Fabbrica unita6

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Fabbrica Unita

PERIODICO DEI LAVORATORIDELLA REDAELLI

TAMBRONI E' CADUTO

Una lezione anche per la D.C.

Tambroni se n'è andato, l'antifascismo ha vinto.

Tambroni è stato battuto, cacciato da un così vasto movimento popolare quale da anni non se n'era visto l'uguale in Italia.

Il parlamentare democristiano (ex avvocato fascista), tornato ai suoi amori giovanili, in questi giorni aveva tentato il tutto per tutto pur di mantenere il potere coi neofascisti, sfiorando persino, con vergognosa impudenza, il limite del colpo di Stato. Ma ciò che ha costretto lui ed i suoi amici a desistere, ciò che gli ha fatto rientrare le meschine velleità da gerarchetto di provincia, è stata la chiara e decisa volontà popolare fortemente e dolorosamente espressa dai lavoratori, dagli studenti, dagli intellettuali di Genova, di Reggio, della Sicilia, di Roma, di Milano e di decine di altre grandi città, è stato il possente « No al fascismo » gridato a pieni polmoni da centinaia di migliaia di antifascisti, « vecchi » partigiani e giovani che per la prima volta forse partecipavano ad una manifestazione politica.

Questa combattività delle masse, questa maturità della classe operaia italiana, di cui anche nella nostra fabbrica abbiamo avuto un esempio

bellissimo (e non è vanagloria se ne andiamo giustamente orgogliosi) sono stati il cemento comune che ha permesso di riunificare e di rafforzare, sul piano della iniziativa politica, l'attività dei partiti antifascisti e di riaprire una prospettiva di sviluppo democratico della situazione politica.

Una nostra grande vittoria, dunque, la sconfitta di Tambroni: una vittoria di tutti gli operai e di tutti gli antifascisti ed un ulteriore decadimento politico e morale del partito della borghesia, la D.C., unica responsabile del vergognoso connubbio coi residui fascisti e dei massacri di Reggio Emilia e della Sicilia. E non bastano certamente a sollevarla dalle sue responsabilità i tardivi ripensamenti, le false professioni di fede antifascista, l'isolamento cui ha abbandonato, ultimamente il « suo » governo Tambroni.

Certo ora è prematuro un giudizio sul nuovo governo che dovrà essere formato, e che avrà validità come tale nella misura in cui- saprà ripristinare la legalità democratica apertamente violata da Tambroni, ma ciò che è opportuno sia ben chiaro è la necessità della nostra conticontinua a pagina 4

Insufficienti le offerte della direzione

per il premio

di produzione

TRA I DOVERI DEGLI OPERAI DELL' IMPRESA S. BIAGIO

C' E' ANCHE QUELLO DI DIGIUNARE ?

Nella civilissima Italia clericale, patria senza concorrenti delle più svariate associazioni assistenziali intitolate a tutti i Santi del calendario, a tutte le buone Dame dell'alta e meno alta società, in questa terra benedetta dove all'ora dei pasti puoi trovare con estrema facilità lunghe file di vecchietti in attesa della scodella di « sboba » è ancora proibito aver fame.

Di questo reato « infamante » si è reso colpevole un lavoratore di quella non meglio identificata impresa S. Biagio con séde in viale Padova 225, della quale si serve la nostra società da un po' di tempo a questa parte per determinati lavori nei periodi di fermata dei reparti.

Noi non conosciamo i termini dello accordo tra questa presunta impresa e la nostra società (è comunque certo che questi lavoratori non consumano i pasti alla mensa) non comprendiamo però come sia possibile passare alr« allontanamento dal lavoro » di un operaio per il solo fatto di aver cercato di godere di un così piccolo be-

neficio trovandosi senza soldi per soddisfare in proprio le esigenze dello stomaco. Ammesso e non concesso che questo lavoratore abbia « importunato » qualche gallonato funzionario resta il fatto che i dirigenti della S. Biagio si sono precipitati a Rogoredo e molto gentilmente (come si fa con i muli quando rifiutano di tirare) lo hanno estromesso.

Certamente il misero si è scordato il vecchio adagio (scherza con i Fanti ma lascia stare i Santi), certamente non ha pensato che oggi sono i milioni a fare i Santi e che a costoro dà fastidio il concedere anche il più misero obolo (di più non è la nostra mensa) agli sfruttati. Non ha certo pensato questo lavoratore senza un soldo che in questa civile, democratica e soccorritrice di società il chiedere cibo per un pasto gli avrebbe fatto saltare anche °parecchi pasti successivi e non ci dicano di esagerare perchè la realtà è veramente triste ed umiliante.

