Milano 19(77)

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Ettriiarato

Mensile di informazioni politica e cultura della Zona 19

Anno IX - N. 7-8 - Luglio-Agosto 1985

Grido di allarme per la Bettola di Figino

Milano dal fascismo a piazza Fontana

La sirena incantatrice alle soglie del Duemila

Perché il verde non stinga

Dfficoltà per i centri SIMEE e CPS Troppi incidenti pochi telefoni

Un merlo fa il suo nido ...sul balcone

Dalla Zona 19 al Giro d'Italia

I mestée de la Milan de semper

L. 600

Patrimonio storico ambientale minacciato dalla speculazione

Il fabbricato, le cui origini risalgono al 1400, è già in parte stato venduto a una società che ne sta modificando la volumetria e la destinazione - Ora è minacciata anche la parte dove da 181 anni c'è una vecchia osteria di campagna

Nel lembo estremo di questa zona, pochi metri prima del termine del Comune di Milano, poco discosto dall'abitato di Figino si trovano una cascina, altre due case ed un istituto religioso. Tale località è indicata nella toponomastica col nome di Bettola.

Bettola è per l'appunto il nome con cui veniva una volta designata un'osteria periferica. E difatti in un'ala della cascina esiste un'osteria, aperta fin dal lontano 7 ottobre 1904, dalla famiglia Monti, che da ormai 181 anni tramanda di padre in figlio la gestioen di tale esercizio e la conduzione, in affitto, di 50 pertiche (circa 3 ettari) di terreno agricolo, coltivandolo direttamente.

All'interno dell'osteria non sono state apportate modifiche né alla pavimentazione (in pietra) né al soffitto (con travature a vista); il riscaldamento viene effettuato a legna grazie ad un enorme camino di pietra scolpita, che il trisavolo dell'attuale conduttore portò con sé da Trenno, da dove proveniva, quando nel 1904 si stabilì qui con la sua famiglia. È per tale motivo che registi famosi quali Gianfranco Bettetini nel film per la RAI "Stregone di città" e Vittorio De Sica nella sua penultima opera "Una breve vacanza" scelsero questa osteria per girarvi degli interni a riconoscimento dell'antichità autentica della stessa.

Vi dipinse, negli anni '50-60, Guido Tallone figlio di cesare insigne pittore ed Accademico di Brera. Vi dipinse il bancone di mescita, numerose nature morte ed all'intereno la pergola ed il tavolo di sasso.

Anche l'assessorato al Turismo della Regione Lombardia in una pubblicazione del 1974 dal Titolo Osterie di Lombardia pubblicava un notevole repertorio fotografico su tale ostena.

Fra gl avvenimenti storici di cui tale osteria fu testimone ed in parte artefice: il passaggio e la sosta di Napoleone III.

L'osteria, condotta in affitto ininterrotamente dal 1804 ad oggi dalla stessa famiglia, occu(segue in ultima)

Al Centro Anziani di piazzale Segesta

Tredici volontari gestiscono tutte

le attività ricreative

L'iniziativa, che consente risparmi di denaro e maggior partecipazione degli utenti, è la maggiore innovazione del Centro che ha ripreso la sua attività a giugno, dopo essere stato completamente ristrutturato

Con una festa popolare, cui hanno partecipato circa 200 persone allietate dalla musica e dai canti dei duo "Iolanda e Luigi", è stata ufficialmente salutata, il 14 giugno la riapertura del Centro Anziani di piazza Segesta, che era stato chiuso nell'ottobre del 1984 per rendere possibile l'esecuzione di necessari ed urgenti lavori di ristrutturazione.

Ora il centro, completamente ristrutturato, è stato riaperto ed ha ripreso a funzionare, con tutti i suoi servizi preesistenti, sin dagli inizi di giugno. La festa del 14 giugno, alla quale ha partecipato il consigliere di zona Rosanna Magni Ferri del PCI, è stata l'occasione per dare il via ufficialmente alla ripresa dell'at-

Chiesta dai comunisti per il C.d.Z. Una maggioranza formata attorno ad un programma

In attesa che si concludano gli incontri, già in corso, tra i rappresentanti dei vari partiti per l'elezione del nuovo presidente del Consiglio di Zona 19, il Gruppo Comunista dello stesso Consiglio di Zona (eletto il 12 maggio scorso) ha emanato il seguente comunicato.

È stato con un grande sforzo collettivo, che il Partito Comunista ha compiuto per approfondire e definire i problemi del-

Referendum

In Zona 19

27.630 sì, 37.898 no

Pur avendo vinto il fronte del "no" ha dovuto registrare un calo

Nel referendum del 9 e IO giugno per l'abrogazione della legge che nel 1984 ha tagliato 4 punti della scala mobile, i "sì" nella nostra zona sono stati 27.630. mentre i "no" sono stati 37.898.

Indubbiamente c'è stata una vittoria del "no", ma se si raffrontano questi dati con quelli di cui si disponeva prima della votazione, tale vittoria appare più limitata di quanto fosse prevedibile.

Difatti, tenendo conto dei risultati delle elezioni regionali del 12 maggio scorso nella nostra zona (il raffronto con i risultati di altri referendum non è possibile data la diversa natura del contendere) si può rilevare che il fronte del "sì" (PCI+DP+MSI) poteva contare sul 37,01 per cento dei voti e quello del "no" (DC+PS1+PR 1+PSD1-1- PL1) poteva contare sul 58,19 per cento, mentre non è possibile collocare con precisione nell'uno o nell'altro schieramento gli elettori di altre liste minori presenti alle elezioni regionali. Quindi si è partiti da una differenza del 21,18 per cento dei voti a vantaggio del fronte del "no", differenza che risulta ulteriormente dilatata se si considera che indubbiamente anche nella nostra zona, come è stato constatato in altre zone della città, molti di quanti alle regionali avevano votato per il' MSI, al referendum non hanno seguito le indicazioni di tale partito ed hanno votato "no" o si sono astenuti.

tività e per presentare il gruppo di tredici volontari, che si sono assunti l'onere di gestire, del tutto gratuitamente, tutta la parte ricreativa del centro, compreso il bar in esso esistente.

In passato, infatti, il bar era condotto da un gerente, che veniva regolarmente retribuito.

Ora, invece, i 13 volontari, tutti anziani residenti nel quartiere (molti dei quali si prestano anche, sempre volontariamente, a far la spesa alla mattina per altri anziani impossibilitati ad uscire di casa), permette, oltre che un risparmio di denaro, anche una maggior partecipazione degli utenti alle attività ricreative del centro e l'iniziativa ha incontrato notevole favore tra i partecipanti alla festa, alla cui riuscita

hanno contribuito, con l'offerta di materiali, prodotti e denaro, la ditta Caretti, la Tre C (ex Durbans) e la Philips.

Estrazione lotteria

Venerdì sera, 14 giugno, a chiusura della Festa Popolare organizzata dalla Lega Pensionati G2-S. Leonardo S.P.I.CGI L sono stati estratti i numeri vincenti della lotteria abbinata alla festa.

(segue in ultima)

Invece a referendum avvenuto il divario è risultato ridotto al 15,68 per cento avendo i "sì" ottenuto il 42,16 per cento dei voti, contro il 57,84 per cento dei "no".

Questi risultati complessivi derivano dalla media tra situazioni diverse. Difatti a San Siro, dove vi sono ville di lusso e abitazioni di una borghesia medio alta e dove, tra l'altro, nelle regionali di maggio il MSI aveva ottenuto un alto numero di voti, il divario è stato del 25,44 per cento essendo stati i "sì" 11.735, pari al 37.28 per cento, e i no 19.735, pari al 62,72 per cento contro il 35.45 per cento del fronte del "sì" e il 61.53 per cen(segue in ultima)

E c'è ancora chi...

la zona, che è stato elaborato il programma per il prossimo quinquennio.

Con tale documento, nell'esprimere un giudizio positivo sull'operato nella scorsa legislatura, il Partito ha inteso delineare chiaramente le proprie linee programmatiche per il futuro.

Gli abitanti della zona hannocolto il valore di questo sfor(segue in ultima)

Gira e rigira la rappresaglia di Washington per la politica commerciale della Comunità europea è ricaduta sull'Italia. Infischiandosene di tutte le regole, il governo statunitense ha deciso di applicare un dazio del 40 e del 25 per cento sul valore di fatturazione sulle importazioni di pasta alimentare di produzione italiana. Il motivo di tale decisione è contorto: la Comunità europea sarebbe colpevole, agli occhi degli USA, di aver concesso agevolazioni, giustificate dai rapporti più stretti che esistono tra paesi di una stessa regione geo-economica, all'importazione di agrumi di alcuni paesi mediterranei, fra cui Israele, deludendo le speranze dei produttori della California di conquistare il mercato europeo degli agrumi.

Da qui la decisione di Washington di ven-

dicarsi. L'unica preoccupazione era la scelta della vittima. Esclusi per ora (ma non è detto che continuino ad esserlo in seguito) le acque minerali e i vini, di cui la principale esportatrice è la Francia, escluse le scarpe, di cui sono forti esportatori anche Germania, Gran Bretagna e Spagna, ha colpito il partner più debole, l'Italia, con un provvedimento il cui carattere punitivo è evidenziato dal fatto che le esportazioni italiane di pasta alimentare rappresentano appena il 3,5% del mercato statunitense di questo prodotto, mentre per l'industria italiana rappresentano il 15% delle esportazioni, per 42 miliardi di valore all'anno.

E in Italia c'è ancora chi ostina a volerci far credere che gli USA siano il nostro più grande e disinteressato amico!

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milano19

Servizi per handicappati Tocca a noi

SiaMo genitori di ragazzi portatori di handicap che frequentano il CTR della zona 19. Avendo avuto notizia di altri servizi simili, ci sembra doveroso far sapere che il CTR della nostra zona funziona bene, questo è detto da tutti i genitori dei ragazzi che lo frequentano. Le attività sono molte e gli utenti vi partecipano attivamente aiutati dagli educatori che sono attenti ai loro bisogni.

Chi ha avuto precedenti esperienze di servizi per portatori di handicap sa che non è facile avere un servizio efficiente.

Fortunatamente gli educatori del nostro CTR sono molto umani e lavorano con fantasia ed affetto per i nostri ragazzi, ce la mettono tutta per rendere l'ambiente sereno. Poiché spesso i nostri figli arrivano da esperienze frustranti è particolarmente importante avere trovato in que-

sto servizio una proposta di vita accettabile, gradevole, adeguata ai loro bisogni. A questo punto vorremmo che fosse riconosciuta la capacità dimostrata in questi anni dalla Direttrice e dagli educatori e che se ne tenesse conto nella riconferma futura dello stesso personale. Saremmo veramente dispiaciuti e preoccupati se dopo questa esperienza positiva con superamento di problemi difficili, con legami significativi fra gli educatori e i nostri ragazzi oltre che con i genitori si dovesse ricominciare tutto daccapo. Riteniamo importante che laddove le cose vanno bene l'Amministrazione si adoperi per farle continuare ad andare bene e ci auguriamo che la nostra esperienza serva per far funzionare meglio anche gli altri servizi per handicappati.

I rappresentanti del Comitato di partecipazione sociale

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Un'onda lunga, pesante, devastante, di immagini aldilà della più ardita fantasia, ben al di là di quanto propostoci da film come "Terremoto" o "l'inferno di cristallo", si è riversata nelle nostre case. La realtà, per la sua pesante, granitica concretezza, ha superato di gran lunga anche la più perversa immaginazione.

E quanta differenza dagli effetti tragici, spesso di dimensioni ben maggiori, di un cataclisma naturale odi una guerra; la contrapposizione gioco-strage è particolarmente stridente e inaccettabile. Fiumi di stampa, fino alla nausea, troppo spesso impregnati di retorica, si sono srotolati sotto i nostri occhi, alla ricerca di spiegazioni introvabili, a volte perfino gravi di nazionalismo e di spirito di vendetta, che già stanno producendo i loro frutti marci.

Urge che noi, gente comune, noi bisognosi di comprendere una realtà sempre più incomprensibile, scendiamo in campo e ci pronunciamo con molta lucidità ed attenzione.

Tocca a noi dire di no allo spirito di vendetta antiinglese, tocca a noi dire di no al cinismo, alla stupidità, alla grossolanità degli Agnelli, dei Boniperti e di parte degli addetti ai lavori nel mondo dello sport, tocca a noi dire di no ai fiumi di retorica, tocca a noi dire no a chi vuole utilizzare questi momenti luttuosi per leggere tutto in chiave repressiva, tocca a noi dire no alla cultura che partorisce gli "ultras", tocca a noi dire di no alla progressiva distruzione dello sport, tocca a noi sciogliere e far sciogliere i gruppi "ultras" foraggiati e favoriti dalle società.

Tocca a noi ritrovare nello sport il divertimento, la sana competizione che ha al suo interno la satira, l'ironia e il gusto per lo sfottò ingenuo e popolaresco.

Tocca a noi ridare allo sport la sua funzione di svago, di divertimento, di via per meglio conoscere il nostro corpo, di strumento per mantenersi in salute, per ricercare stati mentali che perdiamo nella routine della vita quotidiana.

Milano è bella, pulita è più bella

Spett.le Redazione di "Milano 19" e p.c.

Spett. Associazione V.M.P.

Milano

Ci riferiamo alla lettera sui "Volontari Milano Pulita" e, mentre ci congratuliamo con questi cittadini, desideriamo far presente che, se pur non uniti in associazione, altre persone si interessano al loro ambiente e cercano di tenerlo pulito e migliorarlo.

Tenento ben aperti gli occhi però, ci siamo accorti che oltre al comportamento maleducato di molti cittadini, c'è quello negligente di molti spazzini che non svolgono regolarmente il loro compito danneggiando di conseguenza anche la salute della collettività.

A conclusione di una breve inchiesta, anche in altre zone oltre alla nostra, abbiamo scritto al AMNU come da copia acclusa non riscontrando però in seguito nessun segno di miglioramento nel comportamento degli spazzini negligenti!

Da ciò il contribuente trae una conclusione: se le autorità, oltre a partecipare alle solite cerimonie di inaugurazione, si interessassero concretamente affinché ogni responsabile fosse veramente interessato al buon funzionamento dei propri reparti, Milano diventerebbe più pulita e più vivibile. Cordiali saluti.

Spett.le Direzione AMNU Via Sila Milano

Inviamo a questa Direzione, per conoscenza, quanto scritto in merito all'inefficiente servizio dei netturbini che particolarmente nella zona di vostra competenza è vistosamente carente.

giardini, altrimenti si accorgerebbe della sporcizia sparsa ovunque, dei cestini per i rifiuti non vuotati e del degrado delle aiuole, situazione che si va aggravando da una decina di anni.

