Il Costruttore26

Page 1

DAL CONGRESSO FIOM DI ZONA

La situazione di crisi economica e sociale viene alimentata in questi ultimi tempi dalle nuove forme della strategia della tensione (vedi fatti di Bologna - Torino - Roma). Compito del Sindacato e di tutti i lavoratori è quello di essere sempre più vigili per sconfiggere tale strategia.

Le conquiste fatte con il contratto ultimo devono essere portate a compimento, perchè costituiscono un'alternativa concreta al processo di recessione e deflazione che la classe padronale intende far passare. Bisogna quindi che i lavoratori recepiscano a fondo questa logica padronale di sviluppo zero e rispondano in modo deciso con l'alternativa della riconversione industriale, della politica degli investimenti, di nuovi sbocchi occupazionali.

Solo così si può dare un taglio netto al processo inflazionistico attuato e voluto dal padrone. La lotta quindi del Sindacato e dei lavoratori deve avere questi obiettivi di fondo, che non devono solo essere obiettivi di risanamento, ma soprattutto obiettivi di rilancio della produzione in ogni campo. E' indubbiamente un processo lungo, ma l'obiettivo della programmazione democratica è l'unica via che possa permettere ai lavoratori una garanzia sicura per fare uscire il paese dalla crisi.

Questo non vuoi dire chiaramente cogestione, ma contrattazione e controllo sugli investimenti. Occorre perciò modificare le strutture sindacali e darsi quei mezzi nuovi e necessari, che possano permettere ai lavoratori di riuscire a far applicare pienamente tutti i punti

della prima parte del contratto. Questo salto qualitativo lo si può benissimo attuare come primo momento, dando gambe, nell'ottica della programmazione democratica, alla contrattazione articolata. L'austerità poi deve essere un obiettivo di equità sociale, attuando una corretta politica fiscale per tutti e non per i lavoratori soltanto, come il Governo ha voluto insistere fin'ora, blaterando e scrivendo romanzi sul costo del lavoro. Rispetto al quadro politico esistente il Sindacato non può vivere una farsa di astensione, ma deve avere quel ruolo di poter incalzare in modo continuo e propositivo il Governo

CHIAREZZA !

per farlo uscire da questa fase di stallo politico e sociale.

L'iniziativa del Lirico è stata una incrinatura del tessuto unitario, ma non ha avuto, nella realtà, una nuova politica alternativa e questo deve far riflettere sui tentativi di disgregazione sindacale, che da qualche parte hanno tentato di attuare.

Il Patto Federativo infine non può pìù rappresentare un fronte, ma quanto prima deve tradursi in una effettiva e reale unità sindacale, specie in momenti difficili di travaglio materiale e sociale come quelli attuali.

UN DELEGATO

PER L'UNITA'

La manifestazione organizzata al Teatro Lirico da una esigua minoranza di Consigli di Fabbrica (contrariamente a quanto affermato dai promotori), da singoli delegati e fatta propria dal Direttivo Provinciale della FIM-CISL rappresenta un grave momento di divisione della unità sindacale e del movimento operaio faticosamente costruita durante tutti questi anni.

Questa manifestazione ha avuto

l'assurda pretesa di costruire di fatto una presunta « nuova direzione sindacale • al di fuori e in alternativa al movimento operaio e alle sue organizzazioni unitarie.

E' questo un fatto gravissimo che non trova riscontro nella storia del Movimento operaio se non nei lontani ed oscuri anni della scissione del '48, scissione che fece pagare ai lavoratori e alle masse

Consiglio di Fabbrica della Fit - Ferrotubi maggio 1977
COWI'UA IN

DALLA PRIMA

popolari un duro prezzo politico ed economico a vantaggio della borghesia italiana ed internazionale.

II dibattito, su qualsiasi problema, deve essere sviluppato sempre e comunque all'interno del movimento dei lavoratori e nelle proprie organizzazioni soprattutto in momenti difficili come quelli attuali in cui più acuto diventa lo scontro di classe fra i ceti privilegiati e reazionari e le masse popolari.

Inoltre, la limitatezza di una simile manifestazione concentrata esclusivamente sulla sola questione del costo del lavoro tralasciando i problemi più gravi ed assillanti della crisi italiana quali quelli degli investimenti, dell'occupazione, dei giovani, delle donne, del Mezzogiorno, si dimostra in modo evidente a tutti i lavoratori.

E ancora, non è possibile dimenticare che il costume della classe operaia e di tutti i lavoratori è sempre stato quello di parlare un solo linguaggio e al suo interno e con gli altri strati sociali.

Non è più possibile da parte di certi settori continuare a fare discorsi demagogici tra i lavoratori dimenticando i gravi problemi dei disoccupati e tra i disoccupati tralasciando quelli dei lavoratori occupati, facendo così il gioco dei ceti dominanti.

La realtà che ci troviamo di fronte oggi non permette divisioni all'interno delle masse popolari soprattutto in questi momenti in cui accanto alle questioni aperte a livello nazionale vi sono problemi che ci riguardano direttamente quali quelli della piattaforma aziendale che rappresenta un momento di stretto collegamento con gli obiettivi più generali che il movimento si è posto per portare il Paese fuori dalla crisi.

Andiamo quindi avanti uniti, sviluppando al nostro interno tutte le discussioni le più franche e più aperte nella consapevolezza che solo con l'unità e l'intesa fra le Masse popolari e tutte quelle forze che vogliono rinnovare la società, è possibile dare al Paese una nuova direzione politica capace di risolvere positivamente le questioni che sono alla radice della grave situazione politica, economica e morale del Paese.

Consiglio di Fabbrica

COSTO DEL LAVORO

Quale il significato politico che il Governo vuol perseguire con il costo del lavoro?

Creare confusione nella classe operaia in termini allarmistici per sminuire la credibilità nelle istituzioni e nella funzione del Sindacato; abolire, nella realtà, la scala mobile, grande conquista dei lavoratori; mettere in discussione alcuni punti della stessa (modifica del tempo degli scatti) per rallentare i suoi effetti.

Il Sindacato ed i lavoratori combattono queste linee retrive governative, proponendo un confronto democratico tra le parti, inteso a salvaguardare i salari più bassi, a bloccare parzialmente o totalmente gli scatti (con i buoni fruttiferi) sui tetti di sei e otto milioni, a non far incidere gli scatti sull'indennità di quiescenza.

Questa linea sindacale è stata tuttavia criticata da alcuni lavoratori forse perchè il Sindacato ha sbagliato, all'inizio, nel contrapporre al Governo una battaglia di principio: « la scala mobile non si tocca a, invece di entrare subito nel merito e nella discussione dei vari generi del paniere, sui quali bisognava effettivamente confrontarsi (come del resto dopo è avvenuto) per trovare una soluzione.

Ad ogni modo già al primo giorno degli incontri su questa trattativa fra Sindacato e Governo, alcuni C.d.F. hanno criticato il comportamento del Sindacato (assemblea al Lirico), perchè, secondo loro, l'obiettivo prioritario del Sindacato era quello di eliminare i punti 3 e 4 del decreto, quando invece l'intento del Sindacato era sì di combattere il decreto, ma soprattutto di chiedere garanzie sui temi degli investimenti, della riconversione industriale, del Sud, dei giovani, degli studenti.

La battaglia vinta perciò sul costo del lavoro è un primo passo verso quel cammino di garanzie di cui sopra, che il Sindacato e tutti noi lavoratori dobbiamo ad ogni costo raggiungere. La classe padronale fino al '69 ha sempre tenuto,

con ogni mezzo (inflazione-consumismo), al di sotto del suo reale valore, il salario che competeva al lavoratore per il mantenimento suo e della sua famiglia. La scala mobile perciò, con tutti i suoi limiti, ha infranto questa tradizione storica padronale.

Un Lavoratore

Per conoscenza

Per conoscenza: tratto dal a Corriere della Sera » - Fatturato FITFerrotubi:

La società FIT - Fabbrica Italiana Tubi Ferrotubi, ha realizzato nel '76 un fatturato di 114 miliardi, con un incremento del 22% rispetto ai 93 miliardi dell'esercizio precedente. Gli investimenti effettuati l'anno scorso hanno sfiorato i 7 miliardi, mentre quelli previsti per quest'anno sono 5 miliardi. (AI fatturato potremmo anche credere, ai 7 miliardi investiti un po' meno, ai prossimi 5 da investire staremo più attenti).

