Milano 19(42)

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in questo numero

TREMO: UNO SCIOPERO DI 80 ANNI FA'

CON IL NUOVO DECRETO SULLE FINANZE LOCALI

Tagli governativi al bilancio di zona

Si prevedono sensibili riduzioni delle disponibilità finanziarie del decentramento per l'anno in corso e per quelli che verranno. Anche il bilancio del 1980 rischia di essere azzerato.

Scuole: RIORDINARE I BACINI D'UTENZA

Le previsioni più pessimistiche formulate nel corso del dibattito sul bilancio di zona per il triennio 1981 - 82 - 83 (su cui abbiamo riferito nel nostro numero di marzo scorso), pare si stanno puntualmente avverando. Il governo il primo marzo ha presentato un nuovo decreto sulle finanze locali (in sostituzione di quello che aveva presentato in gennaio e poi aveva lasciato decadere), che prevede sensibili tagli nell'assegnazione di disponibilità finanziarie alle amministrazioni comunali, provinciali e regionali. Si parla di riduzioni che dovrebbero aggirarsi attorno ai due terzi, in valore nominale e quindi molto maggiore visto l'alto tasso di inflazione, rispetto alle somme assegnate nel 1980 e che vengono motivate con due necessità: la prima quella di concentrare un maggior sforzo finanziario nella ricostruzione

VIA PINEROLO:

CONSULTORIO: QUALE FUTURO?

TUTTO SUI REFERENDUM I PORTICI DEL SAN LEONARDO IL LURA TORNERA' PULITO?

CHE SIA LA VOLTA BUONA?

Nella seduta consiliare del 3 aprile scorso il presidente del Consiglio di Zona 19 ha dato notizia che il giorno prima era stato aggiudicato l'appalto per l'esecuzione di lavori, da tempo progettati, per la ristrutturazione delle palazzine fatiscenti di via Pinerolo 40, a San Siro, di cui abbiamo avuto più volte occasione di occuparci.

I lavori, a quanto si è appreso, dovrebbero avere inizio entro un mese dall'aggiudicazione dell'appalto. Un grave problema di abitabilità sembra così avviarsi finalmente verso quella soluzione per la quale gli abitanti delle palazzine, con l'appoggio dei partiti democratici, si sono battuti per dodici anni in una lunga lotta, che sembra ora coronarsi di successo.

Sembra che ormai tutti gli ostacoli, anche burocratici, che si erano sin qui frapposti all'attuazione del piano di ristrutturazione siano finalmente caduti e ci auguriamo sinceramente che altri, magari imprevisti, non ne sorgano ancora ad ostacolare od a ritardare l'inizio e l'esecuzione dei laori. Speriamo veramente che questa sia la volta buona, ma, resi scettici da delusioni passate, aspettiamo a rallegrarci della notizia. Lo faremo quando i lavori saranno alfine completati, quando l'ultimo colpo di cazzuola sarà dato.

delle zone terremotate e su questo ci possiamo trovare d'accordo a patto che le somme distratte alle finanze locali vengano effettivamente e prontamente impiegate nell'opera di ricostruzione, non soltanto edilizia, ma anche economica, e che non vengano depistate o tenute nel cassetto come più volte è accaduto in passato.

La seconda motivazione è quella della necessità di limitare le spese per contenere l'inflazione ed anche su questo punto potremmo essere d'accordo se non riscontrassimo una palese contraddizione in un'altra indicazione data dal governo centrale agli Enti locali; quella di accrescere le loro entrate aumentando le tariffe della Nettezza Urbana, delle fognature, dei trasporti pubblici ed imponendo un sovrapprezzo di 10 lire per ogni kilowatt di energia elettrica consumato. C'è da chiedersi co-

me si possa combattere l'inflazione aumentando i prezzi amministrati, il cui maggior costo, come già è capitato in passato causerebbe un ulteriore aumento degli altri prezzi (e di conseguenza un ulteriore svalutazione della lira e del suo potere d'acquisto), non chè un sempre più crescente diffondersi di un senso di sfiducia proprio in un momento come questo in cui la prima condizione per uscire in positivo dalla crisi è ridare fiducia alla gente.

Lasciando da parte queste considerazioni e tornando sul piano concreto è indubbio che il taglio governativo alle finanze degli Enti locali avrà ripercussioni negative anche sui bilanci di zona. Difatti se l'amministrazione comunale disporrà di meno soldi sarà costretta ad assegnarne meno alle zone. Da ciò segue in ultima

SIGNIFICATIVA VITTORIA DEL S.U.N.I.A.

Ridotto il prezzo del riscaldamento

A seguito delle richieste avanzate dal S.U.N.I.A. (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini Assegnatari), appoggiate dalla lotta degli inquilini, per una verifica dei prezzi del riscaldamento lo I.A.C.P. (Istituto Autonomo Case Popolari) di Milano si è visto costretto ad una revisione dei costi.

Agli inizi dello scorso inverno lo I.A.C.P. (come abbiamo avuto occasione di riferire a quell'epoca) aveva aumentato con una decisione unilaterale, il prezzo del riscaldamento di 2.000 lire al metro quadrato, portandolo da 4.500 a 6.500, con un aumento quindi di circa il 44,45 per cento.

Tale aumento aveva suscitato, da parte degli inquilini, giustificate proteste, di cui si è fatto

Il punto

interprete il S.U.N.I.A., che ha chiesto ed ottenuto una verifica dei costi obbligando di conseguenza lo I.A.C.P. a ridurre di 500 lire il prezzo già preventivato per l'inverno 1980 - 81.

Ancora una volta è stato così dimostrato che l'unità nella lotta tra inquilini e sindacato è una carta vincente anche se, come il S.U.N.I.A. ha tenuto a sottolineare, la vertenza continua, in forme che saranno precisate, per definire i costi dei consuntivi degli anni 1977 - 78, 1978 - 79 e 1979 - 80.

Inoltre il S.U.N.I.A. vuole che lo I.A.C.P. presenti agli inquilini i consuntivi anno per anno, onde evitare accumuli, che pesano economicamente sull'inquilinato e che sfuggono al controllo.

FERMA RICHIESTA DEGLI ABITANTI DI S. SIRO

Chiudere la discoteca

Gli abitanti di S. Siro continuano nella loro lotta per ottenere la chiusura della discoteca di via Ricciarelli (ex Cinema Alpi), che da oltre tre mesi crea gravi problemi e disagi nel quartiere. Per meglio coordinare i loro sforzi hanno costituito, come già abbiamo riferito nel nostro numero di aprile, un "Comitato Contro la Discoteca Quartiere S. Siro", al quale aderiscono il CAF. la FGCI, il PCI e il PSI, oltre a singoli cittadini a titolo personale, e di cui pubblichiamo le finalità in altra parte del giornale.

Il Comitato ha già provveduto ad esporre al commissariato di P.S. di Zona ed alla Vigilanza Urbana gli aspetti negativi della presenza della discoteca nel quartiere. Inoltre ha inviato a Palazzo Marino una propria delegazione, che ha esposto il problema ai consiglieri Novarini, vice capogruppo del PCI, Bellanti, vice capogruppo del PSI, e Pollice, di DP, i quali hanno assicurato, a nome dei loro rispettivi gruppi, di affrontare in Consiglio Comunale la questione per risolverla nel senso richiesto dagli abitanti di S. Siro. Anche l'assessore Aghina ha preannunciato l'interessamento della giunta dato che evidentemente la discoteca ha assunto un aspetto diverso da come era stata presentata in Comune allorché era stata avanzata la richiesta per l'ottenimento delle necessarie licenze.

Vi è poi stato tra il Comitato e segue in ultima

I rischi dell'assenteismo

Il 17 maggio siamo chiamati ad esprimere con il voto il nostro parere, positivo o negativo che sia, su nove referendum, sei nazionali e tre regionali, su cui riferiamo all'interno di questo giornale. La nostra impressione in questa vigilia elettorale, per altro non ancora conclusa, è che, fatta eccezione per i due referendum contro la legge 194 (che reca norme per la tutela sociale della maternità e l'interruzione volontaria della gravidanza), sia stata fatta da parte sia della stampa, sia della RAI-TV, una troppo scarsa opera di informazione, specie per quanto si riferisce ai referendum regionali.

Il rischio è che ne derivi ai cittadini una notevole difficoltà per una piena conoscenza delle materie su cui essi devono esercitare le loro scelte, ma tale difficoltà non deve tramutarsi in disinteresse, al contrario si deve compiere uno sforzo di conoscenza per apprezzare il valore politico dell'appuntamento referendario . Deve essere chiaro, non solo per l'aborto, ma anche per le altre materie, che l'esito del voto potrà avere influenze dirette sulla salute della nostra convivenza democratica e civile. L'assenteismo o la scelta sbagliata possono non solo far decadere una determinata conquista civile e di libertà o consolidare un residuo di autoritarismo, ma anche incoraggiare forze e spinte di conservazione e di involuzione.

Quello che occorre, invece, è consolidare e far progredire tutti gli elementi di modernità, di libertà, di sicurezza democratica, di rinnovamento in qualunque aspetto della vita individuale, sociale ed istituzionale.

S. SIRO INQUINAMENTO
ANNO V - N. 5 - Maggio 1981 MENSILE DI INFORMAZIONE POLITICA E CULTURA L. 300
DA DISCOTECA

Apropositode "i ragazzidiTrenno"

Abbiamo letto il Vostro articolo sul n. 4 aprile 81, a firma del Vostro direttore Gian Piero Pagetti, ben scritto; ci ha però meravigliato la impossibilità di identificazione delle persone menzionate, e soprattutto, senza retorica, il mancato ricordo dei caduti della zona.

Senza voler nulla togliere ai valori della attività di Franco Colzani, nostro associato, pensiamo che un doveroso ricordo si debba a Potetti Angelo (Lino) comandante la 44a Big. Matteotti fucilato, dopo tortura, il 10 agosto 1944 in p.le Loreto. A Casiraghi Eugenio, Del Vecchio Luigi e Grassi Erminio caduti il 26 aprile 1945 in via Cascina Bellaria mentre, contrariamente a quanto da Voi scritto, costeggiavano la colonna tedesca per controllarla e sospingerla verso via Rubens dove era il grosso delle forze partigiane pronte a fronteggiarla e arrestarla, come avvenne. A Rizzi Luigi di 20 anni caduto il 26 aprile 1945 in prov. di Lodi.

I famigliari dei caduti, viventi a Trenno e Lampugnano ne avrebbero avuto piacere e sarebbe stato oggetto di ricordo per la cittadinanza.

I nomi non identificabili, a giudizio di quanti "vissero veramente quel periodo" non porta ricordo ne istruzione didattica a studenti, perchè ne impedisce la testimonianza diretta nelle loro ricerche o inchieste, mentre molti nomi e cognomi di viventi avrebbero potuto essere indicati a loro onore e testimonianze.

Quanto esponiamo pensiamo sia doveroso per collaborare al Vostro giornale, correttezza storica dei valori della "Resistenza" e per poter tramandare ai posteri non un "gattopardo" ma veramente la "vera" storia popolare di un borgo alle porte di Milano.

Il Comitato della Sezione A.N.P.I. Gallaratese - TrennoLampugnano

sufficiente, pertanto, occorre che ne parli anche il giornale di zona.

Le date esposte sul volantino, sono fino al 9 maggio, ma certamente le lezioni continueranno.

Nel ringraziare per l'aiuto che date a questa iniziativa, unito alla presente, lascio il volantino da pubblicare, ringraziando, porgo un distinto saluto.

Fiorili Angelo

vendite controllate: perchénoIn viaQuarenghi?

Noi siamo alcuni inquilini di Via G. Quarenghi 34, nel nostro caseggiato ci sono tutti i negozi alimentari e non, ma da anni l'ortolano è chiuso.

Noi ci chiediamo: ogni giorno della settimana, la vendita controllata di frutta e verdura del Comune, viene effettuata in ogni punto del Quartiere dove già esiste un negozio ortofrutticolo, perchè non spostare un giorno anche da noi?

È vero che al venerdì e al martedì abbiamo i mercati ambulantii, ma è anche vero che i prezzi non sono controllati e le borse di frutta e verdura sono molto leggere da portare.

prelievo, si ripetono i controlli. Ciò ha un vero valore preventivo in quanto si potrebbe scorpire un male allo stato iniziale. Non è assolutamente vero che se si iniziano le donazioni si è costretti a continuare perchè il fisico sarebbe abituato; ci sono exdonatori ultrasettantenni che conducono ancora una vita giovanile, sani nel corpo e nella mente!

Purtroppo devo ammettere che le donne sono in netta minoranza; credevo proprio che fossimo più coraggiose rispetto al cosiddetto "sesso forte"! Quando si entra nella cosiddetta età critica è quasi necessario sollecitare la circolazione sanguinea; un'altra ragione che ci dovrebbe togliere la paura della puntura è pensare che c'è chi si buca per darsi la morte; quindi è quasi doveroso avere un po' di coraggio a farsi bucare per dare la vita.

La ringrazio Sig.ra Magatti per avermi dato la possibilità di propagandare il dono del sangue e compiere il mio dovere come donatrice!

Cordialmente.

Mariuccia Borgonovo

CONSIGLIO DI ZONA 19 DOVEVAI?

A proposito delle voci calunniose fatte circolare ad arte su presunte scorrettezze della Casa di Cura S. Siro in ordine all'applicazione della legge 194 sulle interruzioni volontarie di gravidanza, nella mia qualità di direttore sanitario ed amministratore della Casa di Cura. respingo con sdegno il contenuto di tali voci perchè non rispondenti alla realtà che caratterizza da sempre il comportamento della Casa di Cura verso tutti i suoi pazienti.

Non è un caso, infatti, che gli "accusatori" invece di presentarsi alla luce del sole per sostenere le loro "accuse", così come si conviene in una società civile quale la nostra, preferiscano nascondersi dietro l'anonimato per non essere chiamati a rispondere delle loro azioni sopratutto quando questi rappresentano un illecito.

Ancora una volta afermo che se le accuse rispondessero al vero non v'è alcun dubbio che la Casa di Cura avrebbe compiuto un illecito e come tale dovrebbe essere giustamente perseguita dalle Autorità, ma è altrettanto vero che l'illecito viene compiuto anche da chi fa circolare voci non rispondenti alla verità che finiscono per gettare il discredito su una struttura sanitaria estremamente importante per Milano data la frequenza da parte dei cittadini.

Credo quindi che l'attenzione delle Autorità dovrebbe rivolgersi anche a tutela del buon nome di una struttura come la nostra contro ogni e qualsiasi maldicenza e calunnia.

Nel merito, poi, delle accuse, posso affermare, in assoluta tranquillità, che

nessuna paziente, in possesso dei requisiti richiesti dalla Regione, ha dovuto in alcun modo contribuire alle spese di ricovero;

la visita specialistica ambulatoriale precedente il ricovero per l'IVG, è completamente gratuita anche per chi non fosse in possesso della specifica impegnativa SAUB, purchè in possesso del certificato attestante la richiesta IVG rilasciato dal Consultorio o dal medico di fiducia;

dal'inizio della convenzione regionale, settembre 1980, sul totale delle interruzioni volontarie effettuate non si è registrato nessuna complicanza intraoperatoria, nes-

suna Metrorragia post-abortiva e nessuna revisione, testimoniando cosi la serietà e l'elevato grado di assistenza garantito dalla nostra Casa di Cura anche in materia di IVG.

Alessandro Beltrami

Vorremmo sapere, da chi di competenza, la maniera migliore e la più sbrigativa per risolvere questo nostro problema. Dobbiamo inoltrare una richiesta? Come? A chi?

Grazie Inquilini di Via G. Quarenghi 34

A Milano 19

Al Corriere della Sera

Al Giorno

A L'Occhio

Al Corriere di Informazione

A La Notte

p.c. Al Signor Sindaco di Milano

p.c. Ai gruppi Consiglieri del Comune

Signor Direttore, Le chiedo che mi dia l'opportunità di rivolgermi ai cittadini per mezzo del Suo Giornale.

crete, ne una adeguata attenzione da parte della maggioranza di questo Consiglio. Che fine ha fatto l'autonomia dei C.d.Z. tanto sbandierata in campagna elettorale? lo ritengo che il decentramento non debba esprimersi attraverso schemi ben precisi di accordi centrali fra partiti ma, debba dare sempre maggior importanza alle tematiche che i cittadini pongono in continuazione sul tappeto: la trasformazione dell'ex cinema Alpi in discoteca; la costruzione di nuove torri in via Falk - Q.re Gallaratese. Ecco due esempi verificatesi recentemente e che non hanno avuto un'adeguata risposta alle esigenze dei cittadini. Sostengo, pertanto, che tutto ciò sia molto pericoloso per la vita democratica nell'ambito della zona, poichè con tale metodo di lavoro, si incrementa una sfiducia, già esistente, nei confronti di un organismo decentrato così giovane.

L'unica soluzione, quindi, a tale realtà, è fare in modo che vi sia una partecipazione costante e critica degli abitanti della Zona ad ogni riunione di consiglio e nelle commissioni del C.d.Z..

Per poter favorire, inoltre, una maggiore e più corretta informazione dei Cittadini sull'attività dei C.d.Z., chiedo alla stampa di riservare uno spazio maggiore, favorendo, allo stesso tempo, una diversa impostazione dei lavori, con la speranza che in tal modo, i partiti escano dall'ottica schematica e personalistica dietro la quale si sono trincerati finora.

Fiducioso che Lei accolga la mia richiesta di pubblicazione di questa lettera, colgo l'occasione di inviarle i miei più cordiali saluti. Consigliere di Zona 19 di Democrazia Proletaria Enea Coscelli

Faccio presente, che in Q.re il medico scolastico Dr. Siena Italo, e la dietista del Comune di Milano del Plesso di via Brocchi stanno tenendo dei cosrsi sulla alimentazione, vi sono già state 2 lezioni, con abbastanza frequenza, le lezioni sono molto interessanti e per renderle ancor più credibili penso sia utile farle pubblicità attraverso il giornale Milano 19. Nelle vetrate delle scuole, è stato affisso un cartello con dei disegni come da volantino, ma non è

Cara Signora Magatti, come donatrice mi permetto di dire la mia opinione sul dono del sangue: a me ha fatto bene, ho riacquistato vitalità uscendo da un lungo periodo di depressione, convincendomi che i miei disturbi non provenivano da nessuna malattia.

Comunque, prima di dichiarare un individuo idoneo alla donazione, viene effettuata una serie completa di esami clinici e, ad ogni

Come Democrazia Proletaria abbiamo sempre affermato l'importanza del decentramento Amministrativo soprattutto quando questo vuol dire partecipazione della Cittadinanza alla vita pubblica. Purtroppo tutti i buoni intendimenti sbandierati durante la campagna elettorale sono stati puntualmente disattesi. Riferendomi, in particolare, all'attività del C. d. Z. 19 dove io dò il mio contributo come consigliere di Democrazia Proletaria ho potuto constatare la mancanza di sensibilità di questo Consiglio ai problemi che sorgono quotidianamente nella Zona.

