RIUNIONE TRIMESTRALE DIREZIONE - CCU
16 febbraio 1979
Ai nostri quesiti, vedere nostra lettera n. 3/79 del 18 gennaio 1979, la Direzione ha risposto con dovizia di cifre e commenti.
1) Situazione generale della Società
Il fatturato del 1978 è stato di 240 miliardi. Rispetto al 1977 c'è stato un incremento di 91 miliardi.

Le officine di Genova e Novara hanno contributo al fatturato 1978 nella misura del 4,9% del totale pari a 11,7 miliardi (nel 1977 tale quota era stata del 3%).
L'organico aziendale in Italia è passato da 620 unità a 724. L'incremento è stato così ripartito: 69 unità Milano, 19 ELE/Roma, 9 SAV/Novara, 2 UGE/Genova e 5 ONO/ Novara.
Gli investimenti effettuati durante il 1978 sono stati 19 miliardi di cui 4b/ milioni per I officina di Genova e 406 milioni per quella di Novara.
Degli altri 18 miliardi non sono stati dati particolari.
Gii ordini in mano ai 31-12-1978 ammontano a 449 miliardi.
La ripartizione geografica risulta essere (in miliardi): Algeria 183, Iran 146, Iraq 22.5, Arabia Saudita 53, Zaire 15, Nigeria 9.5, Italia 11, Libia 9.
La ripartizione tecnologica è la seguente (in miliardi): DCS 2b i, uu-t 118, ELI 44, UOF 6 e vari 12.
Uai dati di cui sopra se ne ricava che il 1978 è stato un anno d'espansione e questo nel segno di una continuità cne e proprio una costante della Societa tin dal 19I3.
Alcune perplessità non possono non essere sottolineate.
Ad esempio il DLR registra una contrazione del proprio portafoglio ordini.
Le diffico,tà uel DLR non possono spiegarsi solamente con la contrazione del mercato mondiale delle linee.
Altri motivi certamente concorrono a questa crisi, motivi cne purtroppo non ci sono completamente comprensibili per l'incompletezza delle informazioni in nostro possesso.
Un'altra nota stonata riguarda le officine di Novara e Genova.
La Direzione afferma che è già un successo garantire la continuità produttiva delle officine a fronte di una situazione italiana di crisi permanente.
Inoltre è stato aggiunto che l'attività delle officine è strettamente legata ai dipartimenti tecnici (DCS - DLRELE).
La prima parte del discorso ci sembra riduttiva a nostro parere ed esprime una logica di pura sopravvivenza.
Il fatturato delle officine è stato: nel 1974 7%, 1975 4%, 1976 3%, 1977 2% e nel 1978 5% con una media nell'arco dei 5 anni. sopra menzionati, del 4%.
Mentre il fatturato generale ha denotato dal 1974 al 1978 una fortissima espansione (da 37 miliardi a 240).
Il carico di lavoro certo per le due officine per il 1979 è così suddiviso: 30.000 ore OGE e 20.000 Novara mentre si parla di acquisire altre commesse nel medio periodo
Sulla base delle cifre sopra riportate si intuisce come la logica della sopravvivenza sia da noi temuta, combattuta
e denunciata ad ogni occasione.
2) Perchè il D.C.E. (Dipartimento Consociate Estere)
Il DCE è nato per favorire lo sviluppo delle attività all'estero.
Le funzioni dello stesso sono:
Conduzione operativa delle società di cui la Sadelmi ha e/o avrà la maggioranza o minoranza del pacchetto azionario.
Collaborazione con i dipartimenti tecnici.
Al momento attuale sono state costituite due società: S.S.T. in Saudi Arabia e S.N.L. in Nigeria. La partecipazione della Sadelmi è maggioritaria rispetto ai soci sauditi e nigeriani.
Diversificazione tecnologica
Su questo problema c'è molta attenzione da parte della Società.
Per il DLR vengono ipotizzati altri settori d'attività in considerazione del fatto che la capacità d'ingegneria espressa da questo dipartimento è potenzialmente in grado di diversificarsi senza eccessivi problemi.
Ritorno attività Italia
Permanendo la mancanza di investimenti nel nostro paese, vedere chimica e siderurgia, non esistono al momento possibilità generalizzate.
La soia novità è rappresentata dall'acquisizione della ELE di una commessa di 4 miliardi per la costruzione della linea « B • della metropolitana di Roma.
