milanonove
Numero unico a cura delle Sezioni del P.C.I. di Bicocca - Pratocentenaro - Niguarda
10 MESI DI AMMINISTRAZIONE DEMOCRATICA A MILANO
UN MODO NUOVO DI GOVERNARE
I NOSTRI QUARTIERI, LA CITTA' E IL PAESE
Il contributo positivo dei comunisti nel Consiglio di Zona 9
I consiglieri della Democrazia Cristiana respingono una collaborazione costruttiva
IL PAESE HA BISOGNO DEL P.C.I.
Le proposte programmatiche e l'indicazione del P.C.I. per un'intesa tra tutte le forze democratiche, popolari ed antifasciste, capace di esprimere un governo che corrisponda alla situazione grave e che guidi il Paese fuori dalla crisi, sono diventate il punto di riferimento nel confronto elettorale.
Con l'evidente scopo di evitare la discussione sulla gravità della situazione del Paese e sui drammatici problemi dei lavoratori, e con l'obiettivo di nascondere le responsabilità di un trentennio di governo a preminente direzione democristiana, i dirigenti della D.C. cercano di contraffare i termini del confronto e tentano di ridurre la campagna elettorale ad uno scontro frontale tra D.C. e P.C.I.
Questo tentativo nasce dalla volontà di nascondere il fatto che la D.C. non ha presentato agli elettori una proposta politica seria per il governo del Paese. Non può essere considerata tale infatti la riproposizione del centro-sinistra, esperienza ormai da tempo fallita.
L'obiettivo reale della D.C. nel ribadire le anacronistica e assurda pregiudiziale anticomunista è quello di perpetuare il proprio monopolio di potere che tanti guasti ha già provocato e che è stato alla base del malgoverno e della corruzione.
Il voto dello scorso anno determinò fatti nuovi e positivi nella vita del Paese e favorì anche un tentativo di rinnovamento nella D.C. ma questo è stato bloccato e fatto arretrare dalla controffensiva delle componenti conservatrici, integralistiche e di destra. E' necessario oggi che, con il voto del 20 Giugno, gli elettori esprimono una nuova e ferma condanna alla D.C. creando con ciò le condizioni per un effettivo cambiamento e per un generale sviluppo democratico.
Il maggiore pericolo per l'Italia è che le cose restino come sono perchè ciò significherebbe far precipitare tutta la vita del Paese, l'economia, la vita morale e culturale, le istituzioni statali verso una sempre più pesante degradazione.
Il Paese ha bisogno di un governo che avvii a soluzione i problemi drammatici delle masse popolari e lavoratrici, dell'occupazione, del tenore di vita, dell'ordine democratico e della sicurezza, della moralità nella vita pubblica.
Per questi obiettivi di rinnovamento e di unità è necessario rafforzare le posizioni della sinistra ed in particolare del P.C.I. evitando in particolare la dispersione dei voti a sinistra che andrebbe a tutto vantaggio delle forze conservatrici e reazionarie.
Comunicato della Segreteria generale del P.C.I.
Il voto del 15 giugno 1975 che ha segnato l'avanzata dei partiti di sinistra e del PCI in particolare, ha reso possibile la formazione di una nuova giunta nella città di Milano. Il bilancio politico-amministrativo dell'attività della giunta democratica nei dieci mesi trascorsi è indubbiamente positivo.
Basterà ricordare, tra le diverse realizzazioni, il varo del piano dei trasporti urbani, il piano per l'edilizia popolare, il reperimento e il vincolo delle aree destinate a verde pubblico e ai servizi sociali, il progetto di metanizzazione e municipalizzazione della azienda del gas e, infine, la presentazione del nuovo piano regolatore generale, cosa quest'ultima che sta a dimostrare da sola il salto di qualità compiuto dalla nuova amministrazione rispetto alle precedenti che in quindici anni non sono stati in grado di dare a Milano un nuovo piano regolatore in sostituzione di quello, ormai superato, del 1953.
Tutto questo è stato possibile malgrado le difficoltà economiche in cui versano le finanze locali e l'atteggiamento negativo assunto dalla DC milanese la quale, nonostante il carattere aperto della giunta, ha preferito
trincerarsi in un'ottusa ed intransigente opposizione preconcetta, rifiutando il confronto sui problemi concreti della città e tentando senza successo di boicottare i lavori del consiglio comunale.
Si può affermare, senza tema di smentita, che non solo la DC ha dato ampia prova, nelle passate amministrazioni comunali, di essere incapace di gestire il governo della città, ma dimostra anche ora, dopo aver scelto di stare all'opposizione, di non essere in grado di esercitare questo ruolo in modo costruttivo e positivo nell'interesse della cittadinanza.
La giunta di sinistra ha dato e dà un rilievo particolare al decentramento amministrativo e all'estensione dei poteri ai consigli di zona.
Nel novembre '75 tutto era pronto per la prima elezione diretta dei CdZ da parte dei cittadini. Il ministro degli interni bloccò però la macchina elettorale poichè i CdZ erano organismi « non previsti » da alcuna legge nazionale.
I comunisti, dopo aver giudicato in modo negativo l'intervento autoritario del ministro, si sono dati da fare affinchè si
VINCOLATE LE AREE di VIALE CA' GRANDA
giungesse al più nresto all'approvazione di una legge nazionale sul decentramento. Nel frattempo, per evitare la paralisi, si decise di procedere ugualmente al rinnovo dei consigli di zona con la nomina dei consiglieri da parte dei partiti cittadini sulla base dei risultati delle elezioni amministrative zona per zona.
Il 9-3-76 viene insediato il consiglio di zona 9: il gruppo comunista ha la maggioranza relativa con 7 membri; alla presidenza viene confermato il consigliere comunista Farina.
Il gruppo comunista si adopera, nonostante la possibilità di costituire una maggioranza di sinistra, affinchè non si formino nel CdZ maggioranze e minoranze precostituite ma perchè tutte le forze democratiche presenti in consiglio collaborino in modo unitario per la soluzione dei numerosi problemi ancora aperti nei nostri quartieri (Niguarda, Bicocca e Prato) in costante rapporto con la popolazione.
Il coordinamento delle commissioni di lavoro del CdZ viene affidato ai rappresentanti di quasi tutti i partiti democratici, compresi quelli collocatisi alla opposizione in consiglio comunale.
Ed è in modo unitario che il CdZ 9 affronta la discussione delle « delibere quadro per materia sul decentramento dei poteri » presentate dalla giunta comunale. Tali delibere prevedono il conferimento di poteri deliberativi o consultivi ai consigli di zona in materia di sanità, lavori pubblici, manutenzioni degli stabili di proprietà comunale, licenze edilizie, servizi sociosanitari ecc., in conformità con il regolamento comunale e con la nuova legge nazionale sul decentramento amministrativo approvata dal parlamento nello scorso mese di aprile.
Perchè ci siamo iscritti al P. C. I.
L'iscrizione al P.C.I. ha sempre rappresentato per un lavoratore il momento dell'impegno ideologico, politico e civile per contribuire alla costruzione di una società più giusta, più umana, socialista.
Il P.C.I. ha sempre considerato il proselitismo ed il tesseramento come l'impegno primario di ogni comunista e di tutto il Partito.
