MILANO wg 8
A CURA DEL P. C. I. DELLA ZONA
AI LETTORI
Questo giornale stava per andare in macchina quando la nota decisione del Consiglio di Stato, ha costretto il Comune di Milano a rinviare le elezioni dirette per i Consigli di Zona, fissate per il 30 novembre.
Abbiamo perciò ritenuto necessario rielaborare in parte il nostro giornale, mantenendo tuttavia la struttura che avevamo preparato, perchè riteniamo necessario che i cittadini della nostra Zona sappiano con quali proposte i comunisti della zona si presentavano a chiedere la loro fiducia.
Del resto queste nostre proposte non decadono per il'fatto che le elezioni sono rinviate; al contrario i Consiglieri del P.C.I. che saranno nominati entro il 30 Novembre dal Consiglio Comunale ed entreranno a far parte del nuovo consiglio di zona, si impegnano, nel costante confronto con tutte le forze democratiche, a portarlo avanti e a battersi per la loro attuazione.
Le 20 Liste che il P.C.I. aveva prc sentato per i Consigli di Zona, meritano un poco di spazio su questo nostro giornale, perchè si abbia una visione complessiva dei criteri che hanno guidato il nostro Partito nella formazione delle liste.
Nelle nostre liste erano presenti 27 candidati indipendenti, (artigiani, professionisti, casalinghe, operai, dirigenti d'azienda) che, non iscritti e non militanti nel nostro Partito, avevano fatto loro la parola d'ordine da noi lanciata che diceva — e dice — «Governiamo insieme Milano». Un esame più approfondito delle liste mostra come esse rappresentino appieno la complessa realtà sociale della città: Oltre 200 operai impiegati e tecnici, 4 docenti Universitari, 26 Insegnanti di scuole medie inferiori e superiori, 42 liberi professionisti e dirigenti di azienda, 30 studenti, 36 Artigiani ed esercenti, 7 Artisti.
Infine oltre un quarto dei candidati comunisti, esattamente 108, erano le donne.
Che cos'è « MILANO ZONA 8 »? E' un giornale periodico con il quale i Comunisti della Zona 8 intendono aprire un dialogo continuo con tutti i cittadini StIll,a politica M nostro partito, sulla sua realtà locale, su tutta la problematica di natura sociale e politica che interessa la nostra Zona. Con « MILANO ZONA 8 » vogliamo inoltre offrire uno strumento di informazione per la Zona, attraverso il quale i cittadini vengano a conoscenza delle realtà, dei fatti, delle iniziative dei nostri quartieri. Ma soprattutto vogliamo che il nostro non sia solo « il giornale dei Comunisti », ma la sede « aperta » di un dibattito e di un confronto con le altre forze politiche, con le forze sociali e sindacali, con tutti i cittadini.
LA TUA PARTECIPAZIONEIL TUO SOSTEGNO PER RINNOVARE LA
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La decisione di votare il 30 novembre per l'elezione diretta dei Consigli di Zona era per prima cosa un atto di coerenza. E la coerenza tra i programmi e i fatti, tra le promesse e le realizzazioni, non può essere considerata una merce di scambio: essa è al contrario, un aspetto importante e irrinunciabile del «nuovo modo di governare».
La giunta si è imposta giustamente il rispetto di un impegno che il Consiglio Comunale approvò a strà grande maggioranza (hanno votato contro solo i liberali) già prima del 15 giugno. Tuttavia è necessario guardare più in profondità; i Consigli di Zona a Milano, come ogni esperienza di partecipazione e di decentramento, hanno una parte fondamentale nella strategia generale del nostro movimento. C'è una nuova spinta democratica che scuote la struttura decrepita dell'attuale legislazione accentratrice e burocratica.
Più in generale nelle fabbriche, nelle scuole e nei quartieri' è sorto e si è sviluppato un vasto e articolato tessuto, democratico unitario. La classe operaia è alla testa di questo processo di rinnovamento: il punto di partenza è stato infatti la conquista dei nuovi strumenti di unità e di democrazia sindacale nelle fabbriche, che ha modificato profondamente il rapporto di forza fra le classi. In seguito il processo si è allargato investendo complessivamente l'organizzazione della società. Dalla scuola ai
quartieri delle città, ai servizi sociali (come le organizzazioni sanitarie) alle comunità locali nelle valli montane e nelle campagne, il vecchio sistema di governo e di potere si è incrinato, i cittadini vogliono essere protagonisti delle scelte che riguardano direttamente la loro vita.
E' una leva molto forte per far saltare le vecchie bardature dello Stato accentrato e burocratico e per contribuire a trasformare la società realizzando pienamente la Costituzione repubblicana.
Ecco, questa è la questione essenziale: una più ampia partecipazione dei cittadini alla vita della collettività e dei comuni attraverso gli organi di decentramento; non è soltanto una condizione necessaria dell'efficienza amministrativa della giunta ma è anche una modificazione profonda del modo di governare la nostra città.
Ricordiamo tutto questo non tanto per riaprire le antiche polemiche, ormai superate, ma per affermare la necessità di andare avanti, speditamente, nelle esperienze di decentramento e di partecipazione popolare. Certo, ora dobbiamo lavorare in condizioni nuove.
La mobilitazione delle forze democratiche e autonomiste per la elezione diretta dei Consigli di zona di Milano ha contribuito a far sì che il governo presentasse un progetto di legge e aprisse finalmente nel Parlamento un confronto complessivo sulla questione
8 — AFF ORI — BRUZZANO — COMASINA
PER COSTRUIRE CON NOI IL FUTURO DELLA CITTA' PERCHE' VADA AVANTI L'ITALIA DEL 15 GIUGNO
CITTA'
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del decentramento — e questo è in sè un risultato di grande valore politico e culturale — tuttavia essa ha suscitato anche accanite resistenze conservatrici.
Molti sono gli aspetti di tali resistenze: ha pesato il sospetto e il rancore del vecchio apparato dello Stato contro le autonomie locali (lo spirito conservatore che da sempre anima l'alta burocrazia verso le innovazioni); ha pesato anche la preoccupazione politica della DC e di altre forze che preferiscono mantenere il confronto politico sul terreno più tradizionale, timorose che la moltiplicazione dei centri di vita democratica sottolinei ancora una volta la necessità e l'urgenza di una svolta profonda nei rapporti tra le grandi forze popolari del Paese.
Queste resistenze hanno costretto la giunta a rinviare le elezioni, ma certo non potranno in nessun caso ricacciare indietro le esperienze che a Milano in altre città sono state costruite con la partecipazione unitaria dei comunisti, dei socialisti, dei democristiani, di tutte le forze democratiche e progressiste.
Anzi, il compito principale di tutti i democratici — e dei comunisti in primo luogo — è quello di assicurare la continuità e rapidità nello sviluppo del decentramento.
Per ottenere questo obiettivo la giunta nominerà i nuovi Consigli di Zona entro brevissimo tempo. L'azione dei nuovi organismi potrà contare su una forte e impegnata partecipazione popolare.
l Consigli potranno camminare speditamente per costruire nella pratica una iniziativa efficace, che assicuri non solo un reale- controllo dal basso della attività del Comune, ma anche un modo più ampio e organico di programmare e di gestire i servizi sociali nelle diverse Zone.
E' il modo migliore per contribuire alle scelte legislative che il Parlamento è chiamato a fare e per impedire rallentamenti pericolosi. Saranno di fronte in Parlamento vari progetti di legge. A quello del Governo, infatti, che nel merito compie scelte errate pericolose, si aggiungerà un progetto nostro.
Ce ne saranno anche altri presentati dai democristiani e dalle destre. ll parlamento dovrà garantire la possibilità dì votare a primavera: per questo il confronto dovrà essere rapido, anche se ampio e preciso. Il succo della questione sta nella prospettiva generale della legge: il governo tenta di irreggimentare dall'alto ogni aspetto del decentramento, con un eccesso di zelo burocratico e lasciando intravedere l'obiettivo di cambiare le cose solo in apparenza per lsaciare in realtà tutto come prima. Noi, al contrario abbiamo fiducia nel sistema delle autonomie e vogliamo che siano i comuni stessi a regolamentare i poteri, le funzioni, i meccanismi elettorali degli organi del decentramento. Per questo il nostro progetto fissa soltanto i principi generali.
