Consiglio di fabbrica FLM13

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consiglio fabbrica ia

SOMMARIO

DOCUMENTO CONCLUSIVO APPROVATO DAL COMITATO DIRETTIVO NAZIONALE E DALLA FEDERAZIONE CGIL-CISL-UIL

LETTERA DELLA FEDERAZIONE LAVORATORI ELETTRICI

da E Oglik

DOCUMENTO DEL COORDINAMENTO ENERGIA E DELLA SEGRETERIA DELLA FEDERAZIONE UNITARIA PER UN ESAME "VERTENZA ENERGIA".

DOCUMENTO SULLA VERTENZA ENERGIA DEL COORDINAMENTO ELETTROMECCANICA F.L.M.

DOCUMENTO FINALE DEL CONVEGNO INTERCONFEDERALE DEI DELEGATI MONTEDISON

ACCORDO ASSOLOMBARDA-SINDACATI

ANNO IV - agosto 1976

1,4 1 1i
metalmeccanici milano piazza Umanitaria, 5 n.13
\il M14 OtetVADONE
M/
agenzia di informazione sindacale della FLM milanese

Documento conclusivo approvato dal Comitato Direttivo Nazionale della Federazione CGIL - (31:51. - UIL

Il comitato direttivo della Federazione CGIL CISL -CIL riunito a Roma il 15-16 luglio 1976, udita la relazione presentata da Scheda a nome della Segreteria federale, l'approva e l'assume assieme ai contributi emersi dal dibattito.

Di fronte ai profondi processi di trasformazione che hanno investito la società italiana e alla gravità della crisi economica e sociale in cui 1 essa versa, il comitato direttivo riconferma la propria volontà di parte cipazione„ di indirizzo e di controllo sulle decisioni di interesse gene_ rale e in particolare su quelle che direttamente investono la condizione dei lavoratori. Tale volontà di partecipazione si esplicita in prima istan za nel fermo proposito di determinare una radicale svolta nella politica economica rivolta a realizzare una profonda trasformazione dei processi di accumulazione e delle strutture produttive. Ciò rafforza la scelta del l'autonomia come presupposto fondamentale per la condotta unitaria della azione sindacale e come elemento indispensabile per l'ulteriore rafforza_ mento della natura pluralistica della società italiana. In questo contesto il comitato direttivo rileva i limiti della condotta unidirezionale sinora sperimentata dal movimento sindacale, imperniata so prattutto nel confronto con il governo, e ritiene invece necessario allar_ gare l'area del confronto a tutti i grandi centri decisionali, sia pubbli ci che privati, in un processo di più ampia articolazione delle iniziative nel quale il confronto col governo mantiene la sua funzione di centralità specie per quanto riguarda le scelte di politica economica nazionale. Il comitato direttivo considera negativa l'eventualità di un governo di attesa in quanto il paese ha bisogno di una azione di governo che sia su_ bito in grado di avviare quell'opera di cambiamento e risanamento senza il quale è impensabile che si possa uscire dall'attuale situazione di cri_ si. Spetta naturalmente alle forze politiche proporre le soluzioni. In ogni caso la Federazione si rivolge a tutti i partiti democratici, senza discriminazioni, perchè si adoperino per una rapida soluzione della crisi e affinchè, col concorso di tutte le forze politiche, nei modi e secondo i ruoli che esse autonomamente definiranno, sia possibile la formulazione di un programma di governo che, nella sua realizzazione abbia il più am pio sostegno, non rifiutando alcun apporto.

La gravità della situazione economica e sociale del Paese, che sarebbe er_ rato considerare attenuata dai recenti segni di ripresa produttiva, esige la riconferma della proposta di politica economica del sindacato rivolta

Redazione:piazza Umanitaria n.5 tel. 54.68.020/1/3/4, Milano.

Direttore responsabile: Walter GalbuseraAutorizzazione del Tribunale di Milano n. 344 del 28 settembre 1971. Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 35)

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al rilancio degli investimenti, quale condizione essenziale per la stabili tà dell'aumento dei livelli occupazionali, per l'ampiamento e qualificazio ne della base produttiva e per un sostenuto tilancio della produzione.

La politica degli investimenti che si sostiene ed alla quale si annette Priorità assoluta deve saldare in maniera organica e contestuale i proble_ mi posti dalla ristrutturazione dell'apparato produttivo, agricolo e in_ dustriale esistente e quelli derivanti dallo sviluppo del mezzogiorno, in_ teso nome momento stré,tegico del rafforzamento é,.:della diversificazione della base produttiva del Paese.

Ciò implica la progressiva integrazione economica delle attività agricole, industriali e di distribuzione in maniera che la loro trasformazione sia congiuntamente rivolta a realizzare il più elevato impiego di progresso tecnico e a raggiungere forti incrementi di produttività generale del sis_ tema.

Tali risultati vanno perseguiti attraverso una programmazione dello sviluE Po che realizzi la piena mobilitazione delle risorse ed un funzionale piego di tutti gli strumenti pubblici di cui essa dispone, sia a livello nazionale che a livello regionale, col preciso obiettivo di agire diretta_ mente ed immediatamente sugli assetti strutturali, subordinando a questi • le politiche congiunturali.

Per quanto riguarda l'uSo degli strumenti pubblici il comitato direttivo indica le seguenti linee: a) la riorganizzazione dell'intero apparato pub_ blico„ dando unità di direzione e di conrdinamento alla gestione della po_ litica economica e portando rapidamente a compimento il processo di decen tramento politico e amministrativo, previsto dalla legge 382; b) una ade_ guata politica del bilancio pubblico - il cui deficit costituisce una se ria pregiudiziale a qualsiasi disegno di ripresa e potente incentivo alla inflazione - richiede uno stretto coordinamento delle entrate e della spe_ sa

Sul piano delle entrate, una maggiore pressione fiscale non richiede l'au_ mento delle aliquote ma nella piena applicazione delle disposizioni di leg_

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La fogna (disegno di Vannini)

ge, una decisa azione contro 1' evasione, colpendo soprattutto il mancato versamento dell'IVA, e quei redditi delle categorie di contribuenti che si no ad oggi si sono sottratte, la rendita bancaria prevedendo per gli eva_ sori una rigida applicazione delle sanzioni penali.

Diviene inoltre essenziale una ripartizione più favorevole e più qualifi_ cata delle imposte per le regioni e i comuni anche attraverso il coinvol gimento delle autonomie locali nell'accertamento tributario.

Dal lato della spesa si impone una sua radicale riqualificazione rivolta, allo stesso tempo, alla eliminazione delle spese improduttive ed a concen trare le risorse nei servizi sociali.

Su questo piano la Federazione considera di estrema urgenza una radicale azione nel settore della edilizia abitativa e della unità.

Per quanto riguarda l'edilizia economica e abitativa, accanto alla urgente approvazione della legge 2949 con le modifiche proposte dalla Federazione unitaria, è urgente la. definizione legislativa del regime generale dei sue_ li e dell'equo canone rivolti a modificare le attuali formazioni di rendita. Per quanto riguarda la sanità si propone che il Parlamento faccia proprie le soluzioni cui è pervenuta la Commissione Igiene e Sanità della Camera. La qualificazione della spesa pubblica va comunque intesa come formazione di una domanda pubblica crescente rivolta a sostenere l'attività produttiva delle aziende.

A tal fine si ritiene essenziale una rapida definizione di programmi per la ricerca scientifica e tecnologica per l'energia e per i lrasperti. In particolare va avviato immediatamente il piano di commesse elettronucle ari.

La recente approvazione della legge di rifinanziamento della Cassa del Mez zogiorne pone al governo, alle regioni,alla stessa Cassa precisi impegni operativi, tra cuiessenzialeèl'approntamentodel piano quinquennale, che

Il Mezzogiorno ha perso risorse umane

Negli ultimi venticinque anni dal Mezzogiorno sono emigrati tre milioni e settecentosettantamila persone; il saldo netto migratorio (ovverossia la differenza tra il numero delle persone partite e di quelle rientrate) è stato pari ad un milione e 770 mila. Ma mentre quelli che vanno via sono giovani, forza lavoro attiva la cui emigrazione costituisce una perdita netta per il Mezzogiorno, quelli che rientrano sono, quasi sempre, persone anziane, il cui apporto ad un eventuale processo di sviluppo è quindi molto più limitato.. Dai grafici risulta anche offe nel corso degli anni è venuta via via crescendo, fino a toccare il 68 °/e, la percentuale degli emigrati meridionali sul totale degli emigrati italiani. Per effetto *della maggiore incidenza dell'emigrazione meridlepale su quella nazionale, è neelittgle che sia anche maggldre-rincideriZa del numero dei rimpatriati meridionali sui .rtrapatriati italiani.

Espatriati totale 3.774,9 (migliaia di unità)

Rimpatriati tot. 1.988,6

da 1951 a 1955 da 1956 a 1960

Cart:b. da 1961 a 1965 abh. da 1966 a 1970

ah... da 1971 a 1973

Movimento migratorio del Mezzogiorno

vanno rispettati' nei tempi fissati. In particolare sono urgenti la ristrut turazione della Cassa e la ridefinizione di un sistema nazionale di incen_ tivi e la concentrazione dell'attività della Cassa nella realizzazione - congiuntamente alle regioni, alle Partecipazioni Statali, alle imprese private - di un ben determinato numero di progetti speciali a carattere in_ tersettóriale, che debbano assumere una funzione strategica nella trsforma zione strutturale della economia meridionale.

Ciò potrà essere fatto anche tramite la revisione e riunificazione di alcu_ n4 dei progetti esistenti.

Di primaria importanza e di assoluta urgenza è l'esigenza di dare alle Partecipazioni Statali un nuovo ruolo per l'ampliamento e la qualificazio_ ne della base produttiva del Paese, per lo sviluppo della occupazione e del Mezzogiorno.

A tal fine la Federazione CGIL CISL UIL rivendica nei confronti da svolger_ si in più sedi, perchè si realizzi un incisivo avvio, del riordino, del

controllo democratico, della ridefinizione dei programmi d'investimento aziendale, settoriale e intersettoriale, compreso il Gruppo Montedison. Tale ridefinizione dovrà essere finalizzata ad una politica di investimen_ ti che sarà rivolta prevalentemente ad attività tecnologicamente avanzate a spostando progressivamente i mezzi disponibili dai settori di base a quelli dei beni strumentali nonchè come elemento essenziale dello sviluppo agroindustriale e di propulsione del tessuto delle piccole e medie imprese so prattutto nel Mezzogiorno.

Il direttivo nell'esprimere la piena solidarietà nei confronti dei lavora_ tori colpiti da licenziamento e da riduzione dell'orario di lavoro ritiene tra l'altro necessaria una pronta soluzione delle situazioni di crisi azien dalla tenendo contodella scadenza di fine settembre delle intervento IPOGEPI.

L'impulso che l'insieme degli interventi pubblici darà alla economia Italia_ na e alla sua trasformazione, dovrà divenire fattore promozionale e di in_ dirizzo settoriale e territoriale, per gli investimenti privati.

E' inoltre essenziale che parallelamente alla azione pubblica diretta si' attui una politica fortemente selettiva del credito che si basi sulla ri_ definiiione dell'attuale sistema di incentivazione rivolto a privilegiare

Variazioni % del movimento migratorio
rispetto al totale Italia 70,8 1971-73 1966-70 1961- 65 1951-55 1956-60 60.7 espatriati O rimpatriiti 664 68.0
del Mezzogiorno
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le attività produttive nel Mezzogiorno, i settori industriali agricoli prioritari, le piccole e medie aziende, la costituzione di un fondo nazio_ naie per la riconversione industriale : un.Apolitica dei tassi che riduca i costi del denaro e favorisca i programmi di riconversione e di nuova lo calizzazione produttiva.

Il direttivo ritiene, soprattutto in questa fase, di fondamentale importan_ za an rilancio qualificato dell' agricoltura.

In primo luogo occorre superare la logica dispersiva attuata dall'iinterven to pubblico in questo fondamentale comparto produttivo con l'avvio imme diato di piani plurieinali di settore articolati in piani regionali specie per la zootecnia, la bieticoltura, agrumicoltura, la forestazione, l'irri_ gazione.

Tale politica, che deve mirare ad una più alta produttività, alla creazio_ ne di maggiori risorse per il Paese e a più alti redditi per i lavoratori del settore, dovrà trovare un supporto essenziale nella radicale revisione della politica agricola comunitaria, e nella promozione di tutte le forme associative e cooperative dei contadini e degli altri lavoratori delle campagne.

Il risultato che questa linea di politica economica deve ricercare è il co stante incremento dei livelli occupazionali. Nella presente attuazione di crisi occupazionale si impongono interventi immediati rivolti a dare rispo sta ai problemi dell'occupazione giovanile, a quelli derivanti dalle azien_ de in crisi e dal decentramento produttivo.

Il Comitato direttivo ritiene che ogni sforzo deve essere fatto sin dallo immediato perchè l'attuale fase di ripresa congiunturale si trasformi nel processo di riconversione generàle della nostra economia di cui si è detto.

A tal fine è urgente assumere provvedimenti temporanei per ridurre l'attua_ le deficit della bilancia commerciale, adottando le soluzioni necessarie al contenimento di alcuni consumi, in particolare benzina e carne e beni voluttuari in generale.

Più in generale è essenziale una organica politica per il risparmio di tut_ te le fonti di energia salvaguardando le necessità delle produzioni dei con suMi sociali.

Inoltre vanno adottate le necessarie-misure per aumentare la produttività delle aziende della pubblica amministrazione, anche attraverso una miglio_ re utilizzazione degli impianti. A tale fine il comitato direttivo della Federazione CGIL CISL UIL conferma la sua disponibilità alla apertura imme dista di una trattativa per risolvere il problema delle ferie e festività infrasettimanali.

Per contribuire ad alleggerire la pressione inflazionistica il comitato conferma la disponibilità ad accettare un blocco temporaneo delle retribu_ zioni superiori ad yn certo livello, che potrebbe , esaéré finalizzato attor ao ad 8 milioni dAilire,annue.(.

Le retribuzioni superiori a tale ammontare debbono 1- imanere immutate ed i miglioramenti ottenuti a qualunque titolo, compresi quelli degli scatti della scala mobile., debbono essere temporaneamente accantonati.

Le disponibilità finanziarie cosi liberatesi debbono essere destinate ad impieghi produttivi, con il controllo da parte del sindacato.

Questa decisione del sindacato esige da parte del governo la adozione di precise misure per il controllo dei prezzi, specie quelli di prima necés_ sita e l'attuazione del rigoroso prelievo fiscale sugli alti redditi.

Infine, il comitato direttivo riconferma la volontà della Federazione uni Caria di aprire una trattativa interconfederale sugli scatti e l'indennità

di quiescenza. Con questa trattativa la Federazione unitaria si ripropone di aprire una vertenza che non abbia carattere di rivendicazione salaria_ le e di ottenere il superamento dei due istituti, sulla base delle proposte che deriveranno da un'ampia consultazione.

Il comitato direttivo impegna tutte le strutture del movimento sindacale a coordinare le loro iniziative nei confronti del padronato alle linee di po_ litica economica richiamate.

Decisivo è l'orso pieno dei nuovi diritti contrattuali acquisiti per il controllo dei programmi aziendali di ristrutturazione e per nuovi investi_ menti.

Altrettanto decisiva è la finalizzazione della contrattazione aziendale che deve prevalentemente accentrarsi sui problemi dell'organizzazione del lavo_ ro, degli organici, dell'ambiente e del controllo dei programmi produttivi e dei processi di decentramento aziendale.

In questa ottica la Federazione decide l'apertura di vertenze che dovranno essere impostate secondo gli orientamenti che emergeranno dai previsti convegni - con i grandi gruppi IRI, ENI, FIAT, Montedison. Nei riguardi delle vertenze tuttora aperte per il rinnovo dei contratti degli operai agricoli, dei dipendenti del commercio e di quasi tutte le categorie del pubblico impiego, il comitato direttivo conferma il pieno appoggio della Federazione unitaria per una loro positiva e sollecita so_ luzione.

In particolare, per quanto riguarda il settore del commercio, il comitato direttivo sottolinea l'esigenza di estendere alla massa dei lavoratori in_ teressati i diritti sanciti dalla legge 15.7.1966 n.604 e dallo statuto dei lavoratori, e fa proprio l'impegnffl assunto dalla segreteria della Fe_ derazione di definire per queste materie precise proposte e le necessarie scelte operative, al fine di realizzare in tempi brevi soluzioni soddisfa_ centi.

Nel rispetto della linea egualitaria, le richieste retributive dei dipen_ denti pubblici non dovranno superare il livello raggiunto dai recenti rin_ novi delle categorie industriali.

Il comitato direttivo ritiene che queste linee di politica economica avran no immediato avvio, attraverso l'applicazione della nuova legge per la Cas_ sa del Mezzogiorno, la piena mobilitazione delle capacità operative delle PPS'S e delle aziende pubbliche, una stretta saldatura tra decisioni di in_ venstiffientò e disponibilità creditizie. Il comitato direttivo, pertanto, dà mandato alla segreteria. della Federazione unitaria di avviare i necessa ri confronti con le forze politiche, con il parlamento, con il governo, al fine di promuovere il consenso più vasto possibile sulla proposta di poli tica economica portata avanti dal movimento sindacale unitario. Inoltre il comitato direttivo impegna le strutture unitarie regionali a promuovere parallele iniziative nei riguardi delle regioni e dei maggiori centri decisionali operativi a livello locale.

Il comitato direttivo afferma che tutte le questioni trattate debbono esse re portate alla più ampia discussione tra i lavoratori. Lo sviluppo delAa democrazia sindacale è'la condizione per il successo di questa politica e la premessa indispensabile per il Tafforzamento dell'autonomia e dell'uni_' tà, tema che sarà discusso dal comitato direttivo della Federazione CGIL CISL UIL nella riunione del prossimo mese di settembre.

Lettera della Federaz. lavoratori elettrici r

inviata per conoscenza alla Federazione Regionale CGIL CISL UIL.

In attuazione delle nuove norme del C.c.l. relative ai "rapporti ENEL / OOSS" ed in base alle intese raggiunte nell'accordo Compartimentale 17.5.1974 siamo con la presente a richiedervi dati e vostri documenti re latinamente agli argomenti oggetto del "confronto" previsto dal C.c.l.che vi chiediamo possa aprirsi entro la fine del prossimo mese di settem bre. -

ARGOMENTI PER IL CONFRONTO:

A) INVESTIMENTI

Al) Dati previsionali e consuntivi relativi ai vari settori Compartimentali distribuzione produzione e trasporto (termica/idroelettrica) A ricerca

A2) Indirizzi generali e linee di tendenza della politica di investimento dei settori sopra citati con partiColare riferimento a: settori prioritari di sviluppo in campo della distribuzione inserimento dello sviluppo della rete nelle linee di programmazione territoriale (stato dei rapporti con Regione ed Enti Locali) indirizzi programmatici per lo svsitluppo della produzione, termoelet_ trica, nucleare, idroelettrica (con particolare riferimento al pieno sfruttamento delle risorse idriche presenti sul territorio, dei cri_ teri di acquisizione degli impianti di terzi per i quali stanno sca_ dendo le cori,:essioni, all'utilizzo plurimo delle acque, dell'assetto idrogeologico delle valli) e relativi impegni finanziari. linee di sviluppo della ricerca ENEL, sua finalizzazione ed impegni di investimento relativi rapporti con l'industria elettromeccanica e programmi di promozione per l'acquisizione di nuova "autenomia tecnologica".

