XV Congresso della Situazione incontri con la D.A.
Sez. P.C.I. - ITALTEL Quale
Problemi e tematiche per il dibattito congressuale
Situazione generale
I lavoratori ITALTEL e i lavoratori italiani stanno subendo le conseguenze di una crisi senza precedenti che investe il nostro paese.
Attacchi al posto di lavoro e alle loro condizioni di vita provengono sia dal fronte padronale che da quello governativo, i quali si dimostrano sempre più incapaci di elaborare una via d'uscita da questa situazione. Più in generale si è di fronte ad una crisi che coinvolge sia il «piccolo mondo» della fabbrica che il «grande mondo» delle nazioni.
La crisi dell'ITALTEL si va ormai configurando con caratteristiche che non presentano chiarezze di prospettive; l'economia italiana è incamminata verso un degrado assai pericoloso; nel mondo si assiste al permanere degli squilibri tra paesi ricchi e paesi poveri, ad un deterioramento del processo di distensione, ad una ripresa del riarmo atomico e nucleare, ad una maggiore possibilità di accensioni di focolai di guerra nei diversi continenti che possono costituire fattori deterrenti dalle conseguenze catastrofiche a dimensione planetaria.
Noi comunisti da tempo andiamo denunciando queste cose e coerentemente ci battiamo, in fabbrica e a livello nazionale ed internazionale, con nostre specifiche proposte, per contribuire a trovare soluzioni adeguate ai problemi che ci stanno di fronte anche quando le altre forze politiche nazionali, accusandoci furbescamente di «catastrofismo» facevano a gara a chi meglio si appiattiva sulla cosiddetta politica «neoliberista» o al «reaganismo» americano.
Certamente siamo consapevoli che in situazioni interne ed internazionali di questa natura e portata, non esistono possessori di bacchette magiche dalle facili soluzioni; al contrario, la nostra azione è tesa a costruire un fronte di massa e di forze che affronti le questioni nei loro diversi aspetti per uscire in senso unitario e positivo da una crisi che se non risolta può travolgere la nostra democrazia ed ogni prospettiva di pace e disarmo nel mondo.
Profonda inquietitudine in Italia
C'è in Italia un'inquietudine profonda su come vanno le cose e occorre comprenderne le ragioni. Un'inquietudine che spesso si traduce in forme di distacco e rifiuto della politica da parte di molta gente e di settori giovanili in particolare. Sul malessere che travaglia i cittadini hanno pesato molti fattori.
C'è stato in questi ultimi an-
via d'uscita?
ni un imbarbarimento della vita politica; un effetto devastante del fenomeno terroristico e delle azioni della criminalità comune, della mafia e della camorra; una lottizzazione ed un decadimento culturale nel campo dei mezzi di informazione; una serie aberrante di scandali e di complotti (come la P2) che hanno investito direttamente forze politiche di governo, personalità civili e Antonio Ferrecchia (continua a pag. 4)
QUA SI RICORRE
E' terminata una fase di incontri con la Direzione aziendale nei quali sono stati esposti i criteri e gli obiettivi del piano strategico elaborato dall'ITALTEL.
Sui documenti consegnati alle RSA la Commissione prospettive produttive della Sezione sta iniziando un approfondito lavoro di analisi, in modo che si possa definire un nostro autonomo giudizio al fine di dare un contributo nel merito, per quello che ci compete.
Da un sommario esame è emersa, come elemento negativo, la questione dell'occupazione.
dell'ITALTEL
I lavoratori pagano con certezza l'insicurezza del piano strategico. Non è infatti sostenibile una
ALLA CASSA I N-1E PER RAllA: E, A GRATI S.
GRA ZIONe. COME SIS06NEge(39E
BERE UN SICC4-11C ItCKe-f.
D'ACQUA
posizione di avvallo al piano strategico dell'azienda; se da una parte esso contiene alcuni elementi positivi in merito al risanamento, questo piano strategico contempla dall'altra parte l'espulsione di oltre 8.000 lavoratori dalla fabbrica e dalla ricerca.
Fatto di per s?.. , già grave, nel momento in cui il padronato privato attacca sull'occupazione, le stesse aziende PP.SS. seguono a ruota questa linea, ma ancor più grave è che le previsioni delle esuberanze sono state esposte basandosi solo su calcoli matematici e non su una scelta politica di recupero produttivo che abbia come base il mantenimento dell'occupazione.
La situazione è preoccupante, infatti la cifra di 8.000 lavoratori esuberanti è legata al mantenimento degli impegni del Governo in merito ai finanziamenti ed alla definizione di un piano di settore che veda l'ITALTEL «trainante» rispetto alle tecnologie (sistema Proteo).
Se il Governo non realizza queste condizioni la cifra degli 8.000 esuberanti salirebbe ulteriormente.
L'ITALTEL finirebbe per soggiacere alla spartizione del
settore da parte delle multinazionali.
Per questo il Governo deve definire con urgenza un piano di settore e gli orientamenti produttivi delle aziende già esistenti sul mercato; con concrete iniziative di sostegno alle PP.SS. (finanziamenti e definizione del ruolo che le aziende del settore devono sostenere).
Vanno definiti gli accordi con aziende private ed anche multinazionali escludendo qualsiasi ferma di «privatizzazione».
La situazione dell'ITALTEL è estremamente precaria, dobbiamo essere consapevoli che, se non si realizzano queste condizicni, si rischia di precipitavi verso soluzioni drastiche incontrollabili (licenziamenti di massa, cassa integrazione, ristrutturazione selvaggia).
Gravi sono le responsabilità del Governo, i ritardi nel prendere queste decisioni pesano sulla testa di tutti i lavoratori del settore.
Occorre sbloccare questa situazione, costruire iniziative di lotta nel settore TLC che rilancino l'attenzione su questi problemi, impegnare non solo la FLM ma la Federazione CGIL-CISL-UIL ad affrontare gli incontri con il Governo in termini di contrattazione.
Nuovo stabilimento di a
• •
rcultt stampati?
Doveva entrare in funzione quese anno, spostata nel tempo. Non
La crescente esigenza di piastre a circuito stampato (c.s.) e il miglioramento della qualità ha portato qualche anno fa alla decisione di costruire un nuovo stabilimento di c.s nell'area della ex Carpenteria di Castelletto.
Sono stati investiti più di 5 miliardi per la realizzazione dei nuovi impianti. Questo investimento grava come passivo nel bilancio del 1981; i costi delle piastre c.s sono notevolmente alti a causa del costo delle quote di ammorta. mento: «alla faccia del costo del lavoro!».
Siamo oggi di fronte ad un paradosso: la realizzazione del nuovo stabilimento e della sua messa in funzione è tutt'ora sospesa per mancanza di fondi.
La ditta appaltatrice che stava costruendo il nuovo impian-
Quando?
la data è stata ancora una volta si sa ancora perchè!
to di condizionamento (particolarmente sofisticato con un tasso di polvere molto contenuto) non prosegue i lavori perché non è stata ancora pagata, nonostante continuino ad essere reperite ingenti somme per incentivare le dimissioni.
La nostra preoccupazione è molto semplice: Quanto può durare questa situazione?
Come si possono tenere ferme e inutilizzate le linee galvaniche che, nonostante i ritardi, a giorni saranno approntate?
Chiunque abbia visto il nuovo stabilimento nella ex Carpenteria, ha potuto notare quante macchine, di cui alcune molto sofisticate, siano ancora imballate.
Dulcis in fundo. Il nuovo reparto, a regime, prevede una
produzione di circa 20.000 metri quadrati annui di piastre c.s.; una buona dose di megalomania ha portato i dirigenti del reparto ad acquistare una linea galvanica con potenzialità di 50.000 metri quadri, ovvero 30.000 in più oltre la produzione richiesta.
C'è da chiedersi chi paga questi errori e questi sprechi?
A dirla con un nostro amico, spiritoso corsivista dell'Unità: lor Signori se la caveranno sempre e comunque; i lavoratori invece continueranno a pagare queste incapacità.
Non è forse ora di cambiare?
Cellula PCI
Rina Picolato
Circuiti Stampati
Nelle fabbriche del settore, occorre mantenere viva l'attenzione a questi temi, senza dare per scontata una riduzione degli organici a causa della riconversione tecnologica, la battaglia per l'occupazione nel settore deve essere prioritaria. «Centralità dell'occupazione» deve essere non uno slogan ma un impegno di lotta che va costruito giorno per giorno e fabbrica per fabbrica.
Nessun posto di lavoro in meno deve essere accettato senda verificare nella contrattazione la possibilità di cercarne altre soluzioni, utilizzando ad esempio l'ampliamento delle ore di formazione professionale.
