La nascita e il perchè della nostra sezione
Abbiamo avviato in questi ultimi tempi, all'interno delle cellule dell'Unità e della TEMI, una discussione sul significato e sui possibili obiettivi della nostra iniziativa politica.
Abbiamo cercato di compiere una analisi severa, le cui conclusioni possono risultare assai ovvie: non siamo riusciti a rispondere a molti dei compiti che ci si potrebbero attribuire, primo fra tutti quello di una presenza più incisiva dei lavoratori della TEMI e dell'Unità nelle iniziative del sindacato, nel dibattito e nel confronto con le altre forze politiche e con gli stessi lavoratori comunisti delle altre aziende editoriali, le cui conseguenze abbiamo dovuto pesantemente registrare in questi ultimi tempi.
Queste difficoltà e questi limiti si sono riflessi anche al nostro interno, ad esempio nel pressoché insignificante contributo fornito dalla redazione o dalla amministrazione alla discussione in atto nella tipografia e nello stesso Consiglio di fabbrica.
Vi è certamente un pesante ritardo da colmare. Pensiamo che solo dopo anni di inadempienza siamo riusciti due mesi fa a soddisfare un compito non certo particolarmente gravoso come la rielezione del Comitato di redazione.
Così non siamo riusciti a dare continuità e quindi ad inserire in una precisa linea di iniziativa politica, se pure limitata ai problemi della stampa, quegli incontri che abbiamo avuto con i giornalisti e con i poligrafici degli altri organi di stampa. Lo stesso impegno del Comitato di redazione appena eletto è andato in parte frustrato, nella diffinnità, di portare a ; va discorso non suf- r icientemen e co 1-ia treforze tionticne_e_coia. querce in particolare che sostengono n rinnovamento smdacale. mancando quindi un fondamentale compito di q ; rientam nto.
Possiamo dire di aver posto alcuni punti di partenza. Ma è chiaro che l'iniziativa va ripresa con altro ri-
gore e con ben diversa energia e capacità. Lo richiede evidentemente la difficile congiuntura politica e sindacale. La richiedono la gravità della crisi del settore dell'editoria, che ci coinvolge direttamente, e la considerazione che da essa si esce con una riforma globale inserita in un quadro complessivo di riforme che interessano i più diversi aspetti e settori della nostra società.
Impegnarci per una riforma dell'editoria significa, direttamente o indirettamente, toccare aspetti strutturali della nostra società, e sicuramente proporre un quadro di riforme che interessano numerosi settori, dall'industria alla scuola, alla cultura. Ma significa anche riconoscere al giornale compiti importanti nella vita democratica del nostro Paese, strumento di
informazione e di dibattito politico e culturale, significa insomma contribuire alla crescita democratica della nostra società. Sono concetti che noi comunisti abbiamo bene assimilato ma è difficile dire che siano patrimonio di tutti quanti operano direttamente in questo settore. Vi è dunque la necessità di portarli avanti con quella forza ideale e politica che è nostra, ma che non sempre abbiamo saputo convenientemente esprimere nel dibattito come capacità propositiva. Importante è dunque riprendere la nostra iniziativa nel Partito come momento di elaborazione e al di fuori di esso come occasione di confronto e di orientamento.
Ed è chiaro che di fronte a questi impegni è inaccettabile una posizione di delega, è inaccettabile attribuire ad alcuni compagni, come è avve-
GIOVEDI' 24 FEBBRAIO
Ore 10 - Salone IV Piano
ASSEMBLEA
PRECONGRESSUALE CELLULA « UNITA' »
Ordine del giorno:
nuto sinora, responsabilità che non possono essere soltanto loro. Occorre partecipare e sollecitare il dibattito: compito di tutti, qualsiasi funzione si eserciti nel giornale, consapevoli della gravità della situazione che stiamo attraversando e dell'importanza del nostro ruolo.
Abbiamo sottolineato questi prcblemi e questi impegni non certo per prefigurare una sorta di specializzazione monoculturale dell'organizzazione politica del Palazzo.
Vogliamo certo ribadire che quello dell'editoria è per noi un settore essenziale di iniziativa politica, che non può ovviamente però esaurirsi in esso.
Pensiamo al dibattito sui grandi temi politici e culturali, ai compiti di orientamento, che dovremo comunque svolgere all'interno del nostro collettivo.
VENERDI' 25 FEBBRAIO
Ore 14,30 - Salone IV Piano
ASSEMBLEA
PRECONGRESSUALE CELLULA T.E.MI.
« Rinnovamento delle strutture di Partito e proposta di costituzione della Sezione»
Concluderà i lavori il compagno LUIGI CORBANI
della Federazione del PCI
Concluderà i lavori il compagno GUIDO CREMASCOLI della Federazione del PCI
PERIODICO
A CURA DELLA CELLULA T.E.MI. DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO
Pensiamo ancora alla nostra responsabilità nei confronti del giornale e della sua organizzazione.