A3) Situazione economico finanziaria del Compartimento

B) LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI pyogramma di localizzazione degli impianti:

termoelettrici

nucleari

- idroelettrici

stazioni di trasformazione stato dei ',apporti con Regione e Comuni per il primo gruppo delle lo calizzazioni in cui alla legge 393

C) UTILIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI

- dati relativi al 75 e primo semestre '76

- conseguenze ed eventuali limiti dell'introduzione del sistema di or ganizzazione FRASER

- programma di estensione della "FRASER" ai "Gruppi Impianti"

D) RISTRUTTURAZIONI

Vi chiediamo documenti specifici, contenenti le linee generali delle ristrutturazioni (con riferimento ad eventuali documenti nazionali) relativamente ai seguenti settori:

Servizio Misure e Prove

Centri Progettazione e ricerca

- Gruppi Impianti

Distribuzione (con riferimento specifico "Progetto personale"

Centrali termoelettriche e nucleari

E) RIFLESSI OCCUPAZIONALI

al "progetto utenza"

- Dati statistici e previsioni dei riflessi che le ristrutturazioni hanno avuto od avranno nei vari settori citati al punto D) della presente.

Allo scopo di rendere proficuo e costruttivo il "confronto" siamo disponi_ bili, a partire dal prossimo settembre per eventuali incontri preparatori. Distinti saluti.

Durata della ricerca dell'occupazione, per i giorni, negli ultimi 3 anni (composizione % degli Iscritti ) 1973 1974 1975 27,4 270 igi ) ALIO / i O '3 3.0" (6L_. meno di 3 mesi &o. da 3a 6 mesi da I a 2 anni 61/1». oltre 2 anni 29
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La Segreteria della Federazione Regionale FILAE FLAEI UILSI

Documento del Coordinamento Energia I e della Segreteria della federazione unitaria per un esame "VERTENZA ENERGIA „

Il coordinamento ha ribadito il carattere intersettoriale della vertenza e ha confermato l'individuazione delle controparti nel governo, nelle commissioni parlamentari interessate ai problemi dell'energia; nelle Re_ gioni, nonchè negli Enti (ENEL2CNEM9 e nelle imprese industriali del set_ tore (ENI, Finmeccanica, Elettronucleare). Il coordinamento ha riconferma to inoltre le richieste formulate nella propria piattaforma e sottolineato l'indifferibilità, ormai, di una discussione parlamentare del piano ener_ getico, in particolare sui problemi delle filiere, della committenza delle centrali nucleari, della razionalizzazione dell'industria petrolifera, nonchè delle fonti energetiche alternative e delle ricerca.

A proposito della scelta delle filiere il coordinamento ha avanzato l'indi cazione di approfondire una proposta diretta a scegliere due soli tipi di filiere : una ad acqua leggera pressurizzata e ad uranio arricchito, ed una ad acqua pesante e ad uranio naturale, nel quadro di una sostanziale finte_ grazione produttiva fra Finmeccanica ed Elettronucleare ed un programma energetico che saldi il periodo dei reattori provati con quello dei velo ci.

A tal fine, il coordinamento ha deciso di inviare un documento alle forze politiche e alle commissioni industria della Camera e del Senato per ri_ puptualizzare ancora una volta la posizione del movimento sindacale e sol lecitarne le decisioni.

Il comitato del coordinamento ha dato inoltre mandato alla segreteria del_ la Federazione di riaprire momenti di confronto con l'ENEL e il CNEN sulla ricerca, sugli investimenti e il ruolo dei due Enti nel campo dell'energia elettrica, e di iniziare un confronto con l'ENI nel campo della politica petrolifera e del combustibile nucleare.

Infine, il coordinamento-ha deciso un rafforzamento delle strutture peri feriche del comitato stesse e ha dato mandato alla segreteria della Fede razione di programmare una serie di riunioni regionali per approfondire ispetti particolari della piattaforma federale sulla energia, fra- cui i problemi della localizzazione delle centrali, deg].' investimenti produtti vi e della ristrutturazione in atto nei vari comparti del settore energeti

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documento sulla vertenza energia del Coordinamento elettromeccanica F.L.M.

Il coordinamento del settore elettromeccanica si è riunito a Roma il 5 luglio per esaminare lo stato della vertenza energia e in tale ambito i primi risultati acquisiti nel confronto aperto con la Finmeccanica per le aziende pubbliche del settore.

In merito all'andamento della vertenza energia il coordinamento ha rileva to i gravi ritardi che si sono verificati negli ultimi mesi nella condu_ zione da parte del coordinamento nazionale CGIL CISL UIL.

In particolare è mancata una iniziativa unitaria contro le decisioni del governo di particolari direttive all'ENEL per l'acquisto di .8 centrali nu cleari e la non continuità del confronto aperto con 1 ENEL e il CNEM.

Il coordinamento e la F.L.M. ritengono pertanto necessario, ai fini di una ripresa dell'azione sindacale, affrontare il problema di come dare conti_ nuità alla strategia rivendicativa già sviluppata tenendo conto del conte_ sto politico e sociale così come si è venuto configurando negli ultimi me_. si Consapevoli del peso che il sindacato ha assunto negli ultimi anni in ma teria di scelte economiche per le qualli si sono spesi unitariamente in grandi lotte i lavoratori, il coordinamento e la F.L.M. ritengono urgente una più precisa presa di posizione pubblica della Federazione CGIL CISL UIL sul piano energetico e in particolare sulle scelte di strategia nuclea re, sul ruolo delle PP.SS. (ENI-Finmeccanica), sulle scelte amministrative che vengono assunte al di fuori di ogni controllo di aziende pubbliche e private e dagli Enti responsabili (CNEN e ENEL) che nella loro globalità tendono a condizionare il piano energetico per il quale è indifferibile una urgente discussione in Parlamento. In tale contesto va quindi ripresa con urgenza l'iniziativa di confronto con i gruppi parlamentari, l'ENEL e il CNEN, mentre va recuperato nella sua originale impostazione il ruolo dei coordinamenti del settore a livel_ lo nazionale e soprattutto a livello territoriale.

Il coordinamento ritiene altresìurgente valutare all'interno del coordina_ mento confederale la proposta di un confronto con l'ENEL sulle prospettive produttive delle aziende operanti nei comparti legati al trasporto-distri_ buzione e utilizzo di energia elettrica che dipendono prevalentemente dal le scelte dell'ente elettrico.

Sullo stesso tema ha_inoltre deciso di verificare la possibilità di un confronto settoriale con le associazioni padronali private in applica zio_ ne del contratto nazionale recentemente rinnovato.

Alle altre categorie interessate, la F.L.M. proporrà altresì un esame dei problemi collegati alla costituzione dei cantieri per centrali elettriche relativamente ai problemi ambientali, -sindacali e occupazionali che ne de rivano.

Il coordinamento ha altresì valutato l'esito del confrónto.sulle aziende manifatturiere aperto ad aprile con la Finmeccanica.

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Le risposte e le )posizioni della F.L.M. verranno discusse con la con_ troparte il prossimo 14/7 in occasione di un ulteriore incontro per l'esame delle aziende di impiantistica e progettazione.

Fin da ora il coordinamento e la F.L.M. esprimono una valutazione negativa circa il ridimensionamento definitivo dei programmi di sviluppo previsti da precedenti impegni e da accordi sindacali.

Al di là di una riconferma verbale degli impegni la controparte tende a far passare per uno slittamento di tempi tale scelta motivandola con la mancata partenza del Piano energetico nazioxale, mentre in bealtà per i prossimi 5 anni non si darà corsi agli ampliamenti dellocapacità produt_ tive previste per le turbine e gli alternatori della area genovese, la nuova fabbrica per compoyenti nucleari al Sud è definitivamente cancellata e gli sviluppi occupazionali previsti al Sud non verranno realizzati. L'unico credibile slittamento dei programmi riguarda lo sviluppo delle ca_ pacità produttive della Breda TM, per altro. tutto da chiarire nel senso che esso non dovrà comportare un aumento delle occupazioni al Nord e lo assorbimento di altre aziende del gruppo Finmeccanica. Per quanto riguarda la proposta di garanzie dei livelli occupazionali per aree territoriali, mentre non vi è da parte della F.L.M. una opposizione di principio, si tratta di verificarne le reali motivazioni rispetto alle unità produttive esistenti produzioni ivi sviluppanti, qualora si pensi ad una mobilità tra aziende anche di altri'settori (es. CMI) o di modifiche produttive non vi potrà essere una risposta negativa.

Rimangono da chiarire inoltre i problemi relativi alla garanzia dell'ora rio di lavoro, al rimpiazzo del turn-over, agli sviluppi occupazionali previsti per le varie aziende, Pur valutando positivamente gli impegni dichiarati di un poteyeiamento della ricerca sia per le produzioni convenzionali che nucleari, anche al fine di realizzare la massima autonomia delle licenze, nonchè gli impegni verso le esportazioni e verso una integrazione con tutta l'industria na_ zionale, la F.L.M. e il coordinamento ritengono che le risorse e gli uo_ mini impiegati non rispondano in modo sufficiente agli obiettivi dichia_ rati, mentre d'altra parte i rapporti con le imprese private in ogni cam_ po non sono condivisibili nella misura in cui non siano ricondotte, spe_ cie per il ruolo che si rivendica alle PP.SS., in un ambito di precise direttive politiche e di controllo pubblico.

Sugli altri punti oggetti del confronto il coordinamento ha valutato posi_ tivamente la soluzione data ai rapporti tra TERNI-FINSIDER, mentre per il gruppo Italtrafo, nell'ambito degli impegni assunti dalla Finmeccanica di un completo riesame della ipotesi di ristrutturazione necessita una più attenta verifica delle nostre proposte.

Il coordinamento ha altresì definito gli obiettivi del confronto con il consorzio Elettronucleare e una linea di comportamento dell'iniziativa sindacale a livello aziendale per i prossimi mesi e che deve tendete a collegare l'iniziativa generale all'applicazione del contratto nazionale e le rivendicazioni salariali sui premi di produzione.

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Documento finale del Convegno

Interconfederale dei delegati Montedison

Il convegno dei delegati Montedison propone ai C.diF. e ai lavoratori del gruppo le indicazioni affermate dalla relazione della segreteria della Federazione delle confederazioni, arricchite dai contributi importanti elper si dal dibattito in particolare per i settori non chimici e per i settori più qualificati della chimica fine, come base fondamentale per avviare una azione di reale unificazione degli orientamenti di politica sindacale per i diversi settori e le diverse realtà territoriali interessate al gruppo Montedison.

Il convegno fa propria la proposta, avanzata dalla relazione, di promuovere e la vertenza nazionale del gruppo che si collochi al centro di un confronto politico sullo sviluppo della chimita',3el nostro paese, quale deriva da una pii puntuale individuazione degli obiettivi di sviluppo per i diversi settori e sottosettori che vanno a comporre un progetto di sviluppo per l'industria chimica in Italia e che peraltro affronti con chiara determina zione le questioni emergenti negli altri settori, a partire da qiello del_ la distribuzione e dal suo ruolo nella politica di riconversione della rete distributiva promossa dal sindacato.

Il convegno dei delegati del gruppo Montedison ha verificato nellàpituazio ne sindacale del gruppo due punti sui quali lo scontro con le pretese del_ l'azienda si presenta particolarmente drammatico e urgente: Montefibre e dipartimento fertilizzanti.

Per Montefibre, l azienda rimette in discussione le basi stesse sulle qua' li è fondato l'accordo del gennaio 1 75 : in primo luogo perchè presenta un ventaglio di attività sostitutive in buona misura inconsistente sul piano produttivo e sui tempi di ripresa del lavoro e basato soprattutto su una provocatòria richiesta di ridutte drasticamente i livelli salariali del le lavoratrici e dei lavoratori interessati; in secondo luogo a valle dell'ac cordo realizzato per il Piemonte, Montefibre e Montedison aprono successi_ vamente punti di crisi diversi sul ciclo chimico-tessile, prima a Napoli e adesso anche a Novara.

Per il dipartimento fertilizzanti mentre la Montedison ripropone una que_ stione generale relativa all'assetto produttivo del settore tenta ancora una volta di esercitare un ricatto verso il potere politico e il movimento dei lavoratori drammatizzando la situazione nel reparto fertilizzanti di Siracusa.

Il movimento sindacale nel suo complesso e in primo luogo i lavoratori del gruppo richiedono il ritiro dei provvedimenti di sospensione dell'attività produttiva nel reparto fertilizzanti di Priolo come condizione preliminare per aprire un confronto, anche in sede politica, sul futuro di questo setto_ re nel suo complesso e nelle sue articolazioni territoriali. Già un accordo firmato nella sede del governo regionale siciliano traccia va questa strada, ma la direzione Montedison si è ancora una volta sottrat_ ta ai propri impegni, giocando le sue carte sulla linea della drammatizza zione politica e sindacale.

e

L'avvio del confronto con la presidenza della società sui contenuti della vertenza presuppone, quindi, un incontro pteliminardie investe direttamente la natura dei rapporti sindacali nel gruppo quale risulta dalla gestione de gli accordi già sottoscritti.

L'urgenza dei problemi emergenti nel settore chimico-tessile e in quello dei fertilizzanti si propone nel momento in cui i lavoratori del commercio sono impegnati in una dura fase della propria vicenda contrattuale.

Le lavoratrici e i lavoratori della Standa in questa battaglia contrattuale si pongono ob iettivi qualificanti per lo sviluppo del settore e in questo dell'azienda Montedison e della sua natura.

A fronte di questa situazione esistente oggi nel gruppo, il convegno dei delegati decide di affidare al coordinamente nazionale la utiliezazionOdi un pacchetto di 8 ore di sciopero da attuarsi in questa fase della verten za. In questo quadro il convegno indica nella giornata di martedì 27 luglio una prima occasione di sciopero da utilizzare nella entità di due o tre ore per realizzare assemblee e manifestazioni locali rivolte a realizzare un collegamento concreto fra gli obiettivi più immediati di scontro con l'azienda e quelli più complessivi di riassetto del gruppo e della sua col locazione nel sistema delle PP.SS.

Il convegno dei delegati riafferma l'esigenza di rafforzare il ruolo diri gente del coordinamento Montedison, qualificandone le capacità rappresenta tive in rapporto con le strutture regionali e di categoria e con i consigli dei delegati e facendone così uno strumento agile ed autorevole di direzio ne unificata del movimento nel gruppo capace anche di affrontare la questio ne dei rapporti Montedison - SNIA. —

Affida quindi al comitato di coordinamento la definizione di una ipotesi di piattaforma che affronti le questioni degli indirizzi produttivi assieme agli ob iettivi di occupazione nel Mezzogiorno e di sviluppo dell'azione del sindacato sull'organizzazione del lavoro, e sappia indicare le linee portanti un'articolazione dell'iniziativa, che affronti nei diversi compar ti produttivi gli specifici aspetti di struttura del salario e di organiz zazione del lavoro.

Su questa base si apre a settembre la consultazione fra i lavoratori che dovrà concludersi entro la metà di ottobre con una sintesi confederale definitiva.

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Accordo Assolombarda - Sindacati

Radiografia dell'industria nel Milanese ( Costituiti tre gruppi di lavoro congiunti)

La Direzione Rapporti Esterni dell'Assolombarda e la segreteria della Federazione milanese CGIL CISL UIL hanno diramato oggi il seguente co_ municato stampa:

"La presidenza dell'Associazione Industriale Lombarda e la segreteria della Federazione milanese CGIL CISL UIL, a conclusione di-incontri, nell'intento di individuare i problemi dell'industria milanese nel 1977 e di elaborare proposte per la loro risoluzione, hanno deciso di costituire tre'gruppi di lavoro'congiunti. I tre gruppi di lavoro affronteranno rispettivamente e approfondiranno. i seguenti problemi :

mercato del lavoro (collocamento, mobilità, formazione professionale, occupazione giovanile e femminile);

2) esame dei riflessi in sede milanese dell'applicazione delle nuove o forme contrattuali in materia di informazione e di confronto sulla occupazione, investimenti e scelte produttive; e

3) espansione dei consumi collettivi (trasporti, case, asili nido, mense interaziendali).

L'attività iniziale di questi'gruppi di lavoro' determitierà definizioni operative sui seguenti temi:

occupazione giovanile;

scelte di investimenti e occupazione nell'industria milanese;

struttura del costo del lavoro: fondi e consumi sociali.

Tali definizioni operative renderanno indispensabile un ruolo attivo della Regione Lombardia e degli Enti Locali.

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Valutazione politica

Il Direttivo Nazionale della F.L.M. riunitosi a Roma il 17 e 18 settembre approva la relazione del compagno Trentin presentata a nome della Segreteria nazionale e decide di proporre al dibattito della cathgoria e di tutto il sindacato un insieme di proposte nell'intento di contribuire a superare i ritardi e i •moti di iniziativa sul piano politico, rivendicativo e della lotta presenti nel movimento sindacale. Tali ritardi, derivanti anche da genericismi nella determinazione di obiettivi unificanti, hanno già prodotto tendenze alla disarticolazione dell'azione del sindacato, all'accentuarsi di spinte corporative, al rifugiarsi nel particolarismo rivendicativo e quindi ad un affievolimento grave della tensione ideale e della partecipazione politica dei lavoratori, aprendo varchi pericolosi allo scetticismo e al qualunquismo da un lato e dall'altro alla delega fiduciosa ed acritica e risolvere problemi soltanto in una dimensione istituzionale. Questi fenomeni contraddicono profondamente il patrimonio di esperienze, di partecipazione e di democrazia accumulato in questi anni dal movimento sindacale ma possono essere superati se affrontati con decisione e tempestività.

Ciò implica una forte capacità critica ed autocritica del sindacato, e della F.L.M. in primo luogo, in merito alla definizione degli orientamenti di lotta, alla precisazione di obiettivi praticabili ,alla partecipazione di massa alla loro elaborazione, alla individuazione puntuale delle controparti, delle forze da coinvolgere e da aggregare, delle forme di lotta da adottare.

Viviamo, infatti, una fase di incertezza che coinvolge i gruppi dirigenti del sindacato anche perchè la nuova situazione politica, dopo il voto del 20 giugno, ripropone in termini più acuti e nuovi il problema del ruolo autonomo del sindacato unitario e di classe. Ne sono prova le molte forme che assume il dibattito su questo problema all'interno delle tre confederazioni e della F.L.M. stessa.

