Milano 19(22)

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in questo numero

25 Aprile: la libertà è una conquista

Diossina sulla Zona 19?

Figino come Seveso?

Rifiuti di Seveso bruciati nell'inceneritore dell'AMNU, afferma in una sua denuncia il Comitato scientifico popolare. Di chi sono le responsabilità? È necessario fare chiarezza

Allora era tutto vero? La denuncia fatta pubblicamente nel dicembre 1977 dal dr. Maiuri, medico condotto di Figino, era fondata? Dal camino dell'inceneritore dell'AMNU di Figino è veramente uscita la diossina?

Sono interrogativi che tornano d'attualità in seguito alla pre-

UNIDAL: una mobilità che non si ferma

sentazione da parte del Comitato scientifico popolare di tre esposti - denuncia contro l'avvocato Antonio Spallino e diciannove componenti la medico - clinica ed epidemiologica che fanno capo all'ufficio speciale per Seveso. Il primo, presentato con gli altri due il 10 marzo scor-

Caro carta e libertà di stampa

Milano 19 compie due anni di vita. In questa occasione ci sembra giusto chiederci e chiedere ai nosri lettori se, pur con tutti i suoi limiti, esso sia riuscito e riesca tuttora a svolgere un ruolo nella nostra zona.

I problemi della stampa in generale, compresa la grande stampa quotidiana a carattere nazionale, sono più o meno noti a tutti. Alti costi e insufficiente remuneratività dei prezzi di vendita rendono assai spesso le imprese giornalistiche economicamente passive. Perché allora c'è chi investe nei giornali sapendo a volte con certezza di andare incontro a perdite finanziarie? La risposta è nel fatto che spesso la redditività dei giornali è di tipo diverso: in particolare di carattere politico, specie quando si intende la politica come gestione del potere.

Non a caso, secondo quanto è stato a suo tempo riferito, il senatore Fanfani l'indomani delle elezioni del 1975 avrebbe attribuito la colpa della confitta elettorale della DC all'ostilità della stampa indicando al suo partito l'obiettivo urgente di riconquistare il controllo dei gionali.

Il senatore democristiano non fu il solo. Altri partiti, o persino torrenti di partiti, altrettanto delusi dagli esiti elettorali si sono posti lo stesso obbiettivo, lanciandosi nella corsa dell'accapparramento delle testate.

Ha senso allora parlare di giornali "indipendenti"?

Qui si inserisce il discorso che ci riguarda più vicino: quello dei giornali locali come il nostro. La prestazione volontaristica dei redattori e dei diffusori riducono alle sole spese di carta e stampa i costi, che possono essere così coperti dagli introiti per le vendite e per le inserzioni pubblicitarie, anche quando si tratti di tirature limitate a qualche migliaio di copie.

Questo è il caso di Milano 19, che non ha altri finanziatori all'infuori dei lettori e degli inserzionisti.

Nato, come abbiamo scritto fin dal primo numero, per iniziativa dei comunisti della zona 19, il no-

stro giornale non ha mai voluto, nè vuole, essere fatto dai soli comunisti e per i soli comunisti, ma ha sempre voluto e vuole tuttora essere un giornale fatto da e per tutti gli abitanti della zona.

Non a caso la sua redazione è composta soltanto in parte da comunisti, non a caso abbiamo sempre pubblicato quanto ci è pervenuto da nostri lettori o da altri che hanno inteso offrirci la loro collaborazione, senza mai operare tagli nè censure, neppure quando le posizioni di chi ci scriveva erano lontane, a volte anche parecchio, dalle nostre, intendendo offrire le pagine del nostro giornale come palestra di dibattito e di confronto di idee.

Questa, a nostro parere, è "libertà di stampa" e come ogni libertà va difesa contro ogni tentativo di soffocarla, anche quando la minaccia non derivi direttamente da un disegno di mettere il bavaglio all'informazione, ma da fattori esterni, magari economici.

Ci riferiamo in particolare al recente rincaro della carta, che ha determinato l'aumento del prezzo di vendita dei quotidiani e che può arrecare un duro colpo alle capacità di sopravvivenza di alcune testate.

Anche noi ci troviamo di fronte a questo problema di aumento dei costi. Anche noi avremmo potuto scaricarlo sui lettori aumentando il prezzo di vendita di Milano 19; ma non ci è sembrata la soluzione migliore. A conti fatti abbiamo ancora margini per annullare i maggiori costi con un aumento della tiratura e conseguentemente delle vendite; ma è uno sforzo che dobbiamo compiere tutti assieme, noi della redazione, i diffusori e voi, cari lettori, cui chiediamo di farvi propagandisti di questo giornale, non soltanto nostro, ma di tutti i cittadini della zona, perché esso possa raggiungere un pubblico sempre più vasto. Ne guadagnerebbe, in definitiva, anche l'ampiezza del dibattito e quindi la realizzazione di una sempre- più completa libertà di stampa.

La Redazione

so alla Pretura di Milano dagli avvocati Melzi, Borasi e Caseiia ipotizza il reato di "omissione di soccorso" per l'avvocato Spallino e per alcuni membri della suddetta commissione. Il secondo si riferisce ad un'indagine compiuta in due tempi presso l'ospedale di Desio. Il terzo riguarda un grave fatto accaduto proprio nella nostra zona, nell'inceneritore dell'AMNU di Figino.

Citiamo testualmente il documento del Comitato: "II 21 novembre 1978 il presidente della Regione Golfari emanò un decreto (n. 637) relativo ai provvedimenti urgenti da adottarsi per alcune situazioni non previste dall'opera di bonifica. Si può desumere da quel decreto che nel periodo marzo '76 - agosto '77 l'Assessore regionale alla Sanità ordinò di trasportare i rifiuti solidi di Seveso, Meda, Cesano e Desio ai forni inceneritori di Milano invece che nella consueta

cava di Gerenzano. presso Saronno, al fine di impedire la diffusione di sostanze contaminate provenienti dal territorio colpito dalla nube tossica".

Si trattava di 8600 quintali di rifiuti inquinati che sarebbero stati bruciati negli inceneritori di Figino e di via Zama, che a malapena raggiungono, se a pieno regime gli 800 -adi.

FUMI O NUBI oSICHE?

Sulla questic e il dr. Alberto Frigerio dell'Istituto Mario Negri, un tecnico di fama, autore tra l'altro del libro "Diossine, rifiuti e inceneritori: un caso italiano". ha dichiarato: "Se è vero si tratta di una questione molto grave. Si era prospettato infatti di costruire per i rifiuti di Seveso un apposito inceneritore a 1.200 gradi. È questa la temperatura che distrugge la diossina. Gli inceneritori di Milano raggiungono solo gli 800 gradi. In questo caso non (segue a pag. 2)

Gli abitanti della Cascina Cottica hanno passato anche questo inverno in una situazione insostenibile. servizio alte pagine 6-7

I bassi di Napoli a duecento metri da casa
La
è
Scuola
i contenuti si cambiano anche con il monteore ITIS GALILEO CONSULTORIO:
conquista per la donna e per la società Å NUOVA SERIE - N. 4 - APRILE 1979 MENSILE DI INFORMAZIONE POLITICA E CULTURA L. 300
droga
tra noi
Conti:
una

dalla prima Figino come Seveso?

solo la diossina rimane, ma bruciando i rifiuti si producono altre sostanze tossiche che diventano diossine. Finora, d'altronde, sui fumi degli inceneritori non sono mai state compiute indagini analitiche".

All'origine della questione vi è stato il rifiuto — ricordato nell'esposto — denuncia — di accogliere il materiale nella discarica di Gerenzano, motivato dalla volontà di impedire la diffusione di sostanze incriminate; ma tale responsabile rifiuto è stato superato dall'agosto '76 al marzo '77 con l'invio di tali rifiuti nei forni milanesi, tramite un'ordinanza sottoscritta sia dal presidente della Regione, il democristiano Golfari, sia dall'assessore Rivolta, i quali si erano premurati di garantire l'iniquità del materiale "tutto proveniente da zone non soggette a controllo sanitario". Vero, ma la non esistenza di controllo sanitario, sarebbe il risultato di una omissione da parte delle stesse autorità, perchè, secondo quanto si va man mano apprendendo sulla vicenda, tutto starebbe a provare che il territorio inquinato sarebbe molto più vasto di quello ufficialmente indicato.

DENUNCE INASCOLTATE

Fu proprio nel marzo 1977 che si iniziò a parlare di diossina fuoriuscita dai forni di incenerimento.

Vi fu l'allarme allora irriso del prof. Fava, responsabile della commissione epidemiologica, del medico condotto di Figino, che denunciò danni alle culture della zona, incrementi inspiegabili di gravi malattie epatiche, sei aborti e due nati morti su 27 gravidanze iniziate in quei gior-

Cronache familiari

ni. Le autorità dissero che dove c'è un forno c'è anche la diossina, in piccole quantità, ma comunque da controllare, proveniente dalle plastiche e dai materiali di sintesi combusti.

Ora la realtà appare diversa, più grave. Vi è il dubbio che i fumi dell'inceneritore di Figino abbiano restituito intatta la diossina dell'Icmesa introdotta all'insaputa degli organi comunali di controllo per almeno sette mesi nelle camere di combustione.

LA GENTE HA DIRITTO DI SAPERE Il Comitato scientifico popolare, d'accordo con i comitati di quartiere, i sindacati, i rappresentanti delle zone ha denunciato il fatto inviando a tutti i partiti politici ed agli organismi democratici una lettera aperta in cui si denunciano "pesanti responsabilità" e si chiede l'allontanamento dall'ufficio speciale di quanti si sono resi colpevoli di quella politica minimizzatrice che "ha impedito di pervenire a risultati concreti nell'opera di bopnifica e di tutela della popolazioen colpita dal gravissimo delitto perpetrato dalla multinazionale svizzera".

La parola spetta ora alla magistratura, che ha già provveduto al sequestro di tutta la documentazione relativa all'incenerimento dei rifiuti contaminati. Siamo certi della sua capacità di andare fino in fondo, di accertare le responsabilità, là dove esse vi sono, di individuare i responsabili. La gente attende una risposta precisa a delle domande angosciose. È nel suo diritto conoscere la verità fino in fondo ed al più presto.

Nuove case al S. Leonardo

Nel programma di impegni che la Sezione Ernesto Ragionieri del P.C.I. si è data, trova un posto importante la richiesta di realizzazione del piano di edilizia economica popolare lotto 13 e 13 bis per circa 600alloggi da costruire nel comprensorio nord - ovest del Quartiere Gallaratese come previsto nel Piano Particolareggiato.

La richiesta è giustificata da due importanti motivi: il primo è l'urgente fabbisogno di alloggi popolari che la città ha; il secondo è quello di garantire che strutture sociali importanti come la Metropolitana, il Centro Commerciale, il Centro Civico, l'Auditorio e tutte le altre previste dal Piano Particolaregiato del Gallaratese, abbiano un carico di utenza tale da consentire una gestione economica non deficitaria.

Vediamo quindi favorevolmente l'inizio, in Via Alex Visconti, dei lavori per un primo fabbricato (n° 84 alloggi) dei tre previsti sull'area che fa angolo tra Via Visconti e Via Appennini.

Interpreti di queste cronache sono sempre gli stessi: mia moglie, 41 anni casalinga; mia figlia 20 anni universitaria; mio figlio 14 anni 1° liceo scientifico; io, 43 anni impiegato; per voi tutti, del Gallaratese e non.

"E' imminente l'apertura a Milano della più grande discoteca d'Italia; si chiama "54" come la più importante di New York, quella dove è stato tenuto a battesimo il John Travolta. E all'inaugurazione della mega-discoteca milanese ci dovrebbe essere proprio lui, il travolgente eroe della "Febbre del sabato sera".

Leggo questo trepido annuncio ad alta voce e mi sento quindi in dovere di avere il parere del mio familiare più interessato, quattordicenne e liceale, il quale prima si fa pregare per rispondere, poi però ci fa la spiega.

"Ormai il Travolta è un superato, puzza di vecchio. Pensate che in classe c'era uno che tre mesi fa veniva soprannominato "Tra voltino". Adesso gli abbiamo cambiato nome e lo chiamiamo "Andy" (quello del'"Altra domenica" - n.d.r.).