Produttività e costo del lavoro dati 'stai sulle variazioni % rispetto al periodo corrispondente dell'anno precedente nnn 71 75 76 19 153 9,5 3,5 -1,8 - 7,4
NIM costo del lavoro per unità di prodotto produtti ità per occupato 1313I produttività per ora di lkooro

INADEMPIENZA STATALE Mai

Per diminuire i costi di produzione è in atto una massiccia offensiva contro tutti coloro che hanno un reddito fisso in special modo contro la massa operaia, rea di farsi pagare troppo e di lavorare poco.

Sul primo punto ritengo superflua la polemica; la busta paga è talmente ridotta all'osso, da assicurare appena la sopravvivenza, specialmente per chi ha figli piccoli a carico.

Quanto alla seconda accusa c'è del vero.

La disaffezione al lavoro è un virus assai diffuso in ogni categoria sociale; neppure gli imprenditori e ancor meno buona parte dei parlamentari brillano per impegno e rendimento.

E' chiaro che l'assenteismo (io intendo menefreghismo verso la società e i problemi attuali del Paese) va stroncato con la massi-

ma energia ma non è una terapia sufficiente, per ridurre i costi ne basta fiscalizzare parte degli oneri sociali; occorrono altre misure ed io mi permetto di suggerirne due: riduzione di almeno 3 punti del tasso ufficiale di sconto dato che l'astronomico prezzo del denaro incide profondamente sui costi aziendali; puntualità e prontezza nei pagamenti dei propri debiti da parte del Tesoro, per evitare che enti pubblici e private imprese siano costretti ad onerosi finanziamenti bancari, a causa di ritardati pagamenti della tesoreria.

Giusto ammanettare gli evasori fiscali e i contrabbandieri di valuta (e riuscire poi a tenerli in galera) ma per le inadempienze dello Stato che sanzioni sono previste?

Un Lavoratore

Essere ontenti

Italiano stai attento! Se tu mangi con l'intento di goderti la tua vita vuole dir che è finita.

Italiano dove vai?

Non lo sai, oppur lo sai che andar troppo lontano vai sicuro fuori mano?

Italiano cosa fai?

Non permettertelo mai quel tuo tale atteggiamento che può esser di scontento.

Italiano non lo sai?

Tutto quello che tu fai molto bene è controllato se vuoi stare nel « mercato ». Nel mercato europeo tu purtroppo sei il neo, e se vuoi un po' d'aiuto seguir devi lo statuto. Nella tua cara « colonia devi agir con parsimonia. Meglio a piedi per andare e il petrolio risparmiare. Riscaldarti nell'inverno vuole dire mal governo; puoi usar cappotti e balle che ti facciano da scialle. Non creare più fracasso con le idee da gradasso, basta averne piccoline più adatte al tuo fine.

Dopo che tu hai ubbidito avrai il prestito servito. Il MEC-canico è contento or che vai non oltre i cento.

GAú COME PRIMA .. . PIU' DI PRIMA ... NOSTRA RICONVERSIONE . 3

All' attenzione di tutti

Ho letto sul Calendario del Popolo • del mese di dicembre 1976 il seguente articolo di Andrea Margheri intitolato • la riconversione

Fra le cause principali della fragilità della nostra economia di fronte alla tempesta dell'inflazione sono la scarsa estensione e consistenza del nostro apparato industriale (concentrato soprattutto nel Nord del paese); la bassa produttività, dovuta anche al ritardo dello sviluppo tecnologico; le sue scelte produttive (• cosa costruire ») orientate principalmente secondo la logica della • divisione internazionale del lavoro • tra i paesi capitalisti, e non certo secondo le esigenze di fondo dello sviluppo economico del paese.

COME INDIRIZZARE I NUOVI INVESTIMENTI

Per questo è necessario e urgente l'avvio della cosiddetta • riconversione industriale •. Cerchiamo di capire cosa significa questo termine. Si tratta di indirizzare i nuovi investimenti secondo • piani » di aziende o di settori industriali elaborati secondo gli obiettivi:

— di ristrutturazione, cioè di sostituzione di impianti invecchiati Con impianti nuovi per innalzare la produttività, anche mediante un'organizzazione più avanzata del lavoro (minore sfruttamento degli operai, mig!iore coordinamento tra le diverse operazioni produttive), per produrre, in questo caso, le stesse cose, ma a costi minori; di riconversione vera e propria, cioè di introduzione di attività produttive diverse dalle preesistenti, il che, evidentemente, può rendere necessaria anche una ristrutturazione degli impianti esistenti;

di impianto di attività sostitutive o di progetti nuovi che implica la dislocazione, in una sede nuova, di stabilimenti già esistenti o l'insediamento di nuovi.

Se dal punto di vista tecnico sono queste le iniziative da promuovere, dobbiamo chiederci a quali Criteri di fondo, a quali indirizzi esse dovranno rispondere. Sarebbe

industriale• .

Siccome è scritto in maniera piana ed accessibile e tratta di argomenti che sono stati oggetto di di-

assurdo, infatti, ripercorrere le vie delle scelte arbitrarie delle singole imprese, dell'aiuto indiscriminato a qualsiasi iniziativa, prescindendo dagli obiettivi generali che la riconversione si propone. La storia dell'industria italiana è soprattutto una storia di protezioni, di sussidi, di incentivi elargiti a piene mani dallo Stato. Dato che la concessione degli aiuti era gratuita, la cosiddetta • libera impresa » è vissuta col sostegno dello stato, sviluppando le sue iniziative senza alcun vincolo politico e secondo scelte che scaturivano unicamente dalle immediate prospettive di profitto.

All'inizio degli anni sessanta, quando con l'ingresso dei socialisti al governo si tentò in Italia il primo esperimento di programmazione, si arricchirono le biblioteche di un libro di sogni e di illusioni, ma si continuò a usare il denaro pubblico a sostegno delle decisioni assolutamente arbitrarie delle singole imprese.

La programmazione fallì perchè gli strumenti con i quali essa cercò di indirizzare e condizionare il potere reale delle direzioni aziendali rimasero soltanto dei pezzi di carta, perchè i rapporti politici di forza tra le classi non vennero neppure sfiorati dalle ambizioni dei programmatori.

Oggi questi rapporti si sono modificati e il controllo democratico sulla destinazione degli investimenti è aumentato grazie al ruolo nuovo delle organizzazioni dei lavoratori nella fabbrica e nella società, grazie all'avanzata dei partiti onerai e democratici nelle assemblee elettive e nella struttura dello stato repubblicano.

La posta in gioco è un mutamento radicale della - logica di classe » che presiede agli indirizzi di politica economica in un sistema capitalistico come quello italiano in cui fortissima ormai è la componente pubblica.

scussione anche nella nostra piattaforma, mi è sembrato utile portarlo a conoscenza di tutti i lavoratori della Ferrotubi.

TRE ESIGENZE FONDAMENTALI

Gli scopi della riconversione industriale scaturiscono dalle caratteristiche oggettive della crisi in cui si dibatte la nostra economia. In sintesi, per garantire l'espansione dell'occupazione industriale — difendendo i livelli raggiunti nel Nord, promuovendo la loro rapida crescita nel Mezzogiorno, e guardando soprattutto ai giovani e alle donne —, per utilizzare nel modo migliore per la collettività nazionale le risorse umane e finanziarie disponibili, è necessario affermare, nelle scelte politiche, i seguenti indirizzi.

La riconversione dell'apparato industriale deve contrastare e ridurre la subordinazione della nostra economia a quella degli altri paesi: una subordinazione che l'operato delle multinazionali tende invece ad aggravare, aggiungendosi ai fattori oggettivi di dipendenza nel campo delle materie prime. Ne consegue che l'esigenza principale e più urgente va ravvisata in un intervento molto consistente nei set-, tori collegati all'agricoltura, sia • a monte - (meccanica e chimica) sia a valle » (industria di trasformazione dei prodotti agricoli). Tale intervento deve intrecciarsi col generale rilancio degli investimenti in agricoltura e localizzarsi principalmente nel Sud. Inoltre, si deve procedere alla razionalizzazione del settore della trasformazione delle materie prime nazionali, sviluppando, per quanto possibile, la valorizzazione delle pur limitate disponibilità del nostro sottosuolo.