I termini del dibattito sono molto chiari e per parte nostra accettiamo il confronto più ampio e più rigoroso per arrivare a nuove e più ampie intese democratiche.
Anzi, chiediamo con forza questo confronto: lo chiediamo nei Consigli di Zona, nei Consigli Comunali, nelle associazioni, dagli Enti Locali, nel Parlamento. Lo chiediamo, e questa è la cosa più importante, sulla base dei fatti, delle «cose» da fare subito, nel vivo delle lotte contro la crisi economica e per risolvere i problemi del collegamento tra fabbrica città, della scuola, della medicina preventiva, dell'elevazione culturale di massa.
L'esperienza dei nuovi Consigli di Zona e il dibattito sui progetti di legge non saranno momenti separati. Tale separazione sarebbe una condizione di sterilità politica e culturale.
I due momenti saranno invece strettamente collegati: il dibattito sul progetto di legge si salderà alla vita concreta dei nuovi organismi; alle lotte dei lavoratori, alla partecipazione della cittadinanza. Altre soluzioni sono solo dei palliativi.
Se si vuole discutere della partecipazione e del decentramento non si può dalla discussione escludere gli stessi protagonisti, i cittadini.
Commissione educazione sport
Commissione cultura
Commissione territoriale
Il Consiglio di Zona esprime il suo parere su:
Piano urbanistico della zona
— Piano per la costruzione di case popolari (legge 167)
Piano delle strutture commerciali
— La localizzazione, la progettazione, la costruzione degli asili-nido, delle scuole, dei campi gioco, del verde e delle strutture sociali della zona L'istituzione, il trasferimento dei mercarti rionati — L'uso dei terreni e degli stabili di proprietà comunale Il rilascio delle licenze edilizie
Il c.d.z. esercita il controllo su' Mercati rionali e ambulanti — Manutenzione e pulizia delle strade Manutenzione del verde Igiene e manutenzione degli edifici comunali e delle abitazioni di proprietà pubblica Attività socio-assistenziali
Per svolgere questi compiti il c.d.z. dispone di — personale tecnico e amministrativo — di mezzi per l'informazione dei cittadini
CONSIGLIO COMUNALE
Commissioni Comunali
Eventuali altre commissioni decise dal Consiglio di Zona
CONSIGLIO DI ZONA 20 consiglieri Presidente Commissione bilancio
Commissione distrib annona
Commissione ecologia dei
I! Consiglio dl Zona gestisce direttamente:
— Attività di promozione culturale e sociale degli adulti Iniziative culturali — I centri sociali I campi gioco e le strutture ricreative e sportive
Il c.d.z. è presente negli organi di gestione di:
— Asili-nido e servizi per l'infanzia
— Biblioteche rionali Scuole materne comunali
— Attività parascolastiche
— Scuole serali comunali Distretto scolastico (diritto allo studio, edilizia, ecc.)
Il c.d.z. in collaborazione con il Comitato Sanitario dl zona organizza i servizi di:
Medicina preventiva e di tutela della maternità e prima infanzia (pianificazione delle nascite, maternità, ecc.)
— Medicina scolastica
Medicina preventiva dell'ambiente di lavoro
— prevenzione dalle malattie sociali (tubercolosi e malattie respiratorie, tumori, ecc.)
— prevenzione dei disturbi del comportamento e delle malformazioni fisiche educazione sanitaria
Il o.d.z. in collaborazione con il Consiglio Unitario dl Zona sindacale esamina problemi del lavoro e del mondo produttivo in rapporto con tutte le forze sociali interessate
I c.d.z. con il consiglio comunale preparano Il bilancio — Il Piano Regolatore Generale e il piano di 167 Il piano dei trasporti — I programmi generali di investimento e di intervento
LA GESTIONE DEL TERRITORIO
In occasione delle elezioni del 15 giugno i comunisti presentarono ai cittadini un programma che indicava le linee su cui si sarebbe mosso il loro intervento rispetto ai problemi della nostra zona.
Oggi dinanzi al rinnovo dei Consigli di Zona della nostra città, è necessario, partendo dalla realtà effettiva di zona, scendere nei particolari, prendere maggiore coscienza della natura dei problemi e della necessità di una svolta radicale nel modo di lavorare dei Consigli di Zona stessi.
La realtà da cui partiamo è quella di una città che si è sviluppata in modo caotico, sulla base di convenzioni clientelari, di continue violazioni dei piani di sviluppo, di ritardi non casuali nel predisporre gli strumenti urbanistici necessari.
Una situazione quindi che rende improrogabile una precisa regolamentazione del territorio e la sua gestione democratica.
I temi che poniamo (casa, trasporti, verde, edilizia scolastica, servizi pubblici) non possono restare solo enunciazioni, ma devono trovare una programmazione capace di individuare anche i costi di ciascun intervento.
I — Crescita della partecipazione diretta dei cittadini, attraverso un rapporto sempre più stretto con i C. di Z., alla gestione del territorio, non solo come scelta per porre fine a qualsiasi metodo clientelare, ma anche per elaborare una programmazione del territorio dei singoli quartieri che risponda alle esigenze dei cittadini che vi abitano, salvaguardando comunque la necessità di inquadrare ogni scelta in una visione di zona e di Comprensorio (con i Comuni vicini di Novate, Cormano e Bresso).
L'importanza di questi rapporti nasce dalla necessità di recuperare grandi spazi a verde nell'ambito della costituzione del Parco Nord, del recupero degli Standard urbanistici, della destinazione delle aree ancora disponibili nella zona per la soluzione dei problemi della viabilità, della costruzione dei servizi sociali, per l'avvio del risanamento ambientale.
// — Definizione di tutte le convenzioni che non sono ancora state realizzate o che stanno per esserlo.
Occorre la revoca di alcune di esse, come già è stata chiesta, e per le altre è necessaria una nuova contrattazione che tenga conto delle necessità di sviluppo della zona e dei quartieri.
Infatti, non si possono accettare criteri stabiliti 10 o 20 anni fa, all'atto della concessione delle convenzioni, ma occorre riportarli alla realtà di oggi, rivalutando decisamente le contribuzioni per infrastrutture (scuole, servizi sociali, strade, ecc.).
III — Difesa della caratteristica operaia della Zona 8.
Si pone di conseguenza il problema dell'esistenza di un bilancio di zona che preveda il finanziamento dei piani di intervento più complessivi che il Consiglio di Zona deve elaborare. Il bilancio per la zona, quindi, inteso come strumento indispensabile per qualsiasi programmazione, è un obiettivo che i comunisti assumono fra i più importanti della loro battaglia, per lo sviluppo del Decentramento zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA e della partecipazione popolare alla gestione della cosa pubblica. In questo senso, sottoponiamo a tutti i cittadini della zona e a tutte le forze politiche che credono nel decentramento, le nostre proposte sul futuro della zona 8, sulle soluzioni da dare ai problemi della popolazione.
Per questo occorre la ricollocazione e lo sviluppo delle attività produttive in zona come contributo concreto ad una ripresa economica che, salvaguardando il ruolo della piccola e media industria, contribuisca ad accrescere i livelli di occupazione.
Commissione lav assist san.
Il 51,6% zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA degli abitanti della zona sono operai.
Il 45% ceto medio impiegatizzio.
450 sono le piccole e medie industrie o occupano 4.500 operai e 3.500 impiegati.
Di questa realtà noi teniamo conto nella programmazione del territorio perchè rappresenta un patrimonio economico e sociale di importanza decisiva.
IV —Sviluppo dell'edilizia economico popolare e convenzionata.
Le lotte condotte dai cittadini della zona hanno dato dei risultati positivi, accolti nel piano integrativo della Legge 167 conquistato nei mesi scorsi.
Grazie alle aree così ottenute è possibile il mantenimento in zona di tutti i cittadini che vivono in case malsane, nelle cascine, alle case minime di Via Rubicone, al CAP.
Attualmente sono in costruzione (o lo saranno fra poco tempo) opere di edilizia privata per 32.000 metri cubi, a cui corrisponde un contributo rivalutato per infrastrutture di 2.560 milioni.
Questo dato dà l'idea della necessità di rivedere le convenzioni stipulate in passato e di approfondire complessivamente il problema (standard urbanistici, tipo di insediamento, destinazione, ecc.).
VI — Piano per lo sviluppo del trasporto pubblico e la programmazione della viabilità.
