Il Monte Stella è patrimonio di tutti

I tentativi, non completamente scongiurati, di speculare su questa preziosa area della nostra zona vanno battuti. Diciamo questo perchè esistono forze politiche e uomini pronti, con i miliardi, ad attuare su una parte del Monte Stella una vera e propria speculazione.
.Invitando il Consiglio di Zona a bloccare i 500 milioni che saranno stanziati per la ristrutturazione che deve essere fatta entro breve termine del Monte Stella, i comunisti della sez.
Oriani che abitano a Lampugnano e al QT8 avanzano congiuntamente a tutti i cittadini del quartiere le seguenti proposte:
1) non deve essere presa in considerazione nessuna forma di concessione a privati;
Chi ne frena l'avvio
tutta l'area va sistemata a giardino pubblico attrezzato con l'utilizzo di piccole zone per infrastrutture tipo Bar Bianco della Centrale del Latte, pista di pattinaggio, anfiteatro per rappresentazioni culturali, pista in plastica per sci di fondo, vasca acqua tipo giardini pubblici; la recinzione del Monte Stella come ogni giardino pubblico è considerata una garanzia per il corretto uso dello stesso; i cittadini del quartiere hanno il diritto - dovere di amministrare la vita e la crescita del Monte Stella.
A tal proposito proponiamo a tutte le scuole, agli organismi sociali e culturali e a tutti i cittadini di coinvolgere attraverso un'ampia discussione sulla pro-
Tarda a decollare la riforma sanitaria
Ad un anno dall'approvazione della legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale si deve registrare che — anche a causa del deterioramento della situazione politica a livello sia nazionale, sia regionale — sono scese in campo forze ostili alla riforma, tendenti a stravolgerne l'attuazione, per screditarne la capacità di trasformare alla radice il vecchio sistema, fonte di sprechi, di inefficienza, di sottogoverno, di insicurezza per la tutela della salute dei cittadini.
Intanto governo e Regione Lombardia hanno accumulato inammissibili ritardi nell'emanazione delle norme e degli atti di rispettiva competenza per consentire il decollo, dal primo gennaio 1980, della riforma sanitaria, che rappresenta una grande occasione di cambiamento, di controllo democratico e di contrasto a tendenze corporativiste e privatistiche, elimi-
MM al Gallaratese
nando i "corpi separati" (Enti, mutue, ecc.) unificando gli interventi al fine di garantire l'estensione dell'assistenza sanitaria a tutti i cittadini, indipendentemente da particolari iscrizioni ad enti mutualistici.
E quindi necessario sviluppare una vasta campagna di informazione affinchè i cittadini conoscano i vantaggi che una corretta e puntuale attuazione della riforma può portare e sui rischi che comportano invece per la salute di tutti la sua non applicazione.
Per soddisfare queste necessità di informazione abbiamo rivolto alcune domande a Filippo Zaffaroni, responsabile della commissione regionale lombarda per la sanità e la sicurezza sociale del P.C.I., di cui riportiamo le risposte in un ampio servizio che pubblichiamo in terza pagina.
Iniziato il preesercizio
Dal 24 gennaio, contemporaneamente alla riapertura della stazione QT 8, è stato avviato il preesercizio del nuovo tratto della metropolitana, fino al quartiere S. Leonardo.
Il servizio per il pubblico verrà iniziato al più presto, non appena saranno ultimate le prove d'esercizio e saranno stati collaudati i sistemi di sicurezza.
I I nuovo tratto, secondo quanto affermato dai tecnici, sarebbe stato realizzato tenendo conto del già progettato ulteriore prolungamento della linea per cui non si dovrebbero verificare altri casi di chiusura di stazioni (come avvenuto per quella del QT 8) allorchè, tra non meno di tre anni, verrà ultimato l'ultimo tronco dal quartiere S. Leonardo al Molino Dorino.
grammazione dei parchi il Consiglio di Zona con proposte e momenti di discussione per far
Mobilitazione a S. Siro
si che il nostro verde diventi patrimonio di tutti.
Luigi PizzocriRinviata "sine die"
l'apertura della discoteca
Dalla lotta per il cinema Alpi ad un programma culturale per il quartiere
La vasta mobilitazione popolare è l'impegno delle forze politiche e social hanno ottenuto un primo risultato: la discoteca "cinema Alpi" che doveva aprire da tempo è tuttora chiusa; l'Amministrazione comunale le ha negato la licenza edilizia, la Commissione di Vigilanza sui pubblici locali dovrà tener conto delle esigenze che i cittadini di San Siro, nella petizione ancora in corso, hanno fatto emergere. Ma qualunque debba essere l'esito di questa battaglia, sin dal suo inizio le forze politiche e sociali che l'hanno promossa non mancarono di sottolineare che i suoi obiettivi dovevano essere più ampi ed ambiziosi che non il solo impedire l'apertura della discoteca.
Si trattava e si tratta di cogliere questa occasione per avviare un'iniziativa di massa volta a realizzare una politica culturale e del tempo libero nel nostro quartiere.
Il problema del cinema Alpi, quindi, come una tappa di una linea rivendicativa per ottenere adeguati spazi dove realizzare quell'insieme di attività socioculturali oggi mancanti (centro sociale, biblioteca, attività sportive, teatrali, cinematografiche, musicali, ecc.) che i cittadini hanno insistentemente proposto come alternativa alla discoteca, nel sottoscrivere la petizione popolare.
Per realizzare questo obiettivo occorre un impegno collettivo finalizzato ad ottenere un utilizzo di spazi e strutture esistenti — soprattutto nelle scuole —
Questo utilizzo oggi avviene solo parzialmente e non a favore della comunità nel suo complesso: noi rivendichiamo il nostro diritto a sfruttare tutte le opportunità che il quartiere offre (palestre, salohi, piscine, ecc.) e che restano per gran parte del tempo abbandonate.
Si tratta di un progetto di massima da sviluppare con la partecipazione di tutti e che dovrà trovare un collegamento con l'azione e le competenze del Consiglio di Zona 19, per superare, tutti insieme, il boicottaggio di chi, soprattutto all'interno della scuola, non vuole allargare i momenti di incontro e di arricchimento sociale e culturale.
In questa prospettiva ci proponiamo da subito di:
- effettuare un censimento di tutte le strutture esistenti nel quartiere idonee ai nostri fini
- elaborare un progetto di adattamento, utilizzo. gestione delle stesse
- indire un'assemblea di confronto e di dibattito fra i cittadini.
Le forze politiche e sociali promotrici di questa iniziativa intendono pertanto proseguire unitariamente ed in forme permanenti, aperte a tutti i cittadini, il lavoro di progettazione, di proposta e di lotta, per dotare finalmente San Siro di strutture democraticamente gestite per la cultura ed il tempo libero.
Dal 15 gennaio
Cambiati gli indirizzi al Gallaratese
E cambiato il numero civico a buona parte degli abitanti del Gallaratese. E quello che ha comunicato lo IACP con una burocratica lettera agli inquilini degli stabili interessati; in alcuni casi cambierà anche il nome della via, per esempio parte di quella che fino al 15 gennaio era via Borsa si chiama ora via Appennini.
Lo IACP ha pensato di dare un numero civico ad ogni scala del quartiere questo perchè, abolendo le portinerie, si sarebbero creati gravi problemi ai postini incaricati della distribuzione della corrispondenza.
Fino ad ora con un numero civico si è indicato solitamente uno stabile che spesso raccoglie anche cinque o sei scale.
Sarebbe stato difficoltoso, senza l'aiuto di un custode, ricercare un inquilino senza passare da una scala all'altra per cercarne il nome sui citofoni o sulle caselle della posta come al San Leonardo.
L'Istituto ha così pensato di dare una numerazione progressiva a tutte le scale degli stabili dei quartiere dove sicuramente
Dibattito aperto con i cittadini
Jean Paul Ramini
la portineria verrà chiusa o lo è già ora. Verranno anche, sempre a carico dello IACP, sistemate nuove caselle per la posta più capienti delle attuali atte a contenere anche le riviste.
Il problema più grosso sarà a carico degli inquilini cioè il dover compiere tutti gli atti burocratici necessari per modificare il proprio indirizzo. Nella lettera che pubblichiamo lo IACP indica presso chi ci si deve rivolgere per regolamentare la posizione di ognuno. Speriamo solo di non rimanere travolti dalla montagna di carte da bollo che, presumibilmente, si dovrà compilare presso gli enti interessati al cambio degli indirizzi; ciò creerà sicuramente molti problemi agli inquilini IACP del Gallaratese e sicuramente anche agli uffici in special modo comunali che nello spazio di poche settimane si vedranno arrivare migliaia di cittadini per gli atti burocratici indispensabili alla modificazione dell'indirizzo. Speriamo solo che il cervello elettronico del Comune non faccia tilt.
L. Z.
In vista del congresso della sezione Ragionieri del P.C.I.
Nei giorni 8 - 9 - 10 febbraio P.V. si terrà presso la sede del P.C.I. di Via Degli Appennini 99/A il 4° congresso della sezione E. Ragionieri.
I temi che verranno trattati nei tre giorni di dibattito saranno:
l'attualità politica (nazionale e internazionale)
lo stato del partito
la preparazione della campagna elettorale in vista delle consultazioni amministrative di primavera.
La preparazione del congresso è in pieno svolgimento con decine di incontri con i cittadini, sui temi specifici del quartiere, sulla situazione politica e tutti quei problemi che troveranno poi un momento di sintesi nei tre giorni congressuali.
Vista l'attualità e l'importanza dei temi che si andranno a dibattere si prevede un congresso estremamente vivace che potrà dare utili indicazioni anche in merito ai problemi particolari legati alla nostra zona.
Come di consueto il P.C.I. invita tutti i cittadini a partecipare ai lavori del congresso come momento di costruzione di un costante dialogo di massa.
Congressi delle sezioni del P.C.I. della Zona
Nel corso del corrente mese di febbraio le sezioni del Partito Comunista Italiano della Zona 19 terranno i loro Congressi annuali secondo il seguente calendario:
Sez. BOTTINI (via Monreale 19 - S. Siro)
venerdì 15 febbraio ore 21, sabato 16 e domenica 17 febbraio ore 15;
Sez. FORNASARI (via Micene - S. Siro - Harar)
venerdì 8 e sabato 9 febbraio ore 21 e domenica 10 febbraio ore 9;
Sez. DI VITTORIO (via Quarenghi 8 - Gallaratese)
giovedì 14, venerdì 15 e sabato 16 febbraio ore 21;
Sez. LUGLIO 60 (Trenno)
giovedì 28 e venerdì 29 febbraio e sabato 1 marzo ore 21;
Sez. MONTOLI (via F.11i Zanzottera - Fígino) domenica 10 febbraio ore 9;
Sez. ORIANI (via Trenno 41 - Lampugnano - QT 8)
venerdì 8 e sabato 9 febbraio ore 21;
Sez. RAGIONIERI (via Appennini - Gallaratese)
venerdì 8 febbraio ore 21, sabato 9 febbraio e domenica1Ofebbraio ore15;
Sez. SCOCCIMARRO (Sit-Siemens)
venerdì 15 febbraio ore 18 (presso sez. Bottini) e sabato 16 febbraio.
Giovane ventenne del San Leonardo stroncato dalla droga
Conobbi la famiglia di questo ragazzo undici anni fa, quando ci furono i primi insediamenti al quartiere S. Leonardo.
I genitori dopo essere stati emigrati in Svizzera per tredici anni, dove nacquero Jean Paul e il fratello minore, ritornano nella loro Milano, in un quartiere nuovo, con un bagaglio colmo di mille speranze. Jean Paul frequenta le medie con buoni risultati: ragazzo di vivace intelligenza, socievole, si inserisce facilmente in un ambiente per lui nuovo. Terminate le medie si iscrive in una scuola superiore, ma al secondo anno viene bocciato, rinuncia allo studio e cerca lavoro. Per alcuni mesi fa il benzinaio e nel frattempo si iscrive alle liste di disoccupazione giovanile, ma non è facile e così si adatta a fare brevi periodi di lavoro dove capita. Non dovendo fare il militare per un'ernia al disco cronica, cerca disperatamente una sistemazione idonea e definitiva. Finalmente uno spiraglio: un conoscente gli trova un posto di lavoro come magazziniere dove è richiesta una buona conoscenza della lingua francese che Jean Paul parla e scrive in modo corretto avendo frequentato le elementari nella Svizzera francese. Tutto sembra procedere per il meglio ma ecco che insorge un'ostacolo: l'ufficio di collocamento non da il nullaosta per un'assunzione nuova e a chiamata diretta, prima di lui ce ne sono in lista tanti altri, sono vani i
tentativi, non c'è nulla da fare.
Jean Paul è a terra e a questo si aggiungono piccoli malintesi con la ragazza e per la prima volta, la sera precedente alla sua morte, il ragazzo si buca. Sotto l'influenza della droga il giorno dopo ha una crisi di nervi e al colmo della disperazione ripete la dose. Dose che gli è fatale e che stronca la sua giovane vita che non è stata certamente fra le più facili.
I vicini di casa hanno raccolto del denaro da destinare a una corona di fiori per il funerale, ma i genitori hanno preferito, conoscendo anche ciò che di queste cose pensava Jean Paul, offrire tale somma alla Comunità di Nova di Don Gino Rigoldi di via Gonin, 58 che si occupa del recupero e del reinserimento nella società dei tossicodipendenti.