Infatti, ad ogni seduta di Consiglio, gruppi consistenti di cittadini chiedono la soluzione di problemi che vivono ogni giorno senza avere però risposte sollecite ne con-

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milano 19 - pagina 2 maggio 1981 TUTTOUIMPINq ATTREZZATURE PER CAMPEGGIO Ä TENDE Ä CARRELLI TENDE CARRELLI APPENDICE ROULOTTE Ä GANCI DI TRAINO via Gramsci 1 - PERO tel. 3534345 (MI)
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TRENNO: uno sciopero di 80 anni fa e arrivò la cavalleria

Le condizioni di vita di un borgo cittadino agli inizi del secolo. I primi comizi socialisti. La presa di coscienza. Il carcere

"Festeggia el prim de rn'ég?! Figurass! Gh'era nanca de pensagh! EI pret el diseva che se fava peccaa! (Festeggiare il primo maggio?! Figurarsi! Non c'era neanche da pensarci! Il prete diceva che si faceva peccato!)". Così ci risponde Maria M., una vecchia contadina ora in pensione, alla quale abbiamo chiesto come, ai tempi in cui lei era giovane, si festeggiava la festa dei lavoratori qui 'a Trenno, dove lei vive da quando ci è nata nell'ormai lontano 1890.

"D'altra part a sentili lù tutt l'era peccaa (D'altra parte a sentir lui tutto era peccato)", aggiunge. E tanto più era peccato prendere parte ad una festa di cui erano promotori i socialisti, i "sovversivi", come il prete preferiva chiamarli, che osavano sventolare bandiere rosse come le fiamme dell'inferno ed andare contro i padroni, anzichè ossequiarli, servirli ed obbedirli come, sempre secondo il prete di Trenno, ogni buon cristiano timoroso di Dio avrebbe dovuto fare.

"O mei, — continua ancora Maria — L'era peccaa tutt quel che ghe fava minga comod a lù e alla padrona (O meglio. Era peccato tutto ciò che non faceva comodo a lui ed alla padrona)".

La "padrona", qui a Trenno, era Rosa Scolari, quella alla quale è ora dedicata la piazza. Era lei la padrona di quasi tutto il paese (allora Trenno era un comune autonomo, n.d.r.) e delle campagne qui attorno. Li aveva comprati nella seconda metà del secolo scorso ed in breve tempo ne aveva ricavato grossi guadagni. "L'ha faa sù tanti de quei danee (ha guadagnato tanti di quei soldi) — ci dice Maria — che una parte ne ha portati anche all'estero, in America (si vede che quella di portare i soldi all'estero non è una moda soltanto dei ricchi dei nostri tempi, n.d.r.). E i ha faa sù cont el noster sudor". Già, perchè a quei tempi qui praticamente lavoravano tutti per la Scolari. Ed era un lavoro duro sotto la continua vigilanza del fattore per il quale i contadini non lavoravG.i io mai abbastanza e perciò continuava a coprirli di insulti, specie le donne. "Lavoree loeugg, troi, el ghe diseva, lavoree invece de cicciarà (Lavorate donnacce, troie, ci diceva, lavorate invece

di chiacchierare)". E loro là a spaccarsi la schiena e le braccia a zappare zolle tanto dure che ad ogni colpo di zappa ne schizzavano attorno schegge come se fossero pietre.

La guerra dei poveri

Doppi insulti e metà paga, così i conti tornavano. Sì, perchè allora le donne erano costrette a fare gli stessi lavori degli uomini, ma venivano pagate la metà. "Hoo provaa a lavorà per cinqu ghei all'ora. Des on de lavorà per cinquanta ghei de paga (Ho provato a lavorare per cinque centesimi al'ora. Dieci ore di lavoro per cinquanta centesimi di paga)". E un chilo di pane costava quaranta centesimi. Comprato il pane restava ben poco o niente per comprare altro, così quando venne minacciato di aumentare il prezzo a Milano scoppiò una mezza rivoluzione, la "guerra dei poveri. Da una parte gli operai in sciopero, la povera gente armata soltanto della sua miseria, della sua fame, della sua disperazione, della sua esasperazione. Dall'altra un esercito ben armato con i suoi "novantuno" (fucili a ripetizione adottati nel 1891 dall'esercito italiano che li usò fino a tutta la seconda guerra mondiale, n.d.r.), con i suoi cannoni, con la sua cavalleria, comandato da un generale ben pasciuto e baffuto, Bava Beccaris, a difendere gli egoismi dei ricchi. Furono tre giorni di fuoco. Bava Beccaris fece sparare sulla folla uccidendo più di cento cittadini inermi, ferendone oltre 450 (contando soltanto quelli che si fecero medicare in posti di soccorsi pubblici, n.d.r.) ed incarcerandone circa 800. Vinta

così la "sua guerra" il "prode" generale si diede un'arricciata ai baffi ed andò a prendersi la "giusta ricompensa" da Umberto I', detto, chissà perchè. il "re buono", che lo decorò per la sua "eroica impresa".

Era il maggio del 1898. Maria allora aveva soltanto otto anni, ma ancora oggi ricorda con chiarezza quei tragici eventi, la cui eco era giunta anche qui a Trenno, dove però il prete andava dicendo che la colpa di ciò che era successo era soltanto degli scioperanti, dei "sovversivi", del "popolino", che avevano osato protestare contro i padroni e che a bella posta si erano messi sullatraettoria dei proiettili dei fucili e dei cannoni per farsi ferire od ammazzare e poterne quindi incolpare i poveri soldati e l'ancor più povero Bava Beccaris.

"Dalli al socialista!"

Ma a lei, a Maria, come erano andate le cose glie lo raccontava in modo diverso suo fratello "el sò pover Peppin", che era di vent'anni più vecchio di lei e che era uno dei primi socialisti che ci fossero qui a Trenno. Essere socialisti in quei tempi non era cosa facile, tanto meno in un paese, come Trenno, dove padrone e chiesa, alleati fra loro, condizionavano pesantemente le coscienze e la vita di tutti i giorni. "Erano tempi grami ci dice la nostra interlocutrice Non che adesso i tempi siano tanto belli, ma allora erano molto peggio. Adesso almeno la gente ha i suoi diritti e può farli valere. Allora niente! Se uno osava dire soltanto una parola che fosse sgradita al padrone lo riducevano in miseria. Non trovava più lavoro e rischiava che lo cacciassero anche di casa.

Era messo in mezzo alla strada".

Se questo non bastava c'erano altri metodi. Così quando qualche socialista arrivava in piazza per tentar di fare un comizio il prete gli scatenava addossi i contadini ed ancor più i ragazzi perchè a sassate, con getti d'acqua, con grida e con fischi impedissero all'oratore di parlare.

Ma pure tra tanta confusione qualche parola riusciva a giungere alle orecchie dei contadini. Qualcuno cominciò ad ascoitare con maggiore attenzione, cominciò a capire di essere soltanto uno sfruttato, che lo aveva sempre tenuto e che ancora tenevano nell'ignoranza per poterlo meglio sfruttare. Cominciò a fare i conti nelle proprie tasche e in quelle della padrona e si accorse che la padrona si arricchiva sulla pelle e sulla miseria sua, dei suoi compagni e delle loro famiglie.

Aveva dodici figli

Piano piano quelli che ascoltavano i comizi dei socialisti divennero sempre di più ed ascoltando compresero che erano essi stessi che dovevano lottare per affrancarsi dalla schiavitù in cui erano sempre stati tenuti e per essere meno sfruttati. Così maturarono la volontà di far valere i loro diritti. Cominciarono con il chiedere un aumento della paga, poca cosa, soltanto qualche centesimo. Ma la padrona non ne volle neppure sentir parlare. Non concesse niente. E allora i contadini decisero di scioperare. Uno sciopero breve, soltanto tre ore, dalle nove a mezzogiorno. Fu il primo sciopero che a memoria d'uomo, vi fu a Trenno. Era un assolato giorno di luglio degli inizi di questo secolo.

"Quell che l'è succeduu quel dì l'è robba de credegh minga! Robba che anmò adess gh'hoo quasi paura a parlann! (Quello che è successo quel giorno è roba da non crederci! Roba di cui quasi ho paura ancora adesso a parlarne)".

Alle nove del mattino, come stabilito, i contadini lasciarono le zappe, le vanghe e gli altri attrezzi ed incrociarono le braccia. Muti rientrarono in paese e li sostarono nelle strade sempre muti. Non un grido, non un atto di violenza. Ma per la padrona quello che aveva fatto era già troppo, era "ribellione", era "lesa maestà",. Così mandò a chiamare la cavalleria, "quei cont la perteghetta" (i lanceri, in quei tempi l'esercito ed in particolare la cavalleria erano abitualmente impiegati in operazioni di servizio d'ordine specie contro gli scioperanti, n.d.r.), che giunse al galoppo, piombando in paese con le lance in resta.

Era ormai mezzogiorno ed i contadini stavano avviandosi a riprendere il lavoro. Ma l'ufficiale che comandava il drappello volle eseguire fino in fondo gli ordini che gli erano stati impartiti. Quei contadini avevano scioperato, si erano ribellati al padrone (o meglio alla padrona), avevano cercato di sovvertire l'ordine prestabilito, perciò andavano puniti severamente. Cosi ordinò ai suoi soldati di accerchiarli e di spingerli nel cortile della scuola.

"Quella mattina — ricorda Maria — ero andata in piazza con la Adalgisa per sbiancare la tela al sole. Allora si tesseva la tela in casa e poi la si faceva sbiancare con acqua e sole.

A mezzogiorno per tornare a casa sono passata per il cortile della scuola e lì li ho visti i soldati che hanno preso i contadini, una trentina, li hanno legati a due a due come se fossero stati dei ladri, li hanno caricati su due carretti e li hanno portati via tutti, a S. Vittore, in prigione".

Invano le donne implorarono i soldati di lasciar liberi i loro uomini, invano bussarono al cancello della villa della padrona per invocare da lei clemenza. Lei niente, non si affacciò neppure. E per i contadini fù la prigione.

Venti giorni rimasero chiusi nelle celle di S. Vittore. Venti giorni d'inferno, trattati come malfattori della peggior risma soltanto per aver rivendicato per se, per le loro mogli, per i loro figli il diritto alla vita, ad una vita da esseri umani e non da bestie. Venti lunghi giorni che per uno di loro furono gli ultimi di una vita di stenti: morì poco dopo essere stato scarcerato.

"L'era el papà dei Bertazzi — Ci dice Maria — Hann dit che l'era gimò mal in gamba. EI poeu anca vess, mi el soo minga. Fatto stà che appena vegnuu foeura de prison lù l'è mort!... EI gh'aveva dodes fieu!" Aveva dodici figli.

o ;44" tffiVii*.,«Kr tet (4t zrmriNts,m &Å,“, mite Cartolina per il 1° maggio, forse del 1903 CENTURTEX NEGOZIO ANNI '90 vi invita a visitare il locale completamente rinnovato ABBIGLIAMENTO UOMO DONNA BAMBINO BIANCHERIA - TELERIA Piazza Rosa Scolari 1 - Trenno (Mi) Tel. 4520478 maggio 1981 pagina 3- milano 19 QUANDO FESTEGGIARE IL PRIMO MAGGIO ERA "PECCATO"

milano

19 -

LICEO ARTISTICO DI VIA PANIZZA

Il Comitato c'é, manca la sede Lo scotch non regge più

Decreti Aniasi hanno aperto una nuova fase dell'intervento pubblico nel trattamento delle tossicomanie.

Infatti divenuti oggi gli ospedali centri di somministrazione di metadone, è nata l'esigenza di costituire nuove strutture socio - sanitarie che eliminino la frattura esistente tra l'ospedale, in cui il tossicomane viene sottoposto alle sole cure mediche, ed il relativo territorio in cui inserirlo socialmente.

A causa di questo nuovo ed impellente problema il Comitato di lotta Contro le Tossicomanie della zona 19, che ha sviluppato e continuerà a sviluppare un lavoro di informazione e prevenzione nel quartiere e nelle scuole sul problema droga, rivendica oggi l'esigenza della costituzione di un organismo inteso come centro di primo accoglimento i cui obiettivi principali sono quelli della creazione di un rapporto psicologico con il tossicomane, il suo inserimento nella vita sociale del quartiere e la disintossicazione.

Questa struttura peraltro, oltre a garantire il contatto con il tossicomane, l'assistenza alla relativa famiglia, l'azione di collegamento con le strutture di reinserimento e con le

comunità su tutto il territorio regionale, potrà godere dell'intervento medico da parte di una équipe qualificata composta da 8 operatori per l'avvio di un piano terapeutico. Naturalmente per promuovere un lavoro di questo genere il centro di primo accoglimento ha bisogno innanzitutto di una sede fissa nel quartiere, che non ha ancora acquisito per mancanza di locali disponibili; proprio per questo motivo il Comitato Contro le Tossicomanie rivendica l'esigenza di alcuni locali a propria disposizione, adibiti a centro di primo accoglimento e centro di disintossicazione che dovrà diventare punto di riferimento nella zona per tutti coloro che vogliono occuparsi del problema tossicomanie. Solo con l'impegno e l'organizzazione del volontariato giovanile coadiuvato dal contributo importantissimo degli stessi tossicomani e dall'appoggio di tutti i cittadini seriamente interessati sul problema droga si potrà facilitare la costruzione del centro di disintossicazione della zona 19.

Comitato di Lotta contro le tossicomanie Zona 19

Roberto:un'altravittima dell'eroinaalGallaratese

Lunedì 12 aprile è morto Roberto Ferrari, un giovane di 25 anni, abitante al quartiere Gallaratese, in via Chiarelli stroncato da una dose di eroina.

Il fenomeno delle tossicomanie è diventato, nella nostra zona, un problema di eccezionale gravità, anche se non raggiunge ancora la situazione esistente a Giambellino - Baggio - Ticinese, che ci deve far riflettere su quali siano i motivi e le cause di tale problema.

Le radici del diffondersi della droga sono nelle condizioni di vita della città, dei quartieri ghetto, nei quali è stata privilegiata la speculazione sacrificando ad essa lo sviluppo di servizi sociali per tutti i cittadini e facendo dei bar e delle parrocchie gli unici punti di ritrovo e di aggregazione dei giovani.

Ciò fa ritenere inaccettabile e da combattere la tesi di chi sostiene che drogarsi sia una libera scelta.

Per questo noi vogliamo lottare anche con i tossicomani, contro la disgregazione giovanile e contro tutte quelle cause che favoriscono il diffondersi delle tossicomanie, per garantire il diritto alla salute e alla vita del tossicodipendente. Vogliamo che si punti l'attenzione e ogni forma d'aiuto al centro di primo accoglimento, proposta accettata anche dalla commissione sanità del C.d.Z., che dovrà costituire quel momento di collegamento attualmente mancante tra l'ospedale, in cui viene effeettuato il trattamento sanitario - farmacologico, e il territorio, proprio per completare l'intervento previsto dai decreti Aniasi i quali mancano del rapporto psicologico con il tossicomane. Basta con le morti di eroina, lottiamo per la costituzione del centro di primo accoglimento.

Comitato di Lotta contro le tossicomanie di Zona 19

Si svuotano materne ed elementari

Come utilizzare meglio gli spazi? Il problema affrontato dal Consiglio di Circolo Uruguay-Brocchi

L'esigenza di un razionale utilzzo delle strutture scolastiche della nostra zona si pone con crescente urgenza.

Ciò deriva dal progressivo calo della popolazione delle scuole Materne ed Elementari, con conseguente sottoutilizzo delle relative strutture, e della contemporanea esigenza di reperire edifici da destinare, in particolare, alle scuole Medie Superiori ed alle Unità Sanitarie locali.

Il Consiglio di Circolo UruguayBrocchi ha affrontato questo problema fin dallo scorso anno ed ha espresso, già a quel tempo, la propria posizione in merito che può riassumersi come segue:

- Questo problema, proprio perchè coinvolge l'utilizzo di pubbliche strutture, interessa direttamente tutti gli abitanti della zona.

La sua soluzione deve nascere pertanto dall'impegno degli Enti responsabili, dal Consiglio di Zona agli Organi Collegiali, e di tutti i cittadini.

- La soluzione deve essere cercata con razionalità, sulla base di precisi criteri che tengano conto delle esi-

La notizia è questa: una scuola pericolante, studenti a casa per molti giorni lezioni a singhiozzo in attesa delle vacanze pasquali, poi si vedrà. Posso assicurare che quanto scritto è tutto vero e può entrare di diritto tra quelle vicende che possono suscitare ilarità, per la frequenza con la quale gli sfaceli si abbattono sulla nostra scuola; ma ad un esame più attento il fatto o più propriamente il misfatto deve almeno fare pensare. Cinquecento studenti e tra questi molti della nostra zona frequentanti il "Primo Liceo Artistico di via Panizza" distaccamento di Brera, sono i diretti interessati alla gestione: dicono di essere preoccupati di quanto è accaduto perchè, dato il periodo particolamente intenso di spiegazioni ed interrogazioni, rischiano di compromettere (ormai non è più un rischio è una certezza) il normale svolgimento dei programmi di studio. Gli studenti, memori da sempre di come vanno a concludersi certe cose (a pagare maggiormente in definitiva sono loro), hanno pressato verso chi di dovere affinchè si trovi una soluzione per lo meno provvisoria. Attualmente, i nostri soggetti in causa "invadono" a turno due giorni alla settimana il liceo artistico di via Haieck; però molti di essi brontola-

no perchè devono compiere un lungo tragitto per raggiungere la scuola trovandosi la suddetta ad una certa distanza rispetto all'antico rudere. Si dice, grazie all'interessamento della vice preside, Proffessoressa Bozzi, che, dopo le vacanze pasquali tutti gli studenti saranno ospiti dell'Istituto per Sordomuti di Piazzale Arduino e cosi fino alla fine dell'anno. Una prima considerazione: dato il particolare tipo di studio che si svolge in un Liceo Artistico, dove alla teoria si unisce la pratica, ci vogliono aule attrezzate a dovere per soddisfare e permettere un proficuo lavoro. Come ciò possa verificarsi in una struttura come quella di Piazzale Arduino non certo preparata ad un'invasione di questo tipo sarà da verificare. Oserei dire che più che una sistemazione anche questa è una soluzione altamente provvisoria, che dovrebbe far riflettere per il futuro: il prossimo anno scolastico non è poi tanto distante. Dire che certe cose non dovrebbero accadere, che le deficienze architettoniche non si scoprono ora, che mancano persone competenti, sono tutte considerazioni giuste ma che lasciano il tempo che trovano vista l'evidenza dei fatti. Il problema ora non è semplice, perché per costruire una

scuola nuova ci vuole naturalmente un certo tempo; preso atto di ciò occorre che le persone responsabili in questo genere di problematiche, si diano da fare a trovare aule che siano attrezzate per chi deve disegnare. Mi sono dimenticato (volutamente) di raccontare come si presentava il "Primo Liceo Artistico" di via Panizza prima della fatidica data di chiusura: il 19 marzo. Lo stato era questo: numerose crepe nei soffitti che aumentavano quasi di giorno in giorno, travi poste nelle aule e nei corridoi per sostenere il sostenibile, inflitrazioni d'acqua dalle fogne con tentativi, pieni di volontà, di turare le falle con nastro isolante (miseramente falliti), bagni anch'essi pericolanti e non poteva essere altrimenti, molte scale fuori servizio e si potrebbe andare avanti nella descrizione di questa "water-loo". Mi fermo qui lasciando spazio alla fantasia dei lettori e mentre voi fantasticate mi permetto di osservare un'ultima cosa; Gianbattista Vico filosofava e parlava di corsi e ricorsi storici: "La ripetizione è necessaria e voluta da Dio". Speriamo nel caso enunciato che nulla si ripeta, Dio permettendo naturalmente.