Oh, come crollano rapidamente i miti, oggi, mi vien da pensare. Ma il giovane virgulto non ha terminato il suo intervento: "Ci sono tre categorie rispetto al Travolta: quelli che ne vanno matti (sono pochi e sempre meno), quelli a cui ormai gli fa schifo perché adesso a loro piacciono solo i Beatles, e quelli invece a cui fa ridere. A me fa ridere".

La suddivisione in classi della Società mi era già nota da tempo, quella sul "Travoltismo" ancora no.

La figlia statale universitaria ha ascoltato sinora senza batter ciglio, ma ormai ritiene giusta l'ora di comunicarci il suo universitar-pensiero in proposito. "Sono anch'io d'accordo che il Travoltismo come soggetto storico possa far sorridere, tuttavia un'analisi

Recentemente il Consiglio di Zona ha dato anche parere favorevole per la costruzione di due torri di appartamenti parcheggio (abitazioni a disposizione di quelle famiglie in attesa di ristrutturazione dei loro stabili), da realizzarsi anch'esse in Via Alex Visconti, come previsto dal Piano Particolareggiato del Gallaratese, sull'area, per intenderci, dove da tre anni la nostra sezione organizza il festival de l'Unità.

Qualche perplessità sorge sul tipo di destinazione (case parcheggio) che andrebbe a caricare una realtà sociale e culturale già abbastanza difficile: il tessuto sociale giovane, la carenza di strutture e l'imminente apertura della Casa - albergo per studenti.

È quindi opportuno richiedere un normale insediamento abitativo, tale da consentire una continuità di permanenza in quartiere di futuri inquilini delle torri previste.

La Sez. Ragionieri del PCI

approfondita non può trascurare il ruolo svolto in un particolare momento di riflusso del movimento e quindi, d'aver svolto una funzione di catarsi con i suoi lati negativi, con le sue ombre, ma anche le sue luci.... La mia fumosa (per via delle mille sigarette giornaliere n.d.r.) e signora, silente compagna nonché madre dei due precedenti intervenuti, interrompe la dotta statalina; "Mi sembra di aver capito che in Statale non siete tutti d'accordo sul giudizio da dare su questo benedetto Travoltismo... salvo quando l'applicate andando a ballare in qualche discoteca".

"Ma noi non balliamo per alienazione, piuttosto lo facciamo per manifestare la nostra volontà di essere uniti, di stare insieme, di far prevalere il collettivo sul singolo, il sociale sul privato".

"Ma contala giusta, interviene il piccolo Caino di turno, perchè forse l'altra sera facevi prevalere il collettivo mentre stavi da sola con quel tipo che somiglia al Benigni in camera tua ballando l'ultimo disco dei Ree Geesl".

Mi sembra necessario riportare la discussione sul terreno più certo della disputa socio-politica. "Va bene, ma ancora voi due della giovane generazione non avete detto cosa ne pensate del fenomeno della discoteca, se è giusto per esempio appoggiare la richiesta dei giovani della nostra zona che ne vorrebbero una da queste parti, magari al parco di Trenno, dove costi poco andarci a oassare qualche sera o il

pomeriggio della domenica, senza dover andare a casa del diavolo per divertirsi in gruppo". "E' vero, hanno proprio ragione loro: i giovani hanno diritto di divertirsi. Anche noi quando eravamo giovani, andavamo a ballare, magari nei cortili delle case popolari, nelle feste organizzate da noi stessi": è l'Amarcord della mia dolce metà, che però ha proprio tanto ragione.

Certo è diverso andare in discoteca, pagare spesso troppo caro un'aranciata scolorita, diventare fragile preda degli schifosi spacciatori di droga che non organizzarsi una propria festa, in un proprio locale, spendendo il meno possibile e lasciando fuori dalla porta i portatori insani di paradisi artificiali. Forse si sta lasciando un po'troppo mano libera agli organizzatori di divertimento commerciale. Credo proprio che anche la zona, il Comune, le organizzazioni democratiche giovanili, dovrebbero pensare di più a consentire un giusto divertimento ai nostri giovani e alle nostre ragazze, figli di lavoratori del ceto medio. "Ehhssi, parche quelli con tanti soldi, loro il problema di trovarsi non ce l'hanno proprio: hanno case grandi, superstereo e superluci psicadeliche, bibite, liquori e lasciano agli altri il ruolo di "Travoltismo". Loro i John Travolta li producono, non li interpretano". E' la conclusione della sempre più dolce ed intelligente, anche se più fumosa, madre dei miei figli.

Luca Orsenigo

Circolo UDI 8 marzo (Gallaratese)

UNA SIMPATICA INIZIATIVA A CUI TUTTI POSSONO PARTECIPARE - MOSTRA FOTOGRAFICA - Tema: LA DONNA NEL TEMPO

È un invito a cercare tra la raccolta di fotografie che ognuno di noi ha in casa (anche in casa dei genitori, degli zii, dei nonni) le foto più curiose, simpatiche, caratteristiche che rappresentino la DONNA e l'immagine che in ogni tempo si è voluto dare di lei.

Portateci le fotografie dei vostri antenati o della vostra infanzia. LE RACCOGLIAMO DA OGGI AL 8-4-1979 PER ESPORLE PRESSO IL SALONE DEL CENTRO CULTURALE ECER DOMENICA 8 APRILE 1979

Le fotografie saranno naturalmente restituite.

RIVOLGETEVI A - Maria Gottardo - Tel. 30.40.21

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2 - milano 19
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Ci racconta Giovanni Pesce nel suo libro "quando cessarono gli spari":

È l'alba del 24 quando alcuni distaccamenti della 44ma e 45ma brigata Matteotti e gruppi garibaldini di TRENNO, LAMPUGNANO e QUINTO attaccano la sede del gruppo "Baracca" trasformato in fortezza. I partigiani sono allo scoperto, i fascisti dietro le feritoie. La battaglia è sanguinosa: i patrioti si ritirano per evitare perdite. Tornano all'attacco il giorno dopo e questa volta la fortezza si trasforma in una tomba per gli assediati. Dopo l'azione i patrioti occupano le fabbriche della De Angeli e della Isotta Fraschini (piazzale Lotto). Contemporaneamente il distaccamento di LAMPUGNANO circonda i baraccamenti del reparto tedesco di SAN SIRO: i nazisti son fatti prigionieri".

La libertà è una conquista

Non piangetemi, non chiamatemi povero, muoio per aver servito un'idea. Guglielmo

Per disgraziate circostanze sono caduto prigioniero dei tedeschi, Quasi sicuramente sarò fucilato. Sono tranquillo e sereno perché pienamente consapevole d'aver fatto tutto il mio dovere di italiano e di comunista. Ho amato sopra tutto i miei ideali, pienamente cosciente che avrei dovuto tutto dare, anche la vita; e questa mia decisa volontà fa sì che io affronti la morte con la calma dei forti.

Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza d'Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. lo muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella, se vivrete tocca a voi rifare questa povera Italia ...

La mattina del 24 aprile, in un bigliettino indirizzato a Pietro Secchia, Luigi Longo scrive:

La va a minuti

La mobilitazione degli operai di Milano e provincia è ormai organizzata punto per punto. Tutti sono all'erta e tutto è pronto perchè l'entrata inazione sia puntuale, efficace e decisiva.

È ormai stabilito che l'insurrezione debba partire dalla periferia per estendersi a macchia d'olio verso i comandi. le caserme, le sedi fasciste, per arrivare ad occupare dunque tutti i punti nevralgici della città.

Si volta pagina a Milano.

È il 25 APRILE.

Tutto è stato preparato nella più rigorosa clandestinità, in mezzo a pericoli incredibili e col rischio quotidiano della morte.

È così che lo sciopero generale dei trasporti pubblici alle 10 del mattino e al suono delle sirene fa convergere le motrici ai depositi: qui vengono abbandonate del tutto inutilizzabili, perchè private dei pezzi indispensabili al loro funzionamento.

In tutte le grandi fabbriche al mattino gli operai superano regolarmente i cancelli, bloccano subito gli ingressi e stabiliscono turni di vigilanza nei cortili e nei reparti per evitare le distruzioni e per respingere gli attacchi. Qui, dove gli operai hanno lavorato a lungo, con sicuro sprezzo del pericolo, per sabotare la produzione destinata alle forze occupanti, ora devono salvaguardare il patrimonio popolare ormai minacciato dal nemico che fugge.

Abbiamo detto che i partigiani sono e arrivano ovunque.

Si presentano' anche al carcere di San Vittore dove, senza spargimento di sangue, il comandante tedesco, maresciallo Franz, cede i poteri. Ed è così che riacquistano la libertà tutti i prigionieri politici e gli ebrei.

Insorge la classe operaia e con essa la popolazione: assieme fronteggiano i nazifascisti nello scontro ormai finale.

I partigiani affluiscono ovunque ed è grazie alla loro presenza che la popolazione può scendere nelle strade.

Su un manifesto del CLN delle officine FALCK c'è scritto: "LA LIBERTA è il premio delle

nostre fatiche e delle sofferenze dei nostri compagni carcerati, deportati, caduti. Ora dobbiamo dimostrarci degni di questa libertà assumendoci tutta la nostra parte di responsabilità, dobbiamo pensare alla ricostruzione per far si che nel nostro lavoro si possano raggiungere le prime mete, il programma della nostra città".

Si volta pagina a Milano, ma la resistenza continua anche dopo la liberazione e la lotta è ancora aspra e dura.

milano 19 - pag. 3
25 Aprile

Ad oltre un anno dalla fine dell'Unidal

Una mobilità che non si ferma

Si tende ad estromettere le donne dall'attività produttiva? La indicazione del CUZ per una lotta perchè venga applicato un accordo, la cui incompleta applicazione ha colpito in particolare le lavoratrici. Quanti sono i lavoratori ancora in mobilità della nostra zona?

Da oltre un anno, malgrado le lotte dei lavoratori nel vano tentativo di salvarla, l'Unidal è morta. I suoi stabilimenti, tra cui l'Alemagna nella nostra zona, sono passati alla Sidalm, che ha riassorbito parte dei lavoratori, mentre altri, in base alla legge 675 sulla riconversione industriale, sono stati messi in cassa integrazione ed in "mobilità", ossia entro la fine del 1978 avrebbero dovuto essere assunti da aziende a partecipazione statale e private, secondo un accordo di cui lo stesso governo, siglando, si era assunto la responsabilità politica. In particolare le aziende alimentari erano vincolSte a non fare assunzioni al di fuori dei lavoratori dell'Unidal in mobilità.

La fine del 1978 è ormai passata da tre mesi. Che ne è stato di questi lavoratori? Hanno tutti trovato una sistemazione o la loro mobilità non ha ancora avuto termine? Poniamo queste domande ad Anna Catasta, del CUZ della zona che comprende oltre alla 19 anche le zone 18 e 6 del decentramento politicoamministrativo di Milano, nonché alcuni comuni limitrofi, quali Cornaredo, Bareggio, Rho, Settimo Milanese, Pero.

I lavoratori Unidal residenti nella nostra zona ed ancora in mobilità, ci dice la Catasta, sono 129, di questi 93 sono donne, di cui 80 operaie e di queste ultime 68 senza qualifica, o per meglio dire, usando la terminologia ufficiale, "addette a mansioni generiche senza sforzo fisico". La situazione della nostra zona riflette quella provinciale, dove su 1.108 lavoratori in mobilità, per il solo settore industriale, 755 sono donne, di cui 650 operaie, di cui 588 senza qualifica.

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Come si vede, aggiunge la rappresentante del CUZ, la maggioranza dei lavoratori in mobilità sono donne e va detto subito che non tutte le aziende vincolate dall'accordo hanno presentato offerte. Alcune poi ne hanno presentate, a volte, senza tener presenti la preparazione professionale di questa mano d'opera. Si è verificato il caso di offerte di lavoro ad esempio per... ingegneri elettronici,... segretarie vi o trilingui... e

via dicendo. Tali aziende non hanno tenuto alcun conto delle indicazioni dei sindacati di rendere effettiva la mobilità riqualificando i lavoratori, tenendo conto delle loro basi culturali e professionali di partenza, perchè potessero trovare in altre fabbriche un lavoro che fossero in grado di svolgere effettivamente. Altrimenti la "mobilità", tanto invocata dai padroni, rischia di diventare soltanto il passaggio di lavoratori da un'attività produttiva alla disoccupazione od ad una occupazione di tipo assistenziale. Quasi tutte le aziende vincolate all'accordo hanno ormai pressochè ultimato le assunzioni, spesso preferendo attingere da altre aziende con passaggi diretti e comunque non applicando l'accordo, escludendo così la mano d'opera non qualificata, che non ha trovato lavoro. Questo vuol dire che meccanismi "spontanei" controllati solo dal padrone tendono ad espellere dalla produzione questo tipo di lavoratori ed ancor più di lavoratrici.