Non è semplice fare un'analisi sui motivi che hanno indotto un giovane a rivolgersi alla felicità effimera che può dare la droga. Ma conoscendolo a fondo, e avendolo più volte sentito esprimere con fervida convinzione l'opportunità di avere centri antidroga dove ci fosse assistenza adeguata per questi giovani, condannava chi importa e chi vende la morte per lucro egli ha anche cercato, per quanto gli era possibile, di aiutare amici che ne erano vittime. Penso che per essere giunto anch'egli a tale gesto si trovasse certamente in uno stato depressivo profondo.
Mi chiedo di chi è la colpa di tutto questo?
Sono convinta che principal-
Il decentramento negli anni '80

mente la colpa è di una società a cui fa comodo che i giovani si rifugino in un'altro mondo perchè così non vedono e non sentono i gravi problemi che il nostro paese sta affrontando. Perchè sono convinta che se veramente ci fosse una volontà e una seria indagine si potrebbe risalire a chi, per proprio guadagno, con affari di miliardi, importa la droga.
Se a questi gravi problemi si aggiunge quello della disoccupazione giovanile veramente si teme per l'avvenire dei nostri figli.
A questo proposito mi chiedo fino a che punto possa essere utile che la burocrazia dell'Ufficio di Collocamento precluda ogni possibilità a un giovane che riesce a trovarsi un lavoro.
Perchè quando un ragazzo arriva a vent'anni che cosa può fare? Non può essere assunto come apprendista perchè è troppo vecchio; se non ha fatto un lavoro specifico non ha certamente una qualifica e una esperienza, e allora? Chiudiamogli la porta in faccia e lasciamo che si arrangi.
Il governo che in questi trent'anni ci ha portato a vivere in un mondo fatto solo di carte bollate, di concorsi camuffati, di clientelismi non ha certo reso facile la vita ai giovani.
Ma la cosa più grave è che sbandierano ai quattro venti la parola libertà. Quale libertà? La libertà di morire?
Maria MagattiNasce una nuova municipalità
I Consigli di Zona verso una sempre maggiore presenza nel governo della città
Il 1980 è iniziato in un clima di tensione derivante dal ricatto nucleare e dalle manovre del terrorismo psicologico e fisico. Lo ha ricordato in apertura dei lavori di quest'anno del Consiglio di Zona 19 il suo presidente Danilo Pasquini, che ha pure sottolineato la necessità di fare appello a tutti i veri democratici perchè pongano un freno alla strategia del terrore, che mira a colpire la Repubblica, le sue istituzioni, la libertà dei cittadini e l'autonomia del nostro paese. Siamo all'inizio di un decennio che può essere di svolta decisiva per la costruzione di una società nuova, per uno sviluppo economico, sociale e politico, in cui la nostra città, attraverso un uso programmato di tutte le risorse ed il recupero della risorsa "lavoro", può giocare un ruolo importante e decisivo per una collocazione europea del nostro paese.
Anche in momenti come quelli che stiamo vivendo è possibile modificare e migliorare la qualità della vita, ma per raggiungere tale obiettivo è necessario attuare le leggi di riforma, il piano agricolo, la difesa dell'ambiente, la riforma sanitaria, bisogna realizzare un piano energetico, si devono misurare le capacità culturali e politiche con quelle di programmazione per uscire dalla situazione attuale con il contribúto di volontà e di lavoro di tutti i cittadini.
In questo quadro si sta operando all'attuazione di una riforma istituzionale, che vedrà i consigli circoscrizionali protagonisti del governo della città.
Malgrado il frapporsi di numerosi ostacoli è in corso un processo irreversibile nella nostra società, con l'ampliamento della base democratica e l'affermazione di istanze di decisione e di governo sempre più diffuse nel territorio. Si va rivalutando la città-società nel suo ruolo non di superato campanilismo, ma di centro di democrazia e di politica di piano.
Nasce una nuova "munipacilità", la circoscrizione, che risponde alla necessità di essere sempre più concreti e coerenti non solo nel governo delle cose, ma, soprattutto, nel governo con
la gente.
Le scelte operate dal Consiglio di Zona 19 con i bilanci 1979 e 1980 dovranno essere quindi governate in tale prospettiva, ritrovando gli strumenti di lotta per costruire una società migliore. Costruire una città, ha detto ancora Pasquini, è più difficile che colpire alle spalle quanti sono impegnati in tale edificazione, ma questo non deve far venire meno l'impegno. Coloro che vogliono fermare le istanze popolari di democrazia, di giustizia sociale, di sviluppo devono rendersi conto che per loro non c'è posto.
Chi ne frena l'avvio?
Tarda a decollare la riforma sanitaria
Presentate in ritardo o non ancora approntate le leggi di attuazione del Servizio sanitario nazionale. Di chi la colpa? Le responsabilità del governo e della Regione Lombardia. Una nostra intervista al responsabile della commissione regionale sanità e sicurezza sociale del P.C.I.
Dal primo gennaio di quest'anno è entrata in vigore la legge sul Servizio sanitario nazionale, ma il mancato rispetto di impegni da parte dei governi sia nazionale, sia regionale e le manovre di forze ostili alla riforma ne ritardano l'applicazione e rischiano di stravolgerne il significato.
Cosa si propone questa legge? Quali sono le cause dei ritardi? Quali conseguenze ne possono derivare? Sono queste alcune delle domande che abbiamo posto a Filippo Zaffaroni,
responsabile della commissione regionale sanità e sicurezza sociale del Partito Comunista Italiano. La legge, ci ha precisato, istituisce a livello nazionale un sistema sanitario di prestazioni mediche generiche, specialistiche, diagnostiche, di ricoveri e di riabilitazione garantite a tutti i cittadini (compresi quelli che, specie nel sud, erano sprovvisti di qualsiasi tipo di assistenza) e tende ad eliminare le differenziazioni assistenziali (INAM, INADEL, mutue private, ecc.). Il
punto di riferimento è garantire a tutti una assistenza tipo INAM. La gestione, l'esercizio ed il coordinamento di tutti i servizi e presidi sanitari (ospedali, ambulatori, servizi comunali e provinciali, ecc.) passano alle U.S.L. (Unità Sanitarie Locali), cui passa anche tutto il personale degli enti che hanno sin qui gestito tali servizi, che pertanto verranno sciolti. Quindi si elimineranno doppioni, trattamenti diversi e frantumazione nei com parti prevenzione, cura, riabilitazione e sicurezza sociale.
il medico di fiducia iE modico speCialista
Il ruolo degli enti locali No ai ricoveri segregati
A cosa corrispondono le U.L.S.? Devono corrispondere al Comune, alle Comunità montane o ad associazioni di comuni, quindi agli enti locali, perchè, ci ha precisato Zaffaroni, la sanità non va più gestita, nè vista in termini settoriali, come era la "cura" della salute. Obiettivo è la "difesa" della salute. Questo significa che le strutture che gestiscono il sistema sanitario non possono più essere comparti staccati, ma devono progressivamente integrarsi con i servizi sociali, con le scelte in campo sociale, assistenziale e sanitario, che devono essere strettamente collegate al tipo di sviluppo ed ai problemi (ecologici, urbanistici, di insediamento, di ambienti di vita e di lavoro, ecc.) del territorio e quindi con il suo
sviluppo socio-economico per evitare la frantumazione. Le U.S.L. devono quindi essere espressione diretta dell'ente locale, perchè soltanto questo ha una visione complessiva della comunità in tutti i suoi aspetti.
Non basta avere un servizio sanitario perfetto, se poi ci sono inquinamenti nell'ambiente di vita e di lavoro. Il concetto è rimuovere le cause della malattia, non curare. Da qui, ha aggiunto, nasce il dissenso del P.C.I. dalle posizioni della D.C. e della giunta regionale lombarda, che tendono invece ad istituire U.S.L. senza il vincolo che siano espressione diretta degli enti locali e quindi senza alcun collegamento organico con il territorio e la comunità in cui operano.
Scopo della riforma è di concretizzare il concetto della difesa della salute, il che vuol dire coordinamento ed integrazione effettivi di tutti i servizi ospedalieri e non, di tutti i medici, i servizi e gli operatori sanitari del territorio, garantendone una maggiore efficienza e qualificazione. Il piano sanitario non mira però soltanto a questo ed ad assicurare l'assistenza per tutti; ma si prefigge anche di ridurre certi fenomeni, per cui si devono programmare e realizzare progetti ed obiettivi tendenti a ridurre la mortalità infantile e le malattie causate dagli ambienti di vita e di lavoro, nonchè ad evitare ricoveri che non siano
per ragioni di cura o, specie per gli anziani, in istituti segreganti.
Per far questo bisogna partire dalla prevenzione, cominciando dalla educazione igienica, sanitaria e sessuale, attuando un efficace controllo sulle gravidanze e sui parti-rischio, estendendo la rete di consultori, ecc.
Altro aspetto è la prevenzione nell'ambiente: malattie professionali, infortuni, ecc. non si possono ridurre se non si hanno servizi di prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro.
Se non si hanno a disposizione servizi di prevenzione e di riabilitazione a livello territoriale e domiciliare non è possibile il
recupero di talune categorie ed in particolare degli anziani, per i quali non resterebbe altro che la strada del ricovero. I tumori, ad esempio, si combattono con la prevenzione nell'ambiente, e con l'estensione della diagnosi precoce e di esperienze consolidate in istituti ad alta specializzazione anche ad altre strutture ospedaliere, cosicchè chi ne è colpito non debba aspettare mesi per la diagnosi e quindi per la cura. Tutto questo è possibile gestirlo soltanto se i servizi preposti alla salute operano in un contesto più complessivo, che non può essere che l'ente locale, espressione diretta della comunità.
Che fare La Regione vuole la riforma?
Perché l'attuazione del Servizio sanitario nazionale è in ritardo? L'estensione dell'assistenza è entrata in vigore il primo gennaio 1980, ma la legge 833 è soltanto una legge-quadro, che stabilisce l'avvio della riforma sanitaria. Per realizzarla è necessario che a livello nazionale e regionale vengano approvate le leggi di attuazione. Il governo ne ha sinora approntate soltanto circa un terzo, facendo registrare notevoli ritardi. Ad esempio la legge sul piano sanitario per il triennio 1980-82 è stata presentata ai due rami del parlamento soltanto recentemente. Pure in ritardo è stato presentato il piano finanziario, per cui si va ad una legge-ponte trimestrale scollegata dalla legge di piano e di finanziamento cui dovrebbe corrispondere. Questo significa partire con il piede sbagliato. Per quanto si riferisce allo stato giuridico ed economico del personale del servizio sanitario (700 mila addetti, di cui 90 mila in Lombardia) il governo ha già approvato il relativo decreto, che però a tutt'oggi (l'intervista è stata rilasciata il 16 gennaio scorso, n.d.r.) non è ancora pubblico, per cui non è per ora possibile valutare.se privilegi la qualificazione e la professionalità o se perpetui vecchi meccanismi, che hanno contribuito al deterioramento dell'assistenza sanitaria. Altre leggi, quali quelle sugli ambienti di lavoro, sull'infortunistica, ecc. sono rinviate "sine die". Da ciò derivano intoppi ad un processo complessivo di avviamento della riforma, mentre spinte corporative tendono a svuotare la legge dei suoi contenuti innovativi.
Per quanto riguarda le regioni le realtà sono diverse. Tutte quelle governate dalle sinistre sono già in regola per avviare la riforma. Altre, tra cui la Lombardia, non hanno ancora approvato alcuna delle 5 o 6 leggi fondamentali.
Bisogna cominciare a mettere in forse, ha sottolineato Zaffaroni, se esiste veramente una volontà di attuare la riforma da parte della giunta della Regione Lombardia, che ha ritagliato le zone sanitarie secondo interessi consolidati e pressioni politiche, senza tener conto dei pareri dei comuni e delle province, che ha preparato un progetto di legge sull'ordinamento dei servizi stravolgendo lo spirito della riforma ed espropiando i comuni di competenze ad essi chiaramente attribuiti, che con le leggi sull'organizzazione e sui ruoli del personale ha fatto una girandola di proposte senza chiarezza nè volontà di riorganizzazione i servizi e di valorizzare le qualificazioni. Per quanto si riferisce alla contabilità ed alla ripartizione del Fondo sanitario non ha avanzato proposte positive per la vita delle U.S.L. Nel piano sanitariò regionale non ha definito obiettivi, strumenti, metodi, conoscenza dei dati, ecc., mentre con la gestione della convenzione unica non ha applicato i massimali, nè ha attuato il servizio di guardia medica ed il controllo sulle strutture delle ex mutue. Infine per la direzione degli ospedali e dei consorzi sanitari non ha offerto altro, nella fase transitoria, che l'assoggettamento alla Regione tramite gestioni commissariali.
Non vorremmo che i tre anni del piano (che peraltro ancora non c'è) vengano utilizzati !soltanto per il trasferimento dei servizi e non per programmare ed avviare il rinnovamento del sistema sanitario. Questo significherebbe deterioramento dell'assistenza e dei presidi per mancanza di coordinamento e di controlli.
E quindi necessario che i cittadini, i lavoratori, i partiti democratici si mobilitino perchè la legge possa essere applicata al più presto nella sua interezza e per sconfiggere quanti volessero ritardarne, o magari anche impedirne il decollo per accentuare la degradazione dei servizi sanitari esistenti, per dar spazio alla creazione, a fianco di quello pubblico, ad un sistema sanitario privato parallelo, i cui costi verrebbero scaricati sulla popolazione.