Enzo Manes

Cronache familiari

Interpreti di queste cronache sono sempre gli stessi.. mia moglie, 43 anni casalinga; mia figlia 22 anni universitaria; mio figlio 16 anni 3° liceo scientifico; io 45 anni impiegato; e poi tutti, del Gallaratese e non.

"Se vuoi una cosa vota il contrario": questo è il succo dei discorsi che si sentono fare in giro. Anche a casa mia la confusione è sovrana. Riferisce la mia dolce e formosa metà che oggi mentre era a fare la spesa al Coop di San Leonardo c'erano donne che volendo mantenere la legge sull'aborto volevano votare "SI" ed è stata dura spiegare che invece dovevano votare "NO" all'abolizione della legge sull'aborto.

"La mamma ha ragione" sostiene la giovane figlia universitaria piena di sentimenti filiali (adesso li può avere, dopo il convegno sui sentimenti promosso dalla donna comunista all'Umanitaria) "c'è un casino terribile, persino tra noi giovani". Ed è tutto dire. "Impietosa conclusione", sentimenti a parte, per la categoria dei genitori, maschi e femmine. Dunque la situazione è seria. Anche il rappresentante del locale Liceo Scientifico esterna la sua preoccupazione: "Meno male che a noi non ci tocca votare, sennò dovremmo fare uno sforzo mentale di quelli troppo tosti".

A complicare le cose interviene il TG2 che mette in onda un servizio sulle schede dei referendum per dimostrare che nessuno (neppure i redattori della TV) riesce a distinguere una scheda dall'altra.

"Ecco, lo vedi" — commenta la giovane universitaria — "Hanno organizzato tutto per confondere le idee e fa-

vorire il movimento per la vita clericale".

Devo subito intervenire per pensare che se c'è questo pò pò di casino in gran parte lo dobbiamo al Sig. Pannella e alla sua mania referendaria. Senza dubbio le cose sarebbero per tutti più semplici se si trattasse di votare solo per il referendum dei clericali. E invece adesso dobbiamo andare in giro a spiegare la varietà dei colori delle schede.

"A me vien voglia di votare NO a tutti e chi si è visto s'è visto" sbotta la madre dei nostri figli impaziente quanto infastidita, se non seccata, elettrica. Mi tocca fermarla per far presente che, mentre non ci devono essere dubbi sui due referendum per l'aborto, si deve poter votare in modo diverso in altri referendum.

"Si, va bene, ma te la vedi tua suocera (cioè sua madre — ndr) con i suoi 81 anni in mezzo a tutte quelle schede colorate a scegliere il referendum sull'ergastolo per votare "SI"! "Certo sarà dura, ma bisognerà provarci".

Certamente il pericolo più grave è l'astensione: questo è il parere unanime della famiglia.

"Loro, quelli del movimento per la vita, sollecitati dal parroco, dal papa, da Piccoli e dal dottor Cucchiaio D'Oro, a votare ci andranno in processione compatta" è il parere poco sentimentale della figlia statalina.

E il più giovane rappresentante familiare, di rincalzo: "E invece, l'altro ie-

ri, al presidio che abbiamo fatto per i referendum davanti al supermercato un pensionato ci ha detto che a lui, alla sua età, l'aborto non gli interessa più per cui — giustamente -- perchè dovrebbe andare a votare? Proponeva piuttosto un referendum per aumentare la pensione". La situazione è certamente complicata. Occorre reagire: "Qui è in discussione solo la legge dell'aborto, la cui sopravvivenza è sempre importantissima e necessaria per tutte le donne e per difendere un' importante conquista civile.

Ma sul risultato del referendum si misureranno anche altre cose e prima di tutto la volontà di andare avanti o meno sulla strada del progresso e quindi se cambiare o meno questo incredibile modo di governare. In un certo senso c'è in discussione anche la pensione degli anziani. Ecco perchè dobbiamo andare tutti a votare "NO" nei referendum sull'aborto del 17 maggio". Sono stato convincente? "Non lo so e lo chiedo alla mia dolce compagna che, dopo aver acceso la sigaretta N. 823 della settimana, mi risponde: "Guarda che non avevo bisogno dei tuoi discorsi per sapere quando votare: eppoi le cose che hai detto te le ho spiegate io nei giorni scorsi perchè voi uomini, su queste cose, arrivate sempre in ritardo?"

Luca Orsenigo

genze da soddisfare, delle caratteristiche delle strutture dal punto di vista funzionale e di collocazione sul territorio dei vantaggi e degli svantaggi che ogni soluzione inevitabilmente comporta.

- Si devono evitare, per il futuro, le soluzioni tampone che hanno portato alla collocazione di sezioni staccate di Istituti Superiori presso scuole Elementari.

- Il Consiglio di Circolo UruguayBrocchi, pur conscio dei disagi che potrebbero derivare, è disponibile a verificare l'utilizzo delle proprie strutture scolastiche a patto che, tale verifica venga parimenti effettuatam senza preconcetti, su tutte le scuole del territorio, sulla base dei criteri precedentemente esposti. Ulteriori valutazioni in merito verranno espresse dal Consiglio di Circolo Uruguay - Brocchi sulla bàse dei criteri che saranno adottati dal Consiglio di Zona nell'affrontare questo problema.

Il Presidente del C.d.C. Uruguay - Brocchi Franco Tegagni

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PER UNA SERIA LOTTA CONTRO
LE TOSSICOMANIE IN ZONA

PER UN PIU' RAZIONALE UTILIZZO DELLE STRUTTURE

Riordinare la distribuzione della popolazione scolastica

La questione dei bacini d'utenza delle scuole dibattuta dal Consiglio di zona prima di essere proposta alla discussione aperta a tutti i cittadini in assemblee pubbliche

La necessità di evitare sprechi di spazi, che potrebbero essere utilizzati per altri servizi che interessano gli abitanti della zona, ha spinto il Consiglio di Zona 19 ad esaminare la possibilità di utilizzo delle strutture scolastiche esistenti alla luce della nuova realtà di utenza che si è venuta a creare.

Lo studio relativo è stato affidato alla Commissione Educazione, che, nella seduta del 3 aprile scorso, ha presentato al Consiglio di Zona i risultati dei suoi lavori, che hanno avuto come base di partenza l'esame dei bisogni della nostra circoscrizione e cioè:

1° - recupero di un'intera struttura per alleggerire la situazione drammatica dell'Onnicomprensivo, con la preoccupazione di non avere, sul territorio, sezioni staccate d'istituti superiori che rappresentano la vanificazione dei contenuti delle scuole di appartenenza;

2° - recupero di alcune strutture adattabili a Distretti Sanitari o servizi socio - sanitari;

3° - i problemi relativi ai nuovi insediamenti.

Viste le tabelle statistiche, che danno il quadro dell'attuale popolazione scolare e della tipologia delle strutture, la Commissione Educazione ha quindi formulato le seguenti ipotesi.

Materne

- Chiusura dall'anno 1981 - 82 della materna di via Ojetti, da destinare a Distretto sanitario per la sua posizione baricentrica rispetto al Gallaratese.

Questa materna, che ospita i trasportati di zona 17 e di via Chiarelli, avrà per l'anno 81 - 82 una sua utenza pari a una sezione circa, che potrebbe essere dirottata sulla vicina materna di via Betti. L'utenza di fuori zona, così come risultato da un successivo incontro con la Responsaile delle materne comunali e delle ispettrici di zona 19 - 18 - 20 e 6 e delle coordinatrici di zona 20 - 19 e

6, sarà riassorbita dalla zona di provenienza, così come Chiarelli. Di tutte le altre materne trasportate rimarranno 60 bambini circa di zona 17 (Massaua) ospitati da Uruguay e 120 bambini circa di zona 6 (Pier Capponi) che, dai confronti fatti, sembrerebbe più opportuno ospitare in S. M. Nascente (che perde quelli di zona 20) data la sua particolare struttura. Così facendo la elementare di Oderzo avrà, per l'anno 81 - 82, dieci aule libere (la metà della scuola).

- chiusura, dall'anno 82 - 83, della materna attigua alla elementare recuperata alle superiori.

- Una riflessione si è fatta anche sulla materna statale di via Cilea, sotto utilizzata. Rimane aperto il problema pensando ai nuovi insediamenti. Per un lavoro di pianificazione territoriale futura si auspica di poter adottare, anche per le materne, i bacini di utenza.

Elementari

- Dieci aule di Oderzo - al QT8 - che si liberano naturalmente, sull'utilizzo delle quali si devono fare proposte in proiezione futura, collegate ad un'analisi generale della zona, dopo i nuovi insediamenti di Lampugnano.

- Nel triangolo del G1 nord appare evidente la possibilità della chiusura totale di una elementare. Si elencano le ipotesi in positivo e in negativo per ogni singola scuola: Via delle Ande: le ipotesi a favore della chiusura sono che si tratta dell'unica struttura staccata da materna e media, quindi più adatta ad ospitare una superiore, non creando problemi di convivenza. Per contro gli elementi per un parere negativo alla chiusura sono che l'utenza è maggiore (anche se di poco) e tiene su valori costanti (22 - 23) anche in proiezione fino all'85, che gli abitanti dei numeri 15, 14 e 10 di via delle Ande e dei numeri alti di via Venezuela sarebbero troppo distanti sia

da via Quarenghi, sia da via Uruguay. Via Quarenghi: positivi per la chiusura sono la posizione geografica con la fermata della MM davanti, più funzionale ad una nuova utenza e la sua centralità rispetto al triangolo, di cui è vertice, in confronto alle equidistanze di Ande e Uruguay nei confronti delle stesse. Negativi sono la vicinanza a una materna ed a una media per il discorso relativo alla fascia dell'obbligo, il fatto che ospita cinque classi montessoriane con apertura delle stesse sul giardino funzionale alla metodologia (sistemazione che sarebbe impossibile nelle altre due strutture) ed il fatto che la materna attigua dovrebbe servire, insieme a quella di via Chiarelli, troppo piccola (4 sezioni) a far fronte ai nuovi insediamenti di via Trenno. Via Uruguay: positivo per la chiusura l'utenza in progressiva maggiore diminuzione, così come per la materna attigua. Negativo la perdita per il quartiere di una scuola sperimentale a tempo pieno, i mezzi di superficie non funzionali così come sono articolati e la vicinanza ad una materna ed ad una media per il discorso relativo alla fascia dell'obbligo. Per il discorso di prospettiva, senza tenere conto dei nuovi insediamenti, si può dire che ogni elementare del Gallaratese e del QT8per l'anno 1985 - 86 - potrà fare una sola prima con valori bassi.

Medie

Il problema relativo alle medie è quello di una ridistribuzione dell'intera popolazione scolare su tutte le medie della zona 19, ancora per qualche anno - come tenuta della popolazione - e per i problemi dei nuovi insediamenti, che potrebbero essere riassorbiti in una struttura elementare che andrà in estinzione. Un problema che si è evidenziato è quello relativo alle sei sezioni staccate della Fogazzaro, in affittanza presso l'ist. Salerio, che, dalla lettura dei dati, potrebbero rientrare in sede. È stata notata anche l'anomala composizione di queste sezioni, tutte femminili, che non curandosi delle disposizioni ministeriali circa la nuova media del'obbligo, sembrano privatizzare una scuola statale.

Per questo problema e per quello generale della utenza dovrà essere investito il Cons. Distrettuale per le competenze relative alla revisione periodica dei bacini d'utenza e dei contenuti didattici.

Superiori

Da un'accurata visita all'ist. Profess. Alberghiero è apparsa l'impossibilità di sistemarlo per intero in una struttura elementare data la presenza di numerosi laboratori specifici. La sez. sindacale dell'ist. ha chiesto, in una lettera inviata alla zona, una struttura di 30 aule più gli spazi per i laboratori o di essere riunito in un'unica torre dell'Onnicomprensivo per motivi di buona funzionalità.

Naturalmente si tratta di proposte che andranno verificate con gli utenti, con gli operatori della scuola e con le forze sociali dei quartieri interessati. A tale scopo il Consiglio di Zona 19 ha deliberato, al termine del dibattito, di indire tre assemblee pubbliche, una al Gallaratese G 1, l'altra al San Leonardo e la terza al QT8, con la partecipazione del Consiglio di Zona stesso, del Distretto Scolastico 42 e del CUZ (Comitato unitario sindacale di zona).

Qui GRRIR 2 , DIRETTORE GrUSr,VO BELVA - L ' OKJ. FoRLAW i HfA C HIESTA L 'ABOLIZIONE DELLA SCALA MOBILE IN ITALIARICHIESTE IN TAL SENSO AA/CHE DALLA CEE , DALLA fiATo E DALL'APRICA DEL SUD - ALL ' ONU IL PRESIDENTE REAGAAJ,

, -r-A Grj_ i Aki bo LA TESTA AL TORO, 14A U11.1.L.1.1_..

HiE.ST0 L 'ABOLIZIONE DELLA SCALA iMOBILE , DELLA SCALA Di SERVIzio E. DELLA SCALA Di r-i iL ~o . Qui GIslpj:z. z DIRE ITORE GUSTAVO SELVA .. ED ORA /k MUSICA PER VOI CHE L.Avo~E ../7

El canton del barbee LA FESTA

Ciao! Alora hai sentito? Il governo si è impegnato... lndovè? Al Mont de Pietà?

Macchè Monte di Pietà!

Ah, l'hann minga ciappaa? Per forza, l'è on govern senza valor!

Ma io stavo dicendo che si è impegnato a risolvere la crisi economica.

Chi? Lù? EI Forlani?

Beh... Tutto il governo presieduto da Forlani.

Famm minga rid!

C'è poco da ridere!

E già, gh'è de piang. Ch'è de spettass ona qual altra stangada tra cap e coli.

Certo non sarà un parto indolore.

Podarevenn minga fà on alter abort?

Perchè? Quand'è che ne hanno già fatto uno?

Quand che hann faa stò governo chi che gh'emm.

Beh... Lasciamo perdere. Volevo soltanto dire che certo non si può certo uscire dalla crisi senza fare altri sacrifici.

Stò nanca a domandatt chi l'è ch'el dovarev fai.

Tutti, naturalmente.

Si, i mè ball! Come al solit dovrann fai dorrà quei che lavorenn sotta padron... e i pensionaa.

Del resto lo ha detto anche Merloni...

Chi l'è? EI capp di Merli?

Ma no! È il presidente della Confindustria.

Hoo capii: l'è el cap di scorbatt.

Perchè dei corvi?

Perchè hinn usei del malauguri.

Comunque Merloni ha detto che la festa è finita.

Per chi?

Per tutti.

Ma se mi l'hoo mai nanca cominciada. L'è ona vita che lavori senza mai riussì a mett de part nanca cinqu ghei!

Sarà, ma lui ha detto che bisogna ridurre il costo del lavoro, bloccare la scala mobile.

E intanta lù e i sò scorbatt ghe dann un'accellerada all'ascenoeu r.

Quale ascensore?

Quell di prezz. EI và sù inscì svelt che te se sentet el stomech finì in di calcagn.

È appunto per frenare la salita dei prezzi che anche il governo sembra essere d'accordo con il blocco della scala mobile.

Oh, quell. Pur de dagh contra ai operari l'è semper d'accordi!

Allora tu non credi nella volontà di questo governo di uscire dalla crisi?

Mi no!

E perchè?

Perchè l'ha nonanmò fà quell ch'el podarev fà subitt.

Cosa?

Andà foeura di ball! Damm atrà a mi. Chi inscì se ne voeur vegnì foeura dalla crisi se dev cambià el governo.

Ma anche cambiando governo non credo che si possa uscire dalla crisi senza fare dei sacrifici.

EI pò anca vess. Ma on cont l'è fà di sacrifizi cont on governo ch'el te daga fiducia. On alter l'è fai cont el governo Forlani. E poeu...

E poi cosa?

E poeu sacrifizi va ben ma a ona condizion.

Quale?

Che stà volta i primm a fai sien i sciori. Sont d'acordi che la festa le dev finì; ma prima de tutt la dev finì per i padroni e per i lor tirapee che hinn trent'ann che stann al governo. Ciao, te saludi. el barbee

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UN'INTERVISTA A TRE DONNE DEL COMITATO DI GESTIONE DEL CONSULTORIO

Non vogliamo diventare un ambulatorio

"I problemi del nostro Consultorio si risolveranno solo se ci sarà una volontà politica per farlo. Solo se la legge che regolamenta questo servizio sarà applicata e le forze politiche che la ostacolano saranno battute" - Le colpe della Regione

Nel numero di aprile di Milano 19 abbiamo parlato dei problemi del Consultorio di via Albenga. Problemi che a prima vista sembrano solo di carattere tecnico ma che in realtà nascondono spesso una mancanza di volontà politica. Ne parliamo con Maria Szalai, Lucia Valori e Lisi Fioruzzi del Comitato di Gestione del Consultorio.

Milano 19: Quale è la situazione dei Consultori milanesi?

"In generale la situazione è pessima perchè c'è una forte carenza organizzativa dei consultori. Ci si trova per tutta una serie di ritardi, ambiguità, contraddizioni burocratiche ad essere carenti di personale e tutta l'opera di pubblicizzazione dei servizi del consultorio che porta ad una richiesta da parte degli utenti sempre maggiore, non può essere accolta e soddisfatta per mancanza di mezzi. Il problema di via Albenga è proprio questo e in specifico la carenza di ginecologi. In questa situazione un lavoro serio di équipe diventa perciò impossibile, si rischia di cadere in una prestazione ambulatoriale perdipiù scadente. In molti consultori si fanno poco, od addirittura non si fanno più, i gruppi di informazione per la contraccezione, viene perciò meno il ruolo preventivo che i consultori secondo la legge 405 devono avere. Perdipiù da parte dei sanitari, viste le condizioni in cui operano, viene a mancare la voglia di organizzare un lavoro alternativo rispetto alle strutture sanitarie a cui si è abituati".

MILANO 19: Perchè non si attua la legge? Perchè non si costruiscono i consultori?

"Perchè chi non li vuole ha capito che il momento della socializzazione e della presa di coscienza che le donne, attraverso queste strutture, possono acquisire, è pericolosa per questo tipo di potere. Ed i consultori in funzione, svuotati di contenuto sociale e carichi di problemi pratici ed organizzativi, rischiano di diventare degli ambulatori dove si fa solo la certificazione per l'interruzione della gravidanza e la contraccezione".

MILANO 19: Con l'entrata in funzione delle Unità Socio - Sanitarie Locali cosa succederà?

"Con la costituzione delle U.S.S. L. prevista per fine giugno, tutti i servizi sanitari saranno decentrati tranne quegli istituti di ricerca che faranno capo ad un'apposito centro istituito con la nuova legge. In questi mesi si sta verificando il camuffamento di diversi ospedali in istituiti di ricerca. Ciò è molto grave perchè i miliardi che questi gestiscono sfuggiranno al controllo dell'Unità Sanitaria Locale e l'amministrazione di questi istituti resterà autonoma. Per l'ennesima volta perciò sarà legalizzato il controllo dall'alto della scienza e della ricerca".

MILANO 19: Per risolvere il problema primario del vostro consultorio e ridurre l'attesa per poter fare una visita che attualmente è di due mesi, è necessario aumentare il numero dei ginecologi che vi operano. Cosa pensate di fare per ottenere tutto ciò?

"La nostra controparte è la Regione che ha ricevuto i finanziamenti per la gestione dei consultori. Il coordinamento cittadino dei Comitati di Gestione ha organizzato una conferenza stampa per denunciare i ritardi e l'assoluta mancanza di volontà politica nel far funzionare questi essenziali servizi sociali. Pensiamo di poter ottenere qualcosa solo in questo modo perchè la pubblicizzazione dei nostri problemi certo agli amministratori regionali non fa piacere".

