Milano 19(69)

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milano

Mensile di informazione politica e cultura

Anno VIII - N. 11 Novembre 1984

L. 500

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Milano

Il dramma degli alloggi a Milano

La casa: un bene raro e non commerciabile

È un fatto paralizzante, in contrasto con i caratteri di modernità della nostra città - Ossigeno per qualche mese agli sfrattati, ma non a tutti quelli dell'area metropolitana - Le iniziative del Comune

Gli "orti" di viaAppennini

Quartieri

Cronaca

L'aglio e le sue virtù

I mestée de la Milan de semper

La signora Ernesta G., pensione minima, potrà continuare ad occupare il suo bilocale, senza servizi, in zona Romana, cioè centrale. Per qualche mese lo sfratto esecutivo è sospeso. Poi si vedrà magari con lo IACP o con gli alberghi del Comune. Le storie di chi cerca casa si assomigliano tutte: giovani coppie, giovani soli, anziani soli. Anche la strada è sempre la stessa: le inserzioni sui giornali, le immobiliari, la domanda in Comune, la domanda allo IACP, alle assicurazioni, all'IPAB (cioè l'ex Ente comunale di assistenza). I giovani magari trovano, più disponibili alla mobilità (e a trasferirsi nelle periferie o nei Comuni della provincia) e con qualche soldo in più in tasca. Gli anziani, con la pensione al minimo, come la signora Ernesta G., sono i più deboli, indifesi, sfrattati per una colpa: vivere anche da mezzo secolo in un quartiere popolare che si è trasformato in un intrico di banche e di uffici, molti negozi di lusso e negozi che moltiplicano la rendita.

Il bilocale su ringhiera, ad equo canone basso perché la casa è vecchia, i muri imbevuti di umidità, i servizi in comune, (segue in ultima)

Una denuncia dei sindacati inquilini

L'emergenza casa durerà anche ei prossimi anni

Il decreto governativo del 18 settembre scorso non aiuta certo i Comuni a fronteggiare il problema

Nella Pretura di Milano:

1982 — 6.800 domande di proroga, 1.744 sfratti di cui 354 eseguiti con la forza pubblica. 1983 — 5.428 domande di proroga. 3.989 sfratti di cui 1.933 eseguiti con la forza pubblica.

L'andamento per il 1984 non ha subito mutamenti rispetto agli anni precedenti: dai dati dei primi quattro mesi risultano 1.754 domande di proroga, 1.119 sfratti di cui 682 eseguiti con l'intervento della forza pubblica. Se si esaminano poi i dati sulle cause pendenti alla Pretura di Milano si deve registrare che nei primi sei mesi sono state presentate in Pretura 10.767 cause per finita locazione, contro 1.297 per inadempimento e 72 per necessità del proprietario; nello stesso periodo 9.477 sfratti convalidati per finita lo-

Al Centro per il Tempo Libero di Trenno

Bilanci e programmi in un seminario indetto dalla CGIL - Obiettivo: una maggiore adesione alla domanda culturale e ricreativa che viene dalla gente

A cinque anni dalla loro nascita i cinque Centri per il Tempo Libero (CTL) creati dal Comune, uno dei quali si trova nella nostra zona, a Trenno, mentre gli altri sono a Porta Romana, in via Monte Cimone, in via Mecenate ed in via °dazio, si guardano "dentro" e si preparano ad affrontare un salto di qualità nella loro attività, passando in prospettiva alla gestione diretta dei consigli di zona e quindi legandosi più intimamente all'esperienza ed agli organismi del decentramento cittadino.

L'occasione per un momento di riflessione è stata offerta da un seminario promosso dalla CGIL funzione pubblica, che ha chiamato a discutere di sé e

Fra le Zone 18, 19 e 20

Due minuscole questioni di rettifica dei confini

Dovranno però essere decise entro breve tempo se si vuole che siano risolte prima delle prossime elezioni amministrative in quanto comportano la ridistribuzione di seggi elettorali.

Su indicazione della Ripartizione Decentramento dell'Amministrazione Comunale di Milano, il Consiglio di Zona ha preso in esame la questione dei confini zonali.

Tale revisione, che riguarda anche altre zone cittadine, dovrebbe essere, secondo le indicazioni comunali, decisa molto

rapidamente se ha da farsi e se deve essere operante in tempo utile per le prossime elezioni amministrative, in quanto essa comporta, tra l'altro, la ridistribuzione di 152 seggi elettorali per un totale di circa 110 mila abitanti, con eventuali sdoppiamenti delle sezioni elettorali, (segue in ultima)

del proprio lavoro quotidiano un buon numero di operatori del servizio. Obiettivo: rendere i CTL più aderenti alla domanda culturale e ricreativa che viene dalla gente, contribuire con un progetto qualificato a riallacciare canali di comunicazione sociale interrotti o disturbati dai modelli di vita metropolitana, soprattutto in quei quartieri periferici dove più forte si manifesta il potere disgregante dell'isolamento, della droga, dell'emarginazione.

I Centri per il Tempo Libero. rivolgendosi ad un'utenza molto diversificata — giovani, donne, anziani, bambini — svolgono un'attività molteplice, ma con un obiettivo di fondo: favo. rire la socializzazione, la comu-

nicazione sulla base di un interesse comune, il gusto della partecipazione, del vivere collettivo, l'occasione di scambiarsi idee, conoscenze, professionaltià. È questo il punto più qualificante del servizio e il nocciolo della riflessione: l'essere, cioè, e diventare in futuro sempre più, non un generico "luogo di accoglienza" — una stanza, un pezzo di verde pubblico -ma un luogo di produzione. di offerta, di proposte di organizzazione del tempo libero con precisi caratteri educatvi e formativi, oltre che ricreativi.

È un obiettivo ambizioso, che sottopone a verifica anche i contenuti professionali delro(segue in ultima)

"Buffoni, buffoni!" Con questo grido centinaia e centinaia di donne hanno manifestato la notte del I8 ottobre scorso, davanti a Montecitorio, la loro protesta nei confronti dei deputati di centrodestra che hanno stravolto la legge contro la violenza sessuale, approvandone una irriconoscibile macchietta con i voti favorevoli della DC, del MSI, del PLI, del PRI e del PSDI e grazie all'astensione del PSI ed al "non voto" dei radicali.

I voti contrari sono stati invece quelli del PCI, del PdUP, di DP e della Sinistra indipendente, uniti in un severissimo giudizio sul tradimento dei contenuti originari della legge operato con numerosi, e spesso imprevisti ed imprevedibili, emendamenti presentati dalla destra interna ed esterna alla DC.

Così le donne italiane hanno avuto sì una

cazioné ce ne sono stati solo 1.523 per inadempimento e 110 per necessità.

L'emergenza quindi proseguirà anche nei prossimi anni e il decreto legge n. 582 del 18 settembre '84, non aiuta certo i Comuni a fronteggiare il problema. Ancora più grave è la situazione in diversi Comuni della Provincia oggi esclusi dal decreto (1983: 500 sfratti in esecuzione e circa 2.000 cause pervenute per finita locazione).

CGIL-CISL-UIL-SUNIA-SlCET e UIL Inquilini hanno approntato una piattaforma nei confronti del Governo e del Parlamento che riguarda la modifica del decreto n. 582 e la riforma dell'equo canone: e nei confronti dell'ente locale per fronteggiare l'emergenza casa ' con risposte giuste, non discriminatorie rispetto a chi per esempio attende una casa popolare da anni.

In concreto la piattaforma chiede la sospensione di tutti gli sfratti per finita locazione se non sussite anche la necessità del proprietario, il rinnovo automatico dei contratti scaduti o in scadenza salvo necessità del locatore. Per gli sfratti per necessità si richiede l'istituzione di Commissioni per la graduazione degli sfratti e il censimento del patrimonio edilizio, nonché il blocco delle modifiche delle destinazioni d'uso degli alloggi.

Per sistemare le famiglie sfrattate i sindacati individuano nella realizzazione di Piani Organici per l'Emergenza abitativa lo strumento per uscire dalla crisi: censimento del patrimonio non occupato attraverso gli uffici abitazione comunali da costituire, maggiore percentuale di riserva per gli sfrattati degli alloggi previdenziali e degli enti pubblici, una riserva massima invece del 40% sugli alloggi ERP per consentire anche a chi abita nel degrado e ha partecipato ai bandi ufficiali. di ottenere una casa nuova. Infine, in casi di particolare emergenza, i Comuni dovrebbero avere il potere di intervenire con provvedimenti per la disposizione temporanea e d'urgenza degli (segue in ultima)

I panni sporchi

legge contro la violenza sessuale. ma una legge molto diversa da quella per cui per tanti anni centinaia di migliaia di loro si sono strenuamente battute. Una legge che, è vero, trasforma la violenza sessuale da reato contro la morale a reato contro la persona, ma che limita poi, sin quasi a vanificarla, questa acquisizione negando il diritto dei movimenti e delle associazioni femminili a costituirsi parte nel processo e ponendo dei limiti alla stessa procedibilità d'ufficio, che è stata sì riconosciuta, ma con l'eccezione dello stupro in famiglia. In questo caso, infatti, secondo la legge approvata il reato resta, ma è perseguibile soltanto a querela di parte: un intollerabile e sconcertante ritorno, quindi, alla doppia morale per cui i panni sporchi si lavano in famiglia.

Le ingiustizie fiscali L'equo canone può essere iniquo
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dal fascismo a piazza Fontana
Un milione di lattine per un rene
artificiale
Un modo nuovo per vivere il nostro tempo libero

Segnaletica stradale e condizionamento del rischio

Devo ammettere che sono un "automobilista della domenica" e, in quanto tale, viaggio molto prudentemente, cerco di evitare il traffico della città e mi trovo un po' a disagio su strade non conosciute. Penso che altri siano nelle mie stesse condizioni, o perché anziani o perché la guida veramente sicura non è da tutti.

Ad ogni modo pur essendo nelle prime classi del Bonus, devo riconoscere che diverse volte l'ho scampata bella. Tre volte non ho dato la precedenza a causa dell'eccessiva velocità, pur in zone urbane, di chi teoricamente l'aveva, ben difficilmente dimostrabile specialmente sul terreno bagnato ed anche perché all'alta velocità della controparte si aggiungeva la scarsa visibilità del mezzo a cui "bisognava" dare la precedenza, e ciò impediva una manovra sicura.

Opportuni divieti di sosta, specchi parabolici o cartelli di limitazione della velocità potrebbero alleggerire i pericoli.

Pertanto da anni ho cominciato a diffidare della segnaletica stradale, che in genere non risolve i problemi dell'automobilista. Trascuro di parlare, perché troppo note, delle infrazioni degli autocarri e dei T.I.R.

Mi ricordo che i due più gravi pericoli che ho corso sono stati sull'autostrada Bologna-Milano a Piacenza allorquando si passava dalle tre alle due corsie, ed io ero in mezzo, senza possibili-

tà di visualizzare la segnalazione a causa dell'alto traffico, e sul raccordo autostradale della Riviera di Ponente per Alessandria-Milano che immette senza preavviso l'incauto automobilista direttamente sulla terza corsia. Ad ogni modo ciascuno dei lettori potrà rammentare altre situazioni ad alto livello di rischio nelle quali si è trovato in pericolo a causa di una segnaletica insufficiente. Anzitutto la mancanza di semafori in zone cruciali o, se ci sono, la loro insufficienza generalmente nelle segnalazioni per poter effettuare la svolta a sinistra senza l'apposita freccia: tutto in questi casi è affidato ai "tempi morti" ed all'abilità del guidatore. Poi la carenza di segnalazioni per strade aventi diritto di precedenza, pur previste dal Codice della strada, per cui l'automobilista dovrebbe divenire un indovino su strade non conosciute. Poi le segnalazioni tardive (a pochi metri di distanza) per i passaggi pedonali o per le scuole od addirittura per la precedenza e lo stop. Infine anche la mancanza di una segnalazione appropriata in alcune zone, specie in quelle dove sono in opera cantieri, che tolgono, speriamolo, solo la visuale del rischio. Non si vede poi l'utilità di cartelli sul tipo di "caduta sassi" se non esistono adeguate reti di protezione. Per non parlare delle errate segnalazioni di stop odi precedenza su strade principali e nelle quali ci si imbatte im-

provvisamente (è accaduto anni fa nel nostro quartiere) e che costituiscono un vero attentato alla vita umana, sul tipo di quel vero e proprio "imbuto della morte" che è attualmente la Milano-Erba, con l'incrocio non semaforizzato a pochi chilometri da quest'ultima. Anche la segnaletica orizzontale è spesso insufficiente e non coordinata con quella verticale: ognuno di noi si ricorderà di essersi trovato a dover girare a sinistra su di una strada a più corsie con la segnalazione verticale troppo vicina all'incrocio, così che per prudenza si deve andare a destra e poi rientrare. Oppure di semafori che danno il via a destra con insufficiente preavviso orizzontale così che l'incauto che tiene la sua destra e che deve andare magari diritto si trova nelle condizioni di bloccare il traffico a destra e di subirne le maledizioni. Inoltre se si costruiscono nuove strade, in specie urbane, si dovrebbero evitare gli incroci con i marciapiedi ad angolo retto e si dovrebbero preferire quelli a curva per dare maggior visibilità e possibilità di rientrare nella strada di maggior traffico. Ognuno di noi potrà peraltro rammentare altri casi in cui si è trovato coinvolto suo malgrado in situazioni di disagio o di pericolo sia per sé che per gli altri. occorre pertanto che la Segnaletica venga continuamente aggiornata ed essere sempre funzionale, e non migliorarla

quando ormai in determinate località sono avvenuti numerosi incidenti. Per questo occorre un continuo coordinamento fra gli uffici competenti dei Comuni, delle Società Autostradali, della Polizia della strada, della Vigilanza Urbana e dei Carabinieri ad evitare che i miglioramenti segnaletici vengano fatti quando ormai c'è scappato qualche morto. Anche un archivio sinistri delle Assicurazioni, se coordinato a livello almeno regionale, o come minimo delle segnalazioni potrebbero essere utili a conseguire quei risultati di "Protezione e prevenzione civile" che è auspicata da tutti i guidatori "Padri di famiglia" e potrebbero dar luogo ad una notevole diminuzione della sinistrosità anche per le Società di Assicurazioni. Queste ultime a dire il vero non hanno una competenza diretta al riguardo, ma solo pesantemente indiretta; peraltro la risoluzione del problema interessa tutti gli utenti della strada. Anche l'A.C.I. che fa in questo settore a parte la conclamata richiesta di riforma del codice della strada, rivolta all'aggravamento delle sanzioni? In generale vi è troppa inerzia. Anche i servizi delle autoambulanze su strade ed autostrade dovrebbero essere più decentrati per consentire un più rapido intervento. Per quanto riguarda i tram, il loro ingombro e pericolosità e la loro scarsa capacità di frenata, oltre al pericolo insito delle rotaie sia per gli automobilisti che peri ciclisti, personamente sono un po' stanco di salvare persone d'ambo i sessi dall'essere investite per il mancato uso del segnale acustico alla partenza dalle fermate.

Erano gli ultimi mesi del 1946...

Erano gli ultimi mesi del 1946, la data precisa non la ricordo, al palazzo dei giornali in Piazza Marconi, a Cremona, si svolse il primo congresso del Fronte della Gioventù, che era una organizzazione di giovani democratici fondata da Eugenio Curiel, prima di essere assassinato a Milano dai fascisti.

Una grande e forte organizzazione alla quale potevano iscriversi o partecipare, giovani di tutti i partiti e anche non iscritti ai partiti. lo ero presente, assieme ad altri due ragazzi a rappresentare i circa duecento giovani, iscritti a questa organizzazione del nostro piccolo paese della bassa cremonese. Alla presidenza del Congresso, giovane in mezzo ai giovani, c'era Enrico Berlinguer. che era stato eletto Presidente Nazionale del Fronte della Gioventù dopo l'assassinio di Curiel.

In due giornate di interventi da parte di moltissimi delegati, fra i quali molti giovani, ex partigiani patrioti e di ex sbandati che non si erano presentati alle chiamate dell'esercito repubblichino fascista di Salò e interventi di giovani che, catturati e deportati in Germani, erano tornati in condizioni pietose.

Dai discorsi di questi delegati si poteva capire benissimo quanto fossero digiuni di democrazia, dopo venti anni di dittatura fascista e reazionaria.

Berlinguer ascoltò tutti gli interventi e nelle sue conclusioni

diede a tutti delle risposte che erano un insegnamento di tolleranza e di democrazia, ci esortò a leggere, a studiare e a lottare con la parola, con i fatti, con giustizia, per difendere la Repubblica appena nata e la Costituzione Democratica che stava per essere applicata.

Ma una frase, che rimase impressa a tutti, dopo tanti anni di dittatura, di guerra, lutti, distruzioni e miseria per colpa del fascismo, una frase che già allora denotava nell'uomo la sua grande umanit; disse di essere tolleranti e non emarginare quei ragazzi che erano stati con i fascisti nella repubblica di Salò, perché molti di loro si erano arruolati o perché avevano carpito la loro buona fede, o per fame, o qualcuno anche per un ideale seppure sbagliato. Ci invitò a parlare con loro e se anche qualcuno di quei giovani avesse fatto del male ad altri, con denuncieo arresti, dovevamo comprenderli, parlargli e perdonare.

Questo insegnava il giovane Berlinguer ai giovani, circa quarant'anni fa, quando ad ognuno di noi strinse con forza la mano incitandoci a lavorare per la salvezza della nostra Democrazia, nata dalla resistenza.

Ed è per questo che la sua scomparsa ha lasciato in tutti i democratici sinceri, un grande vuoto perché è mancato un uomo, che da sempre, ha difeso la pace, la democrazia e la giustizia con tutte le proprie forze.

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MILANO DAL FASCISMO A PIAZZA FONTANA

Mussolini al Lirico per l'ultima "tapellade

Davanti ai suoi accoliti plaudenti farnetica di "armi segrete" e "sicure vittorie" mentre tutto gli sta crollando attorno

Il 14 novembre 1944 i fascisti celebrarono, nel loro vecchio "covo" di via Paolo da Cannobio, il trentesimo anniversario della fondazione del "Popolo d'Italia". Si trattò non certo per volontà degli organizzatori, di una cerimonia molto "intima", con pochissimi partecipanti, tutti in camicia nera naturalmente, della quale la maggior parte dei milanesi, che in quel martedì grigio ed uggioso si affrettavano per le strade chiedendosi se rumidità che li inzuppava fino alle ossa fosse nebbia che si condensava o pioggia finissima e persistente, parve non accorgersi neppure. O forse non gli andava di ncordare un giornale fondato nella loro città da Mussolini trent'anni prima e morto il 25 luglio del 1943.

