Mensile di informazione politica e cultura Anno VIII - N. 7/8 Luglio-Agosto 1984 L. 500
Avanzata del PCI, ripresa del PSI, parziale recupero della DC
Milano dal fascismo a piazza Fontana
Mensile di informazione politica e cultura Anno VIII - N. 7/8 Luglio-Agosto 1984 L. 500
Avanzata del PCI, ripresa del PSI, parziale recupero della DC
Milano dal fascismo a piazza Fontana
Le ingiustizie fiscali
Case: per cosa si paga la Gescal?
Mondo della scuola: eppur si muove
Ieri e oggi: immagini a confronto
Esaminando la tabella qui sopra riportata dei risultati delle elezioni europee nei 1413 seggi della nostra zona appare subito evidente che il PCI ha guadagnato in voti ed in percentuali rispetto sia alle europee del 1979, sia alle politiche dell'anno scorso, riconfermandosi al primo posto. Il PSI ha avuto una ripresa, dopo il calo del 1983, ed è ritornato quasi alla stessa percentuale del 1979, al di sotto della quale è invece rimasta la DC, che pure ha recuperato quasi un punto in percentuale rispetto al 1983. Per gli altri partiti sono da rilevare il calo rispetto alle elezioni del 1983 di DP, del MSI, del PSDI e della coalizione PRI-PLI e l'aumento rispetto alle stesse elezioni del Partito radicale, che pure è rimasto al di sotto dei risultati ottenuti nel 1979.
Questi risultati elettorali ci danno rimpressione della ripresa, anche nella nostra zona, di un movimento di fondo della società italiana che raggiunse il culmine nel 1974-76 e divenne poi, negli anni successivi, così difficile e contrastato da sembrare quasi interrotto. Si sollevarono allora grandi forze popolari per risanare e riformare lo Stato e per fare penetrare la (segue in ultima)
In cooperativa contro il lavoro nero
I mestée de la Milan de semper
Ragazzo diciottenne, piccolo spacciatore di droga leggera, viene ferito gravemente. E stato trafitto, al Parco di Trenno, da cinque coltellate inferte, con brualità indescribile, da un suo coetaneo. P un fatto di cronaca accaduto recentemente. Stando a quanto raccolto, nelle indagini, dalla polizia, il ferito a morte voleva approfittare della situa(segue in ultima)
I comunisti della Zona 19 esprimono il loro profondo cordoglio per rimmatura morte del segretario generale del PCI, Enrico Berlinguer e, ricordandone a tutti i cittadini l'alta figura morale e politica, si impegnano a continuarne la lotta per il raggiungimento di quegli ideali di pace, di giustizia, di libertà e di democrazia ai quali egli ha dedicato tutta la sua vita.
Nell'occasione vogliono altresì esprimere la loro gratitudine al Comitato di Zona del PSI, al Gruppo del PSI al Consiglio di Zona 19, alla sezione di DP di San Siro, alla sezione del PSDI di San Siro ed a tutti i cittadini che hanno espresso la loro partecipazione al grave lutto che ha colpito il PCI e tutte le forze democratiche.
La redazione di Milano 19 esprime il suo profondo cordoglio per la morte del segretario del PCI Enrico Berlinguer strenuo difensore della pace, della libertà, della democrazia e dei diritti di tutti i lavoratori.
In seguito alla notifica del nuovo canone di affitto gli assegnatari degli stabili dal n. 122 al n. 160 di via Cilea hanno inviato al presidente dell'IACP Pàride Accetti, al Consiglio di Zona 19, all'Ufficio d'Igiene del Comune, al SUNIA ed alla stampa una letera di protesta per dichiarare, tra l'altro, che "queste case sono da considerarsi tra il mediocre e lo scadente".
A loro volta gli assegnatari del "Quartiere Cottica" di via Trenno hanno inviato lettere di protesta per le inadempienze dell'IACPM e per il ritardo nella realizzazione delle opere di urbanizzazione già approvate.
Servizi a pagg. 8 e 9
"La morte colpisce un uomo giusto. Non è giusto". Queste parole pronunciate dal presidente Pertini al letto di morte di Enrico Berlinguer hanno interpretato con esattezza i sentimenti di gran parte del popolo italiano. Gli stessi uomini politici e giornalisti che fino al giorno prima avevano criticato, fischiato, contrastato e perfino denigrato il segretario del Panico Comunista Italiano, non hanno potuto esimersi dal riconoscere la grande autorità morale che lo circondava, dovuta sia allo straordinario rigore, sia all'impegno che ha sempre caratterizzato la sua azione.
Nella difficile situazione italiana, caratterizzata dal permanere di pesanti discriminazioni anticomuniste e dall'incapacità dei governi e delle classi dominanti di dare all'economia uno sviluppo al maturare di nuovi problemi e di nuovi bisogni, l'azione di Ber-
linguer si è infatti ispirata ad una coerente politica unitaria, volta a ricercare l'intesa tra il movimento operaio e le altre forze democratiche del paese, e ad affermare il valore e l'importanza di un rapporto di massima apertura alle istanze ed alle finalità di nuovi movimenti come quelli per la liberazione e l'emancipazione della donna, per l'affermazione dei diritti personali, per la difesa dei diritti dei lavoratori, per la lotta contro la droga, per la difesa del patrimonio culturale, della natura e dell'ambiente, per una diversa qualità della vita, per la moralizzazione della vita pubblica, che hanno dato al segretario del PC1 autorevolezza e rispetto sia in Italia, sia all'estero.
Ora Enrico Berlinguer è morto. È morto un "uomo giusto". Non è giusto! L'umanità ha tanto bisogno di uomini giusti!
In questi ultimi tempi, da come si è letto sui quotidiani milanesi, di fatti di cronaca nera ne sono accaduti parecchi. Meraviglia molto che tra i vari ammazzamenti e regolamenti di conti per droga, prostituzione e varie ci si legge anche: due agenti rapinatori ammazzano sindacalista; agente protegge e vive alle spalle di un gay; e si potrebbe, anche se con rammarico, continuare ancora ad elencare. Si sta insomma perdendo il concetto che il tutore dell'ordine servisse a procuare "sonni tranquilli" al cittadino e con questo non si vuol fare di "un'unica erba un fascio" ma sollecitare tutti a disfarsi delle "mele marce" e salvaguardare i concetti umani, dignitosi oltre che prestigiosi della propria catego- ria. È altrettanto certo che il cittadino, oggigiorno, sostituisce benissimo la... mucca... e quindi serve solo a farsi "mungere" dai vari governi che si alternano al comando. Sono le conseguenze del come si semina; sta di fatto che se qualche anno fa erano in pochi ad intrallazzare, oggi gli intrallazzatori sono a migliaia e tutti gli altri, gli spremuti, continuano a chiudere gli occhi per non vedere l'Italia che va a rotoli. Per stare in argomento tra "instrallazzatori e... ciechi", è semplicistico mandare via gli spacciatori di droga dal proprio quartiere; andranno a finire ed a seminare morte in altre zone, ma così decisamente non si risolve il problema. Certe denunce vanno fatte per il bene ed il miglioramento dell'umanità, per la sicurezza del
proprio vivere, per la tranquillità ai propri figli, per l'occupazione ai giovani, per l'assistenza ai bisognosi e diseredati e per l'avvenire, sembrerà ridicolo ma non lo è, degli anziani.
Molte cose si sanno, ma per il quieto vivere (e qui è l'errore) si tace. Vogliamo portare ad esempio il caso del vigile urbano, abitante nella zona 19 (al Gallaratese) che non vigila ma... rozzola. Il pomo dello scandalo è stato un incidente stradale avvenuto in zona 1/3 causato da una signora.
Vengono chiesti i danni e dopo ripetuti solleciti ad una compagnia della zona 6/1 si presenta il perito che fa ammontare il danno a 450.000 contro le circa seicentomila veramente subite (esiste testimone presente all'accordo). Altro incontro sempre con lo stesso perito e si addiviene all'accordo delle 450.000 lire; qualcosa ci si rimetterà di tasca propria. Non si vuol fare la vittima ma sappiamo come sono le assicurazioni in fase di liquidazione danni.
Sorpresa! Viene recapitato a mezzo raccomandata assegno di lire 230.000 in quanto è stata riconosciuta al destinatario la presunzione di colpa prevista dal 2° comma dell'articolo 2054 del Cidice Civile. È il colmo perché la controparte aveva firmato il modulo di conciliazione bonaria per cause riconosciute in quanto effettuava retromarcia in una strada a senso unico. Cosa fare? Accettare o rivolgersi all'avvocato per salvaguardare i
propri diritti ed interessi? Il tempo, prezioso in una Milano sprintosa, gioca a nostro sfavore, quindi si tace e si accetta con dentro un senso di stizza verso la non certo onestà del liquidatore. Accadde tutto tra maggio e giugno dell'83; si archivia e si dimentica.
Si vorrebbe dimenticare, ma transitando un martedì di marzo scorso per via Cechov, sede dei mercato rionale settimanale, ecco che ci si fà "faccia a faccia" con il liquidatore dell'incidente, vestito di tutto punto in divisa di vigile urbano; ma che bravo vigile urbano...!
Come civile imbroglia chi è nel pieno dei suoi diritti anche se un po' alla buona e sprovveduto, mentre nelle sue funzioni di tutore dell'ordine imbroglia il suo datore di lavoro, chi gli da fiducia e tutti i cittadini che indirettamente ne pagano il suo stipendio, mentre "lui" continua a pavoneggiarsi in divisa tra una bancarella e l'altra del mercato.
Questa storia potrà essere o non pubblicata ma comunque se non fosse per il seguito giudiziario e la lungaggine della legge italiana, tale vigile meriterebbe una citazione di riconoscimento per "alto valore di furbizia e di... onestà".
Segnaliamo e riconfermiamo che non si suo fare di tutta l'erba un fascio ma invitare all'eliminazione di certi colleghi che servono solo a sminuire la categoria.
A tutti i lettori di Milano 19 le dovute conclusioni ed un grazie al direttore.
Sul riordino di previdenza e pensioni discusso presso la Sezione Bottini del PCI dai comunisti di S. Siro ne ha riferitoMilano 19 di maggio in modo chiaro ed esauriente. E ciò è gran merito se si considera la confusione che fanno quasi tutti i quotidiani. Poiché si sono verificati fatti nuovi, mi si permetta di aggiungere alcune considerazioni a quanto già detto. Com'è noto vi sono differenze anche notevoli tra ex dipendenti andati in pensione in anni diversi, pur avendo la stessa qualifica e gli stessi anni di servizio. Partiti e sindacati, almeno a parole riconoscono giusto riequilibrare le pensioni d'annata, cioè le vecchie pensioni rimaste troppo indietro rispetto al caro vita, eliminando ogni disparità retributiva tra pensionati di pari anzianità e qualifica, indipendentemente dall'anno in cui hanno laciato il servizio.
L'assurdo squilibrio tra le vecchie pensioni e le nuove ha prodotto le maggiori sperequazioni nel periodo 1973-1976 mentre si è accentuata la tendenza generale all'appiattimento di tutte le pensioni indipendentemente dagli anni di lavoro, dalla qualifica professionale e dai contributi versati. Le pensioni dovrebbero mantenere nel tempo il potere d'acquisto iniziale e quindi uno stretto collegamento cori le retribuzioni dei lavoratori in servizio. Dopo almeno 35 anni di lavoro e di versamenti contributivi, un anziano deve avere una pen-
sione non mangiata dall'inflazione e da meccanismi perversi ma sempre uguale all'80°/0 della retribuzione del collega in servizio di pari grado e anzianità, indipendentemente dall'anno del pensionamento. L'Italia dovrebbe essere una Repubblica fondata sul lavoro e quindi tutelare gli interessi dei lavoratori.
L'eliminazione del deficit pubblico e la copertura finanziaria per riparare palesi ingiustizie restituendo ai pensionati ciò che finora è stato loro tolto indebitamente da troppi azzeccagarbugli non possono essere ottenute unificando i fondi esistenti appropriandosi dei residui attivi delle gestioni oculate ma separando la previdenza dall'assistenza ed eliminando sprechi, parassitismi e pensioni fasulle.
Tutti i partiti del Parlamento dovrebbero rispondere in prima persona dei ritardi nel riordino e documentare onestamente e chiaramente gli elettori sulla loro concreta volontà di moralizzazione.
Lo scorso 25 maggio "Il giorno" ha pubblicato una intervista al ministro Remo Gaspari sul disegno di legge varato dal governo che il Parlamento dovrà tra-
sformare in Legge se vorrà eliminare la vergogna delle pensioni d'annata, cioè le sperequazioni tra le vecchie e le nuove pensioni, in modo chea parità di anzianità e qualifica tutte le pensioni diventino uguali, indipendentemente dall'anno di concessione. Il disegno di legge riguarda però solo i pensionati statali per i quali prevede un'integrazione e aumenti articolati per annata.
Molti sindacalisti dalla Cgil, Cisl e Uil hanno già chiesto la perequazione anche per i pensionati privati, anch'essi penalizzati dalle pensioni d'annata. l'Unità"del 25 maggio ha riportato in proposito la seguente dichiarazione di Lama:Bisogna estendere a tutti i pensionati, privati e pubblici, quanto deciso ieri dal Consiglio dei ministri". Di ciò dovrà tener conto il Parlamento.
Il pensionati veri hanno il sacrosanto diritto di veder rivalutata la loro pensione d'annata, statale o privata, e la credibilità dei partiti sarà dimostrata dal loro prossimo comportamento in Parlamento.
(Lettera firmata)
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Lo avevano esposto ad unafinestra le operaie della Borletti, ma ifascisti lo cercarono invano - La farsa dell'arresto della banda Kock
di Gian Piero PagettiIl 5 settembre 1944 il capo della provincia Mario Bassi, che dal precedente 18 agosto era subentrato nella carica a Piero Parini, emanò nuove norme per regolare la circolazione in bicicletta. Così, oltre alla conferma del divieto di circolare se non muniti del permesso rilasciato dalle autorità tedesche e fasciste, ai ciclisti venne anche vietato di circolare a gruppi ed imposto di scendere di bicicletta almeno dieci metri prima dei posti di blocco e non di risalirvi se non almeno dieci metri dopo. E tutti sapevano che non osservare, sia pure per distrazione, anche una soltanto di quelle norme poteva voler dire sentirsi scaricare addosso qualche raffica di mitra visto il "griletto facile" che avevano tanto i fascisti quanto i tedeschi. Ma quello stesso giorno i partigiani fecero fuggire dall'ospedale di N iguarda due loro compagni feriti e in piazza Firenze lanciarono bombe a mano contro un autocarro militare ferendo numerosi soldati tedeschi, mentre il comando del Corpo Volontari della Libertà emanò le prime indicazioni di lavoro ai settori della città in previsione di una prossima insurrezione generale.
Il giorno dopo un altro autocarro tedesco venne fatto saltare al Villaggio dei Giornalisti, a non molta distanza dalla stazione Centrale, ma nella notte gli aerei angloamericani bombardarono per l'ennesima volta Milano causando morti e feriti e dando fiato alla ormai ansimante propaganda del governo repubblichino, che il successivo 8 settembre celebrò l'anniversario dell'armistizio decretando un giorno di lutto nazionale ed imponendo la chiusura di cinema e teatri.
Due giorni dopo Giuseppe Spinelli, già commissario dell'unione fascista dei lavoratori dell'industria, venne nominato nuovo podestà di Milano e neppure una settimana più tardi Mussolini lo ricevette a colloquio, manifestandogli l'intenzione di affidare ad operai i settori amministrativi ed annonari.
Si trattava di una delle ultime sparate demagogiche del vecchio dittatore, che forse si era illuso di poter intravvedere un barlume di speranza per lui nel rinvio dello sciopero che i ferrovien milanesi avevano programmato per 1'11 settembre.
A dire il vero tale sciopero era stato in un primo tempo concordato tra i Comitati di Agitazione dei ferrovieri di Milano e di Torino per il 4 settembre ma poi l'attendismo del Comitato di Agitazione di Milano, e le divisioni al suo interno, lo aveva fatto rinviare alr I I settembre. Però quel giorno, contrariamente a quanto era stato concordato, lo sciopero, proclamato ed iniziato compattamente a Torino, non si estese a Milano, dove, nei centri ferroviari più vitali, giunse inaspettata la visita del federale fascista Vincenzo Costa, che elogiò i ferrovieri e distribuì loro dieci biciclette, trenta paia di scarpe,
sigarette (soltanto cinque giorni prima la razione settimanale di tabacco era stata dimezzata da 30 a 15 grammi) e calze. Contemporaneamente la direzione del compartimento ferroviario milanese accordò due mensilità di stipendio ed il pagamento immediato dell'indennità di trasferta e di quella di guerra. Era evidente il tentativo di far desistere i ferrovieri dallo sciopero, che difatti venne rinviato dal Comitato di Agitazione di Milano al 14 settembre, ma i comunisti denunciarono, con un loro documento, che la mancata estensione dello sciopero delle ferrovie a Milano era imputabile anche alla recisa opposizione dei socialisti nel Comitato di Agitazione (od esterni ad esso), i quali sostenevano che l'agitazione era prematura e che sarebbe stato più opportuno attendere che gli alleati (gli angloamericani) sfondassero la "linea gotica", la linea difensiva lungo la dorsale dell'Appennino Tosco-Emiliano, sulla quale i tedeschi si erano attestati e che gli alleati non sfonderanno che otto mesi più tardi.
I fascisti rispondono sospendendo le lezioni Ma se 1'1 I settembre i ferrovieri milanesi si astennero dallo sciopero, gli aerei angloamericani non si astennero dalle loro incursioni sulla città e, forse per mettere subito alla prova i nuovi sistemi di allarme entrati in funzione proprio quel giorno, nella notte scaricarono le loro bombe particolarmente sulla chiesa di Affori, che tutto poteva essere fuorché un obiettivo militare, ed in via Norico, una strada periferica non molto distante dallo scalo ferroviario di Porta Vittoria.
