QUANDO
UNA VALANGA DI NO
Respinti con maggioranze superiori alle medie cittadine e nazionali i referendum sull'aborto, sull'antiterrorismo e sul porto d'armi
Con una valanga di "no" superiore percentualmente alle medie cittadine e nazionali (come risulta dalla tabella che pubblichiamo.al!'interno), la nostra zona ha respinto a grande maggioranza i referendum sulla legge per l'interruzione volontaria della gravidanza (tanto quello radicale quanto quello del Movimento per la Vita) sull'antiterrorismo e sul porto d'Armi. Anche per quanto si riferisce al referendum regionale sui bacini di traffico i "NO" della nostra zona sono stati percentualmente maggiori di quelli cittadini e regionali, mentre per la proposta di abolizione dell'ergastolo c'é stato un maggior numero di "sì" (sempre in percentuale) rispetto ai risultati cit-
QUANDO
Proseguono i lavori, iniziati nell'aprile scorso, per il prolungamento della via Sant'Elia, oltre l'incrocio con le vie Benedetto Croce e Cimabue, per congiungerla con piazza Kennedy. Il nuovo tratto di strada dovrebbe rendere più agevole il traffico, ora costretto ad un lungo giro, dalle autostrade a Lampugnano ed al QT 8 e viceversa ed il previsto impianto semaforico all'incrocio tra le vie Sant'Elia, Cimabue e Benedetto Croce dovrebbe ridurre le occasioni del formarsi delle lunghe code di macchine che attualmente si creano in entrata ed in uscita al Gallaratese, specie nelle ore di punta. Inoltre apprendiamo che una volta ultimato il nuovo tratto stradale e gli impianti semaforici alle sue estremità l'ATM sarebbe in grado di istituire una linea di autobus, che, accogliendo le richieste più volte avanzate dagli abitanti delle zone 19 e 20, dovrebbe collegare la stazione MM Lampugnano con Musocco.
Resta però ancora una questione da risolvere. Il grande parcheggio realizzato davanti alla stazione Lampugnano della MM è difficilmente accessibile perché i brevi tratti stradali che lo collegano con la via Sant'Elia si inseriscono in quest'ultima ad angolo retto, costringendo quindi chi vi accede ad un notevole rallentamento della marcia, che rallenta tutto il traffico provocando ingor-
tadini e nazionali. Con questo voto la nostra zona ha espresso una chiara scelta di civiltà, di libertà e di progresso contro ogni fanatismo retrivo ed oscurantista,. Questo vale in particolare per il voto espresso sui due referendum (radicale e del movimento della vita) che tendevano ad annullare la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza. La vittoria dei "No" è stata travolgente, limpida, non lascia margini di dubbi, né di interpretazioni: hanno vinto le donne che si sono batture con coraggio, con abnegazione nella difesa di questa legge, che ha avviato con successo la battaglia contro l'aborto clandestino ed il cui mantenimento in vigore ghi. Sembrerebbe quindi più opportuno che tale allacciamento venisse ridisegnato in modo più raccordato, magari con una nuova strada che si inserisse ad angolo ottuso nella via Sant'Elia appena prima dell'incrocio di questa con le vie Croce e Cimabue. Ne potrebbe derivare, a nostro parere, un più snello scorrimento del traffico. Non sappiamo se esistano problemi che Ostacolino tale soluzione, ma ci auguriamo che essa venga presa In seria considerazione dall'amministrazione comunale, dato che risponde ad esigenze molto sentite dagli utenti del parcheggio Lampugnano.
consolida la possibilità di condurre avanti, con il contributo di tutti, un'opera di prevenzione volta al superamento graduale dell'aborto in generale. Ha vinto la volontà della grande maggioranza dei cittadini di salvaguardare la laicità e la sovranità dello Stato contro ogni confessionalismo od integralismo.
È stata una_ vittoria sofferta, conquistata con una dura lotta ideologica, che ha dato risultati superiori alle previsioni, così come oltre le previsioni è andato l'esito, sia pur scontato dei referendum sull'antiterrorismo e sul porto d'armi.
Più complesso è invece il discorso per quanto riguarda il referendum sull'ergastolo. Come i nostri lettori ben ricorderanno noi avevamo espresso il nostro parere che su tale referendum si dovesse votare "si" per una serie di motivi che ora non staremo a ripetere. Diciamo subito che siamo ancora dello stesso parere, anche se già in partenza eravamo coscienti che tale parere (come si é poi verificato) non sarebbe stato condiviso dalla maggioranza degli elettori. In primo luogo per il clima in cui viviamo con i continui delitti del terrorismo cosidetto politico e della criminalità organizzata. In secondo luogo per lo scarso spazio che la concomitanza con altre prove referendarie, tra cui quelle sull'aborto che hanno pressoché monopolizzato ogni spazio, hanno lasciato ben poco margine per le altre ed in particolare per quella sull'ergastolo, per la quale sarebbe stato necessario un più ampio ed approfondito dibattito.
AL CONSIGLIO COMUNALE interneiianza dei PCI Saidiscoteca dl S. SIN
Il problema dell'ex cinema Alpi di via Ricciarelli, a San Siro, trasformato in discoteca è stato nuovamente sollevato a Palazzo Marino. ll consigliere comunale comunista Novarini è infatti intervenuto, il 7 maggio scorso, per sollecitare una soluzione dercaso. Tra l'altro ha ricordato che, nonostante il sindaco Carlo Tognoli si fosse impegnato a nome di tutta la giunta ad esaminare la questione, nulla, alla data suddetta, era cambiato.
Molti cittadini di San Siro, ed in particolare gli inquilini delle case adiacenti alla discoteca, continuano a vivere una situazione di disagio per il rumore e gli schiamazzi che soprattutto al momento della chiusura — e quindi in piena notte — continua ad "inquinare" la zona circostante.
Novarini ha quindi sollecitato il sindaco e la giunta a rivedere la questione in accordo con il Consiglio di Zona 19 per una soluzione del problema positiva (per gli abitanti del quartiere) e definitiva.
Si tratta - ha detto in sostanza il consigliere comunista di verificare se esistono ancorai pre supposti per il rilascio della licenza, e di controllare se i regolamenti civici non vengono violati dai gestori della discoteca.

Il punto Un passo avanti
La decisione del'Amministrazione comunale milanese di affidare le chiavi del Centro Socio-sanitario di piazza Segesta al presidente del comitato di gestione del centro stesso (su cui riferiamo in altra parte del giornale) rappresenta a nostro avviso un aspetto di particolare rilievo.
Difatti la norma (vecchia di quanto?) secondo cui le chiavi di un edificio comunale debbono essere affidate soltanto ad un dipendente dell'aministrazione municipale sembra considerare il cittadino come individuo irresponsabile, cui non si può affidare la custodia di un bene comune perché incapace di averne cura o addirittura tendenzialmente portato a distruggerlo.
La decisione comunale sembra invece tendere a stabilire un nuovo rapporto di fiducia tra amministrazione ed amministrati considerando questi ultimi per quello che vanno considerati: cittadini a pieno diritto e pienamente responsabili, capaci e volonterosi di aver cura come di cosa propria di un bene pubblico che, proprio perché di tutti, è proprietà di ciascuno. È un importante salto di qualità, un passo avanti sulla strada dell'instaurazione di nuovi rapporti di fiducia tra amministrazione ed amministrati. Un importante passo avanti sulla strada della partecipaizone e della democrazia.
IL POSTEGGIO MM LAMPUGNANO
È necessario migliorarne l'accesso
Non vuole r luna park a milano 19 II baraccidno stramiiano della frutta
Dall'articolo "Perchè un luna park fisso a S. Siro?" è chiaro che la redattrice (Bruna Fusi?) non ha sperimentato sulla propria pelle cosa significhi un luna park sotto casa: fracasso e caos dalle 14.30 ininterrottamente sinop alle 23.30 e anche alle 24 tutti i giorni!! E ha il coraggio di chiamarla "presenza festaiola ma simpatica"!
Come spiega allora le valanghe di telefonate di protesta ai vigili urbani e all'assessore, rimaste purtroppo inascoltate, come pur le lettere di protesta al Comune sottoscritte da centinaia di cittadini esasperati? Da anni attendiamo che venga attuata la sistemazione definitiva a parcheggio piantumato (prevista dal piano regolatore): altro che citare come esempio l'Oktoberfest di Monaco, che non si svolge certo a ridosso delle case! Se tanto ci tiene al luna park fisso, se lo faccia mettere sotto casa sua!
Giuliana Filippazzi
La Redazione di Milano 19 ha ricevuto la sua cortese lettera a proposito della presenza del Luna Park a San Siro e la ringrazia sia della precisazione che ci fornisce di tornare sull'argomento, che presenta due aspetti.
Il primo, e più importante per il nostro giornale che è e vuole essere il portavoce dei cittadini della Zona 19, è proprio quello di raccogliere le istanze degli interessati sulla vita locale. Fino ad oggi nessuno degli abi-

Ecco il testo della petizione
tanti della Zona San Siro si era rivolto a noi nè per approvare nè per disapprovare la presenza del Luna Park. Oggi che la vostra voce ci è pervenuta, siamo ben lieti di darle spazio: lo si farà nel numero di Giugno poichè quello di Maggio era già in composizione al pervenire della sua lettera, alla quale speriamo se ne aggiungeranno altre.
Il secondo aspetto è quello sociale di solidarietà con una categoria di lavoratori (e delle loro famiglie) della cui attività ci gioviamo quando ci fa comodo, ma di cui ignoriamo problemi ed esigenze. Di questo argomento parleremo ancora, perchè ci sembra giusto per lo meno che il Comune prenda le sue decisioni prima di tutto ascoltando le necessità degli abitanti, che meglio di chiunque le conoscono vivendole sulla propria pelle, poi non trascuri le promesse di concessioni o reperimento aree con attrezzature idonee sulle quali si basano le possibilità di lavoro di un settore (Spettacolo viaggiante) che interessa e coinvolge tutta la città.
Gent.ma Signora Filippazzi, siamo molto lieti di averla conosciuta e le ricordiamo che Milano 19 è da sempre aperto alla collaborazione di tutti e gradisce anzi sollecita informazioni, cronache, interventi diretti su argomenti di pubblico interesse. Cordialità a nome della Redazione.
Bruna Fusi
Noi abitanti di Via Tesio e Pinerolo Vi scriviamo per segnalarVi che da parecchio tempo viviamo in mezzo a quegli schifosissimi e pericolosissimi animali chiamati topi alcuni dei quali chiamati "pantegane".
Il loro facile proliferare è stato favorito dal degrado e l'incuria in cui da 12 anni circa si trovano le case (ormai diroccate) di Via Pinerolo 40 e di riflesso di Via Tesio 15 (dato che hanno il giardino in comune).
Il terreno in cui sorgono è stato acquistato dall'Istituto Case Popolari con la prospettiva di costruire "Case Popolari", ma fino ad ora tutto è rimasto nelle buone intenzioni, lasciando ciò che rimane delle vecchie costruzioni in balia dei topi e dei disperati.
Inoltre molti incivili, vedendo l'aspetto così decadente delle case esistenti, si sono sentiti in dovere di incorniciare i ruderi con scarichi abusivi e ciò naturalmente ha reso l'ambiente più favorevole ai topi che come tutti sanno si nutrono anche di plastica, legno, cartone, cavi elettrici ecc. ecc. e di piombo.
Il Comitato contro la discoteca ritiene opportuno far rilevare alcune inesattezze riscontrate nell'articolo in oggetto. Precisa che la struttura stessa dell'organismo è formata da cittadini e le forze politiche che ne fanno parte sono:
CAF - DP - FGCI - PCI -; altre forze politiche, hanno fino ad oggi dato, solo apparentemente il loro apporto, in pratica poco o nulla è stato fatto.
I cittadini (che peraltro sono gli elettori) con il Comitato chiedono un impegno più fattivo a tutte le forze politiche che vogliono concretamente impegnarsi per la soluzione del problema.
Purtroppo, ultimamente, anche il PCI ha disertato, inspiegabilmmente alcune riunioni del Comitato, e tutti siamo invece convinti, che solo con l'apporto organizzativo, la volontà politica e l'impegno costante e concreto delle forze che vogliono schierarsi al nostro fianco, si potrà arrivare alla risoluzione del problema.
Siamo amareggiati nel constatare come una manifestazione così importante per i milanesi si debba trasformare in un danno per il pocoverde cittadino.
In Pie Brescia abbiamo osservato che i numerosi vigili presenti non hanno impedito a 100.000 piedi di calpestare le aiuole dove, dopo mesi di polvere e di siccità, l'erba è faticosamente spuntata.
Così pensiamo sarà trattato tutto il verde che si è venuto a trovare sul percorso dei marciatori.
Ne è valida la giustificazione del risparmio di pochi metri di percorso di fronte alla lunghezza della marcia e al costo della manutenzione del verde!
Inoltre, le suddette aiuole già alle 9,30 biancheggiavano di tovagliolini e sacchetti: altro che "Mantenere Milano strapulita"!!!
E l'educazione da impartire ai cittadini all'atto pratico?
Gentile Signora Bruna Fusi, mi chiamo Silvana Gabusi e Le scrivo anche a nome degli abitanti della zona compresa fra via Tesio - Harar - Pattoclo, in merito al Suo articolo inerente al luna park fisso a San Siro, apparso sul mensile Milano 19, perché vorremmo chiarire alcuni punti.
Non conosciamo gli abitanti che Lei ha intervistato, ma possiamo dirle che la maggioranza non desidera affatto che S. Siro ospiti un insediamento permanente costituito dal Luna Park, anche se capiamo i problemi e le esigenze dei conduttori delle giostre.
Non sappiamo se Lei abiti nella zona o se ci è mai venuta durante i giorni di manifestazioni sportive, in tal caso la invitiamo formalmente ad un "the" da noi la domenica.
Per rendersi esattamente conto della situazione dovrebbe venire almeno mezz'ora prima dell'inizio della partita di calcio e poi durante l'uscita dei tifosi potremmo accompagnarla al primo "pronto soccorso" (per riaversi dallo shock dell'arrivo) e verificare insieme quanto tempo è necessario in caso di emergenza (nei giorni di derby è anche peggio perché non si può proprio uscire con la macchina).
San Siro offre i seguenti spettacoli: - partite domenicali, serali e feriali di calcio - partite domenicali, serali e feriali di basket - varie manifestazioni: sei giorni - concerti vari al palazzone dello sportcongressi ecc. ecc.
- cavalli trotto e galoppo
- corse podistiche e ciclistiche in partenza sempre dal palazzone dello sport - teatri tenda (Via S. Giusto)
- Stunt Cars
- circhi (Via S. Giusto)
- luna park e spesso molti di questi spettacoli avvengono contemporaneamente.
Durante gli spettacoli sopra elencati il traffico diventa caotico perché i posteggi non sono evidentemente sufficienti; ci sono file di macchine posteggiate ovunque, anche in mezzo alla strada (nonostante ciò non ho mai visto una multa) pensi che si infilano anche nelle proprietà private di via Tesio, 15, perché il cancello è rotto, infischiandosene del grosso cartello "proprietà privata" e schernendo gli inquilini che si lamentano.
Quando gli spettacoli finiscono ha inizio un baillamme (spero si scriva così) di auto e le strade straripanti di mezzi (che normalmente sono a due sensi) diventano improvvisamente a senso unico, ostruendosi per ore.
Gli abitanti della zona passano queste ore in auto in attesa di rientrare quando il traffico smaltisce, oppure
barricati in casa con la propria auto posteggiata in salotto (per strada non c'è mai posto), pregando Dio di non aver bisogno dell'auto per una eventuale emergenza.
Ora Lei capirà perché leggendo il Suo articolo molti di noi hanno avuto la sensazione di essere presi in giro.
Se l'amministrazione comunale prendesse in considerazione la sua proposta, dovrebbe perlomeno istituire una votazione popolare ove partecipino gli abitanti della zona interessata e ascoltare il loro parere. Avremmo anche noi una proposta da fare.