Proprio in questi ultimi giorni le cellule dell'Unità e della TEMI hanno ripreso il progetto della conferenza di produzione. La riteniamo una occasione importante di confronto in un momento di grave crisi dell'editoria, sui problemi certo non indifferenti che si pongono in particolare al nostro giornale, nella previsione di una sua revisione organizzativa. La conferenza di produzione vuole essere un contributo critico di idee e di proposte, che non possono essere certamente espressione unicamente della tipografia. Nella conferenza di produzione vediamo un nuovo strumento politico di intervento nell'organizzazione del lavoro e nel processo produttivo finalizzato alla riccnversione industriale e capace di essere sviluppo e potenziamento dell'informazione. Ma pensiamo che per il carattere e per la particolarità della nostra azienda (particolarità che leggiamo soprattutto in una maggior capacità e volontà di partecipazione dei lavoratori) la conferenza di produzione deve saper coinvolgere attività lavorative diverse, quali l'apparato tecnico amministrativo e redazionale dell'Unità e la tipografia del nostro giornale.
Per questo è necessario, anche organizzativamente, favorire la maturazione di un
terreno unificante di dibattito e di confronto, che veda impegnati amministratori, tipografi, giornalisti. Costruire dunque un terreno unificante, superare quelle barriere, deboli, è vero, ma che finora sono state scavalcate soltanto sporadicamente e per lo impegno isolato di questo o
Iquel compagno.
Anche alla luce di queste considerazioni (ma evidentemente non solo per queste) è maturata la proposta di creare nel Palazzo una organizzazione di partito unitaria, di sciogliere le due Cellule, legate alla sezione territoriale Mandelli, di dar vita quindi ad una sezione di fabbrica.
Qualcuno può aver considerato traumaticamente la rottura del rapporto con la sezione territoriale. Ma al di là di alcune considerazioni, pure legittime, dobbiamo chiederci quando mai vi sia stato un reale rapporto politico zione Mandelli, quando mai tra le nostre cellule e la sele nostre cellule abbiano dato (se non attraverso l'intervento occasionale ed isolato di questo o quel compagno) un contributo reale alla sezione territoriale e dobbiamo chiederci se esistano le condizioni reali che favoriscono questo rapporto. E' fin troppo evidente quanto diverso sia il terreno sul quale dovrebbero muoversi le nostre cellule da quello, più strettamente legato ai problemi politici e sociali del quartiere,
sul quale deve agire la sezione territoriale.
Nostro punto di riferimento saranno piuttosto la Federazione milanese del Partito, le commissioni di lavoro del Partito sui problemi dell'editoria, le altre sezioni di fabbrica, in particolare delle aziende editoriali, la sezione del Corriere della Sera o della Rizzoli, ad esempio. Vogliamo insomma adeguare la nostra organizzazione a compiti meglio definiti ed a responsabilità certamente maggiori, creando una struttura che consenta un rapporto diretto con la vita di Partito, superando anche momenti di inerzia che impedivano un confronto ed una verifica diretta ed ampia della nostra attività e della corrispondenza di questa agli obiettivi che ci eravamo posti.
Vogliamo, insomma, discutere unitariamente nel Palazzo i problemi che ci stanno di fronte, vogliamo giungere ad iniziative unitarie e vogliamo intorno a queste aprire ,:n dibattito tra quanti operano nel nostro stesso settore. Crediamo che in questo ci possa essere d'aiuto il costituirci in sezione di fabbrica, riconoscendo in questo passo un salto di qualità impegnativo, nell'assunzione più diretta e chiara di responsabilità, nella necessità di farvi fronte, di non eluderle.
Ma a questo passo in avanti deve corrispondere evidentemente l'impegno maggiore e più responsabile dei lavorato-
Documento politico delle cellule TEMI-dinità»
Portiamo a conoscenza dei compagni il documento politico con il quale le Cellule della TEMI e dell'Unità hanno annunciato al congresso della sezione Mandelli la nascita della nuova sezione di fabbrica del palazzo.
La grave crisi politica, economica e sociale che il Paese sta attraversando impone l'impegno unitario di tutte le forze democratiche perchè ad esso venga dato uno sbocco positivo, innestando un processo di rinnovamento che tocchi profondamente tutti i settori della nostra società.
Protagonisti e sostenitori di questo sforzo di rinnovamento, in tutte le manifestazioni della vita sociale e politica, nelle lotte della classe operaia fino ai livelli più alti della vita pubblica, devono essere ancora una volta, in primo luogo, i comunisti, che devono sapere esprimere nel dibattito democratico e nella lotta una visione unitaria, politica, sindacale e culturale, dei problemi che affliggono il nostro Paese ed insieme degli strumenti per dar vita ad un profondo processo di rinnovamento.
Il voto del 20 giugno ha espresso chiaramente quali mutamenti siano intervenuti nella società italiana, in primo luogo nel senso di una accresciuta ed estesa capacità maturazione politica, nel senso di una moltiplicata domanda di partecipazione ai processi economici e sociali che esprimono l'evolversi della nostra società. L'avanzata delle forze di sinistra ed in primo luogo del Partito comunista dimostra quanto ampio sia nel Paese la consapevolezza della necessità di un cambiamento e quanto vasto sia l'arco di forze disposto a muoversi, se pure tra contraddizioni e contrasti, in questa direzione. Ci troviamo oggi di fronte ad una tappa decisiva del nostro cammino. Ci troviamo oggi in una fase di transizione, carica di responsabilità e di difficoltà per l'intero movimento: per questo dobbiamo mettere in campo tutta la forza e l'influenza che in anni di battaglie dure difficili abbiamo saputo accumulare e costruire. La lotta all'inflazione, per l'occupazione e gli investimenti, contro i pericoli della recessione economica è terreno d'impegno e di lotta per i comunisti
a tutti i livelli perchè il nostro Paese esca dalla crisi per avviarsi ad un nuovo sviluppo dal quale siano bandite le iniquità sociali e le distorsioni che hanno portato alla crisi attuale. Dalla crisi però non si esce se non si colgono con una analisi corretta le cause che l'hanno prodotta e i guasti che ha determinato.