PERCHÈ SONO RIMASTE FUORI?

Molte di loro, ci spiega Anna Catasta, non sono neppure entrate in graduatoria. Atre sono state chiamate, ma non accettate per motivi di salute o perchè c'erano problemi di orario insormontabili. Intendiamoci, non è che rifiutassero di assoggettarsi a turni, che d'altra parte già facevano all'Unidal, ma a volte non è stato possibile superare problemi di contrattazione o di trasporti collettivi. Si è forse verificato il caso di chiamate cui i lavoratori o le lavoratrici non si siano presentati o si siano presentati in numero insufficiente? No, ci risponde, anzi, per fare un esempio, alla Sit - Siemens per 114 posti, di cui 78 sono stati poi coperti da donne, il numero dei lavoratori presentatosi è stato di gran lunga superiore.

Bisogna anche porre in rilievo che molte lavoratrici hanno accettato di adattarsi a lavori di pulizia o di mensa anche se venivano dalla produzione. Altre, pur di poter accedere ad un lavoro più qualificato entrando in produzione, hanno accettato di assogettarsi a corsi di qualifica-

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La Ripresina

- Ciao. Hai sentito? C'è la ripresinal

Se l'è? Una aceleradina un po ralentada per consomà men bensina?

- Ma no. La ripresina economica!

- Economica?... Bisogna spend de men?

Ma no, si guadagna di più.

- Mi guadagni semper pocch. Forse perchè soni pension à.

- Che centri tu? Si guadagna di più in genere, con le industrie, i commerci... Hoo capì, i sciori! Ma se quei piange semper miseria. Gh'è quell avocatt lì de la Fiat che el piang talment tant che pussee che un Agnelli me par un vite//.

zione affrontando notevoli impegni di studio. E qui è bene ricordare che spesso si tratta di donne di una certa età, con pochi anni di versamenti contributivi. Poche raggiungono il minimo di 15 anni di contribuzioni necessario per ottenere la pensione, anche se molte sono ex stagionali che lavoravano all'Unidal da un numero molto maggiore di anni.

Per le lavoratrici che ancora non hanno trovato una nuova occupazione si pone il problema di creare un fronte più vasto, che sforzi ad una completa applicazione degli accordi andando verso una fase nuova, con problemi nuovi, come la richiesta di mezzi di trasporto per andare al lavoro dove c'è e la modifica dell'organizzazione del lavoro per affidare anche alle donne mansioni finora riservate agli uomini.

IL RUOLO DEL CUZ

Le forze politiche, i movimenti femminili, gli amministratori locali, i parlamentari debbono mobilitarsi con queste donne in un'iniziativa che faccia pressione sul padronato perchè, dopo averne incovato il diritto, applichi la mobilità.

Bisogna evitare il rischio che si punti a disattendere l'accordo per i lavoratori dell'Unidal, per evitare ii pericolo, oggi più grave che nel passato, che le forze di lavoro femminili vengano espulse data produzione.

Come intende muoversi il CUZ? Come zona, ci risponde la Catasta, l'intento è di dare un punto di riferimento più vicino, di aprire vertenze con le aziende della zona, sia con quelle che devono applicare l'accordo, sia con le altre, perchè nel farlo assunzioni attingano a questo serbatoio di lavoratrici ancora in mobilità.

Partendo da questa esperienta, conclude la rappresentate sindacale, ed arricchendola con i risultati di indagini conoscitive sul territorio (ad esempio come avvengono le assunzioni nella zona?) vogliamo giungere a mettere in piedi un organismo che possa effettivamente intervenire sul mercato del lavoro e sull'occupazione.

Sarà! Forse piangono perchè gli altri non si accorgano che gli affari vanno bene. Sai, si tratta di economia sommersa.

- La fà el subaqueo?

- Ma no. Sommersa per dire nascosta.

- Se la scunden l'è una bruta robba, dam a trà a mì. Magari fann i danee conti sequester, i rapin o con quella porcheria lì...'me la se ciama?... la droga. O magari paghen minga i opeari. Dam a trà: l'è minga economia sommersa, l'è economia sporca. Se ved che la fà el subaqueo chi ne l'Olona. Ciao, te saludi.

el barbee

1979: anno del bambino

L'affido: una soluzione al problema dei

minori in difficoltà

L'idea lanciata nello scorso gennaio da un gruopo di abitanti del Gallaratese, e patrocinata dal Consiglio di Zona, sul tema: affido, si stà concretizzando.

Come già abbiamo segnalato in "MILANO 19" dello scorso febbraio l'iniziativa si pone l'obiettivo di creare una rete di famiglie o persone, nel quartiere, disponibili a trattenere in affido, per il periodo necessario, quei bambini del quartiere destinati al ricovero in Istituti per una temporanea difficoltà della famiglia d'origine.

Le numerose nuove adesioni all'iniziativa raccolte a seguito del pubblico dibattito avvenuto sul tema presso la scuola media CASATI ha permesso ora la costituzione di un gruppo Gallaratese, che ha iniziato la propria attività, collegato all'Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatari.

Il Gruppo Gallaratese si riunisce ogni secondo e quarto venerdì del mese, presso la scuola media CASATI, alle ore 21 ed è naturalmente aperto a quanti, nel quartiere sono interessati al problema ed intendano dare un contributo di idee e di fattiva collaborazione.

Le cose da fare sono molte. Già nelle prime riunioni sono emersi infatti due distinti ordini di problemi sui quali intervenire: da una parte i numerosi casi di minori in difficoltà via via segnalati e, dall'altra, la necessità di coordinare ed utilizzare le strutture pubbliche esistenti.

Ma l'obiettivo immediato resta l'esigenza di approfondire il problema dell'abbandono dei minori e della soluzione ci si propone: l'affido.

Nella riunione del 17 marzo il Consiglio di Zona ha approvato la proposta fatta dal Gruppo Gallarate ANFAA di tenere due pubblici dibattiti, sul tema. I dibattiti, che saranno preceduti dalla proiezione di un documentario, si terranno il 2 aprile 1979, alle ore 21, presso la Scuola Media di via Alex Visconti ed il 9 aprile, sempre alle 21 presso la Scuola Media di via Uruguay.

La partecipazione al dibattito, che è ricerca di soluzioni di problemi del quartiere, è anche un modo per dare un contributo per realizzare una iniziativa concreta cui tutti, direttamente o indirettamente, siamo interessati. M.

pag. 4 - milano 19

Nel mezzo del sonno più profondo

Vivo in quartiere dal 1967 e da dodici anni per recarmi al lavoro faccio le stesse brevi ed automatiche azioni ogni mattina. Ascensore, esco dal cortile, il breve marciapiede, tolgo le chiavi dalle tasche, apro la macchina, scaldo il motore un paio diminuti e poi via per l'ufficio.

L'altra mattina la monotonia è stata spezzata da un fatto singolare alquanto. Sotto il tergicristallo un candido foglietto rettangolare mi rendeva noto che durante la notte (nel bel mezzo del sonno più profondo) mi era stata appioppata una multa. Esco dall'auto stropicciandomi gli occhi e, leggendo attentamente il breve "comunicato" apprendo che erano passati i netturbini dell'A. M. N. U. con lavatrici mobili, pulitrici e spazzolatrici per effettuare quella pulizia che in altre strade della città viene fatta ormai da anni.

Un urlo rabbioso squarcia il grigiore mattutino.

Dove cazzo erano i cartelli!!!! Poi mi ricompongo e ripeto: Dove accipicchia sono stati collocati i cartelli che avvisano l'ignaro automobilista!?

La pulizia della strada fatta in quel modo era veramente attesa, sono anni che la via Ojetti viene regolarmente dimenticata dalle

Forze di Pulizia, non ricordo sia mai stata fatta così a fondo e capisco anche che la notizia andava comunicata con delicatezza; occorre tatto, savoi fair; capisco che notizie del genere se fossero divulgate improvvisamente potrebbero nuocere a qualcuno, che so... a donne in stato interessante, ad anziani cardiopatici, ai Cavalieri di Vittorio Veneto, ma, che si ometta totalmente di comunicarlo ai cittadini abitanti della strada interessata per poi appioppare una contravvenzione è proprio da birbaccioni... per non dir di peggio.

Mi rivolgo al portiere per dare sfogo al mio disappunto. Questi, però, mi indica innocentemente un cartello appeso ad un lampione proprio all'imbocco della via. Perchè ieri sera non l'ho visto?? Certo!! Ieri sera sono transitato per la stradina che costeggia la Chiesa dei SS. Martiri e gli A.M.N.U. non ci sono arrivati in quanto sono tutti convinti che la via Ojetti sia veramente strada senza uscita come indica la segnaletica stradale. Mi fermo un at-

Alcuni giovani hanno sollecitato II Consiglio di Zona 1.0 a dare un aiuto concreto sul problema della droga nel quartiere. SI è provveduto quindi a formare subito una commissione aperta a tutti, formata da genitori e ragazzi per un incontro con un operatore dei Centro antidroga al fine di discutere ed affrontare il problema avanzando eventualmente proposte concrete ed operative.

La droga è tra noi

timo a riflettere. E colpa mia della trascuratezza dei netturbini. No! No! Poche storie!! Avrebbero dovuto mettere un cartello anche li, ne sono convinto. Poi, un breve pensiero mi attraversa la mente, subito un leggero malore mi coglie, impallidisco, mi siedo in macchina e pieno piano mi ritornano le forze e la conoscienza.

Circa un mese fa un incidente mi mise fuori uso la machina, una SIMCA 1301 che mi fu rimorchiata sotto casa inservibile, in attesa solo che lo sfasciacarrozze venisse a ritirarla. Fui costreto all'acquisto di un'altra autovettura e ordinai un PEUGEOT 204, nell'attesa della consegna un amico mi prestò il suo FIAT 124.

Lo sfasciacarrozze non è ancora venuto, non ho ancora riconsegnato il 124 gentilmente prestatomi e ho ritirato la PEUGEOT.

TRE MULTE!!! Mi sono preso tre multe, (nel bel mezzo del sonno più profondo) cose da pazzi. Unico caso nella Comunità Europea.

Proprio questo mese che ci casca dentro tutto, affitto, luce, gas, telefono canone TV bollo auto, assicurazione, le scarpe del bambino e la rata al dentista. Un ringraziamento alla giunta che ha disposto per la pulizia, un ringraziamento all'A.M.N.U. che ha pulito, un ringraziamento ai Vigili per l'applicazione delle leggi ma... accipicchia!! la prossima volta per lire 20.970 (6.990 x 3) la strada la pulisco io.

A Milano un giorno di gennaio, nel 1972

Alto poco meno di un metro e cinquanta, asciutto, quasi completamente senza denti, tanti capelli e niente copricapo; due pomelli rossi rossi. Entrò nel negozio del Motta, all'angolo di via Manzoni, battendosi e rotolandosi le mani violacee. Dalla bocca gli sortiva ancora una scia di vapore.

Mi guardò da sotto in sù con due occhi estremamente mobili, vivi e brillanti.

"Avremo sette gradi sotto lo zero" mi disse e poi, sempre arricciando le dita che pian piano andavano scaldandosi "Bisogna resistere, chi non resiste muore".

Aveva una parlata leggermente meridionale, simpatica e decisa.

"Dovrebbe bere qualcosa di forte per combattere il freddo. L'alcool è la miglior cosa quando si è costretti a restare al gelo" gli dissi banalmente, accorgendomi subito della leggerezza e dell'inutilità della mia osservazione.

D'istinto lo avrei sollevato di peso, lo avrei condotto al bar e gli avrei fatto ingurgitare qualcosa di caldo. Lo avrei arrotolato in un plaid e gli avrei detto: "Stai tranquillo per un po', non ti preoccupare, lascia che lavorino gli altri, tu stai a guardare".

Un rapido pensiero questo, un flash perchè lui subito mi aggiunse: "Signorina, ma che dite. Non che non me lo posso permettere, vero" guardandomi sempre da sotto in sù col capo fieramente reclinato all'indietro, "ma se bevo, che so io una grappa, poi me gira la testa e chi ci sta più là fuori a lavorà. Bisogna resistere, se no si muore".

