in questo numero
LA RIFORMA SANITARIA
DROGA: AIUTATEMI!
O MIO FIGLIO MORIRA'
UN PROBLEMA DI ATTUALITA'
LA RIFORMA SANITARIA
DROGA: AIUTATEMI!
O MIO FIGLIO MORIRA'
UN PROBLEMA DI ATTUALITA'
La prevista costruzione di un deviatore-scolmatore a cielo aperto impone l'adozione di sicure misure antiinquinamento. Il problema affrontato dalla Consulta per l'ecologia della nostra zona.
IL CITTADINO DOMANDA
... E IL CdZ RISPONDE
CALABRITTO:
UN QUARTIERE DI MILANO
I problemi della difesa del territorio contro l'inquinamento in generale e quelli relativi alla ormai decisa costruzione di un canale deviatore scolmatore delle acque dell'Olona (che dovrebbe passare nella nostra zona appena a nord dell'abitato di Figino per poi piegare a sud attraverso il parco di Trenno) sono stati affrontati nel corso di una seduta tenutasi il 27 novembre scorso nella sede del Consiglio di Zona 19 dalla Consulta per l'ecologia con la presenza del Consorzio per la depurazione delle acque Nord Milano. Da tale riunione é emersa la volontà della Consulta per l'ecologia sia di favorire la formazione di una coscienza ecologica tra tutti i cittadini sviluppando l'informazione nelle scuole, nei quartieri, nelle fabbriche, ecc. sia di avviare quanto p-rima una vertenza con la Giunta Regionale lombarda, affinché questa faccia applicare ed osservare con rigore le leggi antinquinamento e se necessario vari nuove misure che mirino non soltanto a penalizzare gli inquinatori, ma ancor prima, vada ad eliminare tutte le fonti di inquinamento (scarichi abusivi, ecc.) obbligando anche l'installazione di apparecchiature di depurazione degli scarichi stessi, siano essi liquidi o gassosi. L'iniziativa di avviare tale vertenza appare particolarmente opportuna ed attuale in vista della prossima costruzione (decisa a livello sovrarregionale) del canale scolma-
COSTITUITO IL CUZ DI ZONA
ABORTO, CONTRACCEZIONE E REFERENDUM
ARTISTI
Il Centro Civico Sociale Harar, che dovrà essere costruito a San Siro, appunto in via Harar, sta ormai per diventare una realtà. Il suo progetto è pervenuto al Consiglio di Zona 19, che, dopo averlo sottoposto all'esame di commissione per averne il parere, lo presenterà ai cittadini della nostra circoscrizione per discuterlo con loro in un'assemblea pubblica prima di esprimere il suo parere definitivo. Secondo quanto hanno scritto i progettisti architetti Guido e Ciro Maffezzoli nella loro relazione introduttiva il progetto del Centro Civico Sociale Harar è stato realizzato con l'intento di formalizzare un prodotto che avesse aspetto e dignità di luogo pubblico. A tale caratterizzazione si è ritenuto rispondesse meglio una forma compatta, da costruirsi con elementi che si saldassero in maniera evidente con la tradizione architettonica. Da questa premessa è nato il progetto segue in ultima
tore-deviatore dell'Olona che, come abbiamo già detto, dovrebbe sfiorare l'abitato di Figino a nord e poi piegare verso sud attravero il parco di Trenno.
Il ricordo delle acque maleodoranti dell'Olona che fino ad epoca non tanto lontana nel tempo scorrevano a cielo aperto nella nostra zona non può mancare di destare giuste preoccupazioni in vista di
CENTRO SOCIO
tale costruzione. Il canale, ci é stato precisato, nella maggior parte dei casi dovrebbe fugere da scolmatore di piena ed in tal caso dovrebbe trasportare soltanto acque piovane sostanzialmente pulite.
Il problema si aggrava però quando esso dovrà funzionare come deviatore (sia pure per brevi periodi di tempo, quando si dovrà segue in ultima
Verso la metà del mese di dicembre scorso é apparso nella nostra zona il primo numero di un periodico la cui testata ricorda, anche graficamente, quella del nostro giornale. Non sappiamo se la scelta di tale testata sia stata fatta dai redattori (tutti consiglieri di zona democristiani) nel nuovo periodico soltanto per mancanza di fantasia, piuttosto che nel tentativo di creare confusione tra i lettori o di sfruttare in qualche modo la popolarità raggiunta dal nostro mensile in cinque anni di presenza nella zona. Riteniamo comunque necessario fare chiarezza (ed altrettanto invitiamo a fare i redattori del nuovo periodico) precisando che la nostra testata, regolarmente registrata al Tribunale di Milano, é "milano 19" e nulla abbiamo a che fare con "milanozona 19", né con eventuali altri imitatori.
La Redazione
IL PROBLEMA DEI TRASPORTI IN PERIFERIA
Nella sua seduta del 15 dicembre scorso il Consiglio di Zona 19 ha provveduto all'elezione dei propri rappresentanti nei Comitati di Gestione del Centro Socio-Sanitario di piazzale Segesta (a San Siro) e del Centro Comunitario di Trenno. Eletti sono risultati rispettivamente Domenico Gallo e Doretta Mariani. ciascuno dei quali, a norma di regolamento, assumera la carica di presidene del Comitato per il quale é stato eletto.
In precedenza. nel corso di pubbliche assemblee tenutesi il 29 novembre ed il 3 dicembre gli utenti avevano eletto i loro rappresentanti (7 per ogni centro) nei due Comitati di gestione. che dovranno essere completati ciscuno da 3 rappresentanti di organismi socio culturali, da un rappresentante del CUZ di zona e da un rappresentante degli operatori comunali. Per il centro di piazzale Segesta gli operatori culturali hanno gia provveduto all'elezione del proprio rappresentante nella persona della signora Maria Vittoria Viola.
Sull'elezione dei rappresentanti degli utenti nei due Comitati di gestione pubblichiamo ampi resoconti all'interno a pagina 6. Ü
Perché passare per il centro per raggiungere un punto periferico relativamente vicino?
L'esigenza di istituire linee di trasporto pubblico che consentano di raggiungere dalla nostra zona altre zone confinanti senza essere costretti a passare per il centro è stata affermata nel corso di una pubblica assemblea indetta congiuntamente dai Consigli di Zona 19 e 20 e tenutasi I'11 dicembre scorso con un'ampia partecipazione di pubblico, ma, purtroppo, con l'assenza degli assessori comunali e dei tecnici dell'ATM che erano stati invitati.
In particolare l'assemblea aveva come oggetto le proposte di collegamento tra Quarto Oggiaro, il quartiere Certosa-Garegnano (in Zona 20), la Metropolitana e il Centro Onnicomprensivo di Lampugnano (in Zona 19) e l'ospedale S. Carlo (in Zona 18).
Il problema nasce dal modo in cui negli anni '50 e '60, in mancanza di un piano regolatore, si è sviluppata la città e ancor più la periferia, privilegiando il momento speculativo a quello abitativo, e si ripropone praticamente in ogni zona periferica di Milano.
Il Piano Regolatore Generale. completato e portato all'approvazione dalla Giunta di sinistra nella scorsa legislatura, ha cercato di far risaltare la riqualificazione della periferia considerandola non più come una serie di quartieri-dormitorio, ma cercando di ricollegare tra loro quartiere a quartiere. È come se si stesse procedendo ad una vasta opera di ricucitura tra vari brandelli di città e proprio in tale ottica si muove la proposta
avanzata nel corso dell'assemblea di creare una rete automobilistica pubblica, o meglio una serie di linee congiuntesi tra loro, che parta da Quarto Oggiaro. raggiunta Villapizzone, poi il quartiere CertosaGaregnano lungo la via Sapri, per poi passare davanti al Cimitero Maggiore, imboccare la via Gallarate, quindi una nuova strada da costruirsi (già prevista dal piano particolareggiato), che dovrebbe segue in ultima
La diffusione della droga nel nostro Paese e soprattutto a Milano è un fenomeno che si è sviluppato con particolare intensità negli ultimi anni, quando il traffico si è allargato anche ai quartieri popolari non colpendo più solamente una ristretta cerchia della borghesia cittadina ma coinvolgendo anche vasti strati di sottoproletariato giovanile e mietendo vittime soprattuto fra i ceti più emarginati della società. Per questo siamo convinti che quello della droga non è solamente un problema sanitario ma è soprattutto un grave problema politico e sociale sul quale è necessario sviluppare una grande battaglia ideale.
Una delle ragioni principali infatti della diffusione della droga risiede nella gravità delle condizioni di vita di tanti giovani italiani in un tessuto sociale ormai disgregato come quello dei quartieri dormitorio della nostra periferia, nella mancanza di qualsiasi valida prospettiva ideale. La grave crisi che sta attraversando il nostro Paese ha colpito le già precarie condizioni di vita delle masse giovanili, aggravando problemi come quelli della scuola, del lavoro minorile, della disoccupazione in generale e di quella qualificata in particolare, del supersfruttamento e del lavoro precario.
In particolare la crisi cronica di una scuola portatrice di cultura astratta e noiosa, incapace di fornire una qualificazione adeguata alle esigenze della piena occupazione e della trasformazione della società, l'attacco ai meccanismi di inserimento della gioventù nel mondo del lavoro, la forte riduzione della manodopera giovanile e qualificata stanno allontanando i giovani dalla vita del Paese, fanno della gioventù una componente che non trova un ruolo ed una collocazione positiva nella società, ma una forza emarginata, disgregata. Se a questo aggiungiamo la totale assenza da parte del Governo e degli Enti Locali fino ad ora di una politica culturale verso la gioventù che tendesse a creare momenti di aggregazione sociale, che sviluppasse il tessuto democratico facendo partire i giovani alla vita politica ed alle decisioni che riguardano tutta la comunità, possiamo avere un quadro completo della condizione di tanti giovani nel nostro Paese. Del resto la nostra zona è un caso emblematico di una situazione come quella milanese dove lo sviluppo caotico e disordinato della città ha privilegiato la speculazione sacrificando ad essa lo sviluppo dei servizi sociali per tutti i cittadini e facendo dei bar e delle parrocchie gli unici punti di ritrovo e di aggregazione dei giovani. La gravità di questa condizione materiale non poteva non ripercuotersi suglio orientamenti ideali delle nuove generazioni generando la crisi di quei valori sui quali si era fondato lo sviluppo della società consumistica, i miti del successo e del danaro. Il '68, lo sviluppo delle lotte operaie e studentesche, la contestazione giovanile hanno sancito la caduta dell'egemonia ideale delle attuali classi dominanti sui giovani ed hanno dimostrato la presenza «fra larghi strati di giovani di una forte coscienza antifascista, antimperialista e anticapitalista, esprimendo per la prima volta nuovi valori autonomi, che hanno origine e si sviluppano da quella stessa coscienza nuova epositiva che il movimento operaio e le forze più progressiste e democratiche hanno espresso in questi ultimi anni. Questa nuova coscienza dei giovani è sfociata nella consapevolezn che questa situazione non può durare e che si rende necessaria una profonda trasformazione della società. Tuttavia proprio per la mancanza di un ruolo socialmente utile, di una prospettiva valida per il futuro, di valori ideali nei quali credere e lottare capaci di sostituire quelli attuali che ormai hanno perso qualsiasi significato e per il falamento e la crisi di quegli istituti come la famiglia e la scuola, che da sempre avevano rappresentato i cardini dell'egemonia della borghesia sulle classi subalterne e sulle masse giovanili, si stanno facendo strada soprattutto tra i giovani
che non vivono alcun momento di vita associata atteggiamenti sbagliati di sfiducia, di qualunquismo, di fuga dalla realtà. La droga rappresenta ed è uno di questi sintomi di disgregazione sociale ed ideale, una risposta sbagliata a problemi molto urgenti che hanno radici nello sviluppo distorto ed inumano di questa società; una risposta che può però avere gravi conseguenze proprio perchè contribuisce ad isolare e emarginare dalla vita sociale e dall'impegno politico. Ci sembra inoltre necessario sottolineare sin da ora che la presenza di un tessuto sociale disgregato e di una condizione giovanile come quella attuale non possano essere considerate le uniche cause del massiccio sviluppo del traffico della droga nel nostro Paese; é infatti indispensabile precisare che il necessario della droga non è passivo, incrementato unicamente ad automatica-
UNA PRECISAZIONE
mente dalle cattive condizioni di vita, ma gestito attivamente ed energicamente. Il mercato della droga non costituisce solamente un enorme parte di guadagno ma è un tentativo preciso di arginare e neutralizzare le lotte dei giovani per la trasformazione dele proprie condizioni di vita, di sviare i giovani dalla battaglia politica. Ecco perchè quindi forze reazionarie, ambienti mafiosi e neofascisti, centrali di delinquenza internazionale e gruppi economici e politici sono legati l'uno con l'altro al traffico della droga. Per questi motivi è oggi più che mai urgente sviluppare una grande battaglia ideale che affermi il valore dell'unità delle nuove generazioni per la trasformazione del Paese, dell'impegno di ciascuno nel ricercare collettivamente ed unitariamente la soluzione dei propri problemi, non rifugiandosi in paradisi artificiali. Ecco quindi che la lotta alla droga per essere efficiente deve affrontare il problema dei giovani nel suo complesso, coinvolgere strati di popolazione sempre più vasti e tutti gli orientamenti democratici ed antifascisti per inserirsi in una prospettiva di trasformazione della società capace anche di offrire ai giovani una collocazione ed un ruolo decisivo nella vita del Paese, di fare cioè delle nuove generazioni la componente decisiva per la costruzione e lo sviluppo di un'assetto sociale diverso, per non essere isolate od emarginate ma protagoniste del proprio destino.
Comitato di Lotta contro le tossicomanie Zona 19
Questo articolo è il risultato del dibattito degli studenti delle scuole X ITIS, E. CONTI, V. VENETO, ONNICOMPRENSIVO sul problema della droga nelle scuole, tenutosi sabato 13/12/80 presso la sede del Comitato di lotta contro la tossicomanie.
Per un errore di composizione dell'articolo "Non si può stare a guardare!" pubblicato nel nostro numero di dicembre scorso a firma "Comitato di Lotta contro le tossicomanie Zona 19" è risultato scritto
M.S.I. anzichè M.L.S. (Movimento Lavoratori per il Socialismo). Pertanto la frase a partire dalla sedicesima riga andava letta "A fronte di ciò nella nostra zona si è formato il COMITATO DI LOTTA CONTRO LE TOSSICODIPENDENZE, che raggruppa alcune forze politiche e movimenti. giovanili della sinistra quali
F.G.C.I. - M.L.S. -P.d.U.P. -
D.P. - CAF, gruppi di iniziativa ricreativa e culturale e giovani
dei quartieri, con l'intenzione di sviluppare un'azione politica, che vada a concretizzare e richiedere interventi nella zona per rimuovere le cause del fenomeno e a cercare di eliminare gli aspetti già sorti".
Riteniamo che i nostri lettori abbiano capito subito che l'indicazione del M.S.I. tra le forze politiche che hanno costituito tale comitato era da addebitare soltanto ad un errore di stampa, comunque riteniamo opportuna questa precisazione perchè sia ben chiaro a chiunque che con il Comitato di Lotta contro le Tossicodipendenze il M.S.I. non ha nulla a che fare.