Sono in gioco valori fondamentali di carattere sociale, culturale. Viene messa in discussione persino la convivenza civile fra i cittadini. L'aumento della criminalità, la diffusione della droga, della prostituzione, del lavoro nero, dello sfruttamento sono i
ri del nostro collettivo. Il discorso sembra riproporsi nei termini che già conosciamo: non c'è impegno perché non ci sono iniziative, non ci sono iniziative perché non c'è impegno. Non crediamo che sia problema di questo momento: se si va alla costituzione di una sezione è perché siamo consapevoli della gravità della situazione generale e più in particolare, ed in maniera più diretta, per quanto riguarda i problemi dell'editoria e del ruolo positivo che in essa possiamo svolgere, ruolo al quale certo possiamo corrispondere solo con l'impegno più ampio.
Si apre dunque una fase nuova nella nostra vita, una fase molto importante. Il dibattito sulla costituzione della sezione di fabbrica si era aperto una decina di anni fa, incontrando ostacoli che siamo riusciti a superare proprio nella consapevolezza della gravità della situazione e della necessità di una nostra più matura presenza.
Sulla scelta che compiaino abbiamo verificato le nostre opinioni con i compagni dirigenti della Federazione di Milano e con la direzione politica del giornale, trovando un ampio consenso.
Sarà il congresso costitutivo, che terremo per la fine del mese, ad esprimersi sui compiti della nuova sezione che riteniamo scelta inevitabile per avviare un lavoro non frenato dall'isolamento di quanti hanno cercato finora di portarlo avanti.
dati che tracciano il volto più appariscente del capitalismo italiano, di ciò che esso ha . prodotto con la complicità della DC e dei governi da essa diretti.
La crisi nel mondo della scuola ne è un altro segno. Le stesse forze della reazione e della conservazione, battute in questi anni sul terreno dell'eversione da una grande risposta unitaria e democratica, non hanno ancora rinunciato ai loro disegni eversivi, che hanno trovato la complicità degli apparati dello Stato. Di fronte a questi tentativi, i comunisti hanno sempre saputo rinnovare e
Iscritti al 1-1-1977 • . 145 Reclutati .. 9 Dimissionari 2 Compagni in pensione . 5 2 - iniziativa
STATO DEL PARTITO
moltiplicare il loro impegno, conquistando alla causa della democrazia, della libertà e della giustizia sociale fasce sempre più ampie di cittadini.
Sarebbe estremamente lungo e difficile analizzare questo cammino: ci basti qui ricordare soltanto come le nostre idee siano andate avanti anche nei settori più difficili e chiusi. Pensiamo al dibattito maturato in questi anni tra le forze di polizia, pensiamo come in questo apparato sia maturata la capacità e la volontà di far politica ed insieme la consapevolezza di far parte di un « corpo sociale », di dover lottare per nuove conquiste sociali al fianco dei lavoratori.
E' anche questo il segno della nostra capacità di far politica, di far politica in un modo nuovo, della nostra capacità di cogliere ovunque differenze ed originalità di condizione, di escludere dalla nostra elaborazione qualsiasi settarismo, di immergerci con realismo, curiosità, passione e cultura tra i problemi della gente, per saperli ricondurre ad una visione unitaria che tenga prima di tutto presenti, nella particolarità di questa situazione politica ed economica, gli interessi del Paese. Da queste esperienze dobbiamo partire per renderci conto che un progetto di rinnovamento al quale il nostro Partito lavora potrà realizzarsi solo se troverà nel Paese il contributo e il consenso di tutte le forze politiche e sociali, della classe operaia, delle masse popolari, degli intellettuali. Ma perchè questo consenso e questa partecipazione vi siano bisogna che nel rinnovamento delle strutture sociali del Paese si indichi la strada per uscire dalla crisi: « Non si cambia se non si rinnova — ha detto il Compagno Berlinguer — non si rinnova se non si cambia ». Questo vale per il movimento operaio, per le forze democratiche del Paese e, in mezzo a tutti e a tutto, anche e principalmente per noi comunisti.
Cambiare e rinnovare vuol dire anche adeguarsi ai compiti che ci attendono nello stesso modo di intendere e di condurre la nostra iniziativa politica. E' da queste considerazioni di carattere generale che noi giornalisti e tipografi e amministratori dell'Unità e della TEMI partiamo per una riflessione critica ed autocritica del nostro operato e del lavoro che ci attende.