C'è interesse per il progetto governativo, ancora non esecutivo, di costruzione di varie centrali nucleari.
Situazione Iran
I lavoratori della Sadelmi in Iran non hanno corso e non corrono nessun pericolo ha dichiarato la Direzione.
Nei momenti culminanti della crisi si è provveduto a ridurre l'attività ed il personale.
L'Iran col 28%, ordini acquisiti nel 1977, è uno dei mercati più importanti, se non il principale in assoluto per la Sadelmi.
In parte alcuni lavori erano già stati eseguiti al 100% prima della fase cruciale della rivoluzione.
Ci pare ovvio affermare che la situazione iraniana potrà influire negativamente sulle società operanti nell'ex regno dello Scià.
Tutti gli operatori economici presenti in Iran speravano che il trapasso di poteri dal vecchio al nuovo regime avvenisse in modo graduale e nel segno della continuità. Tutto ciò non è avvenuto e l'ipotesi gattopardesca teorizzata dal governo Baktiar è stata travolta dagli avvenimenti.
Appare scontata una drastica epurazione in seno alla vecchia amministrazione e la costituzione di una commissione governativa per vagliare tutti i contratti firmati dal vecchio regime.
Riportiamo qui di seguito, il riepilogo generale delle fasce salariali degli impiegati e degli operai. Le cifre sono comprensive di tutte le voci che servono a formare lo stipen-
DALLA PRIMA
Noi non possiamo, ovviamente, tracciare un bilancio su quello che potrà essere il risultato economico delle operazioni Sadelmi in Iran.

I problemi che la Società dovrà affrontare a seguito della vicenda politica iraniana saranno probabilmente: difficoltà con le banche finanziatrici che allarmate dalla situazione tenderanno a ritardare i pagamenti almeno fino a quando il quadro politico iraniano non avrà trovato uno stabile assetto.
Spese per soste nei porti dei materiali, questioni assicurative, ricostituzione degli organici in vista della ripresa delle attività, ricucitura rapporti con nuove autorità e sollecito dei pagamenti in valuta locale.
La commissione speciale di controllo annulla qualcuno dei contratti della Società.
Questa ipotesi appare improbabile.
I lavori acquisiti dalla Sadelmí concernono il miglioramento delle infrastrutture del paese e non sono il frutto dei sogni imperiali dell'ex re dei re.
dio ad eccezione del premio di produzione e degli ultimi due scatti di contingenza (novembre-febbraio).
NE PARLEREMO DOMANI
1) SCHEDA DI RILEVAMENTO DATI
La scheda di rilevamento dati del personale esiste in SADELMI da qualche tempo.
Questa scheda è una vera e propria pagella con voti da 1 a 10. Gli elementi che determinano il giudizio sono: — capacità professionale, capacità organizzative e direttive, senso di responsabilità, rendimento, affidabilità, adattabilità all'ambiente e comportamento sul lavoro. Siamo convinti che a seguito della meccanizzazione della raccolta dei dati relativi al personale la scheda in questione è stata modificata.
ORARI DI LAVORO DIFFERENZIATI
Esistono in Sadelmi, ben 10 diversi orari di lavoro che coinvolgono circa 21 lavoratori, di cui 17 donne e 4 uomini.
Le donne ricoprono tutte mansioni di segretaria; i 4 uomini invece lavorano come turnisti all'ufficio telex.
Gli orari sono i più disparati con riposi compensativi ancora più disparati: chi al lunedì, chi al mercoledì ecc.
Le ore di lavoro settimanali sono anch'esse differenziate: un gruppo lavora 35 ore, un altro 37.1/2, un altro ancora 40 e 44.
Ci troviamo di fronte ad un fenomeno in costante espansione e pensiamo non abbia riscontro in aziende analoghe.
Contro questa specie di Babele, bisogna ricorrere all'art. 5 del C.C.N.L. disciplina generale sezione 3 concernente l'orario di lavoro che recita così: • LA RIPARTIZIONE GIORNALIERA DELL'ORARIO DI LAVORO SETTIMANALE VIENE STABILITA DALLA DIREZIONE PREVIO ESAME CON LE RAPPRESENTANZE :'-\.DACALI ».
Il diffondersi degli :,rari differenziati, ha assunto aspetti allarmanti e degeneranti, per cui non è possibile restare insensibili di fronte ai problemi di carattere sociale ed umano che lo stesso fenomeno causa ai lavoratori interessati. Occorre quindi prendere posizione su tale problema che, lasciato a briglia sciolta, appare sempre più un « fiore all'occhiello della nobiltà » più che un'autentica esigenza produttiva.