Non la tessera per la tessera, ma la tessera quale strumento di forza e di sostegno per il Partito.
In altri partiti la tessera può rappresentare la delega per qualche capo-corrente o notabile periferico, nel P.C.I. rappresenta la concretizzazione dell'impegno politico.
Gli iscritti al P.C.I. ed alla F. G.C.I. si avviano a raggiungere i 2 milioni e significativa è la costante ascesa del tesseramento che non subisce flessioni o strani repentini balzi in avanti, indice, questi, di un vasto processo di maturità in atto nel Paese.
Abbiamo voluto chiedere ad alcuni neo-iscritti al Partito le motivazioni che li hanno portati alla richiesta della tessera, cercando nel contempo, attraverso il colloquio, di appurare se vi fossero elementi traumatici o di carente riflessione alla base della loro scelta.
Ecco in sintesi le risposte.
La lotta quasi decennale ingaggiata dai compagni del nostro Partito assieme ai democratici di Pratocentenaro contro la Giunta di centro-sinistra, sconfitta il 15 Giugno, è stata coronata da successo. La proposta dei gruppi comunista e socialista in Consiglio di Zona di destinare a servizi le aree di Viale Ca Granda - Suzzani - De Angelis e Viale Testi-Suzzani, è stata recepita dall'Amministrazione Comunale di sinistra e inserita nel nuovo Piano Regolatore Generale. Questo significa che gli ostacoli burocratici e clientelari sono caduti e che questi terreni di cui il quartiere di Pratocentenaro aveva tanto bisogno potranno, trascorsi i periodi tecnici, utilizzarli per le esigenze del quartiere: scuole, campi gioco, attività sportive e verde pubblico.
(Nella foto l'area compresa fra le Vie Suzzani - Ca GrandaDe Angelis di proprietà privata).
Nonostante l'assenza di alcuni partiti e dei consiglieri democristiani, che hanno impedito, per mancanza del numero legale, il normale funzionamento del CdZ 9 negli otto mesi precedenti l'ultimo insediamento, l'impegno dei consiglieri comunisti e della giunta democratica ha fatto sì che importanti realizzazioni fossero ugualmente effettuate nella nostra zona. Ricordiamo a titolo di esempio: la realizzazione dei due asili nido di via Cherasco e di via Testi/Bignami, la scuola materna di via Cherasco, il completamento della scuola media di via Asturie, l'ampliamento delle strutture di medicina preventiva nel pluricentro di via Cherasco e, non ultimo, il recupero a scuola integrata della scuola speciale di via Val Cismon.
E' con la certezza di aver fatto bene e tutto il possibile e con la volontà di fare meglio per il futuro che i comunisti sottopongono il proprio operato e il proprio impegno al costante giudizio politico dei cittadini della zona 9 e discuteranno le proprie scelte con tutta la popolazione dopo le elezioni politiche del 20 giugno.
Aldo Luclani capo gruppo P.C.I.
LUCIANO LUCIANI, anni 19, diplomato al Galvani: « Ho chi, sto la tessera del P.C.I. dopo aver militato in Avanguardia Operaia nella scuola ed al di là della validità dell'esperienza acquisita nel fare attività politica, debbo riconoscere che troppi atteggiamenti di A.O. non rientravano nei metodi di lotta della classe lavoratrice, ma anzi la danneggiavano isolando ancor di più la scuola dal mondo del lavoro ».
PIETRO BEDESCHI, anni 20, P anno di lettere: « Aderivo al Movimento Studentesco del Galvani e pur giudicando positivamente il lavoro politico all'interno della scuola per il suo cambiamento, per un diverso modo di concepire lo studio, mi sono reso conto che alle significative battaglie del 1968 non è seguita quella maturità di programmi necessari ad inserire la scuola nella realtà della società, ma si è instaurata una forma settaria e demagogica di filologia pseudo rivoluzionaria che di fatto rende la scuola avulsa dai reali problemi della classe lavoratrice ».
UMBERTO SCACCABAROZZI, medico, anni 36: « Provengo idealmente dall'area del Partito Socialista, ma lo sviluppo culturale vi si è lentamente spento e non off re più quella spinta rinnovatrice identificabile con un partito rivoluzionario. La mia adesione al P.C.I. è stata profondamente me(segue pag. 2)
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LA DC NON SCEGLIE SCEGLI TU VOTA P. C. I.
Abbiamo chiesto a Luciano Menghi, presidente del Consiglio di Circolo Didattico Passerini/Ciriè il suo pensiero sulla nuova gestione cittadina uscita dai risultati elettorali del 15 Giugno 1975.
Ogni volta che mi appresto a parlare o scrivere per trattare qualche argomento d'interesse generale (scuola, quartiere, ecc.), la mia prima preoccupazione è quella di riuscire a farmi capire dal maggior numero di persone. Questo perchè ritengo che chi ascolta o chi legge abbia il diritto di ricevere i concetti nel modo più semplice e chiaro possibile che, tra l'altro, è anche il più conciso.
Ritengo quindi, per lo meno inutile, noioso e privo di concretezza quel modo di esprimersi concepito di frasi fatte, slogan e luoghi comuni, così caro a certa parte dei nostri politici. Poi, quando si tratta di passare dalle parole ai fatti sono sicuro che se le prime esprimevano con chiarezza le linee d'azione, i risultati saranno prima o dopo ottenuti.
Ho voluto sintetizzare in questa premessa il mio modo di vedere le cose e di conseguenza, il metro di giudizio che userò nel trattare gli argomenti successivamente.
Il Comune gioca un ruolo importantissimo nelle cose della scuola: edilizia, sanità, dopo-scuola, sport, ecc. e ben lo sanno i genitori che due anni fa, con i Decreti Delegati, hanno per la prima volta messo il naso in queste faccende.
Non vorrei soffermarmi a lungo per descrivere quello che per oltre un anno sono stati i rapporti tra noi genitori e il Comune. Delegazioni, manifestazioni, ricerche affannose di assessori che non si riusciva a contattare, culminante con il « quasi sequestro » dell'Avv. Bellini, l'allora assessore all'Educazione. E' significativa la frase pronunciata da uno di questi nostri ex-amministratori alla fine di una riunione tenutasi ai primi di giugno dell'anno scorso: « Se avete qualche vecchia zia, ditele di mettere il mio nome nelle preferenze... ».
Con tutto il rispetto per le vecchie zie, io credo che una tale richiesta stesse ad indicare una ormai scontata impossibilità di trovare consensi nelle forze più vive della città.
Cosa è cambiato con la nuova amministrazione?
Io credo che qualcosa si sia mosso e sul piano dell'impegno personale e su quello delle realizzazioni.
(segue dalla I pagina)
ISCRITTI Al P.M.
ditata e debbo constatare che la linea attuale è strettamente legata al pensiero comunista di Gramsci, quindi la grande apertura del P.C.I. verso altre categorie di lavoratori e la serietà del lavoro politico rispondono ai miei concetti rivoluzionari e garantiranno quello sviluppo sociale e culturale necessario ad una società sa cialista ».
