Commissione Bilancio non è ancora pronta con delle proposte definitive, un grosso sforzo di elaborazione è stato fatto; le mancate richieste da parte delle Commissioni hanno però costretto la Commissione Bilancio a riprodurre una discussione su progetti, opere, interventi che in altre era più opportuno e corretto fare, con conseguente perdita di tempo.
La non perfetta o per lo meno tardiva conoscenza dei consuntivi relativi agli interventi di manutenzione negli edifici pubblici a bilancio zonale nel '79 e '80, ha creato difficoltà ed imbarazzo nella discussione in commissione e, se come è ragionevole pensare dall'iter delle pratiche, tali interventi di manutenzione dei bilanci precedenti saranno eseguiti a partire dai prossimi mesi fino a metà dell'82, anche in mancanza di richieste precise gli stanziamenti destinati a questi interventi è ragionevole ridurli rispetto a quanto previsto nel bilancio '80.
Alcune riflessioni vanno quindi avviate se pensiamo alle incertezze, ai ritardi, agli scollegamenti che si sono verificati in questo inizio di attività, che mi sia consentito rilevare, e che hanno certamente influito sull'attività della Commissione Bilancio; penso però che tali inconvenienti debbano costituire uno stimolo per avviare una riflessione politica e per verificare se la struttura che si è data il Consiglio di Zona (e mi riferisco al tipo e numero e strumenti di lavoro delle Commissioni, al lavoro e al coordinamento che i Dipartimenti svolgono) sia adeguata a compiti che complessivamente siamo chiamati a svolgere.
Fatte queste premesse, ritengo opportuno entrare nel merito della discussione avviata e alle scelte ipotizzate per qualificare la spesa per 1'81.
Se guardiamo ai bilanci '79 e '80, vediamo che molte scelte per dotare di servizi i vari quartieri soho state fatte; prendiamo per esempio il Gallaratese - S. Leonardo, le scelte degli anni passati lo hanno dotato (anche se le fasi di realizzazione sono lunghe) di Centro Civico, Biblioteca, Piscina, Servizi Socio - Sanitari, Attrezzature Sportive, ecc. Pensiamo quindi che in questo quartiere,
La discussione e l'approvazione del bilancio di previsione è un momento particolarmente importante per la vita democratica in quanto stabilisce i criteri con cui il denaro pubblico dovrà essere investito nell'interesse di tutta la collettivitàv. Questo discorso vale naturalmente per tutti i momenti di amministrazione democratica a qualsiasi livello essi si trovino e quindi anche il Consiglio di Zona, che quest'anno è chiamato a programmare un bilancio triennale, e non più annuale come negli anni precedenti.
Ma che in questo primo scorcio del 1981 si è trovato a doversi muovere in un clima ri incertezza, derivante soprattutto dal ritardo del governo nella conversione in legge del decreto per la gestione finanziaria degli enti locali del 30 dicembre 1980, che tra l'altro, prevede grossi tagli alle finanze locali.
Da ciò deriva l'impossibilità di conoscere con esattezza quale sarà la cifra che verrà assegnata alla nostra zona e, conseguentemente, di stabilire con precisione come ripartire le spese, denunciata, nell'avviare una prima discussione sul bilancio di Zona, da Michele Colacino, Coordinatore della Commissione Bilanci-Problemi economici del Consiglio di Zona 19 in una relazione che riteniamo possa interessare, per i suoi contenuti, tutti i nostri lettori e che quindi qpubblichiamo integralmente.
spendere bene i soldi, significa intervenire sul verde: avviando una piantumazione a tappeto in tutte le aree patrimoniali disponibili; intervenendo su campi giuochi esistenti, sugli spazi attrezzati, anche con opere minime quali panchine, mini attrezzature sportive, muretti per giocare a tennis, ecc.; interventi questi che consentano di utilizzare il verde esistente, creino più spazi verdi, oggi abbandonati in attesa delle opere, cambino l'immagine del quartiere, contribuendo in sostanza a rendere più vivibile il quartiere stesso.
Prevediamo quindi, oltre agli interventi descritti: (1) l'ampliamento delle attrezzature sportive in via Cilea - Torrazza; (2) la realizzazione di una a verde attrezzato in via Falk (attualmente recintata e quindi non sfruttata); (3) sistemazione a verde e viaria di P.zza Bonola; (4) sistemazione area intorno la stazione MM S. Leonardo (sembra non di nostra competenza, ma dobbiamo fare le dovute pressioni); (5) recupero aree attualmente adibite ad orti abusivi e sistemazione a verde attrezzato.
Questo tipo di intervento, che può sembrare diretto a realizzare piccole cose, se adottato per tutto il quartiere, si può qualificare invece un investimento serio e di grandi dimensioni. Lo stesso discorso vale per il Quartiere S. Siro - Harar, che con il Centro per gli Anziani, il Centro So-
ciale Harar è dotato di quasi tutti i servizi; risulta molto carente invece per quanto riguarda il verde e gli spazi attrezzati, per cui riteniamo prioritari i seguenti interventi: (1) sistemazione a verde e punti di sosta area via Pinerolo - Harar (previsti in P.P.A.); (2) isola pedonale, verde attrezzato area Esquilino - Axum - Capecelatro, con recupero area e attrezzature sportive Don Gnocchi; (3) realizzazione area a verde con mini attrezzature sportive e campi giuochi in via Monreale (prevista in P.P.A.); (4) sistemazione area S. Giusto - Dessié (prevista in P.P.A.). Infine bisogna insistere per una rapida realizzazione dell'isola pedonale Selinunte - Aretusa - Mar Jonio.
Per quanto riguarda il Q.T.8 non si pone la questione del verde salvo una spesa per atrezzature minime al Monte Stella che vadano ovviamente in accordo col progetto generale in corso per la sistemazione della Montagnetta del Comune.
Si pone invece la questione del rifinanziamento per l'adeguamento funzionale della Palazzina Terzaghi. Si pone anche la questione del Centro di quartiere, di cui è sprovvisto, con l'interrogativo se utilizzare la sede del Consiglio di Zona, quando verrà libera, o utilizzare altre aree disponibili per un'opera nuova.
Per Trenno riteniamo indispensabile: (1) dotare il parco di attrezzature minime quali un palco, uno spa-
zio coperto, ecc. per renderlo più vivibile ed utilizzabile per iniziative culturali - musicali all'aperto; (2) sistemare in modo adeguato la Nuova Piazza (adiacente alla Cascina); (3) realizzare l'isola pedonale vicino alla Cascina Cottica.
Per Figino approvato ed avviato il progetto del Centro Polifunzionale con spazi per uso sociale, riteniamo utile un intervento per attrezzature minime sportive.
Per Lampugnano riteniamo utile un intervento per il recupero della Cascina Lampugnanello e l'utilizzo dei suoi spazi per le esigenze dei cittadini del quartiere. Un discorso a parte merita il quartiere Fiera che per discolazione e struttura sembra completamente dimenticato. Il P.P.A. prevede un intervento coordinato con l'Ente Fiera. Parte dell'area compresa fra via Albani - P. Uccello - Scarampo - Silva è comunale e parte è della Fiera. La creazione di parcheggi sotterranei consentirebbe l'utiliizo di tutta l'area in superficie per realizzare una struttura accanto alla Scuola Media, come Centro Sociale o Biblioteca e di uno spazio a verde con mini attrezzature sportive o campi giuochi. In questo quartiere occorre qualificare in questa direzione il nostro intervento coordinandolo con la Zona 6 che ha anch'essa in P.P.A. interventi per il verde in P.zza G. Cesare - Buonarroti, magari facendoli rientrare in un unico intervento comunale.
Per quanto riguarda le scuole la Commissione competente ha avanzato la richiesta per la eliminazione delle barriere architettoniche per gli handicappati mediante la realizzazione di scivoli e ascensori dove possibile e l'insonorizzazione dei riflettori delle Elementari e dei saloni delle Scuole Materne; la Commissione ritiene di poter inserire nel bilancio '81 e in previsione nell'82 e '8 3 la graduale realizzazione di quanto richiesto. Questo tipo di intervento riteniamo qualifichi la spesa anche in considerazione del fatto che l'O.N.U. ha proclamato 1'81 "Anno Internazionale dell'Handicappato". Passando ad altro, più volte è stato posto all'attenzione di questo Consiglio l'importanza del recupero completo delle Cascine della Zona; ora elaborare un piano per il loro recupero senza aver chiaro quale uso si intende fare, quale domanda sociale soddisfare, significa correre seri rischi, soprattutto se si considera il grosso investimento che questo recupero richiede.
In Commissione è stata anche sollevata la necessità di incrementare i centri commerciali nei quartieri interessati ai futuri insediamenti (Trenno - Figino - S. Leonardo).
Per concludere mi sembra di poter sintetizzare il dibattito, sottolineando l'orientamento generale degli interventi di spesa, come segue: - realizzazione attrezzature minime nei parchi
- manutenzione verde, campi giuochi, spazi attrezzati
- intervento generale per realizzare spazi verdi e isole pedonali
- recupero di aree da attrezzare a verde
- recupero nelle strutture pubbliche e scuole di spazi per Distretti Sanitari e Centri per handicappati.
In definitiva rendere più vivibili i quartieri, partendo dalle piccole cose, che nell'insieme possono significare migliore qualità della vita.
Infine mi sembra opportuno sottolineare come il metodo di lavoro della "griglia" suggerito sia da tener presente nei bilanci di previsione '82
- '83 per consentirci anche di completare il P.P.A. '82 - '83, ovviamente cercando sempre di verificare quanto previsto nei bilanci alla domanda sociale, per non correre il rischio di realizzare opere inutili. Sappiamo anche che l'Amministrazione Comunale si accollerà il finanziamento del completamento di quelle opere iniziate con gli stanziamenti dei bilanci della zona, quali: il Centro Civico al Gallaratese, il Centro Sociale Harar, ecc. Ma se teniamo conto del fatto che non sappiamo ancora quale sarà la cifra che verrà assegnata al nostro bilancio di zona e delle difficoltà e carenza di strumenti con cui ha lavorato la commissione, appare chiaro lo sforzo che collettivamente si dovrà fare nei prossimi giorni, per definire il Bilancio per 1'81 e quello di previsione per 1'82 e '83.
Michele Colacino
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L'OBIETTIVO DEL BILANCIO DI ZONA
PER CHÈ STENTA L'AVVIO DEI RINNOVATI CONSIGLI DI ZONA
Che cosa manca ai venti Municipi
Illustrato dai presidenti e dai vicepresidenti un documento che analizza i diversi problemi che restano ancora da risolvere
Su questi problemi, la Consulta dei presidenti e vicepresidenti dei Consigli di zona sollecita un confronto urgente e costruttivo con l'Amministrazione perchè il decentramento possa decollare: - il personale; - attuazione delle deliberequadro approvate ed estensione delle stesse per la gestione del territorio; - partecipazione a pieno titolo delle zone alla elaborazione per l'attuazione della riforma sanitaria nell'USSLMilano; - politica dei Centri civici, da costruire dove mancano o con il riuso di strutture anche di pregio esistenti oppure adeguando le esistenti; - organizzare il sistema di informazione all'interno dell'Amministrazione in modo che i Consigli di zona abbiano diretto accesso ai dati
Tutto, o quasi, è stato approntato perchè i consigli di zona lavorino come delle vere e proprie municipalità.
C'è un regolamento del decentramento sicuramente tra i più avanzati nel nostro Paese; ci sono 11 delibere - quadro che, in attuazione del regolamento, consentono il trasferimento dei poteri dall'Amministrazione comunale alle Zone in pressoché tutti i settori d'intervento del Comune; a fine primavera, lo scorso anno, è stata approvata la delibera sulla ristrutturazione della macchina comunale, fortemente ancorata al decentramento dei poteri decisionali e di gestione; gli attuali Consigli di zona sono stati eletti direttamente dai cittadini. Sono queste le condizioni che aprono concretamente la prospettiva di avere sul territorio cittadino 20 Municipalità in grado di lavorare a stretto contatto con i cittadini per fornire servizi sempre migliori, e allo stesso tempo di contribuire alle scelte più generali, di livello cittadino e comprensoriale.
Ma il decollo delle Municipalità stenta ad avviarsi. I Consigli di zona se ne rendono conto. La Consulta dei presidenti e vicepresidenti delle venti zone (che si è costituita per volontà degli stessi operatori del decentramento nel 1978) ha messo al centro della propria riflessione proprio questa questione, individuando carenze e linee di intervento. Da questa riflessione è uscito un primo documentoche è stato presentato alla stampa cittadina - "frutto di un lavoro collegiale che ha visto la convergenza dei presidenti e vicepresidenti di tutte le Circoscrizioni della città".
FratelliMORO APICOLTORI NOMADI
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(collegamento con il cervello elettronico centrale); - la gestione dei bilanci di zona (razionalizzazione delle procedure introducendo elementi seri di programmazione); - l'attuazione dei bilanci di zona per tutte le attività di promozione e di servizio e per gli interventi di manutenzioni ordinarie negli edifici pubblici; - particolare significato, ormai improcrastinabile, assume l'attribuzione di alcune deleghe del sindaco ai presidenti, in particolare per quel che concerne, da subito, matrimoni, autorizzazioni edilizie e concessioni, in materia di controlli (edilizi, annonari, sanitari, ecc.) e di direzione del personale decentrato nei Consigli di zona e nei servizi sul territorio.
Una elaborazione unitaria che è stata possibile, come si è sottolineato ieri in conferenza stampa, "perchè i membri della Consulta, tutti, sono persone che credono nel decentramento", perchè la Consulta "vuole contribuire alla governabilità della città" ed essere momento di propulsione "nell'attuazione di una riforma istituzionale per il governo delle aree metropolitane".
Nel documento troviamo, individuati, in ordine di priorità i problemi che, secondo i Consigli di zona, vanno risolti o avviati a soluzione a tempi brevi. Tutti riconducibili all'effettivo decentramento del Comune, della sua macchina, del suo potere decisionale. Un processo non certo facile, poichè si tratta di riformare profondamente il modo stesso di essere dell'Amministrazione comunale così come si è andata sedimentando attraverso le fasi storiche più diverse, dall'unità d'Italia, all'oscuro superaccentrato ed antidemocratico periodo dei podestà, sino alla Liberazione e poi alla gestione democristiana dello Stato.
Problema dei problemi, secondo la Consulta dei presidenti e vicepresidenti di zona, è quello del personale. Le Zone devono avere un organico minimo, amministrativo e tecnico, che consenta loro di lavorare come Municipi che devono far fronte alle richieste e alle necessità di decine di migliaia di cittadini.
C'è una delibera, in proposito, ma stenta a diventare operante.
Ci sono poi circa 9 mila dipendenti comunali che già lavorano in strutture comunali dislocate sul territorio: scuole (degli asili nido, alle materne, alle elementari), consultori, biblioteche. La delibera sulla ristrutturazione della macchina comunale prevede (e quindi consente) il loro diretto passaggio per competenza alle zone; non si riesce però a imboccare la strada per questo passaggio.