MOBILITA' PROFESSIONALE
La modifica avrà comportato qualche variazione riferita agli elementi di giudizio ma non alla struttura della scheda ed al significato che la stessa vuole rappresentare.
Il problema su cui noi vogliamo attirare l'attenzione di tutti i lavoratori è quello di stabilire quale tipo di risposta dare nei confronti di questo « sistema unilaterale di giudizio ». La risposta ovviamente deve venire dai lavoratori per cui auspichiamo l'apertura di una discussione con concrete proposte finali che saranno poi incluse nella contrattazione aziendale.
A nostro parere non è la legittimità della scheda ad essere messa in discussione, bensì il sistema del giudizio segreto ed unilaterale.
Questo giudizio che classifica rigidamente e segretamente secondo schemi prefissati ogni lavoratore, è la risposta, scontata, ed un pa' anacronistica, delle burocrazie aziendali.
La richiesta di maggiore informazione e maggiore conoscenza è una costante del movimento sindacale (vedere nuovo C.C.N.L.).
La conoscenza e l'informazione sono i supporti essenziali se si vuole costruire in modo credibile la cosiddetta democrazia industriale o economica.
L'accordo sulla mobilità aziendale e sulla pubblicizzazione dei posti vacanti e/o di nuova istituzione risale al 15-2-1974. A distanza di 5 anni si può affermare che questo istinto aziendale non è riuscito a determinare apprezzabili risultati in termini di quantità e qualità.
Non ci attendevamo, come ha sempre affermato la Direzione di fronte alle nostre critiche, che tutti potessero diventare « generali e colonnelli » ma che ci fosse un minimo di disponibilità ed una flessibile valutazione sulle candidature presentate nell'arco dei 5 anni.
Quando parliamo di flessibilità di valutazione non intendiamo « garantire ,. l'incapacità o l'incompetenza ma bensì l'impegno costruttivo a vedere la candidatura non come un esercizio noioso e formale.
Un esempio dello scarso impegno ci viene dal fatto che ancora prima della pubblicizzazione del posto, mediante comunicazione affissa all'albo, sono stati conclusi gli accordi per l'assunzione esterna.
Dal 1974 ad oggi sono stati pubblicizzati almeno 100 posti di lavoro, vacanti o di nuova istituzione, I passaggi interni si possono contare sulla punta delle dita.

Le candidature sono state numerose, di queste solo un certo numero conosciute dal C.d.F.
Ci rendiamo conto realisticamente che questo istituto per poter determinare una certa mobilità professionale presuppone il verificarsi di diverse condizioni tra le quali un
CONTINUA IN
Impegno serio e credibile della controparte e nel contempo una rigorosa volontà del C.d.F. nel ricercare gli strumenti adatti perchè lo stesso istituto non resti come lo è stato finora • un figlio di nessuno ■.
4) F.A.S. CGE
Lo scopo del F.A.S. (Fondo Assistenziale Solidaristico) è l'assistenza ai lavoratori della CGE e consociate nelle forme previste da uno specifico regolamento.
Le prestazioni garantite dal F.A.S. comprendono cure termali, rimborsi per protesi dentarie, rimborsi vari, colonie, sussidi per soggiorni e cure, visite ed analisi mediche.
L'accordo aziendale del 20-12-1976 sanciva la disponibilità dell'azienda ad aderire al F.A.S.

Ad oggi due ragioni fondamentali hanno impedito l'aggregazione dei lavoratori della Sadelmi.
La prima dovuta all'attendismo, calcolato, della Direzione CGE che con una lettera dal contenuto abbastanza fumoso ha affermato che non potevano esserci adesioni di nuovi soci perchè il F.A.S. stava per essere trasformato in Ente Morale.
Bene, sono passati tre anni ed il F.A.S. è rimasto tale e quale come era nel 1976: una istituzione assistenziale integrativa gestita dalla CGE.
La seconda ragione, fondamentale a nostro parere, risiede nella mancanza assoluta di volontà da parte della Direzione della Sadelmi a fare il passo decisivo.
Sono svariatissimi i rapporti euE/SAutLivll: prestiti finanziari, passaggi diretti di lavoratori CGE alla Sadelmi, commesse Sadelmi alla divisione elettromeccanica CGE, uomini della Sadelmi e CGE nei rispettivi consigli d'amministrazione.
