Milano 19(17)

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UN INTERVENTO DELLA LEGA DEI GIOVANI DISOCCUPATI DELLA ZONA 18-19

Per che lavoro stiamo

lottando?

Cielo o stelle?

No, meglio un ostello! a pag. 3

~W"

L'attività nella scuola a pag. 4

Il centro comunitario di via Lampugnano a pag. 5

Il terreno della disoccupazione giovanile è un terreno sicuramente decisivo all'interno dello scontro tra il padronato e le organizzazioni sindacali, è un terreno contraddittorio che si è sempre tentato di risolvere con leggi demagogiche, poco reali e soprattutto poco funzionanti. Proprio su questo il sindacato ha dovuto molte volte fare i conti e mettere in discussione tutto il suo operato, i suoi piani, nei confronti del padronato e ha dovuto assumere un atteggiamento e un ruolo più determinante e positivo. Sicuramente questo sforzo da parte sindacale ha in qualche modo, nonostante i freni ed i boicottaggi, ottenuto dei risultati. Con la creazione delle leghe dei disoccupati, si voleva arrivare alla costruzione di organismi di massa sindacali in difesa non solo dei lavoratori già occupati, ma di tutti quei settori che all'interno e intorno alla fabbrica non si potevano controllare, che svolgevano un lavoro

precario o nero, o che erano realmente disoccupati, insomma tutte quelle forze potenzialmente produttive che venivano usate dal padronato a proprio uso e consumo: questo proprio per adempire al ruolo di sindacato come organizzazione di classe dei lavoratori occupati e disoccupati. Le leghe che a Milano vivono, e che oggi si trovano di fronte ad una grossa crisi, sono in una situazione molto differente da quelle per esempio che operano a Roma o a Napoli, in quanto il giovane a Milano tendenzialmente trova lavoro (ovviamente lavoro nero, precario ecc.), ed è infatti questo uno dei tanti problemi che, come lega 18-19 abbiamo dovuto affrontare da subito. Quali erano per la nostra lega i settori di intervento nel nostro quartiere? Il lavoro si è svolto in due sensi; un lavoro a stretto contatto con le fabbriche e i C.d.f., il lavoro all'interno della scuola, e il lavoro territoriale (es.

COMPLETATO L'ORGANIGRAMMA DEL C.d.Z.

Un capolinea scomodo a pag. 6

Il presidente del C.d.Z. risponde a pag. 7

il Gallaratese, che come sappiamo è completamente privo di servizi sociali, dove non ci sono né scuole superiori, né fabbriche e dove il lavoro a domicilio è una cosa molto frequente, dalla massaia allo studente).

Il lavoro all'interno delle fabbriche, che inizialmente ha trovato qualche difficoltà, consisteva nel cooperare con i C.d.f. per fare rispettare gli accordi presi nei contatti interni sulla legge 285, la pubblicizzazione con es. assemblea tra gli operai e per garantire che gli eventuali corsi di formazione avessero contenuti realmente professionali e che permettessero al giovane di arrivare, non solo alla conoscenza culturale e del proprio lavoro, ma anche alla conoscenza sindacale che lo preparasse ad entrare in fabbrica. In quartiere ci sono stati alcuni accordi, es. quello della CONNIVITALIUM (dove sono stati assunti tre giovani), quello della DURBANS, che ora vede costretto il C.d.F. a

Ilpotere decentrato

Varato il nuovo regolamento. Eletti i responsabili dei dipartimenti ed i coordinatori delle commissioni

A due mesi ed undici giorni dal suo insediamento e dalla elezione del suo presidente il Consiglio di Zona 19 ha completato il suo organigramma con l'elezione dei responsabili dei dipartimenti e dei coordinatori delle commissioni, di cui pubblichiamo a parte l'elenco completo.

L'elezione è avvenuta quasi al

notizie in breve

NUOVO CAMPO GIOCHI IN VIA FALCK

Piromani al Monte Stella a pag. 12 Fumo in Piazza Bonola a pag. 12

termine di una lunga serata di lavoro, nella seduta del Consiglio del 25 settembre, che si era aperta con la presentazione, da parte del gruppo democristiano, della motivazione scritta del voto del 7 settembre sul programma, motivazione in cui si precisa che il gruppo DC pur approvando il programma non era d'accordo

Veniamo informati che sono stati appaltati i lavori per la costruzione del nuovo campo giochi che sorgerà nell'area posta tra i numeri civici 28 e 30 della via Falck.

I lavori sono già in corso e ci auguriamo che essi vengano portati avanti con celerità per soddisfare al più presto le giuste aspettative degli abitanti del quartiere.

Per parte nostra riteniamo nostro dovere di cronisti tenere informati i cittadini sul procedere della realizzazione e ci impegnamo a pubblicare sul prossimo numero un approfondito servizio sull'argomento.

APRE L'ASILO NIDO DI VIA BORSA

Con una lettera indirizzata al Consiglio di Zona 19 l'assessore all'Assistenza del Comune di Milano, Carlo Cuomo, ha preannunciato l'apertura, entro la fine di ottobre, dell'asilo nido di via Borsa.

Gli interessati potranno rivolgersi sin d'ora per informazioni e per le iscrizioni al Consiglio di Gestione dell'asilo nido di via Ojetti.

sulla denominazione «Comitato Permanente Antifascista per l'Ordine Repubblicano», di cui, al primo punto, ma proponeva la dizione «Comitato di Zona Contro la violenza ed il terrorismo per la difesa della Democrazia».

Nella stessa fase della seduta il capogruppo democristiano Gironi ha pure precisato che il consigliere Bertoli, del suo gruppo, nell'astenersi dal voto non intendeva dissociarsi dalla linea del gruppo esprimendo la sua astensione sul programma, bensì intendeva esprimere il suo disaccordo soltanto sulla formulazione del primo punto.

Sono seguiti alcune interpellanze di cittadini presenti sui problemi del consultorio di via Albenga e del suo funzionamento a due mesi dall'inaugurazione, (la cui discussione è stata posta all'ordine del giorno della successiva seduta del Consiglio di Zona), sull'annosa questione di delle case via Gianicolo, per la quale il C.d.Z. ha espresso ad una delegazione di inquilini presenti la sua solidarietà ed il suo impegno perché tali case vengano sottratte ad ogni tentativo di speculazione, applicando per esse le norme della legge 167.

Altri cittadini hanno denunciato il danno ecologico e sanitario derivante agli abitanti di via Cechov (segue a pag. 2)

rompere le trattative con l'Assolombarda per l'assoluto atteggiamento di chiusura sulle-huove assunzioni, ma in ogni caso possiamo sicuramente indicare quello della SIT-SIEMENS come il più importante. Esso prevedeva infatti l'assunzione di 50 giovani di cui 10 al SUD tramite la 285 con contratto di formazione. L'atteggiamento che inizialmente ha assunto la Direzione Aziendale è stato quello di boicottare le assunzioni giova?iili e della UNIDAL, ma sotto la pressione del C.d.F. unitamente alle leghe e ai lavoratori UNIDAL, queste assunzioni stanno cominciando. Sicuramente la lotta non finirà lì, ma continuerà nei corsi di formazione sino all'inserimento definitivo dei giovani nella fabbrica. Nella scuola abbiamo fatto più che altro un lavoro di inchiesta e di informazione come sappiamo all'interno delle scuole è difficile fare un discorso di questo tipo, che parta dalla riforma della (segue a pag.

VIA GIANICOLO

Arriva la speculazione

Il 10 ottobre si è ricostituito il Circolo Immigrati Pugliesi Giuseppe Di Vittorio, con sede a Milano in via Gianicolo 10. Scopo del circolo è la aggregazione e la difesa degli immigrati pugliesi e per primi di quelli che abitano nelle case degradate di via Gianicolo, i quali da molti anni lottano contro la proprietà, che, dopo aver lasciato cadere in un grave stato di degrado gli stabili (peraltro mai dichiarati agibili) ora sta procedendo a lavori abusivi di ripristino, utilizzando una vecchia ingiunzione comunale, dandole una interpretazione a suo esclusivo vantaggio.

In pratica la proprietà sta Procedendo ad un imbellettamento puramente esteriore di fabbricati ormai fatiscenti (che non poSsono essere che demoliti e che sono soggetti ad esproprio in base alla legge 167) ricavandone addirittura locali abusivi e puntando alla vendita frazionata di mini-appartamenti degradati ad un prezzo esoso (18 milioni per un appartamento di 40 metri quadrati, secondo quanto ci informano).

Gli inquilini, alcuni dei quali abitano in queste case anche da 20 anni, cioè da molto prima che l'attuale proprietà le acquistasse, si trovano quindi davanti all'alternativa di acquistare a caro prezzo e con un lungo indebi(segue a pag. 5)

Anno II - n. 19 - Ottobre 1978 MENSILE DI INFORMAZIONE POLITICA E CULTURA L. 300
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pag. 2 - milano 19

dalla prima pagina

Per che lavoro stiamo lottando?

scuola e che arrivi alla fabbrica e al lavoro, ma le prime assemblee che si sono svolte al Vittorio Veneto e al X° ITIS non sono state del tutto negative e l'inchiesta sul lavoro nero ha portato qualche risultato. Questa esperienza ci ha portato però ad una riflessione e ad un impegno: le leghe devono anche risolvere problemi come la riforma della scuola, se ne devono fare carico e intervenire nelle scuole come forza esterna tentando di unire e risolvere in parte quell'annoso problema tra lavoro e studio, lavoro manuale ed intellettuale, dell'unione tra operai, studenti e disoccupati. In questo senso si formeranno collettivi scuola-lavoro che permettano un minimo di approfondimento su questi temi e che siano strumento di battaglia politica per i sindacati scuola e per tutti gli studenti.

Il lavoro che oggi rimane ancora un po' oscuro è quello sul territorio; sono tante le ipotesi e le proposte, ma tutte ancora piuttosto vaghe. La costruzione di momenti specifici di quartiere decentra rispetto alla lega? Che tipo di lavoro bisogna fare?

Come riuscire a coinvolgere i giovani iscritti alle liste, che nella nostra zona sono 809? Ovviamente abbiamo delle linee generali su cui ci stiamo muovendo, ma solo con la collaborazione di tutti i giovani «disoccupati» e non, gli abitanti del quartiere, le forze politiche, potremo creare un movimento più solido e reale.

In questo senso stiamo cominciando a fare iniziative tipo assemblee, a cui invitiamo tutti, bollettini di zona e una festa che si svolgerà il 14-15 di ottobre nella Aula Magna del Vittorio Veneto in Piazza Zavattari. Perché la festa? Perché nella scuola?

dalla prima pagina

Il potere decentrato

Abbiamo pensato di fare questa iniziativa per permettere a tutti i giovani di trovare un momento di coagulo che permetta di discutere, di vedere con i propri occhi la realtà in cui operiamo, che permetta di conoscere e collaborare con il sindacato, gli operai ecc., insomma un primo momento di organizzazione politica dei disoccupati. Al Vittorio Veneto perché questo era, a nostro parere, un punto centrale che poteva raccogliere studenti, insegnanti, disoccupati e operai in un unico momento, in una scuola che dovrebbe essere più disponibile e più aperta a tutti questi problemi.

La festa inizierà SABATO 14 ottobre al primo pomeriggio, ci saranno due dibattiti: 1° con l'intervento di PIZZINATO per la CISL provinciale, ANTONIAZZI per la CGIL provinciale, VENTUROLI per la UIL provinciale e un compagno come esecutivo provinciale leghe, che avrà come o.d.g. «Quali scelte nei contratti e nell'iniziativa sindacale per l'occupazione giovanile» — 2° Con una relazione introduttiva e interventi aperti con o.d.g. «La condizione dei giovani disoccupati e precari in un quartiere popolare».

Ci saranno inoltre due spettacoli musicali, un film e da mangiare per tutti. INVITIAMO TUTTI

A PARTECIPARE. Chiediamo che anche su questo stesso giornale si avvii un dibattito con lettere aperte ecc. su questo problema e invitiamo tutti i giovani dal C.U.Z. di zona in via Dei Carracci 2 ogni mercoledì per le riunioni della lega. Il telefono è 486249.

LEGA DEI GIOVANI DISOCCUPATI 18-19

dall'abusivo utilizzo, da parte di irresponsabili, di un'area scoperta ed inutilizzata come discarica di rifiuti a cielo aperto, chiedendo al C.d.Z. di farsi interprete di tale denuncia presso l'amministrazione comunale affinché prenda provvedimenti. Infine ad un gruppo di genitori della Scuola media Alex Visconti che denunciavano le carenze di manutenzione di tale scuola e in particolare la mancata sostituzione di vetri rotti, il Consiglio ha risposto di aver già provveduto ad informare l'ufficio tecnico del Comune, che gli aveva assicurato un pronto intervento.

IL NUOVO REGOLAMENTO

Passando poi ai lavori previsti dall'ordine del giorno il Consiglio di Zona ha iniziato l'esame del nuovo regolamento interno redatto da una commissione che era stata appositamente nominata nella seduta del 27 luglio. Relatore ne è stato il consigliere repubblicano Federico Sinicato, membro della commissione stessa, che prima di passare alla lettura del regolamento ed in particolare degli articoli che presentano differenze rispetto a quello precedentemente vigente, ha voluto sottolineare come impegno primario della commissione nei suoi lavori fosse stato quello di favorire la partecipazione dei cittadini.

La discussione che ne è seguita ha riguardato principalmente l'articolo 4 per la parte in cui era scritto che i cittadini potevano partecipare alle commissioni del Consiglio di Zona secondo le loro capacità ed esperienze. La quasi totalità degli interventi, dai comunisti, ai socialisti, ai democristiani, al rappresentante di Democrazia Proletaria, hanno proposto, sia pure con diverse

Cronache familiari

Interpreti di queste cronache sono sempre gli stessi: mia moglie, 41 anni casalinga; mia figlia 20 anni universitaria; mio figlio 14 anni 1° liceo scientifico; io, 43 anni impiegato; per voi tutti, del Gallaratese e non.

Mio figlio è un «onnicomprensivo»!

La notizia è giunta in casa come un fulmine a ciel sereno. Sapevo che era iuventino, nel calcio, john-player-specialista in formula uno, ex-cinzanista (quest'anno si vedrà) in basket, ma che diventasse «onnicomprensivo» questo proprio non me l'aspetta vo.

E poiché mica tutti hanno l'obbligo di sapere cosa significhi questa brutta parola, bisogna subito dire che non è un insulto.

«Onnicomprensivo» è infatti il nuovo centro per la scuola media superiore realizzato dalla Provincia qui al Gallaratese e vuol dire che può ospitare diversi tipi di medie superiori, soprattutto in vista della riforma della scuola secondaria.

«E andata così — mi racconta senza lacrime, ma con le ciglia aggrottate, il figlio liceale — perché hanno deciso di mandare alcune classi di prima (tra cui la mia) e di seconda al nuovo centro scolastico: due chilometri e cento metri di distanza dal Vittorio Veneto».

«Mi dispiace proprio per questo nostro figlio segregato, proprio alla sua classe doveva capitare, proprio a lui che aveva già degli amici che invece andranno al V. V. Ma queste cose sono proprio necessarie?» la mia metà-adogni-effetto è un po' al costernato oltre che preoccupato.