Nella discussione di tutti i giorni con i lavoratori occorre superare le contraddizioni presenti all'interno dello stesso movimento; non è assolutamente vero, come qualcuno sostiene, che il piano della dottoressa Bellisario è un piano indolore, che non prevede l'utilizzo dei licenziamenti ma solo il ricorso al prepensionamento volontario ed alle dimissioni incentivate, non è scontato niente a causa di due fattori fondamentali:
(continua a pag. 4)
POLITICA NOVEMBRE 1981 A CURA DELLA SEZIONE DEL P.C.I. «M. SCOCCIMARRO» NUOVA SERIE - ANNO VII - N. 4
centralino PERIODICO DI ATTUALITÀ E
4 • • I
Testimonianze di lavoratrici in Cassa Integrazione
Siamo quasi al termine del periodo di Cassa Integrazione previsto per il 1981. Chi ha già ripreso il lavoro, chi è ancora in CIG, chi vi ha passato brevi periodi e chi ci sta ancora, da molto, moltissimo tempo.
Molti lavoratori hanno attraversato questa esperienza e probabilmente alcuni, se non tutti (soprattutto donne), potranno riconoscersi in queste toccanti testimonianze vissute da due lavoratrici: un'impiegata di S. Siro e un'operaia di Castelletto.
Esperienze queste che ci forniscono, oltre alla consapevolezza che un lavoratore in CIG si sente inutile, staccato dal suo ambiente, quasi mutilato (e ciò diventa un problema non solo umano ma sociale), anche una viva testimonianza della volontà del lavoratore di essere elemento attivo nella produzione, di contare sul proprio posto di lavoro per avere un ruolo più complessivo oltre che nella fabbrica, nella società.
Sensazioni.... Riflessioni sulla mia condizione di donna «cassa integrata»
Quando ti succede non sai cosa fare: ti senti improvvisamente allo scoperto come se perdessi la certezza di qualche cosa che a fatica sei riuscita ad ottenere: un posto di lavoro. Ed ora eccomi qui, «cassa integrata»: ancora un'altra incertezza in questo travagliato mondo del lavoro, che ti offre ogni giorno sempre meno certezze. Dopo mesi di voci altalenanti (a proposito sembra che qui in ITALTEL abbiano aperto un ufficio «voci» dove pare volteggi molta gente: quadri intermedi, dirigenti e anche qualcuno della spettabile D.A.).
Ora c'è: è una CIG lunga, scaglionata o no, e sei sempre più convinta che questa non risani proprio un bel niente.
Che significato ha per me donna essere «cassa integrata»?
Ad uno spettatore disattento la situazione può apparire senz'altro meno drammatica rispetto a come la può vivere un uomo, ma per me donna che ha creduto e che crede nell'importanza del suo inserimento nel mondo del lavoro, come momento irrinuncia-
bile ai fini della sua effettiva emancipazione, è veramente un dramma. E così si torna a casa, ci si può anche scherzare su: ...«finalmente mi riposo», «posso dedicarmi alla famiglia e ai figli».
Lo dice anche Woytila che «l'abbandono forzato dei compiti materni, degli impegni familiari per un guadagno retribuito fuori casa è scorretto dal punto di vista del bene della società e della famiglia, quando contraddice o rende difficile tali scopi primari della missione materna».
Ma io credo che non sia assolutamente realizzabile una rivalutazione sociale del ruolo materno (un ruolo che ovviamente sia all'altezza dei tempi in cui viviamo) rispolverando un'idea di donna del passato, custode di una cultura tradizionale tramandata gelosamente, dell'amore fatto di riti e di simboli, della maternità idealizzata, quando è anche vero che spesso la donna l'ha cercaa come risarcimen-
Rabbia e impotenza
Dopo 12 anni di lavoro in ITALTEL mi hanno obbligata a stare a casa. Vivo male questa esperienza perché mi sento inutile, penso che nessuno ha più bisogno di me. Certo questo problema non è solo mio, è il problema di chi come me, oltre ad essere costretto a questo riposo forzato, si rende conto della precarietà del proprio posto di lavoro.
E' stato subito chiaro che chi in questa fabbrica sarà più penalizzata in questa situazione, sarà senz'altro la donna.
Per anni sfruttata con il lavoro a cottimo, senza una professionalità, si trova in questa difficile fase della vita aziendale a far parte di quella fetta di lavoratori che si vogliono eliminare.
Vorrei lanciare un invito, attraverso queste righe alla dott.ssa Bellisario: non si privi di noi, siamo ancora donne valide anche se molte di noi hanno superato la quarantina. Noi non abbiamo avuto una vita interessante come la sua, ma siamo operaie e tali vogliamo rimanere, non vogliamo fare le casalinghe forzate.
E' un ruolo che non ci piace. Quando, tanti anni fa, abbiamo deciso di andare a lavorare, la spinta è stata soprattutto economica, ma poi in fabbrica siamo diventate parte viva di questa popolazione ITALTEL e per nulla al mondo vogliamo rinunciare a ciò.
A tutte le donne mie colleghe ed amiche che vivono angosciate questi mosi di solitudine
Crisi ITALTEL
Ciò che io penso
E' venuta meno la certezza che «insieme ce la faremo»... ma niente per il movimento operaio è definitivamente acquisito o irrimediabilmente perduto... dobbiamo sfruttare correttamente tutta la nostra forza.
La cosa che più mi impressiona nell'attuale situazione ITALTEL è il fatto che gran parte dei lavoratori, in particolare coloro che hanno mansioni più qualificate, anziché far quadrato attorno al Sindacato contro la politica del Governo e dell'Azienda, che sta riducendo drasticamente l'occupazione e peggiorando le condizioni di lavoro, cerca soluzioni soggettive o licenziandosi o mostrandosi «più buoni e disponibili» perché «i tempi sono quelli che sono».
avuto, nel bene e nel male, una posizione di responsabilità nella gestione sindacale in ITALTEL.
L'analisi di quello che sarebbe avvenuto in ITALTEL, fatta dal C.d.F. già dal 1975, portò alla conclusione della più volte ribadita eccedenza di un terzo del personale a parità di numero di centrali; conclusione che si è rivelata tragicamente esatta.
to al vuoto sociale, alla strumentalizzazione di certi valori; per questo il sentire affermati in questo momento certi princìpi, rende ancora più duro il ritorno ad una realtà domestica. E questo è un primo elemento di crisi che io ho.
Un altro elemento di disagio psicologico è senz'altro la condizione retributiva: «si è pagati per far nulla», questa espressione che è il punto di partenza per considerazioni ironiche e superficiali, nasconde una realtà difficile da accettare, quando la si vive.
Un tempo era l'uomo a provvedere a me donna, alle mie necessità materiali; oggi lo Stato, che attraverso la cassa integrazione (pagata da tutti i lavoratori) esplica questa funzione r ssistenziale. Ti senti comunci::e una mantenuta che ha dovuto rinunciare forzatamen' -e al suo ruolo produttivo.
e direi di smarrimento dico che dobbiamo ritrovarci ed organizzarci per dare battaglia a quelli che credono che noi subiremo questa sconfitta.
Se ci buttano fuori da questa fabbrica noi, donne quarantenni che lavoriamo per necessità, potremo trovare solo lavori precari e da sottoproletariato, lavori duri e mal pagati come quelli delle mense.
I nostri dirigenti una volta tanto non sprechino tempo a pensare che molte di noi non sono idonee, a causa della bassa scolarizzazione e ci facciano fare corsi di riqualificazione: abbiamo imparato tante cose nella vita, dentro l'organizzazione familiare, ora ce la metteremo tutta per imparare a lavorare in modo nuovo.
Maria Iarzulo
Operaia Rep. GAVE ;
E' chiaro però che non tutte le donne hanno vissuto in egual modo questa situazione. Mol' e sono tranquillamente tornate fra le mura domestiche, non hanno avvertito la pericolosità del distacco dalla fabbrica, inteso come «interruzione di un dialogo con il sindacato» che porta inevitabilmente ad un isolamento in cui ognuno pensa alla propria situazione, e che partorisce come primo atteggiamento un rifiuto o una totale sfiducia nella lotta comune.
Ma sarebbe comunque un gravissimo errore «rintanarsi» nel privato, proprio ora che devono essere ricuciti i collegamenti con la fabbrica, ora più che mai, e non per fare sterile retorica, ma per una incontestabile realtà, diventa dindispensabile la ricerca di una unità di base fra tutti i lavoratori.
E le conquiste che la donna ha saputo strappare nel campo del lavoro non vengano vanificate da atteggiamenti di sfiducia e rassegnazione.