La stessa crisi del settore della stampa e le stesse vicende che stiamo drammaticamente vivendo ci impongono una riflessione, al termine della quale dovremo ritrovare una maggior capacità di iniziativa politica, superando coraggiosamente quei limiti che hanno finora caratterizzato il nostro impegno e che non ci hanno consentito finora di far sentire, quanto avremmo dovuto e forse potuto, la nostra voce e la nostra capacità di elaborazione. Dobbiamo lavorare per far maturare quelle riforme che il Paese necessita. E tra queste vi è certamente quella che interessa il settore dell'editoria, per le le sue conseguenze sul piano economico, congiunturale, ma
anche sul piano culturale. Vi è dunque la necessità di un impegno assai vasto all'interno del nostro giornale, creando dunque un terreno di dibattito unificante tra la tipografia, la redazione e l'amministrazione del giornale, e all'esterno, nel rapporto con quanti a Milano operano nel settore dell'informazione. Da tutto ciò, è maturato, dopo una adeguata discussione, la esigenza di sciogliere le organizzazioni di Partito nel Palazzo e di far convergere insieme tutti i lavoratori comunisti dell'Unità e della TEMI in un'unica organizzazione, che è la sezione di fabbrica.
In questo modo vogliamo, anche sotto il profilo organizzativo, sottolineare la volontà politica di dare il nostro contributo ad un livello di dibattito e di iniziativa più elevata, che sappia coinvolgere tutti i lavoratori del giornale.
Con la costituzione della sezione non tutte le difficoltà saranno automaticamente superate: questo dipenderà soprattutto dalla capacità politica e dalla fantasia che saremo in grado di esprimere.
Questo non significa neppure che con la sezione Mandelli ogni rapporto verrà a cessare. Al contrario pensiamo che il lavoro di una sezione territoriale integrato con quello di una sezione di fabbrica rappresenti un rafforzamento del Partito anche nel quartiere.
Quali che siano le nostre peculiarità di lavoro, certamente non potremo operare in contraddizione.
In tutti questi anni il nostro contributo alla sezione Mandelli è stato del tutto insufficiene, e sporadico, in conseguenza delle diverse situazioni in cui le nostre realtà hanno operato. Per questo il contributo della sezione territoriale alla soluzione dei• problemi emersi nella nostra realtà è stato del tutto insufficiente. Spesso altro è stato per noi il punto di riferimento immediato. Per la nostra collocazione particolare nell' ambito dell' organizzazione generale del Partito era necessario arrivare a strutture più corrispondenti alla esigenza di un collegamento più proficuo con le strutture dirigenti del Partito, impegnate in particolare nel settore dell'editoria.
La costituzione della sezione di fabbrica all'Unità-TEMI rappresenta un salto di qualità e l'assunzione di responsabilità, nei confronti del Partito ed in particolare nei confronti delle altre organizzazioni di fabbrica operanti nel settore, che ci impegna in un lavoro difficile, che dovrà vedere il rinnovato impegno di tutti i lavoratori comunisti dell'Unità e della TEMI. La conferenza di produzione, alla cui organizzazione lavoriamo già da tempo, potrebbe già rappresentare un primo qualificante banco di prova, importante per verificare la nostra capacità di iniziativa politica ma anche la nostra capacità di far fronte ai compiti sempre più impegnativi che il Partito, come lavoratori dell'Unità, cioè del suo organo nazionale di stampa, ci pone.
Bilancio consuntivo '76 Cellula TEMI
GENNAIO 1 Riporto 1975 1.429.425 15 Spese per manifesti Cile 21 Telegrammi 25 Targa Trofeo bocce FEBBRAIO 6 Matrici ciclostile 11 Spese per medaglie 18 Acquisto « Almanacchi » 18 Versate compagno ricoverato 19 Versate abbonamenti scuole 9.000 2.475 11.000 10.000 38.000 71.000 25.000 500.000 19 Ciclostile per la Somalia 100.000 20 Ricavato vendita « Almanacchi » 80.000 MARZO 15 Per medaglia « Trof. Bianchini» 1.500 APRILE 15 Dal tesseramento 2.718.000 29 Versate per tesseramento 1.897.000 MAGGIO 24 Corona compagno Podenzana 25.000 25 Materiale fotografico 25.000 25 Delegazione alla GATE 65.000 GIUGNO 8 Ricavato Festival dell'«Unità» 510.000 14 Materiale di propaganda 30.000 16 Sottoscrizione elettorale 350.000 LUGLIO 3 Spese per acquisto libri 16.000 AGOSTO 2 Spese per acquisto portachiavi 5.000 3 Per materiale propaganda 15.000 11 Corona piazzale Loreto 25.000 OTTOBRE 5 Acquisto libri VEAS 36.000 13 Dalla sottoscrizione elettorale 1.385.000 13 In acconto sottoscr. stampa 1.057.000 15 Per trofeo bocce 7.500 20 Saldo sottoscrizione stampa 838.500 27 Spese per fotografie 10.000 NOVEMBRE 2 Versate in Federazione per superamento obiettivo 400.000 20 Spese delegazione della GATE 55.000 DICEMBRE 31 Sottoscrizione stampa 3.234.000 TOTALE 5.625.175 9.356.425 Rimanenza in attivo al 31 dicembre 1976 3.731.250
3 - iniziativa
Riflessioni sulla vertenza contrattuale
Le opinioni attorno alla vertenza contrattuale e alle forme di lotta sono tutte da rispettare. Ciascuno ha il diritto di dire ciò che pensa e il dovere di dare il proprio contributo allo sviluppo della lotta per arrivare alla conquista del nuovo contratto di lavoro.
Le posizioni anche diverse tra di loro partono (o dovreb',ero partire) dalla realtà e con questa misurarsi. Questo criterio elementare dovrebbe essere la componente prima di una volontà di risolvere i problemi anche in una lotta che presenta parecchie difficoltà.
