Microfono27

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Un caldo saluto al congresso Nazionale del Sindacato FIOM che ha luogo in questi giorni a Genova. da perle dei lavoratori della Fabbrica.

1 Febbraio 1956- N. 1-2 III. anno Quindicinale degli Impiegati e degli Operai della Geloso

COTTIMO E NON PREMIO DI PRODUZIONE

Vuoi che il tuo GIORNALE di fabbrica diventa piú bello e interessante? Collabora scrivendo per esso.

Redazione • Amministrazione

VIALE BRENTA, 29 L.10

lA 11(a SUILL 01. STVAMINADILper i nostri

I. LA [WL SUI (0110(AMLNTO

PERCHE' COSTA MENO II PENSIONATI

COME SI RIVELANO I TEMPI IN QUALCHE REPARTO DELLA

'GELOSO„

Da un po' di tempo in qua un grosso e grave problema è nato nella nostra fabbrica, prendendo forme e gravità tali da spingere la C.I. di fabbrica a prendere seria posizione. Come tutti avranno capito, si tratta del premio di produzione per essere più esatti, del suo sistema di applicazione. Definire strano il congegno che determina il nostro premio di 'produzione è ancora dire niente e pur non volendo soffermarsi su un particolare storico molto indicativo e cioè le forme di incentivo a premio erano proibite ai tempi delle corporazioni, sta di fatto che precise norme legislative e contrattuali definiscono: (Art. 2100 Codice Civile) Il prestatore di lavoro deve essere retribuito secondo il sistema del cottimo quando, in conseguenza all'orga- ' nizzazione del lavoro, è vincolato all'osservanza di un determinato ritmo produttivo, o quando la valutazione della sua prestazione è fatta in base al risultato delle Misurazioni dei tempi di lavorazione. Seppur con altre parole, lo stesso dice l'Art. 16 del Contratto di Lavoro. La chiarezza del contenuto di tali norme non si presta ad equivoci di sorta e se equivoci ci sono questi sono frutto di patenta abusi. Da molti anni (dal 1947 per l'esatezza) alla Geloso si applica l'incentivo a premio di produzione che tutti conosciamo, premio che se è tale nei suoi risultati economici, non è certo tale nel sistema che lo determina. La procedura è quella classica del cottimo. Viene il tempista, rileva i tempi, di ogni singola fase di lavorazione, sì fanno calcoli, si fanno prezzi; si determinano ritmi di lavorazioni e quantità di produzione chi fa tutto ciò è la Direzione; a l'operaia o alle operaie che debbono poi tradurre in pratica il risultato di tutti questi calcoli, non è dato nemmeno fiatare. Ma l'aspetto più illegale e vergognoso di tutta la questione, che è poi la ragione fondamentale che ha fatto sollevare il problema, è quello dei metodi che a volte (e queste volte si stanno intensificando) vengono adottati da taluni capi reparto nella fase del rilievo dei tempi.

Quando tempi e ritmi di lavorazione non raggiungono entità da loro graditi, si usa il sistema di fare rilevare il tempo ad operaie notoriamente più brave ma che poi vengono adibite per tutt'altri lavori. A volte è il capo reparto che si presta al rlievo eseguendo egli stesso il lavoro ed a parte il fatto che certi risultati hanno portato alla dimostrazione che si può essere sempre bravi di bocca ma non sempre di mani, resta la realtà, che il lavoro eseguito in piena efficienza fisica, per poche unità di tempo e con il preciso intendimento di dare prova di avere

LAVORO CHE VA FUORI?

Nello scorso numero, il nostro ggiornale accennava in misura abbastanza ampia alle disposizioni di legge che limitano e disciplinano le ore straordinarie nelle aziende industriali.

ragione, non puo certamente costituire elemento da prendere in seria considerazione.

Altro metodo che viene adoperato per falsare i risultati dei tempi ( che vengono presi, si ama dire, per determinare i prezzi di costo), è quello di fare il rilievo al mattino, quando cioè la lavoratrice, fisicamente è riposata. Pur volendo chiudere gli occhi sulla questione di principio (premio o cottimo?), non si può assolutamente concedere di lasciare che questi sistemi prendano piede e si elevino a sistema. Noi voli posRiarr ,2 accontentarci di certe considerazoni fatte di talune vittime dei sistemi su indicati che vorebbero vedere anche per un solo giorno le mogli dei fautori di tali bravure, al loro posto di lavoro e subire quanto esse stesse subiscono. Noi pensiamo invece che è assolutamente necessario normalizzare i diversi aspetti della questione, dando possibilità ad ogni lavoratrice di impugnare, se lo ritiene opportuno, il risultato del rilievo dei tempi, e quando è necessario far intervenire la mediazione della C.I. Ai capi reparto che pensano di fare bella figura adottando, nell'esercizio delle loro funzioni, sistemi poco puliti, ci resta facile pronosticare che così facendo la loro carriera e le loro capacità professionali non andranno al di là di quelle di una buona guardia di pubblica sicurezza. Un capo reparto che ci sa fare, un tecnico che è veramente tale, deve saperlo dimostrare creando con la sua intelligenza e la sua capacità le condizioni di un migliore rendimento del reparto, attraverso accorgimenti ed iniziative che nulla hanno in comune con certi espedienti. Alla Direzione, che noi non possiamo esimere dalle responsabilità di quanto avviene nel reparto, ricordiamo che movente fondamentale aella nostra ferma volontà di portare nella legalità questo istituto normativo del contratto di lavoro, è, oltre quello ovvio di difendere gli interessi dei lavoratori, di ristabilire in taluni reparti, quella normalità di rapporti e quella serenità di spirito che a causa delle cose dette, da tempo non esiste più, situazione insostenibile e che può portare ad una rottura che nessuno può volere.

Il problema come si è detto è grosso e grave ed interessa tutta la maestranza impiegati e tecnici compresi. Tutti infatti sono legati alle sorti del premio di produzione che, come si sa incide in misura rilevante, oserei dire, determinante, nei salari e sugli stipendi. È di tutti quindi il dovere di collaborare per la felice soluzione di un problema la cui portata giustifica pienamente il nostro grido di allarme e la nostra fermezza nel porlo.