Pachiarotti
Anna
Su molti lavoratori pesa il fatto che da una posizione di relativa sicurezza (posto di lavoro sicuro, salario garantito, mensa, ecc.) si è passati ad una situazione di «non certezza» creata anche da voci incontrollate che mettono in discussione tutto, pure ciò che poche ore prima sembrava certo. Per alcuni, dopo una cassa integrazione lunga, l'accorgersi di essere inutili o indesiderati dopo anni di onesto lavoro, è una scoperta drammatica; nasce una rabbia, una voglia di abbandonare questa fabbrica, uno sconfortante senso di impotenza. Ci si sente così anche perché è venuta meno la fiducia nel Sindacato, la certezza che «assieme ce la faremo», la speranza che all'arroganza di chi ha il potere si possa opporre la forza dell'unità dei lavoratori. Se non ci si sente tutelati da un Sindacato forte e capace, non è, come pare voglia far credere qualche Segretario confederale, perché non ci si riconosce nel proprio delegato o su come questo viene eletto, ma perché ci si sente esclusi dalle decisioni.
In pratica non c'è un reale rapporto democratico coi lavoratori, che, in qualche caso, hanno appreso dai giornali la modifica di parti importanti di accordi, venendo poi chiamati in assemblea quando i giochi sono già fatti. Un errore simile si rischia di ripeterlo anche per quello che alcuni chiamano «patto anti-inflazione», che comprende l'ipotesi di un tetto massimo di punti di contingenza per il 1982.
Se si privilegerà ancora una volta la mediazione di vertice al corretto confronto tra i lavoratori, si perderà una buona occasione per recuperare fiducia nel Sindacato e si alimenterà ulteriormente il qualunquismo se non l'aperta ribellione contro le Confederazioni.
Ad una situazione generale di crisi sindacale occorre sottolineare il fatto che in ITALTEL in particolare va sempre scemando la credibilità del C.d.F. come organismo in grado di difendere i lavoratori in fabbrica.
Un solo esempio è dato dal fatto che il totale a Castelletto delle richieste sindacali per la revisione dell'inquadramento unico di singoli lavoratori per il 1981 è di 15; un dato assolutamente insignificante se si paragona all'effettivo numero di passaggi di categoria effettuati dall'Azienda.
Questo è un segno che i lavoratori non si rivolgono più ai delegati, ma ai propri capi, ed è anche un segno che non tutti i delegati fanno il proprio dovere.
E' evidente che la situazione attuale risente anche di errori passati, e chi scrive ha
In base a queste analisi, nelle successive piattaforme rivendicative, si è particolarmente insistito sulla diversificazione produttiva, sullo sviluppo del Proteo e della telematica e sulla necessità di accordi con ditte italiane del settore, soprattutto per uno sviluppo dei mercati esteri. Non c'è quindi niente di nuovo nel piano presentato dall'attuale Direzione aziendale.
Secondo me l'errore di fondo sta nel fatto eh», per non accentuare le divisioni all'interno del C.d.F. e della FLM, non si è insistito per il Proteo come «sistema unico nazionale» e non si è detto che il 50% del mercato nazionale della commutazione non basta a mantenere l'occupazione all'ITALTEL e che dobbiamo difendere la produzione e la tecnologia italiana.
Non si trattava di sposare il becero nazionalismo borghese, ma di impedire almeno in questo campo l'interferenza delle multinazionali e di dare al lavoro italiano la capacità e la credibilità sufficiente per presentarsi sui mercato dei paesi in via di sviluppo.
Il C.d.F. non è riuscito a dare l'indispensabile respiro politico alla vicenda dell'ITALTEL ed in generale di tutto il comparto delle telecomunicazioni. Lo stesso PCI di fabbrica non ha brillato, soprattutto negli ultimi tempi, per capacità di intervento sia all'interno della fabbrica, sia presso tutte le istanze in cui vi sono compagni nostri. Anche di questo si dovrà discutere nell'imminente congresso di sezione.
Detto questo si deve aprire un ampio confronto tra tutte le forze sociali e politiche presenti in fabbrica sul «che fare».
Una buona occasione è data dalla discussione sul costo del lavoro: nessun accordo deve essere fatto, senza un preventivo dibattito di massa in assemblee di gruppo omogeneo, dando a tutti la possibilità di esprimersi e di sostenere le proprie idee.
La crisi è profonda, ma il Movimento operaio non è mai all'«ultima spiaggia»; niente è definitivamente acquisito o definitivamente perduto, ma tutto dipende dai rapporti di forza che in ogni momento si riesce a creare.
Dalla sconfitta del Movimento sindacale può trarne vantaggio questo o quel partito, questo o quel gruppo dirigente, ma sicuramente a pagare caro saranno i lavoratori, i poveri, i giovani, gli emarginati, gli onesti.
Noi dobbiamo impedire questo, evitando di piangerci addosso, ma sfruttando fino in fondo la capacità delle nostre analisi, la consapevolezza dei nostri obiettivi ed il corretto uso della nostra grande forza. Sanvito
2
Impiegata Rep. DCS-IF
DOS 8•000 IN NEVI° A LL' ITALTEL S000 I N MEN° ALLA -FAL K 3'0o° ALLA ERCOLE MARELLI 20oo ALLA CANTONI ecc. ecc .... MA- A C HA EfnERA hiblo 1ELEFOnit -C E SSuTt , 13/151VERIE; PRo bolli VARI Ai DISOCCUPATI ?9.
Dalla crisi si deve uscire solo con lo sviluppo. Invitiamo i tecnici, i ricercatori, i lavoratori ad intervenire al dibattito sull'elettronica che si avvia nella fase propositiva
LE CAUSE DELLA CRISI ITALTEL E LE POSSIBILITA' DI RISANAMENTO
Il fallimento del piano decennale
IRI -S TET 1970-1980
Sembra apparentemente inspiegabile la contraddizione tra l'esistenza di un mercato mondiale delle telecomunicazioni in espansione e la crisi ITALTEL.
Si trova interessante materiale di riflessione nel piano decennale IRI-STET degli anni '70-'80. Tale piano — nato sotto l'influenza del fallimento negli anni '60 della Olivetti (Elea) e della Laben, cioè della perdita dell'occasione storica per l'industria italiana di entrare nel campo dei calcolatori — si proponeva di affrontare nella loro globalità, le questioni strutturali dell'elettronica, relative ad una capacità autonoma nei quattro campi fondamentali: componentistica, telecomunicazioni, automatica e strumentazione (robotica), calcolatori (informatica) con la creazione di «un polo industriale elettronico guidato dalla STET, in grado di orientare lo sviluppo e il potenziamento dell'industria elettronica nazionale del settore». In particolare per la ITALTEL si proponeva di «porre le premesse per un ingresso a medio termine nel mercato internazionale, particolarmente arduo in relazione alla presenza di pochi grandi gruppi multinazionali detentori delle tecnologie di base».
Per quanto riguarda l'occupazione si prevedeva di passare dalle 12.870 unità del 1970 alle 27.000 del 1980.
Questo piano è stato reso velleitario:
1) dalla particolare natura di mercato aperto del mercato italiano; dalla mancata difesa dell'industria nascente nei
campi tecnologicamente avanzati; dalla non programmazione di una «percentuale di autarchia» presente in tutti gli altri paesi industriali;
2) dalla mancanza di una adeguata politica di rilancio complessivo della ricerca scientifica nelle scuole, nelle università, nei centri di ricerca; dall'assenza di «centri di eccellenza» opportunamente agganciati alle industrie come si è realizzato in quasi tutti i paesi industriali a cominciare dal Giappone.
Si capisce pertanto come tale piano fosse destinato non solo al fallimento ma soprattutto a diventare un metodo per creare artificialmente posti di lavoro assistenziali, non bilanciati da un incremento di fatturato; si pensi ad esempio alle difficoltà incontrate dal sistema Proteo, contrastato da forze interne ed esterne, e alla mancanza di impegno da parte STET a rendere governabile e ben organizzata una Ricerca e Sviluppo come quella ITALTEL che cominciava ad acquisire risonanza internazionale.
Nel '73 la ITALTEL riconobbe di avere raggiunto con un anticipo di ben 7 anni il livello occupazionale indicato per il 1980 dal piano decennale e prevedeva, forzando l'uso assistenziale e clientelare delle Partecipazioni Statali, di raggiungere nel '78 la cifra record di 36.700 occupati, con un ulteriore aumento di altre 7.000 persone.
Il tasso di assunzione alla ITALTEL dal '70 al '72 era stato di circa 30 persone al giorno!
là della loro erroneità tecnica, ci illuminano in maniera drammatica su un'intera classe dirigente imprenditoriale.