Questi lavoratori percepiscono 180 lire all'ora, non hanno diritto alle fe-

Non è certamente possibile pretendere che i lavoratori manifestino soddisfazione per le offerte che la direzione della nostra Società ha fatto in seguito alla richiesta da essi avanzata attraverso la C.I. per la istituzione di un premio di produzione corrispondenrie ,non hanno diritto alla tredicesima mensilità, per contro hanno parecchi continua in pagina 4

te alla reale situazione produttiva e quindi alle reali possibilità che la Società ha oggi di concedere un sostanziale miglioramento delle retribuzioni. La insoddisfazione dei lavuratori è più che giustificata per due ragioni fondamentali: la prima perchè non può che sembrare paradossale in una situazione produttiva estremamente favorevole che gli stessi padroni propagandano su scale locale e nazionale, l'offerta di quattro lire ora in aggiunta alle cinque già esistenti quale premio di assiduità sulla base di 140.000 tonn. di acciaio e di circa sessanta cent. ogni 10.000 tonn. in più di produzione. La seconda perchè tutti sanno che gli stessi industriali ammisero nel corcontinua in pagina 4

Raggiunto I accordo per la parità salariale

Si sono concluse a Milano presso la delegazione della Alta Italia della Confindustria le trattative tra la Confederazione generale dell'industria Italiana e l'Associazione sindacale Intersind da un lato e la C.G.I.L., la C.I.S.L. e la U.I.L. dall'altro, in ordine al problema della parità di retribuzione tra lavoratori e lavoratrici, nel settore industriale.

Con l'accordo di massima oggi raggiunto è stata attuata una classificazione unica del personale non fondata sulla differenziazione per sesso; essa prevede otto categorie di operai, sei categorie di impiegati e 4 categorie speciali.

I livelli retributivi di tali categorie sono stati fissati in misura tale da fare conseguire alle lavoratrici aumenti variabili dal 6 al 10° o ; a seconda delle categorie gli aumenti verranno scaglionati nel tempo in un periodo di 18 mesi attraverso accordi preventivi di settore; è prevista peraltro la corresponsione di una somma pari al 3°-e dei minimi attuali del periodo di paga in corso alla data di stipulazione dell'accordo.

L'Imponente corteo di Venerdi 8 Luglio durante lo sciopero generale di protesta contro II barbaro eccidio di Reggio Emilia. In Piazzale Loreto doveva avere luogo una Imponente manifestazione
Abbonamento annuo L. 200 - Sostenitore L. 500 Anno II n. 6 Una copia L. 20 Luglio 1960

I GIOVANI E LA RESISTENZA

Segni, Fanfani: il centro sinistra in crisi. Tambroni, presidente del consiglio, è costretto a dimettersi. Il 20 'uglio la presidenza della Repubblica designa Fanfani nuovo capo di gabinetto: la crisi parrebbe ormai risolta e ogni cosa ritornata nella regolare vita amministrativa. Contro, gli eurlatori» della piazza, contro gli agenti di fan, tomatici piani di rivolta, la D.C. rivendica la propria funzione di baluardo della democrazia: ogni questione — dicono i notabili democristiani deve essere affrontata nella sua sede naturale, il Parlamento, tutto ciò che si sviluppa per le vie e nelle piazze (anche se un intero popolo si solleva nella protesta) è indice di incomprensione democratica o peggio di volontà sovversiva dell'ordine pubblico. Ma tralasciamo ora queste situazioni, non parche abbiano importanza minore, ma parche qui ci preme di esaminare brevemente qualcosa di diverso: i giovani, le loro idee e la loro funzione alla luce degli ultimi avvenimenti. La reazione ha lanciato la sfida al Paese, e tutta l'Italia democratica si è sollevata unita nella lotta e nella protesta.

Che cosa, ci si chiede, poteva dar fiducia alcuna in una sconfitta del vecchio schieramento resistenziale? Vecchia, invecchiata e indebolita sembrava la Resistenza italiana: 13 anni di lotte dure e snervanti, una vita politica di divisione e discriminatoria potevano essere la garanzia di un simile stato di cose. Invece, Genova, Roma, Reggio Emilia, Palermo, Catania, non appena la democrazia «era in pericolo », una massa enorme, compatta di antifascisti si è lanciata con un impeto e una prontezza la cui spiegazione non poteva ricercarsi limitatamente ad un antifascismo eroico.