Emerge di conseguenza sempre più lampante la mancanza di un efficiente servizio di netturbini: quanti sono questi lavoratori a Milano e quante ore lavorano? Per i cittadini è un mistero. Verso le 8 del mattino si vedono dei tricicli fermi fuori da qualche bar poi per il resto della giornata non si vede più uno spazzino al lavoro, di tanto in tanto qualcuno transita verso chissà quale destinazione. Se interrogati sulla necessità di rimuovere le immondizie sparpagliate nelle cunette e sul marciapiede della strada che stanno percorrendo, rispondono che quel tratto non è di loro competenza ma di un altro collega. E così giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, la sporcizia e le lattine vuote si accumulano soprattutto nelle aiuole dei marciapiedi alberati in compagnia di sacchetti di plastica, cicche, giornali, ecc. finché non sono ridotti a poltiglia dalla pioggia e dalle ruote delle auto.

L'AMNU periodicamente pulisce e lava le strade principali dove non passano le macchine, ma nessuno si preoccupa dello stato dei marciapiedi dove camminano le persone e dove la mancanza di pulizia e di igiene è assoluta!

Altro esempio è lo strato di ventennale sporcizia delle scale d'ingresso alla metropolitana: evidentemente non si è ancora deciso a chi tocca rimuoverla e intanto... si tira avanti nella più completa indifferenza!

rano ogni possibilità di transito ai pedoni, costretti a percorrere dei metri da una parte o dall'altra o a retrocedere per trovare "un passaggio"strofinandosi addosso alla carrozzerie sporche! Non parliamo dei problemi di circolazine sui marciapiedi delle madri con bimbi in carrozzella... ma questo è un altro discorso! Si parla tanto di Milano città europea, delle mostre della Campionaria, però non ci si accorge che in tutte le vie dei quartieri limitrofi i turisti e gli espositori parcheggiano tra le immondizie che sono costretti a calpestare come scendono e salgono dalle macchine: proprio un bel biglietto da visita!

Abbiamo esposto questa situazione al responsabile di zona dell'AMNU ma nessun risultato si è visto finora.

E la fontana, la più bella di Milano (tra quelle rimaste) davanti all'ingresso di P.le G. Cesare? È un ricettacolo di rifiuti che i maleducati vi buttano ma che I'AMNU ignora finché ogni tanto qualche indignato cittadino non protesta direttamente! Sappiamo che Milano è gemellata anche con Scianghai e che qualche tempo fa una rappresentanza della ns. città ha fatto un viaggio in questa ed in altre località cinesi dove ha potuto veder rigorosamente applicati nell'ambiente urbano i basilari principi igienici.

Vorremmo tanto che questo esempio venisse raccolto dalle autorità milanesi e le spronasse a far rispettare concretamente i regolamenti civici e a pretendere un effettivo servizio dagli addetti alla nettezza urbana.

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Tocca a noi richiedere che chi utilizza lo sport per arricchirsi, debba rendere pubblici i propri bilanci così che sia possibile rendersi conto della necessità o meno di certi prezzi stratosferici dei biglietti di ingresso e possiamo chiedere che eventuali superutili vengano reinvestiti in strutture e attività sportive per tutti.

Tocca a noi, in particolare a chi è simpatizzante delle squadre di calcio di serie A e B milanesi e lombarde, chiedere che in forme differenziate si impegnino adesso le famiglie dei morti e dei feriti più gravi di Bruxelles, residenti nella nostra Regione.

Tocca a noi imporre che questa Coppa dei Campioni, assurta a simbolo di morte, venga restituita o che chi, con protervia, la awinghi in un moto di infantile disperazione venga messo di fronte alla sua responsabilità: non volere dare un segno concreto, semplice, immmediatamente comprensibile di cambiamento di logica.

Tocca a noi, con il nostro modo di vivere, discutendo, riflettendo non dimenticando, impegnandoci anche negli altri aspetti della vita civile e sociale, dare il via a un movimento di rinascita culturale e culturalsportivo.

Non possiamo aspettare che siano gli Agnelli, i Boniperti, i Pellegrini, i Farina, i Carraro o i Ministri degli Interni e primi Ministri a fare tutto questo; forse tutto questo si scontra con i loro interessi di padroni di questo "vapore" e quindi "forse" non possono al di là della retorica.

Tocca a noi...

Un lettore

Vi invitiamo ad osservare lo stato di costante sporcizia delle vie (naturalmente ci riferiamo ai marciapiedi alberati e alle cunette, le quali però periodicamente vengono pulite dai mezzi meccanici) attorno alla Fiera, M. Cervino, M. Rosa, M. Bianco numeri dispari, via Veniero, Pie Lotto, V. Albani, ecc.

Non è possibile che questa situazione antigienica continui ancora per molto tempo! Se i cittadini sono maleducati esiste il servizio dei netturbini che deve provvedere alla pulizia dei marciapiedi, soprattutto quelli alberati che diventano ricettacolo di cartacce, lattine, sacchetti di plastica, ecc. ecc.

Confidiamo in una fattiva, sollecita collaborazione e, ringraziando distintamente salutiamo. Un gruppo di cittadini della Zona Fiera-San Siro.

Egr. Vicesindaco on. Elio Quercioli e p.c.

Egr. Presidente dell'AMNU Sig. Giampaolo Polizzi Milano

"Qui Milano" dicembre '84 / gennaio '85: speciale "Milano

A suo tempo avevamo letto l'articolo a margine, poi la neve di metà gennaio ci ha fatto accantonare l'argomento che ora riteniamo sia il momento di riprendere perché ci sta molto a cuore.

Siamo senz'altro d'accordo sulla necessità di richiamare l'attenzione dei cittadini sul dovere di collaborare per mantenere Milano pulita. Non possiamo però condividere l'affermazione che "oggi Milano è più pulita di alcuni anni fa".

Evidentemente chi lo pensa non è un pedone, non usa la metropolitana, non va mai ai

Per quanto riguarda la Vigilanza Urbana, si può forse pensare che intervenga per questioni minime, come la polvere e la sporcizia non scopate dal marciapiede da mesi, che entrano tranquillamente nei negozi di alimentari, quando non si vede nessun intervento nemmeno quando le auto posteggiate sul marciapiede in curva sbarGent.mo direttore, come tutti i cittadini che vogliono far buon uso dei propri diritti e per compiere anche il mio dovere civico, ché sento profondamente, sono andata a votare il 12 maggio scorso e trattandosi di elezioni amministrative mi sono portata matita e carta per annotarmi i numeri corrispontenti ai nomi delle persone per le quali intendevo votare, avendo per esse stima e fiducia. Motivi familiari mi hanno impedito di documentarmi in precedenza e così mi sono trovata davanti agli elenchi ufficiali esposti nelle aule e nei corridoi dei seggi elettorali.

È inutile dire che "non si possono pulire le cunette ed i marciapiedi perché ci sono auto posteggiate ovunque": le lunghe scope dei netturbini possono benissimo passare sotto e tra le macchine.. questi "mostri sacri" che oltre a inquinare l'aria, a rubare spazio... non devono continuare ad essere un pretesto per non pulire! Distinti saluti. seguono firme

colori che non corrispondono

A questo punto scopro che nomi presi dal tabellone ufficiale celeste, chissà perché, vanno messi sulla scheda rosa, mentre quelli presi dal tabellone bianco vanno messi sulla scheda grigia. E quelli verdi e gialli saranno giusti o anche loro scambiati? Ho un leggero vuoto mentale e temo che le preferenze con i numeri o i nomi non vadano bene su questa o quella scheda. Ho molta esitazione, scrivo, piego e consegno, ma non sono più tanto sicura di avere fatto proprio quello che mi ero prefissata di fare: e se mi annullassero le schede?

Gli elenchi sono stampati su cartelloni bianchi, celesti, verdi e gialli. Inoltre cerco invano su ogni cartello il numero delle preferenze che potrò dare: non c'è alcuna indicazione.

Chiedo a un incaricato nel corridoio e mi sento dire che sulle schede stesse troverò le righe corrispondenti ai nomi o numeri cui dare le preferenze.

Sì, ma quando ormai sono in cabina, posso forse io tornare fuori a controllare: quattro di qua, due di là, uno qui e l'altro tre?

Certamente no e con le mie schede aperte e il foglietto dei miei appunti cerco di svolgere il mio diritto-dovere al meglio, secondo coscienza.

Gli "addetti ai lavori" forse hanno la mente sgombra e possono pensare solo a quello, ma il cittadino medio, che non per colpa sua ha magari altri problemi che lo hanno tenuto occupato fino al momento di entrare in cabina, o gli anziani o gli ammalati in precarie condizioni ecc. sono proprio stati agevolati dalle informazioni ufficiali di cui avrebbero avuto diritto? Pagare per pagare le spese di ogni elezione, tanto sarebbe fare meglio le prossime volte.

"Cartelli dello stesso colore delle schede, e diciture molto chiare: In questa lista si possono dare fino a tot preferenze". Sembra tanto semplice, ma... Lettera firmata

milano 19 - pagina 2
da Tino
Casaro
tipici italiani ed esteri ai Superspacci San Siro Via C. Dolci ang. via. Ricciarelli
al
Formaggi
luglio-agosto 1985
Telefonateci al 3539458 (segreteria telefonica)

Scampagnata con colazione sul tetto del Duomo

La città si sta lentamente riprendendo dalle ferite della guerra, ma le difficoltà da superare sono ancora molte - La strage di via San Gregorio

Il 9 aprile 1946 la prefettura di Milano decretò l'aumento del prezzo del pane di due lire al chilo. Una bella sberla per quei tempi in cui il pane era ancora il cibo più importante, in una città dove non si era ancora persa rabitudine di ragionare in termini di centesimi, dove il lavoro scarseggiava, la disoccupazione aumentava e la chiusura di reparti e di intere aziende era un'eventualità reale ed incombente.

A dire il vero il lavoro avrebbe potuto anche esserci, ma bisognava fare i conti con gli "alleati" (americani e inglesi) che imponevano un certo modo di produrre, escludendo alcuni settori. Fu il caso della Breda, dove tecnici e maestranze riuscirono a portare a termine, nel giro di pochi mesi dopo la fine della guerra, la costruzione di un aereo da trasporto civile, raeropullman BZ (Breda Zappata) 308, dalle caratteristiche tecniche innovative. Ma gli alleati stabilirono che la Breda non doveva più produrre aerei, il prototipo venne distrutto e la sezione aeronautica venne chiusa. "Ecco perché — fu il commento amaro di qualche operaio — in temp de goerra seguìtavenn a bombardallar

E con tanti grattacapi per la testa, i milanesi prestarono poca attenzione alla notizia che Ezio Barbieri, il bandito delrisola", si era dichiarato disposto (rimo caso di "pentito" ante litteram) a collaborare con la polizia per facilitare l'arresto di altri banditi. Ma si trattò di un pentimento di breve durata e nel pomeriggio del 21 aprile, domenica di Pasqua, Barbieri si riaffacciò alla ribalta della cronaca, nera ovviamente, alla testa di un folto gruppo di detenuti che, fortemente armati, si ammutinarono, si impossessarono del carcere di San Vittore, catturarono una dozzina di ostaggi ed ingaggiarono una vera e propria battaglia, protrattasi per quattro giorni con feriti da entrambe le parti, con un migliaio tra poliziotti, carabinieri e militari accorsi per snidarli.

E mentre le forze dell'ordine

erano impegnate a cingere d'assedio il carcere, qualcuno pensò bene di approfittarne e nella notte tra il 21 ed il 22 aprile trafugò dal campo 16 del Cimitero del Musocco, dove era sepolta, la salma di Mussolini, dimenticandone però, forse nella fretta di scappare, uno stivalone, con dentro la relativa gamba, sul fondo della cassa. Due giorni dopo il macabro furto venne rivendicato da un fantomatico "partito fascista democratico", poi si scoprì che a compierlo era stato proprio, con alcuni complici, l'inventore di tale partito, un certo Domenico Leccisi, che campava stampando un giornaletto clandestino, lotta fascista", e, si disse, biglietti falsi da cento lire e da mille AM lire e che qualche anno dopo tenterà di costruirsi, sulla sua necrofora impresa, una fortuna politica riuscendo a farsi eleggere, per una sola legislatura, deputato al Parlamento, nelle file del Movimento sociale italiano, naturalmente.

Un lungo applauso

non solo per la Scala

In quegli stessi giorni tornò a Milano, reduce dall'America dove, dopo aver lasciato la direzione della Scala, si era ritirato in volontario esilio quasi diciotto anni prima, il maestro Arturo Toscanini, che il 28 aprile 1946 volle rivedere il suo vecchio teatro, o almeno ciò che ne restava, e decise di fermarsi in Italia per raccogliere, con i suoi concerti, i fondi necessari per ricostruirlo. A dire il vero la decisione di ricostruire la Scala (di cui dopo i bombardamenti dell'agosto 1943 erano rimasti in piedi soltanto il palcoscenico e i muri perimetrali) con la sua grande sala, con tutti i suoi damaschi, i suoi ori, i suoi cristalli era stata presa già un anno prima, all'indomani della Liberazione, dalla Giunta Municipale. E tale decisione era stata un vero e proprio atto di coraggio. Bastava infatti, ancora in quella primavera del 1946, girare per le strade della città, tra le macerie non ancora rimosse, tra le baracche improvvisate lungo i via-

li della periferia, tra la gente accatastata in tempestose coabitazioni o ammassata su vagoni merci la mattina e la sera in interminabili viaggi tra città e luoghi di sfollamento, bastava fare il conto dei disoccupati, di quanti erano caduti in miseria, delle perdite... ed era facile rendersi conto del fatto che, tra tante necessità vitali, la ricostruzione della Scala poteva apparire come un lusso superfluo.

Ma vinse l'anima ambrosiana: anche tra i ceti popolari e nella piccola e media borghesia si intuò come, per una Milano decisa a riconquistarsi una posizione di guida, il Teatro alla Scala era premessa necessaria ed urgente. 11 nome di Arturo Toscanini aiutò poi a far concorde in tal senso il voto della cittadinanza. Così quando, la sera dell'I I maggio 1946, la figura del maestro si profilò entro il "golfo mistico" dell'orchestra, dalla platea, dai palchi, dalle gallerie scrosciò un applauso che parve non finire mai. Tutti si alzarono in piedi a gridare evviva non soltanto a Toscanini, al teatro risorto a nuova vita con il suo antico respiro, ma prima ancora a sé stessi, alla città che stava risorgendo dalle rovine, liberata dall'incubo dei tedeschi croceuncinati, ripulita da illusori miraggi imperiali.

L'eco di quell'applauso uscì dal teatro, si sparse nelle strade, raggiunse, in piazza del Duomo, le centinaia di persone radunate, come ogni sera, in decine di capannelli che si formavano, si scioglievano, si riformavano in animate discussioni di politica ed in particolare, in quei giorni, pro o contro la monarchia o la repubblica, in vista dell'ormai prossimo referendum costituzionale (il primo referendum della storia d'Italia).

