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IL FLORITESTO

mensile a cura delle cellule del PCI della Garzanti di Cernusco, Milano e Precotto - Anno II, maggio 1975, n. 5

Sì all'ordine pubblico, no alla demagogia elettorale di Fanfani

Alla Camera i comunisti hanno votato contro il progetto di legge governativo sull'ordine pubblico, conosciuto anche come "legge Reale".

E non certo perché pensano che non esista un problema dell'ordine pubblico in Italia e di una più efficace lotta contro il terrorismo fascista. In realtà i comunisti rifiutano quelle interpretazioni che imputano il disordine e l'inefficienza della lotta contro la criminalità in prevalenza a un difetto di leggi.

Rifiutano le impostazioni settarie o superficialmente propagandistiche. Non è la prima volta che vediamo presentare come toccasana di ogni problema misure come il "fermo di polizia", l'uso incontrollato delle armi da parte delle forze di polizia il puro e semplice inasprimento delle pene: simili proposte costituiscono una tentazione da condannare 'e sono un grave errore, da cui ancora una volta i comunisti mettono in guardia tutto il popolo perché non solo costituiscono un pericolo grave per le libertà personali dei cittadini, ma ostacolano la necessaria ricerca delle cause reali dell'attuale situazione e delle soluzioni che possano effettivamente garantire la salvaguardia della democrazia e dell'ordinato vivere civile nel Paese.

E non occorre ricordare che da Scelba in poi - cioè da trent'anni - sono democristim ni i ministri degli Interni e che quindi alla DC tocca in primo luogo rispondere delle scelte infelici, e talvolta sciagurate, degli uomini posti alla direzione dei corpi più delicati dello Stato, delle distorsioni e degli inquinamenti in essi verificatisi e già venuti alla luce, discussi e "mai" risolti per volontà politica come il SIFAR e vari scandali sulla cosa pubblica. Noi comunisti eravamo e siamo tuttora critici e severi oppositori della concezione

e della linea politica del segretario e dell'attuale gruppo dirigente della DC anche su questo nodo dell'ordine pubblico, non solo e non tanto perché non possiamo consentire a troppe disinvolte omissioni di responsabilità, ma anche perché ancora una volta si ripropone in sostanza la teoria degli opposti estremismi, posizione che punta alla esasperazione e a quello scontro frontale tra le forze democratiche e popolari, bandendo ancora quell'anticomunismo che è la radice, la causa delle cause dei mali e dei guasti di oggi.

Né ci convince l'aberrante teoria fanfaniana che l'unità antifascista porta alla confusione e alla soppressione di ogni pluralismo politico: come si spiega allora che è stata proprio quell'unità antifascista a conquistare la democrazia in Italia?

Al contrario, sfuggire all'urgenza di ricostruire un'efficace unità antifascista in nome di un-meschino calcolo elettorale significa soltanto chiudere gli occhi di fronte ai gravi problemi della società italiana, che sono poi all'origine del crescere della criminalità e dell'insorgenza neofascista.

Il Vietnam ha vinto per tutti

Il nome di Ho Chi Minh è risuonato alto e forte nelle manifestazioni per il primo maggio. L'entusiasmo dei lavoratori di tutto il mondo per la liberazione di Saigon non era determinato soltanto dalla solidarietà per un popolo che è arrivato alla conclusione della sua lotta per l'indipendenza e per la libertà, ma dalla coscienza che la vittoria definitiva del Vietnam segna un successo di portata storica per tutte le forze che si battono contro l'imperialismo.

Oggi noi tutti siamo più liberi: la sconfitta degli americani in Indocina dimostra che i rapporti di forza nel mondo si sono spostati a favore dei paesi socialisti e dei popoli del terzo mondo in lotta contro il colonialismo e il neocolonialismo, e che l'imperialismo non è più in grado di portare a effetto impunemente i suoi piani aggressivi.

Accanto all'eroismo del popolo vietnamita e alla saggezza politica dimostrata dal Fron•

te nazionale di liberazione e dal Partito del lavoro della RDV, sono stati decisiví per la vittoria gli aiuti dei paesi socialisti, in primo luogo dell'URSS e della Cina, e il sostegno attivo della classe operaia e dei democratici di tutto il mondo, che hanno isolato l'aggressore americano e hanno unito nella sua condanna un fronte amplissimo di forze, anche all'interno degli stessi Stati Uniti. La lezione del Vietnam è stata determinante per un'intera generazione di militanti rivoluzionari, che hanno compreso come a decidere lo scontro di classe sia alla fine sempre la capacità di unire tutto il popolo e di analizzare il fronte avversario, individuando il nemico principale e sottraendogli i potenziali alleati.

** In questo numero un inserto-documento della 3"media di Carugate

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IL PARTITO COMUNISTA HA VOTATO CONTRO LA "LEGGE REALE"

lettere al giornale

Caro Fuoritesto, sono uno dei tanti giovani che il 15 giugno andrà a porre la crocetta per la prima volta, e sono anche uno dei tanti che di fronte alla domanda: dove andremo a finire, non sa rispondere se non ponendosi altre domande. E' possibile che dopo trent'anni dalla Resistenza, e dopo tanti scioperi per le riforme e per un nuovo modello di sviluppo ci troviamo nella situazione attuale in cui nessuno conosce gli sbocchi e le incognite.

Le elezioni sono un momento importante per chiunque, specialmente per un giovane che si accinge a votare per la prima volta. Forse il voto su una scheda elettorale potrà sembrare un atto meno "diretto" di partecipazione, un contributo meno suggestivo di quello che si dà con la lotta sul luogo di lavoro o con gli scioperi per cambiare le condizioni generali di vita. Ma parlare di "crocetta", come hai scritto nella tua lettera, ci sembra veramente una concezione riduttiva dell'esercizio elettorale, perché si tratta di un diritto democratico e costituzionale esteso per la prima volta anche ai giovani che abbiano compiuto i 18 anni. Questo diritto è stato sostenuto in primo luogo dal PCI e dai militanti dell'organizzazione giovanile comunista che già negli anni '54-'55 avevano tra le loro proposte politiche quella del voto a diciott'anni. E' quindi un atteggiamento di fiducia verso i giovani che soffrono forse più degli altri le ingiustizie e le contraddizioni di questa società che, come dici tu, non è quella che vorresti. Certo, perché le cose cambino il voto non è sufficiente. Occorre una precisa scelta politica e un impegno quotidiano insieme ad altri giovani per uscire dal dubbio e dall'incertezza, darsi obiettivi giusti per cui lottare e anche sacrificarsi. Troverai cento risposte alle domande che ti poni assumendoti anche delle responsabilità. Una di queste è il voto che darai il 15 giugno. Possiamo solo chiederti di votare per il nostro partito.