I giovani per primi sono entrati nella lotta, per primi sono stati uccisi. Il vecchio giudizio borghese dì gioventù « bruciata » gaudente e qualunquista è andato in frantumi, si è rotto, e la stessa nostra cieca classe dirigente ne ha dato il motivo. Coerenti ad una ripresa, che da qualche tempo ha preso il via (la Galileo, l'Alfa Romeo, la FACE ne sono alcune tappe), i giovani italiani sono entrati per la prima volta come protagonisti in una lotta nazionale, reclamando con forza la propria funzione nella vita produttiva del Paese ed i propri sacrosanti diritti in una società moderna e progressista. Queste rivendicazioni non sono ormai più patrimonio di spartiti gruppi giovanili, ma dimostrano d'essere state comprese, fatte proprie da tutta una generazione di italiani. Ma parche è potuto accadere ciò, si domandano alcuni benpensanti (che pensano male) e molti reggitori « delle magnifiche sorti » del Paese: l'assenza pressoché totale di una politica giovanile, una dura realtà di vita da affrontare, l'esempio di una amministrazione pubblica corrotta, la stampa, il cinema, la televisione, dovevano essere, secondo il piano della reazione, elementi sufficienti di corruzione. Un momento politico nuovo si è aperto, e questo parche una situazione nuova si è manifestata nello schieramento della democrazia. Le masse giovanili hanno contribuito in parte notevole a tutto questo, il loro apporto cosciente ha deciso per la prima volta, ed in modo clamoroso, nella vita italiana il futuro politico del Paese. La vecchia Resistenza, quella che aveva battuto il tedesco, si è collegata alla nuova, quella che i giovani italiani, essi stessi, hanno creato e vissuto in questi giorni, confermando il valore ideale e quindi stabile della democrazia italiana (nata dalle lotte e dallo spirito unitario del. la Resistenza) e gettando in un tempo le basi• di una prospettiva, forse ancor non del tutto chiara, che ridia pienamente alla gioventù italiana il significato di forza d'avanguardia delle libertà democratiche e del progresso sociale.

BRUNO BRAMBATI

* CRONACHE DEI REPARTI 3st

Salute in pericolo alla mensa

Un gruppo di operai ci scrive:

Ci sembra che sia ormai tempo di dire una parola chiara sulla mensa aziendale, perchè siamo convinti che le cose siano arrivate ad un punto tale per cui il continuare ad accettare di consumare vivande come quelle che ci vengono servite può diventare pericoloso per la salute di tutti noi.

Noi non siamo degli esperti in generi alimentari, vorremmo perciò sapere da chi esperto è, ed in particolare da chi acquista i prodotti per la mensa, se non gli sembra assurdo acquistare quel rivoltante impasto che dovrebbe essere cotechino, quella carne dura come suole di scarpe, quel taleggio che non è altro che pasta bianca senza alcun sapore ed in generale tutti gli altri prodotti che sembrano fatti non per nutrire ma per stroncare i lavoratori.

Ci scusino gli artefici • di « tanti » acquisti, ma, un linguaggio diverso non è proprio più possibile usare nei confronti di gente che, allegramente o per tornaconto, ci costringe a mangiare robaccia di quella specie. Il problema della qualità dei prodotti è senza alcun dubbio il più importante e deve essere risolto. Noi chiediamo che venga istituita una commissione che controlli l'attività della mensa, un controllo però che non rappresenti un alleggerimento delle responsabilità di chi regge la borsa ma che sia un reale controllo che parta dalla partecipazione della commissione all'acquisto dei Prodotti ed arrivi a controllarne la confezionatura e la distribuzione ai lavoratori.

La possibilità di bnanziare una simile attività non manca certo alla direzione che sulla mensa ha già realizzato sostenute economie con la introduzione — avvenuta alla chetichella — dello appalto. Tra l'altro bisogna dire che questa brillante operazione ha sensibilmente peggiorato il servizio a tutto vantaggio del nostro • padrone e dello appaltatore che non paga certamente salari favolosi ai dipendenti in cambio della maratona alla quale li sottopone.

In sostanza, quattro sono i punti sui quali bisogna fare chiarezza e prendere le adeguate misure: 1) Radicale mutamento della qualità dei prodotti con il controllo operaio sugli acquisti, il che significa acquistare prodotti destinati ad essere ingeriti da operai e non da animali da cortile, cambiando fornitori se occorre (a proposito, ci vuol dire la « mente » della nostra mensa dove acquista la carne? Noh sarebbe il caso di seguire l'esempio di un'altra fabbrica di Rogoredo acquistando dalla Coop. Unione o quanto meno dagli stessi produttori che servono la Cooperativa?).