E per roccasione capitò a Milano, per l'ultima volta, Umberto di Savoia, detto "stellassa", promosso il 9 maggio 1946, grazie all'abdicazione di suo padre Vittorio Emanuele III, dal grado di luogotenente a quello di re ("re di maggio", come verrà poi chiamato), il quale ai milanesi parlò di "salto nel buio" in caso di vittoria repubblicana e promise una "rinnovata monarchia costituzionale" nel caso in cui a vincere fosse stato lui. Ma il 2 giugno 1946 i milanesi diedero 636.553 voti alla repubblica e soltanto 291.456 alla monarchia

Due frati in cella per colpa di un morto

11 26 giugno cominciò, davanti alla Corte d'Assise di Milano, presente numeroso pubblico, il processo ad una cinquantina di elementi della famigerata banda Koch, quelli di Vila Triste, fra i quali, assenti giustificati, non figuravano il loro capo, Pietro Koch, fucilato a Roma, al Forte Bravetta, il 5 giugno 1945, e gli attori Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, fucilati a Milano il 30 aprile 1945.

E scoppiò l'estate. Un'estate assolata, afosa, che la stragrande maggioranza dei milanesi si vide costretta ad affrontare in città, cercando qua e là un po' di refrigerio, magari con un'escur-

sione e (perché no?) una colazione all'aperto (oggi si direbbe picnic) sul tetto del Duomo, oppure tuffandosi in qualche piscina, al Lido, all'Idroscalo o magari andando in qualche prato o qualche osteria di periferia, non molto lontano da casa. E in quella gran calura qualcuno rispolverò la vecchia idea di navigare sui navigli e varò nelle acque della Darsena di Porta Ticinese un'imbarcazione tutta di metallo, con propulsione ad elica, che però navigò per poco tempo ed ebbe minor fortuna di un suo pronipote, il "bateau-mouche" tutto plastica, che navigherà in quelle stesse acque circa 35 anni più tardi.

L'8 luglio 1946si concluse alrArena di Milano il primo Giro d'Italia del dopoguerra: primo al traguardo arrivò Fausto Coppi, ma vincitore del giro fu il suo eterno rivale Gino Bartali e il risultato della gara fu oggetto di lunghe, appassionate discussioni attorno ai tavolini dei bar, sui tram, nei cortili e persino nei capannelli di piazza del Duomo o davanti alla baracca di qualche "inguriatt", che vendeva fette di anguria sempre più sottili ad un prezzo sempre maggiore. "l sci semm pari", commentava qualcuno con amara ironia.

11 27 luglio al Palazzo dello Sport, quello di piazza 6 Febbraio compreso nell'area della Fiera Campionaria, venne inaugurata rEstate Lirica della Scala" e tanto per restare in tema all'Alcione Supercinema proiettarono il film "Una notte all'Opera" con i fratelli Marx.

11 1°agosto migliaia di disoccupati si ritrovarono davanti alla Camera del Lavoro, in corso di Porta Vittoria, per chiedere pane e lavoro al sindaco, al prefetto, al provveditore ai lavori pubblici ed ai rappresentanti di vari partiti politici presenti.

Dodici giorni dopo, il 13 agosto, un frate, padre Antonio Parini (cugino, guarda caso, di quel Piero Parini che fino a due anni prima era stato podestà fascista di Milano) dell'ordine dei frati minori francescani, consegnò alla polizia, nella Certosa di Pavia, un baule marrone della lunghezza di un metro, alto settanta centimetri, largo altrettanto, con dentro la salma, o almeno quello che ne restava, di Mussolini che, secondo quanto fu poi accertato, fino al giorno prima era rimasta nascosta a Milano, nella chiesa dei frati minori, in piazza Sant'Angelo. Così padre Parini ed un suo confratello, padre Zucca, accusati di occultazione di cadavere, finirono in cella, dove li avevano preceduti di poco quel tal Domenico Leccisi e due suoi complici: Antonio Parozzi e Fausto Gasperini.

Ebrei a Milano sulla strada di Israele

Venne settembre. In Galleria sorsero alte strutture tubolari lungo le quali operai acrobati si arrampicarono sù e giù, fra un picchiettar confuso frammisto al frizzare della fiamma ossidrica, per ridare un tetto ed il suo antico splendore al più bel salotto di Milano. Riprese il campionato di cal-

cio e qualcuno inventò la Sisal (il futuro Totocalcio), per suscitare speranze ed illusioni di facile ricchezza. Ma maggiori speranze sembrò portare la Fiera Campionaria, riaperta eccezionalmente (dopo il silenzio della guerra) il 12 settembre 1946 (anziché il tradizionale 12 aprile), povera ma fiduciosa, per mostrare ai milanesi macchine ed impianti che avrebbero potuto essere i validi strumenti per la ripresa e per offrire alle signore gli ultimi ritrovati di un'era nuovissima: calze di nylon, recipienti di plastica, macchine lavatrici.

Il 22 settembre la Fiera chiuse i battenti con un risultato tutto sommato positivo, almeno per quei tempi, ed al Parco Sempione, in un circuito improvvisato, Trossi vinse la prima corsa automobilistica del dopoguerra. Secondo arrivò Varzi. Farina e Nuvolari, invece, dovettero ritirarsi prima della fine della gara.

Era un altro segno della volontà di ripresa di una città an-cora carica di mille problemi, ai quali non aveva esitato di aggiungere ronere di provvedere in qualche modo ad aiutare le centinaia di ebrei scampati alle camere a gas naziste, che ogni giorno arrivavano a Milano trovando temporaneo alloggio, in attesa di continuare il loro avventuroso viaggio verso la terra promessa che poi si chiamerà Israele, in via Unione 5, in un palazzo tardo cinquecentesco (già dei Cusani, poi degli Erba-Odescalchi, quindi sede del famigerato gruppo rionale fascista Sciesa) assegnato temporaneamente dal Comune alla Comunità Israelitica milanese.

Il 9 ottobre, in un'altra ex sede rionale fascista, in piazza Cantore, elementi neofascisti collocarono una bomba, la cui esplosione dilaniò il piccolo Gianfranco Fiammini, di 5 anni, figlio del custode della locale sezione del Partito Comunista, che come altri partiti, aveva trovato sede in quel palazzo dallo stile inconfondibilmente littorio.

L'orribile strage di via San Gregorio

1117ottobre venne riaperta la biblioteca di Brera, che si affiancò alla "Piccola Brera", aperta non molto tempo prima per iniziativa di Ettore Modigliani, già direttore della Pinacoteca di Brera dal 1908 al 1935, il quale, tornato dall'Abruzzo dopo un decennio di confino politico, aveva mobilitato uomini e mezzi per la rapida rinascita della galleria e, in poche stanze subito riattate, aveva raccolto una significativa esposizione di 150 capolavori pittorici.

Il 19 ottobre vennero stabiliti turni di sospensione nell'erogazione dell'energia elettrica ed il l° novembre la prefettura decretò che privati ed industrie rimanessero senza elettricità per due giorni alla settimana. Ciò non impedì che il 23 novembre venisse aperto al palazzo dell'Arte, al Parco Sempione, la ventiquattresima esposizione del ciclo e del motociclo, anche se a quei tempi erano pochi i mila-

nesi che potevano permettersi il lusso di comprarsi una bicicletta ed ancor meno quelli che potevano anche soltanto pensare ad una moto.

Una settimana dopo, il 30 novembre, un'orribile tragedia sconvolse i milanesi. Quel mattino una giovane commessa, di nome Pinuccia, salì al primo piano dello stabile di via S. Gregorio 40, nei pressi della Stazione Centrale, per ritirare, come era solita fare ogni mattina, dall'appartamento del suo principale, Giuseppe Ricciardi, le chiavi del negozio di tessuti, che questi aveva nell'adiacente via Carlo Tenca. Salite le scale la giovane suonò il campanello. Nessuna risposta Risuonò. Niente, dall'interno non pervenne alcun rumore. La commessa si accorse soltanto allora che la porta era socchiusa, la spinse e... nella penombra dell'anticamera scorse la moglie del suo principale, la quarantenne Franca Pappalardo di Catania, rigoperta da un cappotto, riversa nel corridoio-con il viso schiacciato contro il pavimento in una pozza di sangue e di materia cerebrate schizzati dal cranio fracassato. Poco più in là il corpo di un figlio della Pappalardo, Giovanni Ricciardi di 7 anni, anch'egli vestito dí un pastrano, con la faccia schiacciata a terra, la testa spaccata e intorno un lago di sangue e di vomitato. La commessa urlò. Accorsero i vicini, arrivò la polizia ed in cucina vennero ritrovati i corpi inanimati degli altri due figli di Giuseppe Ricciardi: Giuseppina di cinque anni, a terra con il cappottino addosso e- la testa spaccata, e Antonio. di dieci mesi, sul seggiolone, la testina piegata all'indietro, il viso e il collo insanguinati dalla stretta di mani feroci, intrise di sangue, che lo avevano soffocato.

Si appurò che la morte aveva colpito la Pappalardo ed i suoi figli la sera prima, poco dopo che avevano cenato avvolti nei loro cappotti per difendersi dal freddo. I sospetti caddero naturalmente sull'unico mancante della famiglia: Giuseppe Ricciardi. Poi saltò fuori la verità. A compiere la strage era stata una certa Rina Fort, una friulana trentunenne che sin dal 1941 aveva allacciato una relazione con il Ricciardi a quel tempo solo a Milano, mentre la sua famiglia, a causa della guerra, era rimasta in Sicilia. Poi la guerra era finita. Ricciardi era stato raggiunto a Milano dalla moglie e dai figli, era nato il piccolo Antonio e la Fort, accecata dalla gelosia, aveva dato libero sfogo ad una follia omicida, che pagò con rergastolo.

(33 - Continua - Le puntate precedenti sono state pubblicate a partire dal numero di settembre 1982).

Nella foto in alto accanto al titolo. Milano 1946: il varo nella Darsena, di un'imbarcazione tutta di metallo, con propulsione ad dica. Nella foto in basso Antonio (sul seggiolone) e Giuseppina Ricciardi assassinati, con il fratello Giovanni e la madre Franca Pappalardo, in via San Gregorio.

luglio-agosto 1985 milano 19 - pagina 3
MILANO DAL FASCISMO A PIAZZA FONTANA

Chi sono, da dove vengono, cosa fanno

Dieci donne della zona in lista alle ultime elezioni

Indipendentemente dai risultati ottenuti, e ormai noti da più di un mese, riteniamo doveroso presentare ai nostri lettori le donne che da tempo operano nella nostra zona e che si sono presentate candidate in occasione delle elezioni amministrative di maggio

In questo articolo presenteremo le donne che si sono candidate per le elezioni di maggio, e ciò indipendentemente dai risultati poi conseguiti: Angela Minore Puntin, insegnante, P.L.I., per la Circoscrizione Cons. Zona (organismo che ha 32 consiglieri eletti, e nove commissioni i cui coordinatori responsabili sono eletti direttamente dal Consiglio di Zona).

Angela Minore Puntin è nell'Educazione-Scuola, ma le piacerebbe interessarsi di un dipartimento "pulizia" anche se non specificatamente ecologico. Attraverso l'Insegnamento e le famiglie, dare la sua giusta intportanza al come tenere puliti sè stessi e l'ambiente (aula casa strada) in cui si vive.

Rosanna Magni Ferri, iscritta al PC1 si è presentata per la seconda volta al Cons. di Zona, è stata Coordinatrice della Comm. Sanità e Sicurezza Sociale. Proviene da una famiglia politicamente attiva, crede nei rapporti con la gente e nella maturazione del singolo e della società, nel rispetto reciproco. Nel Cons. di Zona ha portato avanti un impegno serio, politicamente determinante, che le ha permesso di acquisire ulteriori e utili capacità.

Gabrielli Vagnotti Finazzi, si è presentata come indipendente nella lista del PCI candidata al Cons. di Zona e Comunale.E una dei quattro consiglieri uscenti (che oltre a lei sono M07zamica, Ferri e Girocelli) ed ha iniziato la sua attività nel sociale con la formazione della prima Associazione Genitori di Quartiere, poi nel Comitato Popolare, nel quale ha vissuto i momenti più intensi delle vicende

"calde" fino al 1972. Alla nascita della sua quarta figlia ha dovuto segifare il passo, fino alla ripresa nel Comitato scuola. È convinta che si debba mettere al servizio degli altri le proprie esperienze.

Giuseppina Maria Prima Soldera, candidata per il PCI al Cons. Zona, si è avvicinata alla politica tramite la scuola seguendo i suoi figli. Ha trovato in questo partito più che altrove amicizia, fratellanza onestà e serietà, fa parte del Comitato di Gestione del Centro Comunitario e in altri settori quali gli Asili Nido. Ritiene che sia suo preciso dovere verso la società e di riflesso verso la sua famiglia, in modo di aver potuto, e potere, aiutare i suoi figli nelle scelte più profonde.

Maria Szalai ved. Vicariotto. Candidata per Democrazia Proletaria al Cons. Zona e Comunale. Ha un lungo iter di presenza attiva nel politico-sociale. Per lei la scelta di D.P. dopo Avanguardia Operaia è stata difficile e con una motivazione fortissima. Accantonando le esperienze precedenti, ha trovato chiarezza di intenti. Nel Cons. di Zona era Consigliere Capogruppo e non si è ricandidata per sua libera scelta, operando nel Comitato del Consultorio di Via Albenga. Dopo un viaggio nell'America Latina, cerca alcune risposte per la trasformazione dell'umanità e in merito al concetto di pubblico e privato, per le persone, non per il potere.

Romana Paolini Aminti, si è presentata nella Circoscrizione, per il PCI. È sempre stata politicizzata ed ha sempre cercato la partecipazione, lavorando nel volontariato sociale anche at-

traverso la politica, inserita in un partito che le lascia spazio. Anche lei attraverso la scuola si è scontrata con i primi grossi problemi, e da ciò l'esigenza di un intervento diretto e concreto. Laura Vicariotto. Per Democrazia Proletaria, è candidata al Consiglio di Zona di Settimo Milanese, in quanto insegnante in una scuola locale. Una parte della sua militanza politica l'ha vissuta con sua madre, con la quale si identifica pienamente, però con una connotazione diversa, per la differenza generazionale e quindi di situazione. Il partito le ha chiesto di entrare in lista, con la previsione di affrontare molti problemi, tra cui lo snaturamento troppo rapido del territorio causa le grosse trasformazioni in atto.