Alle nove e mezzo del mattino dopo due gappisti in bicicletta ferirono il vice prefetto Celone, che stava uscendo di casa. Il 13 settembre il comando piazza del C.V. L. sollecitò tutti i comandi dipendenti a rac,cogliere ed a fargli pervenire con urgenza tutti i dati necessari per l'elaborazione del piano insurrezionale ed il giorno dopo presentò agli interessati il "Piano per la liberazione della città" nel quale ad una premessa seguiva un particolareggiato elenco di obiettivi militari. Quasi contemporaneamente una SA P sottrasse ai tedeschi 278 paia di scarpe ed i gappisti disarmarono nella sua casa il vice comandante del Commissariato Duomo di Pubblica Sicurezza. Ma i disarmi erano ormai una cosa all'ordine del giorno. A compierli erano spesso operai che, usciti dalla fabbrica, colpivano fascisti e tedeschi nei punti più impensati e poi si dileguavano, operando in modo tanto preciso ed ordinato che difficilmente qualcuno di loro cadeva intrappolato nella fitta rete dei posti di blocco. A Milano si viveva in un'atmosfera febbrile di attesa. Sembrava che il giorno della Liberazione non dovesse essere molto lontano e la Resistenza vi si
preparava con impegno. Il 17 settembre il comando piazza del CVL emanò le istruzioni relative ai compiti dei commissari politici nelle formazioni partigiane accogliendo pienamente le tesi del Partito comunista. Il giorno dopo il Comando generale dello stesso CVL comunicò al comando militare di Milano i concetti operativi della battaglia nella pianura lombarda, stabilendo che le formazioni della Valle Sesia e dell'Ossola si sarebbero dovute spostare nella zona di Milano a disposizione di quel comando piazza. Lo stesso giorno il comando delle Brigate Garibaldi diramò una circolare di mobilitazione per tutti i reparti per il 20 settembre per portare la guerriglia partigiana in città.
E in città le azioni si facevano sempre più audaci. Il 18 settembre i partigiani abbatterono 37 pali di una linea elettrica e quello stesso giorno il Fronte della Gioventù, l'organizzazione unitaria giovanile antifascista, attuò un'azione dimostrativa all'Accademia di Brera. Ad un breve discorso di un giovane partigiano appena diciannovenne, Alberto Grandi, gli studenti risposero con un lungo applauso... ed alle autorità fasciste non restò altro da fare che ordinare la sospensione delle lezioni.
Bianco come un lenzuolo fresco di bucato
Era ormai autunno. Un autunno uggioso e piovoso, ma una giornata di pioggia poteva voler dire una giornata senza incursioni aeree: un'occasione in meno per rischiare di perdere la vita. E non era cosa da poco in quei tempi in cui le occasioni per lasciarci la pelle erano runica cosa di cui non ci fosse scarsità!
In quell'inizio di autunno uscì a Milano un nuovo giornale giovanile fascista, dal titolo "Libro e moschetto", il cui primo numero recava un "fondo" del direttore che invitava i giovani socialisti ad un incontro per discutere assieme i compiti dei giovani nell'Italia del domani. Si trattava evidentemente di
un tentativo di rompere il fronte della Resistenza, ma tale disegno fallì ed alle dieci del mattino del 21 settembre, al consueto suono delle sirene per le prove di allarme, più di centomila lavoratori milanesi iniziarono uno sciopero unitario per protestare contro le promesse non mantenute degli industriali, contro gli arresti e contro le violazioni delle libertà personali.
Per la prima volta allo sciopero presero parte anche gli impiegati delle banche, delle assicurazioni e degli enti parastatali e ben presto l'agitazione assunse l'aspetto di una corale manifestazione di protesta e di rivolta contro gli occupanti tedeschi ed i loro tirapiedi repubblichini.
Gappisti percorsero in automobile le strade della città lanciando volantini. In piazzale Loreto, ribattezzata per l'occasione con un cartello di cartone Piazza Quindici Martiri, vennero deposti fiori nel punto in cui poco più di un mese prima quindici patrioti erano stati trucidati dai fascisti.
Alla Borletti, ad una finestra di un reparto femminile, venne esposto un drappo rosso, che suscitò le ovazioni entusiastiche dei lavoratori dei reparti maschili dislocati dall'altro lato di via Romolo Gessi e la curiosità di molti passanti che camminnando nella strada sottostante non riuscivano a resistere all'impulso di levare gli occhi a quel drappo, né, a volte, di lasciar trapelare il loro istintivo compiacimento malgrado la presenza minacciosa dei militi fascisti, che, carichi di armi, circondavano lo stabilimento, al cui interno i tirapiedi del regime, che pure non mancavano, non osavano togliere quel drappo per paura di scoprirsi come fascisti e di esporsi al disprezzo di tutti i lavoratori. Alla sera però le guardie giurate della fabbrica vennero mandate dalla direzione a compiere una poliziesca ricerca nel reparto ed una minuziosa perquisizione delle operaie nel tentativo di rintracciare quel drappo e di individuare quelle lavoratrici che esponendolo avevano voluto dimostrare le loro speranze ed i loro ideali. Ma nulla fu scoperto. Quel drappo rosso non ven,
ne mai più ritrovato. Esso aveva ormai assolto il suo compito ed un manovale, sordomuto, Michele, aveva provveduto a renderlo irriconoscibile immergendolo in un bagno di trielina e di altri solventi, che lo avevano reso bianco come un lenzuolo fresco di bucato. Fu un altro, sia pur piccolo, smacco per i fascisti, che sembravano aver perso il controllo della città. Per richiamarli all'ordine piombò a Milano, la sera di quello stesso 21 settembre, il loro segretario nazionale, Alessandro Pavolini, che diede una solenne lavata di testa al federale Vincenzo Costa, ordinandogli di provvedere a reprimere immediatamente le agitazioni operaie. Ed i fascisti milanesi provvidero subito assassinando due giorni dopo, il 23 settembre, due operai della Falk.
Dalle "cure" di Koch a quelle di Franz Nel frattempo continuavano gli arresti, da parte dei tedeschi e delle varie polizie fasciste, di esponenti dell'antifascismo milanese, tra cui, in quel mese di settembre 1944, l'architetto Giuseppe Pagano Pogatschnig (che poi morirà nel 1945 nel campo di sterminio tedesco di Mauthausen), rappresentante socialista nel comando regionale lombardo. Giulio Alonzi, Sandro Castelli ed altri. Ed agli arresti seguivano immancabilmente le torture, nella cui applicazione primeggiavano i criminali della banda Kock, i cui nomi ed i cui mandanti vennero ufficialmente denunciati in quei giorni dal CLNAI in una trasmissione della stazione radio clandestina partigiana Radio Salem. E neppure le autorità fasciste potevano ormai far più finta di ignorare quanto avveniva nella Villa Triste, a San Siro, dove Piero Kock e i suoi accoliti si erano installati. Ogni giorno lettere e telefonate di denuncia, di protesta e di sdegno giungevano al questore, al prefetto, al podestà, all'arcivescovo cardinale 11defonso Schuster. Lo stesso decano del Foro milanese, avvocato Edoardo Maino, scrisse al ministro repubblichino della giustizia Pisenti per dirgli: "Ho il dovere di informarvi che una squadra politica ha istitutito a Milano, in via Paolo Uccello 15, un luogo non di detenzione, ma di tortura, dove gli inquisiti, uomini e donne, vengono sistematicamente sottoposti ed atroci sevizie, incredibili da chiunque non ne sia stato vittima, fino ad essere ridotti nelle condizioni più pietose. con le costole e gli arti rotti. Non è risparmiato, prima degli interrogatori, l'uso contro uomini e donne, spogliati nudi, di getti d'acqua fredda o intollerabilmente calda, e delle nerbate per i disgraziati che tentano di sottrarsi... La cosa è diventata ormai di pubblica notorietà come una infamia ed un incubo di Milano. Ha ragione di ritenere che la Questura ne sia informata e possa informarsi".
E il questore di Milano, Alberto Bettini, pressato da tante sollecitazioni, non poté fare a meno di decidersi ad andare in via Paolo Uccello per vedere di persona cosa succedeva a Villa Triste; ma ne venne scacciato bruscamente: Koch aveva appoggi molto "in alto", era quello che spediva rapporti segreti direttamente a Mussolini.
Il 14 settembre fu la volta di un ufficiale della Muti, il capitano Massa, di recarsi in ispezione a Villa Triste. Arrivò. guardò, si informò e fece il suo rapporto; ma chi si aspettava un rapporto di fuoco rimase deluso: malgrado tra le due bande fasciste (la Muti e la Koch) esistesse un rapporto di odio (forse per motivi di concorrenza) almeno pari a quello che entrambe nutrivano verso i partigiani, il capitano Massa nel suo rapporto si limiò a dire che "il vitto è discreto" e"le condizioni igieniche sono sufficienti". Evidentemente o era rimasto fuori dalla villa o aveva tutto l'interesse a non stuzzicare gli uomini della banda Koch. forse nel timore che a qualcuno saltasse in mente di ficcare il naso anche in quello che combinava la Muti. Alla fine si mosse anche il cardinale Schuster, che telefonò a Villa Triste fissando a Pietro Koch un appuntamento in Arcivescovado per il 25 settembre. Ma i fascisti, nel timore che l'arcivescovo denunciasse pubblicamente quanto avveniva nella villa di San Siro. lo precedettero ed alle sei del pomeriggio del 24 settembre un reparto della Muti fece irruzione nella villa di via Paolo Uccello sequestrando morfina e cocaina ed arrestando 53 componenti, (tra uomini e donne, tra cui gli attori Osvaldo Valenti e Luisa Ferida) della banda, che vennero portati a San Vittore, dove vennero rinchiusi anche i 43 prigionieri trovati nelle celle di Villa Triste, i quali passarono così dalle cure feroci di Koch e dei suoi accoliti a quelle certamente non più amorevoli del sergente Franz, il tristemente famoso sottufficiale tedesco che aveva il comando del carcere milanese.
Piero Koch, invece, quel giorno era assente (soltanto per caso?) dalla villa e sfuggì all'arresto, che ben presto si rivelò una burletta anche per i suoi seguaci, quasi subito vennero rimessi in libertà. Evidentemente qualcuno "in alto loco" aveva tenuto conto del rapporto inviato dal conte De Larderel al ministero repubblichino degli interni per dire che un eventuale sfaldamento de "reparto di polizia speciale Koch" avrebbe avuto gravi conseguenze "perché manca in Italia un'altra organizzazione con eguale rendimento e capacità tecniche".
(22 - Continua Lepuntate precedenti sono state pubblicate a partire dal numero di settembre 1982)
Caro direttore, come sai noi donne, specie se casalinghe, siamo emarginate come i pensionati e spesso senza diritto ad alcuna pensione dopo aver sgobbato per tutta la vita gratis.
Sono perciò indignata dal silenzio pressoché totale che giornali e RAI TV hanno dedicato alla più importante iniziativa femminile unitaria per affrontare il problema dominante dei nostri giorni: la pace. Si è trattato di un incontro nazionale per la pace organizzato a Milano il 18 e 19 maggio scorso da 81 donne della Resistenza e di tutte le correnti politiche e culturali antifasciste con la collaborazione di ANPI, FIVL, FIAP e ANED. Incontro promosso dalle donne con la volontà di partecipare da protagoniste, oggi come ieri, alla battaglia che deve essere combattuta per la salvezza dell'umanità, per costruire un mondo migliore, per l'avvenire delle giovani generazioni. Incontro che ha visto
La penuria e la pressante richiesta ne elevano il costo a livelli spesso inaccessibili - Perché i lavoratori devono continuare a pagare la Gescal se poi non possono avere un alloggio
le donne tutte unite dai comuni ideali nati dalla Resistenza e dalle lotte democratiche e di emancipazione, dalle anziane alle giovanissime, con la volontà di impegnarsi, di contare e di salvare la pace oggi gravemente minacciata dal pericolo di sterminio del genere umano.
L'argomento casa è un problema di supremo interesse dell'uomo. Non è modernamente concepibile che una persona sia senza casa.
Caro Milano 19, ti siamo grati per la possibilità che ci offri di segnalare a chi di dovere alcune deficienze della nostra zona, la cui eliminazione non dovrebbe comportare oneri eccessivi per il bilancio comunale.
Ci riferiamo oggi alla pensilina di piazza Stuparich/via noiraghi, dove, quando piove, l'acqua piovana sgocciola sui poveretti che attendono i mezzi
Le donne della Resistenza hanno così inteso iniziare le celebrazioni del 40° anniversario della guerra di liberazione con la speranza che la costruzione della pace possa divenire il campo specifico dell'azione di ogni donna, nella famiglia, nel lavoro, nella scuola, nelle istituzioni e nella società. L'incontro, articolato in due giorni di lavori al Museo della scienza e della tecnica, si è concluso con una grande manifestazione nazionale unitaria nella quale hanno parlato l'On. Boldrin i presidente dell'ANPI e la partigiana On. Tina Anselmi, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2. pubblici. Ci sarà anche il pericolo di corti circuiti? Non siamo dei tecnici per poterlo stabilire, ma è certo che la lampadina è spenta ormai da tempo.
Ci auguriamo che il Consiglio di Zona inserisca anche questo tipo di manutenzione nei programmi di intervento organico in Zona 19. Ringraziamo dell'ospitalità.
Maria Mastrolia Delia OppoCaro Milano 19, ti preghiamo di voler pubblicare la seguente lettera aperta al Consiglio di Zona 19.
Siamo un numero abbastanza consistente di cittadini abitanti in piazza Stuparich e vicinanze. Di questa stagione nei pomeriggi assolati approfittavamo delle comode panchine esistenti nella piazza per prendere il fresco all'ombra di quei belli e
Scrivete lettere brevi, Indicando con chiarezza nome, cognome ed indirizzo. Chi desidera che In calce non compaia il proprio nome ce lo precisi. le lettere nonfirmate, o siglate, o Con firma Illeggibile, o che recano Indicazioni come "un gruppo dl.-" (che non rechino almeno una firma) non vengono pubblicate. La redazione si riserva di accorciare gli scritti pervenuti che risultassero troppo lunghi.
grossi alberi.
Purtroppo con il tremendo nubifragio dell'anno scorso questi sono stati decimati, con nostro grande dispiacere.
Ora le panchine sono sempre al sole e per noi è finito il piacere estivo della siesta pomeridiana.
Fino a qualche tempo fa avevamo sperato che il Comune provvedesse a piantare nuovi alberi al posto di quelli che sono venuti a mancare, ma questo non è avvenuto. Con questa petizione abbiamo creduto opportuno interessare il nostro consiglio di zona affinché possa rendersi interprete dei nostri desideri presso gli uffici competenti allo scopo di far ritornare la piazza bella ed ombrosa come un tempo.
In attesa di un cortese e sollecito riscontro, vogliate gradire distinti saluti.
(seguono 10 firme, primo firmatario Carrara
L'uomo primitivo doveva accontentarsi di un tigurio che lo riparasse dal freddo dalle intemperie. Solo 60 anni fa la casa, se non era più quella dell'uomo primitivo, rispetto al concetto di casa moderna, era una casa, diremmo oggi, fatiscente. Allora i lavoratori, nella stragrande maggioranza vivevano nelle case cosiddette di ringhiera, con il cesso e il rubinetto dell'acqua potabile sul ballatoio, in comune con le altre famiglie dello stesso piano e in casa si lavavano nel catino.
Case di questo tipo non se ne costruiscono più da tanti anni. La casa ha avuto una evoluzione enorme; l'industrializzazione, con i progressi della scienza e della tecnica hanno determinato una vera rivoluzione nella concezione e costruzione edilizia mettendo al servizio della comunità tutta una serie di manufatti e di applicazioni che fanno della casa quella funzione di civiltà e di progresso che le si addice.
La casa ha oggi una serie di servizi e comodità assolutamente inconcepibile solo 60 o 70 anni fa. Oltre alla luce elettrica, al gas, al bagno inserito in ogni appartamento, anche il più modesto, vi sono tante altre comodità come l'ascensore, il telefono, il frigorifero, la lavatrice automatica e tutta una serie di elettrodomestrici e poi la radio e la televisione; insomma in casa l'uomo non è più isolato ma può comunicare con tutto il mondo standosene seduto nella sua poltrona. Ma ci sono delle insidie che minacciano costantemente tutte queste belle cose e sono: la penuria di case, il caro affitti, la disdetta e lo sfratto, perché la casa è un bene commerciale e nella società capitalista in cui viviamo è soggetta alle fluttuazioni del mercato, quindi se sul mercato vi è penuria di case c'è molta richiesta esse acquistano valore commerciale fino ad arrivare ad un prezzo insopportabile per gran parte dei cittadini.
Subito dopo la seconda guerra per imbrigliare la spirale degli aumenti il movimento sindacale e i partiti della sinistra fecero sì che il governo imponesse il blocco degli affitti e la loro regolamentazione onde tutelare in parte il cittadino meno abbiente.
Nel 1949 si costituì l'INA case con lo scopo di attuare un piano per incrementare l'occupazione operaia mediante la costruzione di case popolari finanziata con il contributo obbligatorio dei lavoratori del 0,6% sulla retribuzione, delI' 1,2% sulle retribuzioni corrisposte dal datore di lavoro e del
4,3 per cento dallo stato sul complesso dei contributi.
L'INA casa era stata prevista per una durata di sette anni prolungata per altri sette.
Nel 1963 dopo la cessazione dell'INA casa si costituì la GESCAL (gestione case per i lavoratori) ente di diritto pubblico, anch'esso preposte alla costruzione di case popolari, abolito nel 1974.
