NUOVA VESTE GRAFICA, E NON SOLO, DI MILANO 19
Cari lettori, abbonati e amici di Milano 19, nei suoi oltre venti anni di vita il nostro, e vostro giornale, si è più volte rinnovato, cambiando numero di colonne, corpo degli articoli e forma delle illustrazioni, inserendo nuove rubriche e, soprattutto, tenendo "il passo" con i tempi e con i desideri di tutti voi. Non abbiamo cambiato la sua linea editoriale, fondata sulla indipendenza dai partiti, aperta alle istanze sociali e culturali della Zona, e della città in cui viviamo.
Da sempre la nostra Cooperativa Editrice ha chiesto alla Redazione, costituita interamente da volontari, che il suo lavoro si orientasse a informare i cittadini soprattutto su quanto avviene nella nostra Zona. Riteniamo che tale obiettivo sia stato perseguito al meglio delle nostre forze, ma vogliamo migliorare e ottenere nuovi risultati.
Per questo, anche a nome di tutti i lettori, sentiamo il dovere di ringraziare quanti in questi anni si sono dedicati all'impegnativa opera di "produrre" il giornale. In particolare vogliamo ricordare uno tra i fondatori di Milano 19, il nostro primo Direttore, Gian Piero Pagetti, scomparso tragicamente alla fine di dicembre 1985, nonché Angelo Tremolada scomparso nel maggio 1990, quell'Arcano, scrittore, pittore, poeta dalla personalità indimenticabile.
Dopo oltre venti anni, il mensile esce regolarmente, seppure a prezzo di grandi sacrifici, quando molti altri giornali di Zona della nostra città non hanno retto i crescenti costi di pubblicazione. Non è un miracolo, ciò è stato possibile perché abbiamo scelto un'altra strada chiedendo ai lettori ed agli abbonati uno sforzo in
Numero speciale per il XX° di Milano 19
QUANDO IL TALENTO NASCE FEMMINA pagina 3
LE PAGINE DEI QUARTIERI
QT8 - S.Leonardo - G2 Trenno
pagine 4 - 5 - 6 - 7
LA COOPERAZIONE NEL 2000
pagine 8 - 9
LA COOPERATIVA VERCELLESE pagina 14
LA CRM pagina 15
IL 25 APRILE NELLA ZONA
pagine 10 - 11
UN QUARTIERE AL MESE SAN SIRO
pagine 12 - 13
L'ANGOLO DEI BAMBINI
pagina 19
VOTI ED ELETTI DELLA ZONA pagina 20
più attraverso l'aumento del prezzo del giornale e degli abbonamenti. In questo modo abbiamo chiuso il bilancio '96 con un piccolo attivo non sufficiente però per rilanciare il giornale come è nelle nostre intenzioni.
Per questo abbiamo chiesto il sostegno del movimento Cooperativo. La risposta non si è fatta attendere, infatti alcune Cooperative della
Zona: Lampugnano,Eguaglianza, ECER, Torrazza, Milano Energia, CRM, giemme, sensibili alla importanza di far vivere e rafforzare la libera e pluralista voce del giornale, hanno deciso di sostenerlo.
Ne siamo profondamente grati e crediamo che anche voi lettori apprezzerete questo apporto. Questo prezioso e disinteressato atto di "solidarietà", nel migliore spirito cooperativo, ci ha permesso di portare a buon fine l'ambizioso progetto di rilancio del giornale dotandoci di una moderna strumentazione informatica che ci permetterà di ridurre i costi ed i tempi di produzione e di fornire nuovi servizi editoriali.
Milano 19 si presenta dunque in una nuova veste grafica che può essere ulteriormente migliorata attraverso i vostri suggerimenti; quello che vedete oggi è il primo risultato elaborato sempre da volontari, per cui ci perdonerete se siamo costretti a uscire in ritardo. Un grazie allora a tutti voi, lettori, amici e abbonati che ci avete seguito e sostenuto in tutti questi anni e che siamo certi continuerete a farlo anche in futuro.
IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA COOPERATIVA EDITORIALE MILANO 19
E' A
bbiamo osservato anche in altre occasioni come nella ostra Zona manca un punto di incontro per renderla più vitale.
Bene: un progetto per "Dare Vita al Quartiere" c'è! Non è affatto sorprendente che molte delle idee, per realizzazione opere di interesse comune, nascono dal Volontariato, il quale, come noto, non dispone di molti mezzi economici ma è fertile di iniziative e proposte. Infatti, proprio da una associazione sportiva di volontari: "La Comina Calcio", che da anni si occupa dei giovani nel nostro quartiere, e nato un "Progetto". La Società, si è resa conto che sarebbe stato più giusto, non pensare soltanto al proprio settore, ma allargare anche ad altre realtà sociali l'opportunità di poter disporre di un'area dove svolgere le loro attività. Da ciò, ha preso il via l'idea di realizzare il "Centro Sportivo e Sociàle di Quartiere".
Il primo passo è stato quello di sottoporre, a tutte le forze politiche del
PIGINO: SI MOBILITANO I COMITATI 170
tonnellate di troppo
Respinto il tentativo dl incenerire rifiuti provenienti da alcuni coniugi' della provincia
Auseguito della chiusura della discarica di rifiuti rbani di Vizzolo Predabissi, una ventina di comuni del magentino e del legnanese che non attuano la raccolta differenziata come a Milano, hanno chiesto l'intervento dell'assessore provinciale Aquilani per risol-
Settimo Milanese è insorto contro questo ennesimo tentativo di passare sopra la testa degli abitanti del quartiere.
Dopo i recenti accordi e assicurazioni avuti dall'AMSA, si è svolto un incontro con l'assessore il primo aprile da cui sono scaturite le seguenti decisioni:
depositati i rifiuti dei comuni devono essere smaltiti nell'ambito della giornata, ripuliti e disinfettati, limitando così l'emissione di odori sgradevoli.
Quarto: l'assessore si attiva nell'impegno di appianamento delle difficoltà incontrate nell'avviamento a pieno regime dell'impianto di via Rubattino (difficoltà sollevate dalla USSL, la stessa che invece a Figino non ha nessun problema ad accettare l'odierna situazione).
I Comitati si sono impegnati ad inviare all'assessore una richiesta formale affinché la Provincia si attivi nell'avviare una attenta indagine di Valutazione di Impatto Ambientale della nostra Zona. Inoltre assieme a tutti i cittadini della Zona, vigileranno sul percorso dei mezzi di trasporto AMSA.
vere la loro situazione.
Si dice che questi comuni sapessero da almeno un anno che la discarica in questione chiudeva, ma evidentemente non si sono preoccupati.
L'assessore senza preavvertire il Comitato di Quartiere di Figino, stipulava un accordo con I'AMSA di Milano perché questa accettasse 170 tonnellate giornaliere di rifiuti per 60 giorni da quei comuni e incenerirle nel forno di Figino.
Il Comitato di Quartiere insieme ai Gruppi Salute di Pero e
Primo: per un tempo limitato, massimo 60 giorni, verranno accettati nell'area dell'inceneritore di Figino, dove verranno vagliati, suddivisi e inviati al complesso ubicato nell'area ex Maserati.
Secondo: l'assessore si impegna perché da subito e nuovamente I'AMSA sensibilizzi e solleciti i propri autisti a rispettare l'ordine di servizio che invita a far uso della tangenzialina, vietando il passaggio dei propri mezzi di trasporto in via Silla.
Terzo: i piazzali dove vengono
Verrà creato un dossier con ora e data del passaggio, matricola e foto di eventuali trasgressori delle disposizioni.
Verranno effettuati controlli per vedere se le modalità operative sui piazzali vengono oppure no rispettate.
In caso di mancato rispetto di quanto è stato deciso i Comitati con i cittadini di Figino, Settimo, Pero, del Gallaratese, di Quinto Romano, organizzeranno dure proteste davanti all'inceneritore.
T.M.
C.d.Z, questa volontà di arricchire la Zona 19 con una Struttura Pubblica che, gestita da volontari, potesse
candone la possibilità di utilizzo. Successivamente abbiamo sviluppato diverse soluzioni e dopo oltre un
verso la vita comune, ha confortanti aree di apertura verso il "sociale" che sono disponibili a porre la loro opera al servizio della collettività: basta proporre obiettivi interessanti per ottenerne la partecipazione.
costituire nel cuore del quartiere, un punto di aggregazione e di ritrovo. E in effetti, l'interesse e l'incoraggiamento ricevuto dai nostri Amministratori Locali, ci ha indotti a raddoppiare l'impegno e proseguire il cammino iniziato. A questo punto abbiamo approntato lo studio preliminare del progetto. In seguito si è proceduto alla identificazione dello spazio necessario all'opera, verifi-
anno di lavoro, trascorso sia confrontando con le Istituzioni la proposta iniziale, sia elaborando tecnicamente l'idea di partenza, con I'insostituibile e "gratuita" collaborazione dello Studio dell'arch. Secchi, che opera nella nostra Zona: il Progetto è stato presentato. Nel corso di questo anno, abbiamo potuto verificare che l'attuale nostra società, per alcuni aspetti intrisa di egoismo e di disinteresse
Questa constatazione ci ha dato la fiducia e la forza necessaria per proseguire nel nostro impegno. Ora dagli Enti Pubblici ci aspettiamo che, agli apprezzamenti e alle buone intenzioni, facciano seguire i fatti e che l'idea di partenza possa trasformarsi concretamente nel: "Centro Sportivo e Sociale di Quartiere" al servizio dei cittadini: il tutto, possibilmente, in tempi rapidi. Noi, nel frattempo, continueremo a seguire con attenzione e costanza l'iter della vicenda e ad informare i nostri concittadini sui progressi o sugli ostacoli che si potrebbero frapporre alla sua conclusione ma per questo, abbiamo e avremo bisogno del sostegno di tutti.
A. Sacchi
ANNO XXI MAGGIO 1997 SPErs. IN ABB. POST. COMM. 27 ART. 2 LEGGE 549/95 MILANO LIT. 2.000 ÄÄÄ'ÄÄÄ Äawm~r~:~°: MEN-SIL-E DI INFORNIAZIONE-POLITICA - CLII-TURA
NATO UN PROGETTO FACCIAMOLO CRESCEREI
Su iniziativa de "La Comina Calcio" l'idea di un centro sportivo e sociale nel quartiere
I lettori ci scrivono...
Spazi per "graffitari"
Approfitto delle pagine di Milano 19 per lanciare una proposta inerente alla brutta moda che negli ultimi anni sta imbrattando i muri della nostra città e che da diverso tempo ha contagiato anche gli adolescenti della nostra zona: solo per fare qualche esempio, basta dare un occhiata al muro di cinta dell'Ippodromo di San Siro, alle pareti delle stazioni della metropolitana, alla rotonda pedonale di fronte al Bonola ... non c'è angolo che non sia stato preso d'assalto da ragazzini "creativi" che vi hanno lasciato i loro incomprensibili scarabocchi! Stesso sconcio è ben visibile agli occhi di tutti sul muro di cinta dell'Istituto "Maria Vergine" in Via Sironi al QT8, ove hanno sede una scuola elementare ed un asilo privato: qui, le suore che gestiscono l'istituto, hanno dovuto ridipingere e rintonacare il muro diverse volte, ma prontamente i brillanti graffitari hanno approfittato del nuovo sfondo lindo ed uniforme per "creare le loro nuove opere"!
Senza entrare in merito alle ragioni sociali che spingono i giovani a queste forme di espressione, vorrei solamente proporre qualcosa che potrebbe dar loro la giusta occasione: sul-
l'esempio del parco della Martesana, ove le recinzioni delle vecchie fabbriche che lo delimitano rappresentano oggi un piacevole susseguirsi di Murales, disegni ironici e graffiti, nella nostra zona ci sono diversi luoghi che ben si prestano alla realizzazione di coloratissime e scenografiche raffigurazione ove i giovani artisti troverebbero, credo, soddisfazione a mostrarsi ...Uno di questi è certamente la rotonda davanti al Bonola, il passaggio pedonale che mette in comunicazione la stazione della MM con il centro commerciale: oggi è una landa abbandonata. Ma con la collaborazione del Consiglio di Zona e della Direzione del Centro Bonola, potrebbe essere facilmente trasformata in una piacevole area di incontro con un bel po' di verde, panchine e perché no, tanto colore sulle grigie pareti di cemento! Occorre solo qualcuno che sappia mettere tutti d'accordo per ridare un nuovo "look" a questi spazi, coordinando con un progetto gli interventi di abbellimento e che individui tutte quelle aree nella nostra zona ove dare l'opportunità ai giovani graffitari di esprimere tutta la loro creatività.
C.E.
Una precisazione
Spettabile Redazione, vi prego di voler gentilmente pubblicare questa mia precisazione inviata al giornale "Il Baggese", in quanto il mio nome è conosciuto anche in Zona 19. "In data odierna mi è stato recapitato un volantino, firmato dal vostro circolo, che propone un dibattito elettorale presso la biblioteca di Baggio da me presieduto.
Non ho mai fornito adesione a tale manifestazione e mi trovo, mio malgrado coinvolto in un ruolo che non intendo e non posso assolvere.
Il Comitato di Gestione del Boscoincittà ha disposto che i responsabili del nostro centro non debbano in nessun modo essere coinvolti in alcuna iniziativa elettorale. La nostra unica azione nel corso
della campagna elettorale ha consistito nell'invitare i Candidati Sindaco (tutti nessuno escluso) ad una visita al Boscoincittà, per una opportuna conoscenza di questa iniziativa che si sviluppa grazie ad una attiva collaborazione tra la nostra Associazione e il Comune di Milano da ormai 23 anni.
Vi invito a fornirmi spiegazioni sui motivi che vi hanno indotto ad usare il mio nome senza la mia autorizzazione.
Vi prego di voler comunicare agli invitati la mia possibilità a partecipare alla riunione, precisando che non vi è mai stata data adesione alla iniziativa". UN BOSCO IN C177'A'
Sergio Pellizzoni
Documenti: quale scadenza?
Spettabile Redazione, volendo essere in regola con i miei documenti (anche per l'occasione del voto) guardo la mia carta d'identità, che avevo rinnovato nel 1992. Con mia meraviglia non vi trovo stampigliato il momento' della scadenza: cinque anni? Dieci anni? Due anni?
Non ricordo più e non capisco perché dovrei andare a chiedere oppure telefonare in quegli uffici dove si sta un secolo ad "attendere prego" per poi avere un altro numero che non risponde. Ci voleva tanto a scrivere "E' valevole per tot anni" sulla stessa carta?.
Giuseppe Cotti
La rotonda davanti al Bonola: un lettore propone di far dipingere dai graffittari le pareti per creare un ambiente pieno di colore Questa non è arte
Cara Redazione, si parla, si parla. Ma intanto i graffitari insudiciano Milano, offendono le persone pulite e ordinate della città e di fronte agli stranieri la mostrano quale non vorrebbe essere: una città di gente debole che si perde in chiacchiere (pardon, disquisizioni) su "arte-non-arte" e "questo è il problema". Non è arte. Sono scarabocchi ripetitivi e insulsi, che dimostrano la violenza di chi cc li vuole imporre.
FARMACIE DI TURNO
Zona Ovest
Questa violenza gratuita di pochi su molti, in tantissime città di tutto il mondo, da Vienna a Calcutta, è punita, è proibita, si cerca di combatterla. Guardie in borghese, multe, operazioni dirette di pulitura inflitte ai colpevoli colti in flagrante: i modi ci sarebbero. Vogliamo apparire comprensivi, tolleranti, buoni: non ci accorgiamo che siamo giudicati soltanto degli incapaci.
Martino M.
Alcune richieste per un quartiere migliore
Caro Milano 19, il giorno 26 febbraio alle ore 21 avendo letto sul giornale di Zona e sui cartelli murali del Comune l'avviso dell'assemblea pubblica al centro civico, ho voluto partecipare, tutti potevano assistere e dare un contributo, purtroppo la presenza era scarsa. Sono intervenuto su alcuni temi mai risolti, che nel territorio potrebbero dare maggiore vivibilità. Per l'ennesima volta ho sollecitato una maggiore sensibilità sul parco Pertini mettendo dei cartelli che vietino di portare gli animali a fare i propri bisogni e per fare rispettare il verde e mandare più spesso i vigili, non è sopportabile mettere a rischio continuamente i nostri bambini con escrementi e siringhe depositate da
posta
Attenti al cartello
In Via Oderzo, all'angolo con Via Lovere, è stata collocata una nuova segnaletica stradale. Sul palo compaiono tre cartelli indicanti che la strada è a fondo cieco e vige il divieto di sosta nella fascia oraria 0-24. La signora Moretti, ci fa notare con un certo sarcasmo che il pannello più basso è a soli 150 cm dal suolo del marciapiede largo appena 50 cm; "Non è solo un ostacolo su un marciapiede così stretto, ma c'è il pericolo di sbatterci la zucca !
Oltretutto il tombino sullo stesso angolo è pericolante da tempo, sfondato dal passaggio di qualche furgone. Lo abbiamo già segnalato ai Vigili, ma nessuno è ancora venuto per ripararlo, dobbiamo forse aspettare che si faccia male qualcuno?".
elementi irresponsabili.
Un maggiore controllo delle soste selvagge che limitano la libertà dei residenti, la manutenzione delle strade asfaltandole, tagliare l'erba agli incroci, in molti punti limitano la visuale causando incidenti, controllare le soste dei nomadi per evitare malcontento e furti nelle case del territorio. Vietare la sosta all'incrocio via Appennini con via Torrazza e via Alex Visconti fare senso unico via Parabiago facendo la zona più scorrevole si evita lo smog. A riguardo per una riunione dove asserite di non poterla fare per mancanza del locale potreste rivolgervi al CdZ e farla al centro civico.
Bruno Briata
Rifatte le zebre ma...
Dopo la segnalazione sul nostro giornale, Milano 19, debbo constatare che sono state prontamente ripristinate le strisce pedonali dell'intera piazza Santa Maria Nascente, dimenticate durante gli interventi alla segnaletica stradale dei mesi scorsi, ed è stato evidenziato l'attraversamento davanti alla scuola elementare Martin Luther King. Speriamo solo che la vernice usata non si dissolva così rapidamente come sta avvenendo in via Salmoiraghi, angolo Cascina Moietta (fatte un paio di mesi fa e richieste attraverso Milano 19).
Sicuramente più costoso il metodo adottato in precedenza che utilizzava un materiale plastificato incollato sull'asfalto, ma garantiva perlomeno una lunga durata nel tempo.
Due domande al Consiglio di Zona 19
Mese di Maggio 1997 dalle ore 8,30 alle 21,00 da venerdì 9 a giovedì 15 Via Wasghington, 98 - Via Forze Armate ang. Via Saint Bon, 2Via Altamura, 20 ang. Via Ricciarelli - Piazza Sempione, 8 ang. Corso Sempione -Via Natta da venerdì 16 a giovedì 22 Via Washington, 5 - Via Lorenteggio, 174 - Via Bagarotti, 40 - Viale Cassiodoro,12 - Via Delle Ande, 5 da venerdì 23 a giovedì 29 Via Caterina da Forlì, 3 - Via Morgantini 14 - Via Inganni, 81Via Cucchiari, 15 (Via Mac Mahon) - Via Ugo Betti, 159/B da venerdì 30 a giovedì 5 giugno: Via S. Michele del Carso, 26 - Via S. Gimignano, 13/APiazza Monte Falterona, 3 - Via Zanzottera, 12 - Piazza Baiamonti, 1 Notturna (sempre) dalle ore 21,00 alle 8,30:
Corso Sempione ang. Piazza Firenze - Oppezzo, Viale Ranzoni, 2
Guardia medica: tel. 34567
Questo servizio viene espletato in sostituzione del medico di base, nei giorni feriali dalle ore 20,00 alle ore 8,00 e il sabato e prefestivi con inizio dalle ore 14,00. la domenica e festivi dalle ore 8,00 alle ore 8,00 del giorno successivo.
Raccolta del sangue a cura dell'AVIS
Domenica 11 maggio c/o Istituto
Leone XII - via Leone XII, 12 Domenica 18 maggio c/o parrocchia
S. Ilario via Omodeo / via Cechov
Domenica 8 giugno c/o parrocchia S. Giuseppe Calasanzio via Don Gnocch,i 16 Domenica 15 giugno c/o parrocchia S. Romano via Falk, I
INDIRIZZI UTILI
Polizia
Soccorso Pubblico - Tel. 113 Commissariato via Novara, 199 - Tel. 48201900
Carabinieri - Tel. 112
Vigilanza Urbana
via Quarenghi, 21 (solo di giorno) Tel. 38001850
Vigili Urbani (centrale)
Tel. 77271
Vigili del Fuoco - Tel. 115
AEM Guasti gas - Tel. 5255
AEM Guasti elettrici
Tel. 3692 ENEL Guasti elettrici
Tel. 38861
Acquedotto comunale
Tel. 4120910 Pronto soccorso ambulanze
Tel. 118 Croce Bianca
Via Betti, 62 - Tel 3085345 Servizio medico a domicilio (a pagamento) - Tel. 3883
Azienda USSL 41 sedi: via Castelvetro, 32 Tel. 330291 via Novara,1 - Tel 3329.744-745 via Quarenghi, 21 Tel. 33029.740-742
SERT - via Albenga, 2 Tel 33029.740-742
Consultorio - via Albenga, 2 Tel. 33029.738
Ufficio Anagrafevia Quarenghi, 21Tel. 38000414
Consiglio di Circoscrizione (CdZ) 19 - Via Quarenghi, 21 Tel. 38001531 - 3800153438001536-38001622
Motorizzazione Civile via Cilea, 119 - Tel. 353791
La redazione è aperta al pubblico il primo lunedì di ogni mese dalle ore 17.30. Telefono: 02 - 3539458 (segreteria telefonica)
Lucillo Riggiardi
Vi sottopongo due quesiti che vorrei fossero segnalati al Consiglio di Zona per un eventuale approfondimento. Senso Unico: perché il senso unico di direzione è stato istituito in via Cimabue e non anche in via Collecchio che ha la stessa larghezza e che, con il posteggio su entrambi i lati, rende difficoltoso il transito? Centrale acqua potabile in via Collecchio, (davanti l'autorimessa): gli operai che hanno sostituito i tubi della fognatura in via Collecchio mi hanno riferito che la suddetta centrale di acqua potabile non è più in uso e che sarebbe stata eliminata. La zona verde, attualmente recintata, dovrebbe essere annessa ai prati che la circondano. Quando avverrà tutto questo? rag.