Inoltre i dirigenti Sadelmi, da tempo, fruiscono dell'assistenza del CASDAI (Cassa Assistenza Sanitaria Dirigenti) gestita dalla CGE.
Quanto precede è sufficiente ad avallare la legittimità della richiesta dei lavoratori e nel contempo a dimostrare come la posizione assunta dalle direzioni CGE e Sadelmi rimane un fatto oltremodo negativo.
Inoltre risulta essere ulteriormente rafforzata la legittimità della nostra richiesta di adesione a seguito del comunicato del Consiglio di Amministrazione CGE del 20-10-1978 dove si annunciava che le divisioni DVE e DEL assumevano la veste - di società operative autonome.
Ecco il quadro riassuntivo della nuova struttura:
CGE
~popola Generai* di Elattricilà 5pA
$.d. Legalo: Via e.rpo0non•, te • Mano
Capitale: IVI. GE, 207. FIAT
Appena:citi:tura Illadiedettriche tpA
SADELMI - COGEPI: BILANCIO 1977
Cade 1•00.:
Via T•rlatt4 27 •I1Earr UN Impact 0.5. baacal. M • 1~
E.de Via ~potaci, 25 - Manch tori.capr.amcoi
Conviene ricordare che l'accordo del 1976 stipulato all'Assolombarda è stato strappato dopo aspra lotta, con numerose ore d sciopero, ed il F.A.S. costituiva uno degli obiettivi principali della contrattazione.
Diventa quindi inaccettabile la posizione della Direzione Sadelmi che non può continuare a nascondersi nelle pieghe assai compiacenti dell'attendismo della CGE.
L'organico della Società è così composto: 703 unità in Italia 560 expatriates e 4.415 locali assunti all'estero.
Totale generale 5.678 unità.
Il fatturato è raddoppiato rispetto al 1976 del 100%.
Il costo di lavoro e/o costo complessivo del personale ha avuto un'incidenza sul fatturato del 17% circa 25 miliardi, mentre nel 1976 tale costo su un fatturato di 74 miliardi rappresentava il 27%.
Se ne deduce che nel 1977 c'è stata una riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto del 10%.
Curiosamente la differenza sopra evidenziata non è stata citata nel bilancio 1977.
L'accantonamento per il fondo di anzianità è dl 4 miliardi e 378 milioni. Rispetto all'anno precedente l'attività delle officine è passata dal 3% al 2%, ciò dimostra ancora una volta la staticità produttiva delle officine ed il loro scarso peso strategico nelle scelte politiche di fondo della Società.
La Società controlla il 100% dell'EICSA Sud Africa, il 60% della Sadelmi/Shake/Tamini Arabia Saudita e la Montedoria 100%.
Altre partecipazioni: SADE Caracas 10%, SADE Bogotà 1,58% e CONDISA Bogotà 6°/o.
L'utiie per l'esercizio 1977 risulta essere di 3 miliardi e 808 milioni che rappresenta circa il 2,500/o a fronte di un fatturato di 149 miliardi.
Il pacchetto azionario della SADELMI-COGEPI è controllato totalmente dalla C.G.E. (Compagnia Generale di Elettricità) Milano.
A sua volta il capitale azionario C.G.E. è In possesso per l'80% dalla G.E. (General Electric) New York - USA - ed il restante 20% dalla FIAT.
La SADELMI-COGEPI Inoltre fa parte del settore della G.E. denominato ICBD (International Construction Business Division).
Questo settore comprende anche la SADE Brasile, la SADE Colombia, la SADE Venezuela, la SADE Spagna e la SADELMI New York.
1 continua
IMMOBILISMO O PARTECIPAZIONE ?
Perchè scioperare? Cosa risolvono queste manifestazioni? Tanto i terroristi colpiscono ugualmente...
Sono domande che spesso si ritrovano nei discorsi della gente, di fronte a fatti come quelli dell'uccisione dell'operaio sindacalista di Genova e del giudice Alessandrini a Milano.
Certo la soluzione immediata al terrorismo, non si ha scioperando o manifestando collettivamente il proprio sdegno. Ma lo sforzo che dobbiamo fare è di dare una prospettiva, non la promessa del paradiso, bensì la possibilità concreta di lotta, di iniziativa per cambiare e migliorare la ns. società.

