Notiziario Sindacale
n. 4
giugno 19.1
Bollettino unitario del Consiglio di fabbrica - Cassina de Pecchi GTE
L' ambiente di lavoro:
COME LO VEDONO I PADRONI
Nostra credula convinzione era che i premi, cotillons, e lucette colorate fossero prerogativa delle sagre paesane e feste del santo patrono. Veniamo invece a sapere, dal documento stilato dall'ing. Parisi, dopo una riunione della Commissbne Paritetica (?) per l'ambiente di lavoro, essere questi gli strumenti che, nelle intenzioni della direzione, dovrebbero provvedere alla prevenzione degli infortuni ed al risanamento dell'ambiente di lavoro. Sì, ma le luci? Semplice: servono a indicare i reparti dove gli operai hanno versato più sangue; e perchè? Ovvio: nel documento si trova anche questo: « si mette bene in rilievo che la responsabilità degli incidenti sul lavoro è di TUTTI »: operai e padroni.
Arrivati a questo punto c'è da chiedersi se veramente si stia seerzando, perchè ci rifiutiamo di cre-
dere che queste siano cose serie. Sarebbe istruttivo sentire, a questo proposito, il parere di un muratore caduto dal 5" piano, o di un fonditore coi polmoni foderati di silice; o magari di quel fresatore che giorni fa ha lasciato andare distrattamente » la mano sotto la fresa.
No, sig. Parisi; non è vero che gli operai che si fanno male sono distratti. Sono attentissimi a fare il cottimo, per portare a casa un salario sempre più inadeguato alla necessità. E se qualche volta capita che lascino una mano sotto una trancia, non è per « distrazione »: ci piacerebbe vedere i riflessi di qualche dirigente dopo otto ore di cottimo. Vorremmo vedere un po' i « padroni alle presse », per verificare la loro forma atletica dopo una giornata in produzione. E' ben vero, quindi, che l'ope-
raio che riesce a NON farsi male è bravo. Ma invece di dare a lui un premio per ogni volta che NON si fa male bisognerebbe assestare una bastonata a chi ha progettato quella macchina in quel tal modo che, — guarda caso, — fa tanto comodo al capitale. Perchè, — lei lo sa, è ingegnere, — ai nostri ingegneri la scuola di classe insegna che una macchina va progettata col solo scopo di produrre quanto più sia possibile, perchè all'industriale « costa meno indennizzare un operaio infortunato che far produrre à ritmi più umani ».
Perciò vede, ing. Parisi, che non è vero che la responsabilità degli infortuni sul lavoro è di tutti. Questa è una mistificazione che serve, — sì e no, — a tranquillizzare la coscienza dei padroni. Perciò non ci sta bene; noi la respingiamo e lei stesso farebbe bene a rinnegarne la paternità.

IL LAVORATORE si DIFENDE
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AMBIENTE DI LAVORO: COME LO VEDONO GLI OPERAI
Con l'ultimo accordo integrativo aziendale, si è costituito un comitato paritetico per l'antinfortunistica con lo scopo di promuovere e controllare !Cattività necessarie per un costante miegioramento dell'ambiente di lavoro.
Dopo pochi mesi di attività, però, esso risulta essere chiaramente uno strumento con il quale la direzione crea nei dipendenti l'illusione di un reale miglioramento dell'ambiente di lavoro.
In realtà esso è un mezzo per controllare e arginare il problema cercando di evitare una nuova rivendicazione a livello sindacale, apportando quelle leggere modifichd che le permettono di tacitare tutti. Le modifiche apportate non servono altro che a creare uno stato di soddisfazione nei lavoratori che vedono la direzione impegnata a migliorare il loro ambiente.
Attualmente il Comitato è paritetico solo di nome ma non di fatto: carenza numerica - 9 rapp. della direzione; 3 rapp. dei lavoratori; 2 consulenti.