* * *

Cara redazione, i genitori eletti nei Consigli di gestione della scuola hanno in maggioranza preso in seria considerazione la loro nuova responsabilità. Il I Circolo di Sesto San Gio• vanni, del quale faccio parte, ha svolto da

tre mesi a questa parte un'attività positiva. Innanzitutto si è dato un regolamento nell'intento non solo di anticipare quello del Ministero della Pubblica Istruzione ma di renderlo idoneo allo svolgimento democratico dell'attività del Consiglio di Circolo. Li siamo accordati inoltre sui seguenti punti, secondo noi basilari per un rinnovamento e aggiornamento della scuola italiana: 1) adozione testi scolastici: abbiamo svolto delle ricerche sui testi da adottare e abbiamo cercato di orientarci verso quei testi, in verità pochi, che intendono veramente aiutare lo sviluppo intellettivo dei bambini. E' stata data anche l'indicazione dell'eliminazione dei libri di testo, sostituendoli con la biblioteca di lavoro. 2) Valutazione degli alunni: abbiamo concordato con i docenti l'eliminazione del voto; ciò è stato accettato in maggioranza. Il voto è stato sostituito con un profilo per ogni alunno. Naturalmente come ogni nuova iniziativa rimangono aperti altri problemi: per prima cosa la pagella. Approfitto di questa mia lettera per invitare gli altri colleghi, che fanno eventualmente parte di altri Consigli, a comunicare le loro esperienze per confrontarle e avere spunti o indicazioni nella nostra attività.

Teodoro Di Matteo

Ringraziamo il collega Di Matteo e speriamo il suo invito sia accolto da altri genitori. In particolare sarebbe interessante conoscere come viene affrontato il problema della discussione e della scelta dei libri di testo, questione che è al centro della lotta sindacale e politica anche nella nostra azienda.

gli 'altri' libri

Emilio Pugno e Sergio Garavini, GLI ANNI DURI ALLA FIAT - LA RESISTENZA SINDACALE E LA RIPRESA, Einaudi (L. 2.400)

Le elezioni per la commissione interna FIAT del marzo 1955 furono un durissimo colpo per il movimento operaio italiano e per il sindacato di classe: la FIOMCGIL era precipitata dal 63 per cento al 37; la maggioranza relativa passava alla FIM-CISL che allora, insieme alla UILMUIL, era lo strumento della divisione fra i lavoratori e della politica discriminatoria e paternalistica della direzione. Il settimanale americano "Time" poteva dedicare qualche giorno dopo la copertina al-

l'immagine dell'amministratore delegato della FIAT, Vittorio Valletta, con questa didascalia: "Italia, la fortezza comunista della FIAT cade. Né Mussolini né i nazisti furono capaci di cancellare tutte le cellule rosse dalla FIAT. Valletta si."

Dall'analisi delle ragioni di questa sconfitta storica prende le mosse l'opera dei compagni Garavini (oggi segretario generale della FILTEA-CGIL) e Pugno (segretario della Camera del lavoro di Torino), composta di "appunti" e note - come gli autori definiscono i capitoli del libro - scritti "sul treno in corsa dell'impegno di tutti i giorni", per dimostrare che "bisogna imparare molto dagli anni più bui". Gli anni appunto in cui a scioperare alla FIAT erano 300 su 70.000; quando oltre 2000 quadri della FIOM furono licenziati in poco tempo; quando il sindacalismo di collaborazione con i suoi accordi separati, i premi antisciopero, la discriminazione fra lavoratori "distruttori" e "costruttori" e la persecuzione più dura contro i militanti di classe (si veda l'atmosfera da lager rievocata in appendice al libro dal diario del compagno Giuseppe Dozzo, operaio FIAT licenziato per rappresaglia nel 1958) sembravano essere passati definitivamente. Gli autori fanno rivivere la tenacia, lo spirito di sacrificio, lo sforzo di elaborazione degli operai classisti della FIAT, per resistere all'attacco padronale, per comprendere e superare gli errori alla base della sconfitta, per ricostruire l'unità dei lavoratori. Oggi, dopo la svolta del 1968, molti dei risultati raggiunti possono forse apparire scontati; ma leggendo questo libro si comprende la complessità dei problemi che si sono dovuti affrontare giorno per giorno per passare da un'azione di denuncia e di rivendicazione quantitativa (sempre battuta dalla concretezza delle pur minime concess ioni padronali) alla contestazione coerente e puntuale dell'organizzazione capitalistica del lavoro e della produzione, collegando per questa via la lotta nella fabbrica alla lotta generale per la trasformazione della società. Si comprende anche quante diffidenze si sono dovute superare e quali ardue strade si sono dovute percorrere per rimediare ai guasti della scissione sindacale e ricomporre un nuovo tessuto unitario di classe, autonomo innanzitutto dal padrone.

ERRATA CORRIGE

Nel numero di aprile l'articolo "Come si legge la busta paga", in dodicesima pagina, contiene un errore: per calcolare il valore orario della retribuzione degli impiegati, lo stipendio lordo va diviso per 170, e non per 175 come abbiamo scritto.

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Per fare il libro ci vuole l'albero

Nel 1973 si sono prodotti, in Italia, 4 milioni e 300 mila tonnellate di carta e cartoni, di cui 265.113 tonnellate per giornali quotidiani, 424.000 tonnellate per periodici e 994.000 circa per stampare e scrivere. Il resto è servito alla fabbricazione di centinaia di prodotti diversi che usiamo tutti i giorni.

Le materie prime per fare la carta sono tutte le specie di fibre vegetali: dagli alberi alla paglia, che vengono lavorate e ridotte in "paste" che le cartiere trasformano, a seconda del tipo di pasta che si ricava, in carta utile per i diversi impieghi. Ma anche gli stracci e la carta da macero, e tutti i rifiuti solidi urbani vengono "riciclati" e utilizzati. In pratica tutto può diventare e ridiventare carta, fuorché la plastica. Nel nostro paese vi sono industrie in grado di soddisfare quasi completamente le esigenze nazionali di consumo di carta. Vi è però una grave carenza per quanto riguarda le materie prime, soprattutto il legno, e le industrie che dovrebbero trasformarlo in paste meccaniche e chimiche. Basti pensare che in Italia si producono 873.611 tonnellate di "paste" contro una importazione di I milione e 442.543 tonnellate.

Importiamo anche la carta da macero

Si importa persino la cartaccia: 444.000 tonnellate nel 1973 per un valore di 22 miliardi circa.

La situazione si aggrava per quanto riguarda il legname, la cui importazione è stata pari a 917 miliardi di cui 308 destinati all'industria cartaria. Complessivamente, il deficit della bilancia commerciale riguardante le seguenti voci: legname da cartiera, paste per carta, prodotti cartari, carta da macero è stato, nei soli primi nove mesi del 1974, di 309 miliardi contro i 206 miliardi dell'intero periodo 1973. Un passivo che rappresenta il 10 per cento di quello nazionale complessivo. Se a questi dati aggiungiamo quelli che ri-

guardano l'occupazione (la metà delle 735 cartiere italiane è in cassa integrazione) e l'impegno assunto dalle organizzazioni sindacali nella "riforma dell'editoria", appare chiaro che il "piano carta" presentato di recente al governo dalla federazione CGIL-CISL-UIL e dalla federazione unitaria dei lavoratori poligrafici e cartai rè sorto dalla necessità di ricercare una prospettiva di sviluppo dell'industria cartaria e vuole dare, nel contempo, un contributo qualificato e determinante alla riforma democratica dell'informazione.