Campi d'intervento all'esame dei Sindacati e della D.A.
Esistono oggi diversi campi di intervento:
la questione istituzionale, cioè l'assetto degli enti, della STET e della SIP (ad es. la soppressione della STET) ; la questione finanziaria legata alla ricapitalizzazione; la questione dei due sistemi di commutazione, come previsto dal piano nazionale dell'elettronica, e la possibilità di riassorbire all'interno del blocco nazionale eventuali resistenze; la politica degli accordi con industrie nazionali (Telettra) e internazionali (Ericcsonn o GTE) ; la possibilità di occupazione sul terziario associato (SIP), che rispetti anche le esigenze delle altre manifatturiere del settore; la telematica e la risoluzione in positivo del conflitto con l'Olivetti.
Telematica senza miracoli
Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto bisogna sottolineare come esso sia stato sopravvalutato da certe forze politiche e sindacali, e sia stato visto in maniera quasi miracolistica nei confronti dell'occupazione.
La Telematica rimane comunque una tendenza oggettiva del mercato che porterà alla realizzazione ed all'utilizzazione di una rete comune da parte di utenti voce, dati, immagini, ecc.
un insieme di centrali telefoniche digitali) verso cui tende il Proteo e le. sue evoluzioni future, è possibile prevedere a breve, utilizzazioni di questi stessi servizi (dati, immagini, voce, telex, facsimile, posta elettronica) con meno problemi di standardizzazioni e di decisioni politiche, sia verso il mondo degli uffici (burotica) che degli enti privati e pubblici, delle banche, agenzie di viaggio che hanno problemi di comunicazione per i loro terminali dati, risolvibili in futuro con l'acquisto di un PABX (centralino elettronico universale).
Il primo terminale della rete teleinformatica generale sarà proprio il centralino privato e in tal senso si può dire che al momento la telematica passa attraverso la telefonia privata.
Una missione industriale
Per uscire dalla crisi ITALTEL è però necessario aggiungere altri elementi che sottoponiamo alla discussione, ben consapevoli che i margini di manovra potrebbero essersi ristretti.
Ma ci sembra che la capacità propositiva della classe operaia debba uscire non solo dalle secche dell'assistenzialismo, ma anche dall'accettazione subalterna di un efficentismo poco lungimirante e da un'interessata versione del realismo.
guato finanziamento ed anche di un brusco ridimensionamento del calo occupazionale previsto dalla Bellisario per gli anni '85.
2. Stipulare accordi per acquisizione di tecnologia di fabbricazione (tastiere, video, floppy, stampanti, ecc.).
Porre particolare cura (20% della forza lavoro) nel controllo della qualità del prodotto (compresa la forma estetica), nell'ottica di una vasta strategia competitiva in un mercato molto attivo.
Creare una struttura di marketing molto dinamica e una conseguente struttura di assistenza al cliente (elettronica professionale).
3. Una radicale trasformazione della struttura della ricerca e della sua direzione, con la creazione di «centri interdisciplinari di ricerca e specializzazione», distribuiti al Sud, che utilizzi finanziamenti statali ma sottoposti ad adeguati controlli.
I conti di tale politica industriale si sono presentati adesso, ovviamente sulle spalle dei lavoratori, poiché il mercato non ammette più industrie inefficienti e le risorse degli stati moderni incominciano ad essere corrose dai processi inflazionistici.
Si è cercato comunque di giustificare il calo occupazionale inventando uno «spettro»: «l'elettronica porta disoccupazione».
Questa proposizione che presa a se stante è vera, perché esprime gli effetti che la tecnologia ha sull'organizzazione del lavoro (effetti che vengono riscontrati nei paesi industriali intorno ad un 10% della manodopera) va opportunamente corretta.
Infatti se consideriamo il caso Olivetti, notiamo come su una popolazione impiegata di 60.000 unità si ha una disoccupazione tecnologica tendenziale di circa 6.000 persone, come si riscontra leggendo i recenti avvenimenti sindacali.
Pertanto nel caso ITALTEL la disoccupazione tecnologica tendenziale al 1981 su 30.000 unità dovrebbe essere di 3.000 persone.
Quello della ITALTEL è un nodo che dovrebbe attirare i programmatori perché è una azienda in cui si ha una notevole prevalenza, rispetto al
fattore disoccupazione tecnologica, di cause strutturali arretrate collegate con il fallimento del piano decennale IRI-STET, fallimento di un gruppo dirigente incapace di difendere, anche col governo centrale, le proprie scelte imprenditoriali.
D'altro canto non può essere «l'alternanza», d'altronde parziale e fortemente condizionata dall'IRI, di manager efficienti (vedi Bellisario), a spezzare le radici malate che ramificano verso strati dirigenti medio-bassi e che gettano ombre consistenti su ogni possibilità di risanamento.
E' possibile citare non solo gli entusiasmi dell'alta dirigenza STET-SIP, ma anche di dirigenti ITALTEL, per una centrale elettronica tedesca, o il visibilio per un sistema della ITT, accompagnato dal disprezzo incompetente per analoghe cose fatte in Italia, dimenticando che ci fu un anno in cui importanti multinazionali si trovarono in difficoltà per il fallimento dei loro sitemettero di essere fortemente condizionate dal Proteo.
Enunciazioni tipo «la censterni (Siemens AG, ITT...) e trale tedesca è telematica, il Proteo no», «il Proteo porta disoccupazione» sono proposizioni correlate (un'orgia di luddismo esterofilo) che, al di
Sarà possibile infatti standardizzare dei terminali, avere un loro uso più comune e più conveniente (concetto questo espresso dal cambiamento del termine): non più trasmissione dati o telefonia o telegrafia ma teleinformatica.
Per il momento, in assenza di questa rete, detta in gergo ISDN (rete integrata numerica multiservizi, costituita da
MIGLIAIA DI OCCUPATI IN ITALTEL (Ex SIT- SIEMENS
1. Uscire dal campo delle telecomunicazioni, assegnando ad un gruppo di aziende tra cui l'ITALTEL, a livello di piano nazionale dell'elettronica, una «missione industriale» ben precisa, missione che fu in precedenza della STET; una diversificazione verso altri settori (non solo quindi la telematica) quali l'automatica e strumentazione, la componentistica e l'informatica. E' necessario cioè agganciare l'erogazione dei soldi da parte dello Stato alla costituzione di una «azienda prototipo» trainante per lo sviluppo che, tramite anche l'intervento di capitale privato (vedi Olivetti), e utilizzando la telematica come occasione di incontro, abbia un mercato garantito ma sempre contrattato in relazione al mantenimento del livello di «frontiera tecnologica internazionale».
La parte dell'ITALTEL che assumerà tale «missione industriale», ovviamente al Sud, dovrà beneficiare di un ade-
In particolare: dovrebbe essere creata una struttura d'autofinanziamento della ricerca. In sostanza una R e S di queste dimensioni costituirebbe un possibile «centro di eccellenza» che potrebbe operare non solo per la fabbrica ITALTEL, ma anche per altre aziende, garantendo soluzioni di elevata professionalità; il campo dei centralini privati (PABX), grazie ai minori problemi di standardizzazione, al mercato più concorrenziale ed ai prodotti più piccoli, potrebbe essere il laboratorio d'avanguardia (e non di retroguardia!) in cui vanno sperimentate le soluzioni delle future centrali pubbliche, in tecnologie non consolidate (vedi ISDN di seconda generazione), ma traducibili prontamente in prodotti per il mercato; recuperare e potenziare verso i PABX, la telematica e la ISDN, la notevole esperienza acquisita nei laboratori R e S sulla progettazione del Proteo e delle reti PCM (TN16 e TN60) ; garantire che i dirigenti con responsabilità innovative possiedano le caratteristiche necessarie per un'efficiente organizzazione di innovazioni.
4. Una radicale trasformazione di mentalità e di uomini in tutto il gruppo dirigente ITALTEL come garanzia di riuscita di qualsiasi «missione industriale».
3
7.3 "74
19 18 13 16 15 14 13 9 8 7 6 5 4 3 '65 "66 "6# "68 "45 p "7i gz ANNI
33 99 "38 • do
Mario Bambara Laboratori 28i CRISI DA I MAA ESP NcFIT ANSioNIE \ i E FALLNENT0 DEL s. PIANO DEcCuliALE s, a liti -STO- DEL 69•0 \ \ I "" CRISI DA — IRADEGuATEZZA DEL. el4At ENTDRAALTEEGICO -----__ 8 .."117OCCUPAZIONEPSRlegii-ierfUt°D4-NEL. TERZIARIO COLLEGATO 35 34 33 32 31 30 29 28 23 26 25 24 23 22 24
'75 "-16 S' 1.44 ADisoccuPAziowE i TECI101.06.1CA i \ • \ • \ • (SIP) '81 "82'.'83 84 S5 86 "8} "88 e '90 "sj
Il gruppo dirigente IRI- STET e l'innovazione tecnologica
segue
dalla prima pagina
XV Congresso della Sez.