XXI MII LAVNI: maggio 1997 Direttore Luigi Volpe Rinonapoli Direttore Responsabile Marco Tadini Coordinatore redazionale Giovanni Farina Redazione Luciano Amato; Franco Bulbo; Daniela Barzlighi; Michele Cianci; Leonardo Clema; Ermes Cordaro; Giulio Fanluzzi; Bruna Fusi; Barbara Garlaschelli; Delia Oppo; Edy Rulli; Giovanni Spinella; Lorena Tadini Grafico Walter Molinaro Fotoreporter Marco Tadini Amministrazione Silvana Ciarmoli UNA COPIA T. 2.000 Abbonamento annuo, I l numeri, S 20.000 Abbonamento sostenitore libero Per l'abbonamento inviare l'importo a mezzo C.C.P. n° 16888208 specificando cognome, indirizzo e la causale "per abbonamento" intestato a: Editrice Milano 19 Soc. Coop. R.L. Via Appennini 101/B - 20151 Milano Direzione - Redazione - Arnminisirazione Via Appennini 101/B - 2(1151 Milano tel. 3539458 Registrato al Tribunale di Milano al n°388 dal 1/11/1978 Codice Fiscale 05852820157 LA COLLABORAZIONE E' APERTA A CHIUNQUE LETTERE E mAsosettrrn NON FIRMATI VERRANNO CESTINATI Milano giornali di Zona Il Quartiere Garlbaldl-Zona 2 -La Voce dl Zona 3 Il Dialogo - milanosette - ABC Ç Zona Nove La Conca Tra I Navigli - Orizzonte diciasaetteMilano 19 Stampa II Guado S.c.r.l. - Corbella (MI) Via l'abito Picasso lei. 02 97211.1 a R.A.
anno
maggio 1997 i pagina 2
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L'affascinante odissea di Alexandra David Néel a cura di Bruna Buttafava
Fin dalla primi giovinezza Alexandra David passava giornate intere sui libri, per studiare tutte le materie che la interessavano ma soprattutto un argomento che la appassionava molto: la comparazione tra le religioni, di cui voleva conoscere origini, evoluzione, possibilità di sviluppo personale, in pratica la loro applicazione nel pensiero moderno. Alexandra era nata in Francia nel 1868, in un elegante Quartiere di Parigi, da famiglia benestante di credo misto: cattolica la madre, protestante e ugonotto il padre con agganci alla massoneria e al socialismo.
Il cognome David la fa discendere dal grande ritrattista francese, mentre dalla madre belga le veniva un incrocio di sangue olandese e siberiano. Sull'impronta del lo scetticismo assorbito nelle scuole parigine, che non davano niente per scontato eccola partire alla ricerca delle fonti di ogni fede religiosa e studiare i testi antichi orientali, che affronta direttamente in sanscrito.
Decide di passare lunghi, periodi lontana da casa, ospite di comunità teosofiche europee, per facilita i suoi studi e invano la sua famiglia, legata ai ritmi del commercio spera che Alexandra dopo le fantasie giovanili si converta al loro modo dì vivere. Ferma nelle sue scelte la giovane studiosa comincia a sentire il richiamo dell'Oriente. I testi originali e rari che desiderava erano la nelle biblioteche dei monasteri, dell'India, della Cina, del Tibet. Quando ereditò dal nonno poté partire e iniziare a realizzare ì suoi sogni. Dal primo soggiorno in India ricavò un appagamento che si promise di replicare quando dovette ritornare in Europa a causa dell'esaurirsi, dei fondi. Le entrate finanziarie della famiglia David calarono di molto, il commercio era in difficoltà. la disinvolta Alexandra mise a frutto una delle sue numerose virtù e studiò canto, così da potersi esibire in un notevole repertorio di opere liriche. Ormai cantante affermata e molto richiesta nei teatri europei, sposò con decisione improvvisa un bellissimo, ricchissimo, elegante nobiluomo francese ingegnere delle ferrovie tunisine, Philippe Néel, che le offri nome, sostanze e casa a Tunisi, dove si stabilirono per qualche tempo. Liberata dai problemi economici e dagli obblighi della carriera mondana, che in fondo le interessava poco a cosa tornò a pensare la vitalissima e mai doma Alexandra? Al sanscrito, ai testi da studiare e tradurre, alle
L'altra Europa dal Baltico ai Balcani
Giovanni Garuti
atmosfere magiche già gustate in Oriente: sentiva che la noia della vita elegante e borghese. priva di stimoli, e di emozioni l'avrebbe inghiottiva.
Chiese al consorte una vacanza e partì da sola per l'India. Era il 1911, tornò nel 1925. Mai il marito potè o volle raggiungerla e mai lei pensò di interrompere una esperienza tanto affascinante.
L'Europa intanto era piombata nella disastrosa prima guerra mondiale, tante cose cambiavano. Anche la sua splendida casa a Tunisi fu venduta. Di, questo Alexandra soffrì, ma non a sufficienza per decidersi a tornare. Sotto la guida dei maggiori maestri, si inoltrava in esperienze dello spirito precluse fino ad allora ai non iniziati.
La sua predilezione andava verso il buddismo e arrivò a conoscerlo in forma approfondita, tanto da essere invitata a tenere conferenze e lezioni nelle sedi più prestigiose di tutta l'Asia, Cina e Giappone compresi. La David Néel era considerata dall'ari-
Alexandra non fatico ad apprendere il tibetano. Si travesti da pellegrina, si tinse la faccia e capelli, si unì ad un giovane lama recitando la parte dell'anziana e pia madre che seguiva il figlio nei luoghi santi. Quando partirono era il 1921, arrivarono a Lhasa tre anni dopo fra avventure inenarrabili, quando la nostra studiosa aveva ormai cinquantasei anni. Il freddo, i banditi, il vitto scarso e disgustoso, i disagi e pericoli furono fortunosamente superati: avevano vinto.
Il 10 maggio 1925 Alexandra (con l'inseparabile lama Yongden ormai, adottato come un figlio) rientrò in Francia trionfalmente. Aveva realizzato un'impresa ritenuta impossibile e la descrisse nel suo famoso "Viaggio di una parigina a Lhasa" che ebbe subito grande diffusione come lo furono i libri successivi.
stocrazia locale come una personalità d'eccezione e molti nobili e principi si pregiavano di averla ospite, meravigliandosi per la sua erudizione e competenza. Incredulo ma fiero della notorietà e del valore riconosciuto alla sua consorte, di cui peraltro attendeva fiduciosamente il ritorno, Philippe Néel finanziava con regolarità il suo soggiorno esotico che non era pacifico e protetto quanto lui sperava, ma che si apriva su incognite imprevedibili. Le tappe di Alexandra nello spazio e nel tempo erano certamente affascinanti ma sovente rischiose o addirittura pericolose. Anche l'Asia era in fiamme e c'erano guerre a non finire. Questo non impedì alla tenace ricercatrice di organizzare una spedizione verso Lhasa, la città santa del Tibet, assolutamente proibita agli occidentali. Già il governo inglese l'aveva messa in guardia in occasione di un suo precedente sconfinamento esplorativo.
Ora tutto si doveva preparare di nascosto, nel segreto più assoluto.
Questo le permise di ricambiare gli aiuti economici del suo caro Philippe, senza i quali non avrebbe potuto realizzare il sogno di tutta la sua vita. La biografia di Alexandra DavidNéel (conosciamo quella di Ruth Middleton, ma ne esistono altre) è un caleidoscopio di avventure confermate da lettere e fotografie. Il lato pittoresco ed affascinante dei suoi soggiorni orientali ha conquistato anche persone che in realtà non sarebbero attratti dai soli "viaggi, dell'anima". Stabilitasi a Digne, nel sud della Francia, in una casa ora Museo David-Nèel e centro culturale Alexandra visse fino a 101 anni. Fece ancora un viaggio in Asia, finanziato stavolta da fondi statali, e con il "confortevole" ausilio della Transiberiana. Partì nel 1937, tornò nel 1946 circondata da un alone leggendario: aveva settantotto anni. Morì nel 1969, seduta alla sua scrivania, mentre correggeva le bozze di un suo nuovo libro. Un'ultima riflessione in chiusura. Ci è piaciuta la rara analogia che si può cogliere fra questa storia e la storia di Ulisse, che per tornare dalla guerra alla sua isola (e alla sua consorte) ci mise vent'anni, pur navigando in un piccolo mare quale il Mediterraneo, ma si sa, le tempeste, le sirene, i ciclopi... e Philippe non è comparabile a Penelope? Ma che bravo marito, quanti ve ne sono così?
I termini dell'Odissea si sono capovolti, e, al di là di tutti i i significati di un'importante ricerca filosofica, è quello scambio di ruoli che ci provoca un incontenibile sussulto di soddisfazione.
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Quando il muro di Berlino ancora non era crollato e il inondo continuava ad essere diviso in due parti ideologicamente contrapposte, già si parlava utopisticamente della costruzione di una nuova Europa, dall'Atlantico agli tirali. Poi la dissoluzione dell'Impero sovietico aveva suscitato molte speranze nei Paesi confinanti con l'Unione Europea e generato un flusso migratorio quasi inarrestabile verso "l'occidente capitalista" da tempo sognato come paradiso della libertà e della ricchezza. Ma il difficile processo di ramificazione della Germania e l'esplosione drammatica dei conflitti etnici in Iugoslavia accanto agli irrisolti problemi economici e dell'occupazione nella Europa dei Quindici, ha fatto innalzare nuove barriere psicologiche che rischiano di rendere sterile il dialogo con l'Est euroasiatico. L'assenza e l'impotenza della Comunità Europea sullo scenario mondiale rende ancora più incerta la situazione dell'altra Europa, dal Baltico al Mediterranea menare grande resta l'attesa delle popolazioni orientali e slave per una cooperazione solidale allo sviluppo economico e sociale dei loro Paesi nella delicata fase di transizione alla democrazia Non è quindi il progetto di allargamento indiscriminato della Nato ad Est visto come una minaccia latente dalla Russia, il problema più urgente e vitale per la sicurezza dei cor(vii occidentali della Europa, ma l'avvio leale e tempestivo di un dialogo in campo aperto sulle prospettive future del continente europeo e delle aree adiacenti sia al Nord die al Sud E nemmeno l'acritica adesione ai rigidi parametri di Maastricht nei tempi previsti entro il duemila, potrà salvare la "fortezza." Europa dalla necessità e dall'obbligo storico di aprire gli occhi e cuore sulla realtà dei Paesi confinanti coinvolti in crisi economiche e politiche devastanti e pericolose per il futuro dell'Unione Europea e della pace. La tenrmione di una politica articolata in due tempi: prima si deve fare l'Europa e poi si affiateranno le altre questioni internazionali, si sta trasformando in un grave errore di percorso die può portare all'isolamento e all'instabilità continentale con prevedibili e tragiche conseguenze nei rapporti etnici e tra le nazioni CEE, slave e mediorieritali. Non è soltanto il diffuso timore di essere nuovamente invasi dagli albanesi come dopo il travolgente esodo di massa del'91 verso le coste pugliesi, che deve costringere l'Italia e l'Europa ad intervenire per fornire solidarietà concreta e collaborazione all'Albania sconvolta dall'ingiustizia e da forti tensioni sociali e politiche. Cosi anche il diritto dei palestinesi ad avere una patria va appoggiato con determinazione e coerenza dalla Europa, per impedire che le azioni dei coloni israeliani nei territori occupati e le decisioni di Israele di costruire nuove abitazioni per gli ebrei nel settore arabo di Gerusalemme, possa far saltare il processo di pace in Palestina. Inoltre, la Serbia e il Kossovo sconvolti dalle mobilitazioni popolari per la democrazia e la Bosnia devastata dalla guerra e ancora tentata dai demo-
obbligo storico dell'Europa è quello di aprire gli occhi e il cuore sulla realtà dei paesi confinanti...
ni dell'intolleranza etnica nella difficile fase della ricostruzione materiale e della possibile convivenza, devono poter contare sulla disponibilità e sulla cooperazione dell'Europa che già si è aperta alle istanze di integrazione della Croazia e della Slovenia nel tessuto comunitario. Non si possono neppure ignorare e respingere le richieste dei Paesi dell'ex blocco sovietico, dalla Bulgaria alla Romania, dall'Ungheria alla Slovacclzia dalla Repubblica Ceca alla Polonia, di entrare nell'orbita europea per poter condividere uno sviluppo solidale verso prospettive più eque di crescita economica e sociale oltre che di reciproco scambio culturale. Senza tuttavia voler isolare o escludere la Russia e la Comunità degli Stati Indipendenti da un dialogo costruttivo sul superamento delle antiche cowrapposizioni ideologidw e religiose, verso quella casa comune, auspicata e sognata nell'89 all'Assemblea ecumenica europea di Basilea, con porte e finestre aperte a persone e popoli con diverse visioni della storia e del mondo. Riprendere il co4ronto tra il mondo gennanico, latino e slavo, in una prospettiva di reciproco arricchimento culturale, viadire anche riscoprire e valori77ore l'amore per le tradizioni, le lingue e la spiritualità popolare, nella costruzione di una condivisa identità europea, aperta alla convivenza e all'integrazione con le altre culture delle genti migranti in Europa.
E' wi progetto di ampio respiro, die si proietta da Basilea a Graz nella scia d io: rinnatito inpegio intemajewiartale alla rimale i una intesa tra kÑ Chem Europee zite deir h1an'allana.►riliaiartnhcnúe e le nazioni, con ki speranza ci rtawire a strenue kvlogica, ideologicn e politica die ha finora inpedito e °star:lato il percorso verso l'unità tra i credenti e gli abitanti della grande Europa. Non è infatti in discussione il principio di autodeterminazione dei popoli dell'Europa Centrale e sudorientale, o l'abbattimento delle attuali frontiere, ma invece il superamento degli ostacoli storici che inzpediscorio di Instaurare nuovi rapporti di buon vicinato con l'Unione Europea da fondare ml rispetto delle minoranze, dei diritti umani e delle libertà democratiche, sulla riduzione degli armamenti e sulla libera circolazione delle idee e delle persone
Ogni tendenza egoistica e aprioristica all'autosufficienza economica e culturale dell'Europa occidentale, potrebbe generare e alimentare spinte nazionalistiche e tensioni sociali incontrollabili nei Paesi corOnanti che aspirano ad entrare nel processo di ricostruzioni geografica e politica del Continente gru i devastato dalle guerre mondiali e dai recenti corilitti etnici e sociali.
Non ci sarà pace e .svihippo nell'Unione europea che si sta creando pur tra molte difficoltà e contraddizioni, se non si riuscirà a gettare ponti con i popoli orientali del Baltico e dei Balcani, da sempre legati alle vicende storiche del divenire dell'Europa nei secoli, nella prospettiva della globalizzazione e della mowlializzazione del prossimo millennio. segue a pagina Il
Il palazzo monastero Potala (sec.XVII) presso Lhasa
maggio 1997 pagina 3
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Le pagine dei quartieri - QT8
PRONTO ENTRO OTTOBRE IL NUOVO ORATORIO Descrizione del progetto
profondi interventi di risanamento stanno interessando il QT8 in questi mesi: nuova sistemazione del verde pubblico, tinteggiatura e rifacimento del tetto del Mercato Comunale, installazione della nuova segnaletica stradale, sono ben visibili agli occhi di tutti, anche dei meno attenti a queste piccole, ma importanti opere di miglioramento delle strutture pubbliche. Un po' meno visibile, ma altrettanto essenziale per un quartiere che offre pochissime e limitate strutture di carattere sociale, è la realizzazione dei nuovi campi gioco dell'oratorio alle spalle della parrocchia di Santa Maria Nascente.
Ermes Cordaro
sforzi sin qui compiuti per ridare una più decorosa sistemazione ad un'area profondamente degradata: "sono stati necessari ben quattro anni per elaborare il progetto, preventivarne il costo, sottoporlo alle valutazioni della Curia e del Consiglio Parrocchiale, presentarlo alle Commissioni Urbanistiche del Comune e del CdZ per ottenere tutti i permessi necessari..., finalmente, avuto il parere positivo delle varie perizie, si è potuto dare inizio ai lavori".
Don Carlo tiene a sottolineare lo scopo fondamentale di queste strutture: educare attraverso il gioco le giovani generazioni offrendo al quartiere un nuovo punto d'incontro attrezzato. La nuova area verrà utilizzata
quasi esclusivamente per il gioco dei ragazzi dell'oratorio e non sono previste iniziative di carattere "agonistico", ne tantomeno tornei serali; e tranquillizza: "nessun disturbo per coloro che abitano intorno ai nuovi campi giochi oltre l'orario delle attività dell'oratorio, se non in rarissime occasioni, per i tornei esiste già il campo da calcio a Lampugnano". Contrariato e dispiaciuto per le polemiche sull'abbattimento dei vecchi pioppi, precisa che tutte le perizie ambientali condotte (anche da Legambiente), hanno espresso parere favorevole perché riconosciuta l'instabilità e la pericolosità delle piante stesse:
"le radici sempre più emergenti hanno portato gravi traumi ai piedi dei ragazzi nel gioco, la consistenza debole del legname, l'altezza ed il fogliame sotto i colpi del vento costituivano un perenne pericolo di improvvisi crolli con conseguenti responsabilità civili e penali della Parrocchia; inoltre va notato che nel periodo successivo alla fioritura, la semente provoca gravi disagi alle persone rendendo l'aria irrespirabile".
Infine abbiamo parlato con l'architetto Patrizia Pugnetti, redattrice del progetto, che gentilmente ci ha fornito la descrizione tecnica delle opere di arredo e del manufatto che ospiterà i servizi parrocchiali, che riportiamo qui a fianco.
Per la salvaguardia del Monte Stella
SCHEDE TECNICHE DI INGEGNERIA AMBIENTALE
Ermes Cordaro
Nell'ambito del Progetto di salvaguardia del Monte Stella condotto dal locale gruppo di Legambiente, Milano 19 presenta una serie di schede tecniche sulle metodologie d'ingegneria ambientale che i volontari applicheranno prossimamente nel parco guidati dagli esperti della Guardia Forestale. Da tempo pubblichiamo, a cura di Delia Oppo, schede per il riconoscimento delle specie arboree presenti nella nostra Zona.
Abbiamo incontrato il parroco Don Carlo, che ci ha illustrato gli enormi p g
r realizzare opere di ingeneria naturalistica vengono utilizzati soprattutto materiali vegetali vivi che hanno la capacità di rinnovarsi rapidamente rendendo più stabile il terreno come ad esempio le sementi, talee, semenzali o trapianti di arbusti, che con le loro radici svolgono un importante azione meccanica di trattenimento e stabilità del suolo, creano habit naturali, depurano e assimilano sostanze organiche e chimiche, conservano e migliorano il paesaggio aumentando la diversità biologica (gli ecosistemi risultano più stabili qualora il numero delle specie presenti sia elevato). La scelta delle specie deve considerare il clima (temperature ed intensità delle piogge), la tipologia del suolo (profondità, granulometria, acidità...), l'altitudine, la pendenza, l'esposizione oltre naturalmente la resistenza, la rapida crescita, la forte radicazione della pianta stessa. Altri materiali (organici inerti) sono largamente utilizzati per proteggere lo strato superficiale del terreno e permettere l'inerbimento ed il consolidamento dei pendii e dei versanti franosi: legname (tronchi, ramaglie, sciaveri.), reti in fibra naturale (yuta, cocco, paglia, fieno..). Essendo completamente biodegradabili e non
dannose a piante ed animali, attraverso la decomposizione apportano sostanza organica che incrementa la fertilità del terreno. Diverse sono le tipologie applicate per ottenere la buona riuscita degli interventi, vediamoli.
La viminata
Utilizza tale segmento di fusto separato dalla pianta madre e capace di produrre radici avventizie rigenerando così un nuovo esemplare; largamente impiegati salici, pioppi, noccioli, ecc.), intrecciate tra i paletti di una griglia (in larice o castagno) a sostegno di piccoli terrazzamenti; indicata per trattenere piccoli smottamenti, sono ben visibili sul Monte Stella.
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sezione prospetto
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La fascinata
Prevede uno scavo di 30-50 cm di profondità in cui posare delle fascine di ramaglie che favoriscono il trattenimento dell'umidità e la messa a
dimora di piantine radicate; a sostenere la base della buca vengono infissi verticalmente nel terreno paletti di 60 centimetri.
La gradonata
Prevede la disposizione a pettine di talee, piantine di vivaio o entrambi lungo pendii particolarmente poveri e con intenso movimento superficiale del terreno- garantisce una notevole efficacia e costi ridotti. Affronteremo più nello specifico le varie tecniche man mano che saranno sperimentate sul Monte Stella, analizzando tutte le variabili che dovranno essere considerate.
gradonata mista con talee e piantine
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altezza adeguata a protezione dei confini, aree per il gioco di bambini e ragazzi protetti con reti in plastica (un campo di calcetto ed uno di basket/pallavolo e un'area gioco con attrezzi in legno colorato),I percorsi pedonali illuminati con lampade per esterni. E' prevista la demolizione del gruppo spogliatoiservizi esistente. Nel nuovo edificio, in corso di realizzazione, troveranno posto i servizi ed un salone ricreativo. Il nuovo edificio è realizzato con struttura portante in blocchi di cemento e rivestimento in blocchetti di calcestruzzo colorati, reinterpretando, con materiali nuovi, la muratura in mattoni a vista della Chiesa.
Si prevede di ultimare l'intervento entro la fine di Ottobre.