Occorre anzitutto superare la concezione di un trasporto pubblico File prevede esclusivamente il collegamento periferia - centro città, realizzando un piano pluriennale che preveda linee di collegamento comprensoriali.
Inoltre:
Realizzazione di una linea tangenziale che colleghi tutti i quartieri di Milano-Nord, con partenza da Musocco e arrivo al Viale Fulvio Testi attraversando le Zone 20, 8, 9, ecc. Questa linea dovrebbe passare per il Parco realizzando una sede viaria esclusiva per il mezzo pubblico.
Ammodernamento delle Ferrovie NordMilano con ubicazione delle Stazioni in luoghi più funzionali, che favoriscano una maggiore utilizzazione da parte dei cittadini.
In questo senso occorre la creazione di centri di Interscambio (costruendo grandi parcheggi pubblici) in grado di fermare la pendolarità dal Nord verso la città, ponendo un freno al traffico privato.
E' necessario però un programma di finanziamento che permetta la realizzazione concreta delle case popolari sulle aree vincolate.
Queste sono le necessità che indichiamo per la
Sistemazione viabilistica di tutta la zona attraverso la pubblicizzazione delle numerose vie ancora private ed in terra battuta, e realizzando una linea di collegamento fra il quartiere e la tangenziale Nord.
Programmazione di tutte le altre iniziative previste (ampliamenti, cavalcavia, ecc.) in una prospettiva che tenga conto di uno sviluppo razionale della zona e rispetto al comprensorio.
Tutte le questioni indicate danno un quadro complessivo di quella che deve essere la gestione programmata, razionale e soprattutto democratica del territorio della zona.
Le soluzioni e le cifre prospettate richiedono ora una verifica approfondita con i cittadini, con le forze politiche e sociali, per individuare le priorità, migliorare i programmi e agire per la loro attuazione.
Per il quartiere di Affori è necessario, all'interno dei 172 mila m' di aree di salvaguardia, individuare le aree da vincolare a 167, per un insediamento complessivo di 1.500 abitanti.
Questo piano di intervento non accoglie per intero tutte le nostre proposte ma ne rappresenta una parte consistente per cui è necessario battersi per ottenerne la realizzazione.
Occorre infatti che la pressione dei cittadini e dell'Ente Locale consenta di poter accedere al più presto ai finanziamenti stanziati dal Governo con i decreti La Malfa, e ottenere un impegno ulteriore anche da parte della Regione.
La Regione, inoltre, deve rimuovere entro breve termine tutti gli ostacoli posti al piano di 167 di Bruzzano con la Legge Regionale sul Parco Nord.
La scelta sulla destinazione delle aree della zona è stata fatta con l'adesione e la partecipazione attiva dei cittadini, con l'intento di andare al recupero positivo di una realtà urbanistica compromessa dalle speculazioni private del passato, favorite dalla politica antipopolare della Democrazia Cristiana, che per tanti anni ha condizionato lo sviluppo urbanistico della città.
V — Attuazione del piano di edilizia scolastica 1972 - 75.
Questo piano prevedeva:
2 Asili Nido . . . . Costo L. 600.000.000
1 Scuola Materna . . L. 200.000.000
2 Scuole Elementari . L. 1.200.000.000
2 Suole Medie . L. 700.000.000
Costo complessivo L. 2.700.000.000
Il piano che doveva essere realizzato entro l'anno scolastico 1975 - 76 non ha ancora trovato realizzazione.
Noi comunisti ne riproponiamo con forza la necessità, anche in previsione dei nuovi insediamenti che aggraveranno ulteriormente la situazione.,
Occorre" inoltre il risanamento delle scuole vecchie e la manutenzione di quelle prefabbricate.
Al finanziamento pubblico del piano di edilizia scolastica, devono aggiungersi le contribuzioni da parte delle immobiliari private attraverso la ricontrattazione delle vecchie convenzioni.
Occorre costruire un grande movimento che, legandosi strettamente ai Consigli di Zona e al Comune sappia imporre al Governo una nuova politica fiscale che preveda una maggiore autonomia finanziaria degli Enti Locali, senza la quale non si può avere nessuna programmazione capace di risolvere i problemi dei cittadini.
fame di case
occorre favorire la cooperazione
Il decentramento demografico, l'incremento di circa un milione di abitanti che la nostra città ha subito negli ultimi anni, ha portato i quartieri periferici e l'immediato hinterland milanese ad un punto di saturazione per quel che riguarda la locazione di appartamenti.
C'è fame di case, le statistiche ci rivelano che gli investimenti in Italia per l'edilizia residenziale sono aumentati da 3.600 miliardi nel 1971 a 6.000 miliardi nel 1974, mentre gli alloggi costruiti sono scesi da 360.000 a 154.000 dei quali soltanto 13.000 di tipo economico popolare.
Per cominciare a soddisfare in misura appena sufficiente la fame di case sarebbe invece necessario produrre oltre 500 mila alloggi nuovi o radicalmente rinnovati all'anno, ossia non meno di 10 alloggi ogni mille abitanti, ritenuto questo il livello al di sotto del quale la fame di case non viene nemmeno modestamente soddisfatta, livello questo che varia in percentuale da zona a zona e che nella nostra città che deve continuamente sopperire ad un incremento immigratorio non può soddisfare la domanda.
La casa è peraltro — non meno del vitto e del vestiario — un bene di prima necessità, in termine di corretta politica sociale, ciò cui sia riconosciuto « bene di prima necessità » deve divenire accessibile a tutti, compresi coloro che non sono in grado di pagarlo al prezzo di mercato.
Da parte dei nostri legislatori qualcosa è
stato fatto, ma purtroppo è stato atto poco e male, l'istituzione della GESCAL nel 1963, non ha affatto inciso sulla risoluzione del problema casa, poichè come è noto l'ente che è sorto per assicurare una costante espansione dell'edilizia pubblica ne ha invece causato il crollo « congelando » in banca o investendo in altri settori la maggior parte dei fondi che riceveva.
Le Coop. Edificatrici che avrebbero potuto svolgere un ruolo importante per aiutare a risolvere il problema della casa (senza la presunzione di risolverlo completamente), favorite dalla Legge _ 167 e dalla « riforma della casa », Legge 22 ottobre 1971, poco o niente hanno potuto fare per le lungaggini burocratiche per l'espropriazione dei terreni vincolati, perchè si arrivava alla scadenza del tempo utile per accedere ai finanziamenti senza poter esibire l'esproprio del terreno assegnato e la licenza edilizia, boicottaggio questo operato dagli enti locali per vanificare i contenuti della legge stessa.
Una ulteriore discriminazione a danno delle Coop. a proprietà indivisa è stato portato anche dall'assegnazione di aree di 167 e di finanziamenti in percentuale maggiore alle Coop. a proprietà divisa che quasi sempre erano Coop. di nuova fondazione o addirittura fasulle, vanificando in tal modo lo spirito Cooperativista che è quello di fornire i soci, cooperatori di un servizio sociale fine a se stesso, senza scopo di lucro, perchè da parte delle Coop. a proprietà indivisa non viene accettato il concetto che il denaro pubblico serva a finanziare dei futuri proprietari di appartamenti.
In merito agli ultimi stanziamenti di mutui della Legge 166 (interventi di emergenza per l'edilizia ), il movimento cooperativo ha fatto rilevare la mancata assegnazione, con il pretesto dei tempi brevi, di una parte dei fondi dell'edilizia sovvenzionata alla cooperazione a proprietà indivisa vanificandone il ruolo rivendicativo e riconosciuto dalla Legge 865.
Da parte dei cooperatori si auspica che per l'avvenire l'applicazione delle leggi in materia venga snellita, che da parte degli enti locali si vincolino più aree, che alle assegnazioni faccia seguito tempestivamente il finanmento accordato (vi sono delle cooperative che a distanza di un anno dall'inizio delle costruzioni non hanno ancora ricevuto alcun finanziamento); è solo in questo quadro che le cooperative a proprietà indivisa e le altre società edilizie senza fine di lucro, in quanto operatori di edilizia sociale autogestita e promossa dalla base, possono svolgere la loro azione e apportare un contributo per la soluzione del problema della casa.
zona: Denominazione del lotto di 167 Metri cubi Quantità di popolaz. da insediare Spesa prevista Via G. Pasta 111.000 1.100 5.550 milioni Lotto 53 Cassina Anna Aree circostanti) 155.000 1.606 7.750 milioni ia Rubicone 56.000 750 2.800 milioni ia Oroboni ria Fulton 40.000 400 2.000 milioni lovisasca 32.000 320 1.700 milioni TOTALI 4.176 19.800 milioni abitanti
I PROBLEMI DELLA DONNA
Intendiamo dedicare in ogni numero del nostro giornale uno spazio ai grandi temi della questione femminile e a tutti quei problemi di natura politica e sociale che interessano particolàrmente le masse femminili.