Il voto del 20 giugno — con le implicazioni positive che esso contiene per

lo sviluppo del quadro politico, so-. prattutto per il nuovo ruolo che possono assumere il Parlamento e le assemblee elettive — ma anche le preoccupazioni che insorgono all'interno del movimento sindacale in ordine ad una possibile bipolarizzazione del confronto politico e alla necessità di salvaguardare una complessa dialettica politica, nell'intero arco delle forze partitiche e fra queste e il sindacato ripropongono con maggiore evidenza il tema dell'autonomia e quello della stessa unità politica del movimento sindacale.

Tale problema non va riproposto in termini di prerogative istituzionali tra sindacato e forze politiche; ciò che è in discussione, è la capacità di elaborazione e di iniziativa autonoma del sindacato, di un suo rapporto con i lavoratori non mediato da altre forze e di una capacità di esprimere una direzione effettiva del movimento. In assenza di questa capacità di iniziativa politica del sindacato si avverte il rischio di una discussione al suo interno che premia i dati di schieramenti rispetto ai contenuti — intesi come obiettivi, come scelte politiche e come modo di governare — che restano i riferimenti essenziali per i giudizi e per i comportamenti del sindacato nel rapporto con il governo e le istituzionr.

Non si tratta di attendere decisioni e scelte del governo Andreotti ma di pra ticare una iniziativa, in termini di proposte e di movimento, che si misuri con le reali volontà dell'Esecutivo e che manifesti l'autonomia del sindacato, la cui capacità di selezionare gli obiettivi e che ricomponga l'unità sostanziale dei lavoratori.

Il Comitato Direttivo nazionale della FLM ritiene indispensabile questa svolta nei comportamenti del sindacato per porre i rapporti con il governo in termini di lotta e per conquistare i primi, chiari obiettivi sul terreno del reperiL lento delle risorse e più in generale della politica economica.

Questo comporta la scelta di rendere sempre più protagonisti i lavoratori, facendo discutere le richieste del sindacato dai Consigli e dalle assemblee di fabbrica. chiedendone la loro approvazione e la partecipazione ai momenti di lotta che potrebbero rendersi necessari. Pertanto la FLM decide di mobilitare le proprie strutture per aprire un rapporto di massa con i lavoratori e con l'insieme dell'organizza2 ione sindacale.

La situazione economica

La situazione economica resta grave carica di potenzialità recessive, anche se vi è una ripresa della produzione industriale, indotta soprattutto dalle tendenze congiunturali internazionali e dalla particolare momentanea situazione dei rapporti con l'estero.

La riduzione sempre più consistente dei livelli occupazionali che accrescono l'area della disoccupazione già cospicua per la presenza dei giovani e delle donne in cerca di prima occupazione, il perdurare di livelli elevati di inflazione, la contrazione dell'assetto produttivo dovuto anche alla stagnazione degli investimenti privati e pubblici e l'aggravarsi delle disgregazioni sociali soprattutto nel Mezzogiorno restano, nonostante le interessate campagne di ottimismo, le espi essioni di una crisi strutturale che rimane profonda e sottoposta a permanenti minacce di peggioramento.

La strategia del padronato sembra puntare all'affermazione del primato della libertà dell'impresa nella definizione delle scelte di politica economica necessarie per dare sbocchi alla crisi.

Le proposte avanzate soprattutto dalla Confindustria di metter a carico della collettività i debiti delle imprese, di utilizzo privatistico (soprattutto da parte delle grandi imprese) di tutti i fondi di finanziamento e di agevolazione creditizia, di contenimento del costo del lavoro attraverso la modifica del meccanismo della contingenza di ripristino delle condizioni di flessibilità della forza lavoro rientrano in un disegno complessivo di rilancio dell'accumulazione volta a ripristinare i vecchi equilibri di reddito e di potere, eliminando qualsiasi livello di controllo e di orientamento dell'economia da parte delle espressioni democratiche del paese e indebolendo le capacità di intervento del sindacato, semmai coinvolgendolo in una logica cogestionale. Il movimento sindacale deve avere la consapevolezza che questa stra tegia del padronato non può essere efficacemente contrastata adagiandosi nella critica disimpegnata e a posteriori o subendo, senza controproposte e alternative chiare, un generico appello a sacrifici di cui non si conoscono le finalizzazioni e i segni di classe.

Redazione:piazza Umanitaia n.5 tel. 54.68.020/1/3/4, Milano.

Direttore responsabile: Walter Galbusera -

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 344 del 28 settembre 1971.

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DOCUMENTO DEL DIRETTIVO NAZIONALE FLM 17 - 18 SETTEMBRE 1976

Il confronto coi governo

I punti prioritari del confronto con il governo Andreotti vanno individuati intorno ai problemi dell'occupazione e in particolare: Sviluppo produttivo • Riconversione a) nella definizione di criteri per la erogazione finanziaria del fondo di riconversione produttiva che nella formulazione del precedente governo Mo ro-La Malfa risultarono inaccettabili; infatti essi devono ispirarsi a una linea che definisca preciSe priorità settoriali e territoriali, possibilità concrete di difesa dei livelli occupazione e un ruolo di decisone e di controllo dei pubblici poteri e di intervento del sindacato anche in riferimento ai diritti acquisiti nei contratti. In questo quadro ,il problema della mobilità della manodopera può èssere affrontato definendo da un lato certezze di sbocco (evitando forme di « parcheggio» che si tradurrebbero in situazioni di disoccupazione assistita ) e garanzie normative atte a salvaguardare alcune condizioni essenziali acquisite nella precedente attività, e dall'altro assicurando al confronto in sede sindacale le ulteriori condizioni per la sua realizzazione.

Sempre in questo contesto, dato il valore di urgenza che esso assume, va affrontato il problema dell'IPO-GEPI. La scadenza nei prossimi giorni dei termini della sua attività, senza che le aziende interessate abbiano trovato una valida sistemazione, impone che si trovi una soluzione che prevedendo una proroga ben limitata nel tempo, consenta di determinare iniziative certe di riavvio produttivo cui la GEPI è impegnata e indirizzate verso una politica di settore.

Il Comitato Direttivo ribadisce la inaccettabilità delle deliberazioni che il CIPE sembra aver deciso al riguardo con ipotesi di soluzioni che confermano il carattere assistenziale e privatistico dei precedenti interventi GEPI; inoltre, sottolinea l'esigenza di aprire un immediato confronto di merito con le Commissioni Industria e Bilancio e con i Gruppi parlamentari. Infine decide la generalizzazione di iniziative di lotta, già previste in alcune province, nelle realtà provinciali interessate dalla presenza di aziende IPO-GEPI, quale primo momento di mobilitazione, da effettuarsi il 24 settembre piossimo e la tenuta di una manifestazione nazionale in collegamento alle decisioni del Coordinamento intercategoriali, entro il mese di settembre.

A sostegno di questi obiettivi, il Comitato Direttivo da mandato alla Segreteria nazionale di organizzare e coordinare momenti di lotta generalizzati anche a livello nazionale.

b) Nella individuazione per il Mezzogiorno di investimenti per nuova occupazione, andando ad una coerente e Puntuale applicazione della nuova legge per il Mezzogiorno e rivendicando la realizzazione degli impegni di investimento previsti dagli accordi sindacali. Nella prima direzione, vanno

assunti come obiettivi prioritari l'avvio di alcuni progetti speciali, specie quelli connessi all'agricoltura e la definizione dei settori da incentivare, in grado di assicurare nuova occupazione e attività indotte, di privilegiare le zone di maggiore arretratezza economica e di collocarsi nell'ambito di comparti a nuova tecnologia. Nella direzione dell'applicazione degli accordi, bisogna acquisire tempi certi di realizzazione sia degli impianti, sia delle infrastrutture, sia delle assunzioni. Comunque va rivendicato che il fondo di riconversione non deve diventare alternativo alle incentivazioni per il Sud; ciò comporta che esso sia ben delimitato e che i fondi destinati a sollecitare nuovi insediamenti industriali siano erogati soltanto se localizzati nel Sud. Questo stesso obiettivo deve essere presente nella politica di controllo degli organici, aprendo un confronto sui regimi di orario e sull'organizzazione del lavoro di alcuni nuovi stabilimenti nel Sud per definire una turnazione che assicuri una maggiore utilizzazione degli impianti e un più alto livello di occupazione.

c) Nella adozione di un preciso progetto per l'occupazione giovanile che non abbia carattere « assistenziale » ma sia finalizzato a lavori socialmente utili (sanità, scuola, fisco, ecc.) o produttivi (industria, agricoltura), sperimentando rapporti nuovi tra scuola e lavoro, garantendo una retribuzione corrispettiva all'effettivo lavoro prestato sulla base delle tariffe contrattuali. Questi obiettivi vanno sostenuti da una iniziativa articolata che veda momenti di mobilitazione e di lotta specifici sugli obiettivi che sono al centro del confronto con il governo e un movimento di massa, promuovendo l'organizzazione unitaria giovani disoccupati nel sindacato a livello di territorio. Ciò è possibile andando ad un confronto con la Federazione CGIL-CISL-UIL e le forze organizzate interessate.

Le vertenze dei grandi gruppi

Parallelamente all'iniziativa di lotta sull'occupazione nei confronti del governo occorre pervenire in tempi rapidi all'elaborazione delle piattaforne relative all'apertura delle vertenze FIAT, .IRI, ENI, Montedison. Queste devono rappresentare un punto di riferimento per la ripresa dell'iniziativa rivendicativa di tutta la categoria e devono avere al centro appunto i problemi dell'occupazione, a partire dalla sostituzione del turn-over, del decentramento produttivo, degli investimenti nel Mezzogiorno e della ristrutturazione produttiva - è organizzativa interna.

La loro gestione, dal momento della elaborazione a quello della verifica delle forme di lotta, deve derivare da un ampio dibattito tra i lavoratori, deve

aprirsi al confronto con le strutture del sindacato maggiormente interessate alle prospettive delle rivendicazioni e con la complessità delle forze e delle zone del movimento interessate con le quali vanno definiti coordinamenti permanenti.

In quest'ambito è necessario andare alla soluzione delle questioni da tempo aperte con i gruppi a partecipazione statale richiamate da uno specifico documento approvato dal Comitato Direttivo. In riferimento a ciò vanno previste iniziative immediate sia nei confronti delle controparti industriali che del Governo. In tale ambito, il Comitato Direttivo esprime il suo sostegno allo sciopero indetto a Milano per il 22 settembre e da mandato alla Segreteria di attuare tutte le azioni necessarie, compresa la proclamazione di uno sciopero generale dei lavoratori metalmeccanici delle aziende a partecipazione statale.

Fisco-prezzi equo canone tariffe

Un secondo terreno di confronto con il Governo Andreotti è rappresentato dagli obiettivi sul fisco, sull'equo canone, sulle tariffe e sui prezzi.

Fisco

a) per quanto riguarda il fisco gli obiettivi fondamentali che il movimento sindacale deve perseguire, con una adeguata mobilitazione, vanno individuati:

-- nella lotta alle evasioni fiscali che il governo deve avviare con procedura d'urgenza (indagine per campione, riduzione dei tempi del contenzioso, potenziamento dei servizi ispettivi, accelerazione dei tempi dell'avvio della anagrafe tributaria e la modifica dei suoi criteri di scelta dei contribuenti con priorità nei confronti di quelli che percepiscono alti' redditi e sono soggetti al pagamento dell'IVA) e definendo penalizzazioni che colpiscano duramente e realmente gli evasori; -- nella definizione dei criteri e misure che nella sostanza ripristinino le possibilità di prelievo che il cumulo assicura;

la introduzione di una imposta patrimoniale in collegamento alla revisione e all'aggiornamento del catasto e al ripristino dell'accertamento e delle imposte da parte degli Enti locali; l'avvio di una ristrutturazione degli uffici competenti per accelerare i tempi e le modalità dell'accertamento e della riscossione dei tributi; l'introduzione di strumenti di partecipazione democratica a livello territoriale per il controllo sulla esecutività delle leggi; Equo canone b) per quanto riguarda il problema dell'equo canone, di fronte alle scadenze rappresentate dalle imminenti decisioni governative in materia che comportano un immediato e cospicuo aumento dei fitti e di fronte alle eterogenee proposte avanzate dalle forze

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politiche e da una molteplicità di ambienti economici e sociali (tutte da verificare rispetto alla salvaguardia del salario) è necessario che la Federazione Unitaria riproponga con forza al dibattito interno al movimento e al confronto esterno, anche a livello parlamentare, la sua proposta già elaborata.

Tale proposta, infatti, garantendo parametri oggettivi e generalizzati per la fissazione di un canone di affitto legato ai reali costi di costruzione dell'edilizia pubblica, colpisce la rendita e .risponde, -alla richiesta della Corte Costituzionale per il superamento del doppio regime dei fitti. E' comunque necessaria una normativa transitoria che preveda un collegamento anche al reddito percepito soprattutto per quegli strati popolari a basso reddito (pensionati, famiglie numerose, ecc.). Nello stesso tempo, va perseguita la riunificazione sotto l'unico centro di controllo e di vigilanza amministrativa dell'intero patrimonio di edilizia pubblica e parapubblica (IACP, enti mutualistici) la revisione degli aventi diritto in relazione ai patrimoni ed ai redditi degli inquilini esistenti, p-r assicurare soltanto a quelli a reddito basso o medio l'utilizzo degli alloggi. Ovviamente l'introduzione dell'equo canone va collocata nel contesto dell'attivazione di ún piano complessivo di potenziamento dell'intervento pubblico e della riforma definitiva del regime dei suoli;

Tariffe

c) in merito al problema delle tariffe e del controllo dei prezzi è necessario innanzitutto che il sindacato non si limiti ad avanzare criteri ma definisca con urgenza obiettivi precisi partendo dal rifiuto di una logica — altre volte rivelatasi nefasta — dei due tempi: prima gli aumenti, poi l'acquisizione di impegni più o meno generici e attendibili per il riordino, la ristrutturazione e il potenziamento dei servizi.

La revisione, nei casi in cui è necessaria, delle tariffa pubbliche non deve essere in alcun modo scissa da misure contestuali, anche se programmate nel tempo, di effettiva perequazione degli oneri che la collettività deve sopportare, di contenimento razionale e di risparmio dei consumi.

In ogni caso, va ribadita la concezione, che è alla base della nostra scelta di politica tariffaria, del carattere politico. delle tariffe pubbliche per cui il criterio degli equilibri di bilancio non può essere l'unico a prevalere.

E' necessario quindi che venga definita al più presto una proposta complessiva di intervento pubblico politico e di movimento sull'intera partita delle tariffe, nei termini sopra richiamati che preveda l'ipotesi di precisi momenti di lotta a fronte di decisioni unilaterali e non contrattate.

Ferma restando questa impostazione dl ordine generale e valida per ogni tariffa • pubblica, per la particolare urgenza che assume la questione delle tariffe elettriche e dei trasporti Comitato Direttivo ritiene: — che vanno respinte ipotesi di adeguamento delle tariffe elettriche scollegate dalla determinazione contestuale del piano nazionale energeti-

co ed elettronucleare e comunque che escludano forme di selettività a favore delle fasce popolari.

— che l'adeguamento delle tariffe dei trasporti collettivi deve prevedere la definizione di fasce orarie a prezzi ridotti e tali da favorire lavoratori, studenti, pensionati, la istituzione di abbonamenti a basso prezzo per i pendolari » e l'eliminazione, nel contempo, di forme di agevolazioni che prescindono dallo stato di bisogno e dai livelli di reddito degli utenti. Anche in questo campo, l'intervento sulle tariffe deve essere contestuale alla decisione di chiusura al traffico privato dei centri storici, di favorire la circolazione pubblica in tutta l'area urbana e di potenziare il parco impianti e macchine pubbliche.

PREZZI

D) Per il problema dei prezzi dei generi di largo consumo occorre andare a misure di controllo sistematico sulla distribuzione e la grande intermediazione.. In questo quadro, vanno precisate alcune iniziative concrete che possono concorrere a realizzare una effettiva politica dei prezzi controllati. Tra esse è possibile prevedere ad esempio accordi tra le strutture sindacali territoriali e le associazioni dei commercianti e le strutture della cooperazione con il concorso e la responsabilità degli Enti locali per la definizione di listini prezzi

La complessità dell'insieme dei temi e delle proposte per il rilancio della iniziativa sindacale propongono l'esigenza di determinare da subito un livello di impegno e di mobilitazione di massa che renda permanente e solido il legame tra trattativa e lotta. Occorre allora che la Federazione CG ILLCISL-UIL decida la convocazione di una nuova conferenza sulle strutture di base per dare credibilità e concretezza agli obiettivi, priorità, tempi e terreni di confronto; assumendo in prima persona alcune lotte esemplari per gli investimenti e l'occupazione, predisponendo tutte le iniziative necessarie per dare avvio al dibattito e alla determinazione delle piattaforme.

Il Comitato direttivo della FLM ride ne in ogni caso indispensabile che su ogni momento e su ogni tema del confronto tra sindacato e governo, venga assicurata la partecipazione effettiva delle diverse strutture del sindacato alla valutazione dei risultati di questi incontri, e delle iniziative che ne pos sono derivare.

A questo scopo è necessario che la contrattati dalle parti. Questo non Federazione CGIL-CISL-UIL assicuri, esclude che i rapporti diretti con i su ogni tema del confronto, la parteprodutori' da parte di gruppi di con- cipazione delle strutture verticali ed sumatori o spacci aziendali o intera- orizzontali più direttamente interesziendali vanno sviluppati e potenziati. sate, sia nella preparazione del conIl problema del contenimento di alcu- fronto sia nell'esame dei risultati di ne importazioni relative a prodotti di volta in volta accertati; e d'altro canconsumo superfluo o di lusso che in- to ogni valutazione conclusiva, posicidono maggiormente sul deficit del- tiva o negativa, sull'esito dei confronti la bilancia commerciale va affronta- in ordine a ciascuno dei maggiori to in due direzioni: l'aumento dell'IVA obiettivi avanzati dal movimento sine misure di razionamento. dacale, sia sottoposta all'esame e alla Inoltre, oltre alla ventilata prospet- approvazione delle strutture di base tiva di un nuovo aumento del prez zo della benzina va precisato che esso non può essere accettato come sostitutivo delle minori entrate pubbliche derivanti dalla revisione della legge sul cumulo; in ogni caso questo tema specifico va all'interno di un discorso complessivo re_ativo al settore energetico. Questo va governato sulla scorta di un programma di risparmio complessivo che deve riguardare misure a medio termine (progettazione abitativa e di macchinario elettrico, sistemi di distribuzione dell'ener gia, diverso ruolo dell'ENI, ecc.) e

della Federazione.

