Lavoratori Pirelli5

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LavoratorePirell

mensile degli operai e degli impiegati del gruppo Pirelli

A cura del comitato di coordinamento nazionale del P.C.I.

I compagni coreani al lavoro per l'allestimento del loro stand al fatival nazionale -de l'Unità di Bologna

OPERAI

Un quotidiano costa parecchi miliardi. Un'arma così cara, una specie di cannone atomico deve pur servire a qualche cosa. se i padroni sono disposti a spendere miliardi per comprarlo. Poi, una volta che si è comprato un quotidiano bisogna spendere per le « munizioni »: sono milioni e milioni per ogni numero, altri miliardi in capo a un anno. Eppure i padroni trovano che è utile sparare tutti i giorni e spendere miliardi tutti gli anni. Essi non lo fanno certamente per raccontare le cose che direbbero gli operai, se parlassero loro. Allora ci vuole un'altra stampa che non sia quella padronale soltanto. Quelli che non possono comprarsi un « cannone atomico » devono sparare con armi meno costose; se sono in tanti a buttare una pietra anche le pietre possono servire.

La stampa dei lavoratori si presenta oggi in tanti modi diversi: c'è un movimento operaio cosi forte che può permettersi anche l'arma possente del quotidiano. Ma, quello che non è meno importante, c'è un movimento operaio cosi articolato che esso può moltiplicare i punti dove piazza le sue postazioni, e può diversificare i tipi di armi.

C'è tanta iniziativa, ci sono tanti collegamenti di base, tante possibilità unitarie che anche quello che preso di per sè pare poco a volte è molto utile. Tanti « pochi » messi insieme e sparati da ogni parte, collegati alle organizzazioni e al movimento, rappresentano un « molto » del quale tutti devono tenere conto. Basterebbe questo a dire dell'importanza della stampa di categoria, dei giornali operai, delle pubblicazioni locali. E non è questione soltanto di articolazione auantitativa, di utilizzazione di tute le possibilità.

C'è un problema di qualità che non è meno importante: bisogna vedere le cose da vicino chiamarle con il loro nome e farle leggere a chi, con la sua esperienza, può dire se corrispondono alla verità o no. Il giornale operaio è fra tutti il giornale più controllato dai suoi lettori; fra tutti i giornali è quello che ne esprime in modo più diretto le conoscenze. le richieste ne indica direttive che hanno un valore quotidiano. I processi unitari operai

antifascisti sono fatti di confronto delle idee, di proposte. Quale giornale meglio che il giornale di categoria o locale potrebbe, non solo esprimere il processo unitario, ma rappresentarne un momento essenziale?

C'è un antico insegnamento leninista sul giornale come' organizzatore che non va dimenticato. Insieme ai comitati di zona, con le commissioni di fabbrica, con le organizzazioni sindacali di base, con le assemblee nel movimento c'è anche il giornale. Ecco, dunque, che la stampa operaia non chiede soldi, attenzione, lavoro di diffusione solo per sé. Non chiede che si faccia un po' meno per le altre cose, per fare un po' di più per il giornale. No, la stampa operaia chiede che si partecipi, per poter essa stessa partecipare, chiede offre allo stesso tempo. Quelli che ne sono lettori, diffusori, sostenitori ne sono, in questo caso, i padroni. Ogni questione particolare va inquadrata nella prospettiva generale; tutte le categorie devono superare le tentazioni e i pericoli corporativi per operare insieme nel grande fronte del lavoro, ma resta una legge che non va dimenticata, bisogna partire dal concreto, dalle esperienze più immediate dalle rivendicazioni che ognuno sente. Per fare delle grandi cose, per affrontare i grandi problemi, non bisogna dimenticare le piccole cose e i problemi minori. Anzi, è da quello che si deve partire. Abbiamo cominciato con un paragone militare, possiamo ritornarci un momento: per ogni anno ci sono metodi di tiro particolari, necessità tecniche diverse, tutte devono essere adoperate nel modo che le renda più efficaci. Ecco dunque la stampa operaia che trova il suo campo specifico di azione. Essa non surroga, non imita gli altri strumenti di espressione. Ogni lavoratore, lettore, sostenitore, diffusore, collaboratore ci scrive, la legge, la fa conoscere per la battaglia di questi mesi.

E' una battaglia nella quale la difesa del proprio interesse si collega agli interessi più generali di classe e gli interessi della classe operaia, che ha una funzione di guida si collegano con quelli generali della nazione.

Anno II - N. 6 - Settembre 1974 - Sped. in Abb. Post. - Gruppo III - 70%
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GIORNALI
di GIAN CARLO PAJETTA settenT~
Questo numero di esce in edizione speciale per il Festival Nazionale de l'Unità di Bologna e ai problemi della stampa operaia a pag. 4-5 un servizio sul convegno nazionale dedicato alle libertà politiche e stampa operaia nei luoghi di lavoro

DECÌI2152 L'ORARIO DI LAVORO

Veniamo da una stagione di lotta, quella degli anni '72-'73, caratterizzata da un grande scontro politico sui temi dell'utilizzazione degli impianti e dell'orario di lavoro.

Le ragioni di questa centralità del tema dell'orario di lavoro, sono varie e complesse, Ma possono ben ricondursi a questa considerazione: per tutti gli anni '50 l'orario di lavoro è stato di 48 ore settimanali; durante gli anni '60 sono cominciate le riduzioni contrattuali d'orario, dapprima scaglionate, spesso non utilizzate ed infine sempre più decise, fino a che la lotta '69-'71 ha portato alla conquista delle quaranta ore distribuite su cinque giorni, dal lunedì al venerdì.

Di fronte a questa grande avanzata del movimento dei lavoratori il padronato non ha saputo (e non sa) farsi una ragione positiva di questo aumento della rigidità nell'uso della forza lavoro, non ha voluto (e non vuole) rispondere con l'unico mezzo che potrebimmulimimummem~for\

DICEMBRE 1964 - 3» CONFERENZA

D'OFFICINA DEL PCI

Si lavorava allora 45 ore la settimana ed i lavoratori della Pirelli erano appena riusciti a strappare l'abolizione del turno di notte del sabato. L'accento della conferenza cade sugli straordinari che ...essendo divenuti abituali, nonostante l'esplicito divieto posto dalla legge, rendono di fatto inefficaci le riduzioni di orario gia conquistate. Chi si rifiuta allo straordinario viene punito ...con un numero di ore di multa pari al numero di ore straordinarie rifiutate... Far lavorare le straordinarie a chi non lo desidera o non farle lavorare a chi lo vorrebbe per arrotondare il salario, è un mezzo per colpire lavoratori "insofferenti ed irrequieti" e creare rotture e contrasti tra gli stessi operai ».

GIUGNO 1965 - RINNOVO CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO

Viene firmato da CISL e UIL un fallimentare contratto di lavoro che, dopo mesi di lotta, comporta una riduzione di 40 minuti la settimana, fatta salva la facoltà dell'azienda di scegliere tra riduzione effettiva d'orario e pagamento della stessa. La CGIL non firma il contratto.

FEBBRAIO 1968 - RINNOVO CONTRATTO DI LAVORO

Grazie alla crescita di posizioni unitarie tra i lavoratori e nel movimento sindacale, si conquistano con questo contratto le 42 ore settimanali, da raggiungersi entro il luglio 1969, e la scomparsa della clausola che consentiva la non applicazione della riduzione d'orario effettiva.

MARZO 1968 - LA PIRELLI SULL'ORARIO DI LAVORO

Subito dopo la firma del contratto esce un intiero numero della RIVISTA PIRELLI dedicato all'orario di lavoro. In uno studio dedicato alle future riduzioni d'orario viene indicata

...in un'ora e mezza settimanale da raggiungersi entro il 1975 la riduzione capace di Jonciliare le giuste aspirazioni dei lavoratori con un adeguato livello di redditivita aziendale. in una ipotesi di incremento del reddito nazionale del 5% all'anno ».

be consentire, nelle mutate condizioni dei rapporti di forza in fabbrica, un recupero di produttività: l'aumento dell'occupazione, l'estensione degli impianti, l'adesione alle linee di politica economica portate avanti dal movimento operaio.

Oggi il dibattito sull'utilizzazione de. gli impianti è meno acceso, ha assunto i caratteri di uno scontro di lunga gittata ed è proprio per questo che ci e sembrato utile ripercorrere rapidamente la storia della lotta sull'orario di lavoro alla Pirelli, per misurare il grado di consapevolezza raggiunto dai lavoratori su questo tema ed il processo di maturazione e di crescita politica che si è andato sviluppando nel corso di 10 anni di lotte.

E' ora necessario che riprenda per tempo il dibattito nelle fabbriche su questi temi, per arrivare alle future scadenze contrattuali. avendo ben maturato la nostra linea.

E' chiaro che la settimana lavorativa

MARZO 1969 - DECRETONE PIRELLI

Immediatamente dopo la lotta del 1968, la Pirelli cerca un recupero insieme produttivistico e po litico, con una proposta che anticipava il discorso sull'orario, proponendo le 40 ore subito (8 ore mezza al I e II turno e 7 ore al III su cinque giorni) in cambio della piena agibilità lavorativa della giornata del sabato (riposo a scorrimento). Le assemblee dei lavoratori respingevano la proposta le organizzazioni sindacali, quattro giorni dopo, ribadivano la loro posizione e ...Le segreterie CG1L. CISL e UIL fanno proprie le aspirazioni dei lavoratori del gruppo per il conseguimento delle 40 ore settimanali pagate 48 da ripartirsi su 5 giorni con la domenica festiva ed il sabato libero dal lavoro, secondo una linea che si sviluppi verso l'abolizione del lavoro notturno... ».