In queste settimane di lotta abbiamo attraversato momenti di scollamento con le direttive sindacali. Si è verificato anche nella nostra tipografia qualche episodio di incomprensione e di intolleranza, perfino politica.
Chi approfittando del disorientamento preme sull'acceleratore della esasperazione risponderà prima o poi agli operai. Le posizioni di comodo che nascondono altri obiettivi non reggeranno a lungo.
A che cosa servono, posizioni aziendalistiche o di reparto? A difendere l'occupazione?
Penso proprio di no. Al contrario la minacciano, perchè sono posizioni apparentemente difensive, rigide e conservatrici che bloccano di fatto ogni seria prospettiva di sviluppo. Sono posizioni che fano perdere di vista le dimensioni nazionale del problema occupazionale e perfl. rio della vertenza contrattuale.
Dato a Cesare quello che gli spetta, bisogna poi vedere per quali ragioni abbiamo fino a questo momento attraversato una fase di lotta difficile, perchè non sono stati ( onseguiti ancora risultati positivi, e infine perchè malgrado una lotta che per impegno e durezza non ha mai visto eguale nella categoria, gli editori riescano ancora ad eludere le questioni di fondo.
E' certamente vero che nel settore dei quotidiani è in atto da tempo un attacco senza precedenti dei potentati economici e industriali con la complicità della DC. Proprio per questo è altrettanto vero che la nostra risposta deve essere adeguata alla situazione, unitaria e unificante, a largo raggio tra i lavoratori e l'opinione pubblica.
Proprio per queste ragioni, r:sulta incomprensibile come s: siano, fino ad oggi, potuti separare i problemi dell'occupazione, del settimo numero, delle tecnologie, ecc., da quelli che sono i punti qualificanti
della piattaforma contrattuale: investimenti, piani di sviluppo aziendali, controllo delle organizzazioni sindacali degli indirizzi e delle scelte su tali questioni, intervento dei lavoratori nella organizzazione del lavoro, ecc.
Mi sembra che rispetto alla piattaforma, si sia seguito un criterio di separazione delle questioni, che da una parte ha visto non poca confusione e posizioni anche profondamente diverse tra i lavoratori, dall'altra ha permesso agli editori di adagiarsi comodamente sulla questione del settimo numero.
A mio avviso è sui punti qualificanti e centrali della piattaforma che deve incentrarsi la nostra attenzione, rafforzarsi la elaborazione e la capacità di lotta.
Dico questo non solo perchè su questi temi la vertenza assumerebbe veramente una dimensione nazionale e nello stesso tempo troverebbe anche motivo di articolazione aziendale, ma soprattutto troverebbe l'aggancio con le vertenze aperte da altre categorie, anche più grandi della nostra.
Su questi temi si misurerebbe infine, sul piano pratico la reale volontà degli editori, la loro coesione e omogeneità di interessi.
Sono convinto che gli editori più conservatori metteranno a nudo le loro intenzioni, e si delinearà anche meglio il campo che ci sta di fronte.
Secondo me è determinante fare leva su questi punti, per spazzare il terreno da ogni manovra dilatoria, ogni tentativo di dividere i lavoratori fra loro e indebolirne il legame con le organizzazioni sindacali e politiche che ne sono espressione.
Bisogna portare avanti, nei fatti, l'indicazione sindacale di passare a una fase nuova della lotta, con un dibattito serrato e democratico, capace di fare emergere gli aspetti qualitativi, cogliendo nello stesso tempo i limiti e le indicazioni che ci vengono da queste settimane di pur così grande impegno.
Anche le lotte, come tutte le cose fatte dagli uomini, non sono perfette. Non si possono preparare a tavolino una volta per tutte. Le linee e le strategie nascono certamente dalla valutazione della realtà, ma la capacità di realizzarle sta anche nelle esperienze che maturiamo e nelle valutazioni anche autocritiche che sappiamo fare.
Certo! Attravtrso una piat-
taforma contrattuale, non si fa nè la riforma nè la rivoluzione. Avere la consapevolezza di questo, vuol dire dare prova di equilibrio e di maturità politica e sindacale. Nella piattaforma possono solamente essere conquistati orientamenti di fondo, attorno ai quali possono poi svilupparsi le conferenze di produzione, la effettiva capacità dei lavoratori di intervenire nel processo produttivo, di controllare le scelte e gli indirizzi.
Per conquistare questo contratto, si deve sviluppare una lotta salda nell'orientamento sindacale e disciplinata, politicamente incisiva, capace anche di far sparire i lati negativi rappresentanti da posizioni demagogiche, corportative, di fuga nell'astratto.
La lotta per la lotta, priva di contenuti e di prospettive non paga. Dobbiamo vedere chiaro che anche su questi nostri errori la parte più retriva e concentraiola degli editori, fonda le sue speranze di imporre alla categoria e al settore una bruciante sconfitta.
Non servono, quindi, a nulla le diatribe di coloro che per logica di partito o di gruppo, o peggio, per ragioni personali, vogliono mettere sullo stesso piano di Rizzoli e della DC il PCI e l'Unità. E' un regalo troppo grcsso fatto alle forze della conservazione, che indebolisce il nostro fronte e disarma i lavoratori. E' un lusso che mai potremo permetterci!