I rappresentanti dei lavoratori sono investiti di poteri .decisionali come gli altri membri del
comitato: questo in teoria; in realtà hanno un potere decisionale solo per iniziative di scarsa importanza; per decisioni più gravi sono automaticamente esclusi: esse vengono prese a livello presidente e capi sezione e ai rappresentanti dei lavoratori viene solo presentato un piano per risolvere il problema. Non si pongono, quindi, nemmeno delle alternative.
Proprio perchè in questo modo i rappresentanti dei lavoratori vengono giocati (l'ing. Parisi si batte perchè i tre rappresentanti non facciano una questione politica del problema) è necessario combattere perchè i tre rappresentanti in questo comitato paritetico vengano considerati come rappresentanti sindacali (correggere nell'accordo: vengono eletti 3 rappresentanti dei lavoratori): quindi le decisioni da parte del sindacato sono demandate, sempre, al consiglio di fabbrica. Quindi il comitato diventa uno strumento di lotta dei lavoratori per intervenire nella modificazione della situazione ambientale, ore ,ta da tutto un insieme di scelte basate sulle esigenze sa-
nitarie, ambientali, antinfortunistiche...
A questo scopo è necessario far ammettere nel comitato esperti sindacali (medici, esperti in genere) facendo in modo di collegare questo genere, di lotta in fabbrica con la lotta per la riforma sanitaria che deve prevedere l'ingresso in fabbrica delle autorità sindacali locali.
Con l'accettazione del comitato paritetico, la direzione ha accettato il concetto secondo il quale i lavoratori devono avere il diritto e la possibilità di intervenire sui problemi dell'ambiente. Questo diritto e questo potere vanno inquadrati all'attivo di tutto il sistema sanitario nazionale, per il quale i sindacati e i lavoratori si battono da tempo.
In realtà i problemi affrontati derivano da scelte padronali che, avendo come scopo la massimizzazione del profitto, non tengono in alcun conto le necessità dei lavoratori relative a questì problemi è si sono sempre opposti a soluzioni veramente valide portando sempre una alternativa a loro vantaggio.
Basta con le bombe Basta coi fascisti

Il mese scorso è stata sospesa la manifestazione fascista della cosiddetta • maggioranza silenziosa •. La Questura l'ha proibita, — bontà sua, — per gli attentati fascisti alla federazione del PSI e ad una sede del PCI.
Ora noi chiediamo al questore: per impedire un corteo fascista, che è una provocazione alla classe operaia ed un insulto alla Costituzione, erano proprio necessari gli attentati di venerdì notte?
Ma i fascisti non sono solo quelli che lancianobombe; affrontiamo il problema più in generale, si pos-
sono vedere le collusioni, le convivenze, i rapporti tra FASCISMO, PADRONI, GOVERNO, MANCATE RIFORME. Certamente molti si saranno chiesti come sia stato possibile che, nel giro di poche settimane, qualche rottame fascista, sia pure con l'aiuto di qualche giornale collaborazionista — la Notte di Milano, il Tempo di Roma — mettesse insieme ben due cortei fascisti. Basta riflettere sugli eventi occorsi negli ultimi tempi, per dare un senso ad un mosaico a prima vista in correlato.
Gli avventurieri fascisti, alleati a qualche miliardario, — pure fascista, — per mesi e mesi attentano alle istituzioni democratiche con la sovversione a Reggio, a Catanzaro, a l'Aquila; contemporaneamente il torturatore di Partigiani, Valerio Borghese, prepara il suo colpo di stato. Sulle piazze del Sud la teppaglia fascista viene battuta dal senso di responsabilità e di democrazia delle masse popolari; in seguito anche il • repubblichino Borghese viene smascherato. Di fronte a questi clamorosi fallimenti i fascisti pensano bene di mutare
tattica; non più sedizione aperta; ma il meno rischioso e più redditizio » legalitarismo »; al quale occorre però una • base di massa •. Di qui il febbrile lavoro per coinvolgere, nei cortei di Roma e Milano al fianco dei picchiatori del MSI, tutti coloro che, da una involuzione reazionaria del Paese, avrebbero solo da guadagnare: quelle forze economiche, cioè, oggettivamente avverse alle Riforme (come speculatori edili, » baroni di ogni mafia burocratica e di sottogoverno, esponenti di partiti della stessa maggioranza governativa, che ne sono l'emanazione politica.