...40 ore settimanali pagate 48. Settimana di 5 giorni con sabato e domenica liberi dall'obbligo di essere a disposizione dell'azienda. Riaffermazione delta piena utilizzazione della riduzione di orario per la settimana corta, della mezz'ora di mensa delle festività infrasettimanali. Istituzione di pause nella giornata per i lavori nocivi e disagiati... ».

DICEMBRE 1969 - SEMINARIO

CGIL A MEINA

Veniva così respinta la logica padronale dello scorrimento del secondo giorno di riposo. La settimana corta proposta comportava 1717 ore lavorative all'anno, mentre il decretone ne avrebbe comportate 1878. La proposta ventilata dalla Pirelli di 4 turni di 6 ore per 6 giorni, veniva respinta perchè allungava di fatto !a settimana arrivando a 1764- ore lavorative annuali, faceva saltare il sabato libero e cancellava le festività infrasettimanali. Sul lavoro notturno viene indicato come obiettivo l'aumento delle maggiorazioni per e ...Limitare il lavoro a turni appesantendo le maggiorazioni in modo tale da rendere antieconomico questo tipo di orari per le aziende... ».

MARZO 1971 - RINNOVO CONTRATTO DI LAVORO

Viene conquistata la settimana corta di 40 ore dal lunedì al ve-

non si arresta alle 40 ore. Aprire la discussione su ulteriori riduzioni di orario significa aver ben chiaro il complesso di problemi che questo tema comporta.

Innanzitutto occorre bloccare la tendenza alla diminuzione dell'occupazione; la diminuzione d'Orario è una

ne: dì, da raggiungersi entro il marzo 1973. Salta invece il punto sull'abolizione del lavoro notturno che, per la prima volta. era stato introdotto in una piattaforma contrattuale.

GENNAIO 1972 - XV CONGRESSO DI SEZIONE DEL PCI

« ...Respingere l'alternative del prolungamento della giornata e della settimana collettiva di lavoro (decretone Pirelli) è la condizione necessaria per costringere il padronato al recupero della quantità di lavoro da realizzare nella unità di tempo con scelte che non siano quelle tradizionali... Controproposte come il "sei per sei" che ripropongono il sabato lavorativo, presentano il rischio dei 4 turni e non hanno credibilità sui tre turni dalle 6 alle 24. Bisogna affermare la nostra linea... sull'orario di lavoro: liberazione totale del sabato, abolizione della notte cominciando da alcuni venerdì notte, giornata corta di sette ore e mezza, abolizione totale della notte e giornata corta di sette ore con due turni dalle 7 alle 21 con sabato e domenica liberi... u.

OTTOBRE 1972 - LOTTA DEI CHIMICI

Durante la lotta per il contratto dei chimici, viene presentata la richiesta delle 36 ore per i cicli continui. La Confindustria risponde con un articolo sul Sole 24 Ore

....L'attuazione dei contratti stipulati nel 1969 ...ha comportato aumenti dell'occupazione eccezionalmente elevati rispetto agli incrementi di produzione... Per la prima volta nel dopoguerra si e avuta una contrazione in termini assoluti del prodotto per addetto... I sindacali chiedono ora nuove riduzioni d'orario... Tale ulteriore riduzione comporterebbe, se accolta, un aumento dell'occupazione per il 1973 dell'or. dine del 4%, ma con la conseguenza di provocare un'ulteriore riduzione del livello assoluto della produttivita... Queste le ragioni economiche che portano a dire "no' alle 36 ore... Il paese più povero e con più ridotta produttivita ha anche la pretesa di voler lavorare di meno! ».

GENNAIO 1973 - V» CONFERENZA

D'OFFICINA DEL PCI

« ...Le 40 ore settimanali, il sabato e la domenica liberi, sono conquiste acquisite, irreversibili nella coscienza operaia e nel più generale contesto sociale del paese, quindi non si toccano. Bisogna imporre al padronato l'immediata messa in funzione degli impianti tenuti fermi o, nel caso non siano più competitivi, la loro trasformazione... Solo in un quadro di incremento delle forze produttive, il movimento operaio è disponibile a prendere in esame quelle ristrutturazioni nell'utilizzo della forza lavoro

delle risposte necessarie a tale tendenza, anche se non la sola o la più incisiva.

In secondo luogo occorre considerare congiuntamente la prospettiva dell'abolizione del turno notturno, con quella dell'estensione dei turni diurni, specie nel mezzogiorno, come base per una ulteriore riduzione dell'orario settimanale.

Infine occorre potenziare il controllo sull'orario di lavoro; e questo sia a livello di fabbrica (rigidità sul lavoro straordinario I che a livello sociale come lotta al lavoro precario e al doppio lavoro.

Questi in sintesi i punti da dibattere e da verificare, per arrivare ad una corretta definizione, di parte operaia, del problema dell'orario e dell'utilizzo degli impianti.

che aumentino la produttività; in tale quadro può e deve trovar posto una linea di riduzione e abolizione del lavoro notturno... obiettivo profondamente sentito dai lavoratori ».

MARZO 1973 - RAGGIUNGIMENTO DELLE 40 ORE NEL SETTORE GOMMA

In tale occasione (applicazione del contratto nazionale del 1971), la Pirelli metteva in discussione la mezz'ora di mensa pagata per i turnisti che, col raggiungimento delle 40 ore contrarrebbero e ...un debito di lavoro nei confronti dell'azienda di 10 ore mensili... ».

Per sanare questo « debito » veniva richiesto il recupero in sabati lavorativi. Inoltre veniva rivendicata dal padrone la piena agibilita delle ore da 40 a 48 (lavoro supplementare) per far fronte alle necessità della produzione.

APRILE 1974 - RINNOVO CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO

L'attacco Pirelli veniva respinto in questo contratto che, accanto al consolidamento delle 40 ore, prevede l'obbligo di contrattazione a livello di fabbrica, non solo per le ore straordinarie (altre 48) ma anche per quelle supplementari. Saltava invece la richiesta di graduale abolizione del turno notturno che era stata inserita per la seconda J,,ita in piattaforma.

mensile degli operai e degli impiegati del gruppo Pirelli

Autorizzazione del Tribunale di Roma

n. 15481 del 29 Aprile 1974

Redazione: sezione L. Temolo, viale

Sarca, 181 - 20126 'Milano

Amministrazione: Via delle Botteghe Oscure, 4 - Roma

Stampa: ORMAgrafica, Via Faunia, 8 Roma

Direttore responsabile:

Roberto Nardi

Redattore capo:

Pietro Anelli

Comitato di redazione: Pietro Anelli, Aldo Luciani, Aldo Pace

Segretaria di redazione:

Gabriella Bonvini

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Progresso senza avventure

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E' passato solo qualche anno da quando la DC si presentò alle e:ezioni politiche con questo slogan perbenista e rassicurante. Se vo'essimo andare ad una analisi della sitm.zione attuale r.:aliana in relazione a quello slogan ed al programma Jrie DC vi sottendeva, non mancherebbero gli spu.íti ?er dimostrare come ogni punto, ogni tesi, ogni prospettiva di quella linea politica si sono, nei ratti, mutati nel loro contrario.

Nessun generale progresso nell occupazione: la popolazione attiva resta ancorata al livello di 10 o 15 anni fa. I programmi di investimento dei grandi gruppi industriali vanno avanti solo per la lotta tenace della classe operaia che difende le proprie conquiste ed impone, con vertenze sindacali, la costruzione di nuovi stabilimenti ed il rammodernamento di quelli esistenti

Il disastro completo nell'agricoltura: ridotti gli addetti, ridotta la capacità di soddisfazione dei fabbisogni nazionali, umiliata la competitività sui mercati esteri.

Il caos nei servizi e nella pubblica amministrazione: l'iniziativa pubblica ridotta, in tutti i campi, a terreno di caccia per la rendita parassitaria od alla più prona servitù del profitto privato.

Sembra proprio che nulla si possa salvare in questo generale clima di sfacelo; niente si salva tranne congrui margini di profitto, stipendi d'oro per superburocrati, miliardi da esportare in altri paesi, ville di lusso, panfili (panamensi) e investimenti nella speculazione edilizia.

E le avventure?

Oh, non sono certo mancate: dagli attentati « anarchici » del 1969 alla bomba di Piazza Fontana, dall'avventura di Reggio Calabria alla bomba alla questura di Milano, dal fallito attentato al treno di Nico Azzi all'uccisione dell'agente Marino fino alle ultime riuscitissime carneficine di Brescia e di Bologna. Il tutto condito da una enorme serie di violenze nere a tutti i livelli, dal pestaggio al tentato omicidio, dall'intimidazione alla bottiglia incendiaria, dall'apologia del fascismo al vandalismo organizzato di piazza.

Sono 5 anni tra i più avventurosi che possa ricordare l'Italia, pieni di colpi- di scena sensazionali. Vi ricordate, quando erano ancora in auge la teoria degli opposti estremismi, il delitto Calabresi? e la morte di Feltrinelli?

L'elenco delle collusioni, delle complicità, dei legami tra questo mare di violenza politica fascista, la destra economica e i « corpi separati » dello stato è senza fine, ogni giorno un nuovo elemento si aggiunge a quelli già conosciuti nel delineare la complessa ed intricata trama dell'eversione.

E la DC? La DC governa questa marcia attraverso avventure senza progresso, mettendo a repentaglio continuamente la sicurezza delle istituzioni democratiche e la stessa credibilità del eritema politico basato sui par. riti. Qui stà, ci sembra, il nodo del momento politico attuale. Al di la e ai fianco della eversione tascista, cammina un disegno molto pio sottile di generazione del qualunquismo a livello di massa, una teorizzaziont della rinuncia, un invito pressante all indifferenza politica.