La gestione della V parte del contratto

nei confronti del governo, L'iniziativa misure a breve termine che possono come si è detto, deve saldarsi con la essere individuate: ripresa della lotta nelle fabbriche e nel — nel razionamento del riscaldamen- territorio. Anche per questo tipo di to e dell'erogazione dell'energia a uso i:i'ziativa è necessaria la massima civile in alcuni periodi dell'anno man- t,iintualizzazione e selezione degli obiettenendo stabile il prezzo del combu- tivi che puntino da un lato ad esalstibile e le tariffe delle fasce di con- tàre le conquiste contrattuali e dalsumo popolare; l'altro lato a rafforzare la presenza — nella definizione di un doppio prez- e la capacità di controllo del sindazo della benzina con misure di rim- cato. Questi risultati possono essere borso fiscale per le fasce di reddito ottenuti con una profonda riflessione più basso. sui mutamenti che sono intervenuti e tuttora sono in atto nei processi produttivi, sulla condizione dei lavoratori e sui modi più opportuni di intervento dei Consigli di fabbrica e del sindacato.

In questa direzione vanno innanzitutto definiti gli orientamenti in merito ad una gestione della prima parte del

La gestione delle iniziative

contratto che coinvolga, oltre alle grandi aziende, anche quelle medie e piccole. Il terreno di confronto che propongono queste nuove conquiste con trattuali non può esaurirsi a livello della conoscenza dei dati aziendali, ma diventare una base di confronto verten. ziale. In particolare, per le piccole e medie aziende le varie e diverse sedi di confronto previste dai contratti vanno omogeneizzate in modo da sviluppare più interventi di politica industriale a livello di settore e territorio. Così è possibile anche costruire con maggiore concretezza i presupposti per un collegamento con gli strati di lavoratori soggetti ai processi di decentramento produttivo fino al lavoro a domicilio.

Nel merito, gli obiettivi di lotta da privilegiare in questa fase sono: la ripresa dell'occupazione, puntando da un lato al massimo rispetto degli impegni di investimenti contrattati e dall'altro ad un rigoroso controllo degli organici, al fine di avviare la riapertura del turn-over; è a questi obiettivi di politica attiva dell'occupazione e di ripresa degli investimenti che vanno riferite le decisioni relative all'applicazione delle norme contrattuali sullo straordinario;

il controllo di ogni forma di decentramento produttivo, puntando all'eliminazione delle espressioni più aberranti e alla massima omegeneizzazione delle politiche rivendicative tra le aziende dell'intero ciclo produttivo. In questo quadro, vanno preparate e realizzate delle vere e proprie campagne di mobilitazione nei confronti del doppio lavoro e del « lavoro nero », puntando all'eliminazione delle sue cause ed al recupero ad una adesione alla linea del sindacato dei lavoratori interessati;

alla piena applicazione delle norme contrattuali in merito agli appalti.

Organizzazione del lavoro-ambiente

L'iniziativa a livello di fabbrica deve inoltre privilegiare il recupero di alcuni temi qualificanti della nostra esperienza rivendicativa, adeguandoli alle situazioni nuove piuttosto che relegarli su un terreno di gestione burocratico o addirittura abbandonandoli.

L'organizzazione del lavoro diviene quindi un terreno fondamentale di lotta e di rinnovato impegno, utilizzando le potenzialità dell'inquadramento unico ancora presenti e che vanno espresse lungo le direttrici individuate anche nei recenti rinnovi contrattuali. In particolare occorre acquisire una capacità di controllo dei cambiamenti tecnologici, per contrastare i pericoli di nuova dequalificazione professionale, affrontando anche i problemi relativi alla formazione professionale. Inoltre, va rilanciato l'impegno sull'ambiente di lavoro individuando nel-

la piena utilizzazione dei diritti e degli strumenti previsti dal contratto e nella definizione di precisi obiettivi di cambiamenti delle strutture nocive, l'asse principale della nostra iniziativa. Essa deve coinvolgere, anche sul piano della ricerca e della elaborazione, gruppi sempre più consistenti di lavoratori per una sempre maggiore « socializzazione » delle esperienze, assicurando loro la possibilità di un rapporto non casuale e non delegato con i tecnici e con i medici. Infine, occorre ripristinare un confronto sulla contribuzione industriale soprattutto in quelle aziende dove questo istituto è stato introdotto, affiancandolo alla iniziativa sul territorio per quanto riguarda il trasporto pubblico, casa, servizi sociali.

La politica salariale

Gli obiettivi sul fisco, sulle tariffe, sull'equo canone e sui prezzi rappresentano il banco di prova di una strategia del sindacato indirizzata a salvaguardare e ampliare il salario reale. Su questo si misura la credibilità del sindacato; vi è un nesso coerente, infatti, tra questa politica e le scelte rivendicative che presiedono alle richieste salariali.

Innanzitutto il Comitato Direttivo nel riconfermare la proposta del blocco delle retribuzioni oltre gli 8 milioni già avanzata dalla Federazione CGILCISL-UIL ribadisce la propria opposizione ad ogni forma di modifica del meccanismo della scala mobile, come respinge i tentativi che si profilano nelle controparti pubbliche e private di avviare forme di gestione centralizzate.

L'iniziativa sul salario deve svilupparsi a livello aziendale avendo come obiettivi quelli di un controllo del salario di fatto e di una perequazione progressiva tra i livelli salariali delle aziende nell'ambito dello stesso territorio e tra grandi complessi e piccole e medie aziende; ciò impone una analisi delle situazioni esistenti con il coinvolgimento di tutti i C.d.F. e i lavoratori nell'impostazione di tale linea e nella coerente definizione delle piattaforme.

In questo contesto, i rinnovi dei premi di produzione vanno amministrati definendo una loro ristrutturazione e trasformazione; come orientamento di massima e ipotizzabile il trasferimento a salario mensile delle quote dei premi annuali eccendenti per il valore di una mensilità media aziendale.

Il Comitato direttivo della FLM considera necessario rendere operativi gli impegni assunti dal CD della Federazione CGIL-CISL-UIL e dalla Confedi Milano in ordine all'apertura di una vertenza interconfederale sulle ferie, le festività e sui trattamenti di anzianità, con l'avvio immediato di una consultazione dei lavoratori su Proposte precise, in modo da definire la piattaforma della Federazione unii

taria e da aprire la vertenza per quanto riguarda i trattamenti di anzianità sugli scatti e la quiescenza. Occorre giungere, sia pure gradualmente, a una mutualizzazione e a una sia pure parziale perequazione dei trattamenti di questi istituti tra le categorie dell'industria, del pubblico impiego e dell'agricoltura. Tale perequazione deve avvenire senza ignorare le distorsioni che deriverebbero dal semplice allineamento di trattamenti bassi a quelli alti, per , ':.nere gigantesco che esso compor terebbe e per le implicazioni politiche e sindacali che ne deriverebbero. In particolare, va rivendicato che sia gli scatti che l'indennità di fine lavoro nelle forme e limiti che saranno definiti, sia mutualizzati e legati alla anzianità di lavoro e non di azienda. Dal confronto con le altre categorie dovrà emergere una proposta relativa al numero degli scatti da omogeneizzare e al numero di anni valido per il compunto dell'indennità di anzianità.

Rilanciare il processo unitario

L'insieme dei temi che investono la ripresa dell'iniziativa del movimento a tutti i livelli richiama con estrema attualità e preoccupazione il problema del ristagno e della crisi del processo unitari. Tale crisi si manifesta con carattere di gravità in tutti i settori del movimento non esclusa la stessa FLM. Si tratta di affrontare la questione sul tappeto con estrema decisione, lucidità e realismo puntando .1 e c is a ment e all'adozione di risoluzio ni che segnino un elemento di svolta reale sul piano politico e sul piano operativo del processo di deterioramento in corso.

Il Comitato direttivo della FLM per parte sua affronterà l'insieme dei problemi della politica unitaria in una prossima riunione da tenersi nel mese di ottobre.

Occorre affrontare il tema della crisi delle strutture di base del sindacato a partire dai CdF e dalle strutture territoriali.

Questa discussione è utile e necessaria se la rendiamo funzionale ad una prospettiva che, per quel che ci riguarda, non è cambiata, e per la quale la FLM vuole spendere il suo patrimonio unitario accumulato in questi anni. Non si tratta solo di ribadire l'atto di fede nei confronti dell'ipotesi di unità organica, ma si tratta di ribadire (e lavorare in que• sta direzione) che l'unità alla quale pensiamo è il risultato di un intreccio tra momenti di unificazione e gli elementi di profonda trasformazione della sua vita esterna, che hanno costituito il tratto caratteristico e fondamentale della nostra battaglia di questi anni. Si tratta di una scelta politica non scontata e permanentemente esposta ai pericoli di una sua messa in discussione.

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Il Comitato direttivo della FLM pro pone la convocazione della IV Con ferenza nazionale dei delegati della FLM che dovrà definire un orientamento comune da sostenere nell'insieme del movimento.

Nello stesso tempo, si propone che la Federazione CGIL-CISL-UIL formuli un documento unitario che sancisca, attraverso iniziative concrete, il superamento a tutti i livelli dell'esperienza federativa. Esso deve essere oggetto di un ampio dibattito di base, che dovrà sfociare in una conferenza unitaria delle strutture di base. Le sue conclusioni dovranno rappresentare le basi di un dibattito congressuale delle tre Confederazioni previste per il prossimo anno.

Si tratta di rendere chiaro nella coscienza dei lavoratori che senza questo salto di qualità, senza questo recupero di una tensione unitaria nuova e di massa, le ipotesi che sono alla base della ripresa dell'iniziativa e di lotta possono diventare obiettivi privi di qualsiasi capacità di incidenza in una realtà complessa e difficile come nuella che si presenta al movimento sindacale alla ripresa della sua iniziativa d'autunno.

Estendere dibattito

Questi orientamenti e decisioni del Comitato direttivo non possono rimanere elementi di riflessione e di lavoro per un ristretto gruppo dirigente ..'importanza del momento ed il valore politico della proposta presup,ngono un'adesione di massa dello insieme del movimento attraverso un franco e partecipato dibattito attorno ai contenuti del presente documento. Su tali temi il Comitato direttivo impegna le strutture all'avvio immediato di una discussione aperta nelle assemblee di fabbrica, nei CdZ, nei CoInitati direttivi provinciali ricercando se possibile il confronto con le altre strutture del movimento, sia orizzontali che verticali ai vari livelli.

DOCUMENTO DI DISCUSSIONE PER L' INIZIATIVA RIVENDICATIVA

La positiva conclusione delle lotte contrattuali per le maggiori categorie dell'industria, propone l'esigenza di definire una proposta sulla linea rivendicativa post-contrattuale.

La éommissione di lavoro ritiene che ciò possa essere fatto utilmente partendo dal''attuale situazione che richiede l'assunzione di scelte di politica economica indicate dalla Federazione CGIL CISL UIL del 12 maggio 1976.

L'attuale momento economico è caratterizzato da una forte ripresa dell'inflazione fenomeno iniziatosi a livelli elevati con la guerra nel Vietnam, si è accentuato quando è venuto a mancare il meccanismo di regolazione internazionale degli scambi, cioè il mercato mondiale che per reggersi ha bisogno di un minimo di riferimento per la stabilità monetaria, la crisi petrolifera, il rincaro del prezzo del petrolio, dei fosfati, delle materie prime e in particolare, tra i più importanti, il rincaro degli alimentari (i prezzi dei cereali vengono regolati in modo unilaterale dagli USA) denunciano i gravi squilibri mondiali che sono stati alla base del meccanismo di sviluppo. Inoltre la situazione economica è caratterizzata dall'aumento dei prezzi (14% nei primi 7 mesi del 76), da una ripresa drogata della produzione industriale basata su svalutazione e inflazione e non su ipotesi di risanamento della situazione economica, dall'aumento della disoccupazione in particolare di quella giovanile e femminile (nel 1973 i giovani dai 15 ai 24 anni senza lavoro erano pari al 43,8% '-'l totale dei disoccupati, nel 74-75-76 la percentuale dei gioani senza lavoro è salita ulteriormente).

Le autorità monetarie del paese propongono tra l'altro per uscire dalla crisi il blocco della scala mobile e il contenimento della iniziativa sindacale: una nuova sostanziale edizione della politica dei redditi che va decisamente respinta.

La commissione, nel riaffermare la validità delle scelte di politica sindacale assunte nell'insieme del movimento e delle scelte prioritarie sui problemi dell'occupazione, degli investimenti e della difesa del potere d'acquisto dei salari, ritiene indispensabile il superamento in tempi brevi dei ritardi attraverso un dibattito di massa che a partire dalle strutture di base del sindacato, ponga la premessa per il rilancio delle lotte indispensabili al conseguimento degli obiettivi fissati nella conferenza di Rimini, non tanto per riproporle ed essumerle acriticamente tomo punto di riferimento immutabile, quanto per sottoporle a riflessione critica, non solo sul piano dell'elaborazione, ma soprattutto su quello delle iniziative politiche e di lotta che da tali linee avrebbero dovuto e dovrebbero discendere.

Se importanti risultati politici e di mobilitazione sono stati realizzati in una prima fase, il bilancio complessivo ad un anno dalla formilla7ione delle vertenze di Rimini non è particolarmente soddisfacente.

La condizione e la gestione delle vertenze e delle trattative espresse dalle confederazioni, non sempre accompagnate dalle necessarie iniziative di lotta e dalla più larga partecipazione dei lavoratori, impongono all'organizzazione sindacale nel suo romnlesso di rivedere e riapprofondire il problema dei rapporti fra direzione politica complessiva del movimento e sua articolazione, fra strutture orizzontali e verticali di categoria. La scarsa

partecipazione dei delegati e dei lavoratori alla conduzione di alcune vertenze ed alle relative iniziative di lotta, impone una riflessione sul rapporto fra direzione sindacale e strategie da essa espresse, e movimento di massa. Infine rispetto agli stessi contenuti delle vertenze di Rimini, anche sulla base dei nuovi diritti di informazione e di controllo acquisiti con le recenti lotte contrattuali e degli ulteriori aspetti degenerativi della crisi economica, è indispensabile individuare nuove priorità e contenuti rispetto ai quali chiamare il movimento dei lavoratori alla mobilitazione.

La commissione ritiene indispensabile per l'attuazione di tali iniziative il funzionamento dei coordinamenti intercategoriali, quali strumenti di direzione politica delle lotte: giudica inoltre necessario giungere a verifiche intercategoriali sulla gestione e l'applicazione della prima parte dei contratti di lavoro.

La ristrutturazione del sistema produttivo richiede politiche specifiche per i settori produttivi sottoposti a concorrenza internazionale e per quelli che operano esclusivamente sul mercato interno anche se per entrambi si impone l'ampliamento della base produttiva ed un forte progresso tecnico, le attività sulle quali concentrare gli investimenti sono pertanto quelle dei beni strumentali dell'elettronica, dell'elettromeccanica, della meccanica specializzata, della chimica fine oltre a quello agricolo alimentare.

Particolare importanza assume in questo contesto l'apertura della vertenza e l'avvio della lotta sul fisco per la realizzazione dei seguenti obiettivi: lotta all'evasione fiscale definizione di un preciso ruolo per l'unità locale nella lotta all'evasione fiscale, riconoscimento dell'ente locale delle possibilità di emettere e riscuotere tasse accelerazione delle procedure per la definizione delle pendenze tributarie diminuzione delle aliquote sui redditi più bassi anche in relazione all'eccezionale tasso di inflazione detassazione degli incrementi di reddito dovuto al meccanismo della contingenza riordino di tutte le forze incentive a sostegno della produzione e subordinazione della concessione a precise garanzie sull'occupazione e sul superamento degli squilibri territoriali abolizione del segreto bancario tassazione dei capitali stranieri, iniziative di controllo specifico che impediscano l'evasione sistematica dei redditi da capitale straniero.

La centralità di questa vertenza si giustifica con il fatto, non solo scandaloso delle imponenti evasioni fiscali (9.000 miliardi) ma con l'esigenza di reperire attraverso lo strumento fiscale i mezzi che possono consentire gli investimenti nei settori da noi considerati prioritari, determinare effetti positivi rispetto all'andamento dell'inflazione e con la scelta politica di non far gravare il peso della crisi sulle classi popolari.

Anche per quanto concerne le tariffe dei servizi pubblici e l'equo canone, vanno decise iniziative di lotta che consentano la realizzazione degli obiettivi più volte decisi, cioè anche per i riflessi che determinate politiche tariffarie hanno sui livelli oc-

cupazionali.

Si rende altresì indispensabile l'avvio di iniziative di lotta per combattere il carovita, partendo dalla messa in discussione del meccanismo classista dell'aumento dei prezzi dei generi importati che viene praticato per contenere le importazioni, ricorrendo (nel breve preiodo) per alcuni beni (benzina, carne, ecc.) al razionamento gestito attraverso le strutture democratiche e ad una decisiva svolta nella politica agricola del paese al fine di realizzare l'autosufficienza o comunque una minor dipendenza dei paesi terzi per i generi agricolo-alimentari, affrontando i nodi strutturali che sono legati all'agricoltura, al sistema distributivo ed al meccanismo dell'aumento dei prezzi.

Inoltre si deve rilanciare il ruolo delle PP.SS, nel settore della trasformazione e conservazione dei prodotti, affrontare il nodo della Federconsorzi, il superamento della mezzadria e colonia, l'utilizzo dei milioni di ettari incolti.

Un ruolo importante può essere giocato dagli enti locali, in particolare per quanto riguarda il prezzo dei generi di prima necessità, si deve operare affinchè si realizzi l'acquisto all'estero e la distribuzione a prezzi controllati di carne da parte dei grossi comuni, l'utilizzo di celle frigorifere per conservare prodotti da mettere in vendita in determinati periodi caldi, la riforma dell'ortomercato e una regolamentazione nuova dei mercati generali.

Al fine di sollecitare l'assunzione di queste iniziative, la commissione ritiene di proporre una iniziativa coerente alla Federazione CGIL CISL UIL e come momento di lotta, l'iniziativa già decisa e poi sospesa, di una giornata di vendita e di collegamento con le cooperative di generi alimentari.

Se tale iniziativa non sarà assunta dalla Federazione CGIL CISL UIL la commissione propone che la stessa sia assunta ed attuata in tempi brevi dalla FLM.

GESTIONE CONTRATTO E CONTRATTAZIONE ARTICOLATA

OCCUPAZIONE

Nell'ambito della strategia generale del movimento sindacale ed alla luce delle conquiste contrattuali va sviluppata una coerente iniziativa affinchè si realizzi la difesa e l'incremento dei livelli occupazionali avendo come obiettivi prioritari l'occupazione giovanile e femminile e per determinare un momento di congiunzione tra l'iniziativa di fabbrica e quella generale per una nuova politica economica e per un assetto industriale.

La conquista di nuovi diritti contrattuali sugli investimenti, modifiche tecnologiche, organizzative e produttive, realizzata dalle più importanti categorie dell'industria, deve servire per l'individuazione di obiettivi precisi rispetto agli indirizzi produttivi di aziende e di grandi gruppi industriali, tesi a favorire il coordinamento ed il rilancio delle politiche settoriali.