L'aumento della competitività della nostra offerta nei settori della meccanica • ad alto contenuto tecnologico • (impianti e attrezzature industriali, macchine utensili ecc.), della chimica secondaria e specialmente di quelli d'avanguardia, come l'elettronica. Ciò comporta la creazione di più efficienti

rapporti di integrazione tra le produzioni di base (per es. acciaio), di semilavorati (laminati, plastiche, fibre ecc.) e di prodotti finiti; e l'orientamento selettivo degli investimenti verso le aziende e le attività capaci di utilizzare pienamente le risorse di intelligenza e di lavoro di cui disponiamo, con progetti di ampio respiro, indirizzati anche all'acquisizione di nuovi e stabili mercati alla nostra produzione (paesi socialisti, paesi emergenti ecc.).

Il collegamento stretto e funzionale tra i progetti industriali e il mutamento dell'organizzazione sociale del nostro paese con l'aumento dei consumi collettivi e sociali nei servizi, nell'edilizia residenziale e pubblica, nella sanità, che rappresenta non solo un obiettivo di giustizia sociale ma anche una leva necessaria per ristrutturare il nostro apparato produttivo.

Questo è lo schema delle esigenze generali a cui devono essere subordinati i piani di investimento delle singole aziende che vogliono ottenere finanziamenti statali. Ed è evidente — ripetiamo — che i risultati devono essere l'aumento dell'occupazione, lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, la maggiore produttività del sistema nel suo complesso.

Chi potrà garantire la coerenza dei piani di investimento con questi obiettivi generali?

LA QUESTIONE DEL CONTROLLO

Proprio in questo periodo si sta discutendo il progetto governativo che subordina a un » esame politico » di un comitato interministeriale la concessione di contributi per 2500 miliardi; e che chiede una più chiara finalizzazione dei « fondi di dotazione » delle imprese pubbliche, cioè delle somme destinate dallo stato per investimenti in particolari settori di interesse sociale, non sufficientemente remunerativi secondo il semplice meccanismo di mercato: fondi che finora sono stati utilizzati senza vincoli di sorta.

Si tratta di un primo passo verso la riconversione, che deve essere esaminato « nel merito » dei suoi diversi aspetti, e con estrema attenzione, dal parlamento, dai sindacati e dalle regioni. E' la prima volta che dalla giungla di incentivi messa in piedi dalla vecchia politica falsamente meridionalista — attraverso la quale si è formata la fitta rete di clientele attorno al po-

tere democristiano — si passa a una politica di stimolo degli investimenti controllati democraticamente sia nella fase della concessione sia in quella dell'utilizzazione. Ma questo controllo dovrà essere fortemente garantito, accrescendo la partecipazione del parlamento alle decisioni sui progetti concreti, decentrando alle regioni i poteri in merito ai progetti al di sotto dei due miliardi e, soprattutto, sottoponendo l'intero piano di riconversione a continue verifiche sulla tempestività e sulla coerenza dell'azione concreta. Per questo, il progetto del governo sarà profondamente trasformato nel Parlamento.

Ma, come si è detto, si tratta di un primo passo. La riconversione,

come prospettiva generale, implica ben altri provvedimventi, per esempio nel campo delle partecipazioni statali che devono essere completamente ristrutturate e ricondotte ai loro fini istituzionali. Soprattutto, il problema va oltre gli aspetti «tecnici». La riconversione, infatti, comporta una trasformazione profonda nel modo di vivere, di consumare, dì lavorare da parte del popolo italiano. Significa anche modificare gli orientamenti ideali e culturali, la condotta dei gruppi dirigenti dell'industria. Ed è su tale terreno che va affermata una nuova egemonia, quella del movimento dei lavoratori, sul piano delle scelte di politica economica e su quello degli indirizzi complessivi della società italiana.

Offerte convenienti

IMPORTANTE SOCIETA' offre in vendita:

rulli metallici

cuscinetti a sfere riduttori e variatori di velocità alberi, giunti e ruote dentate guarnizioni e valvole

trasformatori monofasi e trifasi motori elettrici cc e ca raddrizzatori e riduttori

motoriduttori e pompe

interruttori, contatti, bobine e relais

cavi elettrici

rulli per laminatoi 5

spalle per macchine formatrici

tubo

tornio

centraline idrauliche

macchinari vari completi minuterie meccaniche ed elettriche.

Consistenti lotti di acquisto saranno possibilmente trattati con condizioni particolari.

Questo potrebbe essere un serio consiglio che la nostra Direzione dovrebbe accettare per cercare di far rientrare una parte di quei capitali spesi senza raziocinio dai nostri organizzatori (?) dei lavori per fare dei macchinari poi dimenticati nei vari cantucci del nostro stabilimento.

Pacchetto ore

Voglio soffermarmi un momento sulla tanto discussa questione del Pacchetto Ore.

Guarda caso di tanto in tanto saltano fuori dei galoppini della direzione che facendosi portatori della vecchia ideologia anticomunista criticano l'operato di persone che sono senz'altro convinte di quello che fanno, e che se lo fanno lo fanno esponendosi di persona per ottenere delle conquiste che poi vengono usufruite da tutti. Penso che tranne per quei luoghi in cui l'ambiente di lavoro è veramente nocivo ed insopportabile (GG1, G1, G2 e Rivestimento), queste persone sarebbero ben contente di avere il loro bel lavoretto anzichè dannarsi l'anima a discutere con la Direzione, la quale guarda caso adesso che il Dr. Caracciolo è andato in pensione, lo ha sostituito con 4 persone.

Di queste 4 due sono laureate e due diplomate. Vorrei fare un po' di matematica: calcolando che ognuna di queste 4 onorevolissime e validissime persone porti a casa una media di 1.000.000 dl lire nette

al mese (ad essere onesti e a non esagerare troppo), calcolando gli oneri sociali, l'ammortamento pensione, e i dividendi di fine anno si arriva ad un totale di circa 150 milioni di lire all'anno che divise fra i lavoratori della Ferrotubi fanno una media pro-capite di circa L. 20.000 al mese in meno a testa. Spero che i portatori di critiche al Pacchetto Ore (grande conquista della classe operaia) abbiano inteso.

Andando avanti con la matematica si può anche calcolare e senza paura il costo del P.O. In media si fanno sulle 900-1.000 ore al mese di P.O. Moltiplicando si ha il totale annuo di 11.000 ore. Calcolando Lire 5.500 all'ora tra netto ed altre voci si arriva a L. 55.000.000. Facendo poi la media pro-capite fanno L. 7.500 al mese.

Piccola riflessione: per difendere gli interessi di 700 persone con relativi congiunti a carico ognuno di noi spende circa 7.500 lire al mese.

Per difendere gli interessi di pochi parassiti e loro relativi familia-

ri si spendono L. 20.000 a testa solo per quello che riguarda i capi del personale, non contando tutti gli altri dirigenti parassiti che ci sono, perchè se mettessimo in conto anche loro si arriverebbe ad una media di oltre L. 100.000 a testa.

Riflettano queste persone su tali cifre e riflettano anche sul fatto che se il P.O. è gestito dai lavoratori questi lo possono usare come gli sembra più utile, tenendo conto che nei rapporti tra il C.d.F. e la Direzione non si può escludere la realtà che sta al di fuori della Fabbrica.

Ad ogni modo stia tranquillo il signore che fa gli interventi in assemblea contro il P.O.: è già stato segnalato alla Direzione e senz'altro avrà il suo bell'aumento.

Quello che posso provare io, e tutti quelli che la pensano come me, verso di lui è solo pietà e compassione per lo stato di miseria culturale in cui si trova e mi rallegro constatando che di gente come lui ce n'è in giro sempre meno.

Un Lavoratore

Basta con gli sprechi

Da un po' di tempo a questa parte si continuano a lanciare appelli contro gli sprechi, mentre noi notiamo che i primi ad eludere queste richieste sono proprio coloro che rivolgono gli inviti.

Un esempio pratico lo viviamo all'interno della nostra fabbrica dove quintali di carta vengono quotidianamente bruciati o messi in Bacchi di plastica (poi scomparsi?).