Per avere la misura della potenza di; di questi interessi basti ricordare che il grande capitale è legato alla speculazione e che, insieme, riescono a far giungere i loro dictat » a livello talmente alto, da far recedere il governo Colombo dagli impegni assunti con i Sindacati; altro che » sciopero inutile » quello del 7 aprile!
Come si vede i fascisti, i padroni, gli speculatori, e parte della stessa maggioranza di governo, so-
no tra loro legati indissolubilmente; ed all'occorrenza fanno fronte comune, pur di veder salvi i propri interessi.
E' contro questo disegno politico di fondo che dobbiamo unirci per opporre alla violenza fascista, ed alla impudenza dei loro mandanti, la volontà popolare e democratica di attuare le riforme di struttura.
BOLLETTINO DI CONTROINDICAZIONE DEMOCRATICA
a cura del comitato dei giornalisti per la libertà di stampa e per la lotta contro la repressione Il, n. 5 (10) Milano, 15/5/1971

SI FINANZIA A MILANO
LA MAGGIORANZA SILENZIOSA
La seconda sfilata della • maggioranza silenziosa », quella che poi non si fece sabato 17 aprile, era stata finanziata con una ventina di milioni, provenienti in massima parte dagli industriali Carlo
Sottobraccio coi fascisti
Pesenti (Italcementi) e Giovanni Borghi (Ignis), dal senatore fascista Gastone Nencioni, tesoriere del M.S.I., dall'industriale farmaceutico Guido Bracco, dalla famiglia Isolabella, dall'avv. Bruno Jovene, dall'ing. Giuseppe Biagi e inoltre dal commerciante Piero Bicchi, dall'a Unione Monarchica Italiana », Guido Pasqualino di Marino, e dalla contessina Elena Manzoni di Chiosca. Questi ultimi sono i fondatori e organizzatori del circolo lan Palach di via Porta Nuova divenuto sede del • Comitato anticomunista •. Tra i giornalisti hanno propagandato l'iniziativa soprattutto il direttore della Notte, Vittorio Reali e Bruno Borlandi dello stesso giornale, Rusconi editore e direttore dì Gente, Paolo Occhipinti direttore di Novella, Olivieri, direttore di Arianna, Gualtiero Zanetti direttore della Gazzetta dello Sport. Tra i politici, hanno aderito i socialdemocratici Vittorio D'Ajello e Italo De Feo, i democristiani De Caroli* Migliori e Melzi d'Eri!, il liberale Vitaliano Peduzzi e il noto avvocato Benito Bollati.
Abbiamo chicchierato, la volta scorsa, sull'ambiente del Collaudo: ora dovremmo parlare del lavoro del collaudatore, ed il discorso ci si presenta subito arduo. Infatti, se è facile fare dell'ironia sulla disposizione o sulla rumorosità di un ambiente, parlare del lavoro dei tecnici di collaudo significa affrontare un problema di scottante attualità: quello della dequalificazIone tecnica degli impiegati. Ho detto scottante: e mi sembra di vedere già da qualcuno (voglio sperare non troppi), come scottato, sospirerà: o dio, siamo alle solite; ecco la voce del sindacato, ecco la propaganda del partito — (di • quel • partito, ovviamente), ecco la — orrore! — politica! •. Detto questo, con l'alibi del • Siamo alle solite • (alibi col quale Ipocritamente rifiuta di considerare il problema anche una sola volta, cioè almeno una prima volta) tornerà beato a leggere il suo Tutto sport •.
Allora noi, per convincere indifferenti e scettici dell'esistenza e importanza del problema, prima di arrivare a conclusioni analizzeremo come avvengono le operazioni dl collaudo di un apparato CTR 122, formato da 2 ricetrasmettitori (960 canali).