MILANO 19: All'interno dei consultori e del Coordinamento cittadino sono presenti le forze più diverse: dai cattolici, ai laici, ai marxisti. Che rapporti ci sono fra queste componenti?

"I rapporti in generale sono abbastanza buoni anche se ci sono indubbiamente delle posizioni diverse e spesso delle incomprensioni. Ad esempio sullo scorso numero di Milano 19 avete pubblicato il comunicato del Coordinamento dei consultori a sostegno della legge 194 che è stato votato a maggioranza.

Ora purtroppo si è verificata una cosa incresciosa: è stato fatto arrivare all'assessore alla Sanità del Comune

"È possibile il rilancio dei Comitati di quartiere?"

A questa domanda posta da Giovanni Garuti della Segreteria Provinciale delle ACLI risponde Claudio Calerio, capogruppo del P.C.I. al Consiglio di Zona 19

Casali un documento firmato Collegamento cattolico delle donne che lavorano nei consultori pubblici dove si attaccava la legge 194. Questo documento non era mai stato presentato al Coordinamento e non era mai stato discusso. Non aveva perciò nessun valore: era un documento privato costruito a tavolino, probabilmente passato sopra la testa di molte delle stesse donne cattoliche. Queste situazioni purtroppo esistono ed una vera unità delle donne sui problemi concreti sarà difficile fino a che vi saranno delle persone che faranno lotta politica in questo modo".

IL CORPO MUSICALE S. ROMANO

Condivido pienamente la proposta di G. Garuti della segreteria Provinciale delle ACLI di "rilanciare l'idea della ricostituzione dei Comitati di quartiere aperti alla partecipazione di chiunque, come luoghi di incontro tra diversi". Mi pare che nella nostra zona, che vide negli anni scorsi vivaci Comitati di quartiere al Gallaratese, a Trenno, a Figino e a S. Siro, si stiano creando, sia pure faticosamente, le condizioni per questo rilancio, nel senso che le trasformazioni avutesi in questi anni nel tessuto democratico della zona, assieme a nuovi soggetti sociali scesi in campo su tematiche diverse e attorno a nuovi interessi e centri di aggregazione, pongono le basi per Comitati di quartiere ma con compiti e forme organizzative nuove, da sperimentare su problemi concreti e su bisogni nuovi.

Infatti al QT.8 - Lampugnano si è costituito un Comitato di difesa del Monte Stella e a S. Siro un Comitato contro la discoteca, ma già in questi comitati si fa strada l'esigenza di superare l'impostazione negativa (di difesa o contro) e di pensare alla loro trasformazione in veri Comitati di quartiere "per" lo sviluppo sociale e culturale della vita dei quartieri, che si interessino non di un solo problema particolare ma che abbraccino i problemi urbanistici, ecologici, culturali, sanitari, delle scuole e dei servizi. A S. Siro emerge l'esigenza di recuperare i vari locali pubblici e privati ad attività culturali, sociali e ricreative attraverso un circuito si sale di quartiere e di zona (Aule magne delle scuole, sale del Convitto Edile, del CUZ, della sezione del PCI, cinema del Don Gnocchi, ecc.).

quartiere quale strumento di confronto, di riunificazione, di direzione di un movimento permanente che parta dai nuovi bisogni, elabori proposte, investa le istituzioni, partecipi alle scelte e ne controlli l'esecuzione.

Dei nuovi insediamenti previsti nella zona 19 (ben 13.000) quelli del Gallaratese - Trenno - S. Leonardo saranno i più massicci e gli effetti sui servizi sociali vanno previsti già ora, partendo dal Piano Particolareggiato del Gallaratese per programmare l'intervento dell'Ente Locale non sulla testa della gente ma con una ampia partecipazione democratica che dal particolare risalga al generale, dal singolo alla collettività.

Il Corpo Musicale San Romano è nato nel nostro quartiere nel 1976 per opera di un gruppo di volonterosi amanti della musica che con molta passione hanno voluto trasmettere il loro sapere ai giovani.

Il Corpo Musicale non ha fini di lucro ma l'unico suo intento è avviare i giovani alla musica.

Oggi la Banda comprende circa 60 elementi diretti dal maestro Steno Capelli e nonostante la giovane età sia della Banda che dei componenti ha raggiunto un discreto successo nei servizi fatti in Quartiere e fuori.

Ultimamente abbiamo partecipato alla manifestazione indetta dal Comune di Milano "Week-end a Milano" esibendoci in Galleria del Corso dove un pubblico numeroso e attento ci ha tributato calorosi applausi.

Questi successi sono il risultato di anni di lavoro e sacrifici fatti sia dagli insegnanti che dagli allievi infatti, ad esclusione del periodo estivo, tutti i lunedì la banda prova nella sala teatro della parrocchia San Romano ed inoltre vengono tenuti corsi di solfeggio e strumentazione.

Al QT.8 il Comitato sta constatando come tutto l'assetto urbanistico e viabilistico (polo S. Elia - autostrade - asse MM) e l'uso delle scuole attorno al Monte Stella richiede una visione globale ed un impegno non solo di gruppi di cittadini ma più in generale dei cittadini e delle forze sociali e politiche del quartiere in vista anche dei prossimi nuovi insediamenti.

Ma è soprattutto la grande realtà del Gallaratese, con le sue grandi lotte fatte dal Comitato Popolare, a presentare significativi segni, sia positivi che negativi, che pongono l'esigenza di ricostituire il Comitato di quartiere. In Consiglio di zona infatti vengono spesso gruppi di cittadini, a volte anche strumentalizzati, con rivendicazioni o giuste, ma settoriali, o campanilistiche. Spesso queste rivendicazioni sono in contraddizione con altre o fuori da una visione generale che faccia riferimento a priorità e compatibilità, che si confronti cioè con altre esigenze e con capacità di proposta. C'è l'esigenza cioè di avere un Comitato di

Figino è un esempio dello stimolo che può venire in questa direzione: la sensibilità dei cittadini e del Comitato di quartiere in questi anni sui problemi dell'inceneritore ha portato il Consiglio di zona a decidere di organizzare un Convegno sull'ambiente, sull'inquinamento atmosferico e idrico, che coinvolga le zone ed i Comuni vicini, le istituzioni, le forze politiche, sociali e sindacali, i tecnici, le istituzioni, le forze politiche, sociali e sindacali, i tecnici, per programmare l'intervento degli Enti Locali nei prossimi anni sulla base di una analisi seria e di un dibattito ampio che punti alla crescita di un movimento di massa sui problemi ecologici. L'esigenza di rilanciare i Comitati di quartiere nasce anche dalla necessità di momenti unificanti organizzati nei quartieri che sappiano essere punto di riferimento per il livello zonale. Ad esempio il Distretto Scolastico perchè la scuola e le strutture scolastiche non siano separate dalla società, il CUZ per la necessità di un collegamento tra quartiere e lavoratori dei servizi di zona. Ma anche per i servizi pubblici di zona è necessario rilanciare i Comitati di quartiere: in questi anni sono stati costituiti dal Consiglio di zona 19 il Centro Comunitario di Trenno, il Centro socio - sanitario di S. Siro per gli anziani, il Consultorio, e nei prossimi anni avremo altri centri a favore di emarginati, giovani, handicappati, tossicodipendenti, ecc. Un interesse continuo dei cittadini sull'indirizzo di questi servizi pubblici sarà utile per orientare il lavoro dei Comitati di Gestione e del Consiglio di zona e delle forze sociali e politiche in una realtà — come scriveva G. Garuti — "che cambia e per dare una risposta ai molti interrogativi che emergono in una società così complessa e contraddittoria" come quella di oggi.

Calerio Claudio capogruppo PCI al Consiglio di Zona 19

Via C. Dolci, 38 - 20148 MILANO Tel. 40.80.506 OLORIFICIO S. SIRO COLORI - VERNICI - FERRAMENTA - CASALINGHI CARTE DA PARATI - MOQUETTES - ARTICOLI BELLE ARTI ... e mille cose per la casa! CAMICERIE TELERIE ABBIGLIAMENTO -Via Guglielmo Silva, 39 Te1.02/464403 FABBRICA LAMPADARI DI NOVARA SERGIO Arredamento bagni Elettrodomestici Casalinghi Scaldabagni Televisori radio Stereo hi-fi Macchine da cucire PERO ( MI) via Curiel 20 '' 3 53876 8 FABBRICA vendita al pubblico giorni feriali - 14,30 4- 19 COPPE Ä TROFEI NOVA RA Via Figino,17 É PERO (Me) tal. 3530364 milano 19 - pagina 6 maggio 1981
DECENTRAMENTO E PARTECIPAZIONE Comitati di quartiere con compiti nuovi

REFERENDUM ~ REFERENDUM ~ REFERENDUM ~ REFERENDUM ~ REFERE

NOVE VOTI DA PONDERARE

Proponiamo ai nostri lettori in queste pagine, in modo sintetico, del materiale su ciò che propongono i nove referendum (sei nazionali e tre regionali) sui quali siamo chiamati il 17 maggio ad esprimere un parere con un voto.

A ciò che ogni referendum prevede facciamo seguire la nostra

Antiterrorismo

opinione nell'intento di fornire ai nostri lettori ulteriori elementi di valutazione prima di esprimere unvoto che comunque deve essere ragionato, perchè dal prevalere dei "si" o dei "no" su ciascuno dei referendum potrebbe dipendere l'avvenire democratico e civile del nostro paese.

Ergastolo

Non indebolire la lotta all'eversione La giustizia non deve essere vendetta

Cosa Prevede il referendum

Se il referendum dovesse passare, ossia se i "si" fossero in maggioranza, sarebbe completamente abrogata la legge 6 febbraio 1980 n. 15 (la cosidetta legge Cossiga), che contiene un ampio complesso di norme per la lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, La legge venne approvata da un largo schieramento politico comprendente anche il P.C.I., che però avrebbe voluto modificarne alcuni punti perchè ritenuti errati e pericolosi (come il fermo di polizia).

Il fatto è che l'abrogazione della legge farebbe decadere non soltanto queste parti, ma anche norme giuste ed efficaci, come la riduzione di pena per i cosidetti "terroristi pentiti"; l'obbligo di controllare chi faccia operazioni bancarie superiori ai 21 milioni; la possibilità per il giudice di compiere accertamenti bancari tramite la polizia giudiziaria; un'aggravante speciale per i delitti ai fini di terrorismo e di eversione.

La nostra opinione

Diciamo subito che la nostra opinione è che a questo referendum si debba rispondere con un "no" e cercheremo qui di spiegare il perché. Bisogna partire da un giudizio politico generale, cioè dal fatto che in nessun caso può essere abbassata la guardia della lotta al terrorismo e tanto meno si possono sopprimere strumenti che si sono rivelati di grande efficacia., È il caso, anzitutto, della norma sui "terroristi pentiti". Il terrorista che, essendosi dissociato dalla banda armata, collabora con l'autorità giudiziaria gode di una riduzione della pena da un terzo alla metà (all'ergastolo è sostituita da una pena che va da 12 a 20 anni). Grazie a questa norma non meno di duecento terroristi si sono convinti a collaborare, in una forma o nell'altra, con la magistrastura consentendo così di scoprire colpevoli e reti criminali ed anche di prevenire nuovi delitti. Per esempio si è potuto così frantumare l'organizzazione di Prima Linea su tutto il territorio nazionale e dare colpi assai duri alle BR, soprattutto nelle zone di Milano, Torino e Genova.

Sono, d'altro canto, da confermare le norme utili e giuste che abbiamo sopra elencate e che tendono tutte, con la necessaria elasticità, a prevenire l'organizzazione criminale, tagliando il terreno e le occasioni ad appoggi "insospettabili" (come, ad esempio, i depositi bancari di denaro sporco).

Ma, come abbiamo detto, nella legge vi sono anche norme a nostro parere sbagliate (come il prolungamento della carcerazione preventiva), non applicate di fatto (come la perquisizione di interi blocchi di edifici), di dub-

bia liceità e tra l'altro inutili (come il fermo di polizia). In merito a quest'ultimo c'è da ricordare che la proposta comunista di sostituirlo con il normale fermo di polizia giudiziaria aveva riscosso l'appoggio socialista e radicale sia al momento della legge originaria di conversione, sia quando il governo lo ha prorogato di un anno. È pero accaduto che i radicali hanno scatenato l'ostruzionismo su questo punto, dando così il pretesto al governo di imporre la questione di fiducia, che ha fatto automaticamente decadere gli emendamenti: in tal modo è stato bloccato qualsiasi tentativo di miglioramento della legge. Il nostro giudizio sul fermo di polizia resta del tutto negativo perchè si tratta di una misura di poca o nulla efficacia per la prevenzione del terrorismo e di uno strumento rischioso per i diritti di libertà: se il referendum avesse avuto per oggetto soltanto il fermo di polizia la nostra opinione sarebbe stata indubbiamente di votare per il sì. Ma il referendum chiede agli elettori un giudizio complessivo su tutta la legge e se essa fosse cancellata verrebbero a mancare alcuni rilevanti strumenti di lotta contro il terrorismo e le altre forme di criminalità organizzata.

D'altra parte, come è giusto, tutte le forze democratiche — pur con giudizi differenziati sui singoli aspetti — si sono pronunciate a favore del mantenimento della legge e non deve sfuggirci il valore di una tale unità di comportamento, che è risultata il fattore decisivo nella lotta al terrorismo. Perciò la nostra opinione è che si debba votare NO alla proposta di abrogazione di questa legge.

Cosa Prevede il referendum

Si prevede l'abrogazione degli articoli 17 (comma primo n. 2) e 22 del Codice Penale, che contemplano la pena dell'ergastolo.

La nostra opinione

La nostra opinione è che a questo referendum si debba votare "sì", ossia per l'abolizione della pena dell'ergastolo, non soltanto per coerenza con una posizione di principio, ma soltanto per coerenza con una posizione di principio, ma anche perchè questa posizione coinci-

Porto d'Armi

de con un'esigenza essenziale di oggi: dare una risposta democratica veramente incisiva ed efficace al bisogno di sicurezza dei cittadini di fronte alla recrudescenza della criminalità comune e del terrorismo.

La lotta contro la delinquenza organizzata e l'eversione armata deve esere condotta con la massima fermezza; ma tale fermezza non può certamente fondarsi sull'inutile ferocia delle pene, sull'imbarbarimento della repressione e sullo stravolgimento dei principi democratici. Non è infatti casuale che tali suggestioni siano già sfociate in una campagna per la pena di morte attraverso la dichiarazione dello

Meglio rafforzare i controlli

Cosa prevede il referendum

Viene proposta l'abrogazione del terzo comma dell'art. 42 del Testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza, il quale dispone che "il questore ha facoltà di dare licenza per porto d'armi lunghe da fuoco e il prefetto ha facoltà di concedere, in caso di dimostrato bisogno, rivoltelle o pistole di qualunque misura o bastoni animati, la cui lama non abbia una lunghezza superiore a centimentri 65".

La nostra opinione

lessero i "si" sarebbe vietata ogni forma di porto d'armi fuori dalla propria abitazione, sia per difesa personale, sia per la caccia (fra l'altro in tal modo sarebbe di fatto impedita la caccia); ma non sarebbe vietato comprare e vendere armi, nè tenerle nella propria abitazione. Infatti esiste una specifica autorizzazione di polizia a tenere armi presso la propria abitazione, detta comunemente nulla - osta, che è cosa diversa dal porto d'armi e che non è coinvolta dal referendum.

I promotori del referendum dicono di aver voluto dare un colpo di freno alle manifestazioni di violenza; ma è evidente che la crimi-

La nostra opinione è che a que- nalità non sarebbe affatto fermata sto referendum si debba rispon- dall'abolizione del porto d'armi. Il dere con un "no". Difatti se preva- criminale che rischia decenni di carcere per una rapina, un'estorsione, un sequesto di persona o

un attentato terroristico nonsi fermerebbe certo dinnanzi a questo divieto. D'altra parte è risultato che i terroristi si sono spesso serviti di nulla - osta falsificati e quindi il problema vero è quello di un effettivo controllo sulla vendita e sul possesso delle armi.

In sostanza l'abolizione del porto d'armi non ridurrebbe la quantità delle armi in circolazione, non introdurrebbe forme di più rigoroso controllo del loro commercio, non fermerebbe la mano alla criminalità (che tra l'altro non ci risulta abbia mai avuto bisogno di un porto d'armi per circolare armaN57 ta), mentre farebbe il torto ai cacciatori di non poter esercitare un diritto riconosciuto dalla legge.

Quindi è nostro parere che debbano essere istituiti controlli assai rigorosi sugli acquisti delle armi con precise disposizioni amministrative in merito. Quelo di cui il M43 nostro paese ha bisogno non sono, a nostro parere, misure velleitarie, ma un risanamento del complessivo clima di insicurezza in cui esso vive.

Per questo il nostro parereè che a questo referendum si debba votare "NO".

"stato di guerra" ed il deferimento di poteri ai tribunali militari, che è proprio ciò che vorrebbero teorici ed organizzatori del partito armato e della guerra civile.

L'esperienza recente e lontana dimostra, in modo inconfutabile, che la condanna penale concepita come vendetta non serve a combattere le forme più efferate di criminalità. L'impegno contro la criminalità perde anzi efficacia se non si basa sull'autorevolezza dello Stato democratico, sulla sua giustizia, sulla capacità di recupero alla convivenza civile, e quindi sul rispetto del principio costituzionale per il quale "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del detenuto" (art. 27 della Costituzione).

Da questo principio derivano le ragioni di abolizione dell'ergastolo. Già alla Costituzione, prima Togliatti e poi Terracini, ne proposero la soppressione. La decisione fu però rinviata al momento della elaborazione del nuovo codice penale. Dopo annose discussioni e rinvii, nella quinta e nella sesta legislatura, il Senato approvò — con il voto favorevole di tutti i gruppi eccetto i missini — una legge di riforma del Codice penale, che aboliva la pena dell'ergastolo e fissava il limite generale della reclusione a 40 anni. La legge non riuscì però a giungere all'approvazione finale della Camera, altrimenti l'ergastolo sarebbe già stato cancellato dalla nostra legislazione.

Quella decisione del Senato partiva appunto dal riconoscimento unanime della inutilità di un puro inasprimento delle pene e dalla necessità, al contrario, di usare con flessibilità adeguata alle circostanze il sistema penale, rendendo efficienti gli apparati investigativi e l'amministrazione giudiziaria. Ma è proprio questa efficienza che non è stata raggiunta per le gravi inadempienze dei governi guidati dalla Democrazia Cristiana. Sperando evidentemente di spostare l'attenzione da tali responsabilità e dalle prove di lassismo fornite dal governo Forlani, anche nel caso D'Urso, la DC ora si pronuncia per il mantenimento dell'ergastolo, senza sentire il bisogno di spiegare i motivi di questo plateale voltafaccia rispetto ad un voto dato due volte al Senato.

La presenza dell'ergastolo nel codice penale non è certo servita a combattere il terrorismo o ad impedirne i più efferati delitti. È stata semmai una riduzione delle pene che ha consentito, attraverso la collaborazione dei "pentiti", di assestare duri colpi alle organizzazioni terroristiche. Per questi motivi riteniamo che debba essere cancellata dal nostro Codice penale una pena disumana e rilevatasi inutile. Per questo riteniamo che al referendum che propone l'abolizione dell'ergastolo si debba rispondere con un "SI".