Quasi tutti i paesi hanno capito l'importanza di disporre della materia prima fondamentale, il legno, per dare corretta soluzione ai molti problemi dell'industria della carta. Conseguentemente hanno dato vita a un complesso di norme legislative per proteggere e sviluppare la silvicoltura. Esempi ci vengono dalla Norvegia, dall'Austria, dalla Svezia, dalla Francia, dalla Repubblica federale tedesca, dagli Stati Uniti, dall'URSS, dal Belgio, Spagna, Norvegia, Svizzera, Danimarca. In Italia, anche in questo campo, siamo rimasti gli ultimi.

I boschi in continua diminuzione

La nostra superficie boschiva si aggira sui 6 milioni di ettari. Duecento anni fa era di 15 milioni di ettari. Il rapporto tra superficie boscata e territorio è del 20,6 (la media europea è del 29 per cento), malgrado il nostro paese sia costituito per l'80 per cento da montagna e collina. Il rapporto tra superficie a bosco e popolazione è circa 1/3 di quello medio europeo e 1/10 di quello mondiale.

Se si fosse condotta una sana politica di forestazione, la nostra produzione di legname, soprattutto di conifere, dalle quali si ricava la cellulosa per carte più pregiate, a esempio per i libri, sarebbe stata autosufficiente.

Ogni anno gli incendi distruggono 36.000 ettari di bosco contro un rimboschimen-

to di 22.000 ettari. La produzione legnosa per uso cartario e industriale, che è stata di 8 milioni e mezzo di metri cubi nel 1962, è diminuita a 7 milioni e 300 mila metri cubi nel 1972.

Nei paesi della Comunità economica europea il consumo di carta aumenta a un ritmo del 5 per cento all'anno e la produzione, che nel 1973 è stata di 21 milioni di tonnellate, riesce sempre meno a soddisfare la domanda. E' stato accertato inoltre che il legno fornisce il 40 pér cento dell'approvvigionamento dei paesi della Comunità.

La "Proposta per la carta"

Il problema prioritario è quello di assicurare il soddisfacimento del fabbisogno nazionale di carta per i vari impieghi informativi e culturali, per sottrarci al ricatto degli industriali grafici e cartai che in questo settore vogliono mantenere una posizione di monopolio sia per quanto riguarda i prezzi della carta sia quelli dei giornali e dei libri che sono uno strumento di utilità sociale e culturale.

Da qui la "Proposta per la carta", per avviare concretamente un programma di misure regionali e nazionali che si propongono di affrontare, all'origine, le cause degli alti costi dei giornali, dei libri scolastici e dell'editoria in genere.

Le linee di intervento proposte al governo vogliono affrontare il problema in tutta la sua ampiezza: la forestazione collegata ai problemi dell'agricoltura; la necessità che il governo emani leggi per un controllo dell'importazione della materia prima; l'impegno per l'industria cartaria a capitale pubi,. blico di svolgere un ruolo preminente nella produzione di carta per uso culturaleinformativo; una politica dell'Ente nazionale cellulosa che ne faccia un ente promozionale, di ricerca e di sviluppo per l'incremento del nostro patrimonio forestale.

rios hcatiDEIR foo RISPARMIATE i FuhmyliFERIM.Q‘AST° 819 SLoDm AB 3 LA CARTA E LA RIFORMA DELL'EDITORIA

INTERVISTA A ANTONIO PIZZINATO DEL SINDACATO METALMECCANICI

Libri diversi per le 150 ore

La proposta politica dei lavoratori e dei sindacati poligrafici per la riforma democratica dell'editoria e dell'informazione ha mobilitato l'intero movimento operaio, poiché lottare per la libertà di stampa, per una informazione televisiva al servizio dei cittadini, per una diversa funzione dei libri scolastici e dell'editoria in generale significa anche conquistare spazi più ampi di democrazia e di intervento. I consigli di fabbrica della nostra azienda hanno aperto una vertenza nei confronti della direzione per nuove e diverse scelte produttive nel settore scolastico, non soltanto a garanzia dell'occupazione ma per soddisfare l'accresciuta domanda di idonei strumenti culturali che emerge dal mondo della scuola.

Abbiamo chiesto a Antonio Pizzinató, dirigente provinciale della FIOM e della FLM, di esprimerci il suo giudizio su questi temi.

I lavoratori metalmeccanici hanno sempre partecipato alle manifestazioni, ai dibattiti, ai convegni promossi dal sindacato unitario dei poligrafici sui temi della riforma dell'informazione. Pensiamo che tu possa dare un contributo alle lotte dei compagni e dei colleghi della Garzanti che leggono il nostro piccolo giornale.

Perché piccolo? In un giornale di fabbrica più che la tiratura conta la sua diffusione, la capacità di instaurare un dialogo con i lavoratori , di suscitare il confronto delle idee, di contribuire al processo unitario. E voi, che vi battete per la libertà di stampa, saprete certamente che un giornale di fabbrica, scritto da lavoratori per altri lavoratori, rappresenta la più genuina fonte di informazione, uno strumento collettivo di crescita politica e culturale.

Anch'io, quando ero un giovane operaio della Borletti scrivevo nel giornale di fabbrica che si chiamava "La Scintilla". Diventare "giornalisti", per parlare agli operai e alle operaie, agli impiegati e ai tecnici della fabbrica, dopo otto ore di lavoro al tornio o al-

la fresa, non era uno sforzo da poco e gli infortuni grammaticali e di sintassi erano parecchi. Ma eravamo puntigliosi e per evitare di farci criticare chiedevamo l'aiuto di una compagna che abitava vicino alla Borletti e che era una professoressa di italiano. Lei rivedeva i nostri articoli cercando però di lasciare intatte la spontaneità e la genuinità del nostro linguaggio operaio. Quella professoressa mi regalò una grammatica italiana (ricordo che era il 1954) che però mi servi a poco o niente.

L'esperienza fatta sul giornale di fabbrica mi è utile ancora oggi nella mia attività di dirigente sindacale e leggo sempre con vivo interesse tutte queste pubblicazioni perché mi danno la possibilità di conoscere la realtà del mondo del lavoro così corne la vivono e la sanno esprimere gli operai e gli impiegati.

I metalmeccanici sono stati i primi a conquistare le 150 ore per il diritto allo studio. Qual è il valore di questa conquista? Secondo te quale potrebbe essere il contributo specifico dei lavoratori poligrafici?

La conquista contrattuale delle 150 ore è stata realizzata nel 1972. Ma già nel 1968, per la prima volta, i tecnici e gli impiegati metalmeccanici rivendicavano il diritto all'aggiornamento professionale chiedendo di poter disporre di un adeguato numero di ore da dedicare allo studio e di una somma necessaria all'acquisto di libri. La conquista delle 150 ore rappresenta l'affermazione collettiva e non individuale non solo al diritto allo studio e all'istruzione ma anche ad un elevamento culturale. Non può quindi essere vista come l'acquisizione di un diploma per accedere alla categoria superiore, ed è inoltre una conquista assolutamente diversa da quella dei permessi retribuiti per lavoratori studenti, strappati in molti accordi aziendali e previsti anche dal contratto di lavoro dei metalmeccanici.

Il valore politico di questa conquista sta nel

fatto che una diffusa coscienza collettiva è diventata patrimonio del sindacato, che vuole affermare l'esigenza di una scuola che non emargini, che deve entrare in rapporto diretto col mondo del lavoro cambiando i suoi metodi e le sue strutture. L'esperienza positiva dei metalmeccanici va via via generalizzandosi. Certo gli ostacoli sono molti: uno fra questi, che può direttamente interessare i lavoratori poligrafici, è appunto quello degli strumenti didattici, i libri, che non possono essere gli stessi, già peraltro ampiamente contestati, usati dai ragazzi in età scolare.