La legge in questione viene definita utile e necessaria per creare le condizioni di assorbimento della manodopera disoccupata. Io aggiungo che la legge era quanto mai necessaria per far cessare lo sconcio che avveniva in taluni complessi (grandi e piccoli) dove la giornata lavorativa era diventata di norma di 12-14-16 ore con grande spregio delle leggi e della salute dei lavoratori stessi.

Ma, come tutte le leggi che non tengono conto di certe realtà e soprattutto ignorano i principi fondamentali degli ordinamenti costituzionali, anche questa legge spalanca le porte ad un fenomeno che si può definire la seconda piaga (dopo quella della disoccupazione), del nostro paese: quella della violazione della legge sul collocamento... Di cosa esattamente si vuole parlare? Per chiarire bene le mie idee voglio portare in esempio quanto avviene nella nostra fabbrica. È da molti anni che anche alla Geloso molto lavoro, prima eseguito in fabbrica, viene dato fuori.

Ragioni di costo, si è sempre detto. Ma come si sa, malgrado ciò, qualche ora di straordinario veniva fatta, ora qua, ora là, a seconda dei bisogni contingenti. Oggi, con l'avvento della nuova legge, in via di massima, queste ore straordinarie non si fanno più, ma certi lavori a volte urgono ed urgono per periodi che non si conciliano con la « eccezzionalità » di cui fa cenno la legge sul divieto delle ore straordinarie.

Cosa fa allora l'azienda; assume del personale? Certamente ne! Trova più comodo e più economico fare eseguire il lavoro

Da un po' di tempo a questa parte la fuga del lavorhe va fuori si è enormemente accentuata. Interi reparti di produzione vivono alla giornata senza alcuna prospettiva. I capi reparto si arrovellano per trovare qualche cosa da fare perchè la dignità stessa dei lavoratori e dello stesso responsabile del reparto non venga ancor più umiliata dalla sensazione che quando è sera non si sia guadagnato la giornata. E molto lavoro continua ad andare fuori. Moltissimi sono gli operai che restano costernati e tutti non sanno spiegarsi quanto sta avvenendo. Il lavoro che va fuori costa meno, si dice. Mo costa meno anche quando reparti interi (vedi Cabrini, Villa Zoli, Cuccagna, Belfanti, Airaghi) lavorano a basso regime ed il loro lavoro viene eseguito fuori ed anche quello dece essere pagato? C'è

al di fuori della fabbrica orientandosi verso quei piccoli operatori economici che un po' perché tartassati dalle tasse, un po' perchè favoriti dalla loro stessa piccola consistenza che permette loro di passare inosservati, hanno alle loro dipendenze prevalentemente maestranze che lavorano senza «libri », ed a cui non vengono dati regolari tariffe e per cui non si pagano contributi (quando non avviene di peggio). Noi abbiamo citato la nostra fabbrica che in ultima analisi può avere la attenuante della caratteristica stagionale della produzione (che comunque non può giustificare il fatto che il lavoro va fuori anche quando vi sono reparti completamente fermi). Ma in altri complessi dove il fenomeno del lavoro stagionale non esiste, l'uso di fare eseguire fuori il la voro che potrebbe essere fatto del-itro è stato ormai elevato a sistema e ciò, come si diceva prima non fa altro che allargare la piaga della violazione del contratto di lavoro ed aumentare la schiera degli sfruttati. Respingiamo dunque la legge? Certamente no. perché essa, con tutte le sue lacune costituisce già un passo avanti verso la applicazione di norme da tempo dimenticate. Si tratta piuttosto di vigilare perché la legge raggiunga il suo fine che è quello dell'assorbimento della manodopera disoccupata denunciando quando è il caso, tutti coloro che per eludere la legge, infrangono altre leggi ancora più gravi, quale l'assunzione a termine, l'assunzione senza libri ecc. Per quanto riguarda noi, fra le tante cose da vedere bene è quella di non far mancare il lavoro ed anche quella di portare in fabbrica manodopera giovanile se non si vuol correre il rischio di trovarsi un giorno privi di specializzati e di tecnici. G. F. da chiedersi dove si vuole arrivare. Qualche capo reparto o qualche non capo reparto ci guarda malamente quando noi tocchiamo il tasto del lavoro che va fuori Noi non abbiamo fatto mai e non facciamo questioni personali. Dove va a finire il lavoro che viene a mancare dai reparti è argomento che a noi non interessa. Quello che ci preoccupa e che è nostro dovere denunciare ai lavoratori è il fatto in se, il fatto cioè che non spariscano da un giorno all'altro tipi di lavorazione che si vedono poi entrare dall'esterno e messe in opera nelle lavorazioni di montaggio, e tutti non possiamo non preoccuparci delle possibilità di lavoro nel futuro. È male fare ciò? Io penso che sarebbe male proprio non interessarsene perchè potremmo presto o tar.._ trovarci davanti a delle brutte sorprese. Ed allora e necessario

Incalzata dagli avvenimenti e preoccupata dalla sorte di decine di dipendenti pensionati e pensianabili, la C.I. ha ritenuto necessario riportare sul tappeto la questione del trattamento economico della categoria benemerita, in caso di dimissioni volontarie. Oggi come ieri la nostra Direzione ha accettato di discutere la cosa e a differenza del passato, sembra che le prospettive di concludere un favorevole accordo siano buone. Purtroppo per la posizione negativa assunta nel passato dalla Direzione, per un accordo basato sulla pensione integrativa, che desse ad ogni pensionato la possibilità di ricevere ogni mese una somma integrativa, la C.I. si è dovuta orientare per una liquidazione maggiorata da Cifre premio che tengano conto del lungo passato di attività e di fedeltà dei vecchi dipendenti. Tradotte in cifre le proposte avanzate dalla C.I. sono: 200.000 lire per tutti e L. 15.000 per ogni anno di anzianità Fermo restando il carattere volontario delle dimissioni, noi riteniamo che le proposte sono veramente ragionevoli e quindi accettabili. Alla Direzione dimostrare ancora una volta di saper valutare nella sua giusta misura l'apporto prezioso dei suoi vecchi dipendenti che non certo per loro volontà sono costretti a lasciare la fabbrica pressati dalla avanzata età e dagli acciacchi che dietro ad essa giungono inevitabilmente. Non per ultimo i vantaggi innegabili che l'azienda trae da un siffatto alleggerimento che noi ci auguriamo sia solo necessario per un periodo di transazione e di nuova impostazione e che a breve scadenza vi sia, un ringiovinamento degli organici che portano nuova opera e nuovo vigore al nostro complesso aziendale.