Per una corretta applicazione di questi nuovi diritti, va approfondita la materia sia nei cdf, che nelle altre istanze del sindacato al fine di concretizzare l'obiettivo dell'incremento dell'occupazione. A tale proposito vanno individuati tempi e criteri per i confronti con le controparti ai vari livelli.

Ai fini della difesa del posto di lavoro e dell'occupazione, è necessario andare ad un più organico coordinamento provinciale tra le fabbriche contro la smobilitazione e la chiusura, che assicuri a tutte le lotte il necessario respiro per costruire con l'aoporto dell'insieme della organizzazione categoria!e e territoriale uno sbocco positivo alle lotte stesse da ricercarsi anche in un rapporto con gli enti locali.

L'ufficio sindacale e studi della FLM in stretto contatto con le zone dovrà procedere ad una rapida indagine che consenta di individuare i riflessi che l'attuale crisi ha determinato e determina sulle strutture produttive dell'area milanese.

Per le piccole fabbriche va preparato un convegno di lavoro sulle politiche generali della piccola industria al fine di valutare i riflessi della crisi, il ruolo delle piccole aziende, il rapporto con il fenomeno del decentramento produttivo, i livelli di autonomia rispetto ai grandi gruppi industriali.

LAVORATORI OCCUPATI IN AZIENDE ARTIGIANE

L'intervento della FLM in questo campo va sviluppato attraverso il potenziamento delle strutture centrali, il rinnovato impegno dei gruppi dirigenti di zona, al fine di organizzare in modo generalizzato i lavoratori di queste aziende.

Per questo settore vanno individuati strumenti adeguati ai fini di una gestione della politica rivendicativa ed integrativa.

Ai fini della conoscenza della realtà delle aziende artigiane, va inoltre realizzato un censimento in ogni zona.

MULTINAZIONALI

La presenza di capitale straniero nel nostro paese a partire dal dopoguerra si è sviluppata sia tramite la acquisizione di pacchetti di controllo » di aziende italiane, sia attraverso l'incremento di aziende multinazionali con i conseguenti condizionamenti che ciò ha portato al nostro sviluppo industriale. La presenza di queste aziende multinazionali non inserite in uri serio contesto programmatorio, ha avuto come negativa conseguenza quella di mortificare il settore della ricerca e l'autonomia tecnologica del nostro paese. Nel futuro la strada da percorrere è quella quindi della pratica di alcuni condizionamenti statali sulle multinazionali, della ricerca con i paesi al nostro livello tecnologico e con quelli del terzo mondo di forme di collaborazione internazionale reciprocamente vantaggiose da contrapporre alla logica: sviluppo-sottosviluppo.

Le questioni relative ai ritardi tecnologici sono assai rilevanti. Anche qui solo un intervento statale, un coordinamento consortile di imprese pubbliche e private sulla ricerca su programmi finalizzati e con possibilità successive di acccoso normalizzato da parte di tutte le aziende può rallentare e recuperare, per fette di attività circoscritte, il GAP tecnologico.

Anche l'intervento sindacale diretto nelle imprese multinazionali per riappropriarsi di fasi più qualificate di produzione parzialmente di .ricerca va nel senso di elevare il new-out italiano (anche se l'azienda chiude la conoscenza resta in Italia e può essere utilizzata).

L'estensione e la generalizzazione della presenza a livello internazionale di capitale multinazionale ci pone nell'esigenza di stabilire contatti organizzativi e linee di lotta con i lavoratori e le organizzazioni sindacali di altri paesi che come il nostro sono interessati a questo fenomeno.

Occorre quindi individuare quali dimensioni riveste la presenza delle multinazionali e delle altre aziende a « capitale straniero », i settori in cui operano, i mercati in cui collocano i loro prodotti, gli investimenti effettuati dal momento del loro insediamento, le loro caratteristiche commerciali e produttive, come impostano i rapporti sindacali e il loro comportamento di fronte alla crisi economica del nostro paese. E' in base però ad una politica sindacale generalizzata, scegliendo anche alcuni grandi gruppi come avvio di una diversa presenza, che è possibile giungere ad un efficace condizionamento. Da ouesto punto di vista, gli strumenti che ci siamo dati (EEM - CES ecc.) non hanno ancora superato un'incrostazione burocratica. Infatti alcuni coordinamenti dei grandi gruppi, !e positive iniziative in corso e da fare, (il boicottaggio del rame cileno, il convegno dei delegati dei tre paesi Spagna - Francia - Italia una riunione della cantieristica dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo) sono ancora lontane da una generalizzazione e coinvolgimento dell'insieme dei sindacati europei. Qui la strada da fare è ancora molta, occorre che il sindacato ed i consigli di fabbrica delle aziende interessate siano più sensibili, ma anche più propositivi ai fini di un contatto più costante per l'individuazione di iniz;ative di lotta contestuali, su obiettivi di fondo ai fini di una poltica dei fatti su questo terreno.

AZIENDE A PARTECIPAZIONE STATALE

La nostra provincia si caratterizza per la forte presenza di aziende a partecipazione statale. Esse operano particolarmente nel settore dell'energia, trasporti, siderurgia, impiantistica ed elettronica-telecomunicazioni.

L'atteggiamento delle aziende a partecipazione statale milanesi nei confronti dei problemi sindacali è caratterizzato da una posizione di chiusura. Registriamo un rifiuto ad affrontare i problemi di riconversione, di garanzia del posto di lavoro, si eludono le norme contrattuali in merito all'orario di lavoro ed agli appalti, di dare soluzione a vertenze aperte da lungo tempo.

La proposta del neo-presidente della confindustria Carli di portare le aziende a PP.SS. in un unico sindacato assieme alle aziende private è la riprova di come le aziende a PP.SS. abbiano via via perso il ruolo specifico all'interno dell'economia del paese e si siano adeguate alle scelte del capitale privato.

Respingere la proposta di Carli vuol dire iniziativa di lotta affinchè le PP.SS. svolgano un ruolo positivo nello sviluppo del paese per la ripresa produttiva la salvaguardia e lo sviluppo dell'occupazione in particolare nel Mezzogiorno.

Nel periodo pre-feriale alcune aziende a PP.SS. con l'assenso e l'appoggio dell'Intersind, hanno accelerato e iniziato processi di ristrutturazione interna e di decentramento che pongono seri problemi sul futuro produttivo, occupazionale, di condizioni di vita e di lavoro per i lavoratori delle aziende interessate.

7 Processi e problemi che secondo il nuovo contratto di lavoro

andrebbero affrontati in specifiche trattative ai vari livelli tra le aziende e il sindacato per trovare conseguentemente una positiva soluzione, ma l'atteggiamento che queste aziende stanno tenendo, in particolar modo la SIT SIEMENS e l'Alfa Romeo è quello di fornire una schematica comunicazione che non offre al sindacato nessuna possibilità di analisi e di intervento in merito ai problemi da trattare: tentando in questo modo di sminuire le conquiste contenute nella prima parte del CCNL, trasformando così diritti di informazione, di intervento e di esame congiunto in momenti esclusivamente informativi, attraverso generiche comunicazioni senza entrare nel merito dei problemi. Tendenza questa che se dovesse trovare accoglienza a Milano, significherebbe un grave passo indietro di tutto il movimento in quanto darebbe il segnale a tutti i padroni pubblici e privati che la prima parte del nuovo contratto può essere elusa e con essa eluse tutte le motivazioni che ci hanno spinto a lottare per conquistarla.

Non è ulteriormente rinviabile un puntuale confronto con le PP.SS. investendo contemporaneamente il livello di fabbrica dove si dispiegano i processi di ristrutturazione e quello degli enti di gestione e delle sedi responsabili delle scelte generali.

Per il sindacato si pone con forza l'esigenza di andare. in tempi stretti ad un confronto con l'IRI e l'ENI nell'ambito di una vertenza nazionale che affronti il problema del riordino delle PP.SS., l'inserimento della Montedison tra le PP.SS., il controllo sull'utilizzo dei fondi in dotazione e sul ruolo che le PP.SS. sono chiamate a svolgere nel mezzogiorno e nei settori produttivi vitali per l'economia del paese.

Va sviluppato un intervento nei confronti delle PP.SS. affinchè si concretizzi una gestione democratica e trasparente degli enti finanziari ed aziende del settore pubblico, importante a questo fine è la possibilità di controllo del sindacato del parlamento degli enti locali.

INVESTIMENTI

La ripresa di una coerente iniziativa sindacale sul problema degli investimenti, anche alla luce delle nuove conquiste contrattuali impone che si parta da una analisi attenta del patrimonio di esperienze realizzate in questi due anni, o se lo sviluppo della contrattazione sindacale in questa materia si è scontrato con alcuni limiti obiettivi.

Da un lato ci si è trovati di fronte ad un disegno preciso da parte del padronato di pura e semplice riduzione della base produttiva e di smobilitazione dell'apparato industriale, cui ha fatto complemento l'assenza totale di qualsiasi, seppur minimo disegno programmatico da parte del governo; in tale situazione gli stessi positivi accordi realizzati in alcuni grandi gruppi industriali in materia di occupazione ed investimenti sono stati immediatamente rimessi in discussione e disapplicati.

D'altro canto però è mancata al movimento sindacale la capacità di rendere coerente fino in fondo la contrattazione aziendale e di gruppo con un'iniziativa più generale sui settori e sul territorio.

L'assenza di un'elaborazione più precisa e approfondita su un disegno di politica industriale da portare al confronto con il padronato. l'abbandono di una coerente iniziativa di lotta sulle tematiche di settore hanno determinato una conduzione delle vertenze aziendali, destinata ad ottenere anche risultati positivi sul piano della difesa del posto di lavoro, ma non in grado e il più delle volte di incidere profondamente sull'attuale assetto produttivo.

In questo senso è indispensabile che il movimento sindacale nel suo insieme compia uno sforzo di rielaborazione e di approfondimento delle politiche di settore, di gruppo e di ter-itorio, al fine di rendere coerente l'iniziativa di fabbrica con quella più generale. I nuovi strumenti acquisiti con il rinnovo del contratto consentono una reale saldatura tra i due momenti. Questo presuppone comunque una capacità di conoscenza, di analisi e di elaborazione autonoma da parte del movimento sindacale, affinchè sia in grado di reggere il confronto con la controparte su questa materia.

Gli incontri con le aziende. le associazioni padronali, al fine di acouisire le necessarie informazioni sugli investimenti e la loro finalizzazione, che sono predisposti nei prossimi mesi. devono superare il puro e semplice livello dell'informazione per diventare veri e propri momenti di confronto su proposte e disegni elaborati automaticamente.

Questa applicazione contrattuale deve costituire la base di partenza per un intervento più puntuale su un terreno nuovo ma ricco di prospettive, in una visione che non sia nè tecnicistica nè cogestionale, ma di iniziativa e di lotta, al fine di concretizzare sul terreno pratico i nostri obiettivi occupazionali i

nella strategia più generale.

Questo presuppone quindi, affinchè l'iniziativa sindacale, anche a livello di fabbrica, compia un salto di qualità, la formulazione di veri e propri progetti sui settori, sui gruppi, e territorio, elaborati autonomamente dal movimento sindacale( cui rapportare la lotta di fabbrica e renderla coerente ed omogenea rispetto agli obiettivi da realizzare e alla stessa unità del movimento.

Ciò rende inoltre indispensabile l'individuazione e la realizzazione di momenti di confronto permanenti e intercategoriali, pena la disarticolazione e la frammentazione dell'iniziativa di lotta. In questa direzione, tra l'altro, i CUZ possono ritrovare una funzione specifica.

DECENTRAMENTO

Il decentramento produttivo è stato la risposta prevalentemente data in questi anni dal padronato metalmeccanico all'iniziativa della categoria.

Una risposta che ha consentito al padronato di eludere parzialmente il problema degli investimenti produttivi, che l'iniziativa del sindacato sollecitava esplicitamente, creando e notenziando una fascia produttiva di piccole e piccolissime azienoe dove fosse temporaneamente possibile sfuggire a quegli elementi di contrattazione sul costo e l'uso della forza lavoro conquistati dalla categoria.

Sulla base di questi elementi e partendo dalla diretta informazione per le aziende al di sopra dei 200 dipendenti va sviluppata una iniziativa generalizzata per contrastare e controllare il fenomeno.

Da queste premesse bisogna costruire un più diretto collegamento tra le grandi e piccole fabbriche ed avviare, costruendone le condizioni, specifiche riunioni dell'indotto, partendo da un impegno diretto dalle grandi fabbriche e con un collegamento fra zone.

LAVORO A DOMICILIO

Dalla norma contrattuale entro tre mesi, le aziende che si avvalgono dal lavoro a domicilio dovranno fornire i dati e l'elenco ai consigli di fabbrica.

Questa informazione va utilizzata partendo dal rispetto della legge, ampliandone gli spazi, generalizzando la costituzione delle commissioni comunali e costruendo un organico rapporto del C.d.F. dell'azienda madre con i lavoratori decentrati per garantire l'unità rivendicativa e l'uguaglianza dei trattamenti, e nei casi possibili. l'assunzione di lavoratori.

E' possibile combattere questa piaga con momenti organizzativi a livello di territorio o di leghe con gruppi di aziende e iniziative comuni, a partire dalla esperienza già in atto in alcune zone, con convegni e apposite riunioni da generalizzare in tutta la provincia.

LAVORO

La frantumazione del processo produttivo come risposta padronale ai livelli di potere conquistati dalla classe operaia « forte •, prevalentemente industriale, è la causa dei fenomer i estesi di lavoro nero, lavoro precario e doppio lavoro.

Le caratteristiche con cui questi fenomeni si presentano derivano dalle ragioni per le quali il padronato li usa e produce. Esse sono riconducibili sostanzialmente alla riduzione dei costi di lavoro e alla flessibilità della forza lavoro, con la conseguente creazione di una riserva fluttuante sul piano del mercato del lavoro. Altre conseguenze per i lavoratori sono legate alla retribuzione (bassa retribuzione monetaria, inesistenza della retribuzione riflessa e indiretta degli oneri previdenziali, non continuità della retribuzione) e alle condizioni di lavoro (ritmi, ambiente, nocività, orario ecc.).

Sono questi fenomeni che vanno analizzati contemporaneamente ai processi di decentramento produttivo e alle loro conseguenze, e interessano tutte le fasce della produzione, dalla grande alla piccola alla piccolissima unità produttiva, fino al lavoro a domicilio.

Pur non disponendo ancora delle statistiche sistematiche alcune ricerche fanno ammontare a oltre 6 milioni di unità i precari (1,3% degli occupati) nei tre settori fondamentali (industria, agricoltura e terziario) oltre ad un consistente mercato « occulto • riguardante le cosiddette quote deboli (donne, anziani, giovani e minori).

In particolare facendo un confronto tra professione e attività dichiarata e quella effettiva risulta per esempio che lavoravano

NERO, DOPPIO LAVORO

o hanno lavorato il 27,8% dei disoccupati, il 15,6% dei giovani in cerca di prima occupazione, l'11,5% dei pensionati, il 9,9% delle casalinghe, il 9,6% degli studenti.

Al di là delle cifre, incomplete e parziali, un riscontro all'interno dell'ambiente di ciascuno ci può dare la dimensione del fenomeno.

Sul problema del doppio lavoro alcune statistiche indicano tra 1 e 2 milioni le persone con più di un'attività lavorativa, suddivise per il 50?0 in agricoltura, il 35% nel terziario, il 15%, nell'industria. La motivazione emergente è quella economica (necessità di integrare il bilancio familiare).

Nell'industria sappiamo che i fenomeni di doppio lavoro si verificano in particolare in presenza di turni.

Oggi la richiesta padronale di nuovi turni potrebbe, se non controllata, originare ulteriori fenomeni di lavoro nero e di doppio lavoro.

Il problema principale per il movimento sindacale è innanzitutto quello di compiere un'indagine localizzata del fenomeno, per individuare le nuove linee di tendenza e l'incidenza nei vari settori. Per questo il livello nell'indagine per leghe territoriali ci sembra uno strumento indispensabile. Coglierne le motivazioni e i comportamenti consolidati per evitare prediche moralistiche e per incidere sulle cause. Lavorare in un'ottica di ricomposizione di strati e situazioni molto frantumate è l'obiettivo fondamentale.

La rigidità su queste questioni è la stessa possibilità di mantenimento del potere contrattuale del movimento operaio, e la coerenza in questa battaglia è indispensabile, proprio per evitare il paradosso di essere « rigidi • nella grande fabbrica durante le 8 ore lavorative e non esserlo più a fine turno nelle migliaia di piccole unità e situazioni produttive.

Non devono infine sfuggirci aree di intervento in settori non tradizionali che nascondono grossi fenomeni di lavoro occulto: dall'uso degli anziani, al lavoro minorile, al lavoro delle casalinghe per arrivare alle carceri e alle case di cura, dove questi fenomeni sono largamente sperimentati e oggetto di incomprensibili silenzi.

APPALTI

La lotta contro il lavoro in appalto si inserisce strettamene?, nella lotta contro la ristrutturazione, contro il tentativo padronale di recuperare l'elasticità della forza lavoro.

Il fenomeno dell'appalto oltre a consentire una rottura del fronte dei lavoratori e introdurre contraddizioni anche notevoli nei periodi di lotta data la difficoltà di controllare questi fenomeni, CONSENTE AL PADRONATO DI AVERE A DISPOSIZIONE MANODOPERA DA MANOVRARE PER ADIBIRE Al LAVORI PIU' SPREGEVOLI. PERICOLOSI, CON IMPIEGHI LARGAMENTE AL DI LA' DELLE STESSE NORME DI LEGGE E IN ALCUNI CASI CON CHIARI INTENTI ANTISINDACALI.

Appalto vuoi dire in definitiva più sfruttamento. I dipendenti delle imprese hanno quasi sempre condizioni salariali e normativa inferiori a quelle dei lavoratori dell'azienda appaitante, nessuna tutela della salute e dell'integrità fisica; non a caso una grossa fetta degli « omicidi bianchi • avviene in imprese di questo tipo, e sono sottoposti ad una sistematica violazione delle norme contrattuali e di legge (fenomeno in aumento nel 1975). Tutto questo si traduce in indubbi vantaggi per l'azienda appaltante ma anche per gli intermediari che strappano in tal modo vere e proprie rendite. Tutto questo è favorito anche dalla oggettiva difficoltà di organizzare questi lavoratori perchè normalmente accettano di lavorare per queste imprese quando sono falliti precedenti tentativi di trovare una occupazione dignitosa e quando arrivano alle dipendenze di questi padroni il loro grado di rassegnazione è elevato. L'applicazione del nuovo contratto di lavoro ci dà l'occasione di affrontare decisamente questi aspetti.