Parrocchia S. Maria Nascente, sistemazione dell'area oratoriale: zona di intervento
7 Aprile 1997 sono iniziati i lavori di sistemazione della prima area oratoriale. Il progetto già noto agli abitanti del quartiere è stato presentato pubblicamente al CdZ il 10 Luglio 1996, per sistemare un'area attualmente sottoutilizzata e degradata, mettendola a disposizione del quartiere. Il progetto pone particolare attenzione alla sistemazione complessiva dell'area con la realizzazione di zone a prato, di percorsi pedonali in masselli autobloccanti color terra e l'inserimento a seconda delle diverse zone funzionali, di cespugli decorativi, di alberi ornamentali a basso fusto, una pergola con rampicanti, alberi a medio fusto che assicurino ombra alle zone di gioco e di sosta e siepi di o scorso lo maizo, sono state
BREVI DAL QUARTIERE
LNuovo senso di marcia in via Chnabue
Ñ installate le nuove segnaletiche he hanno modificato la cirwlazione stradale di via Cimabue, al QT8, trasformando così la strada da doppio senso in strada a senso unico con ingresso da via Collecchio e sbocco su via Isernia. Nessun residente, ne tantomeno i portinai o i commercianti della via ha ricevuto alcun avviso di un cambiamento così importante! Sbigottiti gli automobilisti che, per abitudine, giungendo da piazza S.Maria Nascente pensavano di potersi immette tranquillamente in viale Scarampo; forse pochi hanno notato e prestato attenzione ai cartelli
che indicano: Strada senza uscita, posti lungo via Isernia, ed il divieto di accesso nascosto dietro l'angolo ..."I vigili li abbiamo visti solo le prime due mattine" ci informa un passante che abita nella via, "molte auto continuano a percorrere la strada in controsenso, forse per abitudine, ma per chi abita vicino al XXV Aprile è assurdo dover fare tutto il giro da via Collecchio". Col passare dei giorni, la questione si tinge di giallo: nessuna delibera risulta depositata negli archivi del Settore Urbanistica del Comune suscitando sospetti sulla regolarità del provvedimento. I cittadini annunciano battaglie legali "del dopo elezioni".
Pronti i nuovi giardinetti tra piazza Stuparich e via Collecchio
Sono ormai conclusi i lavori per la ristrutturazione dell'area verde compresa fra Piazza Stuparich e Via Collecchio; la data prevista per il termine è stata rispettata, benché siano in corso gli ultimi interventi di piantumazione ed installazione degli arredi (panchine e cestini). Ora bisogna solo aspettare che attecchisca il manto erboso e si consolidi il terreno perché sia possibile il pieno utilizzo dei prati. Non soddisfano pienamente alcune delle soluzioni adottate per realizzare i vialetti: la ghiaietta utilizzata, benché pressata, presenta già dopo i primi passaggi delle biciclette, lievi (per ora) solchi che accumulano il materiale al margine del passaggio, segno che nell'arco di pochi mesi risulterà sconnessa favorendo, con gli acquazzoni primaverili, il formarsi di pantani e pozzanghere. Ci domandiamo
perché non siano stati usati materiali di rivestimento come beole di granito o quadrotti di cemento (come all'ingresso della MM lato via Pogatschnig) che garantivano maggior durata nel tempo e fruibilità con qualsiasi condizione meteorologica: oltre alla pioggia, consideriamo il polverone che si formerà nei giorni di vento come già accade sullo sterrato davanti al Mercatino Comunale. I tracciati così rettilinei danno l'aspetto di autostrade nel deserto ed invogliano bici e motorini a farne un tracciato da corsa; non si poteva invece scegliere un andamento più ondulato, da passeggio?
Invitiamo i lettori ad esprimere le loro opinioni da portare agli Uffici competenti (Parchi e Giardini: te1.62086862), vista la poca disponibilità dimostrata in precedenza durante l'esecuzione dei lavori!
Posta del QT8
Vi ricordiamo che la Redazione di Milano 19 ha predisposto nel QT8 due punti di raccolta ove consegnare le vostre segnalazioni (sono ovviamente graditi articoli, foto e notizie riguardanti il quartiere) entro il 15 di ogni mese presso:
Latteria Caloni Daniele, nel mercato comunale di Via Isernia, e La Gelateria di piazza Stuparich (Comitato "Quelli della 19").
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4mit Nuova sistemazione dell'area dell'oratorio della Parrocchia di S. Maria Nascente
Le pagine deì quartieri - S. Leonardo
Che cos'è la gestione autonoma?
Primi importanti risultati del Comitato per l'autogestione al Quartiere S. Leonardo
Il Quartiere S. Leonardo è formato da undici palazzi di proprietà del Comune, comprendendo quelli di via Alex Visconti dal n. 2 al n. 8 e di via Appennini dal n. 95 al n 209.
Le gestioni autonome sono sorte mediante legge Regionale nel settembre 1993. Nel nostro Quartiere si è già partiti nel gennaio di quest'anno con la gestione di 2 palazzi per il gruppo n. 2, pulizia, che comprende: pulizia di tutte le scale, rotazione sacchi a perdere, disinfestazione e trasporto macerie.
Un gruppo di inquilini volontari, composto da un rappresentante responsabile più cinque consiglieri, forma il comitato per l'autogestione. Il rappresentante ha a disposizione una quota di £. 500.000 ogni anno per le piccole spese, cancelleria e quant'altro possa servire per l'autogestione.
Per avviare l'autogestione occorrono le firme degli inquilini (sono sufficienti le firme del 60% di ogni palazzo) raccolte su appositi moduli dati dall'IACPM in 3 palazzi, e precisamente via Alex Visconti dal n. 2 al n. 8 e di via Appennini dal n. 149 al n. 159 e dal n. 169 al n. 179. Questa adesione alla gestione autonoma origina dal bisogno di avere più pulizia, ordine e risparmio, come già fanno i due palazzi in attività. L'autogestione è divisa in gruppi
che comprendono oltre al riscaldamento (gruppo n. 1), che noi già abbiamo, pulizie (gruppo n. 2), verde (gruppo n. 3), piccola manutenzione (gruppo n. 4) e il gruppo n. 5 manutenzione ordinaria. Alla gestione di tutti questi gruppi si può arrivare mediante un rodaggio nel gruppo pulizia e poi in seguito tutto il comparto del Quartiere S. Leonardo trasformandolo in autentico giardino periferico autosufficiente. Ed ecco il risparmio che possiamo avere. Nel consultivo 1994 scorporare le seguenti voci: custode £. 31.778.682, asporto immondizie £. 6.310.128 varie £.
2.188.724 per un totale di £. 40.277.534, diviso mq 5.332,79 = £. 7.552,80 spesa al mq. Questa è la quota di via Appennini 137/145. Il preventivo per l'anno 1996 e 1997 prevede il costo uguale e la spesa al mq di £.
7.823,632. Il consultivo per il 1997 in autogestione è di £. 71.447.535 diviso i mq 11.760,56 da un risultato di £ 6.122 al mq. Lascio a voi giudicare quanto è possibile migliorare in questo modo la gestione. Vi invitiamo a farci visita presso la nostra sede: Gestione Autonoma in via Appennini 129 nella quale troverete tutte le risposte alle vostre domande.
Giovanni Raggi
VANDALISMO?
VIA BOLLA
- CRESCE LA PROTESTA DEGLI ABITANTI
Gli abitanti sono esasperati per la mancanza di provvedimenti sulla viabilità, per la spazzatura all'aperto e l'ordine pubblico.
/residenti dei palazzi di proprietà dello stato e gestiti dalla IACP di via Bolla dal n. 16 al 24, lamentano oltre che la solita mancata manutenzione, l'inconveniente della esposizione all'aperto dei sacchi della spazzatura e dei cestelli per la raccolta differenziata.
E' un problema che hanno più
te da via Gallarate in una strettoia, ma ancor peggio è all'uscita verso via Torrazza, dove ci si trova ad un a curva a gomito ed improvvisa.
Gli incidenti in quel punto sono piuttosto frequenti e diversi con conseguenze gravi. Non mancano i casi di abbandono di auto, una a detta dei
eccessiva spesa per l'amministrazione comunale, ma anche in questo caso non si sono avute risposte.
I problemi però non finiscono qui, vi è l'aspetto dell'accesso alla via soprattutto per chi giunge da via Appennini dalla parte di Bonola. Questo tratto di via sul lato destro è quasi totalmente privo di marciapiede e guai azzardarsi a percorrerlo! Il rischio di venire investiti dalle automobili è grande, anche in questo caso gli incidenti con conseguenze gravi non sono stati pochi.
Petizioni, raccolta di firme, inviate al Comune non hanno avuto nessun esito.
Brevi dal quartieri
Via Ojetti recintata
Dopo le numerose proteste dei cittadini, sostenute anche dal Consiglio di Zona, è stata finalmente recintata con barriere di cemento, l'area a verde in fondo a via Ojetti, per impedire l'ingresso alle roulotte. L'area era ormai costantemente assediata da parte dei nomadi che
l'avevano trasformata in un campo abusivo.
Furto di occhiali
Furto di occhiali in via Silva
nella notte dell'Il aprile.
Nel negozio di ottica di via Silva 23, sono stati rubati occhiali per un valore di 100 milioni di lire.
volte denunciato per i problemi igienici ed estetici, soprattutto ora con il primo caldo la situazione diventa sempre più difficile.
Eppure il problema non è insormontabile, basterebbero dei cassonetti con chiusura o rifare, allungandolo, l'attuale locale nel cortile per il deposito della spazzatura, diventato insufficiente a causa della raccolta differenziata.
Il problema anche se in modo diverso esiste anche per l'altro gruppo di case a fianco, dove in un grande cortile sono allineati cassonetti in metallo senza chiusura e qualcuno abbastanza sgangherato, cassonetti in plastica con chiusura e cestelli.
Anche in questo caso la completa esposizione all'aperto provoca cattivi odori ed è una visione oltre che antiestetica anche antigienica. Ma i problemi di questa strana e tortuosa strada non finiscono mai, vi sono aspetti di viabilità più volte denunciati alle autorità, anche se non sempre di facile soluzione. come ad esempio il muro di una fabbrica che improvvisamente sbarra la via, deviando il traffico provenien-
residenti, giace abbandonata da oltre due anni. un'altra da vari mesi, ma sono diverse le auto che per brevi o lunghi periodi vengono abbandonate nella via. Un altro aspetto riguarda l'otti-
Alla fermata dell'autobus sulla via Appennini i residenti si servono di un viottolo che attraversa un prato, il quale, seppur in cattive condizioni e non regolamentare, evita il pericolo dell'incrocio tra via Appennini e via Torrazza dove avvengono diversi incidenti. Anche l'installazione di alcuni cartelli segnaletici, di strisce pedonali che prima non c'erano è stato un modesto passo
I contenitori della spazzatura nel gruppo di case dal 16 al 24; le montagne di sacchi all'aperto sono appena state portate via dall'AMSA; per evitare l'inconveniente basterebbe allungare il locale che si vede con le porte aperte.
mo parco gioco per i bambini costruito qualche anno fa, i genitori hanno più volte chiesto al comune di mettere una rete di protezione sia nella parte di via Gallarate che di via Bolla.
Questa eviterebbe che la palla o il pallone dei bambini quando giocano vada a finire sulle due carreggiate come spesso accade. Non si tratta di una
avanti, che però non ha ridotto minimamente i problemi del traffico.
L'esasperazione degli abitanti che da anni chiedono soluzioni e provvedimenti è alle stelle, promesse mancate o indifferenza da parte delle autorità competenti, non hanno fiaccato la volontà di battersi per ottenere dei risultati.
Ci pare, anche se è già stato fatto più d'una volta da parte del C.d.Z. 19, che la prossima amministrazione comunale che verrà eletta sia il nuovo C.d.Z. debbano impegnarsi con i cittadini per ottenere le necessarie modifiche, ma soprattutto questo comparto del quartiere Gallaratese deve essere rivisto in tutti i punti cruciali che presenta.
Un automobilista entrando dalla parte di via Torrazza arriva in fondo e non sa che pesci prendere; di fronte vi è uno sbarramento, a sinistra una entrata verso le case, sarà questa la via Bolla?
Il tratto di via Appennini che collega via Torrazza privo di marciapiedi.
Non sappiamo se la colonnina giacente a terra davanti alla stazione del metro Lampugnano sia stata divelta o è caduta da sola, resta il fatto che è dal mese di febbraio che rimane stesa. A quando la sua sistemazione?
maggio 1997 pagina 5
miidllnn0 00 lega nazionalecooperative e mutue MILANO ENERGIA srl TERMOGESTIONI Via Lucilio Gaio, 5 - 20151 Milano Tel. 02/3087128-3086889-3087163 - Telefax 02/3087481 Consorzio Cabro Metano
M.T.
Le pagine dei quartieri - G2
Furti, fughe di gas, perdite d'acqua, Incendio...
Assicurare l'abitazione?
lire 700 "neoproprietari" del Gallaratese G2 stanno oggi affrontando non poche problematiche scarsamente affrontate prima, quando erano inquilini dello IACP. Una di queste è se e come affrontare l'assicurazione per la casa appena pagata. Per questo abbiamo posto al Sig. Zeffirino D'Andrea, del Consiglio di Condominio per la Centrale G2, alcune domande:
D Su quale problema ritiene utile richiamare l'attenzione dei "neoproprietari'?
R Penso che l'aspetto assicurativo, in precedenza sottovalutato, assume oggi una più precisa rilevanza per questi "neoproprietari". Debbo però subito chiarire che la legittimità di questa rilevanza non annulla il fatto, che, solo dopo la firma e la registrazione dei rogito, questi diventeranno proprietari a tutti gli effetti.
D Ma allora costoro non potranno fin da ora compiere atti per cautelarsi di fronte ai possibili rischi?
R Certamente ciascuno può provvedere, alla protezione contro i furti, facendo installare porte di sicurezza, tapparelle metalliche, impianti antifurto. Possono inoltre essere prese misure per evitare fughe di gas e per la messa a norma di impianti di ogni tipo. Ma tutto ciò non copre l'aspetto della responsabilità civile nei confronti dei "terzi". Basti pensare all'innumerevole sequela di rot-
Attenzione ai frettolosi contratti di lunga durata
iure accidentali di tubazioni per l'acqua. Comunque, con specifici contratti e con modica spesa, è fin da ora possibile cautelarsi, non solo per i danni provocati a terzi per perdite d'acqua, incendio e scoppio nel o dal proprio appartamento, ma anche proteggere il proprio patrimonio di mobili ed arredi.
D Danni propri o danni a terzi; quali attenzioni bisogna avere?
R Innanzitutto nell'affrontare la soluzione di uno o di tutti gli
golo "neoproprietario" in rapporto a quanto si verifica nella propria abitazione e si manifesta con danni agli altri inquilini.
E' però sufficiente un contratto assicurativo ben fatto per uscire indenni; interessante il fatto che può essere stipulato sia direttamente dai singoli, sia collettivamente dal condominio o da un Comitato inquilini. Resta impregiudicata la circostanza che i danni imputabili alla proprietà ed alle parti comuni
BREVI DAI QUARTIERI
cura, dopo un attento esame delle singole situazioni, che variano spesso da caso a caso. Ad esempio per il Gallaratese G2 è molto importante la specificazione dell'impianto di riscaldamento a pannelli, in quanto per molte compagnie è argomento tabù, che può condizionare il diritto al risarcimento.
D Cosa si deve fare?
R E' evidente che la trattativa per le assicurazioni della casa sarà tanto più efficace quanto maggiore esperienza avrà il professionista sulla problematica accennata. Ma soprattutto l'esame preliminare e la trattativa andranno condotte, direttamente o attraverso un rappresentante di caseggiato, senza alcuna partecipazione.
D Qualche ulteriore consiglio?
In agitazione i lavoratori delle biblioteche I lavoratori delle biblioteche comunali nel mese di aprile hanno ripreso le agitazioni, in quanto il Comune ha disatteso gli impegni assunti nel 1996 sulla riorganizzazione del servizio e della definizione degli orari. Se non si troverà una soluzione verrà disdetto l'accordo sperimentale per gli orari mettendo a rischio l'apertura serale del servizio.
Suicida con il gas in piazza Selinunte
aspetti prima citati ed identificabili come "rischi dell'abitazione bisogna porre attenzione alla distinzione tra parti comuni e proprietà singola. Infatti in assenza di assicurazione gli avvenimenti dannosi possono far risalire la responsabilitàquindi l'obbligo di indennizzoalla proprietà dell'immobile (che rimane dell'IACP sino alla registrazione del rogito) per le parti comuni, mentre è del sin-
faranno capo al Condominio solo quando questo sarà costituito. Nel frattempo si presenteranno situazioni da valutare attentamente, meglio se in incontri collettivi del gruppo di inquilini interessati.
D C'è qualche altro aspetto che riguarda particolari tipologie presenti al Gallaratese G2?
R Innanzitutto ed in generale occorre che un contratto assicurativo sia redatto con estrema
R Nell'eventualità di dubbi o insoddisfazioni, su eventuali scelte già fatte, suggerirei di non subire impegni contrattuali di lunga durata, già bocciati anche dalla Direttiva CEE, che consente di modificare, nel tempo, i criteri di scelta, prendendo decisioni sulla scorta di informazioni più precise ed aggiornate, allineate con l'evoluzione della tecnica e crè1 mercato assicurativo.
A cura di S.A.
Su questi temi la Redazione intende tornare per rispondere a domande, ospitare contributi, organizzare incontri. Scrivete comunicando nome e recapito.
La signora Loretta Zirolia che mercoledì 9 aprile si è suicidata in piazza Selinunte facendo esplodere l'impianto del gas provocando seri danni a diversi appartamenti aveva già tentato in passato il suicidio, dando fuoco ad un appartamento in via delle Ande.
Mensa contestata
Per un cambiamento d'appalto i sei lavoratori della mensa del Centro Omnicomprensivo di via Natta rischiano di perdere il posto a di lavoro. I lavoratori in un comunicato denunciano che la nuova cooperativa appala. tatrice offre condizioni molto peggiori della precedente in contrasto con il contratto di lavoro.
della nostra Toponomastica da. .spaventapasserg
Giulio Fantuzzi
Diomede il mitico eroe greco incarnazione del combattente violento e spietato, dotato di prodigiosa forza fisica fu uno dei più audaci e valorosi guerrieri della guerra di Troia.
Insieme a Ulisse riuscì nella rischiosa impresa di penetrare nella rocca di Troia per trafugare il Palladio, un simulacro di Atena armata che proteggeva la città, riuscendo così a vincere la resistenza nemica.
Poco rispettoso degli dei non arretrò, come si narra nel V canto dell'Iliade neppure dinanzi al feroce dio della guerra, Ares, che parteggiava per i Troiani, affrontandolo e costringendolo ad abbandonare ferito e ululante il campo di battaglia.
Non esitò a ferire la stessa Afrodite, accorsa in aiuto del figlio Enea. Quando la dea dell'amore corre a rifugiarsi sull'olimpo presso la madre celeste Atena, dea della guerra e dell'intelligenza, gelosa della rivale vin-
citrice nel giudizio di Paride la punzecchia con queste parole: "Certo si sarà punta la tenera mano con un'aurea spilla".
In un altro canto dell'Iliade Diomede si dimostra anche astuto nell'invitare allo scambio delle armature il troiano Glauco in nome di un preesistente vincolo di ospitalità.
E allora, come dice Omero, Zeus tolse il senno a Glauco che diede le proprie armi cesellate d'oro in cambio di armi di bronzo. Nello stesso episodio Glauco esprime la caducità delle cose terrestri: "Qual delle foglie tale è degli umani la progenie, che le foglie a terra i venti le disperdono e la selva rigermogliante poi le riproduce quando il tempo rivien di primavera. Nascon, muoion così le stirpi umane". Via Diomede segna il confine tra l'Ippodromo di San Siro e il QT8, un tentativo di quartiere residenziale a misura d'umanità peccato che sia rimasto un caso isolato.
uno spettro che non si aggira più per l'Europa ma serve ancora per far paura è la toponomastica (intestazione delle vie: n.d.r.) che può infatti essere il tramite per questa tecnica da... spaventapasseri.
Da tempo va prendendo campo il vezzo di voler cambiare l'intestazione alle vie di Milano, Lega Lombarda in testa ora affiancati da Alleanza Nazionale.
Da corso Monforte a corso Padania, da via Palmiro Togliatti a... ? da corso Garibaldi a... magari ci starebbe bene Bava Beccaris che sparò cannonate, a fine secolo scorso, sul popolo milanese che protestava contro l'aumento del pane. Ma da noi, in Zona 19, esiste la via Quarenghi. Insigne architetto progettò a io-31 Pietrogrado, sotto gli Zar, oltre all'Ermitage, il palazzo Smolni che con l'avvento sovietico
fu l'Università Internazionale per gli Studi Comunisti.
Visti i continui contorti ragionamenti (si fa per dire) di questi personaggi credo che debbano essere presi provvedimenti per questa nostra via in Zona 19.
Almeno stando a loro. Ma credo che la conclusione debba essere questa: tali elucubrazioni non servono ad altro che a sviare l'interesse pubblico dai problemi reali.
Ma visto che la "...toponomastica è
be opportuno iniziare la cancellazione da coloro che non diedero molto onore alla loro patria... anzi.
uno studio scientifico per i nomi delle località..." (Oli-Devoto) sareb-
Che ci fa, ad esempio, via Massena, dedicata ad un generale napoleonico che fu uno dei più tremendi spogliatori di casse pubbliche e beni privati per soddisfare la cupidigia dei suoi generali unendo come trofei di vittoria opere d'arte predate ai nostri musei? Che ci fa via Giulio Mazzarino, uomo di stato di Francia di origine italiana, più generale conquistatore che cardinale? Che ci fa piazza Cadorna se pensiamo ai soldati fatti da lui fucilare come capri espiatori del suo fallimento a Caporetto? E ci fermiamo qui per scarsità di spazio e per opportunità. Ci sono troppi problemi maggiormente impor‘'\ tanti da affrontare anche se sarebbe necessario revisionare, e aggiornare, seriamente, la toponomastica milanese.
maggio 1997 pagina 6
a cura di O.D.
VIA DIOMEDE
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pagina 7
Le pagine dei quartieri Trenno
Si è svolta in via Rizzardi
Manifestazione degli scout GEL
In onore di S. Giorgio protettore degli scouts
Il 25 e 26 aprile il GEL (Giovani Esploratori Lombardi) ha organizzato presso il campo scout di via Rizzardi una grande manifestazione in onore di S. Giorgio protettore di tutti gli scouts del mondo.
Al raduno hanno partecipato diversi gruppi: ARCISCOUT di Torino, API SCOUT ASSORAIDER di Milano, ASSE di Cavenago, MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani).
Sono stati due giorni di intenso lavoro preceduto da due mesi di preparazione per rendere il nostro campo accogliente e sicuro.
Il successo della manifestazione (a cui hanno partecipato circa 160 ragazzi) ha premiato tutti gli organizzatori in prima persona Primo Marinello fondatore e Presidente del GEL.