Dato che i gestori del Luna Park sono disposti a contribuire per la creazione di un'area divertimenti, l'amministrazione comunale potrebbe far costruire un'altra montagnetta di San Siro (tutta per il luna park) usando tutti gli scarichi abusivi che attualmente insozzano e deturpano gran parte della periferia (compreso il piazzale del nuovo palazzone dello sport), così risolverebbe due problemi (forse di più) in un sol colpo.
Quest'isolà divertimenti dovrebbe comunque sorgere non a ridosso delle case, in modo da creare una zona divertimenti, con tutti i servizi necessari, dove chi vuole divertirsi possa andarci (come a LAS VEGAS) e chi non vuole divertirsi non sia costretto a subirne le conseguenze (in particolare il gran fracasso).
Oppure si potrebbe sacrificare una parte della montagnetta di San Siro (dalla parte della nuova stazione metro) e il verde rovinato ricostruirlo sul piazzale del nuovo palazzone dello Sport, insieme ai nuovi posteggi, come del resto previsto dal piano regolatore e approvato dal consiglio di zona).
Milano non è LAS VEGAS, è una città che lavora e i suoi abitanti hanno il diritto e il dovere di riposarsi fisicamente e mentalmente, perchè l'indomani devono ricominciare a produrre e mi creda, l'area di San Siro è già abbastanza tartassata.
Questa non è una lettera di protesta, è solo una chiarificazione delle condizioni in cui viviamo, tutti indistintamente, dai borghesi ai poveri ai diseredati.
Ci sono anche altri gravi problemi nella zona di cui desidereremmo metterla al corrente, per cui abbiamo deciso di allegarLe una fotocopia di una petizione che stiamo facendo, in modo che eventualmente Le possa servire per un'interessantissimo nuovo articolo sul Suo mensile appoggiando eventualmente una veloce soluzione.
Ne avrebbe la nostra riconoscenza a vita.
Sllvana GabusiDa qualche tempo effettivamente le montagnette di scarichi abusivi in Via Pinerolo, 40 non ci sono più, grazoie a chinon lo sappiamo, ma i topi ormai si sono fatti il nido nelle case diroccate (dove vivono benissimo al riparo dalle intemperie) e negli orti che sono sorti all'interno del cortile, trovando comunque cibo negli scarichi abusivi che si trovano tutto l'anno sul piazzale adiacente al Nuovo Palazzone dello Sport. Sono molti e molto gropssi e sfrecciano veloci attraverso il cortile anche in pieno giorno, proprio una settimana fa un cane ha dilaniato uno di loro in mezzo a parecchi di noi e ai notri figli che giocavano, offrendoci uno spettacolo raccapricciante e "soprattutto igienico".
Alcuni di noi se li sono trovati anche in casa, nella vasca da bagno, sui balconi, nei giardini; i nostri bambini sono i più esposti, perché anche se gli si fa la predica giocano e toccano ovunque.
Vi chiediamo perciò accoratamente che venga attuata urgentementce una disinfestazione periodica molto ma molto energica del terreno (comprendendo anche il piazzale dello sport Tesi() - Harar - Patroclo) e delle case cioè di quel che rimane) e una pulizia dei detriti residui o caduti dai ruderi stessi (se non è compito vostro vi supplichiamo di aiutarci informando gli uffici competenti).
Chiediamo anche che sia attuata, per un'azione preventiva per il futuro, una recinzione di suddette case disabitate, in modo che non ci sia più passaggio e scarico abusivo, in attesa che il benemerito "Istituto delle Case Popolari, costruisca quelle nuove (perchè in 12 anni di degrado, quelle vecchie si potranno solo demolire, anche se all'inizio potevano essere recuperate).
Questa lettera oltre che una segnalazione è un S.O.S., affinché questi animali immondi e pericolosi non si ritrovino fra poco più numerosi di noi e non ci assalgano in massa distribuendo malattie tremende e morte (un parete di un abitante della zona è morto per leptospirosi (speriamo si scriva così) in un'altra zona mesi fa).
Fiduciosi in un vostro rapido intervento e in una vostra umana e solidale raccomandazione (per i problemi che non sono di vostra competenza) agli uffici competenti, Vi ringraziamo anticipatamente moltissimo e Vi Salutiamo. Veniteci a trovare, Vi mostreremo tutto!
Gli abitanti della Zona
Poichè desideriamo dare il giusto spazio a queste interessanti segnalazioni, limitiamo la risposta ad una ulteriore conferma di quanto già menzionato sopra, riservandoci di tornare sull'argomento quando se ne presenterà l'opportunità, anche dietro richiesta degli interessati.
B.F.
Precisiamo inoltre che il comitato è aperto a tutti i cittadini e alle forze politiche che vogliono farne parte.
II Comitato contro la Discoteca
La discoteca di san soro
Il Comitato in Difesa del Monte Stella intende portare all'attenzione del Consiglio di Zona, il fatto che un venditore di frutta da parecchio tempo si è installato con il suo camion - bancarella e roulotte ai margini della via Cimabue, nei pressi dell'incrocio con via Sant'Elia.
A parte il fatto non trascurabile che il tutto è antiestetico nonché poco funzionale, il Comitato si chiede perché questo signore svolga qui la sua attività e con quale diritto lo faccia.
Se poi la bancarella in questione non avesse i requisiti legali per rimanere in via Cimabue, a maggior ragione il Comitatgo chiede la sua rimozione, al fine di dare sempre più all'ambiente del Monte Stella le caratteristiche che gli sono proprie e che sono lo scopo del nostro lavoro. In attesa del vostro interessamento in proposito.
Comitato Difesa del Monte Stella
Donare nonsangue fa male
Rispondo al suo interrogativo: "Donare il sangue, quali i rischi?"
La donazione di sangue, anche periodica, praticata secondo quanto stabilito dalla Legge 592 del 1967 e relativo Regolamento di applicazione, non può essere e non è causa di conseguenze negative per l'organismo.
Oltre tutto sarebbe per lo meno incomprensibile che il legislatore codificasse per legge un atto che di per sè fosse causa di danno alla persona.
Perché tale atto non costituisca danno al donatore, devono essere rigorosamente osservate le norme poste a tutela della sua salute.
Soprattutto devono essere rispettati i limiti relativi all'età, al peso, all'intervallo tra una donazione e l'altra, ai valori della pressione arteriosa e alla quantità di emoglobina del soggetto.
Rispettate queste norme, da un punto di vistaisquisitamente biologico, la donazione di sangue è un atto del tutto indifferente.
Vogiia gradire i miei più cordiali saluti. Il Direttore Sanitario Dott. Alberto Ghessi
Una marcia "ecologica" non deve essere l'avanzata di un'orda che tutto distrugge e sporca sul suo cammino altrimenti diventa unicamente una dimostrazione generale di maleducazione. Raccomandiamo quindi agli organi competenti una maggior cura e vigilanza per le future manifestazioni della Stramilano.
Grazie e distinti saluti.
Anna Manca
Emilia Colombo
Giancarlo Valori
Marisa Bottoll
Italo Tunio
Renata Graziato
Anna Maria Bignami
Ornella Luzzani
Gianna Elia
Ronza Croci
Concordiamo pienamente sul contenuto della lettera.
Ogni giorno, e non solo in occasione di specifiche manifestazioni come la Stramilano, assistiamo ad atti -di comportamento incivile da parte di cittadini che dimostrano ignoranza e insensibilità e che non si rendono conto che il verde è un importante patrimonio collettivo.
Ma riteniamo che la colpa non sia della Stramilano o di altre manifestazioni, bensì della mancanza di educazione di una parte dei cittadini. Quindi va benissimo la proposta di una maggiore vigilanza, ma ciò non basterà mai se non si aggiungerà anche il senso di responsabilità di ognuno di noi.
Tutto con la mutua
A proposito della lettera "Le solite accuse dei soliti ignoti"inviataci dal dottor Alessandro Beltramini (erroneamente indicato Beltrami per un errore tipografico) pubblicata sul numero di maggio, una nostra lettrice Marina Cremonesi ci invia con preghiera di pubblicazione la seguente lettera da lei indirizzata alla Direzione Sanitaria della Casa di Cura San Siro.
Era da molto tempo che volevo scrivere queste righe. Da quando cioè sono uscito dalla vostra casa di cura il 10 febbraio, dimessa dopo un'interruzione di gravidanza.
Come al solito la vita quotidiana riassorbe ogni cosa e molto spesso arriva a farci dimenticare anche i buoni e giusti propositii.
E passato molto tempo da allora, ma la quotidianità non è riuscita a riassorbire il desiderio di esprimere il mio riconoscimento e la mia gratitudine.
Desidero ringraziare tutti coloro che, personale medico e non, hanno saputo farmi vivere questa degenza in un modo finalmente diverso e cioè non solamente come "una malata" ma soprattutto come un essere umano. Ritengo che ciò non sia cosa da poco soprattutto se collocata su una casistica di esperienze personali e generali a tal riguardo, a dir poco disastrosa.
Un particolare ringraziamento quindi: al Dott. Luigi Radice ed ai suoi collaboratori per la sorprendente efficienza e gentilezza; a tutte le infermiere del reparto dotate di prevedibile sensibilità e cordialità.
Onestamente pensavo che tutto ciò accadesse solo nei telefilm americani! Marina Cremonesi
COMINA: un po'di storia

di GABRIELE PAGANI
La Comina, ora scomparsa, era una delle cascine più antiche non solo del quartiere Gallaratese ma di tutta l'area milanese agricola che degradava fino al Po.
Una recente mostra organizzata presso la Certosa di Garegnano ha permesso di accertare, in una carta topografica d'archivio, l'esistenza della Comina nel 1600.
La cascina sorgeva proprio all'ingresso del Gallaratese (per chi viene dalla direttrice del centro di Milano) tra via Benedetto Croce e via Uruguay.
Tracciarne un breve profilo storico significa illustrare un po' anche la storia del quartiere che, seppur giovane, ha cancellato ormai quasi per intero le sue origini.
Con la crisi dell'impero romano occidentale, che si verificò dal V al X secolo, anche l'agricoltura regredì col ritorno alla pastorizia ed alla caccia. Le selve si riformarono quasi dovunque. Furono soprattutto gli ordini monastici a ridare vigore all'agricoltura con i Benedettini a Nord di Milano ed i Cistercensi (che fondarono Chiaravalle e Morimondo) a Sud.
Nel milanese riprese a fiorire un fervore ed una attività economica primaria che assecondò l'antica vocazione prima che questa fosse sopita dall'egemonia economica e culturale passata a Bisanzio ed agli Arabi.
Attorno al XII secolo la Lombardia e, per essa, soprattutto la "bassa" irrigua milanese costituiva un modello economico preso ad esempio dall'intera Europa. La considerevole produzione esportata di burro e latticini, le tecniche di lavorazione della terra (con l'introduzione, pare ad opera dei monaci, della famosa "marcita" che permetteva fino a 6-7 tagli d'erba per le bestie) erano i momenti più significativi di una affermazione che ha un'origine ben precisa: l'acqua.
"Il supporto fisiografico del sistema - scrive Cesare Saibene nel suo "I paesaggi rurali italiani" - va dunque ricercato più che nella fertilità dei suoli sabbiosi argillosi, invero mediocre, nella ingentissima dotazione di acqua, di cui quelle spontaneamente risorgenti nella "zona dei fontanili" nella misura media di
circa 500 !t al secondo per chilometro lineare e dotate di temperatura costantemente superiore a 0, impedendo pertanto il verificarsi di gelate costituiscono la fonte più cospicua".
La ricchezza di acqua nella zona della Comina era straordinaria. La cascina, sorta presumibilmente su un preesistente nucleo insediativo costituì inoltre un eccezionale testimonianza della cosiddetta dimora "a corte" simbolo e strumento veramente "ante litteram" di un nuovo modo di produrre industriale del settore primario.
In questi tipi di cascine, caratteristiche della Lombardia, la corte era il centro del sistema.
Ad essa si addossavano, generalmente, l'area padronale del fittavolo e le dimore dei contadini, ognuna dotata di infrastrutture e supporti rustici per l'allevamento del maiale, dei polli e l'orto.
E veniamo a parlare della Comina di quest'ultimo scorcio di secolo. Alla "Cascina del Cornino" come precisano le carte antiche, circa 30 anni fa, le famiglie dei contadini erano ancora 48.
Nel 1958-59 (si cominciava a parlare del quartiere che sarebbe sorto in questa zona) qualche famiglia cominciò a trasferirsi. Peraltro il quadro era già sensibilmente mutato. L'attrazione, che esercitava l'industria aveva contribuito a modificare sensibilmente l'aspetto economico
ed insediativo della Comina. Molti, pur continuando a vivere in cascina, lavoravano in fabbrica oppure si dedicavano all'orticoltura. "C'erano due grossi ortolani — ci dice Luigi Pellegrini nativo della cascina - tale Enrico Gianelli e Dante Aliverti che tutte le mattine partivano alle 5 per andare al Verziere col carro trainato da cavalli, carico di verdura.
Vi erano pure 3-4 piccoli ortolani che alimentavano i mercati di quartiere come ad esempio quello di via Poliziano.
Non mancava naturalmente il calzolaio ("il bagatt") il fabbro il falegname, l'artigiano che si industriava a fare i lavori più disparati: dall'aggiustapentole (magnan) alle riparazioni di orologi.
La cascina era su due corti a testimonianza di una vitalità che dovette essere cospicua.
L'osteria ai lati del quadrilatero accolse in intimità, tra una partita alla "morra" ed un "litro" di quello buono, intere generazioni di contadini. Gli edifici erano a 2 piani con una ringhiera a tutta corte e le abitazioni di ogni nucleo familiare era costituito da un vasto locale in cui si mangiava e si dormiva.
Solo ultimamente qualcuno cominciò ad introdurre la parete divisoria in legno (la "steccada"). La vita della cascina si srotolava nell'area che gravita verso v.le Certosa, a quei tempi
aperta campagna.
La parrocchia era la Certosa di Garegnano mentre per le scuole elenmentari ci si doveva recare in via Pareto.
Anche la Comina era meta di venditori ambulanti. C'era il venditore di acciughe e pesce (l'ancivatt) l'aggiustatore di mastelli e contenitori (segiunatt), l'arrotino (mulitta) ed in genere tutti quei coloriti personaggi che ravvivano l'esistenza di campagna pur sempre statica nonostante si fosse alle porte di Milano.
La ricchezza d'acqua portò ad un intenso sfruttamento della zona in cui sorse la Comina. Nei tempi andati il verde dei prati dovette alternanrsi ad un'opulenza della campagna che vide sorgere in un breve raggio numerosi cascinali. In via Omodeo, dove oggi ci sono le torri si fronteggiavano, a cavallo dell'Olona ed a pochissima distanza tra loro, le cascine Fagnarello e Chiusa. Poco più in là (la cascina c'è ancora oggi ed è un significativo esempio di insediamento a "corte" con al centro la pompa dell'acqua,) pulsava la Cotica, all'attuale n. 119 di via Trenno. Non molto distante erano la Lampugnano, Lampugnanello, il Molinazzo (attuale Bonola), la Torrazza, il Mulin del Biss ed altre.
Da via Torrazza un fosso, alimentato da freschissima acqua di fontanile, scorreva vigoroso a raggiungere, passando per l'at-
tuale via Quarenghi, la cascina Comina. La "rusa" ha sciacquato i panni di innumerevoli abitanti della Comina e raccolto, prima di gettarsi nel vicino Olona, l'acqua di molti fontanili che sgorgavano nelle vicinanze.
Dove ora c'è l'Istituto di Nazaret l'acqua del fontanile "marsciun" stimolava, data la pescosità, fortunati tentativi di disporre di tinche e carpe.
"L'abbondanza d'acqua — continua Pellegrini — era eccezionale. Bastava quasi grattare la terra per vederla sgorgare limpida. Il terreno estremamente fertile, giallo e argilloso, noi lo chiamavamo "terra crea" e, da piccoli, ci costruivamo i pupazzetti".