2) Migliorare la confezionatura dei cibi con la istituzione di un servizio più accurato. 3) Eliminare l'appalto se lo stesso è in parte responsabile dell'attuale situazione. 4) Evitare che a conclusione del dramma vi sia la solita farsetta delle visitine delle autorità preordinate in tutti:i particolari compreso perfino il grembiule bianco per tutti gli addetti alla mensa, escluso solo il rituale: Soldato Marmittone com'è il rancio? Buono sig. Generale! Perché queste farsette non fanno ridere più nessuno anzi fanno pena e coprono di scherno chi le organizza.

tenace Pozzi caposquadra del Lamiere

Tra i benemeriti non scioperanti brilla per la sua tenacia il sig. Pozzi, caposquadra del Lamiere. Per lui ogni lotta dei lavoratori, politica o sinda-

cale che sia è sempre un fatto estraneo alla sua vita, anche se poi si guarda bene dal rifiutare gli eventuali miglioramenti dello stipendio che gli altri con i loro sacrifici hanno ottenuto anche per lui.

Se da un lato un tale atteggiamento porta i lavoratori a disprezzare chi diserta la lotta ed anzi si adopera per far compiere ai lavoratori comandati certi lavori che permettono di mandare avanti determinate produzioni, dall'altra parte non si può fare a meno di provare un reale senso di pietà per uomini che hanno abdicato nel pieno della loro vita ad ogni ideale, ad ogni assunzione di responsabilità di fronte ai problemi del paese e della società e si sono adagiati ai margini del mondo borghese nella posizione •di coloro i quali raccolto il tradizionale piatto di lenticchie non hanno più niente da dire o da fare se, non di reggere scodinzolando la coda del grasso padrone.

Un Comunioato della Cooperativa dd Unione ,,

Riceviamo dalla Cooperativa « Unione » e pubblichiamo.

Due soci della Cooperativa « Unione » inquilini dello stabile ove ha sede la Cooperativa stessa (via Frejkofel n. 2), per il loro quieto vivere, hanno fatto pressione presi') l'amministrazione dello stabile affinché venga vietato l'ingresso al cortile (dopo circa dieci anni di consuetudine) ai camions che portano i rifornimenti alla Cooperativa.

A questi « cooperatori » va il ringraziamento del Consiglio di Amministrazione per l'onere che ne deriverà alla Cooperativa per la richiesta dei permessi di sosta e per lo scarico della merce sulla strada.

E' arrivato Ober

Dalla manutenzione ci comunicano: è arrivato Ober... ovverossia il capo sono mè.

Segnaliamo alla Direzione questo nuovo acquisto come un ottimo affare; infatti il sig. Ober ha tutti i numeri per fare una rapida carriera.

Deciso e militaresco negli ordini, la penna facile nello stendere rapporti di punizione, senso di vigilanza, la più stretta, sull'operaio al lavoro.

Ha solo due piccoli difetti, il primo, quello di offendere facilmente gli operai; il secondo, quello di essere convinto che tutto il sapere umano si è concentrato nel suo cervello e che quindi l'attività, la capacità ed il lavoro altrui siano degni soltanto di commiserazione e scherno. Facciamo i nostri auguri al sig. Ober affinché possa un giorno scendere fra i comuni mortali chiedendo ed accettando con educazione la collaborazione degli operai che fra tutte è sicuramente la più onesta e disinteressata.

Alla

Un grande successo in merito al premio di produzione è stato ottenuto dopo una lunga e dura lotta condotta dagli operai, operaie, impiegate della Siemens.

Questi lavoratori si sono battuti dentro e fuori della fabbrica arrivando a manifestare le loro rivendicazioni con un foltissimo corteo che ha attraversato tutto il centro di Milano.

Questo è il testo di quanto è stato convenuto:

con decorrenza 1 gennaio 1960 viene istituito un premio SIEMENS a favore del personale della Società stessa, che troverà pratica applicazione secondo quanto disposto dalle norme di cui in appresso;

il premio complessivo annuo sarà di Lit. 28.000 la erogazione di tale importo avverrà in due rate, e cioè la prima entro il 31 luglio e la seconda entro il 31 dicembre dell'anno stesso cui il premio si riferisce; per il 1960 la prima rata

sarà di L. 16.000 e la seconda di L. 12.000; per il 1961 le due rate saranno di eguale valore, e cioè di L. 14.000 ciascuna; il premio sarà corrisposto a tutti i lavoratori in forza al momento della erogazione, e comunque assunti prima del 31 gennaio precedente, o del 30 giugno precedente, a seconda che si tratti della prima o della seconda rata; il presente accordo ha validità dal I gennaio 1960 al 31 dicembre 1961.

Superfluo ogni commento.