Beh, devo dire che anch'io

preferivo essere informato prima e non proprio il giorno d'inizio della scuola, che «per noi« si è dovuto spostare al 2 ottobre. Ma pare che in casa l'unico a non essere informato fossi io.

Tuttavia reagisco con vigore storico. «Ma insomma, che problernd è quello di fare scuola in un posto piuttosto che in un altro? Basta che si faccia scuola sul serio. Eppoi ci sono pure vantaggi. Il nuovo «Centro» è nuovissimo di zecca, studiato su misura per la media superiore, con tutte le aule e i servizi necessari. E appena ci sarà la riforma (forse fra solo un anno) i nostri che già si trovano là saranno pure avvantaggiati. Eppoi è pure più vicino a casa nostra del Vittorio Veneto e in primavera ci sarà pure la stazione del metrò nei pressi».

Anche l'universitaria ex-liceal-scientifica stavolta mi da una mano. «E pensare che noi abbiamo fatto le lotte quando ci disseminavano in sezioni staccate con aule prese in affitto dalla Provincia (allora c'era il centro sinistra n.d.r.) presso le parrocchie e le scuole private dei preti, qua e là per la città, con doppi turni, ecc. Ne abbiamo fatte di battaglie, prima per avere il Vittorio Veneto, poi per avere il centro «onni — come cavolo si dice — comprensivo».

Stavolta la femminista ha ceduto all'orgoglio della combattente storicista.

E allora io di rincalzo 'Altro

sfumature, che venisse tolta la parte in cui si richiedeva ai singoli cittadini capacità ed esperienze specifiche per partecipare ai lavori delle commissioni. In particolare il presidente Pasquini ha sottolineato che compito del Consiglio di Zona non è quello di fare da esaminatore, bensì quello di favorire la partecipazione dei cittadini alle commissioni senza limitazioni.

Altro punto di discussione è stato l'articolo n. 7 per il quale il consigliere comunista Volpe ha chiesto che venisse specificato che in caso di impedimento a partecipare ad una seduta di commissione il suo coordinatore possa farsi sostituire da un altro consigliere anche se non membro della commissione stessa. Infine si è deciso di smembrare l'articolo 38 in due articoli (38 e 39) il primo riguardante le funzioni della conferenza dei capigruppo ed il secondo riguardante l'istituzione di un ufficio di presidenza composto dal presidente, dal vice presidente e dai responsabili dei dipartimenti. In una successiva votazione il nuovo regolamento è stato approvato nella sua sostanza, fermo restando l'impegno della commissione di completarlo e modificarlo secondo le indicazioni e le linee politiche emerse dal dibattito, con 18 voti favorevoli e 9 astenuti. Per dichiarazione di voto i repubblicani avevano espresso il loro dissenso sulla modifica dell'articolo 4, pur preannunciando il voto favorevole sul regolamento, mentre i democristiani avevano preannunciato la loro astensione in quanto ritenevano che l'approvazione dovesse essere rimandata alla successiva seduta, dopo che la commissione avesse provveduto alla stesura definitiva del testo.

L'ELEZIONE

DI RESPONSABILI

E COORDINATORI

tare le candidature del P.R.I., ha posto in rilievo l'impegno del suo gruppo che con spirito pragmatico si è assunto la responsabilità di 2 commissioni. Per i socialisti il capogruppo Fernando Zaccaria ha letto una dichiarazione del suo gruppo (che pubblichiamo in altra parte del giornale n.d.r.), che nel presentare i suoi candidati dichiara la sua disponibilità a coordinare alcuni dei settori di lavoro del C.d.Z. Il capogruppo democristiano Marco Gironi posto in rilievo che non era stato possibile raggiungere un accordo per assumere impegni di coordinamento in base alle esperienze dei consiglieri del suo gruppo, ha dichiarato la disponibilità dei consiglieri democristiani ad operare all'interno delle commissioni. Infine il demoproletario Enzo Porcari ha dichiarato di non aver interesse ad assumere la responsabilità di coordinamento di alcuna commissione, preferendo impegnare i suoi sforzi nei contatti con la popolazione.

che protestare per uno spostamento necessario e probabilmente migliorativo! Invece bisogna protestare contro certo modo di fare scuola, contro certi metodi di insegnanti che sono fermi ai tempi di «Carlo-cudega» (espressione milanese per dire tanto tempo fa, n.d.r.). E o non è uno schifo pretendere libri nuovi, diversi da classe a classe solo per qualche virgola, regoli, righe a ti, rapidograph doppi, fogli da disegno enormi, e così via?, «Certamente — adesso la mia metà fuma la sigaretta della tranquillità — bisognerebbe fare qualcosa di più per cambiare la scuola dal dentro, piuttosto che fare casotto solo per un cambiamento di aula».

Vedo che ormai abbiamo tutti accettato la novità d'avere in casa un'onnicomprensivo» pioniere di una nuova scuola.

Un po' meno soddisfatto è lui, il diretto interessato, perché alcuni suoi amici, nonché compagni della squadra di calcio della media inferiore vanno al Vittorio Veneto in via De Vincenti.

«Sarò costretto a fare una squadra nuova, con dei nuovi compagni», borbotta non del tutto convinto. Ma ho capito che ormai pensa già al nome da dare alla squadra, che sarà «onnicomprensiva«, certamente, perché sapranno anche segnare dei goals e non solo incassarli, come quella di prima.

Si è quindi passati all'elezione dei responsabili di dipartimento e dei coordinatori delle commissioni. Nel presentare i candidati del P.C.I. il capogruppo Carlo Caprara ha sottolineato l'impegno del gruppo comunista di dare un contributo alla realizzazione degli obiettivi che il Consiglio si è posto. Il repubblicano Sinicato a sua volta, nel presen-

Le votazioni per alzata di mano hanno visto eletti Gioacchino Restelli del P.S.I., Dario Narratone del P.S.I. e Luigi Volpe Rinonapoli del P.C.I. rispettivamente per i dipartimenti Gestioni sociali, Territorio, Problemi Economici, Aldo Monzeglio, indipendente del gruppo P.C.I., Bianca De Varda Giorcelli, del P.S.I., Franca Salvarani Montaido del P.C.I., Ogeste Lodola del P.S.I., Maurizio Grandi del P.C.I., Federico Sinicato del P.R.I., Silvia Cortella del PCI eäAntonio Inglese del P.S.D.I. rispettivamente per le commissioni Educazione scucia servizi scolastici, Igiene sanità e servizi sanitari, Cultura sport tempo libero, Pianificazione territorio, Concessioni edilizie manutenzioni, Bilancio programmazioni, Lavoro problemi sociali e Commercio carovita, ciascuno con 18 voti favorevoli e 9 astenuti. In una successiva votazione a scrutinio segreto, secondo quanto stabilito dal regolamento comunale sul decentramento, il Consiglio ha eletto presidente della commissione Casa il repubblicano Fernando Manusardi, con 24 voti favorevoli e 3 astenuti.

La seduta si è chiusa con l'esame di alcune richieste di concessioni edilizie.

L'organigramma del consiglio di zona 19

Presidente:Danilo Pasquini, P.C.I.

Vice presidente: Antonio Inglese, P.S.D.I.

Dipartimenti Commissioni

Gestioni Sociali

Responsabile:

Gioacchino Restelli

P.S.I.

Educazione-scuola-servizi scolastici Coordinatore Aldo Monzeglio (indipendente del gruppo P.C.I.)

Igiene-sanità-servizi sanitari Coordinatore Bianca De Varda Giorcelli P.S.I.

Cultura-sport-tempo libero Coordinatore Franca Salvarani Monaldo P.C.I.

Territorio Responsabile:

Dario Narratone

P.S.I.

Pianificazione territoriale Coordinatore Ogeste Lodola P.S.I. Concessioni edilizie-manutenzioni Coordinatore Maurizio Grandi P.C.I.

Casa

Presidente: Fernando Manusardi P.R.I.

Problemi Economici Bilancio-programmazione

Responsabile: Luigi Coordinatore Federico Sinicato P.R.I. Volpe Rinonapoli P.C.I.

Lavoro-problemi sociali

Coordinatore Silvia Cortella P.C.I.

Commercio-carovita

Coordinatore Antonio Inglese P.S.D.I.

Segreteria:Carlo Barozzi - Giorgio Balduzzi - Giovanni Borroni

N.B. Presidente, vice presidente e responsabili dei dipartimenti formano l'ufficio di presidenza.

SCOPRIAMO INSIEME LA ZONA 19

Cielo e stelle?... No, meglio un ostello!

Ricerca e interviste all'ostello di Piazza Stuparich

Da quando Jack Keruac si mise sulla strada e cominciò a girare il mondo, sono passati molti anni. La «Beat generation» non fa più scalpore, i giovani con zaino e sacco a pelo che puntualmente in estate si ritrovano ad inseguire miraggi di libertà ed esotismo attraversando paesi stranieri e sconosciuti, sono ormai divenuti dei «classici» della nostra epoca. Il fenomeno del girare il mondo alla «casual» non è d'altronde così di massa come si crede. Pare tornino infatti di moda fra i giovani, assieme ai vari Travolta, Olivie ecc..., vacanze romantiche con papà e mammà e i calzoni bianchi ben stirati giusto per metterli in mostra la sera, in discoteca. Al mito della simpatia e della spontaneità a tutti i costi, a volte magari un po' falsa e costruita si sta insomma sostituendo quello di un romanticume tutto fatiscenze posticce.

Ma ritorniamo ai nostri eroi della strada, dal pollice teso e lo sguardo speranzoso rivolto all'automobilista in arrivo.

Guccini avrebbe forse molto da raccontarci su esperienze di questo tipo (a parte i sogni su Ursula Andress) ma disgraziatamente non abita nella nostra zona e cosi ci dobbiamo accontentare di andare a cercare i nostri amici viaggiatori all'ostello di Piazza Stuparich.

L'entrata in realtà è dietro, in via Martino Bassi al due; cancello, cortile, piccola scaletta da salire, ed eccoci arrivati. Tutto diverso da come ce lo immaginavamo: questo sembra più un albergo di seconda categoria. Ci addentriamo, e sulla destra vediamo il banco «manageriale» in cui si fanno le accettazioni. Alcuni giovani vi sono appoggiati aspettando o parlando, in un inglese troppo spedito per la nostra misera cultura scolastica, con una anziana e robusta signora dall'aria importante e materna. Accanto a lei un giovane silenzioso si trascina su e giù, con lo sguardo perplesso, dietro il bancone. A lui chiediamo se è possibile avere informazioni sull'ostello e in risposta riceviamo un parco gesto che vorrebbe significare «aspettate». Finalmente la «manager» si libera ma ci dice che è soltanto l'amica della presidentessa al momento occupatissima. Così è lei che ci dà alcune notizie. All'ostello si può sostare solo tre giorni e bisogna aspettare un mese per potervi nuovamente essere ospitati. Il pernottamento più la prima colazione, docce e servizio costa 2.600 lire. Sono accettati solo coloro che possiedono la tessera internazionale degli ostelli, di solito studenti, ma non vi sono limiti di età, basta appunto avere la tessera. I giovani giungono da tutte le parti del mondo, l'ostello può ospitare quattrocento persone e la maggiore affluenza si ha nei mesi estivi durante i quali funziona anche una sorta di ristorante-mensa. L'ostello è chiuso dalle nove del mattino alle diciassette pomeridiane per consentire al personale di svolgervi le necessarie pulizie.

Gli ospiti hanno tempo dalle diciassette alle ventitré per rientrare. Su due bacheche appese alle pareti di una specie di « hall» abbiamo visto alcuni messaggi personali in varie lingue, com-

prese quelle orientali, e avvisi tipo: «Ognuno è responsabile delle lenzuola. L. 5000 di addebito per ogni lenzuola non restituita», che ci ha fatto venire il dubbio che qualcuno nottetempo si sia involato, avvolto nelle preziose lenzuola affidategli, giusto per portarsi via un ricordo tipicamente italiano. Oltre all'entrata e ai piani superiori in cui presumibilmente vi sono le camere da letto, l'ostello consta di una grande stanza detta «di soggiorno» in cui vi sono tavolini e sedie (quelli che si intravvedono anche dal di fuori, passando con l'autobus), un biliardino, un juke box e una macchinetta per il caffè. In questa sala siamo andati a caccia di soggiornanti per rilevarne le impressioni sull'ostello e dintorni. Abbiamo così fatto conoscenza con Edward, 18 anni, proveniente da Oxford, futuro studente in biologia all'università della città medesima e tutto intento ad assaporare ricotta e fagioli in scatola. Arrabattandoci un po' con le nostre pseudo conoscenze linguistiche, siamo riusciti a rivolgergli alcune domande, e a intuirne le risposte, nella sua lingua madre.

MI 19: «Come trovi questo ostello?»

Edward (un po' soprappensiero, pescando un altro fagiolo dalla latta): «A buon prezzo, pulito ma troppo lontano dal centro».

MI 19: «Dove sei stato prima che a Milano?»

Edward (masticando un fagiolo): «Sono stato a Genova, Firenze, Roma»

MI 19: «Come sono gli altri ostelli?»

Edward: «Più vecchi«

MI 19: «Conosci qualcuno da questi parti fuori dell'ostello?»

Edward: «Non conosco nessun altro«

MI 19: «Da quanto tempo sei qui?»

Edward: (prendendo al volo un pezzo di ricotta cadente)

«Due giorni«

MI 19: (con ormai l'acquilina in bocca, cercando di guardare da un'altra parte): «Dove hai intenzione di andare?»

Edward (masticando pensieroso): «Andrò a Venezia.. Vuoi sapere anche come mai sono venuto a Milano?»

MI 19: «Be, sì...«

Edward: «Sono venuto a Milano perché è sulla strada per la Svizzera e per vedere il Duomo»

MI 19: «Com'è qui la colazione?»

Edward: «Come dalle altre

parti«

MI 19: »<Conosci un po' l'italiano?»

Ostello della Gioventù, via Marini, Bassi

Edward (alzando le spalle e sorridendo): »...»Grazie»,..»Prego»...»Per favore»...»

MI 19: «Non ti sembrano le domande della TV?»

Edward (guardandoci bonariamente): «Non sono mai stato intervistato dalla TV»

MI 19: «Ciao, e buon...»

Edward: »...Viaggio. Grazie, ciao«

Naturalmente la conversazione non è filata così liscia ma è stata tutta intercalata da frequenti richieste di ripetizioni da ambo le parti, incomprensioni lessicali ecc...

Dopo Edward abbiamo adocchiato, ad un altro tavolino, un gruppo di ragazze australiane ma queste ci hanno detto di essere appena arrivate, quindi impossibilate a darci impressioni sull'ostello.

Invece più in là una ragazza italiana tutta occupata con un pacchetto di lettere, a incollare e attaccare francobolli, si è subito dimostrata disponibile a raccontarci dei suoi due amici stranieri che aspettava scendessero: Ami, 24 anni, canadese di Toronto, lavoratore saltuario per viaggiare e studiare, ed Herold, 21 anni, di San Francisco, California, diplomato al liceo e aspirante musicista e artista.