Quello stesso 14 novembre il comando generale del Corpo Volontari della Libertà comunicò al comando piazza di Milano le direttive per la difesa degli impianti elettrici che i tedeschi avevano in programma di distruggere al momento della fuga. E nella notte, nella zona Sempione, 28 automezzi tedeschi vennero danneggiati da chiodi a quattro punte (disposte come i vertici di una piramide a base triangolare in modo che comunque i chiodi venissero gettati una punta rimaneva sempre rivolta in alto per forare i pneumatici) seminati sulla strada dai partigiani poi ricercati invano dai reparti della Muti e della X.a Mas subito accorsi con grande spiegamento di uomini e di mezzi.

Il 15 novembre una spia fascista venne soppressa nella zona Garibaldi. Il giorno dopo un'altra spia venne uccisa in via Washington, fuori porta Magenta, mentre nella zona Ticinese un fascista venne giustiziato in risposta alruccisione di un partigiano. 11 17 i gappisti danneggiarono due aerei da bombardamento all'aeroporto di Linate. Il 18 altri otto automezzi tedeschi vennero danneggiati, sempre nella zona Sempione, da chiodi seminati dai partigiani, che quello stesso giorno attaccarono un posto di blocco repubblichino al Ronchetto, alrestrema periferia cittadina, lungo il Naviglio Grande, uccidendo un fascista. Il 19 il Corriere della Sera diede notizia di un accordo che prevedeva miglioramenti salanali per il personale delle Ferrovie Nord. La solita carotina che i fascisti solevano alternare talvolta al più consueto bastone!

Qualche polemica per una riserva alimentare

Il 20 novembre entrò in funzione l'Ente approvvigionamento mense e spacci presieduto dal capo della provincia ("Per riforniss, prima de tuu, la soa dona mensa", commentò qualcuno) ed il Corriere della Sera smentì la notizia, messa in giro non si sà da chi ne perché, secondo cui il cardinale Schuster era stato arrestato dai tedeschi, che quel giorno stesso arresta-

rono, questa volta realmente, Romeo Locatelli e l'industriale Giorgio Diena, per i quali Ezio Franceschini, corrispondente a Milano del gruppo Frama (un gruppo che coordinava gli aviolanci alleati ai partigiani, la cui direzione a Lugano era stata assunta il 9 febbraio di quell'anno da Concetto Marchesi), si affrettò (con una sollecitudine che per altri non era stata dimostrata) a chiedere al colonnello delle SS Rauff il rilascio in cambio della liberazione del direttore generale dell'organizzazione Todt, ingegner Tropp (il cui nome aveva forse in parte ispirato la canzone "Todi, Todt, Todi, a se mangia pocch, pocch, pocch,1 se lavora tropp, tropp, tropp..." tristemente in voga tra i forzati dell'organizzazione nazista), che era stato catturato dai partigiani di Moscatelli. Ma le trattative fallirono ed i due italiani vennero deportati in Germania. Il 21 novembre nella zona Garibaldi alcuni partigiani attaccarono un reparto fascista che aveva catturato un loro compagno. Ne seguì un violento scontro a fuoco. Il partigiano prigioniero riuscì a scappare, poi venne ripreso dai fascisti, che alla fine però, sconfitti e costretti alla fuga, dovettero rilasciarlo.

Quello stesso giorno una spia fascista, benché ferita, riuscì a fuggire alla giustizia partigiana ed il "Corriere" ammise per la prima volta (era ora!), il sabotaggio dei cartelli indicatori tèdeschi pubblicando la minaccia del comando germanico di far sgomberare le case adiacenti a tali cartelli. 11 che avrebbe significato la quasi totalità delle case ancora abitabili di Milano.

Il 22 novembre un'autocolonna della X.a Mas venne bloccata nella zona Garibaldi dai soliti chiodi a quattro punte e verso le sette di sera i partigiani attaccarono in piazzale Medaglie d'Oro, a Porta Romana, una pattuglia delraeronautica repubblichina, ferendo un aviere. Il giorno dopo una squadra di partigiani attaccò, sempre a Porta Romana, un furgoncino ferendo due fascisti, un'altra squadra attaccò un'autocolonna tedesca in piazzale Loreto e il comando piazza di Milano ribadì la richiesta, già avanzata il 6 novembre e respinta il 14 novembre dal comando generale del CVL, di costituire in città una riserva alimentare, frazionata in almeno due o trecento piccoli depositi clandestini, per meglio sfuggire alle perquisizioni di fascisti e tedeschi, in misura sufficiente per poter rifornire per cinque giorni almeno ottomila partigiani a Milano in vista di una possibile insurrezione.

"Più sabotaggi" dicono i ferrovieri milanesi

Nei luoghi di lavoro, ed in primo luogo nei grandi stabilimenti, si andavano intanto costituendo i Comitati di Liberazine Nazionale di fabbrica, men-

tre si moltiplicavano le agitazioni. Secondo fonti clandestine tra il primo ottobre e la metà di novembre 1944 negli stabilimenti di Milano e Provincia si erano verificati un centinaio di scioperi. Ed anche nelle agitazioni operaie veniva sempre più introdotta la tecnica della guerriglia. "Saranno oggi - erano le direttive impartite dalla conferenza dei primi di novembre del Partito Comunista, in primo luogo ai suoi iscritti - gli operai di una fabbrica che entreranno in sciopero. Il nemico tenterà di reagire con una manovra reazionaria, ma a questa mossa seguiranno altri numerosi colpi inaspettati, che verranno inferti al nemico da scioperi, da azioni di guerriglia in altri stabilimenti, in altre città".

Ma lo sciopero generale proclamato a Milano e provincia dalle organizzazioni clandestine per il 23 novembre ebbe un successo soltanto parziale: solamente una settantina di fabbriche vennero bloccate dallo sciopero. Il fatto più positivo fu la partecipazione degli impiegati del Credito Italiano, della Banca dell'Agricoltura e del Banco di Roma, mentre la serrata da parte padronale della Caproni di Taliedo, della Falck e della Magneti Marelli suscitarono nuove agitazioni di solidarietà. Il ruolo centrale venne però svolto dalla Pirelli, ma il giorno dopo i comunisti di tale fabbrica criticarono la federazione del loro partito per averli lasciati soli a sostenere l'urto dello sciopero, mentre le squadre militari non erano pronte. Ed il 15 novembre le SS tedesche irruppero alla Pirelli arrestando 185 opersi, di cui 171 vennero deportati in Germania, mentre gli altri 14 riuscirono a fuggire durante il tragitto.

In tutte le zone di Milano cresceva intanto l'offensiva dei partigiani, che il 24 novembre attaccarono una pattuglia fascista in viale Campania ferendo due fascisti, distrussero con bombe incendiarie un autocarro tedesco e nella zona di Porta Magenta ferirono una spia fascista. Il 25 attaccarono un presidio della brigata nera Aldo Resega nella zona Duomo ferendo due fascisti, il 26 assaltarono un'autorimessa della Wermacht in via Novara, requisendo due auto, ed attaccarono un'autocolonna della X.a Mas in pieno centro, ferendo 13 fascisti. Il 27 novembre tentarono di giustiziare, nella zona Sempione, una spia fascista, che però riuscì a sfuggire all'agguato, ed in quelli stessi giorni un'altra spia fascista, un certo rag. Redaelli, che fingendosi partigiano aveva fatto arrestare in piazzale di Porta Lodovica un gruppo di partigiani. riuscì anch'egli a sottrarsi alla pena di morte che gli era stata ifnlitta dal comando generale del Corpo Volontari della Libertà.

Il 28 novembre il Comitato di Liberazione Nazionale della Lombardia diffidò i lavoratori dal partecipare alle elezioni per

le commissioni interne indette dai fascisti. Il 29 novembre rassemblea dei soci della Falck approvò il bilancio dell'anno precedente, in cui si lamentava la perdita, nelle fabbriche della società di due milioni di ore lavorative nel 1943 a causa di scioperi e di agitazioni e i partigiani attaccarono ed incendiarono, a Porta Vigentina, un autocarro delle SS, ferendo un tedesco.

Il 30 novembre, nella Zona Ticinese, i patrioti attaccarono una pattuglia della Muti uccidendo due fascisti e ferendone un terzo; ma il fatto più importante della giornata fu raccordo raggiunto all'interno del Comitato di Liberazione Nazionale ferroviario milanese per la fase insurrezionale. Accordo che prevedeva, tra l'altro, la creazione di Corfittati di Agitazione di ogni impianto del compartimento, in ogni ufficio, ecc., nonché rintensificazione del sabotaggio.

Al comando piazza

CVL aria di crisi, ma... Alla fine di novembre 1944 operavano a Milano, secondo il comando piazza del CVL, 4.750 uomini delle formazioni Garibaldi, 3.799 delle Brigate del popolo, 3.000 delle Brigate Matteotti, 1.032 delle formazioni Giustizia 'e Libertà e 600 delle Brigate Mazzini per un totale di 13.181 partigiani inquadrati in 47 brigate. Una forza non indifferente, certamente non ignorata, nè sottovalutata dai comandanti della Wermacht (l'esercito "regolare" tedesco), che attraverso vari canali, non ultimo quello della curia arcivescovile milanese, avevano fatto sapere di essere disposti (bontà loro!) a lasciare intatti fabbriche ed impianti se le formazioni della Resistenza non li avessero intralciati il giorno in cui avessero dovuto ritirarsi; ma il 3 dicembre il CLNAI prese posizione contro tali "mentiti impegni di trapassi indolori" che avevano il solo scopo di ottenere che "gli italiani si abbandonino inermi ed inerti" nelle braccia del feldmaresciallo Kesselring e delle sue truppe. "Italiani - continuava l'appello del CLNAI - solo rinsurrezione nazionale vittoriosa può salvare l'Italia, le nostre città i nostri villaggi, le nostre case, le nostre officine dall'ultima distruzione".

E tanto per cominciare i gappisti milanesi intensificarono ancor più le loro azioni, dando così prova di quanto si era accresciuta la loro forza. Tra il 6 ed il 12 dicembre lanciarono, in nove riprese, migliaia di manifestini in ogni parte della città, dal centro all'estrema periferia, su un tram della linea 14 disarmarono un repubblichino e ne costrinsero un altro a scendere ed a spogliarsi della giacca di pelle e della sahariana, in piazza De Angeli disarmarono un milite della Muti, su un tram della linea 6 disarmarono un tedesco, ad Affori disarmarono un sergente maggiore delraero-

nautica repubblichina ed in via Mambretti sottrassero il fucile ed i relativi caricatori ad un soldato tedesco.

117 dicembre i fascisti vollero dare anche loro una dimostrazione di forza facendo sfilare per le strade di Milano, davanti al loro segretario del partito Pavolini ed all'ambasciatore tedesco Rahn, reparti armati dell'opera balilla, della guardia nazionale repubblichina, della brigata nera Aldo Resega e della legione autonoma Ettore Muti. Il 9 dicembre i militi della Muti assassinarono a Milano Sergio Kasman, delle formazioni Giustizia e Libertà, capo di stato maggiore del comando piazza partigiano (incarico poi assunto da Egidio Liberti, detto Collini) e catturarono buona parte dei tecnici militari del CVL ed alcuni dirigenti politici dei partiti antifascisti. Il 12 dicembre il battaglione Fulmine della X.a Mas ricevette a Milano la "fiamma di combattimento" prima di partire per la zona di impiego; ma quello stesso giorno elementi della I07.a SA P (Pirelli) fecero saltare un tratto di ferrovia in viale Zara. Erano giorni in cui si respirava aria di crisi al comando di piazza Milano, che proprio quel 12 dicembre comunicò al comando generale del CVL di aver sospeso dalle sue funzioni il comandante "Marcello", delle formazioni Matteotti, sul quale gravava l'accusa di essere in rapporto con il nemico. Ma il giorno dopo si riunì il CLN di fabbrica della Montecatini Composto da rappresentanti del Partito Comunista, del Partito d'Azione, del Partito Repubblicano Italiano e da un indipendente) che votò un ordine del giorno in cui si faceva appello alrunità ed alla concordia nei CLN a tutti i livelli.

Un vaticinio azzeccato

... al contrario

'Quello stesso 13 dicembre il Corriere della Sera diede notizia di "operazioni di polizia" attuate a Baggio ed a Quinto Romano dalla guardia nazionale repubblichina, che aveva attuato diversi arresti di sospetti di favoreggiamento a "bande armate", assistenza a renitenti, ecc. 11 15 dicembre il capo della provincia emanò un decreto per sancire la pena di morte per chi indossava la divisa militare senza far parte di formazioni armate repubblichine o tedesche, per vietare il soggiorno in albergo senza giustificato motivo (e comunque per non più di sette giorni), per vietare la circolazione di autoveicoli (privati na,turalmente) in città dalle 21 alle 5, per obbligare gli automezzi privati, o almeno quei pochi ancora in circolazione, a compiere almeno quattro viaggi al mese per conto della Sepral (Pente provinciale di approvvigionamento alimentare) per rapprovvigionamento della città.

E il 16 dicembre 1944 Musso-

lini tornò sul "luogo del delitto". a Milano, nella "culla del fascio primigenio", come egli soleva chiamarla, nella città dove aveva avuto inizio la sua folle e tragica (per tutti gli italiani) avventura, per cercare di raccogliere le ultime ovazioni. Quel sabato i fascisti di Milano, e queli fatti confluire in gran numero da fuori, si radunarono alle dieci del mattino in piazza San Sepolcro, davanti alla federazione fascista, per commemorare il loro ex federale Aldo Resega, giustiziato poco meno di un anno prima dai gappisti. Poi tutti al Lirico, in via Larga, ad ascoltare la parola del "duce" che, nel tentativo di ridare fiato e voce a sé ed al suo partito, I rispolverò i lustri e il linguaggio dei tempi d'oro (d'oro, e non soltanto in senso figurato, per lui e per i suoi accoliti, naturalmente) minacciando, ringraziando, promettendo e vaticinando: "Già si notano i segni annunciatori della ripresa, qui, soprattutto, in questa Milano antesignana e condottiera - disse -che il nemico (gli angloamericani, n.d.r.)ha selvaggiamente colpito, ma non ha minimamente piegato. Camerati, cari camerati milanesi! È Milano che deve dare e darà gli uomini, le armi, la volontà ed il segnale della riscossa". Un vaticinio che si avvererà, ma non nel senso che si auspicava il vecchio demagogo, che proseguì farneticando di "armi segrete" che avrebbero assicurato la "vittoria finale" alla Germania. Il giorno dopo i giornali milanesi (quelli la cui pubblicazione era autorizzata da fascisti e tedeschi, naturalmente) uscirono con otto pagine, anziché le consuete due, per riportare integralmente quello che fu (ma ancora nessuno era in grado di saperlo) l'ultimo discorso pubblico del "duce": il "canto del cigno", lo definirà più tardi qualcuno, "la tapellada d'on scorbatt (la gracchiata di un corvo), lo definirono subito altri. E Mussolini andò a visitare la caserma della Muti, in via Rovello (chissà se il "colonnello" Colombo gli fece vedere anche le camere dove lui ed i accoliti torturavano i patriotri?), poi in piazza Castello salì in piedi su un carro armato tra gli applausi dei suoi, che per un attimo gli Ü diedero l'illusione di una ritrovata popolarità, quindi lasciò la città "che - disse - ha dato la piena misura della sua volontà e della sua fede nei destini della Patria", il che era sacrosantamente vero, soltanto che i "destini" cui egli si riferiva erano esattamente l'opposto di quelli che i milanesi attendevano con ansia.

(25zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA -Continua - le puntate precedenti sono state pubblicate a partire dal numero di settembre del 1982).

Nella foto un particolare di una camera di tortura nella caserma della Muti a Milano. I patrioti, prima di essere torturati, venivano appesi per i piedi alla trave.

pagina 3 - milano 19 novembre 1984

Un servizio per gli abitanti: la cooperazione di consumo

Cosa c'è dietro il marchio Coop.

Cosa differenzia l'organizzazione commerciale della Coop Lombardia dalle altre organizzazioni della grande distribuzione?

Questa domanda, interessandomi alle realtà cooperative della zona, me la sono posta spesso. Credo che anche molti cittadini si siano posti domande simili e credo che, a volte con sufficienza, si diano risposte del tipo: "sono tutte uguali" — "una vale l'altra"... D'altra parte la Coop Lombardia ha una grossa importanza alrinterno del movimento cooperativo della nostra zona. Dovevo quindi, per cercare delle risposte, andare a conoscere più da vicino questa grossa cooperativa nel campo della distribuzione. Ho fissato, dunque, un incontro con Beniamino Cattaneo, responsabile della sezione soci Coop collegata al supermercato di via Appennini.

Nello svolgersi delle domande e delle risposte, la Coop Lombardia è emersa come una realtà articolata, più ricca e complessa di quanto mi fossi immaginato e, se non proprio alternativa (come s'intendeva qualche anno fa), senz'altro molto insolita e differente rispetto alla grande distribuzione, che ha come unico fine la massimizzazione dei profitti.

L'impegno a garantire un prezzo conveniente e una buona qualità dei prodotti offerti, ad educare i cittadini non al consumismo, ma a spendere bene, si presenta come uno slogan programmatico per lo meno "illuminato".

Avete mai visto un'impresa che organizza la sua controparte?

Eppure è così: incredibile ma vero!

Lo sapevate che la clientela dei supermercati Coop, viene organizzata attraverso le sezioni soci con lo scopo di vigilare sul servizio offerto, sui prezzi praticati, sulle scelte economiche, sui prodotti commercializzati?

Il settore soci, visto come un investimento e quindi sostenuto nella sua attività con finanziamenti adeguati, diventa un vero e proprio filo diretto tra Consiglio di Amministrazione, iscritti e clientela.

Spesso si associa all'idea di iscriversi ad una cooperativa anche l'idea di trarne dei vantaggi, dei benefici concreti. Quale utilità immediata ne trae dunque, chi decide di associarsi alla Coop Lombardia?

Il ristorno.

Una delle voci che contribuisce a determinare dei vantaggi concreti, è il ristorno. Il ristorno, elemento caratteristico in una realtà cooperativa, è quella parte di utile che non viene re-

I vantaggi nel fare la spesa con l'iscrizione alla Coop

investita direttamente nell'attività, ma viene utilizzata per fornire servizi ai soci e all'utenza.