Ma il governo continua a incassare i contributi GESCAL pagati dai lavoratori dipendenti, ma non riesce a spendere l'intero gettito che dovrebbe essere speso per costruire case popolan.
Per legge fu stabilita una trattenuta sul monte salari del1'1,05%, della quale lo 0,35% a carico dei lavoratori e il 0,7% a carico delle aziende e un'adeguato apporto finanziario a carico dello stato. In realtà i soldi vengono spesi in ritardo e solo parzialmente utilizzati o addirittura distorti per altri usi. Attualmente presso la cassa depositi e prestiti sono fermi 3.400 miliardi.
Per far luce sulla questione il P.C.I. ha presentato alla camera una risoluzione sulla politica della casa e in particolare sull'uso che il governo fa dei fondi GESCAL.
Il ministro Nicolazzi ha ammesso che,alla fine del 1982 erano disponibili 1.900 miliardi dimenticando i 1.500 miliardi dell'83, quindi con la somma di pertinenza dello stato i fondi superano i 5.000 miliardi, ma la cifra è incompleta perché mancano migliaia di miliardi versati dalle disciolte mutue, non parliamo poi degli evasori. Non ci sono organi di controllo, la stessa Corte dei Conti non dispone di elementi sulla consistenza numerica dei contribuenti nel settore dell'impegno nè sul livello retributivo medio dei lavoratori.
In otto anni, dal '75 all'82, nei libri contabili della cassa depositi sono stati depositati appena 4.587 miliardi dei quali più della metà nell'ultimo biennio.
E gli altri miliardi dove sono finiti? Il ministro si giustifica
con la mancanza di controlli adeguati. Ma a chi compete il controllo se non al governo?.
Il P.C.I. a questo proposito ha chiesto al governo di fornire al parlamento un dettagliato resoconto sui versamenti e sulle evasioni dei contributi e del loro impiego.
Se i 1.500 miliardi disponibili fossero utilizzati subito, anche con l'apporto della parte spet-
tante allo stato, sarebbe possibile finanziare e programmare circa 100.000 alloggi popolari, ma il governo ha altre intenzioni e sabota il piano decennale della casa. Si sarebbero dovuti produrre 100.000 alloggi all'anno quindi 600.000 alloggi entro il 1983; secondo i dati forniti dallo stesso Nicolazzi in 6 anni dal'78 all'83 sono stati o sono in corso di costruzione 75.773 nuovi alloggi, di cui 18.000 ultimati e sono in programma 97.580 interventi di recupero di cui 51.256 ultimati. Come si vede meno di un terzo del previsto, questo avviene perché la metà delle somme Gescal va in finanziamenti dell'edilizia e il resto va a finire nel pozzo senza fondo della finanza pubblica. Così i soldi pagati dai lavoratori fino all'87 continueranno ad essere sottratti dal monte salari.
C'è poi la questione delI'IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), ma di questo ci riserviamo di parlare in un prossimo articolo, che contiamo di pubblicare sul prossimo numero di Milano 19.
Gianni BeltramiCon i meccanismi combinati delle nuove aliquote e delle ulteriori detrazioni i conti non tornano - Basta una lira di reddito in più per passare nella fascia fiscale superiore
qualcuno fosse stato in grado di programmare calcolando con precisione il proprio incremento di reddito nel corso degli ultimi periodi lavorativi dell'anno (per esempio, evitando di svolgere eventuale lavoro straordinario o prendendosi una o più giornate di permesso non retribuito), si sarebbe potuto assistere alla paradossale combinazione che lavorando di meno era possibile guadagnare di più! (Attenzione; nulla è cambiato, la prospettiva è valida anche per quest'anno).
Ciao! Allora pensi che ci sarà il rilancio?
EI rilancio de cossè?
Del pentapartito.
Ma quell lì el gh'ha minga bisogn de vess rilanciaa!
Dici?
Certament. L'è assee trail via e basta.
Ma veramente non vogliono buttarlo via.
Chi l'è ch'el voeur minga?
I partiti che lo compongono.
In assenza di autorevoli voci che avrebbero dovuto spiegare per tempo l'artificioso sviluppo delle nuove aliquote applicate a decorrere dal gennaio 1983 sull'imposta fiscale dei salari, gli stipendi, le pensioni, tentiamo adesso, dopo il tradizionale appuntamento con il Fisco per la rituale dichiarazione dei redditi, da semplici osservatori, di rendere noto a chi ancora non ne fosse venuto a conoscenza che la normativa disposta dalla legge n° 53 del 28 febbraio 1983, del tutto elusiva anche attraverso le istruzioni del Mod. 740, presenta lacune di equità di tale evidenza da lasciare completamente perplessi con quanta approssimazione e leggerezza si è affrontata l'importante materia ai danni dei legittimi interessi del contribuente, lavoratori a reddito fisso e pensionati.
Da un attento esame dei dati e delle cifre contenuti nelle disposizioni sulla disciplina delle ritenute alla fonte dei redditi di
lavoro dipendente, si può rilevare che le presunte inesattezze e le certe disuguaglianze riscontrate sono da attribuire all'introduzione nel nuovo meccanismo di un sistema di ulteriori detrazioni a scalare e di due diverse misure per quota esente a determinati livelli di reddito, operazione resasi necessaria (e... conveniente) per equilibrare l'aumento dell'aliquota iniziale elevata al 18% per l'intera fascia di redditi da O a I l milioni, e fissata al 27% per la successiva da 11 a 24 milioni.
Questa ulteriore detrazione a scalare, applicata in corrispondenza di cinque scaglioni di reddito, in pratica ha trasformato un'imposta in percentuale in un'imposta in forma mista (una parte in percentuale più una parte in misura fissa) che, a conti fatti, oltre a risultare inadeguata agli effetti della riduzone del drenaggio fiscale, determina incompatibili sperequazioni sul preventivato alleggerimento della pressione fiscale.
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Anche lo "speciale" correttivo, compiacentemente adottato per attenuare la brusca perdita sui modesti incrementi di reddito oltre i limiti previsti dei 9-1012-15-16 milioni in cui opera la relativa ulteriore detrazione, può semplicemente definirsi un dispositivo insufficiente che non elimina la disparità d'impostazione. Anzi, per essere più precisi, introduce un "principio" senza precedenti: più guadagni, meno intaschi. La strabiliante formula stabilisce infatti che lo sviluppo di questa correzione consente soltanto il recupero della differenza d'importo di reddito netto che si sarebbe determinato per effetto della minore misura di ulteriore detrazione applicabile rispetto allo scaglione precedente. Per cui, in versione più accessibile, si deduce che aver conseguito un reddito di 12 milioni oppure uno di 12.090.000 (o al limite anche di 12.098.630) non fa nessuna differenza: il reddito, al netto dell'imposta fiscale, sarà sempre lo stesso. In altri termini, l'importo residuo oltre i 12 milioni, e cioè 98.630 lire, se ne va interamente in tasse.
Ma non è tutto. Con un reddito imponibile più basso, e precisamente trai 10.000.001 e i 10.146.340, succede addirittura l'assurdo di trovarsi in busta paga 60 mila lire in meno dell'aver conseguito un reddito di 10 milioni precisi, poiché in questo caso oltre al minore importo per ulteriore detrazione (la differenza più alta fra tutti gli scaglioni: 120 mila lire in meno del precedente), si aggiunge la misura inferiore (36 mila anziché 96 mila) di detrazione per quota esente, che non prevede nessun correttivo di recupero. E per recuperare tutte le 60 mila lire mancanti, sempre rispetto all'imponibile di 10 milioni precisi, occorre raggiungere il limite di 10.220.000 lire!
Con questa prospettiva, se
Se si è pensato che una tale condizione possa sussistere, sottovalutando o ritenendo accettabile il danno per coloro che sono colpiti, forse si è trascurato di pensare che esiste quel fondamento della Costituzione italiana in cui è sancito — presumibilmente senza contemplare margini di tolleranza — che "Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro (...)". Non solo, ma in aggiunta pare sia stato clamorosamente smentito anche quell'altro principio costituzionale dove si sostiene che "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Che, nel caso specifico, per progressività si dovrebbe implicitamente e naturalmente intendere anche l'esclusione della possibilità di aumento d'imposta in misura tale da eguagliare o addirittura ridurre il reddito netto nei confronti di un reddito imponibile inferiore a quello preso in considerazione.
Il primo impatto col meccanismo dell'ulteriore detrazione avviene appena superati i 9 milioni di reddito imponibile. Qui occorre toccare 9.060.000 lire per ottenere in busta paga o in pensione soltanto 1.200 lire in più di guadagno rispetto a chi ha avuto la "fortuna" di non superare il limite dei 9 milioni.
Negli altri due scaglioni di reddito in cui si applica la corrispondente ulteriore detrazione, l'operazione è identica, con rispettivo salasso debitamente praticato. Relativamente trascurabile l'incidenza nello scaglione fra i 15 e i 16 milioni: con 82 mila lire di incremento, una perdita secca di 60 mila lire. Per completare il quadro degli "svarioni aritmetici" che sono stati commessi, resta ancora da ricordare quel reddito imponibile da fame che, al limite dei 4.500.000, annui naturalmente, è esentasse (dal gennaio 1984 esenzione elevata a 4.800.000), ma a 4.500.001 prevede già un'imposta di 120.000 lire. Per l'occasione, escluso anche il correttivo.
Grazie tant! Te pretenderet minga che se traghenn int la ruera de per lor!
No, ma... — ...ma intanta vann avanti a taccà lit fra de lor. Difatti hanno ammesso che ci vuole una verifica.
Ma se voeuren verifica cossè. Ti e minga sentii?
Beh..., sì.
EI De Mita el gh'ha ditt aij alter quatter che se voeuren stà al governo cont el sò partii deven fà domà j compars.
Veramente ha detto comprimari.
Va ben, l'è istess. EI Martelli e el Spadolini gh'hann risponduu che j compars gh'hinn domà a teater..
È un comprensibile risentimento.
E hann anca ditt che el De Mita l'è domà on mort de set che gh'è bastaa domà ona gotta d'acqua, el zero ses per cent de voti pussè che nel vottantatri, per ciappas la ciocca.
— Veramente hanno detto "per fargli saltare i nervi e perdere la lucidità".
E mi se hoo ditt? Poeu el Martelli l'ha anca ditt che lù la verifica la voeur domà piscinina e senza mettegh dent anca la faccenda de la Pì dò.
Forse per solidarietà con Longo.
E el Spadolini l'ha dit che robb come quei che capiten al dì de incoeu al governo se n'erenn mai vist prima.
È il giudizio di uno storico.
Sarà, ma intanta nissun de lor el tegn cunt de quel! che pensen la grand part dij italian.
E cosa pensano?
Che l'è ora de cambià!
Cosa te lo fa credere?
T'ee minga vist i risultaa di votazion del dersett de giugn?
— Ti riferisci alle elezioni europee?
Sì, quand che i comunisti hann faa el sorpass e hann ciappaa el trentatri virgola tri per cent di voti.
Ma hanno detto che i comunisti hanno beneficiato dell'effetto Berlinguer.
Se ved che tanti italian hann capii che la politega del Berlinguer e del sò partii l'era la politega giusta.
No, hanno detto che molti hanno votato per il Partito comunista a causa dell'emozione suscitata dalla morte di Berlinguer.
E ti te credet che al dì de incoeu ghe sia de la gent che la ghe daga on voto a on partii domà per ona emozion?
Non l'ho detto io. L'hanno detto alcuni uomini politici e giornalisti.
Si quej che quand che el partii comunista el guadagna voti hinn semper lì che cerchen ona quaj scusa invece che guardà in cà soa.
— Cosa intendi dire?
— Che l'è forsi pussee facil che sien staa i socialista a risentì de l'effetto Craxi.
Ma se i socialisti hanno perso voti. Appunto per l'effetto Craxi. Se ved che tanta gent l'è stufa de lù, del sò governo, di sò decrett e la voeur on bel lancio del pentapartii.
Un rilancio, vorrai dire?
No, no. Propri on bel lancio spaziale che ghe faga fà on sorpass anca a lù.
Un sorpasso di chi?
Del Pioner, la sonda spaziale che ij american hann lanciaa foeura dal sistema solare e che la tornerà mai pù in su la terra. Ciao, te saludi. el barbee
L'alcool distrugge ed emargina non soltanto chi ne è schiavo, ma anche i suoi familiari
Una grossa piaga sociale che colpisce una non trascurabile percentuale della popolazione è l'alcolismo. È anche vero che l'ammalato di alcolismo coinvolge, generalmente e mediamente, almeno altre quattro persone a lui direttamente collegate come: moglie o marito, figli, genitori, amici, datore di lavoro, superiori, collaboratori, colleghi, medico, ecc... ecc...
Purtroppo, come l'alcolista, queste persone sono, il più delle volte, completamente sprovvedute di informazioni per quanto riguarda la conoscenza della "malattia alcolismo" e soprattutto mancano di una educazione comportamentale nei confronti dell'alcolista.
La continua convivenza, a queste condizoni, porta inevitabilmente il familiare ad una profonda e grave malattia emo-
nva e spirituale, tanto progressiva quanto lo è la malattia dell'alcolista.
In realtà ogni componente della famiglia cerca disperatamente di agire nei modi più svariati che egli presume efficaci al fine di debellare quello che ritiene essere un "brutto vizio" che, in modo brutale, ha invaso la propria casa distruggendo la serenità di ogni membro.
Sembrerà strano, ma più il familiare combatte l'alcolismo più la situazione continua a peggiorare: comincia a perdere la speranza, chiede aiuto ai parenti, amici e medici, invocando cure miracolose. I fallimenti e le continue delusioni demoliscono la forza di continuare a lottare togliendo piano piano al famigliare la voglia di vivere sino a perdere la fiducia in se stesso ed in tutto quanto lo circonda.
Queste situazioni lo hanno portato ad una profonda disperazione, ad autoemarginarsi, ad una estrema solitudine con se stesso, a soffrire di grandi paure, di sensi di fallimento totale e di vergogna verso tutti e tutto.
La conseguenza di tutto questo è, che se l'alcool inesorabimente distrugge ed emargina l'alcolista, l'alcolismo distrugge ed emargina il familiare.
A questo.punto, generalmente, avviene la disgregazione del nucleo familiare con drastiche e pesanti separazioni.
Queste decisioni, il più delle volte, lasciano profondi segni nell'animo e nello spirito dei familiari e soprattutto dei figli.
Una domanda logica che si pone è: "esiste la possibilità di modificare o arrestare il decorso della malattia alcolismo e di riflesso il coinvolgimento dei familiari?'
In questo numero doppio di "Milano 19", parleremo di due segni: il Cancro e il Leone. Per mancanza di spazio rimandiamo a settembre la chiacchierata sui pianeti. Occupiamoci prima della costellazione del Cancro (21 giugno - 20 luglio), segno d'acqua, cardinale, posto sotto il dominio della Luna.
Esso dona ai suoi nativi una natura in contrasto: egoista e sensibile, coraggiosa e timida, indipendente ma atta al comando. L'individuo Cancro è spesso persuaso di essere un tipo eccezionale, comunque una persona superiore alla media. È dotato di un certo fascino che emerge a poco a poco e non di rado può rivelarsi davvero avvincente, se riesce a vincere certe caratteristiche poco simpatiche come la presunzione e la permalosità. Nonostante l'aggressività, che è fortemente legata all'autodifesa, questo segno è molto bisognoso di calore umano. Nell'allevare un bambino Cancro, è importante usare grande dolcezza e creare un'atmosfera di sicurezza, indispensabile alla formazione di una personalità equilibrata. Piuttosto caotici dal punto di vista finanziario, essi hanno una grande capacità di adattamento a condizioni e circostanze. La tradizione abbina a questo segno la fascia addominale. Quindi alimentazione saggia e calibrata per evitare disturbi digestivi e obesità, piuttosto fre-
a cura di Leonardo Clema
quente quest'ultima nella "signora Cancro". La famiglia ha un'importanza primaria per il cancerino. Intensa e passionale è la sua sessualità, soggetta però a sbalzi d'umore. In amore come nell'amicizia egli reagirà esageratamente a piccole offese, ma a sua volta potrà ferire gli altri, perfettamente convinto di esserne in diritto. Buona l'unione con l'Ariete o con la Vergine entrambe basate su un piano di compensazione reciproca.
E passiamo subito ai fieri, ambiziosi, orgogliosi leoncini. Il Leone è un segno di fuoco, fisso, governato dal Sole. Esibizionisti, presuntuosi, pratici, dall'energia non comune, essi dovrebbero controllare meglio gli impulsi per non cadere vittime del proprio carattere e crearsi molte inimicizie. Coscienti e tenaci nel lavoro raggiungono quasi sempre una sicura posizione con lenta ma costante ascesa. Forte sarà in loro il senso
del dovere e dell'onore, indipendenti al massimo e fiduciosi in se stessi si accostano molto agli individui Ariete (entrambi sono segni di fuoco). Essi sono avversari spietati e decisi ad annientare chi li offende in tutto ciò che è loro sacro ed intangibile. Se, nel tema naturale, il Sole o l'Ascendente sono in aspetto disarmonico rispetto ad altri pianeti avremo persone decisamente negative che esprimono vane ambizioni con arroganza, sterile retorica, e fanfaroneria. Naturalmente tutto quanto riguarda i vari segni zodiacali nel loro complesso, può essere modificato più o meno dall'Ascendente di ognuno, che, come già abbiamo visto, ha un'importanza primaria. Al dominio di questo segno, nel corpo umano appartengono il cuore e la circolazione sanguigna. Nell'amore i "Leoni" sono tipi prorompenti, dalla vivace sensualità priva di tabù. Attenzione a chi sceglie come compagno un leoncino. Bisogna che abbia una personalità tanto forte e decisa da non lasciarsi schiacciare dal grande fascino del Leone. Oppure sia sufficientemente remissivo (e innamorato) da sopportare serenamente il continuo bisogno di primeggiare e comandare del partner. Cari amici delle stelle, non resta che augurare a tutti delle vacanze felici nella speranza di risentirci a settembre. ellepi
Nel 1935 in America, due alcolisti constatarono che aiutandosi a vicenda e scambiandosi le proprie esperienze, riuscivano a mantenere la loro sobrietà. Da questa esperienza fondarono il primo Gruppo di alcolisti anonimi.
