la crisi"'
Premessa
Con le lotte contrattuali e aziendali i rapporti di forza tra padroni e lavoratori sono mutati, abbiamo conquistato più potere nelle fabbriche e nella società.
Questo però non basta, perchè i padroni per esempio detengono ancora il potere di provocare a proprio piacimento le crisi economiche. In una società come la nostra in cui ancora molti non possono soddisfare i bisogni più elementari e primari, è assurdo parlare di saturazione del mercato.
Semmai la crisi non fa che aggravare questa presunta • saturazione, perchè con la diminuizione dei livelli di occupazione, calano gli acquirenti.
Il sistema attuale mostra il suo vero volto ogni qualvolta coloro che detengono i mezzi di produzione ritengono inadeguati i già pur alti profitti: « Allora chi paga sono sempre i lavoratori! ».
Gli esempi sono innumerevoli, basta citarne uno: « Quello della distruzione della frutta ». I grossisti, le grosse banche che detengono la proprietà dei carri frigoriferi, ritengono necessario guadagnare di più spendendo di meno, e distruggono allora migliaia di ton-
nellate di arance, pesche, pere, ecc., e di conseguenza i prezzi aumentano con poca spesa di trasporto.
Nel nostro settore il padronato attraverso la crisi si prefigge un aumento dei propri profitti a danno dei' lavoratori e dei consumatori.
IL CONVEGNO DI BOLOGNA
Crisi del settore elettromeccanica leggera
Si è tenuto nel mese di gen-
naio a Bologna, un convegno nazionale dei rappresentanti di fabbrica del settore, promosso dai Sindacati FIOM-FIM-UILM, dove hanno partecipato anche i rappresentanti sindacali aziendali Lesa di Milano, Saronno e Tradate.
Dagli interventi dei rappresentanti delle fabbriche dí tutta Italia, sono emersi alcuni punti per dare una valutazione sulla reale portata della lieve crisi, volutamente aggravata dal padronato.
La simultaneità dell'inizio della crisi (novembre 1970) dove in molte fabbriche si è passati dallo straordinario alla cassa integrazione dei lavoratori (tra queste aziende la Lesa di Tradate).
Si è a conoscenza di una circolare che l'ANIE (Ass. Naz. Ind. Elett.) ha fatto pervenire a tutte CONTINUA IN ULTIMA

per lo sviluppo dei consigli di fabbrica
Nell'ultimo anno, sotto le spinte unitarie delle lotte contrattuali e sotto l'influsso delle prime esperienze di organismi unitari sperimentati in precedenza nelle lotte aziendali, si è verificato uno sviluppo impetuoso dei Consigli di Fabbrica.
Le decisione chi sindacato di fare del Consiglio di Fabbrica la struttura portante della sua iniziativa in fabbrica, accanto ai diritti conquistati con il contratto e con lo statuto dei lavoratori, ha consentito una rapida generalizzazione del nuovo tipo di organizzazione.
Un primo esame deve partire dalla esperienza in atto per soffermarsi su che cosa cambierà nelle nostre fabbriche con la presenza dei nuovi organismi. I punti che ci sembra di potér indicare, senza pretese di completezza, sono i seguenti:
una partecipazione molto più vasta sui problemi rivendicativi di fabbrica. Anche a livello dei singoli reparti, pur essendo difficile una valutazione complessive, la presenza del delegato rappresenta un minimo di organizzazione di difesa del gruppo operaio che si è già manifestata positivamente in alcuni casi, ma che a livello generale non è stata ancora adeguatamente sfruttata.
impegno di un maggior numero di attivisti, con conseguente ridistribuzione di responsabilità e potere.
un organismo più sentito dai lavoratori come proprio. Col Consiglio di Fabbrica avremo una struttura dei lavoratori come la. C. I., ma più viva e che consente e sollecita l'intervento di tutti.
Un maggior dibattito politico-sindacale. Le occasioni d'incontro e di dibattito si moltiplicheranno.