La strada Comina che portava alla cascina omonima ha visto transitare le ruspe ed i buldozer che, attorno al 1965, dopo aver creato le prime case del nuovo quartiere si rivolsero contro il vecchio cascinale.
Ora al . posto della Comina, per chi entra nel quartiere si apre una grande buca che accoglierà forse le fondamenta di un nuovo edificio, completando la trasformazione di uno dei più begli angoli della piana milanese che da qui scivolava dolcemente verso il vicino bosco della Merlata anche lui protagonista, con le sue partite di caccia e la sua ospitalità offerta a briganti, della vita dei borghi della cintura milanese nei secoli scorsi.
A CAUSA DEI TAGLI GOVERNATIVI
Al decentramento solo le briciole
Mentre continui scandali rivelano un pauroso sperpero di denaro
Come abbiamo già detto nel nostro numero di maggio i tagli governativi nell'assegnazione di disponibilità finanziarie agli enti locali ha costretto l'amministrazione comunale di Milano a ridurre l'entità dei fondi da assegnare alle singole zone.
Cosa significa questo per la nostra zona? In proposito abbiamo posto alcune domande al consigliere Luigi Volpe Rinonapoli, coordinatore del dipartimento Programmazione economica (Bilancio - Problemi economici e Commercio - Caro vita) del Consiglio di Zona 19.
D.: "Quali sono le decisioni prese dal Consiglio di Zona in merito ai 'tagli' resisi necessari al bilancio 1981 ed a quello di previsione 1981/83?"

R.: "Più che di decisioni si deve parlare di orientamenti "obbligati" per quanto riguarda il 1981 e solo di "ipotesi" per ìl biennio successivo. Le decisioni il Consiglio di Zona le prenderà tra la fine di maggio e l'inizio di giugno, sempre che non venga qualche nuovo intoppo.
D.: "Ma come è possibile amministrate la zona, la città se a metà anno non sono ancora stati varati i bilanci?"
R.: "Giusto. Più che giusto. Ma tutto il Paese vive alla giornata, senza una programmazione, senza una precisa indicazione su come verranno coperte le spese che di volta in volta si ipotizzano. Questo devono considerare seriamente i lettori di Milano 19. Cosi non si può andare avanti. II bilancio dello stato praticamente non esiste e di fatto anche la disponibilità di spesa degli Enti locali potrebbe ancora cambiare. Mi si dica, in questa situazione, come possono la Giunta comunale ed i Consigli di Zona elaborare un bilancio sia pure ristretto. Ciò premesso è necessario che i cittadini sappiano la verità, per quanto amara sia, tanto più che c'è chi su questi ritardi gioca una partita non certo leale e corretta.
Non è cattiva volontà
D.: "Sarebbe a dire?"
R.: "Tutti sanno che io non ho peli sulla lingua, anche a costo di essere impopolare. È una cattiva abitudine dei cittadini (e non solo italiani) di addossare "tutte" le colpe all'ultimo anello della catena. Difetti di funzionamento del Consiglio di Zona e dell'Amministrazione centrale ve ne sono e sarà bene parlarne pubblicamente. Ma per quel che concerne il bilancio l'attuale maggioranza del Consiglio di Zona ha fatto il suo dovere faticoso, perché frutto di lavoro spontaneo. Altrettanto hanno fatto i componenti (tutti volontari) delle Commissioni di Zona. Al contrario, salvo ammirevoli eccezioni, la minoranza ha scelto la strada della polemica sterile e formale, non contribuendo, con critiche e proposte costruttive, all'amministrazione della "cosa pubblica" nell'interesse dì tutti. Così finora, opera anche a livello comunale. Siamo partiti, in tutta Milano, con il criterio della programmazione, rifiutando il costume passato di interventi "a pioggia" che erano tesi a soddisfare corporativismi clientelari.
D.: "E come si attua questa volontà?" R.: "Questa volontà è ora messa in pericolo. Basta considerare le cifre. La Giunta comunale, nel quadro della programmazione triennale, aveva previsto per il 1981 una spesa per investimenti non inferiore a quella del 1980, nonostante l'aumento dei costi dovuto all'inflazione. Tale cifra era di circa quattrocento miliardi, un quinto dei quali programmabili da parte delle zone. Ora, dopo i drastici tagli imposti dal governo, tale cifra non può superare i centoquarantaquattro miliardi, dei quali soltanto ventinove sono programmabili da parte delle zone, ma solo entro precisi capitoli di spesa. È evidente che non si tratta di cattiva volontà o incapacità amministrativa da parte nostra se i conti non tornano. Con le sue scelte il governo limita di fatto la possibilità di decidere dal basso.
D.:"Si prevedeva che sarebbero stati imposti sacrifici. Quello della Giunta e quello del Consiglio di Zona non erano dunque bilanci, diciamo ideali?"
R.: "Assolutamente no! Basta guardarsi attorno per vedere in quale stato si trova la città, specie nei quartieri periferici. Questa è la triste realtà di Milano, frutto di scelte politiche sbagliate fatte in passato, di cui ora si pagano le conseguenze. La nostra città deve essere completamente risanata: è sufficiente pensare a ciò che avviene in caso di pioggia ... Per, non dico trasformarla, ma semplicemente "curarla", per renderla "vivibile" occorrono miliardi, anni e anni di lavoro. Quanto prima ci si metterà all'opera tanto meglio sarà. Allora perché stupirsi dell'entità dei nostri bilanci di previsione? Si rendono conto i cittadini di quanto costa oggi la più semplice delle opere e di quanti anni "esige" la burocrazia (con le sue vecchie leggi di stato) per varare il più elementare dei progetti?"
naie, la priorità degli interventi, sulla base dei bilanci già presentati, nel quadro generale della città. Dati i costi elevati di ogni, sia pur piccola, opera saranno ben poche le cose fattibili. Questa verità và detta. È amaro constatarlo, ma le scelte governative ci cotringono ad amministrare le briciole, mentre i continui scandali rivelano un pauroso sperpero di denaro versato da tutta la comunità, soprattutto dalla gente che lavora.
D.: "Tradotto in cifre, per quel che riguarda la nostra Zona, a quanto ammonta la possibilità di spesa?"
R.: "Di fronte ad un bilancio di previsione, per il solo 1981, di cinque miliardi e 590 milioni di lire (di cui 3 miliardi e 900 milioni riferiti a manutenzioni e nuovi interventi nei settori scuole, verde ed arredo urbano, centri sportivi e strade) possiamo "spendere" solo un miliardo e 329 milioni di lire. Il che vuol dire decurtare di un miliardo le spese per le scuole, di 700 milioni quelle per i centri sportivi, di 500 milioni quelle per il verde e per le strade. Percentualmente vanno eliminati due terzi delle spese necessarie alla sola manutenzione straordina ia. È giusto che questo si sappia subito e con chiarezza, che si abbia tutti coscienza delle vere responsabilità. Da parte nostra, per evitare che gli stanziamenti a bilancio, proprio perché limitati, vadano dispersi, intendiamo operare in questo modo. Per ciascuno dei settori di intervento (definiti capitoli di spesa) stiamo individuando "le priorità delle priorità" e su queste concentreremo gli stanziamenti.
Fra le priorità poniamo non soltanto l'urgenza dell'intervento, ma anche il completamento di un'opera già in corso. In tal modo eviteremo che questa opera resti a metà o divenga in breve del tutto inagibile. Comunque se ne discuterà con i cittadini ed in Consiglio, chiamato a valutare le proposte dei dipartimenti e delle commissioni.
I tagli delle spese La qualità
D.: "Allora i bilanci di zona e comunale rispondevano ad una realtà?"
R.: "Diciamo che esprimevano realtà possibili, che ora, e proprio ora, diventano "sogni". L'esigua entità delle cifre a disposizione obbliga a scelte forzate: per il 1981 l'Amministrazione centrale dovrà innanzitutto portare a termine le opere già avviate o non più rinviabili (quali trasporti, edilizia popolare, fognature, smaltimento rifiuti). Queste priorità richiedono urgenti impegni finanziari quindi hanno ridotto massicciamente le disponibilità per le zone ed hanno ristretto l'arco dei settori di intervento. In pratica siamo chiamati a programmare un bilancio limitato alle sole opere di manutenzione delle scuole, del verde, dei centri sportivi, dei campi gioco, delle strade e delle piazze. Il fabbisogno di opere nuove, così come altri interventi (abbattimento delle barriere architettoniche a favore degli handicappati, strutture socio-sanitarie, ecc.) saranno soddisfatti dal bilancio centrale. Su quest'ultimo punto le Zone hannc rivendicato il diritto di stabilire, insieme all'Amministrazione comu-
della vita
D.: "Ma i tagli del bilancio impediranno le iniziative del Consiglio di Zona per quanto riguarda la vita quotidiana dei cittadini?
R.: "Se ci si riferisce alle attività scolastiche, culturali e sportive certo bisognerà fare i conti con le ridotte disponibilità economiche,. Vi è però l'impegno, da parte dell'Amministrazione centrale, di far gestire direttamente dalle Zone una quota dei bilanci "in conto spese" dei singoli Assessorati interessati. Questa è un'ulteriore conquista del decentramento. Avendo a disposizione cifre concrete, seppure a livello di qualche milione, sarà possibile programmare una serie di attività che coinvolgano i cittadini di tutte le età nei settori dell'informazione culturale, del cinema, del teatro, della musica, dello sport. Di più si sta studiando un piano che consenta di valorizzare le strutture esistenti (scuole, biblioteche, centri sociali) con l'aiuto del personale tecnico, in modo da fornire, con i minimi costi, un servizio socio-culturale che migliori la qualità della vita, anche in tempi difficili, quali quelli che il nostro paese stà attraversando.
Un'auto usata con garanzia! Perché
no?
Un'interessante iniziativa dell'Ambrosiana Auto, concessionaria Ford di zona, nella vendita delle autovetture d'occasione
Il mercato dell'usato sta diventando per tutti i concessionari un problema. Chi ha acquistato una macchina nuova negli ultimi anni si è certo reso conto come l'interesse per la propria vecchia auto fosse da parte del concessionario alquanto scarso.
Le ragioni sono diverse: l'aumento del costo del denaro e l'elevato tasso di svalutazione della lira trasformano le vetture rilevate dai concessionari in un capitale immobilizzato che fa inesorabilmente aumentare i costi di gestione delle aziende.
È interesse perciò dei concessionari commercializzare rapidamente le vetture d'occasione a propria disposizione.
Ne parliamo con il rag. Bonantoni, amministratore della Ambrosiana Auto, concessionaria Ford di Zona, e con il sig. Barbieri, responsabile delle vendite della società:
Milano 19: "Avete un gran numero di autovetture usate nel vostro parco macchine?"
"Certo, soprattutto nella nostra filiale di via Gallarate, 281 abbiamo un grandissimo assortimento di autovetture d'occasione di tutte le marche, di tutte le cilindrate, con una scelta di prezzi vastissima".
Milano 19: "Che servizi assicurate alla vostra clientela per quanto riguarda le vetture d'occasione?"
"Per un buon numero di autovetture diamo una garanzia di tre mesi e la possibilità di acquistare un'auto senza nessun anticipo. Nella nostra filiale di via Gallarate, che ha una superficie espositiva di 3000 m', tutti hanno la possibilità di trovare l'autovettura che cercano e provarla prima di deciderne l'acquisto. E nel frattempo possono dare un'occhiata a tutta la gamma di vetture Ford delle quali siamo concessionari". L.M.
Ambrosiana Auto via Gallarate, 281 aperta anche al sabato (8,30/12,30 - 14,30/19,00)
Nella foto in alto: lo spazio espositivo della filiale di via Gallarate e in basso la palazzina della società.
Il centro di piazza Segesta
APERTO ANCHE Li DOMENICA
Su sollecitazione del Consiglio di Zona 19 l'Amministrazione comunale ha acconsentito di affidare una copia delle chiavi del Centro socio - sanitario di piazza Segesta al presidente del comitaio di gestione del comitato stesso. Tale decisione ha tenuto conto delle richieste degli abitanti di San Siro e degli utenti della struttura. Difatti fino ad ora era stata osservata la norma che stabilisce che le chiavi di edifici pubblici venissero affidate soltanto a dipendenti dell'ente proprietario degli edifici stessi. Così nel caso del centro di piazza Segesta le chiavi erano affidate ad un dipendente comunale, in servizio presso il centro, il quale, giustamente, terminato il suo turno di lavoro se ne tornava a casa, dopo aver responsabilmente chiuso la palazzina. Questa restava in tal modo non accessibile nei giorni festivi e dopo le cinque di sera nei
giorni feriali, ossia proprio quando avrebbe potuto essere maggiormente utilizzata non soltanto dagli anziani, che ne rimangono i principali fruitori, ma anche da altri cittadini del quartiere. Con la decisione dell'Amministrazione comunale di affidare una copia delle chiavi del centro anche al presidente del consiglio di gestione, democraticamente eletto, sarà ora possibile un maggiore utilizzo della struttura, nella quale potranno essere realizzati, ovviamente senza alcun fine di lucro, spettacoli, dibattiti, feste ed altre iniziative che potranno divenire altrettante occasioni di incontro tra gli anziani, per i quali il centro è stato creato, e gli altri abitanti di San Siro. Sarà un modo per far sentire concretamente a chi ha lavorato tutta una vita di non essere emarginato, ma di essere tuttora parte integrante e vitale del quartiere.
Album fotografico della zona 19
Invitiamo i lettori che hanno vecchie foto di punti caratteristici della Zona o del Quartiere Gallaratese a partecipare alla composizione di questa rubrica: "Zona 19 - Mezzo secolo di fotografia"
Dibattito al Circolo culturale ANPI S. Siro
CULTURA E RESISTENZA
Si sono svolti gli incontri con alcuni protagonisti dell'opposizione politica e culturale al regime fascista, organizzati dal Centro d'Iniziativa Culturale ANPI - S. Siro.
Ciascun dibattito ha messo a fuoco un diverso aspetto del lavoro che giovani, intellettuali e lavoratori hanno svolto per contrastare le forze politiche e culturali dominanti in momenti in cui l'opposizione poteva costare il carcere o la vita.
Nel corso dei dibattiti non ci si è però fermati ad una retorica rievocazione o ad una esposizione scolastica, ma si è arrivti, nella introduzione dei relatori e negli interventi del pubblico (peraltro numericamente scarso) a discutere di temi di grande attualità, mettendo in luce i momenti di continuità tra la società fascista e quella in cui viviamo oggi.
Raffaele De Grada ha parlato nella sua introduzione del fatto che la democrazia fosse, prima della presa del potere fascista, giovane e quindi debole, e di come fosse governata da uomini vecchi e corrotti, che erano espressione di forze politiche reazionarie.
D'altra parte, come prodotto della situazione di disfacimento, esisteva tra le masse un diffuso senso di stanchezza e passività, e tra i giovani era dominante certo avventurismo ed un senso di noia in forza dei quali erano disposti a qualsiasi avventura politica.
Nel dibattiti) è stato messo in evidenza come anche oggi la situazione sia molto simile: la democrazia italiana, conquista operaia e popolare, è uscita da appena un trentennio dal dominio fascista, è stata sottoposta fino agli anni più recenti agli attacchi di forze reazionarie, e si trova oggi governata da politici corrotti; anche oggi c'è un forte distacco della gente dalla vita politica e soprattutto tra i giovani culturalmente più plasmabili e quindi facilmente esposti alle influenze delle mode culturali — c'è un senso di passività e di impotenza: il famoso e mai abbastanza decantato (dalla stampa borghese) riflusso nel privato, tendenza spinta all'estremo dalla propaganda e dai mass - medià. Anche Mario Spinella, dopo aver affrontato il problema della letteratura della resistenza, ha accennato - stimolato da interventi e
domande del pubblico - al problema dei condizionamenti culturali oggi e delle loro forme più importanti: i mass - media e le istituzioni addette all'educazione dei giovani, soprattutto la scuola.