Il nostro giornale invita quindi il Consiglio di Zona a promuovere (in collaborazione con le forze politiche, sociali, sindacali, culturali, con gli operatori sanitari e con tutti i cittadini) un dibattito per verificare lo stato di funzionamento dei presidi e dei servizi sanitari, in funzione dei bisogni di salute della zona, e per formulare precise proposte prefigurando i distretti sanitari con la formazione di comitati per la difesa della salute.

Fare cultura con i mezzi che si hanno
La carenza di strutture limita le possibilità di programmazione, ma non bisogna declassare le commissioni cultura al ruolo di impresari.
Cos'è la cultura? In quali forme si esprime? Come è possibile fare cultura in periferia con le strutture esistenti? Sono soltanto alcuni degli interrogativi emersi nel corso di un dibattito di notevole interesse svoltosi al Consiglio di Zona 19 nella seduta dell'i 1 gennaio scorso prima di approvare, con voto unanime favorevole, il programma predisposto dalla Commissione cultura sport e tempo libero per le attività culturali da svolgersi nella nostra zona entro il maggio di quest'anno.
Nel presentare tale progamma la coordinatrice della commissione, la comunista Franca Salvarani Montaldo, ha invitato il Consiglio a riflettere su alcune considerazioni scaturite duramente il lavoro di preparazione e di organizzazione di una serie di manifestazioni miranti a fornire ai cittadini occasioni di interessi culturali, di discussioni, di dibattiti aperti ad un libero confronto delle idee.
Rilevato che in zona vi è una quasi totale assenza di strutture adeguate la relatrice ha denunciato, a nome di tutta la commissione, anche altre difficoltà, forse meno registrabili ad un'analisi superficiale, ma più gravi perché riguardano il livello culturale e sociale frutto della civiltà dei consumi. Il problema così posto, ha aggiunto, rischia
Provveditorato sveglia!
di essere troppo generalizzato, ma non si può non tener conto che l'adesione incondizionata a modelli culturali imposti attraverso mezzi di informazione tecnicamente avanzati (come ad esempio la televisione), causano la quasi distruzione di altri modelli, che sono espressione di vere esigenze di crescita culturale e sociale.
Spesso, si è detto nel corso del dibattito, si tende a confondere il valore culturale con il successo di cassetta di una iniziativa. Ma non sempre tale successo deriva da un effettivo valore culturale, a volte è soltanto il risultato di una indovinata campagna pubblicitaria. Il problema non è quindi di portare i cittadini della periferia in centro ad assistere, magari a condizioni agevolate, a spettacoli di successo, né quello di trasportare i teatri del centro in periferia, bensì di fare cultura di buon livello anche in periferia, utilizzando i mezzi di cui è possibile disporre.
Su questa strada si è mossa la Commissione cultura della nostra zona, ritenendo necessario sollecitare iniziative che abbiano la funzione di ricerca di valori culturali e sociali alternativi, per liberarsi dalla piatta subordinazione alle iniziative centrali, che seguono schemi consueti di programmazione politico - culturali posti a difesa di un
Programma attività
culturali 1980 per la zona 19

PRIMA PARTE: FEBBRAIO-MAGGIO
patrimonio culturale elitario e borghese, ma soprattutto per favorire le basi organizzative e di stimolo al sorgere di momenti creativi provenienti da libere iniziative di base.
Tali concetti hanno però sinora incontrato seri ostacoli ad una pratica attuazione. Non sono state create per le zone le condizioni per operare con autonomia, basti pensare, ha precisato la consigliere Salvarani Montaldo, alle restrizioni imposte all'utilizzo dei fondi messi a disposizione ed alla pratica impossibilità di finanziare iniziative ritenute valide e che non possono non avere un costo.
A causa di ciò nel 1979 la commissione ha potuto spendere soltanto circa 700 mila lire dei cinque milioni di cui disponeva. "Si declassano così le commissioni cultura delle zone — ha sottolineato — al ruolo di impresari di periferia, privi peraltro di strumenti operativi efficaci".
Il programma presentato (che pubblichiamo in questa stessa pagina, n.d.r.) soffre evidentemente delle manchevolezze denunciate, di cui la commissione cultura si è detta consapevole, non limitando per questo il suo impegno a preparare le condizioni per il raggiungimento di obiettivi più ambiziosi con la partecipazione di un largo numero di cittadini della Zona.
G. P.Le nomine si fanno a settembre!
Una protesta alla scuola media Alex Visconti per la ritardata nomina dei docenti.
Cronistoria
Nella nostra scuola, all'inizio dell'anno scolastico, erano scoperte 16 cattedre. Fino al 20 ottobre queste sono rimaste scoperte perchè il provveditorato non aveva autorizzato la nomina dei supplenti. Per cambiare questa situazione che danneggiava gli alunni,- una delegazione di genitori e- insegnanti riusciva a strappare l'autorizzazione per la nomina dei supplenti.
A quasi metà anno, precisamente il 10 gennaio, il provveditorato mandava nella nostra scuola 3 nuovi insegnanti e di conseguenza i supplenti che sí trovavano in quelle cattedre perdevano il posto. Lo stesso poteva succedere anche a altri 4 supplenti del mattino e 2 delle attività pomeridiane. Questo cambiamento di insegnanti a metà anno, nel
momento della valutazione quadrimestrale, reca grave danno agli alunni.
Lunedì 14 gennaio alle ultime due ore della mattinata, una delegazione di insegnanti, genitori e alunni, si è recata in provveditorato per informare gli interessati di questa situazione. La risposta del provveditorato è stata negativa: i funzionari sostengono che non si può fare niente per mantenere gli insegnanti al proprio posto e non ha accettato neanche una delle due proposte che la delegazione ha sottoposto e più precisamente il mantenimento del posto di lavoro con l'eventuale utilizzo dí tali insegnanti nella scuola per altre attività.
Giovedì 17 gennaio si è tenuta nella nostra scuola un'assemblea pubblica nella quale noi genitori, alunni e insegnanti abbiamo di-
scusso la posizione del provveditorato ed abbiamo deciso di dare inizio ad alcune forme dí agitazione, variamente articolate: per venerdì 18 gennaio è stato organizzato il blocco delle attività scolastiche all'interno della scuola con la presenza di alcuni genitori, oltre agli alunni e insegnanti. Nella mattinata sono stati preparati dei volantini poi distribuiti alla gente del quartiere e i cartelloni da appendere fuori dalla scuola. Alle ultime due ore una delegazione è tornata in provveditorato per informare del blocco delle lezioni.
Sabato 19 gennaio i genitori hanno bloccato la scuola dall'inizio delle lezioni, fermandosi fuori dai cancelli e impedendo l'entrata a tutto il personale docente e non docente. Nel pomeriggio si è tenuta un'assemblea nella scuola, alla quale sono intervenuti il Preside e il rappresentante del consiglio di istituto. L'assemblea con una votazione di maggioranza ha deciso di bloccare la scuola fino a martedì.
Lunedì 21 e martedì 22 gennaio c'è stato il blocco totale delle lezioni. Martedì sera c'è stata un'assemblea in cui abbiamo notato, con nostro dispiacere, che non tutti sono alleati a questa forma di lotta e che giudicano il bloccare le lezioni come una violenza imposta dal provveditorato che evita la nomina degli insegnanti all'inizio dell'anno privando dell'insegnamento per mesi gli alunni. Dopo ampie discussioni e dopo una votazione di maggioranza fatta ingiustamente senza il voto e il parere degli alunni che sono i più colpiti, si è arrivati alla conclusione di continuare il n9rmale svolgimento delle lezioni, bloccando però la segreteria e la presidenza allo scopo di far "svegliare" definitivamente il provveditorato.
Alunni, Insegnanti e Genitori della Scuola Media Alex Visconti
FINE FEBBRAIO
Spettacolo di Anna Jencek (SHAKESPEARE IN CONCERTO) "AL GIOVANE BIONDO, ALLA DAMA BRUNA" per voce e chitarra, chitarra classica, arpa antica e percussioni.
(Musica e pittura dei sonetti di Shakespeare a comporre, attraverso le allegorie dell'Amore, della Morte, della Bellezza, del Tempo, un affresco sulla vita).
La traduzione dei sonetti è di Giuseppe Ungaretti
- La musica è di Anna Jencek
La direzione musicale è di L. Capra Vaccina.
MARZO
FIABA MIMATA
Presentata dalla Compagnia BACCADOR "IL VESTITO NUOVO DELL'IMPERATORE"
Spettacolo da organizzare per le scuole alla domenica pomeriggio gratuitamente.
AUTOFF SCHONBERG CABARET
Su musiche scritte da Schonberg ai primi del '900 in pieno fermento culturale, quando era direttore per un certo periodo dell'orchestra nel Cabaret Berlinese di Von Wolzogen. Compone canzoni su testi dei più noti scrittori e poeti dell'epoca.
- Attrice Eleonora Cosmo
- Cantante Donella Del Monaco
- Ballerino - Acrobate Valeria Magli
Spettacolo da realizzarsi se, possibile, in collaborazione con la Zona 17 al Teatro Uomo.
APRILE
Teatro Dialettale Milanese da svolgersi in due serate con le Compagnie esistenti in Zona e non (I FIGINESI, Centro Prospettive Teatrali Magenta).
Concerti di Musica Classica con l'Orchestra di S. Cecilia di Milano. MAGGIO
Concerto di Musica Jazz (in collaborazione con il Sig. Santangelo) in alternativa Teatro del SOLE (Torsolo - Torcicollo - Torcibudella).
MACELLERIA VOLONTÈ
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Contraccezione aborto
affido familiare
Queste alcune fra le proposte più frequenti
L'attività ambulatoriale del Consultorio viene coperta al 72,3% dagli interventi per la contraccezione (45,8%) e per l'interruzione volontaria della gravidanza (26,5%).
Per questi interventi viene fissato l'appuntamento. e gli utenti oltre ad avere la visita del medico ginecologo hanno un colloquio con l'assistente sociale allo scopo di far conoscere il servizio in tutte le potenzialità ed evidenziare i problemi medici, sociali, psicologici.
L'informazione specifica sulla contraccezione viene effettuata singolarmente o in gruppo dall'ostetrica in collaborazione con l'assistente sociale.
Sono affidati all'ostetrica anche gli interventi per il diaframma.
Si ritiene che l'alta incidenza di tali interventi (72,3%) sia motivata dal fatto che tale intervento non viene soddisfatto da altra struttura pubblica, per esempio dall'Inam.
In merito alla contraccezione si rileva che il primo contatto con il Consultorio soddisfa le esigenze di conoscenza e di verifica con la precedente esperienza contraccettiva: a questo scopo i gruppi informativi si rilevano di estrema utilità.
Esiste invece un problema di vissuto della contraccezione che pare ponga molti problemi, e vada verificato quindi in epoca successiva non solo individualmente ma come confronto di esperienze (per esempio in gruppo).
Per l'interruzione di gravidanza sembra di poter rilevare che, oltre ad aiutare la donna o la coppia nel momento di scelta nei limiti e nel rispetto della legge 194 art. 5, il lavoro più notevole va individuato nel recupero delle donne che hanno intenzione di interrompere la gravidanza, le quali molto spesso hanno carenza di informazione contraccettiva e dei luoghi ove soddisfarla, oppure hanno notevoli limiti nel rapporto di coppia.
Allo scopo di dare informazioni sul servizio e sulla contraccezione vanno valutati gli incontri che due volte alla settimana alcuni componenti dell'equipe hanno nell'ambito ael reparto ostetricia ginecologia dell'Ospedale S. Carlo con le donne che sono state appena ricoverate per l'IVG (Interruzione Volontaria Gravidanza).
Alcuni problemi affrontati e
non risolti, sempre nell'ambito della legge 194, ci sono per quanto riguarda i rapporti con la struttura Ospedale relativamente al ricovero donne che hanno l'attestato al Consultorio e relativa lista d'attesa del S. Carlo, e l'effettuazione del day - hospital. Il problema delle minorenni e delle donne che hanno problemi personali di permanenza in ospedale vengono risolti caso per caso in maniera soddisfacente. Per quanto riguarda il problema della menopausa senz'altro questo è molto più esteso rispetto al numero delle richieste
donne e sia organizzando per le gravide gruppi informativi. Comunque, poichè si ritiene fondamentale che ambedue i problemi vadano trattati sia per l'aspetto medico (visita) sia attraverso l'aspetto socializzante (formazione di gruppi tenuti dagli altri operatori del servizio) il problema emerso e non risolto è che non vada scorporato nel Consultorio la visita (controllo della gravidanza e della menopausa) dall'attività di gruppo. Un certo numero di richieste sono pervenute in merito al problema dei discordi coniugali e alle richieste di separazione.
l'ambito della vita sociale e politica della zona.
L'aspetto promozionale del Consultorio è stato vario e notevole come quantità, ed ha avuto come scopo quello di individuare nel territorio la collaborazione con i servizi, associazioni, ed enti della zona nell'ambito dei contenuti della legge Regionale 44 allo scopo di specificare e qualificare le prestazioni non strettamente mediche.
Con l'Ospedale S. Carlo (reparti Ostetricia e Pediatria) e Simee per la medicina perinatale: il Simee si occuperà dei neonati rischio segnalati direttamente dall'Ospedale, il Consultorio in collaborazione con i Consultori pediatrici della zona (inizialmente si comincerà con quello di via Zamagna) promuoverà una attività educativa ed informativa con gruppi di madri. La individuazione di via Zamagna è dovuta al fatto che la zona è stata valutata dai due servizi zona rischio a causa delle condizioni socio - abitative - economiche della popolazione.