Ma i nostri responsabili sanno della situazione cartaria italiana?

Che una parte del grave passivo del bilancio economico coll'estero è dovuto all'importazione delle materie prime per la produzione della carta? Sanno che la carta straccia può essere macerata e ritornare ancora carta utilizzabile? Sanno che tutti questi milioni (miliardi in campo nazionale) possono essere uti-

lizzati per servizi sociali a beneficio di tutta la collettività?

L'ufficio tecnico ha già fatto richiesta un paio d'anni fa, al geom. Crespi che la carta venisse recuperata e che il ricavato fosse utilizzato a scopi sociali, ma ricevendo un parere negativo.

Saremmo del parere che di questo problema si interessasse anche il C.d.F.

I LAVORATORI t n
6
a

LA CHIAMANO SOLIDARIETA'...

Andreotti è andato in Germania, ha incontrato il cancelliere Schmidt e nello scambio di brindisi ha pronunciato ed ascoltato le solite frasi di circostanza: amicizia, collaborazione, aiuto reciproco, ecc... Ma prima e dopo il brindisi che ha annaffiato i ravioli alla panna portati al seguito, Andreotti ha chiesto il nullaosta tedesco per i prestiti che la CEE dovrebbe concedere all'Italia.

Cosa cioè, niente affatto di circostanza, visto anche che la settimana precedente il Governo Federale aveva fatto rinviare la riunione della competente commissione comunitaria subordinando la concessione del prestito CEE all'altro... prestito che ci dovrebbe concedere il Fondo Monetario Internazionale, il quale, a sua volta, ha fatto capire che attende le decisioni della CEE...

Al centro di questo circolo vizioso, rimane il problema principale delle condizioni poste dagli uni e dagli altri al nostro paese: riduzione del costo del lavoro e dei consumi interni. Vale a dire: » siete poveri, comportatevi da poveri ». E' nella logica delle cose, se uno di noi va in banca a chiedere un prestito, la prima cosa che la banca pretende da lui, sono le garanzie per i soldi che la banca presta. In parole povere, se uno non Possiede nulla ed ha bisogno di soldi non ne trova, se uno ne ha (beni mobili, immobili, ecc.) può trovare tutti i prestiti che vuole. Ora il nostro paese è in una situazione simile e sia il FMI e la CEE si comportano esattamente come una qualsiasi banca, anzi subordinano la concessione dei prestiti a condizioni che sono solo apparentemente economiche, ma in realtà sono essenzialmente politiche. II discorso, a questo punto, riguarda direttamente la CEF, la sua funzione, la sua ragione d'essere e il ruolo svolto nell'ambito della CEE da alcuni paesi.

Al posto di una Comunità di Stati Uguali tra di loro, abbiamo una comunità d'interessi finanziari e commerciali regolati dalla ferrea legge del capitale: il superamento degli interessi nazionalistici, è rimasto a livello di semplice utopia, anche se non c'è più De Gaulle a far da scusa, da hobby e da parafulmine. In questo contesto è per-

fettamente logico che lo stato economicamente piu forte, cioè la Germania, detti le condizioni anche sul piano politico. E allora si spiega anche che il punto morto delle trattative per il prestito all'Italia, per la Germania (e non c'è differenza in questo, fra democristiani e socialdemocratici di Bonn), sta nel fatto che oltre ad un forte par-

LA SPREMUTA DI

tito comunista, abbiamo anche un sindacato combattivo e rappresentativo della classe operaia. E' proprio questa forza che si intende piegare, non la classe politica corrotta, non gli evasori fiscali e gli esportatori di valuta, questi rientrano tutti nella logica “ normale » di tutto il meccanismo.

Un Lavoratore

MODA

Non vi è dubbio che l'Italia oltre che economica e politica attraversa una crisi morale.

Tutte le correnti politiche ed ideologiche del paese sono d'accordo su questo fatto.

Esiste però profondo disaccordo ad esempio tra comunisti e democristiani sulle cause di questa crisi morale.

Per noi comunisti la causa principale di questo decadimento morale è il tipo di società che 30 anni di governo DC hanno creato. I continui scandali, le profonde ingiustizie, la pratica continua del clientelismo, il consumismo più sfrenato non sono caratteristiche del nostro popolo ma sono il frutto di scelte politiche ben precise.

Da questo non può che derivare una caduta della tensione ideale degli italiani, dello spirito di solidarietà che devono essere la base di una società sana.

Per noi quindi invertire questa tendenza al decadimento vuol dire innanzitutto dare al paese finalmente un governo che goda della fiducia del nostro popolo, che dia finalmente esempi di onestà e di giustizia, che affronti finalmente le grandi riforme di struttura indispensabili per fare dell'Italia un paese civile.

Per i cattolici di Comunione e Liberazione ad esempio, che pure

lettere al A proposito c

è un movimento fondamentalmente di giovani, i motivi fondamentali sembrano essere l'estendersi della cosiddetta ideologia « radicale «.

Non vi è dubbio che la presa ideale della religione cattolica è in crisi, il fatto che la religione è stata per tanti anni strumentalizzata per garantire il consenso alla DC, che è la principale responsabile della situazione, si fa sentire.

I cattolici, secondo noi più coerenti, hanno dato vita a vari movimenti che si sono collocati a sinistra politicamente aderendo a programmi di coerente rinnovamento della società, ma soprattutto cominciando a scindere il problema religioso da quello politico.

Altri, pur consapevoli dell'esigenza di cambiare, si sono rinchiusi nel vecchio ghetto dell'integralismo rifiutandosi di prendere atto delle profonde modificazioni del costume del nostro popolo, anzi cercando di addossare a queste modificazioni, certamente positive, le colpe di tutti i mali della società. Comunione e Liberazione è l'esempio più clamoroso di questa tendenza, a parole dice di voler combattere il consumismo ma continua a fare riferimento alla DC che questo consumismo lo ha creato, vuole combattere i disonesti ma si rifiuta di riconoscere che i più

grossi disonesti sono nel governo e sottogoverno democristiano per cui alla fine si mette in luce, paradossalmente, l'assenteismo dei lavoratori come principale atto di disonestà, si parla dei grandi evasori fiscali ma non si dice della legge che questa evasione la permette, perchè l'ha fatta la DC, si vuole fare una battaglia di rinnovamento ma si scelgono gli alleati più conservatori se non reazionari, ci si rifiuta di prendere atto che un movimento contro il consumismo, contro l'individualismo, contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo in Italia è sempre esistito e ad esso bisogna fare riferimento se veramente si vuole rinnovare il paese.

Ma soprattutto si continua a subordinare la religione agii interessi della DC, con grande danno della religione messa ancora una volta al servizio delle ingiustizie e degli interessi capitalistici.

Il pensare di poter creare una società più giusta contro i comunisti, contro i socialisti, contro i sindacati è veramente avere elevato a fanatismo lo spirito religioso.

Questi movimenti cercano oggi di creare un movimento di massa contro le leggi civili finalmente conquistate, il divorzio ieri, l'aborto oggi.

Da parte della DC si scopre oggi

1/1-510/ f CA,CO/NAL/ A66OLIRR/7/ COATRO LA Lí 66É — . sozz 'At3o,e7-o PICON77 AZIO <5772/Yrieo " -k'ONT,92é-
;. " 7 '
LA ( -,47R/CA DE/ Cf/7E/5/7o i

il giornale dell' aborto

il « diritto alla vita » dopo che per 30 anni questo problema è stato dimenticato. L'Italia è oggi il paese con la più grande percentuale di mortalità infantile d'Europa, con il più grande numero delle cosiddette maternità « rischio » dal quale nascono bambini più o meno handicappati, grazie alla quasi inesistenza di servizi di tutela della gravidanza. Senza contare che i servizi per gli handicappati gestiti dagli organismi cattolici si sono distinti per la teoria dell'emarginazione più completa. Altro che diritto alla vita.

L'Italia è anche il paese dove la educazione sanitaria e sessuale è totalmente assente, si è fatto del sesso un tabù ed oggi ci si meraviglia dell'esplosione della pornografia e degli aborti clandestini.

Se oggi questi problemi sono venuti clamorosamente alla ribalta è per lo scontro tra l'evoluzione della mentalità degli italiani e la gestione oscurantista di 30 anni oi governo DC.