E47 maggio 1981 pagina 7 - milano 19

REFERENDUM D REFERENDUM ~ REFERENDUM ~ REFERENDUM ~

Salviamo una legge che ha già aiutato tante donne

Non è la legge "per" l'aborto

La "194" ha sottratto centinaia di migliaia di donne ai pericoli ed all'infamia dell'aborto clandestino

Fra tutti referendum per i quali siamo chiamati a votare il 17 maggio i più importanti, i più sentiti sono indubbiamente due con cui due opposti integralismi vorrebbero cancellare una legge giusta, necessaria e civile. Intendiamo riferirci ai due referendum proposti per abrogare una sola legge, la 194, che reca "norme per la tutela sociale della maternità e l'interruzione volontaria della gravidanza.

Cosa prevedono i due referendum

Il referendum proposto dal Movimento per la vita chiede la cancellazione di tutta la parte più significativa della legge con l'obiettivo di ristabilire l'aborto come reato, salvo il caso in cui il parto o la gravidanza comportino un grave pericolo per la vita o la salute "fisica" della donna. In questo caso a decidere dovrebbe essere il medico. La possibilità di interrompere legalmente verrebbe così limitata rispetto ai confini segnati dalla stessa sentenza costituzionale del 1975, che riconobbe legittimo l'aborto anche in presenza di un pericolo per la salute "psichica" della donna. Inoltre chiede l'abrogazione degli articoli 14 e 15, che nella legge 194 stabiliscono un ponte tra aborto e controllo delle nascite e che riguardano uno

l'obbligo del medico di informare la donna sui metodi di regolazione delle nascite; l'altro delle Regioni di formare il personale sanitario d'intesa con le Università sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, metodi anticoncezionali, il parto, l'interruzione della gravidanza.

Il referendum proposto dai radicali chiede la cancellazione di parti essenziali della legge 194.

L'obiettivo fondamentale è di consentire l'aborto fuori delle struttu-

re pubbliche (attualmente lo si può fare negli ospedali, nelle case id cura convenzionate e, con la riforma sanitaria, nei poliambulatori pubblici collegati agli ospedali), quindi, non dovrebbe più esistere alcuna prescrizione circa le caratteristiche degli ambienti in cui può essere effettuato, nè circa le caratteristiche degli operatori, mentre resterebbe il diritto dei medici e del personale sanitario all'obiezione di coscienza. Chiede invece la cancellazione dell'articolo 12 — per il quale la minore, in caso di mancanza di assenso dei genitori, può rivolgersi al giudice tutelare — per cui a minore tornerebbe ad essere totalmente sottoposta alla potestà dei genitori. Chiede inoltre la cancellazione del'articolo 14 secondo cui il medico che pratica la interruzione di gravidanza ha l'obbligo di informare la donna sui metodi di regolamentazione delle nascite.

La nostra opinione

Il nostro parere è che si debba rispondere con due "no" ai due referendum, quello del movimento per la vita e quello radicale, che, pur nella loro diversità di motivazioni e di ispirazioni culturali, convergono oggettivamente sullo stesso obiettivo: snaturare e distruggere la legge sulla tutela sociale della maternità e l'interruzione volontaria della gravidanza. Cercheremo ora di illustrare le motivazioni di questo nostro duplice no. Per il referendum proposto dal Movimento per la vita l'aborto dovrebbe tornare ad essere un reato da colpire penalmente e potrebbe essere consentito soltanto eccezionalmente in caso di pericolo grave per la salute "fisica" della donna, accertato dal medico. Questo referendum pretende che si decida sulla liceità o meno del-

l'aborto sotto il profilo morale e religioso; ma l'ipocrisia morale dei falsi difensori della vita appare chiaramente ove si consideri che una eventuale vittoria del loro referendum, con l'abolizione delle motivazioni "psichiche", riporterebbe all'aborto clandestino, con tutti i suoi drammi e le sue tragedie, ricaccerebbe le donne fuori della società, nell'umiliazione, nella solitudine della decisione e del rischio. Ma nessun "movimento per la vita" si è affiancato a chi ha affrontato il problema dell'aborto — con la consapevolezza che si trattava non di rivendicare un principio di libertà, ma di ridurre un fatto traumatico — con la richiesta di una tempestiva ed aperta educazione sessuale, con l'uso dei ritrovati della scienza moderna per rendere libera e responsabile la procreazione; con la richiesta di una politica riformatrice, nel campo sociale e civile, capace di meglio garantire la libertà e l'eguaglianza della donna, di Tutelare il diritto a nascere ed il diritto a vivere come una persona umana. Mai nessun "movimento per la vita" è insorto a denunciare le inadempienze scandalose delle amministrazioni regionali e comunali democristiane nella istituzione dei consultori.

I radicali, per parte loro, sostengono che il loro referendum sarebbe per il "miglioramento" della legge. ma come potrebbe essere "migliorativa" una proposta che cancella sì le norme per la minore (certo non del tutto soddisfacenti), ma per ristabilire piena ed unica la potestà e le decisioni dei genitori fino ai 18 anni? E sarebbe "migliorativa" una proposta che da un lato rilancia la logica del "libero mercato", ribadendo dall'altra il diritto di tutto il personale sanitario ed ausiliario all'obiezione di coscienza?

Quale senso ha, d'altronde, consentire che chiunque (ripetiamo chiunque) possa praticare l'aborto, se non quello di un disinteresse assoluto della salute della donna e di una "legalizzazione" delle sciagurate dei trafficanti e delle mamme?

Per radicali l'aborto dovrebbe essere considerato non più un fatto sociale (come invece lo considera la legge 194), ma un fatto privato, obiettivamente lasciato alla "contrattazione commerciale". Ciascuno dovrebbe esere "libero" di decidere e di scegliere lo specialista e la clinica che preferisce; ma in sostanza le proposte cosidette "liberalizzatrici" dei radicali avrebbero come effetto, se fossero attuate, quello di una privatizzazione completa dell'aborto, riducendolo ad una scelta del tutto individuale ed esponendolo ai rischi ed alle ipoteche della libera contrattazione. Ancora una volta — come nel caso dell'aborto clandestino — il peso, il disagio sarebbe riversato sulle classi meno abbienti, meno i ricchi potrebbero assicurarsi la consulenza e gli interventi dei medici più costosi.

Per questi motivi che si debba salvare questa legge (la 194), che certamente è perfettibile, ma che comunque ha già aiutato tante donne. Pertanto la nostra opinione è che ad entrambi referendum — sia quello del movimento per la vita, sia quello radicale — si debba rispondere con due "NO".

numero aborti nelle strutture pubbliche

Cosa ne pensano i giovani

aborti clandestini

2° semestre 1978

aborti clandestini

2° semestre 1979

Nel grafico è indicato il numero complessivo degli aborti effettuati (fino al primo semestre dell'80) nelle strutture ospedaliere sulla base della legge

194. La legge comincia ad essere applicata anche nel sud: in Puglia, ad esempio, da 3.364 aborti nei primi tre mesi del '79 si è passati a 5.688 nel primo

Vita vuoi dire anche amore

La legge 194 — mi dice una signora di mezza età — è giusta e va difesa perchè è dalla parte delle donne.

Ci aiuta, ci rende più libere e più mature incalza un'altra prendendo un volantino. Fare l'amore è bello, perchè dobbiamo 'viverlo con l'incubo di restare incinte e lo spettro di una mammana? È quindi necessaria una corretta informazione contraccettiva — aggiunge in sordina una giovane ragazza. Già, tutto giusto, ma allora chi sono coloro che 'vogliono farci tornare indietro? Che vengano avanti a rispondere a queste donne che hanno saputo cogliere il male e il torto portati avanti dai clericali del movimento per la vita e dai radicali del "libero mercato del'aborto".

I primi parlano di donne trattandole come corpi senza anima e senza cervello, come tante macchinette capaci di riprodurre. Loro dicono che difendono la 'vita che è in me perchè è "già 'vita", ma a me come donna, come entità, a me che vivo in me, che abito in un corpo e in una mente, ci pensano? Sanno loro che io amo, vedo, penso, agisco e voglio avere un figlio perchè ho sommato le mille idee che ogni giorno mi girano per la mente? Tendo la mano ad un bimbo ogni volta che lo incontro anche a coloro che vivono lontano da me, in paesi sconosciuti, ma possono il movimento per la vita e radicali impormi quando dare la vita ad un bimbo? No, loro non potranno mai perchè sarò io a decidere!

Ed oggi posso decidere perchè c'è una legge che mi aiuta, senza dover 'vagare alla ricerca di chi è disposto ad aiutarmi e senza pagare come secondi, cioè radicali, propongono.

E quando avrò un figlio, sarà bello perchè gli darò amore, calore, vita e non lascerò triste in uno dei tanti parcheggi attrezzati per loro.

Non ho mai 'visto signori del movimento per la 'vita o radicali parlare di "vita" della "loro vita" in uno di quei posti dove un bimbo muore ogni giorno di più.

Loro dicono che il bimbo appena

- OSPEDALE-

aborti clandestini 92954

1° semestre 1979

aborti clandestini

1° semestre 1980

trimestre '80. Donne sottratte al mercato clandestino dunque, ma anche avviate sulla strada della prevenzione. C'é infatti un progressivo aumento delle donne che ricorrono ai consultori (prima la stragrande maggioranza andava dal medico di fiducia): il record è del Piemonte, con il 58,3%

Al liceo "Vittorio Veneto", già da tempo si discute dei referendum per l'abrogazione della legge 194 sull'aborto e per iniziativa degli studenti è nato, all'interno della scuola, un Comitato a difesa della legge, che ha avviato una campagna di informazione e di dibattito tra tutti gli studenti, non solo sull'interruzione della gravidanza, ma anche sulla prevenzione; inoltre, da alcuni mesi, si svolgono regolarmente, all'interno ,dell'istituto, incontri specifici con il Consultorio della zona sull'educazione sessuale, sulla contraccezione, ecc. Gli attacchi di Comunione e Liberazione sono continui, ma tra giovani della scuola cresce sempre di più la coscienza che sia necessario mantenere questa legge, e quindi votare NO ad entrambi referendum che vogliono abrogarla. Dice Maria di 18 anni: "voterò NO al referendum del Movimento per la vita perché per me va contro le donne; se vincesse torneremmo indietro e le lotte condotte dalle donne per la propria emancipazione non sarebbero servite a nulla. lo sono contraria come principio all'aborto, ma la posizione del Movimento per la vita è insostenibile, perché oltre a non rendersi conto di una realtà di fatto, ostacola anche la prevenzione. Voto invece NO al referendum radicale perché anch'esso lascia spazio agli aborti clandestini, senza alcuna assistenza sanitaria: inoltre le minorenni tornerebbero sotto l'esclusiva tutela dei genitori".

debbano essere lasciate sole con questo problema, per questo sono contraria al referendum dei cattolici. Riguardo a quello radicale, ritengo che come principio non sia del tutto sbagliato, ma in Italia, dove esiste un'altissima percentuale di medici obiettori, l'aborto sarebbe gestito dal libero mercato, con gravi rischi per la donna; per questo sono contraria anche a questo referendum.

Anche uno studente, Andrea di 19 anni, vuole dire la sua: "ritengo che il referendum del Movimento per la vita attacchi quelle conquiste che il movimento operaio, il movimento delle donne hanno ottenuto in questi anni con le loro lotte; è un attacco della Chiesa a conquiste civili e democratiche; la stessa campagna antiabortista è stata fondata sulla menzogna: manifesti con immagini di aborti di sei-sette mesi spacciati per aborti sotto tre mesi di gravidanza. A ciò si aggiungano spregevoli iniziative come quella di proiettare in alcune scuole medie film mostranti cadaveri di aborti di otto mesi, propagandandoli come assassini di Stato garantiti dalla legge. Inoltre questa gente attacca accanitamente l'aborto legale, mentre non si pronuncia sul dilagare dell'aborto clandestino, fonte di guadagno per molti di quei medici obiettori che poi però praticano aborti privati per milioni".

La legge 194 va difesa

(norme per la tutela sociale della maternità e sulla interruzione volontaria della gravidanza)

concepito è già vità, ma le tante donne morte sui freddi tavoli di mammane senza scrupoli, con in bocca uno straccio per non farsi sentire, o in stanze malsane con in mano una tazza di succo 'verde di prezzemolo in compagnia solo della loro solitudine e del loro dolore infinito; queste donne erano "vita" e lo-

ro le hanno uccise perchè non c'era una legge a proteggerle.

Poichè le ricordo tutte, voterò NO al referendum del movimento per la vita e la referendum dei radicali.

Franca

Comitato per la difesa 194

Betta di 16 anni ribadisce: "se io votassi, voterei NO sia al referendum dei cattolici, perché invece di prevenire l'aborto lo vieta, sia a quello radicale, perché é l'opposto del precedente: cede l'aborto al libero mercato".

Un'altra studentessa, Annalisa, di 18 anni dice:"ritengo che l'aborto non sia un problema che le donne devono risolvere privatamente, ma del quale tutta la società si debba far carico, regolamentandolo, creando strutture di assistenza adeguate e che le donne, con proposte pseudo-morali, non

"lo credo dice Silvia che l'aborto sia una realtà che non ci si può nascondere come tentano di fare i cattolici, anzi la donna ha il diritto di essere tutelata; in ogni caso non credo che chi abortisce sia per l'aborto, ma sia costretto ad una scelta obbligata. Garantire e prevenire l'aborto è un dovere dello Stato e questa legge è un primo passo avanti in questo senso. Il referendum radicale, invece, tende a fare divenire l'aborto una questione di libero mercato mentre è invece una questione di salute della donna già tutelata dalla legge vigente".

CREDENTI E ABORTO

La questione dei due referendum sulla legge 194 affrontata dai consigli delle chiese Valdese e Metodista, che hanno un'attiva presenza anche nella nostra zona

Come credenti siamo portati a tener conto della realtà concreta e spesso contraddittoria, dei singoli uomini e delle singole donne: per questo non facciamo dichiarazioni astratte di principio.

Siamo consapevoli che il Vangelo di Cristo non offre norme morali assolute, ma un annuncio di liberazione e salvezza, che spinge a operare scelte autonome e responsabili: questo significa per noi che in materia d'aborto la donna deve poter essere relegata nella solitudine e nel'abbandono.

L'aborto costituisce una violenza e un dramma; questo significa che:

A - non siamo noi chiamati a decidere se la donna che abortisce pecchi o no. Cerchiamo invece di "portare pesi gli uni degli altri" (lettera di Paolo ai Galati 6 : 2), e quindi di sentirci corresponsabili e solidali in una situazione dolorosa; B - riteniamo rilevante il conflitto tra il diritto delladonna e quello dell'embrione: questo ci pone in questione come credenti. Tale conflitto non può essere risolto che dalla coppia e, in ultima istanza, dalla donna cui deve essere garantita la possibilità di una procreazione che sia libera e desiderata. Il nostro primo impegno, comunque, è far si che le donne non debbano più abortire. Questo non lo si ottiene colpevolizzando l'uso dei contraccetti-

vi, penalizzando l'aborto, criminalizzando le donne, indicendo dei referendum come quello del movimento per la vita.

Rifiutiamo ogni ingerenza autoritaria che vincoli ed opprima la coscienza dei credenti e pretenda di vincolare anche non credenti.

Ci impegnamo invece a promuovere una procreazione responsabile, l'uso corretto dei consultori, l'educazione sessuale della coppia, in particolare dell'uomo, il cui rapporto con la donna non deve fondarsi sulla sopraffazione.

Riconosciamo che, nelle circostanze attuali, la legge 194 cerca di combattere l'aborto clandestino; promuove un servizio di assistenza pubblica per tutte le donne e le coppie; favorisce l'uso dei contraccettivi; tutela la maternità e ne riconosce il valorre sociale; offre la possibilità, sia pure imperfetta, di una maternità libera e responsabile.

I due referendum (mplv e radicale), mentre tolgono l'assistenza pubblica per l'aborto, ricacciano la donna nella solitudine e nella clandestinità; favoriscono i "cucchiai d'oro" e la speculazione in una materia tanto delicata. PER QUESTO DICIAMO NO Al DUE

REFERENDUM ABROGATIVI

consigli delle chiese

Valdese e Metodista di Milano

DIFENDERE LA LEGGE 194 SIGNIFICA: Rispondere al dramma sociale dell'aborto clandestino Prevenire l'aborto con la informazione sessuale e la contraccezione Difendere una maternità cosciente

Noi siamo contro l'aborto e sappiamo che l'aborto non si combatte mettendo fuori legge.

Occorre prevenirlo con le strutture sociali e sanitarie e con una completa informazione.

Il referendum radicale elimina le norme di tutela sociale e quindi porta al libero mercato dell'aborto lasciando le donne in mano alla speculazione.

Il referendum del movimento per la vita stabilisce che l'aborto è reato, che il medico può fare abortire le donne solo in caso di grave pericolo di vita e quindi costringe la donna a rischiare la vita nell'aborto clandestino.

Comitato per la difesa della Legge 194 - Zona 19

PCI - PSI - PSDI - PRI - PLI - PDUP - MLS - DP

Centro sociale di via Albenga 2 - tutti giovedì alle ore 21

PER CAVA MATERI IrA l RE- PO PER P/(.7 Eticf RAppoR7SESSUA L PER L4 SALUTE D5-L.4 MADRE E DEL PER L4 c-0 Emi-reimo .43 q Ñii....-7 Ct 13 '= 4,3 t\ 44 . » i 111 VI, 4110111L 0 _ah Iiiii OCIANDO RAPPORTI DELLA copp/A oilfiv7;4/10 .9iFFic L_ PER LA 1:-'% SALVI- e DELLA' DO A/M4 4( PER avi -r Rl L' ABORTO B/AN c
Senza la legge, l'aborto lascia alla donna un segno in più,.
pagina 9 - milano 19 maggio 1981 maggio 1981 milano 19 - pagina 8
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Anna Dalla Francesca Elena Romoli

È necessario riformare l'ordinamento e i codici

Cosa prevede il referendum

Attraverso la soppressione totale o parziale di numerosi articoli

Il comitato promotore dei referendum regionali è ispirato da un gruppuscolo di destra, qualunquista e clericale: il P.C.A.S. Partito Cristiano di Azione Sociale.

Nonostante la sua inconsistente rappresentatività è riuscito a promuovere ben otto referendum in un colpo solo, profittando degli ampi margini di discrezionalità offerti dalla legislazione regionale sui referendum (esiguo numero di firme, tempi lunghissimi per la raccolta, ammissibilità pressoché garantita in partenza, libertà di scelta dell'oggetto praticamente illimitata, finanziamento pubblico della raccolta e autentica delle firme e della propaganda a sostegno dei referendum).

L'obiettivo politico di questa iniziativa referendaria è esplicito: abolire gli organismi del decentramento politico amministrativo della Regione (comitati sanitari di zona, comunità montane, comprensori, bacini di traffico).

Le possibilità di influenza e di incidenza sull'opinione pubblica di una tale iniziativa non devono essere sottovalutate, perchè essa si alimenta oggettivamente sia dell'attuale stato di crisi del rapporto cittadini - istituzioni, sia della pessima immagine che la Regione Lombardia (governata dal 1970 dalla DC e dai suoi alleati del centro - sinistra) ha dato di sè.