La frase di Goering, responsabile della propaganda nazista, "quando sento la parola 'cultura' metto mano alla pistola" trova realizzazione nella cultura oggi dominante; con la differenza che è venuta meno la necessità di mettere mano alle armi per frenare le capacità critiche: i mezzi di propaganda oggi tendono infatti ad infondere nella gente il sospetto verso la cultura come qualcosa di complicato ed astruso, di inutile; ad essa vengono opposti divertimento ed evasione. Tutto ciò che può aiutare a pensare è per il potere sospetto e viene bandito o servito in forme addomesticate e spettacolarizzate da riviste e rotocalchi che,
Poesia per una mamma
Come un ghiacciaio diventa fiume, una donna diventa mamma.
E tu chi sei?
Sei la mia mamma.
Sei bella come chissà chi!
Sei brava ma pasticciona!
Sei forte ma chiaccherona!
Come una tigre con i suoi cuccioli, tu stai con me.
Non mi lascerai, vero?
Anche se vorrai non potrai, perchè io resterò con te!
Alessandra Fischetti Quarta classe scuola elementare Cadorna
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come ha sottolineato Spinella, sono in Italia il genere di pubblicazioni più diffuso.
Questo mentre quotidiani e libri hanno da noi i livelli di diffusione più bassi di tutta l'Europa occidentale, grazie anche all'azione della scuola che non insegna, come detto nel dibattito, il piacere e l'utilità della cultura.
Anche M. De Micheli ha sottolineato l'importanza oggi di una resistenza culturale contro irrazionalismo, il misticismo, la sfiducia nella possibilità di cambiamento della vita. De Micheli ha voluto mettere in evidenza l'importanza della letteratura, della poesia, dell'arte, che sempre il potere guarda con sospetto e che non esita a sopprimere violentemente quando esse si alleano con il popolo, come è successo in determinati momenti storici o come è tradizione di certe aree culturali. Durante la resistenza, secondo De Micheli, si è avuto il tentativo, da parte del settore più avanzato degli intellettuali italiani, spezzare le catene di una tradizione culturale aristocratica che ha trovato espressione in una secolare frattura, che ancora oggi ci domina, tra linguaggio letterario e linguaggio comune, tra intellettuali e popolo; e forse tale tentativo avrebbe potuto continuare se fosse stato portato a fondo il processo di trasformazione della società italiana. È stato fatto anche un accenno interessante al '68 ed a come questo momento sia finito in una vampata che ha avuto più i caratteri della ribellione che del movimento rivoluzionario.
Se il ribellismo è infatti caratterizzato dall'esaurirsi in momenti singoli di rivolta e finisce addirittura per rovesciarsi nel suo contrario, l'atteggiamento rivoluzionario è quello di lavorare quotidianamente, con tenacia, per preparare i momenti delle trasformazioni rivoluzionarie. È questa una indicazione di metodo e di atteggiamento complessivo nei confrònti della realtà utile anche per il momento presente, in cui appunto, dopo spinte alla ribellione si assiste ad un cambiamento di segno nella situazione politica e culturale.
Massimo Mezzanzanica
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CONSIGLIODIZONA
Nei tempi passati, i capifamiglia usavano riunirsi sulla piazza del Paese per discutere e risolvere problemi della comunità.
Tutti dovevano partecipare e non erano accettate, salvo cause di forza maggiore diserzioni.
Evidentemente una partecipazione così diretta nella cosa pubblica, da parte dei cittadini, oggi non è più immaginabile. Tuttavia, anche se i tempi sono cambiati, è necessario riproporre il tema della presenza attiva del cittadino. Con queste brevi note intendiamo illustrare i punti salienti che riguardano caratteristiche e fini di quella istituzione nota come Consiglio di Zona.
Sorto per promuovere la partecipazione dei cittadini alla gestione ed amministrazione della città, ha in molti casi, accentuato quella sorta di disorientamento che coglie l'uomo della strada di fronte alle istituzioni.
Cos'é comefunziona
"Sono pochissimi cittadini che presenziano - ci dice Anna Soleo della commissione del consiglio di Zona - ai dibattiti. Soltanto quando si discute di problemi assilanti, quali ad esempio la mensa nelle scuole, si nota un'intensificarsi delle frequenze. È necessario però che il cittadino presenzi di più. Capisco che i! quadro generale del Paese è tale da scoraggiare e da far sentire inutili i tentativi del singolo cittadino per far si che chi governa si senta al servizio del popolo e non viceversa, ma è altrettanto vero che il fenomeno si può forse ridimensionare proprio grazie al relativamente nuovo organo del Consiglio di Zona."
Non riteniamo di dover pubblicare qui per intero l organigramma"; le "norme di funzionamento interno" e il "programma politico amministrativo". La materia è troppo arida. Pensiamo però che possa essere utile stralciare le
Le strutture
Gli organi del Consiglio di Zona sono: il Presidente il Vice Presidente
l'Ufficio di Presidenza i Dipartimenti le Commissioni permanenti le Commissioni facoltative
L'Ufficio di Presidenza è composto dal Presidente, dal Vice Presidente, dai Coordinatori dei Dipartimenti.
È l'organo del Consiglio di Zona che garantisce l'attuazione degli indirizzi e le decisioni del Consiglio di Zona.
I Dipartimenti raggruppano le Commissioni che si occupano di probemi affini.
Il Consiglio di Zona nomina, a maggioranza assoluta dei voti, tra suoi membri Coordinatori dei Dipartimenti, i quali promuovono il principio della collegialità ed il raccordo delle attività delle Commissioni, assolvendo anche al compito di informazione all'Ufficio di Presidenza, del quale fanno parte.
Coordinatori dei Dipartimenti, in accordo con i Coordinatori delle Commissioni possono convocare sedute congiunte su problemi comuni.
dipartimenti previsti sono tre:
Dipartimento del territorio, per le attività delle Commissioni: Pianificazione Territoriale - Casa - Concesioni EdilizieManutenzioni - Demanio.

Dipartimento della programmazione economica, per le attività delle Commissioni: Bilancio Problemi EconomiciCommercio - Carovita.
Dipartimento delle Gestioni Sociali, per le attività delle
Commissioni: Educazione - Servizi Scolastici - Igiene SanitàServizi Socio Sanitari - Cultura - Sport - Tempo Libero.
Le Commissioni Permanenti sono le seguenti:
Pianificazione Territoriale
Concessioni Edilizie - Manutenzioni - Demanio
Casa Bilancio - Problemi Economici Commercio - Carovita
Educazione - Servizi Scolastici
Igiene Sanità - Servizi Socio Sanitari
Cultura - Sport - Tempo Libero
Le Commissioni sono mezzi attraverso i quali cittadini della zona vengono sollecitati alla partecipazione attiva su specifici problemi inerenti la cosa pubblica.
Digerire l'opposizione
normative ed passi più significativi.
Il Consiglio di Zona ha la sede in via Pogatshing 34 e quasi tutti giorni vede la riunione di qualche commissione. L'ingresso è libero, tutti possono parlare (vedremo sotto meglio in quali frangenti e in quali limiti) vi è esposto un albo murale e la nostra speranza è che chi non ha mai messo piede in C.d.Z. cominci, magari per passare una serata diversa, ad affacciarsi in Consiglio. In altre nazioni sono proprio cittadini, attraverso semplici comitati o associazioni, a far tremare colossi che fanno del profitto il fine ultimo a scapito della salute e del portafoglio dell'utente.
Anche il nostro quartiere ha bisogno di tantissime cose. Andiamo qualche volta in C.d.Z. a sentire e ascoltare, e perchè no, anche a bisticciare se è necessario per aiutare il Consiglio a concretizzare le nostre necessità.
Il Consiglio di Zona viene convocato dal Presidente (secondo le normative previste dall'articolo 46 del Regolamento per il Decentramento).
La richiesta di convocazione straordinaria può essere avanzata da:
- L'assemblea popolare
- Un Comitato di Quartiere
- Cento cittadini ed approvata dal Consiglio a maggioranza semplice.
Il Consiglio di Zona deve essere convocato ogni qualvolta ne facciano richiesta almeno 1/5 dei Consiglieri.
La convocazione deve essere sempre accompagnata dall'Ordine del giorno.
La convocazione conterrà l'indicazione del giorno e ora dell'aggiornamento della seduta, nel caso in cui alle ore 24 non 'venisse esaurita la trattazione degli argomenti iscritti all'Ordine del Giorno.
Il Consiglio di Zona si riunisce nella sede indicata nell'Ordine del Giorno. Di tutte le sedute viene data notizia ai cittadini e agli Enti della Zona con ogni mezzo di informazione.
A ciascuna seduta del Consiglio di Zona presenzia un funzionario comunale, che assume la funzione di Segretario e provvede alla sua verbalizzazione. I verbali 'vengono esposti al! Albo Zonale. Qualora la seduta non risultasse 'valida per mancanza del numero legale, il Presidente dichiara nulla la seduta e la riconvoca entro 15 giorni con lo stesso Ordine del Giorno.
Constatata la validità della seduta, il Presidente pone in votazione l'eventuale richiesta di modifiche all'Ordine del Giorno pervenute secondo le modalità.
Il Presidente passa quindi alla trattazione del primo punto all'Ordine del Giorno "Approvazione del verbale della seduta precedente". Sul verbale non è concesso prendere la parola, se non per chiarire o correggere il pensiero espresso nella seduta precedente, oppure per fatto personale. Le richieste di precisazione o rettifiche vanno presentate per iscritto ed inserite nel nuovo verbale. La votazione per l'approvazione del verbale della seduta precedente ha luogo per alzata di mano ed il 'verbale risulta approvato a maggioranza semplice.
I verbali approvati sono visibili da parte dei cittadini Dopo l'approvazione del verbale, il Presidente passa al 2° punto all'Ordine del Giorno "Comunicazioni del Presidente". Nel corso
della trattazione di questo punto il Presidente informa il Consiglio sugli eventi principali verificatisi nell'intervallo fra la seduta precedente e quella in corso e che interessano le attività del Consiglio di Zona.
Nel corso di questa trattazione, dopo le Comunicazioni del Presidene, ogni Consigliere può prendere la parola per presentare interpellanze, mozioni, ordini del giorno: su tali comunicazioni il Consiglio decide se aprire o meno il dibattito o rinviarlo ad altra seduta.
Dopo gli adempimenti preliminari, il Consiglio procede alla trattazione degli argomenti posti all'Ordine del Giorno.
Per ogni argomento il Presidente dà lettura dell'oggetto e ne riassume il contenuto, decidendo con il Consiglio il metodo di lavoro.
Consiglieri che iptendono parlare devono farne richiesta al Presidente, che accorda loro la parola. Gli interventi, la cui durata deve essere contenuta entro un limite ragionevole di tempo, devono avere atfirienza con l'argomento in discussione; in caso contrario, il Presidente, dopo un richiamo, può togliere la parola.
Nessuno può interrompere chi parla, salvo per un richiamo al Re-
golamento per il Decentramento, o alle norme di funzionamento dei Consigli di Zona. Il Presidente, ritenuta sufficiente la discussione, ne propone la chiusura al Consiglio, che decide in merito. La proposta di chiusura a ulteriori interventi può essere avanzata al Presidente anche da almeno due Consiglieri. Sulla proposta di chiusura possono intervenire con dichiarazione di voto un Consigliere a favore ed uno contrario.
Votazioni e delibera:
La discussione su ciascun punto dell'Ordine del Giorno o su parti di esso si conclude di norma con la presentazione di una deliberazione, o con una o più risoluzioni, da sottoporre al Consiglio per l'approvazione. La votazione si effettua normalmente per alzata di mano; a scrutinio segreto, se richiesto dalla maggioranza semplice dei Consiglieri, la votazione può essere effettuata per appello nominale, previa approvazione a maggioranza semplice.
Sospensioni della seduta: Il Presidente può, per motivate ragioni, o su richiesta di un Cons,gliere, sentito il parere dei Capi Gruppo, sospendere la seduta o temporaneamente per breve periodo o definitivamente, rinviando-
la ad altra data con le stesse modalità previste dal regolamento il rinvio deve essere deliberato dal Consiglio a maggiornza assoluta dei presenti. Verbali delle sedute: 'verbali delle sedute, redatti a cura del Segretario, conterranno le decisioni relative ad ogni singolo punto dell'Ordine del Giorno dettate dal Presidente, nonché le opinioni, pareri e le dichiarazioni presentate per iscritto, delle quali venga espressamente richiesta la verbalizzazione.
Il verbale completato con l'indicazione, per ogni singola decisione, dei voti favorevoli, contrari, astenuti, viene sottoscritto dal Presidente e dal Segretario.
Funzionamento delle Commissioni e dei Dipartimenti Le Commissioni permanenti, si riuniscono almeno una volta al mese per trattare le questioni di loro competenza. I Coordinatori delle Commissioni dovranno riferire al Consiglio di Zona entro il termine massimo di trenta giorni dal ricevimento della documentazione relativa.
La Commissione "Concessioni edilizie Demanio e Manutenzioni", per ciò che attiene alle concessioni edilizie, onde evitare la scadenza dei termini, dovrà, invece essere convocata almeno tre giorni prima di ciascuna riunione del Consiglio di Zona. Gli avvisi di convocazione dovranno essere recapitati ai Consiglieri, ai Membri effettivi, ed ai Rappresentanti di Enti, Gruppi, Associazioni, di ciascuna Commissione, ed affissi nell'albo Zonale, secondo le Norme per la convocazione del Consiglio.
Le Commissioni possono richiedere all'Amministrazione comunale di prendere visione, tramite il proprio Coordinatore od un Consigliere di Zona degli atti e dei documenti d'ufficio necessari per l'adempimento del proprio mandato, informandone il Presidente del Consiglio di Zona.
I pareri formulati sugli argomenti di competenza. di ogni Commissione, corredati da eventuali relazioni, sono presentati a cura del Coordinatore, al Consiglio di Zona, che è vincolato a pronunciarsi in merito. Qualora esistano, devono essere presentati anche i pareri di minoranza delle Commissioni.
L'assemblea era gremita. La gente del quartiere 'voleva risposte chiare sul problema delle due torri di nuova costruzione ed era accorsa in gran numero. Al microfono si alternavano con più o meno chiarezza semplici cittadini, esponenti di forze politiche, consiglieri del Consiglio di Zona per portare un contributo alla discussione.
Ammissione e partecipazione dei cittadini
Le sedute del Consiglio di Zona sono pubbliche, salvo i casi in cui si trattidi questioni concernenti persone, e concessioni edilizie nel loro merito.
In apertura di seduta il Presidente può dare la parola, per un periodo massimo di trenta minuti, ai cittadini intervenuti che ne facciano richiesta, su argomenti non previsti dall'Ordine del Giorno della seduta, limitando la durata di ciascun intervento secondo il numero dei richiedenti. Tuttavia su tali argomenti non potrà essere esperta la discussione ed essi verranno demandati per l'esame alla Commissione competente, o per l'eventuale discussione in una successiva seduta del Consiglio.
Durante le sedute il pubblico non può intervenire salvo i casi previsti dal comma precedente. Il Presidente, dopo gli opportuni avvertimenti, fa allonanare dalla sala i disturbatori, i quali non possono rientrare per tutta al durata della seduta.
Commissioni
Le Commissioni sono aperte alla partecipazione di tutti i cittadini nonchè agli organismi, Enti ed Associazioni della zona, i quali avranno diritto di assistere alle riunioni e rivolgere istanze e petizioni nella fase istruttoria di ciascuna pratica o problema all'ordine del giorno. Fa eccezione la Commissione
"Concessioni Edilizie - Manutenzioni - Demanio" ogni qualvolta l'ordine del giorno preveda l'esame di richiesta di concessioni.
Sono membri effettivi delle Commissioni con diritto a voto Consiglieri di Zona, nonchè singoli cittadini o rappresentanti di Enti, gruppi ed Associazioni che ne facciano richiesta scritta e la cui ammissione sia deliberata, trimestralmente, dal Consiglio di Zona a maggioranza semplice.