È, in altre parole, il decentramento della macchina comunale che va avviato, sia per gradi, in connessione con il decentramento di poteri. Non tutte le 11 delibere quadro hanno la stessa complessità. Alcune sono state elaborate in modo tale da consentire una rapida trasmissione dei poteri gestionali alle Zone. Si
pensi, per fare due esempi, alle delibere - quadro sui servizi sociali e sul demanio e patrimonio comunale.
Da queste, probabilmente, si potrebbe partire per arrivare poi a decentrare i poteri più complessi e difficili.
Esiste una Commissione istituita dalla giunta per l'attuazione appunto, delle delibere - quadro. La Consulta del decentramento chiede di poter lavorare con questa commissione, comunque ritiene indispensabile un incontro con l'intera Amministrazione (Sindaco e assessori) per un esame complessivo dei problemi.
Anche perché, oltre ai poteri nuovi, c'è da rendere funzionale quel che già è acquisito. La zonizzazione di parte del bilancio comunale (settoriale investimenti ) è stata una tappa importante per individuare gli interventi prioritari di zona, nel quadro delle disponibilità. C'è, però, da assicurare la realizzazione di quanto previsto a bilancio. Le Zone denunciano tempi troppo sfasati tra le loro deliberazioni per certe opere (vedi i Centri civici, le manutenzioni straordinarie, ecc.) e la progettazione - finanziamento - appalto che resta di competenza dell'Ufficio tecnico e della Ripartizione Bilancio. Sveltire le tappe burocratiche è indispensabile; il problema si risolve definitivamente - dicono in sostanza i Consigli di zonase oltre che deliberare certi investimenti i Consigli di zona potranno decidere e controllare l'esecuzione. Uno degli obiettivi concreti, in proposito, è di realizzare nei cinque anni, tutti i centri civici di zona: 7 esistono, 5 sono in costruzione o in progetto, 8 sono da programmare subito perchè siano costruiti entro 1'85.
Intanto, subito, dice la Consulta dei presidenti e vicepresidenti, il Sindaco deleghi ai presidenti alcune delle sue funzioni più direttamente legate alia vita quotidiana dei cittadini: celebrare matrimoni, per esempio, autorizzare piccole opere edilizie, rispondere a domande che vengono dalla rete commerciale in modo che non si debba aspettare dal centro il nulla osta per un'insegna o una vetrina. r. b.
Una scelta per meglio operare
Intervista al capogruppo socialdemocratico della nostra zona.
Il P.S.D.I. (Partito Socialista Democratico Italiano) che già faceva parte, con il PCI, il PSI ed il PRI, della maggioranza del nostro Consiglio di Zona, è ora entrato a far parte della giunta Comunale di Milano e della maggioranza alla Provincia. Sulle motivazioni e sulle prospettive di tali scelte abbiamo posto all'avv. Pasquale Balzano Prota, capogruppo socialdemocratico al Consiglio di Zona 19 , alcune domande alle quali egli ci ha dato le risposte che pubblichiamo qui di seguito.
Quale valore e significato ha il processo politico che ha portato in giunta al Comune di Milano e nella maggioranza in provincia il PSDI?
Il mutato quadro politico nazionale ed il recente patto di intesa PSI-PSDI hanno contribuito in modo significativo all'ingresso del PSDI nella Giunta di Palazzo Marino. Che siano mutate molte cose da primadell'8 giugno è innegabile e l'evolversi degli avvenimenti ha portato il PSDI in giunta dando stabilità alla stessa e permettendo di affrontare il programma con una solida maggioranza, ritenendo primario l'interesse di Milano e dei milanesi.
Come giudica l'apporto del PdU PMLS alla maggioranza?
Abbiamo sempre ricercato una maggioranza più larga possibile. per cui accettiamo l'apporto spontaneo del PdUP. Ci auguriamo parimenti che le opposizioni siano costruttive e non si lascino andare a facili disfattismi.
Perché la DC milanese, che appare sempre più allo sbando, priva di una linea politica e di una prospettiva, ridotta ad un'opposizione confusa, vi accusa di "tradimento"?
I dirigenti della DC milanese, dopo molte minacciose polemiche, sono ricorsi, per intimorirci, agli annunci stampa a pagamento. Dai democristiani non ci siamo mai attesi comportamenti molto corretti, il loro livore quindi non ci sorprende, come non riusciamo a stupirci: a) quando metà del congresso nazionale DC propugna l'ingresso dei comunisti nel gover-
no nazionale; b) quando la DC considera superata la pregiudiziale ideologica nei confronti del PCI; c) quando la DC concorda con il PCI posizioni di potere nelle unità sanitarie locali e nei comitati regionali di controllo; d) quando la DC nella riunione di dicembre 1980 de Consiglio Nazionale a deciso, contrariamente agli impegni precedentemente presi, di liberalizzare a livello locale le alleanze politiche, anche verso i comunisti. Non ci stupiamo di tutto ciò perché costituisce conferma del modo di far politica della DC ed a Napoli si prevede in breve tempo l'accordo DCPCI per il governo cittadino. Sono quindi certo che gli elettori daranno il giusto peso politico alle alleanze locali e giudicheranno i partiti per ciò che fanno ed in base alle loro scelte nazionali ed internazionali.
Come vede ora i rapporti unitari con PCI e PSI?
Mi auguro, per il bene di Milano, che questa coaliazione viva basandosi sulla lealtà e sulla chiarezza, che sono essenziali per una buona amministrazione. Quanto ha pesato sulla decisione del PSDI di entrare in giunta la formazione di maggioranze di sinistra nei Consigli di Zona, come quella costituitasi nella zona 19, comprendenti PSDI e PRI?
Ritengo molto poco. La nostra è stata, a livello cittadino, una scelta ponderata, che ci ha portato in Giunta a testimoniare, con il PSI, l'alternativa Socialista Riformista. Il rafforzamento della giunta di sinistra al Comune, che significa un consenso più ampio attorno al programma, quali risultati può portare per la città e per la nostra zona in termini di sviluppo economico, sociale e culturale?
É indubbio che una giunta forte possa amministrare con più serenità. Il problema della casa, dell'occupazione, dell'assistenza sanitaria, del tempo libero sono problemi attuali per i quali è necessario l'impegno di tutti. lo sono certo che questa coalizione sia a livello comunale, che per la zona 19 saprà ben lavorare e darà ottimi risultati.
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Nella nostra zona operano gli ultimi apicoltori nomadi di Milano. Chi sono? Come lavorano? Cosa si intende per apicoltura nomade? Cosa la differenzia da quella stanziale? Il prodotto, il miele, è lo stesso?
Ascuoladiapicoltura
Nel nostro quartiere operano gli ultimi apicoltori nomadisti di Milano.
Nomadista è quell'apicoltore che carica in primavera, le proprie arnie su un automezzo per portarle nei luoghi di fioritura.
In genere la prima fioritura appetita dalle api bottinatrici è quella delle acacie, nelle piane del Varesotto e del comasco, zone privilegiate per quanto riguarda questo miele dal sapore delicatissimo.
Effettuato il raccolto l'apicultore nomadista effettua la smielatura, ovvero quell'operazione con la quale viene recuperato il prezioso alimento per poi portare le arnie (ormai siamo nei mesi caldi dell'estate) nelle zone di mezza montagna dell'Appennino e della Val D'Aosta. Così facendo il nomadista effettua 2 - 3 raccolti all'anno (solo eccezionalmente di più).
Gli apicultori sono i fratelli Moro. Appassionatissimi del loro lavoro dopo aver esercitato la loro attività nell'antica cascina Cotica di Via Trenno 119 hanno aperto un punto di vendita, panificio - pastificio, nel mercato comunale di via Chiarelli 10.
La loro cascina dovrà essere ristrutturata per cui i fratelli Moro dovranno prevedere lo spostamento della loro attività altrove, ma comunque sempre in zona.
La cascina è molto nota negli ambienti scolastici. Numerose scuole ne hanno fatto la loro meta didattica. Sono decine le scuole, soprattutto elementari e medie che tutti gli anni visitano il laboratorio di apicoltura.
Giuseppe e Cornelio Moro non dicono di no a nessuno. Chiedono solo che siano preav-
vertiti telefonicamente e poi illustrano, gratuitamente, a bambini e ad eventuali grandi che si aggregano l'affascinante mondo delle api.
Alla passione accomunano una conoscenza non comune. Hanno scritto anche un libro e partecipano in qualità di esperti a tavole rotonde e congressi.
La loro attività ha raggiunto ormai dimensioni considerevoli, si collocano tra i primi tre più grandi produttori dell'intera provincia di Milano.
Alcuni loro strumenti antichi sono stati donati al museo nazionale dell'apicoltura di Bregnano in provincia di Como, che costituisce con queilo di Bologna, l'unico museo esistente in Italia. Il museo di Bregnano, è aperto la mattina dell'ultima domenica del mese dalle 9,30 alle 11,30. Diamo spazio a queste
El cantòn del barbee J ti00
LA STRETTA
Ciao! Allora, che ne pensi della stretta?
Che stretta?
Quella di Andreatta.
Perchè? L'è stitich?
Ma chi parla di stitichezza! Parlo di stretta creditizia. Che la sarev?
La decisione di concedere meno crediti.
due notizie (disponibilità dei ratelli Moro a ricevere scuole, privati o associazioni e il museo di Bregnano) per coloro che intendono soddisfare la loro curiosità o per coloro che intendono avvicinarsi al mondo dell'apicultura. I fratelli Moro infatti sono attrezzatissimi e possono fornire, eventualmente, anche un arnia a chi, disponendo di una casetta in campagna o in montagna, vuol tentare un primo approccio con un hobby tra i più interessanti e intelligenti.
Nel nostro quartiere è segnalato la presenza di un altro apicultore appassionato che mette a disposizione la propria esperienza per le scuole.
Si tratta di Pietro Corbo di via Sem Benelli che seppure con minori capacità dei Moro, ha disposto alcune arnie presso la scuola di via Delle Ande.
Corbo ha realizzato, per uso didattico, alcune parti di un arnia per poterla illustrare ai bambini delle scuole.
Avvicinarsi all'apicoltura significa anche disporre di uno degli alimenti più completi che si conoscano in natura. Molte persone stanno ritornando a dolcificare il caffelatte con il miele in luogo dello zucchero, così come si faceva una volta.
Lo zucchero è un prodotto industriale ottenuto per raffinazione, sacrifica conseguentemente alcune delle proprietà che la natura dispensa, e che contengono proprietà immunative indispensabili all'organismo.
Gabriele Pagani
Hoo capii. EI gh'ha el borsin stitich compagn del mè ost. Cosa c'entra il tuo oste?
Anca lù l'ha miss foeura on cartell cont su scritt: "incoeu se faa minga credit, doman sì".
Ma qui si tratta di una cosa più seria che non dar da bere a credito!
Te diset?
Certo! Si tratta di sconfiggere l'inflazione!
Se l'è? On influenza per iniezion?
Macchè influenza o iniezione! È il denaro che perde di valore perchè ce n'è in giro troppo.
La colpa l'è minga mia! Mi de danee ghe n'hoo semper minga!
E chi ti dà la colpa?
Forse l'è colpa di bottegar che cressen i prezzi.
Ma anche loro devono adeguarsi all'aumento dei costi!
Hoo capii! L'è tutta colpa di pensionaa!
Cosa c'entrano i pensionati?
Gh'hann minga avuu on aumenti? Pensa ti, addirittura cinquanta frane pussee al dì per quei della minima!
Certo, cinquanta lire sono un po' poche ...
On poo pocch! L'è ciappà la gent per el cuu!
D'altra parte se il governo accettasse tutte le richieste di aumenti dove andremmo a finire con l'inflazione?
E inscì se la ciappa conti pussee debol: conti pensionaa.
Ma adesso con la stretta creditizia darà meno soldi anche agli industriali.
E quei cont la scusa de avegh pussee pocch danee cercherann de mettegh la corda al coli ai operari.
In che senso?
Nel sens che incomincerann a dì che gh'è in gir tropp pocch danee, ... che inscì riensen minga a vend assee...
Beh! ... Certo che una riduzione delle vendite potrà esserci.
E cont questi scus comincerann a cercà de lassà a cà on poo de operari.
Ma così aumenterebbe la disoccupazione!
E ti te credett che a lor ghe ne importa on quaicoss?
Ma se aumenta la disoccupazione avranno meno possibilità di vendere.
EI sann, el sann ben anca lor, stà tranquill!
Ma allora ...
Il circolo U.D.I. (Unione Donne Italiane) di San Siro ha organizzato dei corsi di YOGA, che si tengono ogni sera, dalle ore 19,30 alle ore 20,30, presso la sua sede in via Mar Jonio 7.
YOGA A SAN SIRO L'angolino della Saggezza
Il costo dei corsi è di 15.000 lire al mese. Chiunque intendesse parteciparvi o comunque desiderasse avere maggiori informazioni in merito può rivolgersi a Cristina telefonando al n. 4032416.
Dicono che si distingue l'uomo dalla bestia per la parola, ma a volte è proprio la parola che fa dell'uomo una bestia.
In stò moment ai padroni pussee che aumentà i vendit ghe interessa cercà de mettegh paura ai operari.
Perchè?
Per cercà de tornà a comandà come che ghe pias a lor.
Dici?
Certo. Damm atrà a mi. Chi inscì devumm cercà de fass minga mett al coli la stretta de tò Andreatta se de no ris'ciumm de morì tucc soffegaa. Ciao, te saludi. el barbee
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LA CONTRACCEZIONE COME PREVENZIONE
La collaborazione fra ospedale e consultorio
Alcune proposte del Comitato di Gestione del Consultorio di via Albenga
La meta comune è, in prospettiva, il superamento del dramma aborto perché non è rimuovendo un problema che esiste, che lo si supera. Bensì affrontandolo in tutta la sua realtà, nel migliore dei modi.
In questo senso la legge 194 è uno strumento indispensabile.
L'esperienza di questi due anni di incontri del consultorio con le donne in attesa di interruzione volontaria della gravidanza è positiva. È risultato essere un momento importante, sia per la singola donna, che per la socializzazione delle problematiche dell'interruzione della gravidanza.
Occorre adesso rendere questo intervento meno volontaristico e dargli un indirizzo che diventi patrimonio comune di tutti per quanto riguarda l'informazione, la prevenzione, le memorie statistiche e il rapporto fra strutture private convenzionate e strutture territoriali preventive, vedi consultori.
Proposte
Il bisogno preponderante espresso dalle donne nel momento dell'attesa è il bisogno di informazione e di sicurezza.
Il bisogno di prevenzione non è un bisogno che emerge dalle donne, ma è invece un bisogno sommerso, che è nostro compito (ospedale e consultorio) stimolare e far emergere.
I. L'informazione Rendere l'informazione più concreta, generalizzabile e stabile.
Suggeriamo di appendere ai due muri opposti del corridoio di attesa, due bacheche.
- Nella prima mettere l'elenco di tutti i consultori, per zona, indirizzo, numero di telefono; alcuni accenni alle prestazioni del servizio consultoriale e alle tematiche trattate; un breve accenno all'importanza dei momenti socializzanti del consultorio; sotto: alcune informazioni essenziali sulla legge 194 e l'iter previsto.