COSA STA ACCADENDO ALLA GELOSO?

farsi ancora la domanda: costa veramente meno il lavoro che va fuori? E se costa meno quali sono le ragioni?

Le ditte o l'anonimo imprenditore tanto bravo da far costare meno la mano d'opera di sua dipendenza paga regolarmente le tasse? Rispetta le norme contrattuali? Paga regolari salari? Assume con i libretti e paga i contributi? Ecco molte domande le cui risposte potrebbero chiarire molte cose.

Oggi comuque la cosa più importante da fare è quella di vigilare sulla situazione, rendere edetta la C.I. di tutte le novità e di tutti i mutamenti che avvengono nei reparti e soprattutto è necessario convincere la Direzione che questo stato di incertezze rende inquieti i lavoratori che non intendono certo restare passivi al peraarare dell'attuale situazione.

II LAVOIO
MURI. N[I MACAIIINI DA TIMPO NON VI I' Pltr UN N[I htPADTI MANCA

LETTERE I 1 REDAZIONE (-La CASSA PRESTITI al suo 5° ANNO)

Senza la DELEGA niente conguaglio agli assenti

- Capi riparto a guardia del montacarichi

Caro Microfono, Sono un impiegato di reparto. Mia moglie anch'essa dipendente ed impiegata, per motivi famigliari si è trovata nella necessità di assentarsi dal lavoro. Il giorno 11 u. s., in occasione del pagamento del conguaglio ho creduto logico e normale chiedere di ritirare anche la busta di mia moglie. Ci crederesti? La mia richiesta è stata gentilmente respinta perchè non ero munito di regolare delega, con la quale mia moglie mi autorizzava a ritirare i suoi milioni. Fantastico non ti pare? Quando nei venerdì di paga, mi capita a volte di distribuire le buste agli operai non è raro il caso in cui io affido la quattordicina di persone assenti, non a congiunti o parenti, ma dei compagni di lavoro. Questo senso di fiducia verso il prossimo è per nostra fortuna molto in uso nel nostro stabilimento. Ed allora è per la categoria impiegatizia che vi debbono essere delle restrizioni! Novità che permettetemi di dirlo offendono la dignità di persone che hanno sempre dimostrato serietà e rettitudine. Mi sbaglierò mo ho la sensazione che là dove si amministrano le cose degli impiegati da un po' di tempo in qua chi si alza primo al mattino comanda e tutti insieme fanno a gara a dimostrare come si tenga in poco conto la famosa fiducia, rispetto e comprensione di cui, si dice, deve essere improntato il rapporto di lavoro. Ti pare giusto tutto questo? A te la risposta.

Caro amico lettore, certe rivelazioni di fatti ed usanze sconosciuti, ma che nella realtà di tutti i giorni trovano posto nella nostra fabbrica, fanno un certo senso. L'episodio da te citato mi ha preso di sorpresa e forse per questo non so proprio se farne oggetto per una barzelletta o accontentarmi solo di chiedermi se alla Geloso si è perso il senso della opportunità e della misura. Di tutto quanto tu dici, una considerazione nasce sontanea. Per gli operai esiste da sempre la buona usanza di in-

PANETTONI ed

AUGURI agli ex DIPENDENTI in pensione

Con gesto veramente encomiabile quest'anno, in occasione delle feste di fine d'anno, ci si è voluti ricordare dei vecchi pensionati che da qualche anno si sono dimessi dall'azienda inviando loro un panettone. La C.I. nell'intento di alleviare le disagiate condizioni di questi vecchi lavoratori, non più nelle condizioni di vivere del proprio lavoro, avrebbe voluto ottenere di più. Comunque noi siamo convinti che il sapersi ricordati anche se attraverso un modesto dono, avrà portato certo una nota di gioia nel cuore dei non più giovani ex compagni di lavoro. Un vivo ringraziamento invia dunque la C.I. a tutti coloro che hanno voluto associarsi a questa umana prova di solidarietà ed un cordiale saluto ancora nai nostri pensionati.

BUONA AMMINISTRAZIONE E BUONI RISULTATI

Affinchè tutti i lavoratori possana rendersi edotti della proficua attività della Cassa Prestiti interna fra i dipendenti della Soc. Geloso, pubblichiamo con piacere la relazIpne del Comitato direttivo della « Cassa » al consuntivo del bilancio 1955, 50 anno dalla sua costituzione.

Cassa non ne avesse agevolato il corso.

viare il salario degli ammalati o dei lavoratori comunque assenti a mezzo compagni di reparto, amici o parenti dipendenti della ditta, solo che questi ne facciano richiesta al capo reparto o in Ufficio Manodopera. Si può obbiettare che questo avviene tutto a rischio e pericolo di chi se ne assume la responsabilità. Nel nostro caso, a rischio del capo reparto o dell'Ufficio Manodopera. Due sono i casi, o i capi reparto e le impiegate dell'ufficio competente (compreso il Dottor Viscardi, Direttore dell'ufficio in questione) sono tutti degli inresponsabili o sono persone che hanno la convinzione che l'umanità non è fatta solo di briganti ma è fatta prevalentemente di gente onesta. Da queste due probabilità, nascono, contrapponendosi, altre probabuità che io qui vengo ad elencare. La prma è che tu possa essere conosciuto come uno abituato a fare il « murné » nella busta di tua moglie, per cui, l'ufficio ragioneria preoccupata da questa tua debolezza ti ha negato la busta per non indurti in tentazione.

L'altro caso (sempre ipotetico) può essere quello, dovuto alla convinzione che gli impiegati della nostra f abbrica siano potenzialmente portati alla truffa, alla associazione a delinquere, alla rapina. (Eri armato quando hai fatto la richiesta?).