Ogni giorno possiamo coglierne. i segni ascoltando i discorsi del.r« uomo della strada », della gente comune, dei ceti medi. Il successo editoriale di un quotidiano dichiaratamente antipartitico come il « Giornale » di .Montanelli presso vaste fasce dirigenziali ed impiegatizie, è un fatto sintomatico. Lo schifo e la paura per la politica sono le due direttrici verso cui si indirizzano tutti gli sforzi tesi a monopolizzare la stampa di informazione in Italia

La DC è il cervello consapevole di questa operazione, lo stesso unanimismo raggiunto dal partito democristiano attorno alla posizione avventurista di Fanfani sul Referendum per il divorzio sta a segnare questa vocazione della DC per il rischiò politico, confermata dalla condotta dissennata degli organi economici dello stato durante questa crisi.

E' chiaro ormai che all'eversione fascista, al qualunquismo dilagante, al deterioramento sempre più grave delle istituzioni repubblicane si può trovare una risposta solo attraverso una radicale svolta politica che segni anche un deciso ridimensionamento del potere democristiano sul paese.

Pensare di andare avanti così per altri cinque anni sarebbe pura follia politica.

Abbiamo spesso distinto, e ne siamo convinti, tra dirigenza e base democristiana: esiste indubbiamente all'interno della DC una grande eterogeneità di forze sociali, una non immediata corrispondenza tra struttura dell'apparato del partito, burocrazia statale ad esso legata e corpo elettorale. Questo è il momento di faleva senza indugi su queste contraddizioni, dall'esterno e dall'interno della IX:. E' la sola via per rimettere in movimento il processo di crescita democratica del Paese che altrimenti rischia di arenarsi definitivamente nella palude dell'eversione.

BLOCCARE LA TRAMA FASCISTA

L'abitudine al dolore

Oramai è cosa certa. I giornali possono riservare eno spazio fisso per la cronaca quotidiana dei delitti fascisti.

Un po' come si riservano le prime due colonne per il « fondo », la terza pagina per le attività culturali o il riquadro per il corsivo.

Oramai gli assassini fascisti non hanno alcun problema di mimetizzazione, non cercano di mascherare come « rossi » i loro attentati; escono allo scoperto, dichiarano apertamente che il loro scopo è di seminare il terrore e di dimostrare la completa impotenza dello stato repubblicano nei loro confronti. Possiamo colpire dove e quando vogliamo hanno scritto quelli di Ordine Nero.

E' chiaro che è impossibile, a meno di instaurare lo stato d'assedio, prevenire in modo assoluto attentati vigliacchi come quelli di Brescia o dell'Italicus; quello che conta è il tipo di reazione che tali attentati suscitano nelle forze governative e nell'apparato dello stato.

Per due volte, come una assurda commedia, sono state ripetute le stesse frasi di circostanza, dí indignazione, di deplorazione ecc. ma nulla di sostanzialmente nuovo si è potuto cogliere nell'azione e nei programmi del governo, delle forze di polizia, dei servizi segreti

Anzi, mano a mano che la crescente gravità della trama nera veniva (spontaneamente, bisogna direi allo scoperto, si è assistito al dispiegamento, da parte delle forze governative, di una incredibile capacità di assimilazione, di istituzionalizzazione dei fatti più abnormi.

Sembra che il comandante di un reggimento corazzato di stanza a Cividale sia coinvolto nell'affare della rosa dei venti?

Lo si arresta (un giorno dopo averlo sollevato dal suo incarico, naturalmente), ma il ministro della difesa non batte ciglio, saremo inflessibili nel colpire ogni connivenza, dice. Ma intanto sembra che le caserme perdano armi da guerra come acqua da un colino: Niente paura, assicura il nostro, intensificheremo la vigilanza. Ancora; il camerata Giannettini, ex redattore del Secolo d'Italia ed agente del SID è ricercato in tutta Italia dalla polizia perchè la magistratura vuole interrogarlo a proposito della strage di Piazza Fontana. Giannettini decide per un dignitoso riserbo e passa tranquillamente la frontiera (ma non era , ricercato?) col suo passaporto e gira un poco il mondo ricevendo, pare, il suo regolare stipendio di agente del servizio segreto e visite di ufficiali di collegamento del SID. Qualsiasi ministro della difesa a questo punto, costretto ad inquisire i principali ufficiali del suo servizio segreto, sarebbe sprofondato sotto terra. Ma il nostro no: accerteremo le responsabilità di ciascuno. Anche il ministro degli interni fagocita scandali con un appetito invidiabile. I fascisti tirano una bomba in un comizio a Brescia. Va bè che i morti sono quasi tutti compagni, però sono tanti, e poi tutta quella gente ai funerali... Bisogna fare pur qualcosa. pensa il nostro. Ed ecco che inventa l'ispettorato anti terrorismo, ente al di sopra di ogni... polizia. Ma il primo atto dell'ispettorato è quello di farsi scoppiare l'Italicus sotto il naso a due mesi di distanza dalla strage di Brescia.

Ma nella sua pur breve vita l'ispettorato aveva avuto modo di prestarsi alla vergognosa manovra diversiva di Almirante a proposito delle rivelazioni del bidello (pardon, custode fuori ruolo con contratto a tempo indeterminato) Sgrò: Scoppiata la bomba sul treno Santillo sembra accorgersi che il comportamento dello Sgrò è, come dire?, « contraddittorio », sembra che sappia molto più di quanto non dica. E pensarci un po' prima?

E i nostri continuano ad incassare, assorbendo compatti, come un muro di gomma, ogni nuova stortura, ogni anomalia, ogni disastro.

Il terrorismo fascista, sembrano dirci costoro, è doloroso, ma basta farci l'abitudine e non sembrerà più così grave.

Le connivenze nell'apparato dello stato? E' vero, ci sono, ma non è il caso di agire in modo affrettato: accertiamo, accertiamo. In fondo se c'è il terrorismo, c'è anche l'ente di stato contro il terrorismo, cosa volete di più?

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UN NUOVO SVILUPPO DELLE LIBERTA' POLITICHE

NEI LUOGHI DI LAVORO E IL RUOLO sEmt•nE PIU' DECISIVO

DELLA STAMPA OPERAIA IN UN CONVEGNO DEL PARTITO

CHE SI TERRA' NEL PROSSIMO SETTEMBRE A BOLOGNA

di ROBERTO NARDI

La sesta Conferenza Operaia del PCI dello scorso febbraio, pose al centro del suo dibattito l'impegno delle masse lavoratrici per una nuova direzione politica del paese come obiettivo conseguente alle lotte per più avanzate condizioni di lavoro, per le grandi riforme sociali, per un nuovo sviluppo economico.

Le tormentate vicende di questi primi otto mesi del 1974 hanno confermato con la cruda evidenza dei fatti la giustezza di questo orientamento anche se la crisi generale che investe l'Italia ha indubbiamente radici lontane. Dalla rottura dei governi di unità nazionale e dell'unità sindacale del 1947 ad opera della DC di De Gasperi, la politica conservatrice e di isolamento del movimento gperaio posta in atto per oltre 25

si carico degli interessi generali del Paese.

In questo processo, il Partito Comunista Italiano, additato negli anni oscuri della guerra fredda dalle classi dominanti come una minaccia per la democrazia, ha invece costituito un preciso e coerente punto di riferimento unitario per la difesa e lo sviluppo della democrazia repubblicana, per un assetto della societ modellato sulle esigenze delle grandi masse lavoratrici sul terreno della Costituzione antifascista, accrescendo via via forza politica e consensi.

Negli anni '68-'69, la classe operaia, di fronte alla crisi economica e sociale sempre più grave, compie un salto di qualità. Si apre un quinquennio denso di inquietudini che riflettono la volontà di profondi cambia••••••••••

LENIN 1902

il giornale operaio come organizzatore

anni dai gruppi dirigenti economici e politici del paese, ha alimentato uno sviluppo fondato sugli squilibri, sulla discriminazione, sul sottogoverno, sul privilegio di classe. Che si sia trattato di una scelta ottusa e provinciale per gli stessi fini che le classi dominanti si proponevano, è dimostrato dai risultati fallimentari: si è voluto governare per decenni all'insegna della difesa da una pretesa minaccia comunista, ma lungi dal realizzare uno stato capitalisticamente efficiente, si è pervenuti allo sfacelo delle strutture dello Stato, dove lo spreco, il parassitismo, l'inefficienza endemica, sono oggi uno dei principali ostacoli allo stesso sviluppo produttivo. Una siffatta politica non ha creato e non poteva creare consensi ma anzi un dissenso crescente che dalla classe operaia, mantenutasi unita e combattiva nonostante i numerosi tentativi di isolamento e di discriminazione, si è esteso ad altri settori di lavoratori e di ceti medi fino a lambire oggi certe zone dello stesso mondo imprenditoriale.