- Nell'altra bachecha mettere — cosa da lungo tempo promessa !!!! — alcune informazioni organizzative, mediche e scientifiche sull'interruzione volontaria della gravidanza nell'ospedale S. Carlo.
Il. La prevenzione Abbiamo comunque accertato in questi due anni di esperienza, che il bisogno di prevenzione c'è e emerge quando si sbloccano i tabù, i sensi di colpa e i sensi di impotenza passiva, nelle donne. Dobbiamo stimolare e invogliare le donne a ricorrere al consultorio dopo l'interruzione della gravidanza. Parere del comitato di gestione del consultorio della zona 19 è che, nella misura in cui la prevenzione è al centro della nostra attenzione, dovremmo riprendere la presenza del consultorio dopo l'aborto quando le donne sono liberate dall'ansia di quello che stanno per affrontare e quando invece, hanno il massimo bisogno di riacquistare sicurezza. A nostro avviso, abbiamo abbandonato la presenza in ospedale dopo l'intervento su delle riflessioni non sufficientemente approfondite.
III. Le memorie statistiche
- Quante donne vengono a mettersi in lista d'attesa e quante fanno realmente l'interruzione della gravidanza al S. Carlo?
- Quante donne vanno a mettersi in liste d'attesa in più ospedali per il semplice fatto che non si sentono in alcun modo garantite dall'applicazione della legge?
- Quante donne arrivano tardi a mettersi in lista perchè sono insicure circa la decisione che vogliono prendere? Perché non sono informate circa i loro diritti? Perchè sono in preda ai sensi di colpa propagandati con sempre crescente aggressività?
- Perchè la lista d'attesa al S. Carlo — e altrove — è come una fisarmonica che per motivi inspiegabili, anche al più attento osservatore, si allarga e si re-
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stringe repentinamente?
- Quante donne vengono da fuori zona? Da fuori città? Da altre Regioni? Dal sud? Perchè?
Quante vengono dai consultori?
- Quante ritornano per la seconda e terza volta? O, hanno fatto l'aborto recentemente altrove ? Perchè?
Quante vengono dai medici privati?
Ecc., ecc.
IV. Non appena avremo raggiunto un accordo su questi punti, il cdg della zona 19 cercherà di istaurare un rapporto del medesimo tipo con la clinica convenzionata S. Siro.
V. Rimane, tutto da discutere, la prevenzione, per una sana e libera maternità, fra ospedale e consultorio. Non è ammissibile che la prevenzione fra ospedale e territorio, abbia per unico oggetto l'interruzione della gravi-
IN VISTA DEI REFERENDUM
danza il che fa apparire sempre più i consultori come "luoghi di aborto", da combattere e distruggere!
Il Comitato di Gestione del Consultorio di Via Albenga
LA LEGGE VA DIFESA
Nasce il Comitato di difesa della legge 194 nella zona 19
1) Perchè un Comitato in difesa della legge 194 Il 24.9.80 a Roma le donne del PCI, PDUP, PLI, PRI, PSDI e PSI si cono costituite in "Comitato di difesa della legge 194". Nel corso di questi mesi in tutte le parti d'Italia si sono costituiti altri Comitati provinciali, cittadini, di zona, che hanno visto l'unione dei partiti e delle donne intorno a un unico obiettivo: salvare la legge 194, intitolata "norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza".
Perchè un'adesione tanto ampia e diversificata?
Per capire il senso profondo di questa battaglia è utile ricordare le tappe essenziali per il miglioramento della vita delle donne e quindi della società:
- 1971 abolizione dell'articolo 533 del c.p. che vietava la propaganda, l'uso e il commercio dei mezzi anticoncenzionali
1975
abolizione dell'articolo 546 del c.p. che non prevedeva l'interruzione della gravidanza nemmeno "quando l'ulteriore gestazione implichi grave pericolo, medicalmente accertato, e non altrimenti evitabile, per la salute della madre".
- 1976 inizio della discussione in Parlamento su una bozza di legge della Commissione Giustizia e Sanità della Camera.
- 1978 la legge viene finalmente approvata
1980 invece di migliorare e far funzionare la legge, si tenta di bloccarla e quindi di non affrontare i problemi che la società ha di fronte. Difendere la legge 194 significa difendere una legge che rappresenta l'approdo di dieci anni di lotte per la sconfitta dell'aborto clandestino e per una maternità libera e consapevole. La realtà drammatica dell'aborto non si sconfigge distruggendo la legge. Solo l'applicazione della legge in tutte le sue parti, e cioè soprattutto nel-
l'azione di prevenzione, può garantire nel futuro la scomparsa degli aborti.
Perchè un Comitato in zona
Il senso del comitato di zona è quello di avere un terreno comune a tutti i partiti che vogliono difendere questa legge per affrontare insieme la battaglia per la salute, la vita, la dignità della donna, e quindi per rendere questa società meno ipocrita e ingiusta.
Ma soprattutto è un invito alle donne e a tutti i cittadini della zona, a chi opera in organizzazioni o lavora per i servizi della zona, a unirsi per la difesa e il rispetto di una legge dello Stato.
Come il Comitato intende condurre la sua iniziativa
Allo scopo di raccogliere tutte le forze disponibili per questa battaglia il Comitato ha deciso di uscire al più presto con:
- un volantino di presentazione del Comitato
- la pubblicazione del testo della legge che verrà distribuito attraverso presidi davanti a scuole, metro, mercati, per dare ai cittadini un'informazione completa dei fatti per cui si combatte.
- un dibattito pubblico aperto a tutti coloro che vogliano confrontarsi sulle proprie posizioni rispetto alla battaglia in difesa della legge 194.
A questo proposito invitiamo i cattolici a distinguere fra le proprie convinzioni e una legge dello Stato che, prendendo atto di una realtà così diffusa, tende a prevenirla e a dare una risposta di dignità e di sicurezza alle donne.
Naturalmente questa iniziativa avrà senso quanto più troverà l'appoggio e l'attenzione di tutti.
Il Comitato si riunisce ogni giovedì alle ore 21 presso il consultorio della zona 19, che è in via Albenga, 2, per discutere e organizzare le attività.
Tutti coloro che sono interessati o che vogliono saperne di più sono invitati a parteciparvi.
Il Comitato di difesa della legge 194 zona 19
...e mille cose per la casa(
FABBRICA LAMPADARI DI NOVARA SERGIO Arredamento bagni Elettrodomestici Casalinghi Scaldabagni :Televisori radio Stereo hi-fi Macchine da cucire PERO MI) via Curiel 20 "le 3 538 76 8 LEGGETEmilano19 milano 19 - pagina 6 marzo 1981
O MARzn... e 19 Orina u usci di casa
Ho avuto l'immenso piacere di parlare con due donne, abitanti nella nostra zona: Rosa Bonzano
Porzio e Maria A. che con molta pazienza hanno risposto a tutte le mie domande sulla condizione femminile agli inizi del secolo.
Risponde per prima Maria A., la più anziana, una donna che pur non avendo mai partecipato attivamente in organizzazioni femminili o politiche ha vissuto la sua vita. con occhio attento e molto critico a tutto quanto accadeva intorno nei confronti dei lavoratori e della donna in particolare.
Come viveva la donna agli inizi del secolo?
La donna viveva molto male, non aveva niente. lo iniziavo la giornata nei campi a lavorare. Ho cominciato molto presto perché, pur frequentando la scuola con buon risultato ho dovuto smetterla alla 3' elementare. Mi è spiaciuto molto, ma in famiglia eravamo in tanti e studiare era un privilegio dei figli maschi.
In campagna ho lavorato per molti anni e anche dopo essermi sposata ho fatto lo stesso mestiere come lo facevano gli uomini, ma il padrone a me e alle altre donne dava la metà della paga degli uomini. Pensi ... ho lavorato fino a pochi giorni prima di partorire e ... facevo la mondina.
Allora si partoriva in casa, senza assistenza. Sapesse quante donne morivano, anche di infezione in seguito al parto, per la sporcizia che c'era e la miseria. Se il parto andava bene, dopo pochi giorni si tornava nei campi a lavorare come l'uomo.
Quale era la condizione della donna in casa, in famiglia? Quale il rapporto tra l'uomo e la donna?
Le case della gente del popolo come la mia erano molto misere. I pavimenti in terra battuta, al posto dei vetri alla finestra c'era la carta o pezzetti di stoffa, dai serramenti chiusi si poteva vedere la gente passare anche stando in casa. Nei piatti polenta, e poi ancora polenta, e poi ancora polenta con un pezzetto di grasso. Nel rapporto con l'uomo la donna era sempre sotto, non contava se non per lavorare.
Ogni famiglia aveva diversi figli e anche chi poteva mandarli a scuola ce li mandava fino a marzo perché dopo dovevano andare nei campi a lavorare, c'era bisogno di braccia e anche loro le avevano ma la miseria era sempre tanta. Nelle case del paese, tutto, non c'erano "des ghei" neanche a cercarli con il lanternino.
Ma le donne non si ribellavano mai contro il loro sfruttamento?
Nei paesi mai, anche se vicini alla città no! C'era molta paura e molta ignoranza e poi c'era il par-
roco che ci teneva buone. Diceva che ai padroni ed ai nostri uomini bisognava ubbidire, diceva anche che era meglio non mandare in città i nostri figli a studiare perché c'erano troppi pericoli. E allora tutti a casa nell'ignoranza, nella paura della sottomissione e nella miseria!
Termina l'incontro con me. Si alza dalla sedia e si avvicina al lavandino per bere un sorso d'acqua. La situaizione della donna nei paesi intorno a Milano era questa. Ma altrove le donne già combattevano la battaglia, per il diritto alla eguaglianza tra i sessi, in primo luogo nelle organizzazioni proletarie.
Furono proprio le donne nelle campagne a organizzarsi per prime ed a rivendicare i loro diritti: orari e condizioni di lavoro più umane, retribuzioni più giuste e l'istituzione della Cassa di Maternità che doveva assicurare alla donna un sussidio per il periodo di assenza dal lavoro per parto.
Anche il rapporto uomo-donna andava cambiato soprattutto all'interno delle organizzazioni dei lavoratori, diventando un rapporto di eguaglianza tra i sessi. Nel mondo del lavoro la donna era sempre stata immessa nel processo produttivo e l'uomo cominciava a considerarla compagna di lavoro e compagna di lotta.
Venne poi la battaglia per il voto alla donna ed anche se le forze della chiesa e della borghesia più retriva usarono tutte le armi per impedire alla donna questa conquista legittima, la donna lottò e vinse la sua battaglia più importante.
Il periodo fascista trovò la donna ancora succube delle forze dominanti: il padrone, la chiesa, il padre, il marito e non fece fatica a costrin-
gerla ancora alle vecchie abitudini di delega e di sottomissione fino alla lotta partigiana che vede la donna, molte donne, svegliarsi dal sonno ventennale in camicia nera e prendere parte, con contributo di sangue notevole alla rinascita del paese.
Dal 1945 in avanti è la signora Rosa Bonzano Porzio, comunista. che esterna le sue testimonianze.
Come è stato per la donna il do-
RIPARTIZIONE DECENTRAMENTO
Consiglio di Zona n 19
CENTRO COMUNITARIO VIA LAMPUGNANO 145
Il Centro Comunitario di via Lampugnano 145, è una struttura comunale e quindi aperta a tutti i cittadini del quartiere e della città.
È luogo di aggregazione dove si può partecipare ad attività culturali di vario genere, o semplicemente ritrovarsi tra amici.
L'anno scorso al Centro Comunitario sono state ospitate alcune mostre (fotografia, quadri, Resistenza, lavori creati da ragazzi handicappati, libri per ragazzi ecc.), spettacoli teatrali, musicali, feste popolari di vario tipo e corsi di musica.
La programmazione per quest'anno prevede altre iniziative di questo genere, ma aspettiamo anche le tue proposte per poterle sviluppare e attuarle insieme.
Tutti i pomeriggi sono presenti gli animatori della Cooperativa Tempo Libero. I ragazzi, e quanti lo desiderino, possono accedere al Centro e scegliere tra le attività in programma quelle che preferiscono. Le attività svolte sono: artigianato del legno; del cuoio e, prossimamente, fotografia, erboristeria, chitarra.
I ragazzi possono anche solo riunirsi al Centro per discutere, giocare, suonare.
È prossima anche l'apertura della biblioteca, peraltro già attrezzata, presso il Centro.
ll Centro Comunitario è aperto tutti i giorni dalle 8.30 alle 12 e dalle 14 alle 20,30.
Tutte le iniziative possono essere svolte anche dopo le ore 20.30 previa comunicazione al Comitato di Gestione.
Il Comitato si riunisce tutti i lunedì, al Centro, alle ore 21.
Chiunque desideri dare il proprio contributo a queste iniziative e ad altre, è il benvenuto.
Il Comitato di Gestione
poguerra?
Finita la guerra sono tornata a Milano, a Musocco il mio paese. dove allora c'erano poche case. Ho cercato subito di prendere contatto con la sezione del Partito Comunista e con le compagne dell'UDI ed in tre, la Ernestina Code Mariani, la Roda ed io abbiamo cercato di dar vita al movimento femminile nella zona. Portavamo volantini e notizie di casa in casa, organizzavamo feste con dibattiti per 1'8 marzo ed in altre occasioni, si cercava di raggiungere le donne più lontane e più sole e ci accorgevamo che la donna cresceva dentro.
Come riuscivi a conciliare la tua partecipazione con gli impegni della famiglia?
Ho sempre avuto un ottimo rapporto con mio marito. Ci siamo conosciuti nella sezione del PSI che frequentavamo, era un uomo dignitoso. serio. e aveva sempre rispetto per gli altri. Ci siamo sposati e insieme continuavamo la militanza nel PSI e anche dopo il 21 quando io sono entrata nel PCI ho mantenuto con il mio compagno quel rapporto sereno e onesto che ci ha permesso di vivere in perfetta armonia sia in casa che nella militanza. Abbiamo avuto una figlia che nell'ambito della famiglia ha maturato con cognizione di causa le sue scelte politiche e non.
Cosa pensi del movimento femminile di oggi?
Le donne di oggi sono sicuramente più avvantaggiate di quello che fossimo noi. molti diritti sono già stati conquistati, è vero che molti sono da conquistare o da far rispettare ma oggi sono in tante e sono in gamba e sono certa che con il vigore e la serenità la meta della totale emancipazione non è lontana. Con questo grido di speranza e di stimolo la compagna Rosa mi congeda.
Dalle parole di queste due donne di ieri nasce lo sprone per tutte noi donne di oggi, a continuare sul tracciato segnato da loro la nostra battaglia. La donna, oggi, è di fronte ad una grossa battaglia che la deve vedere impegnata in prima persona: la difesa della legge 194 che pur con i suoi limiti garantisce alla donna una maternità consapevole e l'assistenza per l'eventuale interruzione volontaria della maternità stessa. I referendum indetti da due forze contrapposte non inganneranno la donna che non permetterà di tornare indietro e perdere una conquista che è costata tante lotte e tanti sacrifici. Questo 8 marzo è vicino, facciamo che diventi un momento di coinvolgimento dell'uomo, che può, se riusciamo a confrontarci con lui in senso politico, aiutarci nella costruzione di noi stesse come persone e come soggetto politico. Donne, madri, giovani, discutete con l'uomo che vi sta accanto, invitatelo ad affrontare dialetticamente il problema maternità e fate capire lui che con un SI al referendum ci ributterebbe indietro nel tempo.