Si è quindi di fronte ad un movimento che a parole dice di voler rinnovare ma che di fatto si rifiuta di fare i conti con la realtà e si rifugia nel passato ed in definitiva nell'utopia.

Noi comunisti pensiamo che il contributo dei cattolici è indispensabile in Italia per creare una società socialista, perchè vi sono dei contenuti nella religione che sono anche i nostri, l'onestà, la rettitudine, il valore della coscienza, la solidarietà sono valori irrinunciabili per una società sana.

Bisogna però liberarsi dall'integralismo, saper cogliere l'evoluzione positiva della società e del costume di vita, trovare nuovi valori sui quali fare leva per una grande battaglia ideale nella quale impe-

gnare soprattutto i giovani.

Bisogna anche capire che in una -società pluralistica i valori ideologici e religiosi si affermano con il convincimento della gente e con l'esempio non con l'imposizione attraverso le leggi.

Anche sul problema dell'aborto è quindi indispensabile una legge giusta ed equilibrata, anche se siamo tutti consapevoli che ricorrere all'aborto come mezzo di controllo delle nascite è soluzione da paese sottosviluppato culturalmente.

Bisogna quindi non drammatizzare il problema ma dedicarsi alla sua prevenzione innanzitutto attraverso l'educazione sanitaria e sessuale nelle scuole e nel paese mettendo tutti nella condizione di realizzare la maternità libera e consapevole.

Bisogna, anche partendo dalla legge sui consultori familiari, realizzare un servizio finalmente adeguato ai tempi per salvaguardare la maternità riportando l'Italia tra i paesi civili in questo campo.

Trovare l'unità su questi problemi è determinante per risolvere i problemi del paese, chi oggi predica la divisione pur usando terminologia nuove fa il gioco di chi non vuol cambiare niente e sollecita i sentimenti più retrivi, il fanatismo religioso, l'integralismo, per opporsi al rinnovamento, mantenendo così i suoi privilegi.

I cattolici non possono non rilevare che in 30 anni di larga maggioranza nel paese il partito che pretende di rappresentarli tutti ha distrutto col suo operare ogni sentimento morale negli italiani. Non può quindi pretendere oggi di indire delle crociate nel nome della religione.

Un Lavoratore

Vorrei rispondere alla lettera intitolata « difendi la vita » e pubblicata sull'ultimo numero del giornale, anche se leggendola ho provato un senso di fastidio quasi fisico per quel tono da predicozzo moraleggiante tipico di coloro che rappresentano la parte più retriva e reazionaria del Paese.

Mi ha colpito soprattutto il qualunquismo con cui sono stati trattati argomenti così importanti e la evidente mancata individuazione dei veri responsabili delle situazioni citate nel testo.

Si parla di supersfruttamento della natura e di inquinamento e ci si aspetta la soluzione di questi problemi dalle coscienze degli industriali.

A parte il fatto che l'unico problema che ha toccato fino adesso gli industriali è quello di intascare più soldi possibile, è mia convinzione che se siamo a questo punto è perchè chi ha avuto il potere in tutti questi anni non ha fatto le leggi necessarie e quando queste c'erano non ha fatto in modo che fossero severamente rispettate, perchè andavano a ledere gli interessi economici di persone e di gruppi che si identificavano con il potere stesso.

Coloro i quali avrebbero potuto e dovuto allora sensibilizzare la coscienza del popolo contro quella sequela di convivenze e corruzioni se ne sono ben guardati preferendo godersi senza scrupoli morali la loro fetta di potere. (Del resto non è una novità che la Chiesa ufficiale finchè c'è da guadagnare è sempre dalla parte dei potenti; vedi in Italia durante il fascismo, vedi in Spagna sotto Franco, vedi in Cile sino a quando non è stata lei stessa ad essere minacciata).

Le uniche voci di condanna si sono alzate dai partiti della sinistra

a li
i i

e dal movimento operaio. Il disastro della diossina avrebbe potuto essere evitato se le autorità competenti fossero intervenute prima ed avessero impedito la lavorazione di un così micidiale veleno in una fabbrica situata in pieno centro abitato (ammesso che l'uso di tale sostanza sia indispensabile).

A disastro avvenuto le conseguenze avrebbero potuto essere meno gravi se chi doveva intervenire lo avesse fatto tempestivamente.

Invece la situazione è stata affrontata con una colpevole leggerezza, sia allora che dopo, giungendo a permettere che alcune persone (e fra questi alcuni appartenenti a Comunione e Liberazione) nel corso di una forsennata campagna contro gli aborti terapeutici, che avrebbero dovuti essere praticati alle gestanti colpite dal veleno, strumentalizzassero la rabbia della popolazione contro l'inettitudine del pubblico potere; minimizzando o addirittura negando l'effetto venefico della diossina.

I risultati ottenuti da questi « difensori della Vita » li abbiamo oggi sotto gli occhi: centinaia di bambini della zona inquinata sono stati colpiti da cloracne, la diossina è stata trasportata anche dove prima non c'era e si inizia ad avere notizie di nascite di bambini malati.

Tutto ciò senza contare il grave danno psicologico provocato alle gestanti che in un momento tanto delicato hanno dovuto decidere se seguire le indicazioni che la medicina, l'esperienza e il buon senso consigliavano o seguire un certo tipo di « morale » che preferisce correre il rischio di far venire al mondo bambini malformati, magari per abbandonarli subito dopo la nascita (il triste è che queste sono indicazioni di un cardinale e non di uno sprovveduto prete di campagna).

Tralascio il problema della pornografia, perchè volendo trattare troppi argomenti si rischia di cadere nella superficialità, comunque detto pér inciso penso che non sia

A proposito o

il frutto di un « malinteso diritto alla libertà d'espressione » bensì il risultato di secoli di educazione repressiva che hanno portato a una visione distorta del sesso.

In quanto alla droga, in un numero recente di questo giornale è uscito un articolo sull'argomento, con il quale concordo pienamente.

Passiamo al problema di più scottante attualità: quello dell'aborto.

Iniziamo col dire che in Italia il numero degli aborti sarebbe molto minore se fossero stati legalizzati prima gli anticoncezionali e se fosse stata effettuata una seria campagna di educazione demografica.

Invece la Chiesa e la DC si sono sempre opposte e la responsabilità di milioni di aborti che avrebbero potuto essere evitati in questi anni è tutta loro.

Precisiamo subito che nessuno intende adottare l'aborto come mezzo di controllo delle nascite ma che si tratta semplicemente di porre un freno alla piaga degli aborti clandestini, per i quali migliaia di donne ogni anno muoiono o si ammalano gravemente.

E gli aborti clandestini sono una realtà che nessuno può permettersi di negare in buona fede. Un'altra cosa devono mettersi in mente i signori antiabortisti: che per nessuna donna è un piacere abortire e se lo fa è perchè vi è costretta dalle circostanze.

Un aborto per una donna è un trauma che deve scontare sulla propria pelle e lo è maggiormente se deve farlo di nascosto, in condizioni antiigieniche, con la minaccia della galera e senza nessuna assistenza psicologica.

Una donna non abortisce mai per suo interesse, ma nell'interesse del figlio che dovrebbe venire al mondo e al quale non è in grado di garantire una vita normale e felice cui ha diritto ogni essere umano.

Il vero delitto è mettere al mondo i figli quando si sa già che saranno abbandonati e che soffriranno la fame, o che dovranno crescere in una famiglia disgregata in cui manca l'affetto, o infine che oe

non potranno avere una vita normale perchè malformati e malati.

Il diritto alla vita non è il diritto alla pura e semplice sopravvivenza, è il diritto di ogni bambino di essere amato, a poter crescere in un ambiente sano ed avere concrete possibilità di prepararsi un avvenire degno di una società civile.

Ma purtroppo sulla pelle dei bimbi abbandonati e dei bimbi handicappati prospera una miriaoe di istituti assistenziali per la maggior parte gestiti da religiosi, al di fuori di qualsiasi controllo (salvo quando saltano fuori gli scandali del tipo dei Celestini, della Pagliuca ecc. ecc.) che nel caso che finalmente si riuscisse a far capire a tutti che devono mettere al mondo solo i figli che vogliono e che sono sicuri di poter amare e crescere nel migliore dei modi, non avrebbero più ragione d'esistere.