Questo collaudo è diviso in 2 parti: 1) Collaudo MO-Dem, in circa 10 ore di tempo. Si eseguono le seguenti misure: Equalizzazione; Fase e guadagno differenziale; Fedeltà; Intermodulazione; Misura
T.V.
2) Collaudo R.F. e complessivo di tratta: si impiegano circa 12 ore, ed è composto dalle seguenti misure: Potenza e curva IF-RF del TX; Controllo Ricevitore, taratura campo jiaricezione; squilibri, silenziamento; Equalizzazione; Fedeltà; fase e guadagno differenziale; spurie; strumentazione. All' Incirca, quanto sopra costituisce il collaudo di un ponte radio.
MI spiace essermi dilungato, ma è Importante conosSere quanto elencato per fare alcune considerazioni: se un tecnico eseguisse da solo II collaudo di un telaio completo, se la caverebbe in 3 o 4 giorni. In un mese, quindi, ne collauderebbe 7, e in un anno 80. Oualcuno ora ironizzerà: ...800 in dieci anni, 3.000 in 40 anni... In
effetti è così; anzi, peggio: perchè, per esempio, la prima parte del suddetto collaudo viene eseguita solo, e sempre, da alcuni collaudatori, i quali, perciò, vedono raddoppiare (o triplicare) la razione annua di apparati, pardon, di semi-apparati.
Ecco, quindi, l'immagine di un impiegato tecnico del collaudo che, dopo aver studiato fino a 20 anni, entra in collaudo, prende un carrello carico di strumenti e si avvia lentamente, collaudando, lungo una fila di centinaia e centinaia di apparati tutti uguali.

Dopo un centinaio di apparati (cioè, di semi apparati, se è fortunato, se no di • quarti di apparato »), il nostro collaudatore avrà sviscerato tutti i segreti di quella parte di ponte radio, e sarà in grado di risolvere in pochi minuti tutti i piccoli e medi problemi (attenzione: per quelli grossi, per i problemi,complessi deve chiamare il controllo qualità o il laboratorio, perchè egli non può • perdere • tempo, giar la Produzione Incalza...).
A questo livello di istruzione tecnica, il collaudatore è arrivato ad una • saturazione • rispetto a quell'apparato: • saturazione • che potrebbe essere evitata permettendogli di lavorare su apparecchiature diverse, di conoscere anche altri apparati più moderni, di seguire corsi di aggiornamento che gli consentirebbero di essere al passo col • progresso
Da questo • sentirsi aggiornato ■ nascerebbe un maggior interesse verso il lavoro quotidiano, quindi un minor logorio psicologico e in definitiva, un maggior rendimento.
Invece la società troppo spesso calcola il rendimento di un tecnico facendo il rapporto tra il numero degli apparati che questi collauderà ed il tempo impiegato dallo stesso tecnico per imparare a collaudare tali appariti.
Succede cosi che la ditta cerchi di rendere massimo questo rapporto facendolo lavorare il più a lungo possibile sugli stessi apparati. Coi risultato che il collaudatore si vede chiuso in un vicolo cieco, da cui potrà uscire solo cambiando ditta poichè, ironia della sorte, più è bravo nel suo lavoro, e più dif-
ficilmente otterrà di cambiare reparto.
Ora, tornando all'immagine iniziale del collaudatore davanti alla lunga sfilata di apparati, del collaudatore che li collauda cercando solo di arrivare al sabato non troppo stanco, ci accorgiamo che tale situazione assomiglia molto a quella dell'operaio di fronte ai molti pezzi, tutti uguali, della catena di montaggio.
E qualche collega potrà farmi osservare che anche il lavoro nei laboratori tenda a questa situazione: ciò significa che il problema visto fin qua per il collaudo esiste anche per altri settori del nostro lavoro: anzi, direi che è un problema generale. Quindi ancora più grave.