E se ne uscì, avvolgendosi la sciarpa intorno al collo, tirando sù col naso e continuando a fregarsi le mani.

Prese il suo seggiolotto con i giornali e ricominciò a incamerare freddo. Ma allegramente, perchè doveva resistere ... se no si muore.

Droga: una parola che semina terrore, che molti vorrebbero cancellare dal loro dizionario, fingendo di non sentire, di non vedere. Droga: una realtà che esiste nella nostra zona come altrove. Ignorarla, esorcizzarla non serve. Bisogna affrontarla e sconfiggerla. Per affrontare questa realtà bisogna anzitutto conoscerla. Guanti sono i tossicodipendenti nella nostra zona? Chi sono i tossicodipendenti nella nostra zona? Chi sono? Perché si drogano? Chi e dove spaccia la droga? Sono interrogativi angosciosi cui vorremmo poter dare una risposta precisa atraverso un'inchiesta che a partire da questo numero intendiamo portare avanti con il contributo di tutti i nostri lettori.

Cominciamo con il pubblicare, qui di seguito, un articolo che affronta il problema della droga in genere e ci sembra utile per avviare un dibattito, che speriamo possa essere ampio e ricco di contributi e di testimonianze.

La diffusione della droga è un fatto abbastanza recente, che si va affiancando ad altri ad ampi fenomeni di tossicomania di massa, come l'alcolismo, già largamente consolidati nella cultura e nella tradizione del nostro paese. le cui conseguenze sull'individuo sono note a tutti.

A partire dal 1965 - 66 decine di migliaia di studenti prendono contatto con lo psicofarmado attraverso l'uso di miscele tranquillanti - alcool (Noan, valium, ansiolin, barbiturici) facilmente reperibili in farmacia perchè presenti in avariati prodotti ricostituenti, dimagranti, psicotonici. In questo periodo la domanda di massa di droga viene soddisfatta quasi interamente dall'industria farmaceutica. Solo nel 1967-68 comincia nell'ambiente studentesco il consumo di hascish. Il successivo provvedimento legislativo del maggio 1972, che include le amfetamine nell'elenco degli psicofarmaci ed il conseguente ritiro di una quota di questi prodotti dal commercio creano le condizioni favorevoli al mercato della morfina (prodotta dalla Mercks e rivenduta agli europei sul mercato nero).

IL PROFITTO CONTRO

LA "SALUTE

Esaurite queste scorte di morfina inizia, nel 1974-75 la diffusione di massa dell'eroina. Vari sondaggi relativi a questo periodo accertano la presenza di 600 mila consumatori di marjuhana e di 20 mila consumatori di eroina.

A monte di tutto ciò sta l'interesse dei paesi produttori di sostanze stupefacenti: in particolare del papavero da oppio. Infatti 1'80% dell'eroina spacciata sui mercati illegali di tutto il mondo proveniente dal sud - est asiatico (Thailandia, Birmania, Laos, Cina nazionalista e HongKong), che riesce ad immettere annualmente sul mercato clandestino 1200 tonnellate di oppio, sufficienti per produrre 120 tonnellate di eroina.

Per quanto riguarda gli altri farmaci stupefacenti si deve considerare fino in fondo la responsabilità di multinazionali

farmaceutiche, ai cui profitti si è spesso sacrificata la.salute pubblica.

DROGATI DI DIECI ANNI

Fino a qualche tempo fa il tossicomane proveniva in prevalenza da quella parte di popolazione giovanile collocata ai margini della società o contestataria. Oggi l'eroinomane ha connotazioni più comuni. Spesso si tratta di un giovane qualunque vittima della disinformazione, dell'autoritarismo familiare, dell'emarginazione scolastica, dell'incertezza per il futuro, dell'alienazione del lavoro, della mancanza di ambiti culturali dove potere, con altri giovani,- esprimersi, costruire qualcosa. Ed ancora la mancanza di spazi dove ritrovarsi al di fuori dei bar o delle discoteche, dove la droga trova un ambiente favorevole alla sua circolazione. Così molti giovani giungono direttamente all'eroina, senza neppur passare attraverso l'esperienza di altre droghe leggere o pesanti.

Recentemente si sono avuti casi di bambini intossicati con droghe pesanti, con epísodi limite fino ai 10-11 anni di età, spesso spinti all'uso della droga dalla curiosità, da un bisogno di sicurezza, da un'ansia di sentirsi grandi.

Ma affermare che sia genericamente la società a determinare l'uso della droga sarebbe semplicistico e pericoloso. Si

deve tener presente si tratta di un mercato non passivo, incrementato soltanto da cattive condizioni di vita, ma gestito attivamente: basti pensare alla scomparsa delle droghe leggere al momento della "promozione" della droga pesante.

L'atteggiamento repressivo assunto nei confronti dei tossicomani, considerati delinquenti, piuttosto che malati da curare, ha sottovalutato la gravità del problema e prodotto effetti negativi.

D'altro lato la campagna per la liberalizzaione della drogE (come già avviene in alcuni stati ha come obiettivo principale i tranquillizzare le coscienze d chi si sente normale, confinandc i tossicomani nella loro diversità, rinchiudendoli sempre più nei loro ghetti perchè diano il minor fastidio possibile, eliminando così una parte della massa sociale, escludendola anche dal processo produttivo, stroncandone ogni forma di ribellione contro una società che non offre loro migliori prospettive di vita. Con questo primo articolo abbiamo affrontato il problema della droga nei suoi aspetti in generale. Nei prossimi articoli scenderemo più nel particolare per vedere quali dimensioni ha il problema nella nostra zona e come si può affrontalo.

A CITROiN
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Silvana Scaini Campi (1 Continua)
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di Carlo Gaudio a. C.

Un problema della giunta democratica:

L'informazione di massa sul suo operato

Molti cittadini ricorderanno che quattro o cinque anni fa i dati, divulgati dalla grande stampa, sullo stato dell'inquinamento delle acque del sottosuolo di Milano erano molto allarmanti, e fu necessario chiudere decine di pozzi per l'inquinamento delle falde oltre i cento metri. Quello stato di cose era la conseguenza logica di un certo modo di governare la città. L'acqua necessaria ai bisogni dei milanesi si dovette quindi cercarla a profondità sempre maggiori, con costi crescenti anche in termini di qualità delle acque.

La nuova Giunta, a partire dall'estate 1975 e dopo complessi studi sul problema, ha avviato un piano per il disinquinamento (estensione dei controlli, ecc.) e la salvaguardia delle acque che pare abbia già dato i primi risultati positivi. Ma la grande massa della popolazione milanese non è a conoscenza di questi sforzi, perchè la grande stampa e la RAITV locale non ne parlano, e quando lo fanno l'informazione risente di troppe lacune ed è incompleta.

Un altro esempio, da quasi un anno ogni cittadino si può imbattere in

strade scoperchiate per i molti "lavori in corso-, che lo costringono ad una circolazione automobilistica molto difficoltosa specie in centro, senza che egli ne sappia i motivi: naturalmente questo si verifica anche nel nostro quartiere. Il cittadino, privo della necessaria informazione è infastidito perchè non si spiega le ragioni dei disagi che deve sopportare. Eppure decenni di incurie delle precedenti amministrazioni delle reti fognarie del sottosuolo e di altri servizi pubblici. Questi disagi sono aggravati dalla impressione che manchino i necessari coordinamenti tra i vari enti preposti ai servizi pubblici, non di rado infatti, succede che una volta scoperchiata una via e fatte le riparazioni alle fognature o delle condutture dell'acqua potabile, si riporta la via come prima, ma passati 15 giorni ecco che lo stesso tratto di strada viene nuovamente scoperchiato perchè la SIP e I'AEM devono fare le indispensabili riparazioni ai loro cavi che sono posti accanto alla stessa rete fognaria. Sappiamo che le Ripartizioni comunali interessate, qualche volta

A FIGINO

MILANO - VIA ZANZOTTERA 3

(come nel caso della recente chiusura del cavalcavia di p. Corvetto) diramano comunicati stampa su questi fatti, ma non tutti i giornali li pubblicano. Succede così che la gente si irriti e risulti poi disponibile ad interpretazioni sbagliate sul corretto operato dell'amministrazione cittadina.

Crediamo quindi che senza una adeguata informazione, da parte degli amministratori locali (Assessori) verso i cittadini, sia un modo sbagliato e incompleto di governare Milano. È certamente utile e non priva di significati politici l'iniziativa del Sindaco Tognoli di mantenere, attraverso "Telealtomilanese" di Rizzoli, un rapporto con la cittadinanza, ma è anche doveroso riconoscere che sia per il taglio della rubrica, che per l'ascolto circoscritto dell'emittente, questa iniziativa risulta insufficiente a far fronte alla crescente esigenza di informazione locale da parte della amministrazione cittadina che governa una città che ha ormai superato i due milioni di cittadini.

Perciò sarebbe utile che, potenziando l'attuale informazione delle Ripartizioni interessate, la Giunta comunale discutesse la necessità di varare una organica e permanente politica dell'informazione di massa sul suo operato e i suoi programmi futuri. Instaurando, con il supporto dell'Uff. stampa del Comune, gli indispensabili rapporti con i grandi organi d'informazione presenti nella nostra città, con le emittenti locali, con al Sede Rai inclusa. A quest'ultimo proposito, vogliamo però ricordare che la ormai decennale gestione del "Gazzettino padano" della RAI milanese da parte del consigliere DC Antonio Velluto, non può essere considerata un modello di completezza dell'informazione riguardante i fatti di palazzo Marino. In conclusione, i cittadini vogliono partecipare alla soluzione dei problemi della città, attraverso i Consigli di zona e di quartiere. ma non si può perdere di vista il fatto che un momento fondamentale della partecipazione democratica di massa è rappresentata da una corretta e tempestiva informatione su! reale operato dei loro amministratori. Gibi

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Che

cos'è

un comitato di gestione?

Non è facile rispondere anche se si ha la fortuna di farne parte, e nel mio caso, per la prima volta.

Ho detto fortuna se si pensa che prima di essere eletto dall'assemblea dei genitori, alla domanda iniziale avrei risposto con banali commenti inneggianti ad un italianissimo modo di intendere i "Comitati" in genere...Il

Più chiaramente ero particolarmente sfiduciato verso istituzioni di recente nascita che credevo servissero solo a colmare un vuoto dell'esecutivo.

Ritenevo tali istituzioni uno strumento dello Stato per far lavorare gratis i cittadini, dopo il lavoro in fabbriCa o in ufficio, evitando in tal modo gli oneri per sbrigare tutte le pratiche accumulatesi nei rispettivi Asili Nido con il rischio di essere tacciato poi di scarsa efficienza.

Pensieri questi inutili e poco edificanti se si tiene conto che deve essere necessariamente il cittadino il primo ad utilizzare, pilotandoli i veicoli delle strutture pubbliche quasi sempre troppo ingombranti e di difficile manovrabilità.

Conseguentemente i Comitati dei cittadini risultano i più idonei a far muovere i pesanti veicoli della Burocrazia, Inefficienza, lentezza del convoglio statale.

Nel "Comitato di Gestione" di cui faccio parte ci si trova insieme con entusiasmo e tanta voglia di essere d'aiuto ai propri concittadini o meglio coabitanti del Quartiere, evitandogli di subire inutili disagi e contribuendo con la massima serietà al disbrigo delle svariate e per ovvi motivi delicate pratiche di competenze del Comitato.

Diritto allo studio

Non è sempre facile decidere la compilazione delle graduatorie di ammissione umanizzando il più possibile le aride e concise norme del Regolamento sul funzionamento degli Asili Nido. Spesso per dirimere una sola posizione si dibatte per lungo tempo. Vi assicuro che mai ho visto applicare dei regolamenti con così onesta correttezza e uniformità di comportamento. Posso solo testimoniare la grande soddisfazione provata al termine dell'intenso lavoro effettuato per avviare l'apertura dell'Asilo Nido di Via M. Borsa, quando siamo stati certi che ogni genitore del nostro quartiere che ne aveva fatto richiesta, poteva contare su un posto per il proprio bimbo all'Asilo Nido.