«Li ho conosciuti a Vienna— ci racconta Alessandra ha ha 19 anni — dove sono andata a studiare tedesco e a lavorare come ragazza alla pari. Ho frequentato lo scientifico al Leonardo da Vinci ma voglio fare l'interprete. A Vienna sono stata anche all'ostello, costava 45 scellini al giorno, senza colazione... 2610 lire, più o meno come qui. Herold ed Ami girano da due

mesi per l'Europa. Sono entrambi appassionati di arte, hanno deciso di venire a Milano quando hanno saputo del «Cenacolo» di Leonardo alla Madonna delle Grazie. Oggi pomeriggio li ho accompagnati alla Pinacoteca Ambrosiana ma siamo arrivati tardi. Non riuscivo a trovarla, ho chiesto a un mucchio di gente ma nessuno sapeva dov'era: è vergognoso.»

Chiediamo ad Alessandra se sa cosa pensano i suoi due amici dell'ostello e lei risponde che lo trovano troppo lontano dal centro anche se per fortuna vicino al metrò.

Ad un altro tavolino Atif, giovane egiziano di 22 anni, ci ha raccontato di venire dal Cairo e di essere all'ostello da un giorno. Mentre Atif parla ci accorgiamo che il tavolino è lo stesso al quale mangiava Edward che ha pensato bene di lasciare, quale ricordo del proprio spuntino, la scatola dei fagioli attaccata a un gancio della gamba del tavolino medesimo.

Continuiamo a parlare con Atif che prima di arrivare a Milano è stato a Venezia solo due ore e dice che l'ostello gli piace. «L'orario però non è comodo — aggiunge — . Se uno arriva prima delle cinque, dove va? Inoltre il ristorante in questo periodo è chiuso e il prezzo del pernottamento non è molto basso».

Probabilmente però non lo è per chi viene dall'Egitto, infatti Atif continua a dire che a Milano c'è un alto tenore di vita.

Appena abbiamo saputo che era egiziano abbiamo esclamato: «Ah, Sadat...» e lui si è messo a ridere? Ora gli chiediamo se è d'accordo con la politica del presidente egiziano, ma il nostro intervistato assume subito un'aria diffidente e dopo aver detto che ha capito la nostra domanda sorride ma non risponde. Mentre parliamo con Atif sopraggiunge un suo amico, Mohamed, di 26 anni, diplomato in una scuola corrispondende alle nostre magistrali. Notata probabilmente la nostra difficoltà nell'esprimerci in inglese, Mohamed dice che secondo lui gli italiani dovrebbero studiare di più le lingue straniere e che da loro molti conoscono abbastanza bene sia l'inglese che il francese. (Ma non accenna alle colonizzazioni)

MI 19: «Come mai sei venuto a

Milano?»

Mohamed: «Sono venuto per visitare i musei, in particolare quello egizio del Castello, e per visitare il Duomo».

MI 19: «Conosci qualcuno nella zona in cui si trova l'ostello?»

Mohamed: <»Conosco solo un ragazzo che lavora al ristorante del lid0. A meno che, —aggiunge sorridendo — non si intenda per «conoscere » anche i negozianti e i lavoranti del supermarket in cui compro qualcosa da mangiare».

MI 19: »Cosa pensi di questo Ostello?»

Mohamed: «Non è interessante. Non c'è una biblioteca, una sala in cui si possano leggere dei giornali come negli ostelli di altri paesi, e poi non si può neppure suonare il Juke box».

Atif e Moamed si dimostrano molto gentili e cercano di invitarci in un bar, che chiamano «cafeteria», a bere qualcosa. Ma per noi è tardi e preferiamo tornare a casa soprattutto per buttar giù le prime impressioni che altrimenti potrebbero sfuggirci di mente. Li salutiamo e ci avviamo all'uscita non senza aver prima consigliato alla signora dietro il bancone di leggere e di far leggere »»Milano 19». L'«amica della presidentessa» acconsente col capo, e continua a rifornire gli appena arrivati, di chiavi e lenzuola, preoccupata di sbrogliare difficoltà pratiche e imprevisti, per ospiti che di Milano, nei due o tre giorni in cui possono sostare, conosceranno solo il Duomo e alcune vie principali, rimanendo estranei al contatto con gli altri abitanti e senza poter così rimuovere tutti quei pregiudizi e detti che caratterizzano ogni popolazione. Impareranno a conoscere Milano ma non i milanesi, l'ostello ma non gli abitanti della zona 19 e la vita che si svolge nei nostri quartieri. E magari torneranno a casa stupiti di non aver trovato tutti gli italiani per strada cantando e suonando col mandolino «O sole mio», illusi dall'immagine di grande benessere che possono dare quartieri e strade centrali.

Ancora una volta però questa facciata, come quella della canzone e del mandolino, è falsa, costruita da un capitalismo d'elite che con la gran parte degli abitanti ha poco in comune.

milano 19 - pag. 3

Impegnata prima di tutto con se stessa

Intervista alla giovane presidentessa del Consiglio di Scuola alla Materna di via Appennini, 51

Graziella Bove è una giovane signora di 33 anni. Ha due bambini, Ivan di sette anni che frequenta la seconda elementare e Simone di cinque anni all'ultimo anno di asilo in via Appennini, 51 che è frequentato da 140 bambini della nostra zona e da 35 che vengono dal centro, accompagnati a casa e a scuola con un pulmann e un insegnante. Le educatrici dell'asilo sono undici per cinque classi: due per ogni classe più una, che oltre a svolgere lavori di segretaria, gira dove c'è bisogno. L'entrata alla scuola materna è dalle 8 alle 8,30 del mattino per i bambini che frequentano una specie di prescuola. Dalle 9 alle 9,20 vi è la chiusura.

La prima uscita è alle 15, la seconda alle 16, la terza, per i genitori che lavorano, alle 17,30.

La nostra conversazione telefonica con la signora Graziella è interessante e vivace per il tono spontaneo, e proprio per questo serio ed impegnato, con cui ci vengono date le risposte. Abbiamo scelto di discutere con lei della materna, in cui lavora politicamente e socialmente, per cercare di eliminare quel senso di «mistero» da cui spesso ogni ambiente, compreso quello della scuola, è avvolto, per chi non vi lavora all'interno. I bambini, soprattutto se piccoli come quelli dell'asilo, sono ancora oggi ritenuti «di competenza» di mamme specializzate nell'accudirvi e nel sobbarcarsi tutti i problemi che comportano, spesso inversamente proporzionali alla loro età. Invece l'educazione dei figli dovrebbe essere un impegno socializzato vale a dire con la più ampia partecipazione possibile, soprattutto maschile, di persone 3he diano il loro contributo.

Questo non solo per motivi di rispetto verso le donne ma anche per i bambini stessi che potrebbero fruire di un maggiore patrimonio conosciutivo e umano. Vediamo comunque come una mamma «settantottesca» è riuscita a far combaciare il proprio ruolo di casalinga a madre con quello di individuo conscio della necessità di un diretto impegno sociale.

"Ho avuto i primi contatti col mondo dell'asilo cinque anni fa racconta la signora Graziella — quando ho iscritto Ivan al primo anno. Ma mi sono impegnata a fondo nella scuola soltanto l'anno scorso quando mi sono resa conto delle contraddizioni che vi regnavano e ho sentito di dover fare qualcosa in prima persona, soprattutto pensando che mio figlio era direttamente a contatto ogni giorno con questo ambiente. L'elezione per i decreti delegati mi ha dato l'occasione determinante per avvicinarmi alla scuola. A questa volontà iniziale di impegno è seguita la mia elezione a presidente del consiglio di Scuola, cosa che non mi sarei mai aspettata.»

MI 19: «Come mai?»

Graziella: «Il fatto che io non ho imposto la mia candidatura.»

MI 19: «Allora come ha potuto essere eletta?»,

Graziella: «Si può dire che mi sono trovata eletta per caso. Quando abbiamo formato le liste mancava un nominativo, e una candidata, mi ha detto: «Dai Graziella mettiti in lista, il tuo nome ci serve per completarla

altrimenti non la possiamo presentare «Così ho dato il mio nome.»

MI 19: «Ed è stata eletta...»

Graziella: «Sì ma non so bene neanch'io come mai. Forse per simpatia.

MI 19: «Le due liste presentate erano contrapposte?,,

Graziella: «No, erano così senza una precisa collocazione«

MI 19: «Come è stata la prima riunione da eletta?»

Graziella: «Nella prima riunione abbiamo parlato di come portare avanti il programma, inoltre abbiamo discusso sull'andamento generale della scuola. Nella nostra viene svolto l'insegnamento a scuola aperta, libera. Dopo la prima comunque abbiamo fatto diverse riunioni per decidere anche il materiale da adottare.»

MI 19 «Che cos'è l'insegnamento a scuola aperta?»

Graziella: «E nato due anni fa sempre qui alla materna di via Appennini. I bambini vengono assegnati ad una classe prefissata, rossa, blue, arancione, a seconda di come sono state formate, poi verso le dieci inizia la scuola aperta con la scelta di ogni bambino di una classe in cui si svolge una delle discipline tra quelle proposte: danza, ginnastica artistica, pittura, lavoro con la creta, ritaglio, drammatizzazione, cinema ecc...»

MI 19: «Questo esperimento è andato bene?»

Graziella: «Ottimamente. L'anno scorso ho avuto modo di parlare con le isegnanti della prima elementare, di Ivan, le quali mi dicevano che i bambini provenienti da questa scuola materna sono più aperti, abituati al dibattito e più spontanei degli altri».

MI 19: «Torniamo a lei... Quali cambiamenti ha comportato nella sua vita questa elezione?»

Graziella: «Indubbiamente più partecipazione e impegno verso la scuola perché non potevo più non interessarmi o interessarmi saltuariamente«

MI 19: «Quali sono i rapporti con gli altri genitori?»,

Graziella: «Sono buoni. Naturalmente c'è sempre qualcuno in disaccordo, d'altronde, mi sono resa conto proprio adesso, che mettere d'accordo tutte le teste è ben difficile».

MI 19: «E i rapporti con le componenti interne?»

Graziella: «Ci sono molti discorsi, dibattiti ma arriviamo sempre ad un accordo«

MI 19: «La direzione vede i genitori come degli intrusi?»

Graziella: «No, anzi collabora molto, ma soprattutto collaborano molto le educatrici che sono le prime a richiedere una maggiore partecipazione dei genitori«

MI 19: «La partecipazione dei

Graziella: «È molto scarsa, infatti nonostante ci si riunisca spesso, madri e padri se ne vedono sempre pochi.»

MI 19: «Le riunioni di scuola che frequenza hanno?»

Graziella: «La prima è stata fatta in apertura dell'anno ma io purtroppo non ho potuto parteciparvi comunque sono al corrente che vi si è discusso soprattutto dei bambini che vengono da fuori della nostra zona, accompagnati col pulmann. La seconda riunione cercheremo di

indirla a novembre non so esattamente quando«

MI 19: «Assemblee dei genitori ne fate?»

Graziella: «Si anzi abbiamo cercato di andare incontro a molti che dicevano di non potervi partecipare in quanto lavorano. In collaborazione con le educatrici eravano giunti ad un accordo: fare un «interclasse», nel senso che per ogni classe vi sarebbe dovuto essere un incontro con i genitori. Se ne sarebbero organizzati due: uno alle tre del pomeriggio e uno alle sei. Ma nessuno ha collaborato, nonostante le educatrici si siano fermate appositamente per parlare con i genitori, fino alle sei. C'è troppo assenteismo, comunque con quei pochi genitori che partecipano c'è un buon accordo.»

MI 19: «Quali sono i problemi della scuola che si discutono maggiormente e per i quali la presenza dei genitori appare determinante?»

Graziella: «La presenza dei genitori è sempre importante. Problemi veri e propri comunque non ve ne sono troppi. lo come mamma posso reputarmi molto soddisfatta, anche per quel colloquio con le insegnanti delle elementari di cui dicevo prima.»

MI 19: «Gli enti locali preposti vi passano materiale a sufficienza?»

Graziella: «Poco per le necessità di una scuola materna. Facciamo noi un fondo cassa con i soldi ricavati alla fine dell'anno dalla mostra e la vendita di tutti i lavoretti fatti dai bambini, acquistati per ricordo dai genitori. Il guadagno viene deputato all'acquisto di materiale didattico, secondo un programma concordato con le educatrici.»

MI 19: «Quali sono state le difficoltà che ha incontrato come presidente, in questa esperienza di impegno politico e sociale al di fuori della sua abituale vita di mamma e casalinga?»

Graziella: «Credo sussista sempre la paura di non trovare l'accordo con le maggior parte delle mamme. Ultimamente per esempio si era tenuta una riunione sull'importanza si o no, del grembiule. È stato fatto perfino un referendum. Nonostante siano state interpellate tutte le mamme siamo ancora in disaccordo. Questa potrà sembrare una stupidata ma è significativa e impOrtante nel suo genere.»

MI 19: «II Suo primo stato d'animo; le sue prime paure subito dopo essere stata eletta, quali sono state?»

Graziella: «Ecco... Credo la paura di non poter raggiungere lo scopo che mi ero prefissa«

MI 19: «E andato tutto bene, tutto liscio'?...»

Graziella: «Sì, perché l'organizzazione è stata impostata molto bene di conseguenza va tutto bene.»

MI 19: «Quali compiti specifici le spettano in qualità di presidente?»

Graziella: «Mettere in discussione i vari argomenti proposti e poi mandare avanti o meno, il programma"

MI 19: «Questo impegno crede di averlo assolto?»

Graziella: «Penso di averlo assolto adeguatamente per essermici dedicata a fondo Ho cercato di fare tutto quanto potevo.»

MI 19: «Non ha mai avuto dubbi, ripensamenti...?»

Graziella: «No, per quel poco che ho fatto, no.»

MI 19: «Lei ha anche un figlio che va alla elementare... di quest'ultimo si é mai interessata?»

Graziella: «Ho sempre partecipato alle riunioni ma non mi sono mai interessata, per mancanza di tempo, così a fondo come per la materna.»

MI 19: «Conosce maggiormen-

te i problemi della materna di quelli della elementare...», Graziella: «Esatto. So che adesso alle elementari c'è il grosso problema delle insegnanti. Hc sentito qualcosa e vorrei partecipare alla prossima riunione,»

Ringraziamo la singora Graziella per la pazienza che ha avuto di rispondere a tutte le nostre domande, e vorremmo terminare con una riflessione su quanto discusso.

Spesso si sente dire da alcuni che impegnarsi politicamente e socialmente non serve a niente perché, in sostanza «la politica è una cosa sporca». L'esperienza della giovane madre intervistata, contrastante col principio suddetto, non vuole essere un «esempio», non vuole apparire a tutti costi indorata dall'aureola del lavoro sociale svolto per l'altrui beneficio che presuppone semplicemtne delle scelte su argomenti pratici in cui ci sentiamo di intervenire perché ci toccano in prima persona. Così ha molte più probabilità di aiutare se stesso e il proprio figlio chi si interessa attivamente di quanto avviene all'interno della scuola, di chi si limita a dirne male e a pronosticarne un futuro incerto se non disastroso.

P.R.

Cronaca del distretto scolastico 42

Il C.D.S. è tornato a riunirsi, dopo la breve parentesi estiva, per affrontare con rinnovata energia i molteplici problemi che affliggono il mondo della scuola.