Dopo questa definizione, vediamo più da vicino in che cosa si concretizza il ristorno. La forma in cui, più semplicemente si presenta all'associato, è quella di quattro buoni che permettono l'acquisto di prodotti di largo consumo a prezzi molto ridotti. Una seconda manifestazione, meno appariscente ma non meno importante, è rimpegno in difesa del consumatore: ne sono un esempio la realizzazione di laboratori di analisi per effettuare la realizzazione di laboratori di analisi per effettuare un certo controllo sulla qualità delle merci poste in vendita e la realizzazione di campagne di educazione dei consumatori.

Altre voci in cui viene investito il ristorno sono: rimpegno nel calmierare i prezzi, ponendo dei freni alle tendenze speculative; il mantenimento di punti di vendita, anche quando non sono in attivo, se la loro esistenza è importante per la utenza. Unica condizione è che le perdite non siano così forti da mettere in pericolo resistenza di tutta la catena.

Il prestito sociale

È noto che tutte le imprese, produttive o commerciali o distributrici che siano, hanno il problema dell'autofinanziamento e hanno necessità di disporre di denaro liquido per operare sul mercato. Rivolgersi alle banche è spesso troppo costoso, soprattutto in questi tempi, per cui la Coop ha pensato di contenere questi costi con un'altra iniziativa interessante: il prestito sociale.

Questa forma di prestito, fatto dai soci alla Coop, è organizzato in modo che, soddisfacen-

La virgola

La bilancia dei pagamenti ha subito un colpo notevole grazie alla campagna acquisti giocatori per il campionato di calcio. Miliardi a cappellate se ne sono andati in Brasile, Argentina, Germania o Inghilterra. Per pareggiare i soldini spesi per un Maradona, un Rummenigge o un Hatelev la penisola dovrebbe esportare milioni di arance, migliaia di paia di scarpe, cappelli di paglia o vagonate di pressapatate di alluminio.

Il mercato però non tira e così le arance restano in Italia insieme ai Maradona, e la bilancia dei pagamenti diventa un colino per il brodo.

do un'esigenza della cooperativa, si riesca a fornire un servizio a favore degli iscritti.

Il socio versa su un libretto al portatore i suoi risparmi (fino a 10 milioni, limite imposto alle cooperative dalle leggi vigenti), sulla cifra versata riceve un interesse dell' 11%, indipendentemente dalle dimensioni del versamento e dalla sua durata.

Non c'è vincolo.

Per svolgere questa operazione, è sufficiente recarsi al supermercato Coop dove si fa la spesa abitualmente. Il vantaggio che ne traggono coloro che scelgono questa forma di risparmio, consiste nella percentuale d'interesse ricevuta versando anche somme piccole e nella possibilità di recarsi a fare la spesa della settimana, senza doversi portare dietro i soldi: per poter pagare basterà rivolgersi al responsabile del negozio e ritirare la cifra occorrente detraendola dal versamento effettuato.

Che dimensioni ha in Lombardia questa operazione? La Coop Lombardia, conta 53.000 soci che versano 50 miliardi di prestito sociale, di cui 1'80% è investito a breve termine e solo il 20%a medio e lungo termine, così da essere sempre in grado di restituire ai soci i soldi versati, quando ne abbiano necessità o qualora lo desiderino.

Iniziative in programma.

Una grossa realtà come la Coop Lombardia, impegnata in una lotta ìmpari con le più grandi aziende del settore (come Esselunga, GS, PAM, ecc.), che iniziative ha in cantiereper i prossimi mesi e che programmi ha ultimato nel passato più recente? Nel 1983 la Coop Lombardia ha aperto due supermercati, uno a Vigevano di 1.300

Tieni duro

Io una idea ce l'avrei, ma, come accade spesso ai geni, non sarò preso in considerazione. Si potrebbe rifilare all'Argentina per Maradona il Pietro Longo, il De Michelis ed il Goria, in cambio di Rummenigge portiamo in Germania il Bettino nazionale, l'onorevole Darida ed il puro Andreotti, cioè, ministri, segretari dei partiti di governo, sottosegretari, per i pedatori della domenica. La campagna acquisti sarebbe un affare alla Marcincus, risaneremmo i1 defica con l'estero e manderemmo alle genti d'altri continenti i nostri migliori esperti in politica, geni della finanza e i migliori esempi di rettitudine

mq. a un altro a Bareggio di 1.500 mq. di superficie di vendita; nel Gennaio prossimo inaugurerà a Peschiera Borromeo un altro supermercato di 1.500 mq. di superficie di vendita. Sempre per 1'85 è in programma l'apertura di un supermercato a Novate Milanese e l'avvio dei lavori del grande Ipermercato al quartiere Gallaratese. Quest'ultimo, sarà un edificio con 2.500 mq. di superficie di vendita e vi dovrebbero essere realizzate alcune interessanti novita sul terreno organizzativo, come il probabile inserimento di operatori privati, con l'obiettivo di portare avanti un confronto tra le proposte Coop e quelle dei privati, ottenendo anche l'ampliamento della clientela.

La Coop Lombardia proseguirà la produzione di propri marchi (strada sulla quale ha anticipato la grande distribuzione concorrente): cioè curerà la realizzazione di prodotti che rispondano a standard di qualità e di prezzo, tali da soddisfare l'esigenza della gente. Esigenze quanto mai sentite oggi, sia per il perdurare della crisi economica, sia per l'accresciuta coscienza dell'importanza di una alimentazione corretta. Come iscriversi.

Dopo questa parziale presentazione, vediamo cosa va fatto per iscriversi.

L'iscrizione è un'operazione molto semplice, basta rivolgersi al punto di vendita più vicino, farne richiesta e versare una quota di iscrizione, che è di sole 6.000 lire alranno.

Va detto che, anche se iscriversi è molto semplice non è un fatto banale. L'associarsi è, anzi, un fatto di grande importanza, proprio per quel rapporto di stretta interdipendenza tra le

morale. Sì, ma i brasiliani, gli argentini o i tedeschi mica sono dei pirlottoni, i giornali li leggono anche loro e non credo siano disposti al cambio di fenomeni della pedata con un Martelli o un Altissimo qualsiasi. Efinita da tempo l'epoca degli indigeni raggirati con specchietti o perline colorate.

La mia proposta non può andare, non è realizzabile, peccato, però ne ho un'altra buona. Ce li teniamo noi i nostri mostri della nostra politica. Restino in Italia tutti perché sono certo che il buon Dio nella sua infinita magnanimità avrà un occhio di riguardo per tutti gli italiani e tutti saremo premiati con il paradiso per aver sopportato per tanti anni i Piccoli, i De Mita, i Forlani, i Bettino e... che Dio li abbia in gloria.

scelte aziendali e i pareri e le esigenze dei soci.

Questa, è la caratteristica dell'essere una cooperativa, oltre al contributo che è possibile dare nell'indirizzo e nel sostegno delle iniziative che vengono prese.

Alcune risposte, alle domande che ci ponevamo inizialmente, sono venute, per formulare

pareri ed esprimere giudizi più appropriati occorrerebbero senz'altro degli approfondimenti; per il momento non resta che invitare i lettori a prestare maggiore attenzione all'attività cooperativistica che si sviluppa nella nostra zona.

Inscì mangia Meneghin (Cucina milanese - 4)

Scisger e tempia de porscell (Ceci e tempia di maiale)

Gustosissimo piatto della stagione attuale che le massaie dovrebbero onorevolmente riportare sulla tavola e consumare in famiglia con vino generoso; ricetta per quattro-cinque persone.

I ceci debbono essere preparati il giorno prima, ammollandoli in abbondante acqua leggermente intiepidita a cui va aggiunto un cucchiaino ricolmo di bicarbonato (ceci secchi 150 gr.).

Risciacquare in un colapasta, ad acqua corrente, i ceci prima di porli a fuoco con acqua fredda, senza sale, in una pentola con coperchio; i ceci debbono cuocere a lento bollore per circa tre ore e mezza sempre coperti.

Preparate mezzo chilo di lonza di maiale e mezzo chilo di tempia di maiale da fare lessare assieme ad una cipolla affettata, una carota e una gamba di sedano a piccoli pezzetti e un rametto di salvia tritato fine; posto il tutto in una pentola con acqua e condito con sale e pepe portare a cottura in un'ora di ebollizione moderata.

una pentola di adeguata capacità) e rimettete a fuoco moderato rimestando l'insieme ogni tanto ed accertandovi della giusta densità e salatura.

Dopo un buon quarto d'ora è pronto questo piatto milanese, che va servito ben caldo e generosamente asperso di formaggio grattugiato al.momento per aumentarne la fraganza. (Col formagg grattàa al momeni nel tond denanz a te gustarée pussée tucc j pitanz!) Col formaggio grattugiato al momento sul piatto (che hai) davanti gusterai ancora di più tutte le pietanze.

Quando avrete accertata la cottura della tempia e della lonza scolate un poco i ceci (non completamente) e riversateli nella stessa pentola in cui avete fatta cuocere la lonza e la tempia (all'occorrenza unite il tutto zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA in

Si consigliano vini rossi robusti: barbera, dolcetto o barbaresco.

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Parliamo un po' di case e di affitti

L'equo canone può essere un canone molto iniquo

La sua introduzione nelle case popolari comporta un aumeto degli affitti proporzionalmente più alto per i redditi più bassi

In un precedente articolo abbiamo affrontato del problema della casa ed in particolare del piano Gescal e delle carenze nella sua applicazione.

Parliamo ora delrIACP (Istituto Autonomo Case Popolari).

Questo Ente è sommerso da quasi mille miliardi di deficit. PernACP il ministro Nicolazzi non ha trovato di meglio che cedere a riscatto le case popolan. A Milano sono in progetto di vendere 19.000 alloggi su circa 25.000 e il ricavato dovrebbe andare per nuove costruzioni (vedremo) ma c'è il pericolo che il ricavato vada a finire per altre vie, quando pensiamo chenAC P è in debito verso le banche e paga 20 miliardi all'anno solo per interessi.

Ora pare che siano stati bloccati 100 miliardi il cui ritardo aveva messo in pericolo i lavori già avviati. Per quanto concerne la nuova legge regionale n° 91/ 83 sull'assegnazone e sulla gestione degli alloggi di edilizia pubblica andata in vigore il 1° gennaio 1984 c'è da dire che è una legge diversa dalle proposte del SUNIA: 10 perché non avvia la riforma per una gestione più democratica e più efficiente dello IACP; 2° perché introduce l'equo canone nelle case popolari snaturando il ruolo e le finalità dell'edilizia pubblica e tutto questo comporterà l'aumento degli affitti proporzionalmente più alto per i redditi più bassi e infine perché ci saranno ingiuste differenze tra assegnatari con egual reddito e uguale alloggio. Si tratta di continuare la lotta per ottenere che gli aumenti migliorino il modo di abitare ni quartieri popolari utilizzandoli per manutenzioni, miglioramenti e nuove case. Occorre inoltre ottenere, con la revisione prevista entro l'84, la modifica dei criteri con cui applicare i parametri della legge dell'equo canone per attenuare le ingiustizie più evidenti.

Il meccanismo per il calcolo del canone è un po' complicato, il canone oggettivo è determinato con i seguenti parametri: in base alla superficie convenzionale-costo base a mq. per anno di costruzione - tipologia catastale - classe demografica - del comune - ubicazione - livello del piano - vetustà - stato di conservazione e manutenzione.

11 canone di locazione come sopra determinato è applicato, a partire dal 1° gennaio 1984, nelle seguenti misure in funzione del reddito familiare: prima fascia fino a L. 4.250.000 effettivo derivante esclusivamente da pensione o lavoro dipendente; seconda fascia fino a L. 5.600.000 convenzionale deri-

vante esclusivamente da pensione o lavoro dipendente; terza fascia fino a L. 8.800.000 convenzionale derivante da redditi di qualsiasi tipo; quarta fascia fino a L. 12.000.000 convenzionale derivante da qualsiasi reddito; quinta fascia oltre i 12 milioni convenzinale derivante da qualsiasi reddito.

La superficie "convenzionale" è data dalla somma di vari elementi tra cui rintera superficie dell'alloggio al netto dei muri e il 25% della superficie netta per balconi, terrazzi, cantine e solai.

Dal 1° gennaio 1985 il canone sarà aggiornato ogni anno.

L'anagrafe dell'utenza sarà aggiornata ogni 2 anni, sarà aggiornato anche il limite di reddito per poter entrare nelle case popolari: ciò comporterà modifiche nelle fasce e quindi anche dei canoni da pagare. Chi non paga il canone per 2 mesi verrà perseguito dall'ente mediante richiesta di sfratto per morosità ai sensi del codice civile.

Cambio alloggio:

Entro la fine di marzo ogni anno l'ente gestore deve indire un bando per il cambio dell'alloggio. Motivi per il cambio: o per variazione del nucleo familiare in più o in meno del numero dei familiari, per malattie o gravi necessità dell'assegnatario dei familiari, o per avvicinarsi al posto di lavoro. Le richieste possono essere presentate solo dopo due anni di permanenza nell'alloggio. Possono essere possibili cambi consensuali, ma autorizzati dall'ente il quale valuta se ci sono tutti i requisiti per fare il cambio.

Agli inquilini il cui reddito risulta doppio del limite di accesso per l'edilizia sovvenzionata (L. 2.666.666) viene revocato l'alloggio.

Tutte le iniziative riguardanti la mobilità devono vedere impegnato il sindacato onde evitare che inquilini che superano di poco il tetto di revoca vengano a trovarsi in sgradevoli situazioni.

Autogestione La gestione autonoma da parte degli assegnatari può riguardare tutti i servizi o parte di essi.

Negli stabili ultimati dopo r I / I / 1984 l'autogestione riguarda tutto ed è obbligatoria. Negli stabili ultimati prima del- l'i/ l / 1984 l'autogestione è autorizzata dall'ente gestore quando è richiesta da almeno il 60% degli assegnatari dello stabile ed è vincolante nel confronto degli altri. In caso di cattivo funzionamento l'ente gestore può non iniziare o interrompere l'autogestione. Altrettanto può fare rassemblea. L'autogestione è

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orario continuato

disciplinata da un regolamento approvato dall'ente gestore dopo aver sentito i sindacati.

Ogni ente gestore deve istituire un fondo sociale per dare contributi agli assegnatari che non possono pagare il canone, oppure, per spese di trasloco nei casi di cambio alloggio in cui ralloggio occupato sia sotto utilizzato, il fondo è finanziato con i canoni ricavati dall'ente gestore e da contributi integrativi dei comuni.

Abusivismo

L'occupante abusivo è obbligato a liberare ralloggio. L'ente gestore manda una lettera di diffida e gli lascia 15 giorni per presentare deduzioni scritte, dopo di che gli ingiunge di lasciare libero l'alloggio entro 30 giorni in caso contrario sarà fatto eseguire con l'ufficiale giudiziario con la forza pubblica e non può essere prorogato. Questo vale dall'I / I / 84; per gli altri è prevista una sanatoria, cioè, verrà assegnato a seconda del nucleo familiare purché:

— roccupazione duri almeno dal 30 giugno 1983 gli occupati abbiano gli stessi requisiti che occorrono per poter fare domanda di assegnazione

gli occupanti si impegnino a pagare, anche a rate, tutti i canoni dovuti per tutto il periodo per cui è durata roccupazione.

Equo canone

I criteri per determinare i canoni, che possono essere equi nella edilizia privata diventano iniqui nell'edilizia pubblica che è costruita su aree di proprietà pubblica con contributi dei lavoratori dipendenti e con finanziamenti pubblici.

Infatti, come conseguenza di questi criteri, famiglie con lo stesso reddito e con lo stesso tipo di alloggio pagano canoni molto diversi solo perché abitano in zone diverse della città o in comuni di diversa grandezza, anche se in condizioni urbane e ambientali simili, oppure costruite in anni diversi.

Gli investitori privati sono pressoché scomparsi perché preferiscono indirizzare i loro capitali verso i BOT o uffici e abitazioni turistiche anziché nell'edilizia abitativa.

Il fisco riserva un trattamento particolarmente favorevole ai proprietari che tengono gli alloggi sfitti che nell'81 era di ben 700.000 nelle grandi città.

Gli affitti sono triplicati dal '78 all'83; reffetto più grave del problema degli sfratti è che per la fine del periodo transitorio dell'equo canone mai era accaduto che milioni di contratti di affitto scadessero nello stesso periodo. A pagare le conseguenze di questa situazione sono le fasce più deboli della società impossibilitati ad accede ad alloggi in vendita con prezzi stratosferici o con affitti da capogiro, buone entrate e buste in nero.

Il ministro Nicolazzi sollecitato ad intervenire non ha fatto altro che varare un ulteriore rattoppo per alcune parti e un vero e proprio danno per altro.

Per rIACP come abbiamo visto non ha trovato di meglio che cedere le case e a riscatto, per l'equo canone non ha trovato di meglio che eliminarlo nei comuni con meno di 10.000 abitanti; non si parla più di fondo sociale per aiutare i meno abbienti, così che non si parla più di aumentare le tasse per le case sfitte.

Il Partito comunista e i sindacati propongono il rinnovo automatico dei contratti salvo giusta causa, il contenimento degli affitti, graduazione degli sfratti efficaci misure di controllo dello sfitto, fondo sociale per

l'integrazione dell'affitto per i meno abbienti e rilancio delredilizia pubblica che è pagata dai contributi dei lavoratori dipendenti.

Il nostro Partito comunista, qualora gli inquilini nella grande maggioranza di una casa popolare opti per racquisto , consiglia di scartare la soluzione frazionata ma concordare la soluzione cooperativa che è certamente più positiva e può tutelare meglio gli interessi collettivi.

Sono in corso confronti con il consorzio Regionale degli IACP con alcuni IACP e con la regione Lombardia per ottenere intanto:

Una abbattimento del costo base al mq. per le case costruite dopo il 1975; Che la maggiorazione iniziale sui nuovi canoni sia inferiore a quella applicata nel settore privato;

L'utilizzazione del fondo sociale per integrare l'affitto e le spese per gli assegnatari a basso reddito;

11 riconoscimento dei diritti sindacali degli inquilini;

Piani di manutenzione programmata di edifici e quartieri per migliorare le condizioni abitative;

L'autogestione per migliorare i servizi ed eliminare gli sprechi;

Riforma degli attuali IACP, attraverso il decentramento gestionale; Innalzamento del tetto di reddito per accedere all'edilizia economica popolare. Senza la lotta dei sindacati e dei partiti il governo avrebbe applicato anche nei confroni dell'edilizia popolare l'equo canone come ai privati, essere riusciti ad inserire lefascedi equo canone secondo il reddito è stato un buon risultato. La nuova legge amplia il concetto di alloggi considerati di edilizia popolare: oltre al patrimonio IACP e alle abitazioni di proprietà pubblica ristrutturati o risanati in centri storici sono adesso di edilizia pubblica:

I) Gli alloggi realizzati o recuperati da enti pubblici con finanziamento totale o parziale a carico non solo dello stato, ma anche delle regioni; Gli alloggi costruiti, acquistati, recuperati o comunque ricevuti in proprietà da comuni, provincie, comunità montane, consorzi di comuni ecc. in qualunque parte siano localizzate; ciò significa soprattutto, in concreto, che sono di edilizia pubblica anche quelli che costituiscono il patrimonio di enti ora disciolti, come gli enti ospedalieri o gli enti comunali di assistenza e anche alloggi costruiti, acquistati o recuperati dai comuni con finanziamenti delle regioni o dello stato;

Gli alloggi realizzati finora recuperati con programmi di _edilizia agevolata o convenzionata attuata da enti pubblici.