In questo primo numero affrontiamo l'ormai annosa questione degli asili-nido, ma i temi che ci proponiamo di dibattere su queste pagine saranno anche quelli della maternità, della famiglia, del controllo delle nascite, dell'occupazione femminile, ecc. Chiediamo quindi il contributo di tutti, e delle donne in particolare, per sviluppare un dibattito ampio e costruttivo nella nostra Zona.
I Nidi sono stati per lungo tempo in Italia uno dei servizi assistenziali dell'O.N.M.I.(Opera Nazionale Maternità ed Infanzia) che li ha realizzati e gestiti non sulla base di un'esigenza sociale, del diritto delle donne che lavorano, ma sulla base della pura assistenza alle « madri bisognose » che « sono costrette purtroppo al lavoro »; tutto ciò infatti era perfettamente coerente a quella concezione della donna che l'ha costretta per lungo tempo in una condizione di inferiorità e di discriminazione in ogni campo, concezione che ha radici storiche molto profonde e che viene ancora condivisa da alcune forze politiche e culturali — il referendum sul divorzio ne è stato l'ultimo esempio .
I Nidi dell'O.N.M.I. sono risultati così quantitativamente insufficienti a rispondere alle esigenze delle lavoratrici, privi di qualsiasi contenuto educativo e ridotti a puro « parcheggio » dei bambini, gestiti in modo burocratico e verticistico, completamente chiusi cioè alle forze democratiche, agli Enti locali e alle stesse madri.
Con la Legge 1044, ottenuta con l'impegno dei Comunisti e la mobilitazione soprattutto delle donne, si è aperta una diversa prospettiva: la legge prevede infatti la conduzione degli Asilo Nido finanziati dallo Stato ma realizzati, tramite la Regione, dai Comuni sulla base delle esigenze locali, gestiti socialmente, dotati di personale qualificato che permetta di farne un primo e significativo momento educativo per i bambini dallo zero ai tre anni.
In questa luce si poneva come urgente lo scioglimento dell'O.N.M.I. un inutile carrozzone in cui finivano incontrollati tanti finanziamenti dello Stato.
Ma le resistenze che venivano dai vertici dello Stato, e gli interessi clientelari legati all'O.N.M.I. hanno impedito la realizzazione della legge e l'attuazione del primo finanziamento: pochissimi degli Asili Nido previsti sono stati costruiti ed ora i 40 milioni per Nido stanziati non bastano più, ma lo Stato non intende rifinanziare la Legge.
La vecchia amministrazione di Milano è rimasta passiva di fronte a tutto ciò ed assistiamo all'assurdo per cui in una città come Milano, in cui le madri lavoratrici non sono un fatto eccezionale, è stato costruito un solo Asilo Nido comunale.
dibattito droga
Sempre più spesso si sentono notizie riguardanti giovani che muoiono a causa dell'uso di sostanze stupefacenti.
Il fatto che l'uso della droga investe sempre più larghi strati di giovani, di diversa estrazione sociale, è un problema che tutte le forze politiche democratiche devono sentire proprio, per affrontarlo e risolverlo al più presto ( prima che diventi una grossa piaga nazionale ). Ma per poter affrontare tale problema occorre aver le idee chiare sulle cause che portano il giovane a drogarsi.
Pensiamo alla situazione in cui si trovano i giovani studenti che una volta avuto il diploma non trovano una corrispondente occupazione, o alle centinaia di migliaia di giovani che non hanno un posto di lavoro, oppure una volta trovato, gli spetta l'umiliazione spesso di un lavoro precario, senza prospettive, ma non per questo esente dal supersfruttamento.
Guardiamo la vita che i giovani conducono nei quartieri dove c'è assoluta carenza di servizi sociali essenziali, che permettono l'aggregazione della gioventù, che porti alla costruzione di nuovi modelli di vita e di comportamento basati su dei rapporti umani e collettivi. Inoltre la crisi che la società capitalistica attraversa, si riflette sui valori morali e ideali, sui quali fino a ieri faceva presa fra le masse giovanili.
In questa situazione di sfiducia, in cui i giovani si trovano e cioè: di emarginazione economica, politica e sociale, crea nei giovani più deboli la rinuncia, la indifferenza alla lotta politica — necessaria — per poter cambiare radicalmente questa società alienante ed ingiusta, e li porta sulla via sbagliata della droga.
Il mercato della droga, come è ormai dimostrato, è una fonte inestimabile di guadagni: grosse organizzazioni internazionali agiscono con spregiudicatezza contando spesso sulla inefficienza della attività di repressione antidroga.
Punire gli spacciatori, facendo una distinzione quindi fra questi e i consumatori, e più che mai necessario, come è ugualmente necessario intervenire sui grandi gruppi monopolistici farmaceutici per un controllo severo sulle sostanze lanciate nel mercato come « farmaci » ma che sono in effetti delle vere e proprie sostanze stupefacenti.
SANITA'
I cittadini sentono ormai come urgente ed irrinunciabile l'esigenza del superamento di un sistema sanitario ed assistenziale, visto come un intervento a carattere sociale che eroga servizi ancor oggi funzionanti come opere di beneficienza.
In genere tali servizi, a sfondo privatistico, sono caoticamente frammentari con dei livelli di prestazioni mediocri ed insufficienti tali che, nella nostra Zona, creano forti malumori. Situazione questa derivata e mantenuta da trent'anni di governo DC e dalla mancanza di una reale volontà politica in quella classe dirigente che ha visto spesso le strutture assistenziali come dei momenti e degli strumenti elettoralistici.
Ora, dopo il 15 giugno 1975, le cose sono cambiate ed il futuro Consiglio di Zona, d'intesa con il Comitato Sanitario di Zona si impegnano ad adoprarsi per elaborare un comune programma sanitario-assistenziale (come intervento sociale), che sia di stimolo per la partecipazione, degli organismi sanitari, delle forze politiche e sindacali, di tutti i cittadini, ai lavori di elaborazione e di studio di tecniche, che si prefiggono, come fine ultimo, la salvaguardia della salute.
Nella nostra zona, che supera i 52.000 abitanti abbiamo 3 Asili Nido dell'O.N.M.I. con solo 193 posti disponibili: secondo il primo piano di finanziamento della nuova Legge sui Nidi nella Zona 8 sarebbero dovuti sorgere 2 Nidi comunali entro il 1974 che, come tutti sappiamo, non sono stati costruiti.
Di fronte a questa situazione riteniamo necessario che le donne in prima persona si mobilitino, coinvolgendo le forze politiche democratiche, il Consiglio di Zona, il Comitato Sanitario per ottenere al più presto un nuovo finanziamento da parte dello Stato.
Combattere per portare a soluzione il problema della droga, e in principal modo il recupero dei drogati, è una battaglia difficile: lo schieramento di chi guadagna somme ingenti di denaro, di chi, tutto sommato, preferisce vedere una gioventù passiva, lontana dai problemi reali ( e quindi dalle necessarie lotte per trasformare la società) è molto forte.
In questa battaglia un ruolo principale spetta alla gioventù comunista portatrice di valori nuovi, rivoluzionari, per una NUOVA QUALITA DELLA VITA, per la .trasformazione socia-lista del nostro Paese.
Federazione Giovanile Comunista Italiana Circolo N. Van Troy Piazza Gasparri, 4 - MILANO
Essa si consegue con la prevenzione. Se si conviene che sia meglio « PREVENIRE PRIMA DI CURARE », è indispensabile tener conto dell'ambiente in cui si vive e si lavora ed è prioritario il problema della prevenzione della malattia. Tale prevenzione infatti, oltre che ridurre i rischi di malattia e di morte, costituisce, oggi, l'unico baluardo per ostacolare quella organizzazione sanitaria che tende a separare la salute individuale da quella collettiva, e si occupa dei problemi sanitari individuali anzichè occuparsi prima del risanamento dell'ambiente abitativo e di lavoro.