Nelle iniziali condizioni di scontro frontale la classe operaia ha vissuto preziose esperienze, dapprima nella difficile difesa dei livelli di occupazione, della remunerazione e della condizione di lavoro, poi in un lento ma tenace recupero dell'unità sindacale, nella estensione della lotta per nuove condizioni di vita nella società, alle riforme sociali; fino a prendere coscienza della propria capacità di far-

...E' dunque assolutamente necessario estendere innanzi tutto questo campo d'azione, creare un legame effettivo fra le città per un lavoro metodico comune... Per conto mio persisto nel sostenere che questo legame effettivo si può cominciare a crearlo solo per mezzo di un grande giornale comune, iniziativa unica e regolare per tutta la Russia.... Se vogliamo una unificazione non soltanto a parole, bisogna che ogni circolo locale mobiliti immediatamente, mettiamo, un quarto delle sue forze per partecipare attivamente all'opera comune. Il nostro giornale gli dà immediatamente il piano generale, le dimensioni e il carattere di quest'opera, gli mostra le lacune che si fanno maggiormente sentire nella nostra azione su scala nazionale, le località dove manca l'agitazione e con le quali i collegamenti sono deboli, gli ingranaggi dell'immenso meccanismo che egli stesso potrebbe riparare e sostituire

Il lavoro di diffusione del giornale comincerebbe di per sè a creare un legame effettivo (ove il giornale sia degno di questo nome, cioè se si pubblicherà regolarmente, e non una volta al mese come le grandi riviste, ma, per esempio, quattro volte al mese). I rapporti fra città e città, necessari per l'opera rivoluzionaria, oggi assai rari ed in ogni caso del tutto eccezionali, diventerebbero allora la regola ed assicurerebbero non solo la diffusione del giornale, ma lo scambio (il che è molto più importante) delle esperienze, dei materiali, delle forze e delle risorse.... Il lavoro locale migliorerebbe infinitamente in ampiezza e in varietà: le denunce politiche ed economiche raccolte in tutta la Russia darebbero un nutrimento intellettuale agli operai di tutte le categorie, qualunque sia il loro grado di sviluppo, darebbero materia • e spunto a conversazioni e a conferenze sui più diversi problemi, sollevati anche con allusioni dalla stampa legale, dai discorsi quotidiani, dai comunicati « pudibondi » del governo...

mensile degli operai e degli impiegati comunisti del gruppo Pivelli 3 REFERENDUM Indicazioni di una grande vittoria a pag 2 DOPO IL CONTRATTO impegni di lotta dei lavoratori a pag 6 Il confronto Governo sindacati a pag. 7 Impiegati alla Ekocza
LavoratorePireli
/Immo lpv 200 • oggi democrazia 3PERIODICO MENSILE DEI PUBBLICI DIPENDENTI COMUNISTI La verità è rivoluzionaria SETTEMBRE 1913 100 vialibera PERIODICO PER I LAVORATORI DEL COMUNE DI MILANO • NUMERO SPECIALE preperattone dell'assemblea prormciale e della VI Conferenza Narie.le 491. eperee comunesti e e ',a , • ROTAIA W MENSILE DEI FERROVIERI COMUNISTI inea elettrica 2 MENSILE DEI LAVORATORI DELL'ENEL E DELLE AZIENDE ELETTRICHE MUNICIPALIZZATE n cura TIP ComLiet p C,,d,a- • SOCIETA FABBRICA QUARTIERE IMPEGNO UNITARIO PER COSTRUIRE IUNITALIA LIBERA INDIPENDENTE DEMOCRATICA SOCIALISTA FlArk:xmi PERIODICO MENSILE DEI POSTELEGRAFONICI COMUlleS71 L'AEROPORTO~" fa • A GENOVA L 6-9-10 FEBBRAIO VI' ASSEMBLEA NAZIONALE DEGLI OPERAI COMUNISTI MENSILE DEI LAVORATORI COMUNISTI DEL GRUPPO FIAT i INECENTOMIll telefonici~ MENU III TREFINICI • ANNI* • L 1 • lago11171 -•. IIRE III GIUGNO 974 IL LAVORATORE R1 farmaceutico BOLLETTINO D,Ii; '.,..:A"IONE E Di CEIENTA: [T DELLA CELLULA, 000 P.C.I. - ISOLO i4EA4

menti soprattutto da parte delle, giovani generazioni; ma è in pi imo luogo la fase delle grandi lotte operaie e popolari, dell'autonomia e dell'unità sindacale, che propongono con forza i temi delle i iforme e di un nuovo sviluppo economico, fino ad arrivare le grandi vertenze in un confronto diretto fra sindacati e governo.

E' questo il periodo in cui le forze conservatrici italiane, fuori e dentro la DC, si dimostrano sempre più incapaci di interpretare i nuovi bisogni del paese, dando spazio con colpevoli tolleranze alle manovre reazionarie e al terrorismo fascista.

Negli stessi incontri sindacati-governo sulle questioni econorn-iche e sociali, viene in luce il nodo che occorre sciogliere per andare a un processo di cambiamento: ed è quello di una direzione politica in condizioni di recepire la domanda rinnovatrice possente ed unitaria che sale dal paese.

Il 1974 costituisce la prova della pericolosa crisi di direzione politica Dal referendum sul divorzio in chiave aggregatrice di forze antiprogiessiste che segna una sconfitta secca dello DC, alle elezioni sarde che confermano sul piano politico la crisi di fiducia nello scudo crociato e il rifiuto della destra estrema, all'inflazione e alla crisi economica che il governo non riesce a fronteggiare, fino all'esplodere virulento e coordinato di una trama nera che ha radici lontane e mallevadori che si annidano fin nei corpi dello Stato; tutto contribuisce a rendere evidente la necessità di una svolta politica profonda ed urgente.

Di questa esinenza che riguarda essenzialmente il u.nporto tra !e forze politiche nel Parlamento e nel Paese, si è fatto interprete con prontezza il PCI, ponendosi al centro della battaglia unitaria contro il terrorismo fascista e per soluzioni positive alla

GRAMSCI 1916 i giornali e gli operai

Sono i giorni della « reclame » per gli abbonamenti. I direttori e gli amministratori dei giornali borghesi rassettano la loro vetrina, passando una mano di vernice sulla loro insegna e richiamano l'attenzione del passante (cioè del lettore) sulla loro merce. La merce è quel foglio a quattro o sei pagne che va ogni mattina od ogni sera ad iniettare nello spirito del lettore le maniere di sentire e di giudicare i fatti dell'attualità politica, che convengono ai produttori e venditori di carta stampata. Vogliamo tentare di discorrere, con gli operai specialmente, dell'importanza e della gravita di quell'atto apparentemente cosi innocente, che consiste nel scegliere il giornale cui si vuole abbonarsi?

E una scelta piena di insidie e di pericoli che dovrebbe essere fatta con coscienza, con criterio e dopo matura riflessione. Anzitutto l'operaio deve negare recisamente qualsiasi solidarietà al giornale borghese. Egli dovrebbbe ricordarsi sempre, sempre, sempre, che il giornale borghese (qualunque sia la sua tinta) è uno strumento di lotta mosso da idee e da interessi che sono in contrasto coi suoi. Tutto ciò che stampa è costantemente influenzato da un'idea: servire la classe dominante, che si traduce ineluttabilmente in un fatto: combattere la classe lavoratrice Ma il bello, cioè il brutto, sta in ciò: che invece di domandare quattrini alla classe borghese per essere sostenuto nell'opera di difesa spiegata in suo favore, il giornale borghese riesce a farsi invece pagare.... dalla stessa classe lavoratrice che egli combatte sempre. E la classe lavoratrice paga, puntualmente. generosa-

crisi economica come condizioni per avanzare verso una svolta democratica.

A questa battaglia non possono rimanere estranee la classe operaia e le masse lavoratrici sul terreno più propriamente politico.

Le grandi lotte economiche e sociali postulano, oggi più che mai, una presa di coscienza fortemente consapevole ed estesa del carattere politico dello scontro in atto, soprattutto fra coloro che sono i protagonisti delle lotte, gli operai, i contadini, gli studenti, i tecnici, gli impiegati, i ceti medi produttivi, laddove questi realizzano la loro qualità di produttori, nei luoghi di lavoro, nelle fabbriche negli uffici.

In contrasto con questa esigenza si pone tutto ciò che fa ostacolo al libero esercizio delle libertà politiche nei luoghi di lavoro, anche se negli ultimi mesi molti passi avanti sono stati compiuti soprattutto attraverso la pratica delle u assemblee aperte » in qualche caso dell'uso concordato di locali e orari delimitati per l'attività politica delle organizzazioni

aziendali di partito.

Tener fuori la « politica » dai cancelli delle fabbriche e degli uffici come se la vicenda produttiva fosse un fatto tecnico estraneo ai conflitti sociali e politici, è un vecchio indirizzo dei gruppi dominanti legato ad una cultura classista e reazionaria tendente a contenere al massimo la consapevolezza e la partecipazione dei lavoratori e ad approfondire la scissione tra economia e politica.

La stessa DC, sia pure attraverso timidi accenni emersi nel dibattito dell'ultimo Consiglio Nazionale, non potrà sfuggire all'esigenza di rivedere le sue norme statutarie che non prevedono una propria organizzazione nei luoghi di lavoro.

E' questo un interesse del movimento operaio e dell'intero schieramento democratico del paese. In questo quadro rilievo essenziale assume il problema di dare contenuto specifico all'iniziativa politica delle organizzazioni aziendali del partito e quello degli strumenti con cui questa iniziativa si realizza. Questioni tanto più rilevanti in quanto ampi margini di incertezza sussistono laddove la crescita delle organizzazioni sindacali e lo sviluppo del processo unitario hanno occupato spazi di iniziativa che investono rivendicazioni generali sociali ed economiche. Va dunque riaffermato che le questioni degli schieramenti politici e della direzione del paese. esorbitano dai compiti e dalle capacità del sindacato di cui peraltro va sottolineato il ruolo essenziale nel più vasto processo di rinnovamento dell'Italia.

Nelle organizzazioni aziendali del partito va ulteriormente promossa la capacità di iniziativa unitaria sui grandi problemi dell'antifascismo e dello sviluppo della democrazia a tutti i livelli e sulle questioni nodali del paese. dallo sviluppo del Mezzogiorno alle riforme sociali. a auella

La fabbrica

mente Perchè? Se lo domandate al primo operaio che vedete in tram per la via con un foglio borghese spiegato dinanzi, voi vi sentite rispondere: « Perchè ho bisogno di sapere cosa c'è di nuovo ».... Eppure egli sa che il tal giornale è codino, che il tal'altro è palancaio, che il terzo, il quarto, il quinto, sono legati a gruppi politici che hanno interessi diametralmente opposti ai suoi. Tutti i giorni poi, capita a questo stesso operaio di poter constatare personalmente che i giornali borghesi raccontano i fatti anche più semplici in modo da favorire la classe borghese e la politica borghese a danno della politica e della classe proletaria....