Il fenomeno della droga nella scuola rappresenta un aspetto di eccezionale gravità, che merita il più ampio sforzo di dibattito, ma soprattutto di risoluzione pratica. Il consumo delle droghe ha un carattere di massa all'interno delle scuole, proprio perchè è il momento dove emergono maggiormente le contraddizioni del mondo giovanile. All'interno del nostro quartiere si è sviluppata l'esigenza di formare un comitato che agisca in modo autonomo e si ponga come obiettivo principale, in un primo momento, la prevenzione del fenomeno attravero l'informazione politica e sociale. Noi crediamo nella necessità di una corretta informazione a livello scolastico sul fenomeno della diffusione proprio perchè gli studenti hanno una visione distorta del problema a causa di una errata informazione. Informazione necessaria affinchè esista la possibilità di fare chiarezza intorno al problema che tanto da vicino gli studenti vivono o, per lo più lo subiscono. Il nostro intento è quello di cercare di non limitare il discorso ad una semplicistica analisi degli effetti dei vari tipi di droga, ma di tentare di individuare motivi e cause di tale "fenomeno" e le reali possibilità di intervento esistenti. Noi vogliamo
intraprendere un lavoro di discussione aperto a tutte le scuole, studenti, genitori e insegnanti; dibattito che mette in evidenza l'utilità e la necessità di discutere tra gli studenti, in quanto li aiuti a porsi di fronte a questo grosso problema in maniera più consapevole. Il problema della droga rappresenta nella scuola, un sintomo di estraniazione giovanile e di abbandono del protagonismo quotidiano rispetto alla vita politica e sociale. Noi siamo convinti che questo problema è sentito da moltissimi studenti che rifiutando la logica dell'immobilismo e della non partecipazione vogliono costituire momenti di lotta contro la diffusione dell'uso delle droghe. Quindi fin da ora vogliamo coinvolgere attivamente quegli studenti che rispetto a questo problema sono disposti ad impegnarsi in prima persona e costituire un collegamento con le strutture di reinserimento e con le comunità operanti nel territorio, con gli insegnanti e gli operatori all'interno delle scuole. Inoltre chiediamo che il C.d.Z. 19 mantenga ed intensifichi i rapporti avviati con il provveditorato, i presidi e i direttori didattici delle scuote della zona, per coordinare attività di informazione e prevenzione negli itituti scolastici. Il Comitato di Lotta contro le Tossicomanie si riunisce ogni martedì sera alle ore 21.00 presso la sua sede in via Mar Jonio 7inoltre la sede è aperta ogni mercoledì dalle ore 15.00 alle ore 18.30.
Con il comitato contro le tossicodipendenze il non c'entra
Si chiama Roberto, ha sedici anni ed é da tre che si droga. Ha già fatto ripetutamente la cura disintossicante, ma tutte le volte ha cominciato dopo pochi giorni. Qual'é la soluzione per portare il giovane lontano da questo suicidio strisciante? Ed esiste una soluzione? Parliamo con la madre di questi anni terribili.
Siamo seduti davanti ad un tavolo in una piccola sala da pranzo di un appartamento nelle case popolari di via Abbiati a San Siro.
Da una parte del tavolo una signora ancora giovane con le mani incrociate in grembo si muove ogni tanto nervosamente sulla sedia. Si chiama Bruna e ha un problema troppo grosso da risolvere per riuscire a tenerlo ancora per molto dentro di se. Suo figlio Roberto è tossicomane e si buca dall'età di tredici anni.
"Lui dice di aver cominciato in ospedale, tra anni fa, mentre era ricoverato per una epatite virale contratta da cibo avariato. Probabilmente nello steso reparto c'erano giovani drogati con l'epatite: così conoscendo loro è arrivato all'eroina.
"Non me ne sono accorta subito, ero impreparata, non sapevo neppure cosa fosse la droga e poi era così giovane!
"Mi accorgevo che qualcosa cambiava in lui ma pensavo fosse perchè diventava grande. Quando ebbe la prima forte crisi d'astinenza, mi accorsi realmente di come stavano le cose: era solo meno di due anni fa. Roberto venne ricoverato all'ospedale di Bollate per la sua prima cura di disintossicazione. Vi rimase due mesi. Quando uscì sembrava che tutto fosse finito, che fosse stato solo un brutto sogno. Roberto stava bene e cominciò ad andare a lavorare con suo padre; poi disse di voler andare a vivere da solo perchè con me non si trovava più bene. Allora d'accordo con suo padre, dal quale sono divorziata, gli abbiamo trovato una camera in affitto. Ed è in questo periodo che sono ricominciati i problemi: ha ripreso a bucarsi e siccome i soldi dello stipendio non gli bastavano, ha iniziato a rubare in casa della signora dove aveva in affitto la stanza. Andò avanti cosi per un po' di tempo: andava sempre meno al lavoro e scompariva da Milano sempre più frequentemente. Quest'estate sono stata via tre giorni con mio figlio minore che ha dieci anni, quando sono tornata ho trovato la porta della casa sfondata e quel poco che mi era rimasto, portato via. Era stato Roberto ed aveva venduto tutto per comprarsi la droga. Quando è tornato a casa ho cercato di convincerlo ad entrare in ospedale per disintossicarsi. Siamo andati così al San Carlo dove ho parlato con l'assistente sociale che mi ha risposto che lo avrebbe messo in lista d'attesa. In quei giorni, però, forse si era fatto una dose troppo forte, forse il suo fisico si era indebolito, gli si era aperto un'ulcera in una gamba ed
aveva fatto infezione. Lo abbiamo portato al San Carlo e abbiamo fatto un'ora di attesa nel Pronto Soccorso, poi il dottore, dopo averlo visitato mi ha chiamato e mi ha detto che il ragazzo non aveva niente di grave e che poteva essere dimesso subito.
"Come? Dimesso subito?" - risposi io. "Signora, più di un tossicomane per reparto non possiamo tenere ed ora non c'è posto" "Va bene - dissi io - non ricoveratelo perchè tossicomane, ricoveratelo per la ferita alla gamba: ha 40 di febbre e la ferita infetta"- "Signora, perchè continua a preoccuparsi? Suo figlio è un tossicomane: prima o poi deve morire!" "Se deve morire non sono affari suoi - ho risposto io - lei faccia il suo dovere di medico, curi il ragazzo e non si occupi di quello che accadrà!" "Non capisco perchè si scalda: suo figlio ha scelto la droga, di conseguenza che si arrangi!" Sono andata allo al posto di Polizia vicino al Pronto Soccorso e ho riferito al Commissario quello che mi aveva detto il medico. Non mi importava che venisse ricoverato al San. Carlo. Se non avevano posto che mi venisse indicato un altro luogo e io lo avrei portato la. Roberto non lo volevo a casa in quelle condizioni perchè ho un altro figlio e non volevo che questo vedesse lo stato in cui si trovava il fratello e vivesse i suoi problemi. Così lo hanno ricoverato al San Carlo. Era la fine di agosto. Dopo cinque giorno mi ha telefonato un professore dicendomi che dimetteva mio figlio perchè si faceva portare la droga in ospedale dai suoi amici. lo non so se fosse vero, resta il fatto che Roberto è venuto a casa con la ferita ancora aperta. Dopo due giorni la febbre ritorna a 40 e l'infezione avanza. Lo riporto al S. Carlo ma di ricoverarlo non se ne parla nemmeno. Ritorno a casa con lui: tre giorni dopo non riusciva neppure a camminare. All'ospedale mi dicono di portarlo alla Clinica Dermatologica in via Pace dove, dopo averlo visitato lo mettono in lista d'attesa per il ricovero. lo non sapevo più che cosa fare. Disperata mi rivolgo alla comunità di Don Rigoldi dove mi hanno trovato un dermatologo che ha visitato gratuitamente mio figlio, gli ha prescritto dei medicinali e lo ha seguito fino alla guarigione. Tutto questo senza passare attraverso la struttura dell'assistenza sanitaria pubblica!
Roberto, guarita la ferita alla gamba, ha continuato a vivere come prima: ha ripreso a bucarsi, ogni tanto sta via due o tre giorni senza dire niente, finché una mattina, la notte l'aveva passata fuori di
casa, mi è arrivata una telefonata della polizia femminile: "Abbiamo trovato suo figlio allo scalo merci della Centrale, non ha fatto niente, ma visto che è minorenne venga a prenderlo". Sono andata a prenderlo e tornando verso casa abbiamo litigato. Non ce la facevo più ad andare avanti a quella maniera, con lui che con la droga poteva lasciarci la pelle da un giorno all'altro, io che ero senza lavoro, perchè la ditta nella quale lavoravo aveva chiuso definitivamente ad agosto, mio figlio più piccolo che non sapeva più da che parte voltarsi, sempre più apprensivo e pauroso.
Arrivati a casa Roberto ha avuto una crisi di nervi, iniziò a rompere i vasi del cortile, ad insultare la gente, a gridare, minacciando di suicidarsi: diceva di aver ingoiato trenta pastiglie di Repnor. Non gli abbiamo creduto ma ecco improvvisamente si calma, si stende sul suo letto e si addormenta. Era vero! Aveva preso i tranquillanti. Nel frattempo i vicini avevano chiamato il 113: la polizia lo porta subito al San Carlo dove gli hanno fatto immediatamente la lavanda gastrica. L'ha lasciato alle 23 con il tubo dell'ossigeno nel naso e l'ago del flebo nel braccio. Non faccio in tempo ad arrivare a casa che mi telefona l'infermiera dicendomi che mio figlio è pazzo, Che da sta mandando all'aria tutto il reparto, che non sanno che cosa fare, di andarlo a prendere. "Andare a riprenderlo!rispondo io - ma se sta creando dei problemi a voi che siete in ospedale, vi immaginate cosa succede a casa mia? Se dite che è pazzo fatelo vedere da uno psichiatra e curatelo". Il giorno dopo sono andata al San Carlo ma non l'ho trovato; lo hanno trasferito, senza dirmi niente, al reparto pschiatrico del Policlinico. Dal Policlinico è uscito il primo dicembre. È stato a casa due giorni poi è scomparso. Sono sei giorni che non lo vedo, stasera andrò a fare la denuncia al Commissariato perchè se gli succede qualcosa non voglio andarci di mezzo anch'io.
Mi sono chiesta un sacco di volte come mai mio figlio ha iniziato a drogarsi, i dottori lo chiedono a me, gli assistenti sociali lo chiedono a lui. Roberto risponde che ha iniziato perchè sono divorziata da suo padre, perchè non ha avuto un affetto familiare, perchè è stato in collegio due anni. Per me è una scusa, del resto con quell'uomo non riuscivo più a vivere e per i miei figli sarebbe stato forse peggio. Credo piuttosto che siano i suoi amici, la sua compagnia ad averlo inserito nel giro dell'eroina. lo non sono una psicologa, non sono in grado di capire come stanno veramente le cose: certo è che i giovani drogati non hanno tutti i genitori separati. È un problema più complesso al quale non sono riuscita a trovare una risposta. Roberto è stato in ospedale diverse volte, ha fatto ripetutamente la cura disintossicante ma non è servita a nulla se quando uscito si è trovato nello stesso ambiente dove aveva iniziato, con gli stessi amici, con gli stessi problemi. Perciò quello che mi chiedo è perchè non esiste, e so che non esiste, una struttura pubblica che mi aiuti: dove sia possibile ricoverare mio figlio, dove gli venga data un'assistenza non solo sanitaria ma soprattutto psicologica, che lo aiuti a riinserirsi nella società. Una struttura pubblica, perchè di strutture private ce ne sono, in Italia ma soprattutto in Svizzera. Bellissime cliniche dove sicuramente non entra droga, dove seguono tuo figlio dappertutto, dove lo aiutano a ristabilirsi fisicamente ma anche psicologicamente, dove si può tornare ad amare la
vita. Solo che costano dalla 100.000 alla 200.000 lire al giorno, e per avere qualche probabilità di successo e necessario che mio figlio vi rimanga un anno, un anno e mezzo. Ma chi ha questo denaro? Devo andare a rubare per poterlo aiutare? Tanto più che una volta uscito da una di queste cliniche bisogna completamente cambiare ambiente di vita, città, amicizie, per non ricominciare con la droga. Come posso fare io una cosa del genere? Dove prendo i soldi?"
In Italia sono decine di migliaia di giovani drogati, aiutare tutti sarà molto difficile ma l'impressione nostra è che non ci si stia mettendo neppure sulla strada. Tanto più che provvedimenti - tampone co-
me quello della distribuzione autorizzata del metadone o, magari in futuro, la depenalizzazione e la liberalizzazione dell'eroina non risolvono certo il problema di questi giovani, risolvono solo il problema della proprietà privata, della pace sociale e dell'ordine pubblico messo in discussione dalla piccola delinquenza che ruota attorno alla droga. La grande delinquenza, il grosso spaccio di eroina troverà sempre la maniera di andare avanti, di fare miliardi sulla pelte di questi giovani. Quale sarà la fine di questa terribile ma purtroppo non originale storia? Il recupero alla vita e alla gioia o la morte di Roberto?
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Eletti i rappresentanti degli utenti nel Comitato di Gestione. Sottolineata la necessità di far si che gli anziani si sentano protagonisti e non soltanto utenti del servizio.
Al termine di una pubblica assemblea tenutasi il 29 novembre scorso con la partecipazione di numerosi abitanti della zona, ed in particolare del quartiere di S. Siro, sono stati eletti i sette rappresentanti del'utenza nel Comitato di Gestione del Centro Socio-Sanitario di piazzale Segesta. Eletti sono risultati Fernanda Caprara, Fernando Gruppioni, Giuseppe Luini, Angelo Conca, Giovanni Pellegrini, Carla Gariboldi, e Giancarlo Guindani.
La votazione e stata preceduta da un dibattito aperto da una relazione del rpesidente del Comitato di Gestione uscente il quale ha ricordato che il centro di piazzale Segesta e entrato in funzione nel gennaio-febbraio 1980, ma che nei primi mesi la sua attività ha dovuto essere forzatamente limitata in quanto e stato necessario provvedere a vari lavori di ristrutturazione della palazzina, che era sorta come asilo nido e che ha dovuto essere adattata alle necessità degli adulti (basti per esempio pensare ai servizi igienici che hanno dovuto esser completamente rifatti).
Tali lavori sono stati ultimati verso i mesi di agosto-settembre. scorsi, ma ha ricordato il presidente uscente, nel frattempo il centro aveva già iniziato ad operare avviando i servizi di assistenza infer-: mieristica, sia ambulatoriale, sia domiciliare, e della assistenza domiciliare a mezzo di collaboratrici domestiche, servizi che è stato possibile garantire anche nel mese di agosto grazie all'alternanza delle ferie volontariamente programmate dagli operatori addetti al centro.
Nel frattempo è stato avviato anche il vaglio delle richieste avanzate dagli anziani, che per la maggior parte, però, domandavano di essere ricoverati in appositi istituti, sintomo di quanto anche sia radicata una vecchia mentalità tendente ad estromettere dal tessuto sociale quanti, superata l'età del pensionamento,. sono stati estromessi dall'attività produttiva.