FABBRICA UNITA

Periodico dei lavoratori della Radaelli direttore responsabile

BRUNO CREMASCOLI

Registi-. del Trib. di Milano n. 5271 del 20 Aprile 1960

Redazione e Amministrazione Via M. Palombino, 4 Tip. Porpora - Tel. 273.071

Siemens grande successo dei lavoratori in lotta per il premio di produzione

Libri per le ferie " Il disertore „

MAURIENNE: « Il disertore » - "Nostro tempo ", pagg. 96 - L. 600 = Editori Riuniti.

Ancora un libro sull'Algeria nella collana che rispecchia i problemi più scottanti dei nostri giorni. L'editore francese avverte: « Un giorno, insieme alla posta, ci è pervenuto il manoscritto ». Non poteva essere che anonima una confessione esplosiva come quella del « Disertore »; e il governo del generale De Gaulle non poteva che tentare di sottrarla al pubblico dominio con un sequestro.

Nomi e luoghi sono spesso siglati per evitare pericolosi riconoscimenti. Ma le pagine del «Disertore» acquistano verità e forza di convinzione per ciò che rivelano, e non per la personalità di coloro che in essa si celano. Qui il problema dell'Algeria è affrontato in maniera nuova, e da un punto di vista assolutamente diverso dal solito. La guerra sanguinosa che la Francia conduce contro gli algerini non è analizzata sotto l'aspetto politico-militare o strategico, o economico-sociale, di essa parla questa volta chi è direttamente chiamato in causa, che, se non vi perde la vita, ne porterà i segni per sempre: la gioventù francese.

L'esistenza di un giovane scorre normale, tra studio e lavoro, qualche volta con interessi sociali in embrione. Un giorno arriva la cartolina per il servizio militare. In caserma la recluta ha i primi contatti con i commilitoni; mette a confronto la propria formazione con quella di giovani di altri ceti sociali, di idee diverse. Affronta finalmente la drammatica prospettiva che gli sta di fronte: parte-

cipare a una guerra colonialista contro un popolo che non odia, nelle file di un esercito sciovinista e torturatore, ma che è. pur sempre quello dei suoi padri.

Comé reagirà la nostra recluta? Il « Disertore », diario autentico e appassionato di una esperienza-vissuta descrive il cammino che porterà tre ragazzi alla scelta decisiva. Questi tre giovani, il narratore e i suoi amici Alain e Bernard, non hanno idee politiche determinate nè mature. La loro scelta è basata su comuni sentimenti di pietà cristiana o di solidarietà proletaria. Essi semplicemente rifiutano di

DIZIONARIO

trovarsi sottoposti a una pressione psicologica che potrebbe annientare la loro personalità umana e civile, e fare di loro dei criminali.

I termini pratici della scelta sono questi: partire per l'Algeria, dopo il periodo di addestramento, significa inevitabilmente partecipare ai massacri, almeno uccidere per difesa. Rifiutarsi di partire vuol dire il carcere militare.

I tre giovani rifiuteranno sia l'una che l'altra soluzione: il rischio della propria personalità come il sacrificio sterile. Diventeranno così dei disertori, abbandoneranno l'esercito e fuggiranno dalla Francia. per abbracciare la lotta clandestina a favore dell'Algeria oppressa.

La loro esperienza ha il valore di una testimonianza, interessante anche se poggiata su incerte basi ideologiche, sul problema che angoscia l'inquieta gioventù francese.

" IL VIAGGIO NELL' ANTISPAZIO "

IVAN EFREMOV: « Viaggio nell'antispazio » - "I narratori del realismo "

- pagg. 66 - L. 500 - Editori Riuniti.

Perchè un romanzo di fantascienza in una collana dedicata ai " Narratori del realismo "? Una recente antologia ha dimostrato che tale tipo di letteratura può assurgere a dignità di genere letterario. Ma basterebbe fare il nome di Verne e di altri entusiasti profeti del progresso e del trionfo della scienza per capire che una narragone fantastica può ispirarsi a un ideale di impegno umano, e non avere soltanto scopo di evasione.

«Viaggio nell'antispazio », il cui autore è noto paleontologico sovietico, è. il primo racconto sovietico di fantascienza tradotto in Italia: il lettore

vi troverà subito, nella minuta e precisa descrizione dei viaggi interplanetari, nella descrizione della vita sociale dell'epoca dell'Anello (fra diverse migliaia di anni) nel racconto degli esperimenti, talvolta drammatici, per avanzare ancora nel futuro e nello spazio, lo spirito che animava appunto i racconti di Verne, la fede nella possibilità dell'uomo, nella sua evoluzione verso la felicità e la realizzazione dei sogni più antichi. Nulla di noioso, in tutto ciò, anzi, l'avventura è tanto più emozionante in quanto non solo è fondata su scoperte reali e su previsioni fondate, ma è tutta misurata sulla dimensione dell'uomo.