Di qui la grossa resistenza agli anticoncezionali « seri » (e l'OginoKnauss non è certo fra questi) e alla legalizzazione dell'aborto come rimedio a un male peggiore.

D'altra parte s'incontrano grosse resistenze anche nella classe medica.

Qui il motivo è ancora più semplice.

La maggior parte dei medici che si dichiarano antiabortisti per convinzione morale ha fatto soldi a palate con gli aborti clandestini e non intende certo rinunciare facilmente ad una così grossa fonte di guadagno.

A questo punto concludo e mi auguro che il Parlamento faccia alla svelta ad approvare la legge, perchè mentre se ne discute le donne continuano a morire a causa degli aborti clandestini e degli aborti terapeutici che vengono negati da certi « difensori della Vita » e mi auguro anche che si smetta di considerare le donne eterni minorenni e minorate mentali (salvo adularle quando fa comodo) e si riconosca che la decisione ultima su questo problema spetta solamente a loro in quanto parte più strettamente interessata.

LETTERE AL GIORNALE
UNA LAVORATRICE t I. t e c ti e P v

dell' aborto

Vorremmo aggiungere ancora due parole riguardo alla precisazione che viene fatta tramite la citazione degli articoli uno e due sulla questione dell'aborto.

Per quanto riguarda l'articolo uno ad un certo punto è detto: lo Stato garantisce il diritto... e tutela il rispetto della vita umana dall'inizio ecc. ecc. Qui c'è da chiedersi che cosa lo Stato intenda per inizio della vita umana, visto che la formazione di un essere umano richiede, e qui è la scienza che parla, nove mesi, la logica conduce a queste risposte: o lo Stato non tutela la vita dall'inizio ma ne tutela solo una parte, oppure se veramente la tutela non doveva approvare la legge sull'aborto.

E veniamo ora all'articolo due, l'articolo che precisa quando l'aborto è consentito. La prima osservazione da farsi in merito a quanto esposto nel suddetto articolo è quella che devono sussistere condizioni economiche difficili per la famiglia onde pervenire all'ahorto.

Ci sembra inconcepibile che la vita di un essere umano, addirittura sana, venga soppressa con tale leggerezza unicamente per un motivo così banale, rispetto a ciò che rappresenta la vita; per cui constatiamo ancora una volta che il dio denaro e l'egoismo personale hanno il sopravvento. Pare che si abbia perso il significato, il valore di ciò che è vita, ma come possono una madre e un padre anteporre il denaro alla vita di un essere che loro stessi hanno concepito?

Anche la società dovrebbe farsi un esame di coscienza, poichè molte volte è proprio la società che emargina; l'individuo fisicamente o psichicamente difettato viene privato di quell'amore necessario che giustamente gli compete, ed è subito isolato e abbandonato a se stesso o alla carità di pochi.

Ma tutto l'articolo due, tutto l'aborto è una macchia nera su un bianco vestito, dobbiamo ricono-

scere che purtroppo il senso della famgilia e della responsabilità familiare si indebolisce e si impoverisce, perchè ricordiamoci che non si diventa padri e madri perchè si è generato fisicamente un figlio. ma si diventa veri genitori perchè ci si vuole assumere le grandi responsabilità del caso, responsabilità assunte solo per AMORE e per amore portate avanti fino alle estreme conseguenze.

Oggi la tecnica medica ci mette a disposizione una gamma di indicazioni atte alla non procreazione, ebbene, educhiamo ed educhiamoci a queste, ma non facciamo dell'aborto la nostra sola macabra risorsa.

t'n gruppo di lavoratori

Vorrei soffermarmi un momento sul fatto che tutta la stampa « indipendente e non » ha lanciato sul mercato come tema di discussione tra le masse.

L'oggetto in questione è il tanto osannato o condannato aborto. Con tutte le questioni di fondo che esistono in Italia la classe dirigente ha pensato bene di darci in pasto il tema « ABORTO » per far sì che noi parlassimo solo di quello.

E pensare che è una cosa abbastanza scontata il fatto che il Parlamento legiferi su questo tema in base alle esigenze di ogni società civile. Tutti i partiti che stanno in Parlamento si sono sempre dichiarati pro o contro all'aborto. Orbene, dalle ultime elezioni è uscito lampante che la maggioranza del popolo si è espressa in senso favorevole.

Ed allora questi accusatori della pratica abortiva, da buoni democratici, pensano bene di non far promulgare questo progetto di legge in nome della tanto cara campagna lanciata in « difesa della vita ». Osserviamo un attimino la storia attraverso i secoli. In nome di non si sa bene che cosa questi signori, tt

che dicono di avere dalla loro parte la forza della verità e della perfezione della verità, hanno lanciato contro un altro popolo decine di migliaia di uomini alla conquista della città santa, mediante le « famose » crociate. Proseguiamo. Si arriva alla « santa inquisizione ». Bastava un semplice sospetto ed eccoli pronti a torturare, a bruciare in pubblica piazza delle persone che avevano quale unica colpa quella di non pensarla come loro. « Evviva la vita ». E così siamo arrivati, tralasciando qualche altro atto che mi sfugge in questo momento, al nostro secolo. Forse qui la storia se la ricordano un po' tutti.

Agli inizi del secolo « il movimento per la difesa della vita » si era alleato con il fascismo. Sappiamo tutti cosa ha provocato il fascismo in Italia, in Spagna ed in tutte le parti del mondo. Gli omicidi, i pestaggi. le torture, il mandare allo sbaraglio milioni di uomini innocenti contro altri popoli.

Andiamo avanti. Nel dopoguerra con tutti i governi demoCRISTIANI che si sono susseguiti alla guida del nostro paese questi signori hanno lanciato contro gli operai che chiedevano forme migliori di vita le forze di polizia: Reggio Emilia, Avola sono fatti che noi tutti conosciamo. Altro limpido esempio di difesa della vita umana.

E veniamo ai nostri giorni. E' un po' come la questione del divorzio. Lì ci voleva guadagnare solo la «sacra rota» e qui ci vogliono guadagnare i baroni universitari e i dottori cattolici in giro per i vari ospedali d'Italia (compreso quello vicino alla nostra città). La piaga degli aborti clandestini solo gli illusi non la conoscono. E guarda caso con l'aborto clandestino bisogna pagare in moneta contante, che va a finire nella tasca dei ginecologi e chirurghi di tutta Italia. Secondo una statistica ci sono soostamenti di circa decine di migliaia di miliardi dalle nostre tasche a quelle dei dottori a causa degli aborti clandestini.

Adesso, visto che queste cose le

LETTERE AL GIORNALE )

sanno anche loro, si prodigano (a parole) ad illustrare tutti i mezzi anticoncezionali che ci sono. Perchè allora nasconderci che il Vaticano oltre alle varie società che controlla (Banca Nazionale dell'Agricoltura, Alitalia, Montedison, Banca Cattolica del Veneto ed altre decine di banche e ditte) è proprietario di una ditta in Svizzera che da decenni fabbrica la pillola anticoncezionale ed in Italia ancora oggi proibisce ai propri seguaci l'uso della stessa?

E' ora di smetterla di tirare fuori ogni tanto la favola del diavolo. Il nostro diavolo ce l'abbiamo già e si chiama disoccupazione, emarginazione, emigrazione, lavoro nero, esportazione di capitali, aumento della delinquenza. E tutto ciò grazie al dominio che questi sanfedisti hanno avuto nel mondo ed in Italia in particolare. Beati i francesi che dopo qualche settimana ce lo hanno rimandato indietro e beati quei popoli che sono riusciti a liberarsi da concezioni preistoriche della vita e da questo flagello portatore di ignoranza tra i popoli. Un Lavoratore

La voce delle ACLI

LE CONDIZIONI DEL CREDITORE

Poichè tutti i partiti hanno ritenuto necessario il mutuo da contrarsi col FMI (Fondo Monetario Internazionale), gioverà accettarlo come un male inevitabile, inteso a preservarci da guai maggiori; è chiaro che quando si sta per affogare non si può scegliere la tavola a cui aggrapparsi.