Lo scopo del centro è invece del tutto diverso. È di non isolare più gli anziani, ma di farli vivere in mezzo alla gente, ai giovani e quindi di evitare il loso allontanamento dalle loro abitazioni e dal" quartiere, cui possono dare ancora un prezioso contributo di esperienza, necessario per mantenerne vive la fisionomia e la tradizione. Per questo il centro ha cercato di dare una risposta a tali domande con soluzioni diverse dal ricovero stipulando specifici accordi con enti ospedalieri, ambulatori, ospedali diurni, gabinetti ortopedici e specialistici per avviarvi gli anziani che ne avessero bisogno.
Non é stata neppure trascurata la possibilità di inserire gli anziani che se ne sentissero idonei in attivita di utilità sociale. Nel centro ve ne sono già sette che prestano volontariamente la loro attività sia all'interno. sia al domicilio di altri anziani. bisognosi di assistenza. Lo ha ricordaro Fernando Gruppioni, che ha pure sottolineato la necessità di operare in primo luogo a favore degli anziani che vivono soli e che nel solo quartiere di San Siro sono almeno seimila. Per loro ha detto, è necessario organizzare ed attuare iniziative concrete prendendo contatto con gruppi di animazione o con altri centri che operano nella zona (ad esempio quelo di via Lampugnano), promuovendo pomeriggi e serate di intrattenimento vario quali spettacoli, musica, proiezione di films, organizzando gare di scopa odi briscola o gite in città, sia nei dintorni, utilizzando nei mesi più caldi, il giardino e dotando il centro di una biblioteca e di una sala di lettura, dove sia possibile avere in vsione anche i giornali, studiando nel contempo il modo di poter mantenere aperta la struttura anche nei giorni di sabato e di domenica e di ritardarne la chiusura serale.
A nome degli operatori ha preso, la parola la signora Viola, che ha ricordato che nel centro operano tre infermieri (tra cui lei), che assistono una ottantina di anziani per iniezioni ambulatoriali ed altri quindici o venti per iniezioni a domicilio. Ovviamente, ha detto, le necessità sarebbero molto superiori, tenendo conto che il centro dovrebbe operare per tutta la zona, e che invece opera praticamente soltanto a San Siro, dove peraltro gli anziani aventi diritto all'assistenza sono oltre 16 mila. Da ciò deriva per gli operatori la ,necessità di operare delle scelte, che, ha aggiunto la signora Viola, potrebbero essere attuate con maggiori e più concreti criteri di valutazione, e quindi di giustizia e di equità, se si riuscisse a stabilire un dialogo, oggi mancante, tra operatori e medici curanti.
via Kant
Ultimo è intervenuto il dr. Alessandro Moroni, che, parlando sia come medico, sia come responsabile della Commissione Igiene Sanità Servizi socio-sanitari della zona nostra, ha tenuto a mettere in evidenza come il centro Sociosanitario di piazzale Segesta sia un esempio pratico di un modo nuovo di gestire la salute ed il sociale messo in atto dalla attuale amministrazione comunale di Milano. Mo do nuovo che sia attraverso il Comitato di Getione (il cui interlocutore è oggi il Consiglio di Zona, ma domani sarà l'Unità Sanitaria Locale), sia valorizzato il volontariato, previsto dalla riforma sanitaria, tende a far si che gli anziani cessino di essere soltanto utenti, ma diventino protagonisti del servizio.
G.P.
Da molto tempo, forse già dal loro ingresso nelle case, gli abitanti di via Kant 3 e 5 hanno il problema quotidiano del posteggio auto.
Il problema si è ogni giorno più aggravato per lo sviluppo della Motorizzazione e delle attività che si svolgono nelle vicinanze (vedi attività sportive, culturali e ricreative nella vicina parrocchia Regina Pacis e mercato del venerdi) con conseguente continuo intasamento della via Kant e cortili adiacenti, cosicché i giovani hanno sempre meno spazio a loro disposizione.
In contrasto a ciò esistono due camminamenti che per comodità chiameremo: Marciapiede, quello a file della strada, e l'altro Passeggiata in mezzo alle due siepi.
Ambedue questi camminamenti sono sottoutilizzati perché essendo la via Kant un punto di arrivo e non di transito i pedoni sono quasi esclusivamente abitanti dei due soli numeri civici i quali abitanti per non far torto a Marciapiede Passeggiata continuano a camminare nei loro cortili.
La proposta, quindi, è quella di eliminare un camminamento, il Marciapiede, trasformarlo in un parcheggio a lisca di pesce, vietando per ragioni di sicurezza, il posteggio dalla parte dei numeri pari.
Fiduciosi nella sensibilità del C.d.Z. 19; i cittadini di via Kant attendono fiduciosi risposta a questa formale richiesta.
Le' firme di adesione verranno raccolte dalla famiglia Fantuzzi per Kant 3 e famiglia Bonetti per Kant 5.
Eletto il nuovo Comitato di Gestione. Fondamentale la partecipazione dei cittadini per il funzionamento e l'utilizzo della struttura.
A queste domande ha tentato di dare una risposta l'assemblea che si é tenuta il 3 dicembre per eleggere i nuovi membri del Comitato di Gestione ma anche per fare il punto sul primo anno di attività di questo centro, per ottenere il quale il quartiere Gallaratese ha molto lotato.
Queste lotte avevano fatto sorgere speranze sul suo futuro che, però, sono state presto smentite dai fatti.
La gente che si era impegnata nelle lotte non ha fatto altrettanto per costruire un'attività nel centro. Questo ha detto nella sua relazione Doretta Mariani, Presidente del Comitato di Gestione uscente, e questo hanno ribadito gli altri membri del vecchio comitato e tutti coloro che nel centro hanno lavorato. Dunque un primo dato di fatto: la gente non viene da sola al Centro ma bisogna 'scovarla" con iniziative che coinvolgano i più diversi strati sociali e le più varie generazioni.
A tale esigenza il Comitato di Gestione ha cercato di dare una risposta contattando gruppi di giovani che hanno dato vita a complessini o compagnie teatrali, e cercando la collaborazione di organizzazioni culturali come il C.T.L. (Coop. per il Tempo Libero) e l'A.R.C.I. le cui attività hanno permesso di tenere aperto il centro anche di pomeriggio.
Altre iniziative che vi sono state hanno avuto carattere più contingente, ma sono state positive perché molte persone hanno trovato uno spazio per stare assieme.
La cosa di cui , però, si é sentita maggiorment la mancanza, e che solo parzialmente é stata risolta dalle iniziative dellA.R.C.I. e del C.1 .L. resta la carenza di momenti culturali continuativi che rendessero il Centro un punto di riferimento costante.
Questa difficoltà è stata aggravata dalla scarsità di rapporti con il Consiglio di Zona che non ha saputo o non ha voluto come qualcuno ha maliziosamente suggerito, programmare con il comitato le iniziative del Centro non dando risposta nemmeno a quei problemi di ordine pratico, come l'insonorizzazione che tuttora sussistono e che rendono difficile l'utilizzo del-
l'ambiente per alcuni tipi di spettacolo (vedi cinema).
Questa assenza è da considerarsi secondo Riefoli membro del vecchio comitato, "mancanza grave" anche perché il CdZ ha poco sfruttato questa struttura per le sue iniziative.
Un'altra carenza, lamentata in molti interventi, è quella dell'informazione non solo sulle manifestazioni proposte, ma anche sull'esigenza stessa di una struttura di questo genere, cosa che ha impedito la partecipazione di chi sarebbe stato interessato a impegnarsi in prima persona per la riuscita di questa operazione culturale.
Ma dagli interventi sono uscite anche molte proposte di lavoro che vanno dal concerto, la costituzone di un Bar che permetta di trovarsi insieme sempre anche quando non c'é nessun'altra attività; dal cercare di avere le prove degli spettacoli che si tengono nei maggiori teatri della città alle presentazioni di libri e così via.
Fondamentale comunque la partecipazione dei cittadini alla gestione della struttura: "L'istituzione mette a disposizione servizi che la gente deve poi gestire: il Comitato di Gestione deve solo fungere da trait d'union con l'ente locale" in questo modo ha espresso tale esigenza Cortili un altro membro del Comitato di Gestione uscente.
Già l'Assemblea con 130 partecipanti, è stata un passo avanti in questo senso anche se non sono certo mancate, polemiche sull'utilità di una struttura del genere, ma tutto sommato, i cittadini hanno dato parere favorevole questo primo esperimento che, nelle intenzioni del Cdz deve estendersi anche agli altri quartieri della zona.
Alla fine del dibattito il Comitato elettorale, nominato all'inizio della assemblea, ha dato lettura dei nomi dei candidati proposti dai cittadini; poiché erano 9 e i rappresentanti dell'utenza nel Comitato di Gestione devono essere 7, la votazione é stata a scrutinio segreto. Sono stati eletti i Signori: Montorfano, Fabiano, Prina, Cortili, Elli, Furnari, Carbonara. Come ultima notazione.
La maggior parte degli eletti sono membri del Comitato uscente che, perché non andasse perduto un bagaglio di esperienza faticosamente accumulato, si erano spontaneamente riproposti.
Antonella Tiraboschi
Giorni or sono mentre io e mia moglie andavamo alla Coop per gli acquisti di ogni giorno ci siamo imbattuti in un conoscente che abita nelle torri di via Mario Borsa e che da tempo non vedevamo.
Fermatici a scambiare quattrochiacchiere ben presto il discorso è scivolato sui problemi della nostra zona ed in particolare su quelli del nostro quartiere: il G. 2.
Alle nostre lamentele su come vanno le cose ci siamo sentiti accusare dal nostro conoscente di assenteismo, di non partecipare più alle assemblee pubbliche, come eravamo soliti fare un tempo, e di non portare alcun contributo concreto alla vita degli organismi nati nella nostra zona.
Nel tentativo di giustificarci abbiamo espresso le nostre amarezze (forse anche non pienamente giustificate) dato che il nostro conoscente ci ha fatto rilevare che non é con l'as-
senteismo, né con la sfiducia che si risolvono i problemi.
Certo, dobbiamo convenire che ha ragione, ma questo non ci impedisce di porci alcuni interrogativi.
Come altri che hanno a cuore la crescita del quartiere anche noi abbiamo lottato (a suo tempo) per la costruzione della Casa Albergo,.che da più mesi é ormai ultimata, ma che é ancora vuota. Che cosa si intende farne? Si chiede in giro e nessuno ne sà niente: il Consiglio di Zona non dà informazioni precise, non si sà chi la gestirà, né quando comincerà a funiionare, né a chi devono rivolgersi i giovani per iscriversi. A questo punto viene da porsi anche un'altra domanda: a cosa sono servite le nostre lotte per avere questa struttura (che, dobbiamo ammettere nostro malgrado, in effetti soffoca un po' i primi piani delle torri di via Mario Borsa e rende difficoltoso il
parcheggio delle auto) se poi non la si utilizza?
Tu)to questo causa ovviamente malumori e scontenti, che indubbiamente riemergeranno quando inizierà la realizzazione delle nuove costruzioni di fronte alla Coop. in parallelo alle altre due già ultimate, eliminando il piccolo campo giochi di via Alex Visconti e chiudendo il quartiere in una morsa di cemento. Non ci si venga a dire che non ci sono altre aree disponibili con tutto lo spazio che abbiamo attorno! Ad esempio ci sono i terreni su cui sono sorte le catapecchie tipo far west dei maleodoranti orti, che contribuiscono a dare alla nostra zona un aspetto sempre più squallido e disordinato.
Intendiamoci, noi non abbiamo alcuna prevenzione contro chi ha l'hobby del piccolo coltivtore; ma riteniamo che sarebbe più giusto se il Comune reperisse un terreno in un zona
meno vicina alle case, ad esempio nelle vicinanze del Cimitero Maggiore, e lo dividesse in piccoli lotti ordinati, affittandoli ad un prezzo equo a chi ne facesse richiesta.
Queste cose sono state dette e ripetute in varie assemblee di zona, ma ancora aspettiamo che vengano mantenute le promesse di fare del Gallaratese un quartiere campione, non soltanto nelle strutture edilizie, ma anche nella sistemazione delle aree verdi che lo circondano e nei giardini fra le case.
Certo, fare delle promesse sulla carta é facile. Il piano particolareggiato prevedeva vari interventi, fra cui la realizzazione di posti-macchina sotterranei o di box; ma ancora non si sà quando e se verranno costruiti. Si aspetta forse che il quartiere sia vecchio e che i suoi abitanti siano stanchi di chiedere, di sperare, e soprattutto, di lottare?
Quando la nostra famiglia, nata tutta a Milano, perciò milanese nel più profondo dei sentimenti, ha avuto la fortuna (?) di poter avere una casa popolare abbiamo scelto questo quartiere perché prospettava un futuro migliore. Senz'altro, ci si diceva, ci vorrà qualche anno, ma poi piano piano tutto verrà sistemato, il Comune interverrà. Ormai è passato più di un decennio e siamo qui ancora ad aspettare. Speriamo che non ne passi un altro!
Noi vogliamo avere fede nelle nostre istituzioni per le quali abbiamo lottato contro il fascismo prima e contro i tentativi di una politica prevaricatoria poi; ma appunto per questa nosta fede in esse riteniamo che le istituzioni abbiano il preciso dovere di mantenere le promesse fatte e di rispondere alle esigenze della gente.
Angelo BrivioLa lettera del signor Angelo Brivio, che pone la questione della partecipazione, ci offre l'occasione per alcune considerazioni. Il mandare lettere al nostro giornale per far conoscere alla pubblica opinione problemi che investono diversi cittadini della nostra zona è un metodo valido, ma non sufficiente. Ci spieghiamo meglio. Non spetta naturalmente a noi, come giornale, risolvere tali problemi. Qiesto compito spetta all'Ente locale ed in primo luogo, nei limiti delle sue competenze, al Consiglio di Zona, che però non è istituzionalmente tenuto a dare risposte alle domande rivoltegli attraverso un giornale (sia esso il nostro od un altro) mentre si é assunto l'impegno, con il regolamento che si é dato, di rispondere alle domande che i cittadini gli pongono all'inizio delle sedute pubbliche.
Da ciò emerge la necessità di una maggior partecipazione perché i problemi discussi in Consiglio di Zona sono problemi di tutti. Noi per parte nostra, come giornale, manteniamo l'impegno di rendere pubbliche le richieste avanzate dai cittadini e di cui verremo a conoscenza, impegnandoci altresì a sollecitarne pubblicamente, come organi di stampa, delle risposte, riservandoci il dovere-diritto di verificarle in modo critico.
Selene 70
Detto questo possiamo passare a portare a conoscenza dei nostri lettori acu ne risposte che il Consiglio di zona ha dato, direttamente od indirettamente, ad alcune questioni sollevate da vari cittadini anche attraverso il nostro giornale.