Nella speranza che non giungerà giorno in cui, perchè gli impiegati, ' possano avere il proprio stipendio non si chieda loro la carta d'indentità, con relativo atto notarile che ne legittimi la validità, e due tesitmoni (possibilmente graditi all'ufficio ragioneria) che giurino di conoscere personalmente quei due testi.

Ma la famosa fiducia che, stante al contratto di lavoro, deve esistere nel rapporti fra imprenditori e prestatori d'opera dove è andata a finire? La fiducia, sì d'accordo. Ma il conguaglio è il conguaglio. Non si può affidare al primo venuto specie se dipendente e ver di più marito, la somma di lire mille. Che diamine! ! !

In occasione delle feste di finedanno

Gli auguri del Senatore M )NTAON NA

In occasione delle feste di fine d'anno il Senatore Montagnana a nome della Segreteria Carnerale di cui egli è l'amato Dirigente, ha inviato alla Redazione del nostro giornale ed a tutti i lavoratori della fabbrica auguri e saluti. Seppure in ritardo, noi, fecendoci interpreti dei sentimenti dei lavoratori, ringraziamo vivamente la Segreteria Camerale ed il Senatore Montagnana del messaggio ben augurante che oltre tutto sta a dimostrare il fraterno e fattivo legame che esiste fra i lavoratori ed i loro amati Dirigenti, e con pari affetto e sincerità contraccambiamo. Al Compagno Brambilla Giovanni, Segretario Provinciale del Sindacato Unitario FIOM che per la stessa occasione ha voluto inviare gli auguri di buone feste ai lavoratori della Geloso e loro familiari a nome della Segreteria della FIOM noi inviamo i nostri auguri e la promessa di rendere sempre più grande e più forte la nostra organizzazione chiamando sempre altri lavoratori a far parte della nostra C.G.I.L. LA REDAZIONE

Caro Microfono, sono un operaio del Rep. CH. Questa mattina per aver schiacciato il bottone di comando del montacarichi per mandarlo al piano terreno dove due lavoratrici non troppo in gamba e non più giovani lo attendevano per venire al V. piano, mi sono buscato una multa di 200 lire da parte del capo reparto accortosi del mio gesto. Grosso crimine il aver schiacciato un bottone, anche se è quello del montacarichi. Certo che il capo reparto in questione quando gli fa comodo può adoperare (come del resto tutti gli impiegati) l'ascensore. Ma è dunque giusto non tener conto delle condizioni fisiche specialmente delle persone anziane? Ed è giusto dare la multa per aver mandato giù il montacarichi?

Amico operaio del CH, no, non è giusto dover subire la multa per aver schiacciato il bottone del montacarichi. Non vi è in; fatti nessun regolamento interno che lo vieti. Vietato è però fare uso del montacarichi per il trasporto persone. Su questo è bene avere le idee chiare in quanto esistono precise disposizioni di legge che se trasgredite creerebbero delle grane alla Direzione. Se vi fossero comunque dei casi particolari come quelle delle dipendenti da te citate sarà bene segnalarli alla C.I. perchè provveda al ottenere dalla Direzione l'autorizzazione a far uso dell'ascensore. Il capo reparto che si è dimostrato tanto bravo e tanto sollecito a scoprire e a punire la tua criminosa azione noi lo segnaliamo perchè, data la particolare disposizione dimostrata, sia adoperato quale segugio specialiZzato nella ricerca di chi fa uso abusivo del montacarichi con la certezza che farà carriera. A dirigere il reparto sarà opportuno mandare una guardia.

IO STATO DI.5ALUTL N VITTO()

In risposta alle numerosissime richieste di notizie pervenute in questi giorni, l'ufficio stampa della CGIL comunica:

« La segreteria confederale ringrazia tutti i compagni, i lavoratori, le personalità di ogni partito e tendenza che hanno voluto testimoniare il loro affetto e la loro stima all'on. Giuseppe Di Vittorio, in occasione della infermità che lo ha recentemente colpito.

« I medici curanti — prof. Frugoni, dott. lona, e dott. Motta — hanno dichiarato che lo infarto cardiaco (trombosi di un ramo delle coronarie), intervenuto il 14 dicembre, decorre normalmente, e per ora senza caratteri eli gravità. Si presume che il decorso debba svolgersi favorevolmente, senza escludere possibili e non prevedibili complicanze, e subordinatamente a un riposo assoluto di uno - due mesi.

« La segreteria confederale, mentre esprime all'on. Di Vittorio il suo augurio fraterno e affettuoso di completa guarigione, rinnova a tutte le organizzazioni della CGIL l'invito a proseguire con slancio l'attività di preparazione del IV congresso nazionale.

« La Cassa Prestiti ha conseguito durante il 1955, quinto anno della sua fondazione, risultati considerevoli.

Per i suoi scopi prettamente assistenziali e scevri da ogni intento speculativo, la Cassa ha riscosso la simpatia e la fiducia della intera Maestranza, e l'appoggio degli organi direttivi dell'Azienda. In tale favorevole atmosfera ha potuto senza difficoltà dedicarsi agevolmente ai compiti assegnati ad essa dal proprio Statuto.

Sorta timidamente nel gennaio del 1951, con il capitale iniziale di L. 254.000, la Cassa ha potuto nel primo quinquennio non solo quintuplicare circa il capitale stesso, ma disporre di somme messe a sua disposizione dai Dipendenti della Azienda, sotto forma di sottoscrizione, redimibile in occasione di licenziamenti, e di depositi a risparmio del tutto volontari.

Pricipalmente detti depositi, fluttuanti regolarmente in versamenti e prelievi, senza vincoli di sorta, e che nel solo 1955 hanno superato i 18.000.000 di lire, hanno dato alla Cassa, che era sorta col modesto scopo di far fronte alle più urgenti ma minime esigenze degli interessati, la possibilità di ampliare man mano la sfera dei suoi servizi in tutti i casi opportuni, sempre avvedutamente vagliati, fino ad operare interventi che oltre a consentire ai lavoratori di affrontare ogni eccezionale occasione familiare ha in molti casi agevolato gli stessi a costituirsi una famiglia ed una casa.