Il lavoratore che "torna a scuola" ha già un bagaglio di esperienza acquisito sia nella vita sia direttamente sul luogo di lavoro. Si tratta quindi di mettere a sua disposizione strumenti culturali che partano da questa realtà, come rivendicano non solo gli insegnanti ma gli operai, gli impiegati, gli intellettuali delle case editrici e i sindacati dei poligrafici. E' questo un modo concreto di risolvere i problemi dell'occupazione nel vostro settore e di contribuire al rinnovamento della scuola dotandola di libri validi anche per i ragazzi che la frequentano, in modo tale da farla diventare centro di educazione permanente.

Leggendo l'intervista che vi ha rilasciato il dr. Livio Garzanti mi è sembrato di capire che non c'è la volontà di attuare programmi editoriali nel senso da voi rivendicato, che facciano, come voi dite, "girare le macchine" che sono ferme non solo nelle fabbriche metalmeccaniche ma anche nella vostra tipografia.

Finora alcuni insegnanti democratici, gruppi di studio hanno preparato dei ciclostila- . ti per le 150 ore o per altri corsi e seminari anche a livello universitario; sono un'esperienza positiva ma ristretta e per certi aspetti limitata ad alcuni settori o ambienti della scuola e quindi non di carattere universale. Occorrono invece libri che abbiamo una diffusione ampia, che possono diventare strumenti culturali per tutti quanti vogliano usarli.

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5000 impiegati e tecnici delle maggiori aziende metaltneccaniche milanesi sfilano nell'ottobre del 1968 per il centro di Milano.

IL FLORITESTO documenti

Una giornata in fabbrica

RELAZIONE DELLA CLASSE 3" D DELLA SCUOLA MEDIA

DI CARUGATE SULLA VISITA FATTA ALLA TIPOGRAFIA

DELLA GARZANTI DI CERNUSCO IL GIORNO 14 APRILE

La scuola italiana ignora il inondo del lavoro o ne dà una visione arretrata e inadeguata: i problemi della produzione e dell'organizzazione del lavoro nella fabbrica moderna, dell'acquisizione del progresso scientifico e tecnologico, delle nuove professioni, dell'ambiente, restano fuori dai confini tradizionali dei programmi, dai metodi di insegnamento, dai libri di testo che ancora circolano nelle elementari, nelle medie e anche nelle medie superiori.

E' in base alla falsa concezione secondo cui la scuola, come la cultura e la scienza, sarebbe una istituzione autonoma e neutrale della società, che viene di fatto nascosta agli studenti la qualità di futuri lavoratori, privandoli degli strumenti conoscitivi e operativi in grado di trasformare la realtà che la stessa scuola, così come è strutturata, vorrebbe mantenere immutabile. Giustamente quindi i lavoratori lottano perché la scuola si apra alle loro esigenze di cultura e di conoscenza, e grazie alla loro spinta innovatrice, qualcosa sta cambiando. Il documento che pubblichiamo è un esempio di come si possa insegnare e imparare in modo nuovo, di come lavorare insieme a osservare, discutere e verificare la realtà. Un metodo che non insegna a ripetere quello che è codificato nei libri di testo, ma fa prendere coscienza ai ragazzi dei problemi degli altri impegnandoli a contribuire a risolverli. Pensiamo che questo inserto, che verrà distribuito nelle altre scuole di Carugate, serva a dimostrare che cosa i suoi giovani "autori" preferirebbero ci fosse scritto nei libri che i loro amici della tipografia di Cernusco vorrebbero stampare.

La redazione

1 • IMPRESSIONI VARIE

Pietro - Per la seconda volta nella mia vita mi sono incontrato col mondo del lavoro, infatti già negli ultimi anni delle elementari ci avevano indirizzati su questi argomenti del mondo attuale, portandoci a visitare un'altra importante ditta che svolge, a grandi linee, lo stesso lavoro che svolge la Garzanti. A quel tempo eravamo andati a visitare "Il Giorno", ma avendo l'età di I1 anni e non essendo interessati come adesso ai fatti della vita attuale, avevamo percepito solo superficialmente quello che può essere una fabbrica.

Ruggero - Eravamo già andati al "Giorno" e ho notato che c'è differenza tra un po-

sto dove stampano quotidiani e uno dove stampano libri, infatti al "Giorno" c'erano macchine che alla Garzanti non ci sono.

Antonia - Abbiamo saputo che è un'azienda di 1000 persone e arriva a incassare 25 miliardi all'anno. E' l'unica azienda che produce solo libri.

2 • CIO' CHE ABBIAMO CAPITO DELLE VARIE FASI DI LAVORAZIONE

Luisa - Appena entrati ci hanno portato' al reparto composizione, dove ha inizio ogni libro. Le righe di piombo vengono impresse sulle bozze che,dopo esser state corrette, passano al reparto stampa. Qui ci so-

L'assemblea presidio dei lavoratori di Cernusco il 18 aprile indetta dai sindacati per protestare contro i gravi fatti della violenza fascista mensile a cura delle cellule del PCI della Garzanti di Cernusco, Milano e Precotto - Anno II, maggio 1975, n. 5

no due macchine diverse: la macchina tipografica e quella litografica. Per una bassa tiratura si usa la macchina tipografica, mentre per un'alta tiratura si usa quella litografica. Ci sono poi altri quattro tipi di stampatrici: la monocolore che stampa solo su un lato del foglio ed è a un solo colore; la Marinoni che stampa contemporaneamente su entrambe le parti del foglio; la "bicolore" che stampa solo su un lato ma a due colori; la Nebiolo che stampa solo su un lato ma a quattro colori.

Emilia - I colori base di un libro sono: rosso, giallo, blu e nero. Essi vengono poi mescolati per formare altri colori. C'è anche la Roto-offset, che è l'unica macchina stampatrice che stampa su delle bobine di carta e da tutte due le parti ed è più veloce della Marinoni. Le pagine stampate passano nel reparto rilegatura, dove lavorano, per la maggior parte, donne. La segnatura è impostata a 8, 16, 32 fogli bloccati su una raccoglitrice che li raccoglie automaticamente. Poi vengono cuciti e tagliati. Infine, sulla catena "Kolbus", dove vengono incollati, gli si mette la garza, il capitello e, infine, la copertina che, per essere incollata bene, sostiene sei pressioni.

Edy - Abbiamo notato che alcune macchine stampatrici venivano dall'America perché erano state "regalate" all'Italia alla fine della guerra. In questo modo l'America si è sbarazzata dei suoi vecchi macchinari e ha legato a sé l'Italia. Ci è stato anche detto che i macchinari italiani sono migliori di quelli stranieri perché sono più veloci e meno pericolosi. Quelli stranieri sono costruiti con un materiale migliore. Una delle macchine più interessanti che abbiamo visto è quella che funziona per mezzo di un elaboratore elettronico. Questa macchina è molto importante perché serve a eliminare l'uso del piombo con le sue conseguenze.

cupate. Anche questo è un•problema importante, infatti troppi uomini sono disoccupati e tutti hanno diritto a un lavoro. Abbiamo anche discusso sui Decreti delegati, che avrebbero dovuto rivoluzionare la scuola, ma che, secondo me, non hanno fatto molto bene alla scuola perché invece di far partecipare i soli genitori ai Consigli, avrei fatto partecipare anche gli alunni. Infatti è l'alunno il più interessato a questi incontri perché conosce maggiormente i problemi che più interessano la classe. Sono d'accordo nel dire che l'alunno deve rendere conto dei suoi problemi scolastici ai genitori, ma i genitori non pdtranno mai sapere tutto quello che sa l'alunno.