P.C.I. - ITALTEL
militari; un'evidente incapacità e disorganizzazione delle strutture statali nel fronteggiare adeguatamente i problemi più gravi compresi quelli della protezione civile, delle calamità naturali e del pronto intervento anche nei casi di disgrazie.
Piccola guida per il raccoglitore di funghi
E' stata un'annata eccezionale per i funghi. La situazione meteorologica di caldo-umido di quest'anno ha fatto spuntare funghi ovunque.
Non ha fatto eccezione il complesso ITALTEL di Castelletto; numerosi i lavoratori che durante i turni di mensa sono andati alla ricerca di funghi nei prati.
Favorite dall'habitat le specie raccolte nei dintorni dell'ITALTEL, in genere, sono
Psalliota Campestris ( prataiolo), Armillariella Mellea (chiodino) e Lycoperdon (vescie), ma non è raro trovare Boletus, Russule e Amanite. Di quest'ultima specie sono stati trovati numerosi esemplari del genere Phalloides, funghi velenosi-mortali, pericolosi anche solo raccolti, in grado di contaminare quelli commestibili con le spore (i semi dei funghi). Questo non deve essere motivo di distruzione di specie velenose o che non interessano. La natura per distruggere materiale organico (rami secchi, foglie morte, ecc.) ha bisogno di un processo putrefattivo che è svolto dai bacteri, ma costoro non sono in grado di degradare la cellulosa e la lignite, compito che viene svolto dai funghi.
Si deve innanzitutto sapere che i funghi, salvo zone protette per fungaioli di professione, sono di proprietà di chi li raccoglie, ma per evitare razzie la Regione Lombardia ha legiferato che la raccolta giornaliera non superi i tre chili. In Italia se ne raccolgono 2.500 tonn. e se ne coltivanno 55.000 tonn.
Il raccoglitore deve avere un equipaggiamento adatto al luogo in cui si reca: vestiti pesanti, impermeabili e stivali di gomma o scarponcini, per combattere il freddo o il repentino cambiamento del clima e le morsicature di vipere o punture d'insetti. Strumenti necessari alla raccolta sono: un bastone, un coltello, un contenitore per i funghi. Il bastone permette di frugare tra l'erba o tra le foglie. Il coltello consente la raccolta e
la pulizia dei funghi. Il contenitore deve essere rigido ed areato, possibilmente di vimini. Sconsigliabile l'uso dei sacchetti di plastica perché i funghi chiusi nel sacchetto, iniziano un processo di fermentazione (Attenzione! I funghi avariati, come tutti gli alimenti deteriorati, sono nocivi all'organismo umano) e impediscono la dispersione delle spore sul terreno.
Ancor oggi vi sono persone che muoiono per avvelenamento da funghi; questo dimostra la scarsa conoscenza delle specie fungine. E' solo conoscendo le specie fungine e le loro caratteristiche morfologiche che si evita l'avvelenamento: quattro specie sono mortali — Amanite Phalloides, Verna, Virosa e Cortinarius orellanus —, 20, 25 sono tossici e oltre un migliaio sono commestibili e non. Se non si conoscono c'è la possibilità di farli esaminare dall'Ufficiale Sanitario o presso le sezioni micologiche. Tutti gli altri mezzi: l'uso dei pezzi d'argento, l'aglio, il prezzemolo, ecc., oppure far mangiare i funghi a qualche animale, sono privi di fondamento. In caso di avvelenamento da funghi provvedere all'immediato ricovero presso un centro antiveleni o ospedale: se i sintomi avvengono tra la mezz'ora e le tre ore dopo l'ingestione bisogna provocare il vomito (incubazione breve, a decorso benigno), mentre se avvengono dopo le prime sei ore o dopo più giorni (incubazione lunga, a decorso spesso infausto) astenersi da ogni intervento per un immediato ricovero e per una terapia a base di dialisi extracorporea, ovvero la sostituzione completa del sangue.
Per un raccoglitore di funghi queste sono le minime conoscenze per evitare funeste giornate e per accrescere la sua cultura che lo porta al contatto vicino alla natura per ammirarne la bellezza, evitando di alterarne l'equilibrio con danni agli alberi o arbusti.
Alessandro Cherubin
Ma, al di là di errori che abbiamo potuto aver commesso, il fatto saliente che ha dato un colpo ad ogni ipotesi di cambiamento al vecchio modo di governare, è stata la scelta compiuta dai dirigenti del PSI che si sono illusi di poter governare la crisi senza il PCI finendo col dare nuovo spazio a quei partiti che per decenni hanno costruito il blocco di potere che ha prodotto l'attuale dissesto economico, sociale, morale e politico che tutti viviamo. Il puntare alla spartizione del vecchio potere ormai in crisi senza impegnarsi nella costruzione di una guida alternativa al sistema imperniato sulla DC e il perseguire con i comportamenti pregiudiziali verso il PCI significa condannare tutta la sinistra all'attesa e di conseguenza all'impotenza ed alla sconfitta con costi in termini di paralisi e ingovernabilità che il paese già sta pagando.
Verso il Congresso Regionale . Temi in discussione
Il nostro partito, stante questa situazione, sta compiendo uno sforzo per precisare meglio, concretizzare e rendere fattibili le proposte economicopolitiche che da tempo sono in discussione al suo interno. Un momento di grande rilevanza politica è lo svolgimento dei congressi regionali che si terranno nelle prossime settimane e che saranno preceduti da quelli delle sezioni di territorio e di fabbrica. I temi all'ordine del giorno, anche per quanto riguarda il congresso dei comunisti dell'ITALTEL, fissato per la fine di novembre, sono molteplici.
Occorre innanzitutto verificare e rilanciare il ruolo e il contributo della Sezione «Scoccimarro» per una soluzione positiva della crisi ITALTEL, sui problemi delle Telecomunicazioni e sul riassetto e la riforma delle Partecipazioni Statali, realizzando un maggiore coordinamento con le istanze del partito a livello locale, nazionale e parlamentare ed un suo impegno maggiore nello sviluppo di questo importante settore.
E' opportuno chiarire alcuni termini decisivi sul ruolo e sulle forme di opposizione del partito in questa difficile fase della vita politica nazionale sia per la modifica delle misure adottate dal governo Spadolini, gravanti essenzialmente sui ceti meno abbienti, sia per quanto concerne la lotta e le proposte per far decollare una nuova politica economica basata sulla programmazione, gli investimenti e lo sviluppo.
Altri problemi sono oggetto di attenzione nel dibattito congressuale come quelli della politica amministrativa negli Enti locali, sia dove siamo forza di governo come al Comune di Milano, sia dove siamo all'opposizione come al Con-
siglio Regionale Lombardo, scendendo nello specifico di come ci rapportiamo e cimentiamo coi grandi temi del nuovo modo di governare, della funzione incisiva del ruolo di opposizione e più in generale analizzare, anche in senso autocritico, il nostro operato e le proposte inerenti allo sviluppo della Regione, dell'area metropolitana e del suo hinterland e per una migliore qualità della vita nella realtà geografica in cui operiamo.
Altri argomenti possono essere approfonditi quali le novità problematiche riguardanti i giovani e le donne, la lotta all'inflazione, la questione morale e le proposte di legge avanzate dal PCI in materia di terrorismo, carceri, casa, droga e così via.
Un'attenzione particolare va posta intorno ai temi della crisi che travaglia il Sindacato sul contributo specifico dei comunisti per il rilancio del processo unitario sindacale, nel rispetto delle compatibilità, dell'autonomia e dello sviluppo della democrazia interna del movimento.
La lotta per la pace
Per quanto concerne i movimenti della pace, in notevole aumento in Italia ed in Europa, occorre superare alcuni ritardi e resistenze registrati in Lombardia e in particolare a Milano che per la sua collocazione può rappresentare una metropoli con funzioni di cerniera per la crescita della parte più avanzata delle forze pacifiste, del movimento operaio della sinistra europea per affermare la funzione autonoma dell'Europa nei confronti della logica di potenza dei due grandi blocchi militari ed avviare una politica dai contenuti nuovi mirante a costruire un più giusto ordine economico internazionale. In un mondo dove i pericoli di una guerra distruttrice si fanno più evidenti e dove si registrano orientamenti sempre più gravi nella politica dell'imperialismo americano ed atti di forza compititi dall'URSS che hanno aggravato tutti i problemi, i comunisti italiani sono chiamati ad essere in prima fila nella lotta per la pace, dando tutto il loro contributo pratico ed ideale, per far crescere anche nel nostro paese un'ampio movimento, autonomo e multiforme, che abbia risonanza europea e mondiale.