Assemblee popolari
L'Assemblea popolare è convocata dal Consiglio di Zona con la maggioranza dei Consiglieri presenti su Ordine del Giorno ben precisato o su richiesta di: almeno un terzo dei Consiglieri un Comitato di quartiere 100 cittadini
L'Assemblea popolare elegge il suo'Presidente, che dirige e coordina la discussione e raccoglie le risoluzioni proposte e votate.
L'esame di queste risoluzioni è inserito nell'Ordine del Giorno di una seduta successiva del Consiglio di Zona.
Dietro me un gruppo di persone attente anche se ciarliere. Al microfono un comunista quando, dal gruppo ciarliero il consigliere DC signor A.M. emette un rutto. Un rutto chiaro, sonoro, un rutto sofferto ma potente, un rutto da primo in classifica. Molti si girano, lo guardano con disappunto ed alcuni mormorano qualche frase che certo non erano di approvazione. Se mia madre, donna di sani principi, fosse stata presente gli si sarebbe avvicinata e sommessamente gli avrebbe detto: - Car el mè sciur lu lè un bel purscel - oggi le mamme non sono più così audaci e la gente si limita al brontolio che diventa poca cosa soprattutto nei confronti di coloro che hanno dimenticato le regole della buona creanza, se mai le hanno avute. lo sono sempre portato a sforzarmi di capire e giustificare anche gli atteggiamenti più strani, così penso e mi dico: Poveretto, potrebbe soffrire di una forma violenta di aerofagia, o magari la moglie ha poca dimestichezza con fornelli e gli ha propinato cibi indigesti, che provocano flatulenza, il rutto potrebbe anche essergli scappato, magari era convinto di trattenerlo, di smorzarne il rumore tra la gola ed i denti ed invece la diminuita capacità di controllo (l'età gioca brutti scherzi) lo ha messo in condizioni di sbagliare; poveretto, chissà quanto ne è dispiaciuto sono certo che se potesse si sprofonderebbe dalla vergogna. Mi giro con lo sguardo pieno di comprensione nei confronti di un uomo che ha sbagliato ed in quel momento si può sentire solo. Ancora una volta, impenitente romantico credulone, ho sbagliato tutto. Lui era li, tronfio, in mezzo al SUO gruppetto che annuiva soddisfatto, come se avesse fatto tredici, per nulla dispiaciuto, per nulla imbarazzato (un po', di stomaco si) riceveva il consenso dei suoi aficionados, che sembrava implorassero un altro flato, come fosse un autografo, come se il flato tar-
gato A.M. fosse una poesia, una espressione del pensiero, il suo verbo da diffondere tra le genti. Lui, il poeta, bene piantato sulle gambe, aveva l'aria di chi aveva ultimato un capolavoro, era orgoglioso di essersi espresso con tanta chiarezza, con tanta passione, raramente gli era capitato di partorire un concetto così chiaro, così a lungo maturato nel suo profondo io e poi avergli dato la luce affinché discepoli che vivono delle sue opere ne traggano la linfa per posteri. Sommessamente mi rivolgo ad una amica che mi stava 'vicina. — No! No! Non è la prima volta, mi dice con convinzione. Lo fa spesso ed anche in Consiglio di Zona non è che abbia un atteggiamento molto composto, è sempre stravaccato come un dromedario all'oasi. E poi, sai, quel versaccio lo fa solo quando parlano quelli con quali non è daccordo. Allora non è malattia. Allora non è una disgrazia, non è un incidente di percorso, lui è così per estrazione, per scelta politica, per disposizione fisica-preambolista. Non condivide gli interventi delle opposizioni? Benissimo! Liberissimo! In questo caso, se fosse veramente democratico e per giunta cristiano, salirebbe al microfono, esporrebbe le sue ragioni, dissentirebbe sonoramente anche, ma sempre nei termini di una corretta dialettica e nei limiti della buona creanza. Conosco bene altri democristiani, la signorina MOZZA NICA ad esempio, una persona squisita, e non si è mai espressa nè con rutti nè con atteggiamenti men che corretti, il Consigliere A.M. potrebbe essere della corrente dei flatotei... ma non credo, la questione è un'altra. E allora perchè ruttare quando parla una persona, un cittadino con il quale dissenti? Offendi chi parla e chi ascolta e soprattutto è un altro colpo inferto alla partecipazione dei cittadini già così profondamente colpita.
L'amica di prima mi fa notare che forse quel "suono" poteva essere interpretato come un "digerire l'opposizione", io non lo so, ma se ciò fosse credo resterà ugualmente unico nel suo genere, in quanto le opposizioni oltre ad un tatto di educazione, sarà difficile, sempre più difficile, riescano a digerirlo.
Luciano Amato
Maggior spazio per la sanità Ma il distretto dov'era?
È un'esigenza emersa nel corso di un dibattito tenutosi in Consiglio di zona in seguito ad un incontro con il progettista
stanza il consigliere comunista Alessandro Moroni, coordinatore di Zona della commissione Igiene-sanità-servizi-sociosanitari, nel porre in risalto la necessità di maggior spazio - è stata completamente lottizzata per altri usi, mentre la sanità è sempre stata considerata la "Cenerentola" cui assegnare gli spazi che di volta in volta si rendono disponibili a mano a mano che non sono più necessari a tali servizi. In tale modo non è più possibile proseguire. È necessario stabilire delle priorità e tra queste oggi hanno certamente una posizione di primo piano la sanità e l'avvio della Riforma sanitaria.
Lettera aperta al vicepresidente del Distretto scolastico della nostra zona
Lo scorso 7 maggio il Consiglio di Zona 19 - rappresentato dal suo presidente, dai capigruppo del PCI, del PSI, del PRI e della DC, nonchè da alcuni consiglieri - ha avuto un incontro con l'ing. Romanò, progettista del Centro Civico della nostra zona (la cui costruzione stà procedendo abbastanza alacremente al Gallaratese), per un esame in dettaglio del progetto in fase di attuazione.
Da tale incontro sono uscite alcune questioni, che sono state oggetto di dibattito, nella seduta del Consiglio di Zona tenutasi la sera successiva, nel corso del quale tutti sono stati concordi nel riconoscere che è stato destinato uno spazio adeguato ad alcuni servizi, quali la Vigilanza Urbana ed il decentramento politico-amministrativo, che appare dimensionato non soltanto per le esigenze attuali, ma anche per !e prevedibili necessità future, quando il decentramento assumerà veste e funzioni di
una vera e propria municipalità quindi avrà bisogno di un maggior numero di operatori.
Diverso è invece il discorso per quanto si riferisce agli spazi destinati nel progetto al settore socio-sanitario, certo, progettare spazi dove si debba prevenire curare non è cosa facile, specie se il progettista non ha avutc la possibilità di avere un incontro da lui sollecitato - secondo quanto avrebbe affermato - con la ripartizione sanità dell'amministrazione comunale.
Il risultato è che lo spazio previsto nel progetto non sarebbe in grado di coprire neppure la richiesta "antica" del Gallaratese di un poliambulatorio. Ora poi le esigenze sono aumentate, sia perchè il centro dovrebbe servire tutta la zona, di cui il Gallaratese è soltanto una parte, sia perchè in esso dovrebbero trovare spazio anche l'Ufficio Igiene e gli uffici di certificazione decentrati.
La Zona 19 - ha detto in so-
Quindi è tutto il Consiglio di Zona che si deve sentire investito del problema socio-sanitario visto in termini di prevenzione prima che di cura. Per cui è necessario provvedere subito un centro di primo intervento per i tossicodipendenti, magari utilizzando - in questo caso sì anche data l'urgenza di tale necessitàdegli spazi che risultassero disponibili in altre strutture.
Vi è poi la questione degli anziani per i quali nel Centro Civico è previsto uno spazio posto a quota 17 metri dal livello stradale; ma qui si deve far rilevare che secondo il progetto l'ascensore dovrebbe fermarsi soltanto a quota 13 metri, per cui gli anziani dovrebbero salire a piedi le scale fino al piano superiore. Quindi o si provvede a prolungare la salita dell'ascensore di altri 4 metri o si deve provvedere a sitemare gli anziani in locali più agevolmente accessibili.
Sono questioni della massima importanza in un paese che voglia migliorare la qualità della vita, ponendosi tra i principali obiettivi la salute dei cittadini e la lotta contro l'emarginazione dei più deboli.
Nel n. 6 del periodico "Il San Siro" è apparsa un'intevista del prof. Parolini - vice presidente del Consiglio Distrettuale Scolastico n. 42 - sul bilancio delle attività del Distretto degli anni 1977/79/80 nella quale egli afferma che nel passato il rapporto con il Consiglio di Zona 19 non è stato idilliaco per posizioni contrastanti di alcuni consiglieri ed in particolare di chi coordinava la Commissione Educazione. La cosa mi ha veramente sconcertata e ritengo tale affermazione scorretta per il motivo molto semplice che in quei periodi i rapporti fra Consiglio di Zona e Consiglio distrettuale in termini di collaborazione ufficiale non esistevano per niente. La Commissione educazione si è trovata più volte davanti a problemi per i quali occorrevano scelte importanti ed è in tali occasioni che ha cercato il confronto con il Distretto, ad esempio per: discutere la delibera quadro per il Diritto allo studio; cedere aule al Liceo classico Beccaria; affrontare una verifica sull'applicazione delle attività integrative; - l'utilizzo delle strutture scolastiche; discutere il nuovo regolamento della scuola materna; proporre un nuovo studio sui bacini d'utenza, ecc.
Sono tutti problem; che la Commissione scuola ha affrontato e discusso (oltre alle manutenzioni degli edifici scolastici) anche nelle scuole, con i cittadini e con le dirette autorità responsabili (Ripartizione educazione del Comune, Provincia, Provveditorato, ecc.) invitando puntualmente ogni volta anche il Distretto, che ufficialmente brillava per la sua assenza.
Ho detto "ufficialmente" perché, con onor del vero, alcuni consiglieri del Distretto partecipavano con assiduità sia alle riunioni della Commissione educazione, sia alle iniziative perché si sentivano personalmente inte-
ressati, ed infatti davano il loro contributo con il loro intervento, anche se a livello personale.
Un ottimo rapporto, sempre a livello personale (salvo un paio di caso in cui fu ufficialmente delegata dal Consiglio distrettuale) lo abbiamo avuto con la signora Frigerio Selva. Inoltre abbiamo avuto due incontri con l'allora presidente del distretto signor Valery, il primo per concordare una riunione di lavoro congiunta (Com missione educazione - Consiglio Distrettuale) su cui avrebbe dovuto nascere un effettivo rapporto di collaborazione (se la riunione si fosse svolta); il secondo tra la coordinatrice della Commissione ed il presidente del Distretto per il problema delle aule che fummo costretti d'autorità ad assegnare al liceo Beccaria.
A conferma di tutto ciò posso citare un'intervista rilasciata dal signor Valery a Milano 19 (numero 18, novembre 1979), nella quale egli esprimeva il "desiderio" di trovare nel futuro anche con il Consiglio di Zona delle modalità di collaborazione che, nella salvaguardia delle rispettive competenze, consentissero di svolgere un più proficuo lavoro per la realizzazione delle finalità educative e sociali della scuola.

Inoltre nella relazione sulla situazione scolastica della Zona, stesa dalla Commissione educazione del Consiglio d; Zona 19 nell'ottobre 1979, si ribadiva l'esigenza di instaurare un più stretto rapporto con il Distretto, che non fosse a livello personale fra chi coordinava la Commissione ed il presidente del Distretto, ma di coinvolgimento di tutta la Commissione e del Consiglio distrettuale, al fine di poter autonomamente concretizzare gli interventi su tutte le problematiche della scuola, nel rispetto delle reciproche responsabilità e competenze.
Come vede, professor Parolini, a tutto il 1979 il Consiglio di Zona era ancora in attesa di un rapporto ed ovviamente anche chi coordinava la Commissione educazione. Pur tenendo conto delle difficoltà che una neostruttura, quale era il Distretto, doveva superare non essendovi modelli analoghi cui fare riferimento, dal canto nostro dovemmo prendere atto di un possibile rapporto soltanto sul piano del "desiderio" e non come fatto indispensabile e quindi a breve scandenza.
La realtà era che discutendo con la gente i problemi inevitabilmente questa esigenza emergeva.
Non credo che una sollecitazione al rapporto potesse essere interpretata come "imposizione" né tantomeno penso che sarebbe stato opportuno sottacere, senza escludere che alcuni di quei problemi (purtroppo ancora aperti) che hanno richiesto in questi ultimi tempi un rapporto più ravvicinato fra Distretto e Commissione Scuola - finalmente in parte realizzato - fossero in attesa di questo "precedente" per trovare una più rapida soluzione.
Silvia CortellaQuando a Milano governavano I "sciori"

Una crisi extraconsiliare fa cadere il primo sindaco
di GIAN PIERO PAGETTIPrima puntata
A Milano le prime elezioni amministrative si svolsero il 15 gennaio 1860, poco più di sette mesi dopo quell'8 giugno 1859 in cui Vittorio Emanuele II e Napoleone III erano sfilati sotto l'Arco della Pace al Sempione per entrare nella città che gli austriaci avevano lasciato già da tre giorni. I consiglieri da eleggere erano sessanta e i candidati 240. Da qui il lungo accapigliarsi attorno alle brasere dei caffè fra i dieci circoli eletorali che si erano formati in città e che alla fine avevano accettato l'invito della Società del Giardino (il circolo dell'aristocrazia e della ricca borghesia milanese, "el casin di andeghee", come lo chiamava il Porta) di ritrovarsi tutti assieme nelle sale dlla sua sede, nel palazzo Spinola, in via S. Paolo.
Lì, sui concilianti seggioloni, i delegati dei circoili erano alla fine riusciti a trovare un accordo. In fondo a che serviva accapigliarsi, l'importante era che venissero eletti uomini che p otessero garantire ai ricchi di mantenere il controllo della città. Così fu composta una lista di sessanta nomi, per i quali non v'era alcun dubbio che sarebbero stati eletti. I dieci circoli, difatti, non contavano che due o trecento aderenti ciascuno, ma tutti assieme raccoglievano la maggioranza degli elettori, che, in base alla legge elettorale dell'ottobre precedente per cui poteva essere elettore soltanto chi superava un certo reddito in pratica erano soltanto poco più del 5 per cento degli abitanti. Era il cinque per cento che rappresentava la "Milano che contava", ma quale Milano?
Tutto intorno a cerchio, come una ciambella il cui buco era appunto la città, c'era un altro comune, detto dei Corpi Santi, con i suoi borghi: quello degli Ortolani, fuori Porta Tenaglia, quello dei Lavandai, fuori Porta Coniasina, quello dei Formaggiat, fuori Porta Ticinese, il Borgo Diana, fuori Porta Orientale, il Borgo di S. Siro, ecc. Ma l'esigua estensione del territorio comunale bastava e creceva ai 184.920 abitanti che alliora vivevano in città, distribuiti in 5.200 case. La maggior parte di essi - circa 130 mila - risiedeva nella parte centrale, racchiusa dalla cerchia dei navigli (altro vecchio ricordo dei milanesi non più giovani) formando attorno al Duomo un'isola di 264 ettari densamerte popolata (500 abitanti per ettaro). Gli altri 50 mila circa abitavano nella fascia tra la cerchia dei navigli e le mura spagnole, su un'area di 530 ettari, che per la maggior parte era ancora ad ortaglie e prati.
La città del "lusso"
giungeva le cento mila lire a fronte di un bilancio di spese che si aggirava syl tre milioni, le cui voci maggior dopo l'illuminazione, erano il mantenimento della Guardia nazionale (11646 militi e 14.125 fucili), la burocrazia (129 impiegati), la beneficienza e l'istruzione. Uno dei ginnasi, quello di Santa Marta, era comunale, così come erano comunali 18 scuole elementari con un totale di 81 aule, in ciascuna delle quali si stipavano più di settanta alunni. La popolazione in età scolare era sulle 18 mila unità, di cui circa seimila frequentavano le comunali, che nella maggior parte dei casi si fermavano al grado inferiore, ossia alla terza elementare.
trovi a teatro e via dicendo.