Ciò che non riesco ad accettare è il pacchetto di condizioni poste dal creditore; costui interferisce un po' troppo nei fatti nostri interni, dice al Governo per filo e per segno quello che occorre fare e impone persino l'importo delle nuove tasse che gli italiani dovranno pagare; ma non dice però come fare per far pagare le tasse a chi non le ha maì pagate.

Manca soltanto, per colmare la misura, che ci prescriva la lista del pranzo e ci dica quando si può fare all'amore e quando no.

Questo nostro Governo... ma?!?! UN

Gli intoccabili

(I beni supremi della loro vita)

PACE e BENI.

Beni-immobili

beni-mobili

beni-stanti

beni-tanti

beni-suoi beni-tuoi beni-vostri tutti nostri. Purgatorio noi vi diamo sol coi beni che chiediamo. Per i miseri nein alleanza, senza beni nein speranza. Dammi un bene, uno solo, che ti passo al purgatorio. Non toccare i beni nostri, sembran vostri, ma son nostri. Chi lí tocca difilato lo mandiamo

al creatore. Se a toccarli poi è lo Stato, guerra santa con amore ».

A difesa di ogni bene corpi ed anime gettiamo. Se per l'anime è l'inferno, l'importante è salvezza del terreno nostro ben amministrato, che volevasi non fosse desiato tantomen accalappiato.

PACE e BENI », come sempre, imperterriti sulla terra divulghiamo. Sol coi beni che ci date, noi di pace, sembra strano, v'illudiamo.

In fumo la legge sul fumo

Ancora una volta lo Stato emana una Legge che, seppur giusta, all'atto pratico ha una enorme contraddizione di sostanza; ci riferiamo alla Legge riguardante il divieto di fumare nei locali pubblici. Ci si chiede con che spirito è stata approvata questa legge dal momento che non si è provveduto a colpire la causa e cioè il commercio del tabacco; commercio che lo Stato medesimo pratica, dimostrando ancora una volta che la salute dei suoi cittadini è sempre in seconda linea rispetto ad un lucroso guadagno.

Infatti le entrate che riceve dai fumatori ammontano a miliardi (anche se detti miliardi dovranno in

un secondo tempo essere reinvestiti nei servizi sanitari in parte inerenti al danno provocato dal tabacco).

Ciò non toglie che ogni individuo può essere in grado di educarsi, almeno in parte, da sè, e, restringendo la questione all'interno della nostra fabbrica, vorremmo invitare i fumatori ad astenersi dal fumare in mensa, poichè, a parte la succitata legge che ne fa divieto, è giusto che si pensi anche a coloro ai quali il fumo provoca disagio, soprattutto mentre si consuma il proprio pasto. La libertà individuale finisce dove incomincia il diritto altrui.

dei lavoratori

LETTERE. AL GIORNALE
LAVORATORE
GAG
1 1 r d t s v ti ai ui cc dz te la cF tre sa og m; ta qu di ca tul e, la str

LETTERE AL GIORNALE Sulla nostra piattaforma

Nel mese scorso, dopo mesi di lotta, si è definita la nostra piattaforma. Pur riconoscendone la validità in molti aspetti, alcuni punti, invece, lasciano un po' di amaro in bocca e danno l'impressione di aver vinto una battaglia e non la guerra.

Anche se, come compagno, devo riconoscere l'importanza degli aspetti positivi in essa presenti: cito il paragrafo inerente gli investimenti produttivi che la direzione si assume la responsabilità di attuare nella fabbrica di Corbetta, di Sestri Levante, nella S.C.M. e nel deposito di Pescara, con le scadenze definite nel contratto.

Come lavoratore, devo confessare che il pensiero di dover aspettare troppo per raccogliere il frutto di questi sacrifici che ancora una volta i lavoratori sono chiamati a fare, mi rendo un po' scettico.

Già due anni or sono, fummo chiamati a fare dei sacrifici, con il lavoro del sabato e sempre con la prospettiva degli investimenti produttivi, il risultato è stato un nulla di fatto. A mio avviso, le date di scadenza sono troppo lunghe nel tempo; nell'attuazione di tali investimenti si corre il rischio di arrivare al prossimo contratto con molti problemi insoluti.

Occorrerà che ci sia un assiduo controllo sugli investimenti produttivi per evitare che come negli anni precedenti ci si trovi alle scadenze prestabilite con in mano solo un pugno di mosche. E per questi controlli non si dovrà aspettare le date di scadenza, ma sin dai primi tempi, se si verificherà che nessun lavoro è stato iniziatd, tutto quello che si è concesso fino ad ora rientrerà (vedi forni di notte, turni al o sabato, ecc.).

Curioso è anche il fatto che ad d ogni presentazione della piattafore ma, di rimando, la direzione, ci metta di fronte alla crisi interna di un a qualche settore. Non sarà qualcosa i_ di strumentale? Per poter fabbri_ care solamente alcune gamme di 1 _ tubo per cui c'è meno competizione a e c'è più margine di guadagno per la direzione? O forse anche mosse strategiche per cercare di rompere

l'unità della classe operaia?

Quindi se controllata nella sua attuazione, la piattaforma può presentare lati molto positivi e quest'amaro che oggi siamo costretti ad ingoiare, domani verrà tramutato in nuovi posti di lavoro, l'importante è mantenere quella unità all'interno della fabbrica che ci ha contraddistinti fino ad oggi.

Un Lavoratore

Vorrei dire alcune cose su quanto riguarda l'ultima assemblea fatta per la stesura finale della piattaforma e mi rivolgo a quei compagni di lavoro che si sono dichiarati contrari. Ebbene, cari compagni, permettetemi di dirvi che io sono un nuovo delegato di fabbrica e mi sono preso l'impegno di portare avanti la linea del sindacato. Mi rivolgo a quel ocmpagno il quale ha affermato che Lui è la base e che i delegati devono fare quello che decidono i lavoratori. A questo compagno dico:

Caro compagno, la linea che indica il Sindacato non è la passività, la rinuncia, ma, invece, l'azione coordinata e chiaramente orientata ad uno scopo d'interesse nazionale. Per quanto riguarda la questione « trafila » devo dire che molti compagni non hanno compreso il vero significato e ora spiego il perchè.

Quando vi è stata la prima assemblea nella quale si è discussa la piattaforma da presentare alla Direzione, la piattaforma era stata approvata da tutti i lavoratori senza che vi fosse un solo contrario; ora mi sorge un dubbio e cioè che allora quelli che oggi si sono dichiarati contrari o stavano leggendo il giornale oppure erano a farsi la partitina alle carte, visto che si era parlato chiaramente che i lavoratori erano pronti a fare dei sacrifici in cambio degli investimenti che noi tutti chiedevamo alla Direzione Generale che con dura lotta abbiamo strappato.

Ricordiamoci, se noi tutti non riusciremo ad ottenere questi investimenti fra quattro o cinque anni non so in quale situazione verremmo a trovarci. Nell'assemblea si sono dichiarati contrari i lavoratori della » trafila » e ricorderò a quei compagni, che nel 1974 vi era la nube della Cassa Integrazione da parte della Direzione, a meno che non si riprendessero le turnazioni al sabato alle macchine GG1 e G1.

Ebbene vi fu una risposta unanime da parte dei lavoratori dei Tubi Saldati, Elettricisti, Meccanici e soprattutto delle donne della Mensa, che sono venuti a fare quei sacrifici loro richiesti.

Ringrazio tutti quei lavoratori perchè per merito loro nessuno della fabbrica si è trovato nella condizione di non poter lavorare; ricordiamoci chiaramente che dopo la Cassa Integrazione subentra il licenziamento.

Ora, lo stesso problema viene posto ad un altro reparto dal quale tutti ci aspettavamo che avessero compreso l'attuale situazione della fabbrica. Non mi si venga a fare il discorso che i lavoratori interessati non verranno al sabato perchè hanno lottato per aver la settimana corta. Anche nel 1974 esisteva questa conquista eppur da parte dei lavoratori vi è stato un periodo di turnazione, fermo restando che, recuperando un giorno la settimana dopo rimanevano sempre le 40 ore settimanali.

Potrei andare avanti su questo discorso ancora per molto ma voglio fermarmi qui, invitando quei lavoratori che non hanno capito bene la situazione Aziendale a non pensare sempre se la propria squadra di calcio ha vinto o perso, ma di interessarsi anche alle questioni Aziendali, perchè solo stando vicino al proprio delegato e attuando gli accordi che abbiamo strappato alla Direzione potremo» continuare ad andare avanti verso una linea migliore per il domani.