La prima si riferisce alla cooperativa edificatrice Selene 70 di via Lampugnano 180 sulla quale abbiamo pubblicato nel nostro numero di novembre scorso una lettera della signora
Maria Magatti. La questione (di cui il Consiglio di Zona si é occupato nelle sue sedute del 28 novembre e del 12 dicembre scorsi) stà grosso modo in questi termini. La Selene 70 a suo tempo ha presentato al Consiglio di Zona una richiesta di concessione edilizia per la costruzione di tre palazzine a Trenno, su un'area assegnatale, che comprende anche una cascina. Il Consiglio di zona pur non negando la concessione edilizia, ma nell'intento di salvaguardare la cascina per il suo valore culturale (basta vedere, ad esempio la finestra quattrocentesca nella fotografia che pubblichiamo), aveva chiesto, nell'aprile scorso, ai soci della Selene 70 di considerare l'opportunità di edificare su un terreno adiacente, ma diverso da quello già avuto in assegnazione. Altrettanto solo non si é avuto da parte di alcuni uffici comunali nell'accogliere il discorso culturale alla base della volontà di salvaguardia della cascina. A questo si aggiunga
che la mancata concessione da parte dell'assessore all'edilizia privata Baccalini di tre giorni di proroga richiesti dal Consiglio di Zona per meglio esaminare la questione hanno impedito di fatto all'organismo del decentramento di esprimere un suo giudizio sulla concessione edilizia richiesta.
Tuttavia il Consiglio di Zona ha ottenuto, in un incontro avuto con gli assessori comunali il 15 dicembre scorso, che l'amministrazione comunale esamini la possibilità di assegnare alla cooperativa una nuova area, dandone comunicazione entro il tempo massimo di 15 giorni ai soci della Selene 70, affinché essi non corrano il rischio di perdere la possibilità di accedere al mutuo agevolato previsto dalla legge.
Circa il problema della fonderia i cui fumi inquinano l'aria al quartiere S. Leonardo (se-
gnalatoci da N.A. vedi Milano 19 - ottobre 1980) ci viene confermato che il CRIAL (Comitato Regionale Contro l'Inquinamento Atmosferico) ha ingiunto alla proprietà di tale fabbrica di installare dei filtri a manica per impedire la fuoriuscita dei fumi di fusione (come avevamo già anticipato nel nostro numero di dicembre) e ci é stato comunicato che analogo provvedimento è stato preso dall'assessore comunale all'ecologia Ferrario.
Questo annoso problema segnalato da F.G. (Milano 19dicembre 1980) ritarda a trovare una soluzione per motivi indipendenti sia dal Consiglio di zona, sia dall'Amministrazione Comunale. che hanno entrambi già da tempo approvato il piano di ristrutturazione. Da parte sua lo I.A.C.P., che ne aveva ricevuto l'incarico, ha portato a termine il progetto relativo; ma, a quanto apprendiamo, l'asta di appalto indetta
per l'assegnazione dei lavori è andata deserta per cui è stato necessario indire una nuova asta.
Casa albergo
II Consiglio di Zona già da tempo ha chiesto al sindaco un suo sollecito e corretto uso da individuare in un inconto tra lo stesso organismo di decentramento, l'amministrazione comunale e, ovviamente, l'Università, alla quale l'opera è destinata. Per il sopravvenire di nuovi eventi e non essendosi ancora verificato tale incontro il consiglio di Zona ha successivamente chiesto, nella sua seduta del 28 novembre scorso, che pur mantenendone la destinazione finale la Casa Albergo del Gallaratese venga arredata al più presto e destinata temporaneamente a centro di raccolta per i terremotati, fino a che per questi sia trovata una sistemazione migliore.
Le nuove Torri
Per ultima la questione delle nuove torri in costruzione al Gallaratese, di cui il signor Brivio lamenta l'ubicazione. La loro collocazione, è bene far osservare, è esattamente quella prevista dal piano particolareggiato discusso con la gente del quartiere. Spostarle significherebbe apportare al piano stesso varianti che non soltanto non terrebbero conto delle indicazioni emerse nel corso di pubbliche assemblee, ma anche richiederebbe anche più di sei mesi di tempo per la sua approvazione, con il rischio di non poter usufruire del finanziamento previsto dalla legge 457 (Piano decennale per la casa).
Anche in questo ultimo caso emerge la necessità di una maggior partecipazione. È inutile recriminare su decisioni prese se non si partecipa prima, quando tali decisioni sono ancora in discussione.
Il governo della città sottoposta ad una verifica critica nel corso di un dibattito svoltosi nella nostra zona alla presenza del vice sindaco di Milano.
Come governare Milano di fronte ad avvenimenti esterni che si ripercuotono direttamente sul lavoro della giunta, ponendola, tra l'altro, nella necessità di amministrare la città e di far fronte ai suoi enormi bisogni con meno soldi? È una delle domande che i comunisti della nostra zona si sono posti nel corso di un'assemblea di partito indetta per sottoporre ad una verifica critica la loro capacità di governare e tenutasi il 2 dicembre scorso nel salone della direzione Fornasari de PCI, a S. Siro, alla presenza del vice sindaco di Milano Elio Quercioli.
A tale domanda si deve dare al più presto una risposta perché non venga rallentata (né tantomeno arrestata) l'attuazione di quel programma di quel progetto di "nuovo modo di governare" che la giunta di sinistra della nostra città si é dato e la cui realizzazione compoprterà un profondo cambiamento e miglioramento della qualità della vita, specie nei quartieri di periferia, come quelli dove noi viviamo. Per raggiungere tale obiettivoha ricordato Claudio Calerio, capogruppo comunista al Consiglio di Zona 19 - é necessario puntare ad un riequilibrio dei servizi fra centro e periferia ed in tal senso un ruolo di particolare rilievo spetta ai Consigli di Zona che devono essere sempre più intesi come vere e proprie municipalità capaci (nell'ambito dei più vasti programmi di governo della città) di elaborare programmi ben definiti in base ai quali muoversi senza disperdere le forze nella vana rincorsa dei problemi che non possono avere valide soluzioni né scadere in un assistenzialismo, che rischierebbe di aggravare anziché risolvere i problemi stessi.
Questo compito spetta in primo luogo ai partiti di sinistra. In seguito ai risultati delle elezioni del giugno scorso le presidenze comuniste e socialiste di Consigli di Zona della nostra città sono salite dalle 12 della precedente legislatura (alle 13 attuali, su un totale di 20. Spetta quindi a questi partiti l'impegno di stabilire una scala di priorità per migliorare la qualità della vita contenendo il costo degli investimenti.
Da tale impegno - ha detto Romano Chiovini, presidente del circolo Giulio Trevisani - deve emergere con chiarezza l'immgine di partito di governo a livello locale del P.C.I. che nella nostra zona è impegnato nella presidenza del Consiglio di Circoscrizione, nelle commissioni del consiglio stesso e nei comitati di gestione di strutture sociali quali i centri sociali di San Siro e di Lampugnano o il Consultorio di via Albenga.
Da ciò, ha detto ancora Chiovini, deriva la necessità che le sezioni di partito si impegnino a preparare delle mappe precise, ciascuna per il proprio quartiere, delle cose che ci sono da fare e diventino momenti di analisi e di proposta anche sulle piccole questioni per risolverle in collegamento con la gente.
Certo per dare una risposta ai giovani che nel 1975 avevano soltanto 13 anni ed ora sono in età di poter votare sul cambiamento che in questi anni vi é stato nel governo della città non basta una strada pulita, anche se é già qualcosa, come ha ricordato nel suo intervento Stefano Papa. Bisogna dare una precisa indicazione su come si governa in maniera nuova, creare un movimento per un nuovo modo di pensare, di vedere le cose di affrontare i problemi.
Ai diciottenni di oggi - ha aggiunto Luigi Pizzocri - si dovrebbe dire come si stava a Milano prima del 1975, bisognerebbe ricordare le cose che mancavano e le conquiste che i comunisti hanno fatto lottando per una città diversa e migliore. Nessuno nasconde che molte cose restano ancora da fare tardano ad essere realizzate anche a causa degli enormi ritardi
con cui lo Stato elargisce ai comuni somme già stanziate, ma su queste cose è necessario sensibilizzare e mobilitare la gente. Occuparsi delle piccole cose può comportare il rischio che esse facciano perdere l'orientamento generale - ha detto ancora Carlo Caprera - ma è un rischio che si deve correre perché se non si parte proprio dalle questioni minori risulta poi difficile collegarsi con la gente per sensibilizzarla sulla necessità di un profondo e generale miglioramento della qualità della vita, mobilitandola per il conseguimento di tale obiettivo.
Per mobilitare la gente e però in primo luogo necessario ricreare fra di essa un clima di fiducia nelle istituzioni oggi duramente scosso da troppi episodi di malgoverno. Si deve fare in modo che i tempi tra sorgere della domanda, verifica, progettazione ed attuazione diventino meno lunghi anche per soddisfare una fondamentale esigenza di buona amministrazione del denaro pubblico. Progettare oggi ed attuare tra dieci anni - ha ricordato Quercioli - significa affrontare costi 5 o 6 volte superiori e quindi ridurre le possibilità di intervento e di soddisfare le esigenze dei cittadini. Ma per accellerare i tempi di attuazione è necessario che i cittadini partecipino. Non basta portare i problemi in Consiglio di Zona, o all'Amministrazione comunale o agli assessorati, è necessario un movimento di massa che li sostenga perché - ha ricordato ancora Quercioli - la capacità di incidere da parte degli amministratori, a qualsiasi livello essi siano, è direttamente proporzionale alla mobilitazione che dietro i singoli problemi si forma. Soltanto con la mobilitazione di massa si può far si che la macchina comunale raggiunga una maggiore produttività ed evitare che le lentezze di una certa burocrazia si ripercuotano sui tempi di attuazione. Fra un anno e mezzo circa - ha ricordato il presidente del Consiglio di Zona Danilo Pasquini - al Gallaratese dovrebbero essere pronti 1600 nuovi alloggi, il che significa circa 6 mila abitanti in più, ma per i servizi previsti arrivano risposte negative da parte di una certa macchina burocrativa, che. spesso rischia di vanificare gli sforzi degli amministratori, lasciando spazi per eventuali manovre speculative. La nostra zona - ha rammentato ancora Pasquini - comprende circa il 18,5 per cento di tutto il verde cittadino, ma questo verde deve essere difeso da vari tipi di speculazione, che possono essere anche tentativi privatistici di organizzazione del tempo libero.
Da tutto ciò deriva - ha detto
Quercioli nel trarre le conclusioni del dibattito - la necessità di sottoporre la capacità di governare dei comunisti ad una verifica critica, che però non può essere fatta non tenendo conto di avvenimenti, che si ripercuotono direttamente sul lavoro pratico di amministratori cittadini, che nel prossimo futuro, ad esempio, si troveranno di fronte alla necessità (anche a causa del terremoto del novembre scorso) di fare i conti con meno soldi. Ma è proprio questo il momento in cui si possono maggiormente dimostrare la capacità di trovare soluzioni positive operando in stretto contatto con la gente. I numerosi episodi di malgoverno che vanno via via emergendo hanno inciso profondamente nell'atteggiamento delle masse, la cui fiducia nelle istituzioni è stata ancor più scossa dallo sfascio dei gruppi dirigenti democristiani di fronte al terremoto, sfascio che qualche giornale ha ritenuto paragonabile soltanto a quello dell'8 settembre 1943. Ma non bisogna dimenticare che proprio
dopo 1'8 settembre, quando tutto sembrava perduto, il popolo italiano ha saputo dimostrare la propria volontà di rinascere e di darsi una nuova classe dirigente. Su tali considerazioni basa la rivendicazione da parte del P.C.I. del suo ruolo di partito di governo e di ricambio del quadro dirigente nazionale. Proprio in questo momento, proprio per questa sua rivendicazione - ha detto ancora Quercioli
l'iniziativa politica del Partito Comunista deve aprirsi ancor più, ricercando la collaborazione di tutti gli onesti, per rendere realizzabili le possibilità di rinascita di cui ci sono chiari segni anche in questa situazione tanto seria. Bisogna quindi ha concluso - stabilire un forte col-
legamento con le masse affinché il movimento operaio sviluppi le sue capacità di forza di governo e sbarrando il passo ad eventuali tentativi di restaurazione o di svolte a destra.
È in atto da qualche tempo una contrapposizione polemica con la giunta di sinistra da parte delle Parrocchie della città. Su ciò pubblichiamo un intervento di Giovanni Garufi della segreteria provinciale delle ACLI.
Mentre l'attenzione della gran parte dei cittadini continua ad essere dirottata sulla situazione internazionale e sugli scandali nazionali sul terrorismo e sulla crisi dell'occupazione, rischiano di passare quasi inosservati gli ambiziosi programmi di lavoro che le amministrazioni locali hanno varato in questi mesi per i prossimi cinque anni.
Al diffuso disinteresse che aveva purtroppo caratterizzato le elezioni amministrative dell'8 giugno si sta ora forse sommando il disimpegno sui problemi delle città e dei quartieri, con il pericolo di buttare via le esperienze sociali fatte con le lotte urbane degli anni scorsi e si sottovalutare la necessità di riprendere, nonostante tutto, le iniziative per il rilancio della partecipazione dei giovani e della gente alla vita locale.
Per Milano c'è poi una questione ancora più complessa che potrebbe provocare una spinta alla radicalizzazione del confronto politico e una contrapposizione polemica con la Giunta di sinistra e con gli stessi Consigli di Circoscrizione che in quasi tutte le Zone sono amministrati da coalizioni di sinistra, con qualche allargamento in alcuni casi all'area laica. Si tratta del tentativo di trasferire, in modo meccanico e spesso acritico, l'opposizione che c'è attualmente in Consiglio Comunale, verso l'esterno, nella società, per coinvolgere un'area molto più vasta e articolata, quella cattolica, che a sua volta viene sempre più spesso sollecitata a unirsi, a fare blocco, a collocarsi essa stessa all'opposizione. Questi inviti emergono ormai un po' dappertutto: dalle pagine locali del quotidiano cattolico, dai settimanali e dalle agenzie di movimenti di cattolici, da alcuni fogli parrocchiali, da radio e televisioni private di ispirazione cattolica. Non si perde occasione per criticare anche aspramente l'attuale coalizione alla quale si addebita la responsabilità di voler portare la città verso la paralisi e la decadenza, fuori dalla cultura cristiana e dalla prospettiva europea. È un fenomeno abbastanza diffuso che merita attenzione perchè fa riaffiorare e con una certa virulenza, la polemica di sempre su ogni azione degli "altri", senza quello sforzo di discernimento critico che dovrebbe invece essere una caratteristica naturale per ogni cristiano impegnato nel confronto e nel dialogo con i "diversi" per il cambiamento della società. Sembra che si voglia puntare ben oltre la "ricomposizione cattolica", per ricostruire una più vasta aggregazione unitaria di cattolici capace di contrastare con più forza e decisione, a livello sociale e politico, il primato in città
delle forze di sinistra. Un recente convegno organizzato dal Comitato di collegamento di cattolici di Milano ha messo in evidenza che questo processo e progetto ha il sostegno e l'adesione di forze presenti nelle stesse comunità parrocchiali, nel sindacato, nel partito, nella sfera universitaria. Sarebbe dunque un errore sottovalutare la portata del fenomeno. C'è un fiorire di manifestazioni e di incontri tra i cattolici sui problemi della città. del decentramento della cultura, della scuola, dei servizi sociali e sanitari, del volontariato, che certamente dimostra la vitalità e l'impegno dei credenti per cambiare la qualità della vita nella città, per renderla più umana e quindi più attenta al risveglio religioso e allo stesso messaggio cristiano. Eppure è ancora possibile il rischio di una sovrapposizione tra fede e politica, di un certo neointegrismo, di una insufficiente distinzione tra l'unità dei credenti e la laicità e la pluralità delle scelte personali, di una chiusura ideologica verso altri gruppi e culture. Sembra quasi che gll sforzi per il dialogo e per "camminare insieme" tra diversi siano stati momentaneamente accantonati per tentare invece di realizzare nel sociale una nuova unità tra tutti i cattolici dopo i tempi delle divisioni e della diaspora. Sta emergendo forse la nostalgia di un mondo cattolico compatto e forte che sappia riprendere in mano le redini del governo della città per combattere quella cultura "radical-marxista" che agli occhi di molti sembra espandersi a macchia d'olio mettendo i cristiani alle corde. Se questa è la prospettiva verso la quale si vuole andare, ci troviamo natualmente in forte disagio e in dissenso, perché la fede e la cristianità verrebbero appiattite in una logica di schieramenti rigidamente contrapposti e spese in una azione, più meno scoperta, di rifondazione e di rilancio di un più credibile e coerente "partito cristiano". Per la nostra collocazione nella Chiesa e tra i lavoratori, preferiamo partire da un'altra ottica, quella della lettura e della interpretazione dei segni dei tempi, delle contraddizioni reali della società. dei rapporti tra i gruppi sociali, delle scelte storiche da fare assieme, credenti e non credenti, per superare l'emarginazione e gli squilibri economici e sociali ancora evidenti nella città. Intanto alle forze di sinistra che governano la città e i quartieri chiediamo di dimostrare coi fatti che nelle scelte che si stanno facendo si vuole tenere conto anche della sensibilità e dei valori che i cristiani mettono al centro della loro testimonianza e dell'impegno culturale e sociale. Ogni esasperazione lai-
cista e anticlericale, ogni irrisione verso la dimensione religiosa dell'esistenza ogni radicalizzazione del confronto su questioni complesse e delicate come il divorzio, l'aborto, la scuola, l'educazione dei ragazzi e dei giovani, può alimentare e produrre acute lacerazioni e profonde incomprensioni difficili da cancellare e superare. Non si può infatti riuscire ad ottenere il consenso e la collaborazione delle comunità cristiane e delle masse cattoliche se non su un piano di rispetto reciproco delle idee e delle storie personali e collettive, ovviamente nella distinzione dei ruoli e in un rapporto dialettico tra società e istituzioni.