Una città
chiusa tra le mura
Nel 1860 Milano era una "città murata", che si estendeva su un'area di 794 ettari (meno della metà dei 1559,6 ettari dell'attuale Zona 19, che allora era fuori dal territorio comunale milanese) racchiusa nel cerchio dellemura spagnole (i bastioni che i milanesi non più molto giovani ricordano, lungo il cui perimetro esterno ancora oggi corrono i tram della circonvallazione 29 e 30) e non poteva comunicare con l'esterno se non attraverso le porte.
Le strade erano invase da carri che trasportavano le merci, mentre dodici omnibus (carrozze a cavalli con 8 o 12 posti), 357 cittadine (le carrozze dei brumisti), un gran numero di carrozze private e millecinquecento cavalli, di cui milleduecentocinquanta di lusso, consentivano a chi ne aveva le possibilità finanziarie di spostarsi da una parte all'altra della città senza fatica. I poveri, ed erano la maggioranza, invece dovevano arrangiarsi ad andare a piedi per le vie scarsamente illuminate (nonostante le 1.800 lampade che impegnavano un decimo delle spese comunali), maleodoranti per la puzza che veniva dai navigli e dai poizzi neri, strette e tortuose, tanto che presto le amministrazioni comunali coinciarono a procedere ad epropri delle case più decrepite con l'obiettivo dichiarato di procedere ad allineamenti ed a slarghi, ma riuscendo, nel concreto, a ricavare nuove aree per palazzi di lusso ed a allontanare sempre più dal centro le classi più povere.
L'amministrazione comunale poteva contare su un reddito fisso patrimoniale che non rag-
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Un chilo di pane costava fra i 40 ed i 45 centesimi (su cui pesavano quattro Centesimi di dazio) ed il prezzo di una corsa in omnibus era di dieci centesimi. Un paio di pantaloni correnti costava 30 lire, un cappello 20, un soprabito 60. In una casa popolare si potevano prendere in affitto due stanze per 40 lire, ma la media era sulle cento lire per due locali modestissimi, un prezzo proibitivo per gli operai che in media guadagnavano dai 35 ai 40 soldi milanesi al giorno (venti soldi erano una lira). Non molto meglio se la passavano certamente gli insegnanti, che avevano uno stipendio che andava dalle 800 alle 1.200 lire all'anno. Soltanto gli alti funzionari riuscivano a raggiungere uno stipendio di quattromila lire all'anno.
Malgrado ciò Milano era considerata una "città di lussi e di commerci" con le sue 150 aziende considerate industriali (che occupavano 12.548 operai, di cui 3.943 donne e 1.780 bambini), con i suoi 32 alberghi, le sue 500 fra osterie, trattorie e locande, i suoi 800 fra caffè, liquoristi e bettole, a fianco dei quali stavano alcuni importanti istituti culturali, quali l'accademia scientifico - letteraria, l'Istituto Lombardo di scienze e lettere, il Conservatorio di musica, il Teatro alla Scala. Qui si ritrovava l'altra parte di Milano: quella delle classi abbienti, dei ricchi vecchi e nuovi, che conducevano una sontuosa vita mondana, punteggiata di balli, pranzi, ri-
Alla ricchezza delle famiglie aristocratiche, di origine soprattuto agricola, si andava contrapponendo quella delle grandi famiglie borghesi, di origine prevalentemente commerciale. Ma il numero dei ricchi vecchi e nuovi era, almeno ufficialmente, assai ristretto. Secondo gli uffici delle imposte soltanto 18 mila persone circa avevano un reddito superiore alle 750 lire all'anno e circa 30 mila superavano le 250 lire. Tutti gli altri, evidentemente, erano costretti a vivere con meno (o forse c'era chi frodava il fisco?). Nel gennaio 1860 erano poco più di diecimila (per l'esattezza 10.438) i milanesi che pagavano 25 o più lire all'anno per contribuzioni dirette e questa era la principale condizione per essere iscritti nelle liste degli elettori in base alla legge del 23 ottobre 1859.
Una Giunta di "amici"
Poichè tutti gli altri non avevano diritto di voto spettava proprio a quei diecimila eleggere il primo consiglio comunale. Diecimila elettori per quasi 185 mila abitanti erano certamente pochi; ma lo squilibrio divenne ancor più impressionante quando si vide il numero dei votanti.
Malgrado il sabato 14 gennaio sui muri cittadini fossero stati affissi dei manifesti su cui era scritto "Elettor di Lombardia — oggi i'urna è il nostro altar — non fermiamoci per via — affrettiamoci a votar!" soltanto 3.944 elettori si presentarono il giorno successivo ai quindici seggi allestiti nei sei mandamenti in cui era suddivisa la città (San Tommaso, San Marco, San Carlo, Sant'Alessandro, San Satiro e San Gottardo) ad esprimere il loro voto: il due per cento scarso di tutta la popolazione!
Naturalmente risultarono eletti i sessanta nomintivi scelti nel corso della riunione alla Società del Giardino, che abbiamo già ricordato. Fra di essi numerosi erano gli aristocratici, fra cui Luigi De Cristoforis (che fu il candidato che ottenne il maggior numero di voti), il conte Belgioioso, il marchese Ludovico
Trotti ed altri; ma i borghesi erano in maggioranza: fra questi il grosso capitalista dottor Antonio Beretta, il banchiere Costantino Garavaglia, l'induistriale e banchiere Giulio Belinzaghi, lo spedizioniere Francesco Mangili, it pittore Antonio Caimi, il farmacista Carlo Erba, il tipografo Giuseppe Bernardoni, i letterati Tullio Massarani e Giulio Carcano, il giornalista Carlo Tenca e molti professionisti.
Per decreto reale (allora si usava così) sindaco venne eletto Antonio Beretta, uomo di non grande cultura, ma di immense ricchezze, noto per essere stato membro del Governo provvisorio durante le 5 giornate del 18 48, ma ancor più famoso per i ricevimenti, i balli ed i pranti sontuosi che organizzava nella sua casa di piazza Sant'Anastasia, dove un anno dopo la sua elezione (nel febbraio 1861) ricevette con gran fasto Cavour, Lamarmora, Menotti, Garibaldi e il principe Umberto.
Il Beretta ebbe cura di scegliersi una giunta su misura circondandosi di amici con cui era in comunione di opinioni, di intenti e di interessi. Più che una giunta poteva essere considerata un "club di amici", che amministravano la città "per passione", ponendo però avanti i propri interessi. L'opposizione in pratica non esisteva: in fondo tutti appartenevanop allo stesso censo, per cui la "linea del dissenso" passava tra i più amici ed i meno amici del sindaco.
Tale quadro idilliaco venne turbato nel 1867 da un giornalista (un gazzettiere, come si diceva a quei tempi) che pubblicò sulla "Gazzetta di Milano" una storia di affari poco chiari di un assessore (cognato del sindaco) indicato come autore di una serie di speculazioni nella compravendita di case sull'area destinata alla costruizione della Galleria Vittorio Emanuele. Così il primo sindaco di Milano cadde per una crisi "extraconsiliare"; ma nulla cambiò. Ad Antonio Beretta succedette, sulla poltrona di primo cittadino, un suo amico: il banchiere Belinzaghi. E il "club degli amici" potè continuare a tenere le mani sulla città.
(1 - continua)
Personaggi in Piana alla Scala 1880GrCIRCOLO GIULIO ARCI TREVISANI
Il CIRCOLO ARCI UISP GIULIO TREVISANI di Via Appennini n. 101/b informa che si sono aperte le iscrizioni per i CORSI DI NUOTO per l'anno 81/82 per ragazzi e ragazze di età compresa fra i 6 ed i 14 anni.
I corsi si terranno presso il CENTRO SCOLASTICO ONNICOMPRENSIVO di
Il
Via Trenno n. 49 (MM Lampugnano) nei giorni di lunedì e giovedì dalle ore 17,30 alle ore 18,30. Per ulteriori informazioni telefonare al sig. CALDARA VINCENZO telefono 3532170 nelle ore dei pasti. Indicativamente il costo del corso di nuoto si aggira intorno alle 36.000 lire per un numero di 30 lezioni.
ANNIVERSARIO
I seguenti compagni, compagne ed amici, ad un anno dalla tragica scomparsa di Silvana Scaini Campi, la ricordano nell'occasione della vittoria dei NO ai referendum Questa compagna, nella sua breve vita, si è sempre battuta con noi per l'emancipazionbe della donna, per una società più a misura d'uomo e per i giovani.
lie Vita Anna
Bassi Silvana
Ferranti Anna
Tettamanzi Luigia
Vaj Luigi
Moiraghi Silvestro
Marzano Silvana
Nice Morandi
DIE TE
Giugno: è tempo di diete.
1981: è tempo di non continuare a seguire le solite diete estive di cui ora sono piene le pagine della stampa femminile o, peggio ancora, di ingerire, confidando in un rapido dimagramento, farmaci come i diuretici oppure la anfetamine che attenuano sì la fame, ma provocano contemporaneamente una serie di effetti collaterali dannosi alla salute.

Punto primo: le diete estive "dell'ultimo minuto". Queste diete contengono o indicazioni generiche o regimi alimentari standard che non tengono conto delle condizioni fisiche dei singoli individui e di abitudini alimentari che variano da regione a regione, da città a città, da famiglia a famiglia.
Si legge di "dieta dei 3 giorni", "dieta del weekend", "dieta del pompelmo", "dieta di solo riso'... Queste sono altrettante proposte fatte alle donne di subordinare a un migliore aspetto fisico (promesso e non concesso) il proprio stato di salute. E questo per una ragione molto semplice: le donne non sono tutte giovani, alte e asettiche modelle come quelle che illustrano le pagine delle rivi-
De Vita Alberto Amato Anna Maruti Anna M arcelia ElisaTaccarelli
Ghielmi
Caprara
Neda Maria Carloste femminili. Punto secondo: i farmaci cosiddetti dimagranti. 1) I Diuretici: il loro uso nell'obesità è assolutamente ingiustificato, perchè provocano soltanto una perdita temporanea di acqua senza intaccare minimamente le riserve di grasso. Hanno invece pericolosi effetti collaterali: disidratazione, perdita di sali minerali, abbassamento della pressione e, a lungo andare, danni renali.
La Anfetamine, purtroppo ancora molto usate, provocano accelerazione del battito cardiaco, turbe psichiche e del comportameno e, dopo tre mesi di trattamento, compaiono fenomeni di assuerfazione e farmaco dipendenza. Gli ormoni tiroidei: la riduzione del peso corporeo è solo momentanea, limitata al periodo di assunzione del farmaco, con una forte tendenza al recupero del peso dopo la sospensione. Come effetti collaterali possono provocare tachicardie e aritmie cardiache, senso di spossatezza, blocco del funzionamento della tiroide.
Le "diete dell'ultimomomento" e questi farmaci usati a scopo dimagrante sono solo esempi macroscopici di
Dopo il diamante la specie mineralogica, più importante come gemma è il Corindone.
La durezza è nove nella scala di Mohs. In natura si trova abbonante e in mineralogia si fa una suddivisione, a seconda della trasparenza che presenta. La varietà granulare compatta è detta smerilio. Dai cristalli limpidi, che sono rari, si ricavano le gemme.
Si hanno così le varietà:
RUBINO: colore rosso in varie tonalità.
ZAFFIRO: colore blu in varie tonalità.
ASTERIA: varietà stellata rosso, blu, grigia.
PADPARADSHA: color giallo arancio.
LEUCOZAFFIRI: incolore.
II corindone trova l'origine del suo nome da Kurundam o Koprund parola della lingua Tamil la più importante delle lingue draviche (India).
Il corindone difficilmente lo si trova allo stato puro e anche nei cristalli limpidi sono presenti piccole quantità di silice, ossido di ferro, ossido di manganese, titanio e cromo. È infusibile al cannello ed inattaccabile da acidi, compreso il fluoridrico. Cristallizza nel sistema rombodroetico. IL corindone si trova nel granito, nel gneis, nel misacisto, nel cloroscisto, nel calcare e nella dolomite. In giacimenti alluvionali secondari gemminiferi si trovano le varietà usate come gemme. Notevoli sono i giacimenti di Ceylon (ora Sri Lanca), Birmania, Siam, Kasmir, AUSTRA-
LIA, Africa orientale, Pakistan, Urali, Brasile. Cristalli di un vivace colore rosso e azzurro, sono stati trovati in Italia a Lonedo, comune di Luco Vicentino. I cristalli sono conservati presso il Museo di Mineralogia dell'Università di Padova.
Rubino
Questa varietà di corindone è da considerarsi tra quelle di maggior valore e quando gli esemplari sono veramente belli superano anche il valore dei diamanti.
La sua colorazione è dovuta all'ossido di cromo.
II colore dei rubini è molto vario e va dal rosa al rosso sangue di piccione. I rubini della Birmania (i più pregiati) hanno colorazione intensa detta appunto sangue di piccione.
La colorazione dei rubini ha una gamma vastissima che non presenta confini.
quella diseducazione alimentare contro cui abbiamo cominciato a lavorare, come medici dietologi, attraverso corsi, conferenze e ora, grazie a Milano 19, sulle pagine del giornale della zona in cui operiamo.
È nostra intenzione affrontare ogni mese argomenti che hanno come punto di partenza le nostre abitudini al momento di cucinare o di metterci a tavola. Parleremo quindi di diete per diabetici, di alimentazione nel primo anno di vita, di alimenti conservati... e degli argomenti che verranno proposti dai lettori, che invitiamo a porci domande, a scriverci (indirizzando le lettere alla redazione di Milano 19) per aprire un dialogo concreto e senza dubbio utile perchè si comincia a mantenersi in salute e in forma partendo dalla più semplice delle terapie: mangiare bene.
CED
Centro di Educazione
Dietetica
Chi volesse particolari chiarimenti può scrivere al CED c/o Milano 19 via Appennini, 101 /B o direttamente alla sua sede in via Veniero, 6
Precisare la località in base alla tinta quando la pietra è tagliata è di grande difficoltà.
Grandissima importanza per il riconoscimento della provenienza è l'esame microscopico delle inclusioni, tale distinzione non va intesa però in senso assoluto.
Il rubino è sempre stata una gemma molto rara per cui la produzione mondiale è molto scarsa.
Il taglio viene effettuato in due tempi, subisce un primo taglio nei luoghi d'origine e l'operazione viene effettuata per perdere il minor peso possibile, si ottiene con polvere di diamante e la politura con la medesima polvere di rubino. Vengono nuovamente lavorate in Europa nelle taglierie di 'dar Oberstein. (Germania). Le forme di taglio sono varie, intese a far perdere meno peso, ma soprattutto a farne risaltare la migliore colorazione.
Quando è possibile si cerca di tagliare il rubino in modo che la tavola superiore sia parallela alla base del cristallo naturale, perciò perpendicolare all'asse ottico.
Quando i rubini non sono usabili come gemme vengono adoperati nelle fabbricazioni di cuscinetti per orologi e per strumenti di grande precisione per i quali data la grande durezza sono usati come sostegni sui quali firano ed appoggiano gli assi degli strumenti stessi, che riducono l'attrito e sono molto resistenti.
Zaffiro
Anche lo zaffiro è una varietà di corindone, nel commercio delle pietre preziose è considerata tra quelle di maggior valore, ma sono rari gli esemplari che per la loro bellezza superano come il rubino, il valore del diamante.
La roccia madre dello zaffiro è generalmente eruttiva, a differenza del rubino lo si trova in maggiore abbondanza.
I più importangi giacimenti sono: Birmania, Thailandia, Kasmir, Sri
Lanca, Montana, Australia, Madagascar. Gli zaffiri si trovano nelle stesse regioni che si trovano i rubini, strano fenomeno dove abbonda lo zaffiro scarso è il rubino e viceversa.
La sua durezza è 9 come il rubino e la sua colorazione trae dall'inclusione di titanio e ferro.
Gli zaffiri più pregiati sono del Kasmir ed hanno un colore azzurro fiordaliso, gli esemplari molto belli sono molto rari. Come per i rubini l'esame microscopico è molto importante per il riconoscimento del luogo d'origine.