A.A.M.
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DOPO LE ELEZIONI DEL GIUGNO 1980
Aumentate le presenze dei consiglieri di zona
Un consuntivo delle attività del Consiglio di Zona 19 in una relazione del suo pregidente, che ha tra l'altro sottolineato la necessità di operare per migliorare la qualità della vita e per fare del Comune di Milano la prima azienda cittadina per efficienza e redditività
Aprendo i lavori per il 1981 del Consiglio di Zona 19 il suo presidente Danilo Pasquini ha ritenuto doveroso presentare un'ampia relazione per illustrare quanto fatto dal Consiglio stesso fino al 31 dicembre 1980 e quanto sarà tenuto a fare nei prossimi cinque anni. La relazione si apre con espressioni di solidarietà verso i terremotati, verso quanti lottano per la difesa del posto di lavoro e dei diritti civili, verso quanti nel mondo soffrono fame, violenza, torture, morte ed emarginazione, quindi, ribadita una ferma condanna del terrorismo in ogni sua espressione, pone in rilievo che il Consiglio di Zona ora più che prima, proprio per il fatto di essere stato eletto dal voto popolare, ha il dovere di essere di stimolo per lottare, lavorare, studiare, costruire, realizzare nel paese profonde riforme sociali e strutturali, ponendo una discriminante ideale, culturale e politica contro il fascismo, gli autori di stragi, gli assassini ed i violatori di coscienze.
Il primo tra i compiti istituzionalmente definiti che il Consiglio di Zona deve assolvere, continua la relazione, deve essere lo sviluppo della democrazia, che significa rispetto delle idee, partecipazione alle scelte, rimozione delle cause di ingiustizia sociale, pulizia in ogni decisione, annullamento di ogni tentativo di corruzione operando scelte e lavorando nell'interesse della comunità. Si tratta di una questione di fondo, di una "questione morale", che deve veder bandite dalla vita politica manovre di corridoio e giochi di potere, che sviliscono le istituzioni.
Dare risposte
rapide e precise
Esaurita questa prima parte la relazione di Pasquini passa ad un esame del lavoro svolto facendo alcuni riferimenti al periodo che dal luglio 1978 ha portato alle elezioni dirette dei Consigli di zona. Gli anni 1979 e 1980 passeranno alla storia del decentramento politico amministrativo di Milano come gli anni più difficili, che hanno rappresentato la fase di transizione e di evoluzione più importante al fine dell'assunzione di deleghe e di poteri, come stabilito dalla legge nazionale. In questi due anni le
Zone hanno fatto e gestito i loro primi bilanci in conto capitale, mentre l'Amministrazione comunale ha approvato le delibere quadro entro cui gli organismi del decentramento devono operare.
Per quanto si riferisce Ila nostra zona sono stati costituiti i Comitati di Gestione di tre servizi territoriali: il Consultorio di via Albenga, il Centro Comunitario di Trenno, che ha riaperto i battenti, ed il Centro Socio Sanitario di piazza Segesta, a S. Siro, si è arrivati alla quarta edizione della "2 giorni con lo sport", è stato approvato, nel 1979, il progetto di massima del Centro Sportivo Polivalente di via Cilea, al Gallaratese, è stata aperta una nuova biblioteca comunale rionale in via Ojetti, mentre un'altra ne verrà aperta prossimamente al Centro Comunitario di Trenno, è entrata in funzione la metropolitana fino al San Leonardo ed è in fase di avanzata costruzione il Centro Civico di
Zona in via Quarenghi, al Gallaratese. Si tratta di un bilancio che può essere complessivamente considerato positivo e che ha garantito la continuità politica nel governo della zona, ma Pasquini nella sua relazione si dice non del tutto soddisfatto ed esprime alcune preoccupazioni che "vengono dal non perfezionato rapporto con gli uffici centrali dell'Amministrazione". Si tratta di un rapporto importante per il governo della cosa pubblica, che dovrebbe essere basato sulla programmazione e che nella strategia di sviluppo della città dovrebbe avere nei Consigli di Zona i suoi elementi chiave. Per questo è necessario operare nell'apparato comunale tecnico ed amministrativo una riforma, che consenta di dare risposte rapide e precise alle domande sociali e che faccia del Comune di Milano la prima azienda cittadina non soltanto per numero di addetti, ma anche per efficienza, razionalità e capacità globale di governo.
Come muoversi nei prossimi anni
Passando al lavoro da svolgere nei prossimi anni la relazione precisa che bisogna tener conto del quadro politico ed economico del paese ed in primo luogo del Decreto Legge 901 del 30 dicembre 1980 per la gestione finanziaria degli Enti Locali, che, se non verrà modificato in fase legiferante, non permetterà ai comuni di svolgere i compiti loro assegnati dalla legge. Da qui la necessità di sollecitare la Giunta ed il Consiglio comunale affinchè assieme agli altri grandi comuni italiani chiedano ed ottengano, dal governo, i mezzi necessari per completare le opere, per investire in settori chiave, come quelli dell'edilizia popolare, della difesa dell'ambiente, della salute, dei servizi sociali di base, del personale necessario al loro funzionamento.
Ma pure in un quadro non certamente sereno è possibile, secondo la relazione, prevede che per contribuire concretamente ad uno sviluppo ordinato della città ed al miglioramento della qualità della vita il Consiglio di Zona si dovrà muovere, nei prossimi anni, sul terreno della difesa dell'ambiente, della strategia dei grandi parchi urbani e metropolitani, del riuso urbano ed edilizio, della salute, della politica dei servizi, della cultura, dello sport e del tempo libero. Per questi compiti il Consiglio di Zona 19 ha davanti un quinquennio durante il quale dovrà applicare le linee programmatiche approvate, che hanno un respiro tale da consentire un buon lavoro.
Operare per migliorare la qualità della vita nei quartieri della nostra Circoscrizione significa essere attenti nelle scelte, nella formulazione delle priorità e nella conseguente politica degli investimenti, evitando ogni spreco ed ogni accumulo di residui passivi e prestando attenzione alla domanda sociale ed ai tempi delle risposte. Per questo la relazione sottolinea che non basta essere eletti dal voto popolare; ma è necessario chatutta l'Amministrazione pubblica senta l'orgoglio di essere al ser-
vizio della collettività, rivedendo gli strumenti tecnici ed amministrativi, riorganizzandoli in termini di razionalità, di competenza e di funzionalità, che consentano di realizzare opere che rimangano valide anche nel tempo avvenire.
Aumentate presenza e partecipazione
Due tabelle allegate alla relazione quantificano, in cifre, le attività e le iniziative svolte dal Consiglio di Zona 19 nei periodi dal 1° gennaio 1979 al 7 giugno 1980 (prima delle elezioni dirette) e dal 9 giugno al 31 dicembre 1980 (dopo le elezioni). Da una loro lettura si può rilevare che nel secondo periodo si sono registrate percentualmente una maggiore presenza sia dei consiglieri, sia del pubblico rispetto al periodo precedente. Difatti per quanto si riferisce ai consiglieri di zona la loro presenza alle sedute dal 1° gennaio 1979 al 7 giugno 1980 è stata mediamente del 63,45 per cento, mentre dal 9 giugno al 31 dicembre è salita, sempre mediamente, all'81,45 per cento.
Per quanto si riferisce al pubblico nel primo periodo preso in considerazione erano mediamente presenti 38,9 cittadini per ogni seduta del consiglio e 34 cittadini per ogni assemblea popolare. Tali presenze sono salite rispettivamente a 47,3 ed a 70 cittadini nel periodo successivo.
Altri dati: fra il 1° gennaio 1979 ed il 7 giugno 1980 il Consiglio di Zona 19 ha tenuto 36 sedute, di cui tre non valide, ha indetto 17 assemblee pubbliche e due seminari. Nello stesso periodo si sono inoltre tenute 21 riunioni della Conferenza dei capi gruppo, 6 riunioni dipartimentali, 122 riunioni complessive delle 9 commissioni permanenti e 25 riunioni di commissioni facoltative varie.
Nei poco più sei mesi dal 9 giugno al 31 dicembre 1980 (ma la prima seduta si è tenuta soltanto a luglio, in quanto prima avevano dovuto essere assolti alcuni obblighi di legge) il Consiglio ha tenuto 17 sedute, di cui una non valida ed ha indetto 4 assemblee popolari, mentre si sono tenute 3 riunioni della Conferenza dei Capigruppo, 5 riunioni dell'Ufficio di presidenza, 2 riunioni dipartimentali, 16 riunioni delle 8 commissioni permanenti e 5 riunioni di commissioni facoltative varie.
Infine altre due tabelle evidenziano lo stato di attuazione dei bilanci di Zona 1979 e 1980 a tutto 1'8 gennaio 1981.
Da tali tabelle si può rilevare che dei 44 interventi previsti dal bilancio 1979 ne sono stati eseguiti 8, altri nove sono stati mutuati, tre sono stati deliberati e per altri nove si è già provveduto alla progettazione ed alla stima, per un totale di 26 interventi. Per quanto si riferisce ai 45 interventi messi in bilancio nel 1980 soltanto due sono stati deliberati, ma bisogna in proposito far rilevare che, dati gli attuali tempi tecnici, di norma gli interventi iniziano ad entrare nella fase esecutiva soltanto nell'anno successivo a quello in cui sono stati messi in bilancio.
ASSOCIAZIONE VOLONTARIA PER LA LOTTA ALL'ANGIOEDEMA EREDITARIO
In data 29.3.80 si è costituita l'Associazione volontaria per la lotta all'Angioedema ereditaria, l'Associazione ha Sede c/o l'Ospedale S. Paolo. Istituto di Clinica Medica VII in via di Budini, 8 - Milano.
L'Associazione ha lo scopo di diffondere la conoscenza della malattia al fine di consentire una corretta diagnosi; agire perchè in Italia si realizzi la disponibilità piena ed ai più alti livelli qualitativi dei farmaci e dei presidi terapeutici necessari alla prevenzione ed alla lotta contro la malattia; sostenere e favorire l'accesso di tutti i paziendi alle adeguate terapie; collaborare all'organizzazione dell'attività di assistenza ai pazienti affetti da angioedema ereditario; creare un documento sanitario di identificazione ufficialmente riconosciuto con la descrizione della malattia, delle indicazioni terapeutiche d'urgenza, nonchè dell'indirizzo dei medici cui rivolgersi per ulteriori informazioni; promuovere incontri, convegni, congressi medico - sociali a livello nazionale e internazionale; promuovere incontri e scambi di informazione tra pazienti, tra pazienti e medici, tra medici e medici.
L'Ang io - Edema si manifesta prevalentemente con gonfiori al volto, ai piedi e alle mani, di entità tale da impedire, a volte, una normale attività lavorativa.
Può manifestarsi, inoltre, con forti dolori addominali. La manifestazione più pericolosa della malattia è l'Edema Faringeo che si manifesta con gonfiore alla laringe che molto spesso causa la morte.
Tale malattia a volte, data la poca conoscenza anche a livello medico viene curata come malattia allergica. Negli ultimi anni, sotto la Direzione del Prof. Agostoni c/o la Clinica Medica VII dell'Università di Milano con Sede all'Ospedale S. Paolo è stata svolta attività di ricerca e attività di assistenza in questo campo. Sono attualmente in cura c/o il Prof. Agostoni 33 famiglie per complessivi 105 pazienti ma si stima che gli effetti da tale malattia siano circa 1.500.
Si auspica, con l'intervento anche dell'Associazione, che tutti gli affetti della malattia possano essere diagnosticati per permettere loro una specifica e corretta terapia.
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G. P.
ELETTO IL MESE SCORSO
Un direttivo ringiovanito di San Siro
L'elezione è avvenuta al termine del congresso annuale durante il quale è stata posta in rilievo la necessità di rafforzare l'unità antifascista per difendere l'ordinamento democratico repubblicano
La sezione Martiri di San Siro dell'A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) ha tenuto, nel salone del C.U.Z. di piazzale Segesta, il suo congresso annuale, al termine del quale sono stati eletti i nuovi organismi dirigenti, direttivo e collegio dei probiviri, della sezione stessa per 111981 ed è stata approvata una mozione politica, che indica le direttrici lungo le quali l'A.N.P.I. si muoverà nel quartiere nel prossimo futuro.
Eletti negli organismi direttivi sono risultati Riccardo Rapone, Alfredo Gorla, Rosa Murò, Carlo Guidotti, Piero Caffaroni, Maurizio Pavan, Isio Pitzulu, Massimo Mezzanzanica e Marco Buzzi per il direttivo, mentre a far parte del collegio dei probiviri sono stati eletti Giancarlo Massari, Giovanni Rodolico e Pietro Arrigo. Particolare interesse desta la composizione del direttivo. Difatti mentre per i primi quattro, Rapone, già presidente del direttivo uscente, Gorla, Murò e Guidotti, si tratta di riconferme, per gli altri cinque si tratta di nuove nomine. In particolare, poi, quattro, ossia Pavani Pitzulu, Mezzanzanica e Buzzi, sono giovani tutti al di sotto dei 25 anni che lo scorso anno hanno dato vita ad un circolo culturale all'interno dell'A.N.P.I. di San Si-
ro. La loro elezione risponde a quell'esigenza di recuperare il quartiere e soprattutto i giovani agli ideali della resistenza espressa in apertura del dibattito dal presidente uscente Riccardo Rapone, il quale ha tenuto anche a sottolineare la necessità di rinnovare e rafforzare una effettiva unità tra le forze politiche, sociali e sindacali già realizzatasi con risultati positivi nel quartiere intorno all'iniziativa del Comitato Unitario Antifascista lanciata dalla sezione nel 1977.
Questa necessità appare oggi più attuale che mai di fronte ai continui attacchi del terrorismo che minacciano la vita stessa della nostra Repubblica ed al continuo emergere di episodi di corruzione, che creano sfiducia nelle istituzioni. Da una tale situazione l'unico che può sperare di trarne vantaggio è il fascismo e non è certo un caso se assistiamo ad una recrudescenza della violenza squadristica anche nella nostra zona, dove negli ultimi tempi si sono riviste squadre di attivisti del M.S.I. aggredire studenti democratici specie all'Omnicomprensivo di via Trenno, dove alla guida degli aggressori fascisti è stata segnalata la presenza di un consigliere di zona missino.
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Nuovi compiti per l'A.N.P.I.