È però necessario che i cattolici non si mettano a loro volta alla ricerca di una loro anacronistica unità a tutti i costi contro il resto del mondo, ma che invece affrontino, a partire dai valori irrinunciabili ai quali credono, le questioni poste dalla complessità della sociatà contemporanea in forte crisi, con la necessaria tolleranza e attenzione alle idee degli altri, dei "diversi", con uno sforzo serio di superamento delle differenze e di sintesi sulle cosa da fare, alla ricerca di un dialogo permanente e costruttivo nella città, nelle zone, nei quartieri. E sbagliato spingere i cattolici all'opposizione delle amministrazioni di sinistra sempre, e in ogni luogo, e non solo perchè ci sono credenti che in esse si riconoscono. L'obiettivo verso il quale ci muoviamo è quello di dimostrare la nostra identità in un itinerario insieme di evangelizzazione e di promozione umana, di testimonianza della fede e di amore per il prossimo, di alternativa all'integrismo e alla secolarizzazione, di laicità e di pluralismo, di dialogo con l'uomo concreto, così com'è, ateo, agnostico o credente, per cambiare la società, per fare avanzare la giustizia. I programmi di lavoro approvati in Consiglio Comunale e nei Consigli di Zona sono il banco di prova della nostra capacità di affrontare le questioni più scottanti della città: la difesa dell'occupazione e del reddito dei lavoratori, le lotte contro l'emarginazione, la droga, la violenza, il terrorismo, l'impegno per la casa, per i servizi sanitari e sociali, per gli anziani, lo sviluppo del tessuto democratico, associativo, culturale, la promozione di spazi e di luoghi di incontro e di lavoro per le nuove generazioni. L'apporto dei cristiani all'umanizzazione della vita nella città diventerà determinante se sapranno dare se stessi con generosità senza arroganza, oltre le formule e gli schiramenti.
GiovanniGaruti della Segreteria Provinciale ACLI
Il 10 dicembre scorso si è costituito il C.U.Z. S. SIRO-RHO, a seguito delle decisioni prese dalla Federazione CGIL-CISL-UIL nel Convegno di Montesilvano di generalizzare i CUZ in tutto il territorio del paese, quali strutture unitarie di base del Sindacato accanto ai Consigli dei Delegati. I CUZ costituiscono la seconda struttura unitaria del Sindacato formati attraverso elezioni, aggiungendo un nuovo gradino all'unità sindacale che si articola ora in questo modo: Consigli dei Delegati, CUZ, Federazione CGIL-CISL-UIL Regionale e nazionale. Con l'apertura della sede unitaria di Rho nel 1973 e di quella di S. Siro-Baggio (zone 18/19) in Piazzale Segesta a Milano nel 1979, il processo di decentramento nelle zone sindacali unitarie di categoria si è accellerato, ampliandosi nei fatti il rapporto con i lavoratori e con l'insieme della popolazione e anche l'iniziativa con'rattuale. La presenza unitaria delle ategorie in zona, prima limitata alla FLM, comprende oggi i chimici, il commercio, i poligrafici, gli alimentaristi, gli edili, i tessili, ecc.
L'ASSEMBLEA COSTITUTIVA
è stata aperta da una relazione introduttiva di Fulvio Aurora, della Segreteria uscente del CUZ, di fronte a centinaia di delegati e invitati, assiepati nell'auditorium del Centro Scolastico Onnicomprensivo di via Trenno 4, provenienti dalle aziende della zona sindacale che comprende comuni della Provincia e zone del decentramento di Milano. La relazione ricalca il Documento della Commissione Congressuale che assieme ad altra documentazione è compresa nella interessante cartelletta data agli intervenuti.
Primo elemento di riflessione posto in discussione è una verifica sulla presenza del Sindacato net luogo di lavoro. Nella zona S.SIRO-RHO, caratterizzata da una realtà produttiva e lavorativa molto articolata, con concentrazioni industriali e operaie ma anche terziarie e del Pubblico Impiego, il Sindacato è presente in forme molto diverse tra loro. La struttura più generalizzata è senza dubbio quella del Consiglio dei Delegati eletti da tutti i lavoratori per reparto o per area. Nel settore commerciale e ancora di più nel Pubblico Impiego i Consigli dei Delegati sono limitati ad alcuni luoghi di lavoro (in zona 19 l'ospedale S. CARLO, la GAVAZZI, ecc.). La presenza unitaria diverta più debole e cambia il rapporto fra sindacato e lavoratori perchè prevalgono le rappresentanze sindacali aziendali, o come unica struttura sindacale o in presenza congiunta al Consiglio dei Delegati, quest'ultimo non sempre riconosciuto dalle Direzioni Aziendali. Nella scuola ed in altri settori del P.I. è presente la Sezione Sindacale formata solo da iscritti al Sindacato unitario o no, spesso in presenza con altre organizzazioni sindacali autonome. Esiste poi tutto lo strato di piccole aziende in cui ci sono pochi iscritti e in cui la presenza del Sindacato è del tutto saltuaria e non permanente. Il CUZ che andiamo a costruire - ha detto Aurora - dovrà conoscere e assumere questa realtà differenziata come punto di partenza per un'estensione effettiva dei Consigli dei Delegati in tutti i luoghi di lavoro. La scelta dei delegati di reparto ha un significato non solo di maggiore partecipazione dei lavoratori ma anche di maggiore capacità contrattuale nel luogo di lavoro.
Il CUZ diventa un anello fondamentale anche per il processo di unità sindacale se riesce a costruire nell'iniziativa territoriale e nell'iniziativa aziendale un punto di riferimento unitario e democratico. I CUZ a Milano - ricorda Aurorahanno rappresentato in questi anni un'esperienza positiva perchè sono stati un punto di riferimento unitario per i Consigli dei Delegati, le strutture aziendali e i lavoratori quando le categorie non avevano ancora una presenza di zona; hanno costituito pur con incertezze e ritardi, un primo legame fra Sindacato e l'insieme delle forze presenti sul territorio a cominciare dalle donne (coordinamento delle delegate), dai giovani delle leghe dei giovani disoccupati (legge 285) e dagli anziani; hanno poi individuato con esperienze significative, anche se limitate, tematiche nuove che oggi si rivelano decisive: 150 ore, rapporto ambiente - lavoroinquinamento, controllo del mercato del lavoro, ecc.
A questo punto la relazione fa un esame della zona per individuare le linee di tendenza negli ultimi anni, come l'intenso processo di industrializzazione e di urbanizzazione che ha investito sia i comuni della Provincia che la periferia di Milano (zone 18/19 quartiere Gallaratese).
Si rileva poi come gli insediamenti prevalenti, legati al settore meccanico (ITALTEL ex SIEMENS), chimico (Recordati), dolciario (SIDALM ex Alemagna) hanno via via costituito, a partire dalla città, l'asse industriale, dalla zona 18, BaggioSettimo M. - Cornaredo, e dalla zona 19, Gallaratese-Pero-Rho-Lainate. Ad essi si sono affiancati e potenziati insediamenti di terziario
come (per es. in zona 19) l'Ospedale S, Carlo, l'Ente Fiera, numerose scuole superiori (come appunto l'Onnicomprensivo) e dell'obbligo. Di particolare rilevanza in zona 19 si sottolinea la presenza di impianti sportivi tra cui il settore ippico con una forte sindacalizzazione degli addetti. Complessivamente si è verificata una sostanziale tenuta ed un aumento dell'occupazione, ma una tendenza sempre più forte al suo mutamento (crescita del terziario e del P.I.) pur con una prevalenza ancora dei settori industriali. Vengono anche ricordate nella relazione, aree di degrado ambientale e inquinamento atmosferico (Figino-Pero-Rho) e idrico (fiume Lura); la rilevante presenza di popolazione anziana (S.Siro-Baggio), e la notevole fetta di patrimonio edilizio IACP presente nella zona 19. Un altro dato rilevato è la presenza di alcune grandi aziende investite da processi di ristrutturazione (in zona 19 ITALTEL e SIDALM). "Occorre sviluppare in una zona con queste caratteristiche - dice Aurora - a partire dai luoghi di lavoro e dai Consigli dei Delegati, una capacità concreta di conoscenza e di trasformazione superando una concezione che vede il Sindacato orizzontale esterno al luogo di lavoro, come pura rappresentanza o presidio dei lavoratori sul territorio, o come struttura che gestisce esclusivamente i problemi sociali. La contrattazione territoriale non può essere intesa solo come l'elaborazione di una piattaforma territoriale formata dala sommatoria delle piattaforme aziendali, ma come capacità continuativa e articolata di intervento sui problemi aperti". Interessante risulta poi l'affermazione e l'intendimento del CUZ di rapportarsi agli Enti Locali (comuni e Consigli di zona) e con le categorie, con una presenza "istituzionale" prevista in sempre più numerosi organismi e comitati di gestione della zona (consultorio-centri culturali e socio sanitari).
Questi i punti principali messi in discussione dalla relazione:
Raccordo tra piattaforme aziendali e contrattazione territoriale basato sulla prima parte dei contratti, sulla formazione professionale, ecc. verificando gli effetti ambientali e occupazionali; la programmazione sanitaria a livello di zona, scolastica a livello distrettuale, ecc. Per la scuola e la formazione professionale impegno per estendere le 150 ore nei luoghi di lavoro e nel territorio (sono in aumento le casalinghe) e utilizzo delle 150 ore per far diventare pomeridiana la scuola superiore serale coinvolgendo i lavoratori-studenti.
Nell'80 sono stati realizzati 5 corsi monografici e 7 sono in preparazione per i primi dell'81. Esperienze interessanti sono state il progetto scuola-lavoro negli Istituti Geometri del Gallaratese, il corso di formazione per 40 giovani alla SITSI EMENS assunti con la legge 285.
Integrazione lavorativa degli handicappati: Inserimento si presenta difficile come dimostrano le azioni giudiziarie in corso con la Recordati e con l'ITALTEL per la mancanza di strutture pubbliche di sostegno e per l'atteggiamento delle aziende che respingono i casi più "difficili". Nel campo del mercato del lavoro, collocamento e occupazione, esperienze come l'UNI DAL (mobilità) e la Lega dei giovani 285 ci spingono - dice Aurora - a cercare strade nuove per un maggior collegamento coi giovani e le donne disoccupate.
Per i problemi dell'ambiente e dell'inquinamento, la recente ingiunzione di chiusura di alcune aziende di Rho da parte del Sindaco e la revoca da parte del comune di Milano della concessione allo scarico nelle pubbliche fognature alla SIEMENS, richiede un salto di qualità. Oltre ai corsi di formazione per delegati occorre ricostruire il ciclo produttivo delle sostanze impegnate in ogni azienda e costruire la mappa dei rischi e dei danni nella zona. Il CUZ poi propone un Convegno sul degrado ambientale della zona e una campagna per l'individuazione e l'eliminazione delle sostanze cancerogene dalla produzione. Nell'ambito del territorio il CUZ intende dirigere il proprio lavoro verso i servizi socio-educativi per l'infanzia, i consultori, i servizi socio-sanitari per gli anziani (come la palazzina di Piazza Segesta a S. Siro) su cui è in programma un Convegno di zona. Da ultimo, ma
non per importanza, viene indicata da Aurora, la necessità di potenziare i servizi offerti, dalle sedi del CUZ di Rho e di S. Siro, ai lavoratori e ai cittadini: UFFICIO per vertenze e licenziamenti, per l'applicazione della legge di parità e maternità, per il lavoro a domicilio e il lavoro nero, per l'ambiente di lavoro, ecc. - SERVIZIO di consulenza fiscale PATRONATO per pratiche pensionistiche per anziani, pratiche assistenziali e informazioni sui servizi sociali di zona.
Al termine della relazione introduttiva e prima che iniziasse il dibattito è stata data la parola ai rappresentanti degli enti locali per sottolineare i legami tra il C.U.Z. ed il territorio. Hanno preso la parola il sindaco di Settimo Milanese Cazzaniga ed il vice sindaco di Rho Marinelli, mentre il saluto della Zona 19 all'assemblea è stato portato dal capogruppo del P.C.I. Calerio, che ha posto come contributo al dibattito i problemi del rapporto fra decentramento politico-amministrativo comunale, sindacati, cooperative ed organizzazioni di categoria per contribuire a individuare i bisogni sociali per definire i bilanci comunali e di zona per 1'81-83. Denunciando le difficoltà della riforma e del decentramento della macchina comunale, necessari per avvicinare ai cittadini ed ai lavoratori l'ente locale. Calerio ha altresì sollecitato il sindacato a farsi carico di sensibilizzare i lavoratori comunali e dei servizi di zona per un loro impegno in questa lotta di trasformazione.
Al termine dei lavori, protrattisi per tutta la giornata, l'assemblea ha approvato un documento con cui, rilevata la necessità di allargare maggiormente la discussione sullo sviluppo della riforma organizzativa del sindacato in tutti i luoghi di lavoro, sottolinea la funzione della struttura zonale del sindacato come organizzazione unitaria dei lavoratori basata sui delegati, la quale diventa un anello fondamentale per un effettivo superamento del patto federativo verso l'unità organica.