Il GEL è una associazione di nuova formazione, nasce dalla
volontà di numerosi corpi scout provenienti da diverse realtà scoutistiche italiane, di creare un gruppo che dia la possibilità ai giovani di un grande Quartiere come il Gallaratese, S. Leonardo di avvicinarsi e usufruire di un grande sistema educativo intenzionalmente accettato come lo scoutismo, che consente ai ragazzi di crescere e divertirsi in un ambiente sano,
Volontari per il verde
I pensionati del gruppo "Giardino Fiorito" del CTS di Trenno hanno hanno abbellito il Centro Civico
Mercoledì 26 marzo ore 14,30 appuntamento presso il Consiglio di
Zona: questo l'impegno che un gruppo di volontari (prevalentemente pensionati del Gruppo "Giardino Fiorito" del CTS di Trenno) si sono presi per portare un poco di verde presso le strutture del Centro Civico. Erano circa una ventina. Sono arrivati alla spicciolata, chi con la vanga, chi con palette, cesoie, canna dell'acqua, annaffiatoi, ramazze.
Si sono infilati guanti da lavoro e sotto la guida dell'esperta Paola
di imparare i principi dell'autosufficienza, della disciplina e del rispetto, sia dell'ambiente che li circonda sia della società in cui vivono. Possono parteciparvi tutti i ragazzi dagli otto anni in su.
Per qualsiasi informazione potete chiamare:
Primo Marinello te1.38102505
Un originale concorso fotografico Trenno,
aspetti di vita di un quartiere
In collaborazione con il negozio PHOTO di Trenno e il circolo fotografico G. Trevisani del Gallaratese, in occasione della Sagra di San Giovanni che si svolgerà dal 14 al 24 giugno, viene indetto un concorso fotografico sul tema: "Trenno, aspetti di vita di un quartiere" (architetture, interni di famiglie, socialità).
Regolamento:
1-La partecipazione è libera e gratuita.
2-Saranno ammesse al concorso fotografie con un formato minimo di 15x20 cm
3-Ogni concorrente può consegnare da 1 a 4 foto differenti indicando sul retro di ciascuna cognome, nome, indirizzo, telefono, età (facoltativa) e rione di appartenenza.
4-Le immagini devono essere consegnate entro le ore 13,00 di sabato 7 giugno 1997 presso il negozio Photo (via Ratti 39 Milano. Tel 40910553.).
5-Tutte le immagini raccolte saranno selezionate e classificate
a giudizio insindacabile della Giuria.
Verrà scelta la migliore foto, la più spiritosa, inoltre verrà sti éta una classifica per i concorrenti residenti a Trenno (con assegnazione di punteggio al rione di appartenenza) e una per i non residenti. Durante la Sagra nei locali dell'oratorio sarà allestita una mostra delle opere pervenute, che rimarranno proprietà della parrocchia, che potrà disporne. Il ricavato di un'eventuale vendita o riscatto sarà devoluto per attività caritative. I vincitori del concorso verranno premiati durante la Sagra. Premi: Migliore fotografia: libretto di risparmio al portatore di lire 100.000. Fotografia
più spiritosa: Poster 50x70 con cornice. Categoria residenti: 1° premio camicia con cravatta; 2° giacca Husky; 3° messa in piega capelli; 4° abbonamento videoteca e abbonamento a 10 caffè. Categoria non residenti: 1° camicia con cravatta; 2° tuta tempo libero; 3° confezione profumo; 4° zainetto scolastico.
Corso di erboristeria al CTS di Zona 19
Caccia, hanno cominciato a svuotare vasconi pieni di mozziconi e immondizia ed a riempirli di argilla, terriccio e concime. Diversi vasi nuovi sono stati acquistati dal Consiglio di Zona, le piante sono state offerte dalla Parchi e Giardini e loro, i volontari, hanno messo la loro mano d'opera e tutta la loro buona volontà, mettendo a dimora cespugli di roselline, spirea, arbusti di ibisco, lauro nobilis ed altro ancora.
L'idea è partita dalla direzione del Consiglio di Zona. che ha espresso al Gruppo "Giardino Fiorito" (che cura il giardino del CTS di Trenno) il suo desiderio di abbellire con qualche piantina gli spazi davanti all'ingresso del Consiglio di Zona e il terrazzino prospiciente l'ingresso del CdZ come pure il terrazzino di fronte al centro commerciale, lato via Kant.
Tra poco dovrebbero sbocciare i primi fiori: i volontari si augurano che il loro lavoro venga apprezzato ma che, soprattutto, queste piante vengano rispettate, affinché possano crescere. fiorire e svilupparsi, per il piacere di tutti.
E.L.
Avrà inizio il giorno 8 maggio alle ore 21.00, resso il CTS. di via Lampugnano 145 un corso di erboristeria dal titolo "Come riconoscere le erbe medicinali ed utilizzarle per le cure del corpo". Gli incontri saranno sei (quattro a maggio, due in ottobre) e si terranno il giovedì sera dalle 21.00 alle 23.00. Nella serata di ottobre sono previste alcune esercitazioni pratiche per la preparazione di decotti, infusi e liquori da confezionare per Natale con le erbe raccolte durante l'estate.
Sempre nell'ambito di un percorso teso alla riscoperta del
benessere globale della persona, ricordiamo altri due appuntamenti:
secondo i metodi della medicina tibetana".
venerdì 6 giugno h. 17.00, conferenza sul tema "Educazione Prenatale". L'incontro non è rivolto soltanto alle mamme, ma anche a tutti coloro che hanno a che fare con l'educazione (nonni, insegnanti ecc.). Nel mese di maggio comincerà anche un corso di ortobotanica.
venerdì 16 maggio h. 17.00, conferenza-incontro sul tema "Autoguarigione tantrica
Domenica 10 giugno presso il CTS. di via Gorlini, al Parco di Trenno si svolgerà un pomeriggio di festeggiamenti in occasione della riapertura dopo i lavori di ristrutturazione. Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi tutti i pomeriggi al CTS. di via Lampugnano 145, tel. 40910797
Festa al borgo
elle giornate del venticinque aprile e del primo maggio si è svolta la Festa al Borgo di Trenno organizzata dall'ARCI. Un centinaio di bancarelle regionali, una esposizione di quadri dei pittori del Gruppo Sirio e altre iniziative hanno caratterizzato queste giornate che hanno avuto successo per la grande partecipazione di cittadini.
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La festa degli scout al parco di Trenno
Mario Viviani
Un saggio sul tema della cooperazione che cerca di rispondere ad alcune domande: Quale significato ha oggi la cooperazione?
C'è ancora spazio per questa forma di organizzazione produttiva e sociale? Quali trasformazioni prepara per il Duemila?
Il movimento cooperativo è stato un fenomeno importante per la società italiana. Ora vive da solo e con fatica la sua trasformazione, più di quanto meriti o di quanto convenga alla società italiana.
STRUTTURA E GENESI
DELLA COOPERAZIONE
La cooperazione non è un protagonista sociale di successo. Ciò dipende da differenti cause che si possono riassumere così: La cooperazione in Italia ha goduto-sofferto di un rapporto particolare (che a fatica si può chiamare privilegiato) con lo Stato. Questo le ha fornito uno strano connotato di "ente intermedio" ne pubblico ne privato, che ha garantito notevoli possibilità di sviluppo, ma che ha anche costituito una condizione di debolezza e fragilità. Proprio ultimamente essa si è manifestata in tutta la sua gravità. Nel tempo si sono concentrati sulla cooperazione molti fattori di complessità: una legislazione complicata, la varietà dei comportamenti imprenditoriali, le attese differenti dei cittadini, i gusti e le tendenze dei cooperatori, immagini tra di loro contraddittorie.
Varietà, complessità, contraddizione non sono sempre e solo fattori negativi.
Significano anche .ricchezza di stimoli, vivacità, scelta. Ma la coope-
specialità della cooperazione di trovarsi spesso al centro di vicende politiche di vasta portata: all'origine il rapporto fra riformisti e governo, poi l'entrata in politica dei cattolici, più recentemente la formulazione del patto costituzionale e il manifestarsi concreto (e normativo) della visione politico-sociale delle forze antifasciste.
Due momenti emblematici per comprendere la genesi della cooperazione italiana sono la vigilia della prima guerra mondiale e l'immediato secondo dopo guerra. In questi momenti vengono alla luce due leggi importantissime: la legge n. 422 del 1909 (precisata nel successivo regolamento 278 del 1911) e la legge n. 1577 del 1947, meglio nota come "legge Basevi", che segue di pochi mesi la Costituzione, la quale, con l'articolo 45, riconosce il valore e la funzione della cooperazione.
La prima legge, quella del 1909, tratta di ammissione dei consorzi di cooperazione ai pubblici appalti, ma il titolo dice poco rispetto al significato che la legge realmente possiede. Si tratta infatti di una piccola apoteosi nel processo di avvicinamento fra Giolitti e i socialisti riformisti.
Lo Stato riconosce condizioni assai favorevoli alle cooperative riunite in consorzi per lo svolgimento dei lavori pubblici. E ciò rappresenta un tassello importante nella strategia di pianificazione sociale, che è per Giolitti contemporaneamente condizione e strumento per il progresso nazionale.
Venendo più vicino, la Costituzione della Repubblica riconosce il ruolo della cooperazione "a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata" (art. 45).
LA LEGISLAZIONE
E I SUOI EFFETTI
Radieuse
razione italiana mostra difficoltà ad usare questi stimoli per rinnovarsi.
LA COOPERAZIONE IN ITALIA
La cooperazione italiana nascecome nel resto d'Europa - dai movimenti sociali e dall'organizzarsi delle classi lavoratrici. La sua storia però diventa presto molto speciale: il fatto è che - a differenza di altre esperienzé - la cooperazione italiana è una risorsa "spendibile sul mercato politico nel contesto della rappresentazione degli interessi" come ha notato Sapelli. Ovvero - in termini correnti - c'è la
rative dallo Stato, sia sul piano economico sia su quello organizzativo ed operativo. Inoltre sanciscono la supremazia - l'una in modo implicito, l'altra in modo esplicitodella associazione ( prima solo la lega, poi anche la confederazione e
partenza al "privatismo" dell'iniziativa cooperativa e si irrigidiscono i suoi ambiti di intervento sostanzialmente predefiniti.
Specialmente nel secondo dopoguerra la cooperazione appare uno strumento per cui lo Stato localizza
hanno guidato la resistenza e cheal governo e all'opposizionegarantiscono il funzionamento della società e dello stato che - per silenziosa delega - hanno anche il compito di fornire regole, tutela ein una parola - governo e regia della cooperazione, rappresentando lo snodo fondamentale tra soci, imprese, mercato attività legislativa e risorse finanziarie. Tutto ciò conduce ad una serie di fenomeni che nei loro risvolti negativi sono già stati recentemente oggetto d'analisi, come i limiti della democrazia, la debolezza imprenditoriale di alcuni settori, lo scarso senso dell'istituzione, la tendenza alla burocratizzazione.
Esistono tuttavia anche dei risvolti positivi, che differenziano in modo netto l'esperienza cooperativa italiana da quella del resto d'Europa. Il principale di questi caratteri è la tenuta dell'unita cooperativa, la sua capacità di rimanere intersettoriale. In Italia non si producono le vistose divaricazioni fra settori: tra cooperazione di lavoro, cooperazione di utenti e consumatori, cooperative di supporto ai lavoratori autonomi e alle imprese, che in altri paesi hanno fatto da sfondo al tracollo e alla sparizione di interi segmenti di cooperazione.
LA SALDA TRADIZIONE ITALIANA
Su questa legislazione prende corpo la legge Basevi: essa si incentra su tre punti fondamentali: definisce i principi della mutualità e dell'assenza di fini speculativi, enunciati dalla Costituzione, precisa i requisiti mutualistici, determina il diritto-dovere dello stato di vigilanza sul sistema delle cooperative, delega infine questa funzione alle associazioni di rappresentanza.
Che cosa si ravvisa di paradigmatico e coincidente nelle leggi richiamate? Che cosa mi porta a dire che nella loro interpretazione si spiega la genesi cooperativa?
Le coincidenze sono le seguenti: in primo luogo entrambe le leggi sanciscono la dipendenza delle coope-
l'Associazione generale) sulle cooperative, e ciò non solo e non tanto in virtù del mandato democraticamente espresso dai rappresentanti, ma in virtù del suo ruolo di cerniera fra cooperative, partiti politici e stato.
I CARATTERI ORIGINALI
Questi caratteri - che potrei definire originali - comportano una lunga serie di effetti. Mi limito ad osservarne due:
1) Per ragioni affatto differenti sia l'impostazione lazzattiana-giolittiana che l'ispirazione post resistenziale tendono a costruire un rapporto privilegiato ed in qualche misura strumentale tra cooperazione e Stato.
La cooperazione trova nello Stato un mercato, un tutore, un fornitore di risorse per perseguire gli scopi che le sono specificatamente assegnati dallo stesso Stato.
Ciò è particolarmente visibile in campo agricolo (nel quale le cooperative assumono un ruolo cardine per la realizzazione della riforma agraria) e nel settore della cooperazione di abitazione.
Si costituisce un temperamento di
parte della propria strategia sociale. Molto meno esso appare come un autonoma, basale, forma di costituzione dell'economia sociale.
Il processo non è quindi "la economia sociale 'si manifesta e lo stato la riconosce, quanto lo stato ha una visione sociale e la persegue con diversi strumenti, tra i quali la cooperazione".
2) Questo "relativo statalismo" della cooperazione comporta - tenendo a mente lo svolgersi delle vicende politiche in Italia - un ruolo particolarissimo della struttura associativa (Lega, Confederazione, Associazione generale).
Essa assume il ruolo di garante per lo stato e di delegata dallo stato per la coerente applicazione del paradigma appena descritto. Comporta inoltre un'analogia tra governo della cooperazione e governo delle altre grandi organizzazioni "riconosciute", che intrattengono con lo Stato speciali e privilegiati rapporti: i sindacati, le organizzazioni professionali, le partecipazioni statali. Sono infatti i partiti politici che
In Italia rimane ben salda la predisposizione al mutuo aiuto tra cooperative di diversi settori e rimane intatta la capacità di far fronte a crisi cicliche con la chiamata a soccorso del complesso del movimento.
E' proprio questo funzionamento "maggiormente sistematico" che rende disponibili le risorse e guida le grandi ristrutturazioni di reparti (in primis la cooperazione di consumo e quella delle costruzioni) degli anni sessanta e settanta e che conduce al prodursi di bacini cooperativi territoriali, dotati di propri sistemi di regolazione, normativi e di mercato: veri e propri ecosistemi cooperativi.
PARTIRE DALLA STORIA E INTERPRETARE IL NUOVO Questo in breve l'impianto di partenza. E ora? Ora bisogna fare i conti con la mancata modifica di questo schema, che ha perso efficacia. Bisogna fare i conti con la storia. La cooperazione ha sofferto di iperstrutturazione. Essa cioè è stata vincolata a precise regole, per quanto non scritte, che ne definivano i campi d'intervento, ne definivano le zone geografiche di presenza, definivano addirittura le competenze prioritarie delle differenti
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Le Courbusier, la Ville
centrali cooperative. Così se la cooperazione della liga era quella degli operai e degli utenti, quella della Confederazione era soprattutto quella dei contadini.
Rispetto al resto d'Europa, nella cooperazione italiana esiste e resiste una maggior importanza dell'impresa, che a volte diventa mito e che si emblematizza in un famoso slogan degli anni ottanta, quello della centralità dell'impresa.
Anche in auesto caso c'è contemporaneamente del buono e del meno buono: il buono è rappresentato dal rispetto dell'efficienza e dalla volontà di provarsi con il mercato; il meno buono è che la cooperazione nel suo complesso è stata legata più ai suoi prodotti (le imprese) che alle domande sociali cui avrebbe potuto dare risposta.
IL MITO DELLA IMPRESA
Il mito dell'impresa non è un'acquisizione recente. Anche esso deriva dalla visione sociale cattolica e comunista postbellica..
Il mito dell'impresa esiste perché la concezione della cooperazione equivale a quella della difesa dell'occupazione, visto che lo stato deve garantire tutto il restante complesso delle necessità sociali. La cooperazione è dunque costituita da soggetti economici che nella loro autonomia devono soprattutto fornire risposte occupazionali.
Si costruisce (soprattutto nella Lega) una prevalenza culturale e una supposta maggiore qualità morale della cooperazione di lavoro su quella di utenza. La "vera" cooperazione è quella degli operai. Così quando prolifera la crisi della cooperazione delle costruzioni (il maggior aggregato delle cooperative di lavoro) sembrerà di rimanere senza guida e senza visione.
SECONDA REPUBBLICA:
CAOS LEGISLATIVO
Lo stato è scosso dall'agonia della prima repubblica e si manifestarispetto alla cooperazione - in modo comprensibilmente contraddittorio.
Un esempio: è del 1992 l'approvazione della legge n.. 59 di riforma della legislazione cooperativa. Possiamo considerarla il canto del cigno del mito dell'impresa e del-
l' iperstruttutu razione.
E' l'impresa produttiva, per quanto cooperativa, che è al cuore della legge, la quale ha il fine di permettere l'aumento della sua dotazione finanziaria attraverso gli istituti del socio sovventore e delle azioni di partecipazione.
toaiuto, al rispetto per il bene collettivo. Da parte sua lo strumento principale della mutualità - la cooperazione - si ritrova in gravi impacci a muoversi in un campo in cui aveva compiuto pochi e timidi passi, allevata ed indottrinata a fare ben altro: a difendere l'occupazio-
partito degli operai e dei contadini. Quali messaggi generali, quali vittorie politiche si collegano alla difesa del posto di lavoro di un cooperatore? Che differenza c'è con il posto di lavoro di un operaio della Fiat?
In politica prende corpo una forma nuova: il radicalismo conservatore, a cui la cooperazione non è per nulla preparata. Nemmeno il primo periodo della guerra fredda ha questi caratteri di spregiudicata opposizione alle idealità sociali, nelle quali la cooperazione - con più o meno dirittosi era fatta riconoscere dall'intero schieramento parlamentare. Infine all'interno della cooperazione è intanto latenti, una condizione di crisi imprenditoriale che si concentra nei settori i cui mercati sono più connessi con lo stato.
UNA SITUAZIONE
COMPLESSA: COME RISOLVERLA ?
E' necessario ridefinire il rapporto con lo stato.
Ciò deve avvenire soprattutto tramite una revisione generale della legislazione. Le poche cose dette precedentemente dimostrano come la legislazione sia complessivamente fuori sintonia non solo in riferimento al funzionamento e alla funzione delle cooperative, ma per le stesse esigenze della nostra società. Il rapporto con lo stato deve essere rivisto anche per quanto riguarda le relazioni correnti, cioè quelle che attengono all'intervento della cooperazione negli ambiti tradizionali cui ad essa viene riconosciuta una particolare efficienza a priori: nell'ambito dei servizi sociali, la cooperazione edilizia, la cooperazione in agricoltura, in prospettiva, l'educazione.
Si produce - sullo schema mutualistico definito dalla Basevi - la nascita di nuovi soggetti cooperativi, portatori di interessi unicamente finanziari o capitalistici.
Tali soggetti -comprensibilmentenon sono interessati alla realizzazione del patto mutualistico, quanto alla sua performance imprenditoriale o - in altri termini - alla sua capacità di produrre profitto.
Certo la legge non è solo questo: viene finalmente configurata la mutualità cooperativa e viene accennata la mutualità esterna; si fa un passo avanti per quanto riguarda la trasparenza gestionale.
Eppure - nella sua ispirazione più profonda - si avverte la volontà di dare più costrutto all'impresa autogestita, non di ampliare lo spettro di azione della cooperazione o di diffondere e sviluppare l'economia sociale.
Passano appena due anni e sembra un altro mondo, e per alcuni versi lo è veramente. La legge finanziaria del 1995 contiene nuove norme fiscali che intaccano l'intassabilità degli utili d'esercizio devoluti a riserva indivisibile. Tralasciamo le motivazioni.
Fermiamoci all'aspetto delle argomentazioni; è il paradigma della centralità dell'impresa che ha scoperto il fianco: se la cooperativa è un'impresa è in questa sua configurazione che deve concorrere ai bisogni dello stato; come tale può e deve essere considerata. Allo stesso tempo lo stato riduce il suo intervento sociale e soprattutto dichiara che questa è la strada principale per il risanamento.
Si profila un quadro in cui lo stato inizia un'operazione di ripiega,
235..~:~5 mento dalla società che però non è stata educata alla mutualità, all'au-
ne tramite l'impresa.
Il "mito occupazionale" che aveva rappresentato la bandiera per diverse generazioni di cooperatori diviene gradualmente una palla al piede che impedisce di pensare, di progettare scenari possibili, di modificare i comportamenti.
NUOVE DIFFICOLTÀ DA AFFRONTARE Nella società si è diffuso un forte antistatalismo, che accomuna ogni forma non assimilabile ad una
Tutti questi fenomeni si presentano come uno stretto intreccio di cause ed effetti in cui è impossibile - contemporaneamente - evitare la complessità, ma anche abbandonarsi alla complessità.
Il quesito di oggi è proprio come affrontare, con quali strumenti e secondo quale ordine, questo stato di cose. A puro scopo introduttivo tento di ipotizzare l'ordine e l'elenco degli ingredienti da utilizzare.
Il primo ambito di azione è interno alla cooperazione e riguarda il suo complesso valoriale e normativo. Ovvero la specificità, diffusibilità e comprensibilità del suo messaggio. E' proprio coerente con questo
Bisogna più capacità normativa alle regioni perché ormai è assodato che ogni fenomeno sociale diffuso non può essere concepito al di fuori del suo ambito territoriale. E' necessario non solo non demordere, ma se possibile migliorare per quanto riguarda la salvaguardia del principio di efficienza.
EFFICIENZA E LIBERA CONCORRENZA
Esso è strettamente collegato alla possibilità di incontrare i bisogni sociali ed è strettamente legato alla sopravvivenza delle tradizioni imprenditoriali cooperative.
Solo nell'efficienza è possibile servire il proprio mercato.
Ma è fuorviante concepire la finalità della cooperazione nella costruzione e nel mantenimento dell'efficienza delle imprese.
Strettamente legato al principio di efficienza è quello di "libera concorrenza" che in questo caso significa non solo concorrenza sul mercato, ma anche concorrenza delle forme impresa: l'economia sociale può realizzarsi non solo attraverso le cooperative ed un movimento capace deve essere in grado di scegliere la forma organizzativa più adatta agli scopi.
rozza e televisiva forma di liberismo, fatto di qualunquistica aggressività, di fastidio per ogni controllo, di latente giustizialismo, ma in verità insofferente - o al massimo indifferente - non solo alla giustizia, ma addirittura all'equità.
La cooperazione è smarrita in questo mondo così differente non solo dalle sue abitudini ma anche dalle sue più spregiudicate fantasie.