Gli alloggi pubblici recuperati, ristrutturati o risanati non formeranno più oggetto di bandi separati, né sarà garantita l'assegnazione ai precedenti occupanti ed eventuali alloggi eccedenti saranno compresi nei bandi generali. Come abbiamo visto alcuni punti sono stati recepiti anche se non ci riteniamo soddisfatti, ma la lotta continua per migliorare le cose. importante che sempre più vaste masse di lavoratori si rendano consapevoli che con governi che difendono soprattutto gli interessi delle classi dominanti occorre essere sempre più uniti intorno ai sindacati e ai partiti che difendono i loro interessi e il P.C.I. è in testa a queste lotte e lo sarà sempre più tenacemente nel prossimo avvenire. Giovanni

El canton del barbee L'arpia

Ciao! Allora hai sentito Goria?

Chi? L'arpia che se te stee minga attent te j porta via?

Mma... Ma io parlo del ministro del Tesoro.

E anca mi.

Ma la proposta che ha fatto non è per portar via, anzi...

Se l'è che l'ha propost?

Un piano casa.

Perché? EI voeur forsi alza la soa cà de on pian?

Ma no! Si tratta di un piano per permettere a tutti di comprarsi la prima casa.

A tucc, propri tucc?

Beh... A quelli che ne facciano domanda e che avessero meno di quarant'anni...

Comincienn giamò a vess minga tucc... — ...Che lavorino da almeno due anni...

E nient'alter?

No. E che siano in grado di pagare un anticipo.

Ah! EI savevi mi che sott sotta gh'era on quai inghipp!

Ma, no. Nessun inghippo.

E... de quanto el vovarev vess sto anticip?

Beh... Almeno di venticinque milioni.

E el te par pocch?!

Ma non mi pare neanche tanto...

Per quei che ghi hann forsi no, ma...

Poi c'è il mutuo.

Sarev a dì?

Beh, venticinque milioni non bastano per comprare una casa.

Non de cert, conti prezzi che gh'hinn in gir al dì de i ncoeu!

E così i soldi che mancano li presta lo stato.

Oh! Ma come l'è gentil!

Ma poi bisogna restituirglieli.

Me par giust.

Pagando gli interessi.

E quanto sareven sti interess chi?

Dell'undici per cento, molto meno di quanto le banche solitamente chiedono.

Va ben. Ma in moneda spicciola quanto el farev?

Mah... Per un mutuo di settantacinque milioni, ammortizzabile in vent'anni. un po' più di nove milioni all'anno.

Che farev... Nov miiion divis dodes Settcentcinquantamila franch ai mes.

Ssi... Lira più o lira meno...

Ma te se rendet coni che settcentcinquantamila franch al mes hinn la paga de on operali?!

Certo. Ma secondo la proposta di Goria la cifra da pagare per ammortizzare il mutuo non può superare il venti per cento dello stipendio di chi Io ha ottenuto.

Te voeut di. allora. che on opeari ch'el ciappass settcentcinquantamila franch al mes el dovarev pagà domà centcinquantamila franc de mutuo?

Ma potrebbe avere al massimo un mutuo di una quindicina di milioni.

Ma venticinqu de anticip. semper ch'el riessa a trovai, e quindess de mutuo fann quaranta. E cont quaranta milioni al di de incoeu a Milan gh'è pocch de comprà cà!

Lo so. Ma secondo il piano Goria per avere un mutuo di settantacinque milioni bisogna guadagnare almeno tre milioni al mese.

Hoo capii. EI Goria l'ha faa on piano per dagh ai so amis sciori i danee de tucc coni el scont.

Come sarebbe a dire?

Damm atrà. el Goria i danee di mutui in dove el va a ciappai?

Beh... Lì farà anticipare dalle banche.

E per la soa bella faccia i banch ghe prestenn i danee a on interess pusse bass de quel che ciappen de solit?

Ma la differenza la paga lo stato.

E cont quai danee? Quei de tucc nun. Magara quei de la Gescal cavaa via da la paga dei lavorador. Te see se te disi?

Cosa?

Che l'è propri vera che ei Goria l'è un'arpia che se te stee minga attent te j porta via.

Ti porta via che cosa?

Anca i ball. Domà ai pover, però. minga ai sò amis sciori! Ciao, te saludi! el barbee

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novembre 1984 pagina 5 - milano 19
Si
eseguono lavori di ripristino e di modifiche appartamenti
Rossella

L'abuso di una mancata esenzione alla fonte

È quella che andrebbe applicata sui contributi di ricongiunzione pensionistica per non causare a chi li versa perdite di denaro che non potrà più recuperare

Nel numero scorso del giornale abbiamo definito gli oneri e spese deducibili dalla dichiarazione dei redditi una appropriazione indebita da parte dello Stato nei confronti del lavoratore dipendente e del pensionato che deve attendere un rimborso a scadenze inverosimili e al limite dell'incertezza.

Se il senso di giustizia albergasse in ogni parte, una soluzione al problema si potrebbe trovare. Evidentemente nessuno s'interessa, o più realisticamente in molti cercano d'ignorarlo. Come per il riscatto dei periodi contributivi valevoli per la ricongiunzione pensionistica, anch'esso considerato onere deducibile rimborsabile a tempo, mentre sarebbe stata del tutto possibile e molto più semplice l'esenzione direttamente alla fonte. Anche in questo caso di rilevante importanza sociale, assoluto silenzio.

Vediamo di colmare la lacuna, approfondendo il discorso. Naturalmente con la viva esperienza che non siano le solite parole gettate al vento. L'istituzione del riscatto dei contributi previdenziali è abbastanza recente. La legge che ne ha determinato l'entrata in vigore è del febbraio 1979, ma gli effetti pratici hanno avuto inizio solo nei primi mesi del 1981. Si tratta di una normativa assai complessa, che permette a tutti coloro che hanno versato contributi previdenziali in due diversi enti o fondi assicurativi di avvalersi della facoltà di riunire presso un unico ente o fondo tutti i versamenti effettuati.

Per quanti hanno richiesto il trasferimento presso una gestione diversa dall'Assicurazione genera le Obbligatoria IN PS, per il riscatto dei contributi da ricongiungere viene imposto la corresponsione di un onere a conguaglio variante da situazione a situazione, comunque sempre abbastanza sensibile, nell'ordine di circa un milione per ogni anno di riscatto su contributi versati nel periodo a cavallo tra gli anni 40 e 50, in cui si trova la maggioranza dei richiedenti, oggi molto vicini o già in età pensionabile.

Non è il problema normativo di questa legge che ora vogliamo trattare, anche perché introdurre un argomento del genere ci porterebbe troppo lontano, mettendo in luce altre ingiustizie su diverso versante.

Quel che preme rilevare, e portare a conoscenza di chi dovrebbe sentire il dovere di provvedere in merito, è il solito meccanismo fiscale che, anche in questa circostanza, non ha trovato modo di smentirsi, rendendo operante un nuovo abu-

so ai danni di quanti si sono assunti il ricarico di retribuzione già pagata a suo tempo, per non vedersi smembrata una rendita pensionistica regolarmente acquisita con tanti anni di lavoro.

L'abuso riguarda la mancata esenzione alla fonte dell'imposta fiscale sulla somma da versare stabilita dall'ente previdenziale, che viene addebitata mensilmente quale riscatto per la ricongiunzione pensionistica.

Se la legge riconosce la detraibilità di questo importo dall'annuale denuncia del reddito, è del tutto ingiusto che non si possa (o si voglia) calcolare alla fonte la sua esclusione dal reddito imponibile tassabile, come avviene per tutti gli altri oneri sociali.- E ingiusto perché, se l'istituzione tributaria ha trovato corretto pretendere di tassare alla fonte tutto e tutti fin dove è possibile, non dovrebbe comportarsi diversamente quando, con assoluta certezza (non ci' sono dubbi, il costo del riscatto viene trattenuto sulla busta paga o sulla pensione direttamente mese per mese), sia prevista e dovuta al contribuente una detrazione d'imposta. Naturalmente si sostiene che questi contributi aggiuntivi sono considerati dalla legge volontari e non obbligatori, quindi deducibili solo in sede di dichiarazione dei redditi, come per una qualsiasi assicurazione privata. Ma per la semplice ragione che la legge di riforma tributaria non poteva prevedere l'avvento della ricongiunzione previdenziale, è stata sicuramente una scelta da cui trarne un utile destinare questa contribuzione tra quelle non esenti alla fonte. Ribadito che i contributi relativi alla ricongiunzione sono a copertura di contributi già versati precedentemente in forma obbligatoria, la logica e soprattutto una mentalità disposta al buon senso ci dovrebbe portare a ritenere contrarie alla norma le disposizioni vigenti.

Ma non finisce così. Infatti, oltre a dover versare subito una maggiore imposta (praticamente una sottrazione indebita alla retribuzione netta spettante), con la prospettiva della solita ingiustificata e discriminante attesa di un rimborso incerto e a tempo indeterminato, proprio in conseguenza dell'artificioso incremento di reddito imponibile, si potrebbe adesso anche rimanere esclusi dalla più favorevole fascia di ulteriore detrazione e d'integrazione per assegni familiari, condizione senz'altro peggiorativa rispetto alle precedenti aliquote d'imposta in vigore prima del 1983, che non prevedevano detrazioni ai

vari livelli di reddito. Un esempio di questo taglieggiamento lo si può desumere dai seguenti dati. Poniamo il caso di una rendita pensionistica annua lorda di lire 11.100.000, comprensiva di quota per riscatto contributi di ricongiunzione di lire 1.200.000.

Il reddito effettivo risulterebbe di 9.900.000 lire, ma il soggetto in questione versando l'imposta su I 1.100.000 lire (2.00'7.000 lire lorde di tassa) avrà come ulteriore detrazione 156.000 lire. Pagando l'imposta sul reddito effettivo di 9.900.000 lire (1.782.000 lire lorde di tassa),

l'ulteriore detrazione sarebbe stata di lire 276.000. 11 risultato dà una differenza d'imposta di 225.000 lire, che sarà probabilmente rimborsata a lunga scadenza, ma anche una differenza di ulteriore detrazione di 120.000 lire, che non sarà recuperata mai più.

Per concludere, tma nota che conferma senza il minimo dubbio la giustezza di quanto stiamo sostenendo e la possibilità che qualcuno dall'alto se vuole, possa intervenire. Risulta appunto che, in una relazione inviata il febbraio scorso al Parlamento sull'andamentadel mer-

cato assicurativo nel 1983, il ministro dell'Industria Altissimo, riferendosi al ramo vita di questo settore e più in generale al problema della previdenza, preannunciava un disegno di legge sulla regolamentazione dell'intero ramo, dove è intenzionato a proporre un adeguamento almeno al tasso d'inflazione il limite attuale di 2,5 milioni di premio deducibile ai fini fiscali e di consentire questa de-

trazione direttamente sulle trattenute alla fonte dei lavoratori dipendenti. C'è da augurarsi che nella proposta del ministro siano inclusi anche i contributi per ricongiunzione. In caso contrario, bisognerebbe allora pensare che soltanto di fronte ad interessi particolari le leggi sono facilmente modificabili, di fronte al senso di giustizia comune, mai. Umberto Berti

Oggi all'aeroporto di Linate è giunto da Parigi, il dottor Khuong Binh Ninh (il nome, Binh Ninh, vuol dire serenità), per tenere una conferenza sui principi fondamentali dell'Agopuntura.

Stamane il cielo è avvolto in un manto grigio, la temperatura è scesa a IO gradi sopra lo zero. mentre il dollaro, per la felicità degli americani, è salito, ha superato le mille e novecento lire; la lira, perde ancora quota... Sotto questa atmosfera i flash dei fotografi illuminano il volto e gli occhi grandi, color marrone scuro, dell'Indocinese.

Il dottor Khuong si muove con molta eleganza, in quell'abito attillatto blu scuro. È cordiale, simpatico, parla a stento l'italiano, anche se gli è vicino, come un angelo custode, il suo interprete.

Inizia così la mia intervista.

Dottor Khuong, l'Agopuntura che medicina è?

E un metodo cinese. Si basa sull'equilibrio energetico, che non ha niente a che vedere con i sustrati organici della medicina tradizionale.

Chi è stato il primo a scoprirla, quale le sue evoluzioni nel tempo?

Sono passati quattro mila anni e non si sa ancora il nome del suo scopritore. Per 3.000 anni è stato un trattamento empirico, poi si è perfezionato tramite i Gesuiti, che hanno portato l'Agopuntura in Francia intorno al 1600, ma pro-

priamente, a portare l'Agopuntura in Europa, è stato il professor Soulè De Morand. Erano i primi del '900, egli era ambasciatore di Francia in Cina. Ha scritto varie opere sull'Agopuntura. Non era medico, ma era un profondo conoscitore di tradizioni, usi e cotumi della Cina.

Il paziente che si sottopone a questo trattamento, subisce qualche trauma col passare del tempo? Ci sono delle controindicazioni?

No, non ci sono controindicazioni. Un paziente che è in terapia con anticoagulanti può riportare alcuni ematomi nel punto in cui viene infisso rago. Ma è molto raro.

l'agopuntura incide sul sistema neuropsichico? Può guarire resaurimento? Quale metodo viene adottato?

Sì. Il vantaggio delrAgopuntura è proprio quello di sostituire il farmaco, quindi evitare di ingerire sostanze chimiche; molto adatto ai soggetti farmacoallergici.

L'elettrostimolatore non è adatto per chi ha disturbi neurologici in quanto potrebbe produrre un effetto eccitante controindicato.

Qual è il trattamento più idoneo per un paziente ipersensibile?

Una terapia più leggera in intensità e in durata. Il trattamento massimo è di mezz'ora.

Quali sono i mali, più in particolare, che il paziente dovrebbe curare con rAgopuntura?

C'è una particolare stagione del-

ranno per far ricorso a questo tipo di terapia?

Si possono curare forme dolorose in genere e in particolare: artrosi, nevralgie, cefalee acute e croniche, forme allergiche in genere. Disturbi ginecologici. Dottor Khoung, l'Agopuntura può sostituire l'anestetico in caso di intervento chirurgico?

È possibile tramite una équipe preparata, ma in Occidente non è possibile perché ci vuole un rapporto fra medico e paziente che è molto laborioso.

I pazienti che si sottopongono a questo tipo di cura, sono di più uomini o donne? E i bambini possono essere sottoposti a questo trattamento e da quale età?

Sono più donne che uomini, ma non è significativo poiché ciò si riscontra anche nella medicina tradizionale. I bambini si possono sottoporre sin dall'età che sappiano sopportare la puntura dell'ago.

Per una terapia completa quante volte è necessario sottoporsi al trattamento, e per quante volte si può ripetere nelrarco dello stesso anno?

In genere la terapia è di 10 sedute, si può ripetere la terapia ogni sei mesi. Le stagioni più indicate sono la primavera e l'autunno, ma a seconda di come viene giudicato guaribile il paziente, è il medico che consiglia. Se il paziente sente beneficio dopo i primissimi trattamenti può fare solo tre o quattro sedute di mantenimento e prevenzione.

L'Agopuntura è riconosciuta dalla Sanità Italiana come metodo efficace di guarigione?

Perché non è, come altre terapie, ad esempio i Radar, Marconi, Forni ecc., possibile farli con gli Enti Mutualistici? Perché la Sanità Nazionale non ha preso in considerazione una eventuale convenzione con i privati di questo settore?

Sì, è riconosciuto, tant'è vero che esiste una Società Italiana di Agopuntura alla quale fanno capo gli agopuntori più qualificati. Per il momento non è riconosciuto dagli Enti Mutualistici ma che appunto questa Società, di Torino, sta lavorando in questo senso. Ma in Lombardia si sta pensando di fare un esperimento di convenzione con gli Enti Mutualistici. In America, ad esempio, non è riconosciuto perché ci sono molti veti delle ditte farmaceutiche. Quindi l'Agopuntura è sviluppato solo tra le Comunità Cinesi.

In Giappone e in Europa, che lei sappia, questo trattamento è riconosciuto dalle Autorità Sanitarie?

Sì, in Francia, Inghilterra, Belgio, Svizzera, Olanda, Danimarca e in altri Paesi è riconosciuto.

Lei crede, dottor Khoung, che in futuro si potrà sperare in una convenzione con gli Enti Mutualistici Nazionali?

Iospero tanto che le Autorità si sensibilizzino a questo tipo di medicina. Non dipende da noi se non dovesse avvenire.

taleggio i 650 all'etto Valsassina emmenthal svizzero L. 780 all'etto fonti! L. 540 _ all'etto milano 19 - pagina 6 novembre 1984 Le ingiustizie fiscali
Nostra intervista al dottor Kuong Binh Ninh L'agopuntura: la medicina dell'equilibrio energetico 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111M1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111Ö11Ö111111111 Carni LA PRIMA. Per chi se ne intende di qualità e risparmio: ossi buchi L. 6.500 al Kg. coscia polpa L. 8.900 al Kg. nodini di vitello L.11.280 al Kg. punta L i di vitello 3.480 al Kg. L. 5.980 al Kg. L. 7.000 al Kg. arrosto di vitello magro cotechini nostrani LA PRIMA MILANO- P.zza Loreto (Mezzanino MM) tel 209191 il nome della carne

novembre 1984

"Perito"; anticamente denominato "cognit de esperiment" era colui che sapeva portare la prova di un fatto fisico o meccanico o balistico; infatti "cognit", cognito, da cognizione più modernamente divenne "esperi" ed era un professionista.

Ai tempi odierni c'è un'inflazione di periti in ogni settore e la stragrande maggioranza d'essi è impiegata presso aziende, industrie, uffici specializzati in determinati settori o in laboratori di ricerca dove fungono da collaboratori e assistenti a laureati, ingegneri, ecc..