Rispetto al problema dell'intervento del Consultorio con le scuole della zona sono stati specificati due livelli: un primo livello ha coinvolto tutti i medici scolastici sia in rapporti individuali sia con una riunione generale riguardante non solo l'informazione specifica sul servizio ma la individuazione di contenuti di collaborazione. Un secondo livello ha riguardato la formazione di un gruppo di studio è di approfondimento (equipe del Consultorio e alcuni membri segnalati dal Comitato di Gestione sul contenuto dell'educazione sessuale.
ne sessuale rispetto al quale i Consultorio individuerà i propri interventi nella realtà della scuola.
AFFIDO FAMILIARE
Agli inizi dell'anno è sorto spontaneamente nella zona un gruppo di famiglie adottive, che con l'appoggio del Consiglio di zona e del Consultorio si è posto come obiettivo la diffusione dell'idea dell'affido familiare sia come proposta di reperire nuove famiglie affidatarie, sia con lo scopo di dare una regolamentazione a detto servizio che si viene a configurare come sercizio sociale di territorio alternativo all'istituto.
Per l'attività che il gruppo si proponeva è stata scelta la sede del Consultorio, sia per un motivo istituzionale sia perchè è l'unico servizio che con la gestione sociale garantisce la democraticità dell'intervento in merito alle scelte operative e alla metodologia.
Attualmente l'attività è iniziata cercando di coinvolgere su questo problema gli altri servizi socio sanitari della zona. La sede per questo coinvolgimento inizialmente è nell'ambito della Commissione Igiene e Sanità del Cdz.
pervenute. Anche per la gravidanza le richieste non sono numericamente rilevanti (1,8%). Per ambedue i contenuti esiste sul territorio anche la competenza di altre strutture sanitarie (per es: 'nem). I rapporti presi con le sezioni Inam (Accursio, Baggio, Novara), tutt'ora da verificare, hanno avuto lo scopo di iniziare con questa struttura sanitaria, in vista e nello spirito dell'attuazione della riforma sanitaria, il discorso relativo ad una integrazione tra i due servizi per i due contenuti sopra citati, per esempio prevedendo delle iniziative del Consultorio presso l'Inam. Comunque sino ad ora nell'ambito del Consultorio sono state soddisfatte tutte le richieste pervenute sia visitando le
FERRAMENTA
CIBIEN
L'intervento effettuato dal Consultorio ha cercato di approfondire tramite colloqui gli aspetti sociali e psicologici del richiedente e della coppia tramite terapia di chiarificazione e di sostegno. Per quanto riguarda le richieste di consulenza legale, strettamente collegate alla succitata problematica, è sorto il problema sul come rispondere in merito, in assenza di un consulente legale nel servizio.
A questo proposito si è tentato di dare una soluzione realizzando degli incontri periodici di gruppo con il legale messo a disposizione dalla Ripartizione Igiene per gli operatori.
Questo tentativo ha dato risultati ambivalen'ti: soddisfa cioè una richiesta di informazione generale sul diritto di famiglia, ma non viene incontro agli specifici problemi individuali. Sarà compito soprattutto del Comitato di Gestione affrontare il problema e proporre delle soluzioni.
INFORMAZIONE SUL SERVIZIO

Per quanto riguarda l'attività di informazione sul servizio l'intervento del Consultorio è stato rivolto soprattutto nei confronti delle fabbriche della zona tramite contatti e accordi con il Cuz.
Si ritiene che tutt'ora nei confronti dell'informazione ci sia molto lavoro da compiere soprattutto riguardo alla popolazione in generale (casalinghe, piccole associazioni ecc...) che questo lavoro vada fatto soprattutto con il Comitato di Gestione.
Dai contatti e scambi con le donne che vengono al Consultorio emerge infatti che l'informazione sul servizio passa attraverso le donne che ne usufruiscono o dalle informazioni che le stesse donne attingono nel-
Per il momento l'intento è quello di verificare nelle singole realtà scolastiche per esempio Consigli di Circolo e Consigli di Istituto, ecc..., l'esistenza di interesse per questo argomento e l'evidenziazione di risorse in merito: insegnanti e genitori interessati. Inizialmente gli incontri devono anche precisare i contenuti rispetto ai quali va formulato un discorso di educazio-
ADOZIONI
Sono stati avviati contatti con il Tribunale dei Minorenni. Lo scopo è quello di avere informazioni sia sul modo come vengono espletate le procedure per l'adozione sia sul contributo che in questo ambito può dare il servizio.
Comitato di Gestione Consultorio di via Albenga, 2 Tel. 40.39.456
GLI INTERVENTI DI UN ANNO
Sulla riforma organizzativa del sindacato
La composizione della nuova zona sindacale
Com'è noto, a Montesilvano, nel novembre scorso, è stata decisa dalla Federazione CGILCISL - UIL la riforma delle strutture organizzative del sindacato in Italia. Con la quale, gradualmente, avverrà lo scioglimento delle Camere del Lavoro e delle Unioni Prov. (della CISL e UIL).
Coi prossimi anni l'organizzazione sindacale nel nostro Paese si articolerà nel territorio sulla base di cinque livelli organizzativi: i Consigli dei delegati nelle aziende; i Consigli di Zona; i Consigli di comprensorio; i Consigli Regionali e quello Nazionale.
A questo scopo, nel gennaio scorso, com'è avvenuto in altre zone di Milano. si è tenuto per due giorni, nel Centro Scolastico omnicomprensivo di via Trenno 61, il 1° Congresso CGIL della Zona 10 S. Siro - Rho.
Con i prossimi Congressi unitari CGIL - CISL - UIL che si terranno in primavera, sorgeranno i Consigli unitari di Zona.
Questo primo congresso della Zona sindacale n. 10, ha visto la partecipazione di oltre 400 delegati, pari al 70% dei 600 eletti nelle assemblee di base, in rappresentanza di oltre 32 mila iscritti nella Zona alla sola CGIL: notevole quindi è stato sia l'impegno che il risultato organizzativo. La nuova Zona sindacale risulta dalla fusione delle Zona 618 - 19 del Decentramento amministrativo, unitamente ai Comuni di Bareggio, Cornaredo, Lainate, Pero, Pogliano Milanese, Pregnana M. Rho, Sedriano. Settimo M. e Vanzago. Questo vasto territorio conta una popolazione di 462.149 abitanti, mentre la popolazione attiva assomma a 191.965 persone. Per quanto riguarda la geografia economico - sindacale, questo territorio comprende grandi aziende come la Sit - Siemens, gli Ospedali S. Carlo e di Rho, l'ENEL, la IP la 3C chimica, la RAI - TV, ecc., per complessivi 75 mila lavoratori occupati. Dei quali 50 addetti ai settori industriali e circa 25 mila nei servizi (parastato, trasporti, spettacolo
sport, ecc.). Riguardo alle dimensioni delle aziende, ve ne sono due con oltre 5000 dipendenti, una ventina con oltre 1000 occupati. Le imprese con meno di 1000 lavoratori sono centinaia, delle quali 253 metalmeccaniche. I lavoratori iscritti alla CGIL sono complessivamente
32.439 e le sedi CGIL sono ubicate unitariamente (con CISL e UIL) nella Zona in piazza Segesta (tel. 4048253) e l'altra a Rho (tel. 9302452). Una realtà dunque quantitativamente notevole qualitativamente molto complessa, con la quale questo 1° Congresso ha tentato un primo faticoso approccio.
I LAVORI CONGRESSUALI
Anna Catasta, a nome delle Segreterie dei due CUZ, ha letto la relazione introduttiva, apprezzabile per lo sforzo di ricerca e definita da molti interventi stimolante e problematica. Il documento ha fatto una analisi della difficile situazione economica e politica del Paese che pesa negativamente anche sul sindacato e che è alla base della mancata affermazione in positivo della politica dell'EUR. La Catasta ha poi denunciato i limiti emersi dal dibattito preparatorio svoltosi tra i lavoratori, sia per la poca conoscenza dei temi in discussione che per lo scarso livello politico dello stesso dibattito. Con un giusto taglio autocritico, la relazione ha evidenziato che dal dibattito è venuto fuori che i vecchi compagni hanno una concezione del sindacato, una divaricazione generazionale, sia pure meno marcata di quella esistente in altri settori della nostra società. Deboli sono invece apparse le indicazioni concrete per la costruzione del sindacato nella Zona. Il documento a questo proposito oltre a indicare genericamente i suoi futuri interlocutori (pubblici e privati), si è limitato al pratico rinvio nel futuro di questi problemi con i soli "dovremo affrontare ..." e i "potremo costruire, se ...".
Il dibattito che è seguito all'introduzione è stato vivo e interessante con i suoi oltre 30 interventi, ed ha subito espresso una unanime e forte condanna del territorismo. Poi, in generale, si è soffermato su tutti i temi che agitano la società italiana: il quadro politico nazionale e internazionale, lo stato dell'economia, l'ingiustizia fiscale, il Nord e il Sud, il rapporto occupati - disoccupati, le contrattazioni, pensioni, i giovani, le donne, l'ecologia, gli emarginati, ecc. Altri interventi, più puntuali, hanno richiamato l'attenzione sui ritardi anche culturali del sindacato. Per esempio, sulla informazione riguardante gli indirizzi produttivi delle aziende (la prima parte dei contratti), è stato denunciato che soltanto pochissimi Consigli di fabbrica hanno saputo utilizzare tali informazioni e soltanto nell'ambito aziendale. E mancato, è stato detto, il necessario e tempestivo interesse del sindacato per tali informazioni, le quali giacciono nei cassetti di pochi Consigli di Fabbrica.
E parso a molti che le difficoltà che il sindacato attraversa oggi nelle fabbriche a ristabilire un saldo rapporto politico con i lavoratori discendano, principalmente, dal suo ritardo nella elaborazione di obiettivi chiari e coinvolgenti, legati cioè alla quotidiana esperienza dei lavoratori e quindi capaci di arricchire la stessa linea generale del sindacato.
LA CONCLUSIONE DEI
LAVORI
Oltre all'indubbio interesse di questo 1' Congresso CGIL (partecipazione e vitalità), dal complessivo dibattito, in questa Zona del Nord - Ovest di Milano, è anche emersa una immagine del sindacato parzialmente attardato sul vecchio e generico egualitarismo. Timido e impacciato su temi di bruciante attualità nei luoghi di lavoro, come quelli della produttività, professionalità e organizzazione del lavoro.
Di fronte alla ricerca - dibattito in corso nel resto del movimento, su questi importanti temi, a livello di quadri si è percepito una inespressa resistenza a confrontarsi con essi. Il che ha portato ad eludere nella sostanza questi problemi, che restano comunque aperti anche in questa Zona.
Non a caso, il Segretario gen. della Camera del Lavoro, Pizzinato, nel suo intervento conclusivo, ha sottolineato limiti e carenze emerse dal dibattito, richiamando con utili indicazioni i delegati al senso della concretezza e alla milizia sindacale. La stessa lunghissima mozione votata dal Congresso, pur approvando le linee di fondo della relazione presentata, è stata incapace di cogliere gli spunti interessanti della stessa relazione e degli interventi.
Già dalla relazione e poi dagli interventi era emerso il fatto che, con la massiccia introduzione nei prossimi anni dei terminali e dei micro - computers, in tutti i settori del terziario si avranno profonde ripercussioni occupazionali e nelle professionalità di intere categorie di impiegati di concetto (diplomati, laureati, ecc.). Per superare questi ritardi sembra necessario proseguire il dibattito sui temi della organizzazione, ma anche avviare in termini di proposte
(da portare ai prossimi Congressi unitari) l'utilizzo e lo studio della prima parte dei contratti (l'informazione). Coinvolgendo attivamente questi lavoratori (diplomati, ecc.), accanto agli altri lavoratori, nello studio e nell'approfondimento, per una nuova milizia sindacale. Al fine di comprendere, sulla base di dati concreti, gli orientamenti di prospettiva sia degli investimenti che delle finalità produttive e le loro localizzazioni; partendo nello studio dalle singole aziende per delineare la geografia economico - produttiva della Zona. Questa sembra una via obbligata per rilanciare le capacità di elaborazione, proprie del movimento sindacale ed operaio italiano.
Concludendo queste note, non sembra inutile ricordare che il sindacato, con le sue lotte in difesa dei lavoratori e degli interessi del Paese, si è venuto configurando negli ultimi 20 anni come una fonte di informazione e di orientamento democratico di primaria importanza nella nostra società di massa. Per continuare a svolgere questo suo ruolo positivo per il Paese, al sindacato è necessaria la massima adesione, critico - costruttiva, di tutti i lavoratori. I quali privi di tale loro strumento sarebbero, sia a livello economico, sia a livello politico - culturale, alla mercè delle anarchiche e ferree leggi del massimo profitto, proprie del grande capitale: come negli anni '50.

Molti tabù da superare
L'impiego a tempo parziale potrebbe interessare molte lavoratrici - madri, ma attenti a non farne un ghetto od uno strumento.
Part - time, termine inglese che significa "tempo parziale" e che da qualche tempo ricorre con sempre maggiore frequenza nella fraseologia sindacale. Di cosa si tratta? Di occupazione lavorativa a tempo parziale, appunto, ossia a orario ridotto rispetto a quello normale, che all'estero ha già trovato vasta applicazione, particolarmente in Gran Bretagna (dove coinvolge circa il 43 per cento della forza - lavoro) ed alla quale guardano con particolare interesse le lavotatrici - madri, che a fatica riescono a sostentere il ritmo rigido obbligato della famiglia e del lavoro.