Realizzare quanto esposto non basta. Per rispondere alle esigenze reali in materia di salute, si deve anche procedere alla razionalizzazione dell'attuale apparato sanitario.
Una riforma sanitaria staccata dalla riforma di tutte le altre strutture sociali del Paese è pura utopia, perciò, quando si parla dei contenuti delle riforme,non si deve dimenticare che esse sono frutto di una lotta serrata che coinvolge tutte le forze sane del Paese, dal movimento dei lavoratori a quelle forze politiche e democratiche che da anni chiedono migliori condizioni umane di vita. Sono i cittadini lavoratori che pagano sempre di persona a causa delle resistenze, forti ancora oggi, che impediscono un rapido risanamento degli ambienti di lavoro ed una moderna modificazione dell'organizzazione di vita nelle fabbriche e nel territorio.
E' tempo di riconfermare l'importanza della prevenzione, a cui si giunge con l'attuazione di convenzioni con Enti ed Istituti Specialistici, ma anche con l'educazione sanitaria della popolazione (la Legge n. 37 della Regione Lombardia, in merito a ciò, è molto carente). Alle manchevolezze della legge si deve sopperire organizzando assemblee specifiche nelle scuole, nelle fabbriche e nei quartieri, per discutere temi legati alla realtà, come risposta _alla domanda che emerge dai disagi e dai fattori di nocività esistenti, che la Legge n. 37 menziona nell'articolo n. 10.
A tale proposito i comunisti del Comitato Sanitario della Zona 8 si dichiarano disponibili, per incontri, per suggerimenti da dare e da ricevere.
GIOVENTU' COMUNISTA FRONTE
DROGA
LA
DIFFONDERSI
Una ragazza drogata al festival di Zerbo, nel pavese.
ORGANI COLLEGIALI
Il prossimo 14 dicembre in tutte le scuole italiane si voterà per le elezioni di quegli organi collegiali che, ogni anno, si devono rinnovare: Consiglio di interclasse, di classe, di disciplina e verranno presentate le liste per sostituire i membri decaduti dei Consigli di Circolo e di Istituto.
Qual è il significato di tutto questo?
Quale fine si devono proporre gli organi collegiali?
3' Perchè sono stati istituiti?
40 Nella nostra zona, in particolare, quali sono le carenze più gravi che bisogna risolvere?
Si potrebbe rispondere alla prima domanda con una sola parola: DEMOCRAZIA. Questo infatti è il profondo mutamento che questi Organi devono portare nelle istituzioni scolastiche; togliendole dal loro assurdo isolamento, farne una parte viva della realtà in cui operano, aprirle al quartiere, agli Enti Locali, alle forze sociali e democratiche sino ad essere centri di cultura permanente vere palestre di democrazia.
La risposta alla seconda domanda sta nel Dettato Costituzionale e precisamente là dove si sancisce il
DIRITTO ALLO STUDIO
per tutti i cittadini italiani senza distinzioni di classe, di ideologie, religioni o sesso. 11 rivendicare quindi l'abolizione di qualsiasi forma di selezione, di discriminazione, di emarginazione, garantendo a tutti i cittadini il completamento dell'intero ciclo della scuola dell'obbligo e fornendo loro gli strumenti necessari a superare gli svantaggi culturali dovuti a condizioni economiche, ambientali, sanitarie, causati all'origine dalle profonde ingiustizie sociali esistenti nel sistema.
Sono stati istituti, gli organi collegiali intendiamo, per le lotte di tutti noi, lavoratori e studenti; questi ultimi dal '68, anno delle imponenti mobilitazioni di massa, scesero
nelle piazze a fianco degli operai, per denunciare la scuola così come era: corpo separato dalla società, continuatrice di un sistema basato sull'autoritarismo, emarginatrice della classe operaia. Rivendicavano una scuola democratica, a gestione sociale, che trasmettesse i valori della Costituzione Italiana nata dalla Resistenza. Da allora di anno in anno sempre più le varie componenti scolastiche; docenti, non docenti, studenti e della società: lavoratori, sindacati, partiti progressisti _ e genitori sempre più numerosi, sempre più forti lottarono per entrare nella scuola. Da istituto in istituto questa marea di democrazia salì ad infrangere e sfondare le mura innalzate, di proposito, per coprire quelle vergognose ingiustizie che quotidianamente venivano commesse ai danni degli alunni delle classi meno abbienti o dalle idee troppo democratiche per il sistema.
Questa enorme pressione popolare costrinse, alla fine, il Governo a concedere la Legge istitutiva della Gestione Sociale e Democratica in tutte le scuole di ogni ordine e grado esistenti in Italia.
Il Ministro della P.I., Malfatti, nel compilare poi le norme di applicazione della legge cercò di restringere, di mortificare sino a snaturare completamente il senso di questa legge perchè questa realtà che prorompeva nelle istituzioni non avesse a spazzare via completamente quei centri di continuazione del sistema conservatore e di reazioni ferocemente discriminanti che sono sempre state le scuole italiane nella loro quasi totalità. Nella nostra Zona esistono 26 scuole: materne, elementari, medie inferiori e superiori.
E' indispensabile che tutti i Genitori democratici partecipino, entrino negli organi collegiali, rivendichino in tutti quel servizio che non hanno mai dato e che, nella maggior parte di esse, le direzioni non vogliono ancora dare. Non esiste infatti, in Zona, alcuna scuola a TEMPO PIENO, eppure è previsto per legge e, considerando la situazione socio-economica degli utenti il DIRIT-
TO ALLO STUDIO, da noi, si può realizzare solo col TEMPO PIENO, con strumenti didattici e metodologie tali da eliminare le gravi differenze culturali.
Salvo eccezioni, dovute a pochi insegnanti, non si è mai proceduto ad una programmazione dell'insegnamento con la partecipazione dei genitori e rappresentanti delle forze sociali e democratiche, partendo da CONTENUTI nuovi, validi, rispondenti alla realtà odierna.
Medicina preventilva e curativa sono state sinora solo delle vuote parole che devono ORA divenire fatto quotidiano e concreto per la pressione dei Genitori, di tutti i genitori.
Le ATTIVITA' sportive, ricreative e culturali sono state fatte solo per i pochi privilegiati che potevano pagare rette discriminanti a società o pseudo-società che usavano ed usano ancora strutture pubbliche per interesse privato.
Tutti gli alunni devono poter godere di queste attività che aiutano lo sviluppo sano ed equilibrato dei corpi ed arricchiscono ed integrano la cultura degli alunni.
In nessuna scuola della zona esiste una biblioteca degna di questo nome e (salvo ci risulta 1 caso) non vengono neppure gestite regolarmente quelle, benchè limitate a testi dell'epoca vittoriana, esistenti.
La percentuale di abbandoni scolastici, dovuti a bocciature, sospensioni, difficoltà economiche, della nostra zona è fra le più alte della città, paragonabile solo alle zone italiane del sottosviluppo.