Bianca Maria Giorcelli De Varda, candidata per il PSI al Cons. di Zona, si è formata nella Scuola negli anni tempestosi delle conquiste per il tempo pieno. Vi ha fatto le sue esperienze, anche forti, e nel 1978 è entrata nel Cons. di Zona per Igiene e Sanità, nel momento delle battaglie di base per l'apertura del Consultorio. E stata Coordinatrice del Dipartimento Commissioni Sociali e dopo sette anni si è ricandidata nella convinzione che nel Cons. Zona la donna è riuscita a farsi capire. Elisa Fioruzzi Vallardi (Lisi). Si è presentata per Dem. Proletaria per i Cons. di Zona 19 e 6.È entrata in politica per un senso di ribellione verso certe situazioni, che l'hanno indotta a superare un certo muro, che si trovava tra le sue origini e la realtà, che, anche con l'intervento dei figli, ha cominciato a ve-

dere. È entrata nel Comitato di Gestione del Consultorio di via Albenga, interessandosi soprattutto al Gruppo 180, e questo è stata per lei una delle esperienze più importanti.

Giustina M ozzanica, è in lista per la D.C., e per il Cons. di Zona, del quale ha fatto parte dal 1978. E entrata in politica molto presto, occupandosi dap-

prima del Sindacato Infermiere, poi dal '63 ha iniziato la pratica attiva nel partito, maturando il senso della pluralità. Dal 1966 ha cominciato a svolgere la sua attività nel quartiere Gallaratese, nell'ambito della Sanità. Le sue richieste sono per un rapporto civile più stretto da persona a persona. Vorrebbe veder realizzata una vera demo-

crazia, con i confronti diretti fra le varie ideologie, non in una sola direzione. Saranno le elettrici, durante gli anni del mandato, a dimostrare il loro appoggio alle elette, che si dispongono a lavorare per la società e per il futuro, con tutte le difficoltà che, in quanto donne, incontreranno. B.F.

Un appello a tutte le donne Restituire ai Consultori la loro funzione centrale

Pubblichiamo l'appello alle donne lavoratrici, casalinghe, studentesse, pensionate, parlamentari, donne nei partiti e nelle associazioni, delegate sindacali, a tutte le donne affinché facciano sentire di nuovo la nostra voce.

La legge 405/75 per l'istituzione dei Consultori Familiari, la legge regionale 44/76 di attuazione della 405, la legge 194/ 78 per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza, sono state il risultato di una lunga battaglia, soprattutto delle donne, per l'affermazione di una nuova cultura sui temi della procreazione e della sessualità che, riconoscendo il diritto di scelta, dia valore e dignità massimi a queste esperienze centrali della vita umana.

Di fronte all'ipotesi che queste leggi vengano modificate, noi riconfermiamo la loro validità.

Non vogliamo che queste leggi siano cambiate vogliamo che siano attuale.

Essere per una cultura che difenda concretamente la vita significa impegnarsi per la prevenzione, per la difesa e il sostegno della maternità, per la regolazione cosciente delle nascite, per l'informazione e reducazione sessuale, per la ricerca scientifica sulla contraccezione, per la maturazione di un maggior senso di responsabilità individuale e di coppia, per la promozione di rapporti che rispettino la propria e altrui sessualità.

Su tutti questi temi le leggi assegnano una funzione centrale ai consultori che invece non

vengono istituiti o, là dove sono stati istituiti, rischiano di perdere la loro potenzialità, tra fondi non spesi, carenze di operatori, opposizioni più o meno palesi, disattenzione, fumosità, paure, assenza di indirizzi precisi.

L'impegno per la difesa e l'attuazione dei consultori, con gli obiettivi, le funzioni, le caratteristiche e le forme di partecipazione sociale previsti dalle leggi voluti dalle donne, è un segno concreto che nasce da una cultura di vita e la sviluppa. Il Coordinamento dei consultori familiari pubblici di Milano e Provincia

Per le adesioni ed eventuali informazioni telefonare a: Valeria Sborlino 8329962, Gabriella Sironi 6437520- e Maria Szalai 4075682.

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DA NOI
pagina 4 - milano 19 luglio-agosto 1985

Il Consiglio di Zona sul problema droga

La sirena incantatrice alle soglie del Duemila

I risultati ottenuti dalla Condotta medica di via Novara - Per vincere la lotta contro le tossicodipendenze è comunque necessario un maggior impegno

Dalla droga si esce; questa è la verità emersa dal ciclo di incontri organizzati dal C.d.Z. 19 e da un Comitato di Coordinamento. Lo ha detto il Dr. Ferrari, operatore della Condotta medica di via Novara; lo hanno ripetuto alcuni ex-tossicodipendenti e anche Frate Marcello, uno che per più di due anni ha lavorato in una comunità terapeutica. Calma, non è una provocazione, né un irresponsabile invito a farsi: la tossicodipendenza resta un nemico mortale di tutte le giovani generazioni, ma non deve più essere visto come un mostro imbattibile. Chi si fa attanagliare dalla "sirena incantatrice del 2000", quando trova delle motivazioni, può staccarsi dal suo fascino e farcela.

Ma, andiamo con ordine!

Presso la Casa del Giovane, alla Torrazza, tra la metà di Aprile e la metà di Maggio, si è tenuto un ciclo di incontri sul problema "droga", che ha avuto il merito di uscire dal convenzionale, dal "dejà vù".

Si è voluto indagare nel profondo, con la collaborazione di diversi operatori e di alcune associazioni impegnate, in prima persona, nella lotta contro la tossicodipendenza.

L'Assistente sociale del Consultorio, gli operatori della Condotta Sanitaria, i genitori dell'A.G.A (Associazione Genitori Antidroga), i membri dell'A.A. (Ass. Alcolisti Anonimi), gli operatori del C.T. L. e del Centro Giovani, hanno messo sul tavolo le loro esperienze, confrontandosi con un uditorio non foltissimo, ma teso ed interessato.

La prima cosa che si è cercato di sviscerare è la complessità del problema droga, e quindi la molteplicità delle risposte possibili, cercando di delineare alcuni degli aspetti più frequenti.

Il difficile rapporto tra tossicomane e nucleo familiare, i suoi tentativi di "approfittare" delle contraddizioni che crea con la sua presenza, la ricerca di un atteggiamento, della famiglia, che sappia superare sia l'accondiscendenza che la disperazione.

Il drogato visto non come un delinquente (anche quando compie reati come furti, rapine; quanta attualità alla luce del rogo nella "bidonville" romana di poche settimane fa), ma come un individuo che ha solo dei bisogni in più.

Come si può capire se un figlio si droga? Cosa cambia nel suo aspetto fisico, nel suo comportamento? Cosa cambiare nel rapporto col figlio soprattutto quando è adolescente?

Genitori che vogliono capire, disposti a mettersi in discussione, per riuscire ad affrontare il problmea che hanno, o genitori che discutono per capire un domani, qualora sorprendessero i loro figli a "bucarsi"; sono essi che per grossa parte animano il dibattito facendo rincorrere per la sala, tante domande.

Grazie anche ai contributi dell'A.G.A. e dell'Ass. Sociale del Consultorio sono state date delle risposte ed anche alcune indicazioni. Non farsi assorbire dal lavoro (anche quando è gratificante); non farsi sopraffare

dall'esigenza di procurarsi denaro (anche se sappiamo bene quanto ne occorra sempre e a maggior ragione con un figlio "tossico").

Mantenere quindi un rapporto di equilibiro tra le necessità e la propria famiglia, cercando una maggiore apertura verso i figli, una disponibilità all'ascolto, cercando di operare scelte in comune, non chiudendosi nel proprio nucleo familiare, ma collegandosi per es. a gruppi terapeutici. Cercando,insomma, di capire noi chi siamo, come viviamo, cosa davvero è importante nella nostra vita, come possiamo cambiare ritrovando un rapporto più giusto sia col nucleo familiare che col tessuto sociale che ci è vicino, ascoltare anche assieme a nostro figlio chi ha già vissuto o sta vivendo questa esperienza.

Non va sottovalutato, comunque, il ruolo che la scuola può svolgere, sia come aiuto per la famiglia, sia come vera e propria formazione dell'individuo.

A questo proposito va detto che, per esempio, in 42 scuole di Milano, tra cui quella di via Quarenghi, si sta sperimentando un progetto di prevenzione intitolato "Il ragazzo con lo zip", che attraverso filmati e animazioni tende a far capire (sia agli insegnanti che agli allievi) il problema droga, sviluppando fantasia e capacità critica. A questo proposito vi informiamo che questo progetto sarà presentato alla scuola di via Quarenghi nelle prossime settimane.

Certo, nessuno ha ricette o verità in tasca, questo è sicuro, ma è altrettanto sicuro che l'esperienza di questi anni ha insegnato molto e molto può ancora insegnare. Veniamo ora alle risposte e ai servizi che le strutture territoriali possono offrire.

La prima è la Condotta Me-

dica di via Novara,che è il punto di riferimento per l'assistenza ai tossicodipendenti e per chi sia impegnato su questo fronte nella zona 19.

La Condotta è istituita nel settembre '81, come prima risposta al dilagare della droga; al suo sorgere è estremamente debole e la sua iniziativa è molto limitata. Nell'83 la struttura è potenziata con l'arrivo di una psicologa, un'assistente sociale e con il potenziamento della preparazione tecnico scientifica con la partecipazione a corsi di informazione promossi da Comune e Regione. Cambia il tipo di lavoro, ora l'intervento viene organizzato in tre fasi: l'accoglimento, il colloquio, e la somministrazione dei farmaci. Dall'84 la Condotta svolge autonomamente l'attività di primo accoglimento e rassistenza dei pazienti, superando la dipendenza dall'Istituto Ospedaliero S. Carlo.

Le richieste degli assistiti variano, e muta il rapporto tra tossicodipendente e istituzione; si è passati dalla pura richiesta di farmaci alla situazione in cui il paziente chiede di discutere i suoi problemi. Richieste diversificate richiedono risposte diversificate e spesso è l'operatore che deve saper scegliere e far accettare al paziente la risposta ritenuta più adeguata.

Dal confronto tra operatori e pubblico, sono venute molte sollecitazioni e sono stati sollevati molti interrogativi. Domande sulle fasce sociali e sulle età più esposte, sull'entità numerica del fenomeno, sulla possibilità di coinvolgere il volontariato per aumentare l'efficienza della Condotta, sull'opportunità e sui risultati del Metadone come strumento terapeutico.

Il Dott. Ferrari, rispondendo, ha reso pubblici alcuni dati di particolare interesse. La Condotta Medica, ha in trattamento 26 giovani, di cui solo 14 sottoposti a trattamento farmacologico (metadone), più coloro che, finito il trattamento, sono oggi seguiti con terapie di sostegno necessarie a chi è da poco tempo uscito dalla droga. Otto tra questi tossicodipendenti hanno vinto la loro battaglia e solo uno utilizzando la Comunità.

La Condotta per quel che riguarda i rapporti con le Comunità appunto (tema di grande attualità), dopo un attento lavoro di indagine, ha sviluppato un rapporto positivo con quella

El canton del barbee Il servitorello

Ciao! Allora, hai sentito Goria?

di Rivanazzano, vicino a Voghera.

Gli operatori sono riusciti ad ottenere che i giovani, lì inviati, mantenessero il posto di lavoro, attraverso l'istituto della "messa in aspettativa", soluzione che permette di percepire lo stipendio, non gravando sulle famiglie il costo dell'assistenza.

Per chi necessita di questo intervento terapeutico l'attesa è ancora lunga, aggirandosi sui tre mesi.

Ma torniamo alle domande: e il ritratto del drogato tipo?

Dai dati in possesso degli operatori, risulta essere tra i 2l e i 25 anni di età; la causa che lo sospinge verso la tossicodipendenza è spesso da ricercarsi in difficoltà socio-affettive, o nella carente possibilità di aggregazione; l'ambiente familiare se è importante, non è sempre determinante. Le sollecitazioni che operano sugli individui sono così tante e svariate che è pretestuoso voler individuare in una di esse la "responsabile".

Non tutte le inadeguatezze sono state superate, oggi la struttura sia pure risistemata, è ancora fortemente insufficiente.

Il dato però importante è che la vittoria sulla tossicodipendenza, si presenta come una realtà possibile anche nei nostri quartieri.

Secondo alcuni interventi, in queste serate di discussione, sono rimasti troppo in ombra gli aspetti della lotta alla tossicodipendenza più direttamente legati al sociale. L'effetto della disoccupazione (particolarmente giovanile), la sempre maggiore divaricazione tra lavori e mansioni più sofisticate e lavori sempre più dequalificati (pensiamo al mito del manager proposto come la vera realizzazione per un giovane), la proclamata impossibilità di elaborare un progetto di società, che senza rinnegare lo sviluppo tecnologico sappia rispondere alla domanda di uno sviluppo che valorizzi e non umilii la personal nella sua complessità di esigenze economiche, affettive, psicologiche e del proprio bagaglio di esperienze materiali, tecniche e culturali, sono rimasti fuori dalla porta. È stato un errore l'aver incentrato il dibattito sul rapporto tra tossicodipendente e famiglia? Tutto sommato io credo di no.

Le associazioni di genitori e di volontari sono nate dalla necessità di dare risposte immediate agli aspetti più disperati della condizione di tossicodipendente. La lotta per salvare la vita del "tossico", la lotta per la propria sopravvivenza economica, l'impegno per costruire rapporti diversi all'interno della famiglia, sono le molle che fanno nascere l'impulso ad organizzarsi. Se si pensa poi alla latitanza dello Stato e delle istituzioni, era inevitabile che lo sforzo di analisi teorico e culturale, si rivolgesse principalmente ad indagare il rapporto tra tossicodipendente e famiglia, il reinserimento nella società e la ricerca di una terapia efficace.

E così è stato, il ciclo di conferenze organizzato dal C.d.Z. e dal Comitato di Coordinamento, non poteva andare più in là, anzi il contributo dato in questo senso è stato importante. D'altra parte, un cultura progressiva si afferma anche fornendo risposte serie, positive, soddisfacenti a questioni come il superamento del dramma della droga. Credo che, solo dopo aver costruito delle risposte su questo piano, dopo aver risolto i problemi più urgenti e angosciosi, l'analisi, lo sforzo di comprensione tenderanno a rivolgersi verso gli aspetti più "strutturali".

Chi? Quell che chi le mangia minga a l'è on lader o ona spia?

Che non mangia cosa?

EI Goria. T'ee mai sentii la canzonetta a la television?

Ma quella è la pubblicità delle caramelle Golia!

E cont quest? Tee mai mangiaa di caramej?

Ma io non parlavo delle caramelle Golia, ma del ministro del tesoro Goria.

Ah!... Quell che i danee el ne porta via. Che ci porta via i soldi?

Domà a nun che lavorumm, però, minga a i padroni.

Beh,... Non è detto...

Come no? Sont pront a scommett che l'è ad ree a tirà in pee ona quaj gabola per fregann.