Anche in Italia il part - time si va sempre più allargando. E dal 1971 che la grande distribuzione (supermercati e grandi magazzini) vi fanno ricorso particolarmente per quanto riguarda le commesse e le cassiere, ma si tratta generalmente non dell'orario giornaliero ridotto, suddiviso ugualmente nei vari giorni della settimana, bensì di un orario settimanale ridotto, concentrato nei soli giorni di "punta".
Il pericolo di una tale applicazione distorta del part - time è che esso finisca per diventare un autentico ghetto e possa offrire al padronato
un alibi per avere mano libera nelle assunzioni e non completare mai gli organici - tipo.
Come si vede si tratta di una questione complessa e difficile da affrontare, anche perchè, in realtà, il problema del part - time non è altro che la punta emergente di un iceberg, che si chiama rapporto famiglia - lavoro e più in generale rapporto della organizzazione della produzione e della organizzazione della vita sociale, che in una città come Milano risulta ancor più squilibrato che non in centri più piccoli a causa del forte pendolarismo e del prevalere di nuclei familiari sempre più isolati, che soltanto in pochi casi vedono la presenza di figure tradizionali di sostegno, quali nonni, zii, parenti, ecc.
Quelle che maggiormente pagano per tale squilibrio sono indubbiamente le donne, che vivono il doppio ruolo della doppia presenza e per le quali le cause di ritardi o di assenze dal lavoro sono molto frequenti (malattie dei bambini, esigenze di pratiche burocratiche e via dicendo), e per le quali il part - time non deve voler dire rassegnarsi ad una condizione di emarginazione e di subordina-
r
zione, che ne sancisca la funzione materna e familiare come momento esclusivo.
Come affrontare questi problemi superando ogni tabù ed ogni posizione di chiusura, senza cedere alle proposte padronali, che spesso tendono ad una diminuzione dei livelli occupazionali e del controllo sindacale sulle condizioni di lavoro, ma affermando una linea di parità effettiva uomo - donna?
In primo luogo - ha tenuto a sottolineare Anna Catasta, della segreteria del CUZ della Zona 19, nel corso di una recente assemblea di lavoratori di un'azienda la cui direzione aveva proposto l'introduzione del part - time — è necessario che la partecipazione delle donne alla vita del sindacato diventi momento quotidiano e specifico di intervento, in grado di portare alla individuazione di obiettivi precisi. Il momento di elaborazione e di indagine dovrà essere lungo ed approfondito, perché bisognerà esaminare l'utilizzo effettivo dei servizi sociali da parte dei lavoratori e delle lavoratrici e la scelta d' strutture anche private per poter formulare delle proposte di funzionamento dei servizi che rispondano alle
La lunga lotta dell'UNIDAL
La situazione che si è venuta a creare a seguito della crisi che ha investito le note aziende milanesi di Motta e Alemagna (ora UNIDAL) vede costretti, a distanza di due anni dalla firma dell'accordo, i lavoratori ed il Sindacato a denunciare con forza le gravi inadempienze di governo e padronato per il rispetto degli impegni sottoscritti il 23 gennaio 1978 in sede di ministero del Bilancio.
L'atteggiamento assunto dal governo sul caso UNIDAL non è solo la conseguenza del disimpegno complessivo, dell'intervento pubblico nel settore alimentare, ma è anche il frutto di una scelta legata alla politica che questi porta avanti in materia di mercato del lavoro e negli indirizzi che essa deve assumere nel tentativo di escludere l'intervento della contrattazione sindacale per la ricollocazione dei lavoratori in "mobilità" e questa la si può verificare anche attraverso la lettura del decreto Scotti sulla "mobilità". A questo proposito non va infatti dimenticato che il caso UNIDAL è il primo esempio di applicazione della legge 675 / 77 sulla Mobilità contrattata della manodopera, e come tale è legata in gran parte al risultato di questa vicenda la credibilità stessa della legge.
Ora non voglio dire che la legge è perfetta ma non si può neanche non coglierne il significato positivo, dove i lavoratori diventano parte attiva in un processo di ristrutturazione che in passato, a seguito di crisi aziendali, li ha sempre visti subire i tagli occupazionali fatti dal padrone mettendoli nella condizio-
ne di dover cercare da soli un posto di lavoro, cosa che ora, con l'applicazione della Mobilità contrattata, esistono le condizioni per cui da un posto di lavoro si passi ad un altro senza dover subire tutte le conseguenze negative della disoccupazione. Ed è sostanzialmente per questo motivo che viene ostacolata la soluzione positiva del caso UNIDAL, l'aver diminuito il potere discrezionale del padronato nelle assunzioni, "troppo spesso discriminanti" la porta a reagire cercando di far pagare ai lavoratori un prezzo alto per questa situazione. L'ultimo esempio di questa politica viene dall'Alemagna di via Silva. L'accordo che prevede la continuità produttiva dei 400 lavoratori (di cui la metà donne) fino al 31 ottobre 79 in correlazione alla costruzione dello stabilimento di Napoli, e la successiva messa in C.I.G. (Cassa Internazionale Guadagni) con la offerta dí 400 posti di lavoro attraverso le aziende facenti capo agli Enti di gestione delle partecipazioni statali nell'area milanese. E stato rispettato solo in un punto; la messa in C.I.G. il 31 ottobre per tutti i lavoratori, gli altri due punti, stabilimento di Napoli e reperimento dei 400 posti, non sono stati rispettati.
In questo modo si vengono a creare delle contraddizioni che possono pregiudicare la possibilità di collocazione dei 400 lavoratori di Milano in tempi brevi (sempre che i posti vengano offerti) e le garanzie pr la continuità produttiva dello stabilimento di Napoli, in quanto per completare tale stabilimento occorrono ancora 6 mesi e il blocco della produzione di caramelle a Milano porta quasi sicuramente alla perdita di quote di mercato che vedono pregiudicate una ripresa produttiva delle caramelle a Napoli anche tenendo conto del fatto che attualmente tale produzione è interamente appaltata ad altre aziende con costi, stando alle affermazioni dell'UNIDAL, inferiori.
In questo modo non solo esiste il rischio di vedere i 400 operai di via Silva sommarsi agli 800 lavoratori ancora in C.I.G. rendendo più difficoltosa la loro collocazione, ma si prospettano le condizioni per licenziare anche i 350 lavoratori di Napoli.
El Cantón del barbee CHIARO E SCURO

Ciao! Allora cadrà o non cadrà?
Cosse? La tor de Pisa?
Cosa c'entra la torre di Pisa?
Mah! Ogni tant disen che la stà per borlà giò, ma poeu la resta semper in pè.
Ma io parlavo del governo Cossiga.
Beh! L'è pressapocch istess. La diferenza l'è che se la borlass giò la tor de Pisa el sarta un peccaa. Invece se el borlass giò el governo Cossiga sarta ona fortuna. Peccaa domà ch'el sarta semper tròpp tardi!
Ma c'è il pericolo della crisi al buio!
Ah si! L'hann dit che gh'è il pericol che tiren via la Ius.
Ma io intendevo buio politico. Buttato giù questo, quale governo si potrà fare?
Perchè? Second ti cont stò governo ghe sarta el ciar? E poeu, dimm on po su, ti t'el ciamet governo?
E come vorresti chiamarlo?
esigenze concrete. Bisognerà puntare anche a superare in positivo la disparità tra la normativa del pubblico impiego (che prevede una flessibilità nel rapporto lavoro - famiglia data da permessi, aspettative, ecc.) e quella del settore privato, nella quale trovano spazio soltanto la legge per la tutela della lavoratrice - madre e la legge sulla parità (cinque mesi di assenza obbligatoria pre e post parto, sei mesi di assenza facoltativa senza retribuzione e la possibilità di assentarsi senza retribuzione in caso di malattia del bambino fino a che non supera i tre anni di età).
Infine è necessario esaminare le possibilità di orario elastico e di sperimentazione del part - time (per gravi motivi familiari) per uomini e donne, controllato dal sindacato in relazione alle esigenze di controllo dell'occupazione e della organizzazione del lavoro.
E necessario quindi lavorare e discutere per conoscere la realtà e per individuare gli obiettivi concreti e finalizzati alla esigenza di "vivere condizioni di vita più vicine all'umano".
G. PigiPer uscire dalla precarietà di questa situazione esiste una sola possibilità, la temporanea ripresa produttiva dello stabilimento di Milano 'con una graduale riduzione dell'organico attraverso l'utilizzo della mobilità senza vedere compromessi i posti di lavoro sia di Milano che di Napoli.
In questo quadro a sostegno della vertenza UNIDAL continuano le iniziative dei lavoratori, sostenuti dal Sindacato tendenti a rimuovere gli ostacoli che bloccano la situazione chiedendo al governo di decidere la ripresa dell'attività produttiva per i 400 dello stabilimento UNIDAL di via Silva fino al concreto reperimento di reali posti di lavoro, evitando così il ricorso alla C.I.G. nonchè lo sblocco dei nullaosta da parte degli uffici del lavoro e la concretizzazione delle assunzioni verso le aziende IRI e la SIDALM.
Inoltre il Governo deve convocare l'incontro richiesto per l'esame dell'attuazione di tutti i punti dell'accordo. Incontro previsto mensilmente ma che in due anni non si è mai fatto.
A. Catasta L. Finazzi
Soo minga lievit, magari.
Perchè lievito?
Perchè sia el lievit sia stò governo fann cress quaiicoss. EI lievit fà cress la pasta del pan e stò governo el fa cress i prezzi.
Ma è a causa della crisi petrolifera ... —... e di padroni che voeurenn guadagnà semper pusse. Adess poeu el par che el governo el voeur fa cress anche el prezzi del bigliet del tram.
A quanto?
Mah?! Dissen a cinqu cent o anca a ses o sett cent franch.
Caspita! Ma sarà per far quadrare i bilanci!
E i borsin di poverett, di disoccupaa, di pensionaa, di operari, quei deven mai quadraa? Deven semper domà svoiass?
Ma per gli operai c'è la scala mobile.
Che voeurenn castrà.
Sterilizzare, vorrai dire.
Beh! Digh come che te voeuret l'è semper taiagh i ball. Damm atrà a mi. On governo "cossi gh'ha" de vess sbattu giò pussee prest che se pò. Alter che crisi al scur! Basteria fà on governo ch'el governa conti operari, minga contra de lor, e te vedariet che se farla subitt tutt ciar.
Ma forsi a quaidun ghe da fastidi el ciar, ghe fà paura. Come sarebbe a dire?
Sarta a dì che a quaidun magari el scur ghe fà comod per scond i magagn che cont el ciar salterienn foeura. Ciao, te saludi.
el barbeeLetterea milano 19
SINAPSI INIBITORIE E POTENZIALI ECCITATORI
Egregio Direttore, desidero sottoporLe alcune osservazioni in merito all'articolo (Milano 19 n. 12 dic. 79) riferentesi alla discussione della bozza del nuovo regolamento della scuola dell'infanzia.
Devo far rilevare che l'intervento fatto dal gruppo della D.C. era alquanto articolato e, oltre a sottolineare la necessità di rivalutare profondamente il ruolo della famiglia — che la bozza comunale sia particolarmente carente in questo punto lo dimostra anche la richiesta del P.C.I. in merito all'opportunità "... che venisse meglio chiarito il rapporto scuola - famiglia, della cui importanza nessuno dubita e che pertanto va visto in un modo più organico" — indicava chiaramente quali erano i limiti della proposta dell'Assessorato:
- la riproposta del sistema scuolacentrico con svilimento delle altre realtà educative e sociali;
- involuzione del processo di partecipazione con il non tener conto della istituzione degli organi collegiali (L. 447 / 73 e D.P.R. 416 / 74) che hanno restituito ai genitori, attraverso la gestione partecipata, il loro ruolo educativo (quindi poteva essere interessante elaborare una premessa al regolamento che aggiungesse qualcosa di innovativo alla Legge);
- la rinuncia ad affrontare, anche solo in forma problematica, la dimensione religiosa;
- la superficialità con cui è trattato il problema degli handicappati per i quali mancano oltre all'indispensabile presenza di personale specializzato anche le più elementari strutture (mancano anche per i bimbi sani); - i problemi connessi ai corsi di riqualificazione del personale e il non chiarimento del ruolo del personale ausiliario.
Le confesso poi che nel leggere la cronaca della seduta del C.d.Z. ho sorriso tra il sorpreso ed il divertito nell'apprendere di aver "orchestrato l'opposizione spesso chiassosa dei consiglieri del suo gruppo, qualcuno dei quali non è rifuggito da tentativi di interrompere o comunque disturbare gli interventi di altri consiglieriHo mentalmente ricordato sedute ben più ,burrascose ed interruzioni ben più gravi di queste, non certamente provocate dal mio gruppo, e tali addirittura da far minacciare in più di una occasione le dimissioni del Presidente del C.d.Z. e, visto che ne conservo la raccolta da quando sono stato eletto a consigliere di zona, sono andato a controllare la bontà dei miei neuroni sfogliando i numeri arretrati di Milano 19. L'acetilcolina garantiva il necessario lavoro delle sinapsi e la mia miopia era sorretta, o meglio, corretta, da un paio di lenti notevoli, ma non ha trovato menzione di tali fatti. Forse i Cronisti di Milano 19 in quelle occasioni erano andati in ... ferie (non solo i consiglieri evidentemente ....)
Con simpatia
rCIRCOLO GIULIO ARCI TREVISANI
un ragazzo di diciotto anni è stato picchiato prima sull'autobus e poi ad una fermata, mentre tornava a casa dal lavoro. Il motivo lo si può solo presupporre: leggeva l'Unità, ma credo che non sia sufficiente.