Crescita dell' unità dal basso. II Consiglio di Fabbrica rappresenta una grande occasione di elaborare ed assumere posizioni unitarie che partono direttamente dai lavoratori. Se aumentiamo il potere della base, se affidiamo dei poteri decisionali al Consiglio di Fabbrica, se la nuova struttura del Sindacato non funziona dall'alto al basso, ma anche dal basso all'alto, allora anche il Consiglio di Fabbrica deve avere gli elementi politici per poter fare le sue scelte. In altre parole se si vuole aumen,
tare la Democrazia, se si vuole il potere alla base, ciò significa in concreto che la base dovrà fare più politica.
Uno strumento per mettere in evidenza i contrasti all'interno della fabbrica. Così per contrasti quali: posizioni separatiste (si pensi agli impiegati), incomprensioni fra reparto (categorie di lavoratori, giovani e anziani), il Consiglio di Fabbrica è momento di confronto e di scontro che tende ad unificare politicamente ed a contrastare le posizioni settarie.
Un salto di qualità nei rapporti fra organismo di fabbrica e sindacato.

REGOLAMENTAZIONE DEL CONSIGLIO DI FABBRICA
Statuto elaborato ed approvato dai Consigli di Fabbrica dei Stabilimenti LESA da sottoporre all'esame delle assemblee di fabbrica per l'approvazione.
5) Deve portare a conoscenza, qualora i problemi di un reparto siano di interesse comune, a quelli di gran parte della fabbrica, a tutti i lavoratori la problematica relativa.
6) Il Consiglio di Fabbrica elegge:
LAVORATORE DELLA LESA, « IL POTENZIOMETRO »
Il Consiglio di Fabbrica è formato dai Delegati di Reparto, Rappresentanti Sindacali Aziendali e Commissione Interna.
Funzione del Consiglio di Fabbrica
1) Contribuire alla realizzazione all'affermazione, al consolidamento dell'unità sindacale organica della quale deve esserne il portatore, in tal senso promuove contribuisce all'affermazione del Sindacato in fabbrica.
Condurre un'azione costante nei confronti della Direzione al fine di ottenere il riconoscimento e l'estensione a tutti i suoi membri delle garanzie sindacali e permessi retribuiti (come già istituzionalizzato per i Delegati Sindacali).
Quale agente contrattuale sindacale aziendale ha il compito di elaborare, coordinare, contrattare e risolvere tutti i problemi inerenti alle risoluzioni e indicazioni emerse dalle Assemblee dei lavoratori. Più precisamente il Consiglio di Fabbrica agirà sempre e soltanto su mandato preventivo dell'Assemblea dei lavoratori. Il Consiglio di fabbrica deve sempre verificare che le proprie scelte non siano in contrasto con l'interesse della classe lavoratrice, con lo « Statuto dei diritti dei lavoratori » e con la linea sindacale unitaria.
Propone all'Assemblea piattaforme rivendicative. L'Assemblea dei lavoratori sarà l'unico strumento abilitato all'accettazione degli accordi con la Direzione.
L'esecutivo per il coordinamento del Consiglio stesso (formato da quattro membri del Consiglio di Fabbrica più i Rappresentanti Sindacali).
Le rappresentanze incaricate di condurre con i Delegati Sindacali e Provinciali le trattative con la Direzione.
I componenti la redazione del giornale unitario di fabbrica « Il Potenziometro ».

Due consiglieri incaricati di tenere i collegamenti con le altre unità produttive.
Gruppi di studio per problemi particolari che via via sorgeranno.
7) Il compito di indire le Assemble di Fabbrica spetta alle Rappresentanze Sindacali, che ne fisseranno la durata, previa consultazione del Consiglio stesso. Qualora i due terzi dei componenti il Consiglio decidano di indire o negare l'Assemblea, le rappresentanze sindacali saranno vincolate a questa decisione. Il Consiglio si riunisce su richiesta di almeno un terzo dei componenti, sulla richiesta della Commissione Interna e su richiesta dell'Esecutivo.
Tale richiesta va inoltrata all'Esecutivo.
Delegati di reparto.