Sviluppando questa iniziativa e con la creazione dei "12 passi", atti a ricostruire la propria personalità distrutta dall'alcool, riuscirono a trasmetterla a migliaia di "Gruppi" nati via via in tutto il mondo.
Alcuni anni dopo, sulla base degli stessi principi di alcolisti anonimi, la moglie di uno dei due fondatori, cominciò a riunirsi con altre mogli, mariti e parenti di alcolisti per parlare del problema comune, formando il primo "Gruppo familiari AL-ANON", sparsi ora in tutto il mondo.
"I Gruppi Familiari AL-ANON" sono una società composta da parenti ed amici di alcolisti la cui vita sia stata emotivamente coinvolta dalla vicinanza con un'alcolista.
Una delle basi principali di questa associazione è l'anonimato.
"AL-ANON' non è affiliata ad alcuna setta, fede, partito politico, organizzazioni o istituzioni e tantomeno non fa distinzione di strati sociali o culturali. Scopo di "AL-ANON" è dare aiuto, conforto, speranza ed amicizia ai familiari ed amici di alcolisti attraverso un programma basato sui"12 passi di alcolisti anonimi", e dare comprensione ed incoraggiamento all'alcolista.
Si apprende che solo un comportamento basato su una vera conoscenza del problema può iniziare il processo di recupero. Le riunioni di Gruppo "ALANON" si tengono in parallelo con le riunioni di "Gruppo Alcolisti Anonimi", nella stessa sede ma in locali separati, assicurando così la massima riservatezza e diserzione. In questo modo si sono ottenuti notevoli risultati di recupero individuali in tutte le parti del mondo.
È ampiamente dimostrato che questa terapia di gruppo è riuscita a riportare in migliaia di famiglie, coinvolte e condizionate dalfincubo dell'alcool, la vita e la serenità.
È stato inaugurato al Gallaratese il Gruppo Fraternità degli A.A. Sarà aperto agli interessati nelle sere di martedì, giovedì e venerdì dalle ore 21 alle 23.
Il vino è una "creatura viva", nasce, si agita, migliora, peggiora, invecchia, sente i cambiamenti di tempo a secondo che abbia una dimora più o meno idonea ed è una bevanda che non si deve solo bere e basta ma va degustato; più il vino è perfetto e maggiore dev'essere l'attenzione prestata dai consumatori, quindi se è un capolavoro merita ammirazione. Il conoscitore distiunge i colori fondamentali del vino tenendo in considerazione che la gamma cromatica dei vini è infinita per varietà di vigneti e sistemi di vinificazione in uso nel mondo.
I vini bianchi possono essere: bianco carta, chiari con riflessi verdognoli o giallognoli, giallo paglierino, giallo dorato, giallo ambrato, ecc. ecc.
I vini rossi: rosati, cerasuoli, rosso rubino vivo e/ o brillanti, rosso granato, rosso porporino, ecc. ecc.
I vini bianchi malati presentano un colore rossastro tendente al bruno o al carbone, mentre i vini rossi, poco rassicuranti, hanno colorazioni che vanno dal rosso giallastro al rosso bluastro (tipico dei vini fatturati a meno che non si tratti di autentico Aleatico).
Nella scelta del vino, quindi, anche l'occhio vuole la sua parte mentre il resto verrà stabilito
dal bouquet e dal gusto.
Prestare la massima attenzione nell'acquisto di un vino, diffidando da offerte, relative a vino tipo Barolo e Chianti invecchiati a prezzi irrisori; è impossibile che il produttore venda sottocosto. Occhio all'occhio!
Il vino del Mese:
Valcalepio rosso (Bergamo e' Prov.)
Colore: rosso rubino più o meno carico con riflessi al granato
Profumo:etereo, intenso, caratteristico
Sapore: asciutto, pieno, armonico, persistente
Gradazione: 12
Invecchiamento: I / 2 anni
Accostamento gastronomico:nodini, costolette, ossibuchi, medaglioni, arista al forno, ecc.
Temperatura: 16-18"
L'abbecedario del vino:
Ricco:vino pieno di colore e con ottima alcolicità
Robusto: vino pieno di alcool e di corpo
Rosato: vino indicato per il particolare colore tendente al rosa e nelle sue varie tonalità
Rossosbiadito:vino con colore rosso poco carico, dovuto al troppo invecchiamento; tipicità di vino leggero e con scarso corpo.
Rotondo: vino molto morbido con piacevole acidità
Rugoso:vino con sensazioni tattili poco piacevoli dovuti a prodotti di ossidazione dei tannini
Ruvido: vino ricco di estratto, corpo, tannino e quindi leggermente aspro.
Cincin
Inizia da questo numero una rubrica di cucina milanese tradizionale; in essa annetteremo senza metodicità minestre, pietanze, antipasti e dolci con qualche variante.
Ris e sparg (riso ed asparagi)
Gli asparagi debbono essere il più possibile freschi e teneri; dopo averli ben lavati tagliare e buttare la parte bianca legnosa, quindi la parte rimanente tagliarla in pezzetti lunghi quattro cinque centimetri.
Mettere a fuoco il brodo (che può essere di carne, pollo, coniglio debitamente allungato se troppo consistente, oppure brodo tradizionale per minestrine); ad ebollizione raggiunta si immergono gli asparagi e quando il bollore riprende vivacemente vi si aggiunge il riso ben mondato in precedenza.
Per riso vialone o arborio necessitano una ventina di minuti di cottura, mentre per riso maratello, originario ed altri ne bastano quindici.
A raggiunta cottura togliere dal fuoco ed incorporare una quantità di burro secondo razioni; quindi servire in piatto fondo o terrina con robusta cucchiaiata di formaggio gratuggiato.
Dosi per quattro-cinque persone: 500 gr. di asparagi, 250 gr. di riso, 2 litri di brodo, burro e formaggio gratuggiato a seconda dei gusti.
di Arcano
Alcuni mestieri hanno un'origine storicamente lontana che coinvolge il costume, la povertà e findiscussa iniziativa nel commercio di Arcano
Costretto qualche volta a zigzagare, anche se ho cercato di seguire un ordine almeno alfabetico per i negozi, una voce tralasciata è quella del "noleggiador", noleggiatore; anche in questo caso si tratta di procedere con cautela poiché il mestiere ha seguito lo sviluppo socio-economico dei tempi.
Curioso notare come in certo senso la voce sia implicitamente nata "domeneghin", domenichino, diventata poi "meneghin" con lo stesso significato quando era invalsa la costumanza di "noleggiare" per il giorno della domenica un servo, così che anche coloro che non ne disponevano in continuità potessero fare bella figura sia per la mansione di scudiero o uomo di scorta sulla carrozza che portava alla messa sia come servitore in casa pronto a riverire e servire ospiti e padroni.
A volte era un libero contratto tra chi durante la settimana era impegnato in altro lavoro e la domenica, per aggiungere un
piccolo cespite ai magri guadagni, si adoperava a fungere da servitore ad un professionista o ad un borghese; altre volte era un patrizio che prestava (noleggio) un elemento della propria servitù ad un amico o persona che voleva far bene figurare nell'ambito della società d'alto bordo.
"Meneghin" divenne poi la maschera milanese che tutti conoscono ed infine la voce cominciò a significare il milanese: al plurare la voce è "meneghitt", milanesi.
AI lungo preambolo occorre ora far seguire tutta la gamma di voci a cui fa capo "el noleggiador"; dal noleggiatore di cavalli e carrozze si passa a quello di cicli, motocich, automobili, pianoforti, macchine da scrivere e contabili, bilance, costumi teatrali e da carnevale, abiti da sposa e da teatro ed anche attrezzature ed abbigliamenti sportivi quali gli sci e relativi scarponi e giacche a vento.
"Officina" è un nome generi-
Sono moltissime le lacune del dialetto scritto ai fini d'una rapida, esatta traduzione all'italiano; pura trascuratezza dei filologhi
Sempre considerando Carlo Porta, per la congiunzione della sua forma dialettale a quella propostaci dall'anonimo milanese, si deve annotare che oltre ai vocaboli con doppia grafia citati addietro ha usato lo stesso criterio per il verbo essere e il verbo avere: "hin, hinn" per sono e "han, hann" per hanno.
Le lacune del dialetto milanese che sono rimaste tali per mancata presa di posizione degli studiosi contemplano macroscopicamente la doppia vocale, in luogo di una sola accentata, ancorando la scusante di non volere confondere i verbi, ma rischiando malintesi nella loro declinazione concependo, dice l'anonimo milanese parafrasando il Pavia, bugie grafiche in continua proliferazione.
Che senso può avere scrivere "cittaa" in luogo di città e peggio ancora "citaa" come lo scrive l'Angiolini anche per la declinazione del verbo citare con gli ausiliari essere e avere?
La stessa domanda è da porre per libertà, felicità, civiltà, ecc. anche se Carlo Porta ha sempre scritto "libertaa, felicitaa, civiltaa" ed incomprensibilmente virtù come in italiano, mentre "mari", marito/ i, altri lo scrivono "mani" per una errata interpretazione; c'è chi ardisce assenre che i dubbi che a suo tempo hanno assillato il grande poeta milanese sono copiosi, ma dubbi ne hanno avuti tutti e sussistono tuttora.
Nell'impostazione lasciataci nella sua opera si hanno varianti che vale la pena di considerare, specie per i verbi più comunemente usati e i vocaboli ricorrenti del dialetto; prendiamo l'esempio del verbo fare e vediamo subito "fee", fate, fai; per fai usa anche "fet", ma per distinguere "fèmm", facciamo da "fémm", fatemi, è costretto ad usare l'accentatura; "faseven, faven", facevano e "fasessen, fassen", facimsero.
Nel verbo dire si notano queste uguaglianze grafiche del
co; anticamente era così indicato il laboratorio dove speziali ed erboristi preparavano farmaci e medicamenti; poi il vocabolo è passato quasi unicamente ad indicare il luogo dove operai lavorano nel settore meccanico ed esteso anche a quello automobilistico e motoristico.
Un settore della motoristica riguarda quello dei motori elettrici così che anche quello dell'officina riguarda pure la tranciatura di lamierini per detti motori; lamierini che vengono trattati al silicio o isolati con carta paraffinata o altra procedura prima delruso; la sagomatura degli stessi varia nel rapporto della potenza e misura d'ingombro.
Dei dettagli riguardanti rofficina ci sono precedenti accenni dove s'è parlato del "meccanegh" mentre per ravvolgitore di motori elettrici l'accenno ricorre concomitante la presentazione de "relettrotecich"; stesso riferimento per rodontotecnico, menzionato come "meccanegh dentista".
"Oleificio", industria olearia; non è possibile un unico raggruppamento per via della vasta gamma di oli in commercio che interessano sia il settore alimentare sia quello industriale, con specifico ramo per "roleodinamica" e della lubrificazione, sia quello profumiero-cosnietico ed infine il settore farmaceutico e... politico! (Gli italiani non dimenticheranno mai il largo uso fatto dai fascisti dell'olio di ricino).
ghen" (Essere come le canne dell'organo, oppure Andare d'accordo come le canne dell'organo); nel primo caso il concetto è quello di disuguaglianza per il fatto che una canna è più corta dell'altra, nel secondo invece il concetto è di accordo, musicale e reale pure se diversi.
"Oreficeria, orologeria"; oréves, orologée. In tempi modernissimi la voce più ricorrente è gioielleria; bisogna subito dire che dell'orologiaio, quale riparatore di orologi, è stato fatto accenno in riferimento alla voce "meccanegh de precision", ma non come commerciante.
Anche rorologeria ha avuto il battesimo dell'elettronica e i modelli di cui dispone hanno dell'entusiasmante davvero; al punto che soltanto questioni affettive possono indurre a portare un vecchio orologio a carica manuale alla riparazione ed anche quelli automatici a movimento meccanico, per via del costo della manodopera e della praticità.
la gioielleria minuta di abile fattura da colui che lavora oggetti più grandi che è r"orevés de gross".
"Mercant d'oreveseria e gioj" è invece il gioielliere che commercia sia all'ingrosso sia al minuto i prodotti dell'arte orafa, le perle e le pietre preziose. (Recentemente si vociferava che dal gioielliere dovremmo recarci per acquistare il grana (formaggio) in grani, per via del suo spropositato costo).
Ovviamente l'esercizio di questo mestiere implica una gamma di prodotti vastissima; oltre ai ninnoli d'adornamento, le fedi nuziali e tutta l'oggettistica immaginabile comprendente servizi di posate e coppe da bere, vasellame vario e soprammobili vende come detto all'inizio anche orologi d'ogni tipo.
Pur non entrando in concorrenza coi numismatici vende anche monete d'oro e d'argento montate su bracciali, anelli o ciondoli o spille.
staia, corsetti, ventriere, fasce elastiche, bustini, ecc.; dall'ortopedico si trovano anche stampelle. comode (le caratteristiche sedie di cui s'è già parlato), carrozzelle per mutilati, infermi ed una vasta gamma di apparecchiature che vanno dall'aerosol alle lampade al quarzo, dalle "cyclette" ai lettini snodati.
Questi negozi "de ortopedich" sono quasi sempre gestiti da personale diplomato e/o laureato che si appoggiano ovviamente a laboratori specializzati per la costruzione e l'adattamento di scarpe, arti e protesi varie. cinti e pantofole coprigesso, supporti per sportivi e persino particolari congegni per consentire a gente menomata il superamento di rampe di scale.
Porta ancora in uso: "digh", dirgli e digli; "ditt", detto e dirti; ancora "ditt" per disse se preceduto dal verbo ausiliario avere "l'ha ditt" anche nella forma ha detto. (Rammento che nel dialetto milanese non esiste il passato remoto).
Il milanese moderno ha scartato, a torto, alcune forme di declinazione dei verbi che risultano più concilianti con ritaliano e meglio proponibili nelle composizioni poetiche; fenomeno già deplorato da eminenti filologhi e che condanna duramente il dialetto ad un inesorabile declino.
Eccone alcuni esempi: "avarev", avrei; "diraven", direbbero; "direv", direi; "farev", farei; "fava", facevo/ a; "lassarav", lascerebbe; "moriraven", morirebbero; "podevev", potevate; "restarev", resterei; "saverev", saprei; "trand", gettando; "vardà, vardav", guardare, guardarvi; "vegnaraven", verrebbero; nell'ordine di cui sopra i verbi modernamente usati sono i seguenti: "gh'avaria o gh'avariss; disarissen; disaria; faria; fasevi/ a; lassaria; morarissen; podevov; restaria, restariss; savana, savariss; buttand; guardà, (errato), vegnarissen.
Un accenno particolare meritano le voci del verbo mettere: "mèttèn", mettine; "métténn", mettetene; "mèttén", mettono; come è facile intuire raccento da resatta definizione.
"Vivv", vivere; così indica l'anonimo milanese il modo di scrivere il verbo, sia per distinguerlo nella declinazione al tempo presente terza persona ("lù el viv") sia nella coniugazione col verbo ausiliario essere ("ti te see vivi, mi sont viv") ed ancora dall'aggettivo "viv", vivo (es. animale vivo).
La stessa indicazione la dà per altri verbi terminanti in consonante che nella declinazione hanno uguale forma scritta se non fosse raddoppiata la consonante nel verbo puro; ad es. "decidd", "scrivv", "incidd". (continua)
Anacronisticamente si sente talvolta qualcuno esclamare all'indirizzo di chi fa stridere i freni di un veicolo: "Oé, dagh on poo d'oli r (Ehi, dagli un po' d'olio!) La stessa esclamazione viene usata per invitare taluno che si dilunga in ghirigori discorsivi a tagliare corto.
"Linosa", pronuncia linusa, è un riferimento all'olio di lino, notissimo ai pittori per una vasta latitudine d'usi, ma un tempo notissimo alle massaie che ne largheggiavano sulle insalate in luogo dell'olio d'oliva; i semi del lino dopo la spremitura venivano ridotti in ruvida farina che serviva a preparare decotti, bollita in acqua e poi filtrata, oppure per farne cataplasmi da porre ben caldi sul petto in occasione di bronchiti o altri malanni respiratori, per curare paterecci.
"Linosa" assurse quindi a frizzo indirizzato alle persone petulanti, lamentevoli, lagrimevoli, insistenti; a supporto di tale frizzo c'erano acide aggiunte per invitare ad un più dignitoso contegno: "Piantala linosa, te tiret giò la carna daj oss!" (Piantala piagnone, tiri giù la carne dalle ossa!) oppure: "Te see propi on linosa." (Sei proprio un cataplasma). “Orghenista", suonatore d'organo e venditore di organi; oggi sono molto in voga gli organi elettronici, ma in molte chiese esistono e sono ancora usati gli organi a canne di cui continua la fabbricazione.