In questi dieci anni il governo della DC e dei suoi alleati ha ridotto l'attività della Regione alla gestione dell'esistente, con tutti i conseguenti fenomeni di burocratismo, di clientelismo, di spreco, di disservizio, di incapacità di spesa, di impotenza di fronte ai grandi e gravi problemi della società lombarda. Per effetto ed a rafforzamento di tale modo di governare gli organismi del decentramento politicoamministrativo sono stati espropriati dei compiti per i quali sono stati creati e sono stati sabotati nello svolgimento della loro attività.

I referendum in questione non si rivolgono contro le disfunzioni e le manchevolezze del governo regionale, bensì proprio ed esclusivamente contro quegli organismi che sono stati concepiti ed istituiti per far funzionare la Regione al servizio dei cittadini e nell'interesse della collettività.

Abbiamo detto che i referendum promossi erano otto. Poi la Regione ne ha fatti decadere cinque mediante disposizioni legislative che hanno eliminato dalla legislazione regionale le leggi e le norme che ne formavano l'oggetto. Ne sono rimasti tre, che propongono l'abolizione delle leggi della Regione Lombardia sulle comunità montane, sui bacini di traffico e sui comprensori, ed è su questi che siamo chiamati ad esprimere il no-

della legge del 1941 sull'Ordinamento giudiziario militare il referendum si propone non l'abolizione dei tribunali militari, che sono previsti dalla Costituzione, ma un mutamento della loro composizio-

ne. Oggi un tribunale militare è composto da cinque giudici, uno dei qi.2ali è un magistrato militare (ha fatto un regolare concorso analogo a quello che fanno i magistrati ordinari) e gli altri quattro sono dei militari di carriera, che vengono destinati a far parte dei tribunali, ma che non hanno alcuna particolare professionale (i così detti militari - giudici).

Il referendum tende a sostituire i militari - giudici con magistrati militari.

La nostra opinione

La nostra opinione è che a questo referendum si debba votare "si" perché, liquidata l'attuale configurazione dei tribunali militari, si giunga più rapidamente ad una riforma dell'ordinamento e dei codici. Il presupposto è che i soldati imputati

I tre referendum regionali

di reati militari (il più delle volte si tratta di fatti di scarsissima rilevanza) devono godere dei diritti fondamentali che la Costituzione ed il sistema penale ordinario garantiscono agli altri cittadini. Occorre perciò superare i limiti più gravi della giustizia militare, che riguardano la ridotta indipendenza dei giudici, la mancanza del grado di appello nel processo, il diverso trattamento per lo stesso reato a seconda del grado del reo e di quello della vittima. Proposte di legge in tal senso sono già all'esame della Commissione giustizia della Camera. Un "si" al referendum potrà accellerare la riforma. Per quanto riguarda specificatamente la composizione dei tribunali dovrebbe essere assicurata la presenza dei militari, ma in proporzione ridotta. La presidenza dovrebbe essere comunque affi-

L'obiettivo è l'abolizione del decentramento regionale

data ad un magistrato di carriera. Per tutti i giudici devono essere previste effettive garanzie di indipendenza.

La nostra ispirazione è comunque profondamente diversa da quella dei promotori del referendum, che mentengono un atteggiamento aggressivo ed a volte perfino denigratorio nei confronti dell'esercito. Alle Forze Armate spetta il compito fondamentale della difesa dell'indipendenza nazionale e dello Stato democratico e la riforma dell'ordinamento giudiziario militare deve mirare a sviluppare la democratizzazione delle Forze Armate, evitando ogni forma di contrapposizione tra militari e società civile, con un rigoroso ancoraggio ai principi costituzionali.

Per questo la nostra opinione è che a questo referendum si debba votare "SI".

ministrative, le politiche di competenza regionale (che costituiscono gran parte dell'intervento pubblico in campo economico e in campo sociale) resteranno sempre e soltanto promesse (non mantenute). Il referendum in questione propone, in sostanza, di capovolgere questa impostazione, per riportare tutti i poteri al vertice regionale (singoli assessori). È quindi necessario sconfiggere anche questo referendum per confermare e far avanzare la prospettiva del decentramento politico - amministrativo della Regione.

Ciò significa, per altro, non un'opposizione definitiva circa la statuizione del futuro ente intermedio; ma soltanto che il problema deve essere risolto a livello nazionale e che nel frattempo sarebbe assurdo sopprimere una legge regionale che si muove pur sempre nell'ottica della programmazione decentrata e dell'articolazione democratica del sistema delle autonomie.

La nostra opinione

stro parere il 17 maggio.

1 - Comunità montane

Il referendum non propone l'abolizione della Comunità montana in quanto istituzione che organizza, in dimensione intercomunale, i Comuni di un determinato territorio mòntano, per il semplice motivo che essa è stata istituita da una legge statale e, perciò, è fuori dalla possibilità di contestazione di un referendum regionale, che, in quanto tale, può intervenire soltanto sulla legislazione regionale. Infatti questo referendum propone soltanto l'abolizione della legge regionale di attuazione della legge nazionale che ha istituito le comunità montane. Da un punto di vista giuridico è un "non senso" perchè propone l'abolizione delle condizioni che abilitano la Comunità montana a funzionare (delimitazione territoriale, statuto, organismi, compiti, ecc.) lasciando in vita l'istituzione. Da un punto di vista politico è una proposta reazionaria perchè mira a sopprimere l'or-

ganismo politico - istituzionale che può consentire ai territori montani di organizzare e di promuovere la loro rinascita ed il loro sviluppo. Certamente è inaccettabile, da combattere e da sconfiggere il modo di governare della DC e dei suoi alleati di governo anche a questo livello istituzionale, ma questo non toglie nulla al fatto che la Comunità montana è uno strumento fondamentale per affrontare e risolvere in modo complessivo ed organizzato la "questione della montagna", che è uno dei grandi nodi irrisolti dello sviluppo dell'economia e della società nazionale.

2 - Bacini di traffico

Il referendum propone la soppressione della legge regionale che ha istituito i bacini di traffico ed i corrispondenti consorzi tra Enti locali per l'esercizio dei trasporti extraurbani. Fino ad oggi la giunta regionale e la maggioranza hanno in larga misura disapplicato tale legge. L'unica conseguenza che concretamente ne è derivata è l'aumento delle tariffe, mentre il sistema dei trasporti extraurbani è rimasto

quale era. Anche qui è l'esperienza a mostrare che soltanto attraverso il decentramento dei poteri in materia agli Enti locali è possibile ristrutturare e sviluppare il servizio di trasporto dal punto di vista degli interessi generali della collettività e delle esigenze degli utenti (lavoratori, studenti, ecc.). Il referendum mira soltanto a lasciare le cose come stanno, anzi a peggiorarle riportando tutti i poteri ad un vertice (assessorato), che finora è stato capace di praticare soltanto la politica degli aumenti tariffari.

3 - Comprensori

È un fatto che i comprensori, istituiti come organismi di base (intercomunali) della programmazione regionale , sono stati in pratica messi nella impossibilità di funzionare dal governo regionale, che ha negato loro poteri, mezzi, uffici, personale, ecc.

È un fatto altrettanto evidente che se la Regione non decentra i poteri di programmazione economico - sociale di pianificazione territoriale, di gestione dei servizi e di tutte le attitivtà am-

La nostra opinione è quindi che ai tre referendum regionali si debbano votare tre "NO". Ciò in coerenza con la nostra convinzione che il decentramento politico - amministrativo, quello che è stato stabilito dalla Costituzione, è una delle condizioni fondamentali per lo sviluppo della democrazia e per l'efficienza e l'efficacia dell'intervento pubblico in campo economico e sociale. Il decentramento, quando attuato pienamente, funziona nel duplice senso di ampliare al massimo la capacità dello Stato di interpretare e di dirigere i processi economici e sociali ed insieme di elevare al massimo la capacità della società, dei cittadini, di controllare e di indirizzare la vita e l'attività delle istituzioni appunto perché fonda sulla comunità di base il modo di essere e di operare di tutta l'organizzazione statale.

Infatti il decentramento è la distribuzione dei poteri dello Stato a diversi livelli istituzionali in relazione ai compiti che a ciascuno di essi la Costituzione attribuisce. Nel contempo è fondamentale l'organizzazione intercomunale dei Comuni per esercitare insieme i compiti loro propri e per concorrere alla formazione ed alla attuazione delle politiche d'io competono agli altri livelli istituzionali (Provincia, Regione, Stato).

Le iniziative referendarie regionali sono dirette esplicitamente ed esclusivamente a capovolgere questa impostazione e, quindi, a riportare tutti i poteri ad un vertice che, come l'esperienza insegna, spesso non li sa usare o li usa male. Per questo la nostra opinione è che a questi tre referendum si debba rispondere con tre "NO".

milano 19 - pagina 10 maggio 1981 REFERENDUM ~ REFERENDUM ~ REFERENDUM ~ REFERENDUM ~ REFERE

AL GALLARATESE

Due torrì, 1 04 appartamenti e un problema da risolvere

In via Falck da alcuni mesi gli abitanti dei numeri 45 e 47 si sono costituiti in Comitato per constrastare la costruzione di due nuove torri. Ecco tutta la storia

Questa serie di avvenimenti si racconta con una punta di tristezza: da una parte un agguerrito gruppo di inquilini IACP soprattutto dei numeri 45 e 47 di via Falck, dall'altra l'Istituto, l'amministrazione comunale, il consiglio di Zona.

Sul piano regolatore approvato anni orsono dal consiglio comunale e ratificato dal consiglio di Zona 19 è prevista la costruzione di due torri sul terreno, attualmente adibito a campo giochi, tra il muro di cinta del condominio Monte Amiata e il gruppo di negozi di via Falck quello per intenderci dove è presente il supermercato A & O.

Il progetto prevede la costruzione di un complesso per un totale di 104 alloggi con parcheggi sotterranei e strada di accesso per il traffico locale, a quanto pare comunicante con la parte di via Falck dove attualmente il sabato è presente il mercato.

Ma costruire due nuove torri in una zona del quartiere già particolarmente affollata comporta inevitabilmente una ulteriore mancanza di spazio e di verde. È di questo che gli abitanti dei numeri civici circostanti l'area si lamentano. Perchè costruire in questa zona quando solo spostando di poche centinaia di metri il progetto, si può risolvere definitivamente il problema?

Ma la scintilla che ha fatto mobilitare i cittadini di via Falck non è tanto la costruzione dei nuovi alloggi, tutti infatti cono-

scono la cronica mancanza di abitazioni nella città e i problemi che ciò comporta, quanto l'intenzione iniziale dello IACP di far passare il traffico e i mezzi meccanici destinati al cantiere, in mezzo alle case, esattamente fra i numeri 43 e 45 di via Falck.

Ciò voleva dire sconvolgere la vita di quella parte del quartiere e sicuramente rendere pericoloso il transito dei pedoni e il gioco dei bambini del luogo.

Spostare tutta la costruzione sull'area, attualmente recintata e adibita a campo giochi adiacente al tratto di strada dove ha luogo il mercato del sabato, sembrava la soluzione migliore ed è questo ciò che ha proposto il Comitato Inquilini di via Falck 45 e 47. Sarebbe stato risolto ogni problema: dalla strada di comunicazione con il cantiere al sovraffollamento dell'area davanti ai negozi. Ma ciò non è possibile.

Perchè? Per prima cosa perchè lo IACP per costruire questi due nuovi stabili ha ricevuto un finanziamento nell'ambito del Piano Decennale per la Casa. Tale finanziamento aveva come condizione l'inizio dei lavori entro il 31 luglio 1980. Questa data è stata ora prorogata. 11 22 luglio scorso vennero rilasciate dal Comune le regolari concessioni edilizie e il lavoro doveva iniziare subito dopo ma l'ostilità degli abitanti degli stabili circostanti bloccò ogni iniziativa. Spostare ora su un'altra area i nuovi stabili non è possibile a meno che non si voglia

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perdere definitivamente il finanziamento stabilito. Altra strada non è praticabile perchè i tempi burocratici previsti per effettuare una nuova istruttoria, per studiare le caratteristiche dei nuovo terreno, far esaminare dalla Commissione Edilizia il Progetto ed attendere la delibera della Giunta Comunale prevede un tempo calcolato in almeno quattro mesi. Rinunciare al finanziamento e far gravare tutte le spese sul bilancio già deficitario dello IACP è impossibile, tanto più che a questa somma andrebbero aggiunti costi supplementari per i prevedibili aumenti delle materie prime e per la sistemazione dell'area proposta, quella appunto del parco giochi adiacente al mercato. Costi supplementari perchè nel sottosuolo dell'area sono presenti le fondamenta di un complesso scolastico per il quale negli anni scorsi erano iniziati i lavori che in seguito non sono stati portati a termine. Tali fondamenta devono essere inevitabilmente localizzate e rimosse.

A questo punto parlare di spostare le due torri su un'altra area sembra impossibile.

Gli abitanti e i rappresentanti del Comitato Inquilini di via Falck sono stati ricevuti dall'assessore all'Edilizia Popolare Capone dal quale hanno avuto l'assicurazione che ia strada di comunicazione con il cantiere non sarà localizzata più fra i numeri 43 e 45 ma bensì dietro il numero 47 di via Falck passando per il campo giochi dove gli inquilini

volevano venissero spostate le torri.

Sembra proprio che tutto il possibile sia stato fatto ma se ci è permesso, lo ricordiamo con una punta di tristezza, quella che annunciavamo all'inizio dell'articolo, se è vero che attendere ancora vuol dire far perdere allo IACP il finanziamento assegnatogli ed aumentare inevitabilmente il deficit dell'Istituto, cosa certo che nessuno vuole, è anche vero che se i tecnici e gli amministratori, specie quelli dello IACP, che questo problema hanno seguito fin dalle sue prime battute, avessero dimostrato di affrontarlo seriamente, ora forse non ci troveremmo nella condizione di dover sovraffollare un'area che sicuramente sarebbe stato meglio attrezzare a verde ed avere gruppi di inquilini scontenti, inquilini che ricordiamo sono anche elettori. Se fosse stata decisa subito

UN'INIZIATIVA CHE INTERESSA FIGINO

la nuova collocazione degli stabili ora i quattro mesi che si ritengono necessari per tutta la serie di pratiche burocratiche atte alla definizione del nuovo terreno sarebbero trascorsi ed i lavori per la costruzione di 104 alloggi si troverebbero già in avanzata fase di sviluppo. Alloggi che per la situazione a dir poco drammatica di Milano sono sicuramente fondamentali e tutto ciò senza perdere il prezioso finanziamento con l'unico onere della spesa, probabilmente non molto ingente, per l'asportazione delle fondamenta dell'impianto scolastico mai costruito sull'area proposta in alternativa. Ma dimenticavamo forse la cosa più importante: la fiducia che un'amministrazione pubblica corretta e realista avrebbe lasciato a decine di cittadini del Gallaratese.

Torneranno pulite le acque del Lura?

Nove comuni a nord di Milano, e precisamente Cadorago, Guanzate, Lomazzo, Rovello Porro, Rovellasca, Saronno, Caronno Pertusella, Bregnano e Cermenate, hanno costituito tra di loro un consorzio i cui obiettivi interessano anche la nostra zona ed in particolare gli abitanti di Figino.

L'iniziativa consortile si muove con due obiettivi principali. Il primo è quello di canalizzare in un unico collettore, da Guanzate a Caronno Pertusella, le acque "usate" da depurare, di provenienza civile ed industriale, dei comuni consorziati, per convogliarle in un unico impianto di depurazione. Il secondo è quello di costruire un impianto di depurazione delle acque civili ed industriali per restituirle risanate al Torrente Lura, che, scendendo a valle, passa poi appunto per Figino.

duato l'apposita area nel Piano

Regolatore Generale.

Nel frattempo una comissione nominata dal Consorzio starebbe esaminando le offerte di appalto - concorso pervenute a seguito della gara indetta la scorsa estate, per cui, stando a quanto asserisce un membro del direttivo del Consorzio del Lura, tra non molto si dovrebbe sapere quale sarà l'impianto che dovrebbe essere realizzato nell'arco di due - tre anni.

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Ortopedia e traumatologia

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190 posti in camere a due letti. Per differenze di classe e solventi in proprio camere con servizi individuali e secondo letto a disposizione dei parenti.

I due obiettivi sono stati individuati dopo una lunga discussione sull'opportunità o meno di formare più reti di collettori conclusasi con la decisione di realizzare solo impianto, che consente l'adozione di una tecnologia più avanzata per la quantità di acqua da trattare e, nello stesso tempo, un minor costo di gestione dell'impianto per la concentrazione delle apparecchiature, dei controlli e degli addetti in una sola zona.

Medicina generale zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA

La zona prescelta per l'impianto non poteva che essere quella del comune di Caronno Pertusella, posto al termine del territorio interessati al Consorzio, a valle del Torrente Lura, e a tale scopo l'Amministrazione di tale comune avrebbe già indivi-

Si dovrebbe trattare di un'opera di notevole importanza, destinata a trattare circa 120 mila metri cubi di acqua al giorno ed il cui costo dovrebbe aggirarsi sui quindici miliardi di lire e dovrebbe essere in gran parte coperto da finanziamenti della Regione Lombardia e dello Stato.

La Regione, attraverso la

Cassa Depositi e Prestiti, avrebbe già assicurato il finanziamento a completo carico dello Stato, di oltre 4 miliardi di lire, che dovrebbe essere immediatamente utilizzato per finanziare le spese per la costruzione dei primi due lotti del collettore consortile, che dovrebbe interessare i territori dei comuni di Caronno Pertusella e di Saronno, i cui lavori sarebbero già stati aggiudicati in seguito a gara di appalto e dovrebbero iniziare entro breve tempo. Che sia proprio la volta buona che le acque, ora luride, del Lura ritorneranno pulite? Staremo a vedere. Speriamo soltanto che non insorga qualche intralcio burocratico o finanziario a ritardare od ad ostacolare l'inizio e l'esecuzione dei lavori.

pagina 11 - milano 19 maggio 1981

La Cooperativa "Animazione CTL"

Essere giovani in periferia o, per meglio dire, essere giovani al Quartiere Gallaratese.

Cosa significa, oggi, vivere ai bordi di un grande agglomerato quale Milano per un ragazzo la cui età oscilla fra i quindici e i venti o più anni? Quali sono le sue esigenze? E come gli risponde il quartiere?

La coop "Animazione CTL" gestisce, per il Comune di Milano, il servizio di Animazione in 8 CTL di Milano (Zona

1. 4. 9. 13. 16. 17. 20 e zona 19 dove lavorano i sottoscritti)

La coop nasce nel marzo 1979 ed è inizialmente formata dagli studenti del Corso di Animazione organizzato dal Centro Milanese per lo Sport e la Ricreazione (C.M.S.R.).

II C.M.S.R. aveva curato per il Comune la realizzazione del progetto dei CTL e, ricercando un personale adatto al servizio di animazione, si era rivolto a noi studenti del corso.

Il primo problema che si presentava era l'impossibilità da parte dell'Amministrazione Comunale di assumere direttamente personale.

L'unica possibilità era quella di formare una cooperativa e, grazie alla legge 285 per l'occupazione giovanile, stipulare una convenzione con il Comune di Milano, in specifico con l'Assessorato allo Sport e alla Ricreazione.

Nasce cosi la coop. "Animazione CTL", formata da 24 soci, tutti iscritti alle liste speciali di collocamento 285.

omune la realizzazione del progetto dei CTL e, ricercando un personale adatto al servizio di animazione, si era rivolto a noi studenti del corso.