Malgrado ciò, l'acquiescenza colpevole dell'operaio verso il giornale borghese è senza limiti. Bisogna reagire contro di essa e richiamare l'operaio all'esatta valutazione della realtà..

Bisogna dire e ripetere che quel soldino buttato là distrattamente nella mano dello strillone. è un proiettile consegnato al giornale borghese che lo scaglierà poi, al momento opportuno, contro la massa operaia.

Se gli operai si persuadessero di questa elementarissima verità, imparerebbero a boicottare la stampa borghese con quella stessa compattezza disciplina con cui la borghesia boicotta i giornali degli operai, cioè la stampa socialista.

Non date aiuti di danaro alla stampa borghese che è vostra avversaria: ecco quale deve essere il nostro grido di guerra in questo momento che è caratterizzato dalla campagna per gli abbonamenti fatta da tutti i giornali borghesi. Boicottateli, boicottateli, boicottateli!

dello Stato, sulla base di un rapporto nuovo e positivo tra le forze politiche democratiche. Ma un vero e proprio balzo in avanti deve essere compiuto nel saper collegare l'azione critica nelle aziende private e pubbliche per quanto riguarda condizioni di lavoro, occupazione, mutamenti strutturali, investimenti, ad una azione più generale sui rapporti che questi aspetti del modo di produrre hanno col quadro economico e sociale del paese e con la sua direzione politica.

Ed è qui che oltre agli strumenti vecchi e nuovi, (il comizio ai cancelli della fabbrica,. il volantinaggio, la festa dell'Unità aziendale, l'assemblea politica dentro il luogo di avoro), manifesta tutta la sua efficacia un uso sempre più esteso della stampa operaia.

In questo senso il Partito si è mosso nell'ultimo anno, dando vita ai giornali dei Comitati di coordinamento nazionali dei ferrovieri comunisti, dei telefonici, dei lavoratori della Fiat e della Pirelli, dei poste-

legrafonici, degli elettrici, dei dipendenti del pubblico impiego. In pari tempo si è cercato di dare sviluppo alla stampa aziendale stimolando le organizzazioni di partito ad assicurare periodicità e adeguata diffusione alle pubblicazioni.

Nell'un caso e nell'altro occorrera compiere un ulteriore lavoro di formazione e di orientamento su alcuni punti essenziali ad un uso efficace della stampa operaia. Dai contenuti che debbono sempre più riflettere sia i nessi tra lotte nelle aziende, nella società, nello Stato, sia la vita autentica dei lavoratori dentro e fuori la fabbrica, i loro biso-

MAIA KOVSKI 1927

Komsomolskaia Pravda

I giovani del Komsomol sono due milioni, ma la tiratura s'è congelata su centomila e non s'accresce.

Dov'è dunque l'organizzazione e il nostro slancio?

Si può accettare una tale discordanza?

E che mai legge il restante milione e novecentomila, che si astiene dall'abbonamento?

Conta, con gli occhi intenti alla volta celeste, le stelle?

O legge le insegne?

II giornale non si legge per noia; col giornale dalla repubblica si gratta via il sudiciume; il giornale sono le nostre mani, i nostri occhi. l'aiuto quotidiano nel lavoro quotidiano.

La guerra occhieggia dalle bocche dei cannoni, astute reti tendono i borghesi.

Giovani del Komsomol, state in guardia, seguite per la pace il nostro giornale.

Non basta leggerne gli articoli, da altri lati accostatevi.

Fà che le pagine arrivino ai giovani, fà propaganda, spiega e ristampa nei giornali murali.

Questioni difficili, allegre ed ambigue, in giorni di lavoro e in giorni di festa, ha posto, studiato e risolto la Komsomolskaia Pravda.

Compagni Vania, compagne Mascia, il giornale è il vostro parente più prossimo.

Fate quindi il vostro lavoro, diffondendo le copie di resa.

Tutti, dalle città con le rosse ciminiere fino al più remoto piccolo borgo, tutti voi, cellule e circoli, comitati e sale di lettura, reclutate migliaia di nuovi abbonati, solleciti della tiratura, come della vostra stessa crescita; e ogni giovane comunista diventi un abbonato della Komsomolskaia Pravda!

gni, il loro dibattito, la loro capacità di organizzazione e di iniziativa politica; alla costituzione di redazioni certo agili ma ampie e direttamente collegate con le più diverse realtà aziendali; all'uso di un linguaggio non appiattito ma estraneo ai codici specialistici e alle « mode » linguistiche; all'autofinanziamento attraverso gli abbonamenti e la diffusione militante che dia carattere politico e non propagandistico alle iniziative; alla preparazione dei quadri operai in grado di assolvere a questi compiti sia con il più ampio coinvolgimento nel lavoro, sia attraverso appositi corsi di aggiornamento. Su queste questioni il partito si accinge a compiere una prima riflessione nel Convegno nazionale su: - Libertà politiche e stampa operaia nei luoghi di lavoro », che si terrà a Bologna il prossimo 7 settembre nel quadro della Festa Nazionale dell'Unità. Un momento importante per lo sviluppo dell'azione politica del partito nei luoghi di lavoro.

FABBRICA
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Il padrone delle ferriere

parti sociali ». Ma andiamo avanti: « La realtà è documentata dai fatti: la nostra produttività è più bassa di quella dei paesi con i quali ci confrontiamo perchè lavoriamo meno degli altri ed in modo meno efficiente... ».

Togliatti OPERE SCELTE 1923-1964

Al cinema ed alla TV saremo presto sommersi da un revival di « romanzi d'appendice », quei romanzacci dell'800 pieni di orfanelle ripudiate, dì madri degeneri, di sepolte vive, sergenti di ferro etc,, protagonisti di tresche oscure e canagliesche risolte moralisticamente con un'edificante redenzione finale.

Mi è rimasto nella mente un episodio di uno di questi romanzi, letto molti anni fa, di cui non ricordo neppure il titolo, Il padrone di una grande azienda è nel suo ufficio, solo, in un giorno d'estate; la fronte sudata appoggiata ad un vetro. Ha la gola secca ma non beve (che abbia finito lo champagne?). Sua moglie. una marchesina in bolletta, lo disprezza, quindi prende dal cassetto una sfilza di luride banconote e se ne va, non ricordo dove 11 nostro e preoccupato perchè la sua azienda e in dissesto, ha licenziato tutti. Motivo? Superproduzione, lui, piuttosto che abbassare í prezzi, chiude baracca. Diamine, non è un giovane leone illuminato. Fuori, intanto, i dragoni, roba del genere, stanno caricando gli operai, i quali, ìn verità non chiedevano che di lavorare.

Finisce, mi pare, abbastanza bene. Il padrone che gli faceva concorrenza muore traviato e rovinato da una ballerina consumata dalla tisi, il nostro crepa in duello esalando l'ultimo assegno nelle mani della marchesina; la fabbrica riprende fiato grazie al fallimento del concorrente, quindi... amen. Cento anni dopo.

Dietro le vetrate di un grattacielo in una città del nord sta un imprenditore molto importante: è alla testa di un monopolio transazionale, la concorrenza non lo frega. E' molto amico degli inglesi di cui ammira i modi e l'humor. E' legato affettivamente, circa il 510 /o, alla famiglia Dunlop. Non suda (ci manchercebbe'), gli imprenditori

d'oggi hanno smesso di sudare, i loro apparati sudoriferi si sono atrofizzati per il disuso, perciò traspirano solo dalla bocca, come gli animali domestici. Ebbene sì, è l'ing. Leopoldo Pirelli, proprio lui in persona. Accanto

c'è un giornalista de « Il sole 24 ore » venuto per intervistarlo. L'ingegnere, affabile e misurato secondo il suo nobile costume, dibatte grosse questioni di politica economica. Egli, non dimentichiamolo, è vicepresidente della Confindustria.

Nell'intervista ( pubblicata in luglio da « Il sole 24 ore ») sono contenuti molti argomenti interessanti ed anche alcune tesi sulle quali abbiamo qualcosa da dire. Vediamo.

La solita mistificazione grossolana tanto cara all'ing. Lombardi (lui sì, « padrone delle ferriere ») quando cenava assieme ai quattro cavalieri dell'Apocalisse. Ricordate? Soleva dire: Il riposo delle macchine è spreco di capitale » Era la risposta arrogante alla richiesta di riduzione di orario di lavoro. Pirelli ha trovato sulla scrivania le vecchie veline di Lombardi le usa. Strategia del consenso? o della delega? non ci pare proprio. « Il livello di assenteismo ha splafonato negli ultimi anni, come a tutti è noto », dice, lamenta, ovviamente, la conflittualità permanente. Pirelli sa bene che, in una società divisa in classi, la conflittualità è una componente non eliminabile. Strappare un accordo sulle qualifiche o sul rientro dei sospesi forse non doveva essere « conflittuale »? Le statistiche, poveri come siamo, le facciamo anche noi, forse più aride ma più veritiere. Quando i padroni parlano di assenteismo, nella media ci ficcano dentro tutto, malattia, infortuni, scioperi e cassa integrazione. E certamente rincresce loro di non poter considerare assenteismo anche il tempo che i pendolari passano sul treno. Ma su questo punto la migliore smentita a Pirelli viene proprio dal giornale al quale ha rilasciato l'intervista, notoriamente di parte padronale. Si legga, Pirelli, il « Sole 24 ore » del 24 luglio '73. In un'inchiesta Doxa sulle cause della ,crisi economica alla quale hanno risposto imprenditori e dirigenti industriali, alla domanda se scarso sfruttamento degli impianti, assenteismo, « disaffezione », potessero essere causa della crisi, ha risposto sì soltanto il 2,90 /o degli intervistati.