Per ragioni di spazio non possiamo pubblicare altri interessanti dichiarazioni di compagni, da poco iscritti al Partito, ma da tutti abbiamo avuto valutazioni meditate e nel contempo entusiaste sul Partito, sulla sua strategia attuale, sulla validità dell'impegno per garantire al Paese, nella democrazia, un futuro migliore e più rispondente alle aspettative di milioni di italiani.
Il 20 Giugno sarà una nuova grande occasione per dimostrare, votando comunista che gli italiani vogliono cambiare il metodo di governo, che aspirano ad una società che rispetti i valori umani e sociali di tutti i lavoratori, senza emarginazioni senza preclusioni settarie ed antidemocratiche.
Gianni Poletti
Sono riuscito a parlare con alcuni assessori venuti anche in zona, è stato fatto un piano di interventi di manutenzione degli stabili delle scuole, è in corso un programma di riqualificazione del personale comunale per una conduzione diversa del doposcuola e altri programmi stanno per essere varati.
Per quanto riguarda le cose fatte o in via di completamento si può ricordare tra l'altro la refezione iniziata subito dopo la apertura dell'anno scolastico, la realizzazione di alcune manutenzioni, la ristrutturazione dell'ex Casa del Popolo che sarà ultimata a fine agosto (guai se non lo fosse!!), che permetterà a Niguarda di allontanare per circa due anni lo spauracchio dei doppi turni per le elementari.
Tutto ciò può essere sufficiente per dire che l'inizio fa sperare bene, ma esistono ancora strutture farraginose che impediscono un pronto avvio di quelle realizzazioni che gli abitanti della zona aspettano da anni. Alludo al Centro scolastico polivalente di Via Adriatico, all'ampliamento della media Cassinis, al verde pubblico e ai campi giochi, queste due ultime cose importantissime per la salute dei ragazzi che per la maggior parte sono attualmente relegati in polverosi cortili o tratti di terreno invasi da rifiuti.
Mi auguro quindi, che i programmi intrapresi in questi campi abbiano una pronta attuazio-
ne, ma se capisco che l'impegno finanziario del Centro polivalente comporta in bilancio una spesa di alcuni miliardi e quindi i tempi non possono esser brevissimi, capisco un po' meno il perchè non si possono realizzare subito cose di modesto impegno finanziario e di grande beneficio per la collettività.
Mi si può obiettare che con i guasti provocati dalla passata Amministrazione è molto difficile ottenere subito sul piano fattivo dei grossi risultati e questo può da un lato essere vero. Però, dico io, sarebbe troppo facile riversare tutte le colpe sul passato oppure sulla poca disponibilità finanziaria, infatti « tutti sono capaci di fare buoni piatti spendendo un occhio della testa, ma solo cuochi veramente capaci sanno farli altrettanto bene spendendo la metà ... ».
E' chiaro comunque, che qualsiasi Amministrazione potrebbe cambiare ben poco senza la collaborazione dei cittadini, collaborazione che significa partecipazione e di conseguenza controllo nella gestione. Quindi è attraverso i Consigli di Zona elettivi e ad un vero decentramento esteso anche a livello decisionale che io vedo possibilità di sbocchi concreti per una conduzione democratica ed efficiente della nostra città.
Andando qui a toccare il tasto della partecipazione il discorso si farebbe troppo lungo e lo rimando fin d'ora ad un'altra occasione.
Molte delle carenze dell'organizzazione comunale che i cittadini rilevano nello stato del proprio quartiere riguardano la cattiva manutenzione delle strutture di proprietà comunale: scuole, campi gioco, stabili IACP, ecc., mancanza di servizi socio-sanitari nei Lotti di edilizia economicopopolare e ritardi enormi nella attuazione di un piano viabilistico che risolva i grossi problemi di traffico urbano.
Le ragioni di un tale stato di cose stanno nella politica economica dei governi DC verso gli enti locali ed ancora, il retaggio di tanti anni di malgoverno DC della città che ha troppo spesso lasciato mano libera alla speculazione edilizia.
E' per questo che i cittadini più responsabili e in primo luogo i comunisti, si sono dovuti mobilitare per evitare che le aree ancora libere non cadessero in mano alla speculazione ma fossero destinate a servizi come l'area di Via Asturie di proprietà di una grossa Immobiliare sulla quale è sorta una Scuola Media.
Si sono promosse petizioni sottoscritte da centinaia di cittadini del quartiere Bicocca per chiedere che vengano attrezzate le due aree da molto tempo inutilizzate di V.le Suzzani (nel lotto I, di fronte all'asilo nido e davanti al numero civico 273) per ottenere verde e campo giochi per i bambini. La popolazione dell'intero quartiere non ha una panchina su cui sedersi sotto l'ombra di un albero e i bambini
sono obbligati a giocare nelle strade.
Certo come comunisti del Consiglio di Zona ci siamo mossi al fine di risolvere il problema il più presto possibile, e non solo per questo problema o per quel quartiere, ma sforzandoci sempre di intendere le necessità di tutti i quartieri, di tutti i cittadini della zona e dell'intera città.
Ma se è vero che è necessario essere sempre presenti e partecipare alla vita della comunità per risolvere i problemi, bisogna anche superare il più presto possibile questi momenti settoriali, perchè quando arriva una petizione o un gruppo di cittadini in Consiglio di zona per esporre determinate necessità, spesso vuol dire che il problema è urgente, che questo non è stato previsto a causa della crescita caotica e non programmata dei nostri quartieri.
Quindi se vogliamo provvedere con la massima celerità a sanare le carenze più macroscopiche è indispensabile impegnarsi in uno sforzo di programmazione, con la partecipazione più larga dei cittadini al fine di risolvere realmente i problemi immediati, a medio e lungo termine senza preclusioni di ordine ideologico e politico tendenti a rinviare ed affossare la richiesta plebiscitaria di un modo nuovo di governare la nostra città.
Anselmo Azzoni coordinatore Commissione Lavori Pubblici
Un piano di edilizia scolastica che evita doppi turni e disagi
Quando ci sono arrivati in Consiglio di zona i volantini diffusi da un gruppo di genitori della scuola elementare di via Ciriè e della scuola media G. Cassinis di via Hermada, ci siamo dapprima sinceramente stupiti dei toni allarmistici con cui si denunciava una ipotetica drammatica situazione riguardante l'edilizia scolastica nella zona. Ci siamo stupiti perchè da mesi in Commissione Educazione (della quale fanno parte anche i rappresentanti di queste due scuole) stavamo esaminando questi problemi e le possibili soluzioni erano già state verificate in una serie di incontri con l'Amministrazione comunale e con gli utenti delle scuole. Ci ha colto, subito dopo, un dubbio: non sarà la campagna elettorale che mette questa voglia di rimestare nel torbido, di creare confusione giocando sulla buona f ede di quanti, non conoscendo esattamente la situazione, sono facile preda di coloro che pur di attaccare la Giunta di sinistra sono disposti a tutto?
Il tentativo, comunque, era un po' schematico e, permetteteci, banale: è infatti miseramente crollato nelle assemblee trovandosi a fare i conti non con altre parole ma con un concreto, preciso operato e con proposte altrettanto concrete.
Alla demagogia quindi di chi vuol far credere che nel prossimo anno scolastico le scuole della zona saranno nel caos, costrette ai doppi turni e a disagi d'ogni genere noi rispondiamo con la concretezza del nostro lavoro e con queste proposte che ne sono il risultato.