Funzioni:
1) L'azione dei Delegato deve realizzarsi anzitutto nell'appronta-
è il tuo giornale
è la tribuna sulla quale possono e devono scrivere tutti i lavoratori della LESA
sarà il giornale come tu lo vuoi solo con il tuo contributo.
Da ogni stabilimento, da ogni reparto, inviate articoli, letteré, notizie per la pubblicazione, scrivendo a REDAZIONE DE « IL POTENZIOMETRO » presso le zone:
FIOM - Lambrate - Via Saccardo 39, Milano; oppure FIM - Romana - Via Massarani 5, Milano; oppure consegnate le lettere alla Commissione Interna.
re a livello di reparto i problemi e le controversie che si presentano, alla luce del Contratto di Lavoro, dello Statuto dei diritti dei lavoratori, alle decisioni del Consiglio di fabbrica, e alle decisioni dell'Assemblea del reparto stesso.
2) Dare immediata e tempestiva comunicazione al Consiglio di violazioni delle norme che rego-
lano il rapporto lavoratore-imprenditore, denunciare comportamenti da parte dei superiori atti a svilire e a sminuire la personalità dei subalterni.
Convocare l'Assemblea di reparto previa tempestiva comunicazione al Consiglio di fabbrica che provvederà a delegare uno o più membri in qualità di osservatori.

Attenersi, propagandare e difendere all'interno del reparto, le decisioni democraticamente prese dal Consiglio di fabbrica o dall'Assemblea generale dei lavoratori. Procedere qualora un terzo del reparto lo ritenga necessario alla votazione a scrutinio segreto su problemi inerenti al reparto. Convocare l'Assemblea dei componenti il reparto se il Consiglio di fabbrica lo riterrà opportuno. La funzione del Delegato di reparto non è da intendersi come mediazione imparziale tra gli interessi della Direzione e quelli componenti il reparto, ma come difesa intransigente dei diritti dei lavoratori e di ricerca costante per migliorare le condizioni di lavoro e di libertà nella fabbrica.
I Delegati di reparto dovranno essere preparati sindacalmente; dovranno cioè conoscere a fondo il Contratto Nazionale, lo Statuto dei diritti dei lavoratori e di tutte le leggi che regolano il rapporto di lavoro e la linea sindacale unitaria, in modo da poter guidare nella maniera più idonea possibile la politica sindacale e aziendale e portare il proprio contributo decisionale (come Delegato dal Consiglio nelle sedute di Direttivo zonale, Provinciale e Nazionale) Sindacale) dove scaturiranno le linee generali di coordinamento della politica sindacale di tutto i! Paese.
Elezione dei delegati di reparto
2) Non ricoprire mansioni dirigenziali.
Modalità Elettorale.
I Delegati di reparto vengono eletti dai componenti il reparto stesso attraverso lo scrutinio segreto. Sono preclusi al voto i non eleggibili. Presiederanno alle votazioni i componenti il Comitato Elettorale e cioè: un lavoratore del reparto e un Delegato del Consiglio di fabbrica.
Decadimento delle funzioni di Delegato di reparto.
Qualora vengano a decadere le condizioni di eleggibilità.
Scadenza del mandato (1 anno).
Inosservanza dello Statuto presente.
Frequenti assenze ingiustificate alle Assemblee del Consiglio.
A tale riguardo decide il Consiglio di fabbrica, a maggioranza semplice (metà più uno dei presenti).
Rappresentanti sindacali aziendali
I Rappresentanti Sindacali sono eletti dagli iscritti al Sindacato di fabbrica. L'elezione verrà poi confermata dalle organizzazioni sindacali zonali. Nel nostro caso sono due rappresentanti per ogni organizzazione Sindacale firmatarie del CCNL.
Le Assemblee del Consiglio hanno valore legiferante quando la presenza dei propri componenti raggiunge almeno le metà più uno.