Veramente ha detto soltanto che per risanare l'economia italiana è necessaria una fase di diminuzione del salario reale.

T'ee vist che gh'hoo resun?

Ma ha anche detto che tale fase potrebbe magari essere limitata nel tempo.

E ti te ghe credet?

Ma...

Ma lù e el Craxi ghé n'hann minga avuu assee de avenn tajaa la scala mobil?

Beh... Goria ha detto che non basta più qualche punto in più o in meno di copertura della scala mobile...

Finadess hinn staa in men.

Ha detto che è essenziale l'abolizione della scala mobile.

— ... e lassann la miseria stabil.

Questo non l'ha detto.

Ma l'ha pensaa, sta pur segur! Ma dimm on poo...

Cosa?

Invece che abolì la scala mobil, se farev minga pussee a svelt a abolì el Goria e tutt el governo che ghe l'ha come minister?

Vorresti dire il governo Craxi?

Me t'ee faa a indovinàll?!

Ma come puoi pensare di abolirlo se con la vittoria dei no al referendum si sente rafforzato?

L'è per quest che adess al pensa de bastonann pussee de prima?

Bastonare in che senso?

Perché? Per tì el taij de la scala mobil l'è minga ona bastonada?

Beh... Anche Goria ha ammesso che si tratterebbe di un intervento doloroso...

Doloros per chi? Per i padroni no de segur!

Ma ha anche detto che proprio la vittoria dei no al referendum ha dimostrato che la gente è disposta ad accettare simili interventi.

E inscì se vun ch'el lavora sotta padron l'ha votaa per el no l'è bell'e servii de barba e cavei. Servito di barba e capelli?

Si, perché oltre che a ciappà la bastonada del taij de la paga come nun, el gh'ha anca de recità el meacolpa.

Recitare il mea culpa? E perché?

Per avegh daa pusse forza a i padroni

Al governo, vorrai dire?

Che finadess l'è mai staa nient'alter che el servidorell di padroni. Te set se te dici?

Cosa?

Che quei che lavorenn sotta padron che hann votaa per el no doverevenn pizzagh on cer a i quindes milion de italian che hann votà per el sì.

Accendergli un cero? E perché?

Perché se ghe fudessenn minga staa lor, el Goria adess el se contenterev minga de pretend de tajann la paga.

E cosa potrebbe pretendere di più?

Che sienn operari e impiegaa a pagà i padroni! Ciao, te saludi! el barbee

luglio-agosto 1985 milano 19 - pagina 5
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Il 10 giugno in via Giusti

Successo anche in trasferta della mostra Gallaratese 83

Ciclismo: un campione nato tra noi Dalle strade della Zona 19 a quelle del Giro d'Italia

La rassegna fotografica allestita dal G RUFO ha lanciato la sua provocazione, parlando il linguaggio internazionale dell'immagine visiva, che, si dice, è comprensibile a tutti

cabili, ecco emergere dalle tante voci che hanno fornito gli interventi della serata, tutti di grande spicco, le diverse angolature dietro le quali si pone il visitatore per capire e gustare quella cosa così semplice che è, o dovrebbe essere, una foto.

In pochi mesi di professionismo Stefano Allocchio ha già dato motivo di fare parlare di sé nonostante la sua riservatezza vincendo due tappe al giro d'Italia e lasciando ai commentatori della RAI il compito di definirlo una rivelazione Dopo alcune esposizioni nella sua sede naturale, cioè nel quartiere stesso, soggetto e oggetto della ricerca fotografica dal titolo inequivocabile, "Gallaratese '83', la mostra ha affrontato la "trasferta" e anche l'esame dei soci del Circolo Fotografico Milanese, in una serata interamente dedicata a questo giovane e vivace Grufo, ed al suo lavoro.

Lavoro che ha ben figurato, ne siamo sicuri, nel grande salone che il Circolo Volta di Via Giusti 16 ha offerto tramite il Milanese il 10 giugno scorso, e le molte fotografie di un ambiente che ci è ormai tanto familiare, hanno cominciato a lanciare la loro provocazione, a parlare il loro messaggio specifico, la lingua internazionale dell'immagine visiva che, si dice, è comprensibile a tutti.

Ma è ciò poi vero?

Durante la passerella dei commenti, opinioni, suggerimenti che garbatamente componevano il dibattito tra gli autori del Grufo e i soci del Milanese o i visitatori, ci è parso di capire che la fotografia potrebbe chiamarsi anche "la sconosciuta" o perfino "l'incompresa".

Chiara la volontà del Grufo di fornire sul tema prescelto (il quartiere dove si abita) una documentazione il più possibile esauriente degli aspetti positivi e negativi ed anche degli avvenimenti di rilievo accaduti nell'anno ed in posti ben identifi-

Da

E al Milanese si trovano persone di innegabile competenza anche per una valutazione tecnica, non siamo riusciti ad annotarci i nomi di tutti gli interventi, ricordiamo il presidente dott. Enzo Passaretti, Sergio Magni che ha tenuto, anni fa, una rubrica anche per Milano 19, la signora Vanda Tucci Caselli della quale ricordiamo una mostra nutritissima ed accurata sulle vetrine di Milano, all'EPT di Via Marconi. Riassumendo i loro commenti, con la sottolineatura dei lati positivi della ricerca del Grufo (condotta da Aldo Clema, Leonardo Clema, Michele De Cristofaro, Alberto Fusi, Alberto Marinoni, Marco Marinoni, Dario Mozzala, Pasquale Sferragatta, Paolo Tognoni e Silvano Vighi) è stata riconosciuta e messa in risalto la spontaneità della narrazione, resclusione di interessi esterni o personali, l'ottima libertà visiva, recettiva ed unitaria del gruppo operante. Gli autori hanno ricordato che il Gallaratese è stato ideato ed è nato, nel periodo del boom economico, ma che a distanza di svariati anni esso è ancora alla ricerca di una sua precisa collocazione nel tessuto

Chiarelli

urbano, e ciò è riscontrabile appunto nelle immagini più datate, valga per tutte la marea di fedeli che attende la visita del papa avvenuta nel maggio '83, folla immersa fino alle caviglie in pozzanghere così abituali durante le piogge per noi abitanti del Gallaratese, ma che avranno suscitato perplessità in chi da fuori veniva a fare la conoscenza di una periferia che avrebbe voluto e dovuto dirsi modello. Silvano Vighi, in proposito, ha preparato e presentato una ricca e completa documentazione fotografica.

I nomi degli autori comunque non erano in alcun modo evidenziati, volutamente, proprio per lasciare il carattere di lavoro di gruppo, mentre qualcuno dei visitatori della mostra avrebbe desiderato, per lo meno, una indicazione su quale angolo o via o complesso architettonico veniva proposto all'attenzione, senza niente togliere alla spontaneità, all'immediatezza, alla sincerità della rilevazione documentaria.

Al di là degli apprezzamenti che sono stati in netta prevalenza, la mostra è sembrata sufficientemente motivata e finalizzata, nel senso che è servita a qualcosa, anzi a molte cose, gli interventi stessi lo hanno confermato. Il documento fotografico serve proprio a fissare alcune cose che diversamente si cancellerebbero, a differenza di ciò che ci dà la sequenza cinematografica, in cui quel che viene dopo annulla quello che si è visto prima. Inoltre il Grufo è stato lontano dalla documentazione di tipo ideologico, ormai tanto diffusa, cioè si tende a presentare una "documentazione" falsa o incompleta al servizio di un'idea o di altri fattori con secondi fini, come dire che se voglio parlare bene di una cosa faccio vedere solo le cose belle, e viceversa.

Questa rassegna invece è stata giudicata reale, senza artifici e perciò moderna: meritevole quindi di girare, di trovare altre sedi e, perché no, di servire di stimolo per altri gruppi, che spesso di fronte allo scoglio di decidere, scattare, impaginare, scegliere, esporre, darsi delle scadenze, purtroppo si arenano e non portano a termine lavori che come questo lascerà una traccia e con essa anche una giusta dose di soddisfazione a chi l'ha portata a compimento.

Stefano Allocchio, cresciuto atleticamente parlando presso l'U.S. Trenno, passato da poco al professionismo come già scritto su queste pagine, non ha delusa l'aspettativa dei suoi numerosi amici, sostenitori ed iniziatori anche se nella classifica finale del Giro d'Italia figura nelle ultime posizioni, al 132° posto. Chi vive al di fuori delle competizioni ciclistiche non conosce forse quale sia il compito del gregario; Stefano ha assolto nel migliore dei modi il suo dovere rispettando l'assegnazione avuta in squadra e giorno dopo giorno ha portato a termine questa sua prima grande esperienza.

Ha fatto anche di più e bisogna riconoscerlo, senza enfasi né ipocriti entusiasmi; gli amici che gli sono più vicini sanno benissimo che lui non è uno scalatore, del resto con la volontà e il tempo potrà migliorare anche questo aspetto in modo da completarsi; in lui è latente un corridore di aperte intenzioni e di indubbia serietà.

In pianura invece Stefano Allocchio sa fare sentire il suo peso e lo ha dimostrato a Foggia nel "Giro Sprint" della città, ottava tappa del Giro d'Italia, dove si è imposto quasi rabbiosamente con uno scatto emblematico della sua forma migliore, beffando chi non lo degnava di sufficiente considerazione.

Così anche nell'undicesima tappa, la Paola-Salerno, dove negli ultimi metri il suo poderoso pedalare (anche da dilettante dava l'impressione che volesse piegare le pedivelle) gli ha concessa un'altra soddisfazione tagliando per primo il traguardo; persino il commentatore della R.A.I. ha detto che era una... "rivelazione di questo Giro d'Italia".

Lui, l'Allocchio, telefonando a casa la sera per salutare i geni-

tori, con pacata serenità pur se con giustificata gioia si è limitato a dire: "Mi è andata bene, ce l'ho messa tutta!".

Questa è un'altra delle doti di questa ventitreenne speranza del ciclismo agonistico: l'entusiasmo sportivo unito ad una buona dose di umiltà; un ragazzo serio e parco di parole quando deve parlare di sé, fiducioso e prudente, scrupoloso sino alla pignoleria nell'allenamento, ottimista anche quando la sfortuna gli... taglia la strada.

All'U.S. Trenno sono contenti e non lo nascondono; così pure gli amici della Società Ciclistica Quartiere Gallaratese che ha sede in via Gallarate, 389

"Music is life"

È stato costruito dall'amministrazione comunale, un grazioso sentiero che da via Cechov porta al mercato comunale di via Chiarelli.

Questo percorso pedonale renderà più agevole agli inquilini dei nuovi insediamenti far la spesa al "mercatino coperto".

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Il Circolo Fotografico Milanese ha quindi concluso con un dono di buon auspicio per i soci del Grufo: un volume che raccoglie la ricerca intitolata "Immagini di Milano '80" eseguita dal meglio dei "maestri" dell'obiettivo del Circolo stesso, e vi uniamo la nostra speranza che anche la documentazione sul "Gallaratese '83" trovi le sue giuste collocazioni.

Pensiamo in proposito ad una pubblicazione sostenuta finanziariamente dal contributo della Zona (commissione cultura) o dall'acquisto diretto di alcune sequenze particolarmente significative da parte del Comune per l'arredo permanente di sale o corridoi nel nuovo Centro Civico di Via Quarenghi, destinato a diventare il fulcro di tutta la vita municipale dei 70.000 o più abitanti del quartiere Gallaratese, tra cui gli autori della ricerca documentaria di cui siamo stati entusiastici sostenitori.

B.B.

Fiocco azzurro

È nato il piccolo Andres. Ai genitori ed al nonno Carlo Caprara giungano gli auguri della redazione di Milano 19.

Buon successo di un concerto tenuto al Circolo ECER - L'attività del complesso musicale riprenderà a settembre - Tutti possono fame parte

Altro lusinghiero successo di "Music is life" (la musica è vita) il complesso musicale del Gallaratese al circolo ECER di via Cechov 20 sabato 8 Giugno.

Per alcuni cittadini del nostro quartiere è stata addirittura una scoperta sapere dell'esistenza di questo pregevole complesso musicale e di trovare personaggi, noti per la loro attività socio-politica, pronti a dare il massimo delle proprie possibilità anche in questa disciplina che provoca grosse emozioni.

Non sempre è d'obbligo il "bis" ma quì è stato necessario

per soddisfare il pubbiico presente che gremiva tutto ciò che era possibile occupare; è stato ripetuto a grande richiesta "Tu che m'hai preso il cor" dall'operetta "Il paese del sorriso" di Franz Lehar.

A settembre si riprende l'attività e tutti coloro che volessero far parte del complesso ed in modo particolare del coro possono rivolgersi a Fantuzzi telefonando al numero 3084168.

Non ci vogliono doti particolari basta solo un poco di buona volontà e... la musica è vita.

il bar-tabaccheria di cui è proprietario il padre di Stefano.

Qualcuno, in questi giorni del Giro, incontrando la signora Lina arrancante sulla sua inconfondibile bicicletta rosa ha lanciato un frizzo cordiale; "Oéi, sciora Lina, la se faga ruzzà dal sò fioeu!" (Ehi, signora Lina, si faccia spingere dal suo figliolo!).

C'è una verità nascosta, ignorata forse da chi lancia questo frizzo innocente, ma che certo gli sportivi del pedale conoscono: "spingere e tirare" sono i compiti di un gregario al servizio del suo caposquadra; Stefano oggi è un gregario, ma in futuro, chissà... sarà forse un grande campione! A.T.

Il coro Peralba al Gallaratese

Nella magnifica serata del 15 Giugno 1985, contornata da un folto pubblico, organizzato dal Centro Culturale ECER, nel cortile appositamente attrezzato della Cooperativa stessa in Via Cechov 20, si è esibito il Coro Peralba di Campolongo di Cadore (Belluno) un complesso di una trentina di coristi diretto dal maestro De Zolt entusiasmando e strappando applausi per l'ottima esecuzione dei loro canti popolari ricordando vita e costumi della loro terra.

Inoltre sono state proiettate diapositive delle Montagne Cadornine con commento e sottofondo di musica che ci hanno fatto contemplare e... sognare.

Veramente bravi! Un ringraziamento particolare da parte dei presenti a tutti gli esecutori e organizzatori per i sacrifici che si sono imposti per far sì che la serata non venga mai dimenticata.

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enanelt--m..-6 maiikrilCRONACA pagina 8 - milano 19 luglio-agosto 1985
via Cechov a via
Un sentiero vi porta al mercatino coperto
LACOMINA...
Un po' di buona volontà e... la musica è vita

I mestée de la Milan de semper

Daj scatol a

la scuderia

ai tavol de l'osteria

La scatola è uno degli imballaggi più comuni da sempre, ma con le aumentate esigenze della società moderna e sotto la spinta vigorosa della commercializzazione di alcuni prodotti si sbizzarrisce la fantasia dei fabbricanti in una pirotecnica e colorata creatività di Arcano

Scatole, scatolifici, cartonaggi, imballi; "scatol, scatolée, carton d'imball, imballagg, imballadura".