Gli obiettivi della nostra azione devono essere quelli di arrivare alla abolizione degli appalti e contenere il ricorso nei casi in cui non sia possibile fare diversamente. In concreto si può ipotizzare il ricorso alle imprese esterne esclusivamente per la installazione di impianti e la manutenzione di tipo straordinario. Tutti gli appalti continuativi vanno verificati in sede aziendale dal cdf per vedere se viene applicata questa norma e soprattutto se:

si tratta di attività che possono essere svolte da dipendenti dell'azienda:

sono rispettate le norme previdenziali e antinfortunistiche;

vi è l'utilizzo o meno da parte di questi lavoratori delle mense aziendali e dei servizi aziendali.

c) Determinante per ottenere risultati non effimeri su que- 9

sto piano è la nostra capacità di investire in un dibattìto tutti i lavoratori per battere la linea del ricorso all'appalto da parte del padronato nella logica di difesa dei suoi interessi di profitto e come particolare momento della linea di attacco che il padronato vuoi portare avanti di fronte alla classe operaia organizzata. Ovviamente la nostra linea d'azione è praticabile soltanto se si organizzano sindacalmente i lavoratori dell'appalto promuovendo l'elezione dei loro delegati e la costituzione dei consigli collegati con le strutture sindacali dell'azienda appaitante.

LE PROPOSTE DELLA F.L.M. PER L'OCCUPAZIONE GIOVANILE

Pubblichiamo un documento sul tema dell'occupazione giovanile elaborato dall'Ufficio Economico della FLM nazionale e presentato al Comitato direttivo della categoria del 15-16 giugno.

Esso rappresenta una proposta che, inserendosi nel dibattito aperto sul problema della Federazione CGIL, CISL, UIL, intende dare un contributo particolare su alcuni punti:

Utilizzazione della prima parte del contratto (diritti di informazione ed esame sui processi di ristrutturazione-riconversione) per stabilire una « mappa • della domanda di lavoro da parte dell'industria, in modo da poter intervenire a livello territoriale sui problemi di formazione e preavviamento al lavoro. verificando anche la possibilità di nuovi regimi di orario di lavoro in rapporto ad una maggiore utilizzazione degli impianti e di un abbinamento lavoro-studio.

La costituzione di un fondo nazionale sufficientemente elevato per poter affrontare a livello di massa il problema della disoccupazione giovanile, prevedendo una lim,tata partecipazione contributiva da parte dei lavoratori occupati.

Il problema della disoccupazione giovanile costituisce un aspetto centrale della disoccupazione generale. Secondo una indagine del CENSIS del 1974 i giovani (16-24 anni) alla ricerca di occupazione erano 774.000. Se a questo si aggiungono le leve del '75-'76 che non hanno trovato o non trovano lavoro si può parlare di oltre un milione di giovani alla ricerca di un lavoro. Se si considera la classe di età fino a 29 anni la stima sale a 1.200.000. Circa 3/4 dei disoccupati hanno meno di 25 anni.

La congiuntura sfavorevole ha aggravato il fenomeno ma si tratta di una questione strutturale non solo dell'economia italiana, ma di tutta l'economia capitalistica. in ragione principalmente del fatto che nell'area produttiva (industria e agricoltura) la produttività cresce più rapidamente della produzione con conseguente restringimento della domanda di lavoro non integralmente compensata dall'espansione nel settore terziario.

I più colpiti nel quadro di una crescente disoccupazione sono i giovani, le donne, le aree territoriali più deboli come il Mezzogiorno. Tra i più svantaggiati sono stati da sempre i giovani a più basso livello di istruzione e qualificazione; le fasce socialmente marginali e generalmente espulse dalla scuola. Ma oggi a queste fasce se n'è aggiunta un'altra: i giovani che hanno percorso tutto l'iter scolastico fino al diploma o alla laurea. Diplomati e laureati senza lavoro sono attualmente in Italia 45% dell'insieme dei giovani disoccupati.

Considerata l'ampiezza e la profondità del fenomeno, esso non può essere affrontato in termini puramente congiunturali. L'ipotesi avanzata da Andreatta alla fine del '75 era caratterizzata da una impostazione specificamente congiunturale; 500.000 posti di lavoro nel settore dei servizi sociali con programmi a carattere di emergenza e provvisorio. Si sarebbe trattato in sostanza di un ampliamento della spesa pubblica tendente a favorire la ripresa economica. Una volta riavviato il processo di espansione, i problemi dell'occupazione avrebbero trovato una soluzione automatica. Posta in questi termini si trattava di una prospettiva del tutto illusoria. Nei mesi successivi alla proposta del consigliere economico di Moro si è passati non a caso a un progetto governativo per circa 50.000 posti di lavoro per un anno retribuiti con un « premio • di 100.000 lire per ciascun occupato ed un costo complessivo di 60 miliardi.

Frei ha prospettato di recente un piano per la creazione di 200.000 posti di lavoro stabili all'anno per 5 anni. La spesa sarebbe di 1000 milioni annui. Si tratta di posti aggiuntivi nell'industria media piccola (consorzi e centri di ricerca), nell'agricoltura, nonchè nei settori della riforma, scuola, sanità, finanza, ecc.

Ma se alcune di queste ipotesi non appaiono di facile realizzazione, altre tendono ad allargare gli organici della pubblica amministrazione lasciandone sostanzialmente immutata l'attuale organizzazione.

In effetti, un piano per l'occupazione giovanile che voglia in qualche modo rapportarsi alle dimensioni del problema (oltre

1 milioni di giovani disoccupati) deve insieme avere un carattere di emergenza e inserirsi in una prospettiva di modifiche strutturali.

Dal punto di vista strutturale un piano deve puntare ad investire l'insieme del contesto economico produttivo. L'occupazione non può espandersi solo nell'area dei servizi e del terziario. E' vero che il terziario è in Italia caratterizzato da una percentuale di occupazione più bassa che negli altri Paesi capitalistici avanzati. Ma la base produttiva (industriale - agricola) e troppo ristretta per sostenere senza un adeguato sviluppo — diversificazione-conversione — una espansione dei servizi.

La • modifica del meccanismo di sviluppo • e i rapporti tra occupazione, investimenti, uso delle riserve (tecnologiche e umane) vanno quindi affrontati a partire dall'area produttiva: industria e agricoltura.

4. L'intervento sindacale su questo problema deve perciò tener conto della necessità di avviare soluzioni immediate, di • emergenza •, intrecciandole con una prospettiva di carattere strutturale.

Sul piano strutturale si tratta di: allargare la base produttiva del paese a partire dall'industria, dall'agricoltura e da alcuni settori del terziario collegati, mediante scelte di investimento che tendano a processi di conversione diversificazione dell'apparato produttivo, sia in funzione di una nuova collocazione nella divisione internazionale del lavoro sia per il soddisfacimento di nuovi bisogni all'interno; rispondere alla domanda di servizi sociali (riforme) tendenti a cambiare la struttura dei consumi e la • qualità della vita • (istruzione, sanità. assistenza, ambiente, ecc.); ricercare un equilibrio qualitativo tra offerta e domanda di lavoro intervenendo nei processi formativi e nell'organizzazione del lavoro, ricercando cioè nuovi rapporti tra lavoro manuale e intellettuale, Ogni intevento immediato e particolare deve essere coerente con questa prospettiva strutturale.

5. Per quanto concerne l'allargamento della base produttiva e in particolare l'industria, il sindacato deve partire dalle recenti conquiste relativa al diritto di informazione e intervento sui processi di ristrutturazione riconversione a livello aziendale e territoriale in rapporto ai progammi di investimento, di modifiche tecnologiche, di decentamento e quindi di evoluzione quantativa e quantitativa dell'occupazione. Questi nuovi poteri sindacali debbono essere esercitati come strumenti di intervento, di riequilibrio e di governo sul mercato del lavoro.

In particolare il sindacato deve a livello aziendale e territoriale (comprensoriale regionale):

e) accertare la domanda prevista di lavoro (posti di lavoro nuovi o sostitutivi) sia in termini di qualità e di quantità, e imporre da qui concrete misure di formazione e di preavvi amento al lavoro. In questo modo forme di preavviamento al lavoro si saldano con prospettive di lavoro stabile. Si anticipa nel tempo l'entrata dei giovani nell'area della produzione. Si crea un equilibrio più avanzato sulla base dei processi formativi fra qualità della domanda e dell'offerta.

La formazione con carattere pubblico dovrebbe prevedere forme di presenza in fabbrica e di partecipazione al lavoro;

b) negoziare una possibile maggiore utilizzazione degli impianti accompagnata da un adeguato incremento degli organici sulla base di una riduzione degli orari di lavoro dei turnisti. Questa ipotesi è esplicitamente prevista nel contratto Intersind dei metalmeccanici, per nuovi investimenti. Essa può essere avanzata nei casi in cui convergano processi di ristrutturazione-riconversione insieme con la presenza in loco • di sacche di disoccupazione. I nuovi regimi di orario di lavoro, sia sulla base del 6 x 6 sia sulla base di altre combinazioni concordate con i lavoratori, possono essere negoziati in rapporto alla loro capacità di espandere insieme la produzione e l'occupazione. I magaiori costi di lavoro che possono derivare dall'adozione di regimi di orario inferiori alle 40 ore settimanali potrebbero essere compensati da parziali fiscalizzazioni degli oneri sociali;

c) avviare la sperimentazione di un intreccio fra scuola e lavoro con regimi di orario giornalieri e settimanali ridotti che consentono l'ingresso nell'area della produzione contemporaneamente alla continuazione o alla ripresa dei processi formativi sia nel senso di formazione professionale che di formazione scolastica generale.

sul piano delle prestazioni sociali. L'attività parallela di formazione dovrebbe dar luogo ad una compensazione adeguata a carico di un fondo pubblico. Anche in questo caso i maggiori oneri che dovessero derivare per le aziende, dovrebbero essere equilibrati intervenendo sul costo del lavoro, attraverso la manovra degli oneri sociali.

L'insieme di queste misure consentono di contrastare l'ulteriore frammentazione del mercato del lavoro e la creazione di aree assistite o precarie favorendo invece una articolazione governata del mercato del lavoro che tiene conto insieme dei processi di riorganizzazione-riconversione produttiva di una più razionale utilizzazione delle risorse, di un ampliamento dell'occupazione, di nuovi rapporti tra processi formativi e lavoro.

6. Oltre alle misure da assumere nel settore industriale e nel settore agricolo (per il quale si rinvia alle elaborazioni della Federbraccianti), si impone l'esigenza di attuare misure immediate nell'area dei servizi sociali.

Questo tipo di intervento dovrebbe, privilegiando in modo particolare il Mezzogiorno, investire i campi sono stati più volte indicati: l'alfabetizzazione di massa, l'assistenza all'infanzia e agli anziani, l'ambiente e l'assetto del territorio. i servizi del fisco (aggiornamento del catasto e lotta all'evasione), attività di servizio e di ricerca a beneficio del settore de:le piccole imprese nel quadro di una politica di razionalizzazione e cooperazione. Queste attività di carattere sociale o sussidiario alla produzione danno luogo a loro volta ad una attività di formazione finalizzata.

L'ampliamento di questi settori di attività può dipendere in scarsa misura alla pubblica amministrazione centrale. La dodomanda di questi servizi non può essere organizzata che su base territoriale con riferimento istituzionale alla Regione e con il contributo di iniziativa degli organismi di base: i C.d.F. e C.d.Z.. comitati di quartiere, organizzazioni femminili. ecc. In altri termini, si tratta di muovere in direzione di riforme sociali, (scuola, assistenza, assetto del territorio, ecc.) utilizzando tutte le risorse di iniziative, di partecipazione e di controllo delle nuove articolazioni delle organizzazioni di massa. Il centro politico, di coordinamento, di propulsione delle organizzazioni sindacali e di altre forze sociali interessate. Il momenti della partecipazione di base è necessaria per evitare il rischio molto forte che sotto l'etichetta della prestazione di servizi utili, le misure di intervento si riducono ad un ampliamento dell'area di assistenza con le degenerazioni clientelari e parassitarie che l'accompanano.

Trattandosi di giovani da inserire in attività di carattere sociale che esigono lira crescita delle canacità di intervento, una socializzazione dell esperienza e un'adeguata motivazione culturale e politica, (D'Asta attività di lavoro dovrebbe accompagnarsi a processi di formazione di carattere sia specifico che generale.

L'orario di lavoro sarebbe perciò ridotto e reso completamente ad attività di studio e formazione. La retribuzione dovrebbe essere pari a quella prevista dai contratti, celi la connessa tutela sul piano delle prestazioni sociali, e pr000rzionalmente riferita all'orario di lavoro effettivamente prestato.

Regimi di orario di lavoro più bassi di quelli ordinariamente previsti nei contratti consentirebbero, oltre all'abbinamento di un'attività formativa. la possibilità di far fronte. coinvolgendo un più amnio numero di giovani rl carattere di massa che assume, soprattutto nel mezzogiorno, il problema della disoccupazione giovanile.

7. Per essere efficace un intervento sulla disoccupazione giovanile deve avere carattere di massa, deve investire centinaia di migliaia di giovani. Se così non fosse, non solo si tratterebbe di misure inadeguate. ma controproducenti in quanto fonte di ulteriore divisione. Ciò pone un rilevante problema di finanziamento. In prospettiva (2-3 anni), adesso si dovrà far fronte facendone carico alla finanza pubblica. Ma nell'attuale stato di dissesto, mentre si porta avanti la lotta per una mialificazione della spesa pubblica sostenuta dall'espansione delle entrate fiscali, appare necessario ricorrere ad una forma di finanziamento con carattere straordinario come può essere la costituzione di un fondo nazionale al quale partecipano oltre allo stato, i lavoratori dipendenti ed il padronato. Si può istituire un contributo a carico dei lavoratori, dipendenti, progressivo in rapporto al reddito, dallo 0,209% della retribuzione. Il valore di questo contributo oscillerebbe da poche centinaia di lire mensili (4-500 lire) per i lavoratori a più basso reddito fino ad alcune migliaia di lire per le retribuzioni più alte

A questi lavoratori deve essere garantita la stabilità di lavo- (p. es. 10.000 per una retribuzione di 1.000.000 al mese). Rearo, una retribuzione contrattuale (nazionale integrativa) pro-

lizzando una media contributiva dell'ordine dello 0.50% sul rediorzionalmente pari a quella degli altri lavoratori, piena tutela io dito medio dei lavoratori dipendenti, si ha su base annua un

gettito dell'ordine di 300 miliardi. Una somma pari dovrebbe essere corrisposta dai datori di lavoro; una terza quota corrispondente dovrebbe essere erogata dallo stato con una maggiorazione di imposta « ad hoc » sui redditi da lavoro autonomo. Si avrebbe così a disposizione un fondo dell'ordine di 900 miliardi all'anno che consente la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore dei servizi, finanziamento di attività di formazione e preavviamento al lavoro la fiscalizzazione parziale di oneri sociali per le imprese che creano occupazione aggiuntiva nel contesto prima descritto per 350-450 mila giovani con una spesa media annua dell'ordine di 2-2,5 milioni all'anno per posto di lavoro. La costituzione del fondo nazionale con la partecipazione contributiva di tutti i lavoratori non è una soluzione stabile (questo tipo di intervento deve essere ricondotto nell'ambito della spesa pubblica), ma indicherebbe con il suo carattere di straordinarietà e di mutualità l'impegno politico e operante di tutto il movimento dei lavoratori, per la causa delle aree più deboli della classe operaia, dai giovani, alle donne, al mezzogiorno.

Una proposta di questo tipo che parte dall'impegno in prima persona del movimento dei lavoratori, rende più difficile la fuga delle proprie responsabilità dei poteri pubblici di fronte al problema dell'occupazione giovanile.

Il fondo nazionale dovrebbe essere distribuito alle regioni in rapporto ai parametri di disoccupazione.

8. Infine. l'individuazione di un piano deve essere accompagnata dalla mobilitazione immediata dei giovani interessati. Si tratta di costituire all'interno di una più generale organizzazione dei disoccupati, leghe di giovani disoccupati da collegare al sindacato, a partire dai consigli di zona.

E' soltanto sulla base dell'organizzazione articolata e di massa e della sua mobilitazione che si possono investire e battere le inerzie e le resistenze con le quali un piano di questo tipo deve confrontarsi.

IN QUESTA DIREZIONE OCCORRE PROIETTARE ANCHE L'INIZIATIVA DELLA F.L.M. MILANESE A PARTIRE DA UNA INDAGINE ZONA PER ZONA PER QUANTIFICARE IL FENOMENO, MA SOPRATTUTTO PER ORGANIZZARE ANCHE SINDACALMENTE I LAVORATORI NON OCCUPATI. TUTTO CIO' CON LO SCOPO DI INDIVIDUARE LA DISPONIBILITA' SUL TERRENO DEL LAVORO MANUALE E INTELLETTUALE E DI RICERCARE LA SOLUZIONE ANCHE PARZIALE DA TROVARSI NEL RAPPORTO CON GLI ENTI LOCALI AFFRONTANDO NEL CONTEMPO IL PROBLEMA DEL SUPERAMENTO DELL'ATTUALE RUOLO DEGLI UFFICI DI COLLOCAMENTO.

CONTROLLO SULLA MOBILITA' AZIENDALE

La nostra disponibilità ad entrare nel merito di tale problema deve avere come riferimento le conseguenze sul gruppo omogeneo sull'assetto produttivo; pertanto il confronto deve avvenire per verificarne le motivazioni, applicare al massimo il diritto di controllo sulla natura, le modalità, il tempo ed il perché degli spostamenti, la salvaguardia delle condizioni di lavoro professionali.

ORARIO DI LAVORO E TURNI

Si tratta di fissare alcuni punti fermi e irrinunciabili e cioè:

è da escludersi in assoluto il ritorno al lavoro notturno nei vari settori all'infuori della siderurgia dove peraltro deve essere respinto il proposito di aumento dei turni attualmente in atto;

deve essere riaffermata la distribuzione dell'orario di lavoro SII 5 giorni con due giorni di riposo al sabato e alla domenica;

va ribadito l'effettivo godimento delle festività infrasettimanali con una disponibilità ad un loro accorpamento parziale da individuare comunque in modo omogeneo per tutte le categorie, per un periodo di riposo nell'arco dell'anno o ad un loro scivolamento nelle giornate di venerdì o lunedì. Eventuali decisioni in tal senso, comunque presuppongono una preventiva consultazione che coinvolga direttamente l'insieme dei lavoratori.

Va ribadito che in via di principio siamo altresì contrari nell'attuale momento all'estensione e all'ampliamento dei turni, l'ipotesi di eventuale estensione dei 2 turni deve essere affrontata e analizzata nelle specifiche situazioni e realtà in termini differenziati ed articolati.

In tal senso una disponibilità all'introduzione dei due temi può essere manifestata per determinate aree industrialmente

depresse ed in altre ancora nell'arco regionale ìn presenza di scelte di investimento e di insediamenti industriali selezionati e qualificati funzionali all'economia locale e semprechè si attinga forza lavoro locale e si assorbano lavoratori a domicilio o con rapporto di lavoro precario.