Proprietà privata
Una mattina mi alzai presto per andare a fare una « pescati, sul fiume girai molto senza aver lanciato l'amo. Al ritorno un amico mi chiese comera andata. lo gli risposi secco: PROPRIETA' PRIVATA! »
Anch'io faccio parte, ora, del gran numero dei cacciatori. Con fucile, cartuccie e accessori partii per questa nuova emozione. Girai in lungo e in largo senza effettuare una « sparata dappertutto c'era scritto:
PROPRIETA' PRIVATA! »
Mentre si costruiva l'acquedotto per mandare l'acqua nelle case, da una analisi che venne effettuata risultò che l'acqua era minerale. Come un fulmine a ciel sereno, appena la notizia fu diramata, l'acqua non fu più del popolo, ma:
PROPRIETA' PRIVATA! »
Quest'anno decidemmo in famiglia di far le ferie al mare. Ci siamo attrezzati a dovere con ombrellone, sedie e tavolino. Cercammo invano nella sabbia un [buco per fare una giusta risposta; niente da fare:
PROPRIETA' PRIVATA! • Decidemmo così nostro malgrado, di far ritorno a casa nostra. Invertimmo perciò la marcia e risalimmo l'autostrada. Arrivati a casa ci sovvenne che l'affitto scadeva ed era quindi l'ora della rata. Casa nostra • un corno!
PROPRIETA' PRIVATA! »
A quando cartelli
PROPRIETA' DI TUTTI -
A quando la fine della solita menata nrInneticTA DDII/ATA
Condizioni di eleggibilità:
1) Esercitare le proprie funzioni lavorative nell'ambito del reparto stesso salvo le condizioni in cui il numero di lavoratori dell'unità produttiva sia inferiore al richiesto e occorra raggruppare più unità.
Il presente Statuto potrà essere modificato qualora le varianti siano votate 2 volte a distanza di 1 mese e votate a maggioranza assoluta (metà più uno, dei componenti il Consiglio) in ultima istanza approvate dall'Assemblea dei lavoratori.
Il presente Statuto diverrà operante se la maggioranza dei partecipanti all'Assemblea alla quale verrà sottoposto voterà a favore per alzata di mano.
DALLO STABILIMENTO DI MILANO
Cara Redazione, Sono un attivista sindacale della Lesa di Milano che vuole esprimere il proprio biasimo a chi non ha scioperato il 1' febbraio per l'aggressione fascista alla Camera del Lavoro di Milano e così facendo non hanno mosso un dito per affermare il proprio sdegno per quanto sta succedendo, da un po' di tempo a questa parte, in tutto il Paese.
Proprio quelle persone che si ergevano a paladini della democrazia mentre si scontravano con i picchetti fatti durante la giusta lotta dell'autunno scorso, non hanno avuto il coraggio di dare una mano per difendere le nostre istituzioni democratjche, nate dalla Resistenza, ed ora attaccate dal rigurgito della teppaglia fascista.
Proprio loro che arroganti discutevano filosoficamente di violenza, girano ora la testa alle aggressioni di bande di manganellatori: fingono di ignorare! Cari colleghi, provate ad analizzare fino in fondo chi possono essere i mandanti ed i finanziatori di questi picchiatori! Chi ne farebbero le spese se i loro loschi disegni trovassero ter-
Camerata
Alfredo Rocco: PRESENTE !
reno fertile?
Chi si è arricchito con il « Ventennio nero »? La classe lavoratrice o quella imprenditoriale?
Quelli che ieri (1921) nel Paese finanziavano le squadracce, oggi provocano le crisi economiche per mettere bene in chiaro, qualvolta cerchiamo di intaccare il loro potere, chi comanda e che potrebbero ridurci alla fame.

Perchè questo prolungato seri ilismo a chi ci tiene buoni sotto il ricatto della cassa di integrazione e la perdita del posto? Perchè dobbiamo sacrificarci per un sistema incapace di eliminare le ingiustizie sociali, la disoccupazione e che non ci dà la possibilità reale di studiare e così specula sulla nostra ignoranza? Perchè si ricordano di noi con piagnucolose circolari solo quando « la Lesa è presa dal turbine delle difficoltà » e non riescono a gaudagnare quanto si sono prefissati (fatturando 2 miliardi meno?).