Alle voci quì riportate corrispondono mestieri affini che si intersecano e ramificano senza peraltro diversificarsi molto sia a livello artigianale sia a quello d'industria; in questo alacre settore lavora una nutrita schiera di gente a cui vanno ad aggiungersi rappresentanti e produttori di materiali vari. Al lettore profano potranno giovare alcune osservazioni di carattere generale; vanno distinte le scatole comuni di cartone pianò, ondulato e multistrato grezze di tipo standard dalle

scatole montabili, pieghevoli, fustellate e speciali; da etichettare, prestampate, litografate; semplicemente graffate, incollate, rivestite. Speciali scatole sagomate costituiscono l'imballo di prodotti dolciari (il boom si nota particolarmente nel periodo natalizio), ma ne esistono di multiformi, bizzarre, geniali e pratiche per vini, liquori, camiceria, calze, fazzoletti, scarpe, utensili, profumi, articoli da regalo. Scatole rivestite, con imbottitura interna vengono approntate per vasellame, posateria, cristalleria; a quelle di dimensioni medie o grandi vanno poi aggiunte le più piccole, l'astuccio

Dialettologia milanese (21) Come un vocabolario può trarre in inganno

L'indicazione data da un vocabolario circa l'esatta forma scritta è a volte contrastante con quella di un altro autore; la ricerca meticolosa di un Anonimò milanese ha puntato sulla logica in comparazione, dove possibile, con la lingua da cui il vocabolo è derivato.

Se qualcuno pensasse davvero che coltivo una profonda avversione per il vocabolario di Francesco Angiolini dichiaro che è in errore; innanzitutto ho più volte sottolineato che nessuno, rigorosamente nessuno, dei vocabolari milanesi ha la prerogativa di essere esatto; chi più chi meno sono soggetti a critiche sia per l'assenza di voci, in alcuni, sia per la forma grafica discutibilissima in altri. . Francesco Angiolini più che un vocabolario milanese italiano ha lasciato ai posteri un vero rebus, tanto è vero che non è mai stato preso seriamente in osservazione per decenni (anche se ne valeva invece la pena per molte sue esattezze in contrapposizione alle molte zeppe) da scrittori e poeti. Quello che mi accingo a porre in argomento è la mancanza di citazione da parte dell'Angiolini dei vocaboli citati dai predecessori, ancora usati come tali attualmente, raffrontati semmai con quelli di nuovo "suo" criterio di validità, benché noto l'aspetto di corruzione popolana di alcune dizioni, segnalando al più che trattavasi di neologismo... decurtante!

Passiamo subito all'esempio di "coerc, coerta, coà, gioco, diaol, induinà, ruina, spuà, vedoa, ecc." (sono soltanto una parte); a questi vocaboli manca la consonante V che invece figura nei glossari di F. Cherubini e di Giuseppe Banfi, nonché in quello dell'Arrighi che precede di un solo anno l'uscita di quello dell'Angiolini, scritti "coverc, coverta, covà, gioven, diavol, induvinà, ruinna e ruvinna, spuvà, vedova, ecc..

Nota di grande interesse il fatto che proprio l'Angiolini si contraddice nel complicare il dialetto scritto milanese deformando ancor più la similitudine toscana sostenendo di volere portare il milanese ad una maggiore comprensione; ma già è stato detto che grosse bugie grafiche le ha nascoste... dimenti-

per orologeria, gioielleria, medaglie, pipe, dischi, targhe, profumi; eseguite in finta pelle, velluto, tessuti fiorati o a finto ricamo; di seta il rivestimento di alcune o di tartaruga altre di preziosa fattura.

Un universo di scatole di finissima esecuzione e relativo costo vengono ancora eseguite in laboratori artigianali con impressioni di stemmi o disegni o sigle a caldo e a rilievo; lavorazioni di rifinitura serigrafate, con borchiature metalliche, perlinate o con incastonature di madreperla.

E trattandosi di scatole, all'eterogenia dei materiali impiegati oltre il comune cartone, le materie plastiche, il plexiglass e quelle lignee, non dobbiamo dimenticare le tradizionali scatole di latta o di laminati d'alluminio ancora molto in uso nelle industrie dolciarie, vivacizzate litograficamente da policromi disegni e scritte o motivi floreali.

Dell'imballo cartonato per liquidi, impensabile sino a pochi anni fa, se ne serve moltissimo il settore del latte, olio, bibite varie e persino quelle del vino; lo speciale trattamento della parte interta garantisce una perfetta tenuta, quindi, per certi prodotti una lunga durata; è la cosiddetta scatola contenitore, uno degli ultimi traguardi raggiunti.

Sono da considerare di riflesso le sale corse o agenzie ippiche, oltre un trentina tra Milano e provincia, in cui lavorano parecchie persone (spesso un secondo mestiere) dalle quali passa un fiume di danaro di difficile calcolo; anche in questi ambienti il sottobanco, la scommessa clandestina tra giocatori accaniti ed allibratori di poco scrupolo, regna invisibile; in linguaggio gergale vengono definiti "scommettitori traversali".

"L'avena la costa, la biava l'è cara e chi ponta sui cavai subet l'impara!" Così ammonisce un detto di ignoto, metaforicamente, alludendo che per... mantenere i cavalli da corsa occorre un mucchio di quattrini.

"Scoeul pubblegh e privàa", scuole pubbliche e private, istituti d'insegnamento vari. Nella sola Milano ce ne sono nell'ordine di centinaia sia pubbliche sia private, dall'asilo infantile, università e accademie.

Un vero esercito di persone esercita quì il suo mestiere; personale insegnante, addetto alle segreterie, parascolastico e di vigilanza o pulizia; dalla maestrina al professore al docente universitario.

la sedia si è rinnovata. Sale di riunione, congressi, lettura, attesa; mense, ristoranti, convitti, circoli, uffici pubblici e privati, anticamere di professionisti e perfino le chiese hanno subita una trasformazione per rendere più accogliente rambiente.

Sedie in legno, metallo, plastica; rigide, imbottite, pieghevoli, anatomiche; una varietà dovuta alla fantasiosa creatività nell'introduzione di materiali eterogenei e soluzioni a volte avveniristiche; ma fanno ancora moda le sedie rustiche o classiche, tipo Vienna o Chiavari, impagliate, incanettate, incordonate o intrecciate, con borchiature o frangie, lavorate a volte in esclusiva su disegno di stilista... e care. 11

"Ghe scappa el cùu da la cadregar (Gli scappa il sedere dalla sedia!) è un frizzo irriverente

che indica la persona corpulenta a cui una sedia normale da sensazione di precarietà di appoggio, dubbia stabilità.

Il discorso fatto si quì per le sedie si può ripetere per i tavoli e tavolini; meno complicati nelle forme dovendo obbligatoriamente offrire un piano perfetto variano nelle gambe di sostegno e nella sagomatura del perimetro; a tre o quattro gambe, circolari, quadrati, rettangolari, esagonali ed anch'essi sottoposti alla eterogenea dei materiali impiegati da quello di pregio al monoblocco in plastica, in metallo e fòrmica, in tinte tradizionali o chiassosamente policromi, in modo particolare quelli dei bar, o delle osterie.

(Continua)

NeWillustrazione le scuole comunali di via Galvani a Milano in una vecchia stampa.

cando i vocaboli scomodi. La prima bugia l'Angiolini la dice all'inizio del suo vocabolario, nella "Piccola Grammatica del dialetto milanese" dove scrive testualmente: Avvertenza: Manca al dialetto, in confronto della lingua italiana dalla quale deriva, la lettera Z, interamente sostituita dal suono della S...."

Poi prosegue qualche riga più sotto con la seconda bugia scrivendo: "Li (la jota) non serve che come segno grafico nelle finali di molti nomi o aggettivi, corrispondenti per lo più alle finali italiane: ali, agli, aglio, elli, egli."

L'Anonimo milanese nei suoi appunti ha così contestate queste menzogne: "Alla lingua milanese non manca la consonante Z nello scritto, solo nella fonetica assume il suono della consonante S talvolta aspro, dolce, strascicato e simile alla Z dolce toscana; la lingua milanese ha discendenza dalla toscana e dalla provenzale in grandi linee, con innesti di catalano e di austriaco; non dall'italiana la quale deve tutto al toscano".

"L'Angiolini, a proposito di jota, si contraddice e scrive `bagai? per bagaglio, 'canaia' per canaglia, 'boscaia' per boscaglia, 'spirali' per spiraglio, 'bersali per bersaglio, ecc. e la usa a sproposito in 'caijn', guaito, `gioj', gioie, preziosi, 'ajutf, aiuto (stupidamente usato da molti altri) e lo usa correttamente in `buj', bollire, dimenticandosene però in: 'buient, buida, buidura', bollente, bollita, bollitura".

L'Anonimo milanese sottolinea come l'Angiolini abbia usato a sproposito persino il taglio delle doppie consonanti scrivendo tutti i verbi "leg, coreg, soreg, eleg, ecc." (leggere, correggere, sorreggere, eleggere, ecc.) scarniti debitamente per poi commettere l'assurda corbelleria di scrivere "clubb" (club) e includendone altri di "peggiore effetto".

(Continua)

Dicevamo che una massa imponente di gente ci lavora ed è facile constatarlo; il mondo non è una scatola chiusa... ma è pieno di rompiscatole! Ma anche con le scatole c'è chi fa il suo mestiere.

"Rompom minga j scatol!" (Non rompermi le scatole!) Modo di dire a un seccatore di girare al largo, non solo milanese.

Per indicare una persona assai complicata nel comportamento o nei ragionamenti si suol dire d'essa: "L'è l'istess d'ona scatola cines!" (È come una scatola cinese!) con riferimento all'enigmatico, leggendario personaggio cinese che in una prima scatola ne ha riposta una seconda e quindi in questa una terza, poi una quarta, ecc.; nell'ultima minutissima scatola un minuscolo biglietto scritto in minutissima grafia diceva: "È uno scherzo cinese!".

"Scuderii, cavai, manegg e quel che ven... a rent"; scuderie, cavalli, maneggi e quello che viene... appresso; diciamo prima ogni cosa che riguarda i mestieri, le aziende e il lavoro, quindi l'altro aspetto del mondo dell'ippica.

Ebbene, attorno al quadrupede dall'antica amicizia con l'uomo è ancora oggi impegnata molta gente, dall'allevatore al commerciante di cavalli sportivi e no, agli scudieri, personale addetto alle pulizie degli stalli, fantini, allenatori e maestri delle scuole di equitazione, personale amministrativo.

In Milano e dintorni tra scuderie e maneggi ce ne sono una quarantina la maggior parte u-bicata nella zona di San Siro dove si trova anche uno tra i più famosi ippodromi d'Europa.

La nobile figura del cavallo assume proprio all'ippodromo un valore astratto per la gente che vive di ripieghi miserevoli, talvolta al limite del codice; un piccolo esercito di allibratori e scommettitori clandestini e truccatori di corse, informatori fasulli, ecc. .

Gli istituti professionali e le scuole d'arte private superano numericamente quelli/e pubbliche; non mancano istituzioni del settore affidate a religiosi o rette direttamente da loro ed in ogni ordine di studio; migliaia di persone (anche in questo caso c'è chi esercita il secondo mestiere o sdoppia lo stipendio; è una constatazione, non un atto di accusa). á Vi si aggiungano le numerose scuole di corrispondenza, quelle da ballo, danza classica, musica, canto, dizione, recitazione, lingue (decuplicatesi in breve tempo), stenodattilografia, taglio, cucito, confezione, vela, motonautica, guida autoveicoli, estetisti, figurinisti, parrucchieri, ginnastica e discipline sportive varie, segreterie d'azienda, compiuter, grafica pubblicità e cartellonistica; si ottiene un quadro completo.

Vi sono inoltre scuole speciali; a Milano è stato istituito l'Istituto dei ciechi, primo del genere in Italia per i nostri fratelli più sfortunati; anche a loro viene data la possibilità di esercitare in società un utile mestiere.

"El gh'ha el mal de la scuoeula!" (Ha il male della scuola!) Metafora a doppio senso, sia per chi marina la scuola (bigione) sia per chi dimostra un attaccamento reale, sempre prono sui libri, quasi gliene mancasse il tempo sufficiente (secchione).

Sedie e tavoli; "cadregh e tavor. La voce "cadregh" ci richiama quelle già citate di "cadreghée e cadregatt" all'inizio di questa rassegna sui mestieri; ora però non si tratta dell'individuo singolo fabbricante o impagliatore di sedie, ma dell'intero settore di questa nota suppellettile universale.

Laboratori artigiani, fabbriche di medie e grande portata si sono sbizzarriti ad elaborare, modificare, migliorare (non sempre col miglior risultato) sedie e tavoli, che a causa delrinnovamento sociale se n'è moltiplicata la richiesta. Bandite da moltissimi luoghi pubblici e privati le vetuste panche in legno che per secoli hanno resistito alla funzione loro destinata ed aumentate le esigenze di un più moderno vivere

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Inventata nel milleseicento da tre gesuiti

Son passati quattro secoli prima che la grappa entrasse in salotto

Inventata da tre religiosi, in passato era considerata una bevanda destinata soltanto alle classi più povereSoltanto negli ultimi anni, grazie anche ai migliorati metodi di lavorazione, molti buongustai hanno imparato a gustarne il profumo e l'aroma

All'inizio del milleseicento tre religiosi gesuiti Miguel Agusti (spagnolo), Terzi Lama (italiano) e Atanasio Kircher (tedesco) uniti tra loro studiarono il sistema di estrazione dell'alcool dalle vinacce.

La domanda che ci viene spontanea è "Come mai in quattro secoli, solo ora, la grappa è entrata in salotto?".

Due sono le risposte principali e cioè, quello che bevevano i poveri, i ricchi non lo bevevano e che la tecnica di produzione è migliorata in maniera enorme perché la commercializzazione di questo prodotto raffinato è immensa. In un distillato di nacce, vi sono più di novanta elementi, molto nobili che danno al prodotto profumi e gusti delicati, ma altrettanto sono quelli negativi che danno al distillato sentori di rancido, grasso, erbaceo, oleoso e non dimentichiamo, in parte, anche la tossicità del prodotto. Quindi la tecnica di un buon distillatore, responsabile, sarà quella di lasciare nella grappa tutti gli elementi primari e scartare, di conseguenza, i secondari che sono disgustosi e nocivi.