Tra gli editori c'è anche il PCI, tra le 85 testate presenti nel Paese c'è anche l'Unità (e non solo il PCI e l'Unità). Da questa corretta e realistica visione si deve partire per valutare e discutere le posizioni e le proposte del Partito comunista. Dica anche, con una punta di sarcasmo, perchè fino ad ora nessun altro editore ne ha avanzate di concrete, fatte salve semmai le richieste inaccettabili e assurde, pro-
prio perchè prive di una qualunque prospettiva di risanamento e di sviluppo che dia la garanzia del futuro.
Dopo settimane di lotta, non abbiamo vinto noi, ma nemmeno gli editori. Tuttavia non possono sfuggire due questioni. Da un lato un ristagno della vertenza, sarebbe oltremodo dannoso per il settore e pericoloso per i lavoratori. Dall'altro riempire il vuoto con un salto qualitativo da parte nostra, vorrebbe dire non solo far procedere in avanti la lotta, ma segnare subito un punto importinte a nostro favore che metta in serie difficoltà il fronte avverso.
Dal momento, poi, che riforma e risanamento del settore, vogliono dire confronto e concorso costruttivo di tutte le parti in causa, confronto al quale gli editori vogliono sottrarsi, ma nel quale assolverebbero in pieno un ruolo positivo e decisivo sia le organizzazioni sindacali, sia le forze politiche, soprattutto nel momento in cui il confronto col governo può essere nei fatti anche una incalzante azione parlamentare.
Per concludere, a mio avviso, in questo quadro complesso e articolato è possibile operare un aggancio tra la piattaforma contrattuale e i grandi temi della riconversione industriale, della occupazione, della ripresa produttiva, dello sviluppo del Meridione e della crescita e espansione della democrazia in Italia.
Come dicevo all'inizio, nel rispetto delle opinioni altrui, ho voluto dare come comunista e militante sindacale il mio contributo. Nello stesso tempo usando lo strumento del giornaletto di fabbrica, ho inteso riflettere sulle domande che i nostri lavoratori si pongono e su un dibattito aperto come del resto è aperta la lotta, ma che non si chiuderà con essa.
BRUNO PIODELLI
4 - iniziativa
Invitiamo tutti i lavoratori a partecipare con scritti, idee e proposte per arricchire e sviluppare, sul nostro giornaletto, un dibattito democratico su temi importanti e di maggior rilievo.
Il documento sulla Conferenza di Produzione
Negli ultimi giorni di gennaio è stato consegnato al Consiglio di fabbrica e alla Redazione della Cellula dell'Unità il documento elaborato dalla segreteria della Cellula della TEMI sulla Conferenza di produzione di cui attendiamo eventuali suggerimenti e morifiche. Comunque pubblichiamo qui di seguito il testo integrale.
Questo documento vuole solamente sottolineare i motivi ispiratori ed alcuni punti fondamentali per la preparazione e l'avvio di una conferenza di produzione alla T.E.MI.
Nel promuovere la conferenza di produzione la cellula della T.E.MI. sa di non essere l'unico organismo interessato alla sua gestione e al suo svolgimento; è anzi lontana da noi l'idea di una conferenza di produzione che sia solamente espressione della tipografia: sarebbe senza dubbio un fatto riduttivo e scarsamente produttivo.
Per la particolarità della nostra azienda, questa conferenza di produzione deve saper coinvolgere attività lavorative diverse, quali l'apparato tecnico - amministrativo e redazionale dell'Unità e la tipografia del nostro giornale.
Tuttavia sarebbe sbagliato se la cellula rinunciasse al suo ruolo di protagonista nella promozione di un fatto politico democratico, complesso ed articolato, e proprio per questo bisognoso del lavoro e dell'impegno dei comunisti. Nella conferenza di produzione vediamo un nuovo strumento politico di intervento ncll'organizzazione del lavoro e nel processo produttivo finalizzato alla riconversione industriale e capace di essere sviluppo e potenziamento della informazione.
Non possiamo illuderci però che la conferenza di produzione possa affrontare e risolvere tutta questa complessa tematica in un breve periodo di tempo, ma anzi essa dovrà essere duratura nel tempo; quindi nella sua impostazione verranno fatte delle scelte prioritarie che diano l'impronta della credibilità e della certezza che si cammini verso la soluzione dei problemi più urgenti.
Siamo convinti che il suo avvio segnerà certamente una inversione di tendenza sia nell'impegno di tutti sia nel modo di arrivare alla soluzione dei problemi.
Non è compito di questo documento proporre soluzioni definitive, tuttavia riteniamo di indicare alcuni punti
che dovranno essere argomento di studio e di lavoro per commissioni formate dalle varie realtà del palazzo.
AZIENDA DIVERSA
Da anni la cellula tiene fermo nel suo orientamento il carattere diverso di questa azienda rispetto alle altre; diversità che non nasce solo dal fatto che questa fabbrica è diretta da funzionari del partito ma che va ricercata nelle esigenze editoriali del partito. E la nascita del complesso editoriale va riferito alla realtà passata e presente• nel nostro Paese, alle esigenze del movimento operaio e rivoluzionario di avere uno strumento di informazione e di lotta. Bisogna ritornare con la mente e con senso critico al difficile e duro passato, alle lotte tenaci e vittoriose del partito; nel presente, agli ancora più duri e ardui compiti che attendono il movimento operaio ed il partito nel vivo di una crisi come quella che attraversa il Paese, per capire come la nostra azienda sia un tutt'uno con le lotte del movimento operaio e con l'accresciuta forza del partito, con la sua capacità di influenza e di espansione attraverso il suo quotidiano.