In relazione alla lettera inviata dal Presidente dello I.A.C.P.M. nel novembre 1980 a tutti gli assegnatari delle case popolari. le organizzazioni sindacali di Zona San Siro denunciano ancora una volta il tentativo di far ricadere sui Sindacati e sugli stessi assegnatari la pessima gestione dello I.A.C.P.M. con l'invio di lettere poco chiare e intimidatorie.
Teniamo a ribadire che i Sindacati Inquilini unitariamente hanno respinto i contenuti della delibera del luglio '80 che ha deciso gli aumenti della quota preventiva di riscaldamento da L. 4.500 al_ 6.500, contestualmente alla posizione espressa col voto contrario del S.U.N.I.A. in Consiglio di Amministrazione. È stata inoltre costituita una Commissione che sta verificando i reali costi del riscaldamento sulla base delle stagioni precedenti, costringendo il Consiglio di Amministrazione ed emettere i bollettini sulla base di L. 4.500.
Nel contempo invitiamo il Presidente dello I.A.C.P.M. Abbondanza a fare un uso migliore del denaro pubblico e, che questo non venga sperperato per inutili corrispondenze con l'utenza nel momento che è in corso la trattativa con i Sindacati. Invitiam perciò tutti gli inquilini a rivolgersi presso le sedi sindacali per aderire alla nostra lotta.
È merito storico di noi donne, attraverso i nostri movimenti, l'aver individuato che sulla subalternità sessuale è stata costruita la nostra oppressione e che su di noi si sono esercitati finora tutti i meccanismi di controllo della società patriarcale. Ed è sulla base di questa scoperta che abbiamo aperto di fronte alla società i temi della sessualità, della procreazione, della libera determinazione Ulla persona.
Abbiamo affermato il nostro diritto ad essere soggetti di sessualità senza subalternità e violenza, il nostro diritto a scegliere liberamente la maternità; abbiamo cioè affermato un nuovo concetto di sessualità come valore, liberato dalle deformazioni e dai tabù; abbiamo rifiutato la procreazione come accidente casuale e come la sola funzione che ci veniva riconosciuta e imposta, abbiamo affermato invece che dare la vita è momento troppo alto per non essere affidato interamente ad una scelta responsabile, vissuta come un impegno che ci si assume rispetto alla vita stessa. Questo era il terreno nel quale ci siamo mosse quando abbiamo affrontato la piaga sociale dell'aborto. Abbiamo voluto stanare l'aborto clandestino, mettere allo scoperto tutta l'entità e la drammaticità di questa piaga; abbiamo costretto la società ad assumersi le sue responsabilità rifiutando di essere noi e noi sole le vittime risolto rapporto sessualità-procreazione.
In questi anni abbiamo potuto constatare quali e quanti meccanismi la società ha messo in moto per rifiutare di confrontarsi con la realtà e con questi nostri valori per snaturare e frantumare il nostro obiettivo di liberazione. Oggi l'attacco si fa più aperto, più sfrontato; oggi si vuole addirittura con ben tre referendum occultare l'aborto e ricacciarci nella solitudine, nella colpa, nella vergogna sociale.
La legge 194, approvata nel maggio 1978, contiene alcuni punti che noi donne consideriamo essenziali:
non considera più reato abortire (ricordiamoci quante donne sono state carcerate per questo motivo);
riconosce alla donna il diritto a decidere la propria maternità (pur con il limite della "settimana di ripensamento");
impegna lo Stato a dare assistenza e gratuità di intervento nelle strutture socio-sanitarie; indica, nei consultori e nelle strutture socio-sanitarie, i luoghi idonei ad informare e a diffondere una contraccezione di massa,per il superamento dell'aborto stesso.
Occorre quindi sconfiggere il disegno che sta sotto le tre proposte di referendum che vogliono eliminare, in modo diverso ma egualmente negativo, la legge per la interruzione della gravidanza.
Ci sembra importante evidenziare che cosa prevedono i diversi referendum.
Nel primo referendum del Movimento per la vita (quello massimale) si nega alla donna ogni possibilità di aborto, anche quello terapeutico, con la conseguenza di non poter evitare quelle gravidanze pericolose per la vita della donna e quelle relative a rilevanti anomalie e malformazioni del nascituro.
Nel secondo referendum del Movimento per la vita (quello minimale) si chiede l'abolizione di tutti gli articoli che riguardano la possibilità di interruzione di gravidanza,
prima CfrOVW, é ',Voteir4kto
LA FUGA DEI "CERVELLI"A seguito degli articoli apparsi su "IL GIORNO" di Martedì 11 Novembre e Mercoledì 19 Novembre, in merito alla fuga di "cervelli" dall'Amministrazione Comunale, essendo dipendente di detto Comune da 24 anni in qualità di Assistente Sanitaria, vorrei puntualizzare alcune cose. Mentre trovo corretta, anche se immagino necessariamente sintetizzata, l'esposizione fatta dal Dott. Buzzi del S.E.D., non posso trovarmi concorde con l'insieme degli articoli quando si afferma che lo "scadimento dell'apparato", il "patrimonio delle capacità in assottigliamento", lo "staff dirigenziale mediocre" sono la conseguenza di "vuoti qualitativi non colmati" e degli anacronismi sindacali che hanno portato ad un appiattimento dei livelli retributivi. Infatti si ignora nella maniera più assoluta che con l'evolversi della società evolvono e mutano anche i suoi mali; occorrono perciò risposte nuove a nuovi problemi e di conseguenza sono in gioco la capacità e la volontà di superare le prassi burocratiche e funzionali del passato.
Per una corretta informazione pubblica, diciamo con tutta onestà che "prima" non andava certo tutto nel migliore dei modi!
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eccetto la possibilità di aborto terapeutico, solo nel caso di pericolo di vita della donna. Si esclude, però nei pericoli di vita della donna, le cause di origine psichica. Mantenendo valida, poi, l'obiezione di coscienza dei medici, anche nel caso di aborto terapeutico, ne consegue che la donna, in pericolo di vita, rischierebbe di trovarsi senza assistenza in questo intervento. Si prevede, inoltre, l'abolizione di ogni informazione sulla contraccezione, che oggi invece viene privista per tutte le donne che effettuano l'aborto. Inoltre il medico non è più tenuto a dare informazioni alla donna sulle eventuali malformazioni del nascituro e sulle cause che le hanno determinate, non dando così alcuna prevenzione per future gravidanze. Si tratta di nuovo di occultare il problema aborto, cancellando anche la possibilità di un superamento, nel tempo, di questo dramma, proprio attraverso una capillare e continua opera di informazione su tutti i metodi contraccettivi.
Il referendum radicale, che pur si definisce "migliorativo" rispetto alla attuale legge, di fatto va ad eliminare il diritto alla informazione, alla gratuità e alla assistenza in caso dì aborto. La società, quindi, non è più posta di fronte a questo dramma e non ha più il dovere di affrontarlo, con la conseguenza di una privatizzazione del problema. Si ripropone in pieno l'aborto di classe. Chiedendo l'abrogazione dell'au-
todeterminazione della donna ad abortire entro i 90 gg. e lasciando libertà di aborto anche dopo questo periodo, di fatto si va a raggiungere lo scopo opposto, cioè la negazione di decidere alla donna.
Più il periodo è lungo, infatti, più le pressioni, i condizionamenti, i fatti psicologici favoriscono gravidanze non volute. Infine, rimanendo l'obiezione di coscienza, senza controlli per il personale pubblicodipendente, non vi sarebbe più nessun ospedale a praticare l'aborto. Vorremmo che fosse chiaro il concetto di fondo per cui nessuna di noi è favorevole all'aborto che rimane per chi lo affronta un dramma umano molto profondo ed un trauma psicologico difficile a superarsi. Il fatto è che non si può ignorarne l'esistenza. Cancellando la legge l'aborto continuerà ad esistere in forma clandestina ed a rappresentare un lusso che poche donne potrebbero permettersi, mentre altre sarebbero costrette a pagare sulla pripria pelle l'impossibilità di procurarsi il medico di grido (che magari ore è obiettore!!) o di pagarsi la clinica all'estero. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questo problema e non si vuole obbligare nessuno a compiere scelte non desiderate; vorremmo solo non dover pagare in prima persona le scelte che altri hanno fatto per noi.
Un Gruppo di Donne della Zona 19
Vediamo: l'articolazione per Uffici dell'Ente Localeera edè impostata sulla legge del 1888; per quanto riguarda l'Ufficio Igiene, il tuttora vigente Testo Unico delle Leggi Sanitarie del 1934 ed il più recente DPR n. 264 - Art. 2 del 1961 non modificano radicalmente la Legge sopracitata ma soprattutto vincolano l'Ufficio Igiene a compiti di vigilanza e denuncia delle violazioni ai "Regolamenti" vigenti (Art. 40 del T.U.L.S.). Tuttora l'Ufficio Igiene, nella sua articolazione, è una struttura fatta dall'alto in basso per puri compiti di "controllo", con una burocrazia gerarchica ben precisa e con poteri di "capacità decisionali" riservati ai soli Uffici superiori. Gerarchia peraltro individuabile in tutte le articolazioni per Uffici dell'Ente Locale e che "assicura il controllo della classee dominante sull'intero apparato tramite il controllo sulla burocrazia centrale" (da "Il Potere Assistenziale in Italia" di Terranova -Ed. Riuniti).
L'esposizione potrebbe continuare ma anche fermandoci qui, mi sembra appaia evidente che nei "favolosi anni '60" ad un "cervello" municipale non occorrevano particolari capacità per poter assaporare il "sottile piacere del prestigio" fine a se stesso. Ma i tempi sono cambiati: i fermenti, le esigenze, la volontà di mutamento sono avanzati; Milano ha centinaia di problemi scottanti sul tappeto ed i vecchi dirigenti rimasti (con le vecchie Leggi) devono fare i conti con questa realtà. Chi di loro ha capito e cercato di riqualificare la propria professionalità è tuttora sulla breccia a battersi per un tipo di operatività diversa. Altri, vuoi per stanchezza vuoi per rifiuto di questo evolversi di cose, o abbandonano l'Amministrazione avendo raggiunto un periodo di servizio pensionabile (alcuni però continuando a fare i "consulenti esterni"), oppure continuano per forza d'inerzia la consueta "routine" di anni, abbandonandosi a patetiche ed irreali reminescenze. A questo proposito vorrei chiedere al funzionario che ripropone personaggi del passato, se
ha dimenticato le decine e decine di litri di "DDT al petrolio" e centinaia di barattoli di "Pulvis 3" distribuiti ai Servizi Medici delle Scuole periferiche di Milano, ai fini dello "spidocchiamento". E le epidemie di scabbia sempre esistite nelle comunità?! Certo, ora c'è tutta Milano (e non solo la periferia più diseredata) sotto lo spauracchio dei pidocchi, della tigna, della scabbia; mi pare evidente, però, che questo degrado igienico-ambientale non è imputabile a "dirigenze" di oggi o di ieri ma è la conseguenza delle linee politiche e tecniche dei "bei tempi andati". Altro problema spinoso è quello delle consulenze esterne; e allora va detto che l'Amministrazione Comunale vi è sempre ricorsa, anche se forse in misura minore rispetto ad oggi, visto l'aumento progressivo e l'urgenza dei problemi. E ovvia la domanda conseguente: si commissionavano le consulenze per carenza di "cervelli" o per altri motivi? Sul "pastrocchio" o "sagra delle velleità egualitaristiche" vorrei precisare che se è vero che i livelli retributivi comunali non invogliano le domande di lavoro dei nuovi dirigenti responsabili, è vero anche che non invogliano neppure nuove domande degli uomini di pulizia, se a questi è data possibilità di scelta. Posso anche condividere la dichiarazione di Castelli e Zaccagnini della CGIL Funzione Pubblica, quando auspicano l'asta dei dirigenti a suon di milioni di lire, se contemporaneamente approvano e si battono per un'asta di operai e diplomati almeno a suon di centinaia di migliaia di lire. Infatti, se con il nuovo contratto (che però non è ancora operante), il problema esiste per i dirigenti con un livello retributivo iniziale di L. 8.700.000 annue, esiste anche per il commesso, l'operaio qualificato o l'operante diplomato che sono inquadrati, rispettivamente, a livelli retributivi iniziali di L. 2.400.000, 3.372.000, 4.140.000.
Certamente i nuovi contratti dovranno rispondere a criteri più funzionali (e non solo gerarchici) se si vuole porre fine alla piaga del doppio e triplo lavoro, presente a tutti i livelli: la macchina comunale, per funzionare bene, ha la necessità che tutti i propri ingranaggi siano in piena efficienza. Un appunto però è doveroso nei confronti di questa Amministrazione: nulla, o pochissimo, è stato fatto per la riqualificazione e l'aggiornamento del personale che ha ereditato. Molto si deve ancora fare in questa direzione se veramente si vuole rinnovare e svecchiare la struttura, tenuto conto delle pressanti incombenze che piovono sull'Amministrazione Comunale. L'aumento dei livelli retributivi, da se solo, non garantisce la funzionalità e razionalità degli interventi: questi devono essere supportati da provate e controllate capacità e onestà personali. A conclusione mi si lasci esprimere una nota di rammarico per l'autore degli articoli, Wladimiro Greco. Ho avuto modo di conoscerlo ed apprezzarlo due anni fa quale professionista preparato ed obiettivo ed è per questo che oggi non so spiegarmi la visione estremamente riduttiva e semplicistica dei suoi articoli.
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Il vice sindaco on. Elio Quercioli ha ricevuto una delegazione del QT8 accompagnata dal presidente del Consiglio di zona 19 Danilo Pasquini che annunciando l'imminente consegna al sindaco di una petizione con centinaia di firme raccolte nel quartiere ha consegnato al vice-sindaco una mozione in cui si chiede: 1) di poter progettare assieme a chi di dovere il futuro assetto del monte Stella e del verde di zona; 2) di poter controllare sistematicamente gli appalti e le spese concernenti la manutenzione del monte Stella; 3) di dare l'avvio contemporaneamente a quelle manutenzioni ed a quei piccoli interventi che non precludono od ostacolino il progetto messo inseme;
4) di salvaguardare la "Montagnetta" da tutti quei pericoli derivati dalla mancanza di sorveglianza con l'introduzione della vigilanza di quartiere. L'onorevole Quercioli ha assicurato la delegazione che ogni sistemazione definitiva del monte Stella sarà discussa con il Consiglio di zona e gli abitanti del quartiere ed ha informato che le decisioni concrete sino ad ora adottate dalla Giunta comunale si muovono nella direzione indicata dal comitato di difesa del monte Stella.
La futura destinazione dell'ex Cinema Alpi di via Ricciarelli a S. Siro continua a preoccupare gli abitanti del quartiere. Come i nostri lettori già ben sanno dopo la chiusura della sala cinematografica il locale era stato ristrutturato a discoteca, che avrebbe dovuto iniziare a funzionare nel novembre del 1979. La mobilitazione dei cittadini e delle forze politiche del quartiere hanno impedito finora l'apertura di tale struttura, di cui non si sente alcuia necessità a San Siro, dove si chiedono invece luoghi di aggregazione dove potersi incontrare, fare cultura, organizzare servizi sociali. Negli ultimi tempi sono ricominciate a correre voci di una possibile apertura della discoteca, per la quale la soc. Cosmo s.r.l., che ne è la proprietaria, avrebbe richiesto all'autorità comunale il rilascio della licenza d'esercizio. Facendosi interprete delle richieste della gente del quartiere, emerse nel corso di dibattiti e da una pubblica petizione, il Consiglio di Zona 19 ha inviato al Sindaco, agli assessori al Decentramento ed allo Sport Turismo, nonchè al Prefetto, la seguente lettera firmata dal suo presidente ed approvata all'u-
CHE NE SARA' DELL'EX ALPI?