Nelle due riunioni tenutesi nel mese di settembre, messe in pericolo dall'esiguo numero di consiglieri partecipanti, oltre alle questioni di ordinaria amministrazione, si è provveduto a deliberare le seguenti questioni:

Si ribadisce al Provveditorato il parere contrario del C.D.S. al trasferimento, presso il Centro Onnicomprensivo Gallaratese. Il C.D.S. è favorevole all'apertura presso il Centro Onnicomprensivo anche di un liceo come realtà autonoma e che veda la presenza di ragazzi delle diverse Zone.

Al fine di agevolare la frequenza del Centro Onnicomprensivo il C.D.S. ha richiesto il potenziamento della linea 78.

Intervento del C.D.S. per garantire il funzionamento dell'Istituto per sordomuti messo in forse da questioni burocratiche.

Promozione di una prima serie di incontri con gli organi collegiali e i dirigenti delle scuole della zona al fine di raccogliere gli elementi che consentano al C.D.S. di formulare una seria e concreta programmazione che tenga conto delle aspettative e delle varie realtà della Zona.

LA REDAZIONE Venuta a conoscenza del grave incidente occorso al Consigliere Cantoni esprime allo stesso auguri di pronta guarigione.

• pag. 4 - milano 19 L'ATTIVITÀ NELLA SCUOLA DEGLI ABITANTI DELLA NOSTRA ZONA

UN CENTRO DI AGGREGAZIONE PER TRENNO E IL GALLARATESE

Un po' di storia...

Come è nato il Centro Comunitario di via Lampugnano

Tutto iniziò nel 1970 quando la vecchia scuola elementare di Trenno in via Lampugnano, 145 venne dichiarata non agibile non solo per la totale mancanza di impianti di riscaldamento e la carenza di aule causa l'aumento della popolazione scolastica di Trenno ma anche in previsione della costruzione di un nuovo complesso scolastico, scuola elementare più scuola media, in Via Matilde Viscontini.

Per un paio di anni i bambini del paese furono costretti a frequentare una scuola del quartiere Gallaratese, poi venne costruito il nuovo complesso esattamente dietro la scuola di via Lampugnano che risolse i loro problemi.

Nel frattempo il vecchio edificio costruito in pieno regime fascista rimase chiuso ed inutilizzato. Venne dimenticato fino all'autunno del 1973 quando si formò stabilmente sulll'onda della contestazione sessantottesca un gruppo di giovani che si diede nome «Circolo giovanile antifascista Trenno e Gallaratese» formato da circa trenta-quaranta ragazzi con età media di 17-18 anni che aveva individuato nella mancanza di luoghi di ritrovo comuni una delle cause della disgregazione fra le masse giovanili.

I ragazzi che frequentavano il circolo abitavano tutti a Trenno e al Gallaratese, alcuni di loro svolgevano attività politica nel Movimento Studentesco (M.S.) ed essendo i più preparati condizionavano le prese di posizione politiche del gruppo.

Il loro problema era la mancanza di un punto di aggregazione dove trovarsi tutti insieme per discutere, fare politica ma anche ballare e divertirsi. Nacque perciò l'idea di utilizzare la vecchia scuola di via Lampugnano come luogo di ritrovo per tutti gli abitanti del Gallaratese e di Trenno.

Per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema, il Circolo Giovanile decise, nel febbraio 1974, di montare per alcuni giorni una tenda a Trenno in piazza Rosa Scolari con lo scopo di coinvolgere gli abitanti del paese e di rendere a tutti pubblico questo loro problema.

Momento culminante di questa campagna per il recupero al suo ruolo sociale della scuola elementare fu lo spettacolo tenuto gratuitamente a sostegno dell'iniziativa da Nanni Svampa e Lino Patruno nell'aprile 1974 a cui parteciparono circa seicento persone.

Fino ad allora i partiti politici erano rimasti su posizioni abbastanza attendiste senza andare

dalla prima pagina

VIA GIANICOLO

al di là di affermazioni generiche ma il successo dello spettacolo e il seguito avuto dalla proposta dei giovani stimolò la loro iniziativa.

Così si arrivò il 20 settembre 1974 ad una vera e propria assemblea di occupazione dove il partito comunista, il partito socialista, la democrazia cristiana, il comitato popolare di Trenno, alcune società sportive, il Gruppo Sirio, l'Associazione nazionale Partigiani d'Italia ed ovviamente Movimento Studentesco e Circolo Giovanile si pronunciarono nettamente per l'occupazione immediata della scuola di via Lampugnano.

All'assemblea aveva partecipato un assessore comunale, il socialista Tortoreto ed era stato deciso di passare la gestione della scuola al Consiglio di zona che formò un comitato di gestione con durata annuale alla cui presidenza venne nominato l'attuale consigliere di zona per il P.C.I. Silvia Cortella.

Nel comitato di gestione erano presenti tutte le forze politiche che avevano partecipato all'occupazione ma la solidarietà nata dalla lotta per l'utilizzo della scuola durò poco, nel febbraio del 1975 si verificarono divergenze al suo interno fra chi voleva fare della scuola un centro sanitario (D.C.), chi voleva diventasse principalmente sede di partiti politici (P.C.I.-P.S.I.), chi voleva una gestione sociale (PCI-PSI-DC) o assembleare (MS) della scuola.

Così il Centro Comunitario di via Lampugnano, questo era il nuovo nome della vecchia scuola di Trenno, divenne sede di diversi partiti: un'aula venne assegnata alla sezione Luglio '60 del PCI, una al PSI, una alla DC, due al circolo giovanile, una al gruppo Sirio e una all'ANPI.

Nell'aprile del 1975 la Democrazia Cristiana che per altro non aveva sufficienti quadri politici per gestire una nuova sezione, veniva letteralmente buttata fuori dal Centro Comunitario dai giovani del Circolo a causa dell'acuirsi della lotta politica a livello nazionale. Questo fatto fu sottovalutato dalle altre forze politiche e preso poco in considerazione anche perché la DC utilizzava raramente la sua nuova sede nel Centro Comunitario.

Questo fu solo un precedente ad altri atti di violenza e di sopraffazione che avvennero successivamente e che furono ben più gravi.

Nel frattempo, passate le elezioni amministrative del 1975, con l'avvicinarsi dell'estate il Circolo Giovanile subì un momento

Arriva la speculazione

tamento un bene che in pratica ha un valore assai scarso e lo sfratto. Minaccia che la proprietà ha reso ancor più drammatica approfittando della mancanza di contratti di locazione che non ha mai voluto stipulare e denunciando per occupazione abusiva (da 20 anni? n.d.r.) tutti gli inquilini.

Una risposta a questi ultimi atteggiamenti della proprietà vuole essere appunto la ricostruzione del circolo immigrati pugliesi, che intende sensibiliz-

di riflusso dopo la spinta iniziale di lotta. La mancanza di sbocchi concreti e probabilmente la carenza di scelte di fondo portarono la maggior parte dei giovani meno politicizzati ad una crisi di sfiducia che si concluse con la mancata riorganizzazione del circolo nell'autunno successivo.

È doveroso ricordare che le uniche presenze stabili dall'occupazione fino al luglio del 1977 furono quelle dell'ANPI e della sezione Luglio '60 del PCI che proseguirono la loro attività anche durante i mesi invernali nonostante che il Centro Comunitario fosse privo di riscaldamento, con un impianto elettrico scadente e con il tetto che faceva acqua.

Nella primavera del 1976 il Circolo Giovanile si riorganizzò ma su basi diverse da quelle con le quali si era formato due anni prima. La politicizzazione diventava elemento base del gruppo che era formato non solo da giovani del Gallaratese ma anche e forse soprattutto, da elementi che provenivano da altre parti della città.

Subito si distinsero due anime nel gruppo di giovani,: quella legata ancora al Movimento Lavoratori per il socialismo (MLSquesta sigla è il nuovo nome del Movimento Studentesco) e quella vicina alle posizioni della nascente Autonomia Operaia. Entrambe si scontrarono subito, in occasione della campagna per le politiche del 1976, con la prassi portata avanti dalle sezioni del PSI e del PCI.

Elementi di Autonomia Operaia arrivarono a gesti di intolleranza quali minacce a militanti comunisti, distruzione sistamati-

ca dei manifesti di altri partiti ed organizzazioni politiche ecc.. Nel Centro Comunitario iniziò ad entrare la droga che fino ad allora era stata sistematicamente bandita e che portò il Circolo Giovanile a dividersi nettamente in due con la secessione degli elementi di Autonomia Operaia che formarono un nuovo circolo. Questo nuovo circolo ebbe sede sempre all'interno del Centro Comunitario ed era completamente distaccato anzi in netta contrapposizione all'originario gruppo di giovani che ormai era decisamente legato, o meglio, interamente formato da militanti dell'MLS.

Le relazioni fra i due gruppi di giovani andarono sempre più peggiorando anche per la diversa posizione rispetto al problema della droga sulla quale vennero organizzate manifestazioni di denuncia, arrivando anche a scontri di carattere fisico.

I rapporti con la sezione Luglio '60 del PCI che era l'unico partito che usava ancora i propri locali per fare politica attiva, peggiorarono e dagli scontri verbali si arrivò ai furti di materiale usato per la costruzione degli stands del festival dell'Unità fino alla totale distruzione il 7 luglio 1977 dell'aula adibita a sezione del partito. Devastazione completa ed asportazione totale del materiale ivi contenuto.

Per il fatto è stata sporta denuncia contro i «soliti ignoti" ma non si è arrivati a nulla; in ogni caso da allora la sezione Luglio '60 non ha più sede e ciò le ha creato grossi problemi di carattere organizzativo. Il Centro Comunitario di Trenno dal luglio 1977 divenne cosi

patrimonio incontrastato di gruppi di extraparlamentari, in particolare dell'area di Autonomia Operaia.

Da una proposta di un suo uso sociale si era così arrivati a poco a poco ad una monopolizzazione completa che non lasciava alcun spazio a chi era al di fuori del gruppo di giovani che di fatto controllavano la vecchia scuola di Trenno.

A tutto ciò rimane da aggiun-. gere che le condizioni del Centro Comunitario peggioravano per la totale assenza, dopo il 1970, di opere di manutenzione e per la mancanza di senso civico con cui venivano trattate le strutture comuni da chi frequentava abitualmente i locali.

Venne. così deciso dal Consiglio di Zona una sua ristrutturazone in quanto si considerava assurdo lasciare dei locali inutilizzati in un quartiere dove mancavano completamente servizi sociali e luoghi di ritrovo comuni. I lavori iniziarono nel maggio 1978 e tuttora proseguono; il loro termine è previsto nella primavera del 1979.

Non è stato ancora deciso definitivamente da parte del Consiglio di Zona come sarà riutilizzato il Centro Comunitario di via Lampugnano ma una cosa è sicura: se sono stati commessi errori di miopia politica da parte dei partiti questi non si verificheranno più. Il Centro Comunitario deve essere assolutamente recuperato al sociale ed è tempo che il Consiglio di Zona affronti in maniera concreta il problema formulando un regolamento per la sua utilizzazione e la sua gestione. I cittadini lo stanno aspettando.

Luciano Zagato

zare sul grave problema i cittadini tutti e gli amministratori pubblici, in primo luogo l'amministrazione comunale, cui ricorda che già esiste il finanziamento per la ricostruzione degli stabili di via Gianicolo e che l'iter burocratico è già concluso. Ora tutto è fermo sin dall'8 marzo, inspiegabilmente, al CIMEP che deve rimettere la pratica al Comune di Milano per renderla esecutiva. Cosa si aspetta?

milano 19 - pag. 5

Per un modo nuovo di governare

Il nostro giornale sin dalla sua nascita si è posto l'obiettivo di favorire la partecipazione dei cittadini al governo di questa porzione di Milano, la Zona 19, e quindi, di riflesso, della città stessa, di cui la nostra zona è parte integrante.

Per questo abbiamo cercato di fare un' giornale il più possibile semplice, vivo, genuino, di facile lettura, attraverso il quale i cittadini possano scrivere e leggere dei loro problemi, delle realtà in cui vivono ed operano (il caseggiato, la strada, la piazza, il quartiere, la zona, il posto di lavoro, la scuola e via dicendo) e di realtà più vaste, che si estendono anche oltre la zona e la città stessa, con un linguaggio comprensibile per tutti. In questo modo pensiamo si possa favorire la partecipazione, che sarà tanto maggiore quando più ci si sentirà parte attiva dei fatti e della discussione. Non parte passiva, che sente parlare dei propri problemi, delle proprie aspettative da altri, da addetti ai lavori spesso inclini ad usare un linguaggio professionale, comprensibile soltanto per loro o per altri addetti ai lavori.

Sui risultati sin qui raggiunti nella direzione dell'obiettivo che ci siamo posti possiamo dire di essere soddisfatti soltanto in parte. Difatti se per quanto riguarda i grandi temi (quali la scuola intesa più come istituzione che nella realtà dei singoli istituti, la convivenza civile, la questione femminile, i problemi degli anziani, dei giovani, dei lavoratori, dei disoccupati, ecc.) possiamo dire di essere riusciti ad avere la collaborazione di diversi cittadini di varia formazione politica e culturale, dobbiamo anche dire che tale collaborazione è stata più limitata per quanto riguarda temi più immediati, più strettamente legati alla vita della zona, alle carenze dei suoi servizi, che senza dubbio ci sono, alle esigenze ed alle aspettative dei suoi abitanti.

Forse tale minore collaborazione deriva da una certa sfiducia circa la possibilità di scrivere ai giornali lettere, cui spesso seguono soltanto una risposta del direttore o di un redattore che esprimono il loro giudizio e, magari, la loro solidarietà.

Abbiamo perciò voluto tentare una strada diversa creando questa rubrica, "Il cittadino domanda", nella quale pubblicheremo (pur che siano firmate anche se, su motivata richiesta degli scriventi,, si potrà omettere la firma sul giornale) tutte le domande che ci perverranno dai cittadini, impegnandosi a sollecitare la risposta da parte di coloro cui saranno rivolte.

Non possiamo sin da ora prevedere quale successo possa avere questa nostra iniziativa, molto dipende da quanti cittadini ci scriveranno e dalla disponibilità da parte dei destinatari delle domande a rispondere.

Tra qualche tempo ci riserviamo di verificare quanto successo ha avuto o non avuto questa nostra rubrica, che vuole essere un nostro contributo per un modo nuovo di governare la città.

La Redazione

Il cittadino domanda Ä Il cittadino domanda Ä Il cittadino d

Uncapolinea scomodo

Alcune domande ai dirigenti dell'ATM ed all'assessore ai trasporti a proposito del nuovo capolinea delle linee extraurbane in piazzale Lotto

Siamo un gruppo di pendolari che abitiamo a Magenta ed in altri paesi della zona e che da anni veniamo ogni giorno, con gli autobus dell'ATM, a Milano a lavorare per poi tornare a sera a casa nostra con gli stessi mezzi.

Da tempo immemmorabile questi autobus avevano il loro capolinea in piazzale Baracca, lungo la circonvallazione delle vecchie mura spagnole, in una posizione ormai diventata centrale e ben servita dai mezzi pubblici.