Certo è tremendo — come ha detto in un suo intervento Giovanni Beltrami, veterano della lotta antifascista ed iscritto al P.C.I. fin dal lontano 1924 — trovarsi ancora, dopo oltre 35 anni dalla Liberazione, a dover parlare di fascismo e del pericolo che esso rappresenta, ma a nulla servirebbe nascondersi questa realtà, che va invece affrontata dalle forze antifasciste con tutto il loro impegno. Per sconfiggere il fascismo — ha detto ancora Beltrami — è importante mantenere l'unità dei partiti che hanno una base di massa, non soltanto, quindi, il P.C.I. ed il P.S.I., ma anche gli altri partiti democratici e quindi anche la D.C., per la quale, non bisogna dimenticarlo, votano anche molti lavoratori sinceramente antifascisti. Da qui la necessità di eleggere all'A.N.P.I. un comitato direttivo in grado di rivolgersi a tutti i partiti democratici della zona e di lanciare nel quartiere iniziative unitarie, che rafforzino, in primo luogo, l'unità tra tutti i lavoratori, la cui divisione — ha aggiunto Giovanni Rodolico — gioverebbe soltanto alla reazione fascista, così come già è avvenuto nel 1921. Alla testa di questo movimento unitario — ha detto ancora Rodolico — devono persi i partigiani, che ieri sono stati la forza rinnovatrice della nazione e che oggi ne sono la coscienza. Da qui la necessità di fissare nuovi compiti, nuovi obiettivi all'A.N.P.I., che — ha detto il dr. Alessandro Beltramini — non può esaurire la sua funzione in quella di una associazione d'arma destinata a svuotarsi a mano a mano che per motivi fisiologici i suoi associati verranno a mancare, ma deve continuare nel tempo ponendosi come punto di riferimento per le nuove generazioni nella lotta unitaria contro il riemergere del fascismo sotto qualsiasi etichetta o qualunque colore si presenti (qui il riferimento è chiaro alla B.R. ed ad altre organizzazioni terroristiche, di cui sono state denunciate la logica e l'azione tipicamente fasciste).
mostrare ai cittadini che le istituzioni possono essere in grado di funzionare e quindi di ridare ai cittadini stessi fiducia nel sistema democratico. Per il raggiungimento di tali obiettivi l'A.N.P.I. deve trovare un proprio ruolo nella realtà di S. Siro, operando in stretto contatto con i partiti democratici, in una lotta unitaria che tolga per sempre spazio al fascismo ed ad ogni sua illusione di rinascita.
La mozione finale
Il congresso è poi terminato con l'elezione degli organismi direttivi della sezione, di cui abbiamo già riferito all'inizio, e con l'approvazione all'unanimità della seguente mozione politica:
"Il Congresso della Sezione Martiri di San Siro si è tenuto in un momento particolarmente difficile per il nostro Paese che corre gravi rischi per lo stesso sistema democratico e in una situazione internazionale caratterizzata dall'arresto del processo di distensione, dal susseguirsi di conflitti guerreggiati e da una pericolosissima corsa al riarmo che compromette, con la distorsione delle economie, Io sviluppo civile e crea sempre maggiori preoccupazioni per la pace nel mondo.
La crisi della Società italiana è giunta ad un punto tale da rendere necessaria e urgente una vasta opera di risanamento e rinnovamento capace di investire tutti gli aspetti della realtà socio - politica, economica, e culturale, morale e istituzionale del Paese.
La lotta per la pace, contro il riarmo, per la distenzione, la ripresa del dialogo e della collaborazione internazionale per risolvere i problemi dello sviluppo civile e per debellare la fame che miete milioni di vittime ogni anno in tanta parte del mondo, va ripresa, intensificata e portata a livelli di più alta tensione.
La lotta contro il terrorismo e il neo fascismo, la lotta contro gli scandali, la corruzione e il ma/costume rimangono al centro delle iniziative e dell'attività della Sezione.
La Sezione, per il prestigio che le deriva, quale erede dei principi e dei valori della Resistenza può e deve dare un grande contributo alla soluzione di tutti i problemi che si presentano oggi sulla scena politica.
Costituzione e quindi per le grandi riforme capaci di profondi rinnovamenti e trasformazioni politiche morali volute dalla Resistenza, ma solo in parte attuate. Ma i giovani devono, nel lavoro e nello studio, nel quale i valori della resistenza devono essere la base della istruzione nella scuola di ogni ordine e grado, trovare sicurezza, prospettiva e stimolo per edificare una Società migliore.
Per assolvere la propria funzione, la Sezione A.N.P.I. deve diventare sempre più e meglio centro di vita e di iniziative politiche. Deve intensificare la sua vita associativa; deve rinsaldare i rapporti e i legami con tutte le forze democratiche e antifasciste locali rendere operante il Comitato Antifascista; deve rafforzare ed estendere la collaborazione con tutte le forze che fanno parte della Confederazione delle Associazioni Combattentistiche per allargare rendere più incisivo lo schieramento per la pace e l'impegno antifascista, la lotta contro l'eversione e il terrorismo compito primario di tutte le forze democratiche.
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Questi argomenti sono stati ripresi, nelle conclusioni finali, dal rappresentante della Federazione Provinciale dell'A.N.P.I., il partigiano Casadio, che ha tenuto a far rilevare come dal dibattito fosse scaturito un preciso orientamento sul modo in cui la locale sezione dovrà operare ed ha sottolineato la necessità di favorire tra le forze democratiche un confronto, un dibattito ampio e costruttivo, in cui la posizione di ciascuna di tali forze venga espressa con chiarezza, evitando però che la polemica specie tra le forze della sinistra, ed in primo luogo della sinistra storica, possa creare fratture, che rischierebbero di porre in discussione momenti unitari già da tempo esistenti nelle amministrazioni locali, nei consigli di zona, nei sindacati, nelle cooperative, ecc.
La polemica tra i partiti democratici non deve porre in discussione l'unità antifascista, che deve essere invece rafforzata specie di fronte agli attacchi del terrorismo, dai quali soltanto il fascismo può sperare di trarre vantaggio.
È quindi necessario rafforzare in primo luogo l'unità delle sinistre, cui spetta il compito di di-
La Sezione A.N. P. I. può e deve essere punto di riferimento e di forza nell'opera di risanamento e rinnovamento politico e morale dello Stato e della Società.
Molto spazio ha avuto nel Congresso di Sezione, il rapporto fra la generazione della Resistenza e le nuove generazioni. I giovani devono essere i continuatori della Resistenza nella battaglia antifascista, per lo sviluppo della democrazia, per l'applicazione della
Deve rinsaldare i legami con le Istituzioni civili e militari, con le forze dell'ordine, con la Magistratura; deve collegarsi con i circoli giovanili che intendono continuare sulla via indicata dalla Resistenza per garantire la pace e il progressso civile e sociale del Paese.
Il rafforzamento organizzativo, la ricerca di nuovi iscritti, in primo luogo fra coloro che hanno diritto a norma di Statuto ad essere soci a tutti gli effetti, rimane compito primario per la vita della Sezione"
Con questa mozione la sezione Martiri di San Siro dell'A.N.P.I. esprime con chiarezza le linee secondo cui intende muoversi, partendo dagli ideali della Resistenza e portandoli avanti in un'opera di risanamento e di rinnovamento politico capace di sconfiggere definitivamente il terrorismo ed ogni rigurgito fascista.
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marzo 1981 pagina 11 - milano 19
Gina Piero Pagetti
milano 19 - pagina 12
I formaggi, salvo poche eccezioni, sono fatti con latte intero, quindi contengono tutta la caseina e tutto il grasso del latte.
La caseina, questa preziosa proteina, è in soluzione, è dispersa nell'acqua del latte, ed è proprio a lei che si deve la possibilità di passare dal liquido bianco al formaggio; in questo modo i costituenti nutritivi del latte possono essere conservati per lungo tempo.
Furono i nostri antenati che si accorsero di poter conservare il latte anche in assenza di frigoriferi, eliminando gran parte dell'acqua del latte e quindi salandolo. Fu certamente centinaia di anni fa, ce lo ricordano i più antichi poemi, quando una bacinella con latte fresco rimase in un locale caldo per alcune ore. Allora, come anche oggi, durante la mungitura e il trasporto, nel latte sono caduti e cadono alcuni piccolissimi esseri viventi, i batteri lattici, che nel latte vivono, si riproducono, trasformano lo zucchero del latte in un acido, l'acido lattico. Quando la quantità di acido raggiunge un certo limite, la caseina si altera, i suoi filamenti si legano tra loro a formare un reticolo: il latte è coagulato. Il nostro progenitore allora ha rotto il coagulo con un bastoncino, ne è uscito il siero, ha separato il coagulo, lo ha salato, lo ha conservato. Sempre nella lontana preistoria, a un altro nostro progenitore è caduto nel secchio del latte appena munto un pezzo dello stomaco del capretto o del vitello che aveva da non molto macellato. Vide allora un fenomeno strano: in poco tempo quel dolce latte di è rappreso, ha formato un coagulo dolce, differente da quello acido di prima. Ha eliminato il siero, ha salato e ha conservato
I PROBLEMI DELL'ALIMENTAZIONE I FORMAGGI
Impariamo a consumare il prodotto nazionale
il nuovo alimento. Ora si sa che anche in questo secondo caso la caseina è stata alterata, ma da un enzima presente nello stomaco. Non è rimasta più in soluzione nell'acqua del latte ed ha formato il coagulo.
Questi sono i due modi ancor oggi impiegati per ottenere i formaggi: in entrambi i casi la caseina si altera e forma il coagulo, trattenendo nelle sue maglie il grasso del latte.
Tra i due coaguli c'è però una importante differenza: quando si forma il coagulo acido il calcio della caseina si stacca e se ne va nel siero, che viene eliminato. Nel coagulo dolce invece il calcio della caseina viene trattenuto dalla caseina stessa e perciò resta nel formaggio.
Il consumo medio di formaggio in Italia si aggira sugli 11 Kg. pro capite, ma è quantitativamente concentrato in maggioranza su alcuni tipi, soprattutto quelli sostenuti da campagne pubblicitarie.
Le domande che i consumatori si pongono con più frequenza sono quelle relative alla genuinità, alla leggerezza, al perchè non si sanno vendere molti formaggi tipici italiani dando spesso la preferenza ai prodotti stranieri.
Tutti i formaggi debbono dirsi "genuini", anche se è intervenuta la tecnologia alimentare, fino al momento in cui non vi siano sostanze in aggiunta, tali da snaturarne la composizione.
maggi, si confonde leggerezza e quindi digeribilità con il problema del contenuto in grassi. Seguendo le tabelle di composizione degli alimenti dell'Istituto Nazionale della Nutrizione si potrà scoprire il contenuto in grassi dei vari formaggi su ogni 100 gr. Lo stracchino ne ha 25,1 gr. - la scamorza 10 - la ricotta 30 - il provolone 28,9 - il pecorino 28la mozzarella 16,1 - il grana 25il gorgonzola 31,2 - i burrini 47il mascarpone 47 - il groviera 29 - il caciocavallo 31 - il Bel Paese 30,2.
La mancanza di informazione sulla produzione nazionale fa sì che nei vari luoghi si consumino prodotti locali che spesso sono completamente ignorati nelle altre regioni. Solo nelle grandi città si trovano negozi con tutti i formaggi, ma si tratta di casi sporadici.
Mensile di informazione politica e cultura della Zona 19
Prendiamo per esempio la mozzarella: se si fosse continuato a produrla come una volta, non saremmo in grado di rispondere al fabbisogno nazionale. È vero che il risultato è un prodotto forse meno saporito, ma non per questo meno genuino nel senso che nella sua fabbricazione si è partiti e si è rispettata la composizione del latte.
Contrariamente a quanto molti ritengono e la pubblicità vuol far credere, molti formaggi freschi non sono affatto leggeri.
Direttore: Gianpiero Pagetti
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Libero Traversa
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I formaggi più digeribili sono infatti quelli stagionati perchè la caseina con la stagionatura si frantuma e quindi non più intera è maggiormente digeribile.
Troppo spesso, parlando di for-
FABIO BENETAZZO
La causa di tale situazione viene identificata nel fatto che nella commercializzazione dei formaggi in Italia siamo molto indietro. Così si assiste a una vera e propria invasione di prodotti stranieri che hanno rispetto ai nostri soprattutto un "vestito migliore" e molta pubblicità a tappeto. Dinanzi ad un prodotto tipico, poco conosciuto, mal presentato spesso in involucri incolori e senza fantasia, il consumatore italiano cade inevitabilmente sul prodotto straniero che in termini di "immagine" è tecnicamente perfetto. Come possiamo introdurre un formaggio nella dieta in modo corretto? Il formaggio è un prezioso alimento, una importante fonte proteica, lipidica e vitaminica. Nel formaggio il lattosio è scomparso, perchè è stato utilizzato dai batteri, e di conseguenza è tollerato anche da chi non possiede la lattasi e non può tollerare il latte. I grassi sono finemente dispersi, perciò sono facilmente digeribili. Ma attenzione: il formaggio apporta grassi e proteine, perciò deve entrare in modo equilibrato nelle diete, costituire una parte del pasto e non aggiungere proteine e grassi ad una alimentazione troppo ricca. Tratto da: "Gli alimenti tra salute e portafoglio" di Anna Bartolini.
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marzo 1981
marzo 1981
Per iniziativa di D.P. è iniziata la raccolta di firme per abrogare la legge 91 del 1977 che ha ridotto il valore dell'indennità di fine lavoro, rivalutata soltanto dagli incrementi contrattuali.
Su questa legge vi sono opinioni difformi e riteniamo di fare cosa utile ai nostri lettori riportando qui di seguito due diverse posizioni.
Quattro domande a D.P. sui due referendum
D. Che cosa si propone D.P. con questi due referendum?
R. In concreto vogliamo: Abrogare la legge n. 91 del 1977, mantenendo però in vigore l'abolizione delle scale mobili anomale e privilegiate.
Bloccando l'indennità di contingenza nel computo della liquidazione ai valori del 1.2.1977, si è dato vita ad un meccanismo di trasferimento di reddito dalle tasche dei lavoratori a quelle dei padroni pari, a tutt'oggi, a circa 10.000 miliardi di lire. Si va così verso l'annullamento di fatto della liquidazione, anche a causa dell'inflazione (la contingenza incide sempre di più rispetto alla paga base).
Abrogare le norme dello Statuto dei Lavoratori (Legge n. 300 del 1970) che escludono i lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti e quelli del pubblico impiego dai diritti sanciti dallo Statuto.
D. Che atteggiamento c'è nel
Questioni sindacali:
LIQUIDAZIONE: abrogare la legge o no?
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Difendiamo il Monte Stella
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NA PRATICA
sindacato e nei vari partiti della sinistra?
R. All'iniziativa hanno aderito molti militanti e quadri di base dei partiti di sinitra e del sindacato; questo ha provocato un grosso dibattito su questi due problemi ed ha visto un tentativo di recupero da parte di alcuni vertici sindacali per evitare il ricorso ai referendum attraverso alcune modifiche alla legge. In ogni caso attorno alla proposta di referendum si stanno ritro-
vando molte forze della sinistra che stanno "ripensando" sulla validità della "politica dei sacrifici''.
D. Che differenza c'è tra il referendum che proponete voi e quello dei sindacati autonomi (CISA L)?
R. Noi proponiamo l'abolizione solo di quella parte della legge 91 che toglie la contingenza dal calcolo della liquidazione, mentre i sindacati autonomi vo-
gliono anche reintegrare le superliquidazioni e il punto di contingenza diversificato per categoria.