Su un autobus pieno, così come lo è sempre nelle ore di punta di fronte alla scena di questi individui contro questo ragazzo, nessuno si è mosso: tutti si sono sentiti in dovere di far finta di niente.
No! Non illudetevi di averci fatto l'abitudine solo perchè casi come questi o anche peggiori avvengono in continuazione.
Non credete di mettere in pace le vostre coscienze dicendo a voi stessi: "io non c'entro, non ho fatto nulla di male", perchè non è vero.
Ogni volta che qualcuno è vittima della violenza, la colpa è anche nostra. Non possiamo assolutamente permetterci di criticare una situazione, di lamentarci se il mondo non è come vorremmo, se noi in prima persona non facciamo niente per cambiare; dobbiamo reagire con tutte le nostre forze affinché i nemici della nostra libertà vengano sconfitti.
Di fronte a fatti come quello di stasera riesco aprovare solo un sentimento di rabbia e di profonda delusione, ma non per questo desisto, anzi voglio dirvi, incitarvi a fare come me, a non lasciar passare in silenzio il benchè minimo cenno di oppressione, perchè solo lottando, solo facendo sentire le nostre ragioni, solo difendendo le nostre idee riusciremo a salvare la nostra libertà, la libertà di ridere, di parlare con la gente e perchè no? la libertà di leggerci l'Unità al-
la fermata del tram. Milano, 18.12.79 Cristina V.
Non aggiungiamo nulla a quanto scritto perchè ogni commento sarebbe superfluo. invitiamo solo i nostri lettori a riflettere sul fatto segnalatoci.
Ci scusiamo con Cristina per aver pubblicato solo ora la sua lettera ma il testo ci è giunto in ritardo e non ci è stato possibile inserirlo sul numero dì gennaio.
La ringraziamo per aver visto il nostro giornale come strumento a disposizione di tutti i cittadini per far sentire anche la loro voce e la invitiamo a venirci a trovare in redazione (tutti i mercoledì dopo le 21 - tel. 35.39.458)
DIMENSIONE
DONNA
Mi riferisco alla recensione da Voi pubblicata sul n. 12 di Milano 19, relativa alla serata di presentazione del mio libro di poesie "Dimensione Donna".
Desidero ringraziare la redazione di Milano 19 e in particolare chi si firma con le iniziali A.B., per il cortese pensiero e per lo spazio dedicatomi nel Vostro giornale.
Nel frattempo, colgo l'occasione per porgerVi distinti saluti.
Laura PedottiIN VIA OJETTI UNA NUOVA BIBLIOTECA
Il Consiglio d'istituto della scuola media sperimentale G. Casati, in via Ojetti 5, è lieto di comunicare agli abitanti del quartiere Gallaratese che si è concesso l'utilizzo di uno spazio nella scuola per l'apertura di una BIBLIOTECA CIVICA con il seguente orario: dal lunedì al venerdì, dalle ore 18 alle 20.
La Biblioteca è già funzionante sia per la consultazione che per il prestito gratuito a domicilio.
L'accordo con la Ripartizione Educazione e la Direzione Biblioteche Civiche, prevede anche l'utilizzo dei libri (scientifici, narrativa, ecc.) per gli alunni e docenti durante l'orario scolastico.
Si ringrazia coloro che hanno ritenuto, con tale iniziativa, di rendere un importante servizio non solo ai cittadini della zona, ma anche di poter migliorare la qualità di una scuola come la nostra.
p. il Consiglio d'Istituto il presidente Carlo Maggioni
La sezione scacchi rende noto a tutti gli appassionati del gioco che è in fase di svolgimento il IV° Torneo OPEN 80, al venerdì sera ore 21 presso il Circolo G. TREVISANI. I premi per il suddetto torneo vengono offerti dalla ditta Radio TV CASTAGNA - Elettrodomestici - Ferramenta, piazza Scolari 2 (sotto i portici di Trenno) Tel. 4521902.
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Marco Gironi
Capogruppo D.C. Zona 19
Invitiamo il consigliere Marco Gironi a rivedere la sua raccolta di Milano 19 ed in particolare gli segnaliamo questi titoli: "2 etti di democrazia" (dicembre 1977), "Decentramento è partecipazione, non autorità" (gennaio 1978) e "Non c'è peggior sordo ..." (gennaio 1979).
UN FATTO SU
CUI RIFLETTERE
Vi scrivo per comunicare, tramite il nostro giornale, la mia rabbia a tutti coloro che per paura si lasciano sottomettere da chi in un modo e nell'altro (troppo spesso con la violenza) alza un po' la voce.

E alle persone che restano impassibili, come se nulla le toccasse, che mi rivolgo, perché è grazie a loro che la violenza della quale tutti ci lamentiamo riesce a farsi strada giorno per giorno nella nostra vita. Ed è una volta di più grazie a queste persone che stasera
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IL SAN LEONARDO
Lo IACP vuole farne un colosseo?
Alcune considerazioni del SUNIA su problemi attuali del quartiere
Il sindacato SUNIA a seguito dei fatti che da un po' di tempo stanno avvenendo nel quartiere e in città vuole prendere posizione onde informare la cittadinanza del quartiere su come comportarsi e più in generale sulla posizione del SUNIA nei confronti del comportamento dello IACPM.
In conseguenza alla soppressione del servizio di portierato molti abitanti del quartiere si vedranno modificare il numero civico delle abitazioni in cui abitano.
Da questo deriva una generale modificazione da comunicare agli Enti competentLper tutti quei servizi che normalmente usufruiscono, vedi ENEL, AEM, GAS, DOCUMENTI ANAGRAFICI, PATENTE, ECC.
Il SUNIA rivendica che il costo derivante dal modificare gli indirizzi presso tutti gli Enti sopracitati non debba essere a completo carico dei cittadini, ma che debba essere così fatto:
1) MODIFICE ANAGRAFICHE - (Es. Carta d'identità, Atti di nascita, Stati di famiglia, ecc.) siano completamente a carico della Amministrazione Comunale, previa comunicazione da parte dello IACPM, che provve-
derà a definire i modi per regolarizzare la posizione dei cittadini.
MODIFICHE DI INDIRIZZO - (Es. ENEL, AEM, GAS, ecc.) siano completamente a carico dello IACPM che dovrà provvedere a comunicare agli enti competenti le informazioni necessarie.
Le uniche spese che dovrebbero essere a carico dei cittadini dovranno essere solo ed unicamente quelle
I CAMBIAMENTI DEI NUMERI CIVICI GLI ASCENSORI
E di questi giorni un susseguirsi di comunicazioni da parte dello IACPM che impone più o meno autoritariamente ai cittadini l'andare ad indicare nominativi di persone che si assumano la responsabilità di custodire
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relative al cambio di indirizzo sulla patente.
Quanto abbiamo sopra detto riteniamo sia la posizione che gli abitanti del quartiere devono e dovranno assumere poichè non loro è stata la scelta di quanto avviene ma dello IACPM e pertanto lo IACPM si deve far carico delle spese che tale scelta comporta.
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le chiavi delle cabilne macchine degli ascensori.
Il SUNIA ritiene pretestuosa ed arbitraria l'imposizione dello IACPM e ritiene doveroso esprimere la propria posizione in merito.
Le chiavi delle sale macchine non devono e non dovranno essere tenute in custodia da nessun inquilino o assegnatario.
A parere del SUNIA le suddette chiavi dovranno essere posizionate in appositi contenitori nelle vicinanze degli ascensori, o degli interruttori generali.
L'asportazione delle chiavi dovrà avvenire:
- con l'apertura dei contenitori da parte delle squadre di emergenza dello IACPM, se esistono, in caso di chiamate per blocco ascensori o per guasto o per blocco .on persone dentro.
- con la rottura del vetro da parte dei Vigili del Fuoco quando, come sempre, i cittadini debbono chiamarli per liberare le persone che sono rimaste bloccate dentro.
In ogni caso l'asportazione delle chiavi non dovrà essere possibile, ai cittadini.
Dovrà inoltre essere cura dello IACPM esporre cartelli indicanti numeri telefonoci dei servizi presso cui rivolgersi in ogni momento per chiamate d'emergenza.
Come tutti i cittadini ben sanno e hanno verificato di persona lo IACPM sta emettendo e ha emesso una serie di richieste arretrati.
Tali richieste si suddividono in:
- richieste di arretrati sulle spese reversibili dal 1974.
- richieste di arretrati sulle morosità risultanti al settembre 1979.

Per quanto riguarda la morosità nel pagamento del canone il SUNIA ha già da tempo espresso la sua posizione.
Il SUNIA ritiene che il non pagare il canone sia un'azione oltremodo scorretta e priva di significato.
Quando v'erano azioni rivendicative in atto è stato utilizzato lo strumento del blocco dei fitti, onde sollecitare la risoluzione dei problemi. Il non pagare solo per non pagare o per giustificare la mancanza di servizi senza che dietro a questa rivendicazione vi sia un programma preciso, è una giustificazione a cui noi non crediamo e a cui non diamo alcuna copertura.
A di là delle ragioni che possono aver indotto alcuni cittadini a cessare il pagamento di quanto dovuto il SUNIA ribadisce che la lotta per l'affermazione o la rivendicazione di modificazione nella struttura e nell'operato dello IACPM non passa attraverso l'incremento del deficit, ma con la mobilitazione generale su
dal progetto dello IACPM per la chiusura dei portici Quartiere S. Leonardo
prospetto ingresso principale
DAI QUARTIERI
S. LEONARDO:
CHIUSURA PORTICI
Tra le opere da eseguire negli stabili comunali di via Appennini e delle quali abbiamo ampiamente parlato nel marzo 1979 è prevista la chiusura perimetrale dei pilastri. Lo I.A.C.P.M., che amministra i sopraddetti stabili, è stato incaricato di predisporre il relativo progetto che è già stato sottoposto all'esame da parte della commissione igiene - edilizia ed è attualmente al vaglio (probabilmente è già approvato all'uscita del giornale) del Consiglio di Zona, dopo di che verrà rinviato all'Amministrazione Comunale per la definitiva approvazione da parte della commissione edilizia.
Su questo e altri problemi inerenti, la sezione Regionieri del P.C.I. indirà una assemblea con la partecipazione di un rappresentante della pubblica amministrazione.
GALLARATESE:
Piazzale BONOLA Non sono previsti tempi brevi per la viabilità al Gallaratese. Attualmente sono in corso lavori di sbancamento, condizioni atmosferiche permettendo, in piazzale Bonola lungo il tracciato della nuova strada. Ma ad impedire l'appalto per la costruzione della nuova strada ci sono due ordini di problemi: il primo riguarda la Società Amarante (proprietaria del terreno) che non ha ancora, a tutt'oggi, stipulato il contratto di convenzione con il Comune. Il secondo riguarda il mancato esproprio delle costruzioni prospicenti il n. 37 della via Falck che sorgono lungo il tracciato della nuova via.
piattaforme rivendicative precise. Per quanto riguarda invece il recupero degli arretrati sulle spese reversibili (riscaldamento, ecc.) dal 1974 in poi il SUNIA rivendica che i denari che gli assegnatari e gli inquilini andranno a pagare non vadano a finire nel mucchio, ma vengano utilizzati per attuare le manutenzioni sugli stabili che da tempo andiamo richiedendo come SUNIA.
Ormai tutto il quartiere sembra più un "colosseo" che un insieme di abitazioni civili.
Ogni giorno i cittadini lamentano infiltrazioni d'acqua, crepe nei giunti, ecc.
Lo IACPM è costantemente informato di questo, ma persegue nel non far niente.
Cittadini, lavoratori del Gallaratese - S. Leonardo il SUNIA vuole attuare con la vostra partecipazione e mobilitazione una radicale modifica nella gestione IACPM, che deve smetterla di gestire il patrimonio pubblico in esclusiva e senza alcun controllo, ma deve invece essere gestito con la partecipazione autodeterminante di chi nelle case di patrimonio pubblico ci abita.
IL S.U.N.I.A. Gallaratese-S. Leonardo
GALLARATESE:
CASA ALBERGO
In fase di ultimazione la Casa Albergo per giovani studenti - lavoratori di via Borsa. Si prevede l'utilizzo a cominciare dalla prossima primavera nei tempi e nei modi fissati dal comitato di gestione dell'opera Universitaria cui verrà affidato l'uso, da parte della Amministrazione Comunale. Per maggiori informazioni rivolgersi direttamente all'Opera Universitaria, Via Pantano, 26 tel. 80.94.31.
N.B. - L'assessore ai Lavori Pubblici da noi interpellato ci ha confermato che appena il cantiere sarà smantellato verrà ripristinata la Via Borsa per il solo traffico locale.
Gli sport nella zona
IL TENNIS
Per il futuro del Gallaratese
sire una esperienza fondamentale per la sua maturazione agonistica. Vedrà premiata la serietà con cui si è preparato, si arricchirà di cognizioni tecniche e perfezionerà il suo autocontrollo. Più che mai in questo sport individuale ma non individualista imparerà che per riuscire dovrà fare appello solo alle sue risorse e sacrifici, senza appellarsi ai compagni o alla squadra. Deve saper perdere. La disciplina del comportamento è alla base del successo nel tennis, e il carattere di chi lo pratica ne esce sempre migliorato.
Il nemico è il tempo che passa
Intervista ad Aldo Martellosio, consigliere del gruppo DC al Consiglio di Zona.