Il diritto contrattuale della mezz'ora di pausa per la consumazione del pasto per tutti i turnisti va gestita in modo da battere eventuali tentativi di andare oltre i tempi fissati nel nuovo contratto di lavoro.

STRAORDINARI

Vi deve essere una gestione rigida per eliminare e contenere al massimo il fenomeno attraverso una politica di nuove assunzioni e con l'aumento degli organici che in alcuni casi si realizza attraverso l'istituzione di squadre di recupero, applicando comunque e strettamente la norma contrattuale della eccezionalità. estendendo le conquiste aziendali sul riposo compensativo

AMBIENTE DI LAVORO

Occorre, prima di vedere quali sono gli strumenti, stabilire alcuni punti fermi circa una nostra iniziativa di lotta sull'ambiente di lavoro:

la non neutralità dell'ambiente: All'interno di una definizione di linea rivendicativa nulla deve essere lasciato ad una presunta oggettività o neutralità dell'ambiente di lavoro che risulterebbe, secondo questa logica, ineluttabile, concedendo quindi spazio e giustificazione a malattie professionali e non, agli omicidi bianchi ecc.

Nella nostra linea la radicale modifica dell'ambiente inteso come spazio e luogo in cui si lavora, si intreccia con la lotta a fondo sull'organizzazione def lavoro, tesa a prevenire e tutelare la salute psico-fisica del lavoratore. Per ambiente di lavoro intendiamo l'insieme di tutte le condizioni di vita sul posto di lavoro, comprendente sia lo spazio (locali, dimensione, illuminazione aereazione, rumorosità ecc.) sia gli elementi connessi alle attività lavorative vere e proprie (posizione, carico macchine, tempi, ecc.).

In questa logica va assunta nel suo insieme la lotta sia alla cosiddetta « nocività tradizionale » (che colpisce le condizioni fisiche) sia alla « nocività di nuovo tipo » (che incide sul sistema psichico) anche perché questi due concetti non sono distinti nella pratica poiché il modo di lavorare e di vivere porta contemporaneamente un organico attacco alla salute complessiva del lavoratore come tale e come cittadino (smog, vita caotica, ecc.).

Non delega: Una giusta linea rivendicativa, per una lotta sull'ambiente, non può che partire direttamente dal gruppo omogeneo, in un lavoro collettivo e specifico svolto nelle singole realtà ambientali tra area e area, tra reparto e reparto. Non delega significa azione continua, ininterrotta, tesa a conoscere anche tecnicamente la realtà nella quale si lavora, attraverso un impenno di indagine soggettiva ed oggettiva delle condizioni di salute e ambientali in cui si opera. Non delega significa che tutti gli strumenti, i mezzi, le persone impegnati sul problema dell'ambiente, a nulla servono se preventivamente e successivamente non vi è diretta partecipazione da parte del gruppo omogeneo nel suo insieme, sia per fornire indicazioni che soluzioni di modifica dell'ambiente. Prima di individuare alcuni temi operativi di ordine particolare e generale, vanno ribadite tre precise indicazioni emerse dall'esperienza:

la non monetizzazione delle rivendicazioni che riguardano direttamente o indirettamente l'ambiente di lavoro;

il rifiuto in linea di principio dell'uso del medico di fabbrica per l'attività che è stato sopra richiamato; istituzione in tutti i consigli di fabbrica di un gruppo di lavoro che si impegni in modo specifico su questo tema.

c) Esperienza e legge. Ormai esistono consolidate esperienze di organici rapporti fra i lavoratori e gli strumenti scaturiti dalla legge 37 Regionale. Ma molto ancora resta da fare, da un maggior intervento degli enti locali per la generalizzazione degli SMAL ad un loro potenziamento di mezzi e uomini in collegamento sia con strutture esistenti C.P.A. e ospedali, sia in rapporto ad una lotta più complessiva sulla riforma sanitaria.

In questi ultimi tempi abbiamo un po' accantonato questa battaglia e le controparti hanno ripreso la iniziativa istituendo nei grandi complessi proprie strutture.

Su questo terreno abbiamo molto da recuperare e da fare II partendo dalle norme acquisite e perfezionate dal nuovo con-

3 D a 3e e te di lo ieie tiatto di ar ile laIle fila tre ire ivo di lito Ite eaedun

tratto, quali le iniziative da portare avanti;

d) Norme contrattuali.

1) Va immediatamente chiesto un confronto con le controparti provinciali in ordine alla definizione: libretti individuali e biostatistici; una rosa di enti specializzati di concordare da cui successivamente il C.d.F. sceglie l'organismo da far intervenire.

Resta inteso che come previsto dal contratto il costo della indagine è a carico della direzione.

2) Occorre sollecitare da parte delle direzioni, l'informazione sulle sostanze nocive utilizzate in alcuni ambienti.

e) fondamentale in questo caso, resta la sensibilizzazione dei lavoratori, in particolare nelle piccole medie fabbriche. Non è vero che ancora oggi si ricorra alla monetizzazione delle condizioni ambientali Va quindi svolta una opera informativa e di sensibilizzazione, vanno socializzate le esperienze che vengono realizzate utilizzando la stampa sindacale (es. Il lavoratore metallurgico e il bollettino del C.d.F.). Non solo, nelle zone, nei C.d.F., vanno concretizzate specifiche commissioni che in collegamento con il settore sindacale e con la Federazione CGIL, CISL, UIL a livello provinciale che, con una commissione apposita, coordini tutta l'iniziativa, i corsi ecc. partendo da un diretto impegno dei lavoratori. Riteniamo infine che un più deciso impegno in questo campo possa rimuovere molte delle cause di assenza dal lavoro.

INQUADRAMENTO UNICO

Da parte di ogni C d F. vanno individuate le linee di sviluppo professionale che portino ai passaggi di categoria in un contesto che punti alla modifica della organizzazione del lavoro che sta a monte di ogni discorso sulla professionalità.

In generale, va posta la nostra attenzione per quanto riguarda l'intera fascia categoriale. In particolare per le categorie superiori, vanno stabilite aree di professionalità, con l'introduzione delle qualifiche di area, al fine di attestare anche questi gruppi di lavoratori su una linea di attacco alla divisione del lavoro della sua parcellizzazione che non si risolve con singoli agqiustamenti ma su cui vi deve essere uno sforzo comune.

In questo contesto, in merito ai passaggi dal 3,4 e 4 5, se non vogliamo una gestione individuale e monetizzata, vanno contrattati i percorsi professionali ritenendo condizione di priorità per l'inserimento di tali percorsi l'anzianità e la rotazione di mansioni.

Infine vanno perfezionate e consolidate le esperienze che dal 1973 stiamo portando avanti, in particolare: per quanto concerne il passaggio dal 2° al 3° livello; lo svuotamento della 5 S (che è un livello salariale) elleroando le figure professionali nel passaggio dal 5° al 6° livello.

DIRITTI SINDACALI

La novità più rilevante è l'estensione del diritto di assemblea alle unità produttive con almeno 10 dipendenti.

A differenza di quanto avviene nelle aziende con più di 15 dipendenti che hanno 10 ore annue, per queste aziende le ors sono 8 all'anno.

Il godimento (come per gli artigiani) si realizza di norma fuori dalle stesse unità produttive.

HANDICAPPATI

Per la FLM, per ogni lavoratore, questa norma non rappresenta un atto di bontà, ma un giusto lavoro che dobbiamo svolgere al fine di dare urla corretta applicazione alle leggi esistenti ed operare un controllo al fine di un corretto e normale inserimento degli handicappati nel ciclo produttivo.

Importante è il rapporto di assoluta normalità che questi lavoratori devono avere con il gruppo omogeneo in cui sono inseriti.

E' stato definito da parte della CGIL CISL UIL con alcune proposte in merito all'inserimento nel lavoro. Quanto prima questa documentazione sarà inviata in ogni consiglio di fabbrica e successivamente si conta di arrivare a promuovere una assemblea provinciale apposita. Intanto attraverso le norme contrattuali ogni cdf è impegnato a:

verificare l'applicazione della legge in merito alla assunzione degli invalidi;

verificare e controllare la collocazione nel ciclo produttivo degli handicappati in posti di lavoro idonei.

150 ORE

Le linee lungo cui si è sviluppata per 3 anni l'esperienza dell'utilizzo del diritto allo studio a Milano sono state quelle dell'estensione a livello di massa dell'esperienza, la crescita di strutture di gestione non solo organizzative ma volte anche all'impegno sui contenuti del lavoro culturale nei corsi, la scelta di privilegiare l'area di intervento verso le fasce basse della sperimentazione (obbligo e alfabetizzazione) per toccare strati di lavoratori più ampi delle elites politico-sindacali, strati sociali emarginati dai processi produttivi e puniti da un sistema di formazione che ha escluso milioni di lavoratori dalla possibilità di appropriarsi di strumenti culturali minimi.

Le iniziali finalità (le 150 ore come strumento di aggressione alla divisione e organizzazione capitalistica del lavoro, riparazione sociale per ampi strati di popolazione, area di sperimentazione per la riforma del sistema scolastico e della formazione permanente) si sono incontrate con diffuse aspettative di attività culturale, spesso non esplicite, ma che hanno prodotto l'impegno collettivo e modifica reale dell'atteggiamento dei lavoratori adulti nei confronti del sapere.

Riallacciarci agli obiettivi egualitari serve a dare una immagine dei livelli acquisiti dall'esperienza (fino a che punto il sindacato nel suo complesso ha saputo valorizzare l'istituto contrattuale del diritto allo studio) e valutare aree di possibile estensione dell'attività: la possibilità di percorrere un'esperienza di studio è un risultato non marginale, ma che richiede ora di essere riempito con una diversa qualità del lavoro nei corsi, dello studio collettivo, del sapere che si costruisce e assimila.

L'entrata in una fase di consolidamento ed estensione dell'esperienza (inizio della sperimentazione del biennio superiore) intervento massiccio nell'alfabetizzazione, allargamento della fascia dell'obbligo, qualificazione dei contenuti nei corsi universitari, si scontra con l'entrata di nuove categorie nell'acquisizione del diritto allo studio.

La giungla del monte ore pagate, la difformità degli istituti contrattuali e del livello del dibattito e della domanda tra le varie categorie, pongono di fronte alla necessità di passare alla gestione intercategoriale, molti problemi per cui è indispensabile mantenere un ruolo di ricerca e di elaborazione da parte della FLM, sia sul versante della individuazione di contenuti legati all'azione del sindacato (organizzazione del lavoro, ambiente, investimenti, decentramento produttivo, ecc.) sia prefigurando modi originali di formazione permanente (ricorrenza dell'utilizzo del diritto, alternanza tra studio e lavoro, creazione di figure nuove di delegati operai, animatori di corso, realizzazione di legami tra momenti di studio e utilizzazione delle conoscenze, creazione di strutture permanenti del sindacato per far cultura, sperimentazione di metodologie di apprendimento ecc.) che assumendo a livello di ciascuna zona una capacità di sviluppare vertenze specifiche sull'utilizzo del diritto (alzare la percentuale, estendere la possibilità di assenza contemporanea, facilitazione per i turnisti e soluzione dei problemi particolari posti dalle lavoratrici ecc.).

In quest'ottica l'obiettivo della gestione complessiva, nella parte vertenziale con lo Stato, nel sostegno alle categorie più deboli verso l'ipotesi di unificazione del diritto da parte della federazione provinciale CGIL CISL UIL non rischia di veder dispersi i livelli di maturazione raggiunti.

E' opportuno, a questo livello, riflettere sull'importanza che hanno nell'esperienza milanese, le strutture di zona che rappresentano il collegamento tra attività dei corsi e momenti formativi con i consigli di fabbrica e la domanda culturale dei lavoratori: potenziare e investire in questo senso (unificando la formazione degli insegnanti e quella dei delegati e modellandola sulle caratteristiche socio-economiche delle zone) va verso la formazione decentrata di organismi e soggetti che interpretano la domanda culturale dei lavoratori e canalizzano in attività caratterizzate da serietà di percorsi e qualità di contenuti, con possibilità di verifiche permanenti degli obiettivi.

La tornata prossima per l'ampiezza dell'impegno richiesto, può già verificare quanto è stato capitalizzato in 3 anni di esperienza, assumendo come obiettivo una gestione meno occasionale dell'attività e interventi che rendano più strutturato il lavoro, potenziando le strutture di sostegno (CEDOS, formazione insegnanti e delegati, strumenti di circolazione di idee e sperimentazione) e considerando nell'impegno sindacale non marginale l'utilizzo del diritto allo studio.

FONDI SOCIALI

Riconfermata l'importanza dell'iniziativa fin qui attuata, pur 1i con i limiti riscontrati va data pratica attuazione al versamento

di questi fondi nelle aziende in cui sono ancora bloccati superando con ciò i vincoli degli attuali accordi aziendali che condizionano l'utilizzo di detti fondi.

Gli stessi dovranno essere versati su un apposito conto corrente indicato dai sindacati in accordo con gli enti locali, gestito dai cdf con le rappresentanze degli enti locali stessi.

Una generalizzazione di questa rivendicazione deve essere assunta dalla Federazione CGIL CISL UIL con un confronto diretto con le controparti assieme ad un più deciso ruolo dei CUZ circa la caratterizzazione di queste conquiste puntando su esigenze prioritarie, ad esempio:

— intermense laddove ci sono forti raggruppamenti di piccole fabbriche;

-- asili nido;

- consorzio trasporti; ecc.

TEMPO LIBERO - PATRONATO - CONTRIBUTI SOCIALI

PATRONATI

Va attuato fino in fondo, in particolare nelle grandi aziende, quanto previsto dallo statuto dei lavoratori in merito alla entrata in fabbrica dei servizi dei patronati sindacali. Vanno quindi rivendicati il tempo a disposizione per i lavoratori, permessi per gli incaricati, sedi ecc.

La gestione dei servizi di patronato, delle pratiche e della loro distribuzione deve vedere un impegno ed un coordinamento unitario, da parte dei cdf.

CONTRIBUTI PREVIDENZIALI

All'interno di questo discorso va prestata molta attenzione al crescente fenomeno dei ritardi o addirittura delle evasioni nel pagamento da parte delle aziende dei contributi previdenziali; in tal senso la Federazione CGIL CISL UIL dovrà assumere una iniziativa di lotta per imporre la riscossione unificata dei contributi, che se attuata, può ridurre di molto la possibilità di evadere il pagamento dei contributi da parte delle aziende.

I cdf, o gruppi di cdf per le piccole fabbriche, dovranno semestralmente attuare un rigido controllo sul versamento dei contributi in collegamento, sia con i patronati sindacali provinciali che con le commissioni sindacali dell'INPS - INAM - INAIL.

TEMPO LIBERO

La riduzione dell'orario di lavoro, le crescenti esigenze sociali e culturali dei lavoratori, pongono seriamente al sindacato ed ai cdf l'esigenza di coprire anche questa fascia di interessi senza con ciò dire che sia sempre il cdf ad occuparsi di tutto.

In primo luogo c'è l'esigenza che nelle fabbriche i CRAL vedano in maggioranza i lavoratori e svolgano una politica coerente alla impostazione più generale del sindacato.

Secondariamente vanno concretizzati collegamenti fra i cdf e le strutture provinciali del sindacato, in modo unitario. per un indirizzo della politica del tempo libero (dagli spettacoli alle ferie) in una visione e gestione diversa da quanto altri possono offrire.

La conquista contrattuale circa la possibilità di vendita di libri e riviste in fabbrica ne è un esempio. A questo proposito

un gruppo di lavoro a livello provinciale quanto prima .farà delle proposte, il dibattito nel frattempo è impegnato a portare dei contributi.

POLITICA SALARIALE

Nell'attuale fase economica caratterizzata da un elevato tasso di inflazione, riteniamo indispensabile il mantenimento dell'integrità del potere di acquisto del salario a partire dalla difesa intransigente degli accordi sulla scala mobile.

La Commissione non ritiene che in questa fase sia proponibile l'apertura generalizzata di vertenze aziendali salariali. La dinamica salariale sugli istituti aziendali è infatti influenzata dall'avanzamento della linea sindacale sui servizi sociali, tariffe, prezzi, fisco e più in generale sull'andamento del processo inflazionistico, Nel prossimo futuro vi sono già alcune scadenze derivanti dal contratto o da accordi interconfederali che hanno riflessi sulle strutture e sull'entità delle retribuzioni;

parificazione del punto di contingenza al massimo livello dal 1-2-1977 conglobamento nei livelli contrattuali dal 1-8-1977 delle 25.000 lire della contingenza del 21-1-1976 conglobamento dei 103 punti di contingenza dal 31-12-1978. Ciò richiede una puntuale gestione da parte dei consigli di fabbrica.

La politica rivendicativa salariale aziendale deve mirare al controllo del salario reale, alla realizzazione del salario di fatto uguale per ogni categoria intendendo comprenderne anche il cottimo o il concottimo e della esigenza di continuare l'azione per il loro superamento come forma incentivante e quindi del loro trasferimento tra gli elementi fissi della retribuzione. L'avanzamento della linea egualitaria e di perequazione deve portare al superamento delle differenze nei gruppi aziendali, fra piccole medie e grandi fabbriche.

In questo senso gli istituti sui quali riteniamo possibile impostare le rivendicazioni nell'arco della vigenza contrattuale coerentemente con quanto sopra richiamato sono:

Rinnovo dei premi di produzione non legati alla presenza in fabbrica e loro mensilizzazione.

Consolidamento ed estensione delle gratifiche feriali da definirsi in una cifra uguale per tutti pari alla media di una mensilità con il meccanismo del monte salari e stipendi diviso per il numero dei dipendenti.

Istituzione del servizio mensa dove non esiste con un controllo dei lavoratori-. Per le piccole aziende ,si propongono soluzioni di mense interaziendali. Concretizzazione di un. prezzo politico o simbolico respingendo qualsiasi aumento o collegamento del prezzo della mensa con IT scala mobile. Va infine sviluppata una linea sui terzi elementi recuperando un effettivo controllo sui salari di fatto e confermando la validità del terzo elemento sulla base dei parametri contrattuali. In alcuni casi specifici possono essere viste soluzioni diverse che saranno esaminate con l'Ufficio Sindacale della F.L.M.

RISOLUZIONE DELL' ESECUTIVO PROV. FLM 29 SETTEMBRE 1976

L'Esecutivo provinciale della F.L.M. milanese riunito il 29 settembre 1976 approva la relazione svolta da Stoppini a nome della Segreteria provinciale F.L.M. e assume il documento conclusivo del Comitato direttivo della F.L.M. nazionale, il documento per l'iniziativa rivendicativa post contrattuale elaborato dalla commissione della F.L.M. provinciale, il documento elaborato dall'esecutivo nazionale della F.L.M. sulle PP.SS. Sottolinea l'esigenza di una ripresa immediata del dibattito e delle iniziative di lotta per superare l'attuale fase di scollamento e di disagi che si riscontrano nei consigli di fabbrica e in tutte le strutture del-

l'organizzazione per recuperare la partecipazione attiva e cosciente di tutti i lavoratori alla strategia generale del sindacato e sviluppare di conseguenza una mobilitazione di massa a sostegno degli obettivi individuati dai documenti (fondo di riconversione, investimenti al Sud, occupazione giovanile, fisco, equo canone, prezzi e tariffe e sulla politica rivendicativa aziendale) che renda permanente e solido il legame trattative e lotte.

in .-01 senso vanno le iniziative programmate che devono vedere impegnato per la loro riuscita tutto il quadro dirigente della F.L.M. a partire dallo sciopero

nazionale del 7 ottobre da intendere come primo momento di sostegno alle sostanziali modifiche richieste dalla Federazione sulle deludenti proposte di riconversione presentate dal Governo.