D. Come e dove raccoglierete le firme?
R. Presso i banchetti posti davanti alle fabbriche e nei luoghi maggiormente frequentati. Le firme raccolte su moduli, uno rosa e l'altro azzurro, saranno autenticate da un cancelliere di tribunale. Attenzione invece alla CISAL: raccoglie le firme su moduli bianchi.
La posizione del PCI
Di fronte a questo accavallarsi di notizie su una materia da sempre oggetto di contrattazione è da registrare una presa di posizione del PCI che è impegnato a modificare, attraverso una legge, le norme del 1977 in modo da garantire una parziale rivalutazione delle liquidazioni per i lavoratori ancora in forza e — attraverso la revisione delle pensioni — un compenso anche a quei lavoratori che sono già andati in pensione negli anni in cui la liquidazione è stata bloccata.
Con il referendum, invece non c'è nessun recupero per il passato.
In quesi giorni al QT8 si stanno raccogliendo le firme per una petizione popolare al Consiglio di Zona per la salvaguardia del verde e per l'istituzione definitiva dei vigili di quartire. Ecco il testo del documento:
I sottoscritti cittadini. abitanti del QT£3, visti chiari sintomi di diffusione della piccola delinquenza e del teppismo nel quartiere e sul Monte Stella: la possibilità che il Monte Stella rappresenti ancora di più un luogo di concentrazione di tale piccola delinquenza: la conseguente pericolosita di frequentare la Montagnetta e altre zone del quartiere, propongono in base ad un'idea di un nuovo rapporto generale fra i cittadini e la città, di realizzare finalmente il progetto della vigilanza di quartiere.
Questo a nostro parere contribuirebbe a contenere i fenomeni di cui sopra instaurando fra cittadini ed istituzioni un rapporto non esclusivamente coercitivo. ma fondato soprattutto sulla prevenzione e sulla vigilanza.
I sottoscritti cittadini invitano il CdZ 19 a fare pressione presso il Comune di Milano e gli organismi istituzionali competenti perché accellerino le procedure di arruolamento, addestramento e dislocazione dei vigili di quartiere. a cura del Comitato per la difesa del Monte Stella. Il comitato sta per raccogliere le firme anche per far revocare il permesso alla betoniera all'incrocio fra via Terzaghi e via Sant'Elia.
EX CINEMA ALPI Chi ha concesso la licenza?
Riceviamo dall'avv. Paride Accetti gia Assessore al Turismo Sport e Tempo Libero del Comune di Milano la seguente lettera:
Gentile Direttore, desidero fornire precisazioni in merito all'articolo "Che ne sarà dell'ex Alpi" apparso sul mensile "Milano 19"n. 1 del gennaio 1981, con viva preghiera di pubblicazione, poichè l'esposizione delta situazione circa la destinazione del locale di via Ricciarelli n. 11, fornite dell'estensore dell'articolo, non appare completa.
Infatti, la vicenda ha seguito l'iter che qui di seguito elenco:
- in data 19.2.79 è stata presentata domanda per autorizzazione a trattenimenti danzanti da tenere nel locale ex Cinema Alpi di via Ricciarelli, 11, del Sig. LACCHE UMBER-
TO a nome e per conto della Società
Cosmo;
- in data 5.8.80 è stata rilasciata concessione edilizia per la ristrutturazione dell'interno del Cinema;
- la destinazione del locale in questione risulta conforme alla destinazione prevista per la località dal vigente piano regolatore;
- la richiesta autorizzazione per sala da ballo era completa di tutta la documentazione necessaria;
- in data 13.11.1980 la proprietà dell'immobile si era impegnata con il Consiglio di Zona 19, per utilizzo della sala tutti i lunedì od una mattina o od un pomeriggio infrasettimanale per filmati, spettacoli, manifestazioni culturali per le scuole dell'obbligo e per gli anziani del Quartiere;
- in data 25.11.80 la Giunta Municipale si era espressa in senso favorevole al rilascio della licenza previ ulteriori accordi con la proprietà ed il Consiglio di Zona 19, per ottenre
maggiori agevolazioni per il Consiglio di Zona stesso;
- il Presidente del Consiglio di Zona 19, appositamente convocato presso lo scrivente Assessorato per gli ulteriori accordi, nei giorni 26, 27 e 28 novembre, non si è presentato nè ha inviato sui delegati;
- con lettera del 24.11.80 la Società Cosmo si era ulteriormente impegnata a mettere a disposizione del Consiglio di Zona 19, settimanalmente, i locali, tutti i lunedì ed un'altra mezza giornata, purché non festiva o prefestiva, a scelta del Consiglio di Zona 19, nonchè a concordare altri spettacoli e manifestazioni socio - culturali, secondo precisi programmi da definire;
- in data 1.12.80 si è conseguentemente trasmessa l'autorizzazione alla Prefettura a' sensi del 4° comma, art. 19, D.P.R. n. 616 del 24.7.1977 e decorso il termine previsto dalla legge in data 22.12.80 la medesima autorizzazione è stata consegnata al Signor LACCHÈ UMBERTO, a nome e per conto della Società Cosmo.
Poichè mi considero un corretto Amministratore pubblico, il mio comportamento nei confronti della vicenda non poteva essere diverso.
Ciò, a parte ogni considerazione sugli aspetti penali, che gli interessati non hanno mancato di evidenziarmi, richiamandosi all'art. 328 del Codice Penale che prevede il reato di omissione di atti di ufficio. Distinti saluti.
Avv. Paride Accetti
Per pura curiosità, ma soprattutto per amore della verità (che piace tanto ai cittadini di Milano, della zona 19 e di San Siro) siamo
Incontro con la fotografia
giovedì 5 marzo 1981 alle ore 21 presso il CENTRO COMUNITARIO di TRENNO - zona 19 via Lampugnano 145 - Milano alla presentazione della mostra fotografica
LA VENDEMMIA di
Norberto Barotti e Silvano Vighi
INTERVERRANNO
Sergio Magni
Circolo Fotografico Milanese
Arcano poeta milanese
andati alle "fonti" per ricostruire come il cinema Alpi è diventato discoteca: far capire chi e perchè deve rilasciare le licenze - quella edilizia e quella commerciale per i superalcoolici e quella per spettacolo e ballo.
I fatti
1977: il coordinatore della Commissione Cultura sport tempo libero del C.d.Z. 19 chiede all'Assessorato alla cultura di prendere in considerazione l'opportunità che il Comune acquisti o affitti il Cinema Alpi chiuso e del quale si diceva dovesse diventare autorimessa. Risposta: non ci sono soldi.
1979: arriva in C.d.Z. 191a concessione edilizia per opere di sistemazione interna e ristrutturazione del Cinema Alpi. Il C.d.Z. non concede l'autorizzazione in quanto le opere sono già quasi ultimate. (Il Consigliere Gironi - capo gruppo della DC - 'vota però a favore) quindi fuori autorizzazione e fuori legge; si chiede la sospensione dei lavori e un giudizio di merito sulla opportunità o meno di aprire una discoteca in zona 19 (È l'epoca in cui un altro locale di questo tipo crea disordine a Milano).
1979 - Novembre Vengono fatte dalla Società che gestirà la discoteca delle offerte al C.d.Z. 19 per un utilizzo in alcuni giorni nelle ore diurne della struttura ex cinema Alpi; il C.d.Z. 19 indice un'assemblea popolare per consultare i cittadini di S. Siro i quali raccolgono più di duemila firme contro l'apertura del locale. L'assemblea popolare vota all'unanimità un ordine del giorno che impegna il C.d.Z. a non fare aprire la discoteca.
1980 - Agosto. Il C.d.Z. è vacante perchè ci sono state le elezioni. La Commissione Edilizia Comunale rilascia le licenze per le opere di ristrutturazione e la Commissione Comunale per le licenze di commercio anche.
1980 - Novembre 13. Presso la ripartizione decentramento, presenti l'Assessore al decentramento Cuomo, al Turismo Accetti, i rispettivi Capi Ripartizione (Semeck e Trotella) il presidente del C.d.Z. e il Consigliere Restelli, si discute ancora la questione. La società gestore del locale ex cine-
ma Alpi ha fatto sapere che se non avrà la licenza per spettacolo denuncerà l'Assessore al Turismo per omissione d'atti di ufficio. INFATTI IN BASE ALLA LEGGE 282 / 1977 e sue norme di applicazione legge 616 / 77 le licenze di spettacolo spettano non più alla PS ma ai Comuni nella persona del Sindaco che delega un Assessore. (per Milano appunto quello del Turismo).
Il Presidente del Consiglio di Zona annuncia agli Assessori presenti che richiederà per iscritto "non solo all'Assessore ma anche al Prefetto" di esercitare quanto previsto dall'art. 19 della legge 616 / 77.
Tale lettera - approvata dai Capi gruppo e poi dal Consiglio di Zona viene recapitata il 25 novembre 1980 in sala Giunta.
Nella stessa seduta la Giunta si esprimerà in senso favorevole al rilascio della licenza. Perchè non ha tenuto conto della richiesta della zona 19?
Abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio di Zona 19 perchè non si è recato nei giorni 26, 27, 28 novembre all'assessorato "per prendere accordi". Risponde testualmente: "Prima devono pervenire proposte scritte e ipotesi di accordo scritte su atti del Comune da parte della Ripartizione e poi non il presidente, ma il Consiglio deciderà se accogliere, modificare o respingere le proposte. Devo
con rammarico sottolineare che purtroppo non solo in questa occasione la Ripartizione Sport Turismo ecc. usa il telefono per chiedere assensi; l'ultima 'volta, per la corsa di ciclocross sul Monte Stella, si insisteva che dessi per scritto un assenso a una richiesta telefonica; ho allora richiesto la pratica che è arrivata un giorno prima rispondendo in senso affermativo ma protestando con l'Assessore per questo metodo per lo meno poco ortodosso. Di queste prassi "telefoniche" ho investito anche il Sindaco, gli Assessori al Decentramento e al personale nonchè la Consulta dei Presidenti dei Consigli di Zona. Devono cessare, perchè non si rispettano nè l'auto - norma dei Consigli di Zona nè leggi e regolamenti comunali che esistono e 'vanno rispettati".
Gli altri due punti parlano da soli. Solo che la Società che gestisce l'ex cinema Alpi non ha ancora fatto pervenire le proposte al C.d.Z. e nemmeno l'Assessorato.
Allora perchè scrivere una lettera (che pubblichiamo) e mandare atti al Comune, ai C.d.Z. datati 23 gennaio '81, solo dopo che il Presidente aveva, il 7 gennaio chiesto all'Assessore al Turismo con un fonogramma l'esito delle richieste del C.d.Z!? E perchè non fare riferimento fedele in questa lettera anche richieste del Presidente del C.d.Z!?
A UN ANNO DALLA MORTE DI AUGUSTO DELLA FIORENTINA
I compagni della sezione Fornasari del P.C.I. ne ricordano la limpida figura di combattente per la pace, per la democrazia, per la libertà e per l'emancipazione operaia e lo additano come esempio alle nuove generazioni ed a quanti giovani o non più giovani, uomini o donne, lavoratori o pensionati lottano per una società migliore e più giusta.
pagina 13 - milano 19
Gemmologia
Qualchenotasulleustioni Genesi del diamante
Il piccolo Michele si accostò con il suo passo incerto e dondolante alla robusta gamba del tavolo di cucina, da quella posizione riusciva a scorgere solo le pantofole, le gambe e parte della gonna della mamma, vedeva anche il-lungo filo nero del ferro da stiro che ondeggiava; aveva già notato altre volte quel filo animato e avrebbero voluto farlo suo con lo stesso piacere di quando afferra i capelli di sua madre, ma il suo desiderio era frenato da una precedente esperienza che si era conclusa in malo modo; ricordava sia lo spavento per il fragore di quell'oggetto caduto sul pavimento che l'improvvisa e per lui incomprensibile ostilità materna, seguita per la verità da una pronta riconciliazione.
In quel momento un borbottio proveniente dal vicino fornello attirò la sua attenzione e si convinse che il rumore usciva da quel coso nero e lucente che sporgeva là in alto; era il manico del pentolino del latte usato nella circostanza per lessare due patate; gli piacque e se ne impossessò.
Mentre il medico del pronto soccorso dava la diagnosi: "ustione di 1' e 2° grado braccio e spalla destra", l'infermiera, dopo aver bagnato con acqua borica, asportava delicatamente con strumenti sterili tutta la superficie cutanea sollevata, cioè le flittene e, fatto questo, applicava sulla zona ustionata e pulita uno strato di tulle grasso e poi delle garze sterili e una benda. Solo a quel punto e per esaurimento Michele smetteva di piangere; aveva pianto sia per il dolore che per la rabbia d'essere tenuto stretto. Non gli praticarono l'antitetanica perché aveva già fatto con il Comune le prime due vaccinazioni.
Prima di dimetterlo il medico consigliò alla madre di rivolgersi ad un ambulatorio chirurgico per ripetere la medicazione a giorni alterni.
Dopo due settimane l'ustione era guarita e il piccolo Michele poteva, con più libertà di movimento, tornare ai suoi giochi e rischi domestici.
Di episodi come questo ne capitano tanti ogni giorno che non è possibile, nella maggioranza, parlare di fatti imprevedibili, di colpa del destino.
Parecchie sofferenze potrebbero essere evitate con il buon senso e con misure di protezione; forse Michele non si sarebbe ustionato se il pentolino fosse stato messo su uno dei fuochi posteriori del fornello piuttosto che su uno di quelli anteriori. Al nostro protagonista la cosa si è risolta bene e in poco tempo sia per la modesta entità del danno sia
Un'opera d'arte
"IL TUO RITRATTO"
Si eseguono ritratti dal vero. D. Consonni, via E. Kant, 5 Milano, tel. 3085150 Con un ritratto si possono fare: fotocopie da regalare a parenti ed amici. Biglietti da visita originali, anche per Cresime e Prime Comunioni.
FABBRICA
per le cure appropriate; tuttavia bisogna ricordare che in circostanze analoghe si possono avere lesioni più estese e che possono essere applicate terapie inadeguate o sbagliate tanto da allungare i processi di guarigione o tali da causare cicatrici deturpanti. Talvolta queste ultime costituiscono un problema terapeutico di difficile soluzione e rappresentano per il paziente un lungo calvario. Per esempio le ustioni di 2° e 3° grado che interessano superfici cutanee abbastanza limitate ma appartenenti a regioni articolari, ascella, collo, cavo popliteo, gomito, ecc. possono causare, se curate male, un danno funzionale ed estetico molto grande; se infatti la guarigione avviene con una retrazione cicatriziale saranno ostacolati i movimenti dell'articolazione sino al blocco completo, può accadere che un braccio rimanga "incollato" al torace o che il mento sia "tirato" giù verso lo sterno e così via. Se abbiamo parlato sin qui di ustioni che richiedono un semplice trattamento ambulatoriale, non possiamo dimenticare quelle ustioni che, per la estensione della superficie corporea interessata, sono talmente gravi da rendere riservata la prognosi o da richiedere per lo meno il ricovero ospedaliero. Tra tutte le lesioni di questa entità, quelle derivanti da infortuni sul lavoro sicuramente occupano una fetta assai am-
pia delle statistiche; molte sono le produzioni che espongono il lavoratore a questo rischio, in modo particolare quelle del settore chimico e siderurgico.