L'alternativa democratica
Ma il nodo più rilevante da affrontare nei Congressi regionali e di Sezione resta quello di come costruire l'alternativa democratica alla crisi della società e del sistema politico uscendo da ogni forma e tentazione di propagandismo. Occorre riaprire un franco confronto unitario tra PCI e PSI e con altre forze democratiche laiche e cattoliche per ricercare nel concreto e ad ogni livello nuove forme di collaborazione attraverso l'iniziativa politica unitaria, nel rispetto delle singole autonomie fisionomie politiche e ideali, per aprire la strada che assicuri al paese una vera governabilità che l'evidenza dei fatti dimostra non più separabile dalla rottura del sistema di potere DC. Si rende necessario perciò, vanificare i ricatti della DC tesi a stabilire cosiddetti «patti di ferro o
di legislatura» garantiti dalla rottura del tessuto unitario della Sinistra sin qui faticosamente raggiunto, oppure a modificare la nostra Costituzione in senso restrittivo e autoritario. Dai congressi dunque deve uscire una sfida riformatrice legata alla realtà e basata sulle cose concrete.
Funzionamento del Partito
Vanno altresì affrontati con coraggio i problemi riguardanti il funzionamento delle strutture del partito nelle sue diverse istanze.
Diventa urgente andare verso il superamento di disfunzioni, accentramenti e ritardi come pure di forme di burocratismo e lassismo o non adeguato impegno e preparazione registrati a volte a livello regionale e in particolare a livello di Federazione di Milano sia nel promuovere lo sviluppo del legame e del rapporto con i cittadini e i luoghi di lavoro, sia nell'affrontare i complessi problemi che di volta in volta si sono posti.
Occorre infine determinare passi in avanti nell'ambito del rinnovamento e dell'ammodernamento concernenti la struttura e il metodo di lavoro politico della Sezione ITALTEL, ricercando strumenti più idonei ed incisivi in grado di far svolgere al partito in fabbrica quel ruolo che gli compete specie in una fase difficile come quella che stiamo attraversando.
Per questo il nostro invito è rivolto sia a tutti gli iscritti che ai lavoratori dell'ITALTEL ad essere presenti al Congresso di Sezione dando ognuno il proprio apporto critico di idee, di elaborazione e di proposte onde accrescere la forza e la consistenza propositiva e di lotta del PCI che resta pur sempre un baluardo per la difesa della democrazia e degli interessi dei lavoratori, un insostituibile punto di riferimento per la trasformazione socialista dell'Italia.
Quale via d'uscita?
il piano della D.A. è basato su un terreno paludoso, cioè sulle decisioni che il Governo stenta a prendere; i prepensionamenti coinvolgono pochi lavoratori e quasi esclusivamente nell'area milanese per non parlare delle dimissioni incentivate che hanno solo avuto l'effetto di dimissionare i lavoratori più qualificati (questo sia alla ricerca sia nelle attrezzerie).
Non vi sono molte possibilità e vie di uscita da questa situazione. Solo due strade:
la prima accettare il piano di risanamento passivamente, in modo subalterno, senza ricercare alternative possibili;
la seconda, la più dura e difficile, è costruire un movimento di lotta dei lavoratori del settore che culmini in una giornata di mobilitazione con manifestazione a Roma al Ministero PP.TT e PP.SS.
Noi siamo per la seconda soluzione, per un recupero dell'iniziativa di lotta sui problemi dell'occupazione. Per questo fin da subito occorre discutere con i lavoratori ed organizzare assemblee di reparto per reparto.
il llimm centralino
COMITATO DI REDAZIONE
Autorizzaz.
di Milano n. 269 - 6-10-1975 La Tipografica
- Milano 4
Bambara Mario Bianchi Emilio Bruni Paolo Canfora Flavia Cerini Marisa Cherubin Alessandro Ferrecchia Antonio Finetti Giuseppe Lomuscio Nuccia
Riva Claudio Samarotto Marina Serafino Salvatore Direttrice Responsabile Mariella Governo
del Tribunale
Poliglotta
Il dibattito sul problema della professionalità, redditività, dei salari è sempre acceso. Pubblichiamo le opinioni ed i suggerimenti di due lavoratori.
Il prezzo della professionalità
Molto di quanto pubblicato negli ultimi tempi, sulla « professionalità » e sulla « redditività » del lavoro dipendente, mi sembra parziale e riduttivo rispetto al problema.
Infatti, seguendo un copione tipico nel nostro Paese, l'opinione che conta sta bovinamente mutando atteggiamento: prima sminuiva ogni valore legato alla qualità ed all'efficienza del lavoro, in nome di un astratto egualitarismo, che ignora i rapporti ed i doveri reciproci tra i lavoratori; oggi elogia la « professionalità » intesa come disponibilità indiscriminata del lavoratore alle richieste padronali, la « redditività » del lavoro, prescindendo dagli enormi sprechi sociali indotti, e di conseguenza propone il vecchio metodo del bastone e della carota.
Vero è che la « carota » tende a scarseggiare a causa dell'appiattimento delle retribuzioni.
Ma questo, anche se nocivo, non è che uno dei tanti fenomeni perversi dovuto al governo del Paese che appiana, con l'inflazione e con il sacrificio occulto di tutti i cittadini, salvo i profittatori, gli sprechi dell'apparato statale, senza rischiare di perdere la faccia presentando i problemi chiaramente e dovuti anche a noi cittadini che tolleriamo di essere continuamente presi per il didietro, ma ci adontiamo di fronte a prese di posizione dure, ma responsabili.
Comunque, anche prescindendo dai problemi dell'infla-
CIAO
COMPAGNO
Più professionalità più salario; come ? Carminati va in pensione tk
zion:i è giusto chiarire il discorso, particolarmente sentito dai lavoratori « tecnici » anche nella nostra azienda, a tutti i livelli, sull'aspetto retributivo legato alla « professionalità » e « redditività » del lavoro.
A questo proposito vorrei però fare delle considerazioni che da una parte smitizzano l'aspetto salariale della questione, dall'altra rivelano dei problemi ancora più seri.
In primo luogo ogni retribuzion di merito dovrebbe essere perequata fra le varie categorie ed attività simili, ed in ogni caso non dovrebbe andare a detrimento del salario dei Servizi sociali di base (assistenza medica, scuola, abitazione, trasporti, ecc.). Il sottovalutare, o addirittura disprezzare lo « stato del benessere » dei Paesi nord-europei e la loro organizzazione sociale più evoluta, mi pare francamente il comportamento della volpe verso l'uva che pendi , dai rami che essa non riesce a toccare: sfido a pensare ad uno sviluppo della professionalità, sia individuale che collettiva, senza le condizioni per una sicura convivenza sociale, senza considerare che, solo in tali condizioni, la retribuzione di merito potrebbe mantenere valori contenuti controllabili, rimanendo gratificante.
In secondo luogo il salario è solo uno degli elementi, e neppure il più importante, per promuovere professionalità e redditività del lavoro. Questo esige ben altro, come credo
pensino molti colleghi che svolgono attività tecniche.
Affinché il lavoro, di qualsiasi tipo e livello, non si riduca a dilettantismo o parassitismo, bisogna che: obiettivi e motivazioni siano ben definiti; vi sia autonomia e responsabilità nell'ambito dei compiti affidati; siano disponibili metodi strumenti per valutare i risultati.
Quante volte da noi queste condizioni vengono disattese per mancanza di organizzazione e di assunzione di responsabilità ad ogni livello.
E' vero che questi difetti sono tipici della società italiana e ciò mi porta ad affermare ad esempio che, contrariamente all'opinione corrente, l'impegno personale del lavoratore inglese, francese o tedesco sia complessivamente inferiore a quello dell'italiano, anche se la redditività di quest'ultimo è inferiore. Infatti la redditività del lavoro è fortemente condizionata dall'ambiente di lavoro.
Quindi nel nostro caso, altro che fare disquisizioni moralistiche sull'assenteismo!
In conclusione penso che l'obiettivo della professionalità e della redditività del lavoro non si raggiunga tanto con alchimie salariali, quanto con una maggiore assunzione di responsabilità della classe dirigente, a partire da quella politica, fino agli Imprenditori ed ai Sindacati.