Entro il 15 ottobre inoltre devono essere conclusi gli attivi di zona che oltre a dibattere i temi contenuti nei documenti nazionali e provinciali, dovranno indicare piani precisi di intervento sulla base di una analisi dei problemi concreti esistenti a livello di zona (situazione occupazionale, straordinari, appalti, lavoro a domicilio, doppio lavoro).

Tale analisi concorrerà successivamente alla formazione di gruppi di lavoro provinciali sul merito di questi problemi.

. Per sviluppare coerentemente e concretamente gli impegni assunti, la F.L.M. provinciale ha individuato inoltre le seguenti altre iniziative:

IL CALENDARIO DELLE INIZIATIVE

11 ottobre: la F.L.M. propone alla Federazione provinciale CGIL-CISL-UIL un'assemblea sui temi della disoccupazione e del collocamento da realizzarsi con la partecipazione dei lavoratori disoccupati della provincia. A tal fine le zone che comprendono i comuni della provincia sono chiamate ad una raccolta dei dati che consentano una prima aggregazione.

15 ottobre: Convegno delle fabbriche superiori ai 500 dipendenti per elaborare una metodologia coordinata nella applicazione della prima parte del C.C..N.L.

19 ottobre: Seminario sulla salute e sull'ambiente di lavoro con la partecipazione delle commissioni ambiente della Federazione CGIL-CISL-UIL, degli SMAL e degli operatori sanitari.

Obiettivo del seminario è quello di approfondire e generalizzare le esperienze in atto, tradurre in orientamenti precisi le conquiste contrattuali, (libretto individuale di rischio - registro dei dati ambientali, ecc.) definire una nostra strategia di intervento per aprire un confronto con le associazioni padronali.

28-29 ottobre: Convocazione del consiglio generale della F.L.M. milanese per riassumere gli orienta-

menti che usciranno dal dibattito, per definire e approvare il documento provinciale sulla politica rìvendicativa post-contrattuale.

L'esecutivo provinciale F.L.M. ritiene, altresì, urgente costruire momenti di iniziativa politica sui seguenti temi: rilancio della politica settoriale; necessità di costruire una iniziativa specifica sulle multinazionali. A tal fine si imposterà un primo collegamento con i sindacati francesi e spagnoli. Inoltre il Comitato Esecutivo puntualizza la necessità che su questo tema ci si impegni ad un maggior approfondimento sulle scelte delle necessità nazionali, con proposte specifiche che vadano ad investire lo stesso Parlamento e che si dia un contenuto ed un maggior impegno al collegamento internazionale.

Questione femminile: a seguito delle indicazioni emerse dal seminario delle delegate metalmeccaniche di Firenze si propone una assemblea provinciale delle delegate per una analisi e upa ricerca sui contenuti dell'occupazione, dell'organizzazione del lavoro e della condizione della donna.

Intervento sulle piccole fabbriche e sulle aziende artigianali per riaggregarle in settori e impostare di conseguenza il confronto con le associazioni padronali.

A proposito delle commissioni della Federazione CGIL-CISL-UIL sui temi del mercato del lavoro, mobilità. investimenti, ecc. per la successiva trattativa con l'Assolombarda, l'esecutivo F.L.M. sottolinea l'esigenza che il lavoro di tali commissioni venga preceduto da un approfondimento e dalla costruzione di obiettivi, con le organizzazioni di categoria e con le strutture di base del sindacato.

In merito al processo di unità sindacale l'Esecutivo provinciale della F.L.M. ravvisa la necessità di sviluppare a tutti i livelli, nelle strutture sindacali, un ampio e approfondito dibattito in preparazione della 4' Conferenza nazionale della F.L.M., dibattito che potrà concludersi con la Conferenza provinciale dei delegati da tenersi entro la fine dell'anno.

Propoista di documento su: " Riforma delle PP.SS. e iniziativa sindacale" approvato al Direttivo Naz. FLM

17 SETTEMBRE 1976

Il problema della riforma e del ruolo del sistema delle Partecipazioni Statali si colloca oggi su un nuovo e più impegnativo terreno per il cumularsi di due circostanze: da una parte l'impegno su questi temi del Governo e del Parlamento; dall'altro l'esercizio dei nuovi poteri di intervento, di iniziativa, di controllo conquistati dal sindacato con i recenti contratti dell'industria. Queste circostanze ci obbligano a portare il dibattito politico sulle partecipazioni Statali alla base, a fare dì centinaia di migliaia di lavoratori interessati non solo i soggetti di specifiche piattaforme rivendicative ma i protagonisti della più generale battaglia per la riforma e la riqualificazione del ruolo delle Par- Is

tecipazioni Statali. Le due cose non sono staccate: al contrario diventano operative e credibili solo nella loro connessione. Le conclusioni alle quali è pervenuta la Commissione Chiarelli, dopo l'indagine che pure mette in luce la denuncia dei gravi fenomeni di distorsione e snaturamento che hanno investito le PP.SS., risultano sotto alcuni aspetti ambigue e pericolose per il destino futuro del sistema.

Esse non danno infatti il segnale della svolta necessaria per l'assunzione di un ruolo altrettanto rilevante quale fu quello dell'IRI e dell'ENI negli anni della ricostruzione.

E ciò perchè prevale una concezione formalistica che si

preoccupa più di ricondurre il sistema in una logica di astratta correttezza imprenditoriale, che non di concretizzare l'assunto politico fondamentale, pur presente nelle conclusioni della commissione, che pone il sistema come strumento al servizio della comunità per lo sviluppo di finalità sociali che il sistema economico non realizza spontaneamente.

II dibattito in corso sulle Partecipazioni Statali è fortemente segnato da un cantesto nel quale la denuncia giusta delle deviazioni, degli abusi, degli scandali è diventata l'occasione per por mano a un mutamento della natura pubblica del sistema, a una sua « privatizzazione », non nel senso di un diffuso passaggio di imprese al capitale privato, ma nel senso di una loro totale riconduzione in una logica di tipo privatistico.

Polche il legame con talune dirigenze politiche è stato manifestamente causa di abusi, clientelismo, corruzione, invece di colpire e impedire queste pratiche di regime, di occupazione dello Stato da parte di gruppi di potere e correnti di partito, viene crescendo una linea segnata da una ideologia di destra che chiede tout court la rinuncia del potere politico, della collettività a indirizzare, guidare, controllare il sistema. Si esaltano i valori dell'imprenditorialità, l'autonomia, la responsabilità dei dirigenti, ma si oscura il punto decisivo: al servizio di quale potere debba manifestarsi e svilupparsi l'imprenditorialità, l'autonomia, la responsabilità.

L'attacco di carattere istituzionale alle Partecipazioni Statali, l'insistenza sull'indifferenza di principio e operativa fra impresa privata e a Partecipazione Statale, è l'altra faccia di una strategia, peraltro illusoria, di una uscita dalla crisi fondata su una restaurazione sociale e non su un profondo mutamento degli indirizzi economici.

La proposta di Carli di liquidazione dell'Intersind e di riconduzione delle Partecipazioni Statali sotto l'egida rappresentativa della Confindustria riflette il più generale disegno di riorganizzazione capitalistica sul quale oggi punta il grande padronato. L'idea fondamentale di questo disegno è un adeguamento del sistema produttivo italiano alle nuove condizioni del mercgto internazionale assunto come forza traente e regolatrice delle scelte interne.

L'unica strada per uscire dalla crisi è al contrario, per la quale il sindacato si batte, di una correzione non solo congiunturale, ma strutturale dei nostri rapporti economici con l'estero. Ciò implica al di là di misure di emergenza una profonda riconversione dell'apparato economico.

Solo un intervento programmato, dotato di una chiara e tratparente finalizzazione su questo terreno, sotto l'egida di una effettiva capacità di comando dei pubblici poteri e, sotto l'impulso ed il controllo delle forze sociali organizzate, può realizzare le condizioni per uscire « in avanti », dalla crisi, per farne una occasione di più avanzati equilibri sociali.

E' in questo contesto di scelte generali che la FLM ritiene debba collocarsi la riforma e la riqualificazione del ruolo delle Partecipazioni Statali. Un ruolo in cui « economia « e il « sociale » non debbono risultare termini contrastanti. I processi di riconversione economica non si prospettano infatti come neutri, ma come condizione per un impegno effettivo in direzione della piena occupazione, dello sviluppo del Mezzogiorno, di un riequilibrio nella struttura dei consumi.

La FLM intende sottolineare lo stretto rapporto che esiste tra problemi istituzionali, riordinamento e ruolo che si attribuisce al sistema in termini di strategia economica e di programmazione dello sviluppo.

L'importanza e l'utilità di disporre di un apparato produttivo a Partecipazione Statale si evidenzia solo se la collettività è in grado di indirizzare e utilizzare questo apparato per :il conseguimento di obiettivi considerati essenziali e di interesse generale. In questo quadro la qualificazione pubblica deve essere esaltata, non ridotta ad una pura casualità. In altri termini il sistema Partecipazioni Statali deve essere identificato chiaramente come uno strumento al servizio di una politica economica chiaramente definita.

Ciò non significa negare o sottovalutare la necessità di recuperare una dimensione di imprenditorialità, di autonomia, di responsabilità per i dirigenti delle imprese. Al contrario, esso è l'unico modo concreta per sottrarre il sistema agli apparati Clientelari e autocratici alimentati dall'intreccio tra ristrette

oligarchie burocratiche e sottogoverno.

In questo contesto il Comitato Direttivo della FLM indica come elementi qualificanti della riforma i seguenti punti:

Il criterio della sìgnificatività della presenza maggioritaria del capitale pubblico deve dar luogo alla collocazione della Montedison nella sfera delle Partecipazioni Statali. Lo stesso criterio vale per la GEPI.

Se la logica degli enti monosettoriali può risultare troppo rigida sarà necessario tuttavia definire le competenze specifiche e la sfera d'intervento di ciascun ente, in modo da poter giudicare il significato e l'utilità di operazioni al di fuori delle rispettive sfere di azione. Senza questo criterioguida, infatti i gruppi dirigenti si trasformano, come è accaduto, in strutture di potere, impermeabili a qualsiasi politica di piano, al di fuori e al di sopra di qualsiasi effettivo controllo.

In questo ambito è indispensabile la finalizzazione specifica del finanziamento dei fondi di dotazione a precisi programmi di investimento.

La Commissione interparlamentare per le Partecipazioni.Statali dovrà avere una funzione di indirizzo, di coordinamento e di vaglio delle proposte, oltre che di vigilanza e controllo; in modo da poter costruire un quadro significativo di valutazione e scelte entro il quale il Parlamento sia messo in grado di esercitare una funzione reale e non solo apparente o di copertura. La Commissione dovrà inoltre fungere dà strumento di raccordo fra il Parlamento e le forze sociali, porsi come interlocutore permanente delle Regioni e del Sindacato.

In questo contesto il Comitato Direttivo impegna la categoria a un'iniziativa generalizzata per l'applicazione dei diritti di controllo sugli investimenti, le modifiche tecnologiche, gli organici, gli appalti, il decentramento, conquistati con i rinnovi dei contratti, associata all'iniziativa per il controllo di tutti gli aspetti della condizione di lavoro. L'iniziativa immediata fabbrica per fabbrica e a livello di gruppo, per le rivendicazioni di carattere più generale, costituisce la premessa e il contributo più concreto che i lavoratori metalmeccanici, insieme con gli altri lavoratori delle categorie dell'industria, possono dare per il rilancio delle vertenze di settore e per l'apertura delle vertenze generali annunciate dalle confederazioni con l'IRI, l'ENI, la Montedison. Iniziative immediate su alcune questioni urgenti dovranno impegnare il movimento senza ulteriori ritardi. Si tratta delle questioni aperte con l'IRI per il V Centro Siderurgico, con I'EGAM per,il settore degli acciai speciali, con l'EFIM per il settore aluminio e infine della vertenza con la Sit-Siemens. Su questi temi il Comitato, Direttivo della F.L.M. impegna la Segreteria ad assumere iniziative immediate, sia nei confronti delle controparti industriali che delle forze politiche a -livello di governo e del Parlamento.

Il Comitato Direttivo a sostegno di questi obiettivi dà mandato alla Segreteria di adottare tutte le forme dl azione necessarie per l'avvio a soluzione dei problemi più urgenti sopraindicati, fino alla proclamazione di uno sciopero generale dei lavoratori metalmeccanici delle Partecipazioni Statali.

Il Comitato Direttivo ritiene al tempo stesso indispensabile un confronto con le forze politiche, in particolare con i gruppi parlamentari dell'arco democratico, con le commissioni competenti del Parlamento, e con il ministero delle Partecipazioni Statali sia sui problemi della riforma e sulle specifiche piattaforme sindacali.

Il Comitato Direttivo F.L.M. propone, nel contesto di queste iniziative, un convegno da tenere a Napoli in tempi brevi con. le strutture territoriali della Campania per un coordinamento della iniziativa settoriale con quella regionale nei confronti delle PP.SS. e la preparazione per la fine del 1976 di un convegno sul ruolo delle Partecipazioni Statali in rapporto ai problemi della ricerca e dell'alta tecnologia.

Il Comitato Direttivo chiede infine a tutta la categoria il massimo impegno per la riuscita del Convegno sulle Partecipazioni Statali indetto dalla Federazione CGIL CISL UIL per ottobre e per la preparazione delle vertenze confederali con l'IRI, l'ENI e la Montedison.

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Comunicato stampa della Federazione Nazionale

CGIL - CISL - UIL sulla riconversione

La Segreteria della Federazione CGIL CISL UIL, le Segrèterie delle Federazioni di categoria dell'Industria e' dell'Agricoltura, e le Segreterie regionali della Federazione Unitaria, hanno preso in esame i primi risultati del confronto iniziatosi con il Governo sul Fondo di Riconversione Industriale.

I partecipanti alla riunione hanno approvato le richieste avanzate dalla delegazione della Federazione Unitaria, per una sostanziale modifica del progetto di legge predisposto dal Governo, rivolta in particolare a:

RICHIESTE:

garantire che il Fondo intervenga sulla base di programmi industriali che corrispondano a scelte chiare rivolte allo sviluppo del Mezzogiorno, ad avanzare il grado di autonomia tecnologica, a favorire settori industriali collegati all'agricoltura e rivolti a consumi sociali fondamentali all'espansione occupazionale nel Mézzogiorno e a tutelare l'occupazione al Nord, a collegare lo sviluppo tecnologico a garanzia per la salute e da forme di organizzazione del lavoro che favoriscano una migliore qualità del lavoro;

finanziare le partecipazioni statali solo in rapporto a precisi programmi corrispondenti a queste scelte, distinguendo nettamente rispetto ai problemi di finanziamento dei deficit di gestione;

attuare una gestione del Fondo che impegni collegialmente il Governo, che veda la partecipazione il controllo del Parlamento e delle Regioni, che assicuri un confronto sistematico con le Organizzazioni sindacali;

4) ricondurre la mobilità del lavoro indotta dalla ristrutturazione a spostamenti tra un posto di lavoro all'altro, con un Governo regionale della mano d'opera.

Per sostenere questi obiettivi e la loro traduzione in impegni operativi, le strutture di categoria e le organizzazioni regionali della Federazione hanno assunto, sulla base delle proposte della Segreteria, le seguenti decisioni:

IMPEGNI:

1) la convocazione di assemblee nei luoghi di lavoro e nelle zone agricole con uno sciopero di 2 ore dell'industria e dell'agricoltura che dovrà essere effettuato il 7 ottobre prossimo.

Nel corso della assemblea verrà sottoposto alla diícussione dei lavoratori un documento della Federazione Unitaria che preciserà le proposte del Sindacato le iniziative necessarie a garantire una continuità del movimento per il raggiungimento degli obiettivi prioritari assunti dall'insieme dell'Organizzazione, per

l'avvio dei confronti previsti dai contratti dell'industria e dell'agricoltura in materia di investimento, di occupazione e di organizzazione del lavoro e dalle vertenze nei grandi gruppi industriali.

la immediata richiesta della Federazione CGIL CISL UIL alle commissioni bilancio e programmazione della Camera e del Senato e della Commissione interparlamentare per gli interventi straordinari dì una apposita riunione in cui illustrare la posizione del Si,ndacato sul fondo di riconversione.

la richiesta di un incontro con i Presidenti delle Regioni Meridionali per l'esame delle linee di immediata realizzazione della legge per il Mezzogiorno e l'ottenimento di concreti impegni delle Regioni a cominciare da quelli già previsti dalla stessa legge.

la richiesto di un incontro tempe-3tivo con il Governo per l'esame dei criteri che dovranno presiedere alla definizione del piano quinquennale per il Mezzogiorno, da approvarsi entro i tempi stabiliti.

l'incontro tra la Federazione Unitaria e i Gruppi Parlamentari dell'arco costituzionale per un esame del progetto di legge sulla riconversione nei suoi rapporti con l'applicazione della legge per il Mezzogiorno con le iniziative legislative da adottare in favore dell'occupazione giovanile.

6) la preparazione, con l'impegno diretto della Segreteria Nazionale della Federazione e delle Segreterie Nazionali delle Federazioni di categoria di iniziative di lotta nelle Regioni del Mezzogiorno direttamente finalizzate:

all'avvio dí alcuni progetti di sviluppo agroindustriale all'ottenimento di una rapida attuazione di programmi regionali straordinari di occupazione per i giovani, nell'agricoltura, nell'industria e nei servizi collettivi.

7) la costituzione di gruppi di lavoro coi la partecipazione delle diverse strutture della Federazione per la definizione di più approfonditi e selezionati obiettivi di carattere settoriale che dovranno essere successivamente confrontati con gli orientamenti definiti dagli Organi di Governo relativamente alla gestione del fondo di riconversione industriale come degli interventi straordinari nel Mezzogiorno.

Le strutture di categorie e Regionali e la Segreteria della Federazione Unitaria hanno quindi deciso di riconvocarsi entro il 16 ottobre, per un esame comune delle indicazioni espresse dalla assemblea di base, dei risultati emersi dagli incontir previsti con le forze politiche, le Commissioni parlamentari e le Regioni, al fine di adottare tutte le decisioni opportune per lo sviluppo della iniziativa del Sindacato.

Roma, 28-9-1976.

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