Ciò che spinge masse di italiani nelle piazze non è solo un senso idealistico di giustizia, di democrazia, di alti valori umani, beninteso importantissimi da un punto di vista morale, etico, civile..., ma è più di tutto l'esigenza di voler mostrare che ogni italiano ha il diritto di pretendere da quelle forze politiche che lo rappresentano, la difesa e la sicurezza fisica per coloro ché compiono il proprio dovere di magistrato, di giornalista, di rappresentante di qualsivoglia pubblica istituzione, e di coloro che adempiono a! proprio dovere di cittadino nel denunciare fatti o persone che mancano ai princìpi di giustizia o a leggi costituzionali del nostro Paese.
A coloro che ci rappresentano, il cui potere gli è stato conferito da tutto il popolo italiano, chiediamo risposta a domande politiche che in questi anni si sono fatte sempre più numerose. Chiediamo giustizia e chiarezza su troppi processi che in Italia vengono frequentemente insabbiati, rinviati o prolungati fino ai termini di carcerazione preventiva di delinquenti che facilmente nel nostro Paese diventano « uccel di bosco
Gli italiani devono chiedere conto di questi fatti, il cittadino ha il diritto di inquisire nei confronti del potere, perchè non si può davvero continuare a credere che la rispettabilità delle Istituzioni si salvi occultando le colpe o lavando i panni sporchi in famiglia al riparo degli occhi della pubblica opinione.
A coloro che hanno scritto che il popolo italiano non brilla certo per coraggio civico e che da sempre non ha fiducia nelle istituzioni pubbliche, bisogna chiedere il per-
chè di questa sfiducia: e dire chiaramente che non si può pretendere fiducia quando teoricamente si dicono belle parole ma in pratica si usano corruzioni, favoritismi, abusi di potere per garantirsi e mantenere privilegi e immunità che offendono direttamente il popolo italiano, il comune cittadino che compie il proprio quotidiano lavoro con serietà onestà.
Riproponiamo perciò le domande iniziali; in modo contrario: perchè ancora troppo qualunquismo, troppa indifferenza, troppo disinteresse per la cosa pubblica, ecco forse da qui viene la risposta migliore al perchè si sciopera e si manifesta.
Tanto non si risolve n' ente rispondono... ma in quale altro modo sollecitare l'‘ , fizione del Paese e coinvolgere i cittadini nella difesa c' ,ule istituzioni? In quale altro modo, in democrazia, si denuncia o si chiedono rimedi se non partecipando direttamente alla vita politica e sociale del proprio Paese?
Oggi la vita in comune esige, ancor più di ieri, che ognuno assuma il suo posto non di osservazione ma di cosciente partecipazione diretta e responsabile.
E allora se democrazia è soprattutto partecipazione dimostriamo di non aver paura e di essere in grado di gestire di servirci di quei mezzi legali e costituzionali che una democrazia ci garantisce (poichè per migliorare la nostra vita sociale occorre la collaborazione di tutti) e non lasciare che altri con ben altri mezzi e ben altri fini distruggano una democrazia che è costata e costa caro ancor oggi conservare.
La democrazia e'la libertà non si conquistano una volta sola, ma giorno per giorno «, sono parole del nostro presidente Pertini.
..... vi sono anche d quelli che o per desiderio di ben custodire le proprie sostanze o per una tale avversione contro gli uómini dichiarano di attendere soltanto ai propri affari senza credere perciò di far torto ad alcuno. Costoro se sono ésenti da una specie di ingiustizia, incorrono però in un'altra: disertano l'umana società perché non conferiscono a essa né amore, né attività, né denaro ».
dal libro — dei Doveri — di CICERONE
51AMAf1INA NON VADO AL LAVORO... VIENI QUA...CARALa scala è mobile come il cemento
Roma. L'avevano inventata per difendere il potere d'acquisto dei salari dall'aumento del costo della vita. Ma, secondo molti imprenditori, la scala mobile è servita solo a far aumentare ulteriormente l'inflazione e il costo del lavoro per le loro aziende. Al contrario, secondo molti sindacalisti, non è bastata a proteggere i salari e viene sempre più spesso aggirata con trucchi. Semmai, i punti di contingenza che ogni tre mesi si sommano agli stipendi di operai e impiegati (ogni sei mesi per i dipendenti pubblici) sono serviti agli imprenditori per annacquare le vertenze contrattuali. Anche gli ultimi sei punti sono scattati il 1. febbraio scorso, alla vigilia del rinnovo dei contratti: in tutto, poco più di 14 mila lire lorde che anticipano le 20 mila chieste dai sindacati.