In una lettera all'amministrazione comuale il Consiglio di Zona 19 ha chiesto che si tenga conto dei pareri espressi dagli abitanti del quartiere.
nani mità nella seduta del 28 novembre scorso.
OGGETTO: Concessione di licenza per ballo e spettacoli vari alla Soc. Cosmo - Srl - via R icchiarelli 11 - (Ex Cinema Alpi).
Facendo seguito all'incontro tenutosi presso la Ripartizione Decentramento e Sport-Turismo, il giorno 13 novembre 1980; in considerazione di quanto la società Cosmo S.r.l. ha fatto pervenire successivamente all'Assessore allo Sport e Turismo e alla Presidenza di que-
NELLE CASE POPOLARI DI PIAZZA SELINUNTE
sto Consiglio di Zona, proproste ritenute non soddisfacenti a un primo esame; tenuto conto della petizione firmata da alcune migliaia d( abitanti del quartiere S.Siro in cui via Ricciarelli si trova, delle notizie apparse sulla stampa, di una opinione pubblica non favorevole e particolarmente delle precedenti posizioni assunte in merito da questo Consiglio, (assemblea popolare del 5 novembre 1979 e successivi atti Consiliari allegati); ricordato che il Cinema Alpi è l'unica struttura esistente nella Zona 19 fruibile per attività
cinematografiche e teatrali; che, il quartiere S.Siro è carente di servizi sociali, cui sta ovviando il Consiglio di Zona con propri interventi previsti dai Bilanci 1979 e 1980, ma che comunque non potranno essere fruibili prima di almeno due anni.
Si richiede
- Al Signor Sindaco del Comune di Milano, All'Assessore al Turismo del Comune di Milano, Al Signor Prefetto della Provincia di Milano.
di valutare opportunamente le questioni suindicate prima di rilasciare la licenza per ballo e spettacoli vari, facendo uso delle discrezionalità ammesse in base all'articolo 19 del D.P.R. 616/1977.
Si chiede alla SS.LL. una risposta in tempi ravvicinatissimi a quanto richiesto nella presente lettera e si dà Loro informazione che il Consiglio di Zona 19, nella seduta del 28 novembre 1980, già convocata, provvederà a ribadire ulteriormente i contenuti qui indicati. Distinti saluti
Danilo PasquiniLa questione affrontata dal Consiglio di Zona, che ha invitato lo I.A.C.P. ad esaminarla da un punto di vista non puramente burocratico. Il perché di certe resistenze.
Gli abitanti delle case popolari di San Siro, e più precisamente quelli dei fabbricati che gravano su piazza Selinunte, da anni chiedono, sinora senza successo, allo I.A.C.P. di installare degli ascensori negli edifici di almeno cinque piani più uno fuori terra. Stanchi di attendere il 28 novembre scorso hanno presentato una istanza in proposito al Consiglio di Zona 19, il cui vice presidente, il repubblicano Malusardi, si è premurato di compiere personalmente un'indagine conoscitiva in merito, presentando poi i risultati al Consiglio stesso. Accertato che si tratta di installare 33 ascensori, di cui 14 in vano scala esistente e 19 esterni negli edifici di piazza Selinunte 3 ed 11, di via Zamagna 4, di via Paravia 80, 82 ed 84 e di viale Mar Jonio 3, 7 e 9, per una spesa complessiva che dovrebbe aggirarsi sui 700 milioni di lire, l'ing. Malusardi precisa, nella sua relazione, che il 10 dicembre scorso ha
La sezione Bottini del P.C.I. ha indetto per il 10 gennaio, nei locali della sua sede in via Monreale 17 a San Siro, una festa per il tesseramento allietata da balli e musica. Si tratta di un momento di incontro tra iscritti vecchi e nuovi in un'atmosfera gioiosa, cui seguirà un altro incontro di maggior impegno politico. Difatti la stessa sezione Bottini ha già programmato per i giorni 23,24 e 25 gennaio il suo congresso annuale al termine del quale verrà eletto il nuovo direttivo che guiderà la sezione nel 1981.
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presenziato ad un incontro tra i rappresentanti degli inquilini di tali stabili ed il dr. Loverso, capo dell'Ufficio di Presidenza dello IACP di Milano, il quale ha fatto presente che l'Istituto case Popolari fruisce istituzionalmente di finanziamenti finalizzati alla costruizione di nuovi alloggi ed alle manutenzioni ordinarie e straordinarie per concludere escludendo che lo IACP possa assumersi l'onere ad affrontare la spesa per l'installazione di ascensori per quanto si riferisce alla quota di spesa relativa agli affittuari, fermo restando che i proprietari di appartamenti dovrebbero comunque assumersi in toto la loro quota spesa. L'unica possibilità, non certezza, di ottenere l'esecuzione di tali lavori sarebbe secondo quanto avrebbe detto il dr. Loverso, che tutti gli utenti interessati (affittuari e proprietari) si dichiarassero disposti a pagare in toto, sia pure in modo rateizzato, tutte le spese relati-
ve. Questa la questione vista con un'ottica puramente burocratica, ma, afferma l'ing. Malusardi nella sua relazione, la faccenda ha un aspetto politico prevalente. se è pacifico - prosegue la relazioneche per gli utenti proprietari l'onere pro-quota sia a loro totale carico, non lo è altrettanto per gli affittuari (che pure si sono dichiarati disposti a partecipare, sia pure in parte, alla spesa) in quanto l'opera una volta realizzata rimarrebbe, per quanto concerne la loro parte, di proprietà dello IACP. Vi è poi un altro aspetto da considerare: la quasi totalità dei richiedenti, abitanti nei piani alti, sono persone anziane per le quali l'ascensore diventa una necessità, per cui l'opera richiesta verrebbe ad assumere la dimensione di un servizio sociale. Attualmente-aggiunge l'ing. Malusardi - esisterebbero a S. Siro una ventina di alloggi IACP vuoti, ma situati in piani alti senza ascensore,
che, sempre secondo l'ing. Malusardi, verrebbero sistematicamente rifiutati anche dagli sfrattati. Concludendo la relazione dell'ing. Malusardi invita il Consiglio di Zona ad esprimersi in favore di un'azione politica presso l'Amministrazione comunale ed il Consiglio di amministrazione dello IACP perchè si possa stabilire una deroga ai canoni istituzionali. L'impressione è che non sia tanto per la spesa in se che l'Istituto case popolari rifiuti l'installazione delgi ascensori a S. Siro, quanto per non creare un precedente in quanto la situazione esistente nel gruppo di edifici che gravita su piazza Selinunte si ripete in altre zone. Quindi la relazione termina ponendo in evidenza l'opportunità di concertare con gli altri Consigli di zona cittadini un'azione comune tendente a sensibilizzare le forze politiche sul problema.
E.P.
La cronaca deve registrare un altro gravissimo episodio di criminalità verificatosi nel quartiere di San Siro. La sera del 9 dicembre scorso, verso le 23 e 30, quattro teppisti armati sono entrati nel "Bar 2", in via Ricciarelli 29 dicendo di cercare un "amico".
Alla risposta dei presenti che dichiaravano che la persona cercata non si trovava nel locale, uno dei quattro teppisti ha estratto una pistola ed ha esploso alcuni colpi, uno dei quali ha raggiunto ad un braccio un giovane iscritto al Circolo Lenin della Federazione Giovanile Comunista Italiana. Altre persone presenti, tra cui il barista, sono state poi brutalmente malmenate dagli amici dello sparatore. Il locale dove è avvenuta la sparatoria, ci è stato precisato da molti abitanti delle case vicine, è uno dei punti di incontro per la gente del quartiere, uno dei pochi ritrovi "puliti" e aperti fino a tarda sera, dove i giovani possono incontrarsi e trascorrere alcune ore in compagnia. Va denunciato che l'episodio si in-
questa, dotata peraltro di vasti locali, che non vengono utilizzati per scopi sociali. Nel denunciare il grave fatto i circoli Lenin e Soledad della F.G.C.I. e la sezione Bottini del P.C.I. di San Siro invitano tutti i cittadini a prendere coscienza della situazione venutasi a creare ed a partecipare alla vita democratica del quartiere, isolando e denunciando ogni atto di violenza.
CARTOLIBRERIA
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Centinaia di firme per la «Montagnetta»A S. SIRO
di Gabriele Pagani
Editrice Milano 19, pag. 180, prima ed. Novembre 1980 - L. 4.900
Siamo tra coloro che hanno un debole per questo tipo di pubblicazioni, perciò ci accostiamo all'opera prima di Gabriele Pagano con felice disposizione. Già con il sottotitolo "usi costumi leggende itinerari escursionistici e note di storia" veniamo introdotti nel vivo del discorso, e Gianni De Simoni nella presentazione ce ne dà conferma. Un discorso che, anche se localizzato in una sola delle nostre valli prealpine, può estendersi ad altre vallate ricche. non solo di bellezze naturali ma anche di storia e contenuti umani. Come lo stesso autore dichiara nella premessa, le caratteristiche peculiari della Valle Intelvi sono emerse nel corso di altre ricerche sulla dinamica della evoluzione economica in rapporto alla raltà storica della montagna italiana. Accorgendosi poi di aver riunito una somma di dati etnici di indubbio valore, li ha composti in un agile volume che ci offre una preziosa testimonianza di connotati culturali. Non vogliamo anticipare niente circa il contenuto della trentina di capitoli, perchè la lettura è tanto invitante da non richiedere sottolineature. Vi sono però alcune de-
ARTE E CULTURA SIRIO
scrizioni di località (es. l'orrido di Osteno) che sono anche uno stimolo per chi ancora non ha visitato la Valle Intelvi. Vien voglia di farvi una vacanza, tra tanti saporiti ricordi del passato, e anche per cogliere tutto quanto oggi rimane, fortunatamente. Il libro è corredato da un buon numero di foto b/nero per darci anche un'immagine visiva dei luoghi nominati, con i reperti artigianiali o artistici (era la patria dei famosi Magistri Intelvesi) e perfino neolitici, con i massi cuppelliformi.
Per la prossima edizione si potrebbe suggerire anche una succinta carta topografica, sulla quale individuare gli itinerari più appetibili, a seconda dei gusti personali. Il volume è stato adottato come libroi di lettura complementare nelle scuole della valle. Oltre che nelle librerie di Como e della stessa Valle Intelvi, il volume è reperibile a Milano alla Libreria Boccaccio in via Boccaccio 2 e presso la sede di Milano 19, in via Appennini 101/B. Ai lettori di Milano 19 verrà praticato uno sconto sull'acquisto.
8. Buttafava
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che prenoteranno il volume "VALLE INTELVI" di Gabriele Pagani direttamente presso la nostra redazione entro la fine di febbario 1981 verrà praticato uno sconto del 20% sul prezzo di copertina.
Appunti di Botanica: sesta puntata
Anche quest'anno in maggio, come negli anni scorsi, si sarebbe potuto cercare invano al Parco di Trenno qualche timida pianticella di insalata matta, il tarassaco. Questa pianta modesta, dal nome sdrucciolo poco noto, e tutt'al più accentato diversamente (è chiamata anche tarassàco)è conosciutissima e diffusissima in tutta la regione e in tutt'Italia, mentre i testi di botanica la dichiarano presente in tutto l'emisfero settentrionale del Vecchio Mondo nònchè in diffusione e .naturalizzazione in tutti i continenti, nelle regioni temperate. Nell'uso comune viene chiamata anche Dente di Leone, per le foglie puntate_ e inconfonctipili., oppure soffione, per le leggerissime palle Piumose che mostra quando il fiore giallo si trasfórma in frutto. Le specie sono una sessantina, essendo il taràssaco una pianta tipicamente polimorfa, presente in numerose varietà, la più conosciuta delle quali è il taraxacum officinale che viene raccolto in primavera, già in marzo appena spunta dal terreno o in aprle, un po' più cresciuto, per essere consumato in insalata.Euna specie spontanea, difficilmente viene coltivata come un vero ortaggio (questo avviene soprattutto all'estero) perchè pare che venga giudicata meno gustosa. Le sue radici, 'richieste in farmacia ed erboristeria, sono utilizzate per le loro proprietà amare e diuretiche. pochi sanno però che possono prepararsi in casa una bevanda ricca di principi attivi e soprattutto colagoga, cioè atta a facilitare il deflusso della bile, attivizzandola, con largo giovamento delle attività epatiche. Per questa bevanda si può far bollire una grossa manciata di foglie intere e ben lavate in un litro di acqua, per una decina di minuti. Lasciare raffreddare, colare e bere al mattino a digiuno, alla sera prima di coricarsi
Proseguendo la sua attività culturale il Gruppo Sirio ha organizzato giovedi 20 Novembre una serata di poesia dialettale e in lingua, in collaborazione con l'Ass. Regionale Pugliese, aderente alla F.I.A.R. L'incontro si è svolto presso il Circolo Culturale De Amicis, in via De Amicis 17 Milano, ed i dialetti protagonisti, nella riuscitissima serata, sono stati naturalmente il milanese e il pugliese, anzi i dialetti pugliesi, poichè sono state declamate poesie provenienti da diversi capoluoghi di provincie della Puglia, con parole che variano sensibilmente da luogo a luogo. La serata è stata introdotta, dopo la pre-
sentazione dei due presidenti delle, rispettive associazioni, dal poeta Carmelo Abaleo, che per l'occasione illustrava il volume "Dimensione donna" di Laura Pedotti. Giuseppe Martucci, direttore di Artecultura presentava Giuseppina Ajolfi, autrice di "Zoccoletti". Il critico letterario prof. Luigi Valerio commentava alcune liriche inedite di Doris Canetti Consonni, oltre che il volume "Momenti", della stessa. Il prof. Giusi Carlo Maini ha poi compiuto un excursus storico per chiarire i legami che avvicinano le genti della Puglia ai lombardi, in particolare a Milano. Questo ha permesso ai presenti di gustare
ancor più le poesie presentate, sia quelle in puro dialetto meneghino del nostro poeta di casa Angelo Tremolada detto Arcano, e le diverse liriche offertaci dalla poetessa Angela Pensato. La recitazione del Gruppo l'Istrione, con Fernanda Gadina, Lia Giaccherini, Cristina Lattaruno, Enzo Maglio, Gabriele Michelin e Mario Perego, con l'aiuto di una gentile signora pugliese puro sangue, ha dato un tocco di preziosa suggestione alla serata.
Apare in questi giorni nei supercoop la tredicesima scheda della serie 'Informatore dei Consumatori" pubblicata dall'Unidoop lombardia; scegliendo il luogo più ovvio per raggiungere i consumatori, il stipgrcoop dove:si 'fanno la spesa, la cooperativa offre, gratuitamente: -in appositi contenitori, le schede. Ogni'schedà è un capitolò a se, dedicato ad un alimento base, la raccolta completa (l'Unicoop dà anche, sempre gratuitamente un raccoglitore) costituisce una guida all'alimentazione.