Per dare una idea approssimativa degli scopi di tale genere, conseguiti, si rileva che nel solo anno 1955 su 368 prestiti accordati, per un totale di circa 25.000.000 di lire, n. 16 hanno consentito ai lavoratori di affrontare spese matrimoniali, n. 23 di procurarsi un nuovo alloggio in locazione, n. 7 di acquistare immobili, n. 2 di costruire addirittura la propria casa, n. 4 di ampliarla o ripararla, e n. 6 di acquistare i mobili per arredarla. Tali favorevoli eventi nella vita dei lavoratori interessati avrebbero potuto non verificarsi se il benefico intervento della

In altri 26 casi, le anticipazioni della Cassa sono serviti ai lavoratori per affrontare cure sanitarie straordinarie di componenti le famiglie rispettive, ed in tutti restanti casi si è sempre trattato di inderogabili esigenze di carattere famigliare, le più svariate, dall'acquisto di un camion per dar lavoro al coniuge, alla attrezzatura di una bottega artigiana per i figli, dal pagamento dei canoni arretrati di abitazione a quello delle rette osnedaliere di familiari e tante altre occasioni che difficilmente sarebbero sta te affronta te senza l'aiuto di una congrua anticipazione.

La Cassa ha inoltre stimolato considerevolmente il risparmio, tanto che ben R28 dipendenti vi hanno fatto affluire le loro modeste economie che come si è detto hanno superato nel 1955 i 18.000 000 di lire. Assommando a detti risnarmia.tori il numero delle operazioni di prestito. risulta ehe 696 dipendenti hanno materialmente usufruito. in un anno solo, dei servizi della Cassa.

La Direzione della Società ha sempre appoggiato l'istituzione, fin dal suo nascere, contribuendo di tanto in tanto con obla rioni, fornendo a suo totale carico l'onera del personale e servizi vari. assegnando dei premi per lotterie nro Cassa Prestiti ed assumendosi a mezzo dell'Amministratore Delegato Ing. Geloso la garanzia di eventuali insolvenze nei prestiti di mar7iore importo, garanzia che sebbene sino ad oggi sia risultata sunerflua, perchè nessun caso danneso si è verificato, data l'oculatezza con la quale si procede, pure influisce favorevolmente perchè pone gli amministratori della Cassa in una situazione di maggiore sicurezza.

Il Comitato Direttivo della Cassa, con la breve esposizione che precede, spera di aver dato una riassuntiva visione dei compiti svolti durante il 1955 e si augura di trovare concordi nell'apprezzamento della istituzione la Maestranza e la Direzione Aziendale ».

Anche « Microfono » esprime il suo plauso e ringrazia, a nome dei lavoratori, tutti i componenti il Comitato Direttivo per la loro utile e miritevole opera che ha portato la « Cassa » nella condizione di assolvere efficacemente quei compiti sociale per cui a suo tempo fu istituita.

AUGURI E SALUTIda parte della piú anziana ex dipendente della fabbrica

In occasione delle feste di fine d'anno abbiamo ricevuto una lettera da parte della più anziana ex dipendente delle Geloso, lettera che pubblichiamo con vero piacere. Cari Compagni, in occasione delle feste natalizie l'operaia Gariglio Zina ricorda tanto tanto le sue compagne di lavoro che a suo tempo costituirono un po' la sua famiglia. A mezzo di « Microfono » desidero fare tanti auguri a tutti compresi gli impiegati ed il Direttore Signor Borgo. Saluti al Bin e compagni della meccanica. Tanti auguri a Lei caro Zoli di longevità e salute. Gariglio Teresa, via Aldini 72 Istituto Palazzolo

N. B. Desidererei qualche volta il vostro giornale e se vi è da pagare fatelo sapere. Grazie.

Cara Zina, voglio essere io a rispondere per tutti, io Gianni Failla, che sono uno dei pochi vecchi sbarbà di 23 anni fa a cui I ei dava volentieri consigli ed affetto. Rispondo comunque a nome di tutti coloro che l'hanno conosciuta apprezzata ed amata. Tutti , i vecchi ed i meno vecchi la ricordano e sono stati ben lieti di saperla sempre in ottima salute. Contraccambiamo di vero cuore i suoi auguri ed i suoi saluti a cui unisco i miei veramente filiali assieme a l'augurio di poterci leggere anche il prossimo anno e poi l'altro e l'altro ancora e così per tanti altri anni.

GIANNI

amici della Geloso

pag. 2 II Microfono dei Lavoratori

GLI AMMALATI

Le amiche del reparto C.H. salutano ed inviano tanti auguri di guarigione a Livia Gastrignano che è assente per malattia.

Ancora dal rep. C.H. la compagna Sirena Colomba è assente per malattia. Le amiche le inviano auguri e saluti.

La lavoratrice Lucchini Rosa è degente all'ospedale. Le compagne di reparto le fanno i migliori auguri di pronta guarigione.

Il collega Pisani Giuseppe è assente per malattia. Tanti auguri di pronta guarigione da parte della sezione sindacale di fabbrica e dei lavoratori.

Il collega Kratochyla dell'ufficio amministrazione è stato seriamente ferito in un incidente automobilistico. Formuliamo i nostri migliori auguri per una rapida e completa guarigione.

La piccola Loredana del nido aziendale è stata in questi giorni ricoverata in ospedale.

L'operaia Ceresa Enrica del reparto verniciatura si trova all'ospedale per una frattura al braccio. I compagni di reparto e le amiche inviano i migliori auguri.

E' stata ricoverata all'ospedale Grossi Ernesta per un intervento chirurgico. Alla cara compagna tanti auguri da parte delle sue compagne di lavoro.

L'operaio Solfa Remo del rep. attrezzeria e l'operaia Delmati Luisa del rep. Ziliani sono assenti per malattia. « Microfono » invia loro saluti ed auguri affettuosi.

La bimba di tre anni figlia della nostra dipendente Pina Martini è affetta da una piccola imperfezione che la costringe a subire una lunga cura ospedaliera. Le amiche della mamma, sicuri dell'esito felice e della guarigione completa della piccola, inviano ad essa tanti saluti cari.