La cooperazione non ha precisi messaggi generali con cui far accorrere le folle dei cooperatori effettivi e potenziali a sua difesa e appare alla società come un complesso di interessi corporativi.
La dannazione della "centralità" dell'impresa che ritorna. In politica scompaiono gli sponsor della cooperazione.
Sparita la Democrazia Cristiana, sparito il partito socialista. Meno propenso il PDS a giocare il ruolo di difensore unico di interessi che anch'esso a volte avverte come corporativi.
Il PDS non è più da gran tempo il
assunto la riscrittura dei principi e la costruzione di un codice etico di comportamento?
Cose che - come è noto - la cooperazione ha già iniziato a fare. Per procedere per slogan si potrebbe dire che dalla centralità dell'impresa è necessario passare per la centralità del socio, per approdare infine - in un tempo il più possibile veloce - alla centralità del messaggio politico e sociale della cooperazione. Il secondo punto è quasi più importante del primo: guardare fuori e andare in cerca di alleanze che tanto più varranno, più saranno riferite direttamente ai cittadinipotenziali-cooperatori e solo subordinatamente alle rappresentazioni sociali e politiche di vario tipo. Significa avere un approccio di marketing sociale che tenti di modellare l'organizzazione sui bisogni sociali adeguatamente interpretati e di non restringere il campo di intervento agli interessi e alle capacità delle imprese che già esistono e operano.
L'efficienza della cooperazione è contenuta nel migliore funzionamento del suo sistema di relazioni interne e nella sua capacità di regolare al meglio la transazione fra le cooperative.
Rimane dunque come punto strategico quello del miglioramento delle strutture di rappresentanza, alle quali è affidato - ancora prima che alle imprese - il compito di guidare l'intero processo politico di trasformazione.
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La casa del Popolo al villaggio francese (1925)
Casa della Cooperativa Anversa 1898
VECCHIE E NUOVE GENERAZIONI NEL NOME DELLA RESISTENZA
Quest'anno le celebrazioni per il 52°Anniversario della Liberazione nella nostra Zona a causa delle elezioni amministrative, sono state diluite nel corso del mese di aprile e non concentrate tra il 24 e il 25 aprile.
Si è cominciato il 5 aprile con una
all'altra. Franco Colzani presidente della sezione ANPI del Gallaratese, nel ringraziare i ragazzi delle scuole della zona presenti ha ricordato poi il calendario delle manifestazioni successive.
La serata è proseguita con la prima esibizione del coro: "La Musica è
vista canoro ma anche come espressione di passaggio dei valori storici da una generazione all'altra. Gli allievi della scuola media Casàti di via Ojetti, si sono esibiti presentando la lettura di alcune poesia e di lettere dei condannati a morte della Resistenza, per poi pas sare ad una seriei esibizioni sin gole e a quattro mani al pianoforte. Il repertorio prevedeva un brano
poi passare alle esibizioni a quattro •• mani, cioè due pianiste alla volta alla tastiera. Nebia di Longo,
"Sonata 36 n. 20" e "Marcia alla
turca" sono stati i brani scelti e che hanno ottenuto un grande successo
e molti applausi. L'esibizione degli allievi della Casati si è conclusa con un trio di flauti e la recitazione di "Fischia il Vento".
La presidenza della manifestazione
conferenza sul tema: "Repubblica e Costituzione" tenutasi presso la sezione dell'ANPI di San Siro. Il 16 aprile si è svolta la cerimonia presso la scuola media E. Colorni terminata con la posa delle corone alla lapide di Villa Triste.
Il 20 aprile, di cui ne diamo notizia in altra parte del giornale, sì è tenuto un concerto presso il Centro culturale dell'ECER.
La parte più importante delle mani23 aprile alle ore 21 presso l'Auditorium del Centro civico di via Quarenghi, 21, affollato soprattutto digiovani delle scuole medie e superiori della Zona.
Daniela Radaelli, già consigliere del CdZ 19 ha presentato le iniziative della serata.
Ha iniziato Don Vittorino che prima della benedizione delle corone da portare ai cippi dei caduti, ha ricorrenza deve servire per non
Vita", seguita poi da un insieme con il coro dei ragazzi della media
E. Colorni che hanno eseguito il: "Va pensiero".
I giovani della media CozziQuarenghi hanno invece esordito con un trio di chitarra, molto apprezzato dal pubblico presente che gli ha tributato molti applausi. La prof.ssa Bramo ha invece recitafi
all'Omnicomprensivo di via Natta, alle 9,30 si sono recati a Lampugnano per deporre le corone, una alla lapide del martire Poletti e una sulla piazza di Lampugnano. Una cerimonia suggestiva e toccante, non è facile vedere dei giovani che seri e compunti ascoltano e vogliono sapere che cosa hanno fatto quelle persone cui si fa a deporre una corona. Contemporaneamente a Trenno una delegazione di ragazze accompagnate dal loro insegnate di educazione fisica insieme ad una delegazione dell'ANPI si sono recati al cippo dei tre caduti di via Bellaria e poi al cimitero inglese, dove sono sepolti anche tre giovani combattenti italiani. Anche qui la giusta curiosità dei giovani per sapere come erano morti quei combattenti della libertà, facevano rivivere ai protagonisti che li accompagnavano con molta commozione, quei fatidici giorni di 52 anni fa.
Il 24 aprile alle ore 20 presso il campo sportivo San Romano sono
coro "La Musica è vita" e quello dei ragazzi della media E. Colorni.
sportive per nuovi rapporti per il futuro. Alle 21 a Figino si è svolta la tradizionale fiaccolata con posa delle corone alle lapidi dei caduti della Resistenza. Anche in questo caso un momento per ricordare il passato non disgiunto dal presente. Il 25 aprile mattina presso la sede dell'ANPI di via Mar Jonio a San Siro si è svolta la cerimonia celebrativa, di cui ne diamo più ampia cronaca in altra parte del giornale e infine il 3 maggio, organizzato dall'ANPI San Siro nel salone della Camera del Lavoro di piazza Segesta, gli studenti della scuola media G. Negri, Colorni e dell'Istituto Boccioni hanno tenuto un concerto.
Un mese di grandi iniziative che non ha subito nessuna fase di rallentamento nemmeno con l'attentato avvenuto il 25 mattina all'alba presso Palazzo Marino, anzi questo fatto ha contribuito ad avere una maggiore partecipazione di pubblico alla manifestazione del pomeriggio in piazza del Duomo.
to due splendide poesie, ottenendo le successo.
dimenticare quanto è avvenuto e stiva e molto apprezzata dal pub- anch'essa un notevo • soprattutto che non sia solo un rito blico presente che è esploso in Il prof.re Brasi me per la vecchia generazione.
Grazia Poletti già presidente del
Una esibizione veramente suggeapplausi a questa originale esecuzione.
na a no dell'ANPI milanese ha ricordato i valori del 25 Aprile e l'attualità sto-
CdZ 19 ha invece esordito dicendo II successo dei due cori abbinati si rica che ha oggi nel nostro Paese. s
che la libertà è il valore più forte e è ripetuto ancora con l'esibizione E' seguita poi la cerimonia della che la democrazia va difesa ogni del noto inno: "Fratelli d'Italia". Un consegna delle tessere ad honorem ,•:; • íg• giorno. La ricorrenza del 25 è una successo veramente meritato di ai parenti dei caduti della nostra s 4 , staffetta di valori che deve essere questo non previsto abbinamento Zona. • tramandata da una generazione tra i due cori, non solo dal punto di Le tessere sono state consegnate e. 5t , • dai ragazzi delle scuole. Due parti- v, ‹ , .o 5 naniriffine«*» 4:?0. Ä ,
colari targhe sono state consegnate da Roberto Bescapè dell'ANPI, alla P • B • la P loro particolare attività presso
del Gallaratese.
L'intensa serata è proseguita con lo svolgersi del programma previsto per il coro "La Musica è Vita", che come scontato ha accolto un grande successo. Il finale poi dell'esibizione ha visto tutto il pubblico eseguire con il coro la nota canzone: "Bella ciao".
Le iniziative delle manifestazioni sono proseguite il 24 mattina con la posa delle corone alle lapidi dei caduti.
Una folta rappresentanza di allievi delle varie scuole presenti
La squadra della Viscontini che ha vinto il torneo di calcio
state premiate le due squadre finaliste del torneo quadrangolare di calcio organizzato dall'ANPI e dal CdZ 19.
Il torneo è stato vinto dalla Viscontini che ha battuto per 1 a O la San Romano, avevano partecipato anche le squadre della Comina e dell'Accademia Inter. La squadra vincente è stata premiata dal presidente dell'ANPI P. Colzani e la seconda dalla dott.ssa Grazia Poletti.
Ma questo avvenimento è stato anche il motivo per uno scambio di intenti tra ANPI, CdZ e società
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ANPI S. Siro
Ricordare per non dimenticare
Con il tradizionale corteo di auto dell'ANPI di San Siro alle 9,30 del 25 aprile che partito da via Mar Jonio andava a deporre le corone alle lapidi dei
Dall'unità d'Italia all'Europa unita
Il 20 aprile, una serata densa di commozione e gioia con il coro "La Musica è Vita" al Centro Culturale dell'ECER
è tenuto un breve concerto eseguito da due giovani allieve della Scuola Civica di Musica "Villa Simonetta". Luisa Miccoli al flauto traverso e Silvia Fiorani, chitar•••
In occasione dell'anniversario del 25 aprile presso il Centro culturale "Sandro Pertini" dell'ECER, il coro:
caduti si sono aperte le celebrazioni per l'anniversario della Liberazione.
Alle ore 10 davanti al Giardino della Resistenza, sempre in via Mar Jonio un folto gruppo di cittadini ha ascoltato il prof.re Stefano Draghi che ha ricordato i motivi di fondo della Guerra di Liberazione: "Ricordare per non dimenticare, perdonare anche i nemici ma non dimenticare quanto da essi provocato" si è messo quindi in evidenza l'importanza di insegnare ai giovani che cosa è stata la Resistenza italiana. Quest'anno poi l'ANPI San Siro ha voluto ricordare il 52 Anniversario della Liberazione con una serie di pannelli illustrativi che partendo dal 1946, anno di fondazione della sezione, rappresentavano con foto documenti, tessere articoli di giornali l'azione culturale svolta per mantenere e diffondere i valori della Resistenza. Una rassegna veramente importante cui va merito alla sezione di averla realizzata. Alle ore 11 nella sede dell'ANPI si
ra tradizionale, hanno eseguito una serie di brani tratti dalla: "Grande Serenata" di Giuliani. Venti minuti veramente piacevoli, dove il fraseggiare del flauto con la chitarra oltre che a deliziare il pubblico presente hanno mostrato l'affiatamento e la bravura delle due giovani interpreti. Molti gli applausi con una ovazione finale che ha compensato questa magistrale interpretazione. Auguri per il loro futuro. Una mattinata gioiosa che nemmeno la notizia della bomba collocata a Palazzo Marino l'ha scalfita e che nella tradizione dell'ANPI della Zona 19 ha dato spazio ai giovani.
T.M.
"La Musica è vita", diretto da Gabriella Finazzi ha tenuto un concerto. Una carrellata di canzoni, lettura di lettere dei condannati a morte, poesie, che partendo dal Risorgimento sono arrivate ai giorni nostri. Un programma che ha ripercorso il carattere morale della poesia popolare italiana decisamente avversa alla vita militare, dalla metà dell'ottocento fino ai giorni storici del 25 aprile 1945. Una felice sorpresa questa esibizione dell'ormai noto e preparatissimo coro del Gallaratese che ha messo in evidenza • non solo le sue capacità ma anche la bravura dei componenti che ha raggiunto sia momenti di vera commozione che di gioiosità. Via via che il repertorio ripercorreva le fasi storiche, dalla famosa canzone: "La bella Gigogin", a "Rataplan", "Incoeu l'è l'ultim dì", al "Va pensiero", "Fratelli d'Italia", per passare alle suggestive: "Les Montagnard", "Muntagni", "Stellutis Alpinis", pezzi forte del coro, dove l'armonia delle voci ti fa sentire non più in sala, ma in mezzo ai monti ai boschi, riportandoti poi alla brusca realtà dalla
WU: recitazione della poesia del compianto Antonio Falanga: "Mauthausen", o da quella di Primo Levi: "Se questo è un uomo", per ritornare alle dolci note di: "Go Down Moses", canto contro l'orrore dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti. Vasto il repertorio e ben congegnato, che il cronista per ragioni di spazio non può citarlo per intero ma i caldi applausi del numeroso pubblico presente sono certamente il riconoscimento a questo serio impegno del coro tutto. Mi piace sottolineare alcune delle esibizioni, come quella dei tre solisti nella famosa canzone: "Ma mì" in milanese, e poi "Fischia il vento", "Bella Ciao", le poesie: "Alle fronde dei salici" di Quasimodo, "Un fiore rosso", di Novella Porzio", "A San Vitur", di Antonio Falanga, ma non bisogna mancare i dicitori delle poesie, come il maestro al pianoforte Michele Redaelli e Gianni Casati alla tromba. "Inno alla gioia" di Ludwig Van Beethoven era il finale ufficiale, ma non sono mancati due bis come il Va pensiero e Bella ciao, che concludevano questa serata dopo che all'inizio il presidente del Circolo culturale E. Pilla e 1Colzani dell'ANPI
Gallaratese ne avevano sottolineato i caratteri storici della manifestazione.
M.T.
gestione multiservice
Al centro il Presidente del Circolo culturale E. Pilla mentre presenta la serata. Nelle altre fotografie i diversi momenti del concerto
segue dalla terza L'altra Europa dal Baltico...
Pur non sottovalutando il rischio dell'ingerenza europea nelle questioni interne dei vari Stati dell'Est che poueb& destabilizzare ulteriormente la situazione ai confini dell'Europa, si deve aprire una nuova stagione del dialogo continentale per superare diffidenze e integralismi, con la consapevolezza di un appuntamentozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA, storico decisivo per sperimentare la riconciliazione dopo anni di rivalità e di divisioni ideologiche. A partire dall'accoglienza degli esuli e dei profughi e favorendo il rimpatrio dei rifugiati nelle terre d'origine da pacificare e e rendere vivibili con inteneriti e programmi di ricostruzione condivisi, dalla Bosnia all'Albania e alla Palestina, per imporlire ritorni al passato e l'esplodere di nuove tensioni sociali o nazionalistiche La prossima assemblea ecumenica delle Chiese europee a Graz in Austria, terra cdi confine, sulla riconciliazione delle diversità e sul superamento delle divisioni e dei conflitti etnic i e religiosi, deve far emergere il contributo della cristianità contemporanea alla ricastruzione di una Europa pacificata e liberata dai fantasmi dell'intolleranza e delle diseniruhazione razziali. Alla ricerca di una 'ratifica europea comune da fondare sul supPramentodel protezionismo e sull'apertura delle coscienze alla nuova realtà multietnica che sta caratterizzando il continente europeo in crisi di natalità e luogo di incontro dei popoli migranti da ogni parte del monda L'altra Europa e i Paesi a Sud del Mediterraneo interpellano la Unione Europea e si attendono risposte coraggiose e credibili per Rap,rare insieme gli ostacoli economici. sociali e culturali, che impediscono di intrecciare rapporti multilaterali di cooperazkrne e sviluppo in un orizzonte più vasto e senza frontiere ideologiche o nazionalistidie
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Opera nella gestione appaltata o su concessione di più servizi contemporaneamente come:
Pulizie civili e industriali; Manutenzione aree e verde; Ristrutturazioni e manutenzioni edili; Progettazione, realizzazione e climatizzazione di impianti termici, elettrici, idrosanitari, tecnologici e di sicurezza; Gestione calore; Ascensori; Custodia, guardiania; Telesoccorso, teleassistenza; Gestione centri sportivi e spazi polivalenti; Gestione case di riposo; Ristorazione; Logistica integrata di magazzini e distribuzione; Gestione impianti cimiteriali
Una
pagina il maggio 1997
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Stefano Draghi mentre commemora la Resistenza in via Mar Jonio
Luisa Miccoli e Silvia Fiorani durante il concerto
society lServizio di stru re abitative, gestioni immobiliari, grandi complessi di uffici;catene distributive, industrie, enti locali, Per i te allo 02 ./ 33910502
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UN QUARTIERE AL MESE
San Siro
da borgo di ortolani a quartiere metà popolare metà residenziale
Sramo a San Siro, non già per una cronaca sportiva, come molti forse potrebbero credere, ma alla ricerca di quanto resta di un vecchio borgo, di un piccolo agglomerato di case coloniche che sorgeva pressappoco nella zona di piazzale Lotto, attorniato da campi coltivati ad ortaggi, ma con una certa specializzazione e suddivisione delle colture. Da una parte c'erano i "scigólat", i coltivatori di cipolle, dall'altra i coltivatori di rape ed in particolare di Boujoch bianch, una varietà dalla forma allungata, che, stando ai vecchi abitanti di qui, aveva particolari qualità diuretiche e, preparata secondo un'antica ricetta locale, era particolarmente squisita. Ma a questo proposito sarebbe interessante sapere quanto ad arricchirne il sapore contribuisse il condimento della fame, che a quei tempi aveva dimora stabile negli stomaci della popolazione povera di questa come di altre borgate contadine. Più lontana, solitaria in mezzo ai campi, si scorgeva la Brusada, la grande cascina i cui resti oggi sembravano difendersi disperatamente dalla soffocante stretta del cemento, che ormai la circonda da ogni lato.
Una chiesa tagliata a metà
Se della Brusada non è rimasta che una parte soltanto, non diversa sorte ha subito la piccola chiesa, un tempo oratorio dei frati benedettini, dedicata a San Siro, costruita nel dodicesimo secolo, nella cui parte ancora esistente si possono ammirare l'abside, dipinta da un artista ignoto nel 1468, sovrastante dipinti più antichi, con a lato un affresco rifatto nel 1522, mentre in un muro è incastonato, quale acquasantiera, un mezzo coperchio rovesciato di un vecchio sarcofago paleocristiano.
Nel 1600 la nave della chiesa venne dimezzata ed incorporata in una casa colonica, sulle cui fonda-
menta nel 1920 Temistocle Fossati, proprietario dei luogo, fece costruire da Alfonso Zacchi, architetto dei Duomo di Milano, la villa pseudorinascimentale ancor oggi esistente, divenuta purtroppo famosa 24 anni dopo, durante l'occupazione nazista, allorché i milanesi, prendendo a prestito il titolo di una canzone allora in voga, la ribattezzarono "Villa Triste" per le feroci torture cui erano sottoposti, tra le sue mura, i partigiani catturati dalla famigerata banda nazifascista Koch. Ma tanta ferocia non riuscì a fiaccare l'anelito di libertà che animava gli abitanti di San Siro, i quali, malgrado la presenza fisica dei torturatori nel loro quartiere, non esitarono neppure un istante a portare avanti con impegno la lotta di liberazione accrescendo la rabbia impotente dei banditi fascisti, che chissà quanto avrebbero pagato per catturare, ad esempio, chi nottetempo percorreva queste strade scrivendo sui muri slogan ed inci-
Gian Piero Pagetti
prietà ed una villa che ancora oggi fa bella mostra di se, con gli scudi araldici incastonati nei muri e con la sua torretta merlata, così come merlato è il muretto che recinge il suo giardino, a poca distanza da Villa Triste.
L'Olona: dio pagano d'umore mutevole
Ma, a differenza della guerra di liberazione del 1943-45, le cospirazioni carbonare erano cose che riguardavano più gli aristocratici ed i borghesi che non i buoni ortolani che vivevano nelle cascine, preoccupati principalmente dell'andamento delle acque che irrigavano i loro campi ed in primo luogo degli umori dell'Olona, che allora era ancora ben lungi dall'aspirare a conseguire il poco ambito
La caccia alla goccia
tamenti alla lotta antifascista. D'altra parte questo vecchio borgo non era nuovo alla clandestinità. Proprio nell'oratorio di San Siro, nel 1821, si tenne un convegno segreto di carbonari, come ricorda in un suo libro uno dei cospiratori, Federico Confalonieri, la cui famiglia aveva da queste parti delle pro-
primato di fiume, più inquinato d'Italia ed era una vera ricchezza per queste terre. I contadini di qui, con quel po' di paganesimo rimasto nel cuore della gente semplice, lo consideravano quasi una divinità benefica, le cui acque favorivano la crescita delle verdure, servivano a fare il bucato ed erano ricche di pesci con cui variare di tanto in tanto, i miseri pasti, che allora erano prevalentemente a base di vegetali.
E non sembrava poi neppure tanto assurdo se, come tutti gli dei pagani, anche questo fiume chiedesse talvolta qualche sacrificio, strappando dalle sue rive qualche bambino intento a raccogliere le more o travolgendo, con le sue piene improvvise, uomini, animali e cose.
Particolarmente violenta dovette essere la grande piena del 1913 che spazzò via il ponte di San Siro, invase gli orti ed i piani terreni delle case, costringendo gli abitanti a rifugiarsi nei piani superiori o sui tetti, e trascinò con se carretti cassette e quanto altro potesse galleggiare fino ad un altro ponte, un paio di chilometri più a valle, dove qualche giorno dopo, passata la buriana, la gente di qui potè andare a recuperare quanto restava delle sue povere cose. Impossibile invece stabilire quante furono le vittime, in quanto il loro numero varia, nella memoria di chi ha vissuto quei giorni, secondo la fantasia di ciascuno.
Aparte le piene, le giornate trascorrevano monotone. Il avoro nei campi, la sera all'osteria, o, specie d'inverno, nel caldo delle stalle a raccontarsi lunghe storie fantastiche. Fu proprio in una di queste notti, quando ormai l'inverno stava per terminare che dal silenzio che le circondava, d'improvviso giunse alle stalle il rumore come di un forte colpo d'accetta, poi un altro, un altro ancora e via via altri ancora sempre più forti, mentre sempre più profondo si faceva il silenzio degli uomini zittiti dalla paura. Ad un tratto un grido "Stanno rubando al Testun!" Gli uomini si rianimarono. Si armarono di accette, di forche, di bastoni e via nella notte nel bosco del Testun alla ricerca dei ladri. Nel buio il rumore sempre più forte li guidava e finalmente ... ecco il reo. Da una grossa pianta di noce la neve sciogliendosi faceva cadere le goccie d'acqua su una lamiera, provocando un rumore come d'accetta. Chissà per quali canali la notizia si sparse in giro, fatto sta che da allora gli abitanti dei borghi vicini riferendosi a quelli di San Siro dicevano "Còrr e córr in andà a masà la gótta" (corri e corri sono andati ad ammazzare la goccia).