ANTAGONISMO: significa « contrasto di forze opposte ». Ecco perchè si parla di « antagonismo di classe », perchè gli interessi opposti e inconciliabili delle classi (che nella società moderna si sono semplificate in borghesia e proletariato) si sviluppano in forze opposte. Gli antagonismi sorgono, però, anche nel seno della borghesia (e si chiamano « contraddizioni ») fra borghesia industriale e agraria,, fra industria pesante e leggera, fra l'uno e l'altro monopolio ecc. Sono queste interne e profonde contraddizioni della società capitalistica che ne determina la crisi.

FATALISMO: credenza che considera tutti gli eventi inevitabili, in quanto di- , pendenti dal fato, cioè da una necessità assoluta superiore alla volontà degli uomini. E' una concezione che spinge alla rinuncia all'azione.

LATIFONDISTA: chi possiede un latifondo. Il latifondo è una vasta possessione appartenente ad un unico proprietario che si disinteressa della coltivazione e del migliore sfruttamento della terra, limitandosi ad incassare le rendite.

LIBELLO! violento scritto polemico a carattere volgarmente ingiurioso.

ORTODOSSO: è chi crede secondo le dottrine della religione, chi è ossequiente ad una dottrina morale, scientifica, politica.

PAUPERISMO: deriva dal latino a pauper » -che significa povero, ed indica quel fenomeno tipico della società capitalista dell'estrema, cronica povertà in cui vivono le masse popolari.

PLEBISCITO: presso i Romani, votazione della plebe che ebbe più tardi valore di vera e propria legge. Nei tempi moderni, votazione di tutto il popolo per decisioni di somma importanza.

PLUTOCRAZIA: il potere della ricchezza. Scekresnsmo: espressione abbreviata e sintetica di un oggetto o di un concetto. Una figura schematica non rappresenta la cosa nella sua realtà ma i rapporti delle sue parti e l'interpretazione che si dà ad esse.

SOVRASTRUTTURA: ciò che si costruisce sopra. In senso proprio: ogni opera leggera costruita su una costruzione principale. In senso più largo: tutto ciò che « viene costruito sopra » la struttura economica di una data società. Così per esempio: la cultura in genere è una sovrastruttura.

OCCHIO SUL MONDO

3.000 EDIFICI IN COSTRUZIONE A MOSCA

Mosca ha notevolmente superato New York, Londra e Parigi per quanto riguarda il ritmo di costruzione edilizia. Circa 3.000 edifici vanno simultaneamente sorgendo nella capitale sovietica, scrive Ogeniok il capo architetto di Mosca Isif Loveiko.

L'articolista esprime il convincimento che più di 20,5 milioni di mq. di abitazione saranno approntate a Mosca entro il 1965. Ciò significa che la penuria di alloggi sarà eliminata prima di quanto previsto nella decisione del C.C. del PCUS e del governo adottata nel 1957.

E' attualmente in fase di preparazione un piano regolatore per il « grande Sud-Ovest », che copre una superficie di 16.000 ettari. Tutte le nuove zone di sviluppo urbanistico attorno a Mosca saranno collegate secondo un piano preciso.

7 milioni di mq. dl abitazioni — questo è il programma di costruzione per il « grande Sud-Ovest » — durante il periodo settennale che va dal 1959 al 1965— Successivamente, questo programma sarà portato a 13-14 milioni di mq. Assieme alle case di abitazione vi sorgeranno giardini d'infanzia, scuole, teatri, caffè e ospedali. -

Per quanto riguarda il problema della riduzione della densità della popolazione, Loveiko ha rivelato che il territorio di Mosca verrà portato a 82.000 ettari. Per il 1980 ogni abitante della capitale avrà in media a disposizione 15 mq. di alloggio, attorno a Mosca e appariranno diverse città satelliti.

DEPLORATE DA 342 PRETI SPAGNOLI LE VIOLAZIONI DEI

DIRITTI CIVILI DA PARTE DEL GOVERNO

Welles, corrispondente da Madrid del « New York Times » riferisce che 342 preti spagnoli hanno inviato ai loro vescovi una lettera in cui deplorano il brutale trattamento dei prigionieri politici e le violazioni dei diritti civili.

I 'sacerdoti dicono che i cittadini vengono sovente torturati nei posti di polizia, sebbene spesso siano pienamente innocenti dalle accuse loro mosse.