Dal 3 luglio scorso, con una decisione che alcuni ci dicono maturata dopo due anni di discussione, hanno spostato il capolinea in una posizione più periferica, in piazzale Lotto. Intendiamoci, vogliamo precisare subito che questa nostra protesta non deriva per nulla dal fatto che

con questo fermarci al periferia ci sentiamo emarginati od altro. Comprendiamo benissimo le ragioni di tale decisione, togliere da strade già congestionate dal traffico il transito di questi grossi autosnodati, che ostacolano la viabilità e che a loro volta vengono ostacolati dalla circolazione di tanti altri mezzi, specie nelle ore di punta, quelle che più interessano noi lavoratori. Anche la scelta del posto dove sistemare il nuovo capolinea ci sembra indovinata. Piazzale Lotto è ben servito dai mezzi pubblici, c'è una stazione della Metropolitana, c'è un capolinea della circonvallazione 90-91, ci sono fermate di altre linee automobilistiche urbane che consentono di raggiungere abbastanza agevolmente e celeramente qualsiasi punto della città.

Difatti al nostro arrivo al mattino non ci sono problemi. Scendiamo dall'autopulmann interurbano, saliamo su un mezzo urbano e riusciamo, in genere, a raggiungere il nostro posto di lavoro in un tempo forse inferiore a quello di quando la fermata era in piazzale Baracca.

I guai cominciano alla sera, quando si torna a casa. Qui in piazzale Lotto c'è soltanto la fermata dei pulmann, nel senso che ci sono soltanto i cartelli della fermata, ma mancano una panchina su cui sedersi in attesa del proprio mezzo, una pensilina sotto cui ripararsi dalla pioggia, un qualsiasi riparo dal freddo che in questa stagione va sempre più aumentando. Forse in estate, in questa lunga estate che si è protratta fino alla fine di settembre il problema non si era

fatto sentire in tutta la sua serietà. Si pensava forse che le intemperie sarebbero venute si, ma chissà quando. Invece eccole qui all'improvviso, in questi primi giorni di ottobre con la pioggia che ci lava, che ci costringe a compiere gimkane per evitare di ricevere qualche bacchetta di ombrello negli occhi, con qualche ombrello che ci scola l'acqua gelida giù per il collo, con i piedi a mollo nelle pozzanghere.

Non pensiamo che tutto ciò possa giovare alla nostra salute e se si pensa che in tali condizioni potranno aumentare tra noi le possibilità di malattia rispetto alle medie normali e pertanto di assenza dal lavoro si potrebbe forse calcolare quale danno economico questa mancanza di ripari possa arrecare.

Certo, qualcuno potrebbe suggerirci di rifugiarci nel bar di fronte alla fermata; ma, a prescindere che tale bar è molto piccolo, vi sembra giusto imporre a dei lavoratori la spesa di una consumazione per ripararsi dalle intemperie?

Ora, signori dirigenti dell'ATM e signor assessore ai trasporti, vogliamo porvi una domanda. Non sarebbe possibile costruire delle pensiline, meglio se chiuse da tre lati, o sistemare delle strutture prefabbricate di ferro e vetro, come ce ne sono a diverse fermate dei tram o degli autobus urbani al capolinea della linee extraurbane di piazzale Lotto?

Forse ci avevate già pensato e state già provvedendo, ma vi preghiamo di far presto perché qui piove e fa freddo.

Un Gruppo di Pendolari (lettera firmata)

Handicappati: un problema sociale

Innanzitutto bisogna dire che oggi l'handicappato non vive più quella emarginazione totale dalla società di cui soffriva negli anni addietro; la lotta e la tenacia di uomini, forze sociali e politiche hanno portato ad un cambiamento della considerazione di questi esseri cosi sfortunati e si è operato per assicurare loro un inserimento, anche se ancora non totale, nella società dei così detti «normali».

Lo sforzo sin'ora fatto permette di sottolineare che non si è operato a livello individuale o di qualche singolo caso, ma a livello generale,' cercando di sensibilizzare tutta l'opinione pubblica perché vi siano delle reali prospettive di inserimento sia nella scuola che nel mondo del lavoro inteso come lavoro produttivo e non.

Le scuole pubbliche hanno aperto le porte agli handicappati anche a livello universitario e le nuove leggi ne regolamentano l'inserimento.

L'esperienza degli anni passati ha chiaramente dimostrato e denunciato i limiti delle «scuole speciali», e si è notato come II bambino handicappato abbia

più possibilità di apprendimento e di socializzazione vivendo con i bambini «normali», e osservando il loro comportamento nel lavoro di gruppo: ne consegue quindi una maggiore possibilità di un più rapido sviluppo psicomotorio e psicofisico, nonché intellettivo.

Con questo non si vuol dire di aver risolto tutti i problemi dello studente handicappato; si è fatto molto, ma c'è ancora molto da fare in quanto bisogna garantire strutture adeguate e personale specializzato che sono ancora insufficienti nelle scuole pubbliche.

Il problema più grosso però sta nell'inserimento nel mondo del lavoro e quindi occorre che quelle forze sociali e politiche che hanno operato per ottenere l'inserimento dell'handicappato nella scuola, si facessero promotrici di altre iniziative e lotte finalizzate all'apertura del mondo del lavoro all'handicappato. Per ottenere ciò occorre soprattutto una forte spinta dal basso: e cioè che tutti i cittadini si associassero alle forze socio-politiche e sindacali e si facessero carico di garantire all'handicappato la

possibilità di essere autosufficiente almeno sul piano economico. Parecchie mansioni possono essere svolte anche dall'individuo colpito da handicap, ad esempio nelle fabbriche la lavorazione a catena può essere effettuata anche stando seduti su di una sedia a rotelle, come pure il lavoro a banco d'ufficio; il cieco può dare la sua opera come centralinista con ottimi risultati, ecc.. L'inserimento di questo tipo nel mondo del lavoro contribuirebbe senz'altro a dare a queste persone oltre ad una maggiore sicurezza, la coscienza di essere attivi e partecipi come tutti gli uomini. Non basta garantire l'istruzione e la cultura perché se questi esseri poi non hanno la possibilità di un vero inserimento nel mondo del lavoro, vorrebbe dire soltanto averli illusi in quanto saranno di nuovo emarginati, con la differenza che saranno più coscienti di essere emarginati perché si vieta loro di svolgere quel potenziale intellettivo e pratico che hanno appreso dalla scuola.

Per concludere dico che non basta aver tolto l'handicappato dal ghetto a lui riservato, soltan-

to per una parte della sua vita, per-poi ributtarcelo subito dopo; occorre e con urgenza, operare per dare a tutti gli handicappati la possibilità di occupare quel ruolo che spetta loro nella società e cioè un posto dove non si sentano degli assistiti o un peso inutile a carico della società: è dovere di ogni cittadino garantire all'handicappato quella dignità personale di cui gode ogni uomo «normale». Farsi carico ora di questo problema significa preoccuparsi e occuparsi dell'avvenire di migliaia di persone. Bisogna cominciare subito, in ogni posto di lavoro, specialmente là dove ci sia già la presenza dell'handicappato, a portare tutte quelle idee e suggerimenti atti a distruggere quell'enorme baratro esistente fra il «normale» e l'«anormale».

La presente, oltre ad essere una veloce panoramica del problema, vuole essere un invito a tutti i cittadini perché ognuno si faccia carico di conoscere e adoperarsi per la soluzione dei tanti problemi che affliggono l'handicappato. Il genitord dl una bimba handicappata

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A proposito di una lettera aperta

Nel numero scorso avevamo pubblicato una lettera aperta diretta al Consiglio di Zona. Pubblichiamo ora la risposta del presidente del Consiglio di Zona

Milano, 2.10.1978

Alla redazione di «Milano 19» e alla redazione di «Il Bollettino Parrocchiale»

Egregi signori direttori, ho letto con estrema attenzione la «lettera aperta al Consiglio di Zona 19» che è comparsa sui loro periodici nello scorso numero (Milano 19, settembre n. 18 pag. 12; Bollettino Parrocchiale settembre-ottobre 1978, n. 9-10 pag. 6) a firma Remo Dominicis. Desidero rispondere, sia nella

Futura stazione della MM di via Borsa

ancora allora non visitata nelle pieghe della sua vita (sociale, culturale, politica) e ancora ricca del fascino delle strade vecchie del centro o dei prati della periferia, dei vicoli del «Brera» e della «Bovisa». Quella cronaca a molti che qui hanno passato gli ultimi dieci anni penso abbia perlomeno ricordato esperienze, gioie, frustrazioni e ancora gioie. Ho ricordato certamente l'arroganza di alcuni assessori che sul finire degli anni '60 consideravano il

vengano ai cittadini del Gallaratese, non accade perché esiste qualche assessore sadico, che «vuole, fortissimamente vuole» infliggere disagi e punizioni. Ci sono disagi come quindici anni or sono c'erano in corso Buenos Ayres per la costruzione della Metropolitana. Posso però essere d'accordo che qualche accorgimento particolare si possa attuare; soprattutto perché il tempo passato dall'epoca di corso Buenos Ayres è stato anche esperienza, e l'esperienza - la

Remo - che non si sia comunicato alle famiglie del Gallaratese i motivi dei ritardi, ecc. In questo si sbaglia: infatti dallo scorso mese di aprile la Commissione Scuola del Consiglio di Zona ha affrontato il problema con l'Amministrazione provinciale, si sono tenuti incontri a livello tecnico, a livello politico e anche di chiarimenti con i genitori, sia in Consiglio di Zona, sia nell'Aula magna del Vittorio Veneto con un'assemblea dei genitori indetta dal Consiglio di Zona. Ai primi di agosto personalmente, in qualità di presidente del Consiglio di Zona, ho comunicato a tutte le scuole medie della zona, allegando copie della corrispondenza intercorsa con l'Amministrazione provinciale, dello stato di avanzamento dei lavori e degli impegni, i quali sono stati mantenuti almento per il 90%. Un particolare: ricordo, dal momento che lo si vuole ignorare, che la competenza specifica dei lavori dipende dall'assessorato ai Lavori Pubblici e non da quello all'istruzione.

sistemare la questione). L'impegno del Consiglio di Zona e dell'Amministrazione c'è e in questi giorni sono in corso riunioni per risolvere il problema.

4) Strutture religiose. «Che; fa il nesci eccellenza?» Lei sa che tra giugno e luglio la Commissione pianificazione e poi il Consiglio di Zona hanno a lungo trattato con i parroci di S. Romano sulla questione della terra (più grande, più piccola, ecc.) e del progetto (modulo e no, ecc.). Si è operato in accordo con Don Giovanni e Don Renzo, perché il Consiglio di Zona è il Consiglio di Zona di tutti i cittadini della zona, né in esso - nelle sue decisioni si fa del gratuito e demagogico anticlericalismo. Dove si vuol andare con le sue proteste e lamentele?

Centro onnicomprensivo

mia veste di presidente de! Consiglio di Zona 19, e anche - mi sia concesso - come cittadino del quartiere Gallaratese, che esattamente tredici anni or sono, proprio come oggi, vi sbarcava con la propria famiglia. Ero uno dei tanti fortunati che avevano avuto in assegnazione un appartamento dello IACPM e con gioia, ma anche con nostalgia per il mio «Mac Mahon» e per il mio «Villapizzone», venivo ad abitare nel «quartiere nuovo» che sarebbe diventato «autosufficiente«; nel quartiere - si diceva in luoghi che non erano qui tra noi, ma altrove - in cui la vita si sarebbe consumata in mezzo alla tranquillità, al verde, alla pace. Era il 2 ottobre del 1965. Non voglio ora ricordare che cosa è successo dopo. La storia l'ho scritta per Milano 19; non proprio una storia, meglio una cronaca dal di dentro, vista anche un poco con gli occhi di quel ragazzo che a 13 o 14 anni veniva in mezzo agli orti di qui a fare il bagno, nudo, nel torrente Merlata; si passava così la parte d'estate più calda, come tutti i figli di operai, alla ricerca di un poco di fresco; magari poi rubando le carote dalla terra grassa di qualche orto non ben recintato, lavarle nell'acqua del torrentelimpida, fresca - e mangiarle avidamente. O ancora vedendo queste strade con gli occhi del ricordo del giovane che veniva qui, tra la collina del San Siro e le 'ive dell'Olona, con la prima ragazza, tremanti tutti e due ma con la testa e il cuore pieni di amore per gli altri uomini e per la città che li conteneva; Milano,

«Gallaratese» l'ultima frontiera, una sorta di «Far West» dove era necessario piantare i simboli della civiltà (magari con convenzioni fatte con nobili lombardi, proprietari terrieri, al solo scopo di permettere accumulazioni di capitale e consentire un «reale e concreto» sfruttamento di quel popolo che ha bisogno di casa come di pane da mangiare): non lo vorrei fare, ma papa Giovanni Paolo l°, proprio 10 giorni or sono, prendendo possesso della Diocesi romana con molta umiltà e sorridendo «amore» a quel popolo romano tanto caro a San Paolo, dava una interpretazione attuale al motto evangelico di «dare la giusta mercede agli operai»... Usiamo anche noi del Gallaratese questi termini ed allora il discorso, ia filippica di don Remo Dominicis non ha senso.

O se ha senso lo ha perché anche nel suo discorso - nella paura della neve - c'è non solo ribellione, ma anche amore. O forse sbaglio?

E chi non ricorda la notte dell'Il giugno 1971, quando nell'assemblea più grande mai vista in Milano ci è stato detto che quanto chiedevamo non era la luna, ma il nostro diritto di cittadini, non del Gallaratese, ma di Milano, dell'Italia?

Ho voluto, prima di entrare nel merito delle richieste contenute nella lettera aperta, dire queste cose, fare queste considerazioni. Mi sembra che servano a farci diventare tutti uguali, tutti con uguali diritti e doveri nei confronti degli altri, cioè della società. Ma passiamo alle risposte.

1) Penso che se alcuni disagi

pratica - vale più della grammatica. Abbiamo chiesto alla società per la MM ed agli assessori competenti di intervenire sia per via Falk e via Borsa, sia per piazza Bonola.

2) Onnicomprensivo: proprio oggi ha cominciato ad essere abitato dagli studenti degli istituti medi superiori; i lavori relativi ai servizi del complesso sono in fase di ultimazione. Ma il problema è quello - secondo don

3) Centro primario e servizi previsti dal P. P. Rileviamo anche noi alcuni ritardi che non dipendono dalla volontà né del Consiglio di Zona, né dellrAmministrazione comunale. Sia la variante del P. R. G. sia il Piano Particolareggiato del Gallaratese sono stati oggetto di tutte le formalità e sostanzialità previste dalla legge (forse non si sa che negli anni '60 la allora giunta di centro-sinistra costruiva il Gallaratese non ottemperando quanto la legge prevede sia fatto; risultato che metà qualtiere - la parte più antica - è ancora costuito fuori legge, su quei prati e quegli orti che prima ricordavo e sono proprio le varianti volute dalle lotte e da lei stigmatizzate a

Penso di aver risposto alle domande più significative che sono state poste. Mi resta ancora da dire questo: protestiamo, lamentiamoci, stimoliamo volontà e fantasia degli amministratori e dei cittadini di buona volontà. Ma soprattutto partecipaiamo. Non bastano le prediche dai pulpiti e dai balconi, quando poi non si conosce bene la storia e la si classifica solo in chiave militare (quante battaglie, quanti uomini, come disposti) o scacchistica. Qui gente che non aveva studiato più di quanto ai figli degli operai era consentito ha voluto partecipare, ha gridato fratellanza, solidarietà, "amore», non odio, ribellandosi alla segregazione e allo sfruttamento. Sono quelli del Comitato popolare. del sindacato inquilini, dei partiti popolari (P.C.I., P.S.I., D.C.). E ora lei li vuole condannare dal pulpito solo perché per far nascere un bambino occorrono sempre due persone e poi nove mesi? Con cordialità.

milano 19 - pag. 7
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI ZONA RISPONDE Piazzale Bonola, dove sorgerà la nuova chiesa di S. Romano

LelTerèa

Lettera di un consigliere D.C.