Ad ogni buon conto "perito" è inteso come individuo capace di eseguire una perizia, di dare un giudizio appropriato su un determinato fenomeno od evento, la valutazione di un danno o effetto derivato dalrinciderma di una o più cause.

Professionalmente autonomi operano periti in gioielleria, piotre preziose, pelliccerie, opere d'arte, beni patrimoniali in genere e in numero sempre più crescente, legato al fenomeno della casistica e diffusione dell'autoveicolo, il perito di infortunistica stradale.

"Pescherie", negozi noti in cui si vende pesce, frutti di mare e prodotti attinenti; avevamo già parlato in precedenza del "pessée" singolarmente ed anche quale venditore ambulante, voglio quindi ricordare agli amici lettori che a Milano si usava dire: "Religios come on pessée" di un individuo religioso solo per convenienza; infatti, quando non era ancora scoppiato il "boom" del pesce, il pescivendolo vendeva di preferenza la sua merce a chi osservava il giorno di magro con religiosità!

I mestée de la Milan de semper

Da fespert de talent al pittor dar patent

Dal pescivendolo d'altri tempi all'attuale pescheria il mestiere è cambiato notevolmente mentre un mestiere nuovo per Milano è il pizzaiolo che è di chiara origine partenopea di Arcano

In origine il negozio veniva indicato "pescaria" derivato da quella menzione che si faceva del mercato del pesce; da notare anche che i più antichi "pessée" vendevano quasi esclusivamente pesce di fiume, torrente, lago comunque di acque dolci data la distanza del mare e la carenza di mezzi per poterlo conservare e trasportare celermente a Milano. Anche a quei tempi esistevano però i vivai dove il pesce veniva allevato, nutrito e selezionato per potere poi essere venduto; non di rado era un'unica persona a tenere capo a tutta la catena ed era lo stesso "pessée" che girava per le strade di Milano al grido: "Donn gh'è chi el pessée, col pèss del pussée bon, feves minga scappa 'sta vera occasion! A l'è pèss pescàa de fresch int el Tesin! Vardée che

Dialettologia milanese (13)

Parliamo chiaro della greca jota

Antiteticità, discordanze e sporadici tentativi di collocare al posto esatto questa lettera dell'alfabeto greco nella scrittura milanese

Discordanti sono i dialettologi milanesi sull'uso dello jota (j) sia quale segno grafico di rafforzamento a seguito della vocale "i" per la configurazione del gruppo "gli" della lingua italiana sia per accentuare il prolungamento della "i" come suono di vocaboli tronchi, della lingua italiana similari, ma mutilati della consonante "I" semplice o doppia.

Ne avevamo fatto largo accenno provocando una serie di interrogativi e di dubbi per cui è bene tornare sull'argomento.

Nella grammatica del milanese l'accenno è scarso (Edizioni del Circolo Filologico Milanese, 1980- Claudio Beretta) ed affibbia allo "jota" la definizione di semivocale aggiungendo: "Sta in relazione genetica con un gruppo latino o italiano - li -Ili - gl od anche - j (trascurando dimenticandoPoi aggiunge: "Sia per ragioni di semplificazone, sia per obiettiva rispondenza al segno fonico, in sede di Comitato per il vocabolario abbiamo deciso di mantenerlo solo in parallelo di un gruppo italiano "-gli": aglio, quaglie; "aj, quaj" in milanese; e con questi soli due banalissimi esempi liquida la problematica, cosa che invece "l'anonimo milanese" non fece, anzi ponderò a fondo illustrando prodigalmente ogni caso dubbio. (Leggasi su Milano 19 nel testo della rubrica di novembre 1983).

Gli esempi già apparsi nel corso di spiegazioni sulla particella "ghe" indicano chiaramente come lo jota sappia all'occasione servire quale discernitore tra maschile e femminile; diviene quindi parte complementare dell'articolo gli nella forma associativa "gliele" che diventa appunto "ghe-j", mentre da solo configura l'articolo femminile "le".

L'abbaglio preso dai dialettologi è forse dovuto dalla descrizione che ne fanno i glossari italiani dove è citato: "Juta, sostantivo maschile e femminile,

pèss! EI moeuv ancamò el coìn (Donne c'è quì il pescivendolo, col pesce del più buono, non lasciatevi scappare questa occasione! È pesce pescato di recente nel Ticino! Guardate che pesce, muove ancora il codino!) (Da "Vecchi mestieri milanesi" Libreria Meravigli Editr.)

Da qualche tempo si mangia pesce freschissimo di mare data la velocità dei mezzi e le alte tecniche di frigorìa; di più c'è che la tecnica dell'alimentazione ci fornisce pesce conservato, congelato e surgelato e quindi non c'è più alcun motivo per dubitare della sua... freschezza!

Approfitto dello spazio a mia disposizione per ricordarvi una scherzosa citazione popolare al riguardo del pescivendolo: "El pessée el gira cont j pezz al cùu vendend el péss; hin tant ann ch'el vend el péss cont el cùu tappezzàa de pezz!" (Il pescivendolo gira con le pezze sul sedere vendendo pesce; sono tanti anni che vende pesce con il sedere tappezzato di pezze!) A parte questa specie di scioglilingua che ho appreso da mio nonno, uomo burlone nato, la canzonatura lasciava intravedere che l'aspetto del mestiere non era certamente lucroso; oggi invece con i prezzi che ha il pesce si potrebbe andare a venderlo in abito da gala con tanto di fiore alrocchiello!

pagina 7 - milano 19

indeclinabile, detto anche in italiano i lungo; nona lettera dell'alfabeto greco risalente allo "iod" dell'alfabeto fenicio ed ebraico; scomparsa nell'uso comune dalla lingua italiana; nei toscanismi ancora presente (ad es. "mojo" per mogio) e figuratamente cosa da nulla, cosa minima da cui il detto non sapere uno jota o non valere uno jota nel senso di sapere o valere niente.

Da qui le perplessità dei dialettologi che furono divisi non sapendo classificarlo se consonante o vocale, parimenti di altri studiosi di linguistica; "j" = sc oppure sg a seconda dei casi nella lingua francese da cui il milanese ha abbondantemente attinto.

Severino Pagani la definisce cautamente lettera anfibia e dice testualmente: "Nel dialetto milanese è molto usata per indicare un "i" dal suono prolungato, (es. aj, aglio; bej, belli); specialmente in quei vocaboli di suoni affini, ma di diverso significato (es. mai, giammai; maj, maglio); molto spesso la j è preceduta da un'altra i semplice, quando il suono di questa i deve essere molto stemperato (es. Usij, Bij, ecc.)". (Severino Pagani - Come parla meneghino - Edizioni Virgilio - 1977).

A parte la pignoleria nel rilevare che viene confuso il maschile col femminile si notano negli esempi quelle carenze che l'anonimo milanese aveva evidenziate e che riportiamo: "Ai -preposizione articolata maschile plurale; aj - preposizione articolata femminile plurale; aij -aglio, agli (ortaggi) e agli preposizione articolata maschile plurale; poi indica: mai - in nessun tempo, giammai; maj - mali; maij - maglie, maglio".

Anche nell'altro esempio claudica; infatti "usij" in luogo di "usej" uccelli, è brianzolismo tal quale "bij" in luogo di "bej", belli che per strana coincidenza aveva citato esatto all'inizio!

(continua)

tra l'organo e il pianoforte; di quest'ultimo poi ce ne sono tre tipi: il verticale, quello a coda e quello "di mezzo", meno noto in quanto poco diffuso. "Pizzeria", pizzaiolo; mestiere importato a Milano e diffusosi rapidamente con raumentare della popolazione di origine meridionale e non soltanto napoletana, poiché si dice che la pizza abbia profonde radici partenopee, ma diffusa in tutto il sud d'Italia.

Nella pizzeria si servono comunque altri piatti anche se la pizza resta la comune denominazione di quello tradizionale; di esso, nato come cibo povero, da popolo e pescatori, se ne è fatto un piatto su cui si è sbizzarrita la fantasia dei moderni pizzaioli ed a cui si è data una fantasia di nomi: margherita, marinara, quattro stagioni, ecc.. Fatta eccezione per la curiosità di volerne assaggiare o per la praticità di risolvere talvolta un problema insolito (molti oggi ricorrono per lo stesso principio alla "paninoteca") buona parte dei milanesi non la considera più di un'occasione per qualcosa d'insolito, quindi non tradizione.

Figura di antico pescivendolo milanese eccezionalmente si definiva "pittor de insègn" rabile esecutore di insegne di negozi che, oltre alle scritte, dipingeva allegorie o prodotti di cui il negozio trattava su apposite lastre poste a fianco del negozio stesso, il più delle volte "cantonali" per negozi posti ad angolo di strade ed aventi vetrine sui due lati dell'angolo. Per farne esempio: un fornaio faceva dipingere un gerlo di pane. il macellaio teste di bovi, il caseario mucche al pascolo e forme di cacio e così via; poi questo genere di pittura decora-

tiva e di richiamo sparì e venne in auge la cartellonistica ed il mestiere diventò "pittore cartellonista". poi più modernamente "pittore pubblicitario". Pittore d'Arte e scenografo sono un'altra cosa, un mestiere vero e proprio per chi deve viverne; può capitare di eseguire un'opera su preciso suggerimento di terzi, previo bozzetto e non sempre libera scelta; questo è mestiere di pittore... mentre la libera scelta, l'estro senza imposizioni, la pittura senza bisogno sono dell'artista; il discorso è troppo lungo! (Continua)

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Degli addetti al mercato del pesce, commercianti, negozianti, banconieri, ecc. ne deriva una voce unica "pessée" a volte più dettagliata: "De mestée el fa el pessée" (Di mestiere fa il pescivendolo) con la sola esclusione per il mediatore.

Per concludere questo capitolo, tra i mestieri di Milano di cui questa è un'ampia rassegna anche se non completa, dirò ai lettori che vi sono anche allevatori di pesci per acquari, un settore ornamentale e non alimentare che si ingrana con quello dei costruttori di vasche, acquari ed accessori ed estendendo quindi l'elenco dei mestieri in modo non sempre agevole ad inquadrare e relegati in un... limbo dei dimenticati.

Avevo parlato del "balansinée", non propriamente dei costruttori di pese dei diversi tipi: pese a bilico, a ponte, bascule, bilance automatiche, elettroniche, rotative, stampanti, ottiche, ecc.; una gamma vastissima di apparecchi che ha relegata la vecchia apparecchiatura ad antiquariato e l'ha sostituita con modernissimi gioielli che danno contemporaneamente peso, tara, prezzo; bilici elettronici con trasmissione del peso e stampa a distanza, ogni tipo di pesatura modernissima per l'industria e il commercio che vanno dalle gigantesche attrezzature per vagoni ferroviari alla delicatissima e precisissima bilancina usata dagli orafi.

"Pianista", l'artista suonatore e concertatore che si avvale del pianoforte e di strumenti consimili per il suo mestiere; costruttori di pianoforti ce ne sono pochini a Milano ed in via di estinzione; accordatori, restauratori, lucidatori e venditori del nuovo e dell'usato ce ne sono invece parecchi.

"Pianoforti"; abbondano i commercianti, noleggiatori, importatori; la concorrenza dei giapponesi nei confronti dei tedeschi si fa sentire e la maggior parte dei venditori tiene banco anche per altri strumenti musicali affini e no, moderni ed antichi dalle spinette al clavicembalo, armonium ed altri strumenti che stanno nella via di mezzo

Di pizzerie tra Milano città e l'immediato suburbio se ne contano Finquecento circa; tenendo conto delle denominazioni doppie "ristorante-pizzeria, trattoria pizzeria, bar-pizzeria" si superano largamente i seicento locali.

Taluna di queste pizzerie, ferma alla iniziale prerogativa del forno a legna ed avente operante un abile pizzaiolo, straripa di avventori e gode di una fama notevole; un locale del genere, ex bottega di "cibi cotti" ed ex "polentatt" nella zona di Porta Garibaldi, di cui è proprietario e pizzaiolo un toscano puro da... sempre a Milano, è un invidiabile esempio di pizzeria modello.

Ad essa accorrono clienti abituali, non soltanto a consumarla in loco, il che è disagevole perché il locale è piuttosto angusto, ma a comperarla ancora bollente per consumarla a casa.

A volte c'è la fila che dal negozio si allunga sul marciapiede e vengono distribuiti biglietti numerati progressivamente per evitare dispute di precedenza; il passante occasionale alla vista di questa gente in coda guarda stupito e ne chiede la ragione; non di rado anch'egli... si mette in coda!

Pizzeria; ma quì sembra di essere davanti alla Scala, quando accanto ai botteghini c'è ressa per una prima; invece si tratta della pizza, un popolare cibo di origine partenopea che viene preparato a Milano da un toscano! (precise disposizioni della nostra redazione vietano pubblicità; il fatto è reale).

Nota: i milanesi che dovessero scrivere "pizza" userebbero la stessa forma dei napoletani e degli italiani in genere; i signori dell'Accademia del dialetto milanese, secondo le indicazioni fornite dal signor Claudio Beretta circa la soppressione della consonante Z e seguendo le teorie di F. Angiolini, dovrebbero scriverlo "pisa" (vocabolo di parametro stisa per stizza) e quindi dovendo scrivere orina farebbero altrettanto. Ai tempi dell'Angiolini a Milano non esistevano k pizzerie! "Pittor e scenografi"; "pittor", pittore; in occasione della descnzione del mestiere dell'imbianchino è stato precisato che a Milano il pittore non è ne imbianchino ne verniciatore, ed

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Una simpatica serata

dedicata alla poesia

Ancora una volta i soci del Gruppo Sirio si sono riuniti per partecipare aduna manifestazione culturale nella nostra zona

Gli atleti della Zona 19 Stefano Allocchio passa al professionismo

L'U. S. Trenno è stato un valido trampolino di lancio per questo corridore ciclista a cui devesi riconoscere una ferrea volontà

La passione per il ciclismo ha portato il ragazzino irrequieto ad iscriversi alla U.S. Trenno nella quale si temprò, partecipando alle prime gare tra gli allievi ed assaporando le prime vittorie; conobbe la durezza di inconsueti capitomboli, il bruciore delle escoriazioni e qualche ingiusto frizzo dei non competenti, degli invidiosi.

scio dei sacrifici inevitabili nonostante la giovane età, traguardo il futuro ed ignorando le asprezze condizionanti di tutte le discipline sportive.

Moltisoci del Gruppo Sirio e loro amici si sono riuniti ancora una volta per partecipare a una serata culturale, organizzata da Doris Canetti Consonni il 22 settembre scorso ore 21 al Centro Comunitario di via Lampugnano 145, con il patrocinio del Consiglio di Zona 19 e il Comitato di Gestione.

Silvia De Todaro ha aperto la serata con il suo canto accompagnato dalla chitàrra, la sua voce modulata e intensa ha eseguito la classica Guantanamera (poi venivano illustrati i lavori di pittura e scultura presentati da artisti della zona): Elsa Bottoni Castiglioni, Roberto Pollastri, Osvaldo Porti, Sandro Chiappa, Stefania Veronese e Antonino Nativo.

Dopo la breve introduzione dell'organizzatrice, i poeti si sono avvicendati per la lettura delle loro composizioni sorretti, là dove l'autore non interveniva in prima persona, dalla recitazione di attori presenti in sala.

Achille Cavadini ha presentato le sue "Vieni Natale", "La conchiglia della felicità", "Compagni di scuola", "fantasia d'amore" e "Dietro l'angolo c'è ancora violenza".

Mario Bernardi ha onorato Carlotta Mandel (assente per cure) prendendo a caso dal suo ultimo volume "Felici di niente" una lirica dedicata "Alle donne d'Abruzzo" e poi a richiesta l'arguto "Pesce d'Aprile". Infine "Il nostro segreto" è stato letto dalla Canetti, che a nome di tutti si è associata al Bernardi per augurare alla Poetessa una pronta guarigione e un ritorno felice tra i suoi amici.

Con voce sommessa, in tono confidenziale, Elsa Bottoni Castiglioni ha parlato teneramente dei suoi ricordi, dedicando al suo amato Tuscolano sul Garda, a Carlotta, a un compagno perduto e a un "Amore fonte amara" i suoi versi intimisti e sentimentali.

Dell'insegnante Maria Borelli sono state recitate "Quadretto scolastico", "Madre", "Io non credo", "Ad Angelo" e "Diceva la Rosa assetata", secondo la differente interpretazione di Luciana Perillo e di Doris Canetti, che passava poi a recitare le sue

"Ad occhi chiusi", "Segreto abat-jour" e "Un volo di rondini". La pausa musicale della De Todaro (Malaika) ha dato il via alla seconda parte, con "Il tempo" di Brusi, seguita da "Primavera", "Reminiscenze" e "Proiezioni" di Enrico Perillo, del quale va detto che ha ottenuto come finalista ad un concorso recente, la pubblicazione in volume della lirica "Esistenza". Anche sua moglie Luciana è autrice di sensibili liriche, che declama di persona con la sua ben modulata voce. Di lei abbiamo ascoltato "Quando un'edisse coprirà il mio tempo", un canto alla terra Sarda, "Maternità", cui hanno fatto seguito di Giordano Gianotti "Partenza per la guerra", "Momento" e "La lacrima". Intervenuta tra il pubblico, Anna Mele Ludovico è stata invitata a presentare qualche sua composizione poetica, ma pur ringraziando non ha potuto esibirsi causa motivi di salute. Si è passati così al secondo turno di recitazione con "La mansarda" e "Luglio" di Cavadini e con la brevissima e profonda "È difficile", che abbiamo fatto in tempo ad annotarci: "È difficile/ andare in salita/ quando la strada/ è già in discesa./ È come capovolgere/ la vita che va."

Seguivano "Credo", "A lei", "A un poeta lericino" di Doris indi "Traguardi", "Identità" e "Dimensione" di E. Perillo, "La neve", "Il mare" e "Estate felice" di Elsa, con lo stacco musicale di "Grazia a la vida".

Dell'assente, e affettuosamente ricordato Casonato è stata letta "Creatura donna" e ancora si sono ascoltate diverse sillogi degli autori presenti, per finire con "Quattro settembre" della Mandel e "Un nome" di Vittoria Palazzo. Una simpatica serata, per chi ostinatamente vuole spezzare la passiva accettazione del ruolo di forzato spettatore tivù.

B.F.