Anche le casalinghe sono esposte al rischio di serie ustioni, si può accennare al caso in cui prende fuoco, lavorando vicino al fornello acceso, la sottoveste di materiale sintetico; si può ricordare l'uso pericolosissimo dell'alcool per accendere il barbecue. Altre persone che corrono più rischio in quanto indifese sono oltre ai bambini, gli handicappati, gli anziani.
Un'ustione anche solo di 1° grado che interessi una vasta superficie corporea, come per esempio quella da prolungata esposizione al sole, può costringere al ricovero ospedaliero; quindi facciano attenzione coloro che hanno fretta di abbronzarsi!
Il corpo umano, come si sa, è fatto per il 60 - 70% di acqua, la temperatura corporea deve restare intorno ai 37°C; la pelle svolge una funzione che si potrebbe paragonare, un po' alla lontana, a quella del termos: trattiene i liquidi al suo interno, protegge il suo contenuto dalle influenze esterne, mantiene inalterata la temperatura. Il termos è però solo una bottiglia speciale che utilizza dei principi fisici mentre la pelle è un laboratorio in costante attività con differenti tipi di cellule, ci sono quelle dello strato più superficiale che lavorano per renderla impermeabile, altre per difendere il corpo dai raggi ultravioletti producendo melanina (la sostanza che aumenta con l'abbronzatura), altre lavorano per mantenere la pelle elastica, altre per tenerla morbida (cellule sebacee); poi ci sono le cellule del tessuto adiposo sottocutaneo che trattengono il calore corporeo e a mo' di cuscino proteggono dalle contusioni, poi abbiamo le cellule sudoripare delle omonime ghiandole che intervengono per eliminare il calore in eccesso. Inoltre la pelle ha i suoi piccoli vasi sanguigni, i suoi linfatici, i suoi rami nervosi, importantissimi perchè da essi dipende la sensibilità tattile e dolorifica, con un loro ordine la pelle si contrae e i peli si rizzano quando fa freddo, anche i vasi cutanei si dilatano o si contraggono per un loro impulso; per finire la pelle possiede meccanismi di difesa contro i microrganismi, è in grado di assorbire nel suo spessore una buona parte delle radiazioni naturali ed è capace di rigenerarsi in caso di lesione, solo dai bordi per le ferite profonde e anche dal fondo se non è leso lo strato basale dell'epidermide.
Vista, sia pur sommariamente, la funzione della pelle, sarà più facile comprendere cosa accade dopo un'ustione che "metta fuori uso" una buona parte della superficie cutanea. Se la lesione è di 1° grado avremo solo un arrossamento e uno stato edematoso della pelle espressione di una importante, vasodilatazione periferica, questa vasodilatazione determina uno spostamento di liquidi dai grossi vasi e dai distretti viscerali (ep: reni, fegato, apparato digerente ecc.) alla periferia cioè alla pelle, qui avremo una perdita di liquidi per fuoriuscita dai capillari (edema) e per traspirazione, da tutto ciò può derivare un collasso circolatorio.
L'origine dei minerali e particolarmente per le pietre preziose, è sempre stato un problema molto interessante. Scoprire i segreti della natura è sempre stato oggetto di profondissimi studi. Circa la formazione del diamante si era pensato, che l'origine fosse di natura organica e vegetale.
Oggi però tutti gli studiosi, in seguito a profonde osservazioni effettuate nei giacimenti diamantiferi, propendono per la prima ipotesi cioè origine minerale.
La formazione del diamante è da considerarsi legata a complesse reazioni che danno origine oltre al diamante, ad altri minerali che generalmente lo accompagnano: il corindone, il granato, lo spinello. Si pensa anche che ciò sia avvenuto a temperature molto alte (1.800° - 2.000°) seguito da brusco raffreddamento, con pressioni attorno alle 1.700 atmosfere e a profondità di alcune decine di chilometri. Comunque sia, il diamante, non deve essersi formato in seno alle rocce frammentarie entro le quali si rinviene. Si ha conferma dai cristalli che appaiono spezzati e mai si sono pututi trovare i frammenti che li componevano perchè, questo minerale non si trova sul tipo di roccia da poterla considerare il magma originale: la così detta roccia madre.
te in India si trova in forma ottaedrica ed è accompagnato da altri minerali quali il topazio, il berillo, l'ametista, il granato. Attualmente la produzione è molto scarsa e non è escluso che i giacimenti si possono considerare esauriti, il loro sfruttamento dura da millenni. Incerta è la data della scoperta del diamente in Brasile. Si ha la convinzione che ciò sia avvenuto attorno al 1720 - 25 ad opera di un missionario nello stato di Minas Geraes. Geologicamente si hanno condizioni nei vari giacimenti non del tutto note.
Da varie relazioni si è potuto stabilire che due sono le condizioni, nella parte orientale lo si trova in strati costituiti da una arenaria: l'Italcolumite, mentre a ponente la presenza del diamante è legata a fenomeni eruttivi con caratteristiche simili alle rocce kimberlitiche. Secondo il loro aspetto e condizione, i giacimenti brasiliani si suddividono in 3 categorie: giacimenti costituiti da depositi sugli altipiani giacimenti costituiti da depositi sulle terrazze giacimenti costituiti da depositi fluviali
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Se la lesione è di 2° grado si avrà uno scollamento degli strati superficiali dell'epidermide con la formazione delle flittene. In questo caso la perdita di acqua è maggiore e si ha anche perdita di sostanze minerali e proteine; il collasso è pressocchè certo. Il pericolo maggiore non è questo perchè è sempre possibile riequilibrare tutte le perdite subite con le trasfusioni di liquidi e plasma, il grande pericolo è invece l'insufficienza renale acuta (il blocco renale) dovuta al riassorbimento e alla filtrazione renale di tutte le sostanze tossiche originate dalla distruzione delle cellule epidermiche. Un altro pericolo in agguato è l'infezione, l'ustione ha neutralizzato le capacità di difesa della pelle nei confronti dei germi.
Se l'ustionato supera questa fase acuta resta sempre impegnativ a la riepitelizzazione delle superfici distrutte; per questo si sfrutta la capacità di riproduzione del restante tessuto sano, la possibilità degli autotrapianti di cute e, impiegata come copertura temporanea, la pelle di donatori (per esempio parenti dell'ustionato), la pelle conservata sotto azoto liquido nelle cosiddette banche e persino la pelle del maiale. dott. Antonio Mercurio
Dalle condizioni sopra esposte circa la probabile formazione del diamante, viene da pensare come mai non si sia trasformato in grafite. Comunque la formazione deve essere avvenuta ad altissime temperature; e ciò è spiegato dalle condizioni nelle quali è avvenuto il fenomeno eruttivo che ha dato origine ai camini diamantiferi. Il brusco fattore di raffreddamento, che ha portato in breve tempo ad una forte diminuzione della temperatura, avrebbe messo lo stesso diamante nelle condizioni di non potersi trasformare in grafite. I diamanti sono stati trovati un po' in tutto il mondo (eccetto che in Italia). Ma quando si parla di giacimenti si può considerare che tre sono le regioni che hanno concorso alla produzione di tali gemme e sono: l'India, il Brasile, l'Africa meridionale. Dei giacimenti scoperti in Unione Sovietica ne parleremo in altri articoli. I giacimenti sono di natura secondaria detritica, alcune di queste alluvioni diamantifere sono antiche sepolte sotto strati più recenti, altri più recenti occupano il fondo delle valli ed il letto di corsi d'acqua. Giacimenti primitivi sono considerati quelli costituiti da grandi cavità imbutiformi dovuti a fenomeni di esplosione vulcanica e riempiti fino all'orlo da roccia eruttiva. Questa roccia durissima e di colore azzurro si chiama Kimberlite ed è tipica dei giacimenti del Sud Africa. Per molti questa roccia fu creduta la roccia madre del diamante. La roccia tipica dei giacimenti brasiliani si chiama Itacolumite. I giacimenti indiani sono di origine secondaria, i diamanti si trovano racchiusi in Arenaria unitamente a materiali ciottolosi, in depositi fluviali, il tutto proveniente dal disfacimento di roccia preesistente. Dai giacimenti indiani sono venuti i più grossi e famosi diamanti quali, il "Gran Mogol" (peso 787 Carati), il Koh I Noor (186 Carati), il meraviglioso diamante azzurro Hope il Regent e il Pitt. Il diaman-
I depositi sugli altipiani sono costituiti da estensioni situate ad una certa altitudine. La massa diamantifera si chiama Gorgulho. Il diamante si presenta in forma cristallina assai netta di forma cubica. I depositi sulle terrazze sono giacimenti intermedi tra quelli del fondo valle e degli altipiani. I depositi diamantiferi si trovano in una massa costituita da detriti di roccia e minerali. Detta massa si chiama Casca/ho.
I giacimenti fluviali si trovano nel letto dei fiumi al di sotto del livello di piena. Diversi minerali, chiamati satelliti, accompagnano sempre il diamante e sono il quarzo, la tormalina, il rutilio, il ferro, la magnetite. La produzione attuale del diamante è assai cospicua.
Il primo giacimento africano sembra sia stato scoperto attorno al 1750, anche questo ad opera di un missionario. Il territorio che costituisce le regioni diamantifere fa parte del territorio semidesertico del Karroo. I giacimenti constano di grandi cavità imbutiformi che proseguono fino a profondità non ancora raggiunte. Tali cavità (camini diamantiferi detti Pipes), di forma cilindrica sono dovute a esplosioni vulcaniche e si manifestano con bassi promontori rotondeggianti il cui diametro varia dai cento agli ottocento metri. Tali camini sono riempiti da una roccia eruttiva detta kimberlite. Il diamante anche qui si trova associato ad altri minerali: il granato nella varietà Piropo, la mica nera, lo zircone, la magnetite. Attualmente nelle miniere diamantifere si lavora ad una profondità di 800 - 900 metri; nella miniera di Kimberli si lavora ad oltre 1100 mt. di profondità dei camini diamantiferi risulta ininterrotta e non si conosce la fine.
(continua) Franco Francioli
La famiglia Crippa ricorda con commozione e affetto la cara Barbara prematuramente scomparsa
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NEGRI CARNI
Rubrica "Per la salute"
Divagazioni sulla poesia L'estetica musicale
Un amico un giorno mi ha scritto del "ritorno della poesia"; qualche anno fa ricordiamo la lettura pubblica a Castel Porziano, e al Macondo di Milano, dove innumerevoli poeti da Allen Ginsberg a Ferlinghetti, Dacia Maraini, ecc., ecc. Hanno fatto sentire la propria voce leggendo le poesie davanti ad un pubblico. La cosa era inusuale per l'Italia e le reazioni furono entusiastiche, nella maggior parte dei casi il pubblico reagiva.
Per ogni poeta la poesia è ricerca di qualcosa, è l'inconscio trasporto sulla carta, simbologia del proprio "io" con gli altri. Qualcuno mi motivava la cosa dicendomi: "Non c'è dietro alla poesia un movente concreto e per movente anche una giustificazione". Forse è vero che dietro la poesia non esiste un movente, essa è un universo con proprie regole e con propri simboli, un universo molto civino al sogno e al mondo dell'omirico.
La poesia diventa bisogno di comunicare, un bisogno arguto e intelligente di dire della propria esperienza quotidiana e del proprio stare con la realtà; ho notato questa cosa una sera quando sono entrato per la prima volta al teatro CTH di Via Vallassina per ascoltare una lettura di poesia da fare di tre autrici. Il rapporto poeta - pubblico è scattato come una scintilla, ogni poesia letta era un momento per un dibattito che spaziava dal sociale alle impressioni particolari sul testo appena letto, il poeta era il cardine o meglio il filtro nel punto di flesso fra realtà e immaginazione, la poesia in quell'istante era vissuta come comunicazione di umori e impressioni, più o meno vive, della vita di ogni giorno.
Di questa sera ricordo un'autrice che nelle proprie poesie raccontava della vita e dell'esperienza quotidiana di donna,
Ogni generazione ha modi e strumenti diversi per fare musica
alle prese con le faccende domestiche. E del rapporto con i figli. Il quotidiano entra così a far parte della poetica come un bagaglio comune a tutti; e questo lavoro di ricerca nella realtà mi ricorda una frase apparsa sulla locandina di un teatro d'avanguardia che a proposito della poetica diceva: "La ricerca (poetica) suggerisce anche proposte ideologiche e pratiche per la lotta". La poesia contemporanea diviene perciò comprensione del reale e ne dà una soluzione intelligente per la successiva modificazione.
A questo punto vorrei riallacciarmi, in questa mia breve divagazione sulla poesia, all'introduzione nel momento dove parlo del pubblico, e forse si è parlato troppo di questo "pubblico" difficile da accontentare e restio a perdonare l'autore disattento e superficiale. Il suo ruolo è molto importante nel meccanismo artistico, ma penso di poter teorizzare che la poesia contemporanea difficilmente è pensabile senza un pubblico a cui leggerla. Diciamo che una poesia ormai nasce per essere letta. La gente ha dimostrato più volte di essere cambiata nei confronti dell'arte„ ricordo ad esempio nella manifestazione di Castelporziano, che il pubblico, in quelle giornate, è andato assumendo un ruolo sempre più importante, fino a diventare il vero protagonista della manifestazione. Sono auspicabili ad ogni livello e in ogni ambito delle iniziative pubbliche di questo tipo, per raggiungere un contatto anche politico con i cittadini; la poesia a mio avviso diviene mezzo e canale per una diversa partecipazione della gente al fatto artistico e culturale, ma anche cardine e "lessico" per la comprensione del reale.
Ezio Gavazzeni
Scrisse Eduarda Hanslick celebre critico musicale vissuto a cavallo tra la prima e la seconda metà dell'ottocento nel suo famoso saggio "Il bello musicale" Giunti - Martello Firenze L. 2.500: quasi senza eccezioni, sino ad oggi l'estetica musicale è proceduta basandosi sopra un equivoco: essa cioè non si occupa tanto di indagine che cosa sia bello nella musica, quanto di rappresentare i sentimenti che questa suscita in noi". Senza dubbio il saggio di Hanslick fece molto scalpore negli ambienti culturali e artistici di quel tempo, perchè vi predominava una concezione della musica romantica, o meglio la musica era intesa come un mezzo per suscitare i sentimenti nell'uomo.
Ad esempio Wagner, uno dei più noti esponenti di quel "mondo" diceva: "l'organo del cuore è il suono, la sua lingua pervenuta a coscienza artistica la musica". Considerando che ogni nuova generazione ha strumenti e modi diversi di interrogare e di rispondere, ho voluto peregrinare al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e intrattenermi a colloqui con uno studente sul significato che oggi si dà al termine musica, partendo dalle considerazioni che nel passato, su questo tema, diedero illustri personaggi, come appunto Hanslick per un verso e Wagner per l'altro.