A fronte dell'incremento complessivo di 5.250 abitanti dovuto agli insediamenti del lotto 27 (Ca' Granda) 41 (Lanfranco della Pi-
la), 42 (Viale Testi-Sarca) e 45 (Viale Testi-Nord) e considerando anche il naturale incremento dovuto al passaggio da un ordine di scuole all'altro, le necessità per il prossimo anno scolastico sono le seguenti: 47 aule per la scuola elementare 11 aule per la scuola media 7 sezioni di scuola materna.
Queste le soluzioni previste per la scuola elementare:
Agibilità entro il settembre 1976 di 10 aule ricavate dalla ristrutturazione dell'ex casa del popolo. Agibilità entro il settembre 1976 di 10 aule ricavate dall'ampliamento della scuola elementare di via Cesari.
Ci pare valga la pena di sottolineare come questi due interventi non siano frutto di improvvisazione ma il risultato di una precisa scelta (e di precise lotte) portate avanti negli anni passati prevedendo le necessità cui ci saremmo trovati di fronte in questo anno scolastico.
Istituzione di un nuovo circolo didattico nella scuola speciale di via Val Cismon che diventerà scuola normale integrata con disponibilità di 15-20 aule riservando alcune sezioni speciali per la psicomotricità ed altre attività rieducative.
Vorremmo solo accennare (riservandoci ad aprire su questo tema un ampio dibattito) all'importanza di questo esperimento di scuola integrata nella nostra zona, convinti come siamo che il problema dell'integrazione sia uno degli aspetti fondamentali della battaglia per il rinnovamento della scuola. L'esperienza che si avvierà il prossimo anno alla scuola Val Cismon è una grossa conquista che necessita, per affermarsi, della partecipazione di
tutta la popolazione perchè una vera integrazione scolastica può avvenire solo se tutto il gruppo sociale si fa carico dei problemi dei bambini in difficoltà, rompendo così l'isolamento cui la scuola speciale li destina. Utilizzo di 12 aule in via Cherasco attualmente occupate dal XII liceo scientifico che potrebbe trovare una sede più congeniale nelle aule del convitto Girola.
Disponibilità di 3 aule della scuola elementare all'aperto di via Cesari privilegiando nelle iscrizioni i bambini della zona e particolarmente quelli provenienti dalla materna della stessa via Cesari.
Naturalmente dopo la definitiva sistemazione dei bacini di utenza e a iscrizioni terminate, da vrà essere valutata l'eventuale istituzione di un servizio per il trasporto degli alunni.
Per la scuola media inferiore verranno riconfermate le affittante di nove aule in via De Martino dove saranno sistemati gli alunni della scuola media « Cassinis »; due aule sono disponibili presso la nuova scuola media di via Asturie ed una presso la « Dalmazio Birago ».
Per quanto riguarda la scuola materna verranno recuperate quattro o cinque sezioni in via Cherasco, attualmente occupate dai bambini della zona 3.
Questo ci permetterà di affrontare il nuovo anno scolastico senza gravi preoccupazioni, tuttavia la situazione complessiva si presenta, per i prossimi anni ancora carente. Nonostante gli stanziamenti previsti nel bilancio del Ca mune per il 1976 per l'edilizia scolastica riguardanti la nostra zona siano interessanti, occorre che l'Amministrazione comunale si
assuma l'impegno di accelerare l'iter burocratico per l'esame dei progetti, l'istruzione e l'approvazione di delibere, gli appalti e l'esecuzione di opere.
A questo proposito il Consiglio di zona ha già fatto le seguenti proposte per l'anno scolastico 1977-78:
24 aule di scuola media in via Ca' Granda-De Angelis (lotto 27) da costruirsi con materiale prefabbricato di cui esiste il progetto ed è prevista la spesa di L. 880.000.000.
5 sezioni di scuola materna in viale Testi-Bignami (lotto 45 in fase di appalto con la spesa prevista di 357.000.0000.
Inizio dei lavori entro l'anno 1976 del Centro polivalente scolastico (materna, elementare e media) in via Adriatico (lotto 41) che potrebbe entrare in funzione per l'anno scolastico 197879 e per il quale è previsto lo stanziamento parziale di 1 miliardo e 200 milioni.
Ampliamento della scuola media « D. Birago » richiesto da molto tempo e rimasto sempre a livello di richiesta e quello della scuola media « G. Cassinis » del quale esiste il progetto e l'offerta di costruzione.
Queste le proposte che sottoponiamo al confronto e al dibattito: per noi comunisti non si tratta di fragili cavalli elettorali; lo testimoniano l'impegno e la costanza con i quali siamo sempre stati alla testa delle lotte, pronti a batterci ma anche a cercare l'unità con tutte le forze sociali e politiche per l'effettiva risoluzione dei problemi della zona, della città e del Paese.
BATTUTE LE SPECULAZIONI ELETTORALISTICHE
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Che cosa penso della nuova Giunta
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Si è mossa sul piano dell'impegno e delle realizzazioni„
Occorre programmare per superare le carenze di verde e di servizi
Gabriella Bonvini coordinatore Commissione Scuola
BISOGNA CAMBIARE L'ATTUALE SISTEMA
SANITARIO E ASSISTENZIALE
L'inefficienza delle attuali prestazioni sanitarie, l'assenza di qualsiasi intervento di tipo preventivo (se si escludono le vaccinazioni) e la necessità di andare al più presto verso una riforma socio-sanitaria che rivendichi un modo nuovo di concepire l'assistenza, sono temi intorno ai quali si è svolto in questi ultimi anni un ampio dibattito. E' quanto mai sentita come urgente dai cittadini l'esigenza di andare ad un superamento dell'attuale sistema d'intervento a carattere sociale, che eroga servizi ancora predisposti come opere di beneficienza, in genere a sfondo privatistico, caoticamente frammentari, con livelli di prestazioni mediocri o insufficienti amministrati in modo clientelare.
Questa situazione è derivata da decenni di mancanza di volontà politica da parte di una classe dirigente che ha trasformato l'attività assistenziale in un colossale carrozzone pluriramificato tenuto saldamente in mano dai centri di potere della DC. In alternativa a questa politica si deve affermare la « garanzia da parte dello Stato del diritto di ogni cittadino al pieno sviluppo della propria personalità ». Ciò è possibile solo attraverso una nuova politica dei servizi organizzata unitariamente, non più intesa in modo segregante ed emarginante ma avente come obiettivo primario l'articolazione decentrata dei servizi a carattere preventivo, servizi che permettono di mantenere l'assistito nel suo ambito sociale familiare.
Occorre battersi, convinti che per una radicale riforma delle strutture sanitarie ed assistenziali sono indispensabili alcuni interventi fondamentali quali: il trasferimento di tutti i poteri e le funzioni inerenti la qualificazione dell'intervento dallo Stato alle Regioni ed ai Comuni, la soppressione di tutti quegli « enti inutili » finanziati con il denaro pubblico e che mai hanno permesso di effettuare un controllo sulle spese e sul tipo di assistenza elargita.