Bambini, cavalli e mercanti
Ma la goccia al naso la dovevano avere anche i bambinetti di qui quando d'inverno uscivano dal letto alle quattro di mattina per andare all'ottava dei morti della parrocchia di San Pietro, a più di un chilometro di strada, dato che la chiesa di San Siro era soltanto un oratorio dove si officiava sì una messa aperta a tutti, ma alle sette dei mattino, quando cioè la gente dei campi era già al lavoro. Comunque i bambini di San Siro non se la prendevano troppo e, con un profondo senso di giustizia, durante il tragitto suonavano i campanelli di tutte le ville. Se loro dovevano essere svegli si svegliassero anche gli altri!
Già perché qui a San Siro accanto alle case coloniche sorgevano le ville di ricchi milanesi ed ancor più scuderie di allevatori che facevano correre i loro cavalli nell'ippodromo, il cui asse primitivo era verticale rispetto a quello odierno ed i cui cancelli si aprivano in piazzale Lotto.
Poco lontano chi aveva soldi poteva gustare un pranzo dal Giouanin, che aveva il suo ristorante, con annesse posteria e tabacchi, in via Vigliani e la cui bella moglie, la sciora Nerina, sempre ingioiellata, stava sulla porta ad accogliere i clienti, per la maggior parte commercianti di oro e d'argento, tra i quali faceva spicco la sciora Argia, bellissima ed elegantissima, che però, secondo le cronache, sembra non disdegnasse prestare ad usura un pegno. Certo la raffinata sciora Nerina sognava uno dei suoi ricchi avventori come marito per sua figlia, che invece andò sposa al Brusdera, un corridore ciclista che aveva appeso la bicicletta al chiodo e aveva aperto, vicino al ristorante del suocero, un'osteria, dove, dopo qualche libagione, non si faceva molto pregare per raccontare le sue imprese sportive, non mancando di tanto in tanto di arricchirle di nuove glorie. Quanti più erano i calici che ingollava, tanto più erano le vittorie. Questo suo allenamento alla recitazione gli dava la possibilità di prendersi qualche rivincita sulla suocera allorché, recitando su un piccolo palcoscenico che di tanto veniva allestito nei ristorante dei Giouanin risquoteva, sembra, un discreto successo di pubblico, anche se non di quello maschile, che preferiva invece andare al Trianon, una specie di teatro tendone che si accampava da queste parti un paio di volte all'anno offrendo audaci spettacoli di ballerine "francesi", che ballavano il cancan.
Arriva la città
ma il borgo agreste era destinato ad essere sacrificato sull'altare del progresso. Anche qui, come in altre periferie, fra la fine dell'800 e gli inizi dei '900 cominciarono gli insediamenti industriali. La fabbrica di cucine Karl Glocker, la Galileo, la fabbrica di gomme Continental e, proprio nel centro, l'Isotta Fraschini, che sorgeva sull'area dove ora sorge la Siemens e che con la rumorosità delle sue officine ed ancor più dei motori d'areoplani in prova, tolse la pace ed il sonno agli abitanti di San Siro, cui, quasi a compensarli, offrì però lo spettacolo di uno dei primi voli di De Pinedo, decollato dal piccolo aeroporto della fabbrica.
Si era intanto giunti agli anni venti. I padroni iniziarono una strana politica.
Non esigevano più dai contadini il
La figlia della Nerina che andò a sposa al Brusdera, un corridore...
bitlupursajt, 3* , pagina 12
Villa Triste ,
MILANO 19 HA VENTI ANNI. RIPROPONIAMO AI NOSTRI LETTORI LA STORIA DEI QUARTIERI DELLA ZONA SCRITTA DAL NOSTRO PRIMO DIRETTORE GIAN PIERO PAGETTI, E DA ALTRI. TROVERETE SICURAMENTE SORPRENDENTI QUESTE PAGINE PER LA LORO ATTUALITÀ E FRESCHEZZA.
pagamento degli affitti, ma non appena riuscivano a vendere a prezzo vantaggioso le loro terre li scacciavano senza dar loro alcun indennizzo neppure per le culture ancora da raccogliere. Erano la città e la speculazione che avanzavano strappando dai campi chi da sempre vi aveva vissuto e lavorato per chiuderlo nelle fabbriche e nelle anguste mura dei quartieri popolari che stavano sorgendo.
quartieri popolari centrali, attuato per seguire una logica speculativa e la politica antioperaia del governo fascista di allora, teorizzata dallo stesso Mussolini che, in un suo articolo pubblicato sul Popolo d'Italia del 22 novembre 1928, affermava la necessità di facilitare con ogni mezzo e anche, se necessario, con mezzi coercitivi, l'esodo dai centri urbani" per eliminare ed impedire il formarsi di consistenti nuclei operai e per consentire nei
analoghi, ha avuto un ruolo pionieristico di predisporre gli interventi di urbanizzazione (strade, acqua, luce, gas, fognature, ecc.) di cui si è poi avvantaggiata la speculazione edilizia che non ha tardato a manifestarsi, specie in questo dopo guerra con abitazioni dì tipo medio alto, che raggiungono punte di estremo lusso nelle ville e nei condomini sofisticati, con piscine e con giardini privati che li isolano dal resto dei quartiere, costruiti in particolare a ridosso dell'ippodromo
Dove poter stare assieme e gli abitanti delle ville e dei condomini vogliono restare isolati, almeno da chi è economicamente meno fortunato di loro, altri sentono il desiderio di vita associata. "Ma dove trovarci?", ci chiede un giovane, "Attualmente gli unici posti di ritrovo nel nostro quartiere sono i bar. Di cinema, se togli quelli degli oratori, ce ne è uno solo. Sale da ballo niente.
Sramo sempre a San Siro, ma gli anni sono passati. Il vecchio borgo di ortolani non c'è più. Gli orti, le cascine, le osterie con giardino e gioco delle bocce, i boschi sono spariti, inghiottiti dal cemento e dall'asfalto. Anche l'Olona è sparita. Dopo averla fatta diventare il fiume più inquinato d'Italia l'hanno nascosta in un luogo cunicolo sotterraneo su cui parcheggiano centinaia di auto, nuove padrone di queste come di altre contrade.
Persino le scuderie, pur se l'ippodromo è rimasto, dopo che il suo asse è stato fatto ruotare di 90 gradi, se ne sono andate, si sono spostate più in là, verso l'estrema periferia, per lasciar liberi terreni il cui prezzo è andato via via crescendo con l'espandersi della città e della speculazione edilizia. Così il vecchio borgo, un tempo fiero di una sua precisa fisionomia e di una sua certa autonomia, dove pochi abitanti vivevano attorniati da tanto verde, è andato pian piano scomparendo per lasciar posto ad un quartiere di periferia simile a
centri redditizie speculazioni. Di questa deportazione interna ci riferisce una anziana abitante dei quartiere.
"Abitavo a due passi dal Duomo, ci dice, ma la mia casa è stata demolita per costruire un palazzo di lusso e mi hanno mandato qui. Adesso il Duomo sono anni che non lo vedo più e chissà se prima di morire riuscirò a vederlo almeno ancora una volta". "Io, interviene una vicina sua coetanea, sono nata qui vicino, ma la cascina dove abitavo non c'è più da tanti anni e da allora vivo qui, in on bus. Sapesse che magón, specie i primi tempi! Si, non dovevo più uscire in cortile per andare al gabinetto o per prendere l'acqua, ma dovevo stare tutto il giorno chiusa tra quattro mura. Come in prigione".
La speculazione avanza
El immagine di prigione ci sembra forse la più adatta per degli appartamenti che vanno da un minimo di 25 ad un massimo di 50 metri quadrati, in un
Si, c'è qualche giardinetto al centro delle piazze o lungo qualche viale, ma spesso sono privi di panchine. Non nego che in quei posti ci si possa trovare, ma prima dovremmo porci una domanda: cosa vuol dire
vederlo soltanto, non a praticarlo!"
"E i bambini?" interviene una giovane madre, "In tutto il quartiere c'è un solo campo giochi, in piazza Selinunte, ma per raggiungerlo bisogna farlo a proprio rischio e pericolo destreggiandosi tra le macchine che corrono lungo la strada che lo circonda".
Proposte
Che fare? Le proposte non mancano. "Si potrebbe, dice qualcuno, aprire la biblioteca del liceo Vittorio Veneto al quartiere perché venga utilizzata non
attuabili in tempo abbastanza breve e con poca spesa. Basterebbe instaurare una nuova politica tendente ad utilizzare meglio le strutture esistenti nel quartiere acquisendole a tutti i cittadini.
tanti altri, i cui abitanti possono godere, almeno sulla carta, soltanto di poco più di un metro quadrato di terreno a testa, e spesso se lo ritrovano coperto di rifiuti o nascosto sotto le auto in sosta.
Edilizia popolare e politica antioperaia
Oggi in questo quartiere vivono circa 40 mila abitanti (tanti quanti in una cittadina di provincia) e di questi circa la metà sono ammassati nelle case popolari concentrate attorno a Piazzale Selinunte, su un'area che copre si e no un quinto dell'estensione dei quartiere. Questo nucleo è stato il primo grosso concentramento abitativo di San Siro e la sua realizzazione è stata avviata agli inizi degli anni trenta sulla spinta della crisi degli alloggi derivante dall'immigrazione, richiamata dallo sviluppo industriale della città, e dallo sventramento dei
complesso di cui nel 1942
Giuseppe Pagano - Pogatschnig ebbe a scrivere "... Purtroppo una totale mancanza di alberi d'alto fusto e l'assenza di uno schema di giardino già avviato e curato infonde al quartiere uno squallore non indifferente".
Al che si può aggiungere l'isolamento in cui allora il quartiere si trovava, nonché la totale mancanza di strutture per la vita associata e la scarsità di servizi che tuttora permangono. "Per ritirare la pensione devo andare a far la fila alla posta di Via Altamura, mentre per una visita medica specialistica addirittura fino all'INAM di Via Novara, e non c'è nemmeno la comodità del tram", si lamenta un pensionato ed il problema non è di poco rilievo ove si pensi che qui le persone anziane sono ormai maggioranza. Se chi ci abita si lamenta altri hanno tratto vantaggio da questo quartiere popolare, che, come altri
stare assieme? giocare a carte? Consumare bevande? Parlare di donne, di macchine, di sport?
Forse a chi ha sinora detenuto il monopolio dei potere e della cultura ciò andrebbe anche bene.
Ma noi vogliamo qualcosa di più. Vogliamo dei luoghi dove incontrarci per leggere, esprimerci, confrontarci, divertirci, perché no, è un nostro diritto!"
"E lo sport?", chiede un altro giovane, "Dove possiamo andare a praticarlo. San Siro è conosciuto anche all'estero come la Cittadella dello Sport, ma guardiamoci attorno, quali sono e come vengono utilizzati gli impianti sportivi? L'unico cui più o meno tutti possono accedere è il Lido, ma è un impianto vecchio, senza acqua climatizzata, utilizzabile soltanto in estate, per un breve periodo di tempo. Chi ha qualche soldo di più e la possibilità di assoggettarsi ad orari spesso impossibili per chi lavora o per chi studia ci sono i campi di tennis del Lido.
Poi?... Ci sono l'ippodromo, il trotter, lo stadio, il nuovo palazzo dello sport, ma lì lo sport si va a
soltanto come luogo dove si prestano i libri, ma anche come sede di incontri e di confronti.
E la Fragolaccia, in piazza Segesta?
I suoi locali chiusi da anni potrebbero essere utilizzati come centro sociale".
"I negozi vuoti di Via Micene e i locali degli ex bagni e docce di Via Tracia, chiusi da tanto tempo potrebbero essere utilizzati come ufficio postale e ambulatorio. Sono al centro dei quartiere e gli anziani potrebbero raggiungerli con facilità.". Interviene qualche altro, ed altri ancora aggiungono: "L'aula magna del Vittorio Veneto e dell'Ettore Conti, che ha 600 posti a sedere, cabina e schermo per proiezioni cinematografiche potrebbe essere utilizzata come centro culturale del quartiere."...
"il campo di pallacanestro dell'istituto Ettore Conti potrebbe essere utilizzato, in orari extrascolari, dai giovani del quartiere e lo stesso dicasi per le palestre delle scuole."...
Ci sembrano, tutto sommato, proposte abbastanza ragionevoli,
Sono 21 miliardi e 169 milioni di fondi ex Gescal quelli assegnati dalla Regione allo IACP per interventi sul quartiere di San Siro. Sono stati assegnati per la ristrutturazione di 59 alloggi in via Morgantini 1, alla eliminazione delle barriere architettoniche in via Morgantini 1, via Ricciarelli 11, piazza Selinunte 6, via Abbiati, 4 e per adeguare gli impianti elettrici alle norme di sicurezza e praticare i fori di ventilazione per il gas: in via Morgantini 1, via Gigante 2 e 3 via Abbiati 3, 4, 6 e 7, piazza Selinunte, 6, via Ricciarelli 20, 22 e 24. Altri 10 miliardi circa l'Istituto li ha ricevuti dalla Regione in conto interessi per manutenzioni straordinarie e adeguamento alle norme di sicurezza per altri interventi in via Albertinelli 5 e 7, via Maratta 3 e piazza Monte Falterona 1 e 3. Sono oltre trenta miliardi di investimenti e che speriamo vengano spesi molto presto in quanto il quartiere ne ha davvero bisogno.
Gli interventi per le case IACP a S. Siro approvati dalla Regione nel 1997
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA 1997 PAI t L_,h,."' pagina 13
maggio
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DAL CIRCOLO ISOLA EUROPA ALLA COOPERATIVA CASE POPOLARI VERCELLESE
Breve storia di una delle più vecchie cooperative edificatricl della nostra Zona: la Vercellese
Imotivi che hanno originato la nascita della Cooperativa Case Popolari Vercellese, non sono dissimili da quelle che hanno favorito la creazione di tutte le altre cooperative sorte nei primi anni dell'attuale secolo essendo tutte fondate sul principio del reciproco aiuto, attraverso esso le classi meno abbienti si adoperarono per migliorare le proprie condizioni sociali ed economiche.
Nel 1910 un gruppo di pionieri si riuniva nelle campagne dell'Isola sulla Strada Vercellese per passare qualche ora di tempo libero in compagnia e discutere sugli echi dei fatti cittadini.
Questo gruppo di pionieri fece proprio lo spirito della nascente cooperazione Milanese e prendendo in affitto un locale costituiva nel 1910 il "Circolo Isola Europa" diedero vita ad una società di fatto per l'attività ricreativa e calmieratrice a favore dei soci.
Dopo due anni l'ampiezza dei consensi di altri lavoratori fu tale che si diede inizio all'attività di costruire
Case per i soci.
Il 21 marzo 1912 il Circolo modificava la sua ragione sociale in Società Anonima "Cooperativa Case Popolare Vercellese" con sede nel primo stabile costruito in Strada Vercellese, 26 nel quale trovarono alloggio otto famiglie di lavoratori.
Con le stesse linee architettoniche nel 1927 la prima casa si completò con il secondo lotto di costruzioni di 50 vani che diede la possibilità a 24 inquilini di risolvere il problema dell'alloggio.
Il consistente numero di inquilini già alloggiato nelle case della Cooperativa e la prospettiva concreta di nuove realizzazioni edilizie poneva con una certa urgenza la
Vercellese ebbe a ripercuotersi il lungo periodo di stasi che il fascismo impose a tutta la vita democratica del paese che fu alla fine coinvolto nella seconda guerra mondiale. La ripresa del movimento dopo la Liberazione, per lo slancio e la immutata fede dei cooperatori fu impetuosa.
guo al quinto è del 1953 e, in 48 locali, ha accolto le famiglie di altri 24 soci.
Nel contempo furono create nuove infrastrutture ed ampliate le esistenti con un Circolo di ritrovo sociale e la sala da ballo.
Con questa casa si esaurisce, purtroppo, la disponibilità di terreno
cui lungo curriculum-vitae è punteggiato di significative vittorie che l'hanno posta alla attenzione non solo della provincia e nella regione, ma anche in campo nazionale.
L'attività della bocciofila, che organizza numerosi soci, e non, della cooperativa è del resto illustrata, in modo superiore ad ogni nostro elogio, dai numerosi trofei che costituiscono un altro motivo legittimo di fierezza per i cooperatori della "Vercellese".
Un'altra realizzazione che ebbe ben presto un rapido sviluppo fu la sala da ballo che richiamò l'attenzione della popolazione e soddisfò per diversi anni le esigenze ricreative della stessa.
In questo ultimo decennio, con l'evolversi delle abitudini della gente, la "vecchia" sala da ballo è diventata oltre che a circolo privato per soli tesserati, anche sede d'una scuola di ballo.
portineria, che venne sistemata in altra parte dello stabile.
Con l'apertura del negozio sulla via Caccialepori si riscontra un notevole incremento degli incassi che è aumentato ogni anno. Purtroppo i cambiamenti avvenuti nelle abitudini delle persone, l'avvento dei supermercati ed il continuo incremento dei costi del personale obbligarono il Consiglio di Amministrazione alla decisione di porre fine alla attività. Anche gli spazi del salone bar vennero gradualmente ridotti.
Negli spazi liberi, opportunamente ristrutturati, sono stati ricavati due negozi dati in affitto commerciale ed un ufficio decentrato della ripartizione anagrafe e stato civile del Comune di Milano.
istituzione di impianti e servizi per la ricreazione e lo svago dei soci e loro famiglie e fu proprio con l'attuazione del terzo lotto di costruzioni, risalente al 1931, che si attuarono le infrastrutture per il successivo sviluppo sociale come il salone ed il giardino gioco bocce. La nuova casa, con i suoi 96 locali ospitò oltre 48 famiglie di soci inquilini e si collocò all'interno del grande cortile di via Caccialepori. Per parlare di nuove costruzioni si deve arrivare al 1947: anche sulla
Alla apertura dei conferimenti dei depositi a risparmio si ebbe una larga rispondenza da parte dei soci. anche perché la guerra aveva reso più grave la carenza di vani e quindi più assillante ed acuto il problema della casa.
Fu cosi che il Consiglio di Amministrazione poté decidere, nel 1950, anche per il concorso di un mutuo della Cassa di Risparmio, la attuazione di un quarto lotto di costruzioni, che completò i precedenti sulla via Caccialepori e consentì l'ampliamento della sede sociale, il prolungamento del salone del reparto vinicolo, divenuto angusto in rapporto alle nuove accresciute esigenze, la sistemazione, in 66 locali, di 29 famiglie di
della cooperativa che, in mancanza di aree nelle sue immediate vicinanze, deve acquistare a prezzi imposti dalla speculazione privata, non frenata ma anzi favorita dai competenti organi di governo, tre appezzamenti di terreno nei pressi di via Prassinetti, angolo via Massarenti.
Era questa la condizione per attuare i programmi della cooperativa, secondo la pressante richiesta dei soci, 33 dei quali nel 1959, ebbero alloggio in 80 vani.
Quest'ultima costruzione, nel 1957 veniva prolungata con altri 44 vani, di cui poterono beneficiare 19 soci, che, come tanti altri, avevano fiduciosamente atteso l'abitazione della loro cooperativa.
Contigua alle due precedenti nel 1958 fu eretta un'altra costruzione di 65 locali e ancora 27 soci poterono appagare la grande aspirazione della casa.
La costruzione dello stabile di via Massarenti, 14, ultimato nel 1960, ha permesso la sistemazione in 85 locali di 37 famiglie di soci. Dopo dieci anni, nel 1970, venivano ultimati simultaneamente in via Novara 42, 87 locali per 32 famiglie ed in via Caccialepori 7/A 24 locali, per altre otto famiglie. Attualmente, aprile 1997, il patrimonio immobiliare della Cooperativa consta di 354 appartamenti e di 83 box.
Dal piccolo negozietto del 1910 denominato Circolo "Isola Europa" sulla strada Vercellese nel 1913, nel primo lotto di case costruite è sorto il nuovo circolo di mescita della cooperativa Case Popolari Vercellese che man mano ha aumentato la clientela nella misura che affluivano i nuovi soci.
Nella nuova costruzione aggiuntiva del 1927, il Circolo si è ampliato con una grande salone. grazie al quale nella zona, la cooperativa ha potuto affermarsi potendo accogliere nei a suoi locali una più vasta clientela e cittadini del rione.
Infine nel 1950, con la costruzione dello stabile di via Caccialepori 8, il reparto ha avuto un ulteriore e definitivo sviluppo con la costruzione di un nuovo vasto salone con bigliardo, nonché di un altro salone di mescita nel seminterrato con annesse sale da ballo, di bigliardo e per la televisione.
Dallo scorso anno tutto il comparto sociale (bar, sala da ballo e gioco bocce), che per parecchi anni era stato gestito dai soci in forma di collaborazione autonoma è stato ceduto in affittanza commerciale. La buona volontà degli amministratori che si sono succeduti nella gestione della Cooperativa Case Popolari Vercellese, ha permesso la conservazione e lo sviluppo della società, malgrado gli ostacoli che in varie occasioni hanno cercato di sminuire gli scopi, confermando cosi la valida funzione della cooperativa.
Il 20 aprile scorso, in concomitanza dell'Assemblea di Bilancio dell'esercizio chiuso al 31 dicembre
soci. Un'altra costruzione a breve scadenza, nel 1951, arricchiva il già cospicuo patrimonio edilizio della cooperativa.
Per questo quinto lotto di costruzioni venne messo a profitto il terreno retrostante la precedente casa.
Si poté, con i suoi 119 vani, dare l'attesa abitazione a 53 soci e sistemare, nel seminterrato, in modo decoroso e razionale, la frequentatissima sala da ballo con l'annesso locale di mescita.
Il sesto lotto di costruzioni conti-
Abbiamo già visto, parlando degli sviluppi dell'attività edificatrice della Cooperativa Vercellese, come ad un certo momento, l'accrescersi dei nuclei familiari. accolti nelle case costruite a ritmo crescente, abbia posto in modo chiaro e indifferibile ai dirigenti il problema dell'apprestamento di impianti e la costruzione di gruppi specializzati che consentissero ai soci e alle loro famiglie di soddisfare le loro esigenze ricreative.