Stefano Allocchio, classe 1962, cresciuto a filo della zona 20, dove accarezza la nostra zona in via Gallarate, 389 assieme al fratello minore Luca e ai suoi sportivissimi genitori; viene quasi spontaneo pensare che la passionaccia per la bicicletta gli è stata inoculata da mamma Lina la quale usa le due ruote in tutte le stagioni, sia per la praticità nei suoi spotamenti sia per amore di indipendenza.

Dagli allievi passò alla categoria juniores e cominciò ad ottenere i primi lusinghieri risultati vincendo o piazzandosi tra i primi; l'entusiasmo non lo abbandonò neppure quando una brutta caduta lo tenne per breve tempo lontano dall'attività.

Pur continuando a studiare si allenava costantemente, con-

Le coppe e i trofei si allinearono man mano sull'alto degli scaffali sempre più numerosi e lucenti; gli amici e i clienti della privativa di via Gallarate, 389 non nascondevano il loro compiacimento ed hanno sempre avuta per Stefano una parola di solidarietà, d'incoraggiamento, d'augurio per altri successi.

Venne anche il servizio militare e si inserì nella squadra atletica; così poté continuare i suoi allenamenti e dare il contributo più alto possibile anche durante questo periodo.

L'escalazione continua, la ferrea volontà, la vocazione per la bicicletta hanno forgiato Stefano Allocchio un modello di atleta serio, preparato, convinto della progressività dell'ascesa senza montarsi la testa, anzi, con la modestia ed il silenzio tipici della gente temprata nel puro agonismo.

Il curriculum è palese testimonianza dell'assetto crescente di questo futuro corridore cicli-

sta; tredici gare vinte (Oè, l'ha fàa tredes!) ed ottimi secondi e terzi posti; per sei anni ha partecipato alla "6 giorni di Milano", ha corso in Belgio, Olanda, Spagna, Svizzera e Cecoslovacchia, ecc.

È stato presente a due campionati mondiali dilettanti distinguendosi in entrambe le occasioni ed infine ha partecipato sempre come dilettante alle olimpiadi ben figurando nella graduatoria.

I tempi sono maturi; Stefano

La Polisportiva Lampugnano organizza diverse attività

Vanno dallo Yoga, alla danza moderna, alla ginnastica per adulti, al cicloturismo, al football americano, ginnastica di mantenimento, pallavolo, calcio

La Polisportiva Lampugnano, con sede nell'omonimo quartiere, nella sala comune dello stabile di via Osma 5, organizza per ranno 1984-85 una serie di attività in campo sportivo.

In particolare le discipline sportive in cui si articola l'iniziativa sono:

Yoga —adulti, in via Osma 5 ogni martedì dalle 19 alle 21. Corso aperto a tutti con il quale si intende la conoscenza delle posizioni fondamentali dell'Hatah Yoga. Durata del corso 4 mesi con proseguimento, costo L. 90.000.

Danza moderna per ragazze, ragazzi ed adulti, in via Diomede 60 ogni mercoledì e venerdì dalle 18 alle 19 e dalle 19 alle 20.

Il corso che avrà una durata di 4 mesi con proseguimento, si propone di permettere a tutti di acquisire le nozioni fondamentali della danza moderna ed ha un costo di 70 mila lire.

Ginnastica adulti, morbida, alrOnnicomprensivo di via Trenno ogni lunedì e giovedì dalle 19,30 alle 20,30, durata 4 mesi, costo 60 mila lire. Con musica (tipo aerobica) in via Osma 5 ogni lunedì e giovedì dalle 19 alle 20 e dalle 20 alle 21.

Cicloturismo, aperto a tutti. Si intende organizzare delle passeggiate o delle gite ed eventualmente partecipare a dei cicloraduni.

Football americano, presso l'Onnicomprensivo di via Trenno il lunedì dalle 18 alle 20, il mercoledì dalle 20 alle 22 e il giovedì dalle 20 alle 22 per la preparazione di una squadra da inserire nel prossimo campionato di serie C nazionale, nonché la preparazione di un vivaio

giovanissimi. Ginnastica di mantenimento, in preparazione.

Pallavolo per ragazze e ragazzi, in preparazione. pulcini da 9 a 12 anni, ogni martedì e giovedì dalle 14,30 alle 16,30.

Chiunque fosse interessato alle suddette iniziative può avere maggiori ragguagli ogni mercoledì dalle 21 alle 23 presso la sala comune di via Osma 5.

Allocchio dal primo novembre passa al professionismo e tutti gli augurano meritatamente il pieno successo; in tale veste lo vedremo in azione forse alla prima Sei giorni di Milano in calendario.

C'è da sperare bene, le premesse ci sono, anche se qualcuno velatamente avanza dubbi; personalmente sono convinto che ce la farà e vorrà dimostrare che la fucina da cui nascono gli atleti è alimentata dal fuoco della volontà! A.T.

A San Siro Corsi di yoga ginnastica e maglieria

Come ogni anno riprendono da questo mese di novembre i corsi di yoga, ginnastica e maglieria a macchina organizzati dal Circolo UDI (Unione Donne Italiane) di San Siro, presso la sua sede, in viale Mar Jonio 7. Chiunque fosse interessato a tali corsi può rivolgersi, per iscriversi o per avere maggiori informazioni, allo stesso circolo UDI andandovi di persona o telefonando al n. 4036286. Quanti fossero interessati ai corsi di yoga e di ginnastica potranno rivolgersi anche a Flavio telefonando al n. 4039115.

La redazione di Milano 19 partecipa al lutto della famiglia Caprara per la morte di Lucia Caprara

Anche il bagnetto di Fido può essere il pretesto per un bel quadretto domestico, tra le roulottes dei lavoratori dello spettacolo viaggiante parcheggiate al Quartiere Gallaratese. Il fotografo è stato pronto a cogliere il momento al volo,, passando.

La redazione di Milano 19 si associa al grande dolore del Direttore dott. Gianpiero Pagetti per l'improvvisa scomparsa della sua Mamma, Rosa Mangano ved. Pagetti avvenuta a Milano l'8 Ottobre '84.

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Nella foto Mario Vittorio Bemardi declama le poesie di Carlotta Mandel.
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Il torneo di fine estate al

Lido di piazzale Lotto

Ilde Bordogna ha ancora una volta eliminato tutte le sue avversarie ed all'ultima partita si è trovata di fronte un'agguerritissima Yoshiko Kawano

Ancora una volta Ilde Bordogna ha sconfitto tutte le sue avversarie nelle eliminatorie e nell'ultima partita si è trovata davanti una agguerrita e forte giocatrice giappnese, Yoshiko Kawano, che a sua volta si era meritata con un gioco grintoso ed atletico l'accesso alla finale.

Tutto il torneo si è svolto con la formula americana di un set al meglio dei nove games, ed anche la finale si è svolta con tale sistema, che però sottrae ad una partita così importante i suoi tempi tradizionali, che per il tennis femminile sono di due set su tre.

Poiché l'organizzatrice Nadia Dalla Vedova ha sempre coperto le ore vuote del Centro con l'acquisto di regolare biglietto per lo svolgersi del torneo, per la finale dei tornei futuri si auspica che questioni di tempo non intervengano a pregiudicare le parti salienti delle competizioni.

Il risultato di 9/3 ottenuto in 30 minuti circa dalla Bordogna nella finale non permetteva alla pur brava Yoshiko alcun recupero, e intanto riconfermava IIde Bordogna come la più temibile concorrente in tutte le tre formule: singolare, doppio femminile e doppio misto, che seguiranno fra breve.

A pari merito per il terzo posto hanno ottenuto due coppe di pari entità Beni Danila e Nadia Dalla Vedova, l'una offerta dalla organizzazione e l'altra, da un ente di promozione sportiva, lo stesso che ha offerto le coppe del secondo posto (a Yoschiko) e del primo posto (a Ilde Bordogna).

Simpatico l'ormai tradizionale rinfresco per tutte le partecipanti e gli amici, con la consegna dei premi offerti ache dalle stesse tenniste (vedi le grandi

confezioni di cioccolatini di Edda Lucchetti ecc.) mentre già si disponevano gli abbinamenti per i doppi a seguire. La novità più saliente tra il gruppo delle frequentatrici del Lido è la possibilità di concretizzare un'idea per la quale Nadia Dalla Vedova si è a lungo battuta: la fondazione di un nuovo club da chiamarsi "Tennis Club Lido" con l'intenzione di affiliarsi alla Federazione Tennis per allargare l'ambito

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degli incontri e partecipare a tornei e competizioni di altri clubs.

Al momento di redigere queste note, le adesioni sono aperte a tutti i frequentatori del Centro Lido, tramite Nadia Dalla Vedova che si occupa delle varie formalità.

B. Fusi

Nella foto Ilde Bordogna e Yoshiko Kawano con le coppe della prima e seconda classificata.

Una pioggia di iniziative all'insegna della crescita

Dopo la festa dell'uva ed il pranzo per i pensionati organizzati in ottobre è in programma per il 9 novembre la proiezione del film dei funerali di BerlinguerAltre iniziative in cantiere ed ogni sabato ballo a prezzi popolari

Un ricco calendario d'iniziative e manifestazioni ricreative, culturali ed artistiche è stato profilato nel corso dell'ultima riunione del consiglio del Centro Sociale del Circolo Ricreativo e Cooperativa Edificatrice di Lampugnano.

Il nuovo direttivo ha subito messo a punto una Festa dell'uva il 7 ottobre scorso invitando anche i pittori del Gruppo Sirio che già godono della ospitalità per le loro riunioni e che si sono pronunciati per una fattiva reciproca collaborazione sia presente sia futura in un ambiente sereno e popolare.

Nel corso di detta Festa dell'uva bambini ed adulti hanno partecipato ai giochi per roccasione studiati con grande spasso di tutti i presenti; esponenti di tutte le età comprese tra i due e i novant'anni hanno avuto in regalo un sacchetto d'uva e chi non ha ballato o partecipato ai giochi non ha avuto il tempo per annoiarsi in quella atmosfera pregna di allegria.

Uno dei giochi più originali e divertenti ha visti impegnati quattro adulti bendati a cui è stato posto in mano un piatto con budino e relativo cucchiaino; i quattro, divisi in due coppie dovevano consumare il budino imboccandosi a vicenda e ovviamente la scena ha suscitato non poca ilarità.

Il particolare più divertente, premesso che erano stati presi accorgimenti per salvaguardare gli abiti, consisteva nel fatto che i partecipanti a questo singolare gioco erano tutti barbuti; evidente che, bendati agli occhi, le barbe assorbirono la maggior parte del budino.

Per il 21 ottobre è stato invece organizzato per i pensionati un pranzo a cui sono intervenuti anche alcuni soci del Gruppo Sirio; il clima di letizia e di solidarietà verso gli anziani e la vampata di allegria portata dai pittori e poeti presenti è di auspicio per un rapporto ancora più saldo in una concatenazione di iniziative future.

Al Centro Sociale del Circolo Ricreativo e Cooperativa Edificatrice di Lampugnano il giorno 9 novembre alle ore 21, in via Diomede, 62 verrà proiettato un interessante film-documentario sui funerali di Enrico Berlinguer; nell'occasione sarà posto in vendita il libro "Ciao Enrico", importante documento biografico del defunto segretario del Partito Comunista Italiano con annotazioni esclusive.

Infine ricordiamo che gli amanti del ballo liscio potranno fruire, a pochi passi da casa ed in ambiente accogliente, sempre presso il Centro Sociale di via Diomede, 62 a prezzi popolari, di buona musica tutti i sabato

sera; sul posto funziona un ottimo servizio bar.

Nel ringraziare Milano 19 per lo spazio concessoci terremo i lettori sempre informati per le iniziative di imminente progammazione con un caloroso invito a tutti a partecipare. A.T.

Ginnastica per adulti

In collaborazione col Centro Comunitario di via Lampugnano 145, il 5 Novembre 1984 inizieranno i Corsi di Musica Popolare per Pianoforte classico, Chitarra classica e Chitarra moderna.

I corsi saranno integrati da un'attività parallela di teoria musicale obbligatoria per tutti gli strumenti.

La durata complessiva del corso è di crica 7 mesi, per 48 lezioni di h 1,30 per un totale di 72 ore. Maggiori informazioni potrete averle ogni martedì e mercoledì dalle 21 alle 22,30 presso il Circolo ARCI / UISP "G. Trevisani" di via Appennini 101 / B oppure telefonando al 3539458 (segreteria telefonica) lascianto il vostro recapito.

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In pia77a Mercanti Fiera gastronomica 1984

Dall 'l 1 al 17 dicembre per la Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori

Nuovo indirizzo per l'appuntamento gastronomico che ogni anno la Lega indice per potenziare la sua attività assistenziale.

Per ranno in corso, la manifestazione si svolgerà in Piazza Mercanti, dal giorno undici al diciassette dicembre e si prevedono numerosi gesti di solidarietà, fra aziende e privati, nel contribuire alla buona riuscita di questa nuova edizione: offrire o acquistare sono due modi paralleli di farsi carico del problema.

La cittadinanza milanese sarà ancora una volta sensibile e certo non mancherà alla "Fiera Gastronomica '84" anche perché già da quasi vent'anni ha sperimentato la bontà dei prodotti alimentari proposti in questa occasione. Dall'undici al diciassette dicembre prossimi in Piazza Mercanti, per gli amici della Lega e per tutti.

Entro il 1985

Milano avrà un nuovo forno crematorio

Domenica 7 ottobre dalle 9.30 alle I l alla Sala Congressi in Via Corridoni 16 si è tenuta l'assemblea generale ordinaria dei Soci della Società per la Cremazione. Chiusura del bilancio attivo, le quote e le iscrizioni per il 1985 non subiranno aumenti. Entro il 1985 entrerà in funzione il nuovo forno crematorio di Lambrate.

Nuovo Consiglio: Avv. Tiziano Barbetta - Sig. Giuseppe Bigatti - Sig. Franco FontanaSig. Gemile Tinta. Si rendono edotti i soci della Zona 19 che gli uffici in Via dei Grimani IO (tel. 4225217) restano aperti dalle 9 alle 12 escluso il sabato.

SOCREN Ente Morale

Un toccasana dai grandi rimedi

Curiosità sull'aglio ...e sulle sue virtù

I17 ottobre scorso a Monticelli d'Ongina la IX Giornata Mondiale

Sua maestà l'aglio è un'erbacea della famiglia delle gigliacee, originaria dell'Asia Centrale (i i pareri circa le origini, però, sono discordi) è coltivata in molti ' paesi temperati; è una pianta annua di tre diverse varietà, bianca, rosa e rossa, così dette dalle tuniche degli spicchi.

L'aglio viene adoperato come aromatizzante nelle cucine di tutto il mondo ed è più facile elencare i piatti dove l'aglio non ci vuole che quelli dove (più o meno abbondante) esso viene usato.

Si è abbastanza restii all'uso di tale ortaggio per l'odore marcato e la conseguente odorazione dell'alito, ma si consiglia, come correttivo, la mastificazione di alcune foglie di prezzemolo o di alcuni granelli di caffè.

Per il profano, l'uso disparato dell'aglio assume veste di curiosità e la ricerca porta alla scoperta di sensazioni nuove e di usi di questa erba veramente strabiliante; per citare una funzione eclatante, l'aglio con dell'acido ossalico ed essenza di trementina serve per forare il vetro. Non deve sembrare strano se le tradizioni trasmettono gli usi di questa pianta e se a prima vista possono sembrare inconsueti, ma ci sarebbe veramente molto da parlare dell'aglio, delle sue proprietà e del suo impiego.

A Monticelli d'Ongina, nella maestosa rocca Pallavicino Casali, risalente al quindicesimo secolo, il 7 ottobre si è svolta la IX Giornata Mondiale dell'Aglio. Monticelli conosciuto centro agricolo in provincia di Piacenza (presso la riva del fiume Po) ha un mercato fiorente di grano, pomodori, formaggi, bestiame; è rinomata anche per aver creato (grazie alla ricerca ed alla collaborazione di tutti gli abitanti) il "Museo del Po" con raccolte di oggetti più impensabili trovati nelle cascine lungo il fiume e nelle campagne.

Mestolo di ferro (cusot) per estrarre la ghiaia, cinghia di ca-

Un segno al mese

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napa (tirela) per trainare i barconi, girelli rustici per bambini, frullini di legno, acchiappamosche ad ambolla e raddrizzacorna per bovini, sono i reperti più pregiati. Ritornando all'allium sativum, la cui produzione si aggira sui 60-100 quintali per ettaro, risulta che la maggiore coltivatrice di questo ortaggio è la Spagna, seguita dalla Francia e dall'Italia; i monticellesi ne danno il loro contributo ed addirittura ne dedicano una fiera annuale "corredata" di convegni, relazioni, attrattive turistiche, gastronomiche, storiche e culturali.

Abbiamo parlato di sua maestà l'aglio perché tale prodotto della nostra terra ha molteplici proprietà benefiche risolventi ed è ottimo toccasana per itterizia, congestioni, sciatiche, anemia, bile, reumatismi, gotta, diabete, acido urico, eczema, mal di denti; molte ricette e rimedi ci pervengono anche dalla

Passionali ed impenetrabili con il segno dello Scorpione

Il segno di questo mese è lo Scorpione, dominato da Marte omonimo dell'antico dio della guerra. Infatti Marte simboleggia tutto ciò che ha carattere di lotta e sveglia nell'individuo da lui dominato le forze dei sensi e lo spirito di conquista.

Tanto maggiore sarà il suo benefico influsso, tanto più vivo sarà nel soggetto il coraggio e raudacia. Nell'oroscopo delruomo, Marte governa il periodo giovanile, per -cui con l'invecchiamento dell'individuo il pianeta perde buona parte della sua forza. In aspetto negativo Marte può portare ad una combattività esasperata e distruttiva, ad una impulsività senza freno. Sul piano fisico il pianeta influenza il sangue arterioso e gli organi genitali. Ha i suoi domicili in Ariete e nello Scorpione, di cui ci occupiamo oggi. Lo Scorpione (2l ottobre20 novembre), segno d'Acqua, fisso, è senz'altro uno dei segni più complessi e misteriosi dello Zodiaco. Nell'antichità lo scorpione fu sempre simbolo di morte. Nella realtà, infatti, è velenoso. Esso dona ai suoi nativi energia, perspicacia e viva intelligenza. L'individuo Scorpione appare spesso freddo e impene-

trabile, mentre nel suo intimo è sempre in tensione, agendo in maniera passionale ed interiorizzata nonostante la lotta che conduce per controllare i suoi istinti. Propria nella sua natura sarà infatti l'eterno dilemma fra bene e male, fra spirito e materia. Col suo fascino misterioso e con il contraddittorio modo di essere, esso appare all'altro sesso, estremamente attraente e stimolante. La sfera dell'inconscio è la parte più importante dello Scorpione. Sinceramente desideroso del bene, egli è d'altra parte facilmente inebriato dalle possibilità che offre il contrario. E se non ha la forza di astenersi si giustifica... errare è umano no? Lo attrae il mistero della morte e spesso egli si dedi-

ca alle scienze occulte e alla parapsicologia. Ciò che avvicina lo Scorpione all'altro tipo dominato da Marte, l'Ariete, è la sua indipendenza, l'orgoglio e la testardaggine. I suoi difetti maggiori sono l'eccessiva passionalità, la gelosia, l'esclusività e la tendenza alla vendetta. L'erotismo nello Scorpione è potente e può essere il perno di un'esistenza densa di esperienze vissute intensamente. Non solo il maschietto Scorpione, ma anche la femminuccia è molto attiva e con la sua prepotente femminilità saprebbe far fare miracoli a chiunque. Il nativo del sengo, come abbiamo visto, non ha un temperamento con cui sia facile andare d'accordo.