Il gruppo comunista, anche all'interno del Consiglio di Zona 9, ha sempre cercato di dare a questi contenuti sia uno sbocco politico sia uno sbocco pratico, formulando alcune proposte d'intervento per la realizzazione nella nostra zona di una serie di servizi sociali e sanitari che vadano a colmare le gravi carenze attuali in questo settore. Un esempio frutto di tale impegno è stata la concretizzazione del Pluricentro di medicina preventiva per la prima infanzia di via Cherasco (che oggi è in grado di offrire ai cittadini un centro di vaccinazioni, un centro medico-psico-peda-
gogico, un centro di oculistica, un centro di otofoniatria, una scuola materna ed entro giugno, un asilo nido) oltre la realizzazione di un asilo nido comunale in V.le Testi-Bignami. La commissione Sicurezza Sociale ha individuato e proposto per la risoluzione dei problemi socio-sanitari della nostra zona alcuni interventi a breve e medio termine. Tra i prioritari sono l'istituzione di un POLIAMBULATORIO da insediarsi nei locali ceduti dall'I.A.C.P.M. al comune, a Bicocca che garantisca una continuità d'intervento il più possibile omogenea. Tale centro polivalente dovrà accogliere: una Farmacia Comunale con annesso Centro prelievi, un Ambulatorio Comunale, un Ambulatorio Pediatrico al servizio anche degli asili nido insediati nel quartiere, un Centro di assistenza per gli anziani, la sede dello S.M.A.L. Tali servizi che potranno essere integrati con l'inserimento di altri medici specialisti (ortopedico, ginecologo, oculista, geriatra, etc.) dovranno avvalersi del contributo, in strumenti ed in personale, dei due Ospedali esistenti nel territorio: il Ca' Granda ed il C.T.O. e con i quali sono già in corso delle trattative. Un altro servizio che entrerà in funzione fine 76-inizio 77, è un Consultorio socio-famigliare per la tutela della maternità e dell'infanzia, affiancato da un Centro oncologico per la prevenzione dei tumori femminili (pap-test) e per i quali è stato indicato l'insediamento nel complesso di Via Cherasco.
La Commissione, come proposte a medio termine ha indicato la trasformazione degli attuali ambulatori Comunali (via Hermada e via Ponale) in veri e propri servizi socio-sanitari, in base a quei contenuti espressi dalle leggi n. 16 sulla assistenza agli anziani e n. 37 sulla medicina preventiva.
Anche la realizzazione di asili nido atti a coprire il fabbisogno della zona, sono già stati indicati alcuni tempi di attuazione: 1977 Pianel-Sarca (già deliberato), per il 1978 Testi-Grimm, per il 1979 Hermada, per il 1980 Adriatico.
Certo, come nostro costume ci impegneremo a fondo e lotteremo affinchè tutto questo diventi realtà. Ma poichè siamo anche convinti che da soli non riusciremo ad essere sufficientemente incisivi, chiediamo che sia la partecipazione di tutti, utenti, Consiglio di Zona e forze sindacali a garantire il concretarsi di quegli obiettivi che insieme ci siamo dati.
La
D. C. è responsabile dei ritardi nella realizzazione del Centro Polivalente Scolastico
Si discute da troppo tempo attorno al Lotto 41 di Via Adriatico-Lanfranco della Pila, così come è diventato quasi un sogno il Centro Polivalente Scolastico. I cittadini ne parlano, alcuni di essi ne fanno argomento di ironia ed altri ancora, pochi per la verità, una strumentalizzazione politica nei confronti dell'Amministrazione democratica del Comune di Milano che ha la sola colpa di avere ereditato trent'anni di malgoverno e di malcostume politico. Per avere maggiori ragguagli, abbiamo chiesto al compagno Amleto Farina, presidente del Consiglio di Zona 9, di esprimere il suo pensiero in merito. Siamo usciti soltanto in queste ultime settimane dalla « quarentena » della revisione dei confini del Parco Nord che, per voluta disattenzione della Giunta di centro sinistra erano stati ratificati da una Legge Regionale che aveva annullato con un colpo di spugna varianti al P.R.G. vigente e, questo è lo scandalo, Lotti previsti dalla Legge 167 di edilizia economico e popolare in fase di attuazione. Finalmente, dopo quasi un anno di pressioni — la Legge istitutiva del Parco Nord è dell'I 1 Giugno 1975 — venivano modificati i primi tre articoli che, approvati del Consiglio Regionale, attendono ancora il visto governativo.
In pratica che cosa significa questa risistemazione dei confini del Parco Nord rispetto alla realizzazione del Centro Polivalente scolastico, di case per i soci della Cooperativa Edificatrice di Niguarda di una razionale rete viaria fra le Vie Adriatico, Lanfranco della Pila Suzzani.
Una cosa molto importante cui l'Amministrazione Comunale ha fatto seguito con un primo impegno di spesa di 1 miliardo e 200 milioni di lire da inserire nel Bilancio di previsione del 1976 che permette di passare dalla fase progettuale del Centro Polivalente Scolastico comprendente una Scuola Materna, una Elementare e una Media alle fasi successive di appalto, di delibera comunale e di inizio dei lavori entro l'anno in corso. La spesa complessiva prevista è di circa 4 mi-
liardi e comprende anche una struttura con una piscina e due palestre oltre l'Asilo Nido comunale. Le previsioni per l'utilizzo reale del Centro Polivalente, sono l'anno scolastico 1978-79.
Per le case della Cooperativa, il ripristino dei confini del Parco Nord ha già permesso di avviare speditamente il discorso nelle sedi opportune. Circa la questione delle strade quali la Via Adriatico, Via Lanfranco della Pila e l'esigenza di istituire collegamenti interquartiere, il vice sindaco compagno Korach si sta prodigando per rimuovere ostacoli di ordine burocratico che hanno fino ad ora impedito, assieme alle incongruenze della Legge istitutiva del Parco Nord, di dare soluzione adeguata ad un problema che crea disagi notevoli per migliaia di cittadini.
La crisi economica che grava sul paese e l'alto costo del danaro non provocherà un rallentamento nella politica di investimenti dell'Amministrazione Comunale anche per i servizi sociali e sanitari.
I pericoli sono molti come sempre più rabbiosa è l'opposizione della Democrazia Cristiana. Tuttavia, leggendo attentamente il Bilancio di previsione del 1976, si comprende la scelta precisa di questa Giunta di privilegiare gli investimenti per i servizi alla popolazione rispetto alle spese correnti. Lo stanziamento di 23 miliardi di lire per l'edilizia scolastica sono la dimostrazione più chiara. Certo che dovremo fare i conti con la realtà che si individua nei vergognosi tassi di interessi da pagare agli Istituti di credito che sono il frutto della ignavia di un governo incapace ed acquisciente allo strapotere delle banche italiane. Stiamo pagando le conseguenze di una politica economica miope e disarticolata di parte governativa e una conduzione a livello cittadino che ha prodotto guasti notevoli per l'assenza di una seria programmazione degli investimenti e dei controlli di spesa accrescendo a dismisura metodi clientelari. L'Amministrazione Comunale uscita dal voto del 15 Giugno si sta muovendo sulla linea opposta: quella dei piani di sviluppo comprensoriali dentro i
quali trovano una collocazione razionale il piano dei servizi, di edilizia economica e popolare, di viabilità e dei trasporti, delle industrie, degli impianti tecnologici nel contesto della variante generale al Piano Regolatore che pone fine, con una normativa corretta, ad una situazione urbanistica insostenibile.