Si ebbero così, nell'ordine: la costruzione del grande giardino gioco bocce e la costituzione della Sezione Bocciofila "Vercellese", il
Nel 1928 di fronte alla necessità di venire incontro ad una vitale esigenza familiare dei soci, il Consiglio è venuto nel la determinazione di aprire un negozietto con entrata verso il cortile, per la distribuzione dei generi alimentari. L'iniziativa incontrò subito il favore dei soci del caseggiato e dei cittadini del rione.
Durante il periodo bellico, soci e Consiglio hanno dovuto fare dei sacrifici notevoli per poter rifornire il negozio e dare aiuto ai soci, specialmente più vecchi.
Nel 1950 il negozio ebbe una regolare attività e se ne realizzò l'ampliamento a due luci sulla via Caccialepori, cui fece seguito l'ulteriore ampliamento nel tetro. con l'uso dei locali venuti liberi dalla ex
1996, è stato eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione. Tutti i soci e soprattutto i giovani che sono in lista d'attesa per l'assegnazione d'un alloggio, si augurano che il nuovo Consiglio e quelli che seguiranno riescano a scuotere la "Vercellese dall'immobilismo che purtroppo ha caratterizzato la vita della Cooperativa stessa in questi ultimi 20 anni.
Mai come ora è necessario che i soci si adoperino per il raggiungimento dello scopo sociale della nostra cooperativa, cioè quello di dare una casa a tutti i soci.
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La celebrazione del cinquantesimo anniversario
Case della Cooperativa Vercellese: A sinistra la casa del 1933, a destra quella del 1922 e di fronte quella del 1912
maggio 1997 Tvia9.....drx pagina 14
L'ultima casa realizzata dalla Cooperativa
LA COOPERATIVA SOCIALE DI RIEDUCAZIONE MOTORIA
In via Diomede 62 la più grande Cooperativa Sociale Lombarda aderente alla Lega delle Cooperative
Nel 1985 un gruppo di operatori sanitari, chi già al lavoro in strutture pubbliche e/o private, chi studente in materia, si chiedeva come fare a migliorare le proprie condizioni lavorative e come offrire un servizio qualitativamente migliore nell'ambito della riabilitazione.
Per i primi mesi del 1985 si costruì assieme il progetto che si concretizzo nell'ottobre dello stesso anno con la costituzione della Cooperativa.
La scelta societaria della forma cooperativa era quella che più dava garanzie per una partecipazione democratica alla vita dell'impresa ed era l'unica forma che garantiva la piena condivisione di strumenti e decisioni.
All'inizio fu aperto l'ambulatorio di fisioterapia in via Trenno 15 Ambulatorio non convenzionato, aperto alla sola utenza privata. Nessuno dei soci di allora si intendeva di gestione d'impresa, di contabilità, di marketing c'era solo la voglia di fare.
L'organizzazione di quel tempo si reggeva su uno spirito volontaristico dei soci: chi lavorava in altre strutture vi continuava a lavorare, chi studiava continuava i suoi studi ma il resto dei tempo, con ovvia organizzazione per garantire l'apertura dell'ambulatorio, era dedicato alla Cooperativa.
Come spesso accade le aspettative vengono deluse: l'ambulatorio si reggeva a malapena per riuscire a pagare le spese e quindi dovevamo trovare qualcosa che garantisse la prosecuzione dell'esperienza in quanto vi credevamo ancora.
La prima gara d'appalto
Cosi nel 1986 partecipammo alla nostra prima gara d'appalto indetta dal Comune di Milano per la fisioterapia domiciliare.
Vincemmo l'appalto e dovevano garantire la copertura di 10 Zone della città.
Ci trovammo ad affrontare la nostra prima scelta gestionale. Con l'organizzazione che ci eravamo dati fino a qual momento non riuscivamo ad effettuare il servizio: i soci che in quel momento lavoravano in altre strutture si licenziarono. Detto in due righe sembra una cosa molto semplice ma costò molto assumersi il "rischio imprenditoriale": l'appalto durava un anno e dopo? Ñ
Tanta era la voglia e la convinzione che bisognava andare avanti che si arrivò a questa decisione: una decisione condivisa da tutti (questa fu la forza ed è tuttora la forza della cooperativa).
Il primo appalto, il primo contratto con un Ente Pubblico ma soprattutto il primo contatto con una utenza anziana disagiata.
Nonostante la nostra esperienza nelle strutture ospedaliere quello che incominciammo a fare travalicava l'aspetto sanitario. Ci trovammo di fronte ad una realtà
sociale sulla quale il nostro intervento di fisioterapia serviva da palliativo a ben più urgenti bisogni che i nostri utenti avevano e su quali noi non riuscivamo assolutamente a incidere.
Cresciamo, cominciamo ad avere conferme che l'idea di fondo che ci ha unito è quella giusta: non solo qualificato intervento sanitario ma interventi integrati per la risposta ai bisogni.
Il numero dei soci aumenta: da nove passiamo a quindici. Inizia quindi una condivisione degli obiettivi con altre persone che hanno un primo approccio di puro lavoro.
Affrontiamo l'allargamento della base sociale: se la condivisione
tori di intervento oltre all'ambulatorio, il domiciliare fisioterapico ed infermieristico, la continuità dell'esperienza all'interno delle case di risposo. Diciamo che il lavoro dei soci era rivolto alla globalità dell'intervento sull'utente. Siamo in 30 soci ed abbiamo un fatturato di 600 milioni.
Abbiamo l'esigenza di esprimere al massimo le nostre potenzialità: riusciamo ad ottenere la convenzione con la Regione Lombardia per l'ambulatorio, collaboriamo con tre USSL di Milano per l'assistenza domiciliare integrata, acquisiamo servizi all'interno delle case di riposo comunali, facciamo l'assistenza domiciliare non solo a Milano ma anche in comuni limi-
rebbe l'intero giornale per descrivere ricchezze e potenzialità. Abbiamo una legge che ci individua nel suo primo articolo come imprese che concorrono al bene della comunità, abbiamo un contratto di lavoro che ci dà un riconoscimento di settore che crea nuova occupazione, siamo all'interno di quel terzo settore che si candida alla gestione del nuovo welfare. Lo scenario sopra descritto fa sì che un impresa sociale deve porsi all'attenzione del mercato non più solo per le sue prerogative di flessibilità gestionale ma anche per la sua forza propositiva e di intervento sul sociale a tutto campo. In questa direzione sta lavorando la nostra Cooperativa.
La concorrenza sleale
all'interno di due case di riposo comunali: circa il 60% del nostro lavoro è tuttora legato agli appalti. Fin quando non si arriverà a regole precise per l'accesso al mercato pubblico insistere per esserci potrebbe essere una via per non esserci più.
L'obiettivo è quello di staccarsi il più possibile dalle gare d'appalto o meglio da certi tipi di gare: massimo ribasso dei prezzi offerti, nessuna qualità dei servizi richiesti ecc.
Nuovi obletthrl
Cambiare per consolidare: su questa strada si stanno avviando i ragionamenti gestionali della nostra cooperativa.
degli obiettivi è comune il modo di raggiungerli comincia a divergere. Incomincia un travagliato periodo di riscoperta della missione che ci eravamo prefissati.
Avevamo bisogno di confrontarci con altre cooperative uguali alla nostra; sentivamo il bisogno di non essere isolati aderimmo alla Lega delle Cooperative.
Di pari passo nel 1987 partecipiamo ad un progetto sperimentale all'interno della casa di Riposo Famagosta per la conversione di un piano a struttura protetta: mettiamo in campo non solo fisioterapisti ma anche infermieri ed operatori socio-assistenziali.
La cultura all'interno della Cooperativa incomincia a cambiare radicalmente: non siamo più solo fisioterapisti ma siamo una società che interviene a vasto raggio nell'ambito della sanità e dell'assistenza. Incominciamo ad avere un numero di soci che arriva a 25, abbiamo esigenze gestionali che travalicano la pura tenuta della contabilità, dobbiamo far fronte ad esigenze finanziarie per pagare gli stipendi. dobbiamo, in poche parole, strutturare un vero e proprio ufficio amministrativo.
Per l'ennesima volta dobbiamo
scegliere: incominciamo ad imparare che gestire un impresa vuol dire scegliere continuamente, scegliere vuol dire accollarsi i rischi che queste scelte possono portare.
Alcuni di noi abbandonano l'attività sanitaria e si dedicano a tempo pieno all'attività gestionale. Nel 90 la Cooperativa ha come set-
trofi.
Abbiamo dato il via alla nostra espansione.
Nel giro di tre anni raddoppiamo il numero di soci e quadruplichiamo il nostro fatturato.
Siamo una piccola impresa che dà lavoro ad 80 persone e che fattura 2,5 miliardi.
Di strada ne abbiamo fatta e senza poche difficoltà: stipendi pagati due mesi dopo, appalti persi e appalti vinti, non condivisone di scelte gestionali pubbliche, rinunce in nome del lavoro.
Abbiamo realizzato il nostro obiettivo iniziale ma ecco incombere "la scelta".
Dovevamo consolidare la nostra Cooperativa: eravamo in tanti e tutti dipendevamo dalle scelte gestionali che andavamo a fare.
Si aprono due settori nuovi: l'intervento sull'handicap attraverso la gestione di CSE (Centri Socio Educativi) e il telesoccorso.
Ad oggi siamo 125 soci e fatturiamo 5,2 miliardi siamo la più grossa cooperativa sociale aderente alla Lega Cooperative della Lombardia.
oggi e domani
Non è per noi tuttora facile gestire l'impresa, tenendo conto che l'esigenza primaria di una cooperativa come la nostra è quella da un lato di garantire il pagamento degli stipendi a fine mese e dall'altro di offrire un servizio di qualità. Il mondo della cooperazione sociale in questi anni ha avuto un evoluzione inimmaginabile, non baste-
Le difficoltà dell'oggi sono rappresentate da una parte dalla concorrenza sleale che vede false cooperative sociali che rispondono agli appalti pubblici offrendo figure professionali al di sotto dei minimi contrattuali, dall'altra da un committente pubblico che ha solo a cuore la "trasparenza" degli impianti degli appalti tralasciando il controllo di qualità delle offerte e latitando sul controllo delle società vincitrici. In questa situazione "selvaggia" le cooperative corrette hanno ben poco da sperare. La nostra Cooperativa pertanto ha perso praticamente tutti i servizi domiciliari sia con il Comune di Milano che con le USSL perché i costi del contratto di lavoro (che noi applichiamo) non ci hanno consentito di gareggiare a prezzi a dir poco anomali. Perdere soci che con noi hanno
Nell'ultimo anno i nostri ragionamenti si sono accentrati sulla carenza dei posti letto per anziani. Abbiamo intrapreso iniziative che ci hanno portato a individuare le condizioni per poter affrontare il nostro primo progetto di costruzione e gestione di una RSA (Residenza Sanitaria Assistita) per 75 anziani non autosufficienti.
Grazie al finanziamento Regionale e a nuova sottoscrizione di capitale da parte dei soci della Cooperativa il progetto che consoliderà/creerà 50 posti di lavoro può avere inizio.
La nostra RSA sorgerà nel Comune di Cavenago di Brianza e , tempi di costruzione permettendo, dovrebbe essere inaugurata a metà del 1999. Non ci fermiamo a una sola iniziativa ma ne stiamo già vagliando altre.
Torniamo alle origini: lavoriamo per un progetto tutto nostro, come fu all'inizio l'ambulatorio di fitoterapia, ma affrontiamo questo per-
condiviso gran parte del cammino non è stata cosa semplice. Questa vicenda ci ha confermato però come essere dipendenti da appalti pubblici possa andare ad incrinare la vita stessa della Cooperativa.
Attualmente abbiamo il centro di Riabilitazione di via Diomede 62 che eroga 15.000 prestazioni annuali, facciamo circa 20.000 interventi fisioterapici domiciliari, gestiamo il servizio di telesoccorso in convenzione con il Comune di Milano e gestiamo utenti di Catania, Capo D'Orlando, Roma, Perugia, Terni e Genova; siamo
corso con molta più esperienza gestionale e consapevoli che la scelta è assolutamente condivisa da tutti i soci.
Approfittiamo per dirvi che chiunque volesse notizie sui nostri servizi può telefonare ai seguenti numeri:
per il Centro di Riabilitazione di via Diomede 62 al n. 38004451/3082568, per il servizio di Telesoccorso al n. 38005597 e per qualsiasi altra informazione al n. 38005707
un socio fondatore
maggio 1997 luirkirsi, pagina 15
Ricordando Arcano I bassorilievi di Antonio Petrella
i Arcano (Angelo Tremolada), pittore, scrittore e poeta in dialetto meneghino, pubblichiamo le due poesie che seguono, tratte dal volume: "Frattaj in milanes" edito nel 1971 dalla Libreria Editrice Cavour.
Nostalgia di paesi perduti di Bruna Buttafava
DzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
ACQUERELL DE PRIMAVERA
Vardavi on fioeu corr desperàa, fiàa gross e pien de magon, là nel pràa, adrée 'l soo aquilon, ch'el rèf el ghe s'era s'ceppà !
Alter fioeu in riva 'l laghètt, scrusciàa a pel d'acqua a speggiass, a pocciàa i man, tiràa sass, o fà bordell cont i barchètt!
Sui viaij de gera i tosanètt, ghe fan la nenia ai soo pigott; fan finta de dagh el biscott, ij cunen d'istint de mamètt!
Mì goo nel coeur tanta emozion; vardi senza famm toeu via; divers de l'infanzia mia...
De lagrem corr on quij gotton!
Ormai s'è visin a sera; in là ghe on roccol de donètt; sgugien e poncien sui calzett!
L'è tornada primavera!
TEMPORAL IN DARSENA
El vent el siffola tra i piant, el spazza i barcon de cima a fond; i tramoeucc in tutt grondant, par vegnuu el finimond.
Su l'acqua brocch e foeuij, galeggen 'me tanti barchett; anca mì sont a moeuij, intant che scrivi i sonett!
Distant, vers la riva, la gent, sotta i poggioeu, incollada 'i mur, la 'spetta che se calma 'I vent; ma 'l ciel l'è an'mò inscì scur...
Giò acqua a non finì;
chì sotta 'l pont la par pussée scura; ghè pìss i ciar anca se l'è mézzdì; mì goo fam, frecc e pasgura!
Gibigiànnen sinister sui tecc, saett che sgoercìssen; el tiona; par che la traghen giò a secc; sont chì a `spettàa che la vegna bona!!!
AUGURI
I componenti del coro: "La Musica è vita" e tutti gli amici augurano tanta felicità a Ilaria Finazzi e Raffaele Cece uniti in matrimonio il 19 aprile 1997 presso la parrocchia Regina Pacis di via Kant.
i
Aprimi di quest'anno è mancato l'artista della ostra Zona Antonio Petrella, nativo di Pratola Peligna, socio del Gruppo Sirio, con il quale partecipava a mostre e rassegne varie.
La sua arte era delicata e forte assieme, di ispirazione naif, ed esprimeva il meglio nei lavori di intaglio eseguiti su tavolette di qualità svariate, lasciate talvolta nei colori naturali, altre volte rifi-
Maria Borelli Vecchio: un saluto e arrivederci
/l giorno 21 marzo gli amici del gruppo "Il Salotto della Poesia" riuniti nella sede di via Kant 5, alle ore 15,00 hanno salutato la poetessa Maria Borelli Vecchio che lascia il nostro quartiere per una nuova residenza scelta per le sue prospettive spirituali. Sono state recitate poesie dell'autrice, che ha in cantiere altri volumi da aggiungere alla sua già cospicua raccolta personale. Attendiamo di conoscere queste nuove fatiche letterarie
nite con colorazioni classiche. Per i soggetti paesaggistici l'ispirazione gli veniva dai suoi ricordi più lontani, da quei paesi d'Abruzzo che aveva lasciato giovanissimo, per emigrare in Venezuela. Rientrato in Italia nel 1961 si stabilì a Milano in via Appennini 1. Nei suoi bassorilievi, case e casette, pievi e campanili si raggrumano con grazia di fronte ad ampie vallate che raccontano di
pascoli e transumanze, di fresche estati e di lunghi inverni ovattati di neve.
Tuttavia, oltre a questi temi, i preferiti dal Petrella, egli si è cimentato con differenti realtà. Citiamo volentieri alcune originali vedute in bassorilievo del Quartiere Gallaratese, gli scorci cittadini di notevole efficacia. L'ultima sua partecipazione è stata la presenza alla "Due giorni con l'arte", tenutasi lo scorso dicembre presso la Zona 19, e sulla quale lo stesso Petrella ha realizzato un interessante video.
Ci auguriamo, che la Targa Premio ricevuta durante quella manifestazione rimanga per la sua famiglia come un gradito ricordo, a memoria del suo esprimersi artistico e poetico.
dell'amica Borelli Vecchio, che è stata a lungo apprezzata insegnante nelle scuole del gallaratese. Le amiche del "Il Salotto della
Mostre fotografiche del Circolo Andiamo al G. Trevisani cinema
Ben due mostre fotografiche e due proiezioni di diapositive, sono questi i lavori che la Sezione fotografica del circolo G. Trevisani presenterà alla Biblioteca Rionale di via Quarenghi. 21. Le date vanno dal 31 maggio al 14 giugno. Durante la prima settimana potrà essere visto un lavoro sulla elaborazione dell'immagine fotografica, un lavoro d'équipe svolto dal circolo con tutti i suoi componente il titolo è "Forma e colore". La seconda settimana si potrà gustare una collettiva (con ospiti non iscritti al ns. circolo) dal titolo: "Foto, foto che passione". Due date: il 5 giugno e il 12 giugno saranno le serate (giovedì ore 20.30) con le proiezioni. La prima riguarderà un viaggio nello
Yemen (gennaio 1977) della nostra
Pia Braschi dal titolo: invitante:
"Sguardi, sogno e poesia dello
Yemen". Il 12 giugno sempre alle 20,30 seconda serata con un viaggio
nell'Ovest Stati Uniti dal titolo:
"Sviste americane" di Gianni Mapelli e Paola Botelli. Al gentile pubblico che interverrà verrà offerto un buffet. Vogliamo qui ringraziare della gentilissima e preziosa collaborazione la direttrice della biblioteca, sempre sensibile ed ispiratrice di utili consigli. Augurandoci una buona riuscita dei nostri lavori, vi invitiamo il giorno 31 maggio alle ore 17:30 all'inaugurazione della mostra fotografica.
CircoloG.Trevisani
Sezione fotografia
Poesia" e delle associazioni di cui ha fatto parte le inviano un affettuoso "A presto!" B.F. p
rogrammazione per il mese di maggio del Cineforum
1977, organizzato dal Circolo Culturale C. Perini e dall'Ufficio cinema del Comune di Milano, presso il cinema d'Essai Sempione, via Pacinotti 6 Milano. Ingresso lire 5.000, inizio spettacoli ore 21,15.
Lunedì 12 maggio: "Fratelli", di Abel Ferrara.
Lunedì 19 maggio:
"Sleepers", di Barry Levinson.
Lunedì 26 maggio:
"Uomini e donne: istruzioni per l'uso", di Claude Lelouch. Presentano i film: Carlo Bonicelli, Alessia ed Aldo Garzia.
Antonio Petrella, quinto da sinistra, durante una esposizione del Gruppo Sirio presso il CTS di trenno, nel giugno 1996.
pagina 16 maggio 1997
Maria Borelli Vecchio, seconda da sinistra, in una delle sue ultime partecipazioni letterarie di Milano.
Parliamo di sanità
Una riforma tutta da ...discutere
Giovanni Farina
/I sette aprile la Regione Lombardia ha varato, con i soli voti della maggioranza, la riforma sanitaria. I 16 articoli della legge regionale prevedono: stesse regole per strutture pubbliche e private dove il cittadino/utente potrà accedere liberamente ad un istituto di cura o ad un centro analisi; competenze differenziate , la sanità alla regione e i servizi sociali ai comuni integrando gli aspetti sociosanitari con l'istituzione delle ASSI (Aziende Socio Sanitarie Integrate); sono state emanate quattro delibere quadro per quanto riguarda i criteri di finanziamento, tariffe e ticket, tariffe ospedaliere e sull'accreditamento delle strutture private. Le preoccupazioni per l'approvazione della riforma sanitaria sono molteplici ed innanzitutto di ordine economico. Giuseppe Torchio, presidente dell'ANCI Lombardia(Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), dichiara: "La Lombardia sta accumulando un buco di circa 3000 miliardi, voragine che penalizzerà enormemente gli Enti Locali, dove la Regione sarà costretta a tagli drastici in tutti i settori primari per la nostra economia". A conferma di quanto detto, Torchio informa che la Regione ha inviato una comunicazione con la quale si afferma che nell'assestamento di bilancio non è stato più possibile assegnare per il 96 i fondi storicamente assegnati ai Comuni per gli interventi di assistenza. Alla base di tutto vi è di fatto la mancanza di un tetto di spesa generale e per settori. Le ragioni di Torchio per quanto detto possono essere condivise.
Ma le critiche alla riforma non sono isolate e non sono solo di natura economica. Oltre che dalle opposizioni consiliari i no provengono dai comuni e dalle pro-
i gruppi AL-ANOM
vince, dai Sindacati Confederali e dallo stesso ministro della sanità Rosy Bindi che ha già preannunciato ricorso alla Corte Costituzionale. Vediamo adesso di chiarire con voi alcune ragioni di queste critiche:
L'accorpamento delle ex USSL lombarde su base provinciale con deroga su Milano per 3 ASL (Aziende Sanitarie Locali) creerà un periodo di assestamento per quanto riguarda le competenze degli uffici ma, al di là dei disservizi che ciò procurerà all'utenza, il problema più importante e che ogni ASL avrà competenza su 1,5 milioni di persone con caratteristiche territoriali differenti provocando il disagio legato all'accesso al servizio da parte degli utenti: quindi si rischia di creare soggetti altamente burocratizzati e lontani dalle istanze locali.
Mancanza all'interno delle ASL di una authority preposta al controllo della qualità dei servizi resi sia dal pubblico che dal privato. In conseguenza di ciò si corre il rischio che scada la qualità delle prestazioni rese.
L'accreditamento delle strutture private non passa più attraverso una risorsa di "spesa destinata" ma, indistintamente, qualsiasi struttura privata che autocertifichi di possedere gli standard strutturali (dopo verifica della Regione) sarà iscritta nel registro delle strutture accreditate. Rimane da sottolineare come non siano stati ascoltati i comuni e le province nella fase di stesura della riforma se non in maniera formale nell'ultima parte del percorso legislativo e senza per altro poter incidere sulle decisioni già prese. Se la sanità è un "affare" che riguarda tutti i cittadini possiamo dire che i pochi hanno deciso per i molti.