. Mandelli A. - Il saturnismo è una forma di malattia causata da un'intossicazione acuta da piombo e provoca dolori all'addome, paralisi, paresi e anemia. Quindi il saturnismo è una malattia molto pericolosa. Ci hanno detto che già due operai della Garzanti sono stati colpiti da questa malattia. Una cosa che io trovo giusta è che gli operai non facciano gli straordinari perché chi li fa ruba il lavoro agli altri operai. Circa il 90 per cento degli operai sono iscritti al sindacato e anche questa è una cosa giusta perché i lavoratori devono interessarsi a quelli che sono i loro problemi e devono lottare per risolverli.

Elio - Prima ho parlato della condizione degli operai nella fabbrica, meno male che a difendere i loro interessi ci sono i sindacati.

Carolla - Abbiamo visto che tra le cose che i lavoratori hanno ottenuto c'è stata anche la gratuità della mensa. Inoltre ci hanno detto che prima delle ultime lotte sindacali c'erano paghe molto differenziate, secondo il lavoro che veniva svolto: per esempio, se un operaio lavorava su una macchina a 4 colori prendeva di più di un operaio che lavorava a una macchina a 2 colori. Ci hanno anche parlato della monetizzazione della nocività.

cive, che possano mettere in pericolo la sua vita.

Pierluigi - Una volta si diceva che il iz9+e di mucca serviva a combattere il saturnismo e cosí i datori di lavoro davano ai propri operai un litro di latte al giorno, credendo di eliminare il pericolo: molte volte, invece, il latte era anch'esso causa di disturbi.

Antonio - Altro inconveniente della fabbrica è il rumore che è sparso per tutta la ditta in forma non dannosa ma nel reparto della Monofondita il rumore è talmente elevato che l'orecchio umano può resistere per due ore, al massimo tre, senza riceverne danni. Invece gli operai sono costretti a fare turni di 3-4 ore in quella sala. Lo SMAL è riuscito a migliorare le condizioni di lavoro dei tipografi contro il rumore, isolando le macchine e mettendo materiale anti-rumore.

Le mie conclusioni sono favorevoli allo SMA L poiché fa gli interessi degli operai e quindi i nostri quando entreremo nel mondo del lavoro.

Fabio - Ho notato alcuni operai che stavano a controllare i libri che passavano sul rullo trasportatore e ho chiesto loro se restavano sempre l i a ripetere gli stessi gesti. Mi hanno risposto che ogni tanto cambiano e allora ho capito quello che ci voleva spiegare il papà di una nostra compagna che è venuto a parlarci del suo lavoro: un operaio non deve fare sempre lo stesso lavoro ma deve avere la possibilità di svolgere varie mansioni per evitare la monotonia e la ripetitività.

3 • PROBLEMI EMERSI DA QUESTO INCONTRO CON IL MONDO DEL LAVORO

Pietro - Uno dei maggiori problemi che affliggono il mondo del lavoro è la parità della contingenza fra tutti i lavoratori. Questa idea mi sembra giusta; proviamo infatti a esaminare cos'è la contingenza: i punti di contingenza servono per mantenere sempre un certo equilibrio fra il salario del lavoratore e il carovita. Siccome la vita aumenta per tutti, è giusto che tutti ricevano gli stessi punti di contingenza. Secondo problema: installazione di ditte al sud per dare lavoro alle persone disoc-

Alessandra M. - Una volta, al lavoratore che lavorava in reparti dove la nocività era maggiore veniva aumentato lo stipendio, purché continuasse a lavorare anche se sapeva che ciò era dannoso alla sua salute. Adesso è entrato in funzione lo SMAL che ha raggiunto un accordo con la direzione aziendale affinché il lavoratore che lavora in determinate condizioni o con determinate sostanze nocive, come il piombo, sia sottoposto periodicamente a dei controlli per stabilire che il lavoratore non abbia nel suo corpo sostanze no-

Zanetta - Una cosa molto interessante per noi è stato l'incontro; alla fine della visita, con il Consiglio di fabbrica. Purtroppo abbiamo avuto poco tempo per discutere perché dovevamo riprendere il pullman, ma è servito a chiarire alcune cose. Ci hanno anche chiesto il nostro parere sui Decreti delegati e se usavamo, come testi scolastici, libri della Garzanti. Volevano sapere se ci piacevano, se c'era da aggiungere qualcosa. Il perché di questo è che loro vogliono fare libri diversi, che si avvicinino di più ai problemi d'oggi giorno.

Alessandra - La visita alla Garzanti ci ha reso noti i problemi che ci sono in una fabbrica, e che prima noi ignoravamo perché forse nel nostro mondo di studenti pensiamo che il lavoro non ci tocchi personalmente; invece tra qualche anno (o tra poco) noi entreremo nel mondo del lavoro.

PER UN COMUNE MODERNO E POPOLARE

STRUMENTO DI PROGRESSO SOCIALE

CENTRO DI VITA DEMOCRATICA

In campagna elettorale molti hanno l'abitudine delle promesse: tanto non costano niente!

Ci sono forze politiche abituate tradizionalmente alla più scandalosa demagogia, salvo poi dimenticare ogni cosa a elezioni avvenute e considerare i voti come deleghe in bianco per amministrare allegramente non certo negli interessi della collettività, ma secondo quelli di potentati economici, di clientele varie di gruppo e fazione.

Gli esempi non sono mancati (come non mancano nemmeno in queste elezioni). Sarebbe infatti assai interessante confrontare i programmi dei partiti nelle elezioni amministrative del 1970 e valutarli alla luce dei cinque anni successivi. Ci si accorgerebbe facilmente di una cosa: che l'unico partito che ha coerentemente lavorato per realizzare il proprio programma è stato il partito comunista. Ci si accorgerebbe che nel programma del PCI erano presenti in modo realistico tutti i temi che hanno caratterizzato la vita sociale ed economica del paese, e le soluzioni proposte allora si sono dimostrate concretamente corrette e successivamente considerate necessarie e accolte da tutti.

BILANCIO E PROSPETTIVE DI CINQUE ANNI

Gli esempi più evidenti riguardano l'edilizia economica e popolare, i trasporti (solo nel nostro programma si parlava di consorzio e si proponeva un discorso quale sostanzialmente(è stato accettato e avviato, sia pure con lentezza e carenze), l'assistenza agli anziani e la medicina preventiva, l'ecologia e il consorzio per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, la municipalizzazione del metano (che è ormai considerata da tutti necessaria e per la quale si sono ultimamente avviate perizie, questione che veniva allora aspramente criticata e rifiutata dagli altri partiti). E l'elenco potrebbe continuare.