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I problemi delle forze armate e in particolare la politica della NATO, la coscrizione obbligatoria, la riforma del regolamenti e del codici e altri temi nell'analisi di due noti esponenti comunisti.

« ...Abbiamo definito una strategia dell'offerta che va ovviamente verificata con le forze politiche e con quelle sindacali ».

Benissimo, vorremmo però che a questo punto l'ingegnere alcune cose le verificasse con le forze politiche e sindacali presenti nell'azienda e che si riconoscono, guarda caso, nei delegati. Altrimenti che senso hanno le sue parole quando dice: « La società italiana di cui siamo parte e nella quale crediamo, è una società pluralistica. I punti chiave di questa società sono il consenso e la delega. Consenso e delega che non possono non riguardare tutte le

Sullo sfruttamento degli :impianti poi, Pirelli piange a dirotto ma noi, riparandoci sotto un ombrello, gli rispondiamo che sì, è un problema che dibattiamo anche noi, ma in funzione di una logica ben precisa, quella dell'estensione degli investimenti. Pirelli sostiene che l'utilizzo degli impianti è in Italia del 75-800%o contro il 903/o degli altri paesi sviluppati. Ma l'ingegnere dimentica che in Italia è assai più diffuso l'uso del lavoro a turni. Se teniamo conto di questo fatto, l'Italia passa al primo posto della Graduatoria europea dell'utilizzo degli impianti. Precisamente si hanno 2.993 ore di utilizzo annuale medio in Italia, 2.747 in Germania, 2.590 in Francia e 2.332 in Inghilterra. Sono dati che si riferiscono al 1971, quando oramai le 40 ore erano acquisite in tutti i settori industriali italiani. In realtà, a Pirelli, « padrone delle ferriere », non interessa tanto l'utilizzo degli impianti in generale, quanto il

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massimo sfruttamento di dcuni impianti e conseguentemente la intensifica ione dei ritmi a danno degli operai addetti, perp tuando così la logica di un ve-, chio e superato modello di sviluppo e di un'organizzazione del lavoro non più corrispondente alle esigenze dell'uomo moderno.

Eppure le lotte dei suoi operai dirette proprio contro l'organizzazione capitalistiza del lavero, dovrebbero farlo rif!ettere; ma non c'è niente da fare. Verso la fine dell'intervista l'ingegnere formula l'assurda e ridicola ipotesi di un'ora di lavoro straordinario al giorno per il settore manifatturiero allo scopo di risanare, in un anno, la bilancia dei pagamenti. Eppure l'ingegnere dobrebbe sapere che

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la rigidità della forza-lavoro è un punto che teniamo presente con estrema serieta

« Il nostro impegno, e quello di tutti — conclude Pirelli — è di costruire un nuovo tipo di società, più giusto e più efficiente ».

Strane parole in bocca ad un potente, tanto più strane appaiono a noi che in fabbrica vediamo quanto la realtà sia inve:e dura ed arcigna e quanto Pirelli non intenda modificarla ma perpetuarla.

Nonostante le parole, egh rimane sul piede sbagliato col quale è partito, ed è il piede di un « padrone delle terriere ».

Tiri avanti l'altro, e vedremo se cento anni sono passati invano.

di ANNIBALE MATTAVELLI
D'Agostini LA CONDIZIONE OPERAIA E I CON SIGLI DI FABBRI CA t) prefazione di Bruno Trentin XX secolo - pp. 432 • I. 2.500 Forster RIVOLUZIONE BORGHESE ED EMANCIPAZIONE UMANA a cura di Nicolao Merker Le idee pp. 232 - L 1.200 Kuczynski BREVE STORIA DELL'ECONOMIA Lepre STORIA DEL MEZ ZOGIORNO NEL RI SORGIMENTO Universale • pp. 292L. 1.500 Lu Hsun CULTURA E SOCIE TA' IN CINA Universale - pp. 278 L. 1.500 AA. VV. IL TEMPO PIENO NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA E DELL'OBBLIGO A cura del Dipartimento istruzione e cultura della Giunta regionale toscana Paideia - pp. 180 - L. 1.500 AA. VV. IL DISTRETTO SCO LASTICO a cura di A. Franchini e E. Menduni Paideia - pp. 96 - L. 800 Kadar L'UNGHERIA E IL SOCIALISMO II punto • pp. 304 - L. 1.800 Tito L'AUTOGESTIONE
EDITORI RIUNITI
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L'ampliamento della Pirelli Sicilia

di ANTONIO PAPALE

In data 7 Febbraio 1973 il consiglio di fabbrica della Pirelli rAlia così scriveva in una lettera al Presidente della Regione, all'Assessore all'Industria, al!'Assessore al lavoro e al Presidente della Commissione regionale Industria dell'A.R.S.

« Il Consiglio di Fabbrica della Pirelli Sicilia, su espresso mandato da parte dell'assemblea dei lavoratori, chiede alle S.V. un urgente incontro per discutere i programmi di amoliamento della Pirelli Sicilia di Villafranca T. oggetto di decisioni del CIPE, per i quali la Regione ha erogato un massiccio contributo alla Pirelli S.p.A.

Si porta a conoscenza, inoltre, che per il raggiungimento di questo obbiettivo i lavoratori dello stabilimento stanno portando avanti una dura battaglia che li vede impegnati in scioperi articolati e il giorno 14 Febbraio in una manifestazione per le vie di Villafranca Tirrena. Certi dell'accoglimento, gradiscano cordiali saluti ».

Con questa lettera si richiamava l'attenzione delle Autorità Regionali sulla necessità di far rispettare alla Pirelli le decisioni del CIPE, che prevedevano l'assunzione di altri 1400 lavoratori presso lo Stabilimento di Villafranca Tirrena. Ma l'incontro richiesto dal Consiglio di Fabbrica non c'è stato e la risposta da parte del Governo Regionale non è arrivata. E' chiaro che al Governo non sono graditi gli incontri con i lavoratori, con le braccia che producono e mandano avanti l'economia del Paese. Questa è democrazia?

Per i nostri governanti si tratta soltanto di dare il denaro pubblico in abbondanza nelle mani dei capitalisti, che non rispettano nemmeno gli accordi e gli impegni liberamente assunti. A pagare sono i lavoratori. I disoccupati oggi iscritti all'Ufficio di Collocamento di Villafranca

Tirrena sono più di 1000: nella zona vi sono più di 3000 disoccupati, che aspettano, che non vogliono emigrare, che hanno avuto fiducia nell'impegno assunto dalla Pirelli per la creazione dei famosi 1400 posti di lavoro. La D.C., in periodo elettorale, aveva sbandierato tale promessa. Solo ìn periodo elettorale avviene l'incontro con i cittadini e i lavoratori, ma sono per la D.C. incontri di sole promesse. I Comunisti della Pirelli Sicilia chiedono il rispetto e gli impegni, chiedono fatti concreti non solo promesse.

Malgrado le dichiarazioni di ripresa produttiva nel settore

Coperture Cinturato Gigante » fatte dalla direzione della Pirelli Sicilia al C.D.F., gli stessi impegni di occupazione assunti dall'Azienda con l'accordo di gruppo del Settembre 1973, dopo lunga lotta unitaria, i quali prevedevano l'assunzione graduale di 500 lavoratori, vengono mantenuti interamente dall'Azienda, e tali assunzioni avvengono molto a rilento. Come si vede la Pirelli Sicilia esita anche a mantenere un impegno

che noi giudichiamo limitato. In questa situazione drammatica, qui a Villafranca e in tutto il gruppo, la Direzione, invece di rispettare gli accordi sull'occupazione, chiede al CDF, alle Organizzazioni Sindacali Provinciali e Nazionali ore straordinarie e interventi al Sabato per aumentale la produzione, violando così le conquiste contrattuali fatte dai lavoratori. La risposta dei lavoratori nelle assemblee è stata chiara: se la Direzione vuole aumentare la produzione, che assuma i disoccupati. Anche la risposta dei Sindacati è stata negativa, e deve essere negativa. Non si può contrattare di fronte al mancato rispetto degli accordi, specialmente qui a Villafranca.

corre strappare precise garanzie per gli investimenti nella zona il mantenimento dell'impegno che il Ministro Gullotu ha assunto pubblicamente — nel momento più aspro della vertenza sui licenziamenti alla Raffineria — per la costruzione, con l'inizio dei lavori ad Ottobre, dell'acciaieria dell'EGAM nella zona del Mela, con l'occupazione di circa 600 operai. Tale impegno deve essere rispettato fino in fondo. Ma è chiaro che, data l'alta disoccupazione della zona il rientro degli emigrati, 600 posti non bastano. Occorre quindi che le forze politiche governative, e in primo luogo la D.C., che hanno aperto fin'ora tutte le porte ai petroliere Monti e a Pirelli, si impegnino a realizzare un tessuto industriale di Aziende manifatturiere ed industrie legati all'Agricoltura. Reinvestendo i super profitti fin'ora accumulati, Monti dovrebbe, secondo una dichiarazione dell'Onorevole Bonfiglio, Presidente della Regione, impiantare una Fabbrica per la produzione della plastica. In tal senso esiste già, a detta dell'Onorevole Bonfíglio, l'impegno di intervento degli Enti regionali.

il corsivamm UN DURO COLPO

I decreti che il governo intendeva imporre al popolo italiano, aggravando così la condizione già precaria delle masse lavoratrici, hanno ricevuto un duro colpo per merito dei parlamentari comunisti, che al Parlamento si sono battuti con dura determinazione onde modificarne la sostanza, quanto meno per renderne più eque le conseguenze.