Anche gli organetti di Barberia, quelli usati dagli ambulanti dediti alla questua, sono ancora in produzione; interessante per i lettori non più giovani sapere che nelle osterie c'erano organetti che venivano azionati previa introduzione di un "ventino" (moneta da venti centesimi in corso sino all'inizio degli anni quaranta) e che hanno preceduti di molti anni gli attuali jukebox. Colgo rorrasione per chiarire a chi non ne è a conoscenza due detti milanesi: "Vèss ristess dej cann de rorghen" oppure "Andà intes 'me j cann d'or-
L'arte orologiaria non è comunque in declino; dall'antico orologio ad acqua alla pendola e all'orologio del nonno da taschino si è giunti al complicato orologio da polso con datario, carillon, illuminazione e funzioni varie (in alcuni modelli è abbinata una microscopica radio o la calcolatrice), ma un vecchio artigiano mi assicurava che sentiva ancora il fascino di precisissimi orologi da torre o da campanile ed anche degli speciali orologi con chiave ed apposito dispositivo di timbratura in dotazione alle guardie notturne; ci vorrebbe troppo spazio per elencare tutto, ma concludeva dicendomi che nessun marchingegno elettronico potrà sostituire in casa sua, lui vivente, un cinquantenario orologio a cucù, romantico esemplare recuperato dalle macerie della propria casa e che, sono le sue testuali parole, "possiede un'anima".
"Orevés"; orefice, orafo, colui che lavora l'oro ed altri metalli preziosi; in milanese si distingue "orevés de fin", colui che lavora
"Oropedich", ortopedico, negozio di ortopedia che vende i vari articoli attinenti ed anche alcuni che si trovano dalla bu-
Molti negozi hanno il retro attrezzato per il trattamento "pedicure" e quasi tutti noleggiano i materiali d'impiego transitorio ed apparecchiature medicali; ciò ci ricongiunge alla voce precedente del "noleggiador"!
(continua)
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Un combattuto finale ha visto impegnate entrambe le atlete - Nel doppio sono entrate in finale quattro giocatrici giapponesi
Si lascia però rimontare e va a chiudere la prima partita con un pesante punteggio di 0/6, come del resto tutte le altre giocatrici che la Bordogna ha incontrato nelle eliminatorie.
La resa atletica della Fukumoto è comunque risaltata in quei games ia cui il punteggio è salito ai vantaggi, si è vista la lotta tra due strategie differenti.
Dopo il breve riposo, proseguendo la seconda partita sullo stesso binario, con quattro games all'attivo, sul quinto gioco la Bordogna si aggiuda subito il primo Quindici. Sul suo secondo servizio, la Fukumoto risponde bene e ottiene la parità.
Una palla fuori per ciascuna, Trenta pari. Sul servizio ritaliana prende il Quaranta, poi vince. Ha inizio il game decisivo.
Sport alla Festa de l'Unità
Era in programma anche una gara ciclistica, che non ha potuto però essere disputata perché la Vigilanza Urbana non ha rilasciato il permesso
Nel programma della Festa de l'Unità della sezione Giuseppe Di Vittorio del P.C.I., svoltasi dal 2 al IO giugno scorsi nel prato di via Omodeo al Gallaratese, c'erano due iniziative sportive: una gara ciclistica ed un torneo di calcio.
La gara ciclistica non ha potuto essere disputata perché la Vigilanza Urbana alrultimo momento non ha concesso il permesso.
Il torneo di calcio si è invece svolto regolarmente, nonostante il maltempo, con la partecipazione di una ottantina di giovani, di età compresa tra i 14 ed i 16 anni, suddivisi in otto squadre: la Ecer, la Appennini, la Quarenghi, la Chiarelli 2, la Chiarelli 8, la S. Romano, la Vedetta e la Mista.
classificate e i primi tre cannonieri.
Come promesso, l'intraprendente signora Nadia Dalla Vedova ha organizzato il Secondo Torneo singolare dell'Amicizia per giocatrici di tennis, torneo aperto alle frequentatrici del Centro Lido gestito dal CM SR e anche a giocatrici esterne, provenienti dai vari Centri sportivi vicini.
Trentadue le iscritte, tabellone completo, inizio ai primi di maggio, mese che però non è stato propizio in quanto molte partite sono state spostate causa le abbondanti piogge. I campi con la bella terra rossa permeabile non ci sono più. I canaletti scolmatori non ricoperti da grate fanno inzuppare le palline, inconvenienti vari, tra cui ore pagate e perse, difficoltà per le giocatrici di conciliare i rinvii con i vari impegni di lavoro o domestici.
Per poter terminare il torneo, le semifinali e la finale stessa si sono dovute svolgere ai campi coperti del Centro Sportivo "D.D.S. Piscine" di Settimo Milanese.
In semifinale ci sono state Marisa Livraghi contro Etsuko Fukomoto, l'ultima delle valide giapponesi restata in gara, ed è stata la Fukumoto ad accedere alla finale giocata il 23 maggio con l'altra vincitrice della parte bassa del tabellone, Ilde Bordogna, che aveva superato Edda Lucchetti.
Alle 10 è iniziato l'incontro tra queste due brave giocatrici di stile e tattica tanto diverse. La Bordogna elegante e sciolta che si distende ad ogni tiro e che piazza ogni palla dove vuole, sia di diritto come di rovescio o in volèè, e che possiede un servizio basso, tagliato e molto insidioso in quanto difficile da rialzare e tanto meno da "picchiare".
La Fukumoto ha una prestanza fisica non comune, pur nella bassa statura, ed ha gambe robustissime che le permettono corse e scatti in avanti ed indie-
La Fukumoto serve bene, ma dopo qulache scambio la sua palla va in rete. Zero a Quindici. Con una palla tesissima sul diritto dell'avversaria la Bordogna prende il Trenta. Uno dei suoi speciali pallonetti e la Fukumoto prende il Quindici, ma poi ne manda fuori un altro che dà all'avversaria il Quaranta e anche la palla del match.
La vincitrice del torneo è stata la squadra Appennini che ha battuto in finale la Chiarelli 8 per 2 a 1.
Le partite sono state giocate con grande entusiasmo e gioia da parte di tutti, e speriamo che anche chi ha perso, abbia capito che in quel momento di vita comune vincere o perdere non era importante quanto tl ritrovarsi insieme.
sione al torneo ai dirigenti delle squadre della Vedetta e S. Romano e un ringraziamento particolare a chi ha dato un forte contributo per la ben riuscita manifestazione: a Mario Casetta, Gianluca Secchi e Fabrizio Tediosi, e a Nino Falanga che per questo torneo ha dedicato una bellissima poesia in dialetto milanese che quì sotto riportiamo.
Nella partita finale, al primo gioco, al servizio è la Bordogna, che si aggiudica subito il primo punto, e poi sbaglia il secondo; parità, poi con un violento servizio si prende il Trenta e dopo un lungo scambio avviato dalla giapponese, che sbaglia, ecco il Quaranta. Al Trenta arriva ora anche la Fukumoto, ma con un perentorio colpo lungo la Bordogna si aggiudica il primo game. Serve la Fukumoto, che però fa Zero Quindici e Zero Trenta, perché la Bordogna restituisce le palle di servizio con precisone e potenza, e alla controrisposta finiscono fuori.
Con una bella palla corta la Fukumoto prende un Quindici e molti applausi, poi però manda fuori un colpo mancino che dà il Quaranta alla Bordogna. Un servizio basso e teso ottiene un Trenta per la giapponese ma un rapido attacco al volo della Bordogna le procura il secondo game. Si delinea dunque la fisionomia dell'incontro, con la Fukumoto che cerca di impostare il suo gioco di pallonetti e la Bordogna decisissima a non lasciarseli imporre, anche a costo di slogarsi il braccio per riportare i rimbalzi a campana su un piano orizzontale. Questa sua fatica funziona perché solo una volta la Fukumoto ha la possibilità di aggiudicarsi un game trovandosi a condurre per Quarata a Zero.
La vorrebbero costituire un gruppo di donne che si riuniscono presso ru.D.I. di via Mar Jonio e che sono interessate all'uso delle macchine per maglieria
Presso il Circolo UDI di Via Mar Jonio 7 si è costituito un gruppo di donne interessate al lavoro di maglieria e a tutto ciò che si riferisce all'apprendimento dell'uso delle macchine per eseguire capi di vestiario in lana e cotone, nonché su come si sviluppa un modello, come si fanno gli scalfi della maniche, gli scolli, gli aumenti dei punti, i punti stessi, i trafori eccetera. La speranza è di arrivare a
costituire una Cooperativa cui si vorrebbe dare il nome "La Manda" e che avrebbe l'obiettivo di portare avanti un progetto alternativo al lavoro nero e alla sottoretribuzione.
Il numero di telefono per le interessante è 40.36.286 in Via Mar Juonio, di giorno, mentre alcune delle promotrici segnalano il loro numero privato: Gabriella 493.665, Mariolina 40.44.726, Silvana 40.36.289.
Con nervi saldi e la grinta di sempre la Bordogna attende calma l'errore della campagna, che avviene proprio su uno dei suoi colpi a spiovere da fondo campo. Palla fuori. Gioco, il sesto a zero, e partita incontro. Si conclude il Secondo Torneo Singolare Femminile dell'Amicizia con una vincitrice che ha lasciato ben poco margine alle avversarie, anche le più temibili, che si domandano qual'è il segreto del suo gioco così redditizio. La Bordogna non è una giocatrice classificata. È una casalinga con marito e due figli.
Coltiva anche due hobbyes: il ricamo e il tennis, sport che pratica a Baggio sotto casa in un campo privato. Poche tra le partecipanti al torneo la conoscevano, ma da questo momento la terranno d'occhi nelle prossime edizioni. Fuori dal campo comunque è molto semplice e simpatica, proprio come sono di solito gli atleti migliori.
Anche la Fukumoto sorride a tutti e non riusciamo a sapere se l'essere arrivata in finale per lei è un buon traguardo oppure se ambiva alla vittoria. Si vedrà nelle prossime edizioni.
Le coppe in palio sono assegnate subito, offerte dalla infaticabile Nadia e da una sostenitrice (Patrizia), felici per l'esito della manifestazione. La prima a Ilde Bordogna, la seconda a Etuku Fukumoto e la terza a Edda Lucchetti come antagonista della vincitrice. Cioccolatini, fiori e rinfresco a tutti i partecipanti e ai presenti, con un arrivederci al Torneo del Doppio che avrà inizio tra poco.
* * *
Nel doppio femminile hanno disputato le semifinali Scotti Gabriella e Dalla Vedova Nadia contro Omura Shizuko e Kuvano Kiyoka. Le due tenniste giapponesi hanno vinto per 6/4, 2/6, 4/6.
L'altra semifinale ha visto di fronte Matsushima Makiko e Diamante Rita contro Fukumoto Etuko e Yoshiko Kawano, che sono entrate in finale con il punteggio di 7/ 5, 6/ 3.
Successivamente queste tenniste si sono aggiudicate la finale, tutta giapponese, per abbandono della Kuwano che si è infortunata abbreviando l'incontro, seguito dall'ormai tradizionale simpatico rinfresco.
Per il doppio misto, al momento di andare in macchina sono ancora in corso le eliminatorie.
B.F
Nella foto le finaliste e l'organizzatrice del Torneo Femminile: Edda Lucchetti, Etuko Fukumoto, Nadia Dalla Vedova e Ilde Bordogna.
Sono stati premiati con coppe le prime quattro squadre
Un ringraziamento per l'ade-
tro, come pure di lato, da lasciare le avversarie senza fiato. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA ll suo rovescio è a due mani, molto potente, la prima palla di servizio è di tutto rispetto, il diritto va di là come una fucilata, ma va detto che la sua palla più caratteristica è il pallonetto a fondo campo. calibrato sul limite o giusto sulla riga, quel tanto che basta per non perdere il punto e intanto stroncare l'avversaria non certo abituata a questa tattica.
Alura incoeu ntin sèm tùti chì per pruced a la premiasiun de chi ha vinciti el Torneo de balun ch'el v'ha impegnà per diversi dì, inscì a la bona, tant per fa gitigà tanti fioeu de bona vuluntà.
Gh'è no bisogn d'el Stadio de San Sir per cumincià a tirà quater pesciad, rimpurtant l'è fa no di balusad, vès impegnà, andà minga in gir a fa d'el mal e cumbinà di dagn, l'è pùsè bel giugà cunt i cumpagn.
E voeuri fa una racumandasiun: Anche se viin l'è ptisè bun d'un alter, se l'è un pu prise sveli e mise scalter el dev no cred de vès giamò campiun,
l'è ancamò dùr de tirà el carèt, g'ha anmò de mangian tanti de michèt. Comunque per adés pichèm i man a quèi ptisè bravi, ai vincidur, per incoeu l'è tùt so l'unur, quèi ch'an perdti vinciaran duman e pudì vès sictir che la partida dì per dì la sarà mai finida. Alura cari fioeu in cunclùsiun ben o mal niin sèm divertì, e adès che ttiscos a l'è finì e sèm rivà a la premiasiun fù ratigtiri che la vaga semper ben e arivederci tùti ran che ven.
Nino FalangaSi è svolta il 17 giugno
"Serata di poesia" annunciava il biglietto d'invito. "Festa d'arte" l'hanno definita gli intervenuti. Infatti alle pareti della sala splendevano grandi quadri di Elsa Bottoni e gli intermezzi musicali erano offerti dalla mirabile voce e dalla magica chitarra di Silvia De Todaro che ha mirabilmente interpretato canzoni irlandesi, indiane, africane, altoatesine.
Dicitori perfetti Isabella Consonni, Achille Cavadini e rattore ben noto Mario Vittorio Bernardi.
La maggior parte dei poeti ha tuttavia affrontato di persona il pubblico attento e partecipe. Vediamoli in ordine (o quasi) d'apparizione. Rompe il ghiaccio, come un impetuoso D'Artagnan, Achille Cavadini, poeta sensibile e profondo, dallo stile conciso e colorito.
E si merita i primi, caldi applausi, rinnovati per Anna Mele Ludovico interprete appassionata delle proprie liriche in italiano, napoletano, lucano. Anna Mele, caposcuola d'una poesia densa di significati, è titolare di molti premi e ha dato alle stampe numerosi volumi.
Di Carlotta Mandel abbiamo ascoltato "Lucciole" nella preziosa di Mario Vittorio Bernardi, quindi, dalla voce dell'autrice, "Risveglio" e "Venire": maggio in melodiosi versi francesi alla sua città natale.
Le poesie di Bruna Fusi, dette con grazia delicata da Isabella Consonni, hanno riscosso interminabili applausi per i temi
trattati e per la sapiente linea melodica del verso. Professionalmente preparata, Bruna sa dare ali al pensiero e le sue liriche suggestive arricchiscono chi le ascolta.
Dorsi Consonni Canetti, poetessa, pittrice, infaticabile organizzatrice, è calorosamente festeggiata per le sue composizioni colme di pathos, di irruenza, di sincerità. Doris accosta le parole con istintivo senso musicale ed ogni suo canto, lungo o breve, si svolge e si dilata come una sinfonia.
Freschezza d'espressione e colorate fantasie in Elsa Castiglione Bottoni, che canta come dipinge, dandoci liriche fresche, ricche di paesaggi vasti e di salde visioni prospettiche.
Ferrero Piacenti ha convinto con la vastità dei temi e la potenza del pensiero sorretto da una struttura verbale forte e moderna. I suoi poemetti di vasto respiro si contrappongono al frammentarismo dilagante e si sostengono costantemente su un piano lirico elevato.
Consensi calorosi anche per Giusi Maria Maino, maestro d'arte e di vita, indagatore attento di aspetti letterari, il cui pensiero si fissa in espressioni originali indimenticabili. Poeta bilingue, ci ha declamato sue composizioni in italiano e in francese.
Una vivace parentesi hanno offerto le liriche brianzole di Alfredo Colombo: poesia forte, genuina, ricca di sfumature gioiose e di rapidi ammiccamenti, che esplode con fresca immediatezza.
Ancora nella lingua meneghina abbiamo ascoltato Bruna Marchesi Zini che ha brillantemente recitato le sue composizioni: quadretti deliziosi, ricchi di folklore e di significato.
Ester Bruno di Lapié, l'innamorata del mare, ci ha narrato l'epopea d'un comandante e della sua nave, riscuotendo applausi.
La voce di Isabella ha nuovamente incantato il pubblico attento, con le poesie trascendentali di Enrico Perillo che narra, sull'ali di un ritmo suasivo, viaggi dell'anima. Poesia sospesa fra spirito e materia, fra sogno e realtà.
Luciana Perillo, usa agli allori colti sul palcoscenico per la sua innata capacità d'attrice, ci ha comunicato attraverso le sue liriche delicate o drammatiche, senzioni irripetibili.
Di Gianfranco Ronchi, pittore oltre che poeta, particolarmente seguiti i sogni immateriali che si compongono e si ricompongono come per sottile magia.
Patrizia Angelini dispone di una vasta base culturale. I suoi temi si sviluppano in liberi spazi solari e si esplicano spesso in autentici brani da antologia.
Hanno chiuso la bella rassegna le liriche di Giuliano Casonato, dette da Achille Cavadini. Pregevolissime composizioni poetiche, felici sintesi di concetti profondi, canti al tempo stesso irreali e razionali.
Al termine il gruppo promotore ha offerto a tutti un copioso rinfresco. Kri.
Visto l'insuccesso, per fattori a noi sconosciuti, della realizzazione del laghetto sull'area di Via Terzaghi, area che, auspichiamo, sia utilizzata al più presto prima che vada al completo degrado, a variare il paesaggio della nostra zona ci hanno pensato le alluvioni del mese di giu-
gno. Nelle foto potete ammirare i giardinetti pediluvio di Via Harar angolo Via Pinerolo. Eseguiti in una simpatica conca ci si è dimenticati di fare gli scarichi della fognatura; nell'altra foto l'area antistante il Piccolo Stadio di San Siro a Lampugnano.
Le inchieste di Milano 19
...eppur
L'introduzione della seconda lingua nella scuola elementare diventerà fra breve una realtà
Ecco il seguito dell'intervista che il prof. Tota, che tra parentesi è un nostro "concittadino", abita infatti in una "torre" di via Cilea 76, ha voluto gentilmente rilasciarci.