Questi innegabili successi ottenuti dal lavoro e dalla lotta tenace dei comunisti non sono stati il frutto di miracolose intuizioni di battaglie isolate: essi sono il frutto del collegamento costante con i cittadini, con i lavoratori, con i giovani, che ha permesso di recepire le esigenze e i problemi reali, che ha permesso di discutere e chiarire gli obiettivi e le soluzioni, che ha permesso e sostenuto le lotte per realizzare tali soluzioni. Anche facendo riferimento solo a questi ultimi cinque anni di vita politica e amministrativa nel nostro comune, pensiamo sia vera l'affermazione secondo cui il partito comunista è quello che più ha lottato e proposto soluzioni per lo sviluppo democratico e per il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini di Cernusco. Non un solo giorno è passato senza che l'iniziativa politica dei comunisti si sia espressa in lotte, proposte, dibattiti, manifestazioni , azioni tese a sviluppare il tessuto civile del paese. Un enorme lavoro che ha coinvolto migliaia di cittadini, di lavoratori, di donne, di giovani, di anziani, impegnati nella grande battaglia per la trasformazione democratica e socialista del paese, per lottare contro l'arbitrio, lo sfruttamento, la corruzione, il disordine morale, sociale ed economico.

La giustezza di questa linea unitaria è stata dimostrata in non poche occasioni (come nelle elezioni scolastiche, negli ultimi atti di programmazione urbanistica ecc.).

Essa ha però trovato, e ancora dovrà trovare, aspre resistenze nel settarismo di forze gruppi che, o da posizioni di potere o da posizioni di mera protesta, non sanno ancora distinguere il bene comune dal proprio esclusivo interesse.

LA CRISI ECONOMICA E LE AUTONOMIE LOCALI

La battaglia condotta per tanti anni contro l'accentramento burocratico statale, dalle

forze autonomiste (il cui primo vero risultato fu l'istituzione delle regioni nel 1970), è proseguita in questi anni per lottare contro lo strozzamento finanziario conseguente alla cosiddetta "riforma fiscale" e contro la "stretta creditizia".

Tali provvedimenti hanno praticamente sottratto ogni autonomia finanziaria ai comuni che pure, per le inadempienze governative, hanno subito le conseguenze gravissime di un processo denso di squilibri, carenze, mancanza di servizi anche i più elementari. L'acceniramento economico e quello burocratico statale che hanno sempre allontanato dai cittadini le scelte sui problemi anche quelli più minuti e locali, hanno ridotto alivelli assai bassi le capacità dei comuni di dare risposte positive ai problemi dei cittadini e alimentato il più squallido clientelismo e corruzione tra i partiti governativi a tutti i livelli.

Il sistema fiscale dello stato centralizzatore, dichiara oggi, per bocca dei suoi ministri, il proprio totale fallimento: è la constatazione, non più occultabile,della ignobile ingiustizia fiscale.

Chi paga le tasse sono solo i lavoratori dipendenti. Sulle loro spalle grava integralmente il peso mastodontico dell'apparato parassitario e la beffa della mancanza di servizi adeguati.

Votare per il Partito comunista è oggi il modo per sostenere la necessità di una gestione unitaria dell'ente locale, è dare forza a un governo del comune che, intorno alle concrete proposte di un nuovo modello di sviluppo, sappia raccogliere tutte le forze politiche che vogliono fare riferimento ai lavoratori, alle loro esigenze, alle loro aspirazioni.

Votare per il Partito comunista significa spostare a favore di chi vive del proprio lavoro i rapporti di forza politici, significa quindi costringere tutti ad accettare di misurarsi con nuovi avanzati strumenti di democrazia, di partecipazione, di controllo popolare.

PROGRAMMA ELETTORALE DEL GRUPPO COMUNISTA DI CERNUSCO SUL NAVIGLIO
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cronache aziendali Litografi in legatoria

Pubblichiamo la testimonianza e u,n primo giudizio personale del compagno Carlo Beretta sulla mobilità in tipografia.

Dal primo di aprile si è dato il via alla mobilità del reparto litografia che è stata accettata da quasi tutti i lavoratori, per quelle poche garanzie date dalla direzione (che allora sembravano tante) e per paura della cassa integrazione.

Passano i giorni, e vedendo che il lavoro non manca e che se ne potrebbe trovare ancora, sono certo che tutto ciò è stato fatto per smaltire il lavoro accumulato in legatoria e per creare un'atmosfera di confusione fra i lavoratori. I lavoratori della lito perciò si domandano se questo trasferimento sarà l'ultimo, e se la direzione sarà in grado di procurare il lavoro per tutto il reparto con libri nuovi e col "conto terzi".

Però i lavoratori che già hanno fatto il periodo di permanenza in legatoria hanno capito e vissuto le fatiche della catena di montaggio e della legatoria in generale ed è certo che i litografi non criticheranno più i lavoratori della legatoria, e la stessa cosa farebbero i legatori se venissero- nel reparto lito, perché non tutti i litografi stanno "appoggiati al tavolo". In questa mobilità i lavoratori della lito hanno trovato un inserimento nella legatoria facilitato dai compagni di lavoro.

Noi litografi ci lamentavamo dei nostri capiturno perché non curavano tanto il lavoro ma curavano i lavoratori, mentre i capi della lito sono un po' cambiati in legatoria persiste questo sistema di curare i lavoratori. Un ragazzo si è fermato a parlare con dei compagni di lavoro, quando tutto a un tratto arriva il capoturno serale e lo caccia via in malo modo: questo non mi sembra giusto perché un litografo che ha lavorato due settimane in legatoria si è fatto degli amici e, anche se è tornato nel suo reparto, è normale che questo rapporto continui, senza dare fastidio a nessuno, perché anche se si ferma un attimo a parlare le macchine girano lo stesso.

Un'altra cosa ho notato in queste due settimane: che i delegati si interessano di problemi giusti, e forse troppo grandi, ma non portano avanti quei piccoli problemi che rafforzerebbero l'unione fra i lavoratori e la fiducia nel delegato; ad esempio, una maggiore comunicabilità e la necessità di organici fissi au di una macchina

(ma anche da parte dei lavoratori di quella macchina una volontà più ferma perché questo organico venga rispettato ). Il reparto meno sindacalizzato era la lito; noi abbiamo imparato molte cose dai lavoratori della legatoria però abbiamo notato che vi manca il coraggio di organizzarsi e portare avanti i loro diritti.

Mensa: buono non restituito pasto addebitato

Come ognuno ha potuto constatare, nella retribuzione dello scorso mese di aprile vi è stato un cambiamento nel conteggio della voce "mensa". Questa modifica è dovuta all'attuazione del decreto ministeriale del 30 luglio 1974 - pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 17.12.74 - col quale il Ministero del lavoro e della previdenza sociale ha stabilito, al fine del calcolo dei contributi, che il valore convenzionale del pasto, quando la mensa è corrisposta in natura, è determinato in lire 190.