Ma qui siamo già alle conclusioni che in questo numero vorremmo evitare; chiudendo invece con un ultimo • neo • del lavoro di collaudo: la carenza di strumentazione e di accessori vari. Questa scarsità costringe i collaudatori a strappare all'amico il C.S.M. coi denti, a sottrargli il cavo R.F. di nascosto: così che, per il possesso dei rari strumenti (alcuni pezzi da museo) o di secchi e spelacchiati cavi, il collaudo si trasforma in una giungla (ogni allusione alle condizioni logistiche è puramente voluta).
La mancanza di strumenti è un'altra difficoltà contro cui si dibatte il collaudatore; la direzione fa orecchie da mercante, e forse, magnanimamente, lo fa apposta: la caccia allo strumento potrebbe rompere la monotonia del collaudo di quAi famosi 160 apparati... pardon, semi-apparati.
SEMINARIO RAI-TV
Si è svolto a Milano dal 27 al 30 aprile un seminario sulla riforma della RAI-TV. Un incontro con vari rappresentanti sindacali anche del settore televisivo. Si è parlato molto, in questi quattro giorni, con opinioni talvolta contrastanti.Ma tutti, compresa la rappresentanza della GTE, si sono trovati d'accordo su un punto comune. La improrogabile necessità della riforma della RAI, e dell'informazione in generale.
E' noto a tutti che da due anni a questa parte, ci sono stati cortei e manifestazioni davanti alla sede televisiva di Corso Sempione da parte di lavoratori (Alfa Romeo, Pirelli). Ma per quali motivi questi compagni manifestassero è un po' meno noto: e questo grazie alle colpe della RAI-TV. Dalle lotte dell'autunno 1969, nella coscienza delle masse lavoratrici sí è fatto avanti un altro problema: quello di una corretta informazione. Nella socie-
tà in cui viviamo non è colpevole limitarsi ad una informazione superficiale, quando non distorta, quale quella della RAI-TV? Questo ente, invece di fornire un servizio che sia di effettiva pubblica utilità, cioè rendere noti al pubblico i problemi ogni giorno nascenti, nella giusta misura, e una visione completamente obiettiva, appoggia sempre più scopertamente i centri di potere e di sottogoverno. Questa organizzazione, asservita ormai da tempo completamente alla prepotenza di parte, è diventata monopolio governativo, e di conseguenza distorce le notizie di cronaca; specialmente quelle di natura politica o sindacale, tentando di allontanare i lavoratori dai veri problemi del Paese, di circoscrivere i loro interessi all'interno della fabbrica e cercando di sviare l'attenzione delle masse dai loro problemi più pressanti.
Tutto ciò è ín netto contrasto
con una coscienza attiva quale quella dei lavoratori, cui deve far riscontro un ente informativo assolutamente obiettivo, che assolve al suo compito istituzionale di pubblica utilità.
E' per questo che noi lavoratori rifiutiamo questo stato di cose, e rivendichiamo quello che nella costituzione è sancito e ci spetta di diritto.
La RAI-TV pagata da noi lavoratori, diretta dagli obbedienti servitori del sistema, sopprime o distorce qualsiasi informazione di carattere politico-sindacale. Ricordiamo a proposito le scarse, quando non addirittura distorte, notizie sulle lotte dei lavoratori durante il trascorso « autunno caldo ».
Il seminario da poco concluso ha stilato un documento, che mette in risalto alcuni punti importanti, che dovranno essere inseriti nel pacchetto delle rivendicazioni delle lotte future.