Ora è più facile rispondere alla domanda iniziale? Mi auguro di sì. Nella certezza che sempre più numerosi concittadini partecipino a rendere più viva e significativa civilmente la nostra esistenza nel quartiere, applaudiamo mentalmente al silenzioso ed umile lavoro di tutti coloro che sacrificando il proprio tempo libero, ogni sera, si trovano impegnati in qualsivoglia comitato nell'interesse di ogni abitante del quartiere.

Un ringraziamento particolare va ai simpatici componenti del Comitato di gestione dell'Asilo Nido di Via Ojetti, che assicurano il proprio serio impegno a fare ancora di più e meglio per tutti.

Il Comitato di gestione

Asilo Nido Via Ojetti A. Mancini

A ciascuno il suo mestiere

L'atteggiamento di Comunità Educante nei confronti della delibera quadro comunale

Che cosa vogliono quelli del Distretto scolastico? Che cosa fanno?

Queste due domande avrebbero potuto porsi i cittadini eventualmente presenti alla riunione del consiglio distrettuale quella sera in cui si discusse sul progetto di delibera quadro a proposito del diritto allo studio.

Vogliono forse negare ai bambini ed ai giovani il diritto allo studio o al Consiglio di Zona di fare il suo mestiere? No, chiedono al Consiglio di Zona ed al Comune di Milano di fare tutto il proprio mestiere; ma anche niente di più del loro mestiere nel gestire i quattrini che la Regione, facendo il suo mestiere, mette a disposizione per il diritto allo studio, e pretendono che il consiglio distrettuale possa fare quel mestiere per il quale i cittadini lo hanno votato, con tutta la ricchezza delle componenti che vi confluiscono.

Il mestiere del consiglio distrettuale è programmare direttivi scolastici per il territorio d'intesa con gli altri organismi di democrazia scolastica — consigli di circolo o consigli di istituto — ai quali la legge (DPR 416) dà l'obbligo di decidere sulle attività scolastiche, parascolastiche ed extrascolastiche, e fissarne gli obiettivi utilizzando a tal fine le risorse che la regione a disposizione ed il comune eroga.

Il dissenso della proposta di delibera quadro è tutto qui ed è per questo che — chiarito questo motivo di dissenso dalla proprosta di delibera quadro — quelli di Comunità educante hanno potuto coerentemente votare a favore di punti di un documento proposto da altri consiglieri che richiedevano che i consigli scolastici distrettuali verificassero la conformità dell'impiego delle somme assegnate alle singole scuole secondo gli obiettivi programmati e che un rappresentante di ogni consiglio distrettuale faccia parte della commissione comunale che stabilisce i criteri di erogazione. Guerra di carte per riempire

Le scuole superiori della nostra zona: I contenuti si cambiano anche con il monteore

L'esperienza dell'istituto tecnico Ettore Conti di via De Vincenti

L'ITIS Ettore Conti è una delle cinque scuole medie superiori della zona 19 (distretto 42).

Tre sono i livelli di specializzazione che si conseguono in questo istituto: Telècomunicazioni (è l'unica scuola di Milano dove si tiene questo corso), meccanica ed elettrotecnica. Lo svolgimento della didattica avviene tra le tante difficoltà che tutte le scuole italiane incontrano per via della obsoleità dei programmi che ancora risalgono, come tutti sanno, alla riforma Gentile. In compenso la nostra scuola è fornita di strutture abbastanza invidiabili che permettono un discreto livello di apprendimento tecnico. Quello che invece è un dato significativo e preoccupante è il calo di tensione morale che si riscontra giorno per giorno tra gli studenti.

Il riscontro di ciò l'abbiamo avuto nelle ultime elezioni per il rinnovo dei nostri rappresentanti in seno al Consiglio di Istituto: ha votato solo il 24%.

Per quanto riguarda la gestione amministrativa della scuola, la giunta esecutiva e il Consiglio d'Istituto, riescono a svolgere abbastanza bene il loro compito.

La carenza del Consiglio di nota per quanto riguarda i rapporti che la scuola dovrebbe avere con il mondo esterno e soprattutto, visto il tipo di scuola, con il mondo del lavoro.

Pensiamo che per far scaturire negli animi degli studenti nuovi interessi allo scopo di accentuare la partecipazione alla vita sociale della scuola, l'unico sbocco sia quello di creare e proporre nuovi contenuti in grado di cambiare realmente i sistemi didattici. Noi siamo per la critica alle strutture che non funzionano ma la nostra critica è costruttiva e non distruttiva. Per questo abbiamo ritenuto opportuno riproporre il monteore a distanza di due anni dalla sua approvazione. Dall'inizio di quest'anno scolastico un gruppo di studenti si è preoccupato di avviare il monteore (10% delle ore settimanali da dedicare ad attività integrative).

Il lavoro è iniziato con una inchiesta capillare fra i 1077 studenti per raccogliere le proposte e le adesioni. Si è costituita così una commissione coordinatrici', formata da studenti e professori che ha analizzato le proposte e i contenuti, dopo di che si doveva portare il programma complessivo a conoscenza del collegio dei Docenti.

Il monteore comprendeva gruppi di studio su: collegamento scuola - lavoro fonti di energia (come viene utilizzata e come viene prodotta, l'inquinamento) attività sportive educazione sessuale (a cura di centri specializzati e di esperti)

problemi dei giovani (analisi della loro situazione sociale anche con l'aiuto di psicologi) la fotografia attività culturali (cinema, teatro, musica) storia della chiesa studio del modello di monteore studio del pensiero di Antonio G ramsci

La partecipazione alla prima giornata di questo monteore è stata circa del 35% degli studenti e del 5 -6% dei docenti, una percentualetion molto alta ma che è destinata a talire visti i buoni risultati ottenuti dai lavori delle commissioni. La seconda giornata ha visto aumentare la partecipazione al 45% per quanto riguarda gli studenti, e al 30% per quanto riguarda gli insegnanti.

Alla fine dell'anno scolastico le commissioni esporranno i loro lavori sottof orma di mostre e documenti. In seguito ci sarà un'assemblea generale dell'ITIS che concluerà i lavori con una relazione riassuntiva basata essenzialmente sui risultati ottenuti e sul programma per l'anno successivo.

una serata? Contesa su un potere che nessuno ha e che resta in mano ad un sistema centralizzato? Possiamo sperare di no, se la delibera quadro verrà riproposta in termini più rispettosi della legge e delle strutture democratiche di partecipazione democratica che la legge ha stabilito.

Elena De Palma

Se vi dicessimo che c'è un posto in cui chi professa idee democratiche o progressiste o che aderisce a qualche partito di sinistra viene discriminato, pensereste,-probabilmente, alla Germania dell'Ovest. E ayreste ragione. Infatti ancora poco tempo fa vigeva in quel paese una legge, detta "berufsverbot", che vietava a chi comunista di accedere ad impieghi statali. Ma, noi non intendevamo riferirci a quel paese.

Cronaca dal distretto

Cronaca ultime sedute il Consiglio Scolastico Distrettuale ha esaminato in particolare la delibera quadro del Consiglio Comunale per il diritto allo studio, prescrizioni e compiti del Distretto in ordine alle iscrizioni e bacini d'utenza e la riforma della media superiore.

Riferiamo sulle parti più significative emerse in sede di discussione dei vari argomenti.

DIRITTO ALLO STUDIO: in ordine alla delibera quadro è stata approvata la mozione presentata da "comunità educante" che respinge detta delibera in quanto ritenuta lesiva dell'autonomia del distretto.

A favore della delibera, pur indicando alcune modifiche, si sono espressi i rappresentanti della lista unitaria ritenendo corretto che il Consiglio di Zona realizzi il controllo dei contributi assegnati per il diritto allo studio.

Iscrizioni e bacini d'utenza: in relazione alla recente circolare del provveditore, che richiama presidi e direttori a rispettare, per l'iscrizione alle proprie scuole, le zone di competenza (bacini d'utenza), è emersa la volontà da parte dei rappresentanti di Comunità educante di affermare la libertà che ciascuno deve avere di poter scegliere la scuola per i propri figli. Contro questa tesi si sono espressi i rappresentanti della lista unitaria, sostenendo la necessità, per poter svolgere un minimo di programmazione, di rispettare il bacino d'utenza (fatto salvo i casi di carattere particolare) intervenendo eventualmente per rimuovere le cause che provocano veri e propri esodi di massa da alcune scuole verso altre, con grave danno per

Se vi dicessimo che il posto in cui viene perpetrata tale nefanda azione anti-democratica ed incivile è invece in Italia nel 1979, pensereste, oihbò, che siamo tornati ai tempi in cui in una corretta gestione del servizio scolastico.

Si è pervenuti infine all'approvazione di un documento affermante: la validità dei bacini d'utenza come mezzo per permettere una corretta programmazione del servizio scolastico — la necessità di istituire nell'ambito della media Casati delle sezioni non sperimentali al fine di evitare l'esodo di parecchi ragazzi pur auspicando un salto di qualità nella sperimentazione — l'importanza di un intervento dei distretti per rimuovere le-cause, concrete o psicologiche, che provocano diserzioni da alcune scuole a favore di altre.

Riforma della scuola media superiore: in ordine alla proposta di legge riguardante la riforma, che si presume possa essere approvata dal parlamento nel corso nel corrente anno e quindi applicata a partire dal 1981, il C.S.D. ha ritenuto di organizzare nel mese di aprile un seminario rivolto agli studenti ed agli operatori scolastici per dibattere e dare la necessaria divulgazione ad un evento che si ritiene possa costituire l'inizio del rinnovamento della scuola italiana.

alcune grosse fabbriche si creavano dei "lager" in cui venivano confinati i militanti politici operai ed i sindacalisti, oppure pensereste a qualche rozzo ed ottuso padrone (ce ne sono ancora, purtroppo) non al passo coi tempi. Ma, non avreste ancora indovinato. Se, invece vi dicessimo che questo posto esiste, ed è in Italia, nell'Italia del 1979, che è addirittura a Milano, anzi a S. Siro, in via Paravia, e che è nientemeno che una scuola statale, pensereste che siamo matti) Invece no, non siamo matti e vi diciamo la pura verità. Si tratta dell'Istituto Tecnico Industriale Statale G. Galilei. Avremmo potuto, purtroppo, partire da altre sgradevoli realtà per denunciare la situazione al Galilei. Ad esempio avremmo potuto esordire dicendo che c'è ancora un posto in cui l'attività sindacale confederale è ostacolata in un modo estremamente scorretto e che chi intende sviluppare programmi non corporativi subisce, regolarmente, intimidazioni. Avreste pensato, probabilmente alla multi-nazionale tedesca Tele-Norma, balzata ultimamente alla ribalta della cronaca cittadina per questa sua non edificante attività. E, invece, no, intendiamo proprio riferirci all'ITIS G. Gaillel.

Potevamo anche esordire dicendo che c'è una scuola il cui preside durante un'assemblea sindacale arriva a dire certe cose circa l'origine del terrorismo che è poco dire irresponsabili! Ma, aihmè, è cosa realmente successa ed è stata denunciata alla pubblica opinione sia dal P.C.I. che dal Comitato Unitario Antifascista per la Difesa dell'Ordine Repubblicano di S. Siro e dall'ultimo numero di questo stesso mensile.