.A seguito di ciò nella busta paga troviamo, sia in dare che in avere, la somma corrispondente ai pasti realmente consumati (es. lire 190 per 20 pasti, pari a lire 3.800). Di conseguenza, l'indennità sostitutiva mensa (che è di lire 1.000 per i lavoratori di via Spiga e Precotto, e di lire 2.600 per quelli di Cernusco) verrà corrisposta diminuita dell'importo relativo al numero di pasti consumati (importo che in via Spiga e a Precotto è di lire 10 e a Cernusco di lire 15 a pasto). Secondo questo nuovo conteggio, è necessario ricordarsi di restituire all'ufficio personale i buoni relativi ai pasti per qualsiasi motivo non consumati (ferie, malattia, permessi ecc).

A metà strada il "piano" terminali

A proposito dei terminali, scrivevamo che l'adozione di questi nuovi mezzi tecnologici avrebbe agito nel profondo della organizzazione della Garzanti. Infatti, a distanza di sei mesi, quando ancora non è completata la riorganizzazione del primo ufficio, siamo informati che il processo prosegue nei reparti codifica e perforazione. In questi due uf-

fici, almeno a quanto è stato detto dalla direzione, l'installazione dei video-terminali prevede la riformulazione dell'attività esistente, e, in aggiunta a questa, altre che sono ora svolte in diversi uffici (amministrazione clienti privati, contabilità a librai, ufficio commerciale).

Considerando ora a un livello più generale le innovazioni tecnologiche, deduciamo che l'apparato industriale italiano, se non vuole perdere la posizione che occupa negli attuali rapporti economici, deve abbandonare la tradizionale mentalità e rinnovare le sue capacità di gestione.

Anche alla Garzanti è preteso questo: devono essere superate concezioni, che forse in epoche passate potevano risultare valide, e che vedevano i diversi settori dell'azienda non sempre orientati in modo coordinato, ma addirittura in concorrenza e funzionanti come corpi separati. Alieni da pregiudizio, alla meccanizzazione della produzione riconosciamo una portata positiva; stiamo ancora osservando che questa porta l'uomo a liberarsi dai lavori più ripetitivi e vedere ridotti i rischi per la propria salute. Ma poiché conosciamo che il disegno padronale punta sempre all'aumento della produttività a spese dei livelli occupazionali, lasciai, do magari inalterata la produzione, è nostro compito "fare salva" l'attenzione critica e imporre sempre una trattativa che persegua: l'obiettivo della dilatazione della base produttiva,e la qualificazione dei lavoratori. L'incontro di fine maggio fra direzione e consiglio d'azienda, come previsto dagli accordi, costituirà terreno di confronto: l'azienda potrebbe dimostrare che un salto di qualità, come sopra noi indicavamo, lo sta compiendo.

Una cosa comunque è certa: i lavoratori vogliono che a quell'incontro non siano ripetute confessioni di buone intenzioni, o imprecisabili iniziative, ma conoscere se c'è una programmazione che tenga conto di tutti gli apparati dell'azienda.

A Cernusco funziona l'INCA

Presso la tipografia di Cernusco funziona da circa tre anni un servizio di patronato INCA (istituto nazionale confederale assistenza) della CGIL per portare a termine molte pratiche a favore dei lavoratori.

Questa attività è svolta da una compagna,

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che risponde del suo lavoro alla locale sezione dell'INCA ed è in stretto contatto con il CdF. Le principali operazioni riguardano: ricupero contributi figurativi di malattia, infortunio, gravidanza (periodo obbligatorio e facoltivo); accertamenti e controllo dei versamenti assicurativi, conteggio del valore pensionistico, pratiche per ottenere la pensione, versamenti volontari, assegni famigliari ecc.

La responsabile aziendale dell'INCA, per svolgere il suo lavoro, dispone di circa 250 ore all'anno, ed è in costante contatto con i lavoratori e quindi riesce a concludere un lavoro molto utile.

Se oggi abbiamo un nuovo diritto di famiglia, se si è raggiunto un approdo unitario con il consenso di tutti i partiti democratici, se finalmente esiste una legge adeguata alle esigenze dei cittadini che innova profondamente la normativa sui rapporti fra i coniugi (potestà dei genitori, residenza dei coniugi, cognome della moglie, ecc.), sul riconoscimento dei figli nati fuori del matrimonio (parità fra i figli naturali e i figli legittimi), sul regime patrimoniale (comunione dei beni, riconoscimento del lavoro domestico), sulla separazione (abolizione della separazione per colpa), il merito va attribuito alla forza e all'ampiezza

del movimento che si è sviluppato nel paese, alla presa di coscienza delle donne culminata nella grande manifestazione indetta dall'UDI a Roma e all'azione coerente e costante dei parlamentari comunisti e socialisti.

Per quanto importante e attesa una legge non può però risolvere tutti quei complessi problemi della famiglia e della donna che hanno le radici nelle strutture della società; essa è però la base indispensabile perché altre conquiste diventino possibili. Abbiamb ottenuto una riforma, continuiamo la battaglia per altre riforme, per nuo, vi traguardi democratici.

cosa succede nel mondo

NUOVO DIRITTO DI FAMIGLIA

LUI E LEI PIU' UGUALI DI PRIMA

Il nuovo diritto di famiglia è finalmente una realtà: il 22 aprile è stata approvata in via definitiva dalla Camera la riforma che introduce nella legislazione familiare le indicazioni troppo a lungo rimandate della nostra Costituzione repubblicana. Nella vecchia legislazione la famiglia aveva una fisionomia che, per certi aspetti, si può definire antidemocratica. La Costituzione afferma che tutti i cittadini sono uguali, senza distinzione di sesso,che lo Stato protegge la famiglia, che la Repubblica italiana riconosce la funzieme sociale della maternità, che tutti i bambini italiani hanno diritto a un minimo di cure e di protezione da parte della società. Queste affermazioni avrebbero dovuto essere tradotte in misure concrete già trent'anni fa. Se tanto tempo è passato, qualcuno deve averne avuto la responsabilità.

Fin dall'inizio la D.C. ha mostrato la sue due tendenze ricorrenti, quella conservatrice e quella avanzata, quella integralista e quella pluralistica; ma nei fatti, di legislatura in legislatura, è riuscita a far prevalere la conservazione e l'ipocrisia, rifiutando di affrontare chiaramente e democraticamente la discussione sulla famiglia nuova. La D.C. usando la tattica del rinvio, la linea del non vedere e del non fare, è riuscita cosi per tanti anni a bloccare ogni tentativo di riforma. E' scandaloso che poi osi parlare di valori da difendere e di famiglie da salvare.

FORD CORRE IN AIUTO A FRANCO

Nel suo prossimo viaggio in Europa il presidente degli USA Ford ha annunciato che visiterà oltre ai paesi della NATO anche la Spagna di Franco. Evidentemente l'appoggio ai regimi più squalificati e vacillanti è diventato un vizio incorreggibile per gli americani. Ma noi pensiamo che anche in Spagna si troveranno di fronte ad amare sorprese come in Grecia e in Portogallo.

Le basi del franchismo diventano ogni giorno più fragili, minate dalla lotta della classe operaia e dalla crescente unità delle forze di opposizione, raccolte nella Giunta democratica. L'anno scorso in Spagna si sono avute oltre un milione di giornate di sciopero, nonostante che lo sciopero stesso fosse considerato un reato; la decisione del regime di ammettere in qualche modo limitate forme di sciopero appare cosi un sintomo di debolezza piuttosto che di liberalizzazione.