Giulio Beltrami Tecnico dei Laboratori
Professionalità e salario
Da anni il movimento sindacale unitario pone concretamente alle aziende il problema reale dell'elevazione professionale di ampi strati di lavoratori mediante una radicale modifica delle condizioni di lavoro in fabbrica. Proprio l'organizzazione capitalistica del lavoro, con il taylorismo, la parcellizzazione, le catene, ha distrutto in gran parte la professionalità dei lavoratori, e non solo degli operai.
Anche per la gran massa degli impiegati dell'ITALTEL è diventato difficile, se non impossibile, trovare soddisfazione per il proprio lavoro parcellizzato e svuotato di reale professionalità.
Il discorso della professionalità quindi è legato alla soddisfazione ed all'impegno personale non avulso da un ovvio riconoscimento salariale.
Ma quale professionalità oggi è possibile trovare o/e costruire in una realtà complessa come quella dell'ITALTEL?
A mio avviso dobbiamo scordarci un ipotetico ed improbabile ritorno alla « professionalità soggettiva » e puntare, come giustamente ha fatto in questi anni il CdF, alla « professionalità collettiva » cioè a gruppi di lavoro integrati che acquistano una capacità professionale rompendo monotonie e ripetitività mediante accorpamenti, più o meno accentuati, di lavori e rotazione di mansioni. Ciò è valido ad ogni livello e non va considerato, come purtroppo anche
tra i lavoratori molti credono, un mero espediente per istituire una sorta di passaggi automatici di categorie ad ogni livello e per ogni mansione: è una riappropriazione della soddisfazione del proprio lavoro che il padrone per anni ci ha rubato. Se non riusciamo a dare contenuti professionali al lavoro, anche a quello manuale, assisteremo nei prossimi anni ad un rifiuto del lavoro di ampi strati di giovani laureati e diplomati che dovranno inevitabilmente essere utilizzati per lavori manuali. A quale parte del salario legare la professionalità? A mio avviso occorre prima di tutto riaffermare un principio contenuto anche nella nostra Costituzione, e cioè il salario deve essere sufficiente al lavoratore per vivere e mantenere degnamente la propria famiglia.
Il primo impegno deve essere quindi quello di garantire a tutti il sacrosanto diritto elevando adeguatamente i salari minimi, mantenendo il valore punto contingenza uguale per tutti, modificando ed adeguando « il paniere » alle attuali esigenze di una famiglia media.
Va quindi respinto ogni attacco alla contingenza perché essa rimanga, in questo periodo di elevata inflazione, un adeguato strumento di difesa delle condizioni di vita dei lavoratori.
Garantito questo, una quota anche rilevante del salario de-
Ripensando alla sua vita di militante comunista, al lavoro sindacale e politico svolto e al contributo che ha dato ad ogni livello, ci rendiamo conto che con lui se ne va un altro testimone e protagonista di tutte le lotte dei lavoratori ITALTEL.
Infatti, dopo essere entrato pressoché bambino — aveva 14 anni —nella nostra azienda (allora OCE, una divisione della Siemens e Halske) oggi termina la sua attività dopo aver accumulato la bella cifra di 38 anni di lavoro, una buona fetta dei quali operando in Carpenteria, reparto notoriamente «pesante» e poco salubre per chi vi lavora.
Noi lo ricorderemo sempre fraternamente nei tanti momenti sereni o difficili vissuti assieme, nelle decine di battaglie e manifestazioni alle quali siamo stati con lui, sempre «armato» della rossa bandiera del Sindacato e del PCI.
Per questo, mentre ci accingiamo a separarci dal carissimo compagno, ci prende un
po' di tristezza, ma siamo anche felici per lui e gli auguriamo lunghi anni di serenità e di impegno politico, seppure altrove, come è nel suo costume.
Per quanto ci riguarda gli promettiamo che faremo nostra l'esortazione che in questi giorni ha scritto con il gesso sul suo banco di lavoro: «Compagni tenete duro che ce la farete», riferendosi alle grosse difficoltà che viviamo in ITALTEL.
Ciao Carminati.
I compagni della Carpenteria
Strutture sportive ITALTEL
ve servire per il riconoscimento della professionalità, ristabilendo quel parametro 100-200 sul salario di fatto.
Deve essere però chiaro per tutti che salario e professionalità rappresentano solo una parte dei problemi che i lavoratori e le loro Organizzazioni sindacali e democratiche hanno affrontato nella scorsa primavera ma dovranno prima poi riprendere. La disoccupazione, la mancanza di case, i servizi adeguati, l'inflazione galoppante, la bancarotta in cui ci hanno trascinati i governi egemonizzati dalla DC rischiano di rendere vana ogni battaglia per migliorare le condizioni di vita e di lavoro.
La stessa democrazia viene messa in discussione nel nostro Paese col preoccupante allontanamento dalla battaglia politica e sindacale di ampi strati di cittadini spaventati ed indignati dal terrorismo dagli scandali in cui sono invischiati i partiti dell'attuale governo.
Il Sindacato deve quindi riconquistare un rapporto di fiducia e di partecipazione democratica dei lavoratori per riprendere con forza le grandi lotte per le riforme, per l'occupazione, per la rinascita del Mezzogiorno d'Italia, per rendere il nostro Paese più giusto, più attento alle esigenze delle masse, più aperto al nuovo, creando le condizioni politiche per quell'alternanza di governo indispensabile ed improrogabile.
Un pesce... per tutti
Non è ironia, un pesce per tutti c'è veramente stato e dobbiamo dire che l'iniziativa è riuscita in pieno.
Senz'altro l'impegno degli organizzatori della «manifestazione sportiva» è stato premiato e crediamo vada loro riconosciuto il merito d'essere riusciti ad introdurre nel complesso sportivo di Castelletto una novità che ci può portare ad alcune riflessioni.
Infatti la gara di pesca sportiva che ha visto la partecipazione di circa 70 bambini, figli di dipendenti ITALTEL, è riuscita .a coinvolgere con successo alcune centinaia di persone, tra parenti, amici, ecc. e ha reso, per una volta, il nostro centro sportivo un po' più simile a quel luogo di aggregazione e partecipazione per il quale pensiamo sia stato costruito.
E allora — ci si chiederà — non è un fatto positivo?
Certamente! Ed é appunto per questo che abbiamo potuto esprimere le nostre considerazioni. un costo minimo) possa indicarci come sia possibile creare un costo minimo) possa indicarsi come sia possibile creare ne! campo dello sport, momenti importanti che possono in un primo luogo portarci ad un utilizzo più corretto di tutta quella struttura che oggi (non è la prima volta che ci esprimiamo in tal senso) rimane inutilizzata mentre (la gare di pesca sportiva per bambini ne è un esempio) crescono sempre più le esigenze nelle varie attività sportive.
Non si potrebbe, ci chiediamo, arrivare ad un pieno utilizzo di tutte quelle strutture come: campi da tennis, campi di bocce, campi di pallone, pista di atletica, ecc., prendendo ad esempio questa iniziativa?
E ancora: la popolazione di Settimo Milanese, tramite il suo Comune, non potrebbe dare un apporto decisivo con la propria partecipazione, ad una struttura che rischia di diventare «un cimitero di elefanti»?
Pensiamo che nonostante i gravi problemi occupazionali che nella fase attuale travagliano i lavoratri dell'ITALTEL anche questa soluzione possa andare nella direzione di un nuovo modo di intendere e sviluppare quelle attività che ci possono permettere anche un nuovo modo di vivere.
Serafino Salvatore
D.S.
5
Nicaragua Salvador Guatemala
Una guerra antimperialista
seguenza la lotta è una prospettiva credibile, la vittoria è possibile.
SALVADOR:
Forse è troppo tardi per piangere sulle sorti del Centro America, un continente che appartiene, per la geografia all'Occidente, e per la storia politica, ad una negazione dell'Occidente stesso: la barbarie delle dittature militari. La strategia politica dell'imperialismo utilizza questa contraddizione in nome delle esigenze della lotta anticomunista. Esiste così un'alleanza contro natura tra le democrazie nate dall'Illuminismo e l'assolutismo di stati maggiori, sovente formati alla scuola dell'Europa e addestrati alla lotta antisovversiva dagli americani.
Ad iniziare dall'anno 1980 però, gli occhi del mondo sono
NICARAGUA:
«Nos creian muertos, pero a pena dormimos» (ci credevano morti, ma eravamo solo addormentati). Lo si legge in una scritta sui muri di Matagalpa, uno dei capisaldi sandinisti durante l'insurrezione del 1979.