Lei ha accennato alle difficoltà connesse all'insegnamento delle lingue straniere alle elementari, vuole parlarcene più ampiamente?
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Non si sa ancora chi sia competente in questo pezzo di terra, se il settore viabilità o il settore giardini (sic!). Sta di fatto che per la manutenzione di questo terreno tenteremo con il... Magistrato delle Acque.
Cleo
Domenica 23 settembre '84 dalle ore 15 alle 23 presso il Centro Comunitario in Via Lampugnano 145 (la vecchia scuola di Trenno) il Centro Donna organizza una festa per la ripresa delle attività e degli incontri, festa aperta a tutti, con rinfresco e intrattenimenti vari, anche per i bambini.
Le donne proporranno:
— Esposizione di attività artigianali
Mostra di quadri e fotografie
— Momento della poesia
Angolo del travestimento
Informazioni sui servizi, le opportunità culturali o aggregative e tutto ciò che serve alle donna per affrontare le esigenze della vita.
Ricordiamo: 23 settembre al Centro Comunitario alla ex scuola di Trenno.
L'inserimento di una lingua straniera è molto qualificante dal punto di vista dell'educazione dei nostri figli ma pone anche molti problemi quali ad esempio, la preparazione insufficiente della maggior parte degli insegnanti elementari — sia quanto a conoscenza linguistica, sia per la preparazione metodologica, e che quindi opporranno resistenza all'applicazione di questa novità. Esiste poi un solco sempre maggiore tra scuola elementare, scuola media e superiore, a causa della mancanza di collegamento metodologico tra i diversi tipi di insegnamento: tendente al moderno nella scuola elementare, ancora tradizionale nella media e media superiore. Questo solco sarà tanto più evidente se i lettori di Milano 19 vorranno prendersi la briga di leggere il programma ministeriale che valorizza le lingue straniere come mezzo di comunicazione orale, in contrasto con i vecchi stereotipi che facevano della grammatica e della traduzione col vocabolario il contenuto essenziale dell'insegnamento.
Se questo contrasto pone certamente molti problemi, è anche di buon auspicio, in quanto la scuola ufficiale sembra aver imboccato la strada giusta, quella di non perdere di vista il contatto con la realtà e le necessità della società degli anni ottanta e novanta.
Perché insegnare una lingua straniera?
In un epoca di intense comunicazioni e di rapidi processi di integrazione internazionale è bene che anche la scuola elementare introduca una seconda lingua fra i propri insegnamenti.
L'insediamento precoce di una seconda lingua è possibile purché si fissino chiaramente gli obiettivi raggiungibili.
Quali sono gli obiettivi di questo insegnamento?
Nell'ambito degli obiettivi generali che la scuola elementare persegue, anche per l'insegnamento della seconda lingua si ritiene necessario indicare un traguardo di studio per tutti gli alunni.
È indispensabile che dopo cinque anni essi sappiano comprendere e comunicare oralmente nella seconda lingua, in situazioni che si riferiscano ad esperienze concrete di vita quotidiana. Sotto tale profilo la verifica potrà consistere in una facile conversazione con rinse-
gnante o in una breve lettura che il bambino dimostri di aver capito senza l'ausilio del vocabolario.
Insegnare, ma come?
Per aiutare il bambino a raggiungere senza difficoltà il traguardo sopra enunciato, la scelta del metodo riveste una grande importanza. Sarà bene perciò che l'insegnante programmi l'attività didattica tenendo conto di alcuni suggerimenti desunti dalle più valide esperienze in atto, senza peraltro perdere di vista che non esiste un metodo unico, ma che occorre adattare l'insegnamento alle esigenze delle singole classi.
Secondo tali esperienze, anche l'approccio alla lingua straniera rispetta sostanzialmente la sequenza comprensione - assimilazione - produzione, ovviamente nei limiti in cui tale processo può realizzarsi nella scuola elementare.
Vuole illustrarci come si svolge la seguenza comprensioneassimilazione - produzione?
È necessario che inizialmente l'attività didattica si svolga in forma orale, sviluppando nel bambino la capacità di comprendere i messaggi e di rispondere ad essi in maniera adeguata.
Successivamente ci si potrà avvalere, con opportuna gradualità, anche di materiali che propongano al bambino esempi molto semplici di lingua scritta, attivando in lui la consapevolezza delle diversità esistenti fra il codice orale e quello scritto. Attraverso tale fase, che includa la lettura vera e propria di facili testi, sui quali sarà bene soffermarsi e ritornare frequentemente, il bambino diverrà capace, senza indebite forzature, anche di una elementare produzione scritta.
Sin dall'inizio si utilizzeranno cartelloni, disegni, maschere, burattini e marionette, si organizzeranno giochi individuali e di gruppo per stimolare l'apprendimento naturale delle strutture fonologiche, lessicali e morfosintattiche.
In questo senso, anche per superare vecchi stereotipi che facevano della grammatica e della traduzione col vocabolario il contenuto essenziale dell'insegnamento, si potrebbe dire
che il bambino apprende un'altra lingua solo imparandone l'uso come strumento di comprensione e di comunicazione.
Particolare importante, sotto questo profilo, sarà l'acquisizione di un considerevole patrimonio lessicale scoperto e riutilizzato in situazioni significative attraverso l'audizione. la conservazione, l'associazione audiovisiva (immagine - parola/frase). l'apprendimento di modi di dire, di filastrocche e di canzoni. Il ricorso ad alcuni sussidi ormai ampiamente diffusi, come il registratore audio e le videocassette agevolerà il compito dell'insegnante anche per quanto riguarda la correttezza della dizione nelle "catene sonore".
Un breve tempo dedicato quotidianamente alla seconda lingua durante la normale attività didattica assicurerà la necessaria continuità e l'ausilio non indifferente del rinforzo positivo al processo di appren7 dimento.
Quale sarà il livello di conoscenza della lingua straniera alla fine delle elementari?
Il bambino sarà non solo in grado di comunicare con altri attraverso una lingua diversa dalla propria. ma sarà anche avviato alla comprensione di altre culture e di altri popoli. I genitori sono spesso perplessi nella scelta della lingua?
Le finalità che la scuola elementare persegue. la scelta di questa o quella lingua non è determinante. La lingua può essere scelta tenendo presente. oltre alle richieste della comunità, criteri oggettivi di utilità sociale e culturale. Ove non sussistano altre indicazioni preferenziali è tuttavia opportuna la scelta dell'inglese, in quanto lingua veicolare che offre occasioni più frequenti di esperienza e, quindi. di rinforzo positivo per l'uso generalizzato che se ne fa nei mezzi di comunicazione, negli scambi internazionali e in campo tecnologico (ad esempio, nel linguaggio dei calcolatori).
Questi argomenti potranno essere sviluppati con insegnanti ed educatori interessati che faranno pervenire la loro adesione alla redazione di Milano 19.
F. TotaCi si trova di fronte ad un effettivo progresso o ad un semplice rimescolamento quale tutto (o quasi) tornerà come prima?
Questo primo scorcio dell'anno ha riproposto la questione dei rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose in Italia, compendiabile nella revisione dei Patti Lateranensi del 1929 (il famoso Concordato), e nell'attuazione dell'artico 8 della Costituzione, che situa giuridicamente le relazioni con le chiese cristiane differenti dalla cattolica (le cosidette Intese).
I media nazionali hanno, con un colpo d'occhio quasi unanime, salutato l'evento come un episodio verso la definitiva emancipazione dai legami che ancora vincolano l'ordinamento dello Stato alla legislazione fascista. Ma è realmente un progresso o ci troviamo di fronte al solito rimescolamento di carte, al termine del quale tutto (o quasi) si riallinea allo stato di partenza? Alcune puntualizzazioni si impongono.
Anzitutto assistiamo all'ennesimo confronto tra la revisione del Concordato con il Vaticano e l'attuazione dell'Intesa con le chiese valdesi e metodiste. L'Intesa venne parafata nel 1981, e da allora in poi, tutti i presidenti del Consiglio succedutisi hanno assicurato una rapida conversione in legge. Tale documento riveste un'importanza da cui le chiese evangeliche in questione non possono pre-
Per non dimenticare
scindere, perché determina il definitivo superamento della legge sui "culti ammessi" del 1929, che tollera la presenza di confessioni diverse dalla cattolica, subordinandole però ad un trattamento discriminatorio e privo di qualsiasi garanzia legale.
L'Intesa, poi, rappresenta anche un modello alternativo di considerare i rapporti tra lo Stato ed una confessione religiosa: nessun privilegio né di tipo economico né fiscale, una completa separazione tra la missione di predicare l'Evangelo, compito delle chiese, e un servizio, quello pubblico, destinato invece a tutti i cittadini. La lunga attesa, negli ambienti evangelici, veniva interpretata come una difficoltà nell'inserire all'interno del corpus legislativo, una posizione che, fedele allo spirito laico, urtava tutto un procedere vecchio di decenni.
Tuttavia, in sede politica, veniva puntualmente negata qualsiasi correlazione con le trattative in corso per modificare il Concordato.
Adesso, seppure con mezze parole, si ammette invece che l'ostacolo era proprio questo: vale a dire che i buoni propositi espressi da ogni inquilino di Palazzo Chigi erano solo promesse da marinaio.
Nessuna possibilità di adem-
delle carte al termine del
piere i dettami dell'art. 8 se prima non si risolveva la questione dell'art. 7. trascinantesi ormai dal primo dopoguerra, quando i patti Lateranensi entrarono a far parte della Costituzione repubblicana„Ora, forse, è la volta buona, ma non va certo ad onore della nostra classe dirigente un atteggiamento più prossimo alla piaggeria verso la maggioranza, piuttosto che alla difesa dei legittimi diritti delle minoranze.
L'obiettivo, dunque, come ha sottolineato un autorevole esponente di un partito di governo, è quello di uniformare, nei limiti del riuscibile, lo spirito del nuovo Concordato con quello che presiede alle Intese. Nessuno mette in dubbio che la nuova bozza del Concordato sia migliore del testo originale. D'altronde ci sarebbe da chiedersi come un anacronistico retaggio di epoche autoritarie sia potuto sopravvivere per quasi quarantanni. Ma, ugualmente, deve essere sottolineato come qualsiasi revisione del Concordato resta sempre cagione di privilegi e non può essere irriverentemente associata alla dottrina giuridica delle Intese. In questa sede possiamo solo abbozzare alcuni spunti meritevoli di ben altri approfondimenti. Una prima divaricazione è lo stile con cui Intese e Concorda-
3 luglio — La brigata partigiana "Spartaco Lavagnini" libera Siena precedendo le truppe alleate.
7 luglio — Le truppe polacche liberano Osimo, dopo una battaglia condotta all'interno della città dai partigiani.
Occupata dai partigiani la Val Trebbia, Bobbio, e liberata la zona tra Torriglia e Ottone, si costituisce la "repubblica di Torriglia".
15 luglio — A Roma il consiglio dei ministri in un comunicato precisa che "le bande armate partigiane, le quali lottano contro l'invasore devono essere considerate come parti integranti dello sforzo bellico della nazione".
16 luglio — Arezzo è liberata dalle truppe alleate.
18 luglio — Le truppe alleate entrano in Ancona mentre nei giorni precedenti i partigiani gappisti avevano impedito le distruzioni predisposte dai tedeschi.
20 luglio -- H itler, nella sede del suo quartier generale, scampa a un attentato organizzato da un gruppo di alti ufficiali della Wehermacht.
22 luglio — Impiccato dai tedeschi Ignazio Vian, comandante dei partigiani di Boves.
23 luglio — Montecchio (Vicenza): due battaglioni partigiani attaccano il presidio del sottosegretario della Marina fascista. Disarmati 224 uomini, ingente bottino di armi, nonché di 17 milioni rimessi al comando del CVL a Milano.
25 luglio -- Venezia: fucilati per rappresaglia a Ca' Giustinian, dopo processo sommario, 13 patrioti.
27 luglio -- Emanata, dal governo di Roma, una nuova legge per l'epurazione dei fascisti dall'amministrazione pubblica, l'avocazione dei profitti di regime e la liquidazione dei beni fascisti.
30 luglio — Inizia l'attacco
tedesco alla "repubblica di Montefiorino". Dopo tre giorni di accaniti combattimenti i partigiani si sottraggono all'accerchiamento. H itler emana l'ordine di fucilare senza processo non soltanto gli autori ma anche i sospetti di sabotaggio.
31 luglio -- Si rende consistente la partecipazione italiana alla guerra contro i nazifascisti con la costituzione, entro il gennaio 1945, dei Gruppi di combattimento Friuli, Cremona, Legnano, Folgore, Mantova, Piceno.
4 agosto — I partigiani della divisione "Potente" iniziano la tittaglia per la liberazione di Firenze che si completerà, con l'ingresso delle truppe alleate, solamente il 2 settembre dopo la liberazione di Fiesole.
10 agosto — Val Posina;
14 mila nazifascisti attaccano con mezzi blindati la "zona libera". I combattimenti durano tre giorni. I nemici perdono 150 uomini, i partigiani
23, tutti a Malga Zonta: fra essi, il "Marinaio", Viola, medaglia d'oro.
A Milano 15 antifascisti sono fucilati in Piazzale Loreto.
I l agosto -- I tedeschi nella loro ritirata si abbandonano a eccidi: a Molina di Quosa (Pisa) trucidati 70 abitanti.
A Fossoli massacrati 68 prigionieri racchiusi nel campo di concentramento.
12 agosto — A Sant'Anna di Stazzema (Lucca) massacrate e arse vive dai tedeschi circa 500 persone.
Il maresciallo Kesselring promulga un bando che prevede feroci rappresaglie contro le popolazioni residenti in zone dove agiscono le formazioni partigiane.
15 agosto — Lo sbarco alleato sulle coste meridionali della Francia incontra una debole resistenza tedesca.
Passate all'amministrazione italiana le provincie di
to vengono pattuiti: le prime sono state ampiamente pubblicizzate, liberamente discusse dal Sinodo delle chiese valdese e metodista (libera rappresentanza dei credenti), dibattute nelle chiese locali, e messe infine a disposizione di quanti intendevano procedere su questa via. Le trattative per il Concordato sono invece circondate da un'aureola di mistero, di bozze che appaiono in parlamento e scompaiono nuovamente nei recessi Vaticani, di testi conosciuti dai vescovi ma ignorati dai parlamentari, di equilibrismi che tentano di velare delicati contenziosi.
I dubbi permangono, e sono molti. Che cosa significa una specie di Concordato-quadro che delinea interventi generali, lasciando gli accordi specifici (quelli che contano sul terreno pratico) alla trattativa diretta di un singolare binomio: i ministri dello Stato italiano e i vescovi di Santa Romana Chiesa? Quale senso ha scorporare il problema degli enti ecclesiastici ( e dei loro costi per le finanze pubbliche), demandando la materia ad un apposita commissione che dovrebbe riferirne tra sei mesi?
Perché negare allo Stato la piena responsabilità sulla tutela dei beni culturali conservati nelle proprietà ecclesiastiche? Perché tacere sulla girandola dei miliardi (oltre 271 per il 1984) versati come "supplemento di congrua?" Perché non fare chiarezza su operazioni finanziarie ai limiti della legalità, dalle vicende legate alla banca vaticana (lo 10R), alle esenzioni per le rendite ecclesiastiche?
Roma, Littoria (Latina) e Frosinone.
17 agosto — Ha inizio l'offesiva tedesca per la conquista del Colle della Maddalena che sarà raggiunto dalla 90a divisione corazzata tedesca solo dopo due settimane per l'accanita resistenza partigiana.
19 agosto — A Bardine S. Terenzo, al confine tra la Liguria e la Toscana, le SS del maggiore Reder uccidono per rappresaglia numerosi abitanti con altri 53 civili prelevati nella vicina località di Pietrasanta. In un successivo rastrellamento catturano un centinaio di fuggiaschi che, in località Valle, vengono trucidati a raffiche di mitragliatrice.
Ha inizio l'insurrezione partigiana di Parigi che si concluderà il 24 con l'entrata nella città dei mezzi corazzati alleati.
23 agosto — Al Padule di Fucecchio (Pistoia) trecento civili, tra vecchi, donne e bambini, sono vittime di una strage tedesca.
25 agosto — Le avanguardie delle divisioni tedesche in ritirata raggiungono, nell'Appennino tosco emiliano, le posizioni facenti parte della Linea gotica, profonda fascia difensiva che da Massa per circa 280 chilometri raggiunge Pesaro.
A Vinca un battaglione SS del maggiore Reder massacra oltre trecento presone.
28 agosto — Truppe del CIL liberano Urbino.
Inizia l'attacco alleato alla linea gotica.
30 agosto -- I partigiani della brigata "Maiella", espugnando casa per casa la città, liberano Pesaro, dopo quattro giorni di combattimento.
31 agosto — Con l'occupazione di Nimis, da parte dei partigiani, si completa la liberazione di un vasto territorio che sarà chiamato "Libero governo della Carnia".
Il fronte laico, al momento del voto alla Camera ed al Senato, per dare mandato di concludere la trattativa, si è spaccato: al si dei socialisti, comunisti e socialdemocratici, si è contrapposto il favore critico dei repubblicani, l'astensione liberale e di buona parte della sinistra indipendente, ed il no del PdUP e dei radicali, nonché di qualche diecina di franchi tiratori. L'attuale presidente del Consiglio, laico, ha urgenza di tirare le fila del discorso. Ma, purtroppo, il risultato è ben lungi dalle speranze di Leopoldo Elia, insigne giurista di estrazione cattolica, per il quale, nei paesi in cui nessuno minaccia la chiesa, essa deve spontaneamente rinunciare ai concordati, strumenti di potere anziché di servizio. Soprattutto la scelta di firmare l'accordo definitivo intorno alI' I I febbraio: una ricorrenza che non esprime sicuramente un programma, una pagina che dovrebbe invece essere voltata. Marco Rossi
Con la firma del nuovo Concordato
mente a Milano?) ma che resta pur sempre una espressione popolare.