Il medico risponde
/gruppi familiari AL-Anon sono un'associazione di familiari ed amici di alcolisti, che si riuniscono per condividere esperienza, forza e speranza, allo scopo di affrontare il problema comune. Noi crediamo che l'alcolismo sia una malattia che coinvolge tutta la famiglia e che un cambiamento di atteggiamenti possa favorire il processo di recupero. AI-Anon non è affiliata ad alcuna setta, fede, partito politico, organizzazione o istituzione, non si impegna in alcuna controversia, né appoggia o si oppone ad alcuna causa. Non vi sono quote da pagare per essere membri di Al-Anon. Il nostro mantenimento è autonomo e avviene attraverso i nostri contributi. Scopo di Al-Anon è dare aiuto, conforto, speranza ed amicizia ai familiari ed agli amici di alcolisti attraverso un programma basato sui Dodici Passi e dare comprensione ed incoraggiamento all'alcolista. Il gruppo rispetta nel modo più assoluto l'anonimato di chi partecipa e non vi sono quote d'iscrizione per farne parte.
Da oltre 20 anni nella Zona 19 operano attivamente i seguenti gruppi:
*Gruppo Al-Anon Via Stratico 9 tel. 4035443 riunioni: lun-margio ore 21.00. sab-dom ore 15.00.
*Gruppo Alateen (per figli di alcolisti dai 10 ai 19 anni) via Stratico 9 riunioni: venerdì ore 21.00.
*Gruppo Al-Anon Via Rizzardi 22 teL 48201118 riunioni: lunmer-ven ore 21.00.
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Parliamo di fimosi
La signora Franca, mamma di un bambino di 4 anni, è preoccupata per la chiusura del glande del pene (fimosi) del proprio figlio e chiede quali manovre è opportuno praticare e quando è necessario intervenire chirurgicamente per risolvere il problema.
La fimosi è una "non patologia" degli organi genitali maschili (il prepuzio ricopre il glande) poiché è la maggior parte delle volte una condizione fisiologica assolutamente normale fino ai sei anni di età. Tuttora è in uso da parte di alcuni pediatri e/o chirurghi di praticare misure traumatiche e invasive in questa condizione come per esempio la cosiddetta "ginnastica prepuziale".
Questa consiste nel praticare quotidianamente forzature manuali del prepuzio sul glande per favorirne l'allargamento o lo scollamento e la purtroppo classica "manovra traumatica" con dolore e spesso sanguinamento di forzatura del restringimento a cui segue spesso infiammazione e dolore alla minzione.
Questo atteggiamento di non attesa della maturazione del pene provoca spesso fimosi "secondarie" caratterizzate da reazioni cicatriziali ed infiammatorie che portano necessariamente alla esecuzione dell'intervento chirurgico riparativo.
I chirurghi pediatri non interventisti hanno osservato una spontanea e totale risoluzione delle
Per ulteriori informazioni telefonare ai Servizil Generali Italiani Al-Anon Tel. 55193635 dalle 15.00 alle 19.00 escluso i festivi. fimosi fisiologiche, se non maltrattate, e definiscono la fimosi necessitante un intervento chirurgico evento di estrema rarità. Concludendo l'atteggiamento da mantenere è quello di attendere senza provocare e di non far provocare traumatismi da altri (medici compresi) a carico del prepuzio fino almeno all'età di 6 anni e di preoccuparsi solo se a carico di questa zona si dovessero sviluppare processi infettivi con rossore cutaneo del prepuzio e pus (balanopostite), mentre non devono generare ansie la presenza di granulazioni tondeggianti biancastre sotto il prepuzio che sono solo fisiologici accumuli di smegma ossia di normali secrezioni delle ghiandole del pene.
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ASSEMBLEA PUBBLICA
Si informano gli amici pensionati delle Zone 18 e 19 che il giorno 22 maggio alle ore 14.30 presso il salone della Parrocchia S. Giovanni Bosco, in via Mar Nero 10 (Baggio) raggiungibile con gli autobus 58, 63, 67, si terrà l'assemblea degli iscritti alla F.N.P. su:
Il programma del nuovo Sindaco e la politica per gli anziani; le novità sulla Sanità in Lombardia. Interverrà Sandro Antoniazzi della Caritas Ambrosiana
maggio 1997 pagina 17 -
a cura del dott. Marco Nedbal Pediatra Ospedaliero
Il verde melograno dai bei vermigli fior... "Pianto antico" G. Carducci. Linneo, il naturalista cui spetta il merito di aver fondato la classificazione sistematica delle piante, denominò "Punica granatum" questo alberello originario dell'Asia. Quanto a "granatum" il riferimento ai semi è chiaro; la scelta del nome "Punica" si deve probabilmente alla presunta provenienza cartaginese, punica per l'appunto. Gli antichi egiziani greci e romani apprezzavano la sua bellezza e lo riproducevano nel legno e nei metalli.
Nella Bibbia le melegrane sono simbolo di fecondità e quindi di ricchezza. Negli incantevoli giardini di Alcinoo, il re dei Feaci che ospitò Ulisse, crescevano come si può leggere nell'Odissea "tra gli altri verdi alberi il pero e il melograno".
Nel Tartaro piante superbe di melograno piegavano sul capo di Tantalo i loro dolci frutti che però sfuggivano al dannato quando allungava la mano per coglierli. Una leggenda sull'incesto narra come una fanciulla avesse preferito morire piuttosto che cedere alla cupidigia del proprio padre e fosse stata mutata dagli dei pietosi in una pianta ornata di fiori e frutti splendidi: il melograno. Se d'inverno ha un aspetto poco attraente con il suo tronco spesso contorto e fessurato e il groviglio disordinato di spini all'annuncio della primavera questo alberello cespuglioso brilla di piccole foglie per lo più opposte lanceolate e lievemente ondulate, seguite da giugno a settembre da vistosi fiori carnosi e scarlatti.
Il frutto è una bacca che a maturità tende a spaccarsi mostrando i semi immersi in un succoso arillo rosso disposti con geometrica precisione.
Forse per i semi color del sangue, miti cruenti hanno tratto ispirazione dal melograno come quello di Dioniso fatto a pezzi bollito con diverse erbe e divorato dai Titani; ed ecco dal suo sangue divino scaturire un melograno.
Il frutto veniva associato al regno dei morti; in un mito greco Ade il dio dell'oltretomba rapisce Persefone e la conduce nel suo regno sotterraneo.
Avendo Zeus imposto di restituire la fanciulla alla madre, la dea oulgnim
a cura di Delia Oppo
Demetra, prima di renderla Ade offre una melagrana a Persefone che ne assaggia i chicchi: ciò assicura il suo ritorno agli Inferi e suggella le nozze con Ade.
La melagrana è sacra a Era, la
2,MCM9.9§
Adriana Quercia
regina degli dei e protettrice delle unioni legittime; nel suo santuario di Argo la sposa di Zeus stringe nella mano una melagrana.
Ma questo frutto è allo stesso tempo un simbolo di fecondità: Attis l'eroe della mitologia frigia nasce da una vergine che lo concepì mettendosi nel seno una melagrana un mito, secondo
qualche significato simbolico; nel linguaggio dei fiori è il Messaggio di un amore ardente e in quello della politica per l'abbondanza dei semi è un emblema di democrazia e pluralismo. Il melograno dispensa doni benefici all'umanità: i frutti gustosi sono una tentazione per i bambini, un po' meno per i grandi che non hanno tempo da perdere e preferiscono mangiarli con gli occhi nelle composizioni di fiori secchi. Con il succo si prepara un liquore pregiato.
Oltre alla ben nota granatina e a dei correttivi di sapori. La buccia del frutto tannica veniva usata per conciare le pelli e per fare inchiostri. Dalla buccia e dai fiori si possono ottenere sostanza per tingere in rosso e in arancione. Il legno abbastanza duro serve per piccoli lavori.
pochi frutti come il "Tornate" pomodoro riuniscono in sento una sé tante sostanze prezio- semplice: se alla salute dell'uomo e pre- nati".
cisamente: 13 vitamine, 7 sali minerali e 3 diversi acidi naturali. Poiché i Paesi d'origine del pomodoro sono il ‹.:,.5.' Perù e le Regioni attigue alla catena delle
Ande, si presume che a portare in Europa le prime piante di pomodoro sia stata Cristoforo Colombo, che aveva scoperto questa solanacea, ancora sconosciuta in Occidente, durante il suo secondo viaggio alle Indie.
(tedesco). Vi prericetta appetitosa e i "pomodori grati-
Ingredienti (dose per 4 persone): pomodori rossi e sodi, 4, prezzemolo, basilico, aglio, origano, capperi sotto sale, filetti d'acciuga sott'olio 2, pan grattato (possibilmente al momento), pecorio grattugiato, olio d'oliva, sale, pepe. Tempo occorrente per la preparazione: 40 minuti
Frutto maturo e sezione
tropologo J.G. Frazer, autore de "Il ramo d'oro", risalente a un'epoca in cui si ignorava la vera causa della generazione. In quanto legato alla fertilità il melograno era sacro anche ad Afrodite. dea dell'amore senza vincoli e della fecondità.
Un incantesimo prescriveva di recitare una formula magica davanti a una melagrana, da far quindi mangiare alla donna desiderata per conquistarla.
In Turchia le giovani spose solevano gettare una melagrana: tanti sarebbe stati i propri figli quanti i semi sparsi per terra.
Oggi la melagrana ha ancora
In un manuale di medicina domestica del 1939 il melograno aveva le seguenti indicazioni: debolezza di stomaco, mancanza di appetito, anemia, emicranie, diarree croniche, brividi febbrili, emorragie passive, muscoli atonici, rilasciamento dell'ugola, prolasso del retto, febbri intermittenti, coliche ventose e flatulenti, piaghe di cattiva natura, infiammazioni putride, febbri di maligno carattere ed esantematiche nonché nei vermi che tanto spesso provocano l'insoffribile prurito all'ano alle pudende e alla vagina delle bambine fino a costringerle ad atti contro natura per calmare il fastidio".
Attualmente si riconoscono l'azione vermifuga della corteccia della radice e le proprietà astringenti dei fiori.
Nella nostra Zona lo troviamo in giardini privati anche in varietà senza spine e con fiori bianchi gialli e variegati e in forma nane, quasi dei bonsai che rallegrano lo sguardo con i fiori e i frutti rosso arancio, inoltre davanti alla Metropolitana del QT8, all'angolo di via Isernia con piazza Santa Maria Nascente e nelle aiuole delle case popolari di via Appennini.
In Europa si è incominciato a coltivare il pomodoro per gli svariati usi alimentari a partire dalla seconda metà del secolo XVIII. Allo stato selvatico il pomodoro non è più grande di una ciliegia; sono stati gli indigeni del Perù e del Messico mediante successivi innesti a portarlo con il tempo alle dimensioni attuali, chiamandoli "tornati" dal verbo "tornata", che significa gonfiarsi. Non per nulla nelle lingue anglosassoni il pomodoro si chiama "tornato" (inglese) e
Preparazione: lavate ed asciugate i pomodori, poi tagliateli a metà in senso orizzontale, svuotateli dei semi, salateli internamente e capovolgeteli sopra una gratella. Tritate finemente una manciata di prezzemolo insieme a 4 foglie di basilico e mezzo spicchio d'aglio, a 4 capperi ben lavati ed ai filetti di acciuga. Versate quindi il ricavato in una ciotolina ed incorporatevi 2 cucchiaiate di pane grattugiato e di pecorino, poco pepe ed un pizzico di origano. Mescolate tutto quanto per bene e con questo composto riempite i mezzi pomodori. Collocateli in una pirofila ben oliata, irrorateli con un filino d'olio e passateli in forno già a 200' per 20 minuti.
Serviteli caldi oppure tiepidi.
Targa AVIS per Milano 19
Una simpatica mostra quella che si è tenuta dal 19 aprile all'8 maggio presso la Biblioteca rionale Gallaratese dal titolo: "Capriccci di primavera" a cura di Giuliana Fiocchi. Una rassegna di pittura su stoffa, dove ombrelli,
magliette, cravatte, fazzoletti, grembiuli ed altri oggetti della nostra quotidianità e che normalmente usiamo tutti i giorni sono stati trasformati in qualche cosa di nuovo, di diverso e unico grazie alla magia dei colori e della fantasia dell'autrice.
In occasione del quarantesimo della sua fondazione la delegazione S.Siro della Associazione Volontari del Sangue ha offerto una targa al nostro periodico come riconoscimento per la costante collaborazione prestata. Nel ringraziare l'AVIS per la benemerenza ricevuta riteniamo doveroso proseguire questa collaborazione utile e finalizzata la bene comune.
LA REDAZIONE
Al vs.",
maggio 1997
naaaaMildaagm
pagina 18
Melograno fiorito
Ilpomodoro
L'alga()
dei baKissibti
di
Venticinque Aprile
La Cometa Biricchina
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Ci sarà ancora la campagna?
Il melo contento
Il vecchio melo da tempo trascurato non aveva nostalgia del passato, ne tantomeno aveva recriminazioni sui tempi di magra e quelli buoni. Per decenni aveva prodotto verdi frutti che eran mangiati da tutti, poi improvvisamente era stato abbandonato perché, gli dissero, non era più apprezzato. Ora lui era contento, perché le sue mele erano a disposizione di uccelli e insetti di stagione, sui suoi rami si ténevan concerti di uccelli, cicale e altri insetti esperti.
La primavera e l'estate eran per lui felici giornate, non veniva più spruzzato o irrorato di prodotto chimico trattato, così nessun uccello o altro animale mingiando le sue mele stava male. Anche adulti e bambini di passaggio del suo frutto facevano un assaggio.
L'unico cruccio che aveva era quanto vivere ancora poteva, ma scacciava questo pensiero ascoltando il concerto naturale del vento, del temporale. Dalla natura era nato ad essa sarebbe ritornato.
L'albicocca matura
Una albicocca matura
cadde dall'albero su una prugna ancora acerba. L'albicocca sì spappolò e la sua polpa sulla prugna si riversò. La prugna imprecò, l'albicocca si scusò e un gruppo di formiche piano .piano quella polpa si mangiò.
/Amo TadiRi
La libertà, la libertà non c'era là non c'era pace e amore nel cuore dell'oppressore. L'oppressore uccideva dalla mattina alla sera. Gli oppressi erano là ad aspettare la libertà. La libertà un giorno arrivò, dagli alleati l'oppressore scappò.
Là Cometa Biricchina non si vede alla mattina. Si vede di notte sopra i tetti e sopra le grotte. Ha due code colorate, una gialla come le ali di una farfalla una blu come il mare laggiù.
Brilla brilla la cometa guardata da un poeta.
Alessia Cagna
Burattini alla Biblioteca
al 10 al 23 maggio l'Associazione Monte Tabor, Casa Comina di via delle Ande 11, presso la Biblioteca Rionale di via Quarenghi 21, terrà una mostra intitolata: "Burattini in Casa di Riposo" Foto-video di burattini.
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Dopo un lungo letargo, si risvegliano "I mulini a vento": vogliamo arrivare a tutti con il nostro messaggio. Tutti siamo invitati a partecipare alla vita della nostra Cooperativa e del Gruppo 180 ed eventualmente a collaborare con scritti, disegni ecc. alla stesura del nostro foglio di informazione. Le nostre attività si svolgono secondo il seguente calendario settimanale dalle 14,30 alle 17,00:
In Casa Comina è attivo dall'aprile 1994 un laboratorio per la costruzione di burattini che ha permesso ad alcuni nostri anziani di riscoprire le proprie capacità creative. Dalla costruzione si è passati all'a-
nimazione ed è stato realizzato un piccolo spettacolo per i bambini di una classe elementare. Questa mostra dà un riconoscimento importante a tutte le persone che, con entusiasmo, hanno intrapreso questo percorso e rappresenta l'occasione per ritrovare l'incanto e la fantasia dell'infanzia...
Apertura della mostra sabato 10 maggio ore 16,30. La mostra è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 23; il sabato dalle ore 9 alle 20. Ingresso libero.
Lunedì -Laboratorio teatrale, responsabile Nino Gacci.Laboratorio di cucito, responsabile Mariella Manino.
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Martedì -Gruppo 180: rete di sostegno e volontariato per la salute mentale, responsabile Maria Szalai.
Mercoledì -Laboratorio tirocinio di oggettistica, responsabile Teresa Monfrini.
Giovedì -Spazio libero, responsabile Olga Gambaro e Maria Teresa Abbondanza.
Venerdì -Le uscite del venerdì, responsabile Giulia Rosa Ferrara e Lisi Vallardi.
Servizio di rieducazione al lavoro: offre l'opportunità di riavvicinarsi alla realtà del mondo lavorativo, di eseguire lavori di assemblaggio, o altri simili, su commesse per conto terzi, di ricevere una modesta "incentivazione".
Siamo presenti dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00/12,00 e dalle 14,00/17,00 o su appuntamento, in via Appennini 165, tel. 3538680
ilseguito del gemellaggio con un villaggio del Burkina Faso, la Sezione Soci dell'Ipercoop Bonola ha iniziato una collaborazione con alcuni professori della scuola media Casati di via Ojetti, con un progetto mirato. Le classi che partecipano al progetto hanno già avuto incontri con il Prof Ettore Tibaldi coordinatore scientifico del progetto Burkina Faso e con il Dr. Giulio Soncini del Dipartimento di biologia dell'Università degli Studi di Milano. I materiali prodotti dagli studenti nel corso dell'attività, saranno esposti.
Paola Ticozzi Sezione Soci Ipercoop Bonola
La scuola media di via Ojetti da tempo si sta occupando, a livello interdisciplinare, delle tematiche riguardanti sviluppo - sottosviluppo, al fine di fornire ai ragazzi strumenti interpretativi per l'analisi e la comprensione di alcuni problemi del mondo contemporaneo. Nel corso di quest'anno, in seguito ad accordi con la Coop Lombardia, si è affrontato nello specifico il tema degli aiuti ai paesi di terzo mondo.
In particolare: conoscenza della situazione di un paese del Sahel (Burkina Faso), analisi dei mag-
giori problemi e della efficacia dei vari tipi di interventi di sostegno e di aiuto da parte dei paesi industrializzati.
Si è preso in esame il progetto di cooperazione attuata in questi anni dalla Coop in collaborazione con la Facoltà di Scienze dell'Università di Milano, riflettendo sul concetto di sviluppo sostenibile e su forme di intervento compatibili con la cultura e l'ambiente.
I docenti: Patrizia Albero, Ines Giannobbi, Patrizia Chiesi, Laura Graciotti, Enrichetta Iuliucci, Silvia Manzo.
maggio 1997 L.../ArkilbLt› pagina 19
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Le poesie
Alessia terza elementare di via Visconti
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Gemellaggio col Burkina Faso
I risultati delle elezioni amministrative del 27 aprile
1997 e gli eletti in Zona 19
Gli eletti
nel Consiglio di Zona 19
(Elenco provvisorio)
FORZA ITALIA
10 eletti
Di Marzio Tonino
Fici Giuseppe
Giovannelli Carlo
Girlanda Ermanno
Magurno Raffaele
Masi Roberta
Messaggio Bruno
Moscato Angelo
Pelagalli Vincenzo
Pisciottano Maria
P.D.S.
6 eletti
Radaelli Daniela
Cambieri Alberto
Frontini Ferruccio
Negri Gianni
Paletto Ostelio
Schiavi Silvana
LEGA
6 eletti
Ronchi Roberto
Cardellini Franca
Campedelli Riccardo
Guarneri Riccardo
Maggi Paolo
Tamilia Ugo Orazio
A.N.
4 eletti
Cremaschi Gianluigi
Melorio Generoso
Tisana Domenico
Vernazza Paola
Rifondazione C.
3 eletti
Della Rovere Emilio
Maiellano Antonio
Fedrighini Enrico
Il ballottaggio tra Gabriele Albertini e Aldo Fumagalli svoltosi domenica 11 maggio ha decretato a Milano il successo del candidato Sindaco del "Polo". Albertini ha vinto su Fumagalli per uno scarto percentuale di circa il 6%, cioè il 53,1% dei votanti contro il 46,9 %. In Zona 19 lo scarto tra i due contendenti è stato minimo, infatti Albertini ha avuto il 51,5% dei voti mentre Fumagalli ha avuto il 48,5%.
Torte e Pasticceria sur,gekte
Torte da Cerimonia
Semifreddi
Torte su orcanazione
Servizio a dornicifio
erte anche 2a doiggenka
P.P.I.
1 eletto
Poletti Grazia
VERDI
2 eletti
Fornaroli Agostino
Rizzo Basilio
Per ricevere a casa tua Milano 19 è sufficiente inviare l'importo dell'abbonamento a mezzo
versamento sul C.C. postale n. 16888208 specificando cognome, nome e la causale "per abbonamento" intestato a Editrice "Milano 19" Soc. Coop. R.L. via Appennini 101/B 20151 Milano
ABBONAMENTO SPECIALE SEMESTRALE PER IL XX° DI
MILANO 19 £. 10.000
ílig%T.R1 c_12PLIPJ r Difendi e rafforza il tuo giornale
I FATTI DELLA ZONA A CASA TUA PrierOJP_P c_IPP c_P ci-0P c P c PrOP c_Pc_fer c c Pc120201 c Pc1P1P_Pc_PcS, c 9
20148 Milano - Via Masaccio, 18 'f?4 02/48.01.73.32 maggio 1997 pagina 20
Numero di voti e percentuali per singola lista nella Zona 19 PARTITI VOTI VALIDI % VOTI CONTESTATI FORZA ITALIA 16.449 29,33 19 UMANISTI 391 0,70 0 PDS 10.533 18,78 2 PARTITO POPOLARE 2.247 4,01 1 LEGA NORD 9.059 16,16 3 FUORI DALLA MENZOGNA 200 0,36 0 ITALIA UNITA 91 0,16 0 PADANIA PENSIONE SICURA 402 0,72 0 SOCIALISTI ITALIANI 978 1,74 3 PENSIONI & LAVORO 340 0,61 0 RIFONDAZIONE COMUNISTA 5.407 9,64 0 MSI FIAMMA 538 0,96 0 VERDI 3.102 5,53 0 ALLEANZA NAZIONALE 6.339 11,30 2 VOTI CONTESTATI 30 0,05 VOTI NULLI 223 3,37 SCHEDE NULLE 1.943 3,25 SCHEDE BIANCHE 1.543 2,58 TOTALE NON VALIDI 3.739 VOTI ESPRESSI 59.815