Uno dei decreti più squinternati che la maggioranza aveva proposto, prevedeva la assunzione da parte dello Stato di quasi settemila nuovi impiegati da inserire nell'amministrazione tributaria per la lotta alle evasioni fiscali.

Ad aggravare la situazione occupazionale della zona contribuisce l'atteggiamento del « Petroliere Nero » Attilio Monti, con la sua minaccia di licenziamento di 1300 dipendenti delle Ditte appaltatrici che lavorano all'interno della « Mediterranea Petroli » di Milazzo. Bisogna precisare che Monti ha costruito gli impianti della sua Raffineria con l'abbondante concorso del denaro pubblico e con le varie agevolazioni governative. Solo dalla Regione Siciliana egli ha avuto ben 32 miliardi su un costo totale di impianto di 132 miliardi di lire. Adesso il valore degli impianti è valutato 450 miliardi. Superata la fase di costruzione, anche se l'ampliamento non è ancora completo, Monti vuole mandare a casa 1300 lavoratori. I lavoratori della Raffineria sono stati costretti ad occupare ]a Fabbrica. Davanti a loro si è profilato lo spettro della disoccupazione. Nel corso dell'occupazione una delegazione di parlamentari Comunisti, unica rappresentanza delle forze politiche Siciliane, ha avuto un'appassionato e fraterno incontro con i lavoratori in lotta. La Raffineria è stata isolata dalle forze politiche e Sindacali, dalle Amministrazioni Comunali, che si sono incontrate per esprimere solidarietà ai lavoratori e si sono impegnati a tenere a breve scadenza un convegno unitario per dibattere i problemi dello sviluppo economico e sociale della zona. Per il momento così il ricatto di Monti non è passato, ed egli non è riuscito nel suo intento di spillare ancora 22 miliardi di credito agevolato. a danno dei piccoli industriali e degli artigiani, che stanno pagando duramente le conseguenze dell'attuale stretta creditizia.

In vista della Conferenza delle Partecipazioni Statali che si terrà in Sicilia ad Ottobre, oc-

Con l'aumento della disoccupazione, provocato dalla fine dei lavori di costruzione degli impianti della Raffineria, le popolazioni, i disoccupati che attendono da anni, i giovani in cerca di prima occupazione non possono più aspettare. essi chiedono precise garanzie al Governo alle partecipazioni statali di investimenti nella zona.

Attorno alle lotte degli operai del complesso Petrolifero si è sviluppato un vasto movimento di massa, che indica la direzione giusta della lotta nei prossimi mesi. Nel contempo sono emersi, però, alcuni momenti di esasperazione e di sfiducia da parte di certi gruppi di lavoratori, in cui hanno cercato strumentalmente di inserirsi i gruppuscoli, cercando di indirizzare la lotta su una strada sbagliata, respingendo il collegamento tra occupati e disoccupati, fra lavoratori e cittadini, tra Sindacati, partiti politici democratici amministrazioni locali per imporre un nuovo tipo di sviluppo nella zona. Son venuti fuori anche certi limiti del movimento di lotta, che non sempre in questi anni ha avuto un carattere di organicità, che andasse al di là della rivendicazione settoriale che di Fabbrica. Occorre superare rapidamente questo limite, dato il carattere che la lotta dovrà assumere nei prossimi mesi che dovrà essere il più ampio ed unitario possibile. Così come occorre superare la debolezza dell'organizzazione del partito Comunista nelle Fabbriche. I Comunisti dovranno essere gli animatori e gli organizzatori della lotta dei lavoratori, i protagonisti di quel necessario processo unitario, al livello sindacale e politico, che si ritiene necessario per imporre alla controparte padronale e governativa impegni e realizzazioni a breve medio e lungo termine nel settore dell'occupazione operaia e del più generale sviluppo economico della zona.

Il decreto è stato bocciato con il voto contrario dei nostri parlamentari per almeno due valide ragioni; in primo luogo, le assunzioni per decreto sono anticostituzionali, in secondo luogo se lo Stato volesse veramente colpire gli evasori fiscali, potrebbe farlo benissimo usando leggi e strumenti che già esistono.

Dopo la votazione i più irritati erano (più delusi che irritati) i socialdemocratici. Se gli andava bene, il P S.D.I. passava per intero alle dipendenze dello Stato, non più come corpo separato ma come probabile nuovo ministero.

A dire il vero, è difficile distinguere la differenza fra un socialdemocratico irritato e un socialdemocratico che dorme; sono uguali, sempre in catalessi. Le loro reazioni emotive stanno tra la rana bue e un posacenere di ghisa. Secondo le teorie evoluzionistiche, l'uomo discende dalle scimmie, i socialdemocratici dai pinguini, e tali sono rimasti, immutabili.

Visibilmente irritato era, invece, il capogruppo del P.S.D.I. alla Camera, on. Cariglia. Costui non è un uomo, è un'evasione fisica; egli non ha una struttura definita, ben contornata: è una esplosione anatomica. Giunto a noi per puro caso (è stato tratto in salvo mentre andava alla deriva sopra un banco di ghiaccio)

Cariglia — detto anche PACK SODA — è rimasto fermo con la mente ai tempi del « TITANIC », colato a picco, come è noto, urtando contro lo stesso Cariglia una notte del lontano 1912.

Dopo la bocciatura del decreto, ha così dichiarato ad una agenzia di stampa: « Senza il personale necessario ( . ) si avranno notevoli ritardi nell'applicazione della riforma tributaria. Gli evasori potranno essere grati ai comunisti.. ».

Noi invece siamo grati a Cariglia. Grazie al suo finissimo

acume oggi sappiamo finalmente chi copre le evasioni fiscali, non solo, ma chi sono gli evasori: lavoratori, proletari notoriamente fra i più ricchi del mondo, sobillati contro il fisco dal P.C.I. Cariglia, coerente ai suoi princìpi fiscali, rifiuta il dialogo con i lavoratori e preferisce la buona compagnia (da quell'autentico socialdemocratico che è) di proletari autentici, veramente poveri, ridotti in miseria dalle tasse ma ligi al loro dovere di contribuenti. Uno di questi è, ad esempio, quel tale Marco Ambrosio, finanziere di Milano, ventinove anni, di cui i giornali si sono occupati poco tempo fa, per via di una favolosa festa data da lui alla inaugurazione di una sua villa a Portofino, del valore di 800 milioni. I giornali hanno menato grande scandalo, parlando di villa « grondante oro », di ciondoli d'oro massiccio in regalo alle signore invitate. Esagerazioni, certo. Fantasie di giornalisti invidiosi e ficcanaso.

In realtà (Cariglia lo sa bene) erano piccole cose rimaste dopo il saccheggio del Fisco. Le signore, suvvia, non erano dell'alta società ma pie Dame dell'Opera di S. Vincenzo. La villa, ma quale villa? Menzogne: è un vecchio casello ferroviario intonacato e adattato.

Tra gli invitati, è vero, c'erano contribuenti famosi, personaggi celebri per le loro idee avanzate e per la loro indigenza, proletari autenticamente poveri, con certificato.

La signora Anna Maria Bolchini Bonomi, per esempio, stenta la vita con i sussidi dell'ECA (ente comunale di assistenza). Gianni Rivera, che correva, si fa per dire, da un invitato all'altro, seguito, diciamo fiutato, ad ogni passo dal suo fido e preferito « setter » Padre Eligio, che qualcuno scambia ancora per bracco.

C'erano tutti í migliori contribuenti dell'alta finanza, della politica, dell'industria, insomma tutti i migliori e sinceri amici del socialdemocratico On. Cariglia, gente in odore di povertà.

Un momento di panico sembra sia stato provocato dall'arrivo di agenti in divisa e in borghese. Poi si è chiarito tutto. Erano là semplicemente per proteggerli. (Corriere di Informazione 23/7/74). Dunque il «personde» non manca, vero On. Cariglia?

Già, c'era anche lui, si aggirava qua e là sbevazzando e ghignando, sotto mentite spoglie, perciò nessuno l'ha notato. Fra tanta santità, si era travestito da suor Diletta Paglzuca Banbu ry

TIRRENO
VILLAFRANCA
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e la costituzione italiana

In occasione del 10° anniversario della morte del compagno Togliatti stralciamo dal discorso da lui pronunciato nel febbraio 1947 in occasione della presentazione all'Assemblea Costituente del primo progetto di Costituzione della repubblica italiana:

« Abbiamo, prima di tutto, abbattuto l'istituto monarchico e fondato un regime repubblicano. Guai se non Io avessimo fatto! Realmente, onorevole La Pira, in questo caso avremmo costruito sulla sabbia la nuova Costituzione, perchè l'avremmo costruita sopra una menzogna. Qualunque Costituzione avessimo fatto, se fosse stata la Costituzione di quella monarchia che fu responsabile della nostra rovina, sarebbe stata una Mostruosità morale, qualche cosa che non avrebbe potuto resistere in nessun modo, non dico alle critica degli uomini, ma alla critica delle cose stesse.

Alcuni dei principali responsabili della nostra catastrofe sono stati duramente puniti. Sono scomparsi. Con altri abbiamo voluto essere magnanimi per non aprire lacerazioni troppo profonde nel corpo della patria. La questione della responsabilità rimane però aperta per quello che si riferisce alla classe dirigente come tale. Rimane aperto il problema dell'avvento di una nuova classe dirigente alla testa di tutta la vita nazionale. La nuova Costituzione deve essere tale che per lo meno apra la via alla soluzione di questo problema.