Ricordatevi, se non riusciremo a far sì che la Direzione Generale porti avanti questi investimenti, ad esempio il problema della depurazione delle acque, un bel giorno ci

• •
13

LETTERE AL GIORNALE

troveremo con lo stabilimento chiusa in quanto si è accertato che gli scarichi della fabbrica inquinano i Comuni vicini; se questo capiterà significherà che noi ci troveremo con la fabbrica chiusa e lascio a voi tirare le conclusioni. Ho toccato solo uno dei tanti problemi che guardati a fondo hanno tutti la loro vera grande importanza; se vogliamo che un domani non accada qualcosa dal quale avremo a pentirci, dobbiamo metterci in testa chiaramente due cose: di far rispettare gli accordi fatti con la Direzione; che dobbiamo essere uniti tutti quanti e se anche capita di far dei sacrifici per un periodo di tempo, li si fanno per un preciso dovere anche verso i propri compagni di lavoro.

Poche righe per riflettere

Questo mio articolo sarà basato su queste due problematiche: il nuovo consiglio di fabbrica e la presa di posizione di alcuni operai nei confronti dello sciopero dell'il marzo 1977.

Come prima cosa mi sembra opportuno fare i miei migliori auguri ai nuovi eletti per riuscire a portare a termine le vecchie e le future esigenze di noi lavoratori e visto che sono alle prime armi penso che sia nostro dovere aiutarli con una buona collaborazione. in proposito mi viene spontaneo (oltre ai dare una tiratona d'orecchie) richiamare l'attenzione di quei lavoratori che durante lo sciopero del1'11-3-1977 si sono autopermessi di sonnecchiare e giocare a carte di nascosto. Ma allora è questa l'unità che pretendiamo? Mi pare troppo il menefreghismo da parte di queste persone che dimostrano di non avere un minimo di responsabilità, visto che se dovesse andar male tra i danneggiati vi sarebbero anche loro. Mi sembra giusto farlo notare e invitare ognuno di loro a riflettere e a ricordare l'antico proverbio « l'unione fa la forza ». Mi auguro quindi che le prossime assemblee susciteranno l'interesse anche di questi lavoratori come ai vecchi tempi.

La ballata delle evasioni

E' questa la ballata di tutte le evasioni; l'Italia è dichiarata terra delle occasioni. Evade il carcerato con gran facilità, in carcere era cascato ma non ci vuole stà. Evade il miliardario le tasse da pagar. ro sai che fa l'erario? Il povero va a pescar. Evade ognor lo Stato gl'impegni che si prese. Lo Stato è malandato non paga le spese. Evadono i politici la strada elettorale; fan conti poco pulitici il popolo sta male. Evadono gl'italiani dalla terra natale,

si cercano il domani nella terra ospitale?

Evade la mogliera l'impegno matrimoniale; sempre arriva la sera ma stanchezza l'assale.

Giustizia evade molto quando fa la sentenza: chi assai peccò è assolto, il piccolo fa penitenza. Purtroppo l'esistenza è tutta un'evasione; chi d'evasione è senza può andarsene in pensione. Alfin per tutti arrivano le note ultime ore quando le anime librano vanno al creatore.

E' questa l'ultimissima nostra evasion terrena; è l'unica giustissima fin di ogni pena.

GAG
41\11,'\Im a li Ull \;111/,i bi LIBERTAS k icCONDIZIONAT IÌ A A \\\\\i\i\,f\i' 111 ilf
Un Lavoratore

COSTO DELLA VITA

En Italia la bilancia alimentare trova il rapporto tra importazione ed esportazione di generi alimentari, con un deficit di 4.000 miliardi imputabili a prodotti (carne, olio, agrumi, ecc.) di cui eravamo tradizionalmente ricchi. Nell'ultimo anno l'aumento dei prezzi all'ingrosso e al minuto è stato rispettivamente del 17% e del 25% , per le masse popolari diventano così irraggiungibili alcuni prodotti alimentari essenziali e invece altri che sono superflui diventano quasi essenziali per via della martellante pubblicità e del modello sociale e culturale impresso da questa società.

Il meccanismo produzione-distribuzione-dettaglio, è tale da moltiplicare il prezzo dei prodotti (dalla produzione al consumo) di 10-20 volte e più, basti ricordare come esempio, il costo della frutta.

Sono esempi che ci devono far riflettere e ritenere che su questo terreno il movimento operaio deve essere portavoce di rinnovamento

e di trasformazione in direzione di una maggior uguaglianza e giustizia sociale.

E proprio perchè c'è la crisi, il movimento operaio non può attestarsi su una trincea difensiva e perdente, subendo così l'attacco moralistico di chi dice: « c'è la crisi e dobbiamo tutti stringere la cinghia », ma deve attaccare, sapendo bene dove colpire. Il movimento operaio deve attaccare il sistema sanitario, la produzione farmaceutica, le medicine inutili che vengono prescritte inutilmente ed abbondantemente con leggerezza, alimentando l'insopportabile deficit delle mutue.

Attaccare a monte le scelte capitalistiche nel settore agricolo e la divisione internazionale dei lavori che determina scelte ed interventi. E' un impegno di lotta e di proposte che non può essere lasciato solo agli addetti ai lavori (salariati, agricoli, contadini poveri e mezzadri, ecc.) non solo per solidarietà di classe, che rischiereb-

be allora di ridursi a generica petizione di principio, ma con la consapevolezza che si deve difendere occupazione e condizioni di lavoro di una porzione di classe operaia e contemporaneamente le condizioni di vita di tutte le masse popolari.

L'impegno politico è quindi la difesa del potere d'acquisto dei salari, la lotta per la difesa dell'occupazione del proletariato e per un diverso modo di produrre, della difesa attiva delle masse popolari nel momento del consumo.

Una strategia quindi per affrontare « la lunga marcia » attraverso la crisi, per limitare i costi e l'incidenza sulle categorie più deboli, pec una distribuzione meno iniqua def sacrifici e soprattutto per iniziare la costruzione di un assetto economico, sociale e politico diverso, per rispondere positivamente alla domanda di « Nuova Democrazia » avanzata dalle forze operaie e popolari.

INIQUAMENTE GOVERNANDO

LO STATO ATTUALE :

Solitamente inconsistente per la povera gente, è invece efficiente per la ricca gente.

Mai a capo di niente per la povera gente, è il miglior coerente per la ricca gente. Ha il miglior contribuente nella povera gente, il miglior indifferente nella ricca gente.

Fa riforme da demente per la povera gente, ma è molto previdente per la ricca gente.

Ha trattamento ruggente per la povera gente, è invece riverente con la ricca gente.

Ai voti è seducente con la povera gente, poi di nuovo attraente con la ricca gente.

Ora è molto urgente che' la povera gente

ASSURGA giustamente alla ricca gente.

Un Lavoratore
GAG

auucm 015o&vog-A-nig P,40G4-1

A auspy GonvitilSr

1-M APPO&biAAJO

. fri/d, SONO 56441>r-5 QUI dzi afi&Per-E//V CAi140/0 X22 tue g/FM9 Pgo7PE

FirogYA

Ì4/VI -TA4f4... NO, 1.-A

girof41,4 FfSc~ NON

IL- 1,10/ 4451V70.--•

ProizMA COSTA POI -

en riceSIPENTS comcsiG4-1

IA/i5T,A. I k P1 5,b5v0 PY

PheavA- /21? fite .,ensirm CAP .951-44 sn240 gt44 f

CRETINI E

Nel forziere dello stato, come prendere un panino, il ladrone si è recato e si è preso un miliardino. Molto bene l'ha incartato, come fosse un prosciuttino; facilmente l'ha estradiato,

FURBONI NUOVI

come un gioco da bambino. Giunse alfin il TRIS controllo, che la serie non trovò; c'era sol carta da bollo con su scritto: PRELEVO'. Prelevò super ladrone il miliardo a stagionare.

DI ZECCA

Nello stato, gran » frescone », anche i polli san rubare. E così nel bel forziere della nostra • cara - zecca, basta proprio sol volere: chi ci entra poi l'AZZECCA.

-
GAG

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.