Agli ammalati Ercoli Anna, Pelosi Giovanni, Provana, Bagatta Agnese, Rovati Cesarina, e Bianchi Agnese, inviamo i più affettuosi saluti uniti agli auguri più snceri.

Alla mamma Luisa, al papà Ugolini Giuseppe e particolarmente alla tanto cara Loredana i nostri più fervidi auguri di rapida guarigione.

normalmente, e senza caratteri di gravità. Si presume che il decorso debba svolgersi favorevolmente, senza escludere possibili e non prevedibili complicanze, e subordinatamente a un riposo assoluto di uno-due mesi.

cilozze

L'impiegato Gisella Sicorello della « ricevitoria » il giorno 14 gennaio è convolata a liete nozze. Alla nostra simpatica collega ed allo sposo i nostri migliori auguri di prosperità e di felicità.

Cl ascite

Giorno 23-12-55 Gino Brussa del rep. C.H. è diventato papà di una bella bimba. I compagni di reparto ed i suoi amici inviano alla felice m-mma alla pccola ed al papà auguri e felicitazioni.

Il giorno 7-1-56 è nato Consonni Giuseppe. Alla mamma ed al papà Consonni Bruno i nostri auguri.

cPro cflérrrofono

Con gesto veramente encomiabile il compagno Galanti Odino del rep. Litogranco ha versato L. 500 per abbonamento al giornale di fabbrica. Un ringraziamento da parte della redazione.

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II Microfono dei Lavoratori pag. 3

IL RACCONTO DEL CONCORSO LETTERARIO

IL CAVALLINO BIANCO DI G. PELOSI

Puntuale come una schioppettata anche quel mattino il caera là, in quell'angolo ombroso fra la fontana pieno di muffa ed il sottopassaggio del mulino, ad aspettare le soute comari che venissero a comprare quanto egli era uso portarsi dietro sul suo carretto a due ruote. Padron Cecco del resto ci sapeva fare con le donne e tutte le mattine nel caricare di mercanzie il suo negozio ambulante cercava di portare seco quanto potesse accontentare gusti e bisogni delle sue modeste acquirenti. E lui, il povero cavallino bianco, dall'alba al tramonto di tutti i santi giorni, andava passo passo seguendo la strada di sempre, da un paese all'altro da una cascina all'altra, non più bisognoso della voce che le dicesse quando era da fermarsi e quando era d'andare, tant'era ormai l'abitudine.

Andava paziente e buono a portare una nota di novità nella monotona vita dei paesani. Ma coloro che del suo arrivo ne aspettavano con festosa impazienza l'annuncio che padron Cecco dava a suono di trombetta, chi gioiva veramente della sua sosta erano i ragazzi che ora a frotte ora a piccoli gruppi si facevano a lui d'attorno e mentre le loro madri sceglievano fra le chincaglierie ciò che a loro serviva, loro offrivano al piccolo cavallino di Pantelleria il tozzo di pan duro, la manciata d'erba di biada e quasi a mo' di contropartita, egli mansueto si faceva palpare da quelle mani irrequiete e curiose che si sof f ermavano con piacere -a frugare nel peloso mantello sempre lucido a pulito.

Tuh! tuh! La trombetta suonava ed egli, mentre i paesani piccoli e grandi facevano ala, andava, per la strada polverosa ricca di fossi e di siepi spinosi, verso altra gente semplice e laboriosa che aspettava il suo carico di saporosa frutta, di appe-

titosi salami e di altre cose utili in cucina ed in casa. Quanti anni aveva il nostro cavallino dalla lunga coda e dalle piccole orecchie nervose? Nessuno se l'era mai chiesto. Vecchio o giovane egli andava instancabile e mai mancava all'appuntamento. Ma (in tutte le cose di questo mondo vi è sempre un ma), un giorno, un giorno certo indimenticabile, i ragazzi dei paesi e delle cascine, richiamati dal familiare suono della trombetta, uscendo dalle loro case, si guardarono invano attorno stupiti di non vedere il loro mansueto amico. Il suono della trombetta se l'erano dunque sognato? No certo! Infatti ecco là padron Cecco con tutta la sua merceria ambulante. Ma che strano arnese era mai quello su cui in bell'ordine facevano mostra di sé le pignatte di terracotta, le lunghe filze di salciccie, le forme di formaggio ed i grembiuli multicolori? Ah sì, un motocarro; forse non, troppo in vernice, certo non ultimo modello, nia motocarro. Cosa era dunque successo? Già, cosa era successo! Le donne, dopo un primo momento di meraviglia, i ragazzi ancora presi dallo sbigottimento si avvicnarono a padron Cecco per sapere. Beh! c'era poco da sapere. Il cavallino bianco, il vecchio cavallino bianco, aveva pensato bene di finire i suoi giorni ed era morto, tranquillo, buono come era vissuto. «Morto un Papa se ne fa un altro », sentenziò padron Cecco accennando al suo nuovo veicolo. Tentò di ridere per la sua frase, ma gli occhi umidi dicevano che non ne aveva voglia.

Non fu lieto il ritorno dei ragazzi alle loro case ed i grandi li presero in giro. Ma per quel giorno anche per loro il buon salame di padron Cecco seppe di amaro.

P. PELOSI

Abbiamo ricevuto e con piacere pubbliciamo:

CMUNKATO A.P.I.

Il Comitato Direttivo Nazionale dell'Associazione Ponieri d'Italia, ha recentemente esaminato il programma di attività da svolgere in direzione dei ragazzi e delle bambine italiane nel corso del prossimo anno.

In particolare, il Comitato Direttivo Nazionale ha deciso di promuovere una vasta campagna di iniziative e di attività (quali: tornei e manifestazioni sportive, incontri e raduni, feste, racconti, gite, scambi di corrispondenza, diffusione di libri e del giornale il « Pioniere », ecc.), tesa ad unire maggiormente i ragazzi italiani, a rafforzarne i sentimenti di « amicizia », a far loro conoscere la vita, le aspirazioni de ragazzi degli altri paesi del mondo.

In questo quadro, particolare rilievo avranno le manifestazioni che verranno promosse a Venezia, Genova, Firenze, dedicate rispettivamente alla figura di Marco Polo e all'amicizia con i ragazzi cinesi, al grande scopritore Cristoforo Colombo e alla amicizia con i ragazzi americani, all'amicizia con i ragazzi sovietici.