I partners devono imparare a comprendere e sopportare la sua aggressività. Positivo può essere il rapporto con il Capricorno e con il Cancro. Fisicamente lo Scorpione è un soggetto sano e robusto; tuttavia deve prestare attenzione al diabete, ai disturbi di gola e a quelli degli organi genitali. Ciao a tutti, soprattutto agli amici dello Scorpione, con l'augurio che le stelle siano loro particolarmente propizie. ellepi

Russia, Argentina, Perù, Bulgaria, Haiti. È usanza comune, nella maggior parte delle Puglie, per curare i bambini affetti da ossiuriasi, fare una collanina di spicchi d'aglio ed appenderla al collo del sofferente. Sarà una forma primordiale, ma parlando con gli addetti ai lavori, ha fatto sempre il suo effetto. Dal rituale atavico pugliese e risalendo l'Italia, in Toscana abbiamo appreso il detto che l'aglio, della salute è lo spiraglio e da Bologna un altro detto ammonisce che chi non compera tale prodotto il giorno di San Giovanni rischia di restare senza danaro per tutto l'anno.

Per chi vive nelle grandi città, citiamo invece, una formula contro la ipertensione e contemporaneamente la dedichiamo a tutti gli "Amici della Grappa", consigliando di far macerare, per dieci giorni, trecento grammi di spicchi di aglio tritato, assieme a centosessanta grammi di vischio, in un litro di grappa (di quella buona). Prenderne un cucchiaio, in due dita di acqua zuccherata, aggiungendo a piacere melissa ed angelica, due volte al giorno. consigliabile per il rilassamento del proprio fisico e stato d'animo.

A Monticelli d'Ongina un ringraziamento per la riscoperta di valori importanti per la nostra agricoltura.

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Per non dimenticare

È accaduto 40 anni fa

Novembre 1944

I — Secondo stime padronali, nell'area di Milano e Sesto, nelle fabbriche meccaniche il costo totale alla produzione è 1.098, fatto 100 il 1938.

2 — A Milano in occasione del giorno dei morti, deposti mazzi di fiori sul luogo dell'eccidio di piazzale Lortto. Scorte armate proteggono l'azione.

Reparti fascisti, dopo una strenua difesa dei partigiani, rioccupano Alba. Nei giorni successi ventimila tedeschi dal 12 al 3 dicembre rastrellano la zona libera abbandonandosi a distruzioni e uccisioni.

3 — A Milano l'arresto di F. Brambilla porta, attraverso un indirizzario, all'individuazione di due basi clandestine di G.L. Numerosi arrestati fra cui alcuni membri del comando generale GL.

Il CLNAI approva lo schema del comando generale CVL: il gen. Cadrona comandante supremo; Longo e Parri vice comandanti; Giambattista Stucchi (PSIUP) I UP) capo di stato maggiore; Mario Argeton (PLI) e Enrico Mattei (DC) membri aggiunti.

Ore 12: incursione aerea sulla zona nord di Milano. 28 morti e 70 feriti.

b — Il Comando piazza di Milano propone al Comando generale CVL l'accantonamento di scorte alimentari per le forze partigiane di Milano. Calcola di dover immagazzinare generi alimentari sufficienti a ottomila uomini per cinque giorni. Chiede sia stanziata la somma straordinaria di cinque milioni.

7 — È iniziatia il giorno 5 e termina oggi la conferenza dei triumvirati insurrezionali del PCI a Milano.

Bologna: a Porta Lame infuria per tutta la giornata la più grossa battaglia di città avvenuta nei territori occupati dai nazisti. Dodici gappisti caduti, oltre duecento i tedeschi e i fascisti uccisi.

8 — Secondo Lorica è nominato questore di Milano in sostituzione di Alberto Bettini.

9 — Viene pubblicato "l'invito" ai renitenti amnistiati (con decreto del "duce" de128 ottobre u.s.) a presentarsi, entro il 10 corr., alle forze armate repubblicane, agli uffici arruolamento o al podestà.

12 — Circolare del ministro dell'Interno ai capi delle province contenente le norme per la precettazione dei lavoratori.

13 — Il gen. Alexader, in un proclama ai patrioti, invita a cessare le attività militari a causa dell'approssimarsi dell'inverno.

Promossa, dal FdG e dai GDD, la "Settimana del partigiano", che durerà fino al 20, con diffusione dei volantini e raccolta di fondi, vestiario e libri per le formazioni di montagna.

14 — Il Comando CVL assegna al Comando piazza di Milano, quattro milioni di lire per le spese del mese di aprile.

Il Comando generale CVL comunica al Comando piazza di Milano la denominazione delle unità in rapporto alla forza: battaglione: 30-40 uomini; brigata: 3 battaglioni e forza complessiva di 300 uomini; divisione: 2 o 3 brigate, forza complessiva di 6001.000 uomini.

Il Comando generale CVL risponde negativamente al Comando piazza di Milano in merito alla richiesta, del 6 novembre di stanziare fondi straordinari per costituire scorte di viveri per le forze partigiane milanesi.

Comunicate anche al Comando piazza di Milano le direttive del Comando generale CVL per la difesa degli impianti elettrici minacciati di distruzione dai tedeschi in ri-

tarata. Una delegazione del CLNAl composta dal suo presidente A. Pizzoni, da F. Parri, G. Pajetta e E. Sogno, si incontra a Roma e a Caserta con i rappresentanti militari alleati per discutere i problemi riguardanti il movimento partigiano.

15 — Bombardamento aereo a Dosolo su una colonna di 25 automezzi che trasportava viveri per i lavoratori milanesi. Feriti un autista e tre operai.

17 — A Milano raccolta di articoli sanitari per i partigiani, nelle farmacie della città. L'iniziativa riscuote notevole successo.

18 — Condanna del proclama Alexander (emesso da Italia combatte il 13) alla riunione della commissione organizzativa della federazione PCI di Milano.

Alla commissione organizzativa del PCI della provinica di Milano, si discute quanto emerso alla Conferenza di partito (dei triumvirati insurFezionali) sulla situazione politica e militare nazionale e internazionale e sulla linea di unità e di democrazia progessiva del partito.

20 — Una relazione della commissione organizzativa della federazione milanese del PCI di Milano sottolinea il successo della Settimana del partigiano appena conclusasi, in cui hanno avuto luogo una serie di manifestazioni di fabbrica e di strada, nonché azioni armate. Si compiace per il rafforzamento del partito.

Il Corriere smentisce la notizia secondo la quale Schuster sarebbe stato arrestato dai tedeschi.

22 — Sabotaggio partigiano sul tratto ferroviario vicino a Gallarate interrompe il traffico per alcune ore.

Anche il Comando piazza di Milano è invitato, con gli altri comandi, a mantenere collegamenti regolari col Comando generale CVL e a inviare periodicamente relazioni informative.

23 — Il Comando piazza di Milano replica al Comando generale CVL il quale aveva espresso parere negativo circa la costituzione di scorte viveri per i partigiani milanesi. Sostiene la necessità di costituire una riserva alimentare frazionata in due-trecento magazzini di distaccamento, per sfuggire all'individuazione e alle requisizioni del nemico. Iniziano le operazioni dei nazifascisti per la riconquista dell'Oltrepo.

26 — A Roma crisi di governo. Bonomi si dimette a causa dei contrasti sorti tra le forze politiche sul ruolo dei CLN e sui criteri di epurazione dei fascisti nelle strutture dello stato.

30 — Raggiunto un accordo, all'intero del CLN ferroviario di Milano, per la fase insurrezionale che prevede, tra l'altro, la creazione di un CdA in ogni impianto del compartimento, in ogni ufficio, ecc., e l'intensificazione del sabotaggio.

A questa data, secondo il Comando piazza CVL, a Milano sono operanti: 4.750 uomini delle formazioni Garibaldi; 1.032 di GL; 3.799 delle Brigate del popolo; 3.000 delle Brigate Matteotti; 600 delle Mazzini per un totale di 13.181 uomini.

Il Comando generale del CVL emette, nel corso del mese, condanna a morte contro il rag. Redaelli (ma la sentenza non verrà eseguita).

Fingendosi un appartenente al CVL, il Redaelli aveva fatto arrestare in piazza di Porta Ludovica un gruppo di patrioti, fra cui l'intendente generale del CVL, e cercava in tutti i modi di far arrestare E. Boeri, capo dell'ufficio informazioni del CVL.

Io seattile di

Perché la tortura?

Una mostra illuminante sulla violenza e sui germi del fascismo che non muoiono mai - "Homo hominibus lupus" (l'uomo è lupo verso gli uomini) è una vile calunnia verso i lupi

I cosiddetti palazzi di giustizia pullulavano di umanità macellata.

Nel 40° delle celebrazioni della Resistenza italiana e con la partecipazione di Sandro Pertini, dei presidenti di ANPI, FIAP, FIVL, CVL, dei comandanti partigiani di tutti i partiti e di tutte le forze democratiche il 22 e 23 settembre sono state ricordate le stragi nazifasciste e i feroci rastrellamenti sul Grappa dell'autunno inverno 1944 con 171 impiccati, 682 fucilati, 804 deportati, 3.270 prigionieri, 700 case distrutte e 31 partigiani torturati e impiccati il 26 settembre 1944 agli alberi delle vie di Bassano. Oggi medaglia d'oro al Valor militare. L'Unità ha parlato di questi avvenimenti come dei 1.300 torturatori argentini e in quei giorni ho pensato a quei giovani che ignari si sono chiesti come sia stato e sia possibile torturare e assassinare dei prigionieri indifesi e perché questa pratica utilizzata fin dagli antichi romani si sia via via perfezionata e sviluppata nei tempi moderni con l'uso generalizzato del manganello, dell'olio di ricino e delle carceri fasciste (che provocarono la morte di martiri come don M inzoni, Amendola, Matteotti e Gramsci) e dei famigerati campi di sterminio nazisti in cui perirono I I milioni di persone tra cui 6 milioni di ebrei. Domande angosciose che vedono i martiri — siano essi i primi cristiani, Giordano Bruno, i partigiani o i desaparecidos — sempre dalla parte della libertà e della giustizia e i torturati nazifasciti sempre dalla parte della violenza e della tortura.

Un'esemplare opera d'informazione è la "Guida bilingue alla mostra di Strumenti di Tortura dal medioevo all'epoca industriale presentata in varie città italiane nel 1983-84"scritta in italiano e inglese da Roberto Held con fotografie di Marcello Bertoni e stampata da qua d'Arno Editori Firenze. Questa guida descrive dettagliatamente con 91 illustrazioni e testi 41 strumenti di tortura ricostruiti e fotografati e il loro impiego nel tempo fino ad oggi, con la mostra esposta nella Repubblica di San Marino. Gli strumenti di tortura e di morte sono i seguenti: Ruota di spezzamento, Sega, Impiccagione in gabbia, Spada del boia, Mannaia, Ghigliottina, Garrotta, Schiacciatesta, Schiacciapollici, Banco di stiramento, Scala di stiramento, Supplizio del pendolo, Vergine di ferro d Norimberga, Pera orale, rettale e vaginale, Cintura di castità, Pinze e tenaglie roventi, Straziatoio di seni, Cintura spinata, Maschere d'infamia, Piffero del Baccanaro, Cicogna di storpiatura, Sedie inquisitorie, Culla di Giuda, Forcella dell'eretico, Gatta di scorticamento, Mordacchia di ferro, Cintura di contenzione, Armi in asta da sbirro, Flagello a catena con stelle, Manetta o gambale, Ceppo della pubblica gogna, Collare con peso di trascinamento, Collare spinato letale, Violone delle comari.

Lo spezzamento con la ruota era un supplizio comunissimo nell'Europa germanica dal basso Medioevo all'inizio del Settecento. La vittima nuda viene stesa supina per terra o sul patibolo con gli arti estesi al massimo e con le mani e i piedi legati a pioli o ad anelli di ferro. Il carnefice poi spezza osso dopo osso e ogni articolazione con la ruota se è tedesco o con stanghe di ferro (da ciò il termine "stangata") se è italiano, evitando però il ferimento mortale. La vittima diventa una piovra urlante e sanguinante, con quattro tentacoli di carne cruda viscida e amorfa impastata di frammenti di ossa, che viene poi legata intrecciata sui raggi della ruota e issata orrizzontalmente in cima a un palo dove i corvi le strappano brandelli di carne e le cavano gli occhi. Questo spettacolo era uno dei più poolari, insieme al rogo e allo squartamento, sulle piazze d'Europa più o meno settimanalmente e dilettava, specie se lo spezzamento era di una o più femmine in fila, turbe di plebei e gran signori. E così via fino alla garrotta pe un'agonia lentissima usata dal fascista Franco di Spagna fino al 1975 anno della sua morte; all'asportazione dei piedi col fuoco per convertire alla vera fede; al codice di tortura di Maria Teresa del 1769; ai supplizi di Mary Tudor alle sepolte vive; allo stiramento fino a 30 centimetri, già in uso presso assiri e babilonesi; agli stivali spagnoli per lo stritolamento degli stinchi; a "Le miserie e le sciagure della guerra"di Callot 1633; alla mutilazione dei seni e degli organi genitali femminili, specie di ragazze madri poiché l'anima della tortura è maschile; alle acqueforti de "I disastri della guerra" di Goya; al rogo dei liberi pensatori, anarchici, streghe, eretici, ebrei, protestanti, falsari, bestemmitori, serve del diavolo; a Giordano Bruno arso vivo a Roma nel 1600 con in bocca una mrodacchia con un aculeo che gli perforava la lingua e mento e un altro che gli spaccava il palato alle torture del Sud Vietnam al Cile; alle corride; a Villa Triste; all'Hotel Regina del boia Rauff; a tutti i martiri della Resistenza morti di lenta e atroce agonia dopo orribili torture nelle carceri fasciste di tutto il mondo perché far soffrire altre creature viventi è secondo Held un'irreprimibile necessità della stragrande maggioranza degli essere umani, caratteristica che li distingue dalle belve; perché la tortura provoca goduria in chi la infligge e alla maggioranza di coloro che assistono agli spettacoli riminosi e crudeli contro la libertà e la vita.

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Un capolavoro murale di Cesare Segabrugo

A Torrazzetta, nell'Oltre Po pavese, in un antico castello un muro bianco e l'ambiente mistico hanno ispirato un valido pittore

Salendo per la strada che da Montebello della Battaglia porta a Borgo Priolo indi deviando in mezzo ai vigneti assestati in dolci declivi e seguendo le indicazioni si arriva a Torrazzetta; quì non finisce il mondo, ma ci si affaccia ad un mondo diverso dove l'ambiente agreste si completa del fascino di un antico castello. Dal 1735 esiste una documentazione da cui risulta che nella cappella del castello della Torrazza dei conti Paleari, con la esplicita autorizzazione della curia vescovile, si svolgevano tutte le funzioni religiose in autentica supplenza di chiesa.

Ad essa facevano capo tutti gli abitanti del contado vicino; il documento che fu allora rilasciato al conte Baldassarre Paleari ci è stato gentilmente mostrato; una grande piastra di ghisa posta in fondo ad un camino ne riporta gli estremi.

Il castello della Torraz.za, poi divenuta Torrazzetta ed attualmente così identificato, passò poi in proprietà ai marchesi Serra di Genova che lo tennero per circa un secolo in perfetta efficienza conservandone intatte le strutture; ceduto a terzi passò da proprietario ad altro in numero imprecisato e fu smembrato in grande parte delle aree temere vendute a lotti e riducendo quel piccolo feudo alla sola costruzione ed al piccolo parco interno.

Di ciò che si era salvato ne fece acquisto un sacerdote di grande iniziativa. Don Niso Dellavalle, che ne curò un restauro a fondo con fedeli rifa' cimenti della parte muraria e migliorandolo efficacemente nella parte logistica per poterne ampiamente fruire quale sede di collettività.

La severa e suggestiva visione della parte turrita e le garitte della parte verso valle col corpo

di guardia contrastano col lindore familiare delle camere e delle sale da pranzo, sale di riunione e di lettura, la moderna. ampia e ben dotata cucina; la capacità ricettiva è di un centinaio di persone. Anche la ex scuderia sta per essere ristrutturata in funzione di eremo per coloro che desiderano una pausa di assoluta spiritualità; va subito detto nell'affrontare questo discorso che "l'Oasi Rosa Mistica", come appunto si appella la nuova destinazione del castello della Torrazzetta, apre i suoi battenti a gruppi che posseggono una ragione di meditazione, conversazione, approfondimento e studio di indirizzo religioso. Retto amministrativamente e funzionalmente da un gruppo di suore laiche è ammirevole il fatto che vi si accettino tutte le discipline religiose e non soltanto la cattolica, persino la buddista; vi accorrono gruppi praticanti la meditazione "vipassana" seguiti ed orientati da una maestra birmana; vi si concentrano elementi interessati ad esercizi e dibattiti di psico-filosofia per migliorare le proprie capacità, gruppi di ecologisti (fu presente un folto gruppo di Italia nostra) e di altri ancora con altre forme di meditazione e cultura ed infine, in questo luogo tranquillo ed isolato, si tengono anche congressi di particolare indirizzo in cui la quiete è sovrana. La descrizione dell'ambiente e della attività che vi è svolta, i raccolti silenzi della gente che vi si alterna. la pace e la serenità che avvolge il visitatore è stata la molla che ha promossa in Cesare Segabrugo l'idea di lasciare una viva impronta sul muro bianco della grande sala che funge da cappella; ne parlò con l'amico che gli aveva proposta una gita inconsuenta, poi

a proposta rimbalzò alle suore aiche che gli dissero di precedenti proposte cadute nel nulla.