Ma accanto alla questione della

responsabilità si pone, immediatamente, quella delle garanzie per l'avvenire. Vogliamo che quello che è avvenuto una volta non possa più ripetersi. Non vogliamo più essere lo zimbello del gioco, più o meno aperto, più o meno palese, di gruppi che vorrebbero manovrare a loro piacere la vita politica italiana perchè concentrano nelle loro mani le ricchezze del Paese. Questo è avvenuto nel passato. Vogliamo evitare che continui nell'avvenire. A questo scopo chiediamo anche delle garanzie costituzionali.

Per questo, onorevole Lucifero, vogliamo non una costituzione afascista, ma antifascista. Quando diamo questo appellativo alla Costituzione che stiamo per fare intendiamo precisamente dire che la costituzione ci deve garantire, per il suo contenuto generale e per le sue norme concrete, che ciò che è accaduto una volta non possa più accadere, che gli ideali di libertà non possano più essere calpestati, che non possa più essere distrutto l'ordinamento giuridico e costituzionale democratico, di cui gettiamo qui le fondamenta. Ma la sola garanzia reale, seria di questo, è che alla testa dello stato avanzino e si affermino forze nuove, le quali siano democratiche e rinnovatrici per la loro stessa natura. Tali sono, o signori, le forze del lavoro!

Questa ritengo sia la sola impostazione concreta possibile che si possa dare al problema della nostra nuova Costituzione ».

Il momento internazionale

di KINO MARZULLO

« Il re è morto, viva il re! » — il motto che è stato ricordato da molti giornali nel momento in cui Nixon se n-: andava e Gerald Ford prendeva il S112 posto — non è in fondo che la più nobile formulazione del detto popolare secondo il quale « morto un re se ne fa un altro »; ma nell'un caso come nell'altro sempre di .re si tratta, cioè di qualche cosa che rimane al di sopra e al di fuori del rapporto con il popolo

In altri termini: finito il regno di Nìxon con la politica che era di questo monarca, cosa sarà e quale politica seguirà il regno di Ford? Perchè se la destituzione di Nixon ha dimostrato che nelle strutture della democrazia americana esistono strumenti che consentono di espellere un presidente corrotto, le stesse strutture sono poi tali che il presidente indegno si sceglie lui stesso il successore e questi a sua volta si sceglie il suo vice. Accade, quindi, che oggi gli Stati Uniti si trovano ad avere un presidente della repubblica e un vicepresidente che nessuno ha mai eletto, — cioè scelto —, ma che ricavano il potere — direttamente il primo, indirettamente il secondo — da un'investitura ricevuta per volontà di un uomo che è stato ritenuto indegno di guidare il paese.

Questo non implica, naturalmente, un qualsiasi tipo di giudizio sul nuovo .presidente americano — che potrà essere giudicato solo attraverso le sue azioni —, ma implica un giudizio sui modi di conservazione del potere da parte di chi il potere gestisce.

Quello che si sa di Ford è che è sempre stato un acceso segregazionista, osti-

le all'integrazione dei negri nella società americana; che durante la guerra nel Vietnam ha sostenuto la politica di Johnson per l'« escalation » ed era anche favorevole ad un allargamento del conflitto al Vietnam del nord; che è accanitamente anti-arabo. Questo non significa che la politica americana debba necessariamente modificarsi in un senso ancora più reazionario (anche Nixon era partito come feroce anticomunista ed è stato poi il presidente americano più sensibile ai problemi della coesistenza): ma significa che la successione trai monarchi americani è un fatto interno degli Stati Uniti che però investe i rapporti nel mondo.

In questi giorni, infatti, si sono verificati sulla scena internazionale una serie di episodi che in ogni caso coinvolgono gli Stati Uniti: la crisi di Cipro, il cedimento del regime dei colonnelli in Grecia, l'avviarsi a soluzione dei conflitti tra il Portogallo e le colonie africane, la nuova tensione nei rapporti tra i paesi arabi e tra questi e Israele.

La crisi di Cipro preoccupa il mondo « atlantico » e quindi gli Stati Uniti, per due ordini diversi di motivi: considerato il ruolo e l'atteggiamento di Washington e di Londra nel tentativo di colpo di stato compiuto da Samson, l'arcivescovo Makarios — se dovesse tornare al potere — accentuerebbe la sua politica di distacco dal mondo occidentale avvicinandosi ulteriormente alle posizioni del « terzo mondo ». Oggi pertanto lo sforzo di Stati Uniti e Gran Bretagna è appunto quello di scongiurare questo ritorno. Rimane, però, un secondo motivo di preoccupazione: la crisi di Cipro, con la minaccia di conflitto tra Grecia e Turchia, due pilastri della

NATO, ha dimostrato come ormai questo organismo di pressione militare cominci a scricchiolare e non per malessere interno, ma per le modificazioni intervenute nei rapporti internazionali.

Collegata alla crisi di Cipro è l'evoluzione della situazione greca. Ancora prima che si instaurasse il regime dei colonnelli, la Grecia era una pedina del gioco americano in Europa, uno Stato totalmente dipendente e uno degli elementi essenziali della strategia militare americana per quelle basi che forniva alle porte dell'Europa orientale e per quel suo protendersi nel Mediterraneo. Non vi è dubbio che, seppure consapevoli del fatto che il fascismo greco si è retto solo grazie all'appoggio degli Stati Uniti, uomini come Caramanlis e simili — oggi al governo — continueranno in una politica rigorosamente filoamericana. Il pericolo, quindi, non è qui. E' nel fatto che Caramanlis si impegnato ad indire delle libere elezioni. E le ultime elezioni libere in Grecia furono vinte dalle sinistre e le altre furono impedite attraverso il colpo di stato perchè era nella previsione unanime che questa volta le sinistre avrebbero addirittura stravinto.

Cosa succederà alle future elezioni? In quelle di sette anni fa, il vecchio Papandreu — leader della formazione più consistente all'opposizione -- non era antiamericano e non si proponeva di abbandonare la NATO; oggi il giovane Papandreu e in genere le forze che hanno pagato di più il regime dei colonnelli probabilmentè'assumerebbero un ben diverso atteggiamento in considerazione del ruolo avuto dagli Stati Uniti e in particolare dalla CIA nel colpo di stato dí Papadopulos.

LA DIREZIONE DEL PCI NEL DECENNALE DELLA SCOMPARSA DI TOGLIATTI

Dieci anni fa, dopo drammatiche giornate di angoscia e di speranza, giungeva da Yalta ai comunisti e al popolo italiano la notizia della morte di Palmiro Togliatti. L'omaggio che il 25 agosto avrebbero poi reso alla sua memoria centinaia di migliaia di lavoratori, di uomini e donne. di cittadini di ogni ceto sociale, resta uno dei più significativi momenti di partecipazione politica e di unità democratica della storia recente del nostro Paese. La direzione del PCI ricorda oggi il valore inestimabile che l'elaborazione. la azione politica, l'insegnamento di Palmiro Togliatti conservano per il movimento operaio e democratico italiano e internazionale. Sotto la guida di Togliatti i comunisti hanno contribuito alla realizzazione di storiche conquiste. nell'interesse dei lavoratori e della democrazia italiana; sullo via tracciata da Togliatti essi hanno continuato in questi dieci anni ad andare avanti, superando gravi insidie ed ostacoli e raccogliendo nuovi successi. La grande lezione della vita e dell'opera di Palmiro Togliatti deve essere ancora approfondita, trasmessa alle nuove generazioni, discussa e difesa in un franco e serio confronto con tutte le forze politiche e culturali democratiche. La Direzione del PCI esprime il suo apprezzamento per le molteplici iniziative che a questo scopo le organizzazioni del Partito hanno già preso e invita le federazioni a intensificare i loro sforzi nel corso di quest'anno, che è dedicato al ricordo e alla valorizzazione della figura di Togliatti, allo studio dei suoi scritti e al dibattito sul suo contributo alla storia del movimento operaio e dell'Italia democratica.

Il decimo anniversario della morte del compagno Togliatti sara solennemente celebrato a Roma all'inizio dell'autunno. LA DIREZIONE DEL PCI ROMA, 21 agosto 1974.

L'altro problema è quello del Portogallo. Anche questo paese è fondamentale per la strategia americana in quanto le sue basi — in caso di conflitto — sono le più « riparate », le più lontane dalla ipotetica linea del fronte ed inoltre — affacciandosi sull'Atlantico — costituiscono una perfetta testa di ponte. Nessuno, comunque, in Portogallo, ha sollevato il problema dell'appartenenza o meno alla NATO, anche se si discutono i modi di questa appartenenza. I.' aspetto che oggi allarma la politica occidentale e in particolare gli Stati Uniti è l'avviarsi a soluzione del problema coloniale. L'indipendenza delle colonie significa l'instaurarsi — per lo meno in Guinea e in Mozambico — per l'Angola la situazione è più complessa — di regimi popolari, con una forte componente marxista: paesi che con il prestigio di una indipendenza ottenuta con la lotta « turberebbero » l'equilibrio filo-occidentale fornito dai paesi razzisti confinanti: la Rhodesia e il Sud-Africa.

Ultimo problema, anche se per ora più remoto: il nuovo inasprirsi della situazione in Medio Oriente per i contrasti tra il movimento di liberazione palestinese ed alcuni governi arabi (particolarmente la Giordania e l'Egitto); per il dissidio, derivante da questo, tra lo stesso Egitto e la Libia; per la difficoltà di giungere ad una soluzione definitiva tra la Siria e Israele. L'abile lavoro di Kissinger rischia di essere vanificato e un nuovo conflitto tra arabi ed israeliani — al di là della mostruosità di una guerra — costringerebbe un'altra volta gli Stati Uniti, specie ora che presidente è Ford, a schierarsi con Israele strappando il tessuto di nuovi rapporti faticosamente intrecciato con i paesi arabi,

TOGLIATTI
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