Matteo Pergolari con la silloge "Odio gli indifferenti", si presenta per la prima volta al lettore.
Una raccolta di poesie brevi, ma efficaci t stato presentato, in due simpatiche serate, prima al circolo E.C.E.R. poi al circolo culturale della Cooperativa Edificatrice di Lampugnano, il libro di poesie di Antonio Falanga (Nino) "Scampul de vita a toch e fregi", in dialetto milanese. Il libro è pubblicato a cura dell'Ente Cooperativo Edilizia Residenziale (ECER) via Cecov 20.
Forse qualche lettore torcerà il naso leggendo questi racconti poetici perché, lo stesso Autore si rende conto nella nota introduttiva, "il mio milanese lascia molto a desiderare" ma è comunque il dialetto oggi parlato molto comunemente, il risultato insomma di un modo popolare di esprimersi che si modifica in continuazione per le varie intromissioni di altri dialetti (e come potrebbe essere diversaQuesto interessante bimestrale di attualità e ricerce giuridiche delle donne giuriste italiane è diretto da una donna della Reistenza, Pia Casilio, con una redazione tutta di donne in Milano Via Merlo 3. Il numero di settembre/dicembre 1983 finito di stampare nel marzo 1984 è stato distribuito in occasione dell'Incontro nazionale per la pace tenuto a Milano il 18 e 19 maggio scorso sul tema"Nella Resistenza e nella società le donne protagoniste per una nuova cultura della pace". Esso contiene due relazioni particolarmente importanti sulla pace presentate alla riunione del Consiglio della Federazione internazionale delle donne giuriste tenutosi a Rabat sotto la presidenza dell'ALA. Teresa Assenzio Brugiatelli.
Indubbiamente la parte più valida, vitale di questi "scampoli"; come li definisce con modestia l'Autore, è quella che rappresenta realtà sociali e politiche che superano i limiti della cronaca familiare per attingere a significati generali della vita, sempre tormentata, di intere categorie sociali, nella guerra e nella pace; è quella che ripercorre i momenti dell'infanzia e della gioventù, della "porta" nella quale "Nino" è nato sino, ai campi di concentramento.
Una storia in poesia delle classi povere del nostro Paese, una storia sulla quale non sarà mai scritto tutto ciò che merita essere conosciuto.
Fangio
Un interessante bimestrale di attualità e ricerche giuridiche delle donne giuriste italiane
gli organi decisionali, imporre la militarizzazione forzata e il riarmo e manipolare ropinione pubblica su scala nazionale e internazionale. Le multinazionali si arricchiscono a spese dei contribuenti e vengono esaminati su scala mondiale gli effetti deleteri del C. M.I. concludendo che "Il disarmo è vitale per il diritto alla sicurezza dell'esistenza e per il diritto alla vita".
Oliviero CazzuoliÈ stato pubblicato dal Circolo culturale "C. Perini" il quaderno n. 9 dal titolo "Quale M llano per gli anni duemila".
La presentazione del volumetto è stata realizzata presso l'albergo dei Cavalieri di Milano con la partecipazione di Carlo Cuomo Assessore al decentramento, di Gianni Mariani Vice-presidente della Provincia di Milano e di Gianni Verga Consigliere della Regione Lombardia. Il quaderno contiene infatti gli atti di tre incontri promossi dal Circolo Perini, nel corso del 1983, sul temà dello sviluppo di Milano e del suo hinterland negli anni a venire.
Il confronto-dibattito tra operatori politici, culturali, scientifici e il pubblico dei cittadini si è articolato come segue: nella prima parte è stato incentrato il discorso sul "Progetto Milano" secondo il noto schema di ricerche elaborate dall'I ReR in tutti i settori della vita economica, sociale e produttiva dell'area milanese; nella seconda parte della pubblicazione sono affrontati i problemi scaturiti dalla "Proposta di Piano Comprensoriale" con i suoi progetti d'intervento sul territorio metropolitano; nella terza partesono raccolte le relazioni su un argomento istituzionale di grande interesse e di notevole attualità quale: "un nuovo governo per l'area metropolitana tilanese e la riforma dell'autonomia locale".
Le sue liriche sono brevi flan, attimi, sogni sublimi. Egli si cimenta per dimostrare la sua votiva, penetrante poetica, lo stato d'animo contrastato e rurgenza di mettere a fuoco i sentimenti che avverte dentro di sé. Nel suo animo, nella sua espressività, c'è tanta voglia di vivere, vivere una libertà non effimera: Rincorrere rillusione / di una libertà mai avuta/. Ecco, qui troviamo il sentimento di un culto, di una "sanità spirituale". Traspare, nella poesia di Pergolari, un linguaggio contenutistico, pratico, che tende a quella fonte poetica che è evoluzione di un processo dimenticato dagli "indifferenti". I fuggevoli momenti, sono l'espressione di una vita che a molti sfugge, e che ci ricorda nella poesia "Rabbia": Pensiero distorto / in un buio momento / nel messo del sole /. In Pergolari, c'è una continuità di ricerca, nei ricordi di momenti "mordaci": significativo è il suo pensiero quando dice in "Sofferenza": Ricordo del passato / immagini d'un imminente futuro / ecc.
L'esperienza fin qui vissuta del poeta, proiettandola sul foglio di carta stampata, con "Solitudine" ci conduce agli "affanni" della vita mai finiti, quando dice: Come una meteora nel cielo / il mio sentimento vaga nello spazio / d'un infinito senza fine. L'uso esistenzialista, importante, vitale del linguaggio, per il quale egli diventa simbolo scrutando immagini, riverberi, oscillazioni di momenti di storia, fanno della sua opera un momento di riflessione per gli "indifferenti".
Anna Mele LudovicoEd ecco alcune poesie di Matteo Pergolari.
Cazzate? Rattoppo di una vita che non sa stare senza il capriccio di un momento.
Viso di donna In un mondo di notte come le stelle il tuo sorriso.
Staless? Libera nelraria la mia anima vola in una dolce melodia musicale.
Edito dall'A N PI di Milano
Resistenza e costituzione verso il duemila
(Repubblica)": D'argentine, Elia, Giannini, Gui, Labriola, Manona, Pasquino, Saragat, Scoppola, Spagni, Ungari.
L'avv. prof. Marlise Ernst Henrios di Bruxelles nel detto articolo"Le Nazioni Unite hanno gli strumenti per mantenere la pace" illustra quali e quanti mezzi i governanti di tutto il mondo abbiano a disposizione per mantenere la pace. Larbi
Hanane dell'Università di Rabat titola la sua relazione amara e realistica "Nonostante il C.M.I. la pace è una utopia possibile",dove C. M.I. significa il Complesso Militare Industriale legato alle multinazionali, agli ambienti industriali e finanziari più potenti, al mercato mondiale delle armi, agli organi direttivi delle forze armate.
Il C.M.I. può così controllare
Questo opuscolo è nato per iniziativa del Consiglio della zona I I e delle Sezioni 25 aprile e Città studi ed è stato curato dai partigiani Luciano Raimondi (Nicola) e Gianna Vallini con la collaborazione di Livio Maggi e Silvana Cocchi. t dedicato ai cittadini caduti nella Resistenza al fascismo (1922-1943) e nella successiva guerra di liberazione del nostro Paese dai nazisti e dai fascisti repubblichini loro servi (19431945). La zona 11 ha avuto numerosi Martiri e la storia d'Italia vive anche nelle sue strade e piazze con 33 lapidi della Resistenza, nel suo territorio universitario e popolare, e ne tra-
manda il ricordo e gli insegnamenti agli attuali abitanti e ai giovani.
Capitoli dell'opuscolo: Presentazione. Fascismo e nazismo uguale ad aggressioni e guerre mondiali. Il numero delle vittime e le dimensioni dei danni della seconda guerra mondiale. Il ruolo storico della Resistenza e del Movimento partigiano nella salvezza del nostro Paese.
La Resistenza e la lotta di Liberazione della Zona I I. La lezione del passato per la vigilanza di oggi. I martiri della Zona Il con foto, biografie e documenti per quanto possibile.
L'intera documentazione offre spunti al grande dibattito in corso sul futuro4li Milano che s'avvia a diventare sempre più una città europea di fronte all'incessante processo di trasformazione della società industriale e della società tecnolgoica del terziario avanzato.
Significativi sono i contributi dati al dibattito dal presidente dell'IReR Giuseppe Torrani e dal prof. Giancarlo Mazzocchi; dal sen. Antonio Taramelli per il Piano Comprensoriale; dalron. Virginio Rognoni, da Carlo Tognoli (sindaco di Milano), da Giuseppe Guzzetti (presidente della Regione Lombardia), da Gianni Mariani (vicepresidente della Provincia di Milano e da numerosi altri interventi di politici, tecnici e amministratori pubblici. Il volumetto si legge tutto d'un fiato!
Edito dall'ANPI milanese, stampato dalla Cooperativa "Il Guado" e distribuito ai partecpanti all'incontro nazionale per la pace questo bel libro è stato curato da Clemente Azzini e Orazio Pizzigoni con la collaborazione di Panizza, Bianchi, Malaguti, Torri, Montemezzani e Aurelio C. Presentato da Azzini e introdtto da TinoC asali nel primo capitolo su"Resi stenza e Costituzione" con "Il traguardo non è un punto d'arrivo" si hanno subito gli interventi di Pesce, Zané, Cappato, Fietta, Galli e Pizzigoni. Nel secondo capitolo su "La Costituzione chiacchierata" intervengono Bozzi, Buono, Craxi, Fanfani, Ferrara, Guarino, Jotti, lngrao, Orsello, Pacciardi, Del Pennino, Rodotà, Salvadori, Sandulli, Sechi, Spadolini, Valiani.
Su "Per chi vuole la seconda
Segue un Documento della commissione dei 40 per le riforme.
Nel capitolo "Passato, presente e futuro" Iselli intervista sulla costituzione gli operai Tadini e Luciani e rivolge cinque domande a Boldrini, Guzzetti, Aniasi, M azzon, Banfi, Floreanini, Beltrami, Gadola. Un'ampia "Antologia della Libertà" riccamente illustrata, corredata di cronistoria e presentata da Pizzigoni raccoglie una serie interessante di scritti sulla Resistenza di Tortoreto, Brusasca, Marazza, Bianchi, Marchetti, Amendola, Falk, Greppi, Montanelli, Secchia, Frassati, Gatto, Pestalozza, Lualdi, Parri, Dal Verme, Marchesi, Banfi.
È un libro che si raccomanda da sé a tutti i democratici e sopratutto ai giovani e agli insegnanti.
Per sensibilizzare l'opinione pubblica al problema la Lega Ambiente ha promosso manifestazioni durante le quali sono stati distribuiti agli automobilisti 5 grammi di piombo, l'equivalente dello scarico di un pieno di benzina.
Il piombo (pb) è un elemento naturale e come tale presente in piccole quantità nell'ambiente.
Ma l'uso e l'abuso di questi ultimi anni ha comportato un aumento delle sue concentrazioni nell'aria, nell'acqua e nelle sostanze organiche, tale da poter parlare, attualmente, di un serio e grave inquinamento da piombo.
Per questa particolare branchia dell'arte figurativa e decorativa abbiamo chiesto delucidazioni a Bruno Tosi, di (vi abbiamo parlato nel numero di maggio proprio in occasione della preparazione del suo mosaico dedicalo ai famosi bronzi di Riace per la prossima Olimpiade.
Tosi ha eseguito anche una serie di mosaici intitolati "L'arte al servizio della comunità" e l'intero ciclo si può vedere negli ingressi delle scale del complesso residenziale Ecer in Via Cechov 20 qui a Milano, dove ci rechiamo per incontrare l'artista.
Proprio in occasione di quella ra/izzazione Bruno Tosi ha preso una serie di appunti, che parlano diffusamente della storia e della tecnica del mosaico, e pensiamo di pubblicarli pari pari, sembrandoci esauriente e chiaramente esposti.
La tecnica del mosaico è antichissima è, come quella della vetrata, richiede un'alta abilità tecnica e capacità manuale.
Oggi ci sono artisti che eseguono personalmente le proprie opere a mosaico, dall'ideazione alla realizzazione completa, servendosi solo dell'aiuto di qualche artigiano. Ma nella maggior parte dei casi l'esecuzione è affidata interamente a laboratori specializzati, nei quali mosaicisti di alto mestiere realizzano le idee di artisti famosi o i progetti decorativi di decoratori e architetti.
Questa divisione del lavoro risale del resto a tempi antichissimi: se abbiamo ragioni per credere che lavorassero così gli antichi greci e romani, non c'è dubbio sull'organizzazione del
lavoro dei mosaicisti all'epoca di Giustiniano, l'imperatore che regnò dal 527 al 565 d.C. sui due imperi romani d'Oriente e d'Occidente e che fece raccogliere e sistemare dai suoi giuristi tutti i principi e le norme del diritto romano.
Nella legislazione giustiniana dunque, nella parte dedicata ai mestieri ed alle professioni, sono specificate le tre figure professionali che concorrevano alla realizzazione dei grandi mosaici murali usati allora per la decorazione interna di palazzi e chiese. l l Pictor imaginarius(pittore dell'immagine) ideava la scena e la dipingeva in piccolo. Il Pictor Parietarius(pittore della parete) la riportava ingrandita sul muro. Il Musearius (mosaicista) la ricopriva con piccoli pezzi di vetro o di pietra colorata, realizzando il vero e proprio mosaico. Ancora oggi, nella sostanza, si lavora così.
Il mosaico è una tecnica artistica nella quale disegno e colore sono realizzati applicando su una superficie piccoli pezzi (tessere) di materie dure colorate (vetro, pietra, madreperla). La tecnica ed il materiale usato, che non consentono caratteri pittorici come la morbidezza del tratto, la sfumatura, l'effetto di rilievo plastico, esaltano il colore e la luce e danno qualità di resistenza e durata, praticamente illimitata, favorendo l'uso del mosaico per rivestimenti murali interni ed esterni, specialmente in opere di grande rilievo monumentale.
Oggi è diffuso il mosaico "portatile": quasi un quadro di piccolo formato, realizzato dall'artista (o dal mosaicista su disegno dell'artista) su tavole di
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cemento, compensato, tamburato o altri materiali rigidi. Dal bozzetto originale, eseguito dall'artista stesso nelle dimensioni volute (cartone), si ricava un lucido dal quale, a ricalco, è riportato il disegno sulla tavola. Spaccati i blocchi (pizze) di pasta di vetro colorato, e ottenute così le tessere della forma e misura volute, si prepara la tavola stendendovi uno strato di sostanza adesiva (di solito cemento mescolato a calce spenta e polvere di mattone), sotto la quale traspare il disegno: seguendo questo, e tenendo presente il bozzetto, si applicano ad una ad una le tessere colorate. Per i mosaici murali la tecnica, non molto diversa da questa, è in sostanza uguale a quella descritta nel codice di Giustiniano. Solo che il Pictor Parietarius è scomparso. Fatto il bozzetto e il cartone come per i piccoli mosaici, si divide la scena in sezioni (rettangolari, di circa cm. 40x50) che separatamente si riportano sul lucido.
Poiché il lucido è trasparente, è possibile ricalcarlo a rovescio su carta resistente; su questa, con una semplice pasta di acqua, farina e riso lungamente bollito, si incollano a faccia in giù le tesserine di vetro.
I fogli, numerati sul retro per non sbagliare la ricostruzione, vengono appoggiati nel giusto ordine alla parete, coperta di pasta di cemento speciale, e provvisoriamente fissati. Quando il cemento ha fatto presa, si passa con una spugna bagnata che scioglie la colla e porta via la carta. Le tessere, cementate dal lato che prima era scoperto, sono ora scoperte dal lato giusto e formano sulla parete il disegno voluto, raddrizzato come nell'originale rispetto alla versione rovesciata del ricalco.
L'effetto del mosaico, nel quale i diversi colori delle tessere paiono fondersi e sfumarsi se visti a distanza, può essere imitato (ma naturalmente rinunciando alla lucentezza e alla purezza dei colori propri delle paste vitree) con l'uso di vari materiali: tessere di gesso, pezzetti di carta di plastica, di stoffa colorata. Un effetto simile fu ricercato in pittura dagli artisti italiani del divisionismo e dai francesi del puntinismo (Pointillisme): due stili sviluppati quasi contemporaneamente alla fine dell'Ottocento: essi non fondevano i colori sulla tela, ma li disponevano in punti o tratti separati, lasciando che la fusione avvenisse a distanza nell'occhio dello spettatore.
Questo fenomeno ottico, che i pittori puntinisti e divisionisti conoscevano e applicavano scientificamente, era stato alla base dell'opera di tutti i grandi mosaicisti del passato che non ne conoscevano le leggi scientifiche, ma certo ne avevano sperimentato il risultato artistico e la suggestione psicologica.
Bruno Tosi a cura del Gruppo Sirio
Nella foto un Mosaico di Bruno Tosi alla Coop. ECER in via Cechov 20 a Milano.