Avremmo potuto iniziare anche dicendo che è assai preoccupante la singolare alternativa di periodi di ribellismo estremistico a periodi di assoluta inerzia nella attività democratica degli studenti. Possibile che al G. Gelilei non si possa coagulare un processo di cosciente partecipazione democratica cosi come sta avvenendo negli altri istituti della zona? Quest'anno, poi, è successo un fatto di estrema gravità: gli studenti si sono rifiutati di partecipare all'elezione della loro componente nel consiglio scolastico, adducendo la motivazione di non credere alla sua effettiva democrazia. Il Consiglio d'Istituto si renda conto di ciò che presuppone tale decisione? E se si, intende agire in modo diverso de come ha agito finora? Certo, ci rendiamo conto della diffi-

coltà che la Democrazia può trovare ad affermarsi in un ambiente in cui vige ancora una visione centralizzata del potere (in barba allo spirito dei Decreti Delegati), ma questi signori che dirigono didatticamente l'Istituto si rendono conto della pericolosità di questo modo di operare? Se anzichè andare a cercare chissà dove le origini del terrorismo, cambiaS'sero il loro atteggiamento e si preoccupassero di educare alla democrazia i giovani studenti favorendo il formarsi dei necessari strumenti per la sua gestione, non pensano che farebbero davvero qualcosa contro ii disegno terrorista? Se anzichè usare metodi repressivi e, a volte, addirittura ricattatori si mettessero veramente dalla parte degli studenti, per capirli ed aiutarli non pensano che svolgerebbero davvero la loro funzione di educatori? Altra cosa vogliamo dire: scuola quale centro di educazione permanente non è un enunciato retorico. Significa, anche, che la struttura scolastica deve essere a disposizione dei cittadini del quartiere quale centro di incontri e di attività culturale. E se sussiste qualche dubbio sulla effettiva domanda da parte dei cittadini di Milano di cultura e di partecipazione si pensi al successo, al di là di ogni più rosea speranza, dell'iniziativa comunale "Milano per voi". E' un segnale positivo della ricerca, oltre che della necessità, il un nuovo modello di vita che parte dalla lotta all'isolamento ed alla disgregazione. Abbiamo, però, timore che questa proposta se indirizzata alla direziórre didattica dell'ITIS G. Gelilei, troverebbe la più totale indifferenza. Cosa altro si può pensare di una direzione che non solo non tiene in alcun conto le circolari del Provveditorato Invitanti a far visitare dagli studenti i musei cittadini, ma addirittura impedisce che l'iniziativa di singoli insegnanti si sviluppi in tal senso? Ora non vorremmo pensate che abbiamo esagerato. Tutto quanto qui denunciato è vero e documentabile. Non può certamente bastare questa sola denuncia a risolvere questo brutto pasticcio, né un solo partito. Ci appelliamo al Distretto Scolastico, al Consiglio d'Istituto del G. Gelilei, al genitori, agli studenti, alle Organizzazioni Sindacali, al C.d.Z. 19, alle altre forze politiche, ad operare per quanto dl loro pertinenza. Noi, come sempre, faremo la nostra parte, Renato Cordera -Segretario della Sez. Fomasari del P.C.I.

milano 19 - pag. 9
Roberto Renoldi Lucio Viola
All'ITIS Galilei un brutto pasticcio

Vita dei quartieri:

Gallaratese

I servizi sulla carta non bastano

Partecipiamo sul serio e non a parole

promotore avrebbe potuto anche essere più ampio in quanto l'invito originario del circolo ACLI è stato rivolto a tutti.

Che cosa si è dibattutto?

Gallaratese di alcuni Importanti strutture (MM, Piscina, mercato Chiarelli, Scuola superiore Omnicomprensiva), e pur vero che da un paio d'anni la situazione appare tutt'altro che dinamica. Sono venute meno nuove iniziative, ed i servizi che ci sono rischiano di essere utilizzati male.

A nessuno sfugge che la realtà odierna è molto più complessa e difficile (crisi economica, disoccupazione, terrorismo, crisi sociale); tuttavia non è un caso che si sia segnato il passo proprio da quando si è afe S. Elia;

- centro commerciale primario;

- Unità Sanitaria Locale;

S. Siro - Harar Non è soltanto un tetto da riparare

Gli interventi previsti dal bilancio di Zona per il quartiere.

molta esperienza di lotta fra i lavoratori, altrimenti saprebbero quanto è dura la realtà; invece essi sono sempureure stati molto bravi a- chiaccherare, a confondere le idee, a dividere.

Ritornando alle assemblee esse sono state organizzate unitariamente dalle ACLI, dall'MLS, dal PCI e dal

fievolità l'unità fra i lavoratori, e quindi la capacità di lotta, anche nel nostro quartiere. Naturalmente c'è chi, facendogli comodo questa situazione, si è messo a predicare sui tempi passati insinuando su coloro che "un tempo agitavano le piazze". Quei "chi" naturalmente non hanno PSI del quartiere, e questo gruppo

L/ Porta TICINESE G.Galeazzo di Lana

L'obiettivo era ed è quello di dare un nuovo impulso alle lotte e chiedere precisi impegni alla Giunta circa la costruzione di nuovi servizi al Gallaratese. Si sono discussi, nell'ambito di quanto previsto dal piano particolareggiato, le priorità e cioè: - Centro civico - sociale primario; - quinta fermata MM relativo deposito, con interscambio Molino Dorino Nei giorni 26 febb. e 5 marzo si sono svolte in quartiere due assemblee popolari per dibattere ancora il problema dei servizi al Gallaratese. Uno degli slogans diceva: "I servizi sulla carta non ci bastano! È come non averli!" Per chi ha seguito la breve ma pur intensa storia del quartiere, l'allusione era fin troppo chiara. Se le lotte degli anni 68-72 hanno sicuramente pagato in quanto hanno battto la speculazione, hanno portato ad avere un nuovo progetto del quartiere più aderente alle esigenze della gente che vi abita (piano particolareggiato), hanno costretto gli amministratori a dotare il

- Realizzazione nuova rete viaria e piste ciclabili e pedonabili come previsto dal P.P. - centro sociale di zona per il S. Lenardo. Palestra e Piscina nella stessa sub zona. Queste realizzazioni favorirebbero successivamente altre iniziative gestite da privati o da altri Enti, ma di interesse pubblico come chiese, centri artigianali, cinema etc.

Sono stati anche dibattuti problemi di prospettiva. Perchè mai i giovani che si sposano debbono andare ad abitare tutti fuori del quartiere?

Non è possibile prevedere una certa quota di nuovi appartamenti per loro? E per gli anziani che aumentano sempre di più (proprio per la stabilità delle residenze in quartiere) e che rimangono sempre più soli? Per dare uno sbocco alla iniziativa si è deciso di ritrovarsi venerdì 16 marzo in Consiglio di zona per definire le richieste e l'ulteriore azione nei confronti della Giunta comunale.

I Promotori

Il Corriere della Sera di qualche settimana fa, nel commentare le delibere dei Consigli di Zona sull'uso dei 50 miliardi loro assegnati dalla Giunta comunale, ha parlato di "spirito di condominio". Con questa espressione si intendeva elogiare il buon senso delle Zone nella scelta degli investimenti da effettuare, interventi appunto caratterizzati da uno spirito particolaristico rivolto a colmare quei vuoti che le decisioni centralizzate lasciano spesso aperti. Ma nello stesso tempo non si poteva far a meno di leggere fra le righe un plauso alla caduta a pioggia di interventi volti a contraddire la rigidità pianificatrice del centro, ovvero, secondo la moda imperante, un elogio alla riprivatizzazione nell'uso delle risose che le autonomie locali riuscirebbero a realizzare appena gli venga offerto uno spazio decisionale.

Prima di considerare vera questa tesi — senza con ciò rassegnarci a considerarla anche giusta — guardiamo ad un caso concreto che ci riguarda, il contenuto della delibera del Consiglio di Zona 19 relativo al quartiere S. Siro ed Narrar.

Ancora il "Corriere" di questa delibera ricorda esclusivamente la manutenzione del tetto del mercato coperto di P.zza Selinunte, operazione certo utile e necessaria, ma anche esemplare per indicare un tipo di intervento che cerca di soddisfare bisogni immediati senza preoccuparsi di collocarli in un disegno a più largo orizzonte spaziale e temporale.

(Del resto non ci stanno predicando, le stesse fonti giornalistiche, che l'Italia se la sta anche questa volta cavando, nonostante i guai della politica, proprio grazie alla libera iniziativa che sta guidando un nuovo rinascimento, sia pure in forme ancora "sommerse"? come dire non parlateci più di programmazione, di utilizzo più razionale e sociale delle risorse, lasciateci lavorare in pace e vi toglieremo dai qual).

- Ma torniamo a S. Siro e guardiamo più a fondo la delibera del C.d.Z.: vi troveremo, pur nei limiti imposti dalle cifre disponibili, la capacità di intervenire in problemi particolari che da Palazzo Marino possono non venire percepiti, ma vi cogliamo anche l'esigenza di un discorso organico che si saldi a problemi collettivi del quartiere (e non agli interessi particolari di questo quel gruppo di pressione): così è per il nuovo Asilo nido di via Para via che verrà a risolvere la situazione dell'asilo di via Zamagna, ormai inadeguato e fatiscente. Così è per l'avvio dell'isola pedonale fra V.le Aretusa e P.zza Segesta, problema già a suo tempo discusso e che aprirà certamente un dibattito fra i cittadini non necessariamente con unanimità di opinioni, ma che propone l'obiettivo di fondo di aprire spazi di verde a bambini, giovani, anziani, raccordando questi spazi con l'area dei servizi sociali del quartiere. vero che si tratta di una proposta appena abbozzata, ma ciò vuol dire assumerci come cittadini il compito di riempirla di contenuti e di farla progredire secondo le scelte che si riterranno socialmente più utili.

Il terzo esempio è quello della palazzina di P.zza Segesta; i milioni destinati alla sua manutenzione non sono molti (50), ma dovrebbero essere sufficienti per restituirla al quartiere trasformata da scuola materna (ormai quasi in disuso) in un centro di servizi sociali. Il dibattito sul tipo di servizi da installarvi è appena aperto, ma sembra prevalere la richiesta di farne un centro dove appoggiare una serie di iniziative per gli anziani (ambulatorio, docce e altri da definire).

C'è una morale — provvisoria — nei casi che abbiamo ricordato?

Un quartiere cerca con fatica di ritrovare la sua identità, una vità più civile ed umana per tutti: la strada da percorrere non è facile, si tratta anzitutto di affrontare le decisioni che ci riguardano con la coscienza di operare non solo per l'oggi ma per il domani, non solo per gruppi ristretti, ma per la collettività. È una sfida tutta da vincere contro lo scetticismo, le corporazioni e chi ci vuole "buoni condomini" e non cittadini responsabili.

Guglielmo Ella

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Cosa offre il Gallaratese ai giovani

Una panchina non basta

La domenica arriva con la puntualità dell'abitudine, per i giovani del Quartiere è il momento dell'esodo in massa, gli autobus 68 e 71 si riempiono di voci, esclamazioni, risate... e il Quartiere? ll Quartiere tace, silenzioso come un deserto opprimente, si vede passeggiare per le strade deserte solo qualche persona che non si vuole adeguare a questo tipo di vita, o qualche vecchietto stanco della noia delle quattro mura di casa. E così hanno cominciato a chiamarlo il "Quartiere dormitorio", e lo spiacevole è che non si possono chiamarli neanche denigratori gli inventori di questa definizione, perchè è la pura verità. E per un "Quartiere modello" (come era nei progetti iniziali), ridimensionarlo così bruscamente, dispiace. E la mia non è l'accorata e sentimentalistica difesa del ragazzo che è cresciuto per le strade del Quartiere, ma una reale consapevolezza di quello che il Gallaratese poteva diventare. Cosa può offrire il Quartiere oggi ai ragazzi? Nulla di più di quello che otto anni fa poteva offrire a me. "La panchina" Ricordo con una punta di nostalgia una panchina in Via Marco Borsa, 24, che espletava le funzioni di punto di ritrovo per me e i miei amici, e che ora, è purtroppo scomparsa. E se per me e i miei amici era una panchina, per gli altri poteva essere un bar, un portone, oppure la strada, ma l'essenza cambiava di poco, il rischio di trovare un ragazzo di meno e un asociale di più era, e rimane enorme. Ho notato pure che, oggi i ragazzi, come potevamo essere otto anni fa io e i miei amici, sembrano più grandi, più maturi. Forse è stata la condizione del Quartiere che ha fatto loro dimenticare i giochi, le battaglie coi bussolotti, le gare con le biglie, che possono forse sembrare giochi fuori dal tempo, ma che rappresentano pur sempre un gradino di quella lunga scala che è l'adolescenza. Ed è giusto compierla saltandone a due a due gli scalini? Il Quartiere sembra che modelli il carattere di quelli che gli crescono insieme: vedo bambini giocare nelle poz-

Consultorio: una conquista per la donna, per la società

Un servizio molto importante come quello del consultorio familiare ha cominciato a funzionare nella nostra zona, presso i locali di VIA ALBENGA N° 2 tel. 4039456, con un personale composta da: 2 assistenti sociali, 1 psicologa (distaccata dal Sime) 4 ginecologi (distaccati dal San Carlo) che prestano servizio a turno per 10 ore complessive settimanali.

galli), ai certificati d'aborto secondo le norme della legge N° 194, agli incontri con la psicologa sui problemi della famiglia, della educazione dei figli, dell'educazione sessuale, problemi che non riguardano solo la donna, ma la coppia nel suo complesso, ai corsi per la preparazione al parto.

zanghere di un lungo marciapiede, li vedo crescere insieme a questi palazzi, li vedo crescere forse un po' più tristi e più consapevoli di ciò che li circonda.