La lettera dice che l'attività del governo di Franco contrasta direttamente con le dichiarazioni della chiesa sui diritti naturali dell'uomo.

UNA NUOVA MINIERA DI METALLI DI FERRO INAUGURATA NELL'ANOMALIA MAGNETICA DI KURK

La miniera Mikhailovski, nell'anomalia magnetica di Kursk è entrata in attività il 20 giugno. Si tratta della quarta miniera della zona, della capacità produttiva annua di 4.500.000 tonnellate di minerale ad alto contenuto di ferro. Lo sfruttamento avverrà a cielo aperto.

Nella zona sono stati scoperti oltre 500 milioni di tonnellate di questi minerali, con un contenuto di ferro di poco inferiore ai 2/3 e non richiedenti perciò alcun speciale trattamento preliminare. Le risorse di minerali magli — quarzite ferrosa — si calcola ammontato a circa 10 miliardi di tonnellate, e sono quindi praticamente inesauribili. La prima esplosione per l'abbattimento del minerale è avvenuta il 20 giugno.

GLI OPERAI CHIEDONO MIGLIORI CONDIZIONI

DI VITA E Dl LAVORO

A distanza di qualche settimana è ora possibile un'analisi approfondita dei recenti, importantissimi avvenimenti politici. Possiamo annoverare, senza tema di smentite, gli attuali moti popolari fra i più splendidi esempi di lotta di classe che si siano avuti dalla Liberazione ad oggi. E' stata, la lotta antifascista, un'azione in cui si sono potentemente dispiegati l'intelligenza, la volontà, la passione, la rabbia per troppo tempo repressa delle masse lavoratrici italiane.

Il 1 Luglio (la cacciata dei fascisti da Genova, cioè la vittoria del popolo di Genova) è una data storica, da fissare bene nella mente, da ricordare per sempre, perchè segna l'inizio della rinascita del movimento antifascista.

Ma ciò che soprattutto mi preme, ed è necessario, mettere in risalto è il profondo contenuto economico degli avvenimenti di questi giorni; la gente, gli opep rai sono stanchi di ricevere dal padronato la carità di un salario di fame, in cambio di un lavoro sempre più estenuante, sono stanchi di essere considerati eternamente ai margini della vita sociale, di non contar nulla nella determinazione della vita politica: gli intellettuali sono stufi di una cultura che li opprime e li costringe al continuo compromesso: i giovani, gli studenti non ne possono più di una scuola che non insegna loro neppure ad essere dei buoni cittadini, di una società di cui avvertono il marcio, la corruzione, la mancanza di solide basi nel popolo.

Per questo alla lotta contro la « adunata » missina di Genova si è subito innestata la battaglia contro il governo che l'appoggiava, contro i soprusi, le violenze,

«

FABBRICA UNITA »

le illegalità di Tambroni contro il colpo di stato reazionario (non contro la Costituzione e lo Stato repubblicano come dicono i fascisti e le destre d.c.) ma anche la battaglia contro « le radici » del fascismo, che si trovano nello stesso sistema di produzione della società capitalista, causa effettiva dello strapotere politico dei monopoli, della Edison, della Pirelli, della Montecatini, della Fiat (per citare solo qualche esempio) ed anche, nella misura delle proprie possibilità, della nostra fabbrica.

Ecco la enorme importanza dello, sciopero « politico »; ecco che allora essere antifascisti significa battersi per un profondo rinnovamento della società, contro il privilegio di pochi potenti, significa in una parola battersi per la realizzazione della Costituzione. Ecco perciò anche la rabbia, l'impotenza, la violenza dei borghesi reazionari, dei padroni di fronte alla riuscita delle battaglie unitarie. Tambroni infatti, che come mai nessun altro governante democristiano era riuscito ad interpretare così bene gli interessi dei monopoli, Tambroni dunque, e questo dobbiamo ricordarcelo bene, se n'è andato perchè lo abbiamo costretto noi, perchè abbiamo combattuto uniti con slancio e con spirito di sacrificio.

Noi, operai della Radaelli, ci siamo comportati bene: abbiamo scioperato come le altre fabbriche milanesi e più delle altre fabbriche perchè abbiamo compreso l'importanza e la necessità della lotta unitaria. Ora si tratta di andare avanti uniti con la nostra azione rivendicativa per togliere sempre più terreno alla base economica della reazione, fino a farla scomparire.

Giuseppe Isellì

porge a tutti i lavoratori della Radaelli e agli abitanti di Rogoredo i migliori auguri di buone vacanze.