Il criterio di taglio è pressochè identico ai rubini.
Padparadsha
Quasi sconosciuto, a causa della sua rarità, è una varietà di corindone che costituisce una pregiatissima e meravigliosa gemma di color mandarino.
La sua tinta mandarino, calda e vellutata ha nulla a che vedere con le tonalità delle altre pietre gialle.
Il più bell'esempiare di Padparadsha del peso di cento carati si trova presso il museo di storia naturale di New York.
Proviene principalmente dall'isola di Sri Lanca.
La sua colorazione pare costituita da ossido di cromo e vanadio. All'esame microscopico si presenta quasi puro da inclusioni e ciò giova molto alla sua trasparenza. La durezza è leggermente inferiore a nove.
Il taglio è identico al rubino e allo zaffiro.
Asteria
La trasparenza di queste pietre non è perfetta, si trovano a Sri Lanca e gli indigeni la considerano, un talismano prezioso. L'asterismo si riscontra nel rubino e nello zaffiro. Lo speciale aspetto di questi corindoni è attribuito a fenomeni di riflessioni, rifrazione, diffusione, prodotti da inclusioni aghiformi di rutilio, regolarmente disposti e ordinati parallelamente agli spigoli, formati dall'incontro delle facce di base, con sei facce laterali del prisma. Se tale cristallo viene tagliato a superficie curva, in modo che l'asse di simmetria risulti ortogonale alla faccia dibase e che quindi la luce rifletta sulla faccia di base, avviene un riflesso all'interno della pietra a forma di stella a sei punte. Raramente esiste asteria a dodici raggi: si presume che tale effetto avvenga In cristalli geminati.
Luecozaffiri
E una varietà incolore del corindone. Non ha grande importanza come gemma. Viene sfruttata per la sua durezza molto vicina al diamante, negli usi tecnici.
CALENDARIETTO
11 giugno ore 9: Incontro con la Poesia Dialettale Milanese di Arcano nella sala della Cooperativa La Vittoria in via F. Giorgi 15 (Trenno) organizzato dal Gruppo Sirio. Commenterà le liriche l'accademico Carmelo Abaleo, con la partecipazione, per la lettura, dei filodrammatici dell'Istrione Mario Perego e Fernanda Gandina. L'autore firmerà in sala i volumi.
Dal 18 al 21 giugno in piazza Segesta: Festa de l'Unità organizzata dalla sezione Bottini del P.C.I. Durante la festa si terranno dibattiti su problemi del quartiere e di politica interna, internazionale e sindacale. Inoltre si svolgeranno spettacoli, saranno organizzati giochi per bambini, vi saranno esposizioni e vendita di libri e funzioneranno il bar ed il ristorante.
Dal 22 al 29 giugno al quartiere S. Leonardo: Festa de l'Unità organizzata dalla sezione Ragionieri del P.C.I. - Otto giorni di spettacoli, giochi, attrazioni nonché di dibattiti politici sui problemi del quartiere, della zona, della città, nazionali, internazionali, economici e sindacali. Otto giorni per ritrovarsi insieme. Verrà organizzata anche una mostra fotografica e funzioneranno ristorante e bar.
Le ricette di Anna
Pasta al pomodoro a crudo
Dose per sei persone: mezzo chilo di maltagliati, mezzo chilo di pomodori, una mozzarella grossa, una manciata di basilico, mezzo bicchiere di olio di oliva, sale e pepe.
Preparare i pomodori tritati finemente con la mezzaluna. Tagliare il basilico a striscioline e la mozzarella a pezzetti. Mettere il tutto in una terrina. Nel frattempo avrete lessato la pasta, scolatela e versatela calda sugli ingredienti preparati. Condite con pepe e sale e ... buon appetito.
Se avete bisogno di consigli di cucina scrivete a: Anna, Milano 19, via Appennini 101/B - Milano.
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Revival del dialetto milanese
VIII° Festival di Prosa Dialettale del Teatro di via Olmetto
vi difficoltà incontrate per gli eventuali spostamenti delle compagnie e i loro costi e tutto ciò che concerne l'allestimento scenico. (Da tenere presente che l'attore non percepisce alcun compenso per la sua prestazione)
aperto tutti i giorni dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 17 alle 19
Giovedì 26 Marzo 1981, si è svolto a Milano, alla Terrazza Martini, il convegno dei rappresentanti delle compagnie dialettali (teatro amatori) della regione Lombardia, per inaugurare l'ottavo Festival di Prosa Dialettale.

Presenti alla manifestazione vari esponenti della cultura milanese, autorità cittadine, giornalisti, attori delle diverse compagnie, nonché un raccolto pubblico di appassionati sostenitori.
Ha preso la parola l'attore della compagnia l'Istrione, Mario Perego, il quale ha illustrato tutto il lavoro svolto e le varie difficoltà che immancabilmente gravitano attorno alle compagnie filodrammatiche. Ha ribadito, tra l'altro, l'importanza di mantenere, come impegno sociale,
alta e viva la lingua dialettale, quale forma di espressione civile di antiche comunità etniche, dei primi insediamenti regionali. Inoltre ha ringraziato quanti si adoperano per il buon proseguimento di tale attività artistica - culturale, in primo luogo le autorità cittadine, gli amici, i critici, i giornalisti.
Ha proseguito poi, sul filo del discorso, ampliandolo e allargandolo a livello nazionale, il presidente della F.I.T.A. (Federazione Italiana Teatro Amatori) Aldo Quaranta. Egli ha evidenziato i diversi aspetti dell'importanza della divulgazione della parlata dialettale, patrimonio culturale di ogni regione, destinata a sparire per lo scarso interesse dei giovani.
Ha sottolineato i chiari motivi di questo revival del dialetto, le non lie-
Ha elogiato lo sforzo e il sacrificio di tutte le compagnie, ha distribuito attestati di benemerenza, si è congratulato per l'enorme successo di alcune compagnie, conosciutissime anche dai mass - media. Queste grandi soddisfazioni, ha detto, sono incentivi stimolanti per proseguire un cammino intrapreso con diverse incognite. Inoltre ha menzionato il nome di alcune compagnie che andranno a recitare all'estero. Questo fatto spiega da sè la bravura e la seria preparazione individuale e di staf della compagnia, per cui il successo oltrepassa la frontiera. Tra gli invitati a parlare si è distinto il regista Molinari, il quale ha tracciato il profilo artistico dell'attore scomparso Gilberto Govi, di cui ha realizzato un originale televisivo, andato di recente in onda. Si è soffermato a parlare di questo grande attore genovese che era sempre alla ricerca di nuovi persoanggi caratteristici che lui cercava dalla vita reale. Questo attore di fama internazionale, incominciò la sua carriera come attore dilettante, e solo ad età matura e cioè sui 38 anni, visto il successo incondizionato di critica e di pubblico, si decise a lasciare il suo impiego statale, per formare una propria compagnia stabile. Uno de primi successi di Govi fu la commedia Pignasecca Pignaverde", rappresentata in vari teatri italiani. Questa stessa commedia verrà riproposta dalla compagnia" Sotto a Lanterna", nel mese di Giugno, nei giorni 5-6-7, al teato Olmetto, via Olmetto. 8 Milano. A cimentarsi nel ruolo di Felice Pastorino sarà l'attore Franco Bozzo, auguri a lui! La serata, alla Terrazza Martini, è terminata con un brindisi collettivo. ma prima, l'attrice Leda Celani aveva deliziato il pubblico presente, con la recitazione di una poesia in dialetto milanese: La scighera (la nebbia).
Doris Canetti ConsonniUn modo di fare cultura
Giovedì 30 Aprile 1981, presso il salone della Coop. LA VITTORIA di Trenno in Vua F. Giorgi 15 si è svolta la premiazione del Seconmdo Trofeo Click e Pennello organizzatgo dal Gruppo Sirio di Milano, con il patrocinio del Consiglio di Zona 19.
Alla presenza di un folto pubblico, il presidente del gruppo, Fausto Naso, ha presieduto alla distribuzione dei riconoscimenti, ringraziando la giuria composta da Giancarlo Dordoni, Franca Salvarani, Michele Urbano, Michele Decristoforo e Carlo Franza per il notevole contributo offerto nella valutazione delle opere partecipanti a questo singolare concorso.
Scopo della manifestazione infatti è stato quelo di abbinare la fotografia alla pittura sullo sfondo di un tema comune: vivere a Milano.
Ne è risultato un interessante binomio che ha dimostrato come le forme più disparate di fare cultura possano avere una spinta unitaria.
I presenti hanno così potuto soffermare il loro interesse sulle fotografie e i dipinti esposti, rappresentati da svariate proposte figurative, tutte indirizzate a scoprire e valorizzare aspetti di vita milanese, in qualche caso ancora sconosciuti.
Ed è interessante notare che proprio per la loro vivacità e comunicativa le opere hanno saputo esternare i discorsi personali dello stile di ciascun autore.
Hanno preso vita in quelle opere, in un contesto sociale sempre più diversificato, la semplicità e la freschezza dei temi raffigurati, nelle fotografie e nei quadri esposti, dove
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non si è vista nè retorica nè falsità, in particolare nelle opere dei due vincitori, Gianfranco Ronchi per la pittura e Alberto Fusi per la fotografia, ai quali è andato il duplice trofeo eseguito da Francesco Jannotta.
Il dipinto di Ronchi presentava in chiave semi - allegorica un campionario di umanità stipata in una vettura della metropolitana cittadina, mentre la fotografia di Alberto Fusi ha presentato poeticamente una briciola della nostra quotidianità, composta soltanto da uno spigolo di marciapiede di fianco al quale si insinua furtivamente un piccolo fiore spontaneo.
Altri nomi di autori interessanti: per la pittura Luigi Bocosi, Aldo
Brenciforti, Maria Zalantai, Lucio Pedotti, Arcano. Per la fotografia Carlo Benassi, Matteo Loris Pinca, Carmelo Floridia, Mauro Zucchi, Silvano Vighi. A questi si aggiungono molti segnalati, in entrambe le sezioni, cui sono andati i numerosi premi.
Particolarmente graditi sono stati i bliglietti omaggio del Luna Parck Permanente delle Varesine, gentilmente concessi.
Una manifestazione riuscita, insomma, nata per la cultura e che si è conclusa raggiungendo lo scopo prefisso, con l'auspicio che possa essere ripetuta nell'avvenire.
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Un artista Quando si dice al mese l'originalità Lo scaffale di milano 19 "te urandi pittrici 1550-1950"
Sergio Giannini, Milano, via Marghera 3, teL 4690985In un incontro culturale sollecitato dal Gruppo Sirio nel nostro quartiere con alcuni artisti milanesi, anni fa, abbiamo conosciuto di persona il pittore Sergio Giannini, che presentava tra gli altri un dipinto fuori dalla tematica comune: il soggetto era un raggio di sole attraverso un solaio polveroso. Quando si dice l'originalità! Da quel momento abbiamo seguito il cammino artistico di Giannini con grande simpatia e senza mai venir delusi. Sempre presente nelle manifestazioni di rilievo della nostra città, il suo stile ben definito lo identifica immediatamente e il suo nome è ormai ampiamente affermato anche fuori dalla cerchia milanese, lo vediamo dal lungo curriculum inserito nel catalogo presentato dalla Galleria Santandrea Otto, dove il pittore ha tenuto una importante personale, all'inizio dell'anno in corso.
La Mostra è ampia e offre una panoramica completa di tutti i soggetti preferiti da Giannini. Ci prendiamo alcuni appunti sui lavori che ci sembrano più significativi, e l'elenco si fa lungo. Questi i soggetti, i contenuti concreti.
Una vecchia che cuce su una soglia. Due donne che parlano fra loro vicino a un muretto. I fianchi bombati dei nostrani barconi di sabbia che si confondono con i ponti e i muri della nostra Darsena. Angolature originali, sia per i ponti del Naviglio sia per la Piazza del Duomo ("Nove uomini e un leone" è un pezzo da grande bravura pittorica e poetica). Un davanzale sul quale appoggiano umili vasi con pianticelle esili, dall'ombra rada come piume viola vibranti sul muro. Rami e radici su una duna di sabbia. Donne dal volto in ombra, assorte, consapevoli e dignitose anche quando compiono i gesti della seduzione e in un panorama deprimente di certa pittura odierna mostrificante e lacertante, le scelte di Giannini sono a dir poco distensive e ottimiste. Quattro mele classiche e perfette su un drappo bianco, in un ovale elegante. Una donna anziana, dietro la quale si in-
milano 19
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travede tutta una storia, siede su una bassa sedia e guarda verso un abbagliante esterno di luce. Un uomo solo su una spiaggia vastissima, che ci comunica un senso di smarrimento. Barche abbozzate al di fuori dalla solita pittoricità, coperte da teli e, come dire, a riposo davanti a una strisciolina di mare molto, molto lontano. Un bambino seduto su un muricciolo, le gambe ciondoloni, a guardare una tortora che è sul punto di spiccare il volo. Un profilo pensoso di giovane donna che sembra attendere l'arrivo di qualcuno, di là dall'ingresso. Qualche Venezia, che non è quella trionfale degli ori e dello sfavillio settecentesco, ma quella dimessa e ovattata delle vecchie case specchiate nella propria immagine riflessa nell'acqua dal tono cromatico più basso. Talvolta vi è un gabbiano che frantuma lo spazio del cielo in una scansia di forme geometriche, giocate sui colori più tenui e dolci che si possono rintracciare nella laguna. E poi ancora: usci consunti o finestrelle inferriate su muri sgretolati; in un quadro, solo due gradini e due muri, divisi dalla luce e dall'ombra, e come unico punto d'interesse un gancio arrugginito. In
un altro dipinto di questa serie, che la tecnica quasi a rilievo usata da Giannini valorizza al massimo, vediamo solo un sottile bastone appoggiato a un muro dall'intonaco scrostato, e l'esilissima ombra angolata fra i due piani verticaleorizzontale fa da decorazione illusoria e fuggevole.
E ci fermiamo, per lasciare qualcosa al visitatore attento, che saprà cogliere la suggestione di tante immagini proprio in particolare nei temi apparentemente più semplici, nei quali domina una poetica sommessa e struggente, che Giannini risolve sapientemente. Vengono alla mente certe freschissime liriche di Diego Valeri, sulle quali è possibile costruire un discorso inaspettatamente profondo.
Così è di questa pittura e del suo autore, un artista umanissimo e sensibile che ci comunica una visione limpida e ideale della vita.
Bruna Fusi
1511:21LELELL:12.211.11:111E15
Propostoci in visione dai soci del Gruppo Sirio per la tematica affine ai suoi intenti culturali, questo prestigioso volume è senz'altro una tappa obbligata per chi si interessa alla pittura e si propone di approfondirne la conoscenza. La grande pittura "maschile" è più o meno nota ai più. Ma il contributo apportato dalle donne a questa, che come ogni altra arte richiede doti particolari, non era forse ancora sufficientemente identificato e valutato in tutta la sua portata storica. E il discorso può allargarsi anche alle altre branchie delle arti e del sapere. Dopo il volume "Le grandi pittrici" non è però più possibile ignorare il problema, sarebbe colpevole e ingiusto.
Le due autrici statunitensi, insegnanti di Arte e di Storia dell'Arte, svolgono nella chiarissima introduzione una dettagliata ricerca storica che fa affiorare la componente svantaggiata di chi parte come "donna" in qualsiasi campo dell'autoaffermazione. Anche nel campo della pittura, naturalmente, arte che è stata praticata dalle donne sempre e comunque in tempi sfavorevoli, se non per rare eccezioni. Che valore attribuire allo sforzo di rottura che le donne hanno condotto, perseguendo la strada dell'arte anche in situazioni di gravissimo disagio?
È la pratica artistica utile alla vita dello spirito, oltre che fonte di sostentamento e talvolta di lauti guadagni?
E perchè ne hanno beneficiato quasi esclusivamente i maschi?