In un primo tempo questa forma di intossicazione, detta "saturnismo", colpiva in modo particolare determinate categorie di lavoratori, come gli addetti dell'industrie produttrici di vernici, di materiali plastici, fonderie, raffinerie, ecc. ecc., quindi un ambito di popolazione circoscritto. Ma ormai non è necessario lavorare in una di queste industrie per essere sotto razione del piombo, giungendo a livello dell'organismo attraverso i modi più disparati, ad esempio entrando in contatto con vernici, intonaci, che spesso ne contengono grandi quantità, ma in modo preponderante con gli alimenti, a loro volta inquinati all'origine dal piombo contenuto nella benzina, come additivo antidetonante. Liberato sotto forma di particelle dell'ordine del micron (millesimo di millimetro) dai tubi di scappamento delle auto, ricade sul terreno e sulle coltivazioni, potendo essere trasportato dai venti anche a notevoli distanze e solo questo può spiegare le quantità rilevanti di piombo nei ghiacci della Groenlandia.
Ma quali sono gli effetti sull'organismo?
In modo particolare il piombo viene per ingestione di alimenti contaminati o attraverso l'apparto respiratorio, circolando con il sangue. la parte combina con i globuli rossi, mentre una restante quantità è in forma libera nel plasma provocando alterazioni biologiche.
Questo si deposita nel fegato, cervello, midollo osseo e reni, dando luogo a sintomi che variano dalla dose assunta ma che vanno dalla perdita dell'appetito all'anemia, ad alterazioni del sistema nervoso fino alla morte precoce. In particolare sono colpiti i bambini, quindi i soggetti più deboli, con difficoltà di apprendimento. Un'indagine ristretta, ma attendibile e quanto mai preoccupante, ha rilevato che in una zona di Torino il 25,3% del piombo nel sangue proviene dalla benzina. In tali concentrazioni da prevedere danni all'organismo.
Ma qual'è la funzione del piombo nella benzina?
Questo serve per rendere più difficile la "detonazione" nella caserma a scoppio, preservandola da eventuali usure.
Un'indice per misurare il potere detonante è il numero di Ottani (N.O.), dove una benzina con N.O. più alto detona con maggior difficoltà, dando una resa più elevata e quindi consumi minori.
Per quanto riguarda il suo uso si può vedere che molti Paesi, come USA, URSS, Giappone hanno preso provvedimenti in materia eliminando o abbassando la soglia di concentrazione, tra l'altro, a partire dal 1986, la Germania Occidentale lo abolirà completamente. Il Parlamento Europeo ha invitato gli stati membri, a portare la sua concentrazione a livelli di 0,15 gr/lt, ma sia Italia che Francia si oppongono. Parlando di benzina non ci si può fermare al solo piombo, perché questa produce nella combustione altri composti, come ossido di azoto (NO e NO2), di carbonio (CO) e idrocarburi non bruciati (HC), che ultimamente a sentire i mezzi di informazione vanno per la maggiore, essendo loro in primo luogo i principali responsabili delle piogge acide, con
danni incalcolabili ai boschi, ai monumenti, alle forme di vita più sensibili. Ma ciò che unisce in senso positivo l'eliminazione del piombo dalle benzine e la diminuzione di questi agenti inquinanti è la possibilità di utilizzare "filtri catalitici" che applicati ai tubi di scappamento sono in grado di rendere non dannosi questi produttori di piogge acide, ma solo in assoluta mancanza di piombo, rendendo inefficace l'azione dei filtri. Ed è questa un'altra buona ragione per richiederne la sua completa eliminazione. Ma l'azione di denuncia e critica non si può fermare nell'indicare i danni che questo provoca, ma deve andare oltre, cercando i mezzi sostitutivi per questo additivo. t indubbio che una eliminazione totale porterebbe ad un aumento esagerato dei consumi energetici, tramite un abbassamento del N.O., ma a questa diminuzione si può sopperire in modo adeguato miscelando la benzina in una percentuale dell'80-90%, con una restante parte di alcool etilico e la completa eliminazione del piombo. Non è un salto nel vuoto, considerando che questo alcool etilico può essere prodotto in notevoli quantità da sottoprodotti di provenienza agricola e a costi contenuti, suffragato come metodo dall'utilizzo in Brasile, fin dal tempo della crisi energetica, di auto funzionanti con solo alcool etilico e
tutto questo mediante piccole modificazioni meccaniche, in particolare regolando il carburatore.
Questo per quanto riguarda l'aspetto tecnico e scientifico del problema piombo nella benzina, mentre a livello parlamentare qualcosa inizia a muoversi; esiste una proposta di legge, promossa dalla Lega Ambiente e portata in parlamento da deputati appartenenti a varie forze politiche che, prevede una diminuzione del piombo a 0,15 gr/ It a partire dal 1985 ed una sua totale eliminazione dal 1986. Per sensibilizzare l'opinione pubblica il l° Febbraio si sono svolte, promosse sempre dalla Lega Ambiente, manfestazioni in 107 città italiane, dove agli automobilisti sono stati distribuiti "cinque grammi di piombini", l'equivalente dello scarico di piombo di un pieno di benzina.
In questi si sta attuando una raccolta di firme da presentare agli organi competenti. Quindi un accenno di soluzione del problema sembra esserci, ma non vorremmo che questo diventi una seconda legge Merli, approvata nel 1976, ma mai entrata in vigore.
Ed è per questi motivi che chiediamo un costante interessamento alla gente su questo argomento, nell'interesse della salute di tutti.
Grisanti Alessandro ARCI-Lega Ambiente
"Milano d'estate '84", il tradizionale programma di teatro, balletto, musica, cinema organizzato dal Comune di Milano ed iniziato alla metà del mese di giugno scorso, prosegue anche in questo mese di luglio, in cui è tra l'altro in programma uno spettacolo di grande attrazione; "Le stelle del Teatro Bolscioj", con la partecipazione della celebre ballerina sovietica Galina Ulanova, programmato per il 4 e 5 luglio alle ore 21 al Teatro Lirico.
Il programma prevede inoltre per il 5, 6 e 7 luglio alla Cascina Monlué "Vive la différencer.
Dal 5 al 13 luglio, alle 21, nel cortile della Civica scuola d'arte drammatica "Piccolo Teatro", è in programma "Shakespeare love", un collage delle più affascinanti scene d'amore tratte da diverse opere di Shakespeare, realizzato da Ettore Capriolo, Massimo Navone e Gianpiero Solari con la collaborazione di
Tino Schirinzi.
Al Teatro di Porta Romana sono in programma uno spettacolo di Tino Schirinzi e Renato Sellani dal 3 al 5 luglio; Teatro Atomico ("Bastardi") dal 9 al 14 luglio, Baby Sitter presentato dal laboratorio teatrale di Pavia dal 16 al 21 luglio e Panna Acida dal 25 luglio al 3 agosto.
Dal 3 all'8 luglio l'Aminta di Torquato Tasso nel cortile di Palazzo Clerici. Dal 13 luglio rassegna di film presentati ai Festival di Cannes, di Pesaro e di Cattolica in diversi cinema cittadini.
Una rassegna musicale, che si concluderà con lo spettacolo di Piero Mazzarella ("EI fradell de me' fradell rèso' fradell) in programma dal 25 al 29 luglio, è partita il 27 giugno al Teatro Carcano con una "festa per il 25° compleanno del caro amico Ricki Gianco". Infine sempre al Teatro Carcano dal 18 al 23 luglio è in programma "Vengo dal night" di Dino Sarti.
..e mille cose per la vasai
Facciamo la conoscenza di questo pittore della nostra Zona in occasione della Mostra "Arte in piazza" a Lampugnano. I quadri di Sandro Chiappa sono esposti in bell'ordine e si offrono subito all'occhio del passante, facendo notare immediatamente una costante caratteristica: il gusto deciso del pittore per tutti i toni caldi della gamma cromatica. In un secondo tempo si nota il lavorio di sintetizzazione delle forme, che evidentemente sono quelle che attraggono di più l'artista, e principalmente le forme del corpo umano, mostrato in svariate posizioni, di riposo, di riflessione, di stasi.
I volti umani di queste figure sono senza lineamenti, eppure hanno ugualmente un'espressione, dovuta più all'atteggiamento di tutto l'insieme delle membra che non a quei caratteri che solitamente usiamo per interpretare gli stati d'animo.
Anche tutto l'insieme dei geometrici frammenti di umana corporeità contribuisce ad indicare la storia del soggetto, almeno fin dove l'artista si è espresso. Così si può dire: "Quello sogna, oppure soffre, oppure è rilassato" da molti piccoli particolari. Questo è almeno ciò che pensiamo davanti ai "manichini" simbolici di Sandro Chiappa, che non a caso ha messo sul filo dell'orizzonte, in molte sue composizioni pittoriche, un dischetto rosso, che può essere un sole che tramonta ma anche un polo di attrazione per il suo per-
sonaggio emblematico che immobile lo fissa senza sguardo, senza vere pupille. Ci sono anche delle marionette, fra i personaggi, e queste affascinanti creazioni sono state per parecchio tempo oggetto di ricerca del Chiappa, che attraverso questo tema ha anche inteso esporre alcune sue intenzioni. Ma ciò che ci attrae in modo particolare fra le opere di questo interessante pittore è la serie "Dal passato ad oggi" in cui, richiamandosi direttamente all'arte figurativa dell'antico Egitto, egli crea un accostamento su uno stesso tema, trasferendo i valori estetici da quelli codificati di ieri a quelli equivalenti di oggi (la danza, gli strumenti musicali, la donna ecc.) con un passaggio giocato su prospettive di colori ribaltanti e di forme
geometriche a scalare, che servono opportunamente a legare il discorso.
L'artista ci confida che questa sua pittura così pensata e densa di significati trova comprensione e gradimento tra il pubblico, sia chi lo segue da anni nel suo travaglio artistico, e sa quanto impegno e serietà egli metta nel suo lavoro, sia tra i visitatori occasionali, che una volta scoperta la chiave di lettura si fermano a lungo a scoprire il percorso mentale dipanato dal pittore, ancor prima di porre una pennellata sul bianco della tela.
Anche noi siamo molto contenti di questa nuova conoscenza perché pensiamo che nel campo dell'arte Sandro Chiappa avrà parecchio da dire. Bruna Fusi
Quel giorno la luna fece ombra al sole. Eclissi di lacrime. I nostri occhi tristi s'incontrano solo per piangere insieme. Ma l'ala dell'aquilotto era spezzata per sempre. I singhiozzi delle tue parole (sappiamo il tuo sacrificio) le abbiamo raccolte nel grande fazzoletto rosso del nostro riconoscente cuore. Fioriranno domani, come rose scarlatte.
Doris Canetti Consonni
No! Non era la folla esaltata a Palazzo Venezia accorrente e di nero d'orbace bardata.
Era la gente d'ogni cultura per le piazze di Roma assiepata rattristata da grande sventura. Gli avversari per Te hanno avuto espressioni vibranti di plauso, di dolor, nell'estremo saluto. Nella selva di rosse bandiere cola il pianto del proletariato, mesto coro di voci sincere. Rimane scolpita nella mente l'idea dell'Eurocomunismo con Te, Enrico, sempre presente. Arcano
Alle 12 e 45 si è smembrata la speranza... Addio Enrico! È l'ultimo saluto.
Lunghe ore hanno fatto traboccare il cuor mio di tristezza. Si chiudono i sepolcri!
Questo dì, di amara festa...
Ardente, breve, penoso è l'aforisma.
Il viso mio è una rugiada, terso come una mattina invernale.
Si attinge ancora la tua favella più possente si fa tra la folla.
In questo buio ogni fratello troverà lume.
Enricò! Mi abbandono e i miei sospiri in questo spasimo di vita vorrebbero poter sentire solo pace e amore.
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democrazia in tutto il tessuto sociale. Tale movimento ebbe caratteri propri, ma assorbì le esigenze di libertà e di ammodernamento emerse nei moti del '68, rifiutandone nello stesso tempo altri aspetti e tendenze, lo schematismo ideologico, rassemblearismo, l'esaltazione demagogica e settaria delle minoranze ribelli, il terzomondismo acritico e romantico.
Fu, in sostanza, l'inizio di una vera ed esaltante rivoluzione democratica che si esprimeva in modi nuovi ed inediti rispetto ai modelli ancora dominanti nella cultura politica nazionale, compresa la tradizione leninista. Berlinguer indicò ad essa uno sbocco politico con la strategia del compromesso storico e con la linea dell'eurocomunismo, dando così unità e forza creativa all'insieme dei fermenti e delle aspirazioni di rinnovamento che si diffondevano nel paese.
Ma forse egli non poteva prevedere il tipo di reazioni che la rivoluzione democratica, divenuta operante sul piano dell'iniziativa politica, doveva suscitare.
La controffensiva, che con la sua imponenza fu la più evidente dimostrazione della forza e dell'incisività del processo democratico che si stava svolgendo, si scatenò in diverse direzioni. Furono alimentate le tendenze all'esasperazione particolaristica delle spinte rivendicative, facendo leva su esigenze a lungo insoddisfatte e compresse di tutte le categorie di lavoratori, non in accordo, ma contro il disegno complessivo di rinnovamento e di riforma. Si crearono e si estesero le barriere, le infiltrazioni antidemocratiche, le distorsioni anticostituzionali
nell'apparato della pubblica amministrazione. Si diffuse la violenza bestiale del terrorismo. Il Partito comunista sostenne con vigore, anche nella nuova drammatica situazione, il ruolo che aveva assunto e contribuì fortemente alla difesa delle istituzioni repubblicane; ma diede anche l'impressione di non riuscire ad utilizzare in pieno le grandi risorse di energia politica, morale ed intellettuale che si erano dichiarate ed erano disponibili. Pure svolgendo una funzione decisiva nella lotta contro il terrorismo e la degenerazione di alcuni settori dell'apparato statale (una funzione di mobilitazione e di guida dell'opinione nazionale, di sostegno delle forze fedeli alla Costituzione), per altri versi e soprattutto nelle questioni di 'governo", il Partito comunista non dimostrò sufficiente capacità di intervento e di iniziativa. Da qui la crisi di consenso nelle elezioni del 1979, alla quale corrispose anche un ripiegamento della rivoluzione democratica, di cui il segno principale fu, a nostro avviso, non tanto la diminuzione di voti elettorali al PCI, quanto piuttosto una battuta d'arresto nel processo storico di convergenza ideale tra Nord e Sud, una nuova sfasatura tra il popolo delle due parti del Paese. Oggi quel movimento di fondo, in cui è contenuta un'esigenza di "alternativa" politica e morale, sembra stia riemergendo e se ne possono vedere i segni non soltanto nei risultati elettorali, ma anche in altre manifestazioni (di piazza o no) che Craxi ha fatto male a sottovalutare. Sarebbe riduttivo ritenere che siano stati gli aggiustamenti di stretegia e i cam-
biamenti di formule a farlo riemergere e non è giusto identificare rigidamente le sue espressioni politiche con singole battaglie, sia pure importanti, come la lotta contro il decreto sulla scala mobile o come la fase più recente dell'opposizione al pentapartito. La corrispondenza tra i comunisti e la parte più grande del movimento si è creata e confermata, con alti e bassi, su grandi scelte che hanno come contenuti fondamentali la ricerca delle vie e dei mezzi per allargare la democrazia, la ripresa della distensione, la valorizzazione dell'Europa e del suo patrimonio di civiltà e di potenzialità politiche, lo sviluppo del Terzo mondo. Del resto la situazione politica interna del nostro paese sta già cambiando rispetto ai mesi scorsi per effetto della congiuntura economica, dei contrasti alrinterno del pentapartito, delle elezioni europee; né rimane immobile la situazione internazionale, nella quale appare sempre più evidente, dopo il 17 giugno, la possibilità di sviluppare i rapporti tra il Partito comunista italiano (che nel Parlamento europeo è diventato il partito nazionale di maggioranza relativa), le sinistre e le forze democratiche degli altri paesi per accrescere la funzione ed il peso del vecchio continente sulla scena politica mondiale.
E ancora una considerazione. Dopo il voto europeo si è molto parlato, per spiegare i risultati elettorali, di emozione per la morte di Berlinguer. Certamente l'emozione c'è stata ed è importante in sé stessa per il suo carattere di sentimento collettivo, di momento in cui un moto di affetto per l'uomo esemplare si è diffuso in tutto il paese, penetrando perfino, come si è visto ai funerali, oltre le mura dei conventi. Ma come non vedere che tutto ciò è accaduto in occasione della morte di Berlinguer è stato un grande avvenimento politico, carico di passione e di speranze come sono i fatti politici più profondi; un avvenimento che si dovrebbe cercare di studiare con atten-
zione per capire meglio il momento che il nostro paese sta attraversando? L'emozione non ha creato, piuttosto ha rilevato spostamenti e tendenze della vita politica italiana. La fermezza e l'equilibrio con cui i partecipanti hanno manifestato il loro sentimento e la loro volontà politica fa pensre non ad un sussulto momentaneo, ma ad un sommovimento popolare di lungo periodo.
zione richiesta-offerta, raddoppiando il guadagno per la vendita di hashish.
La reazione dell'aquirente è stata immediata: ha colpito lo spacciatore con cinque coltellate al petto, preoccupandosi di girare la lama nelle ferite.
L'incredibile della faccenda è che il fatto di sangue sia accaduto alle ore 16, in pieno giorno. Non è che di notte, azioni del genere facciano meno effetto, ma viene da domandarsi che sicurezza e protezione ha il cittadino comune durante il giorno e la notte se le autorità tutorie (non si pu pretendere siano dappertutto) non si vedono o si vedono difficilmente?
Ma ciò che più preoccupa è il ripetersi di fatti come questo, è il continuo dilagare, nella nostra zona come altrove, della diffusione della droga (basti considerare che sono stati persino segnalati casi di distribuzione di "assaggi gratuiti" a bambini delle scuole elementari) e l'espandersi della delinquenza (organizzata o spicciola ed a volte occasionale) che sempre si accompagna allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Per frenare tale dilagare non resta altro che l'impegno civile di tutti i cittadini perché il fenomeno della droga non tocca soltanto coloro che ne sono dipendenti ed i loro familiari, ma ci tocca tutti. neo
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