A proposito del nuovo Piano Regolatore Generale le opposizioni nel Consiglio comunale di Milano: Democrazia Cristiana, Partito Repubblicano, Partito Liberale e Partito Socialdemocratico parlano di prevaricazione dell'Amministrazione Comunale e di soffocamento del dibattito nei Consigli di zona e tra la popolazione.
Dobbiamo dire che non tutti i consiglieri comunali di questi gruppi sono d'accordo con questi giudizi. La Democrazia Cristiana ad esempio è divisa in due, destra e Comunione e Liberazione da una parte e sinistra dall'altra. Vi è da aggiungere a proposito della « prevaricazione » e del « soffocamento », che non vi è niente di più strumentale ed elettoralistico perchè non si è partiti da zero ma dalla proposta di revisione al P.R.G. del 1953 che la Giunta di centro sinistra doveva presentare nel 1975 (poi scomparsa nei cassetti del sig. Cannarella) e dalle osservazioni e proposte fatte dai Consigli di Zona. Questi, insieme agli assessori competenti e ai rappresentanti delle forze politiche, sociali e produttive, hanno potuto partecipare in questi ultimi mesi a ben 6 riunioni della Consulta e, come è avvenuto nel nostro Consiglio di Zona, dibattuto le proposte dei piani settoriali nella Commissione Urbanistica. Pertanto la presentazione della variante generale al Piano Regolatore presentata lo scorso 3 Giugno in Consiglio Comunale dalla Amministrazione Comunale è il mantenimento di un impegno assunto durante il suo insediamento e l'apertura, non la chiusura del dibattito che si' protrarrà fino al 31 Luglio. Dibattito e confronto a cui sono chiamati a parteciparvi i consigli di zona, le forze democratiche cittadine e la popolazione.
Mertatini e lotta al carovita
Con mia somma sorpresa ho scoperto che mio padre è stato un grande rivoluzionario. Qualche anno fa, vendendo fiori agli angoli delle vie di Niguarda per guadagnarsi da vivere, trovava qualche ritaglio di tempo per recarsi al mercato ortofrutticolo a fare acquisti, per modo di dire all'ingrosso. Comprava alcune cassette di frutta e verdura e poi, soddisfatte le esigenze della propria famiglia, vendeva il restante più o meno al prezzo che l'aveva acquistato.
Ma queste, direte voi, sono forse azioni rivoluzionarie? Sembra di sì per i gruppi extraparlamentari o, per dirla con il compagno Berlinguer, ultra parlamentari. I mercatini « rossi » che sono la loro eclatante trovata nella lotta al carovita, si riducono ad una manifestazione folkloristica e propagandistica nel contempo, sfiorando soltanto la questione grave e preoccupante dell'aumento vertiginoso dei prezzi.
Siamo in campagna elettorale i gruppi non hanno perso l'occasione di fare il polverone anche per coprire il pateracchio combinato tra forze in disaccordo tra di loro: PDUP, Manifesto, Avanguardia Operaia, Lotta Continua, Movimento Lavoratori per il Socialismo, dimostrandosi, come sempre maestri„ dell'opportunismo per raggiungere il pre-
ciso obiettivo di disperdere i voti a sinistra e colpire il Partito Ca munista Italiano, non la D.C. La strada che noi proponiamo per una lotta reale al carovita è ben diversa, senza fumosità, senza confusioni. Bisogna intervenire sul sistema distributivo che colpisce in egual misura commercianti e lavorata ri. Agevolare la possibilità di costruire cooperative di esercenti per ottenere acquisti collettivi. Fare in modo che essi possano accedere al credito agevolato per avere quella capacità di acquisto di cui abbisognano. Cambiare la struttura produttiva ed in particolare quella agricola per ottenere non solo prezzi dei generi di prima necessità che siano adeguati alla capacità di acquisto dei lavoratori, dei pensionati, delle famiglie e siano contemporaneamente remunerativi per gli agricoltori. Ristrutturare quindi tutta la politica agricola per non essere triburati del mercato estero. Abbattere i parassitismi e mafiosi che si trovano dietro la intermediazione. Sconfiggere la politica di divisione costruita dalla D.C. e qiundi costruire una vasta alleanza tra strati sociali diversi ma tutti volti a raggiungere una stabilità ed un benessere sociale.
Oh NO! questo per i nostri neo-commerciantini « rossi » è ri-
formismo, calare le brache di nanzi ai padroni, non essere rivoluzionari. La rivoluzione per conto loro significa vendere qualche chilo di pere, mele, patate, ovviamente senza alcun onere fiscale, senza affitti, tasse, controlli, licenze, I.V.A. e, perchè no, anche di che vivere per il commerciante, l'esercente, l'ambulante, ad un prezzo quindi cosidetto politico. In poche parole quello che faceva mio padre una decina di anni fa con la differenza che lui non si ammantava nella bandiera rossa.
Sarebbe bene che i giovani che seguono queste azioni comprendano che non è con queste iniziative che durano un giorno e poi vengono dimenticate, e che non incidono sulla struttura di base del paese e che non cambiano e soprattutto che non sono unitarie che si vince, che si trasforma la società.
Quella che noi vogliamo condurre avanti non è una battaglia del momento, occasionale, che nata oggi si spegne domani, ma un'azione ben più vasta e quindi più complessa e difficile, per la quale non servono mosche cocchiere guidanti ronzini ma le masse lavoratrici nella loro battaglia quotidiana.
Mauro Radice
IL LOTTO 41 E IL PARCO NORD
Due immagini dell'Asilo Nido Comunale di Via Cherasco (il secondo con quello di Viale Testi - Bignani) realizzato dalla Amministrazione Comunale di sinistra che si integrerà nelle attività del Pluricentro di medicina preventiva per l'infanzia.
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Mara Meroni Pozzi coordinatore Commissione Sicurezza Sociale
LA PRESENZA DEI CATTOLICI NELLE LISTE DEL P.C.I.
E' UNA SCELTA LEGITTIMA E COERENTE
LE DICHIARAZIONI DEL SEGRETARIO PROVINCIALE DI GIOVENTU' ACLISTA
Molto è stato detto sugli ultimi pronunciamenti dei Vescovi, in particolare in relazione all'ultima assemblea e al conseguente documento della Conferenza Episcopale Italiana.
Vorrei però sottolineare, prima di tutto, il mio dissenso rispetto ad alcune reazioni di molti organi di stampa e di certi settori politici che hanno posto in discussione la legittimità dei Vescovi di prendere posizione su fatti di politica interna.
Ritengo di dover affermare, in virtù del pluralismo, senza valore se affermato a senso unico, che le dichiarazioni e le note della C.E.I. sono legittime e ancor più, per me come cristiano, doverose in ordine alla loro funzione pastorale all'interno della Chiesa. Certe posizioni che risentono di un vecchio anticlericalismo, ormai superato all'interno del movimento operaio, tendono a riproporre la questione religiosa come un fatto privato. Non è possibile concepire l'esperienza di fede disincarnata dalla realtà, essa implica una testimonianza e una presenza visibile in rapporto alla storia.