Le pubblicazioni riprenderanno nel mese di settembre.

ogni aumento della produzione derivante dalla introduzione di nuovi impianti non deve comportare nessun miglioramento per i lavoratori perchè non va ad essi il merito dell'aumentata produzione.

E' estremamente facile confutare una tesi di questo tipo perchè falsa ed assurda. Guardiamo al Vergella, questo reparto rinnovato a metà ha quasi raddoppiato la produzione, ebbene chiediamo agli addetti al treno « 500 » quale è-il numero dei lingotti che essi — usando la stessa tecnica di ieri — debbono lavorare percependo gli stessi salari. Domandiamo agli addetti al « 650 » del Ferri, anch'esso rinnovato a metà, se il loro lavoro è ancora quello di alcuni anni fa in tutte le produzioni, sia di bilette, di bidoni o di nastro. Domandiamo agli sbozzatori del Lamiere come vanno le cose e quali sono le pretese che ogni giorno vengono avanzate per intensificare il ritmo del loro lavoro. Questo vale per tutta la fabbrica nella quale l'orologio del « tempista » compie il suo lavoro mirante ad eliminare i tempi morti. Al di là di queste considerazioni di carattere tecnico deve essere fatta sul

problema anche una considerazione di carattere economico e sociale. Seguendo le tesi del padrone ogni progresso deve tradursi unicamente in aumento dei profitti come se i lavoratori fossero estranei a questo progresso e non invece, come in realtà sono, i primi protagonisti dello sviluppo economico e produttivo del paese. Seguendo questa tesi i lavoratori che sono i produttori di tutte le merci debbono essere esclusi dal consumo delle stesse a meno di saltare il pasto per acquistare il frigor.

Da tutto ciò appare chiaramente come la classe dirigente italiana pensosa solo dei propri interessi non abbia più nessuna funzione progressista e deve quindi cedere il passo a nuove forze capaci di condurre tutto il paese ed in primo luogo i lavoratori verso migliori condizioni di vita, di cultura e di benessere.

Su questa strada non portano le poche lirette che i padroni concedono, bisogna perciò strappare di più con la chiara coscienza che vi sono tutte le premesse per riuscirci, dalle casseforti piene del padrone alla volontà di lotta ed alla forza dei lavoratori.

Tra i dovori dell'impresa S. Biagio c' è anche quello di digiunare?

Come è possibile tutto ciò? Come è doveri compreso quello di digiunare. possibile parlare di miracolo economico? Come è possibile parlare di civiltà quando intere popolazioni sono soggette a queste barbarie? Questo è razzismo! I responsabili di situazioni di questo tipo sono dei negrieri, agiscano essi in prima persona o da manutengoli. Forse però è molto più

semplicemente fascismo, cioè roba nostrana, di quella roba che ha cercato di imporsi anche sul piano più generale nella vita della Nazione.

Di quella roba però che è destinata inevitabilmente a finire male e presto, certamente più presto e più male di quanto sperino coloro che la commerciano alla luce del sole o anche solo di contrabbando.

Una lezione anche per la D. C. nua sorveglianza, della nostra creativa presenza a tutte le iniziative democratiche, perchè non vengano ancora una volta elusi tutti i problemi politici che noi abbiamo posto e continuamente poniamo, perchè la chiara volontà di

rinnovamento così potentemente espressa dalle masse lavoratrici, non venga ancora una volta imbrigliata nelle pastoie della corruzione e del dimenticatoio così cari ai nostri governanti democristiani.

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CONTINUAZIONI DALLA PRIMA PAGINA

Insufficienti le offerte della Direzione per il premio di produzione

so delle trattative per il rinnovo dei contratti che, per determinati settori sarebbero stati possibili aumenti più consistenti. Fra questi settori non può certo essere escluso il siderurgico in quanto risulta uno dei settori più favoriti dalla congiuntura. Restando alle cifre, prendendo come base un salario di lire 50.000 mensili, le quattro lire concesse si riducono ad un aumento de111,6% e non vale certo richiamarsi alla cifra globale annua per dimostrare che sono alcune migliaia di Ire di aumènto perchè i lavoratori

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non mangiano solo una volta all'anno ma tutti i giorni e giornalmente l'aumento concesso porta nelle loro tasche la misera cifra di lire trentadue.

Evidentemente il padronato italiano, che si è rapidamente aggiornato alla realtà quando si è trattato del proprio portafoglio, è ancora profondamente legato, riguardo ai salari, ai valori di un tempo e vede le lire ingigantite nelle tasche dei lavoratori.

In realtà al fondo della questione sta l'orientamento apertamente dichiarato dal ,padronato secondo il quale

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