"La strada"

Quindi viene spontaneo domandarsi quale può essere il futuro di quei giovani e della società di cui fanno parte, se la strada diventa la loro palestra, la loro scuola di vita? Quali insegnamenti, quali principi può offrire loro?

Queste due domande, inquietanti e nello stesso tempo rivelatrici,potrebbero e dovrebbero aprire gli occhi e offrire uno spunto di riflessione a tutte quelle persone che sono direttamente interessate, siano genitori o semplicemente abitanti del Quartiere. La strada, si sa, è sempre stata generatrice di sbandati,può offrire ai ragazzi quelle tentazioni che ai caratteri più deboli possono risultare fatali. Offrire loro un valido punto di ritrovo potrebbe salvarne alcuni e non dimentichiamoci che il presente dei giovani d'oggi potrebbe migliorare o peggiorare la società di cui faranno parte in un prossimo futuro. E quindi offrendo loro una valida rete di centri di raccolta che si possono gettare le basi per un futuro formarsi di una società migliore.

"Un appello"

Il Quartiere, quindi, necessiterebbe di una biblioteca, un teatro, una discoteca, un cinema e altri luoghi che possano assolvere alla funzione di centri di raccolta.

Quelli esistenti, e cioè: le Sezioni di Partiti di diverso indirizzo e le Parrocchie, sono senz'altro insufficienti per un Quartiere come il nostro. Sarebbe dunque il caso di rivolgere un appello alle autorità competenti per ottenere finalmente per il Quartiere quei centri che necessitano per un suo sviluppo più ordinato, meno caotico e per tutti quei giovani che si sentono esclusi e abbandonati da chi, invece, dovrebbe rivolgere loro più di un'attenzione. Soprattutto, per non vederli più tornare la domenica sera al Quartiere con la tristezza e la noia negli

Roberto Risoni

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Se pure sia stato aperto da poco tempo e con ancora grosse carenze il consultorio familiare di zona svolge un importante servizio completamente gratuito, che va dalle visite ginecologiche sia di controllo sia per l'uso di contraccettivi che il consultorio stesso eroga, alle visite ginecologiche per la donna in stato di gravidanza la quale, se la gravidanza si presenta normale, viene seguita in loco fino al momento del parto; in caso contrario la donna viene indirizzata a strutture più specializzate (San Carlo, Mangia-

Per superare le carenze ancora esistenti nell'attuazione degli obblighi che la legge stessa si prefigge, per ampliare e migliorare i servizi del consultorio, perchè il consultorio venga incontro alle esigenze di sempre più larghi strati di popolazione bisogna che ognuno di noi diventi non soltanto utente del servizio, ma gestore della struttura socio - sanitaria discutendo con gli operatori problemi e proposte per un migliore funzionamento del consultorio familiare.

Riprendiamoci la legge

Nei pomeriggi dei giorni 3 e 17 marzo in piazzale Selinunte e davanti al supermercato di via Morgantini, il Circolo Fratelli Soledad della Federazione Giovanile Comunista Italiana, ha raccolto firme in calce ad una petizione lanciata a livello milanese dalla stessa organizzazione, che denuncia alcune inefficienze e incertezze della Legge 194 (impropriamente chiamata "Legge sull'aborto") chiedendone una tem'pestiva soluzione per una sua corretta applicazione.

Che cosa Chiede la petizione:

Una Verifica dello stato di attuazione della legge che dovrebbe essere presentato ogni anno in Parlamento, illustrando dati e cifre riguardanti la sua applicazione.

Un'indagine da parte della regione sulle condizioni e le cause del perchè le donne ricorrono alla interruzione della gravidanza.

L'apertura di tutti i consultori previsti: in Lombardia su 160 previsti ne sono stati aperti solo 50; il Comune di Milano pur mantenendo la promessa di aprirne 10 entro settembre scorso, dimostra una certa difficoltà, nell'apertura dei rimanenti.

Che l'azione del consultori non sia quella di erogare anticoncezionali; ma di svolgere una azione di prevenzione nel territorio, organizzando per esempio delle lezioni in strutture anche esterne al consultorio come scuole e fabbriche, sull'educazione sessuale o altri temi che eventualmente potranno essere discussi.

Un incontro con i giudici tutelari, con il personale dei consultori, per verificare e trovare una soluzione all'aspetto più difficile e che rappresenta il neo di questa legge: il problema cioè delle minorenni, del loro

difficile rapporto con la legge per strapparle all'aborto clandestino. Questa petizione è una risposta ai continui attacchi che la legge 194 ha subito dopo la sua approvazione portati sia da settori più oltranzisti e chiusi dello schieramento cattolico, sia da parte dei radicali che, con la loro proposta di referendum se attuato e vincente, svuoterebbe la legge dei suoi contenuti fondamentali. Commentando questi ultimi bisogna dire che le difficoltà e l'ostilità nell'applicarla pienamente nelle strutture sanitarie e le iniziative paralizzanti delle obiezioni di coscienza, non si sconfiggono minando i punti di forza della legge. L'unica via per una corretta ed efficace applicazione della legge è quella della lotta delle donne, delle giovani e delle minorenni insieme impegnandosi in comitati di solidarietà in ogni quartiere che richiedano gli adempimenti di legge e sostengano in ogni modo le donne che devono usufruire e specialmente le minori; questo è possibile se unite con gli Enti Locali, le forze democratiche e gli operatori sanitari faranno proprio l'appello del "Coordinamento nazionale per l'applicazione della 194" che sollecita "l'impegno alla militanza pr l'attuazione della legge".

Per risolvere il problema della minorenne è importante che la prima fase di gestione sia positiva, che si affermi non come legittimazione o rimedio di "dissolutezze sessuali" (chissà perchè sempre. femminili!!) ma come strumento efficace di limitazione del fenomeno dell'aborto.

OGNI ABORTO FATTO CON LA LEGGE DOVRA ESSERE PER OGNI DONNA L'ULTIMO.

Dobbiamo perciò far leva sui con-

sultori perchè svolgano un'azione in sostegno delle ragazze e curino in modo particolare il rapporto con le donne perchè non abbia un ruolo burocratico; ma di coinvolgimento personale. Queste sono le condizioni perchè anche le ragazze usino la legge e non sembri una rinuncia il non porre subito per opportunità la questione della modifica. Un commento su queste due giornate nelle quali abbiamo raccolto le firme è di aver notato soprattutto una maggiore disponibilità a parlare, discutere ed anche firmare da parte di ragazze, minorenni e donne anziane: due condizioni diverse le prime che testimoniano come grazie al progresso della società esse abbiano voglia di discutere e di non essere costrette a ripetere il trauma e le soggerenze che comporta l'aborto del quale le donne anziane da noi avvicinate ricordavano le loro numerose esperienze.

Una resistenza a parlare del problema dell'aborto e delle condizioni delle donne l'abbiamo riscontrata invece nelle giovani donne: e proprio verso queste dovremo rivolgere l'azione in quanto anche loro saranno o sono madri, per riuscire a modificare il rapporto figlia - genitori e figlia - madre per modificare le concezioni dovute ad una informazione per troppi lunghi anni non data o fornita appositamente distorta. Solamente dopo serrate argomentazioni siamo riusciti a far loro comprendere che anche noi come loro siamo contro l'aborto; ma che rivendichiamo una maternità ed una paternità responsabili, l'educazione sessuale, la contraccezione e la prevenzione degli aborti causati dalla nocività degli ambienti di lavoro così come quella delle malformazioni nei bambini.

Questa legge non è un fallimento e ciò lo si constata dall'afflusso di donne negli ospedali e nei consultori (circa 200 donne, a tre mesi dalla sua apertura, hanno usufruito del consultorio della nostra zona in Via Albenga ,2); l'esperienza legislativa insegna come leggi simili passino in particolare, attraverso una mobilitazione di massa ed un impegno civile di lungo respiro.

Federazione Giovanile Comunista Italiana Circolo Soledad

F.G.C.I. Circolo Lenin San Siro
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4

*RRATA CORRIGE

Ci sousismo con il lettore por l'errore di composizione dell'articolo qui sotto riprodotto in modo corre-A°.

Vita dei quartieri:

Gallar attesa

PartecIplerno out serio o nn n parole

PSI dal quartiere, e quatto gruppo promotore avrebbe potuto anche essere più empio in quanto rinvIto originarlo del circolo ACLI è stato rivolto e tutti.

Che cosa si è dibettutto?

L'obiettivo era ed è quello di dare un nuovo impulso alle lotte e chiedere precisi Impegni alla Giunta circa la costruzione dl nuovi servizi ai Generai-se. Si sono d'acumi, nell'ambito di quanto previsto del plano particolareggiato, le priorità e cioè:

- Contro civico - sociale primario:

- quinta fermata MM relativo deposito. con Interacembio Molino Dorino e S. Elia;

- centro commerciale primario;

- Unità Sanitaria Locale;

Nei giorni h febb. e 5 marzo ai sono svolte In quartiere duo assemblee popolari por dibattere ancora ll problema dei Servizi al Gallaratese. Uno degli slogens diceva: "I servizi sulla carta non ci bastano, e come non averla" Per chi ha seguito la breve ma pur intensa Storia del quartiere, l'allusione era fin troppo chiara. Se le lotte degli anni 6g-72 hanno sicuramente pagato in quanto hanno battto la speculazione, hanno portato ed avere un nuovo progetto del quartiere più aderente alle esigenze della gente che vi ebite (piano particolareggiato), hanno C3stretto gli amministratori a dotare It Gallaratese di alcuni Importanti strutture (MM, Piscina, mercato Chlarelli, Scuota superiore Omnicomprensiva). e pur vero cho da un palo d'anni la situazione appare tutt'altro che dinamica. Sono venute meno nuove Iniziative, cd i servizi che ci sono rischiano di estere utilizzati male.

A nessuno sfugge che la realtà odierna è molto più complessa e difficile (crisi economica, disoccupazione, terrorismo, crini sociale); tuttavia non è un caso che si sta segnato Il preso proprio da quando al è affievolita l'unità fra i lavoratori, e quindi la capacità di lotta, anche nel nostro quartiere. Naturalmente c'è chi, facendogli comodo questa situr !iene, si è mosso a predicare sul tempi passati insinuando su coloro che "un tempo agitavano le piazze". Quei "chi" naturalmente non hanno molta esperienza di lotta tra l lavoratori, altrimenti saprebbero quanto è dura le realtà; invece essi sono sempureure stati molto bravi aÉ chinccheraro, a confondere le idea, a dividere.

Ritornando alle assemblee esse sono state organizzate unitariamente dalle AGLI, dali'MLS, dal PCI e dal

- Realizzazione nuova rete viaria e piste ciclabili e pedonabill come previsto dal P.P.

- centro sociale di zona per il S. Lenerdo. Palestra e Piscina nella stesa& sub zona.

Queste realizzazioni favorirebbero successivamente altre iniziative gestite da privati o da altri Enti, ma di interesse pubblico come chiese, centri artigianali, cinema etc.

Sono stati anche dibattuti problemi di prospettiva. Perchè mal i giovani che Il sposano debbono andora ed abitare tutti fuori del quartiere?

Non è possibile prevedere una certa quota di nuovi appartamenti per loro? E per gli anziani che aumentano sempre di più (proprio per la stabilità delle residenze In quartiere) o che rimangono sempre più soli? Per dare uno sbocco alta iniziativa si è deciso di ritrovarsi venerdì 16 marzo in Consiglio di zona per definire le richieste e l'ulteriore azione nei confronti della Giunta comunale.

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M12

Il volontariato

Come svolgere un servizio sociale elTerèa milano 19

Un paese che si definisce civile deve garantire l'esistenza ed il funzionamento di tutte le strutture affinchè i cittaG.ni abbiano tutti quei servizi tanto ind spensabili da essere definiti "sociali".

Il nost nese, purtroppo ammalato con, di borbonica burocrazia ed incapace di attuare con tempestività le riforme che gli consentirebbero di meritare l'appellativo di civile, troppo spesso dimentica del tutto alcuni settori estremamente delicati della vita dei cittadini e rimane di fronte ad essi nella più assoluta e totale inerzia.