L'ultimo documento dei Vescovi risponde a questo mandato e, ribadisco, al loro dovere di pastori della chiesa.
Semmai si possono rilevare dissensi nel merito dei pronunciamenti, e questo anche da parte dei cristiani che rimangono in comunione ecclesiale pur non facendo propri, su questioni particoalri, i pareri dei Vescovi.
L'ultima dichiarazione della CEI è infatti un documento importante e autorevole, cui i cristiani devono porre attenzione, ma non è una dichiarazione di Magistero in relazione alla rivelazione esplicita.
E' per questo che ritengo che sulla questione del voto i cristiani sono liberi di ascoltare il richiamo dei vescovi e poi di decidere secondo la loro coscienza in base alle valutazioni ed alle analisi che essi fanno dell'attuale situazione politica.
L'unità della Chiesa non è mai stata e non può essere misurata sull'adesione ad un partito o ad una ideologia politica, del resto, nonostante l'uso che se ne può fare e che molti perseguono, il documento della CEI, come ha scritto La Valle su Rinascita « ha salvaguardato la trascendenza della scelta di fede rispetto alla relatività e alla inesaustività di ogni scelta politica, evitando di pronunciare esclusioni che avrebbero gravemente alterato l'immagine che la Chiesa dà di sè agli uomini, ed avrebbero ostacolato la comprensione degli uomini riguardo a ciò che la Chiesa è ».
Certo, perchè stilato in un momento di confronto elettorale, il documento della CEI e altre dichiarazioni possono far rimontare lo steccato contro uno dei partiti popolari o quelle formazioni politiche nelle quali sono state riposte la fiducia e la speranza di tanti sfruttati, di tanti lavoratori e giovani anche cristiani, c'è il rischio di nuove spaccature, ma la maturazione dei lavoratori, delle donne, dei giovani cristiani, che tentano, attraverso una pratica unitaria e pluralista, di rendere sempre più visibile, comprensibile e rispondente la propria fede alla storia, influirà positivamente all'interno di tutta la comunità ecclesiale.
Un clamore inutile
Con sorpresa, insieme a molti, ho accolto il clamore che si è creato alla notizia che La Valle, Romanò ed altri si erano candidati presentandosi come indipendenti nelle liste del PCI.
Considero la loro scelta legittima, al di là delle motivazioni politiche che li ha portati a scegliere il PCI tra gli altri partiti della sinistra, essa rappresenta la ricerca di un modo, tra gli altri, di realizzare una presenza di cristiani credenti dentro i processi della società.
Essi non si sono presentati in qualità di cristiani, non impe-
gnando così la comunità di fede cui appartengono.
La loro scelta, certo, non è insignificante rispetto alla Fede ed alla cristianità italiana; in un certo senso da un lato rende esplicito il pluralismo praticato da tempo, coerentemente, da milioni di cattolici attraverso diverse loro appartenenze culturali e politiche, dall'altro in un clima quasi di chiusura delle speranze del Concilio Ecumenico, riprende la lezione giovannea che distingueva dottrine e movimenti i quali, da esse prendendo spunto, sono però espressioni storiche soggette ai mutamenti della storia.
Con la loro scelta, come con la pratica politica quotidiana di molti cattolici, continua a trovar ragione la volontà di essere e partecipare alla comunione di fede che non viene meno, ma viene valorizzata senza essere rinchiusa e identificata con un predeterminato schieramento politico.
E' stato questo un rischio corso, con innegabili danni ed equivoci, dai cristiani che troppe volte hanno ridotto i confini della Chiesa a quelli di un partito politico.
Per questo, superando gli equivoci del passato, La Valle e gli altri, come tutti quei cristiani candidati in altri partiti della sinistra, possono contribuire a riaffermare il valore e la necessità dell'unità dei lavoratori e degli strati popolari per risolvere la
pesante crisi che travaglia il nostro Paese.
L'unità dei lavoratori
La stessa questione dell'unità dei lavoratori e l'impegno per la ricomposizione degli strati popolari attorno ad una prospettiva di cambiamento e di superamento dell'attuale situazione, sono stati i punti principali affrontati nella relazione e nel dibattito del XIV Congresso Provinciale di Gioventù Aclista milanese.
L'unità e la ricomposizione popolare, per gli oltre 200 delegati partecipanti al Congresso, sono risultati, allo stesso tempo, garanzia e possibilità per risolvere la crisi economica, politica e sociale del Paese e per avviare miei mutamenti che, rispondendo ai bisogni e alle richieste delle classi popolari e intermedie, diano una diversa struttura alla nostra società per un nuovo futuro.
La particolare attenzione rivolta a vaste masse popolari cattoliche, delle quali G.A. e le ACLI interpretano e valorizzano i più positivi apporti storici, trova ragione nella necessità che venga superato quel consenso che il partito di maggioranza relativa da esse ha sempre equivocamente ricercato e ottenuto. Ciò non perchè ci sia da parte loro un possibile nuovo orientamento politico, ma perchè attivamente siano protagoniste del cambiamento.
Nella storia italiana, più volte
Alla faccia della rifondazione
le masse popolari cattoliche sono state mantenute all'esterno o in posizione subalterna rispetto ai processi sociali e politici. Credo che il permanere di questa subordinazione possa arrecare solo danni: in questo senso dal Congresso è uscita una presa di posizione molto esplicita perchè i cattolici partecipino unitariamente alla direzione e alla gestione politica del Paese, noi lavoreremo perchè non si dica che i cattolici passeranno all'opposizione nel caso nuove forze politiche prenderanno la maggioranza.
La nostra presenza nelle lotte del movimento operaio e nelle mobilitazioni dei giovani non verrà meno, in particolare l'impegno si orienterà perchè non venga a mancare il contributo storico delle masse popolari cattoliche alla costruzione di una società alternativa, perchè questa non risulti monca, di un apporto storicamente positivo.
Apertura, dialogo costruttivo, partecipazione attiva erano state le promesse del gruppo democristiano nel Consiglio della nostra zona all'atto del suo insediamento. E il capo gruppo D.C. Ferrari, aveva voluto sostanziare l'impegno con l'accettazione di una commissione di lavoro.
Le promesse sono durate come neve al sole. La signora Brusivi (D.C.) proposta come coordinatore della Commissione Sicurezza Sociale, poche ore prima di assumere l'incarico veniva colpita da esaurimento nervoso, ma guariva subito dopo la nomina di un altro coordinatore. Lo stesso Ferrari che aveva assunto posizioni unitarie su problemi di particolare rilievo in contrasto con l'atteggiamento dei consiglieri comunali D.C. è stato messo a riposo per una malattia comune ai democristiani non ortodossi alla linea del muro contro muro: l'assenza « giustificata » che ha significato in pratica l'invito perentorio a non rompere più le scatole.
ANCORA UN RIFIUTO ALLE ESIGENZE DEI CITTADINI
Tra un anno, nel 1977, la Casa di Redenzione Sociale festeggerà i suoi cinquant'anni di vita.
Dal 1927, anno in cui Vittorio Emanuele III (re d'Italia, non ancora imperatore d'Etiopia) la inaugurò, la Casa visse e vive a Niguarda quasi assente dalla realtà del rione, assenza allora forse dovuta alla natura della sua azione sociale, od alla situazione politica. Oggi non più.