Milano, 5 Ottobre 1978

Spett. Redazione di "MILANO 19"

Ricevo da "MILANO 19" (anno 2° n. 18), nella cronaca relativa alle prime sedute del nuovo Consiglio di Zona 19, alcune inesattezze dovute probabilmente alla sommarietà con cui vengono riportati gli interventi dei gruppi politici in merito alle dichiarazioni programmatrche del Presidente Pasquini.

Ovviamente non intendo soffermarmi sull'opportunità da parte vostra di un maggior approfondimento di alcune notizie che, tra l'altro, migliorerebbe la qualità dell'informazione.

Molte volte però le schiavitù, dovute Prevalentemente allo spazio e al tempo, peggiorano un servizio generalmente di buon livello.

Non avendo, del resto, la presunzione di insegnare niente a nessuno: mi atterrò ai fatti.

Mi riferlsccrctriTttwe a quella parte dell'articolo "Rispondere alle esigenze dei cittadini" nel quale si riassumono le osservazioni della Democrazia Cristiana sul programma del Consiglio di Zona.

Avendo dovuto, nella seduta del 7 Settembre u.s., esporre il pensiero del mio Partito vorrei puntualizzare quanto segue:

COMITATO CONTRO LA VIOLENZA

Il dissenso con i partiti di sinistra non si limitava logicamente all'uso dell'aggettivo "anti-fascista" nella denominazione del proposto comitato. Un grande Partito democratico e popolare come la Democrazia Cristiana, anche per non rinnegare i valori nati

n'Alano 19

dalla Resistenza, non può permettersi il lusso di disquisizioni lessicali. A nostro avviso il localizzare il terrorismo solo in alcuni settori pseudopolitici, oltre che diminuire irrimediabilmente l'efficacia di qualsiasi pur lodevole iniziativa, costituisce una evidente incapacità a comprendere la storia recente del nostro Paese. Ciò non esime del resto le forze politiche e sociali dal ricercare anche le più profonde motivazioni della violenza, senza per questo legittimare alcuna giustificazione, ma per prevenire questo inquietante fenomeno e, ove ciò non fosse più possibile, energicamente reprimerlo. Appunto per questo il gruppo DC proponeva di demandare la soluzione del problema alle segreterie politiche della zona, in quanto il Consiglio di Zona (organismo di decentramento amministrativo) non poteva istituzionalmente varcare i limiti di una modesta azione promozionale.

IMPIANTI SPORTIVI Mentre è vero che lo scrivente intervenne per sollecitare la realizzazione di un impianto sportivo polivalente, aggiungeva anche che, qualora motivi di carattere finanziario avessero ritardato oltre il ragionevole la sua costruzione, il Consiglio di Zona non avrebbe potuto disattendere oltre la richiesta delle società sportive e avrebbe dovuto concedere loro le aree necessarie con diritto di superficie, dotando così la zona di strutture indispensabili. Ringrazio per la cortese ospitalità.

ALDO MARTELLOSIO Consigliere di Zona della Democrazia Cristiana

A pagare devono essere sempre i lavoratori?

Milano, 11-10-'78

Egregio Direttore, Le scrivo questa lettera per esporre il mio problema. Nel maggio del 1976 mia figlia è stata ricoverata per 31 giorni all'ospedale Luigi Sacco per una epatite virale; allora aveva 18 anni ed essendo maggiorenne, non iscritta ad alcuna scuola e disoccupata non usufruiva più secondo la legge,di assistenza sanitaria. Non avendo provveduto ad iscriverla ai ruoli regionali, anche perchè non conoscevo l'esistenza di tale forma di assistenza, mi sono trovato dopo il ricovero a dover pagare l'assistenza da lei ricevuta per un totale di 775.150 lire. Per questo mi rivolgo alla regione che dopo aver esaminato il mio modulo 101 mi ha mandato il conto da pagare. Ora mi chiedo: è giusto che un lavoratore dell'Alfa Romeo che ha un reddito annuo che potete immaginare con una figlia in età scolare, una moglie a carico ed una seconda figlia allora disoccupata ed ora con un contratto a termine alle Poste debba pagare una tale cifra per una assistenza che ad ogni cittadino deve spettare?

Bisogna anche tener conto delle condizioni economiche di chi fruisce di tale assistenza; certo non ho iscritto mia figlia alla mutua regionale ma perchè farmi pagare così tanto? La Regione ha vincolato il rimborso delle spese ospedaliere al mio reddito o non tiene conto delle condizioni eco-

nomiche di chi si trova in questa situazione? Perchè è stata approvata una legge regionale così ingiusta?

Ho scritto questa mia lettera perchè spero che possa servire a qualcun altro che si trova nelle mie condizioni.

Ora sono costretto a pagare questa cifra. La trovo ingiusta perchè siamo sempre noi lavoratori a dover coprire le spese dello Stato e degli enti locali mentre ci sono evasori fiscali contro cui si fa poco o nulla. Ringrazio per l'ospitalità.

Franco Pesci

AVVISO Al LETTORI

Abbiamo ricevuto un'interessante lettera di un inquilino dello IACP su presunte inadempienze e scorrettezze compiute da dipendenti dell'istituto. La lettera però aveva il difetto di essere anonima. Prenderemo in considerazione la sua pubblicazione solo se chi l'ha scritta ci comunicherà il suo nome.

Cogliamo l'occasione per ricordare a tutti i lettori che articoli e lettere non firmati non verranno pubblicati. Qualora lo scrivente per validi motivi non ritenga opportuno far apparire il suo nome potrà chiederne l'omissione e la sua sostituzione con uno pseudonimo. In ogni caso la redazione deve essere in possesso di una copia originale dello scritto con firma autografa.

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100 e più sostanze nutritive nel latte fresco

Tante sono le sostanze nutritive contenute nel latte fresco, anche se il più delle volte vengono elencate solo le più importanti per quantità e valore nutritivo.

Che il latte sia "il re degli alimenti" non deve meravigliare, se si pensa che è l'unica sostanza nata come alimento per la continuazione della vita e che non ha altra ragione di essere nell'economia della natura.

Ma, questo primo ed importantissimo elemento della vita, l'unico vero alimento completo, è troppo spesso considerato semplicemente "un liquido bianco", ideale solo per bambini e malati. Contenendo tutti i principi nutritivi fondamentali (proteine, zuccheri, grassi, sali minerali e vitamine) in giusta proporzione, il latte fresco è indicato per tutte le

età quale importante integratore della dieta giornaliera.

Il consumo del latte fresco, però, deve essere accompagnato da piccoli ma precisi accorgimenti.

Innanzitutto il latte va tenuto in frigorifero (chiuso nella sua confezione, una volta aperto, e mai travasato in un recipiente che non sia sterilizzato): solo così può mantenere inalterate le sue preziose caratteristiche organolettiche.

C'è poi un'operazione, tanto diffusa e radicata, da evitare: la bollitura. Questa operazione risulta inutile, poichè la pastorizzazione cui è stato sottoposto il latte lo rende già sicuro.

Dunque il latte chiede pochi ma precisi accorgimenti e in cambio dà molto.

Un litro di latte contiene un valore proteico pari

a: 190 g di carne di manzo, 6 uova di gallina, 180 g di prosciutto crudo, 350 g di pesce (sarde), 120 g di parmigiano, ma costa molto meno.

Detto questo, va ricordato che il latte fresco, oltre che particolarmente indicato per la prima colazione, costituisce un'ottima bibita dissetante che può essere bevuta anche sotto forma di frappè o di frullati.

"Chi beve mezzo litro di latte fresco al giorno, ha bevuto metà della sua salute" affermano alcuni scienziati: non resta che seguire questo suggerimento.

del Latte di Milano

Circolo G Trevisani Sezione Scacchi pag. 8 - milano 19
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A cura dell'Ufficio Pubbliche Relazioni della Centrali' del Latte di Milano.
Centrale

IL GRUPPO SIRIO E LE SUE ATTIVITÀ

I 70 anni di una cooperativa

A Settembre è iniziato il nuovo anno sociale del Gruppo Sirio. Sono riprese le riunioni ogni Venerdl alle ore 21 a Trenno, presso la Cooperativa LA VITTORIA, per formulare un programma e svolgere le attività.

Per dare il via alla prima esigenza dei soci, quella culturale, si è organizzata per il 17/9 una gita a Bergamo, con la visita alla Cappella Colleoni e alla ricchissima collezione di dipinti della Pinacoteca Carrara.

La bella città pedemontana era già conosciuta da tutti i soci, ma non così lo erano gli autentici tesori d'arte conservati nella raccolta della Carrara, e la mattina è bastata appena per visitare velocemente le prestigiose sale. Una panoramica completa della pittura gotica e rinascimentale

sbocciata nella Lombardia, nel Veneto e in tutta la zona padana tra il quattordicesimo e di diciannovesimo secolo, si offre al nostro studio e alla nostra ammirazione. Si passa dai Bellini al Guardi, dal Lotto al Moroni, dal Pisanello al Longhi e al Piccio, e spiace dover tacere decine di nomi altrettanto grandi.

Le sale si susseguono nel settecentesco palazzo dell'Accademia, e il Gruppo Sirio si propone di organizzare una visita più approfondita, con una guida competente, in modo di apprezzare e comprendere maggiormente i valori artistici là racchiusi.

Per la Cappella Colleoni, e il complesso monumentale circostante, i soci si sono documentati e la visita è esauriente e di totale gradimento. Basterebbe la

preziosa facciata dell'Amadeo a giustificare l'inserimento di questo edificio funerario quattrocentesco tra i più bei monumenti italiani, ma anche l'interno ci offre affreschi del Tiepolo e di altri artisti del Settecento a completare la classica eleganza delle sculture scolpite dalla stesso Amadeo per il Condottiero bergamasco e per sua figlia Medea, che vi hanno l'ultima dimora.

Fuori, la città presta la sua Piazza Vecchia per una serie di festeggiamenti stagionali ai quali ci si associa con entusiasmo, invogliati dalle calde luci autunnaLa Domenica successiva, 24/9, il Gruppo Sirio è rimasto nella propria sede, a Trenno, dove ha organizzato con la Cooperativa LA VITTORIA un con-

Festa con i lavoratori dell'U NI DAL a S. Siro

Memori della solidarietà dei cittadini allorché erano in lotta per la salvaguardia del loro posto di lavoro i lavoratori dello stabilimento ex Unidal di via Silva vogliono porre in risalto la loro presenza nel quartiere stabilendo un più stretto rapporto con i suoi abitanti.

Dando il via ad una iniziativa, che non vuol rimanere isolata, la sezione del P.C.I. di tale stabilimento ha dato con entusiasmo la sua adesione alla festa per la chiusura della campagna per la stampa comunista e l'apertura del tesseramento organizzata dalla sezione Bottini dello stesso partito nella sua sede in via Monreale 19 a San Siro.

La collaborazione tra queste due sezioni comuniste, si sottolinea, non è alla prima esperienza. Infatti essa è stata validamente collaudata in occasione del Festival provinciale de l'Unità svoltasi nel settembre scorso al Parco Sempione a Milano, dove gli iscritti delle due sezioni hanno, gestito con successo gli stand della pasticceria.

La festa organizzata nella sede della sezione Bottini sarà aperta a tutta la cittadinanza e si svolgerà secondo il seguente programma:

Venerdì 27 ottobre ore 21 dibattito pubblico su 41 ruolo della stampa comunista nella lotta per il risanamento e il rinnovamento del paese», con la partecipazione del responsabile della commissione stampa e propaganda della Federazione milanese del P.C.I. Pagliarulo;

Sabato 28 ottobre, ore 19,30 cena e degustazione di torte preparate dai lavoratori dell'Unidal;

Domenica 29 ottobre, mattina diffusione straordinaria de l'U-

corso di pittura a premi, inserendolo nei festeggiamenti per il 70° anno di fondazione. Nel tipico cortile a ringhiere si è svolta durante tutta la giornata una vasta serie di manifestazioni artistiche, con musica e spettacoli, con l'intervento del Sindaco di Autorità cittadine.

I pittori del Gruppo Sirio hanno esposto i loro lavori, eseguiti sul tema «TRENNO OGGI» ed hanno invitato il pubblico dei visitatori a una maggiore attenzione riproponendo l'ormai tradizionale sistema delle schede.

C'è stata molta animazione per questa forma diretta di partecipazione, e anche questa volta si è notata la differenza tra il pubblico «giovane» aperto all'analisi e pronto ad esprimere giudizi e critiche, e un certo numero di «anziani« diffidenti, addirittura timorosi di compromettersi dichiarando le proprie preferenze, od opinioni, su ciò che era sotto i loro occhi.

Durante la giornata comunque sono state votate dal pubblico 240 schede preferenziali, mentre anche la Cooperativa riuniva una giuria che esprimesse una graduatoria di merito.

Questa giuria assegnava il Primo Premio alla pittrice Ornella Poncet, il Secondo Premio alla pittrice Irene Colombo, il Terzo Premio al pittore Marco Tagini e il quarto ex aequo ai pittori Carlo Squassoni e Mario Fiocco.

Una menzione particolare è stata assegnata al pittore Osan per i contenuti a carattere sociale dell'opera presentata.

Anche il pubblico assegnava le sue preferenze, con 35 voti, a Ornella Poncet, confermando la validità della composizione artistica che riproduceva un angolo di vecchie ringhiere con un gioco molto indovinato tra le corde tese tra le sbarre delle inferiate e i panni stesi ad asciugare. Il lavoro era eseguito a grafica, in bianco e nero.

Con un solo voto di differenza, 34, si è piazzata seconda Rosanna Bosoni, che ha ritratto una

contadina con (ampio cappello di paglia, su una soglia rustica. Tra Mario Fiocco, 30 voti, con «La cascina dei Colombini« e Irene Colombo, 29 voti, con una panoramica tra la vecchia e la nuova Trenno, la differenza è stata di un solo punto. Quinta si è classificata Esther Bruno di Lapiè che ha presentato un lavoro dedicato alla conosciutissima «Cassinetta» immersa nel verde dei suoi superstiti alberi.

Seguono gli altri lavori, tutti riproducenti di preferenza i rustici e gli angoli tranquilli di questa Trenno ormai stretta e minacciata dal cemento, ma che non deve sparire. In fondo, i pittori partecipanti a questo concorso non hanno fatto altro che dare una indicazione, mettendo sulle tele le emozioni e i gusti della stragrande maggioranza degli abitanti del Quartiere Gallaratese, che hanno caro questo nucleo abitativo incorporato e facente parte della sua zona. Qualcuno ne tenga conto.