Iniziata nel 1979 (una nuova scheda esce ogni 1/2 mesi), l'iniziativa è arrivata alla scheda n. 13 "I Formaggi".
Le schede pubblicate fino ad oggi sono state: Presentazione detriniziatiaa e tabelle del peso
Latte
Pane
Olio di Oliva (1)
Olio di oliva (2)
Olio di semi Burro e grassi animali
Margarina
Farina
10)Pasta
Riso
Leguminose
Ciascuna di queste schede è stata stampata in 15 mila copie, ma si sono dovute effettuare parecchie
ristampe per venire incontro alle richieste di consumatori e consumatrici che non avevano fatto in tempo a ritirare una scheda della serie prima che fosse esaurita.
Nel 1981 l'Informatore dei Consumatori" si occuperà di:
Formaggini
Uova e derivati
carne (1)
Carne (2)
Pesce fresco e conservato
Maiale e salumi
Frutta e ortaggi
2,14 .Prodotto sottovetro .ÑAltre 10 schede nel 1982 concluderanno li serie. =i:A:questa iniziativa di carattere-generale, rivolta a tutti i consumatori,_ si sono aggiunte due proposte più specifiche:
- Un corso di informazione ed educazione alimentare per gli alunni delle scuole medie inferiori (3 lezioni);
- Un corso dì informazione ed educazione alimentare per gli studenti delle 150 ore (5 lezioni).
Materiale di supporto (dispense e audiovisivi) e personale per lo svolgimento dei due corsi vengono messi gratuitamente a disposizione delle scuole o enti che ne facciano richiesta. Rivolgetevi al Settore Sociale Unicoop Lombardia.
e volendo anche durante la giornata lontano dai pasti. L'efficacia della cura è sentita immediatamente, in particolare chi soffre di disturbi infiammatori, diuretici ed intestinali. Anche cruda, in insalata nel modo più tradizionale come fosse una cicoria, l'erba del taràssaco ha una sua funzione disintossicante e nessuna controindicazione, riuscendo gradevole al palato il suo sapore leggermente amaro. r Sarà per questa sua appetibilità, sarà perchè la sua raccolta offre il destro, nelle prime limpide giornate di sole, a tranquille passeggiate nei prati incolti, fatto sta che il Parco di Trenno in primavera è setacciato mattina e pomeriggio da schiere di raccoglitori che non lasciano dietro sè un solo esemplare della preziosa piantina. Per questo motivò è difficilissimo, in maggio e giugno trovare il ben conosciuto fiore giallo a capolino, che si trasforma nel vaporoso soffione che le ha dato il nome. I raccoglitori del taràssaco sono ancora più numerosi di quelli dei funghi, sia perché tutte le annate sono buone, sia perchè qui non occorre competenza, non essendovi rischi.
Le foglie basali derìtellate, raccolte a rosetta senza fusto, sono assolutamente inconfondibili e facilmente asportabili dal terreno con tutta la piantina intera usando un temperino. Attenzione però a lasciare interrata la massima parte della radice (per chi non l'adopera) perchè queste radici sono perennanti, cioè sopravvivono ai geli dell'inverno e tornano ad offrire ogni anno le loro foglie preziose, altrimenti bisognerà attendere che i nuovi fruttucini, con il piccolo seme appeso al leggero paracadute di piuma, arrivino dai luoghi dove il taràssaco si è salvato, per dar vita ad una pianta nuova.
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Nei giorni 13 e 14 dicembvre '80, organizzata dal F.A.O. (foto Amatori Gallaratesi) si é tenuta presso il Centro Comunitario di Trenno in via Lampugnano 145, una collettiva di pittura contemporanea della S.P.A.M. di Verona, la società che cura la propaganda e il commercio delle opere d'arte prodotte da artisti portatori di handicap.
Nelle case di tutti, credo, in occasione delle festività, sono giunte alcune classiche cartoline d'auguri, con paesaggi invernali. fiori, decorazioni festose. Se non fossino sempre così perennemente distratti, potremmo leggere vicino alla firma "dipinto con la bocca" oppure con il piede. Ma non vi badiamo. Scriviamo le cartoline, le imbuchiamo, oppure le riceviamo mettendole in vista sulla mensola pensiamo "ci scrive la Gianna". Ma assieme ai saluti della Gianna sono entrati in casa nostra dei messaggi insoliti.
Sono i messaggi artistici di persone che nel comporre sulla tela quel mazzo di fiori, quella stella di Natale, quel paesaggio dalle linee fluenti, ha veramente messo l'anima, cioé tutto sé stesso.
Non sempre raccogliamo il messaggio, che per un po', o per tanto tempo sta lì nella nostra coscienza in mezzo ad altri stimoli. Poi un giorno, com'é successo a noi in questa mostra a Trenno, ecco gli "originali" di questa produzione artistica.
Ed ecco anche gli autori in persona, a smentire i soliti scettici. Sono lì, ma alcuni ne mancano perché difficilmente trasportabili o perché risiedenti in altre città, ma che si fanno vivi con la parola, come fa Luigi Calloni di Livorno che ci invia una toccante poesia ntitola-
ta "Noi fra di voi". Poiché ci é stato chiesto proprio un giudizio critico, diremo che molti di quei lavoro sono belli veramente. Non stiamo qui a valutare la difficoltà dell'esecuzione, che varia da autore ad autore. Guardiamo il risultato.
I "fiori" di Rosanna Bonora, presente in questa che é la sua prima mostra, sono identici a quelli di qualsiasi altro pittore con vocazione miniaturista. Gruppetti di fiori modesti, margherite, mughetti, papaveri o fiordalisi, stanno raccolti in delicati mazzolini ai quali dà risalto il fondo nero-fumo ottenuto dalla pittrice con un metodo segreto. Molto graziosi. Luigi Calloni (Calù) ha un piglio espressionista con ascendenti tra i macchiaioli toscani. Guerrino Scubla, Giulio Morganti, Santina Portelli si differenziano per il diverso gusto nella scelta del colore, oltre che per il disegno.
Alcuni usano tonalità squillanti e fortemente contrastante, altri ricecano impasti più affini, addolcendo le ombre, schiarendo i fondi, avvicinando le tonalità e badando che si valorizzino senza stridere.
Mario Barson, che citiamo a parte, ha una produzione molto vasta e tiene ampiamente tutta una parete. Ma di lui non é il numero delle opere che vogliamo ricordare, bensi la persona, cosi carica di umanità, di cordialità, di letizia.
Mario Barzon, ha pure scritto un libro, giunto alla seconda edizione. intitolato "Conseguenze di un sogno", e ciò conferma l'impressione di avere davanti un uomo che ha saputo trarre da un severo destino la forza per essere più che mai sé stesso.
Con al sua voce calda, dall'im-
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postazione musicale, Mario Barzon ci dà le spiegazioni più dettagliate sula mostra in generale, sul valore del sostegno offerto dalla prof.ssa Rossella Alberti che cura in via Bartolini 49 a Milano i contatti artistici di questi pittori, e alla fine ci dà spiegazioni della sua personale pittura, eseguita con la bocca, che ha avuto diversi riconoscimenti. Una natura morta ha vinto il secondo Premio a Schignano, altre opere hanno concorso in varie manifestazioni: i soggetti sono svariati, se possiamo dire la nostra preferenza citiamo i "Girasoli" anche per il modo con cui i colori legano con il fondo della composizione. Mario Barzon ha fatto diverse personali, a Milano, R ho. Castiglione Olona, Casate Novo, Merate, Nova Milanese, ecc. È un vero artista, anche nell'animo. Diamo una scorsa al suo libro, che leggeremo con attenzione al più presto, e troviamo frasi come questa: " ...Quando calava la sera ed il buio manto dava vita alla notte ...." - sembra una poesia, e pensiamo che quest'uomo, cosi limitato fisicamente da avversità inamovibi-
Un artista al mese
li, abbia con le sue qualità intellettive e con la sua sensibilità superato prove difficilissime per realizzarsi pienamente.
L'unico scultore presente, Emilio Soncin Valli, ha un bel repertorio di opere, di svariatissima scelta. Oggetti di uso quotidiano o insolito, alcuni molto originali, tutti molto curati nell'esecuzione, lo rivelano attento e capace esecutore di pregevoli opere lignee. Anche lui affronta e supera notevoli difficoltà ma nelle sue sculture di questo sforzo non vi é alcuna traccia. Questo a dire la sua notevole bra-
Nico De Marzo è da annoverare ormai tra le più belle realtà della pittura italiana contemporanea.
Nelle sue opere la stilizzazione della natura si fonde perfettamente con gli elementi figurativi per cui il pittore viene portato ad estrarre dal fatto puramente visivo una serie di emozioni coloristiche di alta suggestione.
Il suo modo di prender contatto col mondo che lo circonda e di riprodurlo sulla tela attraverso un "mosaico" di luminose tessere smaltate, non é soltanto testimonianza della lirica partecipazione dell'artista ai fatti della vita, ma anche valida espressione del suo personalissimo linguaggio pittorico. Questi suoi lavori, distillati da una succosa tavolozza ricca di accordi cromatici queste sue magnifiche "invenzioni" frutto di una inesauribile fonte di ispirazione, si traducono, per le eccezionali qualità tecniche e coloristiche dell'artista, in vera eterna poesia. Pittura di carattere "europeo" animata da intense vibrazioni inferiori, da un equilibrato senso compositivo e da un sicuro impianto plastico e formale. Queste le doti che fanno di Nico De Marzo una personalità artistica di grande rilievo, destinata ad un avvenire denso di successi e di soddisfazioni.
Lambros Dose
RICONOSCIMENTI OTTENUTI
1968 - Concorso ENAL "Antica
Valle del Po" - Medaglia d'oro.
1968 - Estemporanea a Cantalupo - Coppa "Croci Bruno".
1971 - Premio Rosetum - Targa "Ce/so Ragazzi"
1972 - Premio Rosetum - Rosa di Bronzo.
vura. La manifestazione é stata realizzata con la collaborazione dei già citati componenti del F.A.G. e del Consiglio di Zona 19 che ha messo a disposizione il locale al Centro Comunitario, facendosi anche pre sente con il presidente Danilo Pasquini e alcuni consiglieri.
Agli artisti sono state consegnte alcune artistiche targhe ricordo offerte da Amedeo Messerotti, presidente della Polisportiva Libertas.
Bruna Fusi
1972 - Concorso "La Pesca d'Oro" a Borgo d'Aie - 3" Premio ass.
1972 - Preio "A. Rossini" - 1- Premio.
1973 - Premio Nazion. SanthiàPremio acquisto.
1973 - Festa del Naviglio - 1" Premio.
1973 - Tazzinetta Benefica - 4Premio.
1973 - Luoghi e figura manzoniane - Coppa città di Milano.
1974 - Premio "A. Rossini" -Segnalazione speciale.
1974 - Festa del Naviglio - 1- Premio.
1975 - Premio Galleria.
NICO DE MARZO
Nato a Bari nel 1937 vive e lavora a Milano in via Mario Borsa 4 telefono 35.33.968
intervenire sul percorso del fiume tombinato) poiché in tal caso vi saranno convogliate tutte le acque dell'Olona, inquinate o no che siano. Da qui la necessità di costruire a monte non soltanto un depuratore, ma tutta una serie di presidi che assicurino l'immissione nell'Olona soltanto di acque pulite.
Il Consorzio per la depurazione delle acque Nord Milano (presieduto dal comunista Zelindo Giannoni) il cui compito é di occuparsi della pulizia delle acque di scarico prima che vengano immesse nei fiumi, sta gia operando per rendere pulito tutto il bacino del Seveso e dell'Olona, trovando l'appoggio del Comune e della Provincia di Milano, ma non sappiamo se nelle altre provincie, nel caso specifico quelle di Como e di Varese, vi siano organismi analoghi che operino nello stesso senso.
Da qui la decisione di aprire una vertenza con la giunta Regionale Lombarda affinché essa obblighi tutti i comuni della regione a depurare le loro acque di scarico prima di immetterle nei fiumi. Difatti che senso avrebbe depurare le acque di scarico che poniamo il comune di Legnano immette nell'Olona se questa già trasportata da nord, ad esempio da Busto Arsizio, in provincia di Varese. acque già inquinate? É quindi necessaria una vasta mobilitazione politica che obblighi la Regione ad imporre a tutti i comuni l'adozione di precisi ed efficaci strumenti di difesa ecologica perché per inquinare ci vuol poco, mentre per disinquinare ci voglio-
no tempo e denaro ed a volte non bastano. N.M.
di un blocco prismatico su base rettangolare di metri 40,50 per 54,50 con un'altezza di metri 7,75 sul livello stradale. In realtà si tratta di due edifici molto vicini per le prospettive esterne, ma ben distinti per quelle interne. L'edificio minore copre le necessità dello spettacolo. mentre quello maggiore comprenderà la biblioteca. la maggior parte dei laboratori, la sala riunioni, gli uffici gestionali, la discoteca, il bar-ritrovo, la sala giochi, i servizi tecnologici e l'alloggio del custode.
L'organizzazione spaziale del blocco è affidata a due elementi di notevoli dimensioni: un quadriportico alto due piani che circoscrive un cortile di metri 12 per 14, cui fanno capo tutte le funzioni appena ricordate, ed una corte di forma allungata, che ricorda vecchie tipologie cittadine (le casere) e che separa-collega i due corpi di fabbrica consentendo di attraversare il centro sociale da est ad ovest.
La scelta del quadriportico e della corte va intesa come risultato non di un atteggiamento formalistico, ma della volontà di acquisire al progetto elementi che tradizionalmente sono luoghi di partecipazione sociale, facilmente utilizzabili per una lunga serie di manifestazioni all'aperto.
collegare la via Gallarate con via Cefalu e via Querenghi, per entrare nel quartiere Gallaratese e raggiungere la stazione Bonola della MM. Da qui un'altra linea dovrebbe collegare piazza Bonola a Trenno passando per un'altra nuova strada (la cui costruzione e pure prevista) di raccordo con via Torrazza e via Rizzardi, da dove dovrebbe piegare lungo la via Gorlini fino a Quarto Cagnino, quindi raggiungere l'Ospedale e proseguire per il Parco delle Cave fino a Giambellino ed alla stazione ferroviaria di S. Cristoforo. Si tratta di un tragitto per il quale é necessaria la costruzione (del resto già prevista) di nuove strade per un totale di circa 1200 metri, quindi di costo non eccessivo e di possibile attuazione assai rapida. Tale proprosta è stata presentata il 15 dicembre scorso,
quattro giorni dopo l'assemblea, all'assessore ai trasporti Vittorio Korach, che si è impegnato a sottoporla all'esame dell'ufficio tecnico dell'ATM affinché ne possa iniziare al più presto la realizzazione, in attesa della quale si è anche impegnato di far studiare dallo stesso ufficio la possibilità di istituire un servizio automobilistico provvisorio di collegamento tra il quartiere Certosa-Garegnano e la stazione Lampugnano della MM. Queste assicurazioni non devono comunque indurre alla smobilitazione. I cittadini delle zone interessate devono preservare nella loro mobilitazione per evitare che intoppi burocratici possano ritardare oltre il necessario l'attuazione del progetto.
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