Cesare Segabrugo non è artista da lasciare cadere nel vuoto un'idea; ponderò un poco la situazione ed infine decise di passare alla realizzazione di una grande pittura murale di soggetto religioso, ben equilibrata nei colori, intelligentemente distribuita nei personaggi che attorniano il Cristo, seduti. accosciati ed in piedi, nella varietà dei paludamenti, la plasticità dei volti e la morbidezza dei movimenti, vivificando persino le piante e le pietre e col pieno rispetto dei piani cromatici dello sfondo che quasi si smorzano sui crinali dei monti lontani.

Lo squarcio di luce che si delinea tra monti e cielo tonifica così bene l'insieme da lasciare cadere ogni considerazione sul soggetto di per sé stesso; al di là dell'immagine allegorica del principio religioso c'è la grande capacità dell'artista che ha saputo appagare sé stesso ed ha offerto. a tutti coloro che hanno vista o vedranno l'opera, uno stupendo capolavoro di pittura murale realizzato tecnicamente al di fuori della tradizione in cui ha imprigionato, senza compenso. il gusto di fare dell'Arte; raro esempio di delicatezza nelle vesti di un moderno bohemien, di uno scapigliato fuori dal tempo.

Un gruppo di pittori del Gruppo Sirio è andato a vedere il castello della Torrazzetta e la "creatura" di Cesare Segabrugo riportandone un'emozione intrisa di profonda stima per il consocio; qualcuno ha dipinto

Le tecniche pittoriche (23)

sfidando l'incertezza del tempo e, sebbene spruzzi di pioggia hanno fatto tenere il fiato sospeso, concretando l'opera.

Del Gruppo Sirio c'erano anche poeti, lo dimenticavo, che hanno fatto onore coi pittori alla genuina, abbonandante spaghettata offertaci. oltre a dolci, vino e caffè dalle affabili suore laiche; ad esse vanno ancora ringraziamenti e cordialità.

All'amico Cesare Segabrugo un caloroso augurio, un sincero plauso, un incitamento a proseguire verso nuove esperienze e applicazione di nuove tecnologie che il suo temperamento impulsivo di estroso pittore non mancherà di sollecitare.

Ai lettori di Milano 19 un invito per una passeggiata di pochi chilometri, in un luogo piacevole dove traspira la serenità d'un lembo di Lombardia, per vivere una giornata diversa, per bearsi di visioni che allacciano il presente al passato e stillano sensazioni, anche per coloro non propensi al mistico, di cui se ne serba intatto nel tempo il ricordo.

Lassù, al castello della Torrazzetta, dove non finisce il mondo, pure se sembra di accedere ad un mondo diverso con lo spirito e dove potrete ammirare tra le tante cose un'autentica opera d'Arte.

Nella illustrazione raffresco di Cesare Segabrugo eseguito al Castello di Torrazzetta - 27040 Borgo Priolo (Pavia) - Tel. 87133.

L'angolo della poesia )

Enrico Perillo, napoletano di nascita ma milanese dadozione, trae spunto dallo studio della parapsicologia per tentare una risposta — in chiave poetica — alle incognite del soprannaturale. Ne scaturisce una poesia insolita, non troppo immediata, forse, ma certo avvincente per le tematiche che propone. Vi offriamo due esempi fra le liriche che seguono.

Traguardi

Traguardi di luce cui ranima ambisce, profanati d'umana viltà.

Azioni nefande ed inique sentenze di esseri ambigui

Traguardi di luce: un tunnel d'amore obliato nel tempo, permeato di ombre vaganti.

Non pace e violenza: amaro dualismo che Uomo esibisce con orgoglio meschino.

Inutili appelli Ü dall'eterico spazio ad un corpo di materia impregnato.

Coscienze smarrite nel vortice vacuo dei sensi. Traguardi di luce.

Monologo

Se poeta io fossi, descrivere vorrei svariate istanze: situazioni interiori e moti soggettivi, stati d'ambascia e forti emozioni mai vissute.

Ma quanto ad esprimere m'accingo codesti sentimenti, l'impotenza del verbo si fa strada.

Descrivere vorrei la conoscenza, l'uomo,

12 e 19 Novembre Due lunedì letterari all'ALPE

la natura stessa. Ma in tela aspirazione residui di sostanza restano sospesi: quasi la parola filtrasse il pensiero ed al pensiero impedisse d'esternare.

Proposizioni enunciati ed eloquenti frasi: espressioni inespresse, inutili messaggi che il cuore non trasmette.

Se pbeta io fossi...!

All'ALPE, Associazione Lombarda Poeti Estemporanei con sede presso il Circolo Cenisio in Piazza Coriolano 2 a Milano, il giorno 12 novembre, lunedì, ore 21, verrà presentato dall'attore Mario Vittorio Bernardi il libro "La barca di coijon" di Arcano, redattore di Milano 19 e socio anche del Gruppo Sirio, per il qual gruppo è riservata la serata del lunedì successivo, 19 novembre, sempre alle ore 21, con la partecipazione di poeti e appassionati d'arte e lettere.

Il carboncino è un sottile ramo di nocciolo, o tiglio, o salice, bruciati o per meglio dire carbonizzati in modo da poterlo utilizzare per una delle più antiche tecniche di grafia, con quel-

la delle sanguigne. Il carboncino a bastoncello serve per stendere la prima traccia di disegno per affreschi, opere su tela o lavori artigianali. Quando viene usato per esegui-

re interamente un ritratto va generalmente adoperato su un foglio di carta a grana fine, per evitare che si sfaldi. Ha il pregio che si presta a una stesura rapida con effetti morbidi che si possono ritoccare o cancellare.

Quando la polvere del carboncino è pressata e preparata a forma di gessetto odi matita, si ottengono lavori assai più contrastati, che non il semplice bastoncino. Questi gessetti e le matite a mina larga e tenera si prestano egregiamente ad essere usati di costa a tutta lunghezza per ricavarne larghe e decise campiuture.

Nell'industria tessile le mine a carboncino sono utilizzate in tutte le tinte e hanno larga applicazione, differente da quella artistica.

Molto pastosa e adatta per sfumature di grande efficacia è quell'impasto di argilla color rosso mattone più o meno scuro che viene chiamato sangui-

piccoli o grandi problemi d'arredamento risolviamoli insieme

gna, come il prodotto stesso ottenuto, vedi "acquerello" sia per il mezzo sia per il lavoro eseguito.

La sanguigna si usa al solito su carta di colore e consente effetti pittorici molto raffinati, tanto che, dopo il Rinascimento, specie quello fiorentino, è entrata nel barocco con la Scuola di Rubens e nel Settecento francese, per poi essere preferita da artisti sensibili al particolare fascino di questa tecnica adatta a sapienti lumeggiature. Con bistro e carboncino, si ottengono interessanti effetti di chiaro scuro, mentre le luci si possono ottenere con la gomma, la mollica di pane o la biacca.

AI termine del lavoro, sul foglio disegnato si può spruzzare un velo di fissativo che preserverà la parte morbida dallo staccarsi e alterarsi.

II Gruppo Sirio Nell'illustrazione una sanguigna eseguita da Salvatore Gatto.

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D'INTERNI
A.T.
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Il carboncino e la sanguigna: due antiche tecniche di grafia
Aia pagina 15 - milano 19 novembre 1984 4 4

sembra il ritaglio di una città che non esiste più, cancellata da interessi troppo grandi. Quello della signora Ernesta G. lo è anche crudamente, nei fatti, senza metafore: la ristrutturazione è andata avanti intorno, gli appartamenti sono stati vuotati, le pareti demolite, restano uno scheletro, le facciate, le scale e la signora Ernesta G., per la quale presto sicuramente provvederà il Comune.

Per moltissimi ha provveduto il Comune. Se la situazione è meno dura che in altre città, malgrado l'incombere di cinquemila sfratti esecutivi per la fine dell'anno (il doppio di dodici mesi fa e le cause in corso sono ventimila), se le famiglie sfrattate senza casa e ospiti di alberghi sono solo una cinquantina, il merito è appunto dell'Amministrazione comunale che ha speso i soldi a disposizione, ha costruito in sei anni quasi diecimila alloggi (altri duemila sono dell'IACP), ha anche esteso e migliorato la rete del trasporto pubblico, cancellando l'isolamento di quelle città nate negli anni della speculazione edilizia, anni CinquantaSessanta, quali Cologno Monzese o Trezzano o San Donato, tra quartieri dai nomi seducenti, senza-servizi, qualche volta persino senza strade, che spacciavano marcite per verde condominiale. Anche questo, una forte politica dei trasporti, è un aiuto alla soluzione del problema casa.

Il Comune si è mosso ancora con le proprie forze dotandosi di un piano regolatore (nel 1976), dopo vent'anni di abusi e di licenze in "precario", e cercando di snellire procedure e controlli Ma i risultati non sono stati adeguati: cooperative e privati hanno costruito in quattro anni soltanto ottomila alloggi. Perché? "La politica urbanistica della Giunta — commentava uno dei più importanti imprenditori milanesi, Luca Beltrami Gadola — è il classico esempio di che cosa non si riesce a fare malgrado le buone intenzioni, intrappolati da norme regionali e nazionali, da leggi che

sembrano quelle dei tempi delle "grida" manzoniane. Regioni economiche (l'alto costo del denaro, i BOT che immobilizzano capitali, gli scarsi finanziamenti, norme che soffocano l'iniziativa delle cooperative) e tecniche (una industria edilizia ancora arretrata nelle tecnologie e nella organizzazione) si accompagnano dunque a carenze di leggi moderne: quella sul regime dei suoli, ad esempio, per stabilire indennità di esproprio ragionevoli (quando cioè al proprietario non si dovrebbe pagare il valore aggiunto ad un terreno dalle strade, dalle scuole, dai servizi costruiti con i soldi di tutti) senza rimandare ad una legge dell'Ottocento, o quella sull'equo canone. Certezze legislative di cui avrebbe bisogno un Comune per governare, un imprenditore privato per costruire, una qualsiasi famiglia per mettersi in cooperativa oppure comperare, vendere o affittare.

Nemmeno sul piano delle competenze comunali si è saputo intervenire. L'ultimo decreto sugli sfratti arriva a negare la realtà quando definisce "zona calda" il Comune di Milano piuttosto che quell'area metropolitana di quattro milioni di abitanti per la quale il sindaco socialista Tognoli aveva chiesto un nuovo governo e nuove gerarchie istituzionali. Realtà di cui si era accorto anche il presidente dell'Assimpredil (l'associazione degli imprenditori edili milanesi) Riccardo Meregaglia, politicamente insospettabile e inequivocabilmente interessato al problema casa, quando aveva dichiarato: "La fatica che si fa a mettere insieme le risorse, per la soddisfazione delle esigenze collettive, obbliga a considerare con poco favore i "limiti comunali": questi si trascinano dietro desideri di autarchia, velleitarismi e diseconomie. È ora di studiare modelli organizzativi metropolitani che consentano di mettere insieme di più di quanto finora la politica del Comune non ha consentito di fare".

Per tutte queste ragioni (ed altre ancora) la casa, anche a Milano, ricca e propulsiva, è diventata un bene raro, introvabile, non commerciabile, paralizzante. qualcosa di assolutamente in contrasto con i caratteri di modernità che la città si vuol dare. Persino il settore della vendita è bloccato: dai dati raccolti dalla Cariplo si deducono

prezzi fermi da due anni, quattro milioni al metro quadro in pieno centro, tre milioni a Brera, due milioni in corso Buenos Aires, un milione e mezzo in viale Fulvio Testi, un milione (e siamo al minimo) ad Affori, a Villapizzone, al Gallaratese.

Prezzi fermi ma alti, insostenibili, ai quali si aggiungono tasse che scoraggiano il piccolo risparmiatore.

Se non si compra, se non si affitta, se ormai la metà degli appartamenti è in proprietà, nessuno si può muovere, è cancellata ridea della mobilità (persino quella di cambiare lavoro è condizionata dalla necessità di trovare alloggio), si disegna una società chiusa, immobile, tutt'altro che dinamica. E non è certo questa l'immagine di Milano, non è certo questo ciò di cui ha bisogno Milano.

L'argomento è entrato mille volte nelle discussioni del consiglio comunale, l'ultima il mese scorso dopo le dichiarazioni di Nicolazzi. Al democristiano che giocava la carta della provocazione chiedendo una valutazione sullroperato del governo (dopo che il sindaco Tognoli, appena tornato da Strasburgo, aveva manifestato qualche apprezzamento), aveva risposto il capogruppo socialista Finetti, sottolineando ciò che di buono era piuttosto riuscita a concludere la giunta, che del resto si era pronunciata con chiarezza, nell'agosto scorso, chiedendo la sospensione degli sfratti per un anno (salvo giusta causa), misure di agevolazione fiscale per chi affitta e di inasprimento per chi tiene gli alloggi vuoti, provvedimenti sostitutivi della legge Formica, una moderna legge sui suoli, la riforma e raggiornamento del catasto.

Di queste richieste non ha tenuto conto, hanno ricordato i consiglieri comunisti, il governo. Anzi. Così parecchie sono state le critiche: perché è troppo breve la sospensione degli sfratti, perché non si distingue tra giusta causa e finita locazione, perché si aggirano le graduatorie IACP, per i 1.500 miliardi destinati all'acquisto a prezzi di mercato piuttosto che alla realizzazione di nuove case (ma se il decreto non cambia e non arrivano neppure quei soldi, molti Comuni si troveranno in difficoltà), per la insipienza nella definizione delle "zone calde" come se l'emergenza non riguardasse tutto il Paese.

E infine si .è sollecitata la riforma della 1ègge sulrequo canone, perché si creino condizioni economiche e normative che incoraggino ad affittare. "E qui entra in gioco — spiegava il vicesindaco di Milano, il comunista Elio Quercioli — la valutazione specifica della realtà milanese, che, per le linee di sviluppo che si è data, per la crescita di un terziario qualificato, per la stessa accessibilità che ha garantito alla regione, ha visto ampliarsi, estendersi, ramificarsi il suo centro e con questo le rendite di posizione", quelle rendite che cacciano dal suo bilocale, zona Romana, la signora Ernesta G. È conciliabile tutto: equo canone, affitti, sviluppo terziario e... bilocale? Forse sì, riscoprendo però i valori della programmazione e dell'urbanistica.

Oreste Pivetta

L'emergenza

alloggi sfitti.

CG I L-CISI-UI L-SUNIA-SICET e UIL Inquilini hanno richiesto un incontro urgente con il Comune di Milano e con i Comuni della Provincia per concordare un piano per remergenza, attraverso anche un confronto che coinvolga oltre alle associazioni della proprietà immobiliare anche i Sindacati inquilini.

Un piano serio dovrebbe partire da un censimento del patrimonio abitativo di proprietà

del Comune e degli IACP, di quello degli enti pubblici (IPAB, USSL, FS, PT, assicura-' zioni, enti previdenziali, banche) e degli alloggi privati sfitti, e dalla quantificazione della domanda degli sfrattati ma anche di senza tetto, occupanti senza titolo, abitanti in degrado ecc. Il decreto non offre strumenti adeguati e garanzie, negli accordi possibili con i proprietari, di alloggi alternativi per rinquilino, scaduti in due anni di locazione convenzionata.

Gli interventi straordinari non devono però far dimenticare il problema centrale della riforma dell'equo canone. Anche su questo punto i Sindacati avanzano precise proposte: diritto al rinnovo del contratto di lora7ione, disdettabile solo per giusta causa; — aumento del fondo sociale; poteri per i Comuni di stipulare accordi con i privati per la destinazione di alloggi sfitti agli sfrattati;

indicizzazione dei canoni non automatica ma definita in relazione alla situazione economica più generale, con possibili modifiche, all'interno dell'attuale monte affitti, dei parametri della legge 392 più sperequanti.

Un modo nuovo

peratore, chiamato a fare i conti con bisogni e soggetti molto diversi fra loro: giovani, casalinghe, anziani, bambini handicappati, pazienti dei centri psico-sociali, ognuno dei quali con la sua storia, il suo disagio psicologico, le sue aspettative, il suo modo di stabilire rapporti sociali attraverso linguaggi e comportamenti diversi.

Attraverso un'analisi delle attività svolte dei 5 CTL emerge con chiarezza questa articolazione di bisogni e di offerta. Le

attività variano dai corsi e laboratori di pittura, cucina, taglio e cucito, maglia, lingue straniere, ascolto musica, disegno, coltivazione orto, creta, danza, mimo, recitazione, fotografia, erboristeria, alla ginnastica fisioterapica, yoga, automassaggio, psicomotricità, espressione corporea, alle feste per gli anziani, gite, visite guidate, spettacoli teatrali e cinematografici, animazione per bambini, alle conferenze di educazione sanitaria.

Per quanto riguarda ridentikit degli utenti emerge che la fascia di età più rappresentata è quella che va dai 25 ai 55 anni.

Le donne fanno la parte del leone: sono 996 su 1468. Quasi il doppio degli uomini, a riprova che le donne, nella stragrande maggioranza casalinghe, sono più sensibili al richiamo dell'offerta culturale e ricreative in questa sede, mentre gli uomini, da sempre, hanno altri punti di riferimento (il bar, il dopolavoro, ecc.).

Né assistenza, né area di parcheggio, ma polo culturale nel territorio, per il territorio. È questa, in sostanza, la "sfida" che i CTL lanciano alla città pensando al loro futuro.

Due minuscole

lavoro che richiede un tempo non breve.

Per quanto si riferisce alla nostra zona i confini da rivedere sono lungo la via Gallarate ed a Figino.

Per quanto riguarda i confini zonali lungo la via Gallarate il Consiglio di Zona 19 ha espresso, dopo un parere negativo della Zona 20 (l'altra zona interessata) la sua preoccupazione per l'impatto della nuova residenza della Torrazza sui servizi scolastici e socio-sanitari, mentre concorda sostanzialmente per il settore fra le vie Ghisallo e Cefa-

lù, accogliendo favorevolmente la proposta di un incontro fra i due Consigli di Zona., Per quanto si riferisce a Figino sarà discusso tra i Consiglieri di Zona 18 e 19 il confine lungo la via Novara per includere la cascina Bettola (attualmente in zona 18 pur essendo geograficamente e storicamente unita a Figino) nella Zona 19, tenendo anche conto che la variante già approvata della via Novara prevede un nuovo percorso passante a sud della cascina stessa, ossia dal lato opposto a quello verso l'abitato di Figino.

Rullano 19

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,Redazione: Leonardo Clema - Giulio Fantuzzi - Bruna Fusi - Franco Gnutti - Franco Tosi - Angelo Tremolada - Luciano Zagato.

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