In un modo o nell'altro, insomma, la scala mobile non riesce ad accontentare nessuno. Ma, forse, con i suoi meccanismi, riesce a provocare un po' di patetico buonumore. Se il prezzo dei quotidiani sale da 200 a 250 lire, I' aumento non viene calcolato nel maggior costo della vita: nel paniere sindacale (preparato per la prima volta subito dopo la guerra e aggiornato più volte) si parla di 365 quotidiani all' anno, 365 numeri fanno un abbonamento e, siccome il prezzo dell'abbonamento è rimasto immutato, la scala mobile non si tocca. Poco importa se, per trovare in Italia un abbonato a un quotidiano, occorre fare ricerche accurate sulle Alpi Graie. Perdita secca per quei dissipatori che continuano ad andare alle edicole: 18 mila lire l'anno.
Il trucco dell'abbonamento funziona anche per i trasporti pubblici: le aziende municipalizzate raddoppiano il
prezzo del biglietto dell'autobus, lasciando invariato quello della tessera mensile. E non intaccano la scala mobile. Quanto ai viaggi in treno, l'indicatore del consumo degli italiani è così riassunto: 320 chilometri all'anno. Vale a dire, un viaggio d'andata da Roma a Napoli con ritorno fino a Formia. Dopo di che si prosegue a piedi o con l'autostop.
« Il paniere su cui si calcola la scala mobile », commenta Sabino Cassese, « sembra fatto per l'Italia dei film di Rossellini, prima del boom economico ed è rimasto tale anche nel periodo della stretta. In poche parole, non rappresenta il costo della vita né il suo andamento. Non figurano beni di consumo ormai comuni come l'automobile e la benzina. D'estate le donne vestono ancora di rayon e così via ». « Anche il consumo d'energia elettrica », aggiunge Giuseppe Pignatelli, collaboratore del Crel, il centro studi della Vi!, « è sottovalutato: 20 chilowatt mensili per famiglia, quando ormai la media è sui 200 ». Per calcolare la scala mobile, dunque, frigorifero e lavatrice sono ancora considerati un lusso come pure il telefono. Ma qualche vizio bisogna pur consentirlo: all'anno, 109 pacchetti di nazionali e 35 di esportazioni super. Prezzo, rigorosamente tenuto basso, rispettivamente 200 e 350 lire. Peccato che la maggioranza degli italiani fumi MS o Marlboro da 600 e 800 lire. Secondo la scala mobile, bisogna essere in grado di permettersi i propri piaceri. Ma nel paniere non entra neppure il pane,
ovvero, nonostante le delibere del Cip, si prende in considerazione quello calmierato e non quello' di più largo consumo.
Perché allora non rifare il paniere?
« Innanzi tutto, è difficile », spiega Cassese, « individuare tecnicamente che cosa rappresenta il costo della vita per l'uomo medio. E poi per un prodotto essere •incluso nel paniere è un patto di sangue, il suo prezzo diventa quasi intoccabile perché il Cip non lo permetterebbe ». Ma, oltre a essere Htsata su indicatori non rappresentativi, a essere bloccata con vari raggiri, la scala mobile è anche fisiologicamente antiquata. Il parametro di partenza e ancora quello del 1974, cioè un salario lordo di 238 mila lire. Nel punto di contingenza (2.380 lire lorde) non entrano gli aumenti decisi dai successivi rinnovi contrattuali.
A questo punto, a che serve la scala :nobile? E a chi? « Sino a oggi », dice ancora Pignatelli, « basta a difendere le fasce più basse di salario. Ma già un metalmeccanico che guadagna 550 mila lire lorde perde ogni anno il 5 per cento del suo potere d' acquisto. I meccanismi del fisco fanno poi il resto: talvolta bastano poche migliaia di lire di contingenza in più per far scattare l'aliquota marginale e ridurre fortemente l'utilità della scala mobile così com'è oggi ». Ma il momento più drammatico verrà nel febbraio del 1982, quando la contingenza non difenderà più il potere d'acquisto di nessun salario minimo contrattuale, mentre l'inflazione navigherà su tassi elevati (7.5 per cento secondo il piano Pandolfi, 15 secondo le previsioni della Chase Manhattan Bank ). 'Per la scala mobile sarà un po' l'ora della verità. Vincerà chi vuole abolirla tout court? Oppure ci sarà una scala veramente mobile e più differenziata che serva allo scopo per cui era stata inventata?