11 primo problema che si presentava era l'impossibilità da parte dell'Amministrazione Comunale di assumere direttamente personale.

L'unica possibilità era quella di formare una cooperativa e, grazie alla legge 285 per l'occupazione giovanile, stipulare una convenzione con il Comune di Milano, in specifico con l'Assessorato allo Sport e alla Ricreazione.

Nasce cosi la coop. "Animazione CTL", formata da 24 soci, tutti iscritti alle liste speciali di collocamento 28 5.

Dopo un super - corso intensivo, nel'aprile '79 inizia il lavoro sui CTL (sul tipo di lavoro da .noi svolto sino ad oggi sarebbe necessario un altro articolo).

Oltre alle difficoltà presentate da un lavoro così nuovo e tutto da impostare senza nessuno schema già collaudato, notevoli sono state anche le difficoltà di tipo burocraticoamministrativo per quanto riguarda la gestione della cooperativa.

Essere in cooperativa significa anche tenere un'amministrazione dei libri contabili, farsi le buste paga, pagare i contributi, ecc. i problemi nonsono stati, e non sono tutt'oggi pochi. Ultimamente le difficoltà sono aumentate. Dal mese di settembre fino a febbraio, il Comune di Milano, senza fornirci alcuna giustificazione credibile se non quella di un ritardo burocratico, non ha saldato le fatture relative ai mesi di settembre, ottobre, novembre, dicembre, gennaio da noi presentate mensilmente. Citiamo l'art. 6 della Convenzione da noi stipulata con il Comune: "Il Comune provvede mensilmente ai pagamento alla Cooperativa dei relativi corrispettivi dovuti. Questo ha creato una situazione molto critica e difatti 6 soci si sono dovuto cercare un'altra occupazione e abbandonare la coop.; di conseguenza la gestione di 2 CTL (zona 16 e 20) è stata abbandonata.

Solo dopo forti pressioni siamo riusciti ad ottenere il saldo delle fatture, ma il problema non è ancora risolto, in quanto l'amministrazione non si è ancora pronunciata sulla nostra richiesta di avere la sicurezza di pagamento mensile, come da comunicazione, ed inoltre non ci ha ancora saldato le fatture relative alle malattie dal luglio 1979.

Essendo giovani iscritti alla legge

285, stiamo oggi aspettando le soluzioni che la Regione Lombardia deciderà di adattare per i 300 giovani, che in Lombardia sono stati assunti a tempo determinato dal Comune in base all legge per l'occupazione giovanile. (285) Sino ad oggi si sa solo che la proposta approvata in Regione, in cui si parla di un concorso e di una seguente assunzione nell'organico comunale, è stata bocciata a Roma.

Sulla nuova proposta, che dovrebbe essere approvata 111 aprile, per ora sappiamo solo che la nuova legge prevede un concorso che, se superato, dà diritto ad entrare, al 50% con i lavoratori precari del Comune, nelle graduatorie a punteggio invista di un'assunzione nell'organico comunale. Se approvata, per noi, i problemi diventerebbero ancora più numerosi, in quanto significherebbe rimanere in coop. per almeno 2 anni, inoltre potremo mantenere, se assunti, il nostro ruolo di Animatori nel CTL. Le attività che vengono svolte, in massima parte al Centro Comunitario che ci offre nel periodo invernale uno spazio più agibile che al CTL, comprendono:

- un laboratorio fotografico a scadenza settimanale nelle ore serali

- uno spazio libero dedicato agli adolescenti (i maggiori frequentatori del Centro) dove vengono svolti giochi, incontri musicali, preparazione di dolci, feste, ecc.

-al CTL, contemporaneamente a queste attività, è stata costruita per i ragazzi una piccola serra dove sono state seminate delle piante medicinali (come proseguimento al nostro programma che era stato iniziato l'estate scorsa).

Questa attività ora sta proseguendo in collaborazione con una delle classi della scuola media "Casati" con una semina di alte piante medicinali: preparazione del terreno, semina, cura, ecc.

Il programma futuro

- Nostro spostamento al CTL dove continueranno le attività all'aperto di gioco, erboristeria (raccolta delle piante medicinali del parco e dintorni, e classificazione con le loro proprietà);

- casa di modellismo tenuta da un signore anziano abitante nella zona, il sig. Viessoli, che sta raccogliendo le adesioni durante la mostra dei suoi lavori che abbiamo allestito in questi giorni e che si concluderà il 13.4;

- attività specifiche, quali artigianato, casa di fotogafia e quelle che non è possibile svolgere al CTL per mancanza di spazio al chiuso, continueranno al centro Comunitario;

- sarà presentata prossimamente al C.M.S.A., che coordina il servizio di animazione dei CTL e C.D.2 19, un programma complessivo che comprende le attività estive nel parco e che si svolgeranno prevalentemente nelle ore serali e nei giorni festivi. Il programma, che ha lo scopo di offire agli abitanti della zona vari spunti per un utilizzo diverso del parco, perchè non sia solo considerato verde ornamentale, comprende concerti di musica, rock, concerti di giovani complessi della zona, spettacoli di animazione teatrale, mimo, cantastorie e burattini.

Ida Barabaro

Edo Rossotti

Daniela Vitali Soci Cooperativa "Animazione CTL"

È certamente impossibile fare un discorso organico e unitario, valido per ogni mentalità giovanile d'oggi. Una mentalità spesso e immancabilmente dipendente dalle condizioni familiari in cui si è cresciuti, dall'educazione ricevuta, sia dai genitori che dalla scuola, e quindi dal bagaglio culturale conseguito. Differenze incancellabili perciò presenti tra i giovani e che li portano, naturalmente, ad avere esigenze diverse fra loro. Vi sono così i soddisfatti e gli insoddisfatti, i presuntuosi e coloro che si accontentano, quelli che si lamentano e quelli che non si pongono il problema o perchè troppo faticoso o perchè non ne sentono il bisogno. Un grande albero con mille ramificazioni aventi un unico tronco ma tese verso mille cieli diversi.

Scoprire un cielo unico che possa accogliere tutti questi rami sarebbe come rievocare l'utopia del Macchiavelli che proponeva uno stato mirante ad un utilitarismo di massa. Molto più realistica, invece, l'intuizione del Guicciardini che, seppur guidato da un grande pessimismo, si rese conto che l'uomo di natura non mira ad altro che non ad un utilitarismo individuale. Intuizione triste, ma vera.

Visto ciò possiamo renderci conto che trovare un'unica risposta ai voleri di noi giovani periferici significherebbe creare un'altra città solo per noi.

C'è il "figlio di papà" che sente la mancanza di un baro di un ristorante di classe. C'è l'intellettuale di media famiglia che esigerebbe alcuni punti di riferimento come clubs o centri sociali.

Il patito del ballo che pretenderebbe la costruzione di una discoteca. Quello che del film dell'oratorio si è ormai stufato e vorrebbe una sala cinematografica con tanto di sedili attaccati al pavimento. Esiste anche chi fa i chilometri per andare a fare culturismo e non disprezzerebbe la possibilità di praticarlo in una palestra a pochi passi da casa. C'è, infine, chi ama pescare e desidererebbe la creazione di un bel lago munito di pesci vicino alla stazione di Bonola o, al limite, §e proprio non c'è niente di meglio, la riapertura dell'Olona.

Il succo è questo: le idee sono tante, forse troppe, ma le possibilità non sono direttamente proporzionali ad esse. Ed anche se ci fossero non credo sarebbe il caso di sfruttarle costruendo una nuova disneyland oppure un paese dei balocchi. Un paese dei balocchi con cui rischieremmo di ricadere nel consumismo o di costruire una barriera dietro cui trincerarsi e nasconderci la realtà.

Tanto più che ho notato questo: esistono certi problemi o

certe esigenze, ma nessuno di noi giovani se li pone più di tanto.

Questo perchè? Lo stesso intellettuale di prima ha risposto che la differenza tra periferia e centro è presente, oggi, solo a livello strutturale mentre c'è stata, invece, una massificazione culturale che ha fatto in modo che sia ai bordi che al centro della nostra metropoli vi siano ormai le stesse problematiche. Qualcuno, molto più terra terra, ha detto che ormai l'idea della zona di periferia vista, fino a pochi anni fa, come una distesa di campi di grano o barbabietole fra i quali emergeva, qua è là, qualche lurida baracca abitata da poveri emigrati, è stata finalmente sfatata. Adesso abbiamo perfino il metrò che in pochi minuti ci porta dove vogliamo, scioperi permettendo.

Con grande stupore si riesce a trovare ancora qualche naturalista affascinato dagli spazi verdi che solo in periferia possiamo ancora trovare.

Inoltre c'è il ragazzo che si accontenta ancora dell'oratorio e che dal problema non viene minimamente sfiorato come non ne viene sfiorato il giovane che passa la giornata a studiare oppure attaccato a "mamma TV".

Una cosa è certa: il Gallaratese può soddisfare una esigua parte delle esigenze giovanili, ma ai giovani, a quanto sembra non importa più di tanto.

A questo punto le spiegazioni possono essere due: o il mito del quartiere di periferia si sta dileguando in conseguenza di un allargamento tale della city per cui ormai Milano e San Vittore Oiona sono considerate una sola cosa; oppure i giovani vengono anche loro presi den-

tro da quel processo di apatizzazione e di crescente menefreghismo proprio dei giorni nostri per cui o non si pongono il problema o lo aggirano salendo sul famoso metrò e gettandosi a capo fitto nella "vera civiltà".

Andando poi a vedere qualcosina, in effetti, è stato fatto: non è stato costruito solamente il metrò (il quale probabilmente deve esere considerato come l'unità di misura del grado di vcivilizzazione di una certa comunità di persone al punto che chi ne è privo passa per un "tagliato fuori") ma anche un centro scolastico, l'Omnicomprensivo, che è fra i più moderni d'Italia e nel quale molti giovani del quartiere hanno trovato posto.

Ovviamente, per evitare una ecessiva esaltazione da parte nostra, qualche ben pensante ha subito provveduto, per mezzo di una giornale di grandissima tiratura, a catalogare gli studenti che lo frequentano come drogati, neo - fascisti, ladri e via dicendo.

Evidentemente le scuole del centro sono più "chic"!

Concludendo: discoteche, cinema, palestre .... Cose sanissime e moralissime. Insufficienti, tuttavia a nascondere quel futuro pieno di preoccupazioni e di problemi ben più grossi che ci aspetta. Preoccupazioni che un giovane non supera né ballando né vedendo film, ma credendo e lavorando seriamente fin da ora per qualcosa che ne valga veramente la pena. Per lui e per gli altri.

Francesco Vighi

Nella roto: un'acquaforte di Luisella Deiana Patetta intitolata "Isolamento"

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periferia
in

Avremo una scuola di modellismo?

Disposto ad organizzarla un abile modellista di cui sono state esposte interessanti opere al Centro Comunitario di Trenno sotto il patrocinio della Coop. Animazione

Centro Tempo Libero

Riguardo al mare noi milanesi siamo proverbiali, e facciamo un po' di confusione (si dice proprio: mi sembri un milanese in mare ..) così ci capita di meravigliarci davanti a cose che in altro loco sono comuni e assimilate. Ecco, davanti ai modelli di àncore eseguite in scala ridotta da Luigi Viezzoli, ci siamo sentiti incompetenti e curiosi, ma per fortuna c'era l'esecutore a fornirci tutte le spiegazioni del caso.

Rodgers, Wasteney - Smith's, con ceppo di legno, Martin Hall, Ammiragliato, Marre! - Risbel, Trotman, sono i nomi di alcune àncore esposte, per tutti i mari e per tutte le barche più un'àncora quasi a grandezza naturale per imbarcazioni comuni: ma questo non è che un piccolo campionario delle tantissime esecuzioni che Luigi Viezzoli propone alla visione del pubblico dal sei al tredici aprile presso il Centro Comunitario di Trenno, in una mostra interamente dedicata al modellismo, organizzata dal Comitato di Gestione e dalla Coop. Animazione C. Tempo Libero, sotto il patrocinio del Consiglio di Zona 19, su invito della S. a Garavel li.

L'autore dei ventisette modelli presenti, alcuni molto grandi, tutti molto accurati nei minimi particolari, è un Istriano di Pirano, dove è nato il 24.1.1904, che ha lasciato la sua bella terra per le note vicende politiche nel 1945. Dopo un breve soggiorno a Trieste, si è trasferito definitivamente a Milano, ed ora abita in Via Sironi 3.

II Sig. Viezzoli è disposto a tenere un corso di modellismo per tutte le persone interessate, e durante la mostra si accettano adesioni; dopo i primi giorni ve ne sono già state parecchie.

Egli ha già insegnato in una scuola serale e in una di avviamento al lavoro, ed è pronto a ri-

su sette le notti insonni

Due mondi diversi, quello di chi lavora di giorno e quello di chi "folleggia" di notte, costretti a convivere insieme

cominciare, poichè (sono parole sue) ha sempre perseguito in questa opera lo scopo di avvicinare ed appassionare i giovani per incanalarli in una scelta positiva e di gandi soddisfazioni.

Il Sig. Viezzoli nel costruire i suoi modelli non usa mai schemi prefabbricati, ma acquista solo materia prima, e vi lavora su disegni in scala. Particolare non indifferente, tutti gli oggetti esposti sono corredati di casse che dopo il trasporto formano automaticamente il supporto per l'esposizione.

Appassionato al lavoro di tutti i generi, e infatti non vi sono solo modelli militari ma anche di monumenti, architetture e macchine di vario impiego, egli è solerte tanto da alzarsi ogni mattina fra le tre e le quattro, e dopo aver studiato e progettato i lavori della giornata si ferma nel laboratorio sotto casa per le normali ore lavorative.

Pur nato sul mare, a suo tempo aveva scelto di fare il servizio militare nell'areonautica, influenzato dalla presenza in Pirano alla Casa Verde della Scuola Cosulich e dei suoi fondatori, scuola poi assorbita dallo stato.

A Milano, il nostro Modellista ha lavorato per diciotto anni alla Ferrania, in Via Contardo Ferrini - P.a Libia) ed il modellino di quello stabilimento non poteva mancare nella rassegna.

Tra i monumenti troneggiano al centro della sala le due piazze, di San Pietro in Roma e del duomo a Milano, con Madonnina illuminata, lampioni accesi ed interno trasparente di vetrate.

La Fontana di Trevi ha la sua cascata d'acqua e le sue luci, come pure il Faro della Vittoria del porto di Trieste, funzionante e ruotante.

Anche la locomotiva modello italiano del 1931 era funzionante, fino al prestito ad una mostra in una località che omettiamo, in cui i tecnici vi hanno messo mano... Vi è una bicicletta da turismo del 1933 con manubrio curvo e, opera tra le più simpatiche, una Cantina vinicola del Veneto, con torchio girevole, pòdena, damigiana, botte sotto spinta e brenta, bottiglie etichettate, lume a petrolio acceso, tavolo con boccaletta e bicchieri, sedie e perfino un gatto a vibrisse sporgenti. Molti lo sfoggerebbero, in casa, un soprammobile così. Gli allievi del Sig. Viezzoli avranno di che sbizzarrirsi, e se poi preferiranno i modelli navali, non avranno che l'imbarazzo della scelta. In mostra vi erano: il Kon Tiki, visto a La Spezia e subito riprodotto, questo in pochi giorni di lavoro. A paragone si pensi che la Piazza del Duomo di Milano gli è costata tre anni, e le navi grandi anche un anno o due, come è il caso della Leonardo Da Vinci, della Sovietskaia, della Nave Scuola Svedese, della Goletta da carico con attrezzatura velica completa.

Di dimensioni un po' più piccole sono in mostra la Caio Duilio, demolita circa vent'anni fa; un Clipper americano (veliero sette alberi per il trasporto delle spezie, in concorrenza con le navi a vapore); un Cutter da diporto per marinai esperti; una Caracca del XV sec. derivazione delle caravelle colombiane; un Brigantino - Goletta ex Antonio Landi veliero di piccolo cabotaggio comune nel Mediterraneo.

Tra i più graziosi, vediamo il Laura V. un tre alberi completo di tutti gli ormeggi, velaggio e manovre. A ricordo di Luigi Rizzo e di D'Annunzio vi è un piccolo motoscafo silurante MAS; per itinerari mediterranei vediamo uno Yach da piccola crociera a velatura Marconi; con tutti i suoi colori rossi e gialli sulle tipiche vele trapezoidali il Bragozzo chioggioto parla di pesca e di fatiche di tanta gente rivierasca.

Perchè niente rimanga oscuro, a parte, vi è una cassetta dimostrativa di attrezzatura nautica e peschereccia completa.

La rassegna dunque è stata completa, esauriente e... invogliante. Se le adesioni vi saranno, al termine del corso avremo ancora tante belle realizzazioni da vedere.

Continuano le notti insonni per gli abitanti di Via Ricciarelli. A tre mesi dall'apertura del club - discoteca "LE CINEMA" non resta che constatare quanto fossero fondati i timori e le previsioni dei guasti che l'inserimento artificiale di questo "corpo estraneo" avrebbe determinato nel quartiere. E infatti, puntualmente, per cinque notti alla settimana, gli abitanti di via Ricciarelli e dintorni sono costretti a subire violazioni continue del loro diritto al riposo ed alla tranquillità, fino a tarda notte: ingorghi di macchinem schiamazzi, auto parcheggiate in doppia e tripla fila o abbandonate sui passi carrai, un traffico rumoroso e incessante che ta mezzanotte e le due tocca punte record, che non si vedono neppure lontanamente di giorno. Si puà dire che in queste ore la zona cambia letteralmente faccia (e utenza) venendo invasa da un pubblico sconosciuto al quartiere, smanioso di divertirsi ed apparentemente incapace di concepire che di notte ci possa essere qualcun altro che vuole e deve riposare. Grazie alla discoteca, il quartiere sta vivendo la traumatica esperienza di una doppia vita: quella di chi lavora, di giorno, e quella di chi "folleggia", di notte. Due mondi che non sembrano avere alcun punto di contatto in comune, e che anzi rivelano interessi diametralmente opposti.

A causa di ciò, la situazione diventa sempre più tesa e la tensione rischia di degenerare in episodi di provocazione anche esplicita verso gli abitanti del quartiere, come alcuni incidenti già accaduti testimoniano.

Due anni di lotta contro la discoteca

È proprio per evitare ciò che vediamo accadere oggi che i cittadini del quartiere si sono mobilitati, ormai da due anni, con iniziative, raccolte di firme, petizioni, interrogazioni e dibattiti presso il Consiglio di Zona, e il Consiglio Comunale. Tutto ciò è servito a ritardare, ma non a impedire l'apertura della discoteca.

Se ieri lottavamo per un utilizzo dell'ex cinema Alpi al servizio e non contro le reali esigenze del quartiere, oggi lottiamo innanzitutto per la chiusura della discoteca, per limitarne i danni, fin che siamo in tempo.

San Siro: un quartiere ancora povero di strutture sociali

Questa discoteca, così estranea ai bisogno del quartiere, oltre che un danno è anche un beffa rispetto alla reale esigenza di centri di aggregazione e di ritrovo, oggi completamente insufficienti in San Siro. La richiesta di CHIUSURA DELLA DISCOTECA non è quindi legata solo alla volontà di porre fine a una situazione nociva per il quartiere, ma è legata anche alla volontà di ribaltare una certa logica culturale che accentra provvedimenti ed iniziative nel Centro Storico di Milano e lascia invece deserti i quartieri periferici. La mancanza di veri spazi culturali, associativi e ricreativi, in San Siro, appare in stridente contrasto con i tentativi che, altrove, soprattutto in Centro, si stanno facendo per rendere più umana e vivibile la città.