Si passò quindi dal primo apparecchio di distillazione inventato, alla fine del 1600, dall'italiano G.B. Porta (fatto su sette capitelli sovrapposti che concentravano il prodotto con aumento di gradazione alcolica), all'apparecchio industriale, ideato circa duecento anni dopo, che rettificasse il prodotto per avere una grappa migliore. Furono i francesci, per primi, a studiare la rettificazione; ma se la rettifica serviva a togliere i prodotti secondari, non riusciva ad eliminare le bruciatore che subivano le vinacce, ed in spedal modo le bucce, aderenti alla campana di distillazione e a diretto contatto del fuoco.

Si adottarono vasche a bagno maria, ma la lunghezza di lavorazione, il costo delle apparecchiature ed il costo della distillazione fecero scartare immediatamente questa tecnica.

Fu verso la metà del milleottocento che un ricercatore italiano, Emilio Comboni, progettò un alambicco dove la caldaia era divisa in due da una griglia, dove sopra si mettono le vinacce e sotto l'acqua. L'acqua a

Gli "Amici della grappa"

Serata conviviale ... all'Antica!

Nel corso di un'allegra bandigione ribaditi i principi di una costante, scrupolosa diligenza nella distillazione di questo antico prodotto

La sera del 27 maggio 1985, in folto gruppo, gli "Amici della grappa" si sono dati convegno per una cena di lavoro (soprattutto di mandibola) presso la trattoria "All'antica" di cui è proprietario un mio caro amico, pittore dilettante di oneste pretese artistiche e di insospettate capacità, Domenico Passera.

La delegazione della Lombardia e qualche esponente di spicco dell'area piemontese, dopo una breve relazione del presidente dell'associazione Ettore Autano, la relativa premiazione ai soci particolarmente meritevoli, ha pure ascoltato la motivazione che assegnava al direttore del nostro giornale, Milano 19, Gian Piero Pagetti una targa di benemerenza per lo spazio concesso non soltanto per parlare dell'associazione, ma pure per lo spazio dedicato (e non è affatto un controsenso) alla campagna contro l'alcolismo, inteso quest'ultimo come nocivo abuso.

quale ha trattenuto, tra una portata e l'altra, i presenti con incisive interpretazioni dialettali tratte dalla sua copiosa, mordente serie di epigrammi meneghini che hanno suscitato l'ilarità dei convitati tra i quali spiccava un gruppo consistente di giovani lodigiani.

Ad Arcano il presidente delrAssociazione Amici della grappa ha donato, anche a nome di tutti i soci, una stupenda anfora di maiolica a ricordo della serata e con l'accordo di futura presenza in territorio piemontese.

diretto contatto con il fuoco, bollendo, emette vapore che attraversando le vinacce estrae la grappa; la grappa, poi, passando attraverso i rettificatori, depurizza ed è pronta per tutte le varie tecniche di affinatura.

Nasce così la grappa moderna, estratta a vapore, che con passi da gigante fatti sino ad oggi, con le migliorie organolettiche apportate dai luminari in materia, ha dato al prodotto quei profumi e quei gusti che hanno permesso di portarla non solo nei salotti ma al desco delle grandi case ed alla bocca del gentil sesso che per prima l'avevano messa al bando.

Se con le apparecchiature di distillazione si ottengono prodotti ottimi, vediamo, però, quali sono le materie prime da cui si ottengono prodotti sublimi. Il terreno, il clima, la esposizione dei vigneti, le qualità dei vitigni danno quei vini delicati, armonici, gustosi, beverini, di corpo, di tutta beva che deliziano il pranzo e il fuori pranzo di ogni estimatore. Sono, poi, le vinacce, ultimo residuo della fermentazione di scarto che con la mano esperta e l'occhio vigile del distillatore, danno quel nettare che si chiama "grappa".

Si suol dire che questo pro-

Inscì mangia Meneghin (Cucina milanese - 12)

Vitell tonnée (Vitello tonnato)

La carne più indicata per questo piatto freddo, appropriato a questa stagione, è il magatello di vitello e non la semplice polpa.

Per quattro generose razioni gli ingredienti sono questi: 6 etti circa di magatello di vitello; 3 etti di tonno; I cucchiaio scarso di capperi; 2 uova; I bicchiere di olio d'oliva vergine; il succo di un limone e una manciatina di pepe secondo il proprio gusto; 6 filetti di acciughe ben disliscate.

Lessate il magatello di vitello; quando sarà cotto toglietelo dal brodo e lasciatelo raffreddare; nel frattempo preparate la salsa nel modo seguente.

Nel frullatore mettete le uova intere, un poco di pepe e l'olio e frullate per pochi secondi; quindi unite il succo di limone e frullate di nuovo per un minuto; a questo punto unite il tonno sbriciolato, i filetti di acciughe spezzettati, i capperi; quindi frullate ancora per_ cinque minuti.

Se notate che la salsa si è

troppo addensata unite qualche cucchiaiata del brodo di cottura sempre frullando.

Tagliate la carne a fettine sottili e adagiatela sul piatto di portata; copritela con la salsa e guarnite con qualche cappero e, volendolo decorare, con striscioline di peperone sottaceto o cipolline.

Qualora il piatto di portata fosse un poco piccolo si possono fare due strati di carne interponendo ovviamente salsa abbondante tra l'uno e l'altro strato.

Il piatto va preparato il giorno prima di consumarlo per dare modo alla carne di macerarsi bene nella salsa; se il frullatore è piccolo si può fare la salsa in due volte dividendo gli ingredienti. Piatto gustoto per il quale è consigliato del buon vino bianco secco e... a tavola!

dotto della distillazione viene diviso in "testa", "cuore" e "coda" e che il cuore è l'anima del prodotto. lo vorrei aggiungere un qualcosa in più, non solo hanno battezzato la parte migliore della grappa, il cuore, ma è proprio la sublimità del prodotto, il profumo del nettare che si beve, centellinandolo, che provoca la esaltazione al cuore di ogni degustatore. Concluderei, più da tecnico che da paroliere, affermando che, dalla distillazione delle vinacce (Nebbiolo, Barbera, Moscato, Brachetto, Grignolino e tutte le altre per il Piemonte,

dalle vinacce del Merlot di prosecco, del Raboso per il Veneto dalle vinacce friulane, dalle trentine, dalle toscane, dalle emiliane, dalle sarde e in special modo della zona chiamata "filu e ferru" e da tutti quei vitigni che la producono) le grappe prendono l'aroma, profumo e gusto, siano queste giovani cristalline bianche che invecchiate a cui il legno con le sue cessioni armonizza, ottenendo pregi ed onori. Ci prodigheremo sempre acché un prodotto nazionale, la grappa, diventi anche la bevanda in assoluto di casa nostra. Lorenzo Passaggio

Consigli per l'estate

Un bicchiere di bianco ... e la sete non c'è più

All'infuori di una tazza di caffé amaro, allungato con l'acqua, non c'è niente di meglio per combattere l'arsura

Sicuramente non è il periodo adatto per parlare di vini.

L'estate incalza ed il caldo si fa sentire; le preferenze per smorzare la sete vanno verso quelle bevande fresche che al momento ristorano ma poi non fanno altro che aumentare la sudorazione e quindi altre richieste di liquidi per il corpo umano.

Non c'è cosa migliore per combattere la sete che una tazza di caffè, amaro, allungato con acqua o un buon bicchiere di

3 ©

vino bianco a temperatura ambiente. Se siamo nelle prime ore della giornata, si consiglia di mandare giù, prima, un bel panino ripieno.

Tornando al vino ne parliamo perché estimatori di questa ottima bevanda nostrana ma soprattutto intendiamo segnalare che dal 31 luglio al 15 agosto e dal 30 agosto al 13 settembre sono i periodi ottimali per imbottigliare tutti i vini secchi.

Per un contrattempo dell'ultimo momento Gian Piero Pagetti era assente, ma le parole di plauso non sono mancate e la targa è stata ritirata dal redattore dello stesso giornale Leonardo Clema che, tra i problemi di quartiere ed attenti spunti di ecologia, tratta nei suoi articoli anche la parte enologica.

Invitato a questo raduno conviviale anche Arcano, poeta di redazione ed estroverso improvvisatore di versi milanesi, il

La sede degli Amici della grappa si trova a Vignale Monferrato presso il Castello Calloni; oltre agli amici vi si danno convegno anche i più prestigiosi distillatori di ogni parte d'Italia, gli esperti di questo liquore genuino che viene presentato, assaggiato, discusso, confrontato in un clima di attenta selezione, in una gara che prescinde da quantitativi e da guadagni nel risalto della qualità e del gusto. Mentre il gioviale amico Lorenzo Passaggio leggeva una sua relazione circa il trattamento riservato alla distillazione di questo "antico nettare", ben predisponendo tutti all'ascolto, (si veda la relazione riportata integralmente e firmata dallo stesso) Arcano scriveva in rapida sequenza alcuni versi che, in chiusura deli'allegra bandigione, al momento del brindisi finale, con grappa naturalmente, leggeva poi ai presenti:

"Stasira tra de nun 'na gran baldoria a l'insegna s'cetta de la taccagna; basten pocch paroll per cuntann la storia de manera ch'el spirit ne goadagna. lntant ch'el gargarozz el se masara d'ona rabbiosa, tosa de la vigna, squas de parè ona generosa gara, biccer dopo biccer denter s'impigna.

EI bell e 'I bon de ogni gran pacciada l'è de vèss semper pront a digerilla e l'è la grappa propi destinada a mett in corp la valida scintilla.

E adess ch'avii savùu che la raccagna l'è rabbiosa, ciovè semper grappa, savii che l'è on'amisa, ona campagna che per la gola... sò malgrad ve ciappa! EI me diceva on veggett quand s'eri fioeu: "Ona saina de grappa e on mezz toscan dopo disnà e mì lavori come on boeu anca se gh'hoo domà vottantacinquann!"

Traduzione: Stasera tra noi una grande baldoria / all'insegna schietta della "raccagna"; I bastano poche parole per raccontare la storia / di modo che lo spirito ne guadagna. / Intanto che il gargarozzo (voce popolana per gola, da gargarismo) si bagna I d'una "rabbiosa", figlia della vigna, I quasi da sembrare una generosa gara, I bicchiere dopo bicchiere dentro si sovrappone. I Il bello e il buono di ogni grande pranzo (mangiata) l è l'essere sempre pronti a digerirlo / ed è la grappa proprio destinata / a mettere in corpo la valida scintilla. I E adesso che avete saputo che la raccagna l è la rabbiosa, cioè sempre grappa, / sapete che è un'amica, una compagna / che per la gola... suo malgrado vi prende! I Mi diceva un vecchietto quand'ero bambino: / "Un quintino di grappa e un mezzo toscano / dopo desinare ed io lavoro come un bue / anche se ho soltanto ottantacinque anni!". E.C.T

Tutto per la cantina - Tutto per la campagna
Primo quarto Luna piena (gobba a ponente) (bianca) Se si desidera vini che spianino imbottigliare dal aldal Ultimo quarto (gobba a levante) Se si desidera vini secchi e lisci imbottigliare al 25 giugno 2 luglio 17 luglio 25 luglio 31 luglio* 15 agosto* 23 agosto 30 agosto * 13 settembre* 2/ settembre 29 settembre 13 ottobre 20 ottobre 28 ottobre I I novembre 19 novembre 27 novembre I I dicembre 19 dicembre 27 dicembre 9 gennaio '86 17 gennaio '86 26 gennaio '86 8 febbraio 16 febbraio 24 febbraio 9 marzo 4— Mai toccare i vini con Luna nuova (nera)
pagina 10 - milano 19 luglio-agosto 1985

Le trasparenze dei quadri di Luce Fabio Xamo

Luciana Cervini, un'autodidatta che ha iniziato timidamente e poi ha gradualmente affermato la sua personalità artistica

I suoi dipinti sono firmati Luce, ma non per l'ambizione di identificarsi con uno pseudonimo di tutto rispetto, bensì per il connubio sapiente delle prime due sillabe del suo nome: Luciana Cervini, un'artista che abita a Milano in Via San Gimignano 15/B.

L una donna che chiama simpatia, questa Cervini, una donna moderna e capace, che dà subito al primo incontro l'impressione di un saldo equilibrio e di una calda umanità. Il lavoro, la famiglia, molti impegni; ascoltarla è un po' come vedere dal vivo una di quelle protagoniste prescelte dagli autori di oggi per sostenere il ruolo principale nelle vicende ad'episodi ambientate nel nostro tempo e nel nostro mondo.

In campo artistico, Luce è autodidatta, anche se da studente la sua matita era molto apprezzata, ed aveva ricevuto molti incoraggiamenti. Dopo un timido inizio con le tele predisegnate, ha preso coraggio ed ha eseguito nel 1969 un ritratto per il padre, che è stato quasi una rivelazione.

Ha proseguito su questa traccia, spostando i suoi interessi sulle trasposizioni da documenti di viaggio specializzandosi nell'uso del colore, di cui sentiva tutto il fascino e tutte le infinite possibità espressive. Si è concentrata sulla resa pittorica dei cieli, cercando di riprodurre le trascolorazioni dei tramonti o le delicatezze delle albe, sopra paesaggi eleganti e piuttosto sintetici, in cui il motivo dominante può essere la trama di rami spogli, o da solitari alberi sul mare, sciabole di foglie d'agave, pini contorti, ulivi.

Successivamente si è incantata sul particolare delle trasparenze, anche viste attraverso vetri di finestre, con gocciolature o appannature, che le permettono di contrapporre gli oggetti concreti degli interni con le sfocature, le marezzature, le annebbia-

te presenze intuite aldilà. E non è un tema da poco, anche dal punto di vista emblematico e simbolico.

Gli inizii, dicevamo sono stati con la pittura ad olio, poi, durante una vacanza ai Balzi Rossi, al mare, ha iniziato quasi incidentalmente ad usare i pastelli cretosi, i gessetti, con i quali ha eseguito un ritratto a un marinaio, un bel vecchio tipico lupo di mare appoggiato alla prua della sua imbarcazione. Il pastello è stato immediatamente acquistato sul posto, e la nostra pittrice ha trovato molta soddisfazione in questa particolare tecnica, che le dava la possibilità di mescolare e stemperare i colori con le dita, aumentando gli effetti evanescenti.

Ha continuato con entusiasmo, specializzandosi proprio su lavori eseguiti interamente a pastello, e lei stessa ammette che quando entra in un periodo creativo si mette all'opera e niente la ferma, applicandosi senza interruzione tanto da rimanere alzata tavolta per la notte intera. Questi momenti di estro e di fantasia le durano anche un paio di mesi, mesi pieni di fervore e di gioia. Sovente questo avviene quando parte per una vancaza, e con materiale nuovo, idee fresche e... tante belle ore davanti, ecco che Luce realizza qualche deliziosa serie di lavori che la gratificano e ripagano. Inoltre (è o non è un'artista?) ogni tanto la nostra Cervini ha qualche guizzo ed ecco che è capace di mandare omaggi a personalità nazionali o mondiali, come è stato per l'invio a Piero Chiara di un dipinto con uno scorcio di lago, o addirittura un ritratto a un presidente americano, che ha ricambiato con un cordiale ringraziamento.