Non si muovono dietro a questa realtà ristretti interessi di singoli o di gruppi, ma interessi politici sociali, morali e culturali, vasti e profondi, come vaste e profonde sono le radici del nostro partito tra le forze sociali e culturali italiane .
Certo con la conferenza di produzione potranno guardare a questo nostro strumento di informazione, a questa iniziativa editoriale del partito con senso critico (nessuno è senza difetti), ma potremo anche dare un utile contributo a realizzare un prodotto che sia sempre più corrispondente alle necessità di tutti coloro che combattono le grandi battaglie di trasformazione del Paese.
In una situazione così diversa da altre e per certi versi originale, si può produrre di più e meglio e con minore fatica quando è viva fra i lavoratori del palazzo una tensione politica ed ideale, quando è vivo il confronto appassionato che può rendere ciascuno, magari in diversa misura, protagonista di un rinnovamento non solo di strutture ma anche umano, si può affermare la volontà e la forza di dare soluzione ai problemi.
Partendo quindi dall'affermazione della fabbrica diversa e dalle ragioni che la rendono tale, possiamo fare avanzare quella che la cellula e la maggioranza dei lavoratori avvertono come la scelta prioritaria da compiere, cioè un modo nuovo di af-
frontare le questioni, una finalità più elevata, che sfugga alla logica repartistica, corporativa o burocratica, che faccia protagoniste le componenti della vita del palazzo ad un più alto livello di rinnovamento complessivo della azienda, di cui si avverte oggi più che nel passato l'esigenza.
SETTORE DI PRODUZIONE
La conferenza, per essere utile, deve reggere nel tempo, deve essere sorretta da un respiro ideale e politico adeguato, per non rinchiudersi in limiti angusti, senza porsi come modello per nessuno può essere anche una utile indicazione per il settore dei quotidiani. Nessuno può pensare a soluzioni di tipo aziendale in quanto i problemi di ordine generale della conferenza costituiscono terreno comune per tutte le aziende del settore. Pur nelle differenze esistenti, la conferenza può porsi l'obiettivo di un utile e articolato confronto tra lavoratori e organismi politici e sindacali del settore, necessità inevitabile dato il settore in cui operiamo e lo stretto legame con i temi più generali della riforma dell'informazione. Sarebbe opportuna una analisi dei motivi che hanno ritardato il varo di una legge di riforma del nostro settore, per il fatto che da oltre 20 anni la DC si è abituata a considerare e ad avere nella stampa uno strumento di regime, utilizzando sovente denaro pubblico per sviluppare una propria rete clientelare; in questo clima si è favorita una limitazione dei punti di vendita, non si è applicata una legge che pure proibiva il settimo numero, non si sono costruiti quei servizi, a cominciare da quella della distribuzione, che avrebbero favorito lo sviluppo dell'insieme della stampa, non si sono prese misure di legge per ridurre le conseguenze dannose per il Paese e per gli stessi bilanci aziendali di una concorrenza selvaggia promossa da poche grandi testate.
Non si è voluto nemmeno adeguare alla Costituzione la legislazione che ancora punisce i cosiddetti reati di opinione commessi a mezzo della stampa.
La battaglia per la riforma dell'informazione che non può prescindere dalla valutazione seria del rapporto oggi esistente tra informazione stampata e radioteletrasmessa, ma essa deve diventare terreno profondamente conosciuto dalle categorie interessate per riuscire così a colmare il distacco oggi esistente tra le capacità di dare soluzioni e lo stato della lotta sindacale
della categoria, per riuscire a fare della lotta per la riforma una battaglia più generale di tutto il movimento operaio.
STRUTTURE
In linea generale il modo di produrre oggi i quotidiani manifesta contraddizioni dovute non solo ad impianti elefantiaci ormai troppo lenti e dispersivi e ad un loro basso grado di utilizzo, ma anche all'esigenza di dare una informazione al passo con i tempi che accentua le contraddizioni del processo produttivo e dell'organizzazione del lavoro.
Nella nostra azienda non si è certo fatta una politica di sperpero o megalomane, né sotto il profilo salariale né sotto quello delle strutture, ma si pone più per noi che per altre aziende la necessità di rapidi adeguamenti per non indebolire le strutture essenziali e vitali per la produzione. Non è solo un problema di prospettiva, ma è anche un problema immediato. _ La esigenza di realizzare un prodotto che ha una sua crescita numerica ci deve far passare da una vecchia organizzazione del lavoro ad una nuova. Deve esserci una seria analisi del patrimonio tecnologico disponibile, degli attuali tempi di lavorazione ai vari livelli, redazionale e tipografico per disporre di una seria radiografia capace di suggerire le immediate possibili soluzioni e le prospettive su cui occorre sviluppare l'adeguamento tecnologico.