È poi vero che l'unica donna incoraggiata e accettata era ed è quella che "fa felice il suo uomo e si sacrifica per la famiglia", oppure era possibile affiancare a queste componenti "naturali" anche la realizzazione delle proprie spinte interiori?
Sarà possibile rimuovere l'atteggiamento di incomprensione che ha fatto comodo da sempre a una metà del genere umano, aggravando le restrizioni che limitano l'altra metà?
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In una forma letteraria semplice e scorrevolissima, le due autrici passano al vaglio una enorme massa di materiale storico sovente reperito con difficoltà, e fanno una accurata analisi delle cause che hanno portato la donna pittrice a una situazione di inferiorità (nei confronti del successo e della fama) anche là dove si trattava di serie professioniste dotate di riconosciuto talento.
Lontanissime dal voler suggerire o tantomeno imporre una risposta univoca ai tanti quesiti emersi, la Sutherland e la Nochlin dichiarano di attendere con impazienza i frutti del loro lavoro.
Lavoro che accompagna e documenta una grandiosa mostra tenutasi a Los Angeles nel 1979, interamente dedicata alle donne pittrici, per la cui comprensione è indispensabile la conoscienza del clima socioeconomico nonchè storico nel quale esse operavano.
Le difficoltà che le artiste hanno sovente incontrato erano in molti casi tali che il prenderne coscienza oggi ci spinge quasi al rimorso per averle fin qui ignorate.
Dopo questa esauriente prefazione, si passa alla visione delle tavole a colori che riproducono alcune delle opere esposte nella mostra, e la nostra valutazione è ora più obiettiva e sgombra da involontari pregiudizi. La pittura che qui vediamo è Arte, senza connotazioni di genere, e su quanto ci è dato di vedere è giusto costruire un discorso per lo meno ugualitario.
Segue il Catalogo, che presenta ogni artista con tutto il suo curriculim e alcune opere in bianco e nero, e sono ottantatre i nomi che scorrono nell'elenco cronologico, da Levina Teerlinc, pittrice delle Fiandre nata intorno al 1520, alla contemporanea Dorothea Tanning, statunstatunitense nata nel 1910 e presumibilmente ancora vivente.
Tra le giustamente note Berthe Morisot, Rosalba Carriera, Fede Galizia, Sofonisba Anguissola, Angelica Kauffman, Artemisia Gentileschi (suo il dipinto in copertina, del 1632), Suzanne Valdon (madre di Utrillo), per non fare che pochi nomi, altri nomi si insinuano con il peso del loro ruolo nella società del momento, se non dei loro esiti artistici. Un ruolo fondamentale per il progresso, al quale pure noi oggi dobbiamo qualche cosa.
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PER DIFENDERSI DALL'INFLAZIONE
re Lei Te a milano 19
box al Gallaratese
I furti e i danneggiamenti notturni delle automobili incostudite di troppi cittadini del nostro Quartiere hanno da tempo superato il livello di tollerabilità.
Perciò, si pone con urgenza l'inderogabile necessità che le autorità competenti adottino con continuità più efficaci misure di ordine pubblico, atte a salvaguardare la tranquillità dei cittadini ponendo un argine ai fenomeni delinquenziali denunciati.
Cogliamo l'occasione per porre in positivo anche un altro importante problema, di natura pubblica più ge-
Depositare i risparmi all'Unicoop Lombardia
L'Unicoop Lombardia è una cooperativa di consumo in costante sviluppo. 28 punti di vendita sul territorio regionale testimoniano una solidità ed un'esperienza in continuo sviluppo.
La cooperazione vive del contributo attivo dei suoi soci; portando i risparmi in cooperativa i soci garantiscono meglio i loro risparmi e contribuiscono meglio i loro risparmi e contribuiscono allo sviluppo di un'organizzazione del consumo diversa, che si batte per la difesa del potere d'acquisto dei salari e la tutela dei diritti del consumatore. Per il 1981 l'Unicoop Lombardia ha innalzato il
tasso di interesse su tutti i depositi, anche i più modesti, al 10,50% netto garantendo una più efficace difesa del risparmio.
Con una base di 24.000 soci l'Unicoop per svilupparsi e svolgere più incisivamente il ruolo che compete alla cooperazione ha bisogno dell'adesione convinta di sempre più soci prestatori.
Per questo depositare i risparmi in cooperativa vuol dire essere protetti e proteggere una funzione di sviluppo sociale, invece di favorire la speculazione.
Diventare socio è semplice: basta rivolgersi ad uno dei negozi Coop o alla sezione soci locale.
nerale e che investe direttamente la sensibilità politica e civile dell'intero Consiglio di Zona 19.
Vale a dire, la diffusione della motorizzazione privata ha condotto, per forza di cose, a una eccessiva occupazione del suolo pubblico (strade, marciapiedi e verde) da parte delle automobili dei cittadini.
Questo fenomeno ha comportato, purtroppo, un grave danno sul piano urbanistico ed estetico al nostro Quartiere. In questo modo è stato infatti, sottratto troppo suolo pubblico alle libertà pedonali e ciclabili di tutti i cittadini: motorizzati e nò.
Ora, il nostro Quartiere avendo a disposizione, fortunatamente, molti spazi di verde pubblico, noi crediamo sia cosa utile e fattibile, per i cittadini disponibili, poter utilizzare i sottosuoli di questi spazi per la costruzione dei box necessari al ricovero delle automobili in questione e ovviamente ripristinando e migliorando il verde primitivo. Sarebbe così possibile restituire a tutti i cittadini l'uso pieno del suolo pubblico e, contemporaneamente, rendere la vita più difficile a ladri e vandali. Caro Presidente, cosa ne dice?
La preghiamo di porre all'attenzione del Consiglio di Zona questa nostra proposta. Nell'augurarci che essa possa suscitare un positivo dibattito nel Quartiere, per avviare a soluzione i problemi esposti, che risultano sentiti da molti altri cittadini del Gallaratese. Voglia gradire Cordiali Saluti.
I cittadini di via Sem Benelli 20
Salviamo il verde
Siamo il gruppo Scout AG ESCI del San Leonardo e, da anni, lavoriamo con i giovani e i cittadini della zona per sensibilizzare gli abitanti del quartiere e conservare il patrimonio ambientale, i beni del territorio ed il rispetto della natura e del verde.
Da qualche tempo stiamo anche svolgendo una campagna nelle scuole del quartiere, indirizzando i ragazzi verso un tipo di mentalità che valorizzi il proprio territorio e si dissoci dalle forme di violenza e vandalismo nei confronti delle strutture pubbliche esistenti. Recentemente abbiamo sentito la necessità di tradurre questi discorsi in una azione più concreta partecipando, col comitato inquilini, al miglioramento del parco giochi di Via Appennini, sito adiacente alla Scuola Media Statale "Alex Visconti", mediante piantumazione di alberi.
Garantita la realizzazione completa e la manutenzione di tale progetto tramite il contributo tecnico e operativo di
ITALIA NOSTRA, dovevamo anche ottenere il benestare dei vari enti competenti. Ottenuto in tempi strettissimi il benestare dell'Assessorato Milanese, abbiamo chiesta l'autorizzazione al "Consiglio di Zona 19", e qui ci siamo visti bloccare stupidamente la pratica senza valide motivazioni, non si sa fino a quando.
Il gruppo Scout 25° ed il quartiere San Leonardo restano in viva attesa che la "burocrazia", sempre puntuale nel mettere a dura prova la pazienza dei cittadini, svolga il suo corso.
Speriamo di poter avere finalmente un po' di verde e di spazio per i bambini del quartiere, prima che questi bambini si ricordino da adulti di quanto erano incapaci i loro genitori.
La Comunità Capi del Gruppo Scout 25 S.m Leonardo
Icattolici' e la "194"
Signor Direttore, il relazione all'intervista fatta dal Suo giornale a tre componenti il comitato di gestione del consultorio di via Albenga e al documento del Coordinamento dei comitati di gestione dei consultori di Milano (rispettivamente pubblicati in Maggio e in Aprile da Milano 19) mi sembrano doverose delle precisazioni.

La prima: al momento di votare il volantino del Coordinamento (quello di Aprile) i rappresentanti dell'area cattolica avevano chieste delle modifiche. che non vennero accolte a maggioranza nel coordinamento.
La seconda: che le intervistate ipotizzano il volantino consegnato all'Assessore Casali e non preventivamente presentato nei comitati di gestione, sia "un documento che non aveva valore ... probabilmente passato sulla testa di molte donne cattoliche". È bene precisare che i tempi non sempre permettono di fare tutto con la desiderata precisione (capita a tutti, anche al coordinamento dei comitati), considerata la campagna elettorale in corso.
Inoltre il Collegamento dei Cristiani, è una aggregazione che indice le sue riunioni su invito scritto, che quel "documento" spiega la loro posizione nei Consultori e nei riguardi della Legge 194. Nel clima di battaglia vissuta in questo periodo, possono essere date per scontate molte asserzioni, frutto della passione che le fazioni hanno nel difendere le loro tesi. Ma quello di pensare che un documento sia "passato sulla testa delle donne cattoliche", va a discredito di queste stesse.
Sono testimone che invece è stato ampiamente dibattuto.
Una considerazione: in clima di libertà deve essere consentito a tutti di dire il loro pensiero. anche se non combacia con le formazioni di diversa tendenza, perché se così non fosse, avremmo poco spazio nel dichiarare i nostri concetti sul valore della vita, anche dopo la nascita!
Tina MozzanicaCERTE STRUTTURE DELLA ZONA
Sono proprio da considerarsi Inutili?
A giudicare dal "non" uso sembrerebbe di sì
La prima struttura che destò molto scalpore, polemica e contestazione all'apertura del cantiere giace ora, a un anno di distanza, lì a far bella mostra di sè in "mezzo" a una strada (la via Borsa per l'esattezza). La seconda, aperta solo una volta all'anno in occasione del festival di un partito, può essere utilizzata solo dai più agili, gli altri sono costretti a rinunciarvi, a meno che non vogliano rimediare un 7 nei pantaloni nel tentativo di scavalcare la rete di recinzione.
Ci si chiede: la Casa - Albergo per studenti di via Borsa e il mini Campo Sportivo di via Falck sono stati costruiti con denaro pubblico. Allora, perchè il citta-
dino non li può utilizzare?
Perchè la Casa - Albergo, nata per ospitare studenti - lavoratori, non viene trasformata in mini appartamenti da affittare ai tanti giovani che lavorano a Milano e che non si possono permettere, quand'anche li trovino, i prezzi proibitivi degli affitti odierni?
Per quanto riguarda il Campo J. Giochi di via Falk, personalmente sono alquantio critico nei confronti della mancanza di senso civico verso la cosa pubblica; ma in questo caso, vogliamo proprio che sia il tempo a deteriorare le attrezzature.
In fase di realizzazione un prezioso complesso a disposizione della zona
Al Gallaratese dopo il centro civico quello commerciale
Vi troveranno posto negozi, botteghe artigiane, una banca e l'ufficio postale
Il cantiere lavora rispettando i tempi previsti nel capitolato d'appalto. Ogni due mesi un piano. Partiti a fine settembre, costruito il seminterrato, finiti il primo e i! secondo piano, si è attaccato il sopralzo che, nelle due falde che lo comporranno, ospiterà la sala del Consiglio di zona a gradoni e un saloncino di servizio al Consiglio. Insomma per la prossima primavera c'è ragione di sperare - secondo il presidente del Consiglio di zona, compagno Pasquini -- che verrà inaugurato ii nuovo Centro civico Gallaratese. Per allora si sarà anche spianata la strada per la realizzazione della seconda parte del «Centro primario di quartiere» (di cui il Centro civico è la prima realizzazione) e cioè il Centro commercialeterziario.
li «Centro primario» sorge sulla spina centrale del Gallaratese, la grande area inedificata lungo la quale sono avvenuti via via gli insedia-
menti pubblici e privati (ma soprattutto pubblici) ora serviti dalla linea I della metropolitana. Sulla sua utilizzazione si è discusso a lungo, anzi è meglio dire che si è lottato a lungo da parte dei cittadini (riuniti nel Comitato di quartiere e appoggiati dal Consiglio di zona).
Si trattava, infatti, di battere le scelte urbanistiche della Giunta di centro-sinistra che avrebbe voluto concentrare qui valori immobiliari determinati non sulla base dell'interesse della collettività, ma su quella degli interessi della speculazione. Quelle scelte sono state sconfitte da una mobilitazione unitaria che si è conclusa nell'elaborazione di un piano particolareggiato di zona in cui sono equilibratamente previsti funzioni e servizi pubblici e privati così da trasformare i quartieri dormitorio in città.
Sintomatico che la prima costruzione a sorgere sulla spina centrale sia il Centro
civico, un investimento pubblico destinato a fare di innesco per altri interventi anche da parte degli imprenditori privati. Proprio in queste settimane l'Amministrazione comunale, in accordo con il Consiglio di zona, sta mettendo a punto una convenzione con una società privata per la realizzazione del Centro commerciale-terziario, connesso al centro civico.
In quest'ultimo, totalmente finanziato dal Comune, i cittadini troveranno servizi pubblici ora inesistenti in zona oppure disseminati secondo la logica casuale degli spazi disponibili. tremila metri quadri di superficie coperta saranno utilizzati in modo da dare ai cittadini il servizio di anagrafe - ora chi ha bisogno di un certificato deve andare in piazzale Accursio -; il centro poliambulatoriale; la vigilanza urbana di zona; la biblioteca di zona collegata a quattro punti di prestito al QT8, in via Oietti, in via Albenga e a
Trenno. Qui ci sarà naturalmente, la nuova sede del Consiglio di zona. Nel seminterrato un parcheggio, grande quanto l'intero edificio.

Il Centro commercialeterziario, per il quale si sta discutendo con la società privata, sarà una naturale prosecuzione dell'edificio del Centro civico al quale sarà collegato con un percorso pedonale coperto all'altezza dei primo piano. L'intero «Centro primario», infatti, è concepito come area di servizio ai cittadini completamente pedonalizzata. Al primo piano, perciò, gli abitanti del Gallaratese potranno girare da un negozio ad una bottega artigiana ad un ufficio, dopo esservi arrivati per accessi a rampa (Praticabili, quindi, anche da portatori di handicap), usando o la metropolitana (vicinissima è la stazione Bonola) o il mezzo individuale parcheggiato nel seminterrato. La società costruttrice appronterà ii con-
tenitore del Centro commerciale-terziario nel quale troveranno spazio una banca, una centrale di zona delle Poste con grosso ufficio- aperto al pubblico, attività artigianali da definire, una libreria, un negozio di dischi e strumenti musicali, un supermercato alimentare Unicoop, negozi di abbigliamento, ecc. Nella convenzione Comune-privati per la costruzione del centro-terziario si dovrà anche stabilire le modalità di pagamento degli oneri di urbanizzazione. Il Consiglio di zona è favorevole ad ottenere gli oneri sotto forma di opere di urbanizzazione vere e proprie così da avere, contestualmente all'edificazione del Centro primario di quartiere, anche la sistemazione del verde, delle strade, dei giardini.
In Zona 19 S. Siro-QT8Gallaratese si è fortemente interessati ad una elaborazione rapida della convenzinne. Parecchi cantieri stan-
no lavorando a Lampugnano, a Trenno, alla Cascina Cottica, in via Gallarate, al Gallaratese sud-est e sud-ovest per realizzare o completare lotti di edilizia residenziale. Nel giro di un anno altre 12.500 persone arriveranno in zona. Per allora dovranno essere funzionanti i servizi di carattere pubblico previsti nel Centro civico ma dovrà anche essere iniziata la costruzione del Centro commerciale-terziario cosi da garantire a vecchi e nuovi residenti la possibilità di trovare a tempi brevi in zona una risposta a tutte le loro necessità.
Renata Bottarelli
NELLA FOTO: il Centro civico in avanzata costruzione sulla spina centrale del Gallaratese. Guanto prima dovrebbe iniziare l'edificazione del Centro commerciale-terziario, collegato al Centro civico, sull'area ora usata come campo dl calcio.