"nuovo corso delle direzioni
Da qualche tempo è in corso in di giudizio d'Egitto!, questa è piaogni ufficio dello stabilimento un nificazione esasperata delle perconfronto di opinioni per quanto sone ed efficientismo a basso coattiene lo spirito ed il tramite col sto punto e basta! quale la direzione intende inqua- Basta scorrere il modulo che dodrare o meglio incasellare ogni im- vrebbe contenere le formulazioni piegato. dei giudizi, per notare in quale con-
E' doveroso, da parte nostra e in siderazione umana venga tenuta la questa sede intervenire, nel meri- personalità di un individuo, in tutta to di questa discussione. la sua complessità, rapportandola
A nessuno, riteniamo sia sfuggi- allo spazio che si ritiene sufficiento, pur scorrendo velocemente te a delineare oltre alle sue capaquelle poche cartelle dattiloscrit- cità professionali, addirittura ante della direzione del personale, che quelle di prospettiva. quale sia lo spirito che ha sugge- E' evidente che se quelle poche rito una tale operazione. righe sono state ritenute sufficien-
E' fin troppo evidente l'intento e ti, il lavoratore è considerato prol'obiettivo che i zelanti codini del- prio esclusivamente alla stregua di la direzione del personale, si sono uno strumento materiale e nient'alprefissi su mandato della direzio- tro. Se comunque di ciò ce ne erane, nell'architettare questa sorta varno già resi conto, oggi ne restiamo di schedatura di nuovo stampo. E' convinti con una prova di più alla questo un nuovo e se pure non mano. raffinato metodo per portare anche la nostra azienda a livello di altri grandi complessi industriali, laddove già da tempo si persegue il
massimo efficientismo, su basi rinnovate.
Basi e criteri rinnovati che altro non si propongono se non di ottenere sempre maggiori profitti, respingendo qualsiasi benchè minima interazione da parte di chi del profitto stesso ne è l'artefice in prima persona.
Le maestranze, operai e impiegati tutti, « debbono contare sempre di meno questo lo spirito dell'operazione della direzione aziendale.
Via via che le moderne tecniche produttive, impongono un progressivo incremento numerico e percentuale di impiegati, da parte delle direzioni aziendali si avverte l'assoluta necessità di pianificare e spersonalizzare anche questa fascia di lavoratori. Lavoratori questi che fin,a pochi anni fa venivano adoperati, è proprio il caso di usare questo verbo, a guisa di difensori garanti della politica padronale. Ora basta, sopo troppi e costano troppo, quindi debbono essere anch'essi nella loro stragrande maggioranza, ridimensionati e relegati in posizione di supina accettazione.
Altro che uniformità ed equità
e il
Una prova concreta che ci tocca tutti indistintamente, e non sarà certo la corsa ad acquistare una crocetta fatta dal superiore diretto, sotto una certa qualifica piuttosto che sotto un'altra, che sposterà l'ago della bilancia a nostro favore.
E' nei nostri auspici che anche prendendo spunto da queste brevi considerazioni, si sviluppi in seno alle maestranze, un dibattito vivace costruttivo per bloccare e respingere creando un'alternativa, questo nuovo strumento, di per sè umiliante, che la direzione aziendale intende usare contro di noi. L'acquisire una dimensione umana, il sentirci veramente degli uomini delle donne responsabili, anche nel lavoro, è un nostro sacrosanto diritto, che dobbiamo conquistarci difendere.
NOTE
(*) Il nostro giornale di fabbrica assume un significato tanto più democratico, quanto più allargata è la partecipazione alla stesura degli articoli. Chiunque desideri scrivere un articolo, od una « lettera alla redazione », è invitato a consegnare gli scritti al proprio DELEGATO di REPARTO, che li farà pervenire al CdF ed alla redazione.

Sono stati strappati ultimamente alcuni manifesti sindacali, antifascisti ed anche alcuni avvisi dalle bacheche.
Chi non condivide il contenuto di tali manifesti è pregato di esteriorare il suo pensiero nei luoghi opportuni, al fine di fare almeno una critica costruttiva.
A meno che non sia la solita guardia, sorpresa, nell'atto, da attivisti sindacali, ricordiamo ai lavoratori dissidenti che il C.d.F. è aperto a tutti, che in quella sede si debbono esprimere e dibattigli tutte le possibili opinioni e che già attualmente vi fanno parte come delegati moltissimi lavoratori non iscritti ad alcun sindacato.