Sarebbe troppo lungo analizzare se questa situazione derivi dall'incapacità della classe politica o da una precisa scelta così come sarebbe arduo ricercare ed esaminare tutti quei settori nei quali mancano totalmente pubblici interventi; in questa sede (anche per dare un seguito a quanto pubblicato sulla Croce Bianca nel numero di dicembre - gennaio di questo mensile) desidero fermare l'attenzione esclusivarriente su uno di questi settori quello, cioè. del Pronto Soccorso e del Trasporto infermi.

Tralascio volutamente l'esame della recente Riforma Sanitaria perchè la stessa sembra offrire uno spiraglio (nulla di più) per affrontare il problema ed anche perchè è difficile prevedere quando concretamente verrà attivata, e mi limito ad esaminare un seppur sommario quadro del settore vedendo cioè quanto poco si sia fatto sino ad oggi e quanto si potrebbe fare dal momento che sarebbe auspicabile che il settore, per il futuro, venga regola-

zst,

mentato. Sino ad oggi il pubblico intervento (sarebbe meglio dire il pubblico interessamento) è stato assolutamente nullo ovvero non è mai esistito. Appare molto arduo comprendere per quale ragione i problemi sanitari dei cittadini vengano presi in considerazione unicamente dal momento in cui l'ammalato entra in ambulatorio o in ospedale e appare veramente assurdo constatare come nessuno dei nostri governanti (dov'erano i ministri della sanità?) abbia mai pensato che un ammalato od un ferito non è in grado di andare a farsi curare con i propri mezzi ma deve essere accompagnato o soccorso in modo adeguato e da personale compentente.

In questa situazione di totale assenza, i cittadini - ancora una voltasi sono sostituiti allo Stato ed hanno creato tutta una serie di piccole e medie strutture le quali, fondandosi sull'attività gratuita di molte persone sensibili al grave problema, hanno offerto alla cittadinanza un servizio che altrimenti non sarebbe esistito.

Si tratta delle Associazioni Volontarie di pronto soccorso nelle quali può trovarsi il più grosso esempio di volontariato nell'ambito sanitario.

A Milano, in particolare, le Associazioni Volontarie sono sorte sin dagli ultimi anni dell'800 e nei primi del 900 e da allora ne continuano a sorgere in dipendenza delle sempre maggiori necessità della cittadinanza.

Molteplici possono essere le motivazioni che spingono una persona a "fare il volontario": da scelte di coscienza per le associazioni di stam-

mbrosiana u t o s.r.I.

po cattolico al riconoscimento di un dovere civica per quelle laiche; dall'amore per il prossimo al desiderio di alleviare altrui sofferenze; dalla volontà di essere utili alla scelta di contribuire personalmente al miglioramento della società. Qualunque sia la matrice è però certo che il "VOLONTARIO" è un cittadino che si impegna personalmente e concretamente e che comunque dà la sua opera per una necessità degli altri cittadini.

Lo Stato ha così trovato chi ha cercato di ovviare ad una sua precisa e grave carenza; ha trovato chi con il proprio sacrificio ha posto in atto una struttura che oggi, sul territorio nazionale, può essere valutata in decine e decine di miliardi; avrebbe almeno dovuto sentire il dovere di intervenire (dov'erano i ministri della sanità?) per aiutare, per disciplinare, per regolamentare ed invece se ne è rimasto, ancora una volta, alla finestra. Questo ha purtroppo creato caos, disorganizzazione, mancanza di coordinamento ed ha consentito - fatto gravissimo - che di fianco ad Associazioni che perseguono unicamente scopi sociali ne siano sorte altre che di scopi sociali ne hanno ben pochi.

Si pensi che non molto tempo fa a Roma il Pretore ha chiuso tutte le associazioni private di Pronto Soccorso (e la gente muore per la strada) e che a Milano di Associazioni Volontarie ne esistono circa una ventina delle quali solo una decina sono degne di tal nome mentre le altre — alcune sono state chiuse dall'Autorità Rei ionale in epoca molto recente — sono assai sospette sia per come ape:ano sia per i malcelati scopi di lucro s'a per la mancanza di qualificazione cel personale.

Concessionaria

I conti fermati

Quartiere Gallaratese: un ufficio postale come tanti. La questione dello sportello dei Conti Correnti

In ogni ufficio delle P. P. T. T., non solo al Gallaratese, c'è uno sportello che si distingue dagli altri: le caratteristiche che lo differenziano sono la lunga coda di persone che si accalcano davanti ad esso ed un cartello che lo indica quale addetto ai versamenti in Conto Corrente.

Davanti agli altri molti sportelli poca gente, infatti, sbriga abbastanza rapidamente le pratiche che la interessano.

É così da sempre o quasi: un serpente di persone un po' rabbiose e un po' rassegnate, fa la fila davanti ai C/ C ed i commenti si sprecano. Commenti, è facile intuirlo, non certo benevoli all'indirizzo dell'organizzazione dei servizi postali.

Appunto perchè questa situazione non è estemporanea ma ha carattere continuativo, vien fatto di chiedersi come mai non sia saltata all'occhio di chi è preposto ad un efficiente e regolare funzionamento degli uffici delle

P. P. T. T.

La domanda quindi che rivolgiamo a chi di dovere, è di una elementarità disarmante: come mai in tanti anni non ci si è mai accorti che l'affluenza del pubblico è di gran lunga superiore agli sportelli dei Conti Correnti, rispetto agli altri, e, constatato questo dato di fatto, non si è cercato di porvi rimedio?

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A questo punto apparq indispensabile che i Put blici Poteri escano dal letargo e, vuoi attraverso le Regioni vuoi attraverso i Comuni, superino le pastoie burocratiche (e di altra natura) ed intervengano decisamente, concretamente e seriamente sia per salvaguardare l'im. menso patrimonio morale e materiale delle vere associazioni volontarie sia per regolamentare tutto il settore al fine di un suo miglior funzionamento ed alfine di evitare qualunque abuso. V'è chi dice che le associazioni volontarie dovrebbero scomparire; mi sembra che una siffatta affermazione oltrechè ingenerosa — sino ad oggi senza i volontari si muore per la strada dimostri come le teorie cozzano con la realtà del nostro paese che, anche da un punto di vista strettamente economico, non è certo delle migliori.

Più serio e più concreto e più realistico vista la situazione italiana sarebbe fare come in altri paesi europei ove il volontariato - riconosciuto, qualificato, regolamentato - integra una struttura di base pubblica creando un servizio ove la pubblica socialità e la privata abnegazione si fondano perfettamente e danno vita ad un servizio sociale di fronte al quale bisogna togliersi tanto di ... cappello.

In questo spirito opera ed a questi obbiettivi tende la ;ROCE BIANCA MILANO la quale, come si è visto nel precedente articolo, cerca sempre più di inserirsi nella realtà di quartiere per offrire alla cittadinanza ciò dl cui la stessa ha sacrosanto diritto: un serio, qualificato e disinteressato pronto soccorso.

Una delle maggiori difficoltà che in questi ultimi tempi si incontrano è quella del ricambio dei volontari anche perchè pochi hanno la pazienza e la costanza di seguire i corsi e di attendere il tempo necessario ad abilitarli a salire su una autoambulanza.

Per questo desidero rivolgere un appello a tutti coloro i quali, consci delle necessità della zona 19, sentano il desiderio di fare qualcosa di indispensabile per gli altri. Fare il volontario non è un divertimento, è una fatica ma il conoscere dall'interno la realtà che ci circonda è un modo per maturare più in fretta; vedere le sofferenze altrui e faticare per alleviarle può essere una scuola di vita. Chi vuole può telefonarci o venirci a trovare sia in ZONA 19 (VIA U. GETTI n° 20 TEL. 30.88.561) sia in ZONA 20 (VIA ARSIA N° 7 - TEL. 35.55.030 - 35.58.229); troverà degli amici e dimostrerà di essere un giovane cosciente del fatto che la nostra società va aiutata con l'attività e non con le parole. Avv. Giorgio Jona Presidente Croce Bianca Sezione Vialba

Attendiamo fiduciosi una risposta convincente al quesito, continuando per ora a metterci più o meno pazientemente in coda al nostro sportello dei Conti Correnti.

Anzi, come suggeriva un anziano cittadino da lungo tempo fermo sui due piedi nella lunga coda: "Si potrebbe dire sportello dei conti Fermanti altro che Correnti".

Un gruppo di cittadini del quartiere Gallaratese (lettera firmata)

SOS - Arrivano i ragazzi di via Paravia

Sono le ore 17.30, manca mezzora all'apertura della mensa, alla televisione non ci sono film, al bar troviamo il flipper occupato, pensiamo allora di fare quattro passi in via Paravia per passare così un'altra decina di minuti.

Siamo in tre, per strada parliamo delle solite cose, all'angolo con via Tracia ci sono ragazzi/ e che giocano.

A uno di loro sfugge il pallone. Viene poco distante da noi; una ragazza corre a prenderlo e subito chiamata la sua amica corrono in casa. Noi ci fermiamo, ma i ragazzi rimasti cortesemente ci chiedono di andarcene perchè vorrebbero continuare a giocare con le loro amiche, dicono che sono scappate perchè hanno paura di noi del convitto. Al ritorno incontriamo le stesse ragazze, di nuovo se ne scappano via.

È da notare che noi queste ragazze non le avevamo mai viste prima d'allora. Quindi cosa le induce a sfuggire?

Forse nel quartiere ci siamo fatti una fama che noi stessi ignoriamo.

Di questo stato di cose ce ne rammarichiamo soprattutto noi del convitto che vorremmo avere con la gente, con i giovani del quartiere un rapporto amichevole e non essere dei ragazzi da cui stare lontano perchè siamo maleducati o perchè sfottiamo le ragazze, noi del convitto teniamo a precisare che quelli che dovrebbero essere considerati maleducati sono la minima parte di noi, gente che pian piano impariamo anche noi ad evitare e non si deve fare come afferma un detto "di tutta l'erba un solo fascio" perchè prima di giudicarci dovete conoscerci e per far questo dovete avere verso di noi un comportamento il più normale possibile per darci modo di partecipare con voi alla vita del nostro quartiere. Un convittore

Via Caprilli

Del Signor Assessore all'Edilizia Privata Del S.U.N./.A. Del Consiglio di zona di Milano 19

Gli inquilini residenti ne//a parte iniziale di Viale Caprilli, (tratto Pie Lotto-angolo Via Gignese) chiedono che il parametro di ubicazione non sia più quello concernente la "zona di periferia", per le seguenti motivazioni:

"Omogeneità delle caratteristiche" "Tipologia di alto livello" "Spazi privati a verde attrezzato" Si ta presente che, su 7 stabili esistenti nel tratto succitato, almeno 4 vengono definiti (legge sull'equo canone) di tipologia "economica", con caratteristiche più vicine alla tipologia popolare.

"Dotazione di Centri commerciali" Non esiste nessun negozio o punto di vendita nelle immediate vicinanze. Per trovarli è necessario percorrere il primo tratto di Viale Caprilli, attraversare tutto Piazzale Lotto e andare in Via Vigliani dove esiste un supermercato; oppure, per avere un qualsiasi altro negozio bisogna recarsi in Via Albani o in Via Monte Bianco, o in Via Silva. Chi lo preferisce può invece andare in Piazza Seqesta o Zavartari. Consultando la mappa la Spettabile Commissione potrà constatare quanta strada si deve percorrere per raggiungere una zona con "Dotazione di centri commerciali".

"Situazione ambientale ottima" Si fa notare che a causa delle manifestazioni sportive ippiche e calcistiche (anche notturne), il rumore e l'inquinamento atmosferico risultano maggiormente aggravati dal restringimento della sede stradale interessante il settore cui si richiede la revisione del parametro di "ubicazione". Questa strozzatura provoca ingorghi e lunghe attese agli automezzi pubblici e privati in fase di esodo, con grave disagio per gli inquilini residenti nella zona succitata.

Inoltre, un settore notevole del giardino prospiciente gli stabili interessati è stato, da tempo, spianato e asfaltato per creare un vasto parcheggio a disposizione degli automezzi privati.

Alle suddette motivazioni va aggiunta l'istituzione di una grande stazione di autocorriere dell'A.T.I. N.O.M. e dell'A.T.M. Vengono allegate, a proposito, le fotocopie-orario delle corse giornaliere. Distinti saluti.

milano 19

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pag. 12 - milano 19
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