Dopo gli impianti sportivi municipali ubicati nella Zona 19 (Lido, XXV Aprile, Piscina Lampugnano, Palestra Cappelli Sforza), passiamo a conoscere gli impianti privati, siano parrocchiali o gestiti da società. Una nota a parte sarà riservata alla possibilità di utilizzo (da parte degli abitanti) delle attrezzature sportive scolastiche.
Per completare il quadro che si riferisce al tennis, troviamo due ulteriori possibilità, in zona 19. Il campo in gestione privata presso la parrocchia di Piazza
S. Maria Nascente 2. E in terra battuta, funziona tutto l'anno mediante l'applicazione del cupolone singolo. Le prenotazioni, al n. 325115, sono in maggioranza su abbonamento. Poche le ore libere.
2' - I campi della Società Vedetta, in Via Quarenghi 40, su terreno privato. E una Polisportiva che proprio in quest'anno compie vent'anni di attività; la sua area è utilizzata sia per il tennis (2 campi) sia per il calcio (un campo regolamentare cintato e due campi liberi a tutti, di misure ridotte, usati prevalentemente dai ragazzi della zona).
Il prezzo all'ora per il tennis è circa lo stesso degli altri complessi; l'abbonamento è semestrale, al coperto e allo scoperto. I campi sono in terra rossa e per le notturne estive funziona l'impianto di illuminazione. Si tengono corsi per giovani e le-
zioni per adulti. La Società Vedetta mette a disposizione gratuitamente i campi da tennis e di calcio, con la relativa assistenza, per la "Due giorni con lo Sport" organizzata dal Consiglio di Zona 19. Vi si tiene una esibizione — eliminatoria tennistica che può dirsi un mini — torneo, in cui quello che conta, secondo gli organizzatori, è partecipare. Ma poichè secondo le regole fondamentali del gioco chi perde viene eliminato, i partecipanti sanno che è bene anche vincere, e questo spiega il grande impegno dimostrato dai giovanissimi concorrenti che gareggiavano nelle edizioni già svolte.
A questo punto viene spontanea una constatazione. Se per gli adulti il tennis è diventato una valida alternativa alle tante ore sedentarie, per i giovani quali possibilità vi sono di entrare nel "vero" tennis, quello degli incontri a buon livello o dei tornei che portano alla classifica? Dopo i cicli di lezioni, sia nei centri comunali sia privati, dopo una seria preparazione e un'adeguato allenamento, il giovane che ha talento e non intende lasciare spontaneamente l'agonismo per nuovi interessi, non trova sbocco per le sue capacità se non uscendo dalla Zona per immettersi nelle organizzazioni cittadine o regionali. Soltanto così troverà la possibilità di restare al corrente e inserirsi nelle manifestazioni alla sua portata e acqui-
A Milano, per raccogliere e valorizzare le risorse giovanili in questo campo, è sorto all'Ortica un centro chiamato Junior Tennis, però per chi abita nella Zona 19 è difficile accedervi, per la lontananza e scomodità dei mezzi, e forse per le spese.
In tutta la cronistoria sportiva della nostra Zona siamo al corrente solo dei tornei giovanili di tennis tenuti alla Scuola Media Casati negli anni 1971 - 72 - 73, che chiudevano i cicli di lezioni ideati e sostenuti nonostante le difficoltà dalla Associazione Genitori. Quella è stata una esperienza interessante, di pieno gradimento dei ragazzi, prova ne sia che al termine del torneo del '72 un gruppo di allievi delle classi terze, pur dovendo lasciare la scuola perchè promossi alle superiori, ha formalmente inoltrato la richiesta agli organizzatori di poter accedere al torneo anche l'anno successivo.

Un esperimento così ben riuscito meritava un seguito e la diffusione presso le altre scuole. Qualche persona poco aggiornata o male informata può ancora pensare che il tennis sia uno sport per ricchi, ma non è vero. Personalmente siamo per una ben più larga diffusione di questo sport capace di tenere in forma divertendo. Sollecitiamo l'installazione di numerosi impianti vicino ad ogni nucleo abitativo, con prezzi concorrenziali e quindi più accessibili, con il risultato di allontanare qualche giovane dal bar, dalla droga, dalla violenza.
Nel frattempo, la Sezione Tennis della Società Vedetta di Via Quarenghi 40 sarebbe intenzionata a costituire un nucleo agonistico giovanile, con facilitazioni ai più assidui. Intende organizzare manifestazioni di notevole livello e tramite queste righe invita a rivolgersi direttamente al Centro gli adulti disposti alla collaborazione organizzativa. Questa è una proposta concreta degna di attenzione.
B. F.Abbiamo posto alcune domande sui problemi che riguardano la nostra zona ed i suoi abitanti ad Aldo Martellosio, cattolico impegnato, che dal 1965 abita al Gallaratese, dove ha partecipato alle lotte sostenute dagli abitanti del quartiere aderendo al Comitato popolare e che da anni è presente nel Consiglio di Zona 19 quale consigliere del gruppo democristiano. La prima domanda non poteva non essere che su un problema di estrema gravità: la droga, presente nella nostra come in altre zone. Come è possibile affrontare tale problema nella nostra zona tenendo presenti le sue caratteristiche e le sue realtà?
Si impongono, ci ha risposto, linee strategiche a livello cittadino, che vadano ben oltre i soliti corsi per insegnanti e studenti. In questo quadro, la funzione del Consiglio di Zona potrebbe essere quella di riuscire a coinvolgere tutte le istituzioni e le realtà sociali operanti sul territorio nell'elaborazione di un preciso progetto da realizzare insieme in un ben determinato arco di tempo.
Dovrà trattarsi di un programma realistico che affronti tutta l'ampia problematica delle tossicodipendenze, nel rispetto delle peculiarità di intervento di ogni entità associativa, istituzionale, comunitaria, educativa. Non potrà essere trascurato un rapporto di collaborazione più stretto con le forze dell'ordine, non già per criminalizzare il fenomeno dell'assunzione di sostanze stupefacenti, quanto per cercare di rendere più efficace un disegno preventivo anche attraverso la repressione dello spaccio della droga.
Mi spiace dover però constatare che la recente seduta aperta del Consiglio di Zona, che pur aveva dato luogo a un vivace dibattito ricco di indicazioni, potrebbe risultare alla lunga priva di effetti pratici. Infatti il Consiglio di Zona non ha avuto la capacità di recepire l'urgenza con la quale andava accolta la volontà di collaborare degli organismi rappresentati in quella sede, specie di quelli giovanili. Infine una breve riflessione: dopo tanti anni di sistematica negazione dei valori della famiglia, converrà prendere atto che essa è e rimane il primo e talvolta l'unico ambito di prevenzione e persino di ricupero delle tossicodipendenze.
Quale può e deve essere il futuro del Gallaratese?
Dopo la stagione non breve delle lotte per la conquista del Piano Particolareggiato del Gallaratese avrebbe dovuto seguire quella della sua realizzazione.
Ma questo presupponeva che da parte della Civica Amministrazione maturasse una volontà politica in tal senso o almeno, come in passato, una maggior mobilitazione delle locali Sezioni dei parititi politici insieme alle forze culturali e sociali e ai cittadini del quartiere.
E vero che è preannunciata la costruzione di alcune opere pubbliche, per esempio in questo periodo il Consiglio di Zona si sta occupando del Centro Civico. Ma è ancora troppo poco per indurmi a credere che il Piano Particolareggiato non corra il
pericolo di essere considerato una esercitazione accademica di un gruppo di architetti stimolata da un vasto movimento di base. Tuttavia il peggior nemico di questo tanto sospirato strumento urbanistico, in gran parte inattuato, è il tempo che passa. Ed è per questo che mi sento di dover affermare che il Piano Particolareggiato non è un feticcio intoccabile e che, se in esso vi è qualcosa di superato, il Consiglio di Zona ha il dovere di mettere in moto le procedure per le opportune modifiche. Sarebbe infatti follia, per esempio, costruire le strutture scolastiche a suo tempo previste senza tener conto di che cosa è il Gallaratese oggi.
Un giudizio sull'attuale gestione del Consiglio di Zona?
Una gestione contradditoria, senza dubbio — è stata la risposta —. Le dichiarazioni programmatiche del Presidente Pasquini che all'atto dell'insediamento, tra l'altro affermava, di "voler essere il Presidente di tutti i cittadini della Zona", non hanno sempre trovato puntuale attuazione. Di fatto in un organismo di base come il Consiglio di Zona, caratterizzato particolarmente in passato da un'ampia partecipazione e da una volontà comunitaria, hanno finito per prevalere spinte disgreganti espresse da una maggioranza non sempre efficiente e concorde e da una minoranza non molto omogenea e sovente povera di proposte. Sarebbe però ingeneroso ignorare l'ingente mole di lavoro comunque svolto dal Consiglio di Zona n. 19.
Con l'avvicinarsi delle elezioni amministrative non potevamo mancare di chiedere un giudizio su quattro anni di esperienza di amministrazione di sinistra.
Basta leggere i giornali — ha detto —. I periodici scambi di accuse tra i partiti della maggioranza a Palazzo Marino per le poco lusinghiere realizzazioni della "Giunta Rossa" non credo che diano alla cittadinanza l'impressione di un bilancio molto positivo. Vorrei anche ricordare che le responsabilità della poca incisività dei Consigli di Zona risalgono, in ultima analisi, alla Giunta Comunale che non ha ancora varato le delibere quadro necessarie per conferire qualche potere agli organismi di decentramento.
Un'ultima domanda: quale significato ha la proposta democristiana di chiudere palazzo Marino e di fare delle zone venti comuni?
La proposta è condivisa sostanzialmente da tutti i partiti costituzionali — ha precisato —. Si tratta di dare un più largo respiro e uno sviluppo istituzionale alle esperienze di decentramento politico - amministrativo in atto nelle maggiori aree urbane italiane. La riforma è anche indispensabile pe dare maggior significato alla partecipazione, dotando di reali poteri i Consigli di Zona. Il disegno di legge introduce inoltre importanti novità, collegando le circoscrizioni delle maggiori città con i comuni dei rispettivi hinterland.
Ne scaturirà anche una nuova importante funzione per la Provincia che potrà esercitare nelle aree metropolitane nuovi compiti di programmazione e di coordinamento.
L'anno passato è stato ripetutamente chiamato ovunque l'anno del "riflusso". E nel "riflusso" si sono volute inglobare tutte le grosse rivendicazioni verso i problemi culturali, esistenziali, economici esplosi nel '68 e che negli anni successivi hanno travagliato la vita di ognuno di noi perché dibattuti, affrontati, portati avanti ad ogni livello in modo confuso, disordinato, talvolta anche incomprensibile e comunque anche là dove risultavano chiari sono stati mal gestiti e molto spesso strumentalizzati.
Con il risultato che al grande fervore e agli entusiasmi di allora è subentrata una certa demoralizzazione generale che ha indotto a conclusioni dì un apparente decadimento di tutti quei valori essenziali che sono alla base della sopravvivenza dell'essere umano ed al contemporaneo recupero di alcuni strumenti culturali che, anche se chiaramente superati, proprio in quanto già sperimentati, possono servire quale riferimento immediato.
Così è stato per la "condizione femminile" che trova nel '68 le radici delle sue rivendicazioni più dirompenti. Alla ricchezza di proposte, interventi, situazioni aggreganti che sembrava dovessero portare all'allargamento sempre più maturo del problema, è succeduta una sorta di stasi, di silenzio. Si è parlato anche per la "condizione femminile" molto semplicisticamente di "riflusso": vuoi perchè può far comodo pensare e far credere che si sia trattato di un fuoco di paglia, che ha già fatto il suo tempo e che comunque è durato più del previsto; vuoi perché effettivamente non risulta facile e comunque comoda un'analisi più profonda di un problema così innovativo e complesso proprio per l'importanza sociale e sovvertitrice che riveste.

Una delle dimostrazioni però che il "riflusso" anche in questo campo non c'è è il nuovo dialogo che la donna attraverso i diversi movimenti (MLD, UDI e numerosissimi altri in tutta Italia) hanno ricreato intorno al pro-
getto di proposta di legge riguardo le "norme penali relative ai crimini perpetrati attraverso la violenza sessuale e fisica contro la persona", per mandare la quale in Parlamento hanno promosso in tutto il Paese la raccolta di almeno 50.000 firme, obiettivo a tutt'oggi ampiamente superato.
La proposta di legge vuole in primo luogo essere un tentativo, per il dialogo e la discussione che susciterà, per modificare il costume e la mentalità prevalenti nella nostra società.
Con questa proposta di legge, molto ben articolata, anche se forse incompleta e talvolta un poco imprecisa giuridicamente, vuole essere ribadito il concetto che alla base della violenza sessuale, come di qualunque altro tipo di violenza, sta la mancanza di rispetto verso la persona umana. Non solo. La violenza sessuale è delitto contro la persona: quindi rifiuto a considerare i crimini affrontati nella proposta di legge come reati che colpiscono la "morale" che ha sempre negato alla donna la sua dignità di "persona" relegandola a ruoli subalterni. La violenza sessuale deve essere riportata alla gravità di ogni altro reato e come tale colpita e perseguita, attraverso processi a porte aperte, perchè la donna non venga trasformata da accusatrice in imputata, e per direttissima ad evitare che si trascinino per anni costringendo la donna a vivere nell'attesa del processo e poi, al momento in cui questo si celebra a far rivivere nell'aula del tribunale episodi spesso superati a costo di enormi sforzi psicologici.