Perchè invece il loro - pensiero non corre assillante a quanti vivono intorno a questa industria «, quando quest'ultima va bene? Perchè chiedono ancora consapevolezza, tenacia e spirito di sacrificio quando per anni ci hanno usati solamente per aumentare il loro capitale? Ora basta!! Siamo stufi, vogliamo contare di più, vogliamo verificare il conto assieme, dato che siamo sempre noi a dover pagare.
Chi ha sempre programmato? Chi ha mantenuto queste vecchie strutture che adesso nel pieno delle loro contraddizioni ci soffocano? Tutti quelli che negli scorsi anni hanno permesso una - pace sindacale » all'interno della Lesa sono anch'essi responsabili, perchè assicurando facili guadagni a Meoni non gli hanno fatto sentire la necessità di abbandonare le. ormai logore concezioni direzionali per fargli capire che con questi schemi non si può più fare concorrenza in un mercato altamente automatizzato.
Certo, la crisi del settore è una realtà, ma con delle mentalità antiquate si può soltanto acutizzare la crisi e favorire la catastrofe.
Perchè con i lavoratori della Lesa di Milano si stenta ad innescare quel processo di ampia sensibiliz-
zazione ai problemi della collettività, e si rimane ancora aggrappati a quell'individualismo che ha permesso solo a pochi di avere stipendi sufficienti, mentre il grosso dei lavoratori è sempre stato sottoccupato, nella paghe e nelle categorie?
Suvvia, portate all'interno dell'azienda e nell'Assemblea quella tematica di malcontento che vi trasforma in ottimi ciceroni solo al bar.
Distogliamo un po' della nostra attenzione dal calcio e dal pugilato per portarla sui problemi sociali irrisolti che tanto ci affliggono, altrimenti ne verranno molti altri di decretoni e mugugneremo ancora... come al solito. Non ingrossiamo le file della - maggioranza silenziosa » che nella storia non ha mai contato, ma è sempre stata utilizzata come mezzo per produrre ricchezza o come carne da cannone.
Vincete queste stupide paure che fintanto saranno tali non riusciremo a modificare proprio nulla.
Non vi siete mai chiesti perchè tutti gli imprenditori, dai più grandi ai più piccoli, sono iscritti alla Confindustria e nei momenti difficili gli si stringono tutti intorno mentre invece molti di voi trovano sempre il discorso per polemizCONTINUA IN ULTIMA
DALLA QUINTA
zare e screditare le nostre organizzazioni sindacali?
Questa è una delle poche cose che i padroni ci insegnano giorno per giorno.
Basta con le remore, con le speranke che il padrone sia più buono!
Non ci sono padroni buoni, perchè coloro che fanno le industrie lo fanno solo se vedono in prospettiva cm rapido moltiplicarsi del loro capitale, non certo per far lavorare la gente, quindi prima o poi faranno delle sfacciate scelte anche se andranno in senso opposto alle esigenze di chi lavora.
Non è richiudendosi nel proprio « io » che i problemi si risolvano, dobbiamo cern-i battere prima di tutto quella sensazione che c'è in noi di noli contere, di non potere cambiare le cose.
L'opera dei più attivi e coscienti deve essere volta anche a conquistarvi al sindacato e alla lotta, opera rivolta principalmente verso coloro che si illudono di risolvere i propri problemi con l'arrivismo, il carrierismo. Voi non siete i nostri nemici ma degli sfruttati che non hanno ancora capito che così facendo ritardano e ostacolano il cammino di tutta la classe lavoratrice verso una società migliore.
Pensate ad un solo fatto: con quale diritto la Direzione si permette, oltre a non pagarci lo stipendio, a mantenere un atteggiamento arrogante di non ricevere la Commissione Interna come ha fatto a Milano, pur essendo in debito verso i lavoratori?
Con quale diritto si arroga la facoltà di decidere l'ammontare dell'acconto L. 50.000 per gli impiegati e L. 20.000 per gli operai senza consultarsi con i legittimi rappresentanti dei lavoratori?