Per ottenere quindi l'eliminazione graduale di tutte queste gravi ingiustizie sociali, con cause dei fenomeni di rifiuto così frequenti nei nostri quartieri, il COORDINAMENTO GENITORI DEMOCRATICI PER LA RIFORMA E LA GESTIONE SOCIALE DELLA SCUOLA con sede presso il Consiglio di Zona 8 CHIEDE a tutti i Genitori un impegno costante e convinto disponendosi, con riunioni, dibattiti, ciclostilati, a fornire tutti quegli strumenti necessari a tutti i cittadini democratici per meglio svolgere il loro lavoro, la loro lotta per arrivare ad una vera Riforma democratica della scuola
SCUOLE MATERNE PRIVATE Ubicazione numero telef. e o ce ce 2 oeC O) c 2. 2 E. cOo. ORARIO 7,30 - 18 per i bambini dei 2 1 120 dei genitori lavoratori 8 - 16,30 per tutti gli altri 2 — 125 7 - 8,30 8,30 - 16 16 - 18 2 1 180 7,30 - 9 9-16 16 - 18 1 107 7,30 -9 9-16 16 -18 1 - 60 7,15 - 18 1 1 110 7 - 19 1 - 50 8-16 10 3 7 52 via Scialoia, 7 6465462 3 via Rubicone, 20 6450043 3 via Molteni, 9 6450911 4 via S.S. Cuore 6450105 3 via Cheren, 7 3552451 2 via Teano, 21 6454795 3 via Acerbi, 14 6450815 2 20 SCUOLE ELEMENTARI STATALI numero numero n. posti Ubicazione telef. aule ( aula x 25 ) via Comasina, 42 6456768 24 600 via Fabriano, 4 6464113 27 675 via dei Braschi, 12 6450149 40 1.000 via Gabbro, 6 3570819 24 600 piazza Gasparri 6453037 20 500 via Iseo, 7 6453161 34 850 via Scialoia, 15 370336 24 600 193 4.825 Direzione Didattica piazza Gasparri via Bonomi via dei Braschi via Iseo piazza Gasparri via Iseo via Bonomi SCUOLE ELEMENTARI PRIVATE Ubicazione numero telef. numero aule numero iscritti 1974 - 75 Orario 8 - 12,30 12,30 - 14,30 ricreazione via Teano, 21 6454795 10 367 14,30 - 16,30 doposcuola SCUOLE MEDIE STATALI numero numero n. posti Direzione Ubicazione telef. aule ( 25 Didattica a aula via del Volga via B. da Novate via Gabbro via G. Sand via Scialoia 6450982 675 27 aut. 6459353 600 24 aut. 3573757 600 24 aut. 6459353 600 24 succursale di via B. da Novate 6465462 600 24 aut. 3.075 123 SCUOLE MEDIE PRIVATE Ubicazione viale Affiori, 12 via Teano, 21 Totale numero telef. 6461469 6454795 numero numero aule iscritti 6 130 3 97 9 227 Orario tempo pieno tempo pieno
MOVIMENTO GENITORI
i
TRIBUNA APERTA
Desideriamo, con questa serie di interventi, fare una prima panoramica dei più scottanti problemi della nostra zona. Ciò allo scopo di aprire un dibattito con tutti i cittadini e tutte le forze politiche e sociali che invitiamo ad intervenire e le cui opinioni pubblicheremo sui prossimi numeri
IL DECENTRAMENTO: PERCHE' E PER CHI
La città si trova in una fase avanzata di degradazione strutturale ed organizzativa.
La gestione delle forze politiche ed economiche dominanti hanno provocato uno sviluppo caotico dell'aggregato urbano, privilegiando gli interessi di parte, le speculazioni edilizie, le rendite parassitarie, ignorando la domanda di servizi pubblici e strutture sociali. Siamo anche per questo, oggi, di fronte ad una città con ghetti e coree, caratterizzata da gravi fenomeni di violenza comune e politica, di delinquenza giovanile, di continua espansione dell'uso della droga, problemi che diventeranno sempre più gravi se non si interviene tempestivamente sulle cause di fondo.
A questo stato di crisi si è pervenuti perchè dal dopoguerra ad oggi l'influenza politica dei lavoratori, il controllo popolare sulla organizzazione e gestione degli spazi urbani (localizzazione delle abitazioni, distribuzione dei servizi, ecc.) è stata assai debole consentendo quel processo di spoliazione che era iniziato nei luoghi di lavoro.
A nostro avviso, pertanto, i Consigli di Zona devono essere un momento di una più generale battaglia politica e sociale che si svolge negli aggregati urbani, un momento di lotta popolare in cui gli organismi di decentramento siano anche strumenti di lotta contro lo sfruttamento capitalistico della città, uno strumento in più per i lavoratori che consenta loro di « riappropriarsi della città », di condurre una battaglia più generale contro la rendita fondiaria, contro la speculazione edilizia, contro lo sfruttamento e l'emarginazione delle categorie più deboli.
Una presa di coscienza di questa realtà e l'assunzione di una certa interpretazione politica di questi fenomeni è condizione indispensabile per una azione, anche a livello di decentramento, che produca una inversione di tendenza. In mancanza il tutto potrebbe risolversi in un fatto puramente gestionale del processo di sviluppo in atto o nella soddisfazione di una esigenza di efficienza amministrativa.
La casa, i servizi, il verde, i trasporti, una diversa organizzazione degli spazi urbani atta a costituire gli equilibri funzionali tra residenza, attività produttive, insediamenti sociali, funzioni culturali e mobilità non si ottengono senza la sconfitta delle forze finora egemoni nella città, di certe forze capitalistiche rozze, arretrate, reazionarie e delle forze politiche che li rappresentano, senza una coscienza di classe che porti alla lotta sulla base di una contrapposizione reale su problemi concreti ed esigenze ideali.
Questa impostazione dovrebbe evitare anche il rischio di trasformare i Consigli di Zona in istituzione di mediazione fra il centro e la periferia e i pericoli di una gestione corporativa dei problemi.
La capacità di mobilitazione di massa, il necessario collegamento con i partiti politici, le organizzazioni sindacali, i comitati di quartiere, le forze sociali può acquisire agli organi di decentramento un importante ruolo politico e quindi una effettiva capacità decisionale, al di là degli strumenti formali dei pareri obbligatori o vincolanti previsti fra i poteri dei C. di Z.; nel contempo è necessaria la consapevolezza che la battaglia politica, pur partendo da obiettivi specifici di un quartiere deve tendere al raggiungimento di traguardi più generali, alla costruzione di un diverso modello di comunità urbana, con una capacità di sapere inserire i problemi di Zona nella dimensione cittadina e in quella ancora più ampia del Paese, saldando il momento rivendicativo contingente con gli obiettivi generali di riforma, evitando la lottizzazione della comunità urbana e la conseguente degradazione della lotta politica.
WALTER CASALE Segretario Sezione Allori
COS'E' L'UNIONE SPORTIVA BOVISASCA
L'Unione Sportiva Bovisasca ritiene utile precisare il suo carattere popolare, nel senso che tutte le persone democratiche della Zona possono parteciparvi.
L. U.S. Bovisasca è nata nel 1964 per volontà di alcune persone che si sono prese l'impegno di portare avanti una o più squadre di calcio con tutti i problemi che sarebbero sorti.
Già nel 1964, come oggi, I' U.S. Bovisasca aveva come fonte unica di sostentamento finanziario la quota dei soci, che oggi è in ragione di L. 1.000 mensili.
Un punto è sempre stato chiaro e intendiamo anche oggi mettere in evidenza: l'attività dell' U.S. Bovisasca non ha avuto, e non ha alcun scopo di lucro; l'unico scopo è quello di fare giocare al calcio i ragazzi della Zona.
La nostra attività sportiva riguarda prevalentemente il calcio: quest'anno siamo impegnati con tre squadre del settore giovanile dai 10 ai 18 anni; ma è nostro proposito di partecipare ad altri sport.
Questi nostri propositi si scontrano con la realtà di tutti i giorni: mancanza di attrezzature e scarso interessamento del quartiere.
Da pochi mesi ci siamo uniti con i giovani del Centro Sociale; questa unione ci ha permesso di superare il fattore sportivo e coinvolgere tutte le attività ricreative di gruppo del quartiere che prima erano inesistenti.
E' stato il risultato naturale in quanto perseguiamo gli stessi fini.
In base alla decisione del Consiglio di Stato le elezioni dei Consigli di Zona che avrebbero dovuto svolgersi il 30 novembre sono state rinviate a data da destinarsi.
Secondo il Consiglio di Stato le amministrazioni comunali avrebbero dovuto attendere l'entrata in vigore delle nuove norme per le elezioni dei c.d.z. per consentire che la costituzione dei nuovi organismi avvenga nella legalità, minacciando, qualora fossero state attuate le elezioni di invalidarle.
La manovra appare fin troppo chiara!
La DC dopo il risultato delle elezioni amministrative del 15 giugno ha voluto evitare che simili risultati si ripetessero sia pure a livello di base, di quartiere, di zona, scoprendo dopo anni che se ne parla, la necessità di una nuova regolamentazione.
Inoltre alquanto discutibile è stato l'atteggiamento della giunta di sinistra di Milano che ha accettato e non si è opposta al diktat governativo e dopo una discussione al Consiglio Comunale ha deciso di rinunciare alle elezioni a suffragio diretto; le elezioni comunque si terranno ugualmente (secondo i vecchi sistemi, vedi art. 3 del regolamento) e così viene ancora una volta negata ai cittadini la possibilità di eleggere direttamente i propri rappresentanti di Zona che sono conosciuti in quanto hanno portato avanti le lotte per la casa, per la scuola, per l'urbanistica, ecc. e perchè in generale sono gli elementi che realmente si battono per gli interessi e le esigenze popolari e non per i ristretti e meschini calcoli privati di potere e clientelari.