Il Comitato Direttivo Nezionale ha salutato i 60.000 pionieri e pioniere che hanno già rinnovato la « Promessa dell'API » ed ha deciso di conquistare migliaia di nuovi ragazzi alla Associazione, migliaia di nuovi lettori ed abbonati al settimanale il « Pioniere ».

Il Comitato Direttivo Nazionale

PLR I CISIONATI

L'I.N.P.S. e le pensioni, L'INAM e nuove disposizione

riliquidazioni delle pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti per ex-operai ed ex-operaie, liquidate con errore dall'INPS prima dell'1-1-952, sono stati risolti favorevolmente a seguito dell'interessamento della C.G.I.L. e dell'I.N.C.A.

Il primo riguarda quei lavoratori che avevano a carico uno due congiunti, pensionati dell'INPS, per i quali percepivano gli assegni familiari, in quanto la sinola pensione o le due pensioni assieme erano inferiori alle 10.000 o alle 15.000 liré mensili.

Questi pensionati, per il riconteggio fatto in base alla legge 29-11-955 n. 1125, hanno avuto un aumento delle pensioni che ha portato il valore di queste a superare le 10.000 e le 15.000 lire mensili.

Il secondo problema riguarda i pensionati prima dell'1-1-'52 che sono ancora occupati in un lavoro, come operai od operaie; a questi in base della legge del 4-4'52 n. 218 viene trattenuto il 25% della pensione.

Di fronte al pericolo di una richiesta di rimborso degli assegni familiari percepiti, come esposto nel primo caso, e di rimborso del 25% degli arretrati, la CGIL e l'INCA hanno subito fatto presente all'INPS tutta la gravità di una interpretazione così iniqua.

L'INPS, rendendosi conto che tutto ciò non era imputabile ai lavoratori, ha, con molta comprensione delle condizioni dei pensionati, dato sanatoria per tutti gli arretrati percepiti come assegni familiari e come pensioni.

Va tenuto presente che il provvedimento tende a sanare solo la situazione passata, mentre i relativi disposti di legge verranno applicati a partire dalla data di riliquidazione degli arretrati, con la esclusione del godimento degli assegni familiari per i pensionati con pensioni superiori alle 10.000 e alle 15.000 lire mensili.

Il 25% verrà anch'esso trattenuto sulle pensioni aumentate. Interesserà molto ai lavoratori milanesi la notizia delle nuove disposizioni emanate dall'INAM, riguardanti la denunzia di malattia, che entreranno in vigore con il 1" febbraio 1956.

Mentre in passato era compito del lavoratore trasmettere il certificato di malattia alla competente Sezione INAM, dal 10 febbraio competerà al medico curante spedire il certificato di prescrizione alla Sezione. Unica eccezione è quella riguardante i lavoratori inquadrati nelle Mutue Aziendali, ai quali dovrà essere consegnato dal medico curante, il certificato di prescrizione, per la trasmissione alla Mutua Aziendale.

IL COMITATO DELLA SEZIONE SINDACALE DI FABBRICA E LA SUA ATTTIVITA'

Con particolare senso di soddisfazione si è appreso della costituzione della Sezione sindacale di fabbrica. Circa seicento lavoratori e lavoratrici iscritti alla CGIL si sono scelti attraverso elezioni democratiche, i loro dirigenti sindacali e da essi aspettano di essere guidati. Dico « aspettano » perchè ancora oggi, a 2 mesi dí distanza dalla costituzione, non si è ancora vista alcuna attività collegiale che faccia pensare ad una effettiva vita sindacale promossa e diretta dal Comitato sindacale. Questa critica vuole essere un richiamo alla grande responsabilità che pesa sulle spalle di chi liberamente, ed io penso, coscientemente, ha accettato il mandato che i lavoratori organizzati gli hanno dato, e vuole essere uno stimolo a dare vita e rendere operante questa importante istanza sindacale che ha nelle mani le sorti del sindacato nella fabbrica e che del sindacato è il prezioso strumento atto a tradurre in realtà la linea politica sindacale dell'organizzazione unitaria.

Non è cosa facile, lo so, affrontare i sacrifici che questa responsabilità di direzione comporta. Ma appunto perchè non è cosa facile bisogna incominciare subito, con calma, con intelliggenza, prima con obiettivi minimi e via via che la situazione si evolve e si normalizza, si può osare guardare in prospettiva a piani più coraggiosi e di più largo respiro. Ora si tratta di incominciare perchè il lavoro non manca. Basta guardare al tesseramento ed alle possibilità di reclutamento, basta pensare ai problemi che esistono nella fabbrica, problemi che non vanno solo cercati ed elaborati ma vanno anche posti sul piano della realizzazione. Itwordiamoci tutti, dirigenti grandi e piccoli: che oggi nessuno e men che mai noi, possiamo permetterci di venire meno ai nostri compiti ed alle nostre responsabilità e ricordiamoci soprattutto che prima o dopo i lavoratori ci chiederanno conto deit'uso che noi abbiamo fatto del loro mandato e della loro fiducia.

L 'INAM e l'indennità di mensa

Il pagamento dell'indennità di mensa non ha dato soltanto origine alla controversia, tuttora in atto in alcune aziende, e della quale ci siamo occupati a suo tempo, ma anche ad una grave inadempenza da parte degli Istituti previdenziali.

Questi Istituti, infatti, quando pagano le prestazioni assicurative calcolano la indennità di mensa soltanto nella misura del 40%. Da parte loro, i datori di lavoro, si attengono a questo 40% anche ai fini del calcolo dei contributi assicurativi.

Il criterio adottato dagli Istituti previdenziali è chiaramente contrario alle norme di legge, così come è stato stabilito dalle numerose sentenze della Magistratura.

Gli Istituti previdenziali sono anche incorsi in una clamorosa contraueuzione perchè essi sono ricorsi, a volte, a chiamare in giudizio alcune Ditte che non avevano pagato i contributi sulla predetta indennità. Le sentenze della magistratura, a questo riguardo, nanno ribadito che l'indennità di mensa fa parte, a tutti gli effetti, della retribuzione, e pertanto deve essere calcolata interamente.