Dice Roberto: "probabilmente nessuno ancora è riuscito a dare una giusta definizione alla musica, non tanto perchè questa sia un qualcosa si vago e poco definibile, ma proprio per la sua massima definizione e precisione in ciò che è". Chiarisci meglio questo punto. "Intendevo dire che la musica sebbene creata dall'uomo, ha una propria identità a prescindere dalle interspretazioni che più o meno si avvicinano alla sua essenza. Probabilmente, l'uomo nella sua storia ha fatto musica senza conoscere il suo reale significato". Quindi, a tuo parere la musica non è propria di chi la crea. "Noi la mettiamo al mondo vedendo in essa il nostro sforzo creativo; ma ciò che è realmente non lo sappiamo". Per quanto riguarda le posizioni di Hanslick?
"Conosciamo tutti le varie forme che la musica ha avuto nel corso della storia. Proprio quel suo carattere funzionale che l'ha sempre accompagnata, vuoi per i riti religiosi vuoi per manifestazioni pagane; ha via via portato in seguito a questo lungo processo, ad una presa di posizione riguarda l'estetica musicale, che è appunto quella di Hanslick. Non più una visione dell'arte a carattere speculativo, ma rispondente
alla definizione di arte per arte. Hanslick quindi non condanna il piacere del sentimento ma condanna questo a diventare il gusto del bello. Più avanti sarà Stravinski ad essere il maggior esponente di questa nuova corrente". Tutto questo lo vedo come una ribellione di un gruppo di "illuminati" ad un lungo periodo, in cui la musica è stata succube di "Padri" religiosi, sentimentali, tradizionalisti; pur riconoscendo l'enorme importanza e bellezza che le loro opere ci hanno lasciato. La nuova rotta intrapresa da queste forze emergenti fino a dove è arrivata? "Diciamo che si è 'voluto, a tempo debito, sciogliersi dai vincoli di tutti quei fantasmi che confondevano il gusto del bello, approdando ad un'opposta sponda semplicemente legata all'arte in quanto tale. Il romanticismo si è spento di li a poco e il nostro secolo ha vissuto un periodo di analisi che ha partorito la musica "Dodecafonica". Nessun suono domina su un altro, ma tutti sono di uguale importanza; quindi l'impossibilità di creare un "tema" in senso tradizionale. Poi anche questa fonte si è esaurita e il nostro secolo ha visto realizzarsi diversi tipi d'arte. A riguardo, non si può certo dimenticare l'importanza del Jazz che è stato l'espressione più completa di questi decenni. Si potrebbe fare un parallelo tra le ultime forme espressive del Jazzpe la musica contemporanea; sia le une che l'altra hanno raggiunto, nei rispettivi campi, l'apice".
Sbaglio o mi stai facendo capire che siamo in un periodo nel quale si è esaurita ogni tipo d'espressione, e le nuove forme non sono altro che un continuo rimescolare la stessa farina?
"Senz'altro la carriera di un musicista oggi è quello di eseguire autori passati e quando ha modo di esprimersi tramite quelli contemporanei, si trova sempre in un vicolo cieco; come si suol dire, non si intravede nulla all'orizzonte, sembra che sia stato fatto tutto e si sia giunti all'esaurimento del materiale disponibile. Forse, la corrente che tu hai definito degli "illuminati" 'voleva indirettamente dar prova di questo". Appunto questa situazione di crisi, quali sono gli ultimi orientamenti artistici che perlomeno fanno un tentativo tendente al rinnovamento?
"Considerando il secolo nel quale viviamo dove la scoperta elettronica ha influenzato molti settori, quello musicale non poteva sottrarsi alla regola. Nell'ambito della musica "colta" la nascita e il perfezionamento degli strumenti elettronici, ha fatto si che nei luoghi d'ascolto si sentissero nuove sonorità.
Enzo Manes
Va bene. La fatica è conclusa, il sudore versato, anche l'ultima parola è stata battuta. Letti e riletti gli articoli possono sembrare un tantino "impopolari"; però ricordiamo che un piccolo sforzo i lettori del giornale possono tranquillamente farlo, tanto più che i problemi affrontati sicuramente possono non essere condivisi e un dibattito su questi temi, diremmo affascinanti, devono essere un succoso mezzo per instaurare rapporti più stretti tra Milano 19 e i suoi "fidi" cari. E.G.E.M.
"VIVERE A MILANO" Un carnevale per tutti
Secondo trofeo CLICK e PENNELLO
Il GRUPPO SIRIO organizza il Secondo Torneo "CLICK E PENNELLO" con lo scopo di formare un binomio fra arte fotografica e arte pittorica sul tema "VIVERE MILANO". Il concorso si terrà presso la Cooperativa LA VITTORIA di Trenno in Via F. Giorgi 15, Milano il 30.4.81.
Regolamento: l'invito è rivolto a tutti i fotografi e pittori che dovranno presentare opere inedite. Ogni autore può iscriversi ad una sola sezione mediante la scheda di partecipazione allegata al bando unita alla quota di iscrizione di L. 3.500.
Sezioni fotografi: ogni autore può inviare un massimo di 4 stampe in bianco - nero col lato maggiore compreso fra 30 - 40 cm. senza supporto e non montate.
Sezione pittori: ogni autore può inviare una sola opera con il lato maggiore della tela compreso fra 50 - 70 cm. È ammessa qualsiasi tecnica. Le opere devono essere incorniciate e munite di attacaglia.
Recapito per consegna opere: Al Gruppo Sirio presso Coop. LA VITTORIA, Via F. Giorgi 15, Milano ogni giovedì dalle ore 21 alle 23.
Calendario:
2.4.81 termine consegna opere
9.4.81 riunione giuria
30.4.81 inaugurazione e premiazione ore 21 nel
salone della Coop. LA VITTORIA
Dal 30.4 al 3.5.81 esposizione opere
3.5.81 RESTITUZIONE OPERE!
Premi:
Trofeo scultore Jannotta - Gruppo Sirio al miglior autore per la fotografia.
Trofeo scultore Jannotta - Gruppo Sirio al migliore autore per la pittura.
Coppa Consiglio di Zona 19 Milano
Coppa "Milano 19"
Coppa Coop. La Vittoria - Trenno
Coppa Lega Nazionale Cooperative
Targa Presidente Gruppo Sirio
Targa Consorzio Tempo Libero
Targa Galluccio (Boutique della Pelletteria)
Tele Hobbj - Casa delle Ande 1 Milano
Abbonamenti "Milano 19" Mensile informazione
Biglietti omaggio Luna Park Varesine Milano
Polaroid Ottica Kino P.a Sempione 5 Milano
Buono per una collettiva di pittura presso la Bottega Tre Arti di Livio Malinverni V.le Casiraghi
Sesto S. Giovanni.
Eventuali premi verrano comunicati in sede di premiazione.
Per informazioni più dettagliare chiedere il bando presso la Coop. La Vittoria al sopracitato indirizzo.
Il Comitato di Gestione del Centro Comunitario di Trenno ha organizzato per il 7 marzo, sabato grasso, una "festa di carnevale", che avrà inizio nella mattinata con un corteo mascherato, cui parteciperanno i ragazzi delle scuole elementari del quartiere e che sarà aperto dai trampolieri, dai clown e dai mimi della Compagnia del Bagatto ed accompagnato
dalla banda musicale del Comune di Milano.
Nel pomeriggio la Cooperativa Tempo Libero organizzerà per i ragazzi diverse attività di animazione presso lo stesso Centro Comunitario, dove la sera la festa continuerà anche per i "non più giovanissimi" attraverso iniziative spontanee, nonchè con musica e danze.
PARLIAMOANCORADIECOLOGIA
Secondo ciclo di incontri-dibattito sui temi dell'ambiente, ecologia ed energia sul territorio urbano a cura del Gruppo Sperimentale di Conoscenza, Cultura e Sviluppo (Circoli ACLI-ARCI Gallaratese).
Venerdì 13 marzo ore 21: L'inquinamento atmosferico urbano
Venerdì 20 marzo ore 21: L'inquinamento idrico del sottosuolo urbano
Venerdì 27 marzo ore 21: II verde nel quartiere: solo un problema di arredo?
Gli incontri si terranno presso il Circolo ARCI Gallaratese al Centro Sociale si via Ugo Betti.
PAVIMENTI IN LEGNO MASSICCI E LAMELLARE ZOCCOLINI E MOOUETTES GIUSEPPE ROMEO 20143 MILANO
VIA BENEVENTO, 3 - TELEFONO 8134865 marzo 1981 pagina 15- milano 19
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milano (quartiere comina) via delle onde, 15/a tel. 30 87729 i
parrucchiere per signora
dalla prima pagina
Due nuove strutture
1982 - 83, cifre che potrebbero essere al massimo raddoppiate in seguito ai nuovi insediamenti previsti nel quartiere. In base a tali previsioni il Consiglio di Zona ha indicato l'opportunità di stralciare due sezioni di scuola materna ed i relativi servizi, valutando poi l'utenza secondo il suo formarsi, ed ha quindi approvato il progetto a larga maggioranza, con 23 voti favorevoli, contro due soli contrari, quelli dei democristiani Rella e Testa.
Anche il progetto del Centro Civico Sociale Harar ha avuto l'approvazione del Consiglio di Zona, sia pure con una maggioranza più limitata: 17 voti favorevoli (quelli dei consiglieri dei gruppi comunista, socialista, repubblicano, socialdemocratico e demoproletario) ed 8 contrari (democristiani e liberar).
Questo voto è stato espresso al termine di un ampio dibattito seguito alla relazione introduttiva del coordinatore della Commissione territoriale, Aldo Monzeglio, il quale ha sottolineato l'urgenza di realizzare tale centro, che a rigor di logica avrebbe dovuto e poturo essere costruito già diversi anni or sono se le giunte comunali che prima del 1975 si sono succedute al governo di Milano, nelle quali era presente la Democrazia Cristiana, non avessero svenduto la città creando in periferia soltanto quartieri - dormitorio privi di luoghi di aggregazione. Da qui la necessità di avviare al più presto la realizzazione di questo
progetto, con il quale, come ha ricordato il socialista Lodola, il Comune di Milano realizza per la prima volta un'opera affidando al Consiglio di Zona la rappresentanza dell'utenza.
L'ostinata opposizione a tale progetto espressa dai consigli democristiani, il cui capogruppo è giunto persino ad affermare che il governo dà ai comuni troppi soldi (?), molti di più di quanti ne servano (ma ha mai provato a guardarsi attorno per vedere quanti servizi ancora mancano?), appare quindi immotivata, se non addirittura strumentale. La stessa osservazione da loro fatta che l'opera verrà a costare molto di più dei 200 milioni previsti nel bilancio di zona del 1979 non sembra tener conto del fatto che, come ha ricordato il repubblicano Malusardi, nel 1979 gli stanziamenti di bilancio venivano fatti per lotti di lavori da eseguire e che quindi la somma di 200 milioni si riferiva alle spese previste per l'esecuzione del primo lotto soltanto del centro.
D'altra parte non si comprende perchè i democristiani non abbiano colto l'occasione di esprimere le loro riserve sul progetto l'autunno scorso allorchè il Consiglio di Zona aveva indetto con i progettisti un incontro al quale (come ha ricordato il consigliere comunista
Antonella Tiraboschi e come già avevamo pubblicato nel nostro numero di novembre 1980) hanno partecipato soltanto il presidente del Consiglio di Zona, due consiglieri del gruppo comunista, il responsabile del circolo FGCI del quartiere ed un incaricato del nostro giornale.
Per non tornare
zionale ("non è forse questo lo stesso strumento usato dai terroristi nel caso di Moro o del giudice d'Urso?), abbiamo suscitato solo un silenzio imbarazzato.
Questi "signori", che propongono il ripristino della pena di morte, non sono che l'altra faccia della medaglia delle bombe di Piazza Fontana, dell'Italicus e della strage della stazione di Bologna, sono i camerati di chi ha ucciso, pochi giorni fa, i due carabinieri di Padova ed evidentemente proprio per questo non hanno difficoltà a proporre una pena tanto barbara e incivile.
Noi non ci contrapponiamo alla pena capitale perchè vogliamo fare i difensori d'ufficio di chi semina morte, ma riteniamo, proprio perchè lottiamo contro i terroristi, i fascisti e chiunque usi la violenza come programma politico, che lo Stato, inteso come comunità nazionale nata dalla lotta contro i seminatori di morte, non possa e non debba porsi sullo stesso livello, pena il suo progressivo imbarbarimento.
Ben altri sono gli strumenti idonei a combattere in maniera efficiente l'ondata di violenza che travolge il nostro Paese; a cominciare da un governo che sia capace di governare!
L'iniziativa di sabato, molto positiva dal punto di vista della discussione e che dimostra come sia necessario riproporla in tutta la città, si è conclusa con
un corteo che ha cancellato le scritte fasciste che imbrattavano i muri delle stazioni della metropolitana. Quello che abbiamo voluto dire con questa iniziativa, e che vogliamo ripetere qui, è che come cittadini democratici, ma soprattutto perchè giovani, dobbiamo lottare per una società diversa, nella quale non trovino spazio ideologie di violenza, e certo questo non si può raggiungere se anche lo Stato diventa strumento di morte.
Barbara Corbella Antonella Tiraboschi
E necessaria
una risposta che possono sottoscrivere tutti, laici e cattolici, che tutti devono votare, dal comunista al liberale, per sconfiggere i "neri". Ecco, proprio i fascisti si fanno promotori di questa petizione a favore della pena di morte, proprio loro, i massacratori di patrioti. Da quale pulpito viene la predica! Questo fatto dovrebbe far pensare tutti i democratici, tutta la gente onesta.
Voglio ricordare solo alcuni esempi, che possono suffragare rapidamente la mia tesa avversa alla pena di morte: l'assassinio (da parte dello stato) di Sacco e Vanzetti e dei coniugi Rosemberg negli USA e le vittime dello stalinismo. Tutti sono stati poi riabilitati, ma nessuno ha ridato loro la vita e la loro uccisione rimane sulla coscienza della società che li ha condannati.
Nessuno ha il diritto di eliminare la vita del prossimo! È difficile capire perché uomini sani di
corpo e di mente possano arrivare a tanta crudeltà. Abbiamo mezzi più umani per isolare e battere terroristi e delinquenti, soprattutto costruendo una società più giusta che si faccia carico dei problemi che assillano le masse lavoratrici, che risolva i problemi del lavoro, che offra ai giovani, dopo lo studio, una prospettiva che soddisfi le loro giuste aspirazioni, una società che spazzi via la corruzione ed il clientelismo. Queste sono le premesse perché fenomeni degenerativi di terrorismo, di delinquenza, e di corruzione dilagante abbiano fine. Un'ultima cosa vorrei aggiungere. Negli USA è in vigore la pena di morte, ma essa non riesce a frenare la delinquenza di enormi proporzioni che esiste in quel paese e che ogni giorno compie decine di efferati delitti. È un esempio su cui riflettere.
Gianni Beltrami
CONCESSIONARIA vieni alla int\mbrosiana u t o s.r.I. SEDE: Via Varesina, 47 - Milano - tel. 327.11.48 automi FILIALE: Via Gallarate, 281 - Milano - tel. 309.23.67 - 308.50.89 milano 19 - pagina 16 marzo 1981