Con quale diritto dopo avere incamerato per anni miliardi su miliardi ora fa pagare la crisi ai nostri figli?
Con questa mia, ho voluto contribuire all'arricchimento di quel contatto dialettico che è iniziato qui alla Lesa di Milano due anni fa e che, senza dubbio, proseggirà sino in fondo, cioè ad una presa di coscienza sempre maggiore, verso una società più giusta, più umana e senza crisi economiche: senza più padroni.
Marcello ParigiDALLA PRIMA
le direzioni delle fabbriche del settore, in cui si davano precise indicazioni agli industriali di aggravare ed esasperare la crisi al fine d'indurre il Governo ad introdurre in Italia la TV a colori, con una riforma fiscale a loro vantaggio, vale a dire un finanziamento di 8.000 miliardi nel periodo di 5 anni.
Inoltre la TV a colori comporterebbe una spesa per il rinnovo degli impianti nazionali di 800 miliardi, tale da compromettere l'avvio delle riforme.
Proprio in questi giorni scade il « blocco » per l'introduzione della TV a colori, di qui la pressione degli industriali perchè non venga rinnovato.
Degli strumenti per aggravare la crisi e per renderla credibile, il padronato ha infinite possibilità in questo senso. Basti pensare alla riduzione dell'orario di lavoro, al mancato pagamento degli stipendi e dei fornitori, la richiesta di prestiti al Governo, l'affidare ad altre aziende la lavorazione dei vari pezzi che compongono l'apparecchio da fabbricare e di limitarsi al solo montaggio.
Conclusione: con questa strategia della crisi il padronato, cerca di riconquistare le sue posizioni perdute precedentemente nella fabbrica, con l'aumento dei profitti attraverso la riduzione del personale aumentando così lo sfrutta= mento, e con l'ottenere prestiti a basso tasso d'interesse, da parte del Governo (prestiti che il decretone prevede per le aziende in difficoltà) cioè carpire ancora una volta i soldi dei lavoratori, perchè l'onere maggiore del decretone ricade sull'e spalle dei lavoratori.
LA SITUAZIONE ALLA LESA
Gravissime sono le decisioni prese dalla Direzione, ed altrettanto grave da parte nostra non aver dato una tempestiva risposta quando a Tradate prima e a Saronno poi si riduceva l'orario di lavoro agli operai, mettendoli in cassa integrazione.
Ci mancavano allora gli elementi per giudicare la mossa padronale, ora dopo il convegno di Bologna, abbiamo la conferma che è un attacco del padrone alle nostre conquiste.
Dopo anni di dominio padronale
incontrastato, dopo anni di salari di fame, di qualifiche non corrispondenti alle mansioni svolte, di profitti enormi per il padrone, ora hanno la sfrontatezza di pensare che i lavoratori della LESA siano degli sprovveduti pronti a bere le loro panzane.
Compagni di lavoro della LESA dobbiamo dire ben chiaro a codesti « signori » che se è una risposta dura che vogliono, ebbene l'avranno.
A Milano è stato detto che i soldi non ci sono, che è auspicabile che parecchi di noi diano le dimissioni, così di poter pagare gli altri che rimangono, e che la situazione è difficile ma che può mutare di ora in ora, perchè aspettano un prestito.
— Non preoccuparti, Glancy, sono i padroni che si recano alle trattative con il sindacato...
E' chiaro quindi cosa si propongono con l'allineamento alla circolare della ANIE. In primo luogo contribuire al ricatto sul Governo perchè venga introdotta in Italia la TV a colori.
Ridimensionare l'azienda per sfruttare meglio chi rimane attraverso il taglio dei tempi di lavorazione (i lavoratori di Saronno e Tradate ne sanno già qualcosa).
Tener buoni i lavoratori con il ricatto della crisi (vedi circolare Meoni Nello) così che gli stipendi e le qualifiche rimangano quelle che sono, e nessuno anvanzi richieste.
E « dulcis in fundo » visto che è andata bene altre volte ottenere un sostanzioso prestito dallo Stato a basso tasso d'interesse.