Il Comitato contro la discoteca

Di fronte al progressivo peggiorare della situazione, i cittadini del quartiere si sono costituiti in un Comitato. Il Comitato intende promuovere azioni legali e pressioni presso le autorità competenti (Comune, Prefettura, P.S.) perchè adottino i provvedimenti d'urgenza per larisoluzione del caso, fino alla revoca della licenza ed alla chiusura della discoteca. Il Comitato si propone di realizzare su questo tema l'informazione più ampia possibile nel quartiere, e invita sin d'ora la popolazione a partecipare alle iniziative di mobilitazione popolare di fronte alla discoteca (sit-in, volantinaggi, dibattiti) che verranno via via effettuate.

Partecipate, collaborate, entrate nel Comitato!

Il nostro invito è per un lavoro di gruppo per far valere le reali esigenze del nostro quartiere, e perciò contro questo club - discoteca lontano mille miglia dalle aspettative, dai bisogni, dai ritmi di vita e dai modi di divertimento del quartiere. li Comitato contro la discoteca

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Un artista al mese

Protagonista

è la luce

nei quadri di Romualdo Caldarini, via Domenichino 2, Milano

Lo scaffale di Milano 19

"Il mio sangue per la libertà di EI Salvador9 9

Oscar Romero. Le omelie dell'Arcivescovo di San Salvador ucciso nella Cattedrale. Eurostudio 1980

Oscar Romero era nato a Ciudad Barrios nel 1917, aveva studiato teologia presso l'Università Gregoriana di Roma, dove nel 1942 era stato ordinato sacerdote. Nel 1943 aveva iniziato l'attività pastorale, prima come parroco poi come direttore del seminario interdiocesano di San Salvador. Nominato vescovo nel 1967, nel 1970 diveniva "ausiliario" dell'Arcivescovo di San Salvador ed il 22 febbraio del 1977 assumeva il possesso dell'Archidiocesi.

Il 23 novembre 1978 il parlamento inglese lo proponeva candidato al Premio Nobel per la Pace 1979. Nell'omelia della Domenica degli ulivi del 1980, in Cattedrale, monsignor Romero aveva scongiurato i soldati a rifiutarsi di uccidere i campesinos inermi.

Il giorno seguente, alle ore 18,30 cadeva assassinato. La voce pubblica accusava il fondatore di Orden, l'organizzazione dello squadrismo

agrario. Queste pagine non sono una lettura qualsiasi, ma un documento agghiacciante e inoppugnabile su alcuni fatti storici che nessuno ha il diritto di considerare lontani ed estranei.

Precedute da due introduzioni (di Michele Achilli e Mauro Fabiano) e seguite da un allegato con progetto di Piattaforma Programmatica di governo democratico, le omelie pronunciate da Mons. Romero dal 1977 al marzo 1980 alla vigilia della sua uccisione, si presentano alla nostra conoscenza e coscienza con forza dirompente. Al termine della lettura, alla quale sollecitiamo ogni persona sensibile ai problemi del proprio tempo, le nostre considerazioni sono molte.

Soltanto con un grande amore per la vita, con una grande gioia di vivere, si possono dipingere quadri come quelli che Romualdo Caldarini propone alla nostra visione.

In essi c'è tutto: forza e delicatezza, ricerca e risultato, corposità e pensiero, materia e spirito, e tanto tanto colore.

Caldarini i colori li usa tutti, nessuno escluso. Accostando spessi strati di colore scelto con estrema raffinatezza, sulle sue tele si compongono paesaggi di una personalissima interpretazione. Niente è come si vede, o come siamo abituati a vedere, ma anzi ogni cosa diventa una invenzione nuova.

Solchi di pigmento dal tono graduato e luminoso si affievoliscono in ideali lontananze per ribaltarsi talvolta in cieli tormentati e movimentatissimi. Ampie distese si compongono così in uno spazio illusorio che ci chiama alla vastità di sognati orizzonti. Tutto è detto con il colore: i campi, i filari di alberi, gli agglomerati lontani, i profili dei monti. Ogni cosa è legata all'altra, solo in certe composizioni il cielo sta al di sopra del tessuto narrativo come una lastra d'oro intoccabile, come una grazia divina che scende a permeare e a impreziosire quanto trova sul suo percorso. Così sono certi paesaggi pugliesi dove i trulli ricamano con i loro coni puntuti una distesa collinare che sembra un arazzo di luce.

Spesso è la luce la protagonista nei dipinti di Romualdo Caldarini. Un costone di roccia a picco sul mare, con alle spalle altra roccia variegata, sembra una enorme pepita, che brilla di luce propria.

Nelle vedute di montagna, pareti elaborate o addirittura tribolate di pietra rossastra si contrappongono, ottenendo maggior risalto, a valloni d'ombra blu, spezzettati da macchie vegetali senza forma riconoscibile ma vibrasnti di crespature, grumosità e sciabolate di luce. La materia canta, nella pittura di Caldarini, che passa a studiare anche forme semplici, quali mazzi di fiori o frutti comuni.

Candide calle appoggiano il loro biancore a un'ombra violalillacea. Insieme alla massa di foglie scure e all'umile brocca ramata fanno un composto cromatico di rara eleganza, così come elegantissime sono le nostrane -angurie" tonde o tagliate a mezzo, punteggiate dal nero dei semi, oppure semplici fettine a spicchio, lunette rosse polpose adagiate come in gondola alla verde robustezza della scorza. Questa, delineata e colta nel suo tono preciso di colore, è resa con un'unica pennellata sicura.

Caldarini produce con slancio, ma poi presenta il suo lavoro con parsimonia, ad intervalli di anni.

Dall'esposizione del 1976 al Palazzo del Turismo di Milano, dove ha riscosso un successo meritatissimo, il nostro artista è passato alla grande rassegna dell'Ottobre 1979 presso la Galleria d'Arte Cortina, in Piazza Cavour 1, a Milano, altrettanto lusinghiera. Ora ci aspettiamo, e vi contiamo, una nuova esposizione intorno al 1982, sperando di essere buoni profeti.

Se la stessa carica emozionale che ci ha coinvolti nelle rassegne precedenti saprà scaturire anche dai nuovi lavori, ci aspetta un appuntamento artistico di notevole importanza.

QUARTIERE S. LEONARDO

L'inverno è passato

... e I vortici sono ancora aperti

I problemi di un quartiere inquinato dal fumo di una fonderia e minacciato dai topi

Parliamo del Quartiere S. Leonardo, dei suoi problemi non risolti, delle mancate risposte degli amministratori alle richieste fatte dai cittadini anche attraverso lettere e articoli pubblicati su Milano 19. Questo non può essere più considerato un quartiere di periferia: con pochi minuti di viaggio in metropolitana si arriva in centro.

Eppure va sempre più degradandosi a causa della mancanza di interventi sollecitati più volte dai suoi abitanti. Tute le denunzie fatte sono restate lettera morta. Si sono stanziati milioni e milioni, ma nel quartiere non si vede niente. Si è parlato della chiusura dei portici, tanto per cominciare, era stato anche detto che sarebbe stata fatta prima dello scorso inverno. L'inverno è passato ... e i portici sono ancora aperti.

Vi è poi la questione della pulizia, che nel quartiere viene fatta in modo che lascia molto a desiderare, anche se una parte della responsabilità è indubbiamente di quei cittadini che non hanno ben chiaro il concetto di come ci si deve comportare in una società civile, dove la libertà del singolo deve trovare il suo giusto limite là dove và a ledere i diritti altrui ed a danneggiare i beni di tutti.

Irrisolto è ancora il problema della fonderia di via Capo Rizzuto, che continua a scaricare i suoi fumi inquinanti sul quartiere senza che si sia ancora riusciti ad imporle l'adozione di filtri idonei. Quando si telefona all'Ufficio Igiene perchè vengano fuori a verificare tutti fanno a scarica barile e nessuno viene.

Come se tutto questo non bastasse si aggiunge anche un altro problema. Si scopre che ai margini dei marciapiedi di via Appennini, vicino agli orti, si sono formate delle discariche a cielo aperto, dove si scarica di tutto, da sacchi interni di rifiuti solidi a rottami d materiali edili, con grande soddisfazione soltanto per i grossi topi che fra tanta sporcizia trovano il loro habitat naturale e che trovano sicuro rifugio in un dosso rimasto scoperto in seguito alla riparazione della via Gallarate, all'altezza del vecchio dazio.

Contro tutto questo non si fa niente. Perciò ritengo sia ora di dire chiaro agli amministratori che non si può continuare ad andare avanti buttando fumo negli occhi. O si fanno le cose in modo concreto, o non ci si deve lamentare se i cittadini protestano.

Antonio Nativo

Primo. Il clima in cui è venuto a maturare il delitto (e tutti i delitti nel Salvador contro religiosi e laici, precedenti o seguenti l'assassinio di Mons. Romero) ha le comuni caratteristiche delle situazioni sociali e politiche che vengono a formarsi dove il potere egemonico del governo e la disuguaglianza economica tra le componenti della popolazione sono tali da essere insostenibili.

Secondo. Le armi, provenienti da blocchi ugualmente colpevoli, sono iniqui strumenti di repressione. ribellione, sterminio, e con esse è impossibile instaurare tra le parti in conflitto l'indispensabile dialogo di pacificazione che si fondi sul rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo.

Vietnam, Cecoslovacchia ieri, Afganistan EI Salvador oggi: la storia ci insegna che non si può calpestare impunemente a lungo la dignità personale e la coscienza collettiva di una nazione. Essa cercherà sempre e in ogni modo di sopravvivere e di affermarsi. O qualcuno crede di poter imporre il proprio predominio con il genocidio totale?

Terzo. Nel Salvador la Chiesa Cattolica sta testimoniando eroicamente la sua scelta di fedeltà al Vangelo e quindi al popolo attraverso il sacrificio di vite umane, sacrificio che culmina proprio con l'uccisione di una personalità di prestigio morale e spirituale quale Mons. Romero, che è però riuscito a lasciarci parole incancellabili. Sono state parole di perdono e di pietà quelle che hanno accompagnato le esequie delle prime vittime, parole che cercavano, suggerivano, supplicavano l'amore e la pace fra la gente. Ma i colpevoli, esecutori e mandanti, hanno proseguito nella stessa

efferata strategia di violenza, e questa ha chiamato altra violenza, con la sua terribile e ineluttabile logica, e le sue nefaste conseguenze. All'Università di Lovanio il 2 febbraio '80, prima che gli venisse confermato il dottorato "Honoris Causa", Mons. Romero ha pronunciato una lucida e coraggiosa conferenza su "La dimensione politica della fede", riportata per intero nelle pagg. 109 - 120 di questo volume, in cui "forse per la prima volta il tema secolare del rapporto fede - politica viene esaminato alla luce del'opzione preferenziale per i poveri". Poveri, di EI Salvador e di tutto il mondo, che devono venir riscattati all'eguaglianza attraverso la giustizia: "Siete responsabili dell'ingiustizia anche voi che non agite in favore della giustizia coi mezzi di cui disponete, e rimanete passivi per timore dei sacrifici e dei rischi personali che implica qualsiasi azione audace e veramente efficace" Parole di Mons. Romero, pag. 75, rivolte a tutta la popolazione, che deve riuscire ad esprimere uomini nuovi,che lavorino per la pace, che non può essere senza giustizia e libertà.

La voce di Mons. Romero è stata interrotta proprio sulle parole NON UCCIDERE? fissandole in eterno. Quarto. A noi spettatori intimamente solidali che ci poniamo la domanda angosciata "che fare?" resta dapprima la possibilità di far giungere attraverso gli organismi internazionali l'aiuto economico direttamente al popolo sofferente, ai bambini, ai vecchi, agli ammalati. La Comunità Economica e la Croce Rossa Internazionale si stanno muovendo in questa direzione.

Poi, al di fuori di qualsiasi manovra politica di parte deve giungere il nostro appoggio incondizionato a chi opera nel Salvador per una soluzione concordata e civile fra i contendenti. Le uccisioni devono finire. Il popolo deve scegliere a maggioranza il suo governo, tocca soltanto a lui. Con quali metodi arrivare?

Da lontano, molto lontano, scavalcando le manovre internazionali, gli interessi particolari, gli estremismi ideologici, i governanti ciechi o pusillanimi, gli egoismi comunque mascherati, ci arriva la parola di Cristo, cui Mons. Romero ha prestato la voce, a proporci l'unica la sola rivoluzione capace di risultati definitivi: l'amore reciproco. Ma in duemila anni l'uomo non è ancora pronto. Che vergogna.

La poetessa Anna Mele Ludovico presenta il suo volume di liriche "INVOCAZIONE" alla Sala d'Arte Sever in via Moscova 51, Milano, il giorno 9 maggio '81 alle ore 21.

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CONTRO LE SPECULAZIONI

La Coop bloccai prezzi dei generi alimentari

I recenti provvedimenti governativi, insieme alla crisi economica del paese, hanno creato pesanti tensioni inflazionistiche (aumento dei prezzi agricoli, della benzina, ecc.) aprendo contemporaneamente la strada a pericolosi ed ingiustificati aumenti dei prezzi dei generi alimentari.

Le cooperative di consumo aderenti alla Lega delle Cooperative, di fronte alla prospettata e poi attuata minaccia di un aumento generalizzato dei prezzi dei generi alimentari, hanno ritenuto loro compito da un lato condurre un'opera di informazione verso i consumatori che denunciasse le gravi speculazioni commesse contro di loro e dall'altro agire concretamente per tutelare i consumatori dall'attacco al loro potere d'acquisto.

Ecco perché la Coop ha deciso, con coerente e coraggiosa scelta di bloccare fino al 30 giugno i prezzi dei prodotti fondamentali, dei quali si ritiene ingiustificato ogni aumento.

Si tratta di circa 500 prodotti; essi rappresentano il 20% degli articoli in vendita nei supermercati Coop e costituiscono il

20% del loro giro d'affari complessivo. A ragione si può quindi affermare che con questo blocco dei prezzi il 20% della spesa per l'alimentazione che una famiglia deve sostenere è completamente protetto dall'inflazione fino al 30 giugno.

Inoltre la Coop, tenendo fede alla sua linea di difesa e di tutela del consumatore, sì è rivolta al Governo perché faccia sentire la sua voce in questo delicato momento. In particolare al Ministero delle Partecipazioni Statali è stato chiesto un incontro perché venga da esso attivata una politica tariffaria che raffreddi la tensione inflazionistica e perché intervenga presso quelle aziende, alcune delle quali a partecipazione statale, che hanno alzato i prezzi affinché si muovano invece per il loro contenimento.

La Coop per parte sua si è impegnata a privilegiare rapporti commerciali con aziende che si siano dimostrate sensibili a questi discorsi e che si siano mosse per un equo contenimento dei prezzi.

Unicoop Lombardia

Settore Soci e Consumatori

delle famiglie di prodotti i cui prezzi restano fermi fino al 30/6/1981

Pasta di semola

Vini da pasto

Caffè

Oli di semi Verdure conservate (piselli, fagioli, fagiolini ecc.)

Pomodori pelati e derivati di pomodoro

Sott'oli e sott'aceti

Depositare i risparmi all'Unicoop Lombardia

L'Unicoop Lombardia è una cooperativa di consumo in costante sviluppo. 28 punti di vendita sul territorio regionale testimoniano una solidità ed un'esperienza in continuo sviluppo.

La cooperazione vive del contributo attivo dei suoi soci; portando i risparmi in cooperativa i soci garantiscono meglio i loro risparmi e contribuiscono meglio i loro risparmi e contribuiscono allo sviluppo di un'organizzazione del consumo diversa, che si batte per la difesa del potere d'acquisto dei salari e la tutela dei diritti del consumatore.

Per il 1981 I'Unicoop Lombardia ha innalzato il

tasso di interesse su tutti i depositi, anche i più modesti, al 10,50% netto garantendo una più efficace difesa del risparmio.

Con una base di 24.000 soci l'Unicoop per svilupparsi e svolgere più incisivamente il ruolo che compete alla cooperazione ha bisogno dell'adesione convinta di sempre più soci prestatori. Per questo depositare i risparmi in cooperativa vuol dire essere protetti e proteggere una funzione di sviluppo sociale, invece di favorire la speculazione.

Diventare socio è semplice: basta rivolgersi ad uno dei negozi Coop o alla sezione soci locale.

Marmellate e confetture

Frutta sciroppata e succhi di frutta

Carne in scatola

Pesce in scatola (tonno, sardine, alici ecc.)

Carni suine fresche

Mortadelle

Salami crudi stagionati

Mercato Comunale - Via Chiarelli 10

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maggio 1981 pagina 15 - milano 19
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ne deriva la necessità che i Consigli di Zona rivedano e ridimensionino i loro bilanci (che, come abbiamo già ricordato, la nostra zona ha già approvato nel febbraio scorso con un programma di spese che và fino a tutto il 198 3) cercando di realizzare quanto più possibile con le poche disponibilità che avranno, vagliando con attenzione le priorità e i preventivi di spesa e tagliando interventi già previsti.

C'è poi anche il rischio, è stato fatto rilevare, che anche il bilancio del 1980, approvato lo scorso anno, possa essere azzerato, per cui non potrebbero venire realizzate opere già preventivate, progettate e, a volte, già finanziate. Una tale eventualità potrebbe essere un duro colpo per il decentramento politico - amministrativo comunale e non vorremmo che, dietro le motivazioni ufficiali, il taglio governativo alle finanze locali nasconda una volontà occulta: quella di mortificare il decentramento amministrativo dello stato (dalle regioni, alle provincie, ai comuni, alle circoscrizioni) svuotandolo di contenuti e limitandone le possibilità di intervento.

G.P.P.

Chiudere

'ufficio di presidenza del Consiglio di Zona 19, un incontro, che é servito a dirimere alcune incomprensioni che erano sorte ed a ribadire l'impegno dell'organismo di decentramento politico-amministrativo, o almeno dei gruppi politici che formano la maggioranza PCI, PSI, PRI, e PSDI), oltre che del consigliere di DP, di risolvere il problema, che non è quello di poter disporre dei locali della discoteca per qualche lunedì, ma di chiuderla.

Sarà una battaglia lunga e dura, è stato detto, che comunque và combattuta con tenacia, mantenendosi rigorosamente entro i limiti del confronto democratico e civile, e condotta in modo articolato ed unitario, perché soltanto con l'unione di tutti i cittadini e delle forze politiche democrati che e popolari che operano nella zona sarà possibile conseguire un risultato positivo.

Le ricette di Anna PASTA CON LE ZUCCHINE ALLA SICILIANA

Ingredienti per 4 persone:

500 grammi di pasta corta

100 grammi di olio di oliva

500 grammi di zucchine

100 grammi di ricotta dura siciliana o sarda sale quanto basta

Pulire le zucchine e friggerle a fettine senza farle bruciare in 100 grammi di olio.

Lessare la pasta e condirla con le zucchine e il loro olio. Grattugiare il formaggio e condire insieme il tutto. Aggiungere sale fino a piacere e un po' di pepe. Buon Appetito.

IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO HA1GDICHIARA CHE IL RICORSO ALLA GUERRA ATOMICA PER CONTRASTARE L' URSS PRoBABiLE..

ATrENTI AL CUORE NAIG FA MALE i

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