Ed in effetti il regime di Somoza ha soffocato il Nicaragua per quarantacinque an-
posti sul Centro America. Da regione di «repubbliche bananiere» docili e pacifiche, l'intensificarsi delle lotte popolari e democratiche ha convertito l'area in uno dei punti di maggior conflitto del mondo. Nicaragua, Salvador, Guatemala: nomi che spesso tragicamente ricorrono nei notiziari, a ricordare come le lotte di liberazione tentino di disarticolare il quadro strategicomilitare promosso dagli Stati Uniti e sostenuto dalle forze reazionarie locali.
Pertanto analizziamo brevemente la storia ed il contesto politico in cui si articolano oggi le forze sociali in questi paesi.
una rivoluzione che si consolida ni, ma il risveglio popolare è stato improvviso, imprevedibile, stupendo. Il crollo dalla dittatura è stato, insieme con il sandinismo, una lezione storica severa: nessun regime, neanche il più cinico, il più certo dell'appoggio incondizionato degli Stati Uniti, è ormai al sicuro dalla rabbia popolare e quindi dalla sconfitta. Di con-
Questionario a cura del PCI
"25 domande sul terrorismo"
La relativa «calma» che stiamo vivendo in fabbrica e nel paese rispetto al fenomeno terroristico non può essere considerata come un cedimento o una sconfitta dello stesso, anche se tutti vorremmo augurarcelo.
I pericoli di ripresa si vanno profilando e ciò potrebbe concretizzarsi in nuovi fatti sanguinosi.
Ritenendo centrale la lotta contro il terrorismo nella propria battaglia politica, il PCI ha deciso di lanciare una grande «inchiesta nazionale» sul terrorismo che si svolgerà sulla base di un questionario diffuso tra breve nei punti chiave del nostro paese.
Esso si propone di:
accertare gli orientamenti dei cittadini; aprire un dialogo con le forze politiche e sociali; sensibilizzare l'opinione pubblica ridando slancio alla lotta per la difesa della democrazia.
Il risultato dell'inchiesta sarà reso noto al termine dello spoglio.
Partito Comunista Italiano
Ora il rapporto tra sandinismo e masse popolari è solido e si manifesta in ogni struttura. Le milizie popolari, formatesi nei giorni dell'insurrezione, hanno tuttora compiti di vigilanza alle frontiere, minacciate quotidianamente da reparti di ex-somozisti, addestrati a Miami. I Comitati di Difesa Sandinisti sono organismi di base, con responabilità nelle campagne di massa: igiene, vaccinazioni, rimozione delle macerie.
L'appoggio popolare al nuovo governo si fonda su una duplice esperienza collettiva, radicata in ciascuno: quella della dittatura somozista, ciecamente sanguinaria, e quella della liberazione sandinista, condotta senza quasi aiuti esterni.
Ora l'eredità del regime somozista è pesante: rovine, miserie, indebitamento con l'estero. Tuttavia grande è la volontà di ricostruzione: alfabetizzazione, riforma agraria, giornate popolari di salute, sono solo alcune delle riforme e mobilitazioni di massa che hanno avuto luogo in questi primi due anni.
Ma soprattutto il Nicaragua è oggi un esempio concreto di come una lotta di liberazione possa portare ad una soluzione reale dei bisogni sociali in un paese mantenuto al livello di sottosviluppo.
Segnalazioni
Mostre in città,
Iniziative culturali del Comune di Milano Mirò: Itinerario nella sua arte
A Milano fino al 6 dicembremostra realizzata contemporaneamente in 4 sedi pubbliche e in 3 sedi private.
Ben sette rassegne per gli 88 anni di Joan Mirò, pittore, scultore, ceramista, grafico, autore anche di allestimenti teatrali; artista spagnolo, uno dei maggiori pittori viventi.
Una grande occasione offerta dal Comune di Milano per conoscere questo grande artista del nostro tempo. Quali sono le immagini più ricorrenti nei suoi dipinti e nelle opere grafiche? Astri, soli, lune, esseri dall'apparenza umana e animalesca, segni, tanti, a forma di virgole, asterischi che nascono da una vera e propria fabbrica di immagini interiori e fantastiche.
Il Salvador è un piccolo paese di 21.000 kmq, con una buona rete di vie di comunicazione ed una popolazione di 5 milioni di abitanti. La produzione agricola è controllata da una ristretta oligarchia latifondista che si divide il 90 per cento del territorio.
L'esercito ed i corpi di sicurezza constano di 25.000 uomini per controllare il paese.
Il sorgere della lotta armata come ascesa della lotta del popolo salvadoregno, si inserì in un processo storico di grandi lotte popolari nei differenti settori democratici, che dal 1932, anno del massacro (più di 32.000 contadini uccisi), hanno sempre rifiutato le dittatu-
GUATEMALA:
Ci sono stati soltanto morti, più di trentamila, da quando la «guerra gloriosa» (definizione di Nixon) dei marines americani pose fine, nel 1954, alla breve parentesi democratica del presidente Arbenz.
La spaventosa violenza che oggi insanguina il Guatemala non è un risultato casuale, ma il prodotto di una società determinata dalla proprietà della terra e dalle relazioni che ne derivano. La società guatemalteca attuale è il prodotto di un processo storico distorto: dal colonialismo prima, dall'imperialismo oggi. Perduto, con la caduta di Somoza, il satellite privilegiato, vacillan-
una rivoluzione in marcia re militari. Tutto il periodo anteriore all'attuale livello di scontro fu preceduto da un intenso lavoro di massa sia nella città come nelle campagne.
Dalla fine del 1980, sullo slancio politico della vittoria sandinista in Nicaragua, i movimenti popolari del Salvador, uniti in un Fronte Democratico Rivoluzionario, perseguono il fine della cacciata dell'attuale Giunta, presieduta da Napoleon Duarte, la quale, con l'appoggio politico-militare degli USA, sta tentando, secondo una logica di massacro indiscriminato, di ridurre il substrato di massa che garantisce l'appoggio popolare alla lotta di liberazione.
un popolo che non si arrende te il regime fantoccio di Duarte, il Guatemala rimane ora per il Pentagono la carta vincente per mantenere il controllo della regione.
L'economia del paese è basata su prodotti di esportazione, i più importanti sono il caffè e le banane, controllati dalla «United Fruit Company», in America Latina chiamata «La Pidvra». L'unico tentativo di riforma agraria, con il governo Arbenz, è stato stroncato nel sangue. Il Guatemala appare ora un tragico esempio di contraddizioni, con spaventosi indici di disoccupazione, analfabetismo, denutrizione.
A. Guazzoni
La fotografia nella società
La fotografia esercita ormai nella nostra epoca una funzione determinante: le si attribuisce addirittura la facoltà di unico mezzo di riproduzione oggettivo ed imparziale della realtà; senza parlare del potere simbolico che certe immagini di portata «storica» assumono nel creare i nuovi miti dell'età moderna.
E' giusto quindi che da parecchio tempo si insista sull'opportunità di esaminare il ruolo sociale della fotografia nella vita contemporanea.
il pittore, può essere mediatore artistico e proporre immagini, volti, paesaggi o gli oggetti, secondo la sua personale narrativa, con gusto, lirismo, realismo, o semplicemente con gradevole contemplazione del bello.
La Redazione
Sezione "M. Scoccimarro„
Via Monreale, 19 - Tel. 4039549
XI° Congresso di Sezione
MILANO,
Il percorso è così stabilito (una tessera di L. 2.000 dà accesso a tutte le sedi espositive) :
Castello, sala della Balla: dipinti ad olio.
Rotonda della Besana: opere di grafica e manifesti.
Palazzo Dugnani: sculture.
Cortili del Palazzo del Senato: sculture grandi.
Galleria del Naviglio: ceramiche.
Studio Marconi: tappezzerie e lavori per il teatro.
Galleria del Milione: disegni.
NASCITE
Le più care felicitazioni del C.d.R. e della Sezione «M. Scoccimarro» ai compagni
Paolo Bruni e Loredana Giardini per la nascita del piccolo Mirko (13 luglio 1981).
Davanti ad uno scenario della natura, il fotografo non vuole riprodurre soltanto ciò che vede, ma soprattutto quello che «sente».
Anche lui come lo scultore e
Deterniinate le premesse sociologiche è possibile fornire le seguenti considerazioni: compito del fotografo non è limitarsi alla registrazione illustrativa, ma costruire in profondità la fotografia, poiché la natura, vista attraverso la macchina fotografica, è diversa dalla natura vista dall'occhio umano.
26
NOVEMBRE 1981 PROGRAMMA LAVORI Giovedì 26 - Venerdi 27 - ore 17,30 in Via Monreale, 19 Sabato 28 - ore 9,00 in Federazione - Via Volturno, 33 6
- 27 - 28
Riflessioni di un lettore che segue da vicino questi scottanti temi
Lino Aldi Segretario del Gruppo Fotografico ITALTEL