Proprio su questi temi si è svolto lo scorso 13 gennaio, su iniziativa dei circoli UDI 8 Marzo - Gallaratese e S. Leonardo, presso il Salone ECER di via Cechov, un acceso dibattito che ha visto alcuni interessanti interventi. Con l'occasione è stato raccolto un buon numero di firme.
Anna Bontempi
HOBBY & CASA
Essere un problema, per giunta grave, oggi
La scena: una larga strada di periferia in una mattina invernale sfumata e intristita da una nebbia in parte nascosta fra gli alti palazzi anonimi, nel torpore del silenzio umido e vuoto di una giornata come tante.
Alla fermata dell'autobus indicata da un cartello ormai irriconoscibile, passivo supporto di testimonianze personali e politiche altrimenti inespresse, poche persone passeggiano nervosamente, per abitudine, cercando di scaldarsi almeno un po'. Sono quasi sempre anziani dall'aria assente, a tratti curiosa, qualche probabile casalinga un po' trasandata, preoccupata solo di non prendere freddo, qualche ragazzo che cerca di apparire disinvolto fissando in giro per scovare eventuali amici. Inaspettatamente l'infreddolita indifferenza di ciascuno viene interrotta da una voce arrabbiata e impotente: "Piuttosto che vivere come vivo io sarebbe meglio morire". Strana e imbarazzante affermazione, scandita in una mattina di cui si cercava di non vedere la desolazione. Chiedere, non chiedere? Il buon senso personale, istintivo, direbbe di sì, il buon senso comune di no. Paura del pazzo, del diverso, in un piccolo universo di piccole buone maniere che .nascondono i problemi altrui, camuffando la cattiva volontà e l'egoismo meschino e spesso bigotto del moralista diffidente, nel pietismo familiare, serale, a cena, davanti a una televisione fisicamente vicina eppure incredibilmente e comodamente lontana.
"Piuttosto che vivere come vivo io sarebbe meglio scomparire definitivamente". Rispondere, non rispondere? Si potrebbe rimanere contaminati. L'esistenzialismo non va più di moda. Bisogna avere un viso levigato e ironico, uno sguardo fascinoso e affascinato, per avere successo: i problemi poi è sempre meglio affrontarli in un'analisi lucida ma soprattutto generale. Serve molto di più per la propria crescita e salute personale. E che cosa dire a questa persona anziana che si muove sempre più nervosamente, stranamente, alla fermata di un autobus, alla dieci di mattina in un quartiere di periferia in cui la desolazione è razionalmente compensata e giustificata dall'evidenza delle comodità e delle funzionalità piccolo borghesi.
("Da piccolo avevo sempre freddo, studiando mi venivano i geloni e da mangiare ce n'era poco: mia madre mi cucinava spesso qualcosa di nascosto da mio padre). Servirebbe qualche balbettio retorico fra l'improvviso pensiero di un futuro di emarginazione in un sistema produttivo che ama e inganna soltanto i giovani, lasciando ad ingiallite pagine di letteratura antiche il privilegio, o l'onere, di disquisire di morte e di vecchiaia?
"Scusi, perchè vorrebbe morire?" "Un anno fa ho avuto una paralisi alla gamba destra, da allora non iresco più a camminare bene. Anche la testa, lo sento, non mi funziona più come prima. Ormai sono vecchio, non servo più a
niente. Eppure non molto tempo fa era tutto diverso. Adesso neanche i miei figli e mia moglie mi rispettano, sono un peso, un fastidio per tutti. A cosa mi serve continuare a vivere? Mi guardi, sembro scemo, non riesco neppure a tener ferma la testa, non ho più il controllo dei miei movimenti. Chissà che strana impressione faccio .."
"Ma no, non mi pare ...". Come spiegare d'altronde che le cose, le persone che potrebbero "partire" sono poche, quando si è semplicemente disimparato a guardare? Uno fa un movimento strano, forse è matto, è anziano o solo. Cazzi suoi.
Anche lui ha diritto alla propria privacy, al frequente privilegio dell'indifferenza altrui, dietro l'emblema del rispetto e della libertà apparente di fare tutto ciò che si vuole, anche di star male o di lamentarsi. (Famosa la scena di quel film americano in cui una ragazza sviene per strada e la folla - branco ci cammina, frettolosamente ma rispettosamente, sopra).
D'altronde la consapevolezza della miriade dei problemi esistenti, aiuta a sdrammatizzare. Appiccicarsi troppo a uno può significare il pericolo di scontare una dura condanna per noiosità.
"Gli anziani, gli emarginati? E allora i giovani disoccupati, i drogati, i bambini che muoiono di Fame? lo che ci posso fare? Leggo già il giornale quasi tutti i giorni e guardo il telegiornale tutte le sere. Insomma mi interesso e sono consapevole, anche se torno a casa stanco dal lavoro".
Quanti articoli, statistiche, dati, si possono aver letto sul problema degli anziani! Ma a questo, alle dieci di una mattina così nebbiosa e fredda, così colma di un cincomabile vuoto, che gli dico? Potrei iniziare con un'abile esortazione alla vita: la vita è la vita, e va sempre vissuta e rispettata anche se non è vita.
Ma poi magari pensa che sono di CL. Oppure potrei condurre tutto un'elogio della speranza. Ma forse per chi ha vissuto settanta, ottant'anni, la speranza è un'abitudine, come il caffè al mattino che improvvisamente, e incomprensibilmente, si scopre che non era vero caffè. Nel frattempo mi si è scaldato almeno il pensiero. L'assurdo è quotidiano e anche in questo caso la salvezza e fuga la porta un autobus, incredibilmente arancione nella giornata stinfia.
Insomma le buone azioni da boy scouts non si smentiscono mai e il migliore rimedio e aiuto contro e per una persona sconosciuta e soprattutto anziana (quindi priva di quella capacità di suscitare tenerezze e compassioni per il fascino sottile di un'adolescenza mal vissuta) che ti racconta che si vuole suicidare, rimane quello di aiutarla a salire sull'autobus, per poi scomparire nel caldo anonimato di una folla rigidamente attaccata a tubi sottesi: lo sguardo assente e penetrante scorre oltre il finestrino, lungo prati stitici ma verdi, lungo case brutte ma esistenti.
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Ci sono tante cose da fare per dimenticare che qualcuno si è suicidato o voleva farlo e forse raccontandolo chiedeva aiuto. la sopravvivenza psicologica è già difficile per ciascuno. E una disperata ricerca di volti espressivi nella distesa di facce truccate e frasi fatte. Ci sono molte cose da fare per dimenticare discorsi imbarazzanti, soprattutto inopportuni. Nessuno dirà mai di noi che crediamo nel fato: siamo attivi e questo ci basta. Anche drogarsi o andare in discoteca in fin dei conti è un'attività. Chi se ne frega se la televisione fa cultura a premi e il ballo è innastica da jumping?
KimN.D.R.: l'articolo va inteso come testimonianza di un'emarginazione, quella dell'anziano, e di un'alienazione, quella dell'individuo a cui l'anziano si rivolge. L'individuo - narratore vorrebbe inoltre mostrare l'impreparazione, o l'insufficienza di una preparazione puramente teorica (pur inizialmente necessaria), di fronte a problemi come quello degli anziani e in generale di quanti sono emarginati. L'incontro e il dialogo non sono frutto di fantasia ma realmente avvenuti. Ci farebbe molto piacere conoscere l'opinione dei lettori su questo argomento e su come è stato affrontato.
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pag. 12 - milano 19
E così difficile vivere a Milano?
No! Basta ricostruirla a misura d'uomo. La costruzione del centro sociale Harar, a San Siro, può andare in questa direzione.
Non è affatto cosa facile trasformare una città come Milano!
La speculazione del trentennio '45-'75 ha creato tanti guasti. Non ha solo distrutto il verde, ma ha ingrigito un po' tutto, anche gli abitanti stessi. La vita a Milano è diventata dura, agra. I rapporti fra la gente sono diventati difficili, avari.
I milanesi ricercano se stessi fuggendo la città nei fine settimana e anche trasferendosi altrove. Vanno via non solo perchè non trovano casa, ma per cercare altri modi di vita. Noi non siamo d'accordo con questa soluzione. Pensiamo, invece, che qui, nella nostra città è giusto realizzare una vita degna d'essere vissuta.
E per questo che abbiamo visto con grande favore la decisione del Consiglio di Zona 19 di costruire al quartiere Harar un Centro Sociale. L'area nella quale nascerà è quella racchiusa fra via S.Giusto e via Dessié (di fianco alla scuola media G. Negri).
Ci siamo chiesti: quale centro sociale?
In proposito abbiamo avuto un interessantissimo incontro coll'architetto Guido Maffezzoli incaricato del progetto. Tale incontro è stato sollecitato dallo stesso progettista che ha inteso sia con questa riunione, sia con altre da lui fatte colle diverse realtà della zona (scuola biblioteche, ecc.) giungere a capire la realtà dei bisogni al fine di proporre un progetto globale che tenga conto delle necessità degli utenti e anche, questa è cosa che ci è particolarmente piaciuta, della necessità e possibilità di trasformare in modo razionale la realtà urbanistica esistente.

Così com'è, infatti, la zona nella quale si costruirà il Centro Sociale non è altro che quanto la speculazione edilizia ha lasciato. E chiaro che non vi è mai stato nè un piano viario, nè un piano verde. Pensiamo al giardinetto di P.zza Axum pressochè inutilizzato perchè isolato da strade che hanno ben poca logica. Pensiamo alle aiuole spartitraffico di via Don Gnocchi messe lì per creare un alibi di un po' di verde ma in realtà inagibili a chiunque. Anche il campo giochi di fronte alla scuola G. Negri non rappresenta affatto il meglio delle soluzioni. La costruzione del Centro Sociale può, anzi deve essere l'occasione per dare a tutta l'area interessata un assetto nuovo, più razionale, più umano.
Ma se questa è un'occasione da non perdere, altrettanto non si può perdere quella che ora è offerta a tutti i cittadini del quartiere Harar e del quartiere S. Siro: quella di far costruire un Centro di incontro, di aggregazione, culturale e per il tempo libero come essi lo vogliono! Pensiamo che il richiamarsi agli elementi storici che nel passato hanno risolto il problema del vivere assieme sia fondamentale. Tali elementi sono principalmente le Piazze. Le piazze e non spazi. Piazze anche con tratti
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coperti da portici. Piazze con una loro geometria ed un loro aspetto architettonico che attraggono. Non si può certo affermare che attualmente lo spazio che ci interessa sia particolarmente bello! Cambiamolo! E cambiamolo in modo che diventi un punto frequentato da tutti, giovani ed anziani, bambini, donne, senza "ghettizzare" nessuno.
Certo, la struttura fisica del Centro Sociale non potrà essere un unico stanzone. Occorrerà una biblioteca con sala di lettura e magari con un chiostro all'aperto. Un teatro con 240 posti per spettacoli an-
DISCOBO IO
che all'aperto e per proiezioni cinematografiche. Un bar, una sala ritrovo, la possibilità di fare e di ascoltare musica. Salette per circoli ricreativi e culturali o sportivi, che se ancora non esistono in zona potranno nascere. Quante altre cose potranno essere utili nel nuovo centro sociale?
Esso dovrà nascere dalle idee di tutti. Occorre che il Consiglio di Zona 19 indìca una nuova assemblea per discuterne.
Certo, non è affatto cosa facile trasformare una città come Milano, ma non impossibile. Impegnamoci tutti.
Renato Cordera
Nelle medie superiori A febbraio gli studenti non votano
E cresciuta nelle scuole una lotta studentesca forte e matura che ha avuto la capacità di scuotere gli equilibri politici del Paese. Il movimento degli studenti che ha condotto questa battaglia, la quale ha visto i suoi momenti di maggiore partecipazione nelle numerose occupazioni tenutesi in molte scuole italiane e nella manifestazione nazionale di Roma, ha ottenuto il rinvio delle elezioni scolastiche in vista di una riforma dei Decreti Delegati, primo gradino verso la riforma generale della scuola.
Il governo ha creduto di poter rispondere con arroganza alle richieste studentesche, ma è stato battuto dalla validità delle proposte per le quali noi studenti ci siamo battuti.
Anche in alcune scuole della nostra zona (Vittorio Veneto, Ettore Conti, Omnicomprensivo) si sono tenute occupazioni contro la politica conservatrice del ministro Valitutti e per la riforma degli organi collegiali.
Durante tali occupazioni sono state costituite delle commissioni di studio su vari temi di attualità, ma soprattutto per la ricerca di una nuova didattica e per nuove forme di democrazia scolastica.
Al Vittorio Veneto per esempio, sono nate le commissioni Sperimentazione e Decreti Delegati che hanno visto oltre alla partecipazione di numerosi studenti, anche quella di insegnanti e che continuano tuttora a lavorare. Esse hanno proposto l'apertura del Collegio dei docenti agli studenti, in quanto questo è l'unico organismo con potere decisionale in maniera di didattica, e la costituzione del Consiglio dei delegati studenteschi che dovrà diventare il punto di riferimento della vita culturale. politica e ricreativa della scuola.
Fino ad oggi sono state presentate soltanto due proposte di legge al Parlamento (PCI, PRI); la discussione in merito affidata al Parlamento si è arenata a causa delle importanti questioni politiche nazionali e internazionali, quindi arriveremo quasi sicuramente alla scadenza del 23 febbraio (data in cui si voterà per il rinnovo dei candidati al Consiglio di Istituto) senza alcuna innovazione, pertanto noi studenti ribadiremo l'invio n non votare fino a quando le nostre richieste verranno accolte dal Parlamento.
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