Parlare di decentramento e di partecipazione democratica dei cittadini alla vita pubblica, per alcuni partiti, DC in testa, è usuale; quando però questo può significare perdita di potere allora certe dichiarazioni non valgono più ma si parla di procedure da definire o di illegalità.
Per assistere e partecipare a queste attività sportive-ricreative che si svolgono sul nostro campo non serve nessuna tessera, non occorre appartenere ad alcun partito politico e non si paga niente.
L'Unione che ha caratterizzato l'attività di questo anno ci ha permesso di avere una base maggiore di soci e di avere più forza all'interno del quartiere.
Con questa forza siamo impegnati a risolvere i problemi che tutti gli anni abbiamo all'inizio dei campionato: abbigliamento per i giocatori, la preparazione atletica, la manutenzione del campo di gioco e tanti altri; ma abbiamo anche nuovi problemi: la costruzione della nuova baracca che ci permetterà di allargarci, la costruzione del parco giochi per i bambini più piccoli ( in parte già terminati) e il problema del verde.
Quest'ultimo problema ci stà particolarmente a cuore perchè vogliamo rendere l'ambiente più accogliente, in modo che ne possa usufruire tutta la Zona.
Come si può notare, da quanto detto in precedenza, l'attività dell' U.S. Bovisasca e del Centro Sociale ha una matrice comune: la volontà di fare qualcosa nel quartiere, dove tutti, si possano ritrovare e passare delle ore piacevoli.
Per concludere teniamo a precisare che non occorre alcuna formalità per portare il proprio aiuto, chiunque può venire con noi al campo sportivo Bovisasca e dare una mano; noi facciamo dello sport, senza pretendere niente da nessuno, nè abbiamo la presunzione di voler insegnare qualcosa a qualcuno.
1-)11i BLOCCATE LE ELEZIONI i
DEI CONSIGLI DI ZONA PAURA DEL 15 GIUGNO?
PSI....:::.
UNIONE SPORTIVA BOVISASCA Via EI Alamein
Quindi annullando le delibere relative alle elezioiliflffirette, il Cd isiglio di Siàto e indirettamente il governo ha raggiunto almeno 3 obbiettivi fondamentali: innanzitutto le forze pseudo-democratiche sono riuscite ad evitare una prevedibile sconfitta elettorale, infatti il risultato delle elezioni del 15 giugno avrebbe avuto un significato seguito proprio in questa scadenza e a questo proposito sarebbe facile immaginare che le forze politiche in cui la maggioranza popolare ha riposto la fiducia il 15 giugno avrebbero raccolto consensi ancora maggiori.
Il secondo obbiettivo raggiunto è l'avere evitato lo scontro politico che indubbiamente si sarebbe verificato durante la campagna elettorale, perchè nella battaglia elettorale gli organismi di massa avrebbero portato il dibattito su temi che oggi rappresentano le contraddizioni maggiori per le masse. Il dibattito sull'occupazione, carovita, speculazione edilizia avrebbe messo in serie difficoltà le forze politiche del governo che nei quartieri sono individuate come maggiori responsabili della crisi politica ed economica.
Infine va sottolineato che con questo provvedimento il governo si è creato un importante precedente che gli consentirà di intervenire anche nel merito dei poteri dei Consigli di Zona nelle varie città.
Occorre sottolineare che malgrado la decisione del Consiglio di Stato esistevano ugualmente gli spazi per procedere alle elezioni, tenuto conto delle delibere già in vigore a livello comunale e considerando che molte fasi della campagna elettorale erano già in atto.
Stranamente il PCI ha rifiutato lo scontro politico con il governo e si è fatto promotore di una mozione in Consiglio Comunale che senza alcuna critica nei confronti del governo stesso conteneva la proposta di ricostituire i Consigli di Zona secondo il vecchio regolamento.
Proprio a causa di tutto ciò è oggi importante mettere al centro del dibattito e della battaglia politica la questione relativa al decentramento.
La battaglia per il rinnovo dei Consigli di Zona con le elezioni dirette dovrebbe essere la battaglia per l'effettiva partecipazione di tutte le forze democratiche popolari. In particolare a Milano la questione fondamentale deve diventare quella di attribuire poteri decisionali ai Consigli di Zona, una questione che malgrado l'errato metodo di costituzione dei Consigli dovrà vedere impegnati tutti gli organismi di massa (Comitati di Quartiere, C.U.Z., Consigli sanitari, ecc.) chiamati a rappresentare le forze democratiche nei nuovi Consigli.
Carlo CORNALBA Presidente Consiglio Zona 8 (MUIS)
IL CONTRIBUTO DI UN CATTOLICO IL DECENTRAMENTO BANCO DI PROVA PER LA DEMOCRAZIA
Ci arrivai una sera, quasi per sbaglio. Nel salone delle riunioni in Villa Litta, anni or sono, mi sono trovato nel bel mezzo di una vivace e combattuta discussione su di un problema riguardante un momento d vita del nostro Quartiere Afforese. Mi torna molto difficile far rinascere quel senso di emozione che provai, — io, cittadino di Allori — nell'assistere al dibattito tra Consiglieri della nostra Zona 8 che, rappresentando le tante disattese speranze di una Comunità in inarrestabile espansione, stavano stabilendo in quale forma introdurre la più immediata, schietta, genuina volontà popolare nel marchingegno della burocrazia popolare. Questo sforzo autentico di persone, mandate con la fiducia delle componenti democratiche della nostra Zona a farsi portavoce della « base » in quel momento mi hanno inferto una sferzata di entusiasmo che prego Dio nessuno o nulla possa spegnermi nell'animo.
Nella mia semplicità, incompetenza nell'addentrarmi nel dedalo di tutta la struttura burocratica in cui è nato, si è sviluppato e vive il decentramento, mi scuso col lettore se, in questo mio breve riandare lungo gli anni della sua vita, prenderò in considerazione la fisionomia con la quale ci siamo presentati l'un l'altro e l'aspetto più autentico attraverso il quale ancor oggi lo considero come un amico, un aiuto allo sviluppo democratico della società in cui vivo, lavoro, cresco come uomo e cittadino.
Spesso, per passione innata, mi sono incontrato con scritti del 700 - 800 in cui si descrive la vita civica, religiosa, culturale dell'allora borgata di Affori; documenti d'archivio trasudanti dolore, sforzo, umiliazioni, fatiche di una popolazione in continua lotta con la miseria più nera, con l'ingiustizia più deprecabile, con la realtà di una vita contadina che la segregava tra utensili, animali da soma, sporcizie, all'ombra di umidi e diroccati tuguri in cui si svolgeva quella che doveva essere la loro vita umana e civica. Mi chiedo spesso, faticando a leggere tra riga e riga di quelle pagine consunte, quale forza potessero avere le loro giuste rivendicazioni, allorchè erano loro assegnati solo doveri, di fronte ad una Amministrazione inattaccabile fermamente ancorata a privilegi, difesa dalla prepotenza più che dalla forza.
Lo pensavo anche quella sera cui ho accennato poc'anzi. E nel mio animo — tra i sentimenti che non so rendere visibili — c'era una gioia strana, quasi li avessi al fianco quei capestri contadini in una serata di rivincita sulla storia. Quanti secoli sono passati? Pure quel popolo ha avuto ora una voce. Quella voce è la nostra. La forza che loro è stata negata l'abbiamo conquistata. Grave sbaglio lasciarcela sfuggire. Una occasione storica irripetibile anche se il processo in atto di democratizzazione è irreversibile.
Il Decentramento è infatti quella conquista. Il mugugno che per decenni è serpeggiato tra i cittadini più indifesi che parlavano un linguaggio il cui eco non giungeva in alto perchè disperso nel sottobosco e nel groviglio della burocrazia è divenuto — col Decentramento — un coro, un grido di protesta, un urlo di accusa dei cittadini ai quali non il numero ma
la loro stessa dignità di uomini liberi ha conferito il diritto di chiedere, di criticare, di giudicare o, se il caso, di acconsentire.
Non è stato quindi un regalo, lo ripeto, ma una conquista.