LUTTI

E' morto il suocero dell'operaia Virginia Paveri. Le compagne di lavoro inviano alla Paveri il segno del loro sincero cordoglio.

Il 29-12-55 l'operaio Cabrini Giovanni ha subito la perdita del suo amato Genitore. I compagni di lavoro inviano al Cabrini e famiglia condoglianze.

E' mancato all'affetto dei suoi cari Ettore Donadelli, fratello della nostra collega Tina. Le compagne del rep. C.H. uniti nel dolore, porgono sentite condoglianze.

Gli impiegati inviano i segni del loro cordoglio al collega Scotti Giovanni del rag. Grezzi che ha subito la perdita della sua cara consorte.

La dolorosa perdita della propria Mamma ha subito la lavoratrice Vignati Alice. Ad essa giungano i segni di cordoglio da parte delle amiche di reparto.

RASSL(NA

DALLA STAMPA IL COMPITO DELLE

ACLI ed il CORRIERE

Da qualche tempo si devono registrare interessanti prese di posizione delle ACLI sulle questioni oggi all'ordine del giorno quali per esempio la riforma dell'IRI, la giusta causa, lo sfruttamento degli idrocarburi. Prese di posizione che dimostrano quanto sia sentita anche fra le masse cattoliche l'esigenza di un mutamento nella politica economica del governo. Di fronte allo strapotere dei monopoli, all'aumento vertiginoso dei profitti e, per contro, all'aumento del costo della vita, operai, impiegati, contadini di orientamento cattolico manifestano sempre più apertamente la loro insoff erenza per quanto avviene. Di ciò si è fatto nortavoce anche il convegno nazionale delle ACLI di Bologna, seppure in modo a volte confuso e contraddittorio. Queste prese di posizione delle ACLI. che spesso non vanno al di là delle manifestazioni verbali e delle buone intenzioni,

hanno irritato però, a quanto pare, i « padroni del vapore ».

Il Corriere della Sera, che dei « padroni del vapore » è il portavoce più qualificato, ha creduto bene di suonare il campanello d'allarme, in un lungo fondo di Panfilo Gentile. sui « compiti delle ACLI », che, si capisce, dovrebbero escludere qualsiasi rivendicazione di carattere sociale. Ma che c'entrano le ACLI, si chiede il Gentile, con la riforma agraria, la giusta causa, la riforma dell'IRI? Questi sono problemi che devono essere lasciati ai vari Fanf ani e Scelba che sanno bene come trattarli e soprattutto non si sognerebbero mai di far torto ai grandi industriali e agli agrari. Le ACLI, sostiene il Gentile, hanno il compito di « proteggere i lavoratori da ogni slittamento verso le ideologie comuniste, di vigilare sulla loro formazione religiosa e morale, soprattutto nei m lessi sociali ». Insomma la funzione delle ACLI dovrebbe essere quella di fare da angelo custode, o da cane da guardia come meglio si crede, ai lavoratori. Ma così non la pensavo gli operai, gli impiegati, i contadini che militano o

Altra innovazione riguarda il controllo medico, al quale il lavoratore non dovrà sottostare recandosi alla Sezione INAM.

Lal 10 febbraio dovrà attendere di essere convocato, con cartolina inviata dalla competente Sezione INAM.

Queste disposizioni saranno quanto mai gradite ai lavoratori per il fatto che molte complicazioni sulla decorrenza della malattia verranno così a cadere.

Speriamo che questo sia l'inizio e che altri provvedimenti a favore dei lavoratori siano emanati dall'INAM.

sono orientati dalle ACLI con gran scorno del Corriere della Sera che si domanda ad un certo momento « Quis custodiet custodem? ». Cioè, alla lettera, chi custodirà il custode, che, in parole povere. vuol dire: « chi farà il cane da guardia adesso alle ACLI? ». Secondo naturalmente la nobile tradizione del Corriere della Sera che, prima appoggiando il fascismo, poi i vari governi Scelba, si è dato un gran da fare in 50 anni di vita perchè ai lavoratori italiani, comunisti e cattolici, non mancasse mai il cane da guardia.

L'inesatta interpretazione delle norme di legge è stata purtroppo favorita da una circolare del Ministero del Lavoro, in data 22 aprile 1954, con la quale gli Istituti previdenziali venivano autorizzati a calcolare l'indennità di mensa, ai fini contributivi, soltanto nella misura del 40% sino alla concorrenza di lire 150 giornaliere, e in misura integrale per la eventuale eccedenza sulle 150 lire.

L'interpretazione data dal Ministero del Lavoro non ha fondamento giuridico tanto e vero che il Consiglio di Stato, interpellato per un parere sulla questione si è pronunciato in conformità delle numerose sentenze già emesse dalla Magistratura.

La CGIL, in questi giorni, ha invitato gli Istituti previdenziali ad attenersi alla legge ed a computare integralmente l'indennità di mensa.

La Segreteria Confederale si è rivolta anche al Ministro del Lavoro perchè disponga il riesame delle disposizioni emanate a suo tempo allo scopo di definire la controversia e di non privare i lavoratori dei diritti loro riconosciuti dalla legge.

Un immane dolore ha colpito ia lavoratrice Montanari Anna ( rep. elettrolitici) che ha subito la immatura perdita del suo consorte amato. Alla giovane vedova il nostro profondo cordoglio.

Le sorelle Wilema e Lina Evodi del rep. trasformatori hanno subito la perdita del caro Genitore nostro vecchio dipendente. Alle nostre care compagne vada il nostro affetto ed il nostro cordoglio.

Il collega Pietro Cuccagna capo reparto della Meccanica ha subito la perdita della sua amata mamma. I dipendenti del reparto ed i colleghi inviano i segni del loro cordoglio.

Il lavoratore Maj della vigilanza ha subito la perdita della suocera. A lui ed alla consorte il nostro cordoglio.

Alla lavoratrice Brescia è venuto a mancare l'affetto della sua adorata Mamma. Le compagne di lavoro le sono vicine e le inviano il loro profondo cordoglio.

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Il Microfono dei Lavoratori

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