Come ha detto in una recentissima intervista il segretario del partito comunista spagnolo Santiago Carillo: "Il processo in corso -mi rende profondamente ottimista. Qualunque cosa possa produrre l'avvenire lontano, in termini ravvicinanti la Spagna conoscerà un cambiamento democratico".

ANCHE IL LAOS VERSO LA PACE

La vittoria del popolo vietnamita ha sbloccato la situazione in tutta l'Indocina. Anche il Laos sembra definitivamente avviato verso la pace e la vittoria delle forze patriottiche. I ministri e i generali reazio-

nari più compromessi con gli USA sono stati costretti a dimettersi, e il primo ministro, il neutralista principe Suvannafuma, ha espresso la sua adesione alla "spinta irresistibile dei popoli verso mutamenti auspicabili e necessari, verso nuove forme di relazioni fra le classi".

E' questo un importante successo del Fronte patriottico Lao che per lunghi anni ha combattuto un'aspra guerra contro le forze reazionarie laotiane e l'intervento americano, che con feroci bombardamenti aveva l'esplicito scopo di "ricondurre il Laos all'età delle caverne" pur di sconfiggere il popolo di quel paese.

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Un soldato del Fronte patriottico Lao.

OGGI 15 MAGGIO SCIOPERANO I QUOTIDIANI

Oggi non sono in edicola i quotidiani. Concordiamo pienamente con gli obiettivi della FULPC e della Federazione nazionale della stampa a sostegno della lotta dei tipografi e dei giornalisti della "Gazzetta del popolo", che da nove mesi autogestiscono il loro giornale contro i piani di lottizzazione della stampa mes si in opera dalla DC, e per una reale riforma dell'editoria quotidiana.

LA COLOMBI NON DEVE CHIUDERE

Una delegazione dei Cdf di via,Spiga e di Cernusco ha partecipato all'assemblea che la Colombi ha tenuto il 12 aprile. Il Poligrafico Colombi è un'azienda di 320 dipendenti e lavora esclusivamente per conto terzi. La mancanza di programmazione, l'assenza di un'analisi delle possibilità del mercato hanno costretto l'azien da a chiedere l'amministrazione controllata e la cassa integrazione. E questo perché non si è voluto ascoltare le proposte del Cdf che da tempo aveva chiesto una produzione più qualificata culturalmente. Il Cdf della Colombi ha aperto l'assemblea a tútte le forze politiche poiché esse possono dare un importante contributo alla risoluzione déi problemi aziendali, appoggiando la richiesta che il 20 giugno il tribunale decreti la continuazione dell'attività della Colombi.

Eletta la segretaria della cellula di Precotto

"Alcuni si possono domandare che necessità vi può essere di costituire l'organizzazione del partito sul luogo di lavoro, quando esiste già il Consiglio di fabbrica. Il compito del PCI è quello di saper affrontare e risolvere tutti i problemi dei lavoratori e quindi la sua presenza in fabbrica è decisiva. Per sua natura il nostro è un partito di massa e di combattimento che costruisce un rapporto diretto con i lavoratori partendo dai problemi più immediati per inquadrarli nella più generale politica per la trasformazione democratica della società. Ai comunisti quindi non spetta di dare ordini al sindacato; il loro compito è quello di far emergere fra i lavoratori nuovi orientamenti corrispondenti alle esigenze della lotta sociale e politica contro il fascismo e per la costruzione di una società socialista cenguistando a questa causa la maggioranza dei lavoratori."

E' stato questo il punto centrale della relazione introduttiva della compagna Zaira Galimberti al congresso costitutivo della cellula del PCI del centro meccanografico di Precotto. Al congresso tenutosi il 12 maggio, hanno partecipato insieme con i compagni, che hanno già fatto un reclutato, alcuni lavoratori di Precotto oltre a una numerosa rappresentanza delle cellule di Cernusco e di Milano.

Tutti gli interventi hanno ribadito come il partito deve rappresentare soprattutto una forza di unità tra i lavoratori e come la costituzione di una nuova cellula a Precotto non costituisce solo un successo dei comunisti della Garzanti, ma rafforza la presenza del PCI nel settore dell'Informazione, contribuendo alla lotta per la riforma democratica dell'editoria.

Segretaria della cellula è stata eletta all'unanimità la compagna Zaira Galimberti.

Un cumulo di ingiustizie

Il "libro bianco" che il ministro delle finanze, Visentini, ha presentato al Parlamento è un documento agghiacciante: una confessione di inefficienza, paralisi e ingiustizia che basterebbe da sola a squalificare chi ha retto finora le sorti dei governi del nostro paese.

- Non sono state neanche verificate 9 mi-

lioni e 600 mila dichiarazioni dei redditi relativi agli ultimi quattro anni. Ciò significa che da quattro anni si è praticamente rinunciato a controllare e a perseguire le evasioni.

- Circa 3.000 miliardi già accertati e dovuti non vengono iscritti al ruolo acausa del sovraccarico che blocca gli uffici. Quindi non viene fatto pagare neppure chi già si sa che dovrebbe pagare.

- Non sono state introdotte nel catasto 3 milioni e 400 mila volture per terreni e 2 milioni e 100 mila per fabbricati. Nel settore delle dogane vi sono 12 milioni di documenti arretrati da esaminare.

- Le pratiche del "condono" fiscale, che avrebbe dovuto servire a far affluire rapidamente migliaia di miliardi nelle casse dello stato, sono arenate. Ci sono 3 milioni e 300 mila pratiche ancora da esaminare.

Per l'IVA sono inevase negli uffici complessivamente 2 milioni e 762 mila pratiche.

Una catastrofe spaventosa. Lo stato italia, no non è capace di incassare.

Il fatto paradossale è che nonostante questa paurosa paralisi il fisco ha incassato nell'ultimo anno circa 2.000 miliardi in più di quanto si prevedesse. E' successo che la massa dei lavoratori che vivono di un salario o di uno sti pendio, e perfino i pensionati, hanno pagato le imposte lira su lira, inesorabilmente. Lo stato dunque da questa parte ha rastrellato tutto quanto poteva, e anche più di quanto si aspettasse, con l'aiuto dell'inflazione. Chi invece non ha pagato, non sta pagando, o sta pagando molto meno del dovuto, sono come al solito i ricchi, sono coloro le cui dichiarazioni dei redditi andrebbero accuratamente controllate.

Tutto questo dimostra più che a sufficienza ciò che noi abbiamo subito denunciato: e cioè che il polverone improvvisamente sollevato da Fanfani sulla questione del "cumulo" ha avuto lo scopo di coprire ben più ampie e generali ingiustizie fiscali. Il "cumulo" è problema grave, una ingiustizia in più da sanare, e sulla quale i comunisti hanno avanzato concrete e attuabili proposte a vantaggio dei lavoratori. Ma trent'anni di gestione democristiana del governo (con la cooperazione di alcuni ministri socialdemocratici) hanno creato in Italia un meccanismo fiscale tra i più turpi del mondo. Lor signori ringraziano. Tanto c'è chi paga, direttamente dalla busta paga o dal libretto di pensione.

supplemento a 'Milano Oggi'

Stampato in proprio a cura delle cellule del PCI della Garzanti

Via C. Balconi 34, Cernusco sul Naviglio

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FANFANI E I CUB
"Sei tram non escono io prendo più voti."

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