MIGLIORAMENTO DEL CICLO PRODUTTIVO
L'introduzione di nuove tecnologie là dove vengono ritenute veramente utili deve prevedere un passaggio graduale tra il vecchio ed il nuovo perché vi possa essere da parte di tutti il tempo necessario per un serio ed efficiente intervento che qualifichi ed ampli la domanda ed insieme faccia aderire il prodotto che costruiamo alle esigenze reali del Paese. Ci si deve porre come riuscire a realizzare un giornale così come è oggi oppure più ampio nell'arco delle sei ore lavorative, nei giorni di massima tiratura, per ottenere un prodotto che sia valido dal punto di vista informativo (questo non solo perché nel momento contingente ci troviamo di fronte alla abolizione degli straordinari). Un corretto punto di partenza ci sembra questo: il sabato è il giorno sul quale poggia tutta la struttura produttiva e la capacità di espansione dell'Unità, è da questa considerazione che deve partire una prospettiva di investimenti e di riorganizzazione del lavoro; un arretramento su que-
5 - iniziativa
sto terreno può portare con sé anche loscadimento delle strutture produttive ed un accentuarsi del divario tra i costi ed i ricavi.
Almeno sulla questione del sabato bisogna andare ad un rapido superamento nel quale possono, a nastro parere, influire la mobilità di manodopera e l'elasticità di orario concordato tra il Consiglio di fabbrica e la Direzione in sintonia con le indicazioni sindacali e fondato su una prospettiva di rinnovo a media scadenza.
Una azienda, come nel caso nostro una impresa editoriale, capace di programmare sempre meglio, si impadronisce di elementi sempre più saldi ed efficienti di direzione politica. Può costituire un polo di interesse che indichi in piccolo l'esigenza più grande, ormai avvertita nel Paese, cioè quella di programmare su scala nazionale e di farlo attraverso una salda e rinnovata direzione politica. Programmare bene, individuando le priorità, vuole dire avere il consenso e l'apporto dei lavoratori.
E' questo, crediamo, il punto centrale della conferenza di
produzione: un confronto costante sui programmi possibili di investimento, di nuove tecnologie e di salvaguardia dei livelli occupazionali in tutti i settori della tipografia e del palazzo, da finalizzare ad una crescita e sviluppo dell'Unità.
PROFESSIONALITA'
Una riconversione industriale realizzata attraverso l'introduzione di nuove tecnologie che sappia salvaguardare i livelli occupazionali deve porsi l'esigenza di riqualificazione tra le proprie maestranze; per certi versi non è questa una esperienza nuova, con la classificazione unica abbiamo constatato che ciò è possibile: è possibile portare i lavoratori a più alti livelli professionali. Non è però un fatto scontato e meccanico; occorre impegno e serietà, ciò che non serve sono le posizioni preconcette e rigidamente conservatrici. Un contributo determinante in questo senso può venire dal quadro tecnico della fabbrica, cioè da tutti quei '_avoratori che in tutto il palazzo, dalla tipografia
alla redazione, sono chiamati a funzioni di responsabilità e di guida della organizzazione del lavoro.
RIDUZIONE DEI COSTI
Proponiamo una serie di analisi sul problema dei costi in tutti i suoi aspetti: dalla formazione del salario, alle tariffe elettriche e telegrafiche, ai trasporti, al costo della carta, alla questione del settimo numero (che in linea generale ci vede favorevoli alla sua eliminazione, valutando a fondo sia le forme liquidatorie sia il problema occupazionale).
VENDITE
La conferenza deve anche riuscire a dare indicazioni su ccme potenziare ed incrementare le vendite del giornale, partendo dal divano esistente tra le vendite dei giorni feriali e quz.11e dei giorni festivi. E' vero che la domenica si muove un apparato diffusionale che non è disponibile nei giorni feriali, ma è anche vero che non tutte le
Unità democratica contro lo squadrismo
disponibilità sono state sviscerate.
Potenziamento dei punti di vendita, scuole, caserme, quartieri, enti locali, sviluppo delle pagine regionali e cittadine, soprattutto in quelle zone ove il Partito ha assunto ruoli di governo locale, possono essere incremento alla diffusione del giornale.
Come premesso, questo documento vuole solamente sottolineare alcuni aspetti della conferenza di produzione, alla cui realizzazione noi riteniamo sia indispensabile lo apporto serio ed appassionato di molteplici realtà quali la cellula, il Consiglio di fabbrica, la direzione, il Comitato di redazione, l'apparato amministrativo, gli « Amici dell'Unità », il sindacato di categoria, la Federazione del Partito. Ma con questa conferenza noi riteniamo di realizzare in maniera concreta una pcssibi:e risposta alle esigenze che si pone nel terreno editoria:e ed informativo il nostro Partito, per disporre di uno strumento che sia capace di asso:vere i compiti nuovi che la nuova realtà scaturita dal 20 giugno gli impone.
MILANO, 5 gennaio 1977.
6
ROMA — Una eloquente immagine della squallida aggressione squadri tica degli .‹ autonomi » contro la manifestazione di studenti democratici e lavoratori, indetta dalla Federazione CGIL-CISL-UIL e tenuta dal compagno Luciano Lama. Al segretario della CGIL la solidarietà dei lavoratori della TEMI.
- iniziativa Supplemento
a MILANO • OGGI • Redasione: 20121 Milano - Via Volturno, 33 - Direttore: Bruno Enrlottl Iscrizione al o. 297/87 del Reg. Tribunale dl Milano Sped. in abb. posi. gr . III • Tip. T.E.MI. - Milano