Per il mese di Ottobre, il Gruppo Sirio ha il consueto appuntamento con l'esposizione di Piazzale Lotto «ARTEPIAZZA», da tenersi Domenica 1° Ottobre. Per la Domenica 8, si darà vita a una gita culturale a Mantova, in abbinamento con il Gruppo Biscione di Via Anfiteatro. È previsto un concorso di pittura, di fotografia e la visita ai monumenti artistici di Mantova, nonché una sostanziosa sosta gastronomica.

Il Comune di Settimo Milanese inoltre invita il Gruppo Sirio a una rassegna d'arte per i soci, da tenersi Domenica 15 Ottobre nelle sale municipali, con allestimento i giorni precedenti.

Intanto va prendendo fisionomia il progetto di celebrare il decimo anniversario di vita del Gruppo Sirio con una nuova edizione del Concorso «Click e Pennello», una uscita collegiale a Rivolta d'Adda e altre attività culturali di cui si darà tenpestiva notizia, anche tramite queste colonne.

nità, esposizione e vendita di torte preparate dai lavoratori dell'Unidal, ore 15 ballo liscio e giochi vari Durante tutta la festa, a partire dalla prima sera, sarà in funzione il bar.

Nelle foto alcune immagini dello stand della pasticceria gestito dagli iscritti delle sezioni del P.C.I. dello stabilimento ex Unidal di via Silva e della sezione Bottini al Festival provinciale de l'Unità.

Vi invita alle

XXII Olimpiadi,

L'A.R.C.I. MILANO, in collaborazione con ITALTURIST apre le prenotazioni per assistere alle XXII OLIMPIADI che si svolgeranno a Mosca nel 1980.

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SCHEDA DI PRENOTAZIONE Cognome Nome Via tel. Città

Cos'è

L'ARCI, Associazione di Cultura, Sport e Ricreazione, è un'organizzazione nazionale democratica, antifascista e unitaria che si ispira agli ideali della Resistenza e della Costituzione della Repubblica.

Principali campi di intervento sono: il teatro, il cinema, la musica, le arti figurative e tutto il campo delle comunicazioni visive, l'informazione, le attività educative e formative, la diffusione e la promozione delle conoscenze scientifiche, le attività ludico motorie e lo sport, lo sviluppo del turismo come servizio sociale, le attività ricreative e culturali di tutti i cittadini. (Dallo Statuto dell'ARCI).

Struttura di base dell'ARCI è il soldalizio, ossia un organismo che dà forma stabile alla volontà di un gruppo di persone associate per conseguire i fini indicati dallo Statuto.

II soldalizio può quindi avere caratteri assai differenti: può trattarsi di una semplice squadra di calcio o di un altro sport, come di una complessa polisportiva, di un circolo culturale come di un gruppo amatoriale, di un circolo scacchistico come di un gruppo teatrale di base.

Ciascun soldalizio è regolato al proprio interno dalla più ampia democrazia e le responsabilità sono elettive.

Si può aderire all'ARCI, o singolarmente tesserandosi all'Associazione, o in modo collettivo, fondando e dando vita ad una base associativa.

Strutture verticali dell'Associazione sono le articolazioni, dotate di propri organismi dirigenti, tra cui importanza particolare riveste l'UISP, articolazione

sportiva dell'ARCI, oltre all'ARCI CACCIA e l'ARCI PESCA, l'UCCA (Unione Circoli Cinematografici), l'ARCI SCACCHI e DAMA.

L'ARCI è dotata inoltre di un Centro per lo studio, la ricerca, la documentazione e la formazione (Ce.S.For.); di un Centro Programmazioni spettacoli (CPS), per l'elaborazione di proposte culturali nel settore delle comunicazioni di massa (corsi di musica, teatro e arti visive, organizzazione di feste popolari e di manifestazioni di alto livelli); di una Cineteca per la diffusione del film di qualità,--di impegno sociale e di ricerca.

L'ARCI è inoltre presente, con l'ENARS/ACLI e l'ENDAS, nel Comitato Interassociativo Circoli Aziendali (CICA), per il rinnovamento unitario dell'esperienza culturale, sportiva e ricreativa nei luoghi di lavoro.

La tessera ARCI, munita dell'apposito bollino annuale, dà diritto alle seguenti agevolazioni: Polizze assicurative automatiche (Unipol e Sportass): Assicurazioni infortuni (Unipol), a seguito di infortunio mortale del tesserato ARCI di ogni categoria e disciplina (premio a carico dell'associazione); Assicurazione infortuni (Sportass) per i casi di infortunio personale che possono accadere agii atleti, ai dirigenti e ai tecnici sportivi partecipanti agli allenamenti, alle gare, ai trasferimenti collettivi (atleti) e individuali (dirigenti). Questa copertura è riservata ai soci in possesso di tessera completa di bollino UISP o UISP Ragazzi (premio a carico dell'associazione).

Assicurazione RCT e Infor-

Polisportiva S. Leonardo G. 2

Settore Calcio

li, 6.10.78

tuni (Unipol) per l'assicurazione contro terzi e per gli infortuni nell'esercito delle attività venatorie e della pesca sportiva — questa coperte" è riservata ai soci in possesso di tessera completo di bollino ARCI CACCIA tipo A o B (premio a carico del cacciatore o pescatore).

Polizze assicurative facoltative (Unipol):

Integrano le garanzie precedenti e interessano sei rami diversi: cicluturismo, neve, pesca, cane del cacciatore, atleti e dirigenti dello sci, assicurazioni di manifestazioni sportive, turistiche culturali e ricreative (l'onere è a carico del socio o del soldalizio). SCONTI E FACILITAZIO-

NI:

Riduzione del 30% (con bollino AGIS) nelle sale cinematografiche convenzionate.

Riduzione del 30% nei teatri convenzionati.

Ingresso gratuito nei musei, gallerie, monumenti dello Stato (per visite collettive)

Riduzione fino al 30% negli stadi, palestre, piscine, campi sportivi, impianti di risalita gestiti convenzionati localmente; per gli spettacoli, rassegne, cicli cinematografici, manifestazioni culturali e sportive programmati dai soldalizi e dall'associazione.

Riduzione fino al 30% presso rivenditori convenzionati su: articoli sportivi, fotografici, di vacanza, campeggio, caccia e pesca, libri, dischi, ecc.

TURISMO

Con la ripresa delle attività, dopo il riposo estivo; la Polisportiva S. Leonardo G2 ha iniziato la sua partecipazione allo sport, con un entusiasmo che potrebbe essere preso a modello delle più vecchie e nominate Soc. sportive. Basti dire che ha già dato il via a 4 tornei quadrangolari per quattro categorie diverse di ragazzi dai 14 ai 18 anni: ha iniziato la preparazione con partite amichevoli per la categoria «Under 20; ha dato la stura al N.A.G.C. con ben 4 squadre (la più giovane di ragazzini di otto anni). Si noti bene che solamente al sabato i giovanissimi che sgambettano sul piano verde, superano i 120 effettivi, guidati dagli istruttori che sono i Genitori, amici o comunque appassionati convinti che, la miglior medicina per i mali della gioventù sia proprio questa. Un incontro con lo SPORT, con l'educazione, con il vivere sociale, questo è quanto desidera con il suo operato, fare la S. Leonardo. I programmi poi sono altamente ambiziosi. È dalla Polisportiva S. Leonardo che è stato gettato il seme del GRUPPO

SPORTIVO MILANESE «ANNI VERDI. associazione che unisce oltre 25 (per ora) Società Sportive di Milano e Provincia, che, seguendo l'impronta della Polisportiva, collaborano per rendere sempre più attuabile la volontà dei dirigenti di poter far di-

vertire, in un modo altamente educativo e sano, tutti i giovani che ne sentano il desiderio. Va tenuto nella più alta considerazione l'impegno di tutto lo Staff dirigenziale della Società, dal proprio Presidente: Giancarlo Ferrari, massimo entusiasta, a tutti i collaboratori. Tutti ormai sentono come un vero e proprio dovere utilizzare le proprie ore libere, togliendole a volte alla propria famiglia per un ideale che sicuramente ha dato e darà sempre di più i suoi frutti.

La Polisportiva inizia la sua attività, con questi effettivi:

5 squadre settore giovanile

4- 1 squadra integrativa circa novanta giovani

4 squadre settore N.A.G.C.

2 squadre integrative addestramento circa Centoventi ragazzi

ALTRE ATTIVITA in Palesfia

GINNASTICA CORRETTIVA

Presso la palestra scuola elementare ALEX VISCONTI ci sono ancora alcune possibilità di inserimento a chi necessita questa attività.

Quest'anno abbiamo dato la possibilità di fare ginnastica ai ragazzi dai 12 ai 16 anni 3 giorni settimanali

ATLETICA

Si reclutano ragazzi e ragazze dai 10 ai 16 anni per avviamento e preagonismo.

Per informazioni telefonare 3538305 al MARTEDÌ e VENERDÌ dalle 21 alle 23 orario di apertura della Sede di via Appennini, 41.

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Tramite i propri centri turistici in collaborazione con organizzazioni democratiche italiane ed estere, l'ARCI organizza viaggi, crociere, soggiorni in campeggi, alberghi, villaggi turistici, in Italia all'estero; scambi culturali nazionali e internazionali; viaggi di studio, ecc.

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Mimmo Santarpia via Tartini, 2 tel. 3762208 zona Affori

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CENTRO OLIMPIA GALLARATESE - C.O.N.I.

II Centro Olimpia C.O.N.I. Gallaratese organizza per l'anno 1978/79 i seguenti corsi di addestramento:

PRE-SCOLARE (M.F. 4-6 a.) - ARTISTICA (F.)

AVVIAMENTO ALL'ATLETICA (M.F.) - ADULTI (M.F.)

PALLAVOLO (M.F.) - BASKET (M.F.)

Le domande di iscrizione verranno raccolte fino ad esaurimento dei posti, seguendo l'ordine progressivo di presentazione, dal 1° Settembre p.v.

I corsi suddetti saranno diretti dal PROF. MONTEDURO ANTONIO

I corsi con frequenza bisettimanale si svolgeranno presso le palestre scolastiche Visconti-Borsa secondo il calendario scolastico (ottobre 78 - maggio 79).

KARATE

Maschile e femminile iscrizioni sempre aperte senza limitazioni di età. istruttori Fesika, sistema di autodifesa senza armi - Perfezionamento del carattere - Completa armonia tra le varie parti del corpo - Armonico equilibrio psico-fisico.

HATHA YOGA

Metodo di prevenzione - Cura della salute e del benessere del corpoPosizioni - Respirazione - Meditazione - Controllo del sistema nervoso - Norme di dieta e di igiene con metodo di ginnastica mirante alla cura del fisico e snellimento del corpo.

I corsi con frequenza bisettimanale si svolgeranno presso le palestre scolastiche Visconti-Borsa dal 18 settembre 78 - luglio 79, con buoni validi per lezione effettuata.

NUOTO C/O PISCINA CRAL SEA - AEROPORTO MILANO LINATE EST-NUOTO TRASPORTO CON PULLMAN da Via Appennini, 41 alle ore 16.45 - Ritorno per le ore 19,15 Via Appennini.

LEZIONI BISETTIMANALI (Martedì e Venerdi) dalle ore 17,30 alle ore 18,30 CON MASSIMO 15 ALLIEVI OGNI ISTRUTTORE SPECIALIZZATO F.I.N. QUOTE COMPRENDENTI: ASSICURAZIONE - TRASPORTO - ATTESTATO DIPLOMA FINALE - MEETING EST NUOTO.

30 LEZIONI L. 60.000

60 LEZIONI L. 83.000

I frequentatori dei corsi dovranno presentare un certificato medico attestante l'idoneità fisica all'attività sportiva prescelta, o del proprio medico curante o del Centro di Fisiologia Sportiva dell'Università (V le Tunisia 35 - Piscina Cozzi - Tel. 666.302).

Le iscrizioni ai corsi dovranno essere perfezionate presso la sede della Polisportiva Libertas Gallaratese segreteria;

Martedì 10-12 - 18-19,30 - 21-23 - Mercoledì 10-12

Giovedì 10-12 - 18-19,30 - 21,23 - Venerdì 10-12

Sabato 10-12 - 16-19 - Domenica 10-12

Tutti gli atleti/e potranno far parte delle squadre ufficiali della Polisportiva nelle varie branche di attività.

Per informazioni P/0 Polisportiva Libertas Gallaratese «1967» nei giorni e ore stabilite o telefondando al 35.39.101.

pag. 10 - milano 19
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Spesso Il cittadino, nei suoi Incontri-scontri con le Pubbliche Amministrazioni si trova Invischiato nei regolamenti interni dei vari enti od istituti con i quali l'organizzazione capillare e ramificata della Stato lo obbliga ad entrare in contatto.

Vien fatto di chiedersi, a volta, a cosa servano e cosa siano realmente, questi benedetti regolamenti, oggetto, molto spesso, a ragione, della nostra ira impotente.

Cos'è, intanto, un regolamento: è l'insieme organico delle norme fondamentali necessarie a garantire sia il corretto funzionamento dell'ente, sia l'uso dei diritti e dei doveri connessi con l'attività e i rapporti dell'ente con i cittadini e con le altre istituzioni pubbliche.

Il regolamento interno del nostro Consiglio di Zona, in particolare, deve regolare il funzionamento del Consiglio e i rapporti dell'ente con i cittadini della Zo-

na. Dovendo armonizzare II nostro regolamento con la nuova legge

8 Aprile 1976 n. 278 e la successiva normativa comunale che ha ridefinito la regolamentazione del decentramento e della partecipazione dei cittadini all'amministrazione del Comune, abbiamo colto l'occasione per una revisione totale dell'intera materia.

Del nuovo regolamento che viene in questi giorni presentato al Consiglio, mi sembra giusto illustrare, principalmente, gli aspetti connessi con la partecipazione dei cittadini, degli abitanti qualsiasi della Zona, alla determinazione delle scelte politico-amministrative che li riguardano.

Ampio spazio è dato, in primo luogo, all'Assemblea, che «rappresenta il principale strumento per il conseguimento delle finalità del decentramento», come è scritto nell'art. 3; Assemblea che può essere convocata, tra gli al-

L'impegno del gruppo socialista al C.d.Z.

Il programma che è stato presentato, e approvato a maggioranza, nella precedente seduta, è un programma a grandi linee che va concretizzato con una seria elaborazione di tutti i temi proposti, analizzando i problemi in tutti i loro risvolti e dando ad essi soluzioni che tengano conto delle realtà della zona e della città.

La Componente Socialista, che ha votato a favore di questi programma, e che opererà per la sua realizzazione, dichiara la propria disponibilità a coordinare alcuni dei settori di lavoro del C.d.Z., con propri compagni e con indipendenti vicini alla sua area, sulla base di specifiche competenze e maturate esperienze.

Proponiamo, quindi, alle altre forze politiche del C.d.Z.

ANGELO RESTELLI per il coordinamento del DIP. GESTIONI SOCIALI

BIANCA GIORCELLI per il coordinamento della COMM.

IGIENE-SANITÀ ECOLOGIA SOCIALE

DARIO NARRATONE per il coordinamento del DIP. TERRITORIO

OCESTE LODOLA per il coordinamento della COMM. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE.