Ci furono in passato tentativi di incontri con la gente di Niguarda. Con spettacoli teatrali serali nelle domeniche estive, poi la guerra mise fine a tutto.
Si aprì ancora la Casa di Redenzione ai cittadini che chiedevano rifugio durante i bombardamenti notturni, diede ospitalità agli antifascisti, nascose giovani renitenti alla leva, partecipò con i niguardesi all'insurrezione nell'aprile del 1945.
Poi nel dopoguerra iniziò il suo splendido isolamento dalla vita niguardese.
Con l'isolamento incominciò la trasformazione. Gli ex-carcerati scomparvero, la villa incominciò ad ospitare giovani con con una serie di problematiche personali. Ma iniziò anche una sua « trasformazione fisica ». Venne costruita una nuova ala accanto alla struttura del '700 e il parco arricchito con nuovi alberi di alto fusto. La siepe che divideva la Villa da Via Biglia (ora Via Terruggia) fu sostituita del muro di cinta, la cancellata che la chiude fu « prelevata » dalla Villa Litta. Ma si andò oltre. Mentre gli ospiti diminuivano, fu costruito un enorme teatro greco-romano il cui costo è rimasto un mistero e la cui utilità per gli ospiti della Casa anche. Contemporaneamente venne aperto (si fa per dire) un Museo di Arte Sacra Contemporanea con opere di grandi artisti.
Tutto questo per che cosa e per chi?
La Villa Clerici non era più un istituto assistenziale, ma è diventata un centro di non si sa che cosa. E' la domanda che la gente si pone da troppi anni.
Dall'altra parte del muro, Niguarda cresceva. Altre case, altra gente, pochi servizi, poche scuole, poco verde niente centri
di ritrovo culturale e quel poco che il nostro rione possiede è stato ottenuto attraverso battaglie democratiche con la partecipazione della parte più attiva della popolazione. Mentre la Villa continuava la sua vita di distacco dalle esigenze del rione. Tutte le sue strutture stavano lì ferme non utilizzate da nessuno o quasi. Non si è mai saputo quante persone ci vivono dentro e quante ci operano.
Perchè si chiede l'opinione pubblica, non aprire il parco per i vecchi e i bambini, le mamme?
Perchè non è possibile visitare il museo d'arte contemporanea alla domenica? Perchè non utilizzare il teatro greco-romano per incontri, concerti, spettacoli?
Perchè non si possono utilizzare una parte delle strutture: aule scolastiche, laboratori, saloni per il tempo libero, impianti sportivi, il parco, almeno fino a quando nella zona non' ci saranno le scuole e i servizi necessari.
Di queste proposte alcune sono state fatte dalle commissioni del Consiglio di Zona ai Dirigenti della Casa di Redenzione. E' stato
Nello specifico, dalle giovani generazioni sulle Quali pesano più gravemente gli squilibri e le distorsioni del sistema, potrà svilupparsi un impegno qualificato, in grado di inserire, a partire dalle lotte per lo studio, il lavoro, una nuova qualità della vita, un nuovo protagonismo, una diversa pratica politica rinnovata nei metodi e nei contenuti, offrendo così al movimento operaio ed alle forze politiche che lo rappresentano, un contributo originale. Angelo Strada risposto NO, anche per una visita conoscitiva.
Tipica è la presa di posizione del Dott. Sale, dirigente dell'Istituto Villa Clerici e anche presidente della Scuola media Cassinis che si rifiuta di accettare nella scuola media altri ragazzi perchè non c'è posto; ma non dice quanti sono e chi sono i ragazzi che « frequentano» la Scuola dell'Istituto Villa Clerici.
Il NO a fare della Villa Clerici un punto di incontro, di vita associativa del rione è giustificato da esigenze di attività interne che nessuno vede nella proporzione che si vorrebbe far credere. E' un NO in difesa o di un modo di pensare chiuso e superato o di interessi particolari.
Scelgano i dirigenti della Casa di Redenzione « con chi » vogliono festeggiare il 50° anno di vita di questo Istituto. Se intendono festeggiarlo ancora con i reggicoda del re (trapassato), o con la popolazione di Niguarda.
Se la loro scelta è la popolazione di Niguarda devono fare una sola cosa: « APRIRE I CANCELLI ».
Giuseppe Colzani
Protagonista di primo piano in questa operazione è stata la signorina Caravaggi, un quadro intermedio del partito scudocrociato rientrata, dopo qualche anno di assenza, nel Consiglio di Zona 9. Borrusiana fino alle estremità, la Caravaggi ha portato nel Consiglio di Zona quell'immagine della « rifondazione » tanto cara ai capi storici della D.C. e che in effetti significa riproposizione peggiorata di una politica sconfitta il 15 Giugno. Non meraviglia nessuno che i Fanfani e compagnia brutta cercano i motivi per lo scontro e alimentano l'odio verso i comunisti per perpetuare un modo di gestire il paese costellato da scandali vergognosi e da bancarotta economica. Non meraviglia i milanesi che il « sinistro » Borruso, inventore del decentramento sociologico, e il suo conipare De Carolis, propugnatore delle marce anticomuniste si coalizzino sparando a zero contro la Giunta di sinistra per coprire troppi anni di immobilismo verso i bisogni della gente e di aperturismo sfacciato nei confronti dei saccheggiatori della nostra città. Stupisce invece che i dirigenti della D.C. lombarda e milanese, almeno la parte politicamente più intelligente, collochi questi loro rappresentanti in realtà contrapposte alla loro mentalità chiusa e spesse volte arrogante. Certo la Caravaggi non fa primavera, vi è qualche altro rappresentante democratico cristiano insofferente agli steccati, ma bastano poche frasi sussurrate all'orecchio per rimetterlo in riga e quindi rimettere in discussione problemi di vita e di sviluppo dei quartieri di Bicocca, Niguarda, Pratocentenaro che i compagni comunisti e socialisti avevano da tempo, e senza l'apporto della D.C.; studiato e indicato la soluzione.
Se la Democrazia Cristiana locale pensa di affrontare i grossi nodi politici e amministrativi della nostra città e della nostra zona con i metodi adoperati negli ultimi tempi e cioè utilizzando ogni mezzo per ritardare il lavoro del Consiglio di Zona, frantumando ogni discussione ed ogni intento unitario, elaborando nella pratica l'ostruzionismo, sappia che troverà risposte adeguate.
I nostri compagni del gruppo comunista non hanno bisogno di sollecitazioni e di suggerimenti esterni. Hanno dimostrato in tante occasioni uno spirito unitario senza confronti e una grande pazienza nell'ascoltare e nel recepire osservazioni e suggerimenti di ogni parte politica, ma anche fermezza e volontà di non perdere tempo utile per preparare gli organi del decentramento all'assunzione di quei poteri che verranno loro conferiti dopo le elezioni dirette del prossimo autunno.
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Dietro l'austero cancello appare nella sua interessante linea architettonica Villa Clerici che ospita una Mostra Permanente d'Arte Sacra dei Contemporanei
POSIZIONE ASSURDA E INCONCEPIBILE
UNA