Ha partecipato a qualche concorso, la Cervini? Mostre ne ha fatte, anche collettive con il Gruppo Sirio di cui è socia, nella nuova sede ARCI di Via

Appnini 101 B, e durante le precedenti esposizioni nella Zona 19.

Nel 1984 poi ha avuto una importante segnalazione alla Mostra di Pittura organizzata al casinò di S. Pellegrino, in provincia di Bergamo, dal Centro Culturale di Studi Esteri. Ha presentato un ottimo lavoro segnalato dal pubblico e premiato con una coppa offerta

dall'AVIS di San Donà del Piave, nel corso di una simpaticissima manifestazione, che ha dato, a lei non professionista della pittura, molta gratificazione.

Programmi? Lavorare e lavorare, rubando al suo poco tempo tutti i brandelli possibili, di far fruttare come esercizio d'arte.

Concorso fotografico

Tema: il bello e il brutto dell'ambiente in Lombardia

Iniziativa straordinaria promossa dalla Coop Lombardia. Ha indetto un concorso fotografico in collaborazione con Italia Nostra, la Lega Ambiente, rArci, il WWF, l'Associazione Regionale Cooperativa di Consumo e la Federazione Lombarda dei Consumatori.

Il tema "il bello e il brutto dell'ambiente in Lombardia" sembra azzeccato sia per dare la possibilità a tutti i fotoamatori lombardi di inviare diapositive contrastanti dell'ambiente lombardo, sia per dare una mano a chi si batte per la salvaguardia e la protezione dell'ambiente stesso con particolare riferimento alle migliorie che si potrebbero apportare per rendere tutto il brutto, bello.

Casa di Cura S. Siro

RINNOVATA, POTENZIATA E CONVENZIONATA CON LA REGIONE LOMBARDIA PER TUTTI I CITTADINI.

PIAZZALE SEGESTA - VIA MONREALE 18, MILANO

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Ricoveri per le seguenti specialità:

Medicina generale Otorinolaringoiatria

Chirurgia generale Ginecologia

Ortopedia e traumatologia Geriatria 190 posti in camere a due letti. Per differenze di classe e solventi in proprio camere con servizi individuali e secondo letto a disposizione dei parenti.

Il concorso (con iscrizione gratuita) è aperto a tutti i fotoamatori che dovranno necessariamente inviare una coppia di diapositive con due diversi aspetti delrambiente e cioè una diapositiva dedicata al bello ed una al brutto.

Termine ultimo per la presentazione è il 10 Settembre e le opere potranno essere consegnate presso tutti i supermercati Coop. La premiazione avverrà il 30 settembre e sarà corredata da ricchissimi premi.

Altri ragguagli e schede di partecipazione potranno essere ritirate presso tutti i supermercati Coop in occasione... della spesa settimanale. L.C.

Premio Perini 1985

Nuove povertà nell'area metropolitana milanese

Al fine di favorire e stimolare un'indagine conoscitivi del "Premio Perini 1985" sul tema delle "Nuove povertà nell'area metropolitana milanese" sono stati stanziati complessivamente 9.000.000 che saranno ripartiti fra i vincitori partecipanti al concorso.

Tale somma è stata raggiunta grazie soprattutto al generoso apporto dell'Ufficio Sviluppo della Cariplo e delrAssessorato ai Servizi Sociali della Provincia di Milano.

Con tale premio il Perini intende dare un contributo all'analisi di alcune problematiche sociali di estrema attualità: condizione giovanile e femminile, disoccupazione, solitudine, anziani, pensionati, malati, drogati, handicappati, immigrati del Terzo Mondo, carcerati, nomadi, barboni, minoranze etniche, minoranze emarginate varie ed altre realtà di tipo urbanistico territoriale ed economico ad esempio: fame di alloggi, sfrattati, degrado urbano, aree di sottosviluppo, impoverimen-

La famiglia Xamo. con la ricorrenza del 1" anniversario della dipartita del lìglio, ringrazia e ricorda i medici della Lega Italiana per la lotta contro i tumori che hanno seguito per lungo tempo il loro adorato Fabio.

Di lui pubblichiamo "La mia città" (l'ultima poesia apparsa sul bollettino della Lega) e "Un desiderio di pace".

Per chi lo ha conosciuto ricordiamo le date della sua breve vita e il luogo della tumulazione 121511969 - 20/7/1984

Cimitero Maggiore - Campo 26 - Giardino 821.

La mia città

Milano piena di sole, Milano piena d'amore, Milano piena di gente felice!

Questa è la Milano che sta nel mio cuore!

Un desiderio di pace

Un fungo di fumo. Un fungo di morte. Un fungo che porta disperazione dovuto all'ultima e perfezionata bomba che può dare orgoglio e sicurezza a una nazione ma che può dare timore, paura addirittura morte al resto del mondo. Un fungo di dolci nuvole bianche. Un fungo di vita.

Un fungo di speranza dovuto a un desiderio di pace che può rendere felice il mondo: questo è il mio sogno.

Un sogno di pace e non un timore di morte di distruzione.

3,0LORIFICIO

S. SIRO

to delle risorse, scempio ecologico...).

I premi consistono:

l° classificato per la ricerca professionale e scientifica condotta in sede universitaria da docenti e studenti L. 2.000.000;

1° classificato per la ricerca di base espressione di gruppi di base, operatori sociali o singoli cittadini L. 2.000.000;

Premio speciale Ufficio Sviluppo della Cariplo L. 2.000.000;

Premio speciale Assessorato Servizi Sociali Prov. Milano L. 2.000.000; Premio di consolazione L. 1.000.000.

La ricerca può essere effettuata anche con strumenti cinematografici, televisivi, audiovisivi, fotografici, poetici... Tutte le ricerche, che non saranno restituite ai concorrenti, devonopervenire entro il 15 dicembre 1985 alla sede del Circolo Culturale "Carlo Perini" Via Val Trompia 45/A - 20157 Milano (tel. 02/3572543).

Via C. Dolci, 38 - 20148 MILANO Tel. 40.80.506
COLORI - VERNICI - FERRAMENTA - CASALINGHI CARTE DA PARATI - .M0OUETTES - ARTICOLI BELLE ARTI ... e mille cose per la casa! per ogni lieta ricorrenza PAOLA BOMBONIERE bomboniere per: nozze-comunioni cresime-battesimi Milano Via dei Cignoli, 3 (ang. via Gallarate) Telef. 30.86.993 4 luglio-agosto 1985 milano 19 - pagina 11
della poesia )
L'angolo
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pa un'ala di un abitato rurale innestato su un nucleo originario risalente al 1.400 sorto quale padiglione di caccia per nobili.

Nel 1923 i proprietari, marchesi Litta Modignani hanno venduto l'intero cascinale ed annessi terreni al Sig. Daniele Palazzoli insignito, in epoca fascista, del titolo di Commendatore il quale ne ha proseguito la destinazione agricola mediante un fattore agente.

L'azienda agricola si è avvalsa in tale periodo della manodopera di circa 30 famiglie di salariati, ognuna delle quali alloggiata in un massimo di due locali. Gli eredi di Daniela Palazzoli nel 1980 hanno venduto la cascina con macchinari e bestiame (esclusa l'ala con l'osteria e le cinquanta pertiche di terreno annesso in quanto, in base alle leggi sull'affittanza agricola, la famiglia Monti avrebbe diritto di prelazione) ad una società, di cui socio maggioritario figura certo Giancarlo Bianchi, la quale, pur avendo fruito, nel trapasso, delle agevolazioni fiscali riservate alla piccola proprietà contadina, ha venduto il bestiame e lasciato degradare le attrezzature agricole intraprendendo opera di ristrutturazione. La destinazione dell'immobile si è andata così mutando da abitativo rurale e semi-industriale/falso rustico di lusso con modificazioni alle strutture ed alle volumetrie dell'abitato all'interno mentre la parte a vista sulla strada provinciale è lasciata quasi immutata. Nel 1981 venne effettuato un fermo dei lavori di quasi due anni, perché abusivi, ma poi vennero ripresi ed ora proseguono.

Siccome questo tipo di speculazione si prospetta quantomai redditizio, ora anche l'ala dove è sistemata l'osteria è entrata nelle mire degli acquirenti, che mediante pressioni, lusinghe alternate a velate minacce, tentativi di prevaricazione cercano di indurre la famiglia Monti ad andarsene, mentre i proprietari, gli eredi Palazzoli, sembrano voler agevolare tali manovre non effettuando la benché minima manutenzione dello stabile, ormai in condizioni precarie, che ha, tra raltro urgente bisogno di radicali riparazioni al tetto. "Poteri farle eseguire anche a mie spese — ci dice il signor Monti — purché mi venisse garantita la possibilità di rimanere ancora qui con la mia famiglia e purché tali spese mi vengano riconosciute come canone di affitto anticipato".

Non vorremmo che questo patrimonio artistico, culturale e storico andasse perduto, olocausto delle brame di guadagno e un qualche speculatore edilizio.

Pensiamo che una città quale Milano, meta negli anni '60 di un ingente flusso migratorio, che ne ha ingrossato a dismisura la periferia, abbia particolare necessità di avere tutelati questi luoghi che sono testimonianza del vivere storico e civile di una città e contribuiscono a conservarla a misura d'uomo.

Per questa ragione reputiamo che tale luogo possa e debba essere mantenuto qual'è e garantito da vincoli che ne tutelino il valore ambientale sottraendolo alla speculazione e restituendolo alla cittadinanza di Milano. Gabriele

to di 9uello del "no" delle regionali cli maggio.

Al QT8, altro quartiere abitato prevalentemente da ceti borghesi, il divario è stato ancora maggiore ed è salito al 30,44 per cento avendo il "sì" raccolto

1.852 voti, pari al 34,78 per cento, contro i 3.472 voti per il "no", pari al 65,22 per cento, mentre alle regionali di maggio il fronte del "sì" aveva avuto il 33,40 per cento dei voti e quello del "no" il 63,20 per cento.

La differenza si è invece considerevolmente ridotta al Gallaratese, quartiere con una popolazione formata prevalentemente da lavoratori dipendenti, dove anche il PSI (che pure era in prima linea nel fronte del "no") conta una vasta base operaia e dove i "sì" sono stati 13.644, pari al 49,45 per cento, ed i "no" sono stati 13.945, pari al 50,55 per cento (contro il 40,19 per cento dello schieramento del "sì" e il 56,57 per cento di quello del "no" alle regionali di maggio), e si è addiritura ribaltata a Figino (altro quartiere popolare dove il PSI conta su una base analoga a quella del Gallaratese) dove i "sì" sono stati 528, pari al 50,67 per cento, ed i "no" 514, pari al 49,32 per cento, contro il 37,92 per cento dello schieramento del "sì" ed il 56,57 per cento dello schieramento del "no" delle regionali di maggio. Questi ultimi dati inducono ad un'ulteriore riflessione: se è vero che da una parte molti di coloro che nelle regionali di maggio avevano votato MSI, al referendum hanno votato "no" o si sono astenuti, è altrettanto vero che molti elettori appartenenti ai ceti popolari che nelle

regionali del maggio 1985 avevano votato per il PSI, al referendum non hanno seguito le indicazioni di tale partito ed hanno votato "no". E una constatazione su cui i partiti del fronte del "no", ed in primo luogo il PSI, dovrebbero riflettere.

Lotteria

I biglietti estratti sono: N. 0599, che ha vinto il 1" Premio, televisore portatile; N. 0721, secondo premio, bicicletta; N. 0096, terzo premio, borsa con 4 bocce; N. 0804, premio extra, ottimo vino.

I premi non ancora ritirati sono a disposizione dei vincitori presso la sede della Lega, in via Appennini 103 (presso SUNIA) il martedì ed il venerdì dalle 16 alle 18. Nel corso della festa sono state distribuite bellissime medaglie e sono stati assegnati vari premi di consolazione ai vincitori della "gara di scopa".

Maggioranza

zo e i risultati elettorali non solo hanno confermato la fiducia nel nostro Partito, ma hanno altresì premiato quei partiti èhe hanno fatto parte della maggioranza precedente: scelta laica e

milano19

di sinistra.

Il gruppo comunista al Consiglio di Zona, alla luce dei risultati elettorali che confermano quale primo partito il P.C.I. con 9 consiglieri, riconferma quindi la validità della maggioranza laica e di sinistra (PCI, PSI, PSDI, PRI) a presidenza comunista e la ripropone, legandola a un programma di legislatura che scaturisca da un confronto, da un'intesa fra i partiti, ribadendo che raccordo programmatico deve essere alla base delrintesa.

Il programma dovrà attuarsi e verificarsi non solo nel Consiglio di Zona, ma in un confronto continuo con tutte le realtà sociali, culturali, economiche e politiche della zona, avendo al centro le necessità dei cittadini.

Questo è il solo metodo che sostanzia e rafforza la democrazia del decentramento.

Non avranno dunque il nostro assenso manovre dilatorie, preclusioni ideologiche, riproposizioni di formule e schieramento a livello nazionale.

Per il conseguimento degli obiettivi il Gruppo ha in corso gli opportuni incontri politico programmatici con gli altri gruppi consiliari.

I.e urgenze e le scadenze impongono che il Consiglio di Zona venga messo al più presto nella condizione di poter funzionare regolarmente e noi riteniamo che esistano le condizioni perché ciò avvenga nel più breve tempo.

Il gruppo del P.C.I. informerà i cittadini attraverso manifesti e in occasione di dibattiti e assemblee sia sull'andameno che sui risultati degli incontri con le altre forze politiche della zona.

Nel corso della sua prima riunione il gruppo comunista ha altresì eletto quale suo capogruppo il consigliere di zona Romano Chiovini.

Direttore: Gianpiero Pagetti

Direttore Responsabile: Libero Traversa

Redazione:

Leonardo Clema - Giulio Fantuzzi - Bruna Fusi - Enrico Perillo - Franco Tosi - Angelo Tremolada - Luciano Zagato. Grafici Vito Fera.

Amministrazione: Maria Magatti Poggi

Pubblicità: Sergio Schininà

Editrice Milano 19 Soc. coop. ar.l.

Cod. Fisc. 05852820157

Direzione - redazione - amministrazione: Via Appennini 101 B MI LANO - tel. 3539458

Registrato al Tribunale di Milano ai n. 388 dalr1/ I I./ 1978

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Via Varesina, 47 - Milano - tel. 327.11.48 (ric. autom.) Via Gallarate, 281 - Milano - tel. 309.23.87 - 308.50.89 pagina 12 - milano 19 luglio-agosto 1985
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