Il Gruppo Socialista ritiene però indispensabile; per la realizzazione del programma, la collaborazione di tutte le forze democratiche presenti nel Consiglio, non per la ricerca di un unanimismo formale, ma perché ritiene che solo con l'apporto delle singole esperienze siano realizzabili soluzioni realistiche nei confronti della cittadinanza. Noi chiediamo la partecipazione di tutte le forze democratiche alla soluzione dei problemi, considerando in senso positivo critiche costruttive alla realizzazione degli obiettivi, perché la nostra componente, rispettosa dell'autonomia di ciascun gruppo, desidera che l'apporto critico non sia momento di negazione strumentale, bensì momento di confronto che stimoli ed arricchisca la ricerca.

Proponendo degli indipen-

denti al coordinamento di dipartimenti e commissioni, il PSI evidenzia quanto creda a questa linea di partecipazione e di raccolta di esperienze più vicine alla realtà della città o ritiene corretto perseguire una linea tendente a coinvolgere pensieri che possono portare contributi significativi agli interessi della comunità.

Pertanto ci faremo interpreti di qualsiasi contributo, anche esterno a questo Consiglio, tendente a fornire proposte costruttive, che sarà nostro compito rendere pubbliche al C.d.z., perché lo stesso possa avere la opportunità di elaborarlo.

Il nostro partito, pur giudicando inutile e per certi versi dannoso un unanimismo formale, è stato attento e sensibile alla ricerca di una gestione unitaria del programma, che non è stato possibile raggiungere, ed è disponibile al confronto con le altre forze per verificare, in futuro, significativi mutamenti che rendessero possibile una tale conduzione. Per quanto riguarda la gestione, vogliamo raccomandare la massima collaborazione tra la Presidenza la Conferenza dei Capi Gruppo ed i Coordinatori dei Dipartimenti e tra questi ultimi ed i Coordinatori delle Commissioni.

Raccomandiamo a tutte le forze, noi compresi, una sollecita ed oculata formazione delle Commissioni per una solerte ripresa dei lavori da troppo tempo abbandonati.

Riteniamo, infine, che la realizzazione del programma debba avvenire in un più ampio contesto della città.

È infatti impensabile dare soluzioni che tengano conto della sola zona a problemi che traggono origine da situazioni più generali. Tra la nostra e le altre zone non deve esserci solo un rapporto burocratico, ma costanti verifiche e confronti sui singoli problemi.

È con questi presupposti che noi socialisti intendiamo operare nel C.d.Z. e qualora questi venissero a mancare riterremo svuotato il significato stesso di decentramento.

tri da 100 cittadini o dal comitato di quartiere su di un ordine del giorno ben precisato, I sul deliberati sono Inseriti di diritto nell'ordine del giorno della riunione successiva del CdZ.

Ma la partecipazione popolare, naturalmente, non si limita alla convocazione e conduzione delle Assemblee, potendosi ben inserire nella concreta attività delle Commissioni, organi istruttori e preparatori, divisi per materia, delle molteplici attività del CdZ.

Le Commissioni, Infatti, come è scritto nell'art. 4 «sono aperte alla partecipazione di tutti i cittadini ed agli organismi, enti ed associazioni della Zona, che hanno diritto di assistere alle sedute, rivolgere istanze e petizioni nella fase istruttoria di ciascuna pratica o problema all'ordine del giorno».

Ma gli stessi componenti delle Commissioni, oltre che i Consiglieri di Zona, possono essere «singoli cittadini o rappresentanti di Enti, gruppi, Associazioni che ne facciano richiesta e la cui ammissione sia deliberata dal CdZ», valorizzando così le specifiche competenze dei singoli e le loro esperienze, spesso insostituibili.

Ma è prevista, altresì, l'istituzione di gruppi di lavoro, nell'ambito delle Commissioni, aperti alla più ampia e libera partecipazione.

Per meglio sviluppare il reciproco rapporto tra le Commissioni e la realtà sociale ed economica delle zona, gli avvisi di convocazione delle sedute di commissione saranno inviati, in ogni caso, anche alle istituzioni, associazioni ed organismi che ne facciano richiesta ed affissi

alla bacheca del CdZ. Ma l'apporto del singolo cittadino, rappresentante di un gruppo o solo di sé stesso, può arrivare fino all'assumere la responsabilità conferitagli dalla Commissione di cui fa parte, di relatore al CdZ sugli argomenti trattati dalla sua Commissione.

Per garantire il corretto e democratico uso del suo potere da parte del CdZ, le convocazioni del Consiglio possono essere chieste anche da 100 cittadini, dal comitato di quartiere dal consiglio di Distretto scolastico e dalla Assemblea popolare che hanno, altresì il potere di chiedere la modifica dell'ordine del giorno ove ritengano di dover sottoporre al CdZ, problemi nuovi di particolare rilievo.

Durante la seduta, poi, «il Presidente, sentito il Consigliò di Zona, può dare la parola ai cittadini intervenuti, durante la prima o l'ultima mezz'ora di seduta su questioni non previste all'ordine del giorno», (art. 20).

Pressoché invariata è rimasta la possibilità di indire inchieste

socio-economiche e ambientali, anche queste, altresì, su domanda di 100 cittadini; del Distretto Scolastico o dei comitati di quartiere.

Va, infine, ribadito che l'art. 41 prevede espressamente che l'Assemblea Popolare, un Comitato di Quartiere o 100 cittadini possano sottoporre modifiche od aggiunte al presente Regolamento stesso del CdZ.

Questo rapido sguardo all'interno del futuro Regolamento, spero possa dare un'idea della complessità dei problemi e contemporaneamente possa servire a tutti perché prendano coscienza dei propri diritti, così come sono garantiti e regolati dall'insieme di queste disposizioni, avendo sempre ben presente che ogni e qualsivoglia tentativo di migliorare il rapporto tra i cittadini e gli amministratori, dovrà sempre tenere conto delle concrete esigenze della gente, il cui impegno personale spesso si sottovaluta.

Quando noi tutti ci renderemo conto che lo Stato non è una entità astratta sopra di noi ma è cosa di tutti, e quando lo Stato avrà meritato la nostra piena partecipazione, scomparsa la diffidenza, purtroppo giustificata, che ancora si frappone tra la gente e le Istituzioni, si saranno gettate le basi più solide per una società a misura d'uomo nella quale ognuno sarà chiamato a partecipare per le sue capacità, alla soluzione dei problemi di tutti. Federico Sinicato

Quante persone dopo una vita di lavoro di fronte ad un modesto importo della pensione le sentiamo esclamare: ma io ho lavorato tutta la vita come è mai possibile che debba prendere così poco di pensione! E possibile e per di più frenquente.

Vediamo come può accadere.

I lavoratori e le lavoratrici sanno che per legge è obbligatorio da parte del datore di lavoro, versare all'INPS i contributi sociali per il periodo di attività; per tutto il periodo di attività.

IL diritto e la percentuale della nostra pensione è strettamente dipendente dal numero degli anni di contributi versati (il 2% per ogni anno di contribuzione regolarmente pagata).

Quindi una delle cause, la più diffusa, per cui un lavoratore percepisce una magra pensione è dovuto al non regolare pagamento dei contributi.

Purtroppo il fenomeno della evasione contributiva è molto diffuso ed il movimento sindacale denuncia, da tempo, questo grave fatto che produce danni pesantissimi all'INPS e quindi anche ai lavoratori.

Un modo per combattere l'evasione dei contributi è quello del controllo da parte di ogni singolo lavoratore, della propria posizione assicurativa. Questo diritto ci viene anche dall'art. 38 della Legge 30 aprile 1969 n. 153 che dispone "entro il 31 marzo di ogni anno .il datore di lavoro è tenuto a consegnare a ciascun lavoratore dipendente un estratto - conto contenente l'indicazione della retribuzione mensile corrisposta nell'anno precedente ed i relativi importi versati all'INPS per l'assicurazione invalidità e vecchiaia".

Ebbene quanti lavoratori hanno avuto l'estratto conto previsto dalla legge? Quanto si sono premurati di richiederlo e farlo controllare? A quanti non lo hanno avuto suggeriamo di richiedere tale im-

portante documento anche se il mese di marzo è passato. Ma dobbiamo aggiungere che il lavoratore e la lavoratrice deve avere cura di controllare sempre se il versamento dei suoi contributi avviene regolarmente. Questo lo si deve fare subito dai primi anni di lavoro e per tutta la vita lavorativa.

Questo lo si può fare e lo si deve fare con l'aiuto e la collaborazione del sindacato e del suo patronato.

Solo così avremo la garanzia che quando cesseremo di lavorare per raggiunti limiti di età ci sarà data la pensione giusta, nella misura giusta. I.N.C.A.

milano 19 - pag. 11
Milano IL
REGOLAMENTO DEL C.d.Z.
NUOVO
le firme di 100 cittadini per convocarla
controllo
La redazione si riunisce tutti i mercoledì alle ore 20,30 nella sede del Circolo Giulio Trevisani Via Appennini, 41 - tel. 35.39.458
L'assemblea strumento del decentramento Bastano
Il
dei lavoratori sui versamenti all'INPS

Piromani al Monte Stella

«Adesso che l'ho piantato dirò al mio papà di portarmi ogni domenica qui a vederlo crescere», così ci aveva detto uno scolaretto, mentre guardava orgoglioso un alberetto che aveva appena piantato, il 16 aprile 1977. Quel giorno eravamo qui sul Monte Stella, come cronisti di Milano 19, per assistere alla prima <<giornata ecologica» organizza-

ta dal Comune di Milano, che aveva chiamato i bambini delle scuole elementari della Zona 19 a rinverdire questi pendici con alberi ed arbusti. Si attuava cosi il desiderio che gli stessi od altri bambini avevano espresso tre anni prima, scrivendo le loro proposte su un grosso quaderno, che è ancora in Consiglio di Zona.

Era una lezione di civiltà che i più piccoli davano, con la semplicità della loro spontaneità, a molti adulti.

Purtroppo oggi dobbiamo constatare che quella lezione non è stata compresa da tutti. Mani vandaliche hanno appiccato fuoco in tre punti del Monte Stella: in una zona in alto non ancora piantumata, in un'altra ai piedi della collina, vicino alla via Cimabue, quasi al raccordo con via Sant'Elia, dove i piccoli arbusti piantati quel 16 aprile stanno crescendo pian piano, ed in una terza quasi di fronte al campo 25 Aprile, dove gli alberi sono più alti e più fitti. Decine di piante sono state così divorate dalle fiamme e di loro non restano che moncherini carbonizzati.

Non riusciamo a spiegarci quale molla possa avere spinto i piromani al loro gesto vandalico, stupido e criminoso allo stesso tempo. Forse un riemergere di atavici istinti di primitivi adoratori del fuoco, forse una follia annientatrice, forse invece una lucida volontà di distruggere. magari per illudersi di essere dei «superuomini». Chissà? Uno psicologo magari potrebbe spiegarcelo.

UN PROBLEMA DI CIVISMO

Discariche abusive provocano disturbi ai cittadini del Gallaratese

Atmosfera tesa quella che si respirava la mattina del 27 settembre, assieme ad un fumo biancastro, denso e maleodorante, nella zona di via Cechov al Gallaratese.

È accaduto quello che molti temevano da tempo. In un angolo di terreno incolto ed inutilizzato, ormai da anni divenuto una discarica a cielo aperto, i residui acidi di vecchi accumulatori buttati via si sono mescolati al terriccio, poi la siccità ha favorito la combustione, specie dell'acido solforico, provocando l'esalazione dei fumi tossici.

Da qui la protesta di vari abitanti della zona, che dopo aver chiamato i vigili del fuoco a spegnere il principio d'incendio, hanno bloccato la loro autopompa in mezzo alla strada. «Da qui non ve ne andate fino a quando non avrete bonificato quella discarica», dicevano, con gli occhi arrossati dall'acido solforico e la voce roca.

Il blocco è stato rimosso soltanto verso mezzogiorno, grazie all'intervento del dottor Paolo Jean dell'ufficio di igiene, che dopo lunghi contatti telefonici con i responsabili del Comune ha potuto annunciare che in giornata sarebbe arrivata una ruspa per rimuovere il terreno della discarica, mentre i tecnici specializzati della sezione industriale avrebbero irrorato tutto con soda e calce viva, in modo da bloccare la reazione chimica che produce in continuazione i fumi velenosi.

Certo il problema delle discariche a cielo aperto. dovute all'incoscenza di chi scarica i rifiuti sul primo pezzo di terra che trova incostudito è particolarmente grave in queste zone di periferia, dove, anche a causa della carenza di organici dei vigili urbani, la sorveglianza è purtroppo limitata. Un fatto analogo a quello di via Cechov si era verificato soltanto 3 gionri prima, domenica 24 settembre, allorché gli abitanti della zona attorno a piazzale Bonola si erano destati con la gola attanagliata da una puzza insopportabile. Anche li vi era

stato un caso di autocombustione, anche li erano accorsi i vigili del fuoco, anche li si erano raccolti i cittadini a protestare, anche se in forma più contenuta senza blocchi stradali, il giorno dopo, lunedì, sono arrivati i tecnici del comune e le ruspe a rimuovere i rifiuti.

Non diciamo che con questo il problema sia risolto. Nella zona vi sono senz'altro altre discariche a cielo aperto e non si può escludere che prima o poi anche via Cechov e piazzale Bonola possano ridiventare luoghi di discarica e allora i cittadini faranno risentire le loro proteste, giuste, senza dubbio, ma, a nostro parere, indirizzate non ai maggiori responsabili di ciò.

II comune può e deve far tutto il possibile per salvaguardare la salute dei cittadini, e i cittadini, o meglio «certi» cittadini dovrebbero essere dotati di maggior sensi di civismo ed evitare di disfarsi dei loro rifiuti a danno di altri.

ALL'ULTIMO MOMENTO APPRENDIAMO

Lunedì 9 ottobre una delegazione dei cittadini di via Quarenghi 35-37-39-41-43-45 con il presidente del Consiglio di Zona e il consigliere Fusco si è recato a palazzo Marino e ha incontrato l'assessore Ferrarlo (Ecologia).

Il giorno dopo sono intervenuti i mezzi dell'AMNU, come promesso, per iniziare l'opera di risanamento.

Il Consiglio di Zona sta studiando coll'assessorato all'urbanistica e ai lavori pubblici la possibilità della definitiva rimozione di p.zza Bonola e della riapertura della viabilità come previsto dal Piano Particolareggiato, una volta risanato il sottosuolo.

pag. 12 - milano 19
Il giorno della piantumazione - 16 aprile 1977
ECO
"milano 19" - mensile di informazione, politica e cultura della zona 19 delta città di Milano - Sede della redazione: Circolo Giulio Trevisani, via Appennini, 41 - te!. 3539458 - Redazione: Alessandro Cappelletto, Adalberto Crippa, Alfonso Darè,Sergio Fiocchj,Luigi Gnemmi, Giampiero Pagetti, Patrizia Romano, Luciano Zagato. Proprietà Circolo Trevisani - Numero unico in attesa di autorizzazione - Stampa e impaginazione: Coop. "Il Guado"Robecchetto con Induno (Mi) - tel. 0331/881475.

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