Dove c'è un diritto non sussiste donazione ma una esigenza. Sarebbe perciò una tragica farsa per uno stato, considerarsi democratico quando i propri membri vengono ancora suddivisi per categorie e per alcune di esse esistano solo doveri. La demodizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA-azia presuppone giustizia ma non solo in termini astratti quanto in momenti concreti: cogestione, compartecipazione, corresponsabilità, potere decisionale, consultazione ... sono elementi non accessori ma essenziali di uno stato democratico, in una società fatta di cittadini cui sono riconosciuti diritti costituzionali nella più ampia formulazione, in quanto uomini e non solo in quanto componenti produttivi o numeri anonimi in balìa di classi privilegiate. Ma il decentramento è fatto soprattutto di uomini, i quali si servono delle strutture e non viceversa. E se il fine è di garantire la più larga partecipazione alla gestione della cosa pubblica (che in quanto tale è di tutti i cittadini e non solo affare di pochi) le stesse strutture. vanno riviste sotto questa angolatura sacrificando spesso vecchi schemi che, in un contesto democratico, si rivelino non più all'altezza del compito per cui sono stati posti. Per mio dovere di cittadino, per dovere professionale, per senso morale di cattolico, mi sono trovato spesso ad assistere a sedute, riunioni, dibattiti, assemblee popolari che, passo passo hanno accompagnato la breve ma difficile vita del decentramento nella nostra complessa Zona 8, e posso ben dire, come già scritto in questi anni, che il decentramento me lo sento crescere e diventare adulto. Molti segni potrei citare a comprova. Anche i cittadini hanno acquisito, suo tramite, un nuovo mode; di partecipare alla vita civica con una presenza sempre più impegnata (siamo però ancora a livello di pochi).
Non credo si possa dubitare di questa crescente maturità. Sarei pertanto curioso di sapere per quale marchingegn quando si tratta di riconoscere al cittadino questa sua maturità dandogli di fatto non solo la possibilithà di far giungere la propria voce agli organi responsabili in sede comunale, ma anche col designare coloro che di queste sue legittime aspirazioni siano i portavoce, tutto appare nebuloso e « prematuro ».
Non bastano le belle affermazioni di principio o di solidarietà, il cittadino che adempie ai suoi doveri in seno alla società, da essa esige il riconoscimento del suo ruolo di componente attivo nella vita pubblica in difesa dei suoi diritti.
Non mi pare di abbandonarmi a dichiarazioni astruse, ma i recenti fatti coi quali si è voluto bloccare un naturale sviluppo del decentramento arrivando alla elezione diretta dei Consiglieri di Zona, mi stanno dimostrando che per alcuni questa visuale è perlomeno immatura.
Allora mi ritrovo a pensare a quella prima sera di entusiasmo, allorchè mi sembrava tanto vicino il momento in cui la storia stava riparando al torto fatto lungo i secoli alla « base », ai deboli, ai poveri, agli indifesi.
E penso che se qualcosa o qualcuno si . illudesse di stroncare questo processo storico compirebbe un grave errore oltre che macchiarsi di una grande ingiustizia; non farebbe che spostare di poco l'ora della propria disfatta.
L. RIPAMONTI
4 Ä 11
PORTARE AVANTI IL TESSERAMENTO
Ciò è falso, non è questo che noi vogliamo. Ciò che vogliamo è rafforzare il Partito nel nostro modo sperimentato e giusto: invitando cioè i migliori combattenti della classe operaia, i protagonisti delle lotte nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri che ancora non siano iscritti al Partito, e farlo; arricchendoci così, e arriccriendo loro stessi.
A metà novembre di quest'anno gli iscritti al P.C.I. erano a Milano 24.812 di cui circa 6.800 donne. L'obiettivo che ci poniamo per il 1976 è di 26.000 iscritti. Ma certamente i comunisti milanesi, muovendosi con lo slancio e con la capacità politica e 'organizzativa di cui hanno sempre dato. prova, riusciranno a superare tale obiettivo rafforzando ancor più il Partito ed estendendone l'influenza.
La campagna per il tesseramento, che vede impegnate tutte le organizzazioni del Partito e della F.G.C.I., ha quest'anno un'importanza e addirittura un carattere nuovo, che deriva dalla grande vittoria del 15 giugno e dalle accresciute responsabilità che tale vittoria pone al zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA P.C.I.
Basti pensare allo sforzo, all'impegno massiccio che vede migliaia di nostri dirigenti fra i più capaci, a tutti i livelli, impegnati nella direzione della cosa pubblica. Alcuni giornali hanno scritto che il P.C.I. è oggi partecipe dell'amministrazione del 60% della popolazione dei Comuni, delle Provincie e delle Regioni Italiane. Forse tale cifra non è esatta, ma certo essa non si discosta molto dal vero. •
Ciò significa che vi è la necessità da un lato di accelerare il normale ricambio dei quadri nel Partito; e dall'altro di allargare l'influenza del P.C.I., i suoi contatti, per toccare strati sempre più vasti, nuovi e diversi della popolazione.
Ecco perchè il proselitismo è oggi più che mai un problema politico 'essenziale: dobbiamo essere presenti ovunque, con forza e capacità di convinzione, per spiegare, discutere, trascinare con noi le masse popolari; e ciò è possibile solo accogliendo nelle nostre file migliaia di nuovi compagni, per i quali è ormai maturo il passo da simpatizzanti-sostenitorielettori a membri del Partito.
Si è parlato in questi mesi — si è fatta anche dell'ironia da parte di chi non ha digerito il 15 giugno -- di «corsa al P.C.I.» da parte di opportunisti usi a «correre in soccorso del vincitore».
ALCUNI DATI SULLA ZONA
Infine c'è un ultimo aspetto che va sottolineato: quello finanziario. In tutti questi anni la media-tessera è aumentata passando da 2.824 lire nel 1971 a 6.200 lire quest'anno. Eppure i compagni e le compagne sono riuscite a superare nel 1975 quell'obbiettivo già tanto elevato, raggiungendo 6.300 lire. Per il 1976 il Partito chiede loro un ulteriore sforzo: l'obiettivo della media-tessera sale, a livello cittadino (ovviamente poi esso varia da Sezione a Sezione) a 7.300 lire.
E' un aumento notevole, gravoso, il cui motivo è peraltro fin troppo evidente: al crescente impegno delle organizzazioni del Partito si aggiunge l'aumento dei costi. Ecco perchè diventa necessario chiedere ai compagni, a tutti i compagni, questo sforzo ulteriore.
E' perfino banale, ormai, dire che il P.C.I. non ha altri finanziatori che non siano i lavoratori: ma è la verità. I lavoratori di Milano lo sanno: e perciò ancora una volta, compiranno uno sforzo generoso per dare al loro Partito i mezzi finanziari che consentiranno di portare sempre più avanti la battaglia per la democrazia e il socialismo.
Comasina Attori Bruzzano i Sezioni residen. Categorie sociali x catag. totale residenti °/i, su popolaz. attiva °h su popolaz. resid. I) BORGHESIA — Proprietari 11 — Imprenditori 141 — Dirigenti 209 — Professionisti 217 Il) CLASSI MEDIE Piccola borghesia impiegat : — Impiegati 7 494 Piccola borghesia relativamente autonoma: — Lavoratori in proprio 1.908 578 9.768 2,70 45,66 1,09 18,47 — Coadiuvanti 345 Categorie speciali: — Ecclesiastici 21 III) CLASSE OPERAIA 11.046 51,60 20,89 — Operai 10 340 — Apprendisti 588 — Lavoratori a domicilio 118 POPOLAZIONE NON ATTIVA 31.473 — Casalinghe 11 060 20,92 — Ritirati dal lavoro ( pens.) 4.907 9,28 — In cerca di prima occupaz. 653 1,23 — Altri ( scolari - bambini) 14.853 28,09 TOTALI 52.865 100 100 NO — La suddivisione delle categorie sociali è fatta sulla base dello studio sulle classi sociali di Sylos Labini ( 1971 ). — Tabella di valori assoluti e composizione in percentuale. LA STRADA GIUSTA
obiettivo al quota 1976 25 - 11 - 75 tessera 190 84 6.700 435 238 7.000 140 61 6.600 1975 180 425 134
TESSERAMENTO
ZONA 8 DI DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO POPOLAZIONE RESIDENTE ALLA DATA DEL CENSIMENTO (1971 ) N. 52.865 POPOLAZIONE ATTIVA N. 21.392 PARI AL 40,45°/o DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE MILANO E' GRANDE, LA TUA ZONA MOLTO_MENO. TU NE CONOSCI DA VICINO